Grifone ** ISSN 1974-3645 Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA “associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA 31 dicembre 2014 ANNO XXIII n. 5-6 (125) PREMIO MARCELLO LA GRECA “Grifone d’Argento 2014” ad Angelo D’Arrigo La manifestazione A nche la quarta edizione del Premio Marcello La Greca, istituito in ricordo dell’illustre scienziato e accademico, impegnato attivamente per quasi mezzo secolo in Sicilia in difesa dell’ambiente, appartiene ormai alla sequenza delle manifestazioni iniziata nel 2011 il cui obiettivo, condiviso dall’Ente Fauna Siciliana e dal Comune di Noto che ne sono gli organizzatori, è quello di mettere in evidenza figure forti di personaggi che con la loro proposta culturale rappresentano testimonianze incisive, e concretamente vissute, di valori scientifici e di azioni in difesa del territorio e della natura nei suoi diversi aspetti, insieme a qualità umane di tensione verso grandi ideali. In questo contesto il Grifone d’Argento 2014, attribuito alla memoria di Angelo d’Arrigo e alla Fondazione L’uomo che insegnava a volare agli uccelli di Paolino Uccello Il Sindaco di Noto Corrado Bonfanti accanto alla Signora Laura Mancuso D’Arrigo, Presidente della Fondazione Angelo D’Arrigo con in mano il Grifone d’Argento. Da circa trent’anni mi occupo di formazione e mai ai miei allievi ho dato indicazioni su di un modello da seguire. Oggi, leggendo la vita di Angelo D’Arrigo, avverto la necessità di comunicare la sua storia, sento che le future generazioni debbano conoscere l’esperienza di un uomo che ha fatto della propria vita ricerca, conoscenza, amore per la natura. Nato a Catania nel 1961, ha vissuto a Parigi dove si è laureato in scienze motorie. Innamorato della montagna, diventa maestro di sci e poi istruttore di volo, nonché guida alpina. Vive di sport, avventura e natura, realizza anche una serie di documentari sulle sue imprese. Ma è il volo la sua più profonda forma di espressione, inizia a soli sedici anni, quando vola in deltaplano per la prima volta. Da allora ha volato per oltre 15.000 ore, attraversando ogni fase, in cui il pilota affina il suo senso per l’aria: la paura del vuoto, la conoscenza tecnica le giuste vibrazioni e la naturalezza. Nel corso della realizzazione di un documentario per Antenne 2, vola per la prima volta sull’Etna in piena eruzione. È anche l’occasione per riscoprire la sua terra natale, Angelo quindi si trasferisce in Sicilia, dove organizza un centro Premio Marcello La Greca Grifone d’Argento 2014 Messaggio del Presidente dell’Unione Zoologica Italiana Ringraziamo la Prof.ssa Elvira De Matthaeis per il messaggio inviatoci che riportiamo volentieri. (ndd) a lui intitolata, è stato un momento particolarmente significativo per il messaggio lanciato in particolare ai giovani: Numerosi infatti sono stati Spett.le Ente Fauna Siciliana, sono veramente grata dell’invito rivoltomi come Unione Zoologica Italiana di partecipare alla cerimonia per l’assegnazione del prestigioso Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento”. Come presidente della Società non posso non ricordare quanto Marcello La Greca ha fatto per l’Unione, per lo sviluppo della Zoologia in Italia e per tutta la comunità scientifica internazionale. Voglio inoltre sottolineare l’alto profilo scientifico delle personalità che hanno finora ricevuto questo premio. Mi rammarico, tuttavia, di non partecipare alla manifestazione, ma vorrei con queste mie poche parole far sentire la presenza degli zoologi italiani, quelli che hanno conosciuto Marcello La Greca e quelli, più giovani, che possono da questa alta personalità trarre ancora ispirazione e motivazioni per sviluppare la loro ricerca e la passione per la Zoologia. Elvira De Matthaeis Presidente Premio “Marcello La Greca” quest’anno i poster (esposti nell’atrio di Palazzo Nicolaci nel quadro della manifestazione) con i quali gli allievi di scuole di Noto e Pachino hanno espresso le loro considerazioni sollecitati dal “sogno” che Angelo d’Arrigo ha rappresentato con le sue imprese straordinarie e con la sua testimonianza umana e scientifica. La manifestazione è stata aperta dagli interventi del Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, e dal Segretario Regionale dell’Ente Fauna Siciliana, Corrado Bianca, in quanto promotori dell’iniziativa. Hanno quindi espresso la loro partecipazione e il loro saluto il Segretario della sezione di Noto dell’Ente Fauna Siciliana Giuseppe Iuvara, il Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, Pietro Pavone, e il Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania, Angelo Messina. È seguita la presentazione del profilo di Angelo D’Arrigo tracciato dal Co-Segretario Regionale dell’Ente Fauna Siciliana Paolino Uccello. Le fasi più significative del progetto di D’Arrigo per la reintroduzione dei condor Inca e Maya sono state ricordate dall’intervento di Alfredo Petralia, coordinatore Premio La Greca, mentre Antonio Spinnato, Zoologo dell’Ente Parco dei Nebrodi, ha descritto il progetto di reintroduzione del grifone in Sicilia: attraverso l’accostamento di questi uccelli dalla nicchia ecologica analoga, è stato evidenziato il simbolico collegamento tra Angelo D’Arrigo e la stessa intitolazione del premio al “Grifone”, peraltro simbolo della nostra associazione e nome della nostra rivista. Pietro Alicata, Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, ha quindi posto all’attenzione di volo e incontra Laura, la compagna della sua vita. Dopo una prodigiosa carriera agonistica, con la conquista di due titoli mondiali, Angelo abbandona le gare e i cronometri per dedicarsi allo sviluppo del volo libero e concepisce e realizza imprese che 2 pertanto di dedicarsi ad un progetto personale, ampio e articolato, alla ricerca del volo istintivo. Il progetto Metamorphosis seguiva un percorso verso la riscoperta delle capacità istintuali contenute in ciascuno di noi. Il titolo deriva dalle Metamorfosi di Ovidio, leggende che lo avevano affascinato al punto da divenire metafora del suo progetto di vita. Seguire le rotte migratorie dei falchi pecchiaioli in compagnia di Nike, la dea alata, la sua prima aquila. Angelo prese a volare con Nike, un’aquila delle steppe, ma prima di lei aveva adottato Harissa, Paolino Uccello, Co-Segretario Regionale dell’Ente Fauna Siciliana illustra la figura e l’opera di Angelo D’Arrigo. si pongono ben oltre il semplice evento sportivo. Angelo scopre il suo istinto al volo quando sulle Alpi un’aquila inizia a giocare con lui. L’aquila, che diventa per lui una sorta di spirito guida. Elabora un progetto avventuroso e scientifico che si chiama Metamorphosis inseguendo il sogno di volare come gli uccelli. Con i grandi rapaci Angelo Angelo Messina, esprime il saluto e la partecipazione della Accademia Gioenia di Catania di cui è Presidente. una poiana. Nike era un dolcissimo cucciolo di aquila, Angelo voleva portarlo con sé in questo lungo viaggio in volo nel deserto del Sahara. Sperava che seguendolo avrebbe imparato la rotta, riconosciuto i territori che avrebbe attraversato nelle sue migrazioni. E fu così che venne a vivere a casa con noi. Rivoluzionò il nostro mondo. Nike si fece presto conoscere dai vicini di casa dai quali Pietro Pavone, con il suo intervento ha manifestato la condivisione della manifestazione da parte del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania da lui diretto. trasvola mari, deserti e montagne di tutti i continenti, insegnando, alle specie a rischio di estinzione, le rotte migratorie nei cieli del mondo. Il 24 maggio del 2004 è il primo uomo a sorvolare la montagna più alta del mondo, l’Everest. Con un istituto di sal- Alfredo Petralia, coordinatore del Premio la Greca, ripercorre le tappe del progetto di Angelo D’Arrigo per la reintroduzione sulle Ande dei condor Inca e Maya. Alla sua destra Guglielmo Longo moderatore della manifestazione. faceva ogni tanto una capatina per prendere al volo una bistecca.L’evento ebbe inizio in un palmento nell’oasi di Tozeur, Angelo stava dando inizio a quella che sarebbe stata l’opera più importante e complessa della sua vita. In quel momento era poco più che un’idea, era un embrione che conteneva Antonio Spinnato, zoologo del Parco dei Nebrodi, espone i risultati del progetto di reintroduzione del grifone in Sicilia. vaguardia e protezione della fauna russa, conduce un esperimento sulla reintroduzione delle gru siberiane a rischio di estinzione, guidando lo stormo per 5300 chilometri. Nasce il “Progetto Metamorphosis”. Scrive Laura Mancuso: «Dopo alcuni anni Angelo decise che la strada delle competizioni si era conclusa, giunse alla considerazione che non gli dava più stimoli e scelse Corrado Carelli interviene per rappresentare l’adesione alla manifestazione degli alunni e dei docenti del IV Istituto Comprensivo “G. Aurispa” di Noto da lui presieduto. 