grifone n.125 - Ente Fauna Siciliana

Grifone
** ISSN 1974-3645
Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA
“associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS
ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA
31 dicembre 2014
ANNO XXIII n. 5-6 (125)
PREMIO MARCELLO LA GRECA
“Grifone d’Argento 2014” ad Angelo D’Arrigo
La manifestazione
A
nche la quarta edizione del
Premio Marcello La Greca, istituito
in ricordo dell’illustre scienziato e
accademico, impegnato attivamente
per quasi mezzo secolo in Sicilia
in difesa dell’ambiente, appartiene
ormai alla sequenza delle manifestazioni iniziata nel 2011 il cui obiettivo,
condiviso dall’Ente Fauna Siciliana
e dal Comune di Noto che ne sono
gli organizzatori, è quello di mettere
in evidenza figure forti di personaggi
che con la loro proposta culturale
rappresentano testimonianze incisive, e concretamente vissute, di valori
scientifici e di azioni in difesa del territorio e della natura nei suoi diversi
aspetti, insieme a qualità umane di
tensione verso grandi ideali.
In questo contesto il Grifone d’Argento 2014, attribuito alla memoria
di Angelo d’Arrigo e alla Fondazione
L’uomo che insegnava a volare agli uccelli
di Paolino Uccello
Il Sindaco di Noto Corrado Bonfanti accanto alla Signora Laura Mancuso D’Arrigo, Presidente della Fondazione
Angelo D’Arrigo con in mano il Grifone d’Argento.
Da circa trent’anni mi occupo di formazione
e mai ai miei allievi ho dato indicazioni su di
un modello da seguire. Oggi, leggendo la vita
di Angelo D’Arrigo, avverto la necessità di
comunicare la sua storia, sento che le future
generazioni debbano conoscere l’esperienza di
un uomo che ha fatto della propria vita ricerca,
conoscenza, amore per la natura.
Nato a Catania nel 1961, ha vissuto a Parigi
dove si è laureato in scienze motorie. Innamorato della montagna, diventa maestro di sci e poi
istruttore di volo, nonché guida alpina. Vive di
sport, avventura e natura, realizza anche una
serie di documentari sulle sue imprese.
Ma è il volo la sua più profonda forma di
espressione, inizia a soli sedici anni, quando
vola in deltaplano per la prima volta. Da allora
ha volato per oltre 15.000 ore, attraversando
ogni fase, in cui il pilota affina il suo senso per
l’aria: la paura del vuoto, la conoscenza tecnica
le giuste vibrazioni e la naturalezza.
Nel corso della realizzazione di un documentario per Antenne 2, vola per la prima volta
sull’Etna in piena eruzione. È anche l’occasione
per riscoprire la sua terra natale, Angelo quindi
si trasferisce in Sicilia, dove organizza un centro
Premio Marcello La Greca Grifone d’Argento 2014
Messaggio del Presidente dell’Unione Zoologica Italiana
Ringraziamo la Prof.ssa Elvira De Matthaeis per il messaggio inviatoci che riportiamo volentieri. (ndd)
a lui intitolata, è stato un momento
particolarmente significativo per il
messaggio lanciato in particolare ai
giovani: Numerosi infatti sono stati
Spett.le Ente Fauna Siciliana, sono veramente grata dell’invito rivoltomi come Unione Zoologica Italiana di
partecipare alla cerimonia per l’assegnazione del prestigioso Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento”.
Come presidente della Società non posso non ricordare quanto Marcello La Greca ha fatto per l’Unione, per lo
sviluppo della Zoologia in Italia e per tutta la comunità scientifica internazionale. Voglio inoltre sottolineare
l’alto profilo scientifico delle personalità che hanno finora ricevuto questo premio. Mi rammarico, tuttavia,
di non partecipare alla manifestazione, ma vorrei con queste mie poche parole far sentire la presenza degli
zoologi italiani, quelli che hanno conosciuto Marcello La Greca e quelli, più giovani, che possono da questa alta
personalità trarre ancora ispirazione e motivazioni per sviluppare la loro ricerca e la passione per la Zoologia.
Elvira De Matthaeis
Presidente
Premio “Marcello La Greca”
quest’anno i
poster (esposti nell’atrio
di Palazzo
Nicolaci nel
quadro della
manifestazione) con i quali gli
allievi di scuole di Noto e Pachino hanno espresso le loro
considerazioni sollecitati dal
“sogno” che Angelo d’Arrigo
ha rappresentato con le sue
imprese straordinarie e con
la sua testimonianza umana
e scientifica.
La manifestazione è stata
aperta dagli interventi del
Sindaco di Noto, Corrado
Bonfanti, e dal Segretario
Regionale dell’Ente Fauna
Siciliana, Corrado Bianca, in
quanto promotori dell’iniziativa. Hanno quindi espresso
la loro partecipazione e il loro
saluto il Segretario della sezione di Noto dell’Ente Fauna
Siciliana Giuseppe Iuvara, il
Direttore del Dipartimento di
Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, Pietro Pavone, e il Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania,
Angelo Messina.
È seguita la presentazione
del profilo di Angelo D’Arrigo
tracciato dal Co-Segretario
Regionale dell’Ente Fauna
Siciliana Paolino Uccello.
Le fasi più significative
del progetto di D’Arrigo per
la reintroduzione dei condor
Inca e Maya sono state ricordate dall’intervento di Alfredo
Petralia, coordinatore Premio
La Greca, mentre Antonio
Spinnato, Zoologo dell’Ente
Parco dei Nebrodi, ha descritto il progetto di reintroduzione
del grifone in Sicilia: attraverso l’accostamento di questi
uccelli dalla nicchia ecologica
analoga, è stato evidenziato
il simbolico collegamento tra
Angelo D’Arrigo e la stessa
intitolazione del premio al
“Grifone”, peraltro simbolo
della nostra associazione e
nome della nostra rivista.
Pietro Alicata, Presidente
dell’Ente Fauna Siciliana, ha
quindi posto all’attenzione
di volo e incontra Laura, la compagna della sua vita.
Dopo una prodigiosa carriera agonistica, con la
conquista di due titoli mondiali, Angelo abbandona
le gare e i cronometri per dedicarsi allo sviluppo
del volo libero e concepisce e realizza imprese che
2
pertanto di dedicarsi ad un progetto personale,
ampio e articolato, alla ricerca del volo istintivo. Il
progetto Metamorphosis seguiva un percorso verso
la riscoperta delle capacità istintuali contenute in
ciascuno di noi. Il titolo deriva dalle Metamorfosi
di Ovidio, leggende che lo avevano affascinato al
punto da divenire metafora del suo progetto di vita.
Seguire le rotte migratorie dei falchi pecchiaioli
in compagnia di Nike, la dea alata, la sua prima
aquila.
Angelo prese a volare con Nike, un’aquila delle
steppe, ma prima di lei aveva adottato Harissa,
Paolino Uccello, Co-Segretario Regionale dell’Ente Fauna
Siciliana illustra la figura e l’opera di Angelo D’Arrigo.
si pongono ben oltre il semplice evento sportivo.
Angelo scopre il suo istinto al volo quando sulle
Alpi un’aquila inizia a giocare con lui. L’aquila, che
diventa per lui una sorta di spirito guida.
Elabora un progetto avventuroso e scientifico
che si chiama Metamorphosis inseguendo il sogno di
volare come gli uccelli. Con i grandi rapaci Angelo
Angelo Messina, esprime il saluto e la partecipazione
della Accademia Gioenia di Catania di cui è Presidente.
una poiana. Nike era un dolcissimo cucciolo di
aquila, Angelo voleva portarlo con sé in questo
lungo viaggio in volo nel deserto del Sahara. Sperava che seguendolo avrebbe imparato la rotta,
riconosciuto i territori che avrebbe attraversato
nelle sue migrazioni. E fu così che venne a vivere
a casa con noi. Rivoluzionò il nostro mondo. Nike
si fece presto conoscere dai vicini di casa dai quali
Pietro Pavone, con il suo intervento ha manifestato la condivisione della manifestazione da parte del Dipartimento di
Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università
di Catania da lui diretto.
trasvola mari, deserti e montagne di tutti i continenti,
insegnando, alle specie a rischio di estinzione, le
rotte migratorie nei cieli del mondo. Il 24 maggio
del 2004 è il primo uomo a sorvolare la montagna
più alta del mondo, l’Everest. Con un istituto di sal-
Alfredo Petralia, coordinatore del Premio la Greca, ripercorre le tappe del progetto di Angelo D’Arrigo per la
reintroduzione sulle Ande dei condor Inca e Maya. Alla sua
destra Guglielmo Longo moderatore della manifestazione.
faceva ogni tanto una capatina per prendere al volo
una bistecca.L’evento ebbe inizio in un palmento
nell’oasi di Tozeur, Angelo stava dando inizio a
quella che sarebbe stata l’opera più importante e
complessa della sua vita. In quel momento era poco
più che un’idea, era un embrione che conteneva
Antonio Spinnato, zoologo del Parco dei Nebrodi, espone i
risultati del progetto di reintroduzione del grifone in Sicilia.
vaguardia e protezione della fauna russa, conduce un
esperimento sulla reintroduzione delle gru siberiane
a rischio di estinzione, guidando lo stormo per 5300
chilometri.
