si è donato a noi uomini, a tutti noi, con amore per ciascuno. Certamente nel corso degli anni il fulcro di questa festa che è proprio la venuta di Cristo in terra si è andato progressivamente perdendo: i regali ai bambini ora li porta “quel ciccione inventato dalla Coca-Cola” (cit. mia madre) e non più Gesù Bambino, ora i calendari dell’Avvento non mostrano più la Natività ma pupazzi di neve e renne (il che a me va bene se posso scambiare la Natività con i cioccolatini, sia chiaro), a rendere il clima veramente natalizio è l’albero di Natale più che il presepe. Proprio per questo motivo si rende ancora più fondamentale che in passato il richiamo della comunità cristiana a quello che avviene la notte di Natale: nel periodo dell’Avvento (che qui a Milano dura sei settimane al posto che quattro perché si sa che noi milanesi c’abbiamo le manie di grandezza e dobbiamo sempre esagerare) la Chiesa ci accompagna in maniera speciale e questo, almeno per me, è necessario per capire che il senso di questa festa è l’annuncio gioioso della nascita del Salvatore. Maria Elenco Defunti di San Galdino del 2 novembre 2014 Quartana Umberto Ibra Zef Motta Liliana Baruffaldi Luigia Mazzurana Giancarlo Caimmi Andrea Bosatra Gianfranco Dolci Gaetano Viola Antonio Rasi Tindaro Bussi Piccio Thea Clemente Gabriele Castelli Lucia Spadari Gianfranca Grimaldi Nicola Mincuzzi Adelina Pollo Antonio Colombo Altiero Ruggieri Adriana Galvan Giovanni Cavalera Rocco Burroni Giulio Bonvini Angelo Pallanzini Carla Buscaglia Antonio Tortora Anna De Nicolo Gioacchino Fracasso Maria Emanuele Agata Amato Antonina Tonella Rina Spinello Luciana Saraniti Italo Avvisi generali Benedizioni Natalizie nel tempo di Avvento Il tempo di Avvento ci prepara all'incontro con la Benedizione lo, di Dio che è il suo Figlio Gesù. Rappresentata anche dal picco ma significativo gesto della visita compiuta dai sacerdoti presso le famiglie della comunità. Quest'anno le visite si effettueranno secondo questo calen dario: Don Sandro gine 17 - 21 Novembre : via A. Regolo, M. Bruto, Zama, Carta 24 - 28 Novembre : via Mecenate 2 - 12 1 - 5 Dicembre : via Maderna 2 - 8 8 - 12 Dicembre : via Salomone 44 – 54 15 - 19 Dicembre : via Salomone 56 – 66 Don Augusto 17 - 21 Novembre : via Mecenate 30 – 38, 76 24 - 28 Novembre : via Mecenate 84, Berlese 1 - 5 Dicembre : via Norico, Salomone 7-21 8 - 12 Dicembre : via Salomone 51, 28 - 32 15 - 19 Dicembre : via Salomone 34 – 42 Appuntamenti in oratorio Novembre 16 domenica ore 16.00 23 domenica ore 16.00 Dicembre 7 domenica ore 16.00 14 domenica ore 16.00 21 domenica ore 16.00 30 domenica ore 16.00 Proiezione film per bambini Festa dei compleanni del mese e laboratorio creativo Pomeriggio inter-religioso per tutti Gioco libero Festa dei compleanni del mese FESTA DI NATALE Domeniche comunitarie per i gruppi di catechismo Domenica 16 Novembre Sabato 22 Novembre Domenica 23 Novembre gruppo di 3a elementare gruppo di 1a media gruppo di 4a elementare Novembre 2014 Orario SS. Messe: feriale: ore 7,30 - 18,00 festivo: ore 9,00 - 11,00 Telefoni: don Augusto 02.50.61.643, don Sandro 02.50.63.281, Suore 02.50.60.836, Piccole Sorelle 02.50.61.150 Chiamati alla libertà Se c’è un valore condiviso dagli uomini e dalle donne del nostro tempo, che nessuno si sognerebbe di mettere in discussione, esso è certamente quello della libertà. In una sua canzone Vasco Rossi, da sempre cantore della vita spericolata, dà una lettura attenta della libertà. Cogliendone con realismo la rilevanza, ma mostrandone anche il rischio, che spesso, oggi, comprendiamo solo a posteriori … nel momento in cui le possibilità si riducono e sperimentiamo le conseguenze delle nostre scelte : “Ci fosse stato un motivo per stare qui, ti giuro sai sarei rimasto sì son convinto che se fosse stato per me adesso forse sarei laureato e magari se “lei”... fosse stata con me adesso... sarei sposato! Se fossi stato, ma non sono mai stato così; insomma dai adesso sono qui! vuoi che dica anche se soddisfatto di me in fondo in fondo non sono mai stato… “soddisfatto” di che ma va bene anche se qualche volta mi sono sbagliato Liberi liberi siamo noi però liberi da che cosa chissà cos’è?... chissà cos’è! Finché eravamo giovani era tutta un’altra cosa chissà perché?... chissà perché! Forse eravamo “stupidi” però adesso siamo “cosa”... che cosa... che?... che cosa... se!...?... “quella voglia”, la voglia di vivere quella voglia che c’era allora... chissà dov’è!... chissà dov’è!?” ...cosa diventò, cosa diventò quella “voglia” che non c’è più cosa diventò, cosa diventò quella “voglia” che avevi in più Due genitori e docenti universitari, Mauro Magatti e Chiara Giaccardi, hanno voluto