Intervento di Anna Donati Amministrazione comunale di

Intervento di Anna Donati
Amministrazione comunale di Napoli
In Campania e a Napoli il trasporto pubblico sta vivendo una crisi drammatica dovuta, e qui sono
d'accordo con quanto sostiene Marco Piuri, non solo ai tagli che hanno rappresentato il colpo di
grazia ma ad una sommatoria di problemi, come la frammentazione dell'azienda, l'abusivismo nel
biglietto, la mancanza di investimenti su autobus e treni. La somma di tutti questi problemi, non
ultima le difficoltà finanziarie di Comune, Provincia e Regione nel pagare regolarmente le aziende
che, a loro volta si sono indebitate per rispettare i servizi da fare, i contratti di servizio, ha portato,
ma oggi abbiamo una prospettiva decisamente migliore, ad una forte sofferenza che naturalmente
vivono tutti i giorni gli utenti con gravi disservizi. Negare questa forte sofferenza vorrebbe dire non
rendersi conto di come si spostano i cittadini che sono molto arrabbiati con i comuni, con le aziende,
con Trenitalia, con la Circumvesuviana, con chiunque fornisce un servizio, almeno in Campania. A
Napoli nel trasporto pubblico locale avevamo due aziende di trasporto separate, gomma e ferro, una
più grande ed una più piccola ed un’azienda di gestione della sosta e dei parcheggi che costituiva la
terza azienda. L'obiettivo del Comune di Napoli è stato quello di mettere insieme, utilizzare le
risorse umane in modo più flessibile, cercare di efficientare i costi, chiudere dei depositi, cercare di
reinvestire. In Campania la fusione è già fatta ed abbiamo a Napoli già un’unica società dei trasporti
ed a breve verrà conferito il ramo sosta e parcheggi. È un'azienda corposa di 3.800 addetti, un
valore della produzione 250 milioni, 350 mila passeggeri al giorno e 25 milioni di chilometri
effettuati da questa nuova realtà. Ci siamo mossi con l’obiettivo di accorpare, integrare, efficientare
perché per fare più servizi le risorse pubbliche sono scarse e ne servono di più ma i servizi che
facciamo adesso dobbiamo farli costare di meno, altrimenti per ogni servizio in più che vogliamo
dare ai cittadini aumenta il debito e non ce la possiamo fare. Non ce la fa il Comune, non ce la fa la
Regione, naturalmente, non ce la fa lo Stato, il Governo perché siamo tutti pezzi dello stesso
problema e della stessa crisi.
Il Comune Napoli crede moltissimo nel trasporto pubblico e mette risorse, non adeguate ma tutte
quelle che può e che nel 2013 assommano a 62 milioni l’anno e sono di più a quanto mette la
Regione che ripartisce il fondo del trasporto pubblico nazionale e che mette circa 54 milioni. Questo
a dimostrazione di uno sforzo che sulla mobilità non è soltanto organizzativo, soprattutto per un
Comune in pre-dissesto, ed a conferma di questo i soldi disponibili possono diventare
complessivamente 116 milioni di contributo per poter offrire un servizio decisamente migliore. In
questa situazione ne risente anche il lavoro con gli autisti che viaggiano con pullman assaltati,
inefficienti o costantemente in manutenzione e sono i primi a pagare una crisi del trasporto pubblico
che vede gli utenti molto arrabbiati.
La fusione ha l’obiettivo di risparmiare risorse per dare migliori servizi. Inoltre, ci tengo a
ricordarlo, Napoli ha in costruzione una rete metropolitana straordinaria che entro fine anno arriverà
alla stazione Garibaldi, completando un anello importante. Il 2 dicembre sarà inaugurata la fermata
della stazione Garibaldi ed il ministro Lupi inaugurerà anche i cantieri per la nuova tratta per
Capodichino che rientra, oltre all’apertura di nuovi servizi, in un ragionamento di area
metropolitana e di anello ferroviario che deve, pur in tempi difficili, essere completato.
In merito ai costi standard, è un tema che va affrontato sicuramente con una certa freddezza in
quanto sono numeri, ma anche per gli effetti che questo tema produce, sia sociali che sulle aziende.