Nasce il “Progetto Metamorphosis”. Scrive Laura Mancuso: «Dopo alcuni anni Angelo decise che la
strada delle competizioni si era conclusa, giunse alla
considerazione che non gli dava più stimoli e scelse
Corrado Carelli interviene per rappresentare l’adesione
alla manifestazione degli alunni e dei docenti del IV Istituto Comprensivo “G. Aurispa” di Noto da lui presieduto.
3
Premio “Marcello La Greca”
in sé tutti gli elementi dell’impresa finita. Ma le
variabili erano proprio infinite. Seguì un mese di
attese e di telefonate, di incontri e di lavoro. Ma non
fu poi così dura, ero talmente presa dalle cose da
fare, giorno per giorno, che mi sembrava di essere
sbavatura della foto, invece era proprio un’aquila,
come dimostrò un ingrandimento. …Non mi lasciò
il tempo di chiedergli nulla, mi disse subito: - voglio
sorvolare l’Everest …Come fanno gli uccelli - e
iniziò a parlare dello scheletro degli uccelli, del
loro sistema respiratorio, di correnti ascensionali e
di efficienza aerodinamica.
L’Everest in lingua tibetana significa “La dea
madre della Terra”. La prima tappa fu Kodari, unico
posto di frontiera fra il Nepal e il Tibet. Ma dalla
Cina arrivò inaspettato ma incontestabile il diniego
al sorvolo dell’Everest dal versante Tibetano. La motivazione riguardava una presunta preoccupazione
Concetto Veneziano illustra a Laura D’Arrigo l’opera (sullo
sfondo) raffigurante la “Metamorhosis” di Angelo D’Arrigo
realizzata dagli allievi dell’Istituto di Istruzione Superiore
“M. Raeli” di Noto di cui è preside.
con loro. Angelo impiegò più di un mese prima di
ritornare a casa. Attraversò il deserto del Sahara
e constatò, incredulo, che le tappe nei punti da lui
stabiliti erano le stesse scelte dai falchi nella loro
La signora Caterina Meduri La Greca si congratula con
Laura Mancuso D’Arrigo dopo averle consegnato il Grifone
D’Argento.
La giovane allieva dell’Istituto di Istruzione “M. Bartolo”
di Pachino Marta Messina legge alcune riflessioni che sottolineano il messaggio culturale e di vita di Angelo D’Arrigo .
per l’incolumità del pilota. Le ragioni reali erano
legate invece alla scottante situazione del Tibet.
Storie di arresti, prigionie, lavori forzati, la realtà
del Tibet non poteva essere ripresa né documentata.
Se non si poteva sorvolare l’Everest partendo dal
Tibet, Angelo lo avrebbe fatto partendo dal Nepal.
Nella primavera del 2004, partì per Kathmandù.
Dopo quarantacinque interminabili giorni: Angelo
riuscì finalmente nel sorvolo dell’Everest. Era il 24
maggio 2004».
migrazione. Angelo aveva inconsapevolmente tracciato gli stessi percorsi, iniziava a ragionare come
loro. Anche alla fine, quando dovette scegliere il momento più adatto per partire da Capo Bon, si ritrovò
in compagnia dello stormo di uccelli che dal Nord
della Tunisia attraversavano il mar Mediterraneo
Dopo i ringraziamenti espressi da Laura Mancuso per l’attribuzione del Grifone d’Argento, Corrado Bianca Segretario
Reg.le dell’Ente Fauna Siciliana chiude la manifestazione. Al
tavolo d’onore: (da sinistra) Pietro Alicata Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, Corrado Bonfanti e Guglielmo Longo.
Alcuni degli elaborati degli allievi delle scuole che hanno
aderito all’iniziativa esposti in mostra nell’atrio di Palazzo
Nicolaci.
sulle rotte della migrazione. I falchi raggiunsero
come sempre le nostre coste, Angelo era con loro.
La metamorfosi era cominciata».
Over Everest. Scrive ancora Laura Mancuso:
«Angelo aveva visto un’aquila in un’immagine della
cima dell’Everest. A molti sarebbe sembrata una
Nella vita di Angelo D’Arrigo ho trovato la dignità dell’uomo e l’armonia con il creato. L’augurio
che io faccio alla Fondazione è quello di credere
nell’Uomo, che, emozionandosi davanti al volo di
un uccello possa pensare che la nostra esistenza ha
infiniti valori.
Concludo con un pensiero di Angelo D’Arrigo.
In un’intervista per una televisione tedesca, Angelo
paragonò la vita ad un’orchestra, dove ciascuno di
noi è al tempo stesso direttore d’orchestra e orchestra.
Modula le note per far sì che tutto risuoni in maniera
armoniosa: solo così facendo possiamo dare alla
nostra vita la giusta intonazione.
Le foto del “Premio Marcello La Greca” sono di Salvatore Fancello
alcune considerazioni
sul significato scientifico
ed etico delle
reintroduzioni
evidenziando in particolare la
contraddittorietà tra gli atti che
conducono alla distruzione
della biodiversità e i paralleli
sforzi per la sua ricostruzione.
Corrado Carelli e Concetto
Veneziano, presidi rispettivamente del IV Istituto Comprensivo “G. Aurispa” e dell’Istituto
di Istruzione Superiore “M.
Raeli” di Noto, e la docente
Antonina Barone in rappresentanza di Vincenzo Pappalardo,
preside dell’Istituto di Istruzione Superiore “M. Bartolo” di
Pachino, hanno evidenziato
il significato educativo e culturale della adesione dei loro
alunni all’evento, adesione
espressa visibilmente attraverso riflessioni, letture ed
elaborati grafici realizzati con
la guida dei loro insegnanti.
Si è quindi celebrato il momento della manifestazione
con la consegna del Grifone d’Argento 2014 alla Sig.
ra Laura Mancuso D’Arrigo,
Presidente della Fondazione
Angelo D’Arrigo dalle mani
della Sig.ra Caterina Meduri
La Greca.
A conclusione della cerimonia Laura Mancuso ha
illustrato l’attività sociale, culturale e educativa svolta dalla
Fondazione che si propone
di mantenere vivo il ricordo di
Angelo D’Arrigo e attraverso il
suo esempio “...far crescere in
tutti, nei bambini, nei ragazzi
e nei giovani sopratutto, gli
ideali più belli, offrire modelli
e spunti per la vita quotidiana
di ciascuno, in un itinerario
da sviluppare ‘a piccoli passi’,
proprio come diceva Angelo
D’Arrigo, quando perseguiva il
sogno dell’uomo di volare con
gli uccelli, e come loro”.
Il tradizionale cocktail finale
ha chiuso la manifestazione
impeccabilmente coordinata
da Guglielmo Longo, docente
nell’Università di Catania e socio dell’Ente Fauna Siciliana.
Grifone
31 dicembre 2014
Passato e futuro dell’ornitologia
negli uccelli imbalsamati
delle collezioni
4
Comprendente quasi 10 mila esemplari, la collezione, mantenuta nel tempo dai familiari dello
studioso, per volontà degli stessi discendenti,
attorno agli anni Ottanta del secolo scorso, fu
ceduta ai musei di Edimburgo, Belfast e Tring
dove oggi è conservata, in ottimo stato, ed in
di Alessandra Linares
N
on passano mai di moda, nonostante la polvere degli anni e spesso anche dei
secoli, “abiti” che sono ancora oggi capaci di
stupire spettatori curiosi e ricercatori in tutto il
mondo.I reperti delle collezioni ornitologiche,
dal chiuso delle loro teche, nei casi più fortunati, o esposti in ambienti che poco o nulla si
prestano alla loro tutela, sono uno strumento
sempre valido per lo studio e la divulgazione
del patrimonio naturalistico.
In Sicilia Orientale, tra le raccolte meglio
conservate e accessibili alla pubblica fruizione,
vanno segnalate quelle dell’Università di Catania e del museo di Scienze naturali “Angelo
Priolo” del comune di Randazzo, che conta
oltre trecento specie ed è meta di tanti visitatori
e studenti dalle scuole del territorio.
Ci si potrebbe chiedere quale sia, nell’epoca delle tecnologie multimediali, il “valore
aggiunto” di un animale imbalsamato rispetto
alla sua riproduzione virtuale, per esempio, o
anche alla più banale rappresentazione in fotografia. La risposta, racchiusa in quegli “abiti che
non passano mai”, è a duplice valenza, storica
e scientifica insieme, implicando per questo la
necessità di una tutela costante contro l’azione
disgregatrice del tempo.
