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ELEZIONI AMMINISTRATIVE
2014
IL CASO PERUGIA
a cura di
Bruno Bracalente e Antonio Forcina
Elezioni amministrative 2014: il caso Perugia
Bruno Bracalente e Antonio Forcina
(Dipartimento di Economia - Università di Perugia)
1. Introduzione
Il voto per l’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale di Perugia ha prodotto uno dei risultati più
eclatanti della tornata 2014 di elezioni amministrative in Italia. Dopo decenni di dominio politico
incontrastato da parte della sinistra e del centro sinistra, gli elettori di Perugia hanno infatti scelto come
sindaco Andrea Romizi, giovane esponente di Forza Italia. Il risultato si è determinato per effetto di due
circostanze: al primo turno lo schieramento di centrosinistra a sostegno del candidato sindaco
Wladimiro Boccali non è riuscito ad evitare il ballottaggio nonostante che alle contestuali elezioni
europee il PD da solo avesse ottenuto quasi il 50% dei consensi e che, intorno al PD, avesse costruito
un’amplissima coalizione che comprendeva sia la sinistra radicale che una lista civica di centro; al turno
di ballottaggio si è avuta poi una netta affermazione di Romizi, nonostante i venti punti percentuali a
vantaggio di Boccali al primo turno.
Attraverso la stima di una sequenza di tabelle di flussi elettorali, in questo articolo si indaga sui
comportamenti che hanno prodotto queste due circostanze e il conseguente risultato delle elezioni
comunali 1 . La prima tabella di flussi permetterà di gettare luce sui rilevanti fenomeni di voto
differenziato (a liste diverse) tra elezioni europee e contestuali elezioni comunali, in particolare
nell’ambito dell’elettorato del PD e della sinistra. La seconda tabella permetterà di verificare in che
misura ha contribuito al risultato del primo turno anche la forma classica di voto disgiunto, ovvero il
voto a una delle liste di uno schieramento e, contemporaneamente, a un candidato sindaco sostenuto da
uno schieramento diverso. La terza tabella permetterà infine di analizzare le determinanti dell’esito del
ballottaggio, dai comportamenti differenziati degli elettori dei due schieramenti a confronto – più o
meno propensi a tornare alle urne e a confermare il loro voto al candidato sindaco del proprio
schieramento – alle scelte degli elettori dei candidati esclusi dal secondo turno.
Lo studio si avvale di analisi statistiche in grado di indagare anche sulle differenze di comportamento
elettorale tra l’area più strettamente urbana e il resto della città, sfruttando la possibilità offerta dal
metodo di stima dei flussi di far dipendere alcuni di essi dalle caratteristiche specifiche delle singole
sezioni. L’ipotesi che sulla struttura dei flussi influisca anche l’appartenenza della sezione all’area
urbana oppure alle frazioni e alle aree rurali è avvalorata dai risultati di alcune analisi preliminari
condotte suddividendo le sezioni in quelle due tipologie urbano-rurali, che confermano la notevole
diversità di comportamento elettorale tra le due componenti del territorio comunale.
Il seguito dell’articolo si sviluppa nel modo seguente: nel paragrafo 2 viene brevemente illustrata la
metodologia di stima dei flussi; nel paragrafo 3 sono riportate le analisi preliminari relative al diverso
comportamento di voto nelle due tipologie di sezioni; nel paragrafo 4 sono riportate e commentate le
stime delle tre tabelle di flussi elettorali e gli effetti della covariata area urbana-frazioni; nel conclusivo
paragrafo 5 sono sviluppate alcune considerazioni conclusive sui comportamenti elettorali che hanno
determinato lo storico risultato.
1
Questo studio costituisce uno sviluppo e un affinamento delle stime e analisi statistiche presentate nell’ambito del Rapporto
“Elezioni europee 2014 Umbria – Elezioni comunali 2014 Perugia e Terni – Stima dei flussi elettorali” a cura di Agenzia
Umbria Ricerche e Dipartimento di Economia dell’Università di Perugia.
2. La metodologia di stima
Le tabelle di flusso riportate in questo lavoro sono state stimate col metodo di Brown e Payne
modificato descritto, fra l’altro, in Forcina, A., Gnaldi, M, Bracalente, B. (2012) A revised Brown
and Payne model of voting behaviour applied to the 2009 elections in Italy. Statistical Methods and
Applications, 21, 109-119. In sostanza, una tabella di flussi indica come si ripartirebbero fra le opzioni
disponibili a una data elezione gli elettori che hanno scelto una determinata opzione in una elezione
precedente o concomitante; quindi, da una ipotetica tabella di flussi deriva anche una previsione di voto.
