Ilary Blasi - Wealthplanet.it

Periodico bimestrale numero 4 - anno 6
La rivista del benessere globale
Ilary Blasi
a volte divento...
una “iena”
Salute
Benessere
Cultura
Società
Ambiente
Fashion
Design
Sport
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Sommario
IN COPERTINA
Ilary Blasi
ECCELLENZE ITALIANE
Marco Rufini
L'INTERVISTA
Dott. Massimo Bistocchi
SALUTE, BELLEZZA E BENESSERE
Ho lo stomaco in fiamme
Le diete vegetariane nell'infanzia
Il miglio
La Pera
La caduta dei capelli
Puoi riuscirci anche tu!
Una marcia in più
Intervista alla Dott.ssa Barbara Bertocci
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CULTURA E SOCIETÀ
I cittadini non comunitari regolarmente
soggiornanti in Italia
Apoxiomeno 2014
Intyervista a Rossella Diaco
Rocca Paolina
Lui e lei, il linguaggio nelòla coppia
Il marketing dell'empatia
Cosa si può o si deve fare
per la scuola, oggi?
Come trovare lavoro nei social media
Oreste Bisazza Terracini
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SPAZIO APERTO
DIRITTO E TUTELA DEL CITTADINO
Il risanamento dell'impresa
E' nata S.P.I.A.
OSDIFE
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SPORT
Il metodo DYN
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EVENTI
Presentazione GECOM
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REDAZIONALI PUBBLICITARI
Farmacia "Le Fornaci"
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Mancini Detective, è nata S.P.I.A.
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Ju-jitsu
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Porta Sole, il metodo DYN
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MPV pagine in cui si trovano logo o siti internet
www.iopossosulweb.it
www.comunicareconvincere.com
TM
Wealth Planet magazine
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Wealth Planet magazine
1
Editoriale
Direttore
Responsabile
Massimo
Poggioni
Informazione. Il web ancora non convince.
Ho sempre creduto nella forza della carta stampata per la
diffusione delle notizie.
Contro chi sostiene che il web stia surclassando definitivamente le
tradizionali piattaforme comunicative posso dimostrare che nulla si
può contro le tre super potenze: TV, Radio, giornali.
Scrivere un articolo o un reportage su una rivista ti espone in
prima persona sulla veridicità di quanto sostieni; la notizia si
affina attraverso una serie di riscontri e controprove perché ciò che
pubblicherai su quelle pagine dovrà corrispondere a verità, una
verità oggettiva o soggettiva, non importa, è un autentico esempio
di “scripta manent” sul quale dovrai apporre la tua firma.
Per il web è diverso, esistono siti, portali, forum di discussione
più o meno attendibili, con la possibilità di esprimere un proprio
commento, un moderatore che c’è e non c’è, e la discussione
prende una deriva farraginosa, perpetua....infinita.
Ma poi - ed è qui che voglio arrivare - quanti di questi estimatori
del web consultano la rete in modo costruttivo e critico? Troviamo
un esempio calzante nello scenario politico italiano. Lo scontro tra
maggioranza e opposizione si dovrebbe compiere nel normale
terreno istituzionale di camera e senato ma ogni attore lamenta
l’imparzialità e l’ostracismo dell’avversario.
Ma insomma, come stanno le cose?
Renzi continua a dire che l’opposizione ostacola i lavori per le
riforme e i grillini denunciano una riluttanza della maggioranza
nel voler veramente cambiare le cose.
Ma insomma, come stanno le cose?
Se i cittadini leggessero quanto riportato sul sito ufficiale del
Consiglio dei Ministri o su quello di Beppe Grillo comprenderebbero
subito le motivazioni di tali scontri ma evidentemente il cittadino
comune si affida come sempre a ciò che viene riportato dalla
televisione e dai giornali, entrambi sotto libro paga dei potentati
politici ed economici. E internet? C’è, ma pochi lo sanno usare,
infatti, guarda caso, per gli studenti della Wordorf School, scuola
per i figli di dirigenti Apple e Google, è stato proibito l’utilizzo dei
mezzi digitali...per rimbambirsi c’è sempre tempo (aggiungo io).
Periodico bimestrale Iscr. Trib. di Montepulciano n. 321 13/05/2009
Direttore Responsabile
Massimo Poggioni
Edito da
Wealth Planet Perugia
Presidente Massimo Patiti
Coord. Sez. Cult. Scien. Ed.le
Avv. Maria Siniscalco
Coord. Comunicazione
Francesco Patiti
Stampa Tipografia Pontefelcino
Si ringraziano tutti i collaboratori
[email protected]
print and packaging
www.tipografiapontefelcino.it
www.pontefelcino.com
In copertina
In copertina
Ilary Blasi
a volte divento...
una “iena”
Isola dei famosi:
Ilary Blasi conduttrice?
Dopo quasi un mese di mare, la
scintillante showgirl e il suo campione
Francesco Totti rientrano alla base
abbronzati e con qualche progetto in
più, specialmente per la conduttrice.
Dopo Alessia Marcuzzi, Barbara
D’Urso e Silvia Toffanin, in ordine
alfabetico, potrebbe essere Ilary Blasi a
condurre l’edizione 2015 del reality di
casa Mediaset.