Storica, per cominciare, è la testimonianza
che i reperti offrono sulla presenza di uccelli in
epoche passate e il loro valore di documento,
attestante la metodologia di studio che ha reso
possibile l’acquisizione delle conoscenze morfologiche attualmente in nostro possesso. Gli
uccelli raccolti da cacciatori e collezionisti, infatti, costituivano l’unico materiale su cui poter
effettuare da vicino le osservazioni necessarie
alla classificazione delle specie, offrendo allo
studioso del diciottesimo e del diciannovesimo
secolo l’opportunità del confronto tra animali
presenti in contesti geografici distinti.
Questi stessi reperti, in epoche ben più
recenti, sono stati oggetto di ulteriori analisi molecolari che hanno evidenziato, con la lettura
del codice genetico, l’esistenza di sottospecie
prima sconosciute. Ed è questo il valore scientifico che oggi si riconosce agli uccelli delle
collezioni, reso ancor più prezioso dalla non
riproducibilità dei reperti. Difatti la legislazione
attualmente vigente segnala come cacciabili
solo poche specie animali, ad eccezione delle
quali la fauna tutta è patrimonio indisponibile
dello Stato. Si aggiunge a ciò la graduale ma
inesorabile scomparsa degli artigiani tassi-
La collezione ornitologica “Alessandro Rizza” nella sede storica del Liceo classico “Tommaso Gargallo” in Ortigia, a
Siracusa (agosto 1993).
dermisti, depositari dell’arte di imbalsamare,
a cui oggi vanno sostituendosi altre figure di
restauratori specializzati nel recupero e nella
conservazione dei vecchi reperti.
Quando si parla di conservazione, non
si può fare a meno di pensare alle tante
manifestazioni di incuria che in alcuni casi
particolarmente sfortunati hanno condannato
ad una “seconda morte” gli uccelli di raccolte
anche prestigiose come quella del naturalista
Francesco Minà Palumbo di Castelbuono,
I grifoni siciliani della collezione “Alessandro Rizza”
(agosto 1993).
nel palermitano, che già compromessa prima
della morte del proprietario, è andata in seguito
completamente distrutta.
Viceversa, emblematico esempio delle
opportunità anche divulgative offerte dalle collezioni ornitologiche responsabilmente gestite,
è la raccolta dell’archeologo britannico Josef
Whitaker, originariamente custodita a Palermo.
buona parte esposta al pubblico.
Ben poco conosciuta è, infine, la raccolta
ornitologica del siracusano Alessandro Rizza,
attualmente custodita in un’aula del nuovissimo istituto scolastico “Corbino Gargallo”,
a Siracusa. Professore di scienze naturali e
personaggio siciliano di spicco del diciannovesimo secolo, Rizza raccolse e collezionò
rettili e anfibi, pesci e fossili, ma furono gli
uccelli che attrassero maggiormente la sua
attenzione. Accumulò così una notevole collezione ornitologica, parte come frutto dei suoi
viaggi per l’Italia, parte con uccelli importati da
America e Africa, che in origine vantava oltre
2.500 reperti ma di cui oggi, stando all’ultimo
censimento effettuato nel 1993, rimangono
solo poche centinaia di esemplari, molti dei
quali in cattive o pessime condizioni.
Purtroppo, dopo essere stata consegnata
nelle mani delle istituzioni, la collezione Rizza,
una delle più importanti tra quelle ottocentesche in Italia, è caduta nell’oblio, negata alla
pubblica fruizione in una città che non possiede un museo di scienze naturali e per di più
condannata ad un progressivo deterioramento.
Senza interventi manutentivi e idonei strumenti
di conservazione, infatti, i reperti animali si logorano fino al punto da diventare irrecuperabili.
E questa è davvero la fine più triste per un
“monumento”, nell’accezione latina di “ricordo”:
la cancellazione a causa della noncuranza
e dell’incapacità di comprendere non solo il
valore storico e scientifico delle collezioni ma,
soprattutto, le opportunità che queste rappresentano per le generazioni a venire in termini
di studio e di occupazione.
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31 dicembre 2014
Una barriera soffolta in uno
dei fondali più incantevoli
della costa ionico etnea
Soldi pubblici per un’opera inutile che seppellirebbe eccezionali
formazioni geologiche rarissime nel Mediterraneo, ma la
burocrazia ne impone la realizzazione.
di Roberto De Pietro
Gli interventi realizzati
I
l completamento di un progetto distruttivo
Gran parte delle coste siciliane sono state
manomesse da costruzioni abusive o legalizzate, da insediamenti industriali, da attività agricole intensive. Dovrebbe essere quindi logico
o scontato che le Pubbliche Amministrazioni
si adoperassero per la difesa delle porzioni
ancora conservate di questi ambienti, al fine
di preservarne la bellezza, i valori naturalistici
e culturali e di offrire una migliore qualità della
vita alla nostra e alle future generazioni. Alcune
Amministrazioni continuano invece a elaborare
o approvare progetti per manomettere gli ultimi
tratti di litorale con elevate condizioni di naturalità, persino in ossequio a una grottesca burocrazia obbligata a difendere se stessa, come
nel caso di una barriera soffolta che la Giunta
del Comune di Acireale ha deciso di realizzare
nello specchio di mare antistante “Grotta delle
Colombe”, a poca distanza dal borgo marinaro
di Santa Maria La Scala.
Quest’opera fa parte del POR Sicilia
2000/2006 – Misura 1.10/PIT 30 delle ACI Intervento n. 2 denominato “Interventi integrati
finalizzati alla rimozione delle cause di degrado
ed erosione dei tratti di costa in corrispondenza
delle frazioni di S. Caterina, S. M. La Scala
e Pozzillo”, interessando ambienti protetti
ricadenti nella riserva naturale “La Timpa” e
nel Sito di Interesse Comunitario ITA070004
“Timpa di Acireale”.
Di tale intervento sono stati portati a termine
i lavori di distinti progetti a dir poco devastanti
(ideati distinti per aggirare il divieto del regolamento della riserva naturale di realizzare simili
progetti su interi versanti), che secondo l’Amministrazione Comunale avrebbero “rimosso”
l’erosione costiera nei tratti interessati(1). Tali
lavori hanno invece prodotto, tra il 2008 e il
2009, in alcune aree di massima protezione
della riserva naturale, la posa di spropositate
e sovradimensionate reti metalliche, la totale
e radicale distruzione della fitta vegetazione a
macchia mediterranea inizialmente presente,
nonché il disgaggio di rocce e lo scivolamento
di suolo, determinando un processo erosivo
che, in relazione ai tempi di erosione naturale
della Timpa, avrebbe richiesto secoli. L’assurdità di tali interventi deriva dalla distruzione o
dalla pesantissima manomissione di formazioni
Situazione prima degli interventi (maggio 2008).
Situazione dopo gli interventi (dicembre 2008).
vegetali naturali e geologiche, cioè proprio di
quegli elementi per la conservazione dei quali
è stata istituita la riserva naturale.
La realizzazione della barriera soffolta,
approvata dall’attuale Giunta del Comune di
Acireale (con delibera n. 93 del 08/09/2014),
come “necessario” completamento dell’intero
intervento, risulterebbe ancora più devastante
dei precedenti e già realizzati lavori a terra, in
quanto manometterebbe uno dei fondali meglio
conservati di tutta la costa ionica etnea e di incalcolabile interesse geologico per la presenza
di spettacolari basalti colonnari, in parte anche
sommersi.
La barriera soffolta, in base al nuovo progetto elaborato nel 2014, dovrebbe distare circa
trenta metri dalla costa ed essere realizzata con
Grifone
blocchi di cava, ciascuno di circa 3÷5 tonnellate,
gettati in cumulo sul fondale, raggiungendo,
al coronamento, la quota di un metro sotto il
livello del mare.
I danni alla biodiversità dei fondali
Numerosi studi scientifici dimostrano che i
fondali antistanti la riserva naturale “La Timpa”
possiedono una ricca biodiversità animale e
vegetale. Alcuni studi, in particolare, hanno
evidenziato la presenza di ben 269 taxa tra Rhodophyceae, Phaeophyceae, e Chlorophyceae,
tra cui 4 specie, a rischio o minacciate, sottoposte a vincoli di protezione dalla normativa
internazionale e nazionale e hanno permesso
di censire 6 habitat prioritari
secondo la disciplina comunitaria(2). Nell’area nella quale è
prevista l’opera è stata rilevata
la presenza di 3 delle 4 specie
a rischio e di 5 dei 6 habitat.
Relativamente alla fauna,
altri studi(3) hanno provato la
presenza di specie indicatrici
che denotano un’elevata ricchezza degli ambienti dell’infralitorale superiore.
