Lezione n. 11

PARTIZIONI INTERNE
PARTIZIONE INTERNA
Elemento di fabbrica che ha il compito di suddividere lo spazio interno in
ambienti
i i postii tuttii sullo stesso piano
i
d’uso,
’
separando
d visivamente
ii
ambienti
bi i
contigui in modo da permettere lo svolgimento di attività diversificate
Deve altresì:
- Consentire
C
ti o impedire
i
di il passaggio
i di persone o cose
- Garantire la sicurezza statica dell’intero organismo edilizio Æ procedimento a setti
- Garantire la sicurezza statica secondaria Æ procedimento a gabbia
- Garantire la sicurezza antincendio, alle effrazioni, alle radiazioni
- Assicurare l’isolamento termico
- Assicurare la coibenza acustica (fonoisolamento e fonoassorbimento)
- Resistere agli urti
- Possedere elevata durabilità ed igienicità
- Consentire l’alloggiamento degli elementi impiantistici (attrezzabilità)
Monostrato
Pluristrato
Murature
Portanti
Setti
Fisse
Opache
Spostabili
Portate
Partizioni
interne
Mobili
Attrezzate
Prefabbricate
Trasparenti
In opera
Serramenti interni
Partizioni interne portate
FISSE
Di id
Dividono
in
i maniera
i permanente
t due
d ambienti
bi ti o zone di attività
tti ità
In funzione dei procedimenti costruttivi adottati si distinguono:
- Divisori gettati in opera
- Divisori realizzati in opera a conci
- Divisori intelaiati
Divisori gettati in opera
Setti portanti in calcestruzzo armato (utilizzati molto raramente)
Divisori realizzati in opera a conci
Addizione di E
E.C.B.
C B (conci
(conci, blocchi
blocchi, mattoni pieni o forati,
forati tavelle,
tavelle ecc.)
ecc )
in opera mediante M.B. (malta, collante, mastice, ecc.)
Necessitano di finitura su entrambe le facce
Tramezzo in mattoni forati
• Buona resistenza agli urti
• Basso isolamento acustico
• Basso isolamento termico
• Inserimento impianti difficoltoso
1 finitura esterna
2 strato di intonaco di calce e cemento
3 setto in mattoni forati
4 strato di intonaco di calce e cemento
5 finitura interna
Resistenza termica
di divisori in laterizi forati
La resistenza termica totale
di un tramezzo si ottiene aggiungendo
alla resistenza termica indicata per la
parete in laterizio ((tavolato),
p
),
quelle relative agli strati di intonaco e
quelle relative agli scambi superficiali
convettivi e radiativi
Divisori intelaiati
Più leggeri dei divisori in blocchi
Posti in opera “a secco”
Costituiti da una intelaiatura portante (in genere formata da montanti e traversi) e da
elementi piani di chiusura (rivestimento o specchiatura)
Assemblaggio dell’intelaiatura:
a. In opera b. a piè d’opera c. preassemblata
Tramezzo in cartongesso a doppia intercapedine con intelaiatura metallica
• Ottime prestazioni di isolamento acustico
• Buona resistenza agli urti se a doppia lastra
• Attrezzabilità agli impianti
Tramezzo in cartongesso con intelaiatura metallica
Fasi di montaggio
Partizioni interne portate
SPOSTABILI
Di id
Dividono
in
i maniera
i non permanente
t due
d ambienti
bi ti o zone di attività
tti ità
Possono essere agevolmente smontate e ricollocate solo con operazioni “a secco”
Æ flessibilità dd’uso
uso dello spazio interno
Sono costituite da una intelaiatura portante leggera e da pannelli modulari
Pannelli opachi sandwich (doppia specchiatura
specchiatura, in
agglomerato ligneo nobilitato o in materiale
plastico, più uno strato di isolante acustico) ma
anche
h trasparentii o traslucidi
l idi
Dotati di elementi di regolazione e livellamento
superiori e inferiori
1 Pannello in laminato ligneo nobilitato
verniciato spessore 20 mm
2 Telaio in alluminio 60x40 mm
3 Pannello fonoassorbente in fibre minerali
Partizioni interne portate
MOBILI
Dividono
Di
id
in
i maniera
i temporanea
t
d ambienti
due
bi ti o zone di attività
tti ità
Possono essere spostate con continuità
Æ flessibilità d’uso dello spazio interno
Possono essere:
- Scorrevoli (semplici o articolati)
- Girevoli (a bilico verticale)
- Avvolgibili
A l ibili (tende
( d o veneziane)
i )
Scorrevoli semplici
Partizioni interne portate
ATTREZZATE
Di id
Dividono
due
d ambienti
bi ti o zone di attività
tti ità svolgendo
l d funzioni
f i i di contenitore
t it
e di arredo
d
Si ispirano a criteri di coordinazione
modulare,
d l
di facilità
f ili à di integrazione
i
i
con le
l
reti impiantistiche, di semplicità di
montaggio, smontaggio e ricollocazione, di
massima razionalizzazione di spazi e
superfici utili, di elevato grado di finitura
Partizioni interne portate
TRASPARENTI o TRASLUCIDE
Dividono due ambienti o zone di attività permettendo il
passaggio di luce
Possono essere a realizzate:
- Con intelaiatura metallica e specchiatura trasparente
o traslucida
- Per addizione in opera di E.C.B. trasparenti o traslucidi
SERRAMENTI INTERNI
Architrave per aperture di larghezza < 100 cm Æ tavellone di spessore uguale alla
muratura e altezza 25 cm, appoggiati su ciascuna spalla del vano per almeno 20 cm
Per vani di luce maggiore Æ architravi prefabbricate in laterizio armato
Con architravi di altri materiali (legno, acciaio, c.a.) Æ rete porta intonaco in
corrispondenza dei giunti con la muratura
Montaggio di una porta in legno
Predisporre nel vano un controtelaio
in legno, ancorato con zanche e
malta nella muratura (almeno tre
zanche su ciascuna spalla) di
larghezza pari allo spessore della
muratura più lo spessore degli strati
di intonaco
i t
pp
prevedere
p
sempre
p una
È opportuno
spalla di almeno 10 cm lateralmente
al vano apertura
a) ancoraggio del controtelaio con zanche e malta
b)) intonacatura della pparete
c) montaggio del telaio della porta
d) montaggio dei coprigiunto e dell’anta
Nodo orizzontale di portoncino
in legno su parete doppia
isolata acusticamente.