Niente paura, Ilary non abbandonerà
le Iene di Italia 1, vorrebbe solo fare
nuove esperienze dopo sette anni di
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Wealth Planet magazine
conduzione con Teo Mammucari.
Sui possibili concorrenti dell’Isola
dei Famosi 2015, sappiamo solo
qualche indiscrezione ma quella
sulla conduzione della Blasi sembra
prendere sempre più corpo.
Al settimanale “Chi”, diretto da Alfonso
Signorini, la conduttrice racconta che
gli sono sempre piaciuti i reality e dopo
sette anni di Iene c’è il desiderio di
aggiungere un’altra avventura.
Naturalmente la bellissima Ilary non
ha nessuna intenzione di lasciare il
programma di Mediaset, di cui ne
è particolarmente affezionata, sa
benissimo però che i contratti non
durano in eterno e che bisogna sempre
avere un piano B, la vita è ricca di
sorprese e questo lavoro ne è un valido
esempio.
Lasciamo che sia il destino a decidere
e di essere sempre preparati ad ogni
evenienza, comunque il mio impegno,
continua la conduttrice, è confermato
per le Iene anche quest’anno e per i
reality...rimango a disposizione. 
Wealth Planet magazine
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E I
ccellenze
taliane
Lo scrittore vive in una sorta di splendido isolamento
attivo, dividendosi tra le fatiche agricole e campagnole e
la scrittura vissuta come una religione quotidiana. Quindi
confrontandosi coi nipoti che crescono e formano la sua
dose di sentimento e di affetti.
Vive a Capocavallo immerso nel verde di alberi secolari,
e ogni tanto fa le sue brave sortite cittadine, per incontrare
amicizie antiche ed continuare esperienze di cultura
(cinema, teatro, concerti).
Il suo ultimo libro (Minerva Editrice di Bologna) è nuovo
nel plot, ma mantiene le doti stilistiche cui il narratore ci ha
abituato nei precedenti libri. Era quasi un dovere sottoporlo
a domande; non è così frequente in Umbria incontrare uno
scrittore di così forte personalità, disposto a ‘confessarsi’,
che alle domande risponde con sincerità e autorità.
Lo scrittore
Marco Rufini
fra vita dovuta e vita voluta
È fresco di stampa il suo ultimo romanzo Assisi 2060,
una bella storia di fantapolitica, e di eccezionale attualità.
a cura di Anton Carlo Ponti
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Wealth Planet magazine
E I
ccellenze
Perché un romanzo di fantapolitica? Lei è un narratore
che ha abbinato due registri. Quello storico, ne è esempio
molto riuscito “Quasi re”, la vita e le avventure di Braccio
Fortebraccio, capitano di ventura fra i più interessanti della
tormentata storia italiana, un libro nel quale inventa, su
dati provati, un condottiero di sensibilità moderna. E quello
di attualità, la storia di un contemporaneo che incontra
difficoltà psicologiche ed esistenziali nel rito di passaggio
dalla seconda alla terza età. Mi riferisco ad “Afa”,
pubblicato nel 2007.
Vuol parlarci di questi due libri, prima di rispondere
sulll’ultima sua fatica, Assisi 2060?
Con “Quasi re” ho romanzato la vita di Braccio affascinato
dal personaggio, ma anche spinto da un anelito d’equità:
più studiavo la sua vicenda e più mi convincevo che si tratta
d’un gigante dannato e “ghigliottinato”, un’enorme risorsa
dilapidata. La storiografia viaggia spesso su committenze e
convenienze, disperdendo pezzi importanti del patrimonio
culturale. Insomma, ho tentato di lanciare un bengala per
dar luce a un tratto di passato non ‘benedetto’.
“Afa” sguazza nel più-che-presente paludoso e barbaro,
attraverso la senilità d’un protagonista solitario e affannato
che cerca di ritrovare il respiro. Attorno a questo instabile
perno maschile, un girotondo di figure femminili implicate
per gradazioni molteplici nel tema della maternità.
“Assisi” 2060 è un volo fantasy alla volta del tempo, verso
un futuro non troppo anteriore; vi è tinteggiata una mezza
apocalisse, un day after in cui l’uomo si trova costretto
a ricominciare, a inventarsi la vita giorno dopo giorno,
costruire un’eroica speranza sulle cose semplici, terra acqua
fuoco, fratelli e sorelle del Cantico.
Ci parli di Assisi 2060. Com’è nato e perché? Quanto è
durata la stesura, o le stesure?
Schiacciamento nel presente, attualità e cronaca ad
taliane
oltranza, perdita del senso prospettico: dopo alcune
prove dedicate alla coltivazione della memoria, ho voluto
sondare il futuro, simularlo e anticiparlo, magari convinto
che un semplice romanzo possa concorrere alla riscoperta
di questa dimensione oscurata. Magari qualcuno potrebbe
raccontarci la storia del futuro, offrire una teoresi, una
teosofia del domani, ma soprattutto impostare proiezioni e
programmi di lungo periodo. Sarebbe bello che tutti insieme
tornassimo a pensare con onestà e generosità ai nostri figli
e nipoti (anche chi vive lo stop demografico, perché figli e
nipoti sono comunque di tutti, della società).