Dal confronto fra i risultati elettorali effettivi in ciascuna sezione alla seconda elezione e quelli previsti
da una ipotetica tabella di flusso è possibile stabilire in che misura una ipotetica tabella di flusso trova
riscontro nei risultati elettorali.
Per definire in modo rigoroso una misura di discrepanza fra ipotesi di flusso e dati reali occorrono
alcune nozioni avanzate di metodologia statistica su cui qui non è opportuno dilungarsi ma che sono
descritte nella pubblicazione citata sopra. Inoltre, la ricerca numerica della ipotesi di flussi più
verosimile richiede anche un complesso algoritmo di ottimizzazione e l’uso di software specifico.
Il metodo di stima utilizzato in questo lavoro è più avanzato del cosiddetto metodo di Goodman che, in
Italia, viene ancora utilizzato negli studi di mobilità elettorale dall'Istituto Cattaneo o anche dal Centro
Italiano di Studi Elettorali. Il metodo qui utilizzato consente anche di far dipendere le stime da eventuali
caratteristiche misurabili delle sezioni elettorali (covariate). In teoria, ciascuna casella della tabella di
flusso potrebbe dipendere da caratteristiche note delle sezioni, tuttavia, molti di questi effetti sono
spesso impercettibili o non significativi, a meno di concentrarsi su alcune particolari caselle
potenzialmente sensibili.
3. Il voto a Perugia tra area urbana e frazioni
Le scelte di voto degli elettori di Perugia sono sempre state molto differenziate a seconda della zona di
residenza: la sinistra ha storicamente avuto le sue roccaforti nelle frazioni e in alcuni quartieri satellite
della città, mentre, al contrario, i partiti di centro, prima, e di centrodestra, successivamente, hanno
sempre concentrato i loro consensi soprattutto nel centro cittadino e nell’area più strettamente urbana.
Lo sconvolgimento elettorale del 2014, che ha prodotto da un lato un inatteso larghissimo consenso al
PD alle Europee e dall’altro un’altrettanto inattesa sconfitta del centrosinistra alle Comunali, suggerisce
di analizzare più in dettaglio questa dicotomia dell’elettorato perugino per cercare di evidenziare che
cosa è avvenuto nelle due aree così diverse (non solo dal punto di vista elettorale) che compongono il
territorio comunale. I risultati di questa analisi preliminare saranno utili, oltre che in sé, anche nella
successiva stima e analisi delle diverse tabelle di flussi elettorali.
Le 155 sezioni elettorali del Comune di Perugia utilizzabili per lo studio dei flussi sono state suddivise
in due gruppi, di dimensioni non troppo diverse, denominati per semplicità “area urbana” e “frazioni”. Il
primo, costituito da 71 sezioni e circa 58 mila elettori (45,3% del totale), comprende il centro urbano
vero e proprio e si estende fino a Montegrillo, Santa Lucia, Ferro di Cavallo, Prepo, Ponte della Pietra,
Montebello, Casaglia; il secondo, costituito dalle restanti 84 sezioni e circa 70 mila elettori (54,7%),
comprende il resto del territorio comunale.
Il diverso orientamento elettorale nelle due parti del comune emerge chiaramente già dalle Figure 1 e 2,
relative rispettivamente ai risultati delle Europee e a quelli per il Consiglio comunale conseguiti dalle
diverse liste. Si conferma, in particolare, che il PD ottiene risultati molto migliori nelle frazioni che
nell’area urbana (circa 8% in più alle Europee e l’11% in più alle Comunali), e si rileva che lo stesso
vale, sebbene con una differenza meno marcata, anche per il M5S (e alle Comunali per le altre liste di
sinistra). Per tutte le altre liste risulta invece vero il contrario: risultati migliori nell’area urbana
piuttosto che nelle frazioni, in particolare per la sinistra radicale della Lista Tsipras alle Europee (7,9%
nell’area urbana e 4,6% nelle frazioni) 2 e per le liste civiche alle Comunali (9.6% contro 5,4%). Si
osserva infine che in entrambe le consultazioni elettorali la non partecipazione al voto (intesa come
somma di astensioni vere e proprie e schede bianche o nulle) è stata maggiore nell’area urbana che nelle
frazioni (di oltre 2 punti alle Europee e di 3,7 punti alle Comunali).