(Guarnizione alla battuta del
portoncino per migliorarne il
potere fonoisolante)
Controtelaio e telaio fisso
Telaio mobile
Anta tamburata
Telaio mobile
Anta con specchiatura
Dispositivi di movimento
Porta interna
Porta d’ingresso
BIBLIOGRAFIA
E. Mandolesi, Edilizia, Vol. 2, parte prima
ELEMENTI DI COMUNICAZIONE
VERTICALE
ELEMENTI DI COMUNICAZIONE VERTICALE
Gli elementi di comunicazione verticale hanno il compito di consentire a persone e
cose di superare un dislivello, internamente o esternamente all’organismo edilizio,
collegando piani d’uso posti a quote differenti tra loro
Comfort e sicurezza relativi agli utenti
Comfort Æ dimensioni adeguate per consentire il passaggio; pendenze non eccessive
Sicurezza Æ statica,
statica ma anche in caso di pericolo (via dd’esodo
esodo comoda e sicura)
E.C.V. non meccanizzati
- Piani inclinati (rampe)
- Scale
E.C.V.
E
C V meccanizzati
- Scale mobili
- Ascensori e montacarichi
PIANI INCLINATI (RAMPE)
Adottati principalmente per consentire l’abbattimento delle barriere architettoniche
Barriera architettonica = qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o
renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi, specialmente di persone
con limitata capacità motoria o sensoriale
La pendenza delle rampe non deve superare l’8%
Non è considerato accessibile il superamento di un dislivello maggiore di 3,20
3 20 m
ottenuto mediante rampe inclinate in successione
La larghezza minima di una rampa deve essere:
- di 0.90 m per consentire il transito di una persona su sedia a rotelle
- di 1.50 m per consentire l’incrocio di due persone
Ogni 10 metri di lunghezza ed in presenza di porte, la rampa dovrà avere un piano
orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50x1,50 m
SCALE
La scala è un elemento architettonico di collegamento tra piani a diverso livello
Si definiscono:
RAMPE le strutture inclinate che consentono il superamento dei dislivelli
GRADINI i dislivelli minimi superabili con un passo normale
PIANEROTTOLI gli elementi che interrompono la continuità della rampa e che
offrono la possibilità di riposo
Gradino
Pianerottolo
Rampa
NOMENCLATURA
NOMENCLATURA
DIMENSIONAMENTO DELLE SCALE
Pendenza in relazione al dislivello da superare e alla destinazione d’uso
Larghezza in funzione del flusso di utenti previsto
Evitare restringimenti o sporgenze lungo lo sviluppo della scala
Allargamenti in corrispondenza dei punti
di rotazione (pianerottoli)
Larghezza dei pianerottoli mai inferiore a
quella della scala:
- per pianerottoli intermedi larghezza
maggiore del 10% di quella delle rampe
- per pianerottoli di arrivo larghezza
maggiore
i
d l 20% di quella
del
ll delle
d ll rampe
TIPI DI SCALE
Gradonate
Utilizzate soprattutto per collegamenti di
spazi esterni,
esterni rappresentano il connubio tra
una scala e un piano inclinato. Per
pendenze tra 15° e 20°
Scale diritte
Unica rampa intervallata da
piazzole
i
l di sosta (pianerottoli
( i
li
intermedi) dopo massimo 12
gradini, al fine di evitare
l’affaticamento degli utenti
Scale a due rampe
Due rampe affiancate che si succedono arrivando e partendo dallo stesso
pianerottolo. Possono presentare tra le due rampe un’anima portante oppure, in
genere, un vuoto (“occhio” della scala)
Scale a tenaglia
Una rampa centrale, più ampia, e due rampe
laterali,, p
più strette. Hanno valenza architettonica
e rappresentativa. In genere erano usate per
palazzi nobiliari ed edifici pubblici
Scale a pozzo
Vano rettangolare o quadrato con rampe sui lati e spazio vuoto al centro (“pozzo”)
eventualmente disponibile per ubicazione del vano ascensore
Scale elicoidali (scale a “chiocciola”)
Vano circolare o ellittico con pilastro centrale (soluzione minima) oppure con gradini
ai lati e spazio vuoto al centro. I gradini si susseguono senza soluzione di continuità
Scale retrattili
Scale di servizio per dare accesso a
coperture o ambienti sottotetto
Scale a gradini sfalsati
Di uso non comune; si adottano come
scale di servizio quando lo spazio a
disposizione è molto ridotto
NORME DI PROGETTAZIONE
Per edifici di superficie coperta fino a 400 m2 è sufficiente una sola scala; una scala
aggiuntiva ogni 350 m2 o frazione
Per particolari destinazioni d’uso (scuole, ospedali, alberghi, grandi magazzini, ecc.)
