Gruppi industriali 2013 - Associazione Industriale Bresciana

GRUPPI INDUSTRIALI… SEMPRE MENO BRESCIANI,
SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALI…
Rapporto 2013
A cura di
Davide Fedreghini
Centro Studi AIB
Ottobre 2014
Il presente rapporto, che ha assunto nel corso del tempo una periodicità annuale, si pone
l’obiettivo di monitorare le dinamiche economico-finanziarie che hanno riguardato, nel biennio
2012-2013, i più significativi gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera. La costante
attenzione del Centro Studi AIB su tale target, all’interno del quale si possono annoverare alcune
fra le più nobili espressioni del sistema produttivo provinciale, trova giustificazione nella
convinzione che, dati i fitti rapporti di filiera che legano tali operatori con i fornitori locali, le sorti
dell’intero made in Brescia siano in qualche modo dipendenti dal grado di affermazione sui mercati
nazionali ed esteri dei soggetti qui considerati.
I gruppi industriali rappresentano infatti un importante traino per lo sviluppo economico del sistema
produttivo, in particolare in una realtà, come quella bresciana, caratterizzata dalla netta prevalenza
di imprese micro e piccole. L’analisi approfondita dello stato di salute di tali operatori economici
consente pertanto di cogliere alcune tendenze evolutive dell’industria bresciana, non percepibili da
altre rilevazioni basate sulle singole imprese.
Rispetto alle precedenti edizioni, la pubblicazione si caratterizza per alcune novità. In primo luogo
la numerosità del panel di analisi è stata aumentata a novanta gruppi, dagli ottanta del passato; il
tasso di copertura del campione sull’universo dei gruppi provinciali registra così un considerevole
incremento, con gli ovvi benefici dal punto di vista della rappresentatività dello stesso. Inoltre, la
presente edizione ha posto maggiore enfasi sul processo di internazionalizzazione dell’industria
locale, attraverso un focus sull’incidenza dei ricavi ottenuti all’estero sul totale del volume d’affari
generato. Ciò permette di fornire un nuovo e ulteriore contributo all’interno del dibattito circa il reale
grado di apertura all’estero del sistema manifatturiero bresciano.
I più rilevanti risultati emersi dalla ricerca, relativi al periodo 2012-2013, possono essere così
riassunti:
•
le difficoltà che anche nello scorso anno hanno caratterizzato il contesto macroeconomico
internazionale e, in particolare il nostro Paese, non hanno fermato il processo di
allargamento dell’area di consolidamento dei gruppi industriali bresciani, a certificazione
della forte propensione allo sviluppo delle proprie attività, non solo core. Nel dettaglio, il
numero di imprese inserite nel consolidamento nel 2013 si è attestato a 684, rispetto alle
663 del 2012;
•
l’incremento delle imprese consolidate ha comportato, fra l’altro, la crescita degli organici
complessivi, attestatisi nel 2013 a 44.464 unità (+2,5% sul 2012). Il numero di addetti
medio ha così registrato un significativo incremento (+12 unità), a testimonianza dei
continui investimenti da parte del sistema economico bresciano, a fronte di un quadro
ciclico che anche nel 2013 si è rivelato tutt’altro che brillante;
•
il volume d’affari generato dal panel, pari nel 2013 a 13,5 miliardi di euro, è risultato in
flessione del 2,4% sull’anno precedente. Tale dinamica rispecchia una serie di fattori come,
il rallentamento della domanda mondiale (in particolare quella proveniente dai mercati
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1
comunitario e nazionale, nonché la prosecuzione del movimento ribassista dei prezzi delle
principali materie prime di riferimento per l’industria bresciana. Con riferimento alle
performance registrate dai singoli operatori del campione, appare opportuno evidenziare
che poco più della metà (quarantasei gruppi su novanta, ovvero il 51,1%) ha sperimentato
un aumento del volume delle vendite: si tratta di una quota non trascurabile, che testimonia
la vitalità del tessuto manifatturiero provinciale in un contesto internazionale che da anni si
mantiene quanto mai incerto e aspro;
•
ben il 57,7% dei ricavi è generato al di fuori dei confini nazionali. Tale dato, unito alle
informazioni circa le partecipazioni detenute dai gruppi al di fuori dei confini nazionali,
sintetizza lo spiccato profilo internazionale della manifattura provinciale, elemento quanto
mai strategico e vincente, data la perdurante debolezza della domanda interna;
•
l’elevato grado di internazionalizzazione dei gruppi industriali bresciani trova inoltre
conferma dalla significativa incidenza delle imprese partecipate che hanno sede legale al di
fuori dei confini nazionali (40,5%); quelle localizzate sono tuttavia di poco maggioritarie
(44,2%), mentre quelle site nel resto d’Italia rappresentano il 15,3%;
•
il Margine operativo lordo (EBITDA) è cresciuto del 7,8%. La modesta riduzione dei volumi
di vendita non ha quindi impattato sulla redditività lorda generata dai gruppi del campione,
grazie alla riduzione dei costi monetari esterni e a un contenuto incremento di quelli per il
personale;
•
al netto dei componenti straordinari e dell’imposizione fiscale, il valore del Reddito netto
generato dai gruppi del campione registra nel 2013 un incremento del 61,9% sul 2012;
•
la flessione del volume d’affari complessivo non ha avuto ripercussioni sulla redditività
operativa; al contrario, gli operatori considerati hanno sperimentato un incremento del
valore del ROA, attestatosi nel 2013 al 3,8%, un valore di per sé certamente non esaltante,
ma in miglioramento rispetto al 3,2% registrato nell’anno precedente. Tale evoluzione è
stata possibile grazie a un sapiente contenimento dei costi operativi aziendali, in grado di
controbilanciare la sopraccitata riduzione dei ricavi. Con riferimento alla dinamica espressa
dal ROA a livello di singolo gruppo, si evince che il miglioramento della redditività operativa
non è stato uniforme fra gli operatori considerati, ma ha interessato solamente cinquanta
dei novanta gruppi del campione (55,6%); ciò implicherebbe, coerentemente con le
indicazioni provenienti da alcune analisi condotte dai più rilevanti istituti di ricerca
economica nazionali, che è in atto un processo di polarizzazione delle performance fra e
nei settori produttivi, che tende sempre più a distanziare coloro che “ce la fanno”, da quelli
che non riescono a uscire dalla grave crisi che in questi anni ha coinvolto il sistema
produttivo nazionale;
•
il confronto fra il livello del ROA e una proxy del grado di internazionalizzazione, ovvero
l’incidenza dei ricavi generati all’estero, esprime una correlazione scarsamente significativa
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2
(Indice di Pearson pari a 0,11 nel 2013): ciò implica che, per quanto riguarda
esclusivamente il campione in oggetto, un’elevata vocazione internazionale non è di per sé
associabile a più alti livelli di redditività operativa. Appare quindi probabile che i gruppi del
panel abbiano, più o meno volutamente, sacrificato i propri margini operativi con l’obiettivo
di penetrare con maggiore intensità in nuovi mercati esteri, caratterizzati da una
significativa distanza (non solo geografica) e complessità;
•
il ROI, che a differenza del ROA, pone al denominatore il solo capitale investito netto,
costituito dai mezzi propri e dalle passività finanziarie, mostra una dinamica in crescita (dal
4,4% del 2012 al 5,2% del 2013), a conferma del moderato miglioramento riscontrato dalla
redditività operativa nel corso dell’ultimo esercizio;
•
l’Effetto semplice di leva finanziaria, che esprime il differenziale fra il ROI (inteso come la
remunerazione massima che può essere offerta ai finanziatori di rischio e di credito) e il
costo medio dell’indebitamento finanziario, ha registrato un miglioramento, attestandosi nel
2013 all’1,6%, dallo 0,4% del 2012. Tale evoluzione, giustificata dall’incremento del ROI e
dal contestuale abbassamento dell’onerosità finanziaria ha quindi consentito di alleggerire,
anche se solo parzialmente, il rischio che un nuovo calo della redditività e/o un improvviso
innalzamento del costo del debito possano facilmente portare il differenziale ROI-ROD
sotto lo zero, valore che deve essere inteso come la soglia minima di accettabilità;
•
il ROE, indice che sintetizza la redditività netta, è passato dal 2,4% nel 2012 al 3,8% nel
2013. A livello individuale l’incremento è tuttavia meno evidente: la quota di gruppi con una
redditività netta inferiore a zero non ha subito variazioni significative (24,5% nel 2012 e
23,4% nel 2012); è invece diminuita l’incidenza della classe più virtuosa (quella con valori
del ROE oltre il 10%), passata al 16,7% dal 23,3% del 2012, a beneficio di quella
immediatamente precedente (60,0% nel 2013, 52,2% nel 2012);
•
il Rapporto di indebitamento, che mette in relazione i mezzi di terzi con il Patrimonio netto,
si è mantenuto stabile sul valore di 1,3, a testimonianza di un’esposizione debitoria nel
complesso sotto controllo; l’elevato livello di patrimonializzazione che caratterizza i gruppi
del panel viene inoltre confermato dal Leverage finanziario, i cui valori medi si mantengono
per il periodo 2012-2013 ampiamente sotto l’unità (0,7), andando a evidenziare che
l’ammontare dei debiti finanziari non supera il 70% dei mezzi propri;
•
l’Indice di struttura primario, che pone in relazione l’ammontare dei mezzi propri con quello
delle attività non correnti, si è attestato in entrambi gli anni su un valore pari a 1,1, a
certificazione che la dimensione del Patrimonio netto è tale da fornire una più che
sufficiente copertura finanziaria agli investimenti duraturi.
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3
1. La struttura del campione
Come precedentemente accennato, il panel considerato è composto da novanta gruppi industriali
bresciani, il cui business fa riferimento prevalentemente ad attività manifatturiere; pertanto non
sono stati considerati quei soggetti che operano, con modalità esclusiva o maggioritaria, nei
comparti agricolo, edile e terziario. La segmentazione del campione per comparto rispecchia
piuttosto fedelmente la specializzazione produttiva tipica dell’industria bresciana: il comparto
metalmeccanico è infatti il più rappresentato, con l’84,4% del campione (settantasei gruppi, di cui
sei appartenenti alla Componentistica automotive, sei all’Elettromeccanica, quattro alla Forgiatura,
trenta alla Meccanica, quindici ai Metalli ferrosi e quindici ai Metalli non ferrosi). Seguono i
comparti Alimentare e Chimico, gomma e plastica (con quattro gruppi ognuno), Carta e stampa e
Sistema Moda (con tre a testa).
Figura 1: Gruppi per settore di attività
Sistema Moda; 3
Metalli non ferrosi; 15
Alimentare; 4
Carta e stampa; 3
Chimico, gomma e
plastica; 4
Componentistica
automotive; 6
Elettromeccanica; 6
Forgiatura; 4
Metalli ferrosi; 15
Meccanica; 30
A fine 2013 l’area di consolidamento complessiva dei novanta gruppi faceva riferimento a 683
imprese, incluse le capogruppo; non sono dunque state censite le aziende partecipate valutate con
i cosìddetti “metodo del Patrimonio netto” (equity method) e “metodo del costo”, in quanto non veri
e propri criteri di consolidamento, ma soltanto di valutazione delle partecipazioni stesse. Poco più
della metà dei gruppi del campione (quarantasette su novanta) controllano un numero di imprese
non superiore a cinque, ventitre sono costituiti da oltre cinque imprese ma non più di dieci,
diciassette appaiono maggiormente strutturati (con un’area di controllo che comprende da undici a
venti imprese); solamente tre gruppi consolidano più di venti società e, fra questi, uno controlla
oltre quaranta società.