In una relazione del 2008,
la prof. Grazia Cantone, associato di Biologia Marina
dell’Università degli Studi di
Catania, ha evidenziato l’azione distruttiva che l’enorme
massa di pietrame con la quale
sarebbe realizzata la barriera
determinerebbe sul popolamento bentonico residente,
giacché sarebbero “ricoperti e
distrutti tutti i popolamenti algali
e animali sui quali verrà riversato il materiale della barriera”.
Nella stessa relazione la prof.
Cantone, diversamente dagli
estensori dello studio di impatto ambientale dell’opera che
sostengono che “a distanza di
poco tempo gli inerti costituenti
la struttura saranno colonizzati
dalla flora e dalla fauna locale e
l’opera risulterà perfettamente
inserita nell’ambiente marino”
ha osservato che “anche se
nel tempo gli inerti verranno
colonizzati, si avrà certamente
una minore ricchezza specifica
dovuta all’uniformarsi dell’habitat certamente più “monotono” di quello attuale”.
Spreco di pubblico denaro per un’opera
inutile
La barriera soffolta, per la struttura dell’opera, per il posizionamento previsto e per la natura
dei fondali e del tratto di costa interessato (rocce
basaltiche a picco sul mare), si rileverebbe
tecnicamente inappropriata, inutile e comunque
inefficace a “rimuovere” l’erosione, come è stato
evidenziato, nel 2008, dal prof. ing. Pietro Giuliano Cannata, uno dei massimi esperti in Italia
nel campo della difesa costiera.
L’opera è considerata un “costo inutile”
anche dal prof. Carmelo Ferlito, vulcanologo
dell’Università degli Studi di Catania, che definisce “ingenui” i tentativi di “bloccare” l’erosione
Grifone
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di una scogliera a picco sul mare(4).
Indipendentemente dalla validità tecnica
dell’intervento, appare comunque assurda
l’idea di volere “rimuovere” il naturale processo
di erosione di una costa rocciosa basaltica e
risulta conseguentemente intollerabile lo spreco
di pubblico denaro associato a tale operazione.
La costruzione della barriera soffolta violerebbe persino il valore culturale ed estetico
di questo luogo che riveste un particolare significato per la comunità locale e non solo per
essa, essendo legato a un mito che è stato
una continua fonte di ispirazione per artisti di
ogni epoca.
Il danno più deplorevole
Senza dubbio il danno maggiore che produrrebbe la barriera soffolta deriva dalla presenza
di basalti colonnari proprio in corrispondenza
del tratto di costa in cui essa dovrebbe essere
realizzata. Le parti sommerse di queste straordinarie formazioni geologiche sarebbero infatti
sepolte dall’opera.
Questi basalti colonnari sono diversi rispetto
a quelli riscontrabili nella vicina Aci Trezza,
costituiti da corpi magmatici raffreddatisi all’interno della crosta terrestre. Presso Grotta delle
Colombe sono presenti, infatti, affioramenti di
lave a colonne sub-verticali eruttati da apparati
fissurali, periferici rispetto all’area in cui si formò
l’apparato centrale etneo. Si tratta, in ogni caso,
di formazioni geologiche rarissime nel Mediterraneo, soprattutto in ambiente marino; anzi la
particolarità di essere sommersi e di presentare
una significativa estensione li rende nel Mediterraneo unici, come peraltro evidenziato in una
specifica relazione scientifica del prof. Ferlito.
Le formazioni geologiche sommerse di
questo specchio di mare, oltre al loro valore
intrinseco e all’interesse estetico derivante
dalla bellezza delle geometrie regolari, tendenti all’esagono, tipiche dei basalti colonnari,
rivestono un elevatissimo interesse scientifico.
Esse costituiscono una sorta di laboratorio di
ricerca la cui distruzione precluderebbe per
sempre ogni possibilità futura di studio.
Il ricorso all’Autorità Giudiziaria
La Regione Siciliana e gli altri Enti che
hanno rilasciato le autorizzazioni per la barriera
soffolta hanno sempre ignorato i numerosi studi
scientifici e i pareri di eminenti studiosi che
dimostrano l’inutilità e la dannosità dell’opera
ideata dal Comune di Acireale. Questi Enti e la
stessa Amministrazione Comunale di Acireale
si ostinano a negare persino l’evidenza della
realtà che si manifesterebbe ai loro rispettivi
funzionari in modo lampante se solo volesse-
I danni al turismo e ai pescatori locali
I fondali nei quali si vorrebbe realizzare
la barriera consentono, anche con l’utilizzo
di una semplice maschera da sub, di godere
di ambienti sottomarini di particolare fascino.
L’irreversibile alterazione della loro naturale
configurazione morfologica, che sarebbe stravolta e deturpata da un’innaturale muraglia di
pietrame e l’ancora più grave seppellimento dei
basalti colonnari, penalizzerebbero fortemente
la fruizione turistica del territorio.
Anche i pescatori locali ritengono che la
barriera danneggerebbe le attività turistiche
della zona, che loro considerano “bellissima”,
prediligendola per portarvi i turisti in barca. Il
presidente dell’Associazione pescatori di Santa Maria La Scala, Sebastiano Fichera, che
li rappresenta, sostiene che le conseguenze
negative che deriverebbero dalla barriera
soffolta sono “sotto gli occhi di tutti”, tenendo a
precisare che la l’opposizione dei pescatori non
è legata solo a motivi “commerciali”, ma anche
alla consapevolezza che questa zona debba
essere “tutelata e rispettata soprattutto per la
sua importanza ambientale”(5).
Una perdita culturale
L’area nota col toponimo di Grotta delle
Colombe è un luogo mitico, nel quale Ovidio, nel
XIII libro delle Metamorfosi, ambienta la storia
d’amore tra la nereide Galatea e il pastore Aci,
che viene ucciso dal ciclope Polifemo.
naturali non avrebbe reso necessaria, possa
scongiurare la perdita dei tesori naturali custoditi nei fondali di Grotta delle Colombe.
Riferimenti
(1) Quotidiano “La Sicilia” del 17/09/2014 (Una
barriera frangiflutti per tutelare Santa Maria La Scala
e Santa Caterina).
(2) Catra M., Giaccone T., Giardina S., Nicastro
A, 2006 - Il patrimonio naturale marino bentonico della
Timpa di Acireale (Catania) - Boll. Acc. Gioenia Sci.
Nat., 39 (366):129-158.
(3) Cantone G. et al., 2005 - Raccolta dati sulle caratteristiche biologiche ed ambientali del Golfo di Catania
(Studio bionomico). Relazione finale commissionata dal
Consorzio di Ripopolamento Ittico del Golfo di Catania.
(4) Quotidiano on line “CTZEN” del 30/09/2014
(Timpa di Acireale, il parere degli esperti, tra fauna flora
e basalti colonnari da salvare).
(5) Quotidiano on line “CTZEN” del 07/10/2014
(Timpa acese, pescatori contro la barriera “Danni economici, ambientali e turistici”).
L’area dove si vorrebbe realizzare la barriera soffolta
Basalti colonnari in località “Grotta delle Colombe”, di
fronte ai quali è stata prevista la barriera soffolta.
Basalti colonnari in località “Grotta delle Colombe”,
contigui al tratto di costa dove è stata prevista la barriera soffolta.
Basalti colonnari sommersi che sarebbero sepolti dalla barriera soffolta.
ro munirsi di una maschera e immergersi nei
fondali di Grotta delle Colombe. I funzionari si
renderebbero allora conto che in questi fondali
vivono complesse e delicate comunità biotiche
e resterebbero incantati dalla presenza dei
preziosi basalti colonnari che, nella qualità di
rappresentati di Istituzioni Pubbliche, dovrebbero difendere, tutelare e far divenire motivo
di promozione turistica, anziché sfregiare e
seppellire sotto un inutile cumulo artificiale di
pietrame.
Dubitando che ciò avvenga e constatata
l’irremovibile e ostinata decisione di questi
Enti nel non voler retrocedere dalle proprie
posizioni, Legambiente ha ritenuto necessario
presentare un esposto alla Corte dei Conti e
uno alla Procura della Repubblica di Catania.
L’augurio per tutti coloro che sono sensibili e
rispettosi degli ambienti naturali è che questa
estrema azione, che il funzionamento normale
delle istituzioni preposte alla tutela dei beni
Un’illogica scala di priorità
Appare quanto meno illogico che
i tecnici del Comune di Acireale si
preoccupino di “rimuovere” l’erosione
di un tratto di costa basaltica a picco
sul mare che avviene con tempi geologicamente lunghissimi e che rientra
nelle dinamiche di un fenomeno del
tutto naturale, e omettano di realizzare
gli interventi mirati a evitare che le
acque meteoriche provenienti dalle
aree edificate del comune di Acireale e
dallo stesso centro urbano si riversino
in modo selvaggio e senza controllo
sulla sottostante scarpata della riserva
naturale “La Timpa”, innescando, come
ampiamente noto e documentato, crolli,
frane e fenomeni erosivi artificiali estremamente violenti e dagli effetti riscontrabili in tempi estremamente brevi.