3 Premio “Marcello La Greca” in sé tutti gli elementi dell’impresa finita. Ma le variabili erano proprio infinite. Seguì un mese di attese e di telefonate, di incontri e di lavoro. Ma non fu poi così dura, ero talmente presa dalle cose da fare, giorno per giorno, che mi sembrava di essere sbavatura della foto, invece era proprio un’aquila, come dimostrò un ingrandimento. …Non mi lasciò il tempo di chiedergli nulla, mi disse subito: - voglio sorvolare l’Everest …Come fanno gli uccelli - e iniziò a parlare dello scheletro degli uccelli, del loro sistema respiratorio, di correnti ascensionali e di efficienza aerodinamica. L’Everest in lingua tibetana significa “La dea madre della Terra”. La prima tappa fu Kodari, unico posto di frontiera fra il Nepal e il Tibet. Ma dalla Cina arrivò inaspettato ma incontestabile il diniego al sorvolo dell’Everest dal versante Tibetano. La motivazione riguardava una presunta preoccupazione Concetto Veneziano illustra a Laura D’Arrigo l’opera (sullo sfondo) raffigurante la “Metamorhosis” di Angelo D’Arrigo realizzata dagli allievi dell’Istituto di Istruzione Superiore “M. Raeli” di Noto di cui è preside. con loro. Angelo impiegò più di un mese prima di ritornare a casa. Attraversò il deserto del Sahara e constatò, incredulo, che le tappe nei punti da lui stabiliti erano le stesse scelte dai falchi nella loro La signora Caterina Meduri La Greca si congratula con Laura Mancuso D’Arrigo dopo averle consegnato il Grifone D’Argento. La giovane allieva dell’Istituto di Istruzione “M. Bartolo” di Pachino Marta Messina legge alcune riflessioni che sottolineano il messaggio culturale e di vita di Angelo D’Arrigo . per l’incolumità del pilota. Le ragioni reali erano legate invece alla scottante situazione del Tibet. Storie di arresti, prigionie, lavori forzati, la realtà del Tibet non poteva essere ripresa né documentata. Se non si poteva sorvolare l’Everest partendo dal Tibet, Angelo lo avrebbe fatto partendo dal Nepal. Nella primavera del 2004, partì per Kathmandù. Dopo quarantacinque interminabili giorni: Angelo riuscì finalmente nel sorvolo dell’Everest. Era il 24 maggio 2004». migrazione. Angelo aveva inconsapevolmente tracciato gli stessi percorsi, iniziava a ragionare come loro. Anche alla fine, quando dovette scegliere il momento più adatto per partire da Capo Bon, si ritrovò in compagnia dello stormo di uccelli che dal Nord della Tunisia attraversavano il mar Mediterraneo Dopo i ringraziamenti espressi da Laura Mancuso per l’attribuzione del Grifone d’Argento, Corrado Bianca Segretario Reg.le dell’Ente Fauna Siciliana chiude la manifestazione. Al tavolo d’onore: (da sinistra) Pietro Alicata Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, Corrado Bonfanti e Guglielmo Longo. Alcuni degli elaborati degli allievi delle scuole che hanno aderito all’iniziativa esposti in mostra nell’atrio di Palazzo Nicolaci. sulle rotte della migrazione. I falchi raggiunsero come sempre le nostre coste, Angelo era con loro. La metamorfosi era cominciata». Over Everest. Scrive ancora Laura Mancuso: «Angelo aveva visto un’aquila in un’immagine della cima dell’Everest. A molti sarebbe sembrata una Nella vita di Angelo D’Arrigo ho trovato la dignità dell’uomo e l’armonia con il creato. L’augurio che io faccio alla Fondazione è quello di credere nell’Uomo, che, emozionandosi davanti al volo di un uccello possa pensare che la nostra esistenza ha infiniti valori. Concludo con un pensiero di Angelo D’Arrigo. In un’intervista per una televisione tedesca, Angelo paragonò la vita ad un’orchestra, dove ciascuno di noi è al tempo stesso direttore d’orchestra e orchestra. Modula le note per far sì che tutto risuoni in maniera armoniosa: solo così facendo possiamo dare alla nostra vita la giusta intonazione. Le foto del “Premio Marcello La Greca” sono di Salvatore Fancello alcune considerazioni sul significato scientifico ed etico delle reintroduzioni evidenziando in particolare la contraddittorietà tra gli atti che conducono alla distruzione della biodiversità e i paralleli sforzi per la sua ricostruzione. Corrado Carelli e Concetto Veneziano, presidi rispettivamente del IV Istituto Comprensivo “G. Aurispa” e dell’Istituto di Istruzione Superiore “M. Raeli” di Noto, e la docente Antonina Barone in rappresentanza di Vincenzo Pappalardo, preside dell’Istituto di Istruzione Superiore “M. Bartolo” di Pachino, hanno evidenziato il significato educativo e culturale della adesione dei loro alunni all’evento, adesione espressa visibilmente attraverso riflessioni, letture ed elaborati grafici realizzati con la guida dei loro insegnanti. Si è quindi celebrato il momento della manifestazione con la consegna del Grifone d’Argento 2014 alla Sig. ra Laura Mancuso D’Arrigo, Presidente della Fondazione Angelo D’Arrigo dalle mani della Sig.ra Caterina Meduri La Greca. A conclusione della cerimonia Laura Mancuso ha illustrato l’attività sociale, culturale e educativa svolta dalla Fondazione che si propone di mantenere vivo il ricordo di Angelo D’Arrigo e attraverso il suo esempio “...far crescere in tutti, nei bambini, nei ragazzi e nei giovani sopratutto, gli ideali più belli, offrire modelli e spunti per la vita quotidiana di ciascuno, in un itinerario da sviluppare ‘a piccoli passi’, proprio come diceva Angelo D’Arrigo, quando perseguiva il sogno dell’uomo di volare con gli uccelli, e come loro”. Il tradizionale cocktail finale ha chiuso la manifestazione impeccabilmente coordinata da Guglielmo Longo, docente nell’Università di Catania e socio dell’Ente Fauna Siciliana. Grifone 31 dicembre 2014 Passato e futuro dell’ornitologia negli uccelli imbalsamati delle collezioni 4 Comprendente quasi 10 mila esemplari, la collezione, mantenuta nel tempo dai familiari dello studioso, per volontà degli stessi discendenti, attorno agli anni Ottanta del secolo scorso, fu ceduta ai musei di Edimburgo, Belfast e Tring dove oggi è conservata, in ottimo stato, ed in di Alessandra Linares N on passano mai di moda, nonostante la polvere degli anni e spesso anche dei secoli, “abiti” che sono ancora oggi capaci di stupire spettatori curiosi e ricercatori in tutto il mondo.I reperti delle collezioni ornitologiche, dal chiuso delle loro teche, nei casi più fortunati, o esposti in ambienti che poco o nulla si prestano alla loro tutela, sono uno strumento sempre valido per lo studio e la divulgazione del patrimonio naturalistico. In Sicilia Orientale, tra le raccolte meglio conservate e accessibili alla pubblica fruizione, vanno segnalate quelle dell’Università di Catania e del museo di Scienze naturali “Angelo Priolo” del comune di Randazzo, che conta oltre trecento specie ed è meta di tanti visitatori e studenti dalle scuole del territorio. Ci si potrebbe chiedere quale sia, nell’epoca delle tecnologie multimediali, il “valore aggiunto” di un animale imbalsamato rispetto alla sua riproduzione virtuale, per esempio, o anche alla più banale rappresentazione in fotografia. La risposta, racchiusa in quegli “abiti che non passano mai”, è a duplice valenza, storica e scientifica insieme, implicando per questo la necessità di una tutela costante contro l’azione disgregatrice del tempo. Storica, per cominciare, è la testimonianza che i reperti offrono sulla presenza di uccelli in epoche passate e il loro valore di documento, attestante