60,0
Percentuali
50,0
40,0
Area urbana
30,0
Frazioni
20,0
10,0
Al
Al
tr e
C
D
Fd
I
D
NC
FI
5S
M
n.
Si
tr e
Ts
ip
ra
s
PD
0,0
Liste
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
Area urbana
ch
e
vi
D
C
tr e
Al
Ci
I
Fd
D
FI
NC
M
cia
lis
ti
n.
So
Si
tr e
Al
5S
Frazioni
PD
Percentuali
Figura 1 – Percentuali di voti alle liste alle elezioni europee nell’area urbana e nelle frazioni
Liste
Figura 2 – Percentuali di voti alle liste alle elezioni comunali nell’area urbana e nelle frazioni
2
Per completare il quadro, è da notare che la caduta verticale dei consensi alla sinistra radicale nel suo complesso (Lista
Tsipras, IDV e Verdi) che si è registrata alle ultime Europee a Perugia (-61,2% del proprio elettorato di cinque anni prima) è
stata ancor più marcata nelle frazioni (-69,7%), mentre nell’area urbana l’elettorato della sinistra radicale si è esattamente
dimezzato. D’altra parte, la forte crescita del Pd (+27,6% del proprio elettorato rispetto alle Europee del 2009) è stata solo
lievemente maggiore nell’area urbana (+28,6%) rispetto alle frazioni (+26,8%).
Ai fini di questo studio, le più interessanti differenze di comportamento elettorale tra area urbana e
frazioni si osservano tuttavia con riferimento ai voti ottenuti dalle diverse liste (o aggregazioni di liste)
alle Comunali in rapporto a quelli ottenuti alle contestuali Europee. La Figura 3 mostra che i fenomeni
di voto differenziato tra elezioni europee e comunali nell’ambito dell’elettorato del PD e della sinistra –
determinanti ai fini del risultato finale delle elezioni per il sindaco della città – si sono verificati
prevalentemente nell’area urbana, dove in termini di saldi il PD ha confermato alle Comunali poco più
del 64% dei voti ottenuti alle Europee (contro quasi il 76% nelle frazioni) e le altre liste di sinistra poco
più della metà (contro l’86% nelle frazioni).
Una differenza dello stesso segno ma molto meno marcata si osserva anche per l’NCD, mentre la
differenza tra area urbana e frazioni cambia di segno per M5S, FI e Fratelli d’Italia, che alle Comunali
conservano più voti nell’area urbana (il M5S li conserva quasi tutti). Infine il non voto – che alle
Comunali comprende, oltre alle schede bianche e nulle, anche i voti dati direttamente ai candidati
sindaco ed è quindi da intendere come non voto alle liste 3 – in complesso è risultato più elevato
dell’8,7% alle Comunali rispetto alle Europee, ma tale incremento è stato molto maggiore nell’area
urbana che nelle frazioni (12,2% contro 5,7%).
300,0
Percentuali
250,0
200,0
Area urbana
150,0
Frazioni
100,0
50,0
0,0
PD
Altre M5S
Sin.
FI
NCD
FdI
Altre Non
CD Voto
Liste
Figura 3 – Voti alle liste delle Comunali in rapporto alle corrispondenti liste delle Europee
nell’area urbana e nelle frazioni
Anche se molto più contenute, le differenze tra area urbana e frazioni sono altrettanto significative con
riferimento alla forma classica di voto disgiunto, ovvero il voto dato a una delle liste di un determinato
schieramento e a un candidato sindaco sostenuto da uno schieramento diverso. La Figura 4 mostra
infatti che è ancora nell’area urbana che si verificano in misura maggiore i fenomeni di voto disgiunto a
danno del candidato sindaco del centrosinistra il quale perde il 5,5% dei voti ottenuti dalle liste a suo
sostegno (contro il 2,7% nelle frazioni). Al contrario, la candidata del M5S ottiene, nella zona urbana,
quasi l’8% di voti in più rispetto ai voti della lista (contro il 4,8% nelle frazioni); anche il candidato del
centrodestra ottiene, nell'area urbana, circa il 3,9% in più rispetto alle liste a suo sostegno (contro il
3,2% nelle frazioni).