sono previste scale a tenuta di fumo Æ v. Normativa antincendio
Rapporto
R
t alzata-pedata
l t
d t
Æ formule empiriche. In Italia la più comune è: 2 a + p = 62 – 64 cm
In base alle dimensioni dell’alzata si distinguono:
Scale leggere: a = 14
14-15
15 cm
Scale normali: a = 16-17 cm
Scale pesanti: a = 18-22 cm
Æ scuole
scuole, asili,
asili ospedali
Æ residenze, uffici, ecc.
Æ scale di servizio, accesso a scantinati, ecc.
In rapporto alla collocazione si distinguono:
Scale esterne Æ a ~ 15 cm;
Scale interne Æ a = 16-18 cm;
pedata con trattamento superficiale antiscivolo
anche per scale di servizio p > 25 cm
Evitare sempre i gradini “a zampa d’oca”, pericolosi perché riducono la pedata
Larghezza della rampa
Per edifici pubblici o residenziali plurifamiliari,
plurifamiliari mai inferiore a 1 m; per edifici
monofamiliari si può scendere fino a 80 cm
Dimensionata in funzione del flusso previsto: in genere dimensioni multiple di cm 60
- passaggio di una sola persona per volta Æ larghezza non inferiore a 1,00 m
- passaggio di due persone per volta Æ larghezza non inferiore a 1,20 m
- ppassaggio
gg di tre p
persone p
per volta Æ larghezza
g
non inferiore a 1,80
, m
L’eventuale ingombro del corrimano porta ad aumentare la larghezza della rampa
Per larghezza > 2 m è necessario prevedere corrimani ausiliari interni alla scala
Altezza media del corrimano mai inferiore a 90 cm
Sfalsamento
Il corrimano non deve subire alcuna discontinuità lungo il percorso: è necessario che
inverta la direzione ad un ben definito asse verticale, chiamato ”asse di sfalsamento”
Si possono avere tre casi:
Lo sfalsamento assicura la continuità del piano intradossale e quindi del corrimano
Il sistema statico
Intelaiatura a gabbia
Nucleo portante centrale
Nucleo portante perimetrale
Pilastri centrali e pareti perimetrali di chiusura
Scala con matrice portante costituita da gradini a sbalzo isolati
Gradini preformati (in materiale lapideo) o prefabbricati (in calcestruzzo armato)
Con sistema statico a nucleo portante perimetrale o centrale realizzato in muratura
portante o in calcestruzzo armato
Inconveniente: eccessiva flessibilità e deformabilità dei gradini
Scala con matrice portante costituita da gradini a sbalzo solidarizzati
Gradini in calcestruzzo armato gettato in opera
Con sistema statico a nucleo portante perimetrale o con intelaiatura a gabbia o con
pilastri centrali e travi a doppio ginocchio appoggiate ai pilastri
Una soletta (s = 4-5 cm) con funzione di
semplice ripartitore di carico riduce la
flessibilità dei gradini
Scala con matrice portante costituita da soletta rampante in calcestruzzo armato
Soletta portante (s = 12
12-15
15 cm) e gradini semplicemente appoggiati sopra
Con sistema statico a nucleo portante perimetrale o con intelaiatura a gabbia
ASCENSORI
Si dividono in due categorie: elettrici e idraulici (oleodinamici)
V = 1-2,5 m/sec
V = 0,6 m/sec
H = decine di piani
H = max 7 piani
Contrappeso
Senza contrappeso
Locale macchina
h = 2,10 m
Locale macchina
molto piccolo,
anche lontano
Extracorsa super.
super
h = 1-1,50 m
Extracorsa super.
super
h = 0,80 m
Fossa inferiore
h > 1,50 m
Fossa inferiore
h > 1,00 m
BIBLIOGRAFIA
L. Caleca, Architettura Tecnica, paragrafo 4.3