la metodologia di studio che ha reso possibile l’acquisizione delle conoscenze morfologiche attualmente in nostro possesso. Gli uccelli raccolti da cacciatori e collezionisti, infatti, costituivano l’unico materiale su cui poter effettuare da vicino le osservazioni necessarie alla classificazione delle specie, offrendo allo studioso del diciottesimo e del diciannovesimo secolo l’opportunità del confronto tra animali presenti in contesti geografici distinti. Questi stessi reperti, in epoche ben più recenti, sono stati oggetto di ulteriori analisi molecolari che hanno evidenziato, con la lettura del codice genetico, l’esistenza di sottospecie prima sconosciute. Ed è questo il valore scientifico che oggi si riconosce agli uccelli delle collezioni, reso ancor più prezioso dalla non riproducibilità dei reperti. Difatti la legislazione attualmente vigente segnala come cacciabili solo poche specie animali, ad eccezione delle quali la fauna tutta è patrimonio indisponibile dello Stato. Si aggiunge a ciò la graduale ma inesorabile scomparsa degli artigiani tassi- La collezione ornitologica “Alessandro Rizza” nella sede storica del Liceo classico “Tommaso Gargallo” in Ortigia, a Siracusa (agosto 1993). dermisti, depositari dell’arte di imbalsamare, a cui oggi vanno sostituendosi altre figure di restauratori specializzati nel recupero e nella conservazione dei vecchi reperti. Quando si parla di conservazione, non si può fare a meno di pensare alle tante manifestazioni di incuria che in alcuni casi particolarmente sfortunati hanno condannato ad una “seconda morte” gli uccelli di raccolte anche prestigiose come quella del naturalista Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, I grifoni siciliani della collezione “Alessandro Rizza” (agosto 1993). nel palermitano, che già compromessa prima della morte del proprietario, è andata in seguito completamente distrutta. Viceversa, emblematico esempio delle opportunità anche divulgative offerte dalle collezioni ornitologiche responsabilmente gestite, è la raccolta dell’archeologo britannico Josef Whitaker, originariamente custodita a Palermo. buona parte esposta al pubblico. Ben poco conosciuta è, infine, la raccolta ornitologica del siracusano Alessandro Rizza, attualmente custodita in un’aula del nuovissimo istituto scolastico “Corbino Gargallo”, a Siracusa. Professore di scienze naturali e personaggio siciliano di spicco del diciannovesimo secolo, Rizza raccolse e collezionò rettili e anfibi, pesci e fossili, ma furono gli uccelli che attrassero maggiormente la sua attenzione. Accumulò così una notevole collezione ornitologica, parte come frutto dei suoi viaggi per l’Italia, parte con uccelli importati da America e Africa, che in origine vantava oltre 2.500 reperti ma di cui oggi, stando all’ultimo censimento effettuato nel 1993, rimangono solo poche centinaia di esemplari, molti dei quali in cattive o pessime condizioni. Purtroppo, dopo essere stata consegnata nelle mani delle istituzioni, la collezione Rizza, una delle più importanti tra quelle ottocentesche in Italia, è caduta nell’oblio, negata alla pubblica fruizione in una città che non possiede un museo di scienze naturali e per di più condannata ad un progressivo deterioramento. Senza interventi manutentivi e idonei strumenti di conservazione, infatti, i reperti animali si logorano fino al punto da diventare irrecuperabili. E questa è davvero la fine più triste per un “monumento”, nell’accezione latina di “ricordo”: la cancellazione a causa della noncuranza e dell’incapacità di comprendere non solo il valore storico e scientifico delle collezioni ma, soprattutto, le opportunità che queste rappresentano per le generazioni a venire in termini di studio e di occupazione. 5 31 dicembre 2014 Una barriera soffolta in uno dei fondali più incantevoli della costa ionico etnea Soldi pubblici per un’opera inutile che seppellirebbe eccezionali formazioni geologiche rarissime nel Mediterraneo, ma la burocrazia ne impone la realizzazione. di Roberto De Pietro Gli interventi realizzati I l completamento di un progetto distruttivo Gran parte delle coste siciliane sono state manomesse da costruzioni abusive o legalizzate, da insediamenti industriali, da attività agricole intensive. Dovrebbe essere quindi logico o scontato che le Pubbliche Amministrazioni si adoperassero per la difesa delle porzioni ancora conservate di questi ambienti, al fine di preservarne la bellezza, i valori naturalistici e culturali e di offrire una migliore qualità della vita alla nostra e alle future generazioni. Alcune Amministrazioni continuano invece a elaborare o approvare progetti per manomettere gli ultimi tratti di litorale con elevate condizioni di naturalità, persino in ossequio a una grottesca burocrazia obbligata a difendere se stessa, come nel caso di una barriera soffolta che la Giunta del Comune di Acireale ha deciso di realizzare nello specchio di mare antistante “Grotta delle Colombe”, a poca distanza dal borgo marinaro di Santa Maria La Scala. Quest’opera fa parte del POR Sicilia 2000/2006 – Misura 1.10/PIT 30 delle ACI Intervento n. 2 denominato “Interventi integrati finalizzati alla rimozione delle cause di degrado ed erosione dei tratti di costa in corrispondenza delle frazioni di S. Caterina, S. M. La Scala e Pozzillo”, interessando ambienti protetti ricadenti nella riserva naturale “La Timpa” e nel Sito di Interesse Comunitario ITA070004 “Timpa di Acireale”. Di tale intervento sono stati portati a termine i lavori di distinti progetti a dir poco devastanti (ideati distinti per aggirare il divieto del regolamento della riserva naturale di realizzare simili progetti su interi versanti), che secondo l’Amministrazione Comunale avrebbero “rimosso” l’erosione costiera nei tratti interessati(1). Tali lavori hanno invece prodotto, tra il 2008 e il 2009, in alcune aree di massima protezione della riserva naturale, la posa di spropositate e sovradimensionate reti metalliche, la totale e radicale distruzione della fitta vegetazione a macchia mediterranea inizialmente presente, nonché il disgaggio di rocce e lo scivolamento di suolo, determinando un processo erosivo che, in relazione ai tempi di erosione naturale della Timpa, avrebbe richiesto secoli. L’assurdità di tali interventi deriva dalla distruzione o dalla pesantissima manomissione di formazioni Situazione prima degli interventi (maggio 2008). Situazione dopo gli interventi (dicembre 2008). vegetali naturali e geologiche, cioè proprio di quegli elementi per la conservazione dei quali è stata istituita la riserva naturale. La realizzazione della barriera soffolta, approvata dall’attuale Giunta del Comune di Acireale (con delibera n. 93 del 08/09/2014), come “necessario” completamento dell’intero intervento, risulterebbe ancora più devastante dei precedenti e già realizzati lavori a terra, in quanto manometterebbe uno dei fondali meglio conservati di tutta la costa ionica etnea e di incalcolabile interesse geologico per la presenza di spettacolari basalti colonnari, in parte anche sommersi. La barriera soffolta, in base al nuovo progetto elaborato nel 2014, dovrebbe distare circa trenta metri dalla costa ed essere realizzata con Grifone blocchi di cava, ciascuno di circa 3÷5 tonnellate, gettati in cumulo sul fondale, raggiungendo, al coronamento, la quota di un metro sotto il livello del mare. I danni alla biodiversità dei fondali Numerosi studi scientifici dimostrano che i fondali antistanti la riserva naturale “La Timpa” possiedono una ricca biodiversità animale e vegetale. Alcuni studi, in particolare, hanno evidenziato la presenza di ben 269 taxa tra Rhodophyceae, Phaeophyceae, e Chlorophyceae, tra cui 4 specie, a rischio o minacciate, sottoposte a vincoli di protezione dalla normativa internazionale e nazionale e hanno permesso di censire 6 habitat prioritari secondo la disciplina comunitaria(2). Nell’area nella quale è prevista l’opera è stata rilevata la presenza di 3 delle 4 specie a rischio e di 5 dei 6 habitat. Relativamente alla fauna, altri studi(3) hanno provato la presenza di specie indicatrici che denotano