Infine, nel turno di ballottaggio si osserva una differenza di comportamento rilevante con riferimento
alla astensione (Figura 5); infatti, gli elettori che al ballottaggio non sono tornati a votare (o hanno
votato scheda bianca o nulla) in complesso sono stati il 53% in più rispetto alle astensioni del primo
3
Il voto personale ai candidati sindaco, senza il tramite delle liste di partito (o civiche) che li sostenevano, in questa tornata
elettorale non ha raggiunto le mille unità, il che segna una differenza rilevante rispetto alle Comunali precedenti, quando gli
elettori che preferirono esprimere un voto personale furono oltre 4 mila.
turno, ma nell’area urbana tale incremento ha superato di poco il 42%, mentre nelle frazioni ha quasi
raggiunto il 63%. Differenze meno rilevanti tra le due parti della città si osservano invece con
riferimento all’incremento o decremento di voti ottenuti dai due candidati al ballottaggio.
110,0
Percentuali
105,0
100,0
Area urbana
Frazioni
95,0
90,0
85,0
Boccali
Romizi
Rosetti
Candidati
Figura 4 – Voti ai candidati sindaco in rapporto a quelli al complesso delle
rispettive liste nell’area urbana e nelle frazioni
180,0
160,0
Percentuali
140,0
120,0
100,0
Area urbana
80,0
Frazioni
60,0
40,0
20,0
0,0
Boccali
Romizi
Non Voto
Candidati
Figura 5 – Voti ai candidati al ballottaggio in rapporto a quelli ottenuti al primo turno
dal complesso delle rispettive liste nell’area urbana e nelle frazioni
4. I flussi medi e l’effetto area urbana-frazioni
Come accennato, le stime delle transizioni di voto sono state effettuate considerando anche l’effetto
della covariata dicotomica area urbana-frazioni su alcuni flussi per i quali tale effetto si è ritenuto
rilevante alla luce dei risultati delle analisi precedenti ed è risultato statisticamente significativo. Le
tabelle di seguito presentate contengono pertanto le stime medie dei flussi per l’intero comune (medie
tra area urbana e frazioni) e in aggiunta, con riferimento alle liste per le quali la covariata è risultata
significativa, anche le corrispondenti righe dei flussi relative alle due tipologie di sezioni elettorali.
4.1 Voto differenziato tra Europee e Comunali
Le ragioni delle notevoli differenze di consensi ottenuti dalle liste del PD e della sinistra alle elezioni
amministrative rispetto alle contestuali Europee emergono chiaramente dalle stime dei flussi riportati
nella Tabella 1. Per il PD si osserva un rilevante problema di “fedeltà”: solo il 70% di coloro che
scelgono PD alle Europee vota la lista con il medesimo simbolo presentata alle Comunali. Del restante
30% (oltre 12 mila in termini assoluti), quasi la metà cambia lista restando nell’ambito di quelle che
sostengono lo stesso candidato sindaco espressione del PD 4 , ma gli altri passano ad altre liste che
sostengono altri candidati sindaco o votano scheda bianca o nulla 5 . Così al candidato sindaco del
centrosinistra sono venuti a mancare quasi 7 mila voti.
Il quadro concernente la sinistra radicale e le altre liste di centro sinistra è invece più complesso. Da un
lato, per esse il voto differenziato è stato infatti molto più rilevante (in termini relativi) rispetto al PD:
gli elettori della Lista Tsipras hanno votato per le liste di sinistra a sostegno di Boccali soltanto nel 24%
dei casi, mentre quasi la metà ha votato per le liste civiche presentatesi autonomamente e i restanti
scheda bianca o nulla (o il solo candidato sindaco). Gli elettori delle altre liste di centro sinistra 6 si sono
invece divisi tra liste civiche (due terzi) e M5S (un terzo). Dall’altro lato, però, queste liste alle
comunali hanno recuperato molti consensi provenienti sia dagli elettori “europei” del M5S (2500 voti),
che da quelli dello schieramento di centrodestra (altri 2 mila voti circa) 7 , compensando buona parte del
voto differenziato in uscita (il saldo negativo è di poco più di mille voti).