affrontare lo stesso argomento in un libro: Generativi di tutto il mondo unitevi, manifesto per la società dei liberi ( ed. Feltrinelli ) che vi consiglio. Sostenendo che l’atto supremo della libertà non è, come potremmo pensare: fare ciò che ci pare, scegliere in ogni momento con assoluta autonomia, travalicare ogni limite, espandere al massimo la nostra volontà di potenza, consumare ad oltranza cose e relazioni … ma giungere, attraverso un cammino spesso paziente e graduale, ad una vita generativa e feconda. Traducendo in scelte di libertà il desiderio di vita che ci abita. Dopo averlo guarito, però, dai suo avvitamenti su se stesso, dalle riduzioni del desiderio a godimento e liberato dalle “pulsioni di morte” che spesso lo abitano. Anche la vita cristiana che, come afferma S. Paolo, è una chiamata alla libertà (Gal. 5, 13), non può che giocarsi, oggi più che mai, su questa frontiera. Servono cristiani liberi, capaci di esprimere desideri, ricchi di fecondità. Per attrarre uomini che, finite le illusioni passeggere della giovinezza, sembrano apparentemente “liberi”, ma sempre più insoddisfatti e senza sapere perché. Don Augusto Cosa significa fare il catechista? Q uando mi hanno posto questa domanda ho cercato una definizione e subito ripensato ai momenti che noi catechisti trascorriamo insieme ai bambini del nostro gruppo. Un pomeriggio alla settimana ci si ritrova nel salone dell’oratorio, con i bambini e con don Augusto che ci accoglie e passa sempre per un saluto prima che ci si avvii verso le nostre classi. Una volta in aula, utilizzando il linguaggio dei bambini e attraverso le letture delle parabole, il disegno, e piccoli lavori di gruppo, li conduciamo a conoscere la vita di Gesù e a cogliere la dimensione semplice delle pagine del Vangelo e soprattutto la sua vicinanza a ciascun bambino e a tutti noi. Prima di tutto dunque fare il catechista vuol dire introdurre alla fede e all’aspetto religioso della vita attraverso le parole dirette del Vangelo, che diventano un piccolo seme da far crescere nel tempo in ogni bambino. Fare il catechista significa accompagnare i bambini all’incontro personale con Gesù in un clima di vicinanza e accoglienza, di nuovi legami che si creano all’interno del gruppo e nella comunità. Ripartiamo allora anche quest’anno verso un nuovo percorso da intraprendere insieme , nel desiderio di condividere con i bambini , le loro famiglie e la comunità di S.Galdino il senso del crescere accompagnati da Gesù, un amico “speciale”. Una catechista Le cose più belle dei nostri quattro anni di catechismo “ Questi 4 anni di catechismo sono stati tutti belli uguali. Però mi è piaciuto soprattutto andare nella casa dei bambini disabili (“La nostra comunità”) e la vacanza a Forte dei Marmi. Ogni giorno della settimana scoprivamo una nuova parola e facevamo una preghiera allegra prima di mangiare”. (Francesco) “Sono stata contenta di andare dalle piccole sorelle che ci hanno dato un cartellone dove c’era scritto: <<Ho incontrato Gesù>>. Così ho capito che Gesù è un amico anche per loro”. (Camilla) “Alla Grangia di Monluè ci hanno detto che ci sono molte persone che hanno dovuto lasciare i loro paesi per le guerre e hanno attraversato molte strade per arrivare in Italia e sentirsi al sicuro”. (Chiara) “Questi 4 anni sono stati un’esperienza bella e utile. Bella perché nel nostro gruppo non c’erano solo i miei compagni di classe, così ho fatto nuove amicizie. Utile perché abbiamo imparato molte cose su Gesù”. (Luca) L’anno scorso è stato il più bello perché ci vedevamo anche a scuola, così eravamo più uniti. La vacanza a Forte dei Marmi è stata sempre bella perché facevamo tutto insieme: pregavamo, giocavamo e ci divertivamo”. (Beatrice) “Sono state belle le drammatizzazioni sul Natale e le altre e mi ricordo quando siamo andati dagli anziani a cantare le canzoni”. (Ezekiel) “Abbiamo imparato molte cose utili e interessanti come i canti e le preghiere, le gite sulla carità (Grangia) e sull’accoglienza (“La nostra comunità”). Siamo stati bene insieme e siamo diventati amici”. (Giovanni) “Due momenti sono stati particolarmente belli: il pranzo con i genitori (giornata comunitaria) dove si stava tutti quanti insieme e la recita di Natale dell’anno scorso”. (Valentina) “Anche a me è piaciuto il pranzo con i genitori e la visita alla Grangia”. (Emerico) “Quando sono stato a Forte dei Marmi, per me era la prima volta che stavo 5 giorni senza la famiglia. Ma sono stato bene,a parte i primi giorni. Mi sono piaciuti i giochi di squadra perché c’era molta competizione e la caccia al tesoro. Grazie alla vacanza ho dei nuovi amici, il più importante è Alberto”. (Edoardo) “Anche a me è