un’elevata ricchezza degli ambienti dell’infralitorale superiore. In una relazione del 2008, la prof. Grazia Cantone, associato di Biologia Marina dell’Università degli Studi di Catania, ha evidenziato l’azione distruttiva che l’enorme massa di pietrame con la quale sarebbe realizzata la barriera determinerebbe sul popolamento bentonico residente, giacché sarebbero “ricoperti e distrutti tutti i popolamenti algali e animali sui quali verrà riversato il materiale della barriera”. Nella stessa relazione la prof. Cantone, diversamente dagli estensori dello studio di impatto ambientale dell’opera che sostengono che “a distanza di poco tempo gli inerti costituenti la struttura saranno colonizzati dalla flora e dalla fauna locale e l’opera risulterà perfettamente inserita nell’ambiente marino” ha osservato che “anche se nel tempo gli inerti verranno colonizzati, si avrà certamente una minore ricchezza specifica dovuta all’uniformarsi dell’habitat certamente più “monotono” di quello attuale”. Spreco di pubblico denaro per un’opera inutile La barriera soffolta, per la struttura dell’opera, per il posizionamento previsto e per la natura dei fondali e del tratto di costa interessato (rocce basaltiche a picco sul mare), si rileverebbe tecnicamente inappropriata, inutile e comunque inefficace a “rimuovere” l’erosione, come è stato evidenziato, nel 2008, dal prof. ing. Pietro Giuliano Cannata, uno dei massimi esperti in Italia nel campo della difesa costiera. L’opera è considerata un “costo inutile” anche dal prof. Carmelo Ferlito, vulcanologo dell’Università degli Studi di Catania, che definisce “ingenui” i tentativi di “bloccare” l’erosione Grifone 6 31 dicembre 2014 di una scogliera a picco sul mare(4). Indipendentemente dalla validità tecnica dell’intervento, appare comunque assurda l’idea di volere “rimuovere” il naturale processo di erosione di una costa rocciosa basaltica e risulta conseguentemente intollerabile lo spreco di pubblico denaro associato a tale operazione. La costruzione della barriera soffolta violerebbe persino il valore culturale ed estetico di questo luogo che riveste un particolare significato per la comunità locale e non solo per essa, essendo legato a un mito che è stato una continua fonte di ispirazione per artisti di ogni epoca. Il danno più deplorevole Senza dubbio il danno maggiore che produrrebbe la barriera soffolta deriva dalla presenza di basalti colonnari proprio in corrispondenza del tratto di costa in cui essa dovrebbe essere realizzata. Le parti sommerse di queste straordinarie formazioni geologiche sarebbero infatti sepolte dall’opera. Questi basalti colonnari sono diversi rispetto a quelli riscontrabili nella vicina Aci Trezza, costituiti da corpi magmatici raffreddatisi all’interno della crosta terrestre. Presso Grotta delle Colombe sono presenti, infatti, affioramenti di lave a colonne sub-verticali eruttati da apparati fissurali, periferici rispetto all’area in cui si formò l’apparato centrale etneo. Si tratta, in ogni caso, di formazioni geologiche rarissime nel Mediterraneo, soprattutto in ambiente marino; anzi la particolarità di essere sommersi e di presentare una significativa estensione li rende nel Mediterraneo unici, come peraltro evidenziato in una specifica relazione scientifica del prof. Ferlito. Le formazioni geologiche sommerse di questo specchio di mare, oltre al loro valore intrinseco e all’interesse estetico derivante dalla bellezza delle geometrie regolari, tendenti all’esagono, tipiche dei basalti colonnari, rivestono un elevatissimo interesse scientifico. Esse costituiscono una sorta di laboratorio di ricerca la cui distruzione precluderebbe per sempre ogni possibilità futura di studio. Il ricorso all’Autorità Giudiziaria La Regione Siciliana e gli altri Enti che hanno rilasciato le autorizzazioni per la barriera soffolta hanno sempre ignorato i numerosi studi scientifici e i pareri di eminenti studiosi che dimostrano l’inutilità e la dannosità dell’opera ideata dal Comune di Acireale. Questi Enti e la stessa Amministrazione Comunale di Acireale si ostinano a negare persino l’evidenza della realtà che si manifesterebbe ai loro rispettivi funzionari in modo lampante se solo volesse- I danni al turismo e ai pescatori locali I fondali nei quali si vorrebbe realizzare la barriera consentono, anche con l’utilizzo di una semplice maschera da sub, di godere di ambienti sottomarini di particolare fascino. L’irreversibile alterazione della loro naturale configurazione morfologica, che sarebbe stravolta e deturpata da un’innaturale muraglia di pietrame e l’ancora più grave seppellimento dei basalti colonnari, penalizzerebbero fortemente la fruizione turistica del territorio. Anche i pescatori locali ritengono che la barriera danneggerebbe le attività turistiche della zona, che loro considerano “bellissima”, prediligendola per portarvi i turisti in barca. Il presidente dell’Associazione pescatori di Santa Maria La Scala, Sebastiano Fichera, che li rappresenta, sostiene che le conseguenze negative che deriverebbero dalla barriera soffolta sono “sotto gli occhi di tutti”, tenendo a precisare che la l’opposizione dei pescatori non è legata solo a motivi “commerciali”, ma anche alla consapevolezza che questa zona debba essere “tutelata e rispettata soprattutto per la sua importanza ambientale”(5). Una perdita culturale L’area nota col toponimo di Grotta delle Colombe è un luogo mitico, nel quale Ovidio, nel XIII libro delle Metamorfosi, ambienta la storia d’amore tra la nereide Galatea e il pastore Aci, che viene ucciso dal ciclope Polifemo. naturali non avrebbe reso necessaria, possa scongiurare la perdita dei tesori naturali custoditi nei fondali di Grotta delle Colombe. Riferimenti (1) Quotidiano “La Sicilia” del 17/09/2014 (Una barriera frangiflutti per tutelare Santa Maria La Scala e Santa Caterina). (2) Catra M., Giaccone T., Giardina S., Nicastro A, 2006 - Il patrimonio naturale marino bentonico della Timpa di Acireale (Catania) - Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat., 39 (366):129-158. (3) Cantone G. et al., 2005 - Raccolta dati sulle caratteristiche biologiche ed ambientali del Golfo di Catania (Studio bionomico). Relazione finale commissionata dal Consorzio di Ripopolamento Ittico del Golfo di Catania. (4) Quotidiano on line “CTZEN” del 30/09/2014 (Timpa di Acireale, il parere degli esperti, tra fauna flora e basalti colonnari da salvare). (5) Quotidiano on line “CTZEN” del 07/10/2014 (Timpa acese, pescatori contro la barriera “Danni economici, ambientali e turistici”). L’area dove si vorrebbe realizzare la barriera soffolta Basalti colonnari in località “Grotta delle Colombe”, di fronte ai quali è stata prevista la barriera soffolta. Basalti colonnari in località “Grotta delle Colombe”, contigui al tratto di costa dove è stata prevista la barriera soffolta. Basalti colonnari sommersi che sarebbero sepolti dalla barriera soffolta. ro munirsi di una maschera e immergersi nei fondali di Grotta delle Colombe. I funzionari si renderebbero allora conto che in questi fondali vivono complesse e delicate comunità biotiche e resterebbero incantati dalla presenza dei preziosi basalti colonnari che, nella qualità di rappresentati di Istituzioni Pubbliche, dovrebbero difendere, tutelare e far divenire motivo di promozione turistica, anziché sfregiare e seppellire sotto un inutile cumulo artificiale di pietrame. Dubitando che ciò avvenga e constatata l’irremovibile e ostinata decisione di questi Enti nel non voler retrocedere dalle proprie posizioni, Legambiente ha ritenuto necessario presentare un esposto alla Corte dei Conti e uno alla Procura della Repubblica di Catania. L’augurio per tutti coloro che sono sensibili e rispettosi degli ambienti naturali è che questa estrema azione, che il funzionamento normale delle istituzioni preposte alla tutela dei beni Un’illogica scala di priorità Appare quanto meno illogico che i tecnici del Comune di Acireale si preoccupino di “rimuovere” l’erosione di un tratto di costa basaltica a picco sul mare che avviene con tempi geologicamente lunghissimi e che rientra nelle dinamiche di un fenomeno del tutto naturale, e omettano di realizzare gli interventi mirati a evitare che le acque meteoriche provenienti dalle aree edificate del comune di Acireale e dallo stesso centro urbano si riversino in modo selvaggio e senza controllo sulla sottostante scarpata della riserva naturale “La Timpa”, innescando, come ampiamente noto e documentato, crolli, frane e fenomeni erosivi artificiali estremamente violenti e dagli effetti riscontrabili in tempi estremamente brevi. 