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4
Figura 2: Gruppi per numero di imprese incluse
nell'area di consolidamento
21-40; 2
Oltre 40; 1
11-20; 17
Fino a 5; 47
6-10; 23
Le difficoltà che anche nello scorso anno hanno caratterizzato il contesto macroeconomico
internazionale e, in particolare il nostro Paese, non hanno fermato il processo di allargamento
dell’area di consolidamento dei gruppi industriali bresciani, a certificazione della forte propensione
allo sviluppo delle proprie attività, non solo core. Nel dettaglio, il numero di imprese inserite nel
consolidamento nel 2013 si è attestato a 684, rispetto alle 663 del 2012. In media ogni gruppo è
composto da 7,6 imprese, con elevate differenze a livello settoriale: gli operatori più strutturati
appartengono all’Elettromeccanica (10,0 aziende per gruppo) e alla Meccanica (9,9). I comparti
dell’Alimentare (4,0), della Carta e stampa (5,3) e della Forgiatura (5,3) si caratterizzano invece
per le dimensioni medie più ridotte. I cosidetti gruppi “minimi”, ovvero quelli formati da sole due
imprese, sono undici, di cui ben cinque appartenenti ai Metalli ferrosi.
Tabella 1: Gruppi per settore e numero di imprese incluse nell’area di consolidamento
Imprese incluse
N. imprese
nell'area di
N. Gruppi
per gruppo
consolidamento
(2013)
2013
2012
Alimentare
4
16
19
4,0
Carta e stampa
3
16
12
5,3
Chimico, gomma e plastica
4
33
32
8,3
Componentistica automotive
6
35
33
5,8
Elettromeccanica
6
60
53
10,0
Forgiatura
4
21
19
5,3
Meccanica
30
297
292
9,9
Metalli ferrosi
15
97
98
6,5
Metalli non ferrosi
15
90
85
6,0
Sistema Moda
3
19
20
6,3
Totale
90
684
663
7,6
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5
L’incremento delle imprese consolidate ha comportato, fra l’altro, la crescita degli organici
complessivi, attestatisi nel 2013 a 44.464 unità (+2,5% sul 2012). La dinamica occupazionale è
stata particolarmente positiva nella Componentistica automotive (+4,7%), nell’Elettromeccanica
(+5,6%) e nella Meccanica (+5,0%); al contrario, si sono sperimentate flessioni, più o meno intense,
nei comparti Carta e stampa (-9,1%), Chimico, gomma e plastica (-6,1%), Metalli ferrosi (-2,4%) e
Sistema Moda (-2,7%).
Il numero di addetti medio ha così registrato un significativo incremento (+12 unità), a conferma dei
continui investimenti da parte del sistema economico bresciano, a fronte di un quadro ciclico che
anche nel 2013 si è rivelato tutt’altro che brillante. Il dato sugli organici medi (494 nel 2013)
sintetizza profili estremamente eterogenei a livello settoriale: i gruppi che presentano le dimensioni
medie più consistenti appartengono alla Componentistica automotive (905 addetti), mentre
l’Alimentare (149) e la Carta e stampa (170) esprimono gli organici meno numerosi.
Tabella 2: Gruppi per settore e numero di addetti
Settore
Alimentare
Carta e stampa
Chimico, gomma e plastica
Componentistica automotive
Elettromeccanica
Forgiatura
Meccanica
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Sistema Moda
Totale
N. Gruppi
4
3
4
6
6
4
30
15
15
3
90
Var. %
Addetti
N. addetti per gruppo
2013/2012
2013
2012
2013
2012
594
589
0,8
149
147
510
561
-9,1
170
187
2.063
2.197
-6,1
516
549
5.427
5.182
4,7
905
864
3.400
3.221
5,6
567
537
1.863
1.854
0,5
466
464
14.882
14.167
5,0
496
472
6.001
6.151
-2,4
400
410
8.509
8.201
3,8
567
547
1.215
1.249
-2,7
405
416
44.464
43.372
2,5
494
482
Il volume d’affari generato dal panel, pari nel 2013 a 13,5 miliardi di euro, è risultato in flessione del
2,4% sull’anno precedente. Tale dinamica rispecchia una serie di fattori, quali il rallentamento della
domanda mondiale (in particolare quella proveniente dai mercati comunitario e nazionale), nonché
la prosecuzione del movimento ribassista dei prezzi delle principali materie prime di riferimento per
l’industria bresciana. Le vendite sono aumentate nei comparti Alimentare (+9,7%) e Carta e
stampa (+6,9%); hanno avuto un andamento sostanzialmente “piatto” nei settori Componentistica
automotive (-1,1%), Elettromeccanica (+0,9%), Forgiatura (+0,1%), Meccanica (+1,0%) e Metalli
non ferrosi (+1,5%); sono invece significativamente diminuite per gli operatori appartenenti al
Chimico, gomma e plastica (-7,1%), ai Metalli ferrosi (-8,3%) e al Sistema Moda (-6,5%).
Nel 2013 i ricavi medi per gruppo sono stati pari a 150 milioni di euro, in diminuzione di circa
quattro milioni sull’anno precedente. Anche in questo ambito si segnalano significative differenze
settoriali: il campo di variazione è infatti estremamente ampio, con il valore massimo di 309 milioni
nei Metalli ferrosi e il minimo di 30 nel Sistema Moda.
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6
Tabella 3: Gruppi per settore e ricavi
Settore
N. Gruppi
Alimentare
Carta e stampa
Chimico, gomma e plastica
Componentistica automotive
Elettromeccanica
Forgiatura
Meccanica
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Sistema Moda
Totale
4
3
4
6
6
4
30
15
15
3
90
Ricavi (milioni di euro)
2013
640
163
406
959
559
468
3.059
4.634
2.529
91
13.508
2012
584
152
437
969
554
468
3.027
5.054
2.491
98
13.833
Ricavi per gruppo
(milioni di euro)
2013
2012
160
146
54
51
101
109
160
162
93
92
117
117
102
101
309
337
169
166
30
33
150
154
Var. %
2013/2012
9,7
6,9
-7,1
-1,1
0,9
0,1
1,0
-8,3
1,5
-6,5
-2,4
La presente edizione del rapporto ha introdotto poi una novità, volta a fornire un’ulteriore misura
del grado di internazionalizzazione dei gruppi industriali bresciani: la quota dei ricavi generata
all’estero. Tale variabile, monitorata su un campione ridotto di sessantatre gruppi, riassume in un
unico valore l’export generato dalle società italiane del gruppo e le vendite realizzate dalle
controllate estere dello stesso. L’elaborazione, un’assoluta novità a livello provinciale, conferma
l’elevata proiezione globale dell’industria provinciale, o quanto meno dei suoi attori più dinamici e
strutturati: ben il 57,7% del volume d’affari complessivo è infatti generato al di fuori dei confini
nazionali.
Figura 3: Quota dei ricavi all'estero (anno 2013, %)
80
70,9
70
67,1
70,7
65,8
60
57,7
54,5
50,7
50
47,9
43,2
40
30
30,3
20
10
4,1
0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Tale dato, unito alle informazioni in seguito discusse circa le partecipazioni detenute dai gruppi al
di fuori dei confini nazionali, sintetizza lo spiccato profilo internazionale della manifattura
provinciale, elemento quanto mai strategico e vincente, data la perdurante debolezza della
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domanda
interna. Più in dettaglio, quattro comparti emergono come particolarmente orientati
all’estero, ovvero: Componentistica automotive (67,1%), Elettromeccanica (65,8%), Forgiatura
(70,9%) e Meccanica (70,7%). Altri settori, come Alimentare (30,3%) e soprattutto Carta e stampa
(4,1%) risultano invece concentrati sul mercato domestico.
Per quanto riguarda l’analisi delle imprese incluse nell’area di consolidamento, poco meno della
metà (45,9%) svolge funzioni produttive, il 31,9% opera nell’ambito commerciale e il rimanente
22,2% è focalizzato su altre attività 1 . I comparti maggiormente orientati alla produzione sono
Chimico, gomma e plastica (66,7%) e Componentistica automotive (65,7%); l’attività commerciale
è significativa nell’Elettromeccanica (45,0%) e nella Meccanica (45,8%), grazie alla fitta rete di
vendita che contraddistingue alcuni importanti operatori di tali settori. Le funzioni terziarie risultano
più sviluppate nella Carta e stampa (37,5%) e nei Metalli ferrosi (40,2%).
Tabella 4: Imprese incluse nell’area di consolidamento per settore e attività prevalente
Valori assoluti
Produttive
Alimentare
Carta e stampa
Chimico, gomma e plastica
Componentistica automotive
Elettromeccanica
Forgiatura
Meccanica
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Sistema Moda
Totale
8
9
22
23
23
12
110
45
52
10
314
Commerciali
Valori percentuali
Altre attività
5
1
6
5
27
2
136
13
18
5
218
3
6
5
7
10
7
51
39
20
4
152
Produttive
Commerciali
50,0
56,3
66,7
65,7
38,3
57,1
37,0
46,4
57,8
52,6
45,9
31,3
6,3
18,2
14,3
45,0
9,5
45,8
13,4
20,0
26,3
31,9
Altre attività
18,8
37,5
15,2
20,0
16,7
33,3
17,2
40,2
22,2
21,1
22,2
L’elevato grado di internazionalizzazione dei gruppi industriali bresciani trova inoltre conferma nella
significativa incidenza delle imprese partecipate che hanno sede legale al di fuori dei confini
nazionali (40,5%); quelle localizzate sono tuttavia di poco maggioritarie (44,2%), mentre quelle site
nel resto d’Italia rappresentano il 15,3%. Analogamente con quanto visto per il volume d’affari
generato all’estero, i gruppi della Componentistica automotive (51,4%) e dell’Elettromeccanica
(63,3%), spiccano come i maggiormente internazionali; allo stesso modo, l’Alimentare (12,5%) e la
Carta e stampa (0,0%) confermano la propria focalizzazione sul mercato interno.
1
Immobiliari, finanziarie, logistica, energia, società agricole, ecc.
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8
Tabella 5: Imprese incluse nell’area di consolidamento per settore e sede legale di insediamento
Valori assoluti
Brescia
Alimentare
Carta e stampa
Chimico, gomma e plastica
Componentistica automotive
Elettromeccanica
Forgiatura
Meccanica
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Sistema Moda
Totale
9
11
9
15
20
10
122
46
50
10
302
Italia
5
5
9
2
2
3
30
36
13
0
105
Valori percentuali
Estero
Brescia
2
0
15
18
38
8
145
15
27
9
277
Italia
56,3
68,8
27,3
42,9
33,3
47,6
41,1
47,4
55,6
52,6
44,2
Estero
31,3
31,3
27,3
5,7
3,3
14,3
10,1
37,1
14,4
0,0
15,3
12,5
0,0
45,5
51,4
63,3
38,1
48,8
15,5
30,0
47,4
40,5
Ulteriori considerazioni possono essere effettuate con riferimento alle attività svolte all’estero dalle
imprese incluse nell’area di consolidamento: in tale ambito l’orientamento prevalente è verso forme
a carattere commerciale, adottate dal 58,5%, seguite da quella produttiva (33,9%) e dalle altre
attività (7,6%). Tra le consolidate estere, i comparti Componentistica automotive (66,7%), Metalli
ferrosi (66,7%) e Sistema Moda (66,7%) emergono per la rilevante incidenza di imprese produttive,
mentre l’Alimentare è interamente orientato su attività commerciali (100,0%).