7
31 dicembre 2014
Grifone
a cura di Alfredo Petralia
Avviato il progetto
Le giovani stagiste riprese dalla nostra socia Antonella
Oddo che le accompagna alla scoperta di Noto di notte.
“Gettiamo un ponte di amicizia
con i giovani del Mediterraneo”
C
on il compimento del periodo di
formazione di un mese (novembre 2014),
delle due giovani laureate dell’Università
el-Manar di Tunisi, dott.ssa Wala Oueslati
e dott.ssa Zina Nasr, si è concluso il primo
gruppo di stage promossi e patrocinati
dall’Ente Fauna Siciliana (in collaborazione
con le Onlus catanesi “Unione Exallievi di
don Bosco Periferie vive” e “Sud & Dintorni” e con i Club Kiwanis “Catania Etna” e
“Mediterraneum” di Catania).
Il progetto ha preso corpo il 15 giugno
scorso (in una cerimonia nell’Aula Magna
del Rettorato dell’Università di Catania, alla
presenza del Prorettore dell’ateneo e di tutti gli attori coinvolti nel progetto) con la sigla
di un protocollo di intesa tra i proponenti
e l’Università di Catania (per gli aspetti
relativi alla formazione degli stagisti presso
l’università) e di un analogo protocollo con
l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio
Universitario (ERSU) per la parte logistica
(servizi di alloggio e mensa).
Le due stagiste hanno svolto la loro
attività di studio presso il Dipartimento di
Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali nel campo di tematiche attinenti la
fauna del suolo (sistematica, eco-etologia,
Grifone
Le giovani stagiste tunisine Zina Nasr (a sinistra) e Wala
Oueslati nel laboratorio di fauna del suolo del Dipartimento
di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali: al centro
il tutor scientifico, lo zoologo prof. Giorgio Sabella, Consigliere Regionale dell’Ente Fauna Siciliana.
Zina e Wala durante una pausa dei campionamenti di
fauna del suolo condotti alla Riserva di Vendicari.
tecniche di fotografia, indagini genetiche,
modalità di campionamento e riconoscimento della fauna).
Tutor delle due studiose è stato il Prof.
Giorgio Sabella, docente di Valutazione di
Impatto Ambientale e Presidente del Corso
di Laurea in Scienze Ambientali e Naturali
nonchè Consigliere Regionale dell’Ente
Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana
“Associazione naturalistica di ricerca e conservazione”
N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa
Direttore responsabile Corrado Bianca
Responsabile di redazione Giorgio Sabella
Comitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Messaoud Yamoun,
Paolo Pantano, Alfredo Petralia, Abubaker Swehli, Paolino Uccello.
Redazione e Amministrazione Via Angelo Cavarra, 184 - Noto (SR)
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Realizzazione e stampa:
Due Elle Grafica & Stampa - SR - [email protected] - Tel. 339 7708276
Fauna Siciliana.
Insieme alla attività di ricerca le dott.sse
Oueslati e Nasr hanno anche svolto una
serie di attività di integrazione partecipando
ad attività culturali delle diverse associazioni promotrici del progetto in coerenza con
gli stessi obiettivi di fondo dell’iniziativa.
In particolare per quanto riguarda
l’Ente Fauna Siciliana, da anni essa svolge programmi e attività di scambio e di
collaborazione con ambienti universitari
e dell’ambientalismo della Tunisia e della
Libia: il progetto Gettiamo un ponte di
amicizia con i giovani del Mediterraneo si
colloca su questa linea che peraltro corrisponde e si inquadra nella vocazione mediterranea della nostra associazione come
è espressamente formulato nel suo statuto
e come conoscono i lettori che seguono la
nostra rivista.
Le due stagiste sono state altresì ospiti
a Noto presso il nostro Centro Informativo
e presso l’Ecomuseo e Centro Visitatori di
Vendicari, oltre ad avere svolto una sessione di studio in campo nella stessa riserva
grazie alla collaborazione del Direttore
della riserva dott. Filadelfo Brogna.
Il progetto proseguirà con la venuta in
Sicilia nei primi mesi del 2015 di altri quattro stagisti designati da Prof. Said Nouira,
Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Tunisi, referente
tunisino per il progetto.
Alfredo petralia
Coordinatore del Progetto
Hanno collaborato a questo numero
- Salvatore ARCIDIACONO, Segretario Sezione di Catania,
E.F.S.
- Roberto DE PIETRO, Legambiente di Catania.
- Alessandra LINARES, Giornalista.
- Marco MASTRIANI, Segretario Sezione di Siracusa, E.F.S.
- Calogero MUSCARELLA, Entomologo, Palermo.
- Paolo PANTANO, Consigliere Regionale E.F.S.
- Alfredo PETRALIA, Consigliere Regionale E.F.S.
- Ignazio SPARACIO, Managing editor Biodiversity Journal.
- Paolino UCCELLO, Vicesegretario Regionale E.F.S.
Grifone
31 dicembre 2014
Un’allocazione efficiente ed
una distribuzione giusta delle
risorse non garantiscono
una scala sostenibile
di Paolo Pantano
L
’economia classica tratta ampiamente il tema della distribuzione della ricchezza, ma
sembra ignorare completamente il fondamentale
rapporto rispetto ai sistemi naturali e l’utilizzo
delle risorse. L’economia classica si occupa
poco del problema della scala, o meglio di una
scala, sostenibile dove non vengono intaccate
le capacità rigenerative dei sistemi naturali e la
dimensione dell’economia viene mantenuta entro
i limiti fisici della natura.
In base a questa considerazione possiamo
formulare questo assunto: un’allocazione efficiente ed una distribuzione giusta non garantiscono una scala sostenibile. E cercheremo di
dimostrarlo.
Nel 1938 Walter Lowdermilk, un alto funzionario del Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti, ha viaggiato all’estero per osservare le terre
che erano state coltivate per migliaia di anni, cercando di apprendere come queste antiche civiltà
avessero affrontato il depauperamento del suolo
agricolo. Ha scoperto che alcuni avevano gestito
bene la loro terra, mantenendo la sua fertilità per
lunghi tratti della storia e sono stati fiorenti, altri
non avevano saputo farlo. In una sezione del
suo rapporto intitolato “Le cento città morte”, egli
descrive un sito nel nord della Siria, nei pressi
di Aleppo, dove pratiche di conservazione del
suolo e dell’acqua usate per secoli, erano state
abbandonate, per cui Lowdermilk ha osservato
il degrado successivo a causa dell’erosione del
suolo. Nel corso delle ere geologiche si è formato
il sottile strato di terriccio che copre la superficie
del pianeta e la nuova formazione del suolo è
stata superiore al tasso naturale di erosione, ma
non è stato così nel caso citato dal funzionario
americano in Siria.
Nel secolo scorso, l’erosione ha cominciato
a superare la formazione di nuovo suolo ed
attualmente quasi un terzo delle terre coltivate
del mondo sta perdendo terreno vegetale più velocemente del nuovo suolo che si sta formando,
riducendone la fertilità intrinseca. Il suolo che si
è formato su una scala temporale geologica si
sta perdendo su una scala temporale umana.
Questo sottile stato di terra è il fondamento
della civiltà. Il geomorfologo David Montgomery,
in “The Erosion of Civilizations” descrive il suolo
come “la pelle della terra, la frontiera tra la geologia e la biologia”. L’erosione del suolo, del
vento e dell’acqua è una sfida a livello mondiale.
Per i prati che supportano 3,4 miliardi di capi di
bestiame, pecore e capre, la minaccia viene dal
pascolo eccessivo che distrugge la vegetazione,
lasciando il terreno vulnerabile all’erosione. I pascoli situati, per lo più, nelle regioni semiaride del
mondo, sono particolarmente vulnerabili all’ero-
sione eolica. In agricoltura, ad esempio, l’erosione è causata quando la terra in forte pendenza
ed è troppo secca per sostenere l’agricoltura.
Se la zona è in forte pendenza e non è protetta
da terrazze, da colture perenni e da coltivazione
a strisce, perde terreno durante le forti piogge.
Nelle “cinture del mais o della soia”, al contrario,
la principale minaccia per il suolo è l’erosione
idrica che deriva dalle abbondanti precipitazioni.
Il limo scorre verso il mare trasportando terra
in grande quantità e dall’erosione del suolo si
passa alla desertificazione.