7 31 dicembre 2014 Grifone a cura di Alfredo Petralia Avviato il progetto Le giovani stagiste riprese dalla nostra socia Antonella Oddo che le accompagna alla scoperta di Noto di notte. “Gettiamo un ponte di amicizia con i giovani del Mediterraneo” C on il compimento del periodo di formazione di un mese (novembre 2014), delle due giovani laureate dell’Università el-Manar di Tunisi, dott.ssa Wala Oueslati e dott.ssa Zina Nasr, si è concluso il primo gruppo di stage promossi e patrocinati dall’Ente Fauna Siciliana (in collaborazione con le Onlus catanesi “Unione Exallievi di don Bosco Periferie vive” e “Sud & Dintorni” e con i Club Kiwanis “Catania Etna” e “Mediterraneum” di Catania). Il progetto ha preso corpo il 15 giugno scorso (in una cerimonia nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Catania, alla presenza del Prorettore dell’ateneo e di tutti gli attori coinvolti nel progetto) con la sigla di un protocollo di intesa tra i proponenti e l’Università di Catania (per gli aspetti relativi alla formazione degli stagisti presso l’università) e di un analogo protocollo con l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (ERSU) per la parte logistica (servizi di alloggio e mensa). Le due stagiste hanno svolto la loro attività di studio presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali nel campo di tematiche attinenti la fauna del suolo (sistematica, eco-etologia, Grifone Le giovani stagiste tunisine Zina Nasr (a sinistra) e Wala Oueslati nel laboratorio di fauna del suolo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali: al centro il tutor scientifico, lo zoologo prof. Giorgio Sabella, Consigliere Regionale dell’Ente Fauna Siciliana. Zina e Wala durante una pausa dei campionamenti di fauna del suolo condotti alla Riserva di Vendicari. tecniche di fotografia, indagini genetiche, modalità di campionamento e riconoscimento della fauna). Tutor delle due studiose è stato il Prof. Giorgio Sabella, docente di Valutazione di Impatto Ambientale e Presidente del Corso di Laurea in Scienze Ambientali e Naturali nonchè Consigliere Regionale dell’Ente Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana “Associazione naturalistica di ricerca e conservazione” N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa Direttore responsabile Corrado Bianca Responsabile di redazione Giorgio Sabella Comitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Messaoud Yamoun, Paolo Pantano, Alfredo Petralia, Abubaker Swehli, Paolino Uccello. Redazione e Amministrazione Via Angelo Cavarra, 184 - Noto (SR) Tel. 338 4888822. Versamenti sul c/c postale n. 11587961 intestati a: Ente Fauna Siciliana - Noto oppure tramite bonifico al codice IBAN IT24 FO76 0117 1000 000 1 1587 961 Sito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected] Realizzazione e stampa: Due Elle Grafica & Stampa - SR - [email protected] - Tel. 339 7708276 Fauna Siciliana. Insieme alla attività di ricerca le dott.sse Oueslati e Nasr hanno anche svolto una serie di attività di integrazione partecipando ad attività culturali delle diverse associazioni promotrici del progetto in coerenza con gli stessi obiettivi di fondo dell’iniziativa. In particolare per quanto riguarda l’Ente Fauna Siciliana, da anni essa svolge programmi e attività di scambio e di collaborazione con ambienti universitari e dell’ambientalismo della Tunisia e della Libia: il progetto Gettiamo un ponte di amicizia con i giovani del Mediterraneo si colloca su questa linea che peraltro corrisponde e si inquadra nella vocazione mediterranea della nostra associazione come è espressamente formulato nel suo statuto e come conoscono i lettori che seguono la nostra rivista. Le due stagiste sono state altresì ospiti a Noto presso il nostro Centro Informativo e presso l’Ecomuseo e Centro Visitatori di Vendicari, oltre ad avere svolto una sessione di studio in campo nella stessa riserva grazie alla collaborazione del Direttore della riserva dott. Filadelfo Brogna. Il progetto proseguirà con la venuta in Sicilia nei primi mesi del 2015 di altri quattro stagisti designati da Prof. Said Nouira, Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Tunisi, referente tunisino per il progetto. Alfredo petralia Coordinatore del Progetto Hanno collaborato a questo numero - Salvatore ARCIDIACONO, Segretario Sezione di Catania, E.F.S. - Roberto DE PIETRO, Legambiente di Catania. - Alessandra LINARES, Giornalista. - Marco MASTRIANI, Segretario Sezione di Siracusa, E.F.S. - Calogero MUSCARELLA, Entomologo, Palermo. - Paolo PANTANO, Consigliere Regionale E.F.S. - Alfredo PETRALIA, Consigliere Regionale E.F.S. - Ignazio SPARACIO, Managing editor Biodiversity Journal. - Paolino UCCELLO, Vicesegretario Regionale E.F.S. Grifone 31 dicembre 2014 Un’allocazione efficiente ed una distribuzione giusta delle risorse non garantiscono una scala sostenibile di Paolo Pantano L ’economia classica tratta ampiamente il tema della distribuzione della ricchezza, ma sembra ignorare completamente il fondamentale rapporto rispetto ai sistemi naturali e l’utilizzo delle risorse. L’economia classica si occupa poco del problema della scala, o meglio di una scala, sostenibile dove non vengono intaccate le capacità rigenerative dei sistemi naturali e la dimensione dell’economia viene mantenuta entro i limiti fisici della natura. In base a questa considerazione possiamo formulare questo assunto: un’allocazione efficiente ed una distribuzione giusta non garantiscono una scala sostenibile. E cercheremo di dimostrarlo. Nel 1938 Walter Lowdermilk, un alto funzionario del Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti, ha viaggiato all’estero per osservare le terre che erano state coltivate per migliaia di anni, cercando di apprendere come queste antiche civiltà avessero affrontato il depauperamento del suolo agricolo. Ha scoperto che alcuni avevano gestito bene la loro terra, mantenendo la sua fertilità per lunghi tratti della storia e sono stati fiorenti, altri non avevano saputo farlo. In una sezione del suo rapporto intitolato “Le cento città morte”, egli descrive un sito nel nord della Siria, nei pressi di Aleppo, dove pratiche di conservazione del suolo e dell’acqua usate per secoli, erano state abbandonate, per cui Lowdermilk ha osservato il degrado successivo a causa dell’erosione del suolo. Nel corso delle ere geologiche si è formato il sottile strato di terriccio che copre la superficie del pianeta e la nuova formazione del suolo è stata superiore al tasso naturale di erosione, ma non è stato così nel caso citato dal funzionario americano in Siria. Nel secolo scorso, l’erosione ha cominciato a superare la formazione di nuovo suolo ed attualmente quasi un terzo delle terre coltivate del mondo sta perdendo terreno vegetale più velocemente del nuovo suolo che si sta formando, riducendone la fertilità intrinseca. Il suolo che si è formato su una scala temporale geologica si sta perdendo su una scala temporale umana. Questo sottile stato di terra è il fondamento della civiltà. Il geomorfologo David Montgomery, in “The Erosion of Civilizations” descrive il suolo come “la pelle della terra, la frontiera tra la geologia e la biologia”. L’erosione del suolo, del vento e dell’acqua è una sfida a livello mondiale. Per i prati che supportano 3,4 miliardi di capi di bestiame, pecore e capre, la minaccia viene dal pascolo eccessivo che distrugge la vegetazione, lasciando il terreno vulnerabile all’erosione. I pascoli situati, per lo più, nelle regioni semiaride del mondo, sono particolarmente vulnerabili all’ero- sione eolica. In agricoltura, ad