4 – PERCHE’ E COME STUDIARLI… PERCHE’….? Le problematiche che lo studioso di reperti ceramici più frequentemente deve risolvere sono: la natura e la composizione delle materie prime utilizzate la provenienza dei reperti le tecniche di fabbricazione: depurazioni o aggiunte operate sulla materia prima, presenza di rivestimenti il grado e le modalità di cottura lo stato di degrado COME…? La caratterizzazione mineralogico-petrografica e geochimica dei reperti ceramici antichi risulta molto importante per risolvere i problemi citati, supportando in modo molto efficace l’analisi autoptica. La specificità del reperto archeologico impone scelte metodologiche o non distruttive o comunque che utilizzano piccole porzioni di campione. Questo costituisce un forte limite in quanto impone una analisi che può non essere rappresentativa di tutto il campione e di questo si deve tenere conto nelle interpretazioni successive. PREPARAZIONE DEL CAMPIONE A seconda della tipologia del ceramico e del suo stato di conservazione il reperto potrebbe richiedere procedure di preparazione legate anche al tipo di analisi da condurre. Ad esempio se il reperto è stato sepolto in terreni prossimi ad acque di mare, sicuramente esso dovrà essere sottoposto a lavaggi ripetuti in acqua distillata per eliminare eventuali sali di impregnazione. Anche incrostazioni legate al seppellimento devono essere rimosse, prima delle analisi, con lime apposite o raschietti. Per ceramica con rivestimenti e/o dipinture, per analisi che richiedono la polverizzazione del campione, è necessario procedere alla separazione del corpo dal rivestimento ed analizzarli separatamente. Altri tipi di analisi, invece possono essere condotte sul campione tal quale (microscopia ottica ed elettronica, spettoscopia Raman). COME… Le procedure analitiche più utilizzate per la caratterizzazione mineralogica o geochimica o per entrambe sono le seguenti: Studio ottico al microscopio polarizzante su sezione sottile Osservazioni allo microscopio elettronico Analisi diffrattometrica a RX (XRD) Analisi termica (TG, DTG, DTA) Analisi microspettroscopica Raman Analisi chimica degli elementi maggiori, minori ed in traccia (XRF, AAS, Attivazione Neutronica, ICP/AES) Diagrammi e analisi statistica: cluster analysis, analisi fattoriale e discriminante. Analisi microscopica Microscopio elettronico Microscopio polarizzante Analisi microscopica Osservando un manufatto ceramico in sezione sottile mediante il microscopio polarizzante possiamo stimare la sua granulometria (ceramica grossolana o depurata) la presenza di chamotte e/o frammenti litici (come scheletro), la presenza di organismi fossili che possono fornire importanti indicazioni riguardo le tecniche di fabbricazione e la provenienza, poiché spesso le rocce aggiunte sono locali e quindi indicative di zone di produzione. OSSERVAZIONI IN SEZIONE SOTTILE AL MICROSCOPIO POLARIZZANTE Ceramica da cucina di età romana (pasta grossolana) Nicols paralleli Nicols incrociati OSSERVAZIONI IN SEZIONE SOTTILE AL MICROSCOPIO POLARIZZANTE Nicols incrociati Nicols incrociati Ceramica da cucina di età del bronzo (Tilmen - Turchia) con clasti spatici, a spigoli vivi, di calcite probabilmente aggiunta e di clinopirosseni primari di tipo augite OSSERVAZIONI IN SEZIONE SOTTILE AL MICROSCOPIO POLARIZZANTE Ceramica a “vernice nera” di età romana (pasta fine) Nicols paralleli Vernice nera Nicols incrociati OSSERVAZIONI AL MICROSCOPIO POLARIZZANTE E AL MICROSCOPIO ELETTRONICO MP Nicols incrociati ME Sezione lucida Clasti di calcedonio in ceramica da cucina di età del bronzo (Tilmen - Turchia) osservati al microscopio polarizzante ed elettronico. OSSERVAZIONI IN SEZIONE SOTTILE AL MICROSCOPIO POLARIZZANTE Foraminifero – nicols paralleli OSSERVAZIONI IN SEZIONE SOTTILE AL MICROSCOPIO POLARIZZANTE Frammento litico – nicols incrociati Analisi diffrattometrica diffrattometro POTENZIALITA’ METODOLOGIE Se associamo alla tecnica diffrattometrica le osservazioni al microscopio polarizzante ed elettronico possiamo ben definire la composizione mineralogica di un reperto ceramico. Possiamo trovare: fasi relitte (quarzo, minerali argillosi, calcite, feldspati, ecc.) che non hanno avuto trasformazioni durante la cottura; fasi di cottura o prograde (gehlenite, diopside, wollastonite, mullite) minerali di trasformazione (gesso, calcite) che si sono formati dopo la cottura. La presenza di queste fasi dà informazioni circa la natura della materia prima, le temperature raggiunte in cottura e il grado di alterazione. Diagramma fasi di cottura- composizione materia prima Esempio 120,0 Sample 100,0 80,0 cal geh 60,0 diop 40,0 20,0 0,0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 CaO (wt%) 1 11,13 2 14,54 3 7,52 4 7,32 5 9,91 6 8,08 7 16,64 8 5,03 9 5,19 10 3,30 11 2,17 12 9,14 13 8,60 14 7,49 campione 1: molta calcite e poco diopside, perché la materia prima era ricca in carbonati; la temperatura di cottura é stata però intorno o inferiore a 800°C; campione 2: diopside molto abbondante, perché la materia prima era ricca in carbonati e la temperatura di cottura é stata superiore a 800°C; campione 7: significativi contenuti di calcite, diopside e gehlenite perché la materia prima era ricca in carbonati e la temperatura di cottura é stata superiore a 800°C. La calcite è ancora presente, perché, nella materia prima, era in grossi frammenti o, perché si è formata dopo la cottura. In questo caso è molto importante l’osservazione ottica che riesce a stabilire il tipo di calcite, ma anche che il diopside e la gehlenite sono fasi prograde e non erano presenti nella materia prima; campioni 8, 9, 10 e 11: bassi contenuti di calcite, diopside e gehlenite, perché la materia prima era povera in carbonati. Analisi chimica Dagli esempi precedenti si evince come l’analisi chimica (elementi maggiori, minori e in traccia) di un reperto ceramico “fotografino”, in maniera completa, il chimismo della materia prima, anche se questa si è trasformata. Possiamo considerare gli elementi in traccia come dei veri e propri indicatori di provenienza, perché caratterizzano la materia prima, in quanto indicatori della sua genesi. Analisi termica EGA TG, DTG, DTA Analisi termica L’analisi termica completa lo studio mineralogico, perché permette di quantificare le fasi carbonatiche e la sostanza organica presente in molte tipologie di ceramica. Permette anche di evidenziare fasi argillose relitte o fasi di trasformazione (per esempio gesso). L’analisi termica fornisce anche il dato di LOI% utile a completare l’analisi chimica. Analisi in spettroscopia Raman L’analisi in microspettroscopia Raman possiede, infine, caratteristiche molto utili nell’indagine delle superfici e delle sezioni dei corpi ceramici specialmente per ciò che concerne lo studio dei pigmenti. E’ una tecnica di caratterizzazione non distruttiva; le analisi non provocano danneggiamento o alterazioni al reperto, pertanto è possibile effettuare successive indagini sullo stesso campione con altre tecniche analitiche.
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