Tabella 6: Imprese estere incluse nell’area di consolidamento per settore e attività prevalente
Valori assoluti
Produttive
Alimentare
Carta e stampa
Chimico, gomma e plastica
Componentistica automotive
Elettromeccanica
Forgiatura
Meccanica
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Sistema Moda
Totale
0
0
7
12
11
4
30
10
14
6
94
Commerciali
2
0
6
3
24
2
106
5
11
3
162
Valori percentuali
Altre attività
0
0
2
3
3
2
9
0
2
0
21
Produttive
Commerciali
Altre attività
0,0
100,0
0,0
46,7
66,7
28,9
50,0
20,7
66,7
51,9
66,7
33,9
40,0
16,7
63,2
25,0
73,1
33,3
40,7
33,3
58,5
13,3
16,7
7,9
25,0
6,2
0,0
7,4
0,0
7,6
Infine, con riferimento esclusivo alle filiali produttive, il 56,4% sono localizzate in provincia di
Brescia, il 13,7% nel restante territorio italiano e il 29,9% all’estero. In tale ambito, i settori che si
caratterizzano per una maggiore apertura internazionale sono la Componentistica automotive
(52,2%), l’Elettromeccanica (47,8%) e il Sistema Moda (60,0%). Nei primi due comparti citati le
strategie di internazionalizzazione perseguite farebbero riferimento più che altro a un approccio
“orizzontale”, volto quindi a presidiare un mercato estero ritenuto strategicamente fondamentale
per lo sviluppo del proprio business, mentre nell’ultimo caso sembrerebbe prevalente la modalità
“verticale”, il cui obiettivo è il beneficio di eventuali vantaggi comparati legati al costo dei fattori
produttivi impiegati.
Centro Studi AIB
9
Tabella 7: Imprese produttive incluse nell’area di consolidamento per settore
e sede legale di insediamento
Valori assoluti
Brescia
Alimentare
Carta e stampa
Chimico, gomma e plastica
Componentistica automotive
Elettromeccanica
Forgiatura
Meccanica
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Sistema Moda
Totale
5
6
7
9
11
7
71
23
34
4
177
Italia
Valori percentuali
Estero
3
3
8
2
1
1
9
12
4
0
43
Brescia
0
0
7
12
11
4
30
10
14
6
94
62,5
66,7
31,8
39,1
47,8
58,3
64,5
51,1
65,4
40,0
56,4
Italia
37,5
33,3
36,4
8,7
4,3
8,3
8,2
26,7
7,7
0,0
13,7
Estero
0,0
0,0
31,8
52,2
47,8
33,3
27,3
22,2
26,9
60,0
29,9
2. Lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico
2.1 Le Attività
Nel 2013 gli impieghi complessivi hanno evidenziato un incremento dell’1,8% nei confronti
dell’anno precedente. L’ampliamento dell’attivo ha riguardato cinquanta gruppi dei novanta presi in
considerazione (55,6%); i rimanenti quaranta hanno invece sperimentato una riduzione delle
attività. Con riferimento alla segmentazione settoriale, la crescita degli impieghi ha riguardato in
particolare i comparti Carta e stampa (+2,3%), Componentistica automotive (+4,7%),
Elettromeccanica (+2,5%), Metalli ferrosi (+3,0%) e Metalli non ferrosi (+3,9%); al contrario, si
sono evidenziate contrazioni, più o meno marcate, per gli operatori del Chimico, gomma e plastica
(-5,3%), della Meccanica (-0,3%) e del Sistema Moda (-4,6%).
La crescita del capitale investito riflette la dinamica positiva che ha riguardato sia le attività non
correnti (+1,7%), sia quelle a breve termine (+1,9%).
L’incremento dell’attivo immobilizzato è stato particolarmente intenso per i settori Metalli ferrosi
(+4,0%) e Metalli non ferrosi (+3,9%), mentre è diminuito nell’Alimentare (-4,6%), nel Chimico,
gomma e plastica (-8,4%), nell’Elettromeccanica (-1,7%) e nel Sistema Moda (-4,4%).
Fra le componenti degli impieghi oltre i dodici mesi, l’evoluzione più significativa ha riguardato le
immobilizzazioni materiali (+2,3%), la cui crescita appare solo in minima parte riconducibile alle
rivalutazioni delle stesse rese possibili dalla Legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014); infatti, solo
un’esigua parte dei novanta censiti ha deciso di avvalersi di tale opportunità concessa dal
legislatore. Le immobilizzazioni finanziarie non hanno registrato variazioni significative (+0,6%),
mentre quelle immateriali sono diminuite del 5,5%. Fra le attività correnti, i movimenti più intensi
hanno riguardato alcune delle voci meno rappresentative, come le attività finanziarie (+17,5%) e le
disponibilità liquide (+11,7%); le rimanenze e i crediti hanno invece evidenziato un profilo
estremamente più contenuto: le prime sono aumentate dell’1,8%, mentre i secondi sono di poco
diminuiti (-0,6%).
Centro Studi AIB
10
Il tasso di rigidità dell’attivo non ha subito variazioni, attestandosi nel 2013 al 41,1% (41,0% nel
2012). I gruppi che presentano una struttura degli impieghi relativamente meno flessibile
appartengono ai comparti Chimico, gomma e plastica (52,9%), Forgiatura (50,6%) e Sistema Moda
(51,2%). Al contrario, i gruppi dell’Alimentare si caratterizzano per la più elevata incidenza delle
attività correnti (72,8%), seguiti dalla Componentistica automotive (61,5%) e dalla Meccanica
(65,3%).
Le immobilizzazioni materiali pesano mediamente per il 33,5% delle attività, in sostanziale
continuità con quanto registrato nel 2012 (33,3%): nel Chimico, gomma e plastica il loro peso è
pari al 42,9%, nella Forgiatura al 47,2% e nel Sistema Moda al 43,3%. I settori che esprimono una
minore quota di investimenti materiali sono Alimentare (25,1%), Componentistica automotive
(31,1%), Elettromeccanica (27,3%) e Meccanica (27,7%). Il contributo dei cosiddetti “intangibili”,
già trascurabile nel 2012 (2,1%), si è ulteriormente contratto, attestandosi nel 2013 all’1,9% degli
impieghi. Gli operatori della Carta e stampa presentano una dinamica in controtendenza, in quanto
essi hanno sperimentato un significativo incremento delle immobilizzazioni immateriali (4,7% nel
2013, dal 2,7% del 2012); l’Elettromeccanica emerge invece come il comparto a più alta intensità
di intangibile (7,0%). Le immobilizzazioni finanziarie hanno riguardato il 5,7% del capitale investito
per entrambi gli anni considerati e sono relativamente più elevate nel Chimico, gomma e plastica
(6,8%), nella Elettromeccanica (8,0%), nei Metalli ferrosi (7,2%) e nel Sistema Moda (6,5%).
Fra gli impieghi entro i dodici mesi, le rimanenze si attestano mediamente al 22,6%:
nell’Alimentare, a causa della presenza di alcuni gruppi attivi nelle produzioni casearie (in
particolare grana padano, che richiede lunghi tempi di stagionatura), esse contano per il 33,7%
dell’attivo, mentre la loro incidenza risulta particolarmente bassa nei gruppi della Carta e stampa
(8,4%), del Chimico, gomma e plastica (13,5%), della Componentistica automotive (18,0%) e
dell’Elettromeccanica (16,2%).
Il peso dei crediti ha subito un modesto ridimensionamento (28,2% nel 2013, rispetto al 28,9% nel
2012), ma emergono come significativi nell’Alimentare (33,0%), nella Carta e stampa (46,3%),
nella Componentistica automotive (32,4%) e nei Metalli ferrosi (32,9%). La terza voce per rilevanza
all’interno dell’attivo corrente, le disponibilità liquide, hanno evidenziato un lieve incremento,
attestandosi nel 2013 al 6,9% (dal 6,3% del 2012): gli operatori della Componentistica automotive
(7,8%), dell’Elettromeccanica (14,6%), della Forgiatura (7,4%) e della Meccanica (9,6%) si
caratterizzano come i maggiormente “liquidi”, mentre per quelli appartenenti alla Carta e stampa
(3,6%), ai Metalli ferrosi (3,6%) e al Sistema Moda (1,9%) le disponibilità liquide sono
sensibilmente al di sotto della media. Infine, le voci residuali degli impieghi a breve termine, ovvero
le attività finanziarie correnti e le altre attività correnti, presentano incidenze del tutto trascurabili,
rispettivamente dello 0,9% e dello 0,3%.
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11
Tabella 8: Attivo riclassificato, Totale campione
Milioni di euro
Quota 2013 Quota 2012
(%)
(%)
2013
2012
6.032,7
5.934,0
41,0
41,1
279,9
296,1
1,9
2,1
4.917,9
4.807,7
33,5
33,3
834,9
830,2
5,7
5,7
8.666,5
8.508,7
59,0
58,9
3.327,9
3.269,6
22,6
22,6
4.144,5
4.169,2
28,2
28,9
133,2
113,3
0,9
0,8
1.012,3
906,6
6,9
6,3
48,6
49,8
0,3
0,3
14.699,2
14.442,7
100,0
100,0
Attività non correnti
Immobilizzazioni immateriali
Immobilizzazioni materiali
Immobilizzazioni finanziarie
Attività correnti
Rimanenze
Crediti
Attività finanziarie correnti
Disponibilità liquide
Altre attività correnti
Totale Impieghi
2.2 Le Passività e il Patrimonio netto
Nel 2013 i mezzi propri hanno registrato un considerevole incremento (+4,7%) sull’anno
precedente; la dinamica positiva del Patrimonio netto, sperimentata da ben sessantuno dei
novanta gruppi del campione (67,8%), conferma la tendenza evidenziata nel 2012 e trae
giustificazione non tanto da politiche di rivalutazione degli immobili rese possibili dalla già citata
Legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014), quanto dalla crescita degli utili d’esercizio di
competenza del 2013. L’evoluzione del Patrimonio netto è stata tuttavia piuttosto difforme nei
comparti presi in considerazione e ha privilegiato gli operatori dell’Alimentare (+5,9%),
dell’Elettromeccanica (+8,0%) e della Meccanica (+6,3%); al contrario, solo un settore (Sistema
Moda) è stato protagonista di una flessione della dotazione patrimoniale (-9,4%).
Le passività oltre i dodici mesi hanno proseguito il movimento di declino già registrato nel 2012 (3,4%), su cui ha influito la significativa contrazione che ha riguardato la componente principale di
tale macrovoce (i debiti verso il sistema bancario), scesa del 3,9%. Nel contempo, sono diminuite
marginalmente le altre passività finanziarie (-2,0%), mentre più intensa è stata la riduzione del
valore di quanto accantonato nel TFR e in altri fondi (-5,6%). Il calo dei debiti nei confronti delle
banche è stato particolarmente intenso per i gruppi dell’Alimentare (-15,5%), della Carta e stampa
(-26,2%), dell’Elettromeccanica (-29,3%), della Meccanica (-15,8%) e del Sistema Moda (-25,6%);
essi sono invece aumentati nei settori Forgiatura (+26,1%) e Metalli ferrosi (+9,8%).
L’ultima
componente
delle
fonti,
le
passività
correnti,
ha
registrato
un’evoluzione
complessivamente piatta (+0,8%), in primo luogo influenzata dalla modesta diminuzione dei debiti
bancari (-0,8%) e dal contestuale incremento dei debiti verso i fornitori (+1,2%). Con riferimento
alla segmentazione settoriale, il passivo entro i dodici mesi è cresciuto significativamente per i
gruppi appartenenti alla Carta e stampa (+6,5%), alla Componentistica automotive (+9,2%),
all’Elettromeccanica (+15,7%), ai Metalli non ferrosi (+6,6%) e al Sistema Moda (+12,0%). Per
contro, le fonti a breve termine sono scese nel Chimico, gomma e plastica (-9,9%) e nella
Meccanica (-6,7%).
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12
A seguito delle dinamiche sopra descritte l’incidenza dei mezzi propri sul totale delle fonti nel 2013
si è attestata al 44,4% (rispetto al 43,2% del 2012); le passività non correnti hanno visto diminuire
il proprio peso al 16,0% (dal 16,9%), mentre quelle a breve termine hanno registrato una
contrazione marginale (39,6% nel 2013, dal 40,0% nel 2012).