L’analisi del comportamento differenziato fra area urbana e frazioni (parte inferiore della Tabella 1)
aggiunge altri due elementi interessanti: i) il problema di “fedeltà” per il PD è stato molto più rilevante
nell’area urbana, dove la quota di voti europei confermati alla sua lista anche alle Comunali non ha
raggiunto i due terzi, mentre nelle frazioni è pari a tre quarti; ii) la propensione degli elettori della Lista
Tsipras a votare le liste civiche autonome presenti alle elezioni comunali è molto maggiore nell’area
urbana (il 54,6% contro il 40,5% delle frazioni) e, di conseguenza, la propensione a sostenere il
centrosinistra comunale ed il suo candidato sindaco è molto minore nell’area urbana rispetto alle
frazioni.
Infine, un risultato di questa stima dei flussi, interessante anche per le analisi successive, è che i voti
ottenuti dalle liste civiche presentatesi autonomamente risultano provenire quasi interamente
dall’elettorato di centro sinistra alle Europee (ad eccezione di qualche afflusso da Fratelli d’Italia), e per
almeno la metà dalla sinistra radicale, particolarmente nell’area urbana.
4.2 Il voto disgiunto liste - candidati sindaco
Oltre alla possibilità di assegnare il voto a liste diverse nelle contestuali elezioni Europee e Comunali,
l’elettore aveva anche quella di votare la lista di un determinato schieramento e il candidato sindaco di
uno schieramento diverso. Questa seconda tabella dei flussi permette di stabilire entità e direzione di tali
fenomeni di voto disgiunto.
Il fenomeno ha riguardato quasi esclusivamente le liste a sostegno del candidato sindaco Boccali
(Tabella 2): a) gli elettori delle liste della sinistra radicale (SEL, RC-CI, Perugia dei Valori) nel 6,5%
dei casi hanno votato la candidata sindaco del M5S Rosetti, e per un altro 1,9% il candidato delle liste
civiche Waguè; b) gli elettori delle altre liste di centro sinistra (Socialisti Riformisti e Perugia Bene
Comune) hanno votato Rosetti (6,1%) e Waguè (3,5%), ma anche il candidato del centrodestra Romizi
(4,8%).
4
Tra queste la lista dei socialisti, che alle Europee non era presente autonomamente ma con propri candidati in quella del
PD.
5
Come già accennato, nel non voto sono compresi anche i voti dati direttamente ai candidati sindaco, che però in queste
elezioni comunali sono stati poco frequenti.
6
Va precisato che ai fini di questa analisi tra le altre liste di centro sinistra è stata considerata anche Scelta Europea.
7
Per le liste di centrodestra le più rilevanti forme di voto differenziato si sono tuttavia tradotte in flussi tra liste dello stesso
schieramento o verso il non voto.
Tabella 1 - Flussi elettorali tra le liste dalle Europee alle Comunali (percentuali)
Europee
PD ASX(a)
PD
Lista Tsipras
ACS (e)
M5S
FI
NCD
FdI
ACD (f)
Non Voto
PD
Area urbana
Frazioni
Lista Tsipras
Area urbana
Frazioni
70,2
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
2,5
24,0
0,0
9,7
2,8
0,0
0,0
0,0
0,7
63,7
75,0
3,1
2,1
0,0
0,0
21,3
27,9
ACS (b)
M5S
11,2
0,0
0,0
6,5
1,2
0,0
5,1
48,9
0,0
2,0
0,0
34,6
82,1
0,0
0,0
2,2
23,6
0,2
Comunali
FI NCD
ACD (c)
Flussi medi
2,6
1,4
4,6
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
1,7
77,2
0,5
12,9
0,0 55,1
31,9
3,3
9,7
61,7
20,1
7,4
0,0
0,0
0,3
0,7
AlCiv (d)
Non Voto
Totale
3,7
48,9
65,4
0,0
0,0
0,0
18,0
0,0
0,0
1,8
27,1
0,0
0,0
5,4
13,0
0,0
0,0
98,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
2,2
1,5
100,0
100,0
24,1
31,6
100,0
100,0
Effetti covariata area urbana-frazioni
(PD->PD: coeff. = 0.2662; s.e. = 0.0308)
13,6
2,4
3,2
1,7
5,6
4,5
3,8
3,1
9,4
1,7
2,2