esempio, l’erosione è causata quando la terra in forte pendenza ed è troppo secca per sostenere l’agricoltura. Se la zona è in forte pendenza e non è protetta da terrazze, da colture perenni e da coltivazione a strisce, perde terreno durante le forti piogge. Nelle “cinture del mais o della soia”, al contrario, la principale minaccia per il suolo è l’erosione idrica che deriva dalle abbondanti precipitazioni. Il limo scorre verso il mare trasportando terra in grande quantità e dall’erosione del suolo si passa alla desertificazione. Wang Tao, uno dei maggiori studiosi del deserto del mondo, riferisce che si sono desertificate, dal 1950 al 1975, una media di 600 miglia quadrate di terra ogni anno. Tra il 1975 e il 1987, la desertificazione è salita a 810 chilometri quadrati all’anno. Da allora fino alla fine del Novecento è salita a 1.390 chilometri quadrati e sta continuando a salire di anno in anno. Il rapporto “Desert Mergers and Acquisitions “ descrive immagini satellitari che mostrano un’evidente desertificazione in molti angoli della Terra. In Cina e in Mongolia grandi deserti si espandono e tendono alla fusione in un unico grande deserto. Le autostrade che attraversano la regione sono regolarmente inondate da dune di sabbia. Secondo lo scienziato ed ecologista Lester R. Brown, in alcuni luoghi, le persone diventano consapevoli quando la situazione continua a deteriorarsi e la degradazione del terreno accelera. Purtroppo, non vi è nulla in prospettiva per arrestare e invertire questa tendenza. L’Africa sta soffrendo pesanti perdite di suolo. Andrew Goudie, professore emerito di geografia all’Università di Oxford, segnala che le tempeste di polvere sul Sahara sono ormai all’ordine del giorno. Egli stima che 8 sono aumentate di dieci volte nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Tra i paesi più colpiti dalla perdita di terreno vegetale sono Niger, Ciad, Nigeria settentrionale e Burkina Faso. La Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa, sta perdendo 868 mila ettari di pascoli e terreni coltivati per la desertificazione ogni anno, mentre la popolazione è aumentata da 47 milioni nel 1961 a 167.000.000 nel 2012, e nel contempo i capi di bestiame sono cresciuti da circa 8 a 109 milioni. Per le esigenze di foraggiamento i 17 milioni di capi di bovini ed i 92 milioni di pecore e capre superano il rendimento sostenibile delle praterie del paese, che così si sta lentamente trasformando in deserto. La Nigeria rappresenta un caso da manuale di come le crescenti pressioni umane ed il patrimonio zootecnico possano ridurre la copertura vegetale. In particolare, la crescita della popolazione relativa agli ovini e bovini è un indicatorerivelatore del deterioramento delle praterie e dell’ecosistema per l’eccessivo pascolo; l’erba è in genere sostituita da arbusti del deserto. Quando i paesi perdono la loro terra vegetale, alla fine perdono la capacità di nutrirsi e non è quindi, a mio avviso, prioritario il problema della distribuzione, anche se importante, ma semmai la produttività biologica del pianeta. L’accelerazione della perdita di terriccio è lenta, ma inesorabile e sta riducendo la produttività biologica del suolo. La riduzione delle aree coltivabili e la costante espansione della popolazione umana sono in rotta di collisione; i problemi del degrado del suolo sono locali, il loro effetto sulla sicurezza alimentare è globale e così, anche per tutto quello che abbiamo affermato, il sistema economico globale è insostenibile. 9 31 dicembre 2014 Una nuova specie di coleottero nella Riserva Naturale di Vendicari: il Buprestis cupressi che non smette di generare stupore agli occhi di tutti noi. Gli esempi sono numerosi e ognuno meriterebbe una storia: dallo stupefacente Grillo africano “dalla grossa testa”, Brachytrupes megacephalus, che scava tane nella sabbia e richiama le femmine con il suo possente canto, alla velocissima “tigre dei coleotteri”, la Lophyridia aphrodisia panormitana, una specie endemica siciliana ormai presente solo in poche località. Ma quello di cui vogliamo parlare adesso è il Buprestide del Cipresso (Buprestis cupressi), un coleottero della famiglia dei Buprestidi di estremo interesse. Si tratta di una specie “xilofaga” ossia legata in una parte del suo ciclo vitale al legno. Le larve, infatti, si nutrono soprattutto del legno di Cipressacee, spesso anche del Ginepro coccolone, pianta arbustiva legata all’ambiente costiero. Proprio il Ginepro coccolone un tempo caratterizzava gran parte delle coste siciliane e oggi è confinato, dalla prepotenza umana, a poche isole ecologiche fra cui, appunto, Vendicari. Gli adulti compiono la metamorfosi durante i mesi invernali e sfarfallano in estate; essi sono di colore bruno scuro e presentano a volte delle macchie gialle sulle elitre e sul capo; il corpo è di forma ovale, lungo circa un paio di centimetri. Gli adulti si incontrano nelle ore più calde dei mesi estivi ben nascosti fra le fronde soleggiate delle piante ospiti, o in volo da un arbusto all’altro. È stato in uno di questi voli, durante una semplice passeggiata “ecologica”, che è stato intercettato casualmente un esemplare di questa bella e rara specie (http://www.biodiversityjournal. com/pdf/5(3)_421-424.pdf). E’ stato un incontro interessante, confermato poi da altre escursioni nella stessa località “mirate” a raccogliere ulteriori dati. Infatti, il Buprestis cupressi era citato per la Sicilia soltanto in una antichissima pubblicazione, risalente addirittura al 1872, mai confermata da ulteriori segnalazioni tanto che questa specie era ormai esclusa dai recenti cataloghi faunistici come specie vivente in Sicilia. Va ricordato che il B. cupressi è una specie inserita nella recente “Lista Rossa dei Coleotteri saproxilici italiani”. Una scoperta, quindi, che sottolinea ulteriormente l’importanza della Riserva Naturale di Vendicari come area rifugio di specie che presumibilmente un tempo erano ben diffuse in Sicilia e che si trovano ora solo in questo territorio protetto, e che fa comprendere quanto ancora poco si conosce dell’immenso patrimonio naturalistico della nostra isola. rio Regionale Corrado Bianca ed il Prof. Cappello per il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2014”. Regionale E.F.S. Marco Mastriani che è stata molto visitata. 18 settembre 2014 Incontro di lavoro a Siracusa con il Direttore della R.N.O. Vendicari dott. Filadelfo Brogna, presenti per l’E.F.S. Corrado Bianca, Paolino Uccello, Alfredo Petralia e Marco Mastriani. 31 ottobre 2014 Si svolge a Palazzo Nicolaci di Noto il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2014” assegnato alla memoria di Angelo D’Arrigo. di Calogero Muscarella e Ignazio Sparacio S crivere che la riserva di Vendicari, meraviglioso lembo di costa della Sicilia sudorientale, sia uno scrigno di biodiversità suona quasi retorico. Basta una passeggiata fra i numerosi sentieri che serpeggiano fra antiche saline, pantani salmastri, vegetazione dunale, per accorgersi del tripudio di vita che esplode a ogni passo. Stormi di anatre volano numerosi mentre gruppi di eleganti Fenicotteri e uccelli limicoli setacciano il fango in cerca di piccoli crostacei, conigli saltellano fra gli arbusti attenti a non finire dilaniati dall’artiglio dei numerosi rapaci perennemente in caccia, il bellissimo Colubro leopardino si può vedere strisciare fra le pietraie e aculei bianchi e neri si rinvengono sul terreno, segno del passaggio notturno degli Istrici. Ma la fauna più numerosa e affascinante è quella che sfugge all’attenzione del comune visitatore: stiamo parlando degli insetti e di tutti i piccoli invertebrati, in genere. Un mondo variegato e complesso, spesso poco conosciuto, ma Dal “Giornale di Bordo” dell’Associazione 3 settembre 2014 Sopralluogo ad Agnone Bagni, effettuato dal Segretario Regionale E.F.S. Corrado Bianca e dal Dirigente della Ripartizione Faunistica Venatoria ed Ambientale di Siracusa dott. Francesco Moscuzza, per controllare le temperature di un nido di Caretta caretta. Il nido era monitorato dal Fondo Siciliano per la Natura. 