Per quanto riguarda i singoli comparti produttivi, gli operatori che si caratterizzano per una quota di
Patrimonio netto superiore alla media appartengono all’Elettromeccanica (54,5%), alla Forgiatura
(52,8%) e alla Meccanica (50,8%); i settori che si caratterizzano per i più bassi livelli di
capitalizzazione sono: Carta e stampa (34,9%), Componentistica automotive (26,7%) e Sistema
Moda (32,5%).
Le passività non correnti risultano particolarmente significative nel Chimico, gomma e plastica
(21,7%), nella Componentistica automotive (19,7%) e nel Sistema Moda (21,9%); al contrario,
esse presentano un’incidenza inferiore alla media nell’Alimentare (10,7%) e nella Forgiatura
(12,5%). Fra le componenti del passivo oltre i dodici mesi, i debiti verso gli istituti di credito (la voce
più significativa) hanno sperimentato una flessione della propria quota, attestatasi all’8,2%
(dall’8,6% del 2012). Tali debiti risultano particolarmente elevati nel Chimico, gomma e plastica
(9,7%), nella Componentistica automotive (10,6%), nei Metalli ferrosi (9,5%) e nel Sistema Moda
(9,0%).
Infine, con riferimento alle passività in scadenza, le voci più rilevanti riguardano i debiti bancari
(16,8%) e quelli verso i fornitori (15,6%). I primi sono significativi nell’Alimentare (26,5%), nei
Metalli non ferrosi (24,5%) e nel Sistema Moda (21,6%), bassi invece nell’Elettromeccanica
(10,8%). I secondi si caratterizzano per un’incidenza sulle fonti piuttosto omogenea all’interno del
campione, fatta eccezione per i settori Carta e stampa (27,6%) e Componentistica automotive
(24,8%), in cui appare ampiamente superiore al valore medio.
Tabella 9: Passivo riclassificato, Totale campione
Patrimonio netto consolidato
Patrimonio netto di gruppo
Patrimonio netto di terzi
Passività non correnti
TFR e Fondi
Obbligazioni
Debiti verso banche
Altre passività finanziarie
Altre passività non correnti
Passività correnti
Obbligazioni
Debiti verso banche
Altre passività finanziarie
Debiti verso fornitori
Altre passività correnti
Totale Fonti
Centro Studi AIB
Milioni di euro
Quota 2013 Quota 2012
(%)
(%)
2013
2012
6.526,0
6.235,4
44,4
43,2
6.260,8
5.982,0
42,6
41,4
265,2
253,5
1,8
1,8
2.354,5
2.436,5
16,0
16,9
587,1
621,8
4,0
4,3
108,3
107,4
0,7
0,7
1.200,0
1.248,1
8,2
8,6
362,2
369,4
2,5
2,6
97,0
89,8
0,7
0,6
5.818,6
5.770,8
39,6
40,0
10,0
12,0
0,1
0,1
2.475,1
2.482,7
16,8
17,2
140,1
124,7
1,0
0,9
2.298,5
2.271,6
15,6
15,7
894,9
879,8
6,1
6,1
14.699,2
14.442,7
100,0
100,0
13
2.3 Il Conto Economico
Il giro d’affari generato dai gruppi industriali bresciani ha subito nel 2013 una modesta contrazione
(-2,4%), che segue quella già riscontrata nel 2012. La dinamica complessiva dei ricavi è stata in
primo luogo influenzata dal debole quadro macroeconomico generale che ha contraddistinto il
2013. Nell’ultimo anno infatti il prodotto mondiale è cresciuto del 3,3%, in modesta frenata rispetto
al 2012 (+3,4%); l’area euro si è mantenuta in recessione per il secondo esercizio consecutivo (0,4% nel 2013), mentre per l’Italia la caduta del PIL è stata addirittura più intensa (-1,9%). Oltre
che dalla debolezza della domanda, il valore dei ricavi è risultato penalizzato dalla prosecuzione
del movimento ribassista dei corsi delle principali materie prime di riferimento per l’industria
bresciana: per quanto riguarda il comparto siderurgico, nel 2013 il prezzo del rottame ferroso è
diminuito del 9,0%; fra i non ferrosi, le quotazioni del rame sono scese del 7,9%, quelle
dell’alluminio dell’8,7%. Fra le cosiddette soft commodity, il prezzo della lana è sceso dell’11,0%,
mentre il cotone ha registrato un’evoluzione di poco positiva (+1,3%).
Per quanto riguarda le performance registrate dai singoli operatori del campione, appare
opportuno evidenziare che poco più della metà (quarantasei gruppi su novanta, ovvero il 51,1%)
ha sperimentato un aumento del volume delle vendite: si tratta di una quota non trascurabile, che
testimonia la vitalità del tessuto manifatturiero provinciale in un contesto internazionale che da anni
si mantiene quanto mai incerto e aspro. La dinamica aggregata poi non permette di cogliere
significative differenze a livello settoriale: i ricavi sono aumentati nei gruppi dell’Alimentare (+9,7%)
e della Carta e stampa (+6,9%); hanno avuto un andamento sostanzialmente “piatto” nei comparti
Componentistica automotive (-1,1%), Elettromeccanica (+0,9%), Forgiatura (+0,1%), Meccanica
(+1,0%) e Metalli non ferrosi (+1,5%); sono invece significativamente diminuiti per gli operatori
appartenenti al Chimico, gomma e plastica (-7,1%), ai Metalli ferrosi (-8,3%) e al Sistema Moda (6,5%).
Fra i costi operativi esterni, quelli riferiti alle materie prime e materiali di consumo hanno subito un
decremento del 3,5%, andando a scontare, con intensità difformi fra gruppi e comparti, sia la
riduzione degli acquisti, in concomitanza con la nuova decelerazione del prodotto mondiale, sia il
sopraccitato sgonfiamento dei prezzi delle materie prime. I cali più rilevanti hanno riguardato i
settori Chimico, gomma e plastica (-7,5%), Forgiatura (-4,9%) e Metalli ferrosi (-11,5%); per contro,
i gruppi dell’Alimentare (+13,7%) e della Carta e stampa (+9,4%) si caratterizzano per i rialzi più
sostanziosi.
A livello complessivo i costi operativi esterni (materie prime e materiali di consumo, servizi,
godimento di beni di terzi e altri oneri) sono diminuiti del 3,6%, ovvero con un’intensità (in valore
assoluto) maggiore di quella che ha riguardato la discesa delle vendite (-2,4%) e del Valore della
produzione (-1,9%): ciò ha determinato un incremento del Valore aggiunto pari al 4,8%. La crescita
del Valore aggiunto ha riguardato la maggior parte dei comparti analizzati, in particolare:
Alimentare (+10,4%), Componentistica automotive (+3,7%), Elettromeccanica (+4,8%), Forgiatura
Centro Studi AIB
14
(+2,2%), Meccanica (+8,1%), Metalli non ferrosi (+8,0%) e Sistema Moda (+13,8%). È invece
diminuito per gli operatori attivi nella Carta e stampa (-4,5%), nel Chimico, gomma e plastica (9,9%) e nei Metalli ferrosi (-1,3%).
Fra i costi strutturali, gli oneri relativi al personale hanno registrato un aumento del 3,0%,
giustificato dall’allargamento del numero degli addetti inclusi nel perimetro di consolidamento
(+2,5%); la dinamica dei costi per il personale è risultata inferiore a quella del Valore aggiunto: ne
ha beneficiato il Margine operativo lordo (EBITDA), il cui valore complessivo è cresciuto del 7,8%.
Grazie alla riduzione dei costi monetari esterni e a un contenuto incremento di quelli per il
personale, la modesta riduzione dei volumi di vendita non ha quindi impattato sulla redditività lorda
generata dai gruppi del campione. La dinamica positiva dell’EBITDA è stata piuttosto diffusa,
andando a riguardare cinquantotto gruppi dei novanta considerati (64,4%); tuttavia un numero
considerevole di operatori (i rimanenti trentadue) hanno sperimentato nel corso del 2013 una
contrazione del Margine operativo lordo. Fra i settori presi in considerazione, l’EBITDA è
significativamente aumentato nell’Alimentare (+17,4%), nella Meccanica (+12,1%), nei Metalli non
ferrosi (+17,9%) e nel Sistema Moda (+143,4%); è invece diminuito nella Carta e stampa (-9,2%) e
nel Chimico, gomma e plastica (-23,7%).
Gli ammortamenti e accantonamenti, componente non monetaria dei costi interni (o strutturali),
sono scesi del 2,8%; ciò ha avuto un effetto moltiplicativo sul Reddito operativo della gestione
caratteristica, il cui valore complessivo è cresciuto del 23,5%. La progressione dell’EBIT ha
riguardato quasi tutti i settori, a eccezione del Chimico, gomma e plastica (-39,5%),
dell’Elettromeccanica (-1,7%) e della Forgiatura (-5,8%).
Il Reddito operativo aziendale evidenzia un’evoluzione (+21,0%) in linea con quella sperimentata
dall’EBIT, a seguito del contributo del tutto marginale fornito dalla gestione delle attività finanziarie.
Gli oneri finanziari hanno subito una riduzione del 9,7%; ciò ha favorito la significativa crescita del
Risultato di competenza (+39,2%). Al netto dei componenti straordinari e dell’imposizione fiscale, il
valore del Reddito netto generato dai gruppi del campione registra nel 2013 un incremento del
61,9% sul 2012. Il risultato d’esercizio è risultato in crescita per tutti i comparti, fatta accezione per
i gruppi del Chimico, gomma e plastica (-17,5%), della Componentistica automotive (-35,9%) e
della Forgiatura (-16,7%). Dei novanta gruppi censiti, cinquantuno (ovvero il 56,7% del campione)
hanno ottenuto nel 2013 risultati d’esercizio superiori rispetto a quelli realizzati nell’anno
precedente, mentre sessantanove (il 76,7%) hanno chiuso il bilancio in attivo.
Con riferimento all’incidenza delle voci più rilevanti del Conto Economico sui ricavi, i costi per
materie prime e consumo hanno ridotto la propria quota di 0,7 punti percentuali, attestandosi nel
2013 al 58,9%. Fra i settori presi in considerazione, tale voce di costo risulta particolarmente
significativa per l’Alimentare (73,4%), Metalli ferrosi (71,2%), mentre appare sensibilmente inferiore
nell’Elettromeccanica (37,9%), nella Forgiatura (39,1%), nella Meccanica (41,7%) e nel Sistema
Moda (45,9%). La rilevanza del Valore aggiunto sul volume d’affari ha registrato un miglioramento,
Centro Studi AIB
15
passando dal 21,3% del 2012 al 22,9% del 2013. I gruppi che si caratterizzano per un più elevato
grado di integrazione verticale appartengono ai comparti Elettromeccanica (39,8%), Forgiatura
(33,9%) e Meccanica (37,2%); per contro, i settori con il più basso Valore aggiunto in rapporto alle
vendite sono l’Alimentare (13,9%) e i Metalli ferrosi (10,4%).
I costi per il personale assorbono il 14,0% dei ricavi; incidenze significativamente superiori rispetto
al dato complessivo vengono sperimentate nell’Elettromeccanica (25,0%), nella Meccanica (21,5%)
e nel Sistema Moda (22,5%).