Ho lavorato due anni su testi scientifici in prevalenza
americani, che prefigurano secondo varie tematiche
(energetica, demografica, sociologica, ecologica ecc.) ciò
che sarà o potrà essere intorno al 2050. Ho intervistato
specialisti e consultato siti, cercando poi d’elaborare un
mio quadro del globo a metà di questo secolo. Beh, devo
riconoscere che l’esito è un po’ condizionato dalle esigenze
drammaturgiche della mia storia…
Resta che ASSISI 2060 è solo un’avventura, una fuga fra i
boschi del Subasio di persone qualunque che raccontano in
diretta, ma sullo sfondo s’intravvede quel quadro e quella
diagnosi: collasso dell’economia globale, autunno del
petrolio, la difficile transizione verso una nuova era.
Lei ha cominciato a scrivere relativamente tardi, sui
quarant’anni. Come ha cominciato? Una forza irresistibile o
una riflessione su se stesso?
Prima ho letto, ho letto tanto, magari con poco ordine,
insofferente come sono e sono stato alle istituzioni didattiche.
I quaranta sono un limite, un confine fra vita dovuta e vita
voluta.
Ho tentato di scrivere senza pretendere di chiamarmi
scrittore, ma ho scoperto che per me quello era un punto
d’arrivo, una specie di ritorno compulsivo in stile ‘Paris
Texas’. Ho deciso che ero fatto per esprimermi e trovarmi
attraverso il linguaggio scritto, la mia personale vocazione
(a prescindere dall’esito e dal giudizio del Lettore).
Il mio primo libro, però, è stato pubblicato a 50 anni, dopo
dieci trascorsi a provare e riprovare, a far la mano sulla
materia verbale.
Può raccontarci la sua giornata tipo? Di vita quotidiana e
di scrittura...
A parte la letteratura, il mio interesse profondo va alla terra
e alla campagna. La giornata è divisa fra lavoro manuale
e scrittura/lettura, in maniera non molto dissimile dall’ora
et labora benedettino. Amo il mattino: la fatica delle prime
ore regala una stanchezza sana, qualcosa che mi sembra
alimenti la chiarezza del pensiero e la creatività della sera.
Wealth Planet magazine
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E I
assisi 2060
Marco rufini
ccellenze
Antico.
enda
a.
quando un’era finisce
la speranza confida che ne cominci un’altra...
Quando la gang dei vecchi gli uccide la moglie per
Progetti
a venire?
derubarla della spesa, Franz Barbanera
capisce
che è Ha scritti nel cassetto? Quanto taglia di
che ehaaffamata.
scritto? Lo conserva o lo cestina?
tempo di sfollare da una Milanociò
feroce
Cometerra
si delle
può sue
vedere nel mio sito www.marcorufini.it i
Con la famiglia migra verso l’Umbria,
romanzi
editi sono
radici, dove ha acquistato il casolare
del Subasio
in sei (a parte alcuni racconti in antologie),
ma
nel
cassetto
ne
ho altri sei, di cui due più recenti. Vorrei
cui il nonno era stato contadino.
che uscissero un po’ alla volta, magari dopo un editing
Anno 2060, quindici anni dopo il Collasso Globale,
severo, una riscrittura, ma non è facile trovare un editore che
Europa e Italia spaccate in due, nord contro sud.
investa su un autore complessivamente, sull’opera omnia.
Nella Lunga Emergenza molti cercano
di trovare
il è nato nel primo dopoguerra, sfugge
Soprattutto
quando
fondamento d’una nuova era, ma
pianeta
è scos-di mercato, pratica l’isolamento (anche
a iltarget
e leggi
so da un’eccezionale turbolenza:rispetto
guerre per
l’acqua
all’onnivora, largamente conformistica, RETE).
e l’energia, migrazioni a catena, Nei
metropoli
morte ed’essere impietoso, quasi autolesionista,
tagli cerco
terrorismo dilagante. Tuttavia, in rileggo
questo quadro
apo- decine di volte, fino a sfiorare la
e riscrivo
calittico tornano ad attecchire identità
e
solidarietà.
maniacalità. Accetto molto di buon grado le osservazioni
altrui,
editore professionale o d’un amico sincero e
Per Franz non è facile aiutare gli
altri di
ad un
abituarsi
capace.
a cestinare ciò che taglio, facilitato dalla
alla vita nuova, fatta d’aria aperta
e fatica,Tendo
di terra,
col computer, ma capita che me ne penta.
fuoco e acqua, un Cantico dellefamiliarità
Creature. Quando
le cose sembrano a buon punto, accade qualcosa
Leidell’equinozio
fa molta ricerca,
come procede? Con appunti, con
d’oscuro e terrificante: nella notte
di
schede, per accumuli?
primavera il casolare delle Cerque Grosse è colpito da
Procedo dal profano alla volta di un qualche ‘sacro’, con
un blackout totale, che azzera le fonti energetiche e
appigli free climbing, accumulando dati e testimonianze,
il web, mentre minacciosi dischi materiale
volanti puntano
su seleziono con una cernita secca, che
che poi
Assisi. Il figlio di Franz parte insieme
amico
per suggestivi e taglia l’ottanta per cento.
salvaa un
pochi
elementi
sapere che accade: non torneranno
più.