1,2
(L.Tsipras->AlCiv: coeff. = -0.2851; s.e. = 0.0959)
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
54,6
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
40,5
a) SEL; RC-CI; Perugia dei Valori
b) Socialisti Riformisti; Perugia Bene Comune
c) Fratelli d’Italia; Progetto Perugia; Perugia Domani
d) Scelta Civica; Perugia Rinasce; Crea Perugia; Idee per Perugia
e) Verdi; Italia dei Valori; Scelta Europea;
f) Lega Nord; Io cambio
Tabella 2 - Flussi elettorali dalle liste ai candidati sindaco (percentuali)
Liste
Comunali
Boccali
PD
ASX (a)
ACS (b)
M5S
FI
NCD
ACD (c)
AlCiv (d)
Non Voto
98.6
91.6
85.6
0
0
0
0
0
0.5
PD
Area urbana
Frazioni
ACS
Area urbana
Frazioni
97.4
99.3
82.7
88.1
a), b), c), d): vedi note Tab. 1
Candidati sindaco
Rosetti Romizi Barelli Waguè
Galgano Non Voto
Flussi medi
0.7
0.0
0.7
0.0
0.0
0.0
6.5
0.0
0.0
1.9
0.0
0.0
6.1
4.8
0.0
3.5
0.0
0.0
100.0
0.0
0.0
0.0
0.0
0.0
0.0
98.9
0.0
1.1
0.0
0.0
0.0
100.0
0.0
0.0
0.0
0.0
0.0
99.4
0.0
0.0
0.6
0.0
0.0
0.0
48.1
28.1
23.8
0.0
0.0
0.8
0.1
0.0
0.0
98.6
Effetti covariata area urbana-frazioni
(PD->Boccali: coeff. = 0,6313; s.e. = 0,1579)
1.2
0.0
1.3
0.1
0.0
0.0
0.3
0.0
0.4
0.0
0.0
0.0
(ACS->Boccali: coeff. = 0,2200; s.e. = 0,1110)
7.3
5.8
0.0
4.2
0.0
0.0
5.0
4.0
0.0
2.9
0.0
0.0
Totale
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
Come si vede nella parte inferiore della Tabella 2, dove sono riportati le stime distinte per area urbana e
frazioni, la frequenza di voto disgiunto tra gli elettori del PD cresce nell’area urbana, dove raggiunge il
2,5% circa, mentre nelle frazioni risulta sostanzialmente trascurabile. E altrettanto avviene per gli
elettori delle altre liste di centrosinistra, la cui quota complessiva di voto disgiunto a danno di Boccali
nell’area urbana supera il 17%, mentre nelle frazioni si ferma sotto al 12%.
Per effetto dell’insieme di questi fenomeni di voto disgiunto, al candidato sindaco del centro sinistra
sono venuti a mancare circa 1800 voti, in prevalenza nell’area urbana. Il fenomeno non ha invece
riguardato affatto gli elettori del M5S e neppure quelli del centrodestra, salvo qualche caso (l’1,1% degli
elettori di FI) a favore di Waguè.
Infine, la riga dei flussi dal non voto (comprensivo del voto personale ai candidati sindaco) consente di
quantificare la distribuzione di tale voto personale tra i diversi candidati. Il risultato è che Romizi ha
beneficiato della maggior parte del limitato voto personale: lo 0,8% del complesso del non voto alle liste
corrisponde a meno di 400 voti assoluti, ovvero a poco meno della metà del voto personale complessivo.
I voti personali a Boccali (lo 0,5% del non voto) possono essere invece stimati in poco più di 200.
4.3 Il Ballottaggio
Le stime dei flussi dalle diverse liste presenti al primo turno delle Comunali ai due candidati che si sono
disputati il ballottaggio (Tabella 3) permettono di analizzare quattro diversi fattori di successo o
insuccesso: i) la capacità di mantenere mobilitato il proprio elettorato, nelle sue diverse liste a sostegno,
anche al secondo turno; ii) la capacità di portare dalla propria parte gli elettori del campo avverso; iii) la
capacità di attrarre l’elettorato dei candidati usciti dalla competizione al primo turno; iv) infine, quando
la competizione è percepita come incerta – come in questo caso – anche la capacità dei due candidati di
portare al voto di ballottaggio una parte degli elettori che si erano astenuti al primo turno.
Alla sconfitta di Boccali al ballottaggio hanno contribuito, in varia misura, tutte e quattro queste cause.