Wang Tao, uno dei maggiori studiosi del
deserto del mondo, riferisce che si sono desertificate, dal 1950 al 1975, una media di 600
miglia quadrate di terra ogni anno. Tra il 1975 e il
1987, la desertificazione è salita a 810 chilometri
quadrati all’anno. Da allora fino alla fine del Novecento è salita a 1.390 chilometri quadrati e sta
continuando a salire di anno in anno. Il rapporto
“Desert Mergers and Acquisitions “ descrive
immagini satellitari che mostrano un’evidente
desertificazione in molti angoli della Terra. In
Cina e in Mongolia grandi deserti si
espandono e tendono alla fusione
in un unico grande
deserto. Le autostrade che attraversano la regione
sono regolarmente
inondate da dune
di sabbia. Secondo lo scienziato ed
ecologista Lester
R. Brown, in alcuni
luoghi, le persone
diventano consapevoli quando la
situazione continua
a deteriorarsi e la
degradazione del
terreno accelera.
Purtroppo, non vi
è nulla in prospettiva per arrestare
e invertire questa
tendenza.
L’Africa sta
soffrendo pesanti perdite di suolo.
Andrew Goudie,
professore emerito
di geografia all’Università di Oxford,
segnala che le tempeste di polvere sul
Sahara sono ormai
all’ordine del giorno. Egli stima che
8
sono aumentate di dieci volte nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Tra i paesi più colpiti dalla
perdita di terreno vegetale sono Niger, Ciad,
Nigeria settentrionale e Burkina Faso. La Nigeria,
il paese più popoloso dell’Africa, sta perdendo
868 mila ettari di pascoli e terreni coltivati per
la desertificazione ogni anno, mentre la popolazione è aumentata da 47 milioni nel 1961 a
167.000.000 nel 2012, e nel contempo i capi di
bestiame sono cresciuti da circa 8 a 109 milioni.
Per le esigenze di foraggiamento i 17 milioni di
capi di bovini ed i 92 milioni di pecore e capre
superano il rendimento sostenibile delle praterie
del paese, che così si sta lentamente trasformando in deserto.
La Nigeria rappresenta un caso da manuale
di come le crescenti pressioni umane ed il patrimonio zootecnico possano ridurre la copertura
vegetale. In particolare, la crescita della popolazione relativa agli ovini e bovini è un indicatorerivelatore del deterioramento delle praterie e
dell’ecosistema per l’eccessivo pascolo; l’erba è
in genere sostituita da arbusti del deserto.
Quando i paesi perdono la loro terra vegetale, alla fine perdono la capacità di nutrirsi e non
è quindi, a mio avviso, prioritario il problema
della distribuzione, anche se importante, ma
semmai la produttività biologica del pianeta.
L’accelerazione della perdita di terriccio è lenta,
ma inesorabile e sta riducendo la produttività
biologica del suolo.
La riduzione delle aree coltivabili e la costante espansione della popolazione umana sono
in rotta di collisione; i problemi del degrado del
suolo sono locali, il loro effetto sulla sicurezza
alimentare è globale e così, anche per tutto quello che abbiamo affermato, il sistema economico
globale è insostenibile.
9
31 dicembre 2014
Una nuova specie di coleottero nella
Riserva Naturale di Vendicari:
il Buprestis cupressi
che non smette di generare stupore agli occhi
di tutti noi.
Gli esempi sono numerosi e ognuno meriterebbe una storia: dallo stupefacente Grillo
africano “dalla grossa testa”, Brachytrupes
megacephalus, che scava tane nella sabbia e
richiama le femmine con il suo possente canto,
alla velocissima “tigre dei coleotteri”, la Lophyridia
aphrodisia panormitana, una specie endemica
siciliana ormai presente solo in poche località.
Ma quello di cui vogliamo parlare adesso è il
Buprestide del Cipresso (Buprestis cupressi), un
coleottero della famiglia dei Buprestidi di estremo interesse. Si tratta di una specie “xilofaga”
ossia legata in una parte del suo ciclo vitale al
legno. Le larve, infatti, si nutrono soprattutto del
legno di Cipressacee, spesso anche del Ginepro
coccolone, pianta arbustiva legata all’ambiente
costiero. Proprio il Ginepro coccolone un tempo
caratterizzava gran parte delle coste siciliane e
oggi è confinato, dalla prepotenza umana, a poche isole ecologiche fra cui, appunto, Vendicari.
Gli adulti compiono la metamorfosi durante i
mesi invernali e sfarfallano in estate; essi sono
di colore bruno scuro e presentano a volte delle
macchie gialle sulle elitre e sul capo; il corpo è di
forma ovale, lungo circa un paio di centimetri. Gli
adulti si incontrano nelle ore più calde dei mesi
estivi ben nascosti fra le fronde soleggiate delle
piante ospiti, o in volo da un arbusto all’altro.
È stato in uno di questi voli, durante una
semplice passeggiata “ecologica”, che è stato
intercettato casualmente un esemplare di questa
bella e rara specie (http://www.biodiversityjournal.
com/pdf/5(3)_421-424.pdf). E’ stato un incontro
interessante, confermato poi da altre escursioni
nella stessa località “mirate” a raccogliere ulteriori
dati. Infatti, il Buprestis cupressi era citato per la
Sicilia soltanto in una antichissima pubblicazione,
risalente addirittura al 1872, mai confermata da
ulteriori segnalazioni tanto che questa specie
era ormai esclusa dai recenti cataloghi faunistici
come specie vivente in Sicilia.
Va ricordato che il B. cupressi è una specie
inserita nella recente “Lista Rossa dei Coleotteri
saproxilici italiani”.
Una scoperta, quindi, che sottolinea ulteriormente l’importanza della Riserva Naturale di
Vendicari come area rifugio di specie che presumibilmente un tempo erano ben diffuse in Sicilia
e che si trovano ora solo in questo territorio protetto, e che fa comprendere quanto ancora poco
si conosce dell’immenso patrimonio naturalistico
della nostra isola.
rio Regionale Corrado Bianca ed il Prof. Cappello per
il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2014”.
Regionale E.F.S. Marco Mastriani che è stata molto
visitata.
18 settembre 2014
Incontro di lavoro a Siracusa con il Direttore della
R.N.O. Vendicari dott. Filadelfo Brogna, presenti per
l’E.F.S. Corrado Bianca, Paolino Uccello, Alfredo
Petralia e Marco Mastriani.
31 ottobre 2014
Si svolge a Palazzo Nicolaci di Noto il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2014” assegnato
alla memoria di Angelo D’Arrigo.
di Calogero Muscarella e Ignazio Sparacio
S
crivere che la riserva di Vendicari,
meraviglioso lembo di costa della Sicilia sudorientale, sia uno scrigno di biodiversità suona
quasi retorico. Basta una passeggiata fra i
numerosi sentieri che serpeggiano fra antiche
saline, pantani salmastri, vegetazione dunale,
per accorgersi del tripudio di vita che esplode a
ogni passo.
Stormi di anatre volano numerosi mentre
gruppi di eleganti Fenicotteri e uccelli limicoli
setacciano il fango in cerca di piccoli crostacei,
conigli saltellano fra gli arbusti attenti a non finire
dilaniati dall’artiglio dei numerosi rapaci perennemente in caccia, il bellissimo Colubro leopardino
si può vedere strisciare fra le pietraie e aculei
bianchi e neri si rinvengono sul terreno, segno
del passaggio notturno degli Istrici.
Ma la fauna più numerosa e affascinante
è quella che sfugge all’attenzione del comune
visitatore: stiamo parlando degli insetti e di tutti
i piccoli invertebrati, in genere. Un mondo variegato e complesso, spesso poco conosciuto, ma
Dal “Giornale
di Bordo”
dell’Associazione
3 settembre 2014
Sopralluogo ad Agnone Bagni, effettuato dal
Segretario Regionale E.F.S. Corrado Bianca e dal
Dirigente della Ripartizione Faunistica Venatoria ed
Ambientale di Siracusa dott. Francesco Moscuzza,
per controllare le temperature di un nido di Caretta
caretta. Il nido era monitorato dal Fondo Siciliano
per la Natura.
10 settembre 2014
Incontro con i Presidi del IV Istituto Comprensivo
“G. Aurispa” di Noto e del Preside del Liceo Statale
“M. Raeli” di Noto, per l’organizzazione del Premio
Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2014”. Per
l’Ente Fauna Siciliana erano presenti il Segretario
Regionale ed il Coordinatore del Premio.
10 settembre 2014
Si riunisce a Noto, presso il Centro Informativo
E.F.S., la Giunta Regionale E.F.S.
10 settembre 2014
Schiusa di un nido di Caretta caretta nella spiaggia del villaggio S. Lorenzo (Noto) . Il nido è stato monitorato dall’Ente Fauna Siciliana e dalla Ripartizione
Faunistico Venatoria ed Ambientale di Siracusa.