10 settembre 2014 Incontro con i Presidi del IV Istituto Comprensivo “G. Aurispa” di Noto e del Preside del Liceo Statale “M. Raeli” di Noto, per l’organizzazione del Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2014”. Per l’Ente Fauna Siciliana erano presenti il Segretario Regionale ed il Coordinatore del Premio. 10 settembre 2014 Si riunisce a Noto, presso il Centro Informativo E.F.S., la Giunta Regionale E.F.S. 10 settembre 2014 Schiusa di un nido di Caretta caretta nella spiaggia del villaggio S. Lorenzo (Noto) . Il nido è stato monitorato dall’Ente Fauna Siciliana e dalla Ripartizione Faunistico Venatoria ed Ambientale di Siracusa. 17 settembre 2014 Schiusa di un nido di Caretta caretta nella R.N.O. di Vendicari a PuntaIisola. Il nido ha visto la nascita di n. 107 esemplari. 18 settembre 2014 Incontro al Liceo Statale “M. Raeli” tra il Segreta- Grifone 25 settembre 2014 Incontro con gli studenti del IV Istituto Comprensivo “G. Aurispa” di Noto, per presentare la figura di Angelo D’Arrigo, candidato al Premio Grifone d’Argento 2014. Presenti per l’E.F.S. il Coordinatore del Premio Marcello La Greca Alfredo Petralia e il Segretario Regionale Corrado Bianca. 25 settembre 2014 Incontro con gli studenti del Liceo Statale “M. Raeli” di Noto, per presentare la figura di Angelo D’Arrigo, candidato al Premio Grifone d’Argento 2014. Presenti per l’E.F.S. Il Coordinatore del Premio Marcello La Greca Alfredo Petralia e il Segretario Regionale Corrado Bianca. 4 ottobre 2014 Conferenza stampa nella R.N.O. Ciane e Saline di Siracusa, organizzata dal Consigliere Regionale E.F.S. Marco Mastriani, sui ticket di ingresso nelle Riserve Naturali della Regione Siciliana. 14 ottobre 2014 Incontro di lavoro a Rosolini con l’Arch. Giunta, per discutere di un progetto per il ripristino del sentiero di Cava Prainito. Presenti per l’E.F.S. il Segretario Regionale Corrado Bianca ed il Segretario della Sezione di Rosolini Antonio Zocco. 18/19 ottobre 2014 L’Ente Fauna Siciliana partecipa all’Agrimontana 2014 di Palazzolo Acreide con la mostra di foto ornitologiche di Pino Iuvara, organizzata dal Consigliere 1 novembre 2014 L’equipe di “Linea Blu”, programma di RAI UNO, effettua delle riprese nella R.N.O. di Vendicari. Alcune riprese vengono registrate nell’Ecomuseo-Centro Visitatori gestito dall’E.F.S. 3 novembre 2014 Incontro a Noto, presso la sala Gagliardi, sulle Trivellazioni petrolifere in mare. All’incontro presente per l’Ente Fauna Siciliana il Vice Segretario Regionale Paolino Uccello. 16 novembre 2014 L’Ente Fauna Siciliana partecipa alla II mostra didattica sui funghi che si è svolta a Buscemi. È stata allestita la mostra di foto ornitologiche di Pino Iuvara e l’esposizione delle pubblicazioni dell’E.F.S. organizzata da Marco Mastriani e dalla Sezione di Siracusa. Nell’occasione è stato proiettato il documentario sul Parco degli Iblei. Presenti per l’Associazione anche Corrado Bianca, Paolo Pantano, Pino Iuvara e Antonina Oddo. 24 novembre 2014 Si riunisce a Noto, presso il Centro Informativo E.F.S., la Giunta Regionale dell’Ente Fauna Siciliana aperta ai Segretari e Delegati di Sezione ed ai Responsabili di Settore. 2 dicembre 2014 Riunione di lavoro, presso il Centro Informativo di Noto, con il responsabile del Servizio Randagismo del Comune di Noto Leo La Sita, il Segretario Regionale dell’E.F.S. Corrado Bianca e il Consigliere della Sezione di Noto Mario Alì, per discutere del progetto “Randagismo”. Grifone 10 31 dicembre 2014 Lettera dell’Ente Fauna Siciliana alla Regione Siciliana Qui di seguito pubblichiamo la lettera inviata dal Consigliere Regionale Ente Fauna Siciliana Marco Mastriani alla Regione Siciliana in merito al problema dei ticket d’ingresso nelle aree protette (ndr.) Al Presidente della Regione Sicilia, On. Rosario Crocetta All’Assessore Regionale per il Territorio e Ambiente, Dott. Maurizio Croce All’Assessore Regionale Risorse Agricole ed Alimentari, Avv. Antonino Caleca All’Assessore Regionale per l’Economia, Dott. Alessandro Baccei Oggetto: applicazione leggi regionali ticket d’ingresso nelle aree protette Da oltre quindici anni, la regione Sicilia, pur avendo legiferato in materia di applicazione dei ticket d’ingresso nelle aree protette, ad oggi, con l’eccezione della Riserva Naturale Orientata dello “Zingaro”, in tutte le riserve naturali esistenti nel territorio regionale, non ha applicato la normativa regionale esistente. Le leggi regionali di cui trattasi sono le seguenti: 1 Legge regionale n.10 del 27 aprile 1999 art.6 recante disposizioni inerenti l’applicazione dei ticket nelle aree protette, in particolare al comma 2 recita: “le somme derivanti dalla vendita dei biglietti sono acquisite dagli enti parco, dai gestori delle riserve, delle oasi naturali e delle aree attrezzate sono destinate alla manutenzione delle aree protette e all’incremento delle dotazioni dei servizi”; 2 Legge regionale n.33 del 1 giugno 2012, in particolare l’articolo 2 comma 2, che recita: “a decorrere dalla data di pubblicazione della presente legge, al fine di incrementare i servizi ai visitatori e le attività di tutela delle aree protette, fatta eccezione per quelle ubicate nelle isole minori, è previsto il pagamento di un biglietto di accesso per le aree naturali protette e per le aree attrezzate da individuare con successivo decreto dell’Assessore Regionale per il Territorio e Ambiente, emanato di concerto con l’Assessore Regionale per l’Economia, sentiti gli enti gestori delle aree naturali ed i comuni nei quali sono ricomprese le aree interessate; 3 Delibera di Giunta regionale n.119 del 15 marzo 2013, che con l’obiettivo di incrementare la qualità dei servizi offerti nelle aree protette, da “mandato all’Assessore Regionale per il Territorio e l’Ambiente affinché, congiuntamente all’Assessore Regionale per le Risorse Agricole ed Alimentari, predisponga entro trenta giorni dalla notifica della presente deliberazione, apposito Piano che disciplini l’accesso ai parchi ed alle riserve naturali di diretta gestione regionale, valutando l’esclusione dal pagamento del biglietto d’ingresso per quei siti che si intendono maggiormente valorizzare, con la previsione della quantificazione del ticket, che dovrebbe variare a seconda dei servizi offerti dall’area protetta, dei criteri e delle modalità di pagamento, nonché dalla individuazione del personale delegato alla riscossione e delle relative procedure creando appositi conti correnti per ogni sito”. Da notizie stampa, si apprende che per alcune aree protette della regione Sicilia si stava procedendo per l’istituzione dei ticket d’ingresso, ma ad oggi non risultano atti concreti. Colgo l’occasione per ricordare che durante la precedente estate, tutte le aree protette della provincia di Siracusa , ovvero: Riserva Naturale Orientata “Pantalica-Val d’Anapo”, Riserva Naturale Orientata “Cava Grande del Cassibile”, Riserva Naturale Orientata “Oasi faunistica di Vendicari” e Riserva Naturale Orientata “Fiume Ciane e saline di Siracusa”, sono state colpite da numerosi incendi che hanno provocato ingenti danni ambientali al nostro patrimonio naturalistico, oltre un danno di immagine per il nostro territorio a forte vocazione turistica che si aggiunge all’ingente danno economico che ha gravato sui tanti operatori turistici e commerciali che si sforzano di promuovere e incentivare la fruizione dei turisti, visitatori e cittadini all’interno delle riserve naturali. Aspetto del tutto vergognoso è quello legato alla dotazione dei servizi, citato nelle leggi regionali, che ad oggi manca quasi del tutto nelle aree protette che offre il territorio siciliano e che spesso vede le riserve naturali prive di servizi igienici, punti di informazione e accoglienza turistica, cartine turistiche, centri di educazione ambientale, segnaletica turistica, vigilanza permanente, aree attrezzate, ecc… (nonostante l’impegno e gli sforzi dell’ente gestore che in questo caso è l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia). La non applicazione delle leggi regionali esistenti in questi ultimi quindici anni non solo ha creato un enorme danno erariale