Intanto la minore capacità di convincere i propri elettori del primo turno a tornare al seggio per
confermare il sostegno anche al secondo e decisivo turno. Quasi un quarto degli elettori del PD, e più di
un terzo di quelli delle liste alleate, al ballottaggio non hanno infatti partecipato al voto, sottraendo in
questo modo al candidato del centrosinistra 11200 voti su poco più di 41 mila (27,3%). Per il candidato
del centrodestra l’analogo fenomeno ha riguardato più di un quarto degli elettori di FI, ma solo il 10%
circa di quelli delle altre liste del medesimo schieramento, per un complesso di 3750 voti persi su 21500
circa (17,4%). L’astensionismo differenziale al ballottaggio ha dunque largamente sfavorito il candidato
del centrosinistra.
In base agli effetti della covariata area urbana-frazioni si rileva che l’incidenza di elettori PD del primo
turno che al ballottaggio hanno disertato le urne (o votato scheda bianca o nulla) è stata un po’ più alta
nelle frazioni che nell’area urbana (25,4% contro 21,7%), ma l’analogo fenomeno è risultato molto più
marcato per gli elettori di FI, per i quali l’incidenza di astensioni al ballottaggio nelle frazioni ha
raggiunto il 43,1%, mentre nell’area urbana si è limitata al 13,2%. L’altra faccia di questa condizione
più favorevole al centrodestra e al suo candidato sindaco nell’area urbana rispetto alle frazioni è che la
percentuale di elettori di FI che hanno confermato il voto a Romizi anche al secondo turno nella prima
ha raggiunto l’86,8%, mentre nelle frazioni si è fermata al 56,9%.
Un contributo ancor più consistente al successo di Romizi è venuto poi dagli oltre 5 mila elettori che al
primo turno avevano scelto le liste a sostegno di Boccali e che al ballottaggio hanno cambiato campo:
più di un terzo degli elettori delle liste minori di centro sinistra (Socialisti Riformisti e Perugia bene
comune), per 2500 voti assoluti, ma anche l’8,8% degli elettori del PD che, però, in termini assoluti sono
corrispondono a circa 2600 voti.
Molto rilevante è stata, inoltre, la capacità di Romizi di acquisire l’elettorato delle liste escluse dal
ballottaggio, in particolare del M5S, che nel 45,2% dei casi hanno scelto il candidato del centrodestra
(quasi 7 mila voti), mentre i restanti si sono astenuti e nessuno di loro ha votato per Boccali. Così come
molto efficace si è rivelato l’apparentamento di Romizi con le liste civiche, anch’esse escluse dal
ballottaggio. Nonostante la composizione politica di quell’elettorato (alle Europee aveva votato in larga
maggioranza per la Lista Tsipras o per le altre liste di sinistra) quasi l’85% degli elettori delle liste
civiche 8 sono tornati a votare anche al turno di ballottaggio e oltre l’80% di essi (oltre 4 mila) hanno
votato per Romizi.
Infine, la novità assoluta del ballottaggio in una città come Perugia, tradizionale roccaforte della sinistra,
e la percezione che la competizione fosse questa volta di esito non scontato, hanno prodotto un altro
effetto favorevole a Romizi, ovvero la partecipazione al ballottaggio di una parte dell’elettorato che al
primo turno si era astenuta (il 3,1%, quasi 1400 elettori) e che al secondo e decisivo turno ha deciso di
presentarsi ai seggi e di contribuire compattamente alla elezione di Romizi a Sindaco di Perugia.
Tabella 3 – Flussi dalle liste primo turno ai candidati al ballottaggio (percentuali)
Liste
Comunali
Candidati sindaco
Boccali
Romizi
Non Voto
Flussi medi
PD
67.2
8.8
24.0
ASX (a)
60.4
2.0
37.6
ACS (b)
30.0
35.5
34.5
M5S
0.0
45.2
54.8
NCD
0.0
88.6
11.4
FI
0.0
72.3
27.7
ACD (c)
0.0
92.5
7.5
AlCiv (d)
16.0
67.9
16.1
Non Voto
0.0
3.1
96.9
Effetti covariata area urbana-frazioni
PD
(PD->Non Voto: coeff. = 0,1032; s.e. = 0,0656)
Area urbana
69.2
9.1
21.7
Frazioni
FI
65.9
8.7
25.4
Totale
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
(FI->Non Voto: coeff. = 0,8002; s.e. = 0,2689)
Area urbana
Frazioni
0
0
86.8
56.9
13.2
43.1
100.0
100.0
a), b), c), d): vedi note Tab. 1
5. Alcune considerazioni conclusive
La causa principale dell’insuccesso del sindaco uscente al primo turno delle elezioni comunali di
Perugia è stata, in tutta evidenza, la notevole incidenza del voto differenziato tra Europee e Comunali,
sebbene vi abbia influito anche il voto disgiunto a suo danno, che è stato responsabile di più della metà
dei quasi 3 mila voti che sono mancati per evitare il ballottaggio.