17 settembre 2014
Schiusa di un nido di Caretta caretta nella R.N.O.
di Vendicari a PuntaIisola. Il nido ha visto la nascita
di n. 107 esemplari.
18 settembre 2014
Incontro al Liceo Statale “M. Raeli” tra il Segreta-
Grifone
25 settembre 2014
Incontro con gli studenti del IV Istituto Comprensivo
“G. Aurispa” di Noto, per presentare la figura di Angelo
D’Arrigo, candidato al Premio Grifone d’Argento 2014.
Presenti per l’E.F.S. il Coordinatore del Premio Marcello
La Greca Alfredo Petralia e il Segretario Regionale
Corrado Bianca.
25 settembre 2014
Incontro con gli studenti del Liceo Statale “M.
Raeli” di Noto, per presentare la figura di Angelo
D’Arrigo, candidato al Premio Grifone d’Argento
2014. Presenti per l’E.F.S. Il Coordinatore del Premio
Marcello La Greca Alfredo Petralia e il Segretario
Regionale Corrado Bianca.
4 ottobre 2014
Conferenza stampa nella R.N.O. Ciane e Saline di
Siracusa, organizzata dal Consigliere Regionale E.F.S.
Marco Mastriani, sui ticket di ingresso nelle Riserve
Naturali della Regione Siciliana.
14 ottobre 2014
Incontro di lavoro a Rosolini con l’Arch. Giunta,
per discutere di un progetto per il ripristino del sentiero
di Cava Prainito. Presenti per l’E.F.S. il Segretario Regionale Corrado Bianca ed il Segretario della Sezione
di Rosolini Antonio Zocco.
18/19 ottobre 2014
L’Ente Fauna Siciliana partecipa all’Agrimontana
2014 di Palazzolo Acreide con la mostra di foto ornitologiche di Pino Iuvara, organizzata dal Consigliere
1 novembre 2014
L’equipe di “Linea Blu”, programma di RAI UNO,
effettua delle riprese nella R.N.O. di Vendicari. Alcune riprese vengono registrate nell’Ecomuseo-Centro
Visitatori gestito dall’E.F.S.
3 novembre 2014
Incontro a Noto, presso la sala Gagliardi, sulle
Trivellazioni petrolifere in mare. All’incontro presente
per l’Ente Fauna Siciliana il Vice Segretario Regionale
Paolino Uccello.
16 novembre 2014
L’Ente Fauna Siciliana partecipa alla II mostra
didattica sui funghi che si è svolta a Buscemi. È stata
allestita la mostra di foto ornitologiche di Pino Iuvara
e l’esposizione delle pubblicazioni dell’E.F.S. organizzata da Marco Mastriani e dalla Sezione di Siracusa.
Nell’occasione è stato proiettato il documentario sul
Parco degli Iblei. Presenti per l’Associazione anche
Corrado Bianca, Paolo Pantano, Pino Iuvara e Antonina Oddo.
24 novembre 2014
Si riunisce a Noto, presso il Centro Informativo
E.F.S., la Giunta Regionale dell’Ente Fauna Siciliana
aperta ai Segretari e Delegati di Sezione ed ai Responsabili di Settore.
2 dicembre 2014
Riunione di lavoro, presso il Centro Informativo
di Noto, con il responsabile del Servizio Randagismo
del Comune di Noto Leo La Sita, il Segretario Regionale dell’E.F.S. Corrado Bianca e il Consigliere della
Sezione di Noto Mario Alì, per discutere del progetto
“Randagismo”.
Grifone
10
31 dicembre 2014
Lettera dell’Ente Fauna Siciliana alla Regione Siciliana
Qui di seguito pubblichiamo la lettera inviata dal Consigliere Regionale Ente Fauna Siciliana
Marco Mastriani alla Regione Siciliana in merito al problema dei ticket d’ingresso nelle aree protette (ndr.)
Al Presidente della Regione Sicilia, On. Rosario Crocetta
All’Assessore Regionale per il Territorio e Ambiente, Dott. Maurizio Croce
All’Assessore Regionale Risorse Agricole ed Alimentari, Avv. Antonino Caleca
All’Assessore Regionale per l’Economia, Dott. Alessandro Baccei
Oggetto: applicazione leggi regionali ticket d’ingresso nelle aree protette
Da oltre quindici anni, la regione Sicilia, pur avendo legiferato in
materia di applicazione dei ticket d’ingresso nelle aree protette, ad
oggi, con l’eccezione della Riserva Naturale Orientata dello “Zingaro”, in tutte le riserve naturali esistenti nel territorio regionale, non ha
applicato la normativa regionale esistente.
Le leggi regionali di cui trattasi sono le seguenti:
1 Legge regionale n.10 del 27 aprile 1999 art.6 recante disposizioni inerenti l’applicazione dei ticket nelle aree protette, in
particolare al comma 2 recita: “le somme derivanti dalla vendita
dei biglietti sono acquisite dagli enti parco, dai gestori delle
riserve, delle oasi naturali e delle aree attrezzate sono destinate alla manutenzione delle aree protette e all’incremento
delle dotazioni dei servizi”;
2 Legge regionale n.33 del 1 giugno 2012, in particolare l’articolo
2 comma 2, che recita: “a decorrere dalla data di pubblicazione
della presente legge, al fine di incrementare i servizi ai visitatori e le attività di tutela delle aree protette, fatta eccezione
per quelle ubicate nelle isole minori, è previsto il pagamento
di un biglietto di accesso per le aree naturali protette e per le
aree attrezzate da individuare con successivo decreto dell’Assessore Regionale per il Territorio e Ambiente, emanato di
concerto con l’Assessore Regionale per l’Economia, sentiti
gli enti gestori delle aree naturali ed i comuni nei quali sono
ricomprese le aree interessate;
3 Delibera di Giunta regionale n.119 del 15 marzo 2013, che
con l’obiettivo di incrementare la qualità dei servizi offerti nelle aree protette, da “mandato all’Assessore Regionale per il
Territorio e l’Ambiente affinché, congiuntamente all’Assessore
Regionale per le Risorse Agricole ed Alimentari, predisponga
entro trenta giorni dalla notifica della presente deliberazione,
apposito Piano che disciplini l’accesso ai parchi ed alle riserve
naturali di diretta gestione regionale, valutando l’esclusione
dal pagamento del biglietto d’ingresso per quei siti che si
intendono maggiormente valorizzare, con la previsione della
quantificazione del ticket, che dovrebbe variare a seconda
dei servizi offerti dall’area protetta, dei criteri e delle modalità
di pagamento, nonché dalla individuazione del personale
delegato alla riscossione e delle relative procedure creando
appositi conti correnti per ogni sito”.
Da notizie stampa, si apprende che per alcune aree protette
della regione Sicilia si stava procedendo per l’istituzione dei ticket
d’ingresso, ma ad oggi non risultano atti concreti.
Colgo l’occasione per ricordare che durante la precedente estate,
tutte le aree protette della provincia di Siracusa , ovvero: Riserva
Naturale Orientata “Pantalica-Val d’Anapo”, Riserva Naturale Orientata “Cava Grande del Cassibile”, Riserva Naturale Orientata “Oasi
faunistica di Vendicari” e Riserva Naturale Orientata “Fiume Ciane e
saline di Siracusa”, sono state colpite da numerosi incendi che hanno
provocato ingenti danni ambientali al nostro patrimonio naturalistico,
oltre un danno di immagine per il nostro territorio a forte vocazione
turistica che si aggiunge all’ingente danno economico che ha gravato
sui tanti operatori turistici e commerciali che si sforzano di promuovere
e incentivare la fruizione dei turisti, visitatori e cittadini all’interno delle
riserve naturali.
Aspetto del tutto vergognoso è quello legato alla dotazione dei
servizi, citato nelle leggi regionali, che ad oggi manca quasi del tutto
nelle aree protette che offre il territorio siciliano e che spesso vede le
riserve naturali prive di servizi igienici, punti di informazione e accoglienza turistica, cartine turistiche, centri di educazione ambientale,
segnaletica turistica, vigilanza permanente, aree attrezzate, ecc…
(nonostante l’impegno e gli sforzi dell’ente gestore che in questo caso
è l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia).
La non applicazione delle leggi regionali esistenti in questi ultimi
quindici anni non solo ha creato un enorme danno erariale alle esigue
casse regionali, per mancanza di introiti derivato dalla non applicazione delle leggi regionali, ma anche e soprattutto un ingente e grave
danno di immagine alla nostra Sicilia, a forte vocazione turistica che
potrebbe puntare seriamente sul turismo culturale, naturalistico,
scolastico, archeologico, come vero e proprio modello di sviluppo.
L’ecoturismo è un fenomeno in forte crescita in tutte le aree protette
in Italia e in Europa.
Non è più accettabile l’immobilismo dell’Amministrazione Regionale Siciliana.
