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SPICCHI DI SPORT
SPICCHI DI SPORT
Testo
Samuele Prosino
Foto
Massimo Pedrazzini,
Lotus Cup Italia
Senza paura
nella terra
dei maschi
La giovane
Sharon Scolari
pronta a vincere
nella Lotus Cup
Quello dell'automobilismo è un ambiente a maggioranza maschile, da sempre. Gli uomini hanno monopolizzato per anni i box e
gli autodromi, in quasi tutti i ruoli. Le donne, purtroppo, sono
state a lungo considerate una presenza folkloristica nei paddock.
Pochissime al volante, quasi zero in ruoli di responsabilità all'interno dei team e delle società organizzatrici dei campionati.
Ora, finalmente, la tendenza si è evoluta in positivo. Monisha Kalternborn è alla guida della Sauber in F1, come anche Claire Williams nel team fondato da suo padre. E crescono sempre di più le
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presenze femminili al volante,
grazie a Simona De Silvestro,
Susie Wolff, Michela Cerruti,
Katherine Legge, Danica Patrick... e Sharon Scolari.
La nostra Sharon è ancora giovanissima, ma si sta già
facendo valere in un campionato competitivo e spettacolare: la Lotus Cup Italia. La
sua guida ha già fatto cambiare idea a molti scettici,
mentre la sua forza mentale
è in continuo consolidamento.
Una corazza che le serve per
combattere contro tutti gli
addetti ai lavori che ancora
non vedono di buon occhio
la presenza delle donne in pit
lane e in pista. Parlando con
lei di motori si nota subito
l'enorme passione per questo
sport, una passione contagiosa e genuina, che ha fin da
quando era... neonata!
«Mio padre (Fabrizio Scolari)
correva già in macchina (gare
in salita, slalom e anche in pista) quando ero piccola, quindi il primo ricordo che ho del
mondo delle corse è legato a
lui. Saliva sul podio e mi portava con sé: era il mio eroe. A
11 anni mi portò a provare un
go kart a noleggio. Io ero già
appassionata, ma non avevo
un kart mio. Da quel momento
non mi sono più fermata. A 14
anni ho deciso di dire ai miei
genitori che avrei voluto cominciare con le auto da corsa.
Mio padre fece i salti di gioia,
mentre mia madre... fu un po'
meno contenta. Ma ora si è
abituata».
Sharon ha già corso in due
campionati esigenti dal punto
di vista fisico e tecnico. Oltre
alla Lotus Cup, ha infatti anche partecipato alla Legends
Car Cup, risultando essere la
migliore debuttante nel 2013.
Le auto della Legends hanno
140 cavalli e un telaio simile
a quello delle macchine anni
'30-'40, ma sono dotate di
un'accelerazione brutale che
mette alla prova i piloti meno
esperti. Sharon ha però dovuto
adattarsi, per quest'anno, a un
modello del tutto diverso. Si
tratta della Lotus Elise preparata dalla P.B. Racing di Stefano D'Aste e da Hexathron.
«Dalla Legends alla Lotus è
stato un bel salto. Sono stata
sorpresa di come siano riusciti a mettere a punto l'Elise,
perché fin dalla prima volta
che l'ho guidata mi sono trovata benissimo. La Legends
è molto più vendicativa: se
sbagli qualcosa lo paghi subito. La Lotus perdona di più
ed è molto maneggevole. Allo
stesso tempo, però, raggiunge
velocità molto maggiori, anche
grazie alle gomme slick. L'Elise
è una macchina che ti fa dire
“Uao!” fin dal primo giro».
La Lotus Cup Italia è cruciale nella carriera automobilistica di Sharon, con un impegno almeno biennale nel quale
dovrà mostrare tutte le sue doti
velocistiche.
«Dopo questa prima stagione
di assestamento, il programma è quello di continuare qui
almeno un altro anno. In questa stagione mi sto impegnando a conoscere tutti i segreti
della macchina, a capire le dinamiche del campionato, a girare su circuiti per me del tutto
inediti. Dall'anno prossimo vo-
Quando in gara ti trovi davanti a un maschio, lui pensa: “Non posso farmi battere
da una donna”
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Sharon
Scolari
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gara: 77
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partecipare
di Le Mans.
alla 24 Ore
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partire da sinistra, Fabrizio Scolari, il giornalista Franco Bobbiese, Sharon Scolari, e l'ex pilota di F1 Ivan Capelli.
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L'auto di Sharon
Campionato: Lotus Cup Italia
Auto: Lotus Elise
Motore: 1800 cc
Cavalli: 230
Peso: inferiore agli 800 kg
Costo pronto gara: 60.000 CHF
Non mi interessa fare la ragazza
immagine. Voglio che per me parli
il cronometro.
glio raccogliere i frutti di questa fase di “studio”. In futuro
mi piacerebbe provare a correre nella Formula Renault 2.0.