La crescita del Valore aggiunto a un tasso superiore rispetto a quello degli oneri destinati al
personale ha comportato un aumento della quota dell’EBITDA sui ricavi: nel 2013 il Margine
operativo lordo si è infatti attestato all’8,9%, contro l’8,1% del 2012. La marginalità aziendale ante
ammortamenti
e
accantonamenti
è
particolarmente
superiore
alla
media
nei
settori
Elettromeccanica (14,8%), Forgiatura (15,2%) e Meccanica (15,7%), mentre è inferiore nei Metalli
ferrosi (3,4%) e nel Sistema Moda (5,9%): il primo sconta l’elevata incidenza del costo delle
materie prime, il secondo quello della manodopera, che sottende una struttura produttiva ad alta
intensità di lavoro.
Tabella 10: Conto Economico riclassificato, Totale campione
Ricavi
Valore della produzione
Materie prime e materiali di consumo
Servizi
Godimento di beni di terzi
Altri oneri
Valore aggiunto
Costi per il personale
Margine operativo lordo (EBITDA)
Ammortamenti e accantonamenti
Reddito operativo gestione caratteristica (EBIT)
Proventi finanziari e variazioni attività finanziarie
Reddito operativo aziendale (EBIT complessivo)
Oneri finanziari
Risultato di competenza (ordinario)
Componenti straordinari
Reddito ante-imposte (EBT)
Imposte
Reddito netto
Reddito netto di pertinenza di terzi
Reddito netto di pertinenza di gruppo
Milioni di euro
Quota 2013 Quota 2012
(%)
(%)
2013
2012
13.507,8
13.833,4
100,0
100,0
13.842,6
14.106,2
102,5
102,0
7.962,3
8.248,7
58,9
59,6
2.610,7
2.628,6
19,3
19,0
110,0
104,1
0,8
0,8
68,7
175,6
0,5
1,3
3.091,0
2.949,2
22,9
21,3
1.885,6
1.831,4
14,0
13,2
1.205,4
1.117,8
8,9
8,1
646,5
665,1
4,8
4,8
558,9
452,6
4,1
3,3
5,4
13,9
0,0
0,1
564,3
466,5
4,2
3,4
156,9
173,7
1,2
1,3
407,4
292,8
3,0
2,1
43,9
32,5
0,3
0,2
451,3
325,3
3,3
2,4
204,8
173,0
1,5
1,3
246,6
152,3
1,8
1,1
16,8
19,5
0,1
0,1
229,8
132,8
1,7
1,0
L’EBIT complessivo si caratterizza per un miglioramento, attestandosi nel 2013 al 4,2% dei ricavi,
rispetto al 3,4% nel 2012. La crescita ha interessato quasi tutti i comparti, tranne il Chimico,
gomma e plastica (-1,8%), la Componentistica automotive (-0,2%), l’Elettromeccanica (-0,4%) e la
Forgiatura (-0,1%). I gruppi appartenenti ai Metalli ferrosi e al Sistema Moda evidenziano un valore
negativo della quota del Reddito operativo aziendale sulle vendite (rispettivamente -0,2% e -1,4%).
Centro Studi AIB
16
L’assorbimento dei ricavi da parte degli oneri finanziari si è mantenuto sostanzialmente stabile
(1,2% nel 2013, rispetto all’1,3% nel 2012), a conferma di una situazione complessiva che non
desta preoccupazioni; solamente il Sistema Moda presenta valori molto al di sopra della media
(2,5% in entrambi gli anni), con le evidenti conseguenze sulla già compromessa redditività del
comparto.
Da ultimo, il Reddito netto ha registrato un notevole incremento: nel 2013 la sua quota sulle
vendite ha raggiunto l’1,8%, rispetto all’1,1% dell’esercizio precedente. Progressi sono stati
sperimentati dai comparti Alimentare, Carta e stampa, Elettromeccanica, Meccanica (leader con
un’incidenza del 5,4%), Metalli ferrosi e Sistema Moda (sebbene entrambi i settori abbiano
conseguito perdite in entrambi gli anni considerati) e Metalli non ferrosi. Per contro, gli operatori
attivi nel Chimico, gomma e plastica, nella Componentistica automotive e nella Forgiatura hanno
subito ridimensionamenti relativamente al peso del risultato d’esercizio sul fatturato prodotto.
3. L’analisi per indici
In questo capitolo viene sviluppata la consueta analisi riguardante i principali indici di struttura,
solidità, redditività e liquidità per i gruppi inseriti nel campione; inoltre è presentato un
approfondimento relativo alla produttività e alle determinanti del Valore aggiunto.
Il metodo di lavoro adottato fa riferimento primariamente a indici di bilancio calcolati su valori
aggregati (il cosiddetto “bilancio somma”) e non come media dei ratio dei singoli gruppi: ciò
permette di pesare, attraverso la variabile indicata a denominatore, gli indici elementari. E’
opportuno perciò sottolineare che tale metodologia di costruzione degli indicatori tende
necessariamente a sovrappesare i dati relativi agli operatori di maggiori dimensioni rispetto a quelli
minori. Le medie così calcolate risultano degli efficaci indicatori di sintesi, sebbene si paghi un
prezzo in termini di perdita di informazioni sulle caratteristiche principali della distribuzione delle
variabili relative ai singoli gruppi. Con l’obiettivo di ovviare a tale inconveniente l’analisi è stata
quindi arricchita, quando ritenuto necessario, con indicatori relativi a semplici dati d’impresa, poi
sintetizzati a livello statistico.
3.1 La struttura e la solidità patrimoniale
La modesta intensità dei movimenti delle principali voci dello Stato Patrimoniale nel corso del
biennio 2012-2013 ha determinato una sostanziale stabilità dell’Indice di struttura primario, che
pone in relazione l’ammontare dei mezzi propri con quello delle attività non correnti. L’indicatore in
questione si è attestato in entrambi gli anni su un valore pari a 1,1, a certificazione che la
dimensione del Patrimonio netto è tale da fornire una più che sufficiente copertura finanziaria agli
investimenti duraturi. Con riferimento ai singoli comparti produttivi, i gruppi dell’Alimentare (1,3),
dell’Elettromeccanica (1,2) e della Meccanica (1,5) sono gli unici a caratterizzarsi per valori
dell’indice superiori a quelli medi; gli operatori dei settori Carta e stampa (0,9), Chimico, gomma e
Centro Studi AIB
17
plastica (0,7), Componentistica automotive (0,7) e Sistema Moda (0,7) evidenziano uno squilibrio
fra le scadenze a lungo. Da un punto di vista dinamico, appare opportuno segnalare che solo un
comparto (il Sistema Moda) ha registrato una diminuzione, anche se marginale, del valore
dell’indice considerato.
Figura 4: Indice di struttura primario
1,6
1,5
1,4
1,4
1,3
1,3
1,2
1,2
1,1 1,1
1,0 1,0
1,0 1,0
1,0 1,0
0,9
0,8
0,8
0,7 0,7
0,7 0,7
0,7
0,6
0,4
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Figura 5: Indice di struttura secondario
2,0
1,9
1,8
1,8
1,7
1,6 1,6
1,6
1,5 1,5
1,4 1,4
1,3
1,3 1,3
1,2
1,2
1,3 1,3
1,2 1,2
1,2
1,1 1,1
1,1
0,8
0,4
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
L’Indice di struttura secondario, che, a differenza del precedente, prevede al numeratore anche le
passività non correnti, registra una dinamica piuttosto omogenea rispetto a quello primario: esso
infatti si è mantenuto per entrambi gli anni su un valore pari a 1,5, evidenziando quindi una
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18
struttura patrimoniale assolutamente equilibrata, per cui i cosiddetti capitali permanenti (mezzi
propri e debiti a lungo) sono abbondantemente in grado di finanziare la totalità degli impieghi oltre i
dodici mesi. Nuovamente, i settori Alimentare (1,8), Elettromeccanica (1,6) e Meccanica (1,9)
evidenziano i valori più elevati per il biennio considerato, mentre l’equilibrio strutturale dei gruppi
attivi nei comparti Carta e stampa, Chimico, gomma e plastica, Componentistica automotive e
Sistema Moda viene assicurato dal determinante contributo fornito dai debiti oltre i dodici mesi.
Il Rapporto di indebitamento, che mette in relazione i mezzi di terzi con il Patrimonio netto, si è
mantenuto stabile sul valore di 1,3, a testimonianza di un’esposizione debitoria nel complesso
sotto controllo. Il dato aggregato nasconde significative differenze a livello settoriale, le quali
sottendono a livelli di capitalizzazione piuttosto eterogenei fra i comparti analizzati. I gruppi
maggiormente indebitati appartengono alla Carta e stampa (1,9), alla Componentistica automotive
(2,7) e al Sistema Moda (2,1); al contrario i relativamente più virtuosi sono attivi
nell’Elettromeccanica (0,8), nella Forgiatura (0,9) e nella Meccanica (1,0).
Figura 6: Rapporto di indebitamento
3,0
2,6
2,7
2,5
2,1
2,0
1,9 1,9
1,7
1,9
1,7
1,6
1,6
1,5
1,1
1,0
0,9
0,8
0,9 0,9
1,4 1,4
1,4 1,4
MEF
MNF
1,3 1,3
1,0
0,5
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
L’elevato livello di patrimonializzazione che caratterizza i gruppi del panel viene inoltre confermato
dal Leverage finanziario, indicatore che, a differenza del Rapporto di indebitamento, al numeratore
prende in considerazione i soli finanziamenti a onerosità esplicita. I valori medi di tale indice si
mantengono per il periodo 2012-2013 ampiamente sotto l’unità (0,7), andando a evidenziare che
l’ammontare dei debiti finanziari non supera il 70% dei mezzi propri. L’analisi settoriale si
caratterizza per un elevato grado di correlazione con quanto rilevato per il Rapporto di
indebitamento complessivo: i comparti Alimentare (0,9), Chimico, gomma e plastica (0,9),
Componentistica automotive (1,4) e Sistema Moda (1,1) appaiono i maggiormente dipendenti da
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19
terzi finanziatori; i gruppi dell’Elettromeccanica (0,4), della Forgiatura (0,5) e della Meccanica (0,4)
si confermano invece, per il biennio considerato, i più capitalizzati nel panel.
Figura 7: Leverage finanziario
1,5
1,4
1,3
1,2
0,9
1,1 1,1
0,9 0,9
0,9
0,9 0,9
0,9
0,8 0,8
0,8
0,7
0,7 0,7
0,6
0,5 0,5
0,4 0,4
0,5
0,4
0,3
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
L’onerosità del debito sostenuta dai gruppi del campione ha evidenziato nel 2013 un modesto
miglioramento, nonostante l’incremento (piuttosto limitato) del tasso euribor nel corso dei mesi
invernali. Il rapporto fra oneri finanziari e debiti finanziari è così sceso al 3,7%, dal 4,0% registrato
nel 2012. Dal punto di vista del costo del finanziamento, gli operatori presi in considerazione non
sembrano quindi essere più di tanto penalizzati dalla perdurante restrizione creditizia che affligge il
sistema produttivo nazionale.
Figura 8: Onerosità del debito (%)
7
6,3
6
5
5,5
4,8
4,5 4,4
4,4
4,3
4,1
4
3,7
3,9
3,9 3,9
3,7
3,1
3,8 3,9
4,0
SMO
Totale
3,7
3,3 3,3
2,8
3
2,4
2
1
0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
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20
La contrazione del costo del debito ha riguardato quasi tutti i settori coinvolti: la flessione più
consistente è stata rilevata fra gli operatori dell’Elettromeccanica (-0,8%), che tuttavia si
caratterizzano come i maggiormente penalizzati nel biennio considerato (6,3% nel 2012, 5,5% nel
2013). Per contro, i gruppi della Carta e stampa emergono come i più virtuosi (2,4% nel 2013). A
conferma di una tendenza già emersa negli anni passati, appare opportuno evidenziare che il
livello di capitalizzazione non è sufficiente a spiegare le differenze settoriali relative all’onerosità
debitoria: infatti, il comparto dell’Elettromeccanica, che risulta il meno esposto verso terzi
finanziatori, ha il più alto costo dei debiti finanziari; allo stesso tempo, la Carta e stampa, fra i più
indebitati a livello complessivo, come precedentemente evidenziato, paga interessi a tassi
estremamente più contenuti.