Semplificando, se i costi standard si applicano da domani, il trasporto pubblico da Firenze in giù,
includendo anche Roma, chiude, le aziende collassano e non ce la fa nessuno. A Napoli,
considerando solo la città, non abbiamo paura di confrontarci sul tema dei costi standard. In
Campania la Regione, come immagino anche le altre regioni, ha riprogrammato, come andava fatto
entro il 31 ottobre, i servizi. In merito ai numeri del riconoscimento dei costi nel caso del ferro, la
Regione riconosce a Metropolitana di Napoli un costo 4,5 euro vettura/chilometro. A Trenitalia
viene riconosciuto un costo medio di 14 euro treno/chilometro, come previsto dal cosiddetto
catalogo. A Circumvesuviana il costo riconosciuto alla Regione è 24 euro treno/chilometro, con due
attenuanti visto che questi costi inglobano anche la manutenzione, come per Metronapoli, e che è
una ferrovia a scartamento ridotto, più complicata da gestire rispetto a quella standard. Quindi a
Napoli non abbiamo da nasconderci per non affrontare il tema dei costi standard ma credo che siano
diversi i costi delle aree metropolitane con i costi delle aree a domanda debole e quindi ci devono
essere dei costi che vengono riconosciuti con una flessibilità e dei parametri, altrimenti,
estremizzando, rischiamo di fare un unico treno Milano-Napoli e chiudiamo tutto il resto.
Dobbiamo assolutamente tenere conto di questo e darci delle sfide progressive e premiare, in parte
le normative lo fanno già rispetto alla ripartizione del fondo nel prossimo triennio, chi raggiunge
degli obiettivi per efficientare i costi senza distruggere tutto. Non credo che l’Italia, non il
Mezzogiorno, si possa permettere che da Firenze in giù il trasporto pubblico collassi e le aziende
entrino più o meno tutte in fallimento perché significherebbe non solo la caduta del lavoro e del
servizio ma anche la distruzione della coesione sociale. A Napoli non ci siamo fermati all’idea della
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riorganizzazione dei servizi perché aprire nuove stazioni della metropolitana implica riorganizzare
la gomma, non sovrapporre i servizi e qui non è facile il dialogo con gli utenti che sono un altro
elemento importante con il quale costantemente ci ritroviamo a confrontarci. Abbiamo fatto una
proposta per andare anche oltre tutto questo perché la Regione ha approvato una legge che
individua il bacino unico regionale che non ha visto d'accordo comuni e province. Sul fronte della
programmazione è doveroso che sia la Regione a pianificare con gli enti locali i servizi ma in
questo caso si tratta anche della gestione. La norma in questione stabilisce che tutta la competenza
in materia di programmazione e di gestione passi in mano alla Regione. Se le cose stanno così
quando la Regione stabilisce di investire 1 euro, non risorse proprie come quelle che mette il
Comune, ma che gli derivano dal Fondo nazionale, il rischio che si corre è quello che la Regione
decida quali sono i servizi che servono per Napoli e decida se fare o no dei sub-bacini di livello
provinciale oppure dei sub-bacini. Questa norma è stata approvata a maggio ma ancora non è
entrata nel vivo delle discussione. Noi, tenendo conto anche di questa norma, abbiamo avanzato una
proposta di intesa con tutte le aziende del bacino metropolitano. A Napoli abbiamo la Ctp
(Compagnia di Trasporti Pubblici) è di proprietà della provincia che è l'interlocutore. Abbiamo
inoltre Eav (Ente Autonomo Volturno) che è stata una grande società, ora sull'orlo del fallimento ed
Eavbus che è fallita ed il resto della società attualmente ha un commissario ed è soggetta a un piano
di investimenti importante che in prospettiva può farla rinascere come un centro di eccellenza quale
è sempre stata. Complessivamente sono aziende che trasportano mezzo milione di persone al giorno
e che sono fondamentali per il bacino dell'area metropolitana di Napoli. Insieme alla Provincia, alle
aziende della Regione, ad Eav abbiamo chiesto alla Regione di fare un unico bacino di servizi di
tipo metropolitano, per non limitarsi solo a Napoli, in quanto ci sono delle integrazioni fortissime,
Eav sta dentro alla città e noi come Comune usciamo anche in certi comuni dell’area metropolitana
e facciamo un’unica gara, non fondiamo le aziende. Ognuno deve fare il proprio mestiere, Eav deve
fare ancora operativamente la fusione delle proprie. Come Comune noi entriamo adesso nel vivo
della fusione pur approvata dal consiglio comunale con tutti gli atti operativi ma fare una fusione è
un processo di armonizzazione contrattuale, di chiusura di depositi, di riorganizzazione di rete, di
valorizzazione delle risorse. È un operazione molto più complicata di quello che c’è scritto sulla
carta. Per noi come Comune la fusione rappresenta una risposta di rete che possa attirare un grande
operatore. L’idea, il consiglio comunale di Napoli ha votato che la proprietà della società deve
restare a prevalente capitale pubblico, è quella di mettere a gara il 100% del servizio e il 49% della
società in modo cumulato al fine di proporre una gara con delle efficienze e dei risparmi. Non
sappiamo se questa proposta verrà accolta dalla Regione e naturalmente noi ci auguriamo di si.