Così
il
setMi piace intervistare prototipi di personaggi, frequentare
tantenne falegname si ritrova conposti
la nuora
e due niin clandestinità,
far sopralluoghi e indagini, finché
poti, oltre alla moglie e alla difficile
figlia
dell’ospite.
la mia testa, il cellulare e il taccuino old style tracimano
Nessuna informazione può raggiungerli,
presto
d’appuntima
e promemoria.
scoprono che tutta la montagna è occupata da uoChe Perché
ne pensa
mini armati nordafricani. Chi sono?
sono lì?della narrativa dell’Umbria ad oggi.
Leisiintravede
sbocchi nell’editoria locale? Quanto è arduo
Proprio in quel momento il Papa
trova ad Assisi
pubblicare
oggi? Non crede che la moneta cattiva scacci
con emissari delle storiche religioni
mediterranee.
quella
Infatti la Chiesa cattolica, coerente
conbuona?
la propria
Non mi pare che L’Umbria abbia una grande tradizione
vocazione al dialogo, vede di buon occhio l’Alleletteraria: dopo Jacopone e Francesco, abbiamo solo un
anza Mediterranea, che si contrappone alla Norten
poeta assoluto, Sandro Penna, che contiene Perugia come
Koalition. Ma l’estremismo islamico,
foraggiato
da nella nostra Regione alcuni editori e
negazione.
Ci sono
un potentissimo stato-ombra, è autori
prontolodevoli,
a tutto per
anche interessanti, significativi, che tuttavia
bloccare quella cooperazione. non mi sembrano trascendere la dimensione regionale.
Quando cavalieri neri cominciano
a rastrellare
il
Se qualche
fuoriclasse
nascesse oggi, non gli sarebbe
Subasio, come le SS ai tempi della
Resistenza,
non
facile emergere, perché la dote della scrittura è soffocata
resta che abbandonare il casolare.
Così inizia di
una
dall’alluvione
cose così, grafomania, vanità che chiude
il cerchio
in vanità…
lunga fuga fra boschi e foreste, in
cui la capacità
di Gli editori, d’altra parte, fanno fatica
a sopravvivere: a volte riescono a proporre esiti di livello
sopravvivenza trova la più dura verifica.
taliane
e i linguaggi innovativi, le provocazioni, le occasioni di
risvegliare un pubblico parecchio sonno-lento. Si corre
dietro a mode e opinioni, al policorrect, clonando consenso
in una gara ad accattivarsi la ‘gente’, a scimmiottare le
mi-serie mediatiche. S’insegue nevroticamente il successo
del già successo. Ma, come diceva Carmelo Bene, com’è
possibile che il successo succeda?
Ogni persona nasce con la sua dose di creatività ed è giusto
che possa esprimerla, che riesca a scambiare e dialogare,
ma senza la pretesa d’un accredito che vada oltre i suoi
limiti. Reputo decisivo separare con una netta linea rossa i
livelli, riconoscendo e sostenendo chi è in grado d’esprimere
una qualità superiore. Le affezioni degenerative della
democrazia sono ben presenti e riconoscibili nell’inflazione
editoriale italiana. Parole come libro e scrittore si sono fatte
indecenti, mentre prodotti plastificati, pasticche colorate
e cibertossine inquinano il campo. In questo limo-blob
subculturale e pretenzioso (piccolo-borghese, direbbe
Pasolini) sprofondano le rare gemme.
Ma chissà, forse la bellezza si ostina, qualcuno ne custodisce
frammenti. Quando un’opera e un autore sono degni di
chiamarsi libro e scrittore, allora è bene che gli ultimi lettori
leggano, che vadano a bottega, accettando di misurarsi
con l’impervio, riconoscendo l’eccellenza senza ridicole
competitività. Insomma, se è vero che tutti abbiamo diritto
d’imprimere segni sul foglio bianco, è tempo di restaurare
l’attenzione e il discernimento, di apprendere e crescere
di nuovo grazie alla lettura. Il nostro impolverato senso di
giustizia continua a sussurrare rocamente che è tempo di
ap-prezzare chi merita...
CONCLUSIONE
In tarda mattinata l’intervista si conclude coi puntini di
sospensione della sua risposta finale. Marco Rufini insomma
si augura, per l’Italia, una rivoluzione morale basata sul
merito. Anzi sulla meritocrazia. Anche in letteratura. Utopia
o no l’intervistatore non può non essere d’accordo. E spera
che lo siano anche l’amabile lettrice e l’affezionato lettore.
apprezzabile, ma spesso si limitano all’intrattenimento o alla
celebrazione di ripetitive mitologie locali, alla coniugazione
del bilancio.