3.2 La redditività e la leva finanziaria
La flessione del volume d’affari generato dai gruppi del campione non ha avuto ripercussioni sulla
redditività operativa degli stessi; al contrario, gli operatori considerati hanno sperimentato un
incremento del valore del ROA, attestatosi nel 2013 al 3,8%, un valore di per sé certamente non
esaltante, ma in miglioramento rispetto al 3,2% registrato nell’anno precedente. Tale evoluzione è
stata possibile grazie a un sapiente contenimento dei costi operativi aziendali, in grado di
controbilanciare la sopraccitata riduzione dei ricavi.
Il made in Brescia, o almeno la sua componente più strutturata e internazionalizzata, ha quindi
saputo rispondere con un buon grado di vitalità alla perdurante debolezza del contesto
macroeconomico che ha contraddistinto il 2013, anno in cui, come precedentemente evidenziato, il
prodotto mondiale è stato protagonista di una nuova decelerazione, mentre l’area euro e l’Italia si
sono mantenute in recessione.
Figura 9: ROA (%)
8
7,6
6,9
6,7
6
6,5
5,6
5,3
5,1
3,9
4
6,6
4,1 3,9
4,0
3,8
3,5
3,1
2,4
3,2
2,3
2
0
-0,2
-0,8
-0,8
-2
-3,1
-4
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
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21
L’evoluzione del ROA è risultata particolarmente eterogenea fra i settori considerati: la crescita
dell’indicatore ha riguardato i comparti Alimentare, Carta e stampa, Meccanica, Metalli non ferrosi,
Metalli ferrosi e Sistema Moda. Tuttavia gli ultimi due evidenziano, nel biennio considerato, un
valore negativo del ROA, a certificazione delle problematiche che affliggono i comparti sopraccitati:
il primo ha scontato, fra l’altro, la debolezza che, ormai da qualche anno, affligge la filiera delle
costruzioni nel nostro Paese; il secondo paga le endemiche difficoltà strutturali che opprimono gli
operatori del settore.
In tale contesto, i settori che evidenziano i più elevati livelli di redditività operativa sono: Alimentare
(6,7% nel 2013), Elettromeccanica (6,5%) e Meccanica (7,6%); al di sotto del valore medio, invece
si collocano gli operatori del Chimico, gomma e plastica (2,4%), dei Metalli non ferrosi (3,5%), oltre
ai già menzionati Metalli ferrosi (-0,2%) e Sistema Moda (-0,8%).
Con riferimento alla dinamica espressa dal ROA a livello di singolo gruppo, si evince che il
miglioramento della redditività operativa non è stato uniforme fra gli operatori considerati, ma ha
interessato solamente cinquanta dei novanta gruppi del campione (55,6%); ciò implicherebbe,
coerentemente con le indicazioni provenienti da alcune analisi condotte dai più rilevanti istituti di
ricerca economica nazionali, che è in atto un processo di polarizzazione delle performance fra e
nei settori produttivi, che tende sempre più a distanziare coloro che “ce la fanno”, da quelli che non
riescono a uscire dalla grave crisi che in questi anni ha coinvolto il sistema produttivo nazionale.
Appare infine opportuno mettere in evidenza, limitatamente al 2013, la relazione esistente fra il
valore del ROA e una proxy del livello di internazionalizzazione proprio del gruppo considerato: su
un campione di sessantatre operatori, di cui abbiamo informazioni circa la ripartizione del volume
d’affari complessivo fra quanto generato in Italia e quanto all’estero, si è provveduto a calcolare il
cosiddetto indice di correlazione di Pearson fra le due variabili sopra indicate.
Figura 10: Correlazione fra valore del ROA e
incidenza dei ricavi all'estero (anno 2013)
25
20
15
ROA (%)
10
5
0
-5
-10
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Incidenza dei ricavi all'estero sul totale (%)
Centro Studi AIB
22
I risultati ottenuti esprimono un livello di correlazione scarsamente significativo (0,11 nel 2013): ciò
implica che, per quanto riguarda esclusivamente il campione in oggetto, un’elevata vocazione
internazionale non è di per sé associabile a più alti livelli di redditività operativa. Tale
considerazione merita tuttavia alcune puntualizzazioni: nella quota appannaggio dei ricavi
all’estero è compreso il fatturato indirizzato ai Paesi UE, a oggi da considerarsi come vero e
proprio mercato domestico. E’ possibile che, qualora si limitasse l’analisi ai soli Paesi extra
comunitari, si otterrebbero risultati diversi. Allo stesso tempo, è probabile che i gruppi del panel
abbiano, più o meno volutamente, sacrificato i propri margini operativi con l’obiettivo di penetrare
con maggiore intensità in nuovi mercati esteri, caratterizzati da una significativa distanza (non solo
geografica) e complessità.
Più in generale la redditività aziendale sembra dipendere da altre variabili, come l’appartenenza a
nicchie produttive particolarmente “protette” e remunerative, maggiormente in grado di giustificare
le differenze di performance economica.
Tornando ai dati aggregati, la crescita del ROA trae origine dai progressi che hanno interessato il
ROS, in grado di più che compensare la contrazione che ha riguardato l’altra componente, ovvero
il Turnover.
Per quanto riguarda il primo indicatore, proxy della redditività delle vendite, la maggiore capacità di
assorbimento dei costi operativi (esterni e strutturali) da parte dei ricavi complessivi, ha
determinato un incremento del valore del ROS, attestatosi nel 2013 al 4,2%, rispetto al 3,4% nel
2012. La forte relazione che lega tale indicatore al ROA, favorisce un evidente parallelismo nelle
dinamiche settoriali; anche in questo caso emergono, fra l’altro, i brillanti risultati dei comparti
Elettromeccanica (8,5%), e Meccanica (10,2%), nonché le significative difficoltà sperimentate dagli
operatori dei Metalli ferrosi (-0,2%) e del Sistema Moda (-1,4%).
Figura 11: ROS (%)
12
10,2
10
8,9
8
6
8,9
8,5
6,7 6,6
5,3
4,5
4
4,7 4,5
4,4
3,0
4,2
3,7
3,6
2,6
3,4
2,4
2
0
-0,2
-0,7
-2
-1,4
-4
-6
-5,6
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
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23
Con riferimento alla seconda componente del ROA, ovvero la Rotazione del capitale investito,
indicatore volto a misurare la velocità di disinvestimento delle risorse aziendali, essa ha
evidenziato una modesta contrazione, attestandosi nel 2013 su un valore pari a 0,9, inferiore a
quanto registrato nel 2012 (1,0). Questa dinamica, giustificata da un riduzione dei ricavi
complessivi (-2,8%), a fronte di un incremento degli impieghi (+1,8%) ha compromesso, anche se
solo in parte, i sopraccitati progressi registrati dal ROS.
L’analisi settoriale non evidenzia variazioni particolarmente significative nel corso del biennio
considerato; solo due comparti (Alimentare e Carta e stampa) riescono a ottenere dei
miglioramenti, anche se modesti, del Turnover; gli operatori dell’Elettromeccanica, della Forgiatura,
della Meccanica e del Sistema Moda si caratterizzano per una rotazione dell’attivo non proprio
adeguata: emblematico il caso riferito all’ultimo comparto citato, in cui, nel 2013, il valore delle
vendite si attesta sul 50% di quello delle attività.
Figura 12: Rotazione del capitale investito
1,4
1,2
1,3
1,2
1,2
1,1
1,2
1,1
1,1
1,0
1,0
1,0 1,0
1,0
0,9 0,9
0,9
0,8 0,8
0,8
0,7 0,7
0,6 0,6
0,6
0,6
0,5
0,4
0,2
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Il ROI, che a differenza del già commentato ROA, pone al denominatore il solo capitale investito
netto, costituito dai mezzi propri e dalle passività finanziarie, mostra una dinamica in crescita (dal
4,4% del 2012 al 5,2% del 2013), a conferma del moderato miglioramento riscontrato dalla
redditività operativa nel corso dell’ultimo esercizio. La stretta correlazione fra i due indicatori fa sì
che i comparti Alimentare (9,1%), Componentistica automotive (7,9%), Elettromeccanica (8,8%) e
Meccanica (10,4%) si caratterizzino per i più elevati valori di ROI; allo stesso tempo, i Metalli
ferrosi (-0,3%) e il Sistema Moda (-1,2%) persistono nell’evidenziare significative difficoltà nel
periodo considerato.
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24
A livello di singolo gruppo considerato, quarantanove operatori dei novanta censiti (54,4%)
evidenziano un aumento del valore del ROI, a conferma, come prima riscontrato per il ROA, di una
dinamica tutt’altro che omogenea all’interno del panel analizzato.
Figura 13: ROI (%)
12
10,4
10
8
9,6
9,1
8,6
7,4
6,4
6
7,9
5,8
5,1 5,1
4,9
4
9,1
8,8
5,2
4,5
3,3
4,4
3,0
2
0
-0,3
-1,1
-2
-1,2
-4
-4,4
-6
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
L’Effetto semplice di leva finanziaria, che esprime il differenziale fra il ROI (inteso come la
remunerazione massima che può essere offerta ai finanziatori di rischio e di credito) e il costo
medio dell’indebitamento finanziario, ha registrato un miglioramento, attestandosi nel 2013 all’1,6%,
dallo 0,4% del 2012.
Figura 14: Effetto semplice di leva finanziaria (%)
8
6,0
6
4
4,8
2,6
2
4,5
4,1
2,1
4,0
4,6
3,3 3,3
1,5
1,6
1,3
1,2 1,2
0,4
0
-0,3
-0,4
-2
-4
-3,4
-4,9
-6
-5,1
-8
-8,2
-10
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Centro Studi AIB
25
Tale evoluzione, giustificata dall’incremento del ROI e dal contestuale abbassamento dell’onerosità
finanziaria, ha quindi consentito di alleggerire, anche se solo parzialmente, il rischio che un nuovo
calo della redditività e/o un improvviso innalzamento del costo del debito possano facilmente
portare il differenziale ROI-ROD sotto lo zero, valore che deve essere inteso come la soglia
minima di accettabilità. Con riferimento alla ripartizione settoriale, la situazione si conferma
piuttosto variegata, con tre comparti che nel 2013 si caratterizzano per valori negativi dell’Effetto
semplice di leva finanziaria, ovvero: Chimico, gomma e plastica (-0,4%), Metalli ferrosi (-3,4%) e
Sistema Moda (-5,1%). Per gli ultimi due le difficoltà appaiono piuttosto evidenti, poiché,
nonostante il miglioramento dell’indicatore sperimentato nel 2013, il valore dell’Effetto semplice di
leva finanziaria si attesta su valori negativi per il biennio considerato. Dall’altra parte, i comparti
Alimentare e Meccanica emergono come i più virtuosi: il primo nel 2013 ha raggiunto il 4,8%,
(+2,2% sul 2012), il secondo addirittura il 6,0% (+1,4% sul 2012).
Il miglioramento aggregato del differenziale ROI-ROD non è tuttavia risultato particolarmente
diffuso a livello di singolo gruppo analizzato: dei novanta operatori inclusi nel panel, solo
quarantotto (ovvero il 53,3%) hanno riscontrato un miglioramento dell’indice; i rimanenti
quarantadue sono stati invece protagonisti di un peggioramento. Ciò confermerebbe, come già
evidenziato in precedenza, la marcata polarizzazione dei risultati economici di questo periodo.