L'obiettivo è quello di massimizzare le risorse, il lavoro, l'integrazione di rete con i servizi e cercare
soprattutto di avere un operatore che voglia investire in materiale rotabile e autobus.
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A Napoli ed è uno dei nostri più gravi problemi che stiamo ancora vivendo, l'età media degli
autobus è 14,5 anni con la conseguenza che costa più fare la manutenzione che comprare un
autobus nuovo. Allora sul materiale rotabile in vista dell’allungamento della rete metropolitana la
Regione nell’ambito di un fondo europeo dovrebbe darci le risorse per i treni. Il materiale rotabile
rappresenta un grosso problema perché la metropolitana cresce, crescono gli utenti, ormai siamo a
120 mila passeggeri al giorno, ma non sono stati programmati i treni. Per i treni è necessario fare
una gara e ci vogliono tre anni e noi come Comune siamo pronti per la gara in quanto la Regione ci
ha assicurato questo fondo attraverso fondi europei. Per investire sugli autobus dobbiamo far venire
fuori delle economie dal piano di fusione. Oggi registriamo un piccolo segnale dal disegno di legge
di stabilità che fa un piccolissimo sforzo ma rischia di restare solo un segnale perché noi abbiamo
35 mila autobus in Italia, l'età media è 12 anni, con queste risorse messe in finanziaria credo che noi
riusciamo a mettere in strada un 1% di nuovi autobus. Ne servirebbero invece costantemente il 10%
l'anno perché altrimenti il parco invecchia. Naturalmente non è responsabilità del Comune, del
Governo, della Regione però tutti quanti dobbiamo trovare una soluzione altrimenti promettiamo
servizi e non li facciamo.
Ragionando più in generale in Italia abbiamo speso 50 miliardi per fare l'alta velocità TorinoMilano-Napoli, non solo per soddisfare una domanda di mobilità veloce tra capoluoghi, che
sicuramente sta funzionando ma che interessa circa 100 mila passeggeri al giorno. Liberando dai
traffici di transito le linee locali Bologna-Milano, col passante ferroviario a Napoli, le linee storiche
costiere o interne, l’idea era quella di garantire un miglior servizio per i pendolari. Lo stesso
problema c’e’ rispetto alle reti. Nel nostro Paese si stanno costruendo, anche se ancora poche reti
tranviarie e metropolitane ma non c’è dubbio che nel momento in cui entrano in servizio o ci sono
delle nuove opportunità di dare dei servizi, si tagliano i contratti di servizio alla contribuzione. Se
da un lato, come viene detto anche oggi, dobbiamo rendere più efficiente l’attuale spesa, per servire
gli attuali chilometri molto meglio di adesso, in modo analogo dall’altro lato bisogna incrementare i
servizi ma per questo servono risorse aggiuntive di trasporto pubblico. Aver investito 50 miliardi
nell’alta velocità, che tutti noi utilizziamo, perché 100 mila persone si spostino velocemente, mentre
3 milioni di passeggeri, penso ai passeggeri di Trenitalia, che sono due e mezzo, stanno peggio di
prima perché poi i tagli hanno gravato anche su Trenitalia, credo che in termini di equità e coesione
sociale, significa creare per i pendolari non un’Italia di serie A o di serie B ma di serie C.
Credo che il Governo e anche le ferrovie di queste cose stiano ragionando ma è necessario trovare
le risposte perché altrimenti il pesante debito pubblico che abbiamo prodotto paradossalmente per
costruire le grandi reti, adesso si scarica tutto nel tagli dei servizi e di coloro che le reti alta velocità
non le utilizzano.
Tornando al mio compito originale di amministratrice comunale e non di ideatrice di politica dei
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trasporti, ruolo che compete a qualcun altro ci tengo a ricordare che la città di Napoli è in grande
difficoltà e sta piano uscendo dal tunnel, anche ricominciando a pagare i propri debiti verso le
aziende. Quando sono arrivata al Comune mi hanno fatto vedere tutti i numeri e mi hanno spiegato
che l'azienda aveva dei debiti mostruosi poi ho capito che erano il Comune e la Regione che
avevano dei debiti mostruosi e che invece l'azienda aveva dei gravi crediti e che questo l'aveva
messa in ulteriore sofferenza. Le opportunità e la domanda ci sono, serve una politica dei trasporti
che metta al centro le città e questo io chiedo al Governo. Noi vogliamo fare la nostra parte per
ridurre i costi ed efficientare, dialogando con il sindacato. Non voglio vedere tutte rose e fiori
perché i processi sono complessi però serve una politica per le città e per il trasporto dei pendolari
altrimenti non ce la possiamo fare.
(Trascrizione a cura di Rigas Raftopoulos da registrazione audio. Redazione e pubblicazione a cura della Filt Cgil)
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