Un risultato interessante che scaturisce dalle nostre analisi è che il fenomeno del voto differenziato è
stato particolarmente marcato nell’area più strettamente urbana della città, dove la percentuale di
conferma del voto al PD e alle liste alleate alle elezioni comunali nel complesso si ferma al 68,4% degli
elettori “europei” delle medesime liste, mentre nelle frazioni raggiunge il 79,3%. Inoltre, anche
l’incidenza del voto disgiunto a danno di Boccali è stata maggiore nell’area urbana, dove nel complesso
delle liste a suo sostegno ha raggiunto il 6,3%, mentre nelle frazioni si è limitata al 3,2%. Nessuno dei
due risultati, né il loro effetto congiunto, consentono tuttavia di concludere che sia qui una ragione
determinante dell’insuccesso del candidato del centrosinistra al primo turno. Se il voto differenziato tra
8
Tra di esse è compresa anche Scelta Civica, non apparentatasi con nessuno dei due candidati.
Europee e Comunali e il voto disgiunto in queste ultime nell’area urbana avessero inciso quanto nelle
frazioni, il candidato del centrosinistra avrebbe potuto contare complessivamente su circa 1600 voti in
più, il che non sarebbe stato comunque sufficiente a evitare il ballottaggio. Una prima conclusione da
trarre a proposito dell’effetto area urbana-frazioni è dunque che non può essere individuata nella
particolare disaffezione mostrata dagli elettori di centrosinistra dell’area più urbana della città una causa
determinante dell’insuccesso di Boccali al primo turno e della conseguente necessità di ricorrere al
turno di ballottaggio. La difficoltà è stata più generale e diffusa e ha coinvolto, sia pure in misura
relativamente minore, anche gli elettori delle frazioni.
Nel successivo turno di ballottaggio un primo fatto evidente è stato che, rispetto al primo turno,
l’astensionismo è cresciuto molto più nelle frazioni (+63%) che nell’area urbana (+42%), il che questa
volta potrebbe indurre a ritenere che sia da ricercare nelle frazioni la prima ragione della sconfitta di
Boccali al secondo e decisivo turno. In realtà, è vero che l’astensionismo differenziale al ballottaggio ha
nel complesso largamente sfavorito il candidato del centrosinistra, ed è stato una delle cause principali
della sua sconfitta, ma i risultati delle nostre stime dimostrano che tale penalizzazione, almeno in
termini relativi, più che nelle frazioni si è determinata, ancora una volta, nell’area urbana. Le quote di
elettori del primo turno tornati ai seggi anche per il ballottaggio nelle frazioni sono state infatti
pressoché identiche nei due schieramenti (di poco superiori al 70%). Nell’area urbana, invece, quasi il
90% degli elettori di centrodestra (compresi quelli di FI), evidentemente sospinti da una particolare
motivazione, sono tornati ai seggi (e hanno votato compattamente Romizi), mentre la percentuale di
elettori del centrosinistra tornati ai seggi è stata meno del 74% (e non tutti hanno votato per Boccali).
In definitiva, ai fini dell’esito del voto per l’elezione del sindaco di Perugia l’effetto area urbanafrazioni non è stato determinante né al primo né, tantomeno, al secondo turno, essendo le sue cause
risultate generalmente trasversali e prevalentemente comuni a entrambe le componenti del territorio
comunale. D’altra parte, è risultato altrettanto evidente che l’area urbana ha mostrato più delle frazioni i
segni della disaffezione degli elettori del centrosinistra per l’amministrazione uscente e, specularmente,
ha costituito il terreno privilegiato dove per il candidato sindaco del centrodestra è maturato lo storico
risultato.