Figura 15: Distribuzione dei gruppi del campione per valori dell'Effetto
semplice di leva finanziaria (composizione %)
100%
90%
25,6
30,0
80%
70%
60%
33,3
33,3
50%
40%
30%
26,7
20,0
14,4
16,7
20%
10%
0%
2012
Inferiore a -5%
2013
Fra -5% e 0%
Fra 0% e 5%
Oltre 5%
La tendenza alla divaricazione delle performance è confermata inoltre dalla distribuzione dei gruppi
del campione per i valori espressi nel biennio dall’Effetto semplice di leva finanziaria: appare infatti
piuttosto evidente che nel corso del biennio 2012-2013 vi sia stato un incremento delle classi
“estreme”, a scapito di quelle interne: nel dettaglio, la quota di gruppi che presenta valori del ROIROD inferiori al -5% nel 2013 è salita al 16,7% (14,4% nel 2012) e quella con ROI-ROD oltre il 5%
Centro Studi AIB
26
si è attestata al 30,0% (25,6% nel 2012). Nel contempo si è assottigliata la classe che accoglie gli
operatori con valori dell’Effetto semplice di leva finanziaria compreso fra -5% e 0% (dal 26,7% al
20,0%) e non ha subito variazioni quella raggruppante valori positivi non oltre il 5%.
Tornando ai dati aggregati, i progressi registrati nella redditività operativa e il conseguente
incremento dello spread fra il ROI e l’onerosità media dell’indebitamento, in unione con lo scarso
peso della gestione extracaratteristica e alla limitata dipendenza da finanziatori terzi (aspetto di per
sé positivo), hanno determinato un generalizzato incremento del ROE nel periodo considerato.
Nel dettaglio, l’indice che sintetizza la redditività netta, è passato dal 2,4% nel 2012 al 3,8% nel
2013, attestandosi, nonostante l’evidente miglioramento, ancora al di sotto del tasso di rendimento
ottenibile con investimenti alternativi considerati, a torto o a ragione, come risk free2.
Figura 16: ROE (%)
15
11,4
10
5
8,8
8,6
5,3
5,6
4,5
0,9
7,4 7,9
7,0
3,9
2,4 1,9
3,1
2,4 2,7
2,4
3,8
0
-1,5
-2,4
-5
-4,6
-10
-15
-20
-23,2
-25
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
La composizione settoriale conferma la forte eterogeneità precedentemente riscontrata; la crescita
del ROE ha riguardato tutti i comparti, a esclusione del Chimico, gomma e plastica, della
Componentistica automotive e della Forgiatura, ma in realtà è possibile cogliere dinamiche molto
frammentate. Solo cinque comparti dei dieci presi in considerazione presentano nel 2013 valori del
ROE superiori a quello complessivo, ovvero: Alimentare (8,6%), Carta e stampa (4,5%),
Componentistica automotive (5,6%), Elettromeccanica (11,4%) e Meccanica (7,9%); due settori
(Metalli ferrosi e Sistema Moda) presentano in entrambi gli anni di riferimento valori del ROE
negativi, nonostante i progressi riscontrati nel 2013. Entrambi i comparti citati pagano l’incapacità
della redditività operativa di coprire in modo adeguato il costo dell’indebitamento finanziario,
Nel 2013 i Buoni del Tesoro Decennali (BTP) hanno registrato un rendimento medio del 4,31%, in ribasso
rispetto al 5,51% del 2012.
2
Centro Studi AIB
27
aggravata, nel caso del Sistema Moda, da un Leverage finanziario oltre l’unità, che va ad
amplificare sul risultato aziendale finale, il sopraccitato rendimento negativo del ROI.
L’incremento del ROE registrato in aggregato è meno riscontrabile a livello individuale: la quota di
gruppi con una redditività netta inferiore a zero non ha subito variazioni significative (24,5% nel
2012 e 23,4% nel 2012); è invece diminuita l’incidenza della classe più virtuosa (quella con valori
del ROE oltre il 10%), passata al 16,7% dal 23,3% del 2012, a beneficio di quella immediatamente
precedente (60,0% nel 2013, 52,2% nel 2012).
Figura 17: Distribuzione dei gruppi del campione per valori del ROE
(composizione %)
100%
90%
16,7
23,3
80%
70%
60%
60,0
52,2
50%
40%
30%
20%
7,8
6,7
10%
16,7
16,7
0%
2012
2013
Inferiore a -5%
Fra -5% e 0%
Fra 0% e 10%
Oltre 10%
3.3 La liquidità
L’indice di liquidità, che misura la capacità dell’impresa di far fronte agli impegni di breve termine
attraverso l’utilizzo del capitale circolante (disponibilità liquide, crediti correnti e magazzino), si
attesta nel biennio su un valore di poco al di sotto dell’unità (0,9).
Figura 18: Indice di liquidità
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
1,0 1,0
0,9
0,9
0,8
0,8
1,0
0,9
0,8 0,8
0,8
0,7
0,9
0,9 0,9
0,8
0,7
0,7
0,6
0,6
0,3
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
Centro Studi AIB
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
28
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Ciò implicherebbe che, complessivamente, i gruppi del campione non sarebbero in grado, con le
risorse disponibili, di rispettare gli impegni di breve periodo senza intaccare il magazzino e, con
esso, la regolare operatività aziendale. Con riferimento alla segmentazione settoriale non si
segnalano differenze degne di nota, a eccezione del comparto dell’Elettromeccanica, il quale, per
entrambi gli anni, esprime il più alto livello di liquidità primaria (1,4 nel 2012 e 1,3 nel 2013). Sul
versante opposto, i gruppi del Sistema Moda si caratterizzano per il più basso valore di tale
rapporto (0,6 nel 2013).
L’indice di disponibilità che, al contrario del precedente, considera al numeratore anche le
rimanenze, in entrambi gli anni considerati rimane invariato su un valore pari a 1,5. Ciò suggerisce
che, almeno a livello aggregato, non emergerebbero criticità finanziarie, in quanto gli impieghi
correnti sarebbero più che sufficienti a coprire l’ammontare delle fonti a breve. Tutti i settori
evidenziano valori sopra l’unità, sebbene i gruppi operativi nei comparti Componentistica
automotive (1,1) e Sistema Moda (1,1), si caratterizzano per una potenziale criticità, giustificata da
livelli di liquidità complessiva non certo esaltanti.
Figura 19: Indice di disponibilità
2,1
2,0
1,9
1,8
1,8
1,5
1,7
1,5 1,5
1,4 1,4
1,4 1,4
1,4 1,4
1,4
1,3
1,2 1,2
1,2
1,2
1,1
1,3
1,2
1,1
1,1
0,9
0,6
0,3
0,0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Passando da un approccio statico a uno dinamico, l’analisi del ciclo commerciale e delle correlate
dinamiche inerenti la rotazione delle rimanenze, l’incasso dei crediti e il pagamento dei debiti,
permette di valutare la capacità dei gruppi di governare adeguatamente le scadenze poste dalla
gestione aziendale.
Centro Studi AIB
29
La prima componente del ciclo commerciale, la giacenza media delle merci in magazzino, ha
registrato un incremento, giustificato, fra l’altro, dal raffreddamento della domanda mondiale e dalla
recessione nel vecchio continente. Nel dettaglio, l’indicatore si è attestato nel 2013 su un valore
pari a 154 giorni, contro i 144 dell’esercizio precedente. La minore rotazione delle rimanenze ha
interessato in modo particolare il comparto del Sistema moda (+25 giorni), che risulta quindi come
il più penalizzato dalle difficoltà cicliche dell’anno scorso. Al di là di tale settore, incrementi più o
meno sostanziosi sono stati registrati nel Chimico, gomma e plastica (+9 giorni), nella
Componentistica automotive (+8 giorni ), nella Meccanica (+10 giorni), nei Metalli ferrosi (+7 giorni)
e nei Metalli non ferrosi (+9 giorni). I Giorni di scorta media risultano significativamente più elevati
del valore medio per gli operatori attivi nella Forgiatura (347 giorni), nella Meccanica (361) e nel
Sistema Moda (302); i gruppi della Carta e stampa si caratterizzano invece per la più veloce
rotazione del magazzino, con 53 giorni.
Figura 20: Giorni di scorta media
400
359
347
350
361
351
302
300
277
250
212211
200
150
148
133
154
144
133
124
91
100
100
94
102
80 87
57 53
50
0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
La durata media della dilazione concessa ai clienti ha subito un incremento assolutamente
modesto (2 giorni), portando a 90 giorni l’intervallo medio che intercorre fra il momento in cui il
ricavo è contabilizzato e quello dell’effettivo incasso. La rotazione dei crediti commerciali risulta
particolarmente lenta nella Carta e stampa (139 giorni) e nel Sistema Moda (130), mentre gli altri
comparti si caratterizzano per turnover dei crediti più veloci, su valori non troppo distanti da quello
complessivo.
Centro Studi AIB
30
Figura 21: Giorni di dilazione dei crediti
160
153
139
140
130
120
100
80
115
104
100
89
79
78
74
100
93 93
92
90
84
80 79
88 90
86
78
60
40
20
0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
La durata media della dilazione di pagamento concessa dai fornitori ha registrato un aumento tutto
sommato trascurabile: nel 2013, 106 sono i giorni che intercorrono fra il momento in cui il costo è
rilevato e quello in cui vi è il reale esborso monetario. Il settore della Forgiatura si caratterizza per
la rotazione dei debiti meno veloce (236 giorni nel 2013 e 188 nel 2012), ma valori
significativamente superiori alla media sono sperimentati anche dalla Carta e stampa (169 giorni),
dall’Elettromeccanica (164), dalla Meccanica (154) e dal Sistema Moda (182). All’opposto i
comparti Alimentare (75), Metalli ferrosi (84) e Metalli non ferrosi (80) evidenziano dei Giorni di
dilazione verso i fornitori significativamente al di sotto del valore medio.
Figura 22: Giorni di dilazione dei debiti
250
236
200
188
169
160
150
134
118
140
182
166
154
164
144
158
126
106
101
100
78 75
84
82 80
MEF
MNF
75
50
0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Centro Studi AIB
31
I movimenti sopra descritti hanno determinato un lieve peggioramento della Durata del ciclo
commerciale, attestatasi nel 2013 a 138 giorni, contro i 131 nel 2012. E’ quindi aumentato, anche
se di poco, il lasso di tempo in cui il fabbisogno finanziario aziendale deve essere coperto per fare
fronte alla temporanea mancanza di liquidità. Appare poi opportuno sottolineare come l’incremento
dell’indicatore in questione sia del tutto imputabile alla rotazione del magazzino, mentre la gestione
combinata dei debiti e crediti commerciali abbia, anche se con intensità limitata, contribuito alla
riduzione dello stesso. A livello settoriale, i gruppi che presentano le maggiori difficoltà
appartengono alla Forgiatura (190 giorni), alla Meccanica (299) e al Sistema Moda (249). La
potenziale tensione finanziaria è invece particolarmente bassa nella Carta e stampa (23 giorni), nel
Chimico, gomma e plastica (59) e nella Componentistica automotive (52).
Figura 23: Durata del ciclo commerciale
350
299
285
300
250
250
249
234
190
200
168
151
159
150
146
135
136
100
82
59
50
50
23
138
131
90
51 52
32
0
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
3.4 La produttività
Gli indici di produttività esprimono l’ammontare di output, dato un determinato livello di risorse
impiegate per conseguirlo. Per quanto riguarda quelli relativi al lavoro (gli unici qui discussi) sono
ottenuti ponendo a confronto un aggregato del Conto Economico e il numero di dipendenti.
L’obiettivo che l’analisi qui contenuta si pone è quindi di accertare il contributo che ciascun
lavoratore ha fornito nel raggiungere un determinato livello di marginalità.