piaciuta la recita di Natale, ma soprattutto il trovarsi in cappellina prima della confessione”. (Heidi) “E’stato bello il ritiro a Lecco per la Comunione. Siamo diventati amici, soprattutto con Ezekiel, Edoardo ed Emerico. Il giorno della comunione me lo ricordo ancora adesso e anche i pranzi con i genitori perché eravamo tutti quanti insieme”. (Andrea) I cresimandi di San Galdino Attività del gruppo giovani Una nostra serata Una love story tra due ragazzi, campione d’incassi, un film diventato “caso” cinematografico. Molti tra noi, nel gruppo giovani, erano piuttosto scettici quando si parlava di “Colpa delle stelle”: abbiamo ormai passato la fase dei film adolescenziali e sulle prime relazioni. Tuttavia ci siamo dovuti ricredere. “Tutta colpa delle stelle” è molto più di tutto questo, tant’è che anche don Augusto, durante l’omelia di qualche domenica fa, ha tratto spunto dal film per farci riflettere. Una riflessione incentrata innanzitutto sul tema dell’amore. I due protagonisti, entrambi malati terminali di cancro, si conoscono durante un gruppo di supporto e si innamorano. Nonostante siano consapevoli di avere una breve prospettiva di vita, hanno il coraggio di vivere serenamente il loro rapporto, rispettando i tempi e la sensibilità l’uno dell’altra. Sarebbe una relazione semplice, come tante altre, se non fosse per il fatto che l’amore tra i due ragazzi convive costantemente con il pensiero della morte. I protagonisti sono tristemente consapevoli della fine imminente della loro vita, un sentimento che soprattutto i giovani sentono lontano, estraneo. Discutendo insieme, ci siamo resi conto di come progressivamente – soprattutto negli ultimi decenni – il pensiero della morte sia stato progressivamente allontanato, nascosto, quasi annullato dalla coscienza sociale. “Colpa delle stelle”, seppur in un contesto di finzione, lancia un messaggio diverso. La morte viene si pensata e vissuta dai due giovani, ma al contempo relativizzata e inserita in un contesto di relazione e vita più ampio. Nonostante la tristezza, l’indignazione e l’ingiustizia che si prova seguendo la loro storia, i due protagonisti invitano a guardare oltre la loro situazione di sofferenza e di malattia e a vivere le singole fasi della nostra vita con intensità. Valentina Porte aperte ai prossimi appuntamenti Anticipiamo le prossime attività: due incontri saranno il 4 dicembre a Monluè per la preghiera di Taizé e il 13 dicembre (da confermare) a Palazzo Reale, per visitare la mostra di Chagall. Contemporaneamente vorremmo portare avanti l’idea di guardarci un pò intorno per quanto riguarda l’attività di volontariato e abbiamo già preso i contatti con due associazioni che si occupano rispettivamente di uomini disagiati ed emarginati e ragazzi disabili. Speriamo di concretizzare qualcosa visto che si tratta di un argomento delicato, ma sarebbe senz’altro un’esperienza utile per noi, sia come gruppo che per la nostra formazione personale. Altra idea è quella di partecipare alla colletta alimentare nella nostra zona a fine novembre, ognuno con le proprie disponibilità. Intanto ci stiamo piano piano allargando, ogni tanto si aggiunge qualche faccia nuova e per noi è già un successo. Chi vuole unirsi, anche solo qualche volta, è sempre il benvenuto. Tanja Avvento secondo me C hiariamo un cosa: il fatto che a Natale siamo tutti più buoni è una bugia di dimensioni colossali. Di solito (e lo scrivo basandomi su un’accurata statistica condotta su un ampio campione composto di un solo individuo, cioè me medesima) siamo nettamente più nervosi e irritabili. E “piano piano buono buono” è uno degli slogan pubblicitari natalizi più infelici della storia dell’umanità: sotto Natale la vita è incasinatissima, ci sono i regali da comprare, i menù da decidere, le verifiche e le interrogazioni di fine quadrimestre da affrontare, tutto questo cercando di restare aggrappati a quel minimo di sanità mentale che ancora ci resta. Però, però. C’è un piccolo però. Quando facciamo le nostre tirate contro questa festa zuccherosa, quando armati di moralismo spicciolo ci lagniamo di quanto questa celebrazione sia diventata vuota, quando ci irritiamo perché l’oca ripiena non siamo capaci di cucinarla (dai, non fate finta che non capite anche a voi di volare troppo alto in cucina), insomma quando esprimiamo tutto il nostro risentimento verso questa festa ci dimentichiamo una cosa importantissima cioè il fatto che tutto ciò che nel nostro immaginario è collegato al senso di festività e al Natale ci rimanda a qualcosa di grandissimo e commovente: Dio si è fatto uomo per noi, si è fatto bambino per noi, per amore
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