alle esigue casse regionali, per mancanza di introiti derivato dalla non applicazione delle leggi regionali, ma anche e soprattutto un ingente e grave danno di immagine alla nostra Sicilia, a forte vocazione turistica che potrebbe puntare seriamente sul turismo culturale, naturalistico, scolastico, archeologico, come vero e proprio modello di sviluppo. L’ecoturismo è un fenomeno in forte crescita in tutte le aree protette in Italia e in Europa. Non è più accettabile l’immobilismo dell’Amministrazione Regionale Siciliana. Chiediamo che gli errori del passato non si ripetano più e applicando le leggi regionali esistenti, al fine di tutelare le aree protette della regione Sicilia, si possano maggiormente tutelare, potenziando i servizi esistenti e offrendo maggiori opportunità ai turisti, visitatoti e cittadini, che annualmente con flussi notevoli (milioni e milioni di visitatori), frequentano le aree protette della nostra terra, la Sicilia. Siracusa, lì 03/12/2014 Consigliere Regionale Ente Fauna Siciliana Marco Mastriani L ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI DELL’ENTE FAUNA SICILIANA Domenica 25 gennaio 2015 alle ore 9,00, presso l’Ecomuseo del Centro Visitatori della R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendicari”, si svolgerà la L Assemblea Generale dei Soci dell’Ente Fauna Siciliana, convocata in via ordinaria dal Segretario Regionale (Assemblea di fine anno, art. 8 dello Statuto), con il seguente ordine del giorno: ore 9,00 ore 9,30 ore 10,30 ore 10,45 ore 11,00 Relazione del Segretario Regionale; Relazioni dei Segretari di Sezione e dei Responsabili di Settore; Approvazione conto consuntivo 2014; Programmazione di massima per il 2015; Dibattito. Questa convocazione ha valore formale di convocazione dei Soci. Il Segretario Regionale Corrado Bianca 11 Etnobotanica. 39 di Salvatore Arcidiacono Piante selvatiche nei giochi I ragazzi di oggi si dilettano con giocattoli fatti di materiali sintetici e dai nomi esotici: Mazinga, Barbie, Spider-man, eccetera. Un tempo, tuttavia non lontano, molti oggetti di gioco erano ottenuti con materiale povero; tratto da piante selvatiche che tutti potevano raccogliere gratuitamente. La maggioranza di questi balocchi autarchici erano costruiti dallo stesso giocatore, che perciò ne guadagnava nell’arte manuale. Uno di questi economici giocattoli era l’aquilone, conosciuto con i nomi di cumeta o stidda. Per ottenerlo occorrevano alcuni fogli di carta velina colorata, un po’ di colla d’amido, un gomitolo di spago e soprattutto due listelli ricavati dal culmo della canna domestica (Arundo donax). Con i fogli di carta velina si otteneva un quadrato variopinto di circa 50/80 cm di lato; i due listelli servivano da scheletro per questo quadrato: l’uno (sbatacchio) piegato ad arco tramite un filo da cucito e l’altro (longherone) steso ad angolo retto con il precedente. Al longherone era fissato lo spago per governare il cervo volante. Ancora dalla canna poteva realizzarsi lo schioppettino (scupittedda); un ingenuo giocattolo ottenuto da una porzione (lunga circa 60 cm) del culmo della pianta. Su di essa si praticavano tre aperture: una circolare e due (di circa 5 cm) rettangolari. Poi si preparavano due accessori; la molla ed il proiettile: la prima, ottenuta da un listello sottile della stessa pianta, il secondo da un qualsiasi rametto. Un pezzetto della molla sporgeva in fuori, e costituiva il grilletto. Per fare funzionare “l’arma” si introduceva il proiettile, si portava il grilletto verso l’impugnatura e infine si faceva scattare la molla. Il proiettile partiva “a razzo”. Abbastanza comuni erano i giocattoli ottenuti con dalle pale del Ficodindia (Opuntia ficus-indica). Per ottenerli si despinavano accuratamente alcune pale e se ne traevano le parti massive che costituivano questi balocchi. Ciò avveniva, ad esempio, nella costruzione del classico carretto siciliano per il quale si intagliavano il pianale (cascia), le sponde (masciddari), il ripiano posteriore (purtedda) e le ruote (roti) mentre le stanghe (asti) e l’asse delle ruote (scoppu) erano ricavati da sottili rami rettilinei di Rosa selvatica (Rosa canina). 31 dicembre 2014 Alcuni giocattoli non avevano bisogno di alcuna manipolazione, bastava raccogliere parte di una determinata pianta e adoperarla come strumento di gioco. Questo è il caso del Piumino (Lagurus ovatus), che possiede una spiga decisamente piumosa. I fanciulli raccoglievano questa spiga e le poggiano sul labbro superiore a mo’ di baffi, in modo da mimare le appendici dei gatti. Così facendo, improvvisavano una pantomima alla quale veniva dato il nome di “mucidda”= micina. Analogamente accadeva per il gioco degli scoppiettii (scattioli) la cui materia prima era il calice ovoidale dello Strigolo (Silene vulgaris), detta in vernacolo Cannatedda. Questo calice funziona come un sacchetto; chiudendogli l’imboccatura fra due dita e schiacciandolo repentinamente in fronte, emette un sonoro scoppio. Similmente accadeva, con il gioco delle danzatrici (ballarine). Per questo passatempo le fanciulle di una volta raccoglievano i petali colorati e la capsula del Papavero (Papaver rhoeas), accorpavano loro alcuni fuscelli, legavano il tutto con fibre vegetali e ne traevano originali bambole, assolutamente gratuite. Prendiamo ora in considerazione un giocattolo, un tempo assai comune, che, all’opposto di precedenti, non era autocostruito, bensì preparato da un artigiano locale (tornitore) che lo ricavava dalle nodose radici dell’Oleastro (Olea europea), detto localmente Agghiastru. Esso, detto tuppetturu o strummula, si può ricondurre alla classica trottola, ma che ne differisce alquanto sia nella costituzione e soprattutto nell’impiego. La sua forma era quella di un cono ligneo che portava sul vertice un puntale di ferro (pizzu). Per farla ruotare si adoperava uno spago bagnato (lazzu), un capo del quale si avvolgeva strettamente sul giocattolo e l’altro capo si arrotolava attorno all’indice del giocatore. Con il tuppetturu si potevano sviluppare vari tipi di giochi competitivi. Ritornando ai giocattoli autosufficienti ricordiamo l’uso della cerbottana (cannedda) che si poteva ricavare da un semplice internodo di canna. Con essa i ragazzi sparavano i proiettili prodotti dal Bagolaro (Celtis australis), detto Minicuccu o Favaraggiu o Caccamo. Questo albero, in autunno, produce piccole drupe dalle dimensioni di un pisello, che hanno una sottile polpa alquanto dolce e un nòcciolo (ossu o nòzzulu), perfettamente sferico. I ragazzi portavano in bocca questi gustosi frutti, li spolpavano ed usavano il residuo nucleo come munizione Infine un giocattolo sonante: la raganella (troccula), che si ottiene da un internodo di canna, in cui, su una estremità si lascia chiuso il nodo e, sull’altra, si ricava una bandella semilibera. Nell’interno dello strumento viene alloggiata una rotella dentata Grifone di legno di Pino (Pinus pinea) , il cui perno è trapassato da un asse ligneo, che sporge dalla canna perpendicolarmente e funge da manico. Impugnando l’attrezzo per detto manico, e facendolo ruotare, avviene che la bandella di canna scatta su ogni dente della ruota, producendo una serie di suoni fragorosi e secchi che ricordano quelli emessi dalla raganella. IL 2015 è L’ANNO DEDICATO ALla diversità biologica ENTE FAUNA SICILIANA ON L U S Tesseramento 2015 6 buone ragioni per… essere uno di noi 1 Sarai protagonista nella difesa della natura. 2 Potrai partecipare ai nostri progetti di ricerca e conservazione naturalistica. 3 Potrai usufruire dei servizi riservati ai Soci (attività sociale, escursioni, conferenze, sconto del 50% su tutte le pubblicazioni dell’Ente, ecc.). 4 Riceverai gratuitamente Grifone, bimestrale di informazione per i Soci e di divulgazione naturalistica. 5 Riceverai gratuitamente l’annuario Atti e Memorie, bellissimo volume, il resoconto annuale sulle attività svolte dall’Ente ed importanti memorie scientifiche curate da specialisti della fauna selvatica. 6 Contribuirai alla realizzazione di un mondo migliore. 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