Oggi pubblicare non è difficile, tranne che per chi cerca di
proporre oggetti credibilmente letterari. L’editoria italiana
ha abdicato in larga parte alla ricerca, trascura le spinte
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Wealth Planet magazine
Wealth Planet magazine
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L’intervista
L’intervista
Intervista al
Dott. Massimo Bistocchi
Noto professionista perugino, esperto di
chiara fama e professionalità
a cura di M.P.
Intervistiamo il Dott. Massimo
Bistocchi,
noto
professionista
perugino, esperto di chiara fama e
professionalità. Uomo di cultura e di
sport, negli ultimi 40 anni si è distinto
come Atleta, Maestro di Sport,
Direttore della Squadra Nazionale
Ju Jitsu, Politico.
Ci accoglie nel suo studio con la
sua innata cortesia e gentilezza
sprigionando tutta la sua positività
e carica energetica ed un sorriso
smagliante che ci da subito il
buonumore e la voglia di intervistarlo
subito…
Lo invitiamo ad un botta e risposta…
stile Ju Jitsu e subito nello Studio
del Professionista si respira una
bellissima energia…
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Wealth Planet magazine
Il Dott. Massimo Bistocchi
….l’abbiamo intervistata nella rivista n.5/2011, tre anni
fa esatti, un periodo forse diverso da questo, ora sembra
che in Italia ci sia una specie di spada di Damocle sulla
testa di ognuno, cosa è cambiato da allora nella vita
sociale e nello sport e invece cosa è cambiato in Massimo
Bistocchi?
L’Italia, il nostro paese sembra far emergere la sua
natura più inquietante: dalle cronache sembra emerge
che la corruzione ha raggiunto livelli economicofinanziari riferibili a tre “finanziarie” medie alle quali
ricorre il Governo per la buona o cattiva abitudine o le
reali necessità di mantenere i soliti necessari equilibri,
osservati e giudicati dall’Unione Europea, soprattutto dai
2-3 paesi più forti di noi. Tutto ciò emerge dalle indagini
della Magistratura da cui la sottolineatura più dolorosa
mette in evidenza lo stato di concussione fra politici e
mondo dell’impresa oltre a taluni ambienti professionali
aderenti a lobby riconosciute ed altri. Il Mondo dello sport
ci offre con Tavecchio il nuovo emblema di cui va fiero il
mondo del calcio?! Il numero uno del CONI, se vogliamo
ancor fresco di nomina viene ritenuto responsabile di reati
sportivi e la disciplinare della FIN lo condanna a 16 mesi
di squalifica. Che tristezza, passerebbe la voglia anche
ad un combattante come me..., ma voglio mantenere tutti
i miei impegni con la comunità civile, sociale e sportiva
perchè reputo giusto e doveroso continuare a dare il
mio apporto pensando al prossimo. Il prossimo e/o il
terzo ovvero colui che non conosciamo e che forse non
conosceremo ma che rappresenterà quell’atomo in un
organismo molto complesso ed articolato a cui dovremo
destinare risorse, risultati e se possibile dei motivi di
entusiasmo.
Oggi si sente più Professionista, Maestro di Sport, Politico
o altro?
Senz’altro NONNO di una bimba di appena un
anno, Rosa Eleonora, bionda con occhi azzurri, figlia
di Massimo jr e la moglie statunitense. Fisicamente
la struttura è di una “bistocchina doc”. Il sorriso e la
simpatia la caratterizzano da subito. Il Professionista ed
il Maestro saranno impegnati per altri anni, il politico lo
faccio in casa dibattendo animatamente con mia figlia,
la primogenita, Sarah.
Lo sport, magari le arti marziali ma in generale anche
tutti gli altri sport, potrebbero essere l’arma segreta per
sconfiggere questa situazione?
Nello sport, sopratutto quello agonistico, sia il vincitore
che lo sconfitto traggono sempre motivi di riflessione e
di insegnamento sul proprio operato e sulla condotta di
gara. Di volta in volta l’atleta cresce, si fortifica nel corpo
e nella mente, lo spirito è alto e si è di nuovo pronti ad
affrontare una nuova prova. Ritengo tutto ciò un buon
modello di vita per affrontare gli eventi che caratterizzano
il nostro periodo esistenziale.
Passato, presente o futuro?
Amo lo storia, perchè attraverso la conoscenza riesco
a spiegarmi il presente. Conservo documenti, rassegne
fotografiche e giornalistiche, i trofei ricevuti perchè sono
il ricordo del passato, avendone motivo, ci si crogiola ed
è come la copertina di Schultse. Se ci si sente rassicurati
dal proprio passato si è in vantaggio rispetto al presente,
è come dire che alla mia età da 60enne riesco ad
affrontare i problemi con quel necessario distacco che ci
permette di tenere il problema/avversario nella distanza
di controllo per poi risolverlo/colpirlo al momento più
opportuno. Chiaramente l’esperienza fa l’esperienza e
richiama all’ordine eccessi caratteriali, gesti sconsiderati
ed inopportuni, raffina le tempistiche del movimento.
Non mi vedo giustamente protagonista ma coadiutore,
motivatore o semplice punto di riferimento per i
protagonisti del domani ovvero la generazione o le
generazioni che ci seguono a ruota.
Ma se avesse una sfera di cristallo che le permettesse
di vedere i prossimi dieci anni cosa si auspicherebbe di
vedere e cosa non vorrebbe vedere mai?
