radar IL SECOLO XIX LUNEDÌ 23 GIUGNO 2014 7 RAPPORTO DI LEGAMBIENTE: IL 2O PER CENTO DEL LITORALE È ORMAI CONSIDERATO «IRRECUPERABILE» FRANCESCO MARGIOCCO COSTRUIRE, COSTRUIRE, e ancora costruire. Nemmeno l’esplosione della bolla immobiliare, alle origini della crisi economica tuttora in corso, ha potuto scalfire l’incrollabilefedeitaliananelmattone. E tra i divoratori di suolo la Liguria occupa un posto di rilievo, in vetta alla classifica del Nord con Lombardia e Veneto. Su un totale di 345 chilometri di costa, da Marinella di Sarzana a Ventimiglia, nei ventitrè anni dal 1988 al 2011, altri quattro chilometri sono stati «trasformati irreversibilmente» per non dire «cancellati». Lo scrive Legambiente nel suo ultimo rapporto sul “Consumo delle aree costiere italiane”: soprattutto a Ponente, da Genova alla Francia, rischiano di scomparire pochi tratti rimasti ancora liberi. Uno scempio che nessuna legge, finora, è riuscita a frenare. Anche perché la legge in questione, la cosiddetta Galasso, che risale ai tempi del governo Craxi, è debole: fissa un vincoloditrecentometridallalinea di costa, ma non di inedificabilità RISCHI GEOLOGICI Liguria: in 23 anni divorati quattro chilometri di costa Il Ponente è l’area dal futuro più a rischio La costa ligure Il degrado del paesaggio regionale, secondo l’ultimo rapporto di Legambiente PARCO DEL BEIGUA SAVONA Le percentuali di consumo consumo di costa precedente al 1988 consumo di costa avvenuto tra il 1988 e il 2011 SESTRI LEVANTE 2% LEVANTO 98% LA SPEZIA MARINELLA DI SARZANA IMPERIA 345km SANREMO «L’espansione dei centri abitati può creare problemi climatici e ambientali» assoluta. In sostanza, le Regioni hanno ampio margine di manovra. E così in Liguria dal 1988 al 2011 il cemento s’è mangiato altri 4mila metri, che si aggiungono a un totale di 69 chilometri, pari al 20 per cento della costa, ormai irrecuperabili. E la Liguria continua a fabbricare, anche sui terreni più impervi e franosi. L’impressione, a leggere il rapporto di Legambiente, è che si fermi soltanto dove la morfologia troppo ripida non le permette di cementificare. «Il maggiore rischio per la costa ligure - scrivono gli autori del documento - è che col tempo l’espansione dei centri possa cancellare aree agricole, boschi, macchia mediterranea, importantissimiancheperilruoloambientale e climatico che svolgono, come connessioni per le correnti d’aria tra mare e aree interne». Il territorio ligure è tra i più franosi d’Europa e la regione, ammonisce Legambiente, non sta facendo nulla per salvaguardarlo. Al contrario lo sfrutta oltre ogni limite, fedele alla sua tradizione: non per nulla il termine che indica questo tipo di maltrattamento è “rapallizzazione”. Esenti dal fenomeno sono soltanto il Parco nazionale delle Cinque Terre, il Parco naturale regionale di Portovenere, quello di Portofino con l’omonima area marina protetta, l’area naturale protetta delle Mura e la riserva naturale regionale di rio Torsero, tutte zone poste sotto tutela. Ma si tratta appena di una piccola porzione della costa. L’attenzioneèrivoltaversoitratti di costa ancora integri e da preservare. Sono centoventisei chilometri, di cui dodici ad uso agricolo e centododici naturali. Per salvarli Legambiente chiede alla Regione Liguria di fissare un vincolo di inedificabilità di almeno un chilometro dal mare, «attraverso la modifica del piano territoriale di coordinamento paesistico, ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e della convenzione europeadelpaesaggio,conunanorma che intervenga anche nei confronti dei piani regolatori vigenti per stralciarne le previsioni edificatorie». Un vincolo che «dovrebbe va- GENOVA PRIMO POSTO Il poco invidiabile primato tra le regioni del nord insieme a Veneto e Lombardia totali di costa da Ventimiglia a Marina di Sarzana I paesaggi presenti 59,2 km 71,1 km 20% cento nel nostro Paese. «Troppo a lungo sia le Regioni che il ministero deiBeniculturalihannosostanzialmente chiuso un occhio di fronte a quanto stava accadendo. Oggi - dice Zanchini - è urgente cambiare». «La prospettiva che dobbiamo scongiurare è che altri paesaggi costieri, anno dopo anno, vengano cancellati», ha dichiarato all’Ansa Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria. «Ci appelliamo per questo anche ai Comuni, affinchéevitinoulteriorivariazioniai piani urbanistici, e a tutta la Regione, perché, agendo in modo coordinato e sinergico, rafforzi e metta in campo un piano di tutela della costa» PARI A 69KM CONSIDERATI IRRECUPERABILI 69% 90 km paesaggi industriali-portuali 12,4 km paesaggi urbani densi PARI A 220KM TRASFORMATI DA USI URBANI paesaggi urbani meno densi 112 km