La dinamica moderatamente negativa delle vendite registrata nel 2013 (-2,4%), unita alla crescita
degli organici dei gruppi analizzati (+2,5%), ha inevitabilmente comportato una riduzione dei
Ricavi pro capite (-4,7)%, attestatisi nel 2013 su un valore pari a 304 mila euro, rispetto ai 319 mila
del 2012. La flessione ha riguardato, con intensità diverse, quasi tutti i comparti, a esclusione
dell’Alimentare (+8,8%) e della Carta e stampa (+17,7%). Per contro, le flessioni più significative
Centro Studi AIB
32
sono state sperimentate dai gruppi attivi nella Componentistica automotive (-5,3%) e nei Metalli
ferrosi (-6,1%). Il settore dell’Alimentare si caratterizza per il più alto valore dell’indicatore in
questione (1.078 mila euro), seguito, a notevole distanza, dai Metalli ferrosi (772 mila euro). Gli
operatori del Sistema Moda evidenziano invece i più bassi livelli del fatturato per dipendente, con
75 mila euro nel 2013; tale peculiarità sarebbe giustificata da alcuni fattori, che verranno discussi
di seguito.
Figura 24: Ricavi pro capite (migliaia di euro)
1.200
1.078
1.000
991
822
772
800
600
400
319
271
252251
199197
200
187177
172164
319304
304297
214206
78 75
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Il Valore aggiunto pro capite registra invece un incremento, sebbene limitato (+2,9%), grazie
all’evoluzione particolarmente positiva che ha riguardato il numeratore del rapporto (+4,8%).
Figura 25: Valore aggiunto pro capite (migliaia di euro)
160
140
150
137
120
100
84 85
80
73
76
74 76
79 80
68 70
66 68
66 65
57 55
60
45 45
40
18
20
21
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Centro Studi AIB
33
In tale ambito, i guadagni più consistenti hanno riguardato l’Alimentare (+9,5%), e il Sistema Moda
(+16,7%), a fronte delle riduzioni che hanno colpito il Chimico, gomma e plastica (-3,5%) e
l’Elettromeccanica (-1,5%). La produttività del lavoro risulta particolarmente elevata nel settore
Alimentare (150 mila euro), mentre nella maggior parte degli altri comparti i valori non si
distanziano eccessivamente da quello medio. Dall’altra parte, il Valore aggiunto pro capite risulta
basso nei settori Chimico, gomma e plastica (55 mila euro), Componentistica automotive (45 mila
euro) e Sistema Moda (21 mila euro).
A livello complessivo, il Costo del lavoro pro capite non ha subito variazioni significative, a seguito
della crescita del costo per il personale (+3,0%) del tutto in linea con quella della forza lavoro
(+2,5%). Con riferimento alla dinamica settoriale, non si evidenziano particolarità degne di nota,
con l’eccezione dell’incremento registrato dai gruppi della Carta e stampa (+8,9%), del Chimico,
gomma e plastica (+5,3%) e del Sistema Moda (+6,3%). Il Costo del lavoro pro capite è
segnatamente superiore alla media nell’Alimentare (61 mila euro) e nei metalli ferrosi (54 mila
euro); è invece estremamente basso nel Sistema Moda (17 mila euro), a causa di una serie di
motivazioni, fra le quali:
•
il progressivo spostamento del baricentro produttivo dei gruppi del comparto in Paesi esteri
caratterizzati da un più basso costo della manodopera;
•
l’intenso utilizzo di ammortizzatori sociali, come la Cassa Integrazione Guadagni, la quale,
di fatto riduce il costo del lavoro a carico delle imprese;
•
la struttura occupazionale del settore, in cui storicamente prevale la componente femminile,
caratterizzata da un’alta presenza di part-time, forma di flessibilità organizzativa che
permette di conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari.
Figura 26: Costo del lavoro pro capite (migliaia di euro)
70
60
60 61
53 54
49
50
46 47
45
42 41
40
35
44 44
44 44
42 42
37
28 27
30
20
16 17
10
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
Centro Studi AIB
34
La flessione del volume d’affari complessivo e il contestuale incremento degli oneri relativi al
personale hanno determinato l’aumento dell’incidenza del costo del lavoro sul totale dei ricavi:
l’indicatore Rendimento dipendenti nel 2013 è infatti diminuito, attestandosi su un valore pari a 7,2
(da 7,6 nel 2012). A livello settoriale, i gruppi appartenenti all’Alimentare e ai Metalli ferrosi
confermano i propri modelli di produzione scarsamente labour intensive, mentre i rimanenti
evidenziano un’incidenza del costo del lavoro sulle vendite superiore alla media.
Figura 27: Rendimento dipendenti
20
18
17,8
16,5
15,5
16
14,3
14
12
10
8
6,0
6
6,5
5,7
5,5 5,4
5,3
4,1 4,0
4
7,6
6,9 6,8
6,7 6,5
4,9 4,7
7,2
4,7 4,4
2
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
3.5 La distribuzione del Valore aggiunto
Il Valore aggiunto, che esprime la capacità dell’impresa di creare ricchezza, è pari alla differenza
fra i ricavi operativi e i costi sostenuti per l’acquisizione di risorse esterne. In equilibro l’azienda
deve essere in grado di remunerare adeguatamente i fattori produttivi e i differenti stakeholder. In
altri termini il Valore aggiunto deve essere sufficiente a: retribuire coloro che prestano lavoro
nell’azienda, recuperare gli investimenti effettuati negli asset, remunerare il capitale di terzi, fare
fronte a eventi straordinari, soddisfare l’amministrazione finanziaria, remunerare il capitale proprio,
nonché garantire l’autofinanziamento.
Il rallentamento della congiuntura internazionale nel corso del 2013 e la conseguente contrazione
dei volumi di vendita sperimentata dai gruppi bresciani, contrariamente alle esperienze del recente
passato, non hanno favorito l’incremento delle componenti maggiormente “rigide” del Valore
aggiunto, le quali, invece, hanno registrato una modesta riduzione; ne hanno così beneficiato le
voci residue, come le imposte e l’utile d’esercizio, che hanno visto incrementarsi il proprio peso
sulla ricchezza complessiva prodotta.
Centro Studi AIB
35
Più nel dettaglio, la quota destinata a retribuire il personale dipendente si conferma come la più
consistente: nel 2013 la sua incidenza sul Valore aggiunto si è attestata al 61,0%, in sostanziale
stabilità con quanto registrato nell’esercizio precedente (62,1%). La dinamica tutto sommato piatta
dell’indicatore in questione si spiegherebbe con una crescita dei costi per il personale (+3,0%) di
intensità poco minore di quanto sperimentato dal Valore aggiunto (+4,8%).
Figura 28: Incidenza del costo del lavoro sul Valore aggiunto (%)
100
90,3
90
79,3
80
70
64,1
62,2
60
50
40
66,767,4
66,9
61,0
62,561,3
63,062,8
54,855,2
67,0
63,9
62,161,0
59,257,7
44,1
40,5
30
20
10
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
I gruppi del Sistema Moda si confermano come i leader nell’assorbimento di Valore aggiunto da
parte della componente lavoro (79,3% nel 2013), nonostante il ridimensionamento rispetto
all’esercizio precedente (90,3% nel 2012). Per contro, gli operatori attivi nell’Alimentare si
caratterizzano per la minore incidenza di tale voce di costo (40,5%). Al di là degli estremi citati, gli
altri comparti presentano dei valori che non si discostano troppo da quello medio.
La quota attribuita agli ammortamenti e agli accantonamenti registra una lieve flessione,
raggiungendo nel 2013 il 20,9%, rispetto al 22,6% sperimentato nel 2012.
La tendenza moderatamente ribassista ha riguardato quasi tutti i comparti produttivi, a eccezione
della Componentistica automotive, dell’Elettromeccanica e della Forgiatura, che hanno evidenziato
aumenti, sebbene non significativi. Il settore dei Metalli ferrosi emerge come il più capital intensive,
data l’elevata incidenza degli ammortamenti sul totale della ricchezza generata (34,1%).
Centro Studi AIB
36
Figura 29: Incidenza degli ammortamenti sul Valore aggiunto (%)
40
36,9
34,1
35
30
26,8
25
23,3
22,0
28,3
27,3
26,1
24,4
21,6
28,3
16,7
15,1
15
22,6
20,9
21,3
20,120,6
20
24,8
24,1
15,7
14,5
10
5
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
L’incidenza degli oneri finanziari sul Valore aggiunto non ha subito variazioni degne di nota (4,4%
nel 2013, 4,3% nel 2012), in coerenza con il fatto che l’indebitamento finanziario a sostegno delle
vendite è rimasto pressoché invariato nel corso del biennio considerato. I gruppi dell’Alimentare
(8,0%), dei Metalli ferrosi (6,7%) e del Sistema Moda (7,4%) si caratterizzano per l’elevata
incidenza di tali costi, mentre gli operatori della Carta e stampa (1,8%), dell’Elettromeccanica
(3,2%) e della Meccanica (3,5%) si posizionano significativamente al di sotto del livello medio.
Figura 30: Incidenza degli oneri finanziari sul Valore aggiunto (%)
10
9,6
9
8
8,0
7,4
7
6,7 6,7
6,0
6
5,2
5
4,7
4,5
4,4
4,1
4
4,2
3,3
3,2
2,8
3
4,3 4,4
4,0 4,0
3,5
2,8
1,8
2
1
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
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La quota di Valore aggiunto destinata a soddisfare l’amministrazione finanziaria ha evidenziato un
incremento, anche se di modesta entità, attestandosi nel 2013 al 6,6%, rispetto al 5,9% del 2012. Il
carico fiscale non appare equamente distribuito fra i settori analizzati, ma risulta particolarmente
elevato nell’Alimentare (11,4%), nell’Elettromeccanica (8,6%) e nella Meccanica (9,5%). È invece
prossimo allo zero nel comparto siderurgico, a seguito delle considerevoli perdite d’esercizio
riscontrate nel biennio.
Figura 31: Incidenza delle imposte sul Valore aggiunto (%)
12
10
11,4
9,9
9,5
8,6
8,3
8
7,1
6,1
6
8,4
7,4
6,6
6,0
5,9
5,9
5,7
5,2 5,0
4,8
4,1
4
1,7
2
0,4 0,2
-0,9
-2
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
La positiva dinamica del reddito netto complessivo registrata nel 2013 (+61,9% sul 2012) ha
favorito l’incremento dell’incidenza dell’utile d’esercizio sul Valore aggiunto.
Figura 32: Incidenza dell'utile di esercizio sul Valore aggiunto (%)
20
15
18,2
13,2
14,8
13,3
11,7
10
8,7
6,9
6,4
5
5,9
8,4
7,3
7,0
5,2
5,0
3,0
0,2
0,0
-
-0,1
-5
-10
-8,4
-10,7
-15
-13,2
-20
-25
-23,7
ALI
CAS
CGP
COA
EME
2012
FOR
MEC
MEF
MNF
SMO
Totale
2013
ALI = Alimentare; CAS = Carta e stampa; CGP = Chimico, gomma e plastica; COA = Componentistica automotive; EME
= Elettromeccanica; FOR = Forgiatura; MEC = Meccanica; MEF = Metalli ferrosi; MNF = Metalli non ferrosi; SMO =
Sistema Moda
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La quota destinata ai portatori di capitale di rischio e all’autofinanziamento di eventuali futuri piani
di investimento, è salita al 7,0%, dal 5,2% del 2012. Il miglioramento non ha riguardato tutti i
comparti, a ulteriore conferma di una frammentazione dei risultati aziendali. I gruppi che
presentano i valori più elevati appartengono all’Alimentare (18,2%) e alla Meccanica (14,8%); i
settori Metalli ferrosi e Sistema Moda si caratterizzano invece, per entrambi gli anni considerati,
per un’incidenza negativa dell’utile sul Valore aggiunto, giustificata dalle significative difficoltà
incontrate a livello reddituale.
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