Non vorrei vedere mai una generazione senza entusiasmo,
senza motivazione e senza entusiasmo.
Concludemmo l’altra intervista con la domanda se Lei
si definirebbe Illuminista o Romantico, la sua risposta
senza indugio fu la testuale “ Illuminista al 100% e avrei
tenuto in mano volentieri la scure che quel luglio 1789
molti hanno potuto tenere, senza minimo dubbio, così
la pensavo da giovane negli anni ‘70, oggi la considero
una soluzione ai problemi del mondo”… ha qualcosa da
aggiungere o da togliere?
Mi considerano (gli amici) un “tantino” ammorbidito”,
quasi “in pantofole” ….io fossi in loro non ci crederei
tanto! 
Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
a cura della Dott.ssa Maria Luisa Bacosi
Biologo Nutrizionista
HO LO STOMACO IN FIAMME
Il reflusso gastro esofageo e l’ernia iatale
Quante volte in ambulatorio ho sentito parlare di bruciore
allo stomaco. In realtà l’organo che brucia è l’ultima
parte dell’esofago quella vicino alla congiunzione con lo
stomaco e non lo stomaco di per sé. La pirosi, il cosiddetto
bruciore, rappresenta il sintomo principale del reflusso; di
solito si avverte dopo i pasti, in un arco di tempo compreso
tra la mezz’ora e l’ora, ma si può manifestare anche a
digiuno o dopo uno stress personale o lavorativo intenso.
Si può avvertire pirosi anche se ci si sdraia o si fanno
movimenti scorretti. Questi disturbi vengono considerati la
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Wealth Planet magazine
malattia del terzo millennio e in Italia i sintomi interessano
oltre 6 milioni di persone. In base ai dati dell’ultimo
rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei
Medicinali (OsMed), i farmaci dell’apparato gastrointestinale
rappresentano la quarta categoria terapeutica di vendita, con
una stima pari a 1,8 miliardi di euro.
La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), associata
o non all’esofagite da reflusso (infiammazione della mucosa
dell’esofago), è una malattia funzionale, costituita da un
insieme di sintomi provocati dal non corretto funzionamento
della valvola tra stomaco ed esofago, il cardias, che causa
la risalita di materiale acido proveniente dallo stomaco.
Mentre quest’ultimo è in grado di sopportare la presenza
di acido al suo interno, l’esofago viene danneggiato con
infiammazione, dolore, ulcere. Può essere associata ad
un difetto organico, come la chiusura imperfetta della
valvola cardiale che separa l’esofago dallo stomaco,
e all’ernia iatale. La sintomatologia se è persistente è
in grado di peggiorare la qualità della vita con sintomi
fastidiosi come bruciore al petto (pirosi retro sternale),
nausea, gonfiore epigastrico, tosse stizzosa, disfonia o
raucedine, fino ad arrivare a tachicardia tanto da indurre
a pensare ad un disturbo cardiaco. Fastidi che rendono la
vita quotidiana difficile, tanto che spesso nelle fasce orarie
del pranzo o della cena si assiste a spot pubblicitari dove
si vedono pompieri intenti a spegnere incendi nei nostro
apparato gastrico; oppure a volte il malcapitato assume le
sembianze di un drago che sputa fuochi e fiamme. Eppure
molto spesso chi soffre di questi disturbi viene considerato
un soggetto solo un po’ stressato e ansioso e trattato con
calmanti anziché farmaci specifici fino a quando i sintomi
non diventano più gravi. Negli ultimi anni è stata fatta
la distinzione tra due diversi tipi di patologie: il classico
reflusso gastro-esofageo (GERD) e la malattia da reflusso
senza esofagite (NERD). Quest’ultima forma è la più
diffusa e non è presente un danno alla mucosa esofagea
visibile all’esame endoscopico. Altra importante distinzione
è quella tra reflusso ed ernia iatale. Quest’ultima consiste
in una risalita di una porzione dello stomaco al di sopra del
diaframma alterando il normale meccanismo di apertura
e chiusura. Sintomo sono simili al reflusso gastrico. L’ernia
iatale da scivolamento ha un’incidenza maggiore con
l’aumento dell’età, con un frequenza maggiore nel sesso
femminile, nelle persone obese, nei fumatori, ma in certi
casi può anche essere congenita, cioè presente alla nascita.
La malattia da reflusso gastroesofageo e l’ernia iatale
non sono da trascurare e si può avere un miglioramento
consistente grazie a modificazione del proprio stile di vita.
La terapia consiste nell’uso di farmaci da utilizzare sotto
controllo medico, come gli inibitori della pompa protonica
(PPI), che sono in genere molto efficaci nel limitare l’acidità;
i procinetici che favoriscono invece la progressione
fisiologica del bolo alimentare; e infine altri farmaci
che possono essere utilizzati per proteggere la mucosa
esofagea: il sapiente dosaggio “ad personam” di queste
molecole da parte del Medico Curante o dello Specialista
può condurre ad un buon controllo della sintomatologia.
Ovviamente è molto sconsigliata la “terapia fai da te”!