leredovunquenuoveoperenonsiano necessarie per motivi indifferibili a tutela della sicurezza pubblica oppure per opere di eccezionale interesse». «I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell’identità italiana oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica», ha dichiarato all’agenzia Ansa il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini. «I cambiamenti avvenuti in Liguria, come in altre regioni italiane, negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti e in larga partepococonosciuti».IntuttaItalia, siamo passati da un consumo di suolo di 8mila chilometri quadrati nel 1956 a oltre 20.500 chilometri quadrati nel 2010. Il che, come ha spiegato l’ex rettore della Normale di Pisa, Salvatore Settis, equivale a dire che «nel 1956 ogni italiano aveva perso 170 metri quadrati, nel 2010 la cifra è salita a 340 metri quadrati pro capite». Cifre che trascinano l’Italia fuori dall’Europa, dove il consumo medio di suolo è del 2,8 per cento a fronte del 6,9 per paesaggi agricoli parchi naturali [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA «IL FRONTE MARE LIGURE È UNA FILA ININTERROTTA DI CONDOMINI E ALBERGHI CON A MALAPENA LO SPAZIO PER CAMMINARE» MERCALLI: «PERSA LA SACRALITÀ DEL SUOLO» «Non si ha più la consapevolezza che la terra è un bene limitato: difenderla significa tutelare anche l’economia» L’INTERVISTA AI LIGURI, e agli italiani in generale, che troppo stanno martoriando la loro terra, Luca Mercalli ha una lettura da suggerire: “La speculazione edilizia”. È il racconto pubblicato da Calvino nel ’57 di un intellettualechecontrolesueinclinazioni,sconfitto, come scrisse Calvino stesso, da “un’epoca di bassa marea morale, si costringe e fare l’affarista”. «In quel racconto - dice Mercalli - c’è un’idea della sacralità del suolo, della sua dimensione spirituale che abbiamo perduto. E che dobbiamo recuperare». Da buon torinese Mercalli è un frequentatore estivo della Liguria, delle spiagge del Savoneseinparticolare.Datempoperòilmeteorologo e saggista, noto a tutti per la sua partecipazione al programma tv “Che tempo che fa”, evita quelle spiagge. «Della Liguria amo l’entroterra. La costa mi mette in uno stato di angoscia. La vedo come una fila ininterrotta di condomini e alberghi con a malapena lo spazio per camminare. Era già malconcia quando i miei genitori mi ci por- STOP ALLE COSTRUZIONI CAMBIAMO MENTALITÀ Costruire è stato giusto e inevitabile nel dopoguerra ma ora basta LUCA MERCALLI Meteorologo tavano da bambino, negli anni Settanta». Non è migliorata. «È un problema anche culturale. Qui, in LiguriaeinItalia,c’è undiffusosentimento di rapacità molto difficile da combattere. Manca la consapevolezza che la terra è un bene limitato, manca persino in Liguria dovedifenderelaterrasignificadifenderel’attività economica principale della regione, il turismo. Non parlo degli speculatori, ma di tutti. Chi acquista un pezzo di terra vuole subito costruirvi sopra qualcosa. Nemmeno la crisi immobiliare ci ha tolto questo tarlo, l’investimento nel mattone continua ad attrarre i nostri risparmi». È per questo che continuiamo a costruire, nonostante il calo demografico? «È per questo e per una serie di pessime leggi. Come quella voluta da Tremonti (nel 2001, detassava gli utili delle aziende reinvestitiin“benistrumentali”,ossiaincapannoni, ndr.) che ha promosso insediamenti produttivi senza criterio. Abbiamo costruito capannoni non perché servivano, ma perché conveniva». Dobbiamoinsommadarelaprioritàal recupero degli edifici? «La riqualificazione edilizia ha spazi enormi da conquistare, anche sul piano energetico.Lenostrecasesonodeicolabrodi di energia ed è lì che il settore dell’edilizia deve concentrarsi: nella riconversione, nel risparmio, nell’efficienza energetica. In questo caso, per fortuna, abbiamo anche una buona legge, con degli incentivi». C’è però un’idea diffusa secondo cui l’edilizia è uno dei motori dell’economia, e non va fermata. «Forse lo è stato, ma si è chiusa un’epoca. Non c’è più spazio, non possiamo spolpare il nostro suolo fino all’osso. Siamo in sette miliardi, il pianeta è sotto pressione. Dobbiamo cambiare mentalità e mettere l’economia al servizio del nostro benessere. Costruire è stato giusto, inevitabile, nel dopoguerra, anche se avremmo potuto farlo meglio. Ora basta». Basta? «Basta. Salvo ristrutturazioni e densificazioni (costruire dove si è già costruito, riempiendo vuoti di aree urbanizzate, ndr.) non dobbiamo costruire più. E la Liguria, doveladilaganteoccupazionedelterritorio provoca tragedie al primo nubifragio, deve interrogarsi seriamente su questo, e fare scuola». F. MAR.
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