Ho avuto la fortuna di vederli
in pista e devo dire che è emozionante vedere 34 piloti darsi
battaglia per tutta la gara...
Un'altra competizione che vorrei assolutamente provare è la
24 Ore di Le Mans. Diciamo
che è un mio pallino... Il massimo sarebbe guidare la Audi, la
dominatrice degli ultimi anni;
è una macchina talmente fuori
di testa da sembrare quasi una
nave spaziale».
Ricordiamo che tutti questi
campionati e queste corse non
sono una questione... svizzera.
Nel Paese non esiste ancora un
circuito utilizzabile da parte dei
tanti appassionati di automobilismo e motociclismo.
«Questa faccenda è veramente terribile. L'unico modo per
risolvere questa cosa sarebbe
portare avanti una votazione
per permettere di costruire almeno un circuito in territorio
elvetico. Sono davvero tanti
i piloti svizzeri e ticinesi di
auto e di moto che, come me,
devono per forza emigrare e
costruirsi una carriera fuori
per poter lavorare nel mondo
del motorsport».
La questione della disparità di genere, nel mondo dei
motori, è un tema di cui dobbiamo parlare, soprattutto in
presenza di una donna da corsa come Sharon.
«Fuori dalla pista vado d'accordo con i colleghi maschi, soprattutto quest'anno visto che c'è
un bel gruppo di piloti che si rispettano reciprocamente. In pista, però, è il doppio più difficile
del normale. Nel momento in
cui ti trovi davanti ai maschi,
loro pensano: “Non possiamo
farci battere da una donna”;
di conseguenza danno il 200%
per superarti. Questo meccanismo l'ho provato sulla mia
carrozzeria soprattutto durante gli anni della Legends. Essere
una donna in quel campionato
è stata la cosa più difficile che
mi sia mai capitata. In un certo
senso è servito, perché mi ha
dato la forza per continuare.
Hanno cercato di buttarmi fuori, hanno fatto manovre maliziose e pronunciato cattiverie
gratuite che ho dovuto farmi
scivolare alle spalle; dopo aver
passato momenti di questo tipo
posso resistere a tutto».
A Sharon dissero, agli esordi, di tornare a fare le lavatrici.
«Questo è stato il mio inizio disastroso con il mondo tutto al
maschile dell'automobilismo...
Era da pochi mesi che guidavo in pista, a 16 anni di età.
Oltre a quella frase, mi dissero
anche che la mia presenza lì
era inutile. Insomma, non ero
gradita ai box. Ma quando ho
cominciato a correre forte e
battere i maschi, le stesse persone che mi criticavano erano
a bordo pista a fare il tifo per
me. Una bella rivincita!».
Patrick e Vicky Piria, che hanno fatto addirittura dei calendari, ma io non farò mai come
loro. Non mi interessa fare la
ragazza immagine, voglio che
per me parli il cronometro. In
questo senso apprezzo tanto
quanto hanno fatto Simona
de Silvestro e Michela Cerruti,
colleghe veloci che si fanno rispettare in pista».
Com'è la gara ideale per
Sharon Scolari? Scopriamolo...
«Se parti in prima fila vuol
dire che sei nettamente in forma e in grado di vincere; ba-
sta mantenere la calma e la
gara viene da sé. Io però penso
sia più divertente partire in
mezzo al gruppo e recuperare
posizioni nel corso della gara,
come è accaduto nella gara di
quest'anno a Monza. Ho effettuato tanti sorpassi alla Parabolica e non credo mi scorderò
mai quei momenti, anche se
non ho vinto la gara».
Sharon, oltre al padre, ha
un altro punto di riferimento.
«Michael Schumacher è il mio
idolo. Ho avuto modo tante
volte di vederlo a Monza; le
sue manovre, dal vivo, ti sa-
pevano trasmettere emozioni.
Il modo in cui si inseriva in
curva, le sue staccate, il suo
comportamento impeccabile
fuori dalla macchina erano
punti di forza assoluti».
La nostra speranza è che Sharon, oltre a salire sul podio per
l'inutile classifica dedicata alle
donne, possa salire spesso e
volentieri su quello riservato
alla classifica generale. L'unica
che conta davvero. L'unica che
non fa distinzioni tra uomo e
donna.
Alcuni osservatori credono
che per una donna possa essere più facile trovare gli sponsor
necessari per correre a buoni
livelli. Sharon non la pensa allo
stesso modo:
«Se una donna riesce a conquistare abbastanza sponsorizzazioni per una o più stagioni, vuol dire che va forte. Lo
sponsor non ti supporta solo
perché sei una ragazza che
vuole correre; ti segue se ottieni risultati e se ha un ritorno
in visibilità, proprio come succede per gli uomini. Ci sono
anche ragazze, come Danica
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