Però non basta prendere i farmaci: bisogna anche cambiare
le proprie abitudini e fare attenzione a cosa si mangia.
Dieta, fumo, stile di vita, abbigliamento, come cinture
troppo strette in vita, non sono di aiuto al miglioramento
della situazione morbosa. Per voi che avete il fuoco in gola,
ecco alcuni pratici consigli: non andare a letto prima di 2-3
ore dopo i pasti; evitare di fare sforzi dopo mangiato; alzare
la testiera del letto o mettere due cuscini sotto il materasso
e dormire su di un fianco; suddividere l’alimentazione in
4-5 piccoli pasti, anziché in 2-3 abbondanti che distendono
lo stomaco, aumentando la pressione intra-gastrica e
favorendo il reflusso. Indispensabile individuare gli alimenti
che si associano al reflusso: grassi, panna, mascarpone,
brodo di carne, sughi grassi, succo di agrumi, menta, fritti,
spezie, bevande gassate, tè, caffè (vietato il caffè bollente),
alcolici, liquirizia, chewing-gum. Un discorso a parte
merita al latte. Molti dei miei pazienti credono che il pH
alcalino del latte aiuti a tamponare l’acidità. In effetti ciò è
vero nell’immediato; in seguito i grassi del latte rallentano
lo svuotamento gastrico e aumentano l’acidità. Quindi
se sentite quel fastidio in gola di acido, non prendete il
latte ma l’acqua naturale, che ha un effetto di lavaggio
dell’esofago e non porta con sé grassi. E poi un’ultima
raccomandazione: se siete in sovrappeso, riducendo il
proprio peso corporeo si migliora molto la sintomatologia
fino a farla scomparire. In ultima analisi: si alla terapia
farmacologica come terapia d’attacco, ma se non si

cambia stile di vita, il reflusso resta a vita. Il sassolino nella scarpa
Era il 1964 quando sulle riviste femminili che comperava
mia madre c’era in bella mostra il gran sugo Star che con
cento lire e in un solo minuto dava la possibilità a tutte
le massaie di preparare una squisita pastasciutta. Stava
nascendo una nuova tendenza: delegare la cucina al
supermercato. Ancora oggi si acquista cibo pronto: dalle
insalate tristemente racchiuse in busta, ai piatti che in
tre minuti ci danno risultati da alta gastronomia, magari
firmati da chef stellati. Persino la cucina molecolare, tanto
di moda, viene piegata alle esigenze del fai da te. E con un
clic sull’app del mio smart, Cracco o Vissani mi indicano i
loro prodotti pronti d’alta cucina per una cena d’eccellenza
tra amici. Poi dall’altro lato c’è la “sindrome Masterchef”
che spinge sempre più persone a mettersi alla prova fornelli.
E se si era iniziato con la Clerici che se sbagliavi si faceva
una grassa risata, ora se sbagli devi attraversare il tunnel
dell’umiliazione, con il rischio del suicidio del perdente.
E pensare che esiste anche la versione per bambini!
e-mail: [email protected]
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Le diete
vegetariane
nell’infanzia
a cura del Prof. Adriano Falorni - Pediatra
L’adozione di diete rigorosamente
vegetariane riconosce motivazioni
diverse, le quali, essendo in larga
parte di carattere etico, sono sovente
contrassegnate da opinioni disparate
fino alla discussione del significato
da attribuire alla presenza dell’uomo
su questo pianeta ed ai suoi rapporti
con il mondo animale. L’interesse
per il bambino dovrebbe in prima
istanza essere distaccato da questo
contesto ed indirizzato alla sua salute
e ad un corretto sviluppo, anche se
la sua educazione inevitabilmente
dovrà essere condizionata dalle scelte
di vita dei genitori. L’approccio ad
alimentazioni lontane dagli schemi
abituali, propri della popolazione
d’appartenenza e filtrati attraverso
il vaglio di lunghe esperienze, non
può trascurare i potenziali rischi di
non idoneità anche per gli effetti
dell’eventuale carenza di nutrienti
importanti. Gli studi più recenti, condotti
in prevalenza in Canada, tendono ad
affermare che la dieta vegetariana è
in grado di consentire accrescimento
e stato di salute corretti in bambini ed
adolescenti, purché ben equilibrata
e composta in maniera adeguata a
realizzare questi risultati. Resta perciò
l’esigenza di garantire un sufficiente
apporto di componenti nutrizionali, la
14
Wealth Planet magazine
difettosa presenza dei quali
è suscettibile di provocare effetti
negativi di rilevanza medica. Un
ruolo a parte merita la dieta latto-ovovegetariana che accetta l’assunzione
di alcuni prodotti d’origine animale.