Chiediamo che gli errori del passato non si ripetano più e applicando le leggi regionali esistenti, al fine di tutelare le aree protette
della regione Sicilia, si possano maggiormente tutelare, potenziando
i servizi esistenti e offrendo maggiori opportunità ai turisti, visitatoti
e cittadini, che annualmente con flussi notevoli (milioni e milioni di
visitatori), frequentano le aree protette della nostra terra, la Sicilia.
Siracusa, lì 03/12/2014
Consigliere Regionale Ente Fauna Siciliana
Marco Mastriani
L ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI DELL’ENTE FAUNA SICILIANA
Domenica 25 gennaio 2015 alle ore 9,00, presso l’Ecomuseo del Centro Visitatori della R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendicari”, si svolgerà la L Assemblea Generale dei Soci dell’Ente Fauna Siciliana, convocata in via ordinaria dal Segretario Regionale
(Assemblea di fine anno, art. 8 dello Statuto), con il seguente ordine del giorno:
ore 9,00
ore 9,30
ore 10,30
ore 10,45
ore 11,00
Relazione del Segretario Regionale;
Relazioni dei Segretari di Sezione e dei Responsabili di Settore;
Approvazione conto consuntivo 2014;
Programmazione di massima per il 2015;
Dibattito.
Questa convocazione ha valore formale di convocazione dei Soci.
Il Segretario Regionale
Corrado Bianca
11
Etnobotanica. 39
di Salvatore Arcidiacono
Piante selvatiche
nei giochi
I
ragazzi di oggi si dilettano con giocattoli fatti di materiali sintetici e dai nomi
esotici: Mazinga, Barbie, Spider-man,
eccetera. Un tempo, tuttavia non lontano,
molti oggetti di gioco erano ottenuti con
materiale povero; tratto da piante selvatiche che tutti potevano raccogliere gratuitamente. La maggioranza di questi balocchi
autarchici erano costruiti dallo stesso giocatore, che perciò ne guadagnava nell’arte
manuale.
Uno di questi economici giocattoli era
l’aquilone, conosciuto con i nomi di cumeta o stidda. Per ottenerlo occorrevano
alcuni fogli di carta velina colorata, un po’
di colla d’amido, un gomitolo di spago e
soprattutto due listelli ricavati dal culmo
della canna domestica (Arundo donax).
Con i fogli di carta velina si otteneva un
quadrato variopinto di circa 50/80 cm di
lato; i due listelli servivano da scheletro
per questo quadrato: l’uno (sbatacchio)
piegato ad arco tramite un filo da cucito e
l’altro (longherone) steso ad angolo retto
con il precedente. Al longherone era fissato
lo spago per governare il cervo volante.
Ancora dalla canna poteva realizzarsi
lo schioppettino (scupittedda); un ingenuo
giocattolo ottenuto da una porzione (lunga
circa 60 cm) del culmo della pianta. Su di
essa si praticavano tre aperture: una circolare e due (di circa 5 cm) rettangolari. Poi
si preparavano due accessori; la molla ed
il proiettile: la prima, ottenuta da un listello
sottile della stessa pianta, il secondo da un
qualsiasi rametto. Un pezzetto della molla
sporgeva in fuori, e costituiva il grilletto.
Per fare funzionare “l’arma” si introduceva il proiettile, si portava il grilletto verso
l’impugnatura e infine si faceva scattare la
molla. Il proiettile partiva “a razzo”.
Abbastanza comuni erano i giocattoli
ottenuti con dalle pale del Ficodindia
(Opuntia ficus-indica). Per ottenerli si
despinavano accuratamente alcune pale
e se ne traevano le parti massive che costituivano questi balocchi. Ciò avveniva,
ad esempio, nella costruzione del classico
carretto siciliano per il quale si intagliavano
il pianale (cascia), le sponde (masciddari),
il ripiano posteriore (purtedda) e le ruote
(roti) mentre le stanghe (asti) e l’asse delle
ruote (scoppu) erano ricavati da sottili rami
rettilinei di Rosa selvatica (Rosa canina).
31 dicembre 2014
Alcuni giocattoli non avevano bisogno di
alcuna manipolazione, bastava raccogliere
parte di una determinata pianta e adoperarla come strumento di gioco. Questo è
il caso del Piumino (Lagurus ovatus), che
possiede una spiga decisamente piumosa.
I fanciulli raccoglievano questa spiga e le
poggiano sul labbro superiore a mo’ di
baffi, in modo da mimare le appendici dei
gatti. Così facendo, improvvisavano una
pantomima alla quale veniva dato il nome
di “mucidda”= micina.
Analogamente accadeva per il gioco
degli scoppiettii (scattioli) la cui materia
prima era il calice ovoidale dello Strigolo
(Silene vulgaris), detta in vernacolo Cannatedda. Questo calice funziona come un
sacchetto; chiudendogli l’imboccatura fra
due dita e schiacciandolo repentinamente
in fronte, emette un sonoro scoppio.
Similmente accadeva, con il gioco
delle danzatrici (ballarine). Per questo
passatempo le fanciulle di una volta raccoglievano i petali colorati e la capsula del
Papavero (Papaver rhoeas), accorpavano
loro alcuni fuscelli, legavano il tutto con
fibre vegetali e ne traevano originali bambole, assolutamente gratuite.
Prendiamo ora in considerazione un
giocattolo, un tempo assai comune, che,
all’opposto di precedenti, non era autocostruito, bensì preparato da un artigiano
locale (tornitore) che lo ricavava dalle nodose radici dell’Oleastro (Olea europea),
detto localmente Agghiastru. Esso, detto
tuppetturu o strummula, si può ricondurre
alla classica trottola, ma che ne differisce
alquanto sia nella costituzione e soprattutto
nell’impiego. La sua forma era quella di
un cono ligneo che portava sul vertice un
puntale di ferro (pizzu). Per farla ruotare si
adoperava uno spago bagnato (lazzu), un
capo del quale si avvolgeva strettamente
sul giocattolo e l’altro capo si arrotolava
attorno all’indice del giocatore. Con il tuppetturu si potevano sviluppare vari tipi di
giochi competitivi.
Ritornando ai giocattoli autosufficienti
ricordiamo l’uso della cerbottana (cannedda) che si poteva ricavare da un semplice
internodo di canna. Con essa i ragazzi
sparavano i proiettili prodotti dal Bagolaro (Celtis australis), detto Minicuccu o
Favaraggiu o Caccamo. Questo albero,
in autunno, produce piccole drupe dalle
dimensioni di un pisello, che hanno una
sottile polpa alquanto dolce e un nòcciolo
(ossu o nòzzulu), perfettamente sferico. I
ragazzi portavano in bocca questi gustosi
frutti, li spolpavano ed usavano il residuo
nucleo come munizione
Infine un giocattolo sonante: la raganella (troccula), che si ottiene da un internodo
di canna, in cui, su una estremità si lascia
chiuso il nodo e, sull’altra, si ricava una
bandella semilibera. Nell’interno dello strumento viene alloggiata una rotella dentata
Grifone
di legno di Pino (Pinus pinea) , il cui perno
è trapassato da un asse ligneo, che sporge
dalla canna perpendicolarmente e funge da
manico. Impugnando l’attrezzo per detto
manico, e facendolo ruotare, avviene che
la bandella di canna scatta su ogni dente
della ruota, producendo una serie di suoni
fragorosi e secchi che ricordano quelli
emessi dalla raganella.
IL 2015 è L’ANNO DEDICATO ALla
diversità biologica
ENTE FAUNA SICILIANA ON L U S
Tesseramento 2015
6 buone ragioni per… essere uno di noi
1 Sarai protagonista nella difesa della natura.
2 Potrai partecipare ai nostri progetti di
ricerca e conservazione naturalistica.
3 Potrai usufruire dei servizi riservati ai Soci
(attività sociale, escursioni, conferenze,
sconto del 50% su tutte le pubblicazioni
dell’Ente, ecc.).
4 Riceverai gratuitamente Grifone, bimestrale di informazione per i Soci e di divulgazione naturalistica.
5 Riceverai gratuitamente l’annuario Atti e
Memorie, bellissimo volume, il resoconto
annuale sulle attività svolte dall’Ente ed
importanti memorie scientifiche curate da
specialisti della fauna selvatica.
6 Contribuirai alla realizzazione di un mondo migliore.
Quote sociali per il 2015
Junior Euro 7,00
Ordinario Euro 20,00
Sostenitore Euro 60,00
Le adesioni possono essere effettuate:
direttamente nelle varie Sezioni,
tramite versamento sul c/c postale
n. 11587961
oppure tramite bonifico al cod. IBAN
IT24 FO76 0117 1000 000 1 1587 961
sempre intestati a:
Ente Fauna Siciliana - Noto
con la causale “Quota iscrizione anno 2015”
Grifone 15 dicembre 2014
Grifone
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