Venerdì 31 ottobre 2014 Padova VII PD EREDITÀ CONTE La Corte d’Appello ha disposto l’analisi grafologica del documento ritenuto falso Una nuova perizia sul testamento La difesa dell’ex maggiordomo Cadore ha ottenuto anche la citazione di un altro testimone Luca Ingegneri Testamento falso, si riparte daccapo. La prima sezione della Corte d’Appello di Venezia (presidente Giacomo Sartea) non si fida delle perizie grafologiche effettuate in occasione del processo di primo grado. Nonostante il parere contrario del procuratore generale Paolo Luca e del collegio di difensori di parte civile, gli avvocati Campanile, Giacomelli e Bertolino per i nove eredi diretti, l’avvocato Pavan per l’Opera Immacolata Concezione, i giudici veneziani hanno accolto la richiesta della difesa di Luciano Cadore, il 67enne maggiordomo residente in via Guerzoni a Santa Rita (nella foto la casa), accusato di aver dilapidato gran parte del patrimonio di Mario Conte, l’ex commerciante arricchitosi con l’importazione di pelli pregiate, deceduto il 13 ottobre 2008. Sarà una nuova perizia a stabilire l’autenticità del testamento al centro del processo conclusosi in primo grado con una condanna a quattro anni di reclusione. Il 20 novembre prossimo la Corte d’Appello affiderà l’incarico alla dottoressa Ambra Draghetti, consulente grafologo del Tribunale di Bologna. Per il deposito della perizia serviranno circa tre mesi. Alla prossima udienza i giudici raccoglieranno anche la deposizione di Antonio Calegari, amico del maggiordomo che non era mai stato citato in precedenza. La difesa di Cadore, affidata al professor Piero Longo e alla collega Anna Desiderio, l’ha chiamato a fornire un’importante testimonianza sui rapporti tra l’anziano commerciante e l’ex dipendente, ai tempi in cui lavorava in pellicceria. Calegari dovrebbe confermare la circostanza secondo cui, fin dal lontano 1999, Mario Conte avrebbe considerato il maggiordomo come un figlio. Luciano Cadore è rimasto l’unico imputato alla sbarra dopo il verdetto con cui il 3 dicembre scorso il giudice monocratico Elena Lazzarin gli aveva inflitto quattro anni di carcere per falso e appropriazione indebita, assolvendo la moglie Flora Cagnin e la figlia Silvia. Il pubblico ministero Sergio Dini non aveva ritenuto di dover impugnare le due sentenze assolutorie e neppure la condanna di Cadore (la sua requisitoria si era conclusa con una richiesta di pena di 7 anni), lasciando l’onere dell’appello unicamente alla difesa dell’ex maggiordomo. Un eventuale verdetto di colpevolezza in secondo grado non potrà quindi prevedere una pena superiore ai quattro anni di reclusione. Resta aperto invece il contenzioso civile con i nove eredi di Conte chiamati a dividersi una "torta" di circa 189 milioni di euro tra denaro liquido e beni immobili. IN PRIMO GRADO Condannato a 4 anni di carcere L’ACCUSA Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare dell’inchiesta sul testamento IL CASO Nel 2011 rapinò un medico al Portello. É anche scappato da un Cie Spezza la mano a un poliziotto, processato e rimesso in libertà (m.a.) Un tunisino ha spezzato la mano a un poliziotto, svenuto per il dolore, ma è stato subito rimesso in libertà. Processato, ieri mattina, con il rito della direttissima è stato solo condannato all’obbligo di firma quattro volte alla settimana in questura. Rhimi Soffyen di 25 anni, mercoledì intorno alle 21.45, stava passeggiando con un connazionale in via Citolo da Perugia. I due sono stati controllati da due poliziotti di pattugliamento. Soffyen si è subito innervosito, perchè sapeva che su di lui pende un ordine di cattura con sospensione. Quindi per sottrarsi al controllo ha aggredito un agente, fratturandogli in maniera grave il mignolo della mano sinistra. Il poliziotto per l’intenso dolore è svenuto. In via Citolo da Perugia è intervenuta una seconda pattuglia e Rhimi Soffyen è stato arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. L’agente è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale civile, dove i medici lo hanno giudicato guaribile in venticinque giorni. Ma chi è Rhimi Soffyen? Il tunisino nel settembre del 2011 ha aggredito e rapinato un medico in via Belzoni al Portello. E nello stesso anno, il tunisino che al polso ha tatuato le due lettere "H J", è stato identificato dalla sola polizia venti volte. Il primo fotosegnalamento a Padova è del gennaio del 2009. Era sbarcato sulle nostre coste nel dicembre del 2008. Nel marzo del 2013 in via Ardigò Soffyen è stato catturato da due poliziotti, perchè clandestino, aiutati da un tassista che ha dato loro un passaggio per inseguire il nordafricano. Nell’occasione Soffyen è stato accompagnato al Cie di Gorizia, ma già nell’estate del 2012 era finito in un Cie ma era riuscito a scappare e a tornare a Padova. Lo stesso ha fatto dal Cie di Gorizia. Soffyen è spesso in zona Portello, dove nel settembre del 2011 quando venne arrestato per la rapina al medico, dormiva in una casa dell’Ater di via Poleni ospite di un ex militante del Cso Pedro. SANITÀ L’Azienda ospedaliera coordinerà tutte le attività diagnostiche e assistenziali Oncoematologia Pediatrica assume il ruolo dicentrodiriferimentoalivelloregionale Sarà l’Azienda ospedaliera di Padova a coordinare la rete regionale per l’Oncoematologia pediatrica e le attività di eccellenza e specializzazione a servizio dei piccoli pazienti del Veneto. Lo prevede una delibera della Giunta Zaia cui la competente commissione consiliare ha dato il via libera, aprendo la strada alla realizzazione di quanto previsto dalle schede del Piano Socio-sanitario per ciò che concerne la diagnosi e la cura dei tumori infantili. «L’assessore Coletto – spiega la vicecapogruppo leghista e segretaria della commissione Sanità Arianna Lazzarini – su mio interessamento specifico ha dato ascolto alle richieste del nostro territorio, promuovendo ad hub di coordinamento il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Azien- da padovana, da decenni già riferimento di molte famiglie purtroppo gravate da tragedie come quella dei tumori nei loro bimbi». L’obiettivo della Rete, dichiara Lazzarini, «è di implementare i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali dei pazienti di età compresa tra zero e 18 anni, per fornire loro cure adeguate per le patologie oncologiche pediatriche. Di fatto, il reparto dell’Azienda padovana viene a costituire il cardine dello sviluppo e verifica delle terapie a livello internazionale e nazionale; coordinerà le attività formative dei professionisti su tutto il territorio regionale; opererà per accrescere la qualità dell’assistenza ai piccoli pazienti oncologici, anche implementando la collaborazione e lo scambio di conoscenze con altri centri di ricerca e formazione». La Rete di Oncoematologia pediatrica si inserirà nella più ampia rete Oncologica del Veneto, individuando una figura ad hoc per il settore infantile all’interno del coordinamento regionale. «Ringrazio la Giunta Zaia per averci dato questo importante e doveroso risultato – conclude Lazzarini - riconoscendo l’eccellenza del reparto afferente all’Azienza Ospedaliera di Padova che seguo da tempo attraverso associazioni impegnate a sostegno dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. L’istituzione della Rete Oncoematologica pediatrica permetterà da subito di migliorare i profili di cura, operando per ridurre le ricadute delle neoplasie pediatriche anche grazie a un continuo follow up e a una programmazione coordinata delle terapie riabilitative».
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