Questo tipo di alimentazione consente,
infatti, un accrescimento appropriato
e un regolare sviluppo dall’infanzia
fino all’età adulta. Ancora oggetto di
attenta valutazione è invece l’impiego
nel bambino di un’alimentazione
rigorosamente vegetariana quale la
vegan. Essa impone il riferimento a
linee guida dettagliate, peraltro ancora
in fase di revisione da parte delle
associazioni dietologiche, restando
vari nutrienti oggetto di necessaria
attenzione. Un’adeguata combinazione
fra specifici prodotti vegetali (cereali,
legumi, noci o simili) consente di
realizzare una corretta composizione di
aminoacidi essenziali. Per essi, tuttavia,
è richiesto un fabbisogno maggiore
del 15-30% rispetto a quello previsto
nell’alimentazione comune, a causa
della ridotta digeribilità e del minore
assorbimento. Per questa ragione in
alcuni schemi sono tollerate piccole
quantità di proteine animali.
Ferro, zinco, calcio sono altri nutrienti
coinvolti, poiché, pur presenti negli
alimenti vegetali, hanno una minore
biodisponibilità,
in parte per il
ridotto
assorbimento
conseguente al legame con
i fitati delle verdure. Anche
il loro fabbisogno aumenta
sensibilmente
richiedendo
l’impiego di alimenti particolari,
molti dei quali di origine esotica a
basso contenuto di ossalati, o il ricorso
ad integratori. Il ruolo dei grassi è
ugualmente coinvolto in questo genere
di valutazione. Oltre al loro ridotto
contenuto nella dieta vegan che influisce
sull’apporto energetico complessivo,
deve esserne tenuta in considerazione
la
composizione
particolarmente
povera in omega-3, presenti in larga
misura nei pesci ed importanti per varie
funzioni, ivi compresa quella del sistema
nervoso centrale. Le principali istituzioni
di esperti in questo tema indicano un
apporto di omega-3 pari ad 1% delle
calorie totali. Diviene così inevitabile il
suggerimento
del ricorso ad
alimenti particolari
(vegetali marini o
alghe) o a cibi ricchi di
acido linoleico quali noci,
soia, olio di canola (pianta
geneticamente
modificata
di origine canadese) o ai
semplici integratori. Sono infine
da ricordare le vitamine, fra le quali
un particolare riguardo meritano la
B12, contenuta prevalentemente in
alimenti di origine animale, e la D,
peraltro garantita nella sua sintesi da
una sufficiente esposizione al sole.
Ci troviamo quindi di fronte ad
un’alimentazione che necessita di
accorgimenti per realizzare controllate
composizioni alimentari, con schemi e
riferimenti variabili in funzione dell’età.
Un aspetto questo importante quando
riguarda gestanti e donne che allattano,
dati i potenziali riflessi negativi per
il prodotto del concepimento e per
la produzione di un latte carente in
specifici nutrienti.
I dati della letteratura riportano in
realtà alcuni vantaggi, fra i quali minori
concentrazioni di colesterolo
nel sangue dei bambini
vegan rispetto a quelli ad
alimentazione tradizionale
ed
anche
un
peso
corporeo più contenuto.
Tutto
questo
accanto
a
risultati
accettabili
per le altre condizioni
fisiche, comprese quelle
maggiormente
coinvolte
da situazioni di carenza.
Dobbiamo tuttavia tenere
in conto che mancano
indagini rispettose dei
criteri di una corretta ricerca
scientifica, basate su schemi
alimentari chiari, adottati in
misura attendibile per periodi
sufficientemente lunghi, e condotte
in confronti fra gruppi di soggetti simili
per altri aspetti di tipo comportamentale.
Appare logico pensare che chi accetta
impostazioni alimentari rigorose, in
qualche misura condizionanti, sia
anche propenso a adottare stili di vita
più controllati, maggiormente protettivi
per la salute. Manca inoltre una
dimostrazione che certi risultati ottenuti
sul bambino siano in grado di protrarre
il loro effetto a distanza, nell’età adulta,
quando assumono maggior valore ai fini
della prevenzione. Poco si sa sul reale
significato da attribuire a questi risultati.
La loro eventuale persistenza nell’adulto
può derivare con ogni probabilità dal
mantenimento dei fattori favorenti e la
correlazione fra le due età, quando
presente, non è la prova dell’esistenza
di un reale rapporto di causa-effetto.
Quale potrebbe essere allora per un
bambino il vantaggio da attribuire ad
una dieta vegan, qualora essa non
fosse protratta correttamente per tutto il
resto della sua esistenza? Cambierebbe
qualcosa nei risultati a distanza
qualora la dieta vegan fosse instaurata
dopo il termine dell’accrescimento?
A parte le considerazioni di tipo
etico e le opportune valutazioni
su
un’impostazione
alimentare
rigorosa e controllata, comportante
fra l’altro il necessario supporto di
figure professionali preparate, resta
da valutare in maniera convincente
quanto sia necessaria la completa
esclusione dei cibi di origine animale
per ottenere certi risultati sul piano
fisico. L’aggiunta di questi cibi, misurata
in quantità e controllata in qualità, in
un’alimentazione ben condotta, sia
pur ricca in prodotti vegetali (qualora
accettati), può probabilmente consentire
di ottenere gli stessi risultati, con minori
limitazioni ed impegno nello stile e

nella qualità della vita. Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
MIGLIO
Panicum miliaceum
a cura del Dott. Giulio Lattanzi
Farmacista, nutrizionista
Cereale rustico e poco esigente, il miglio (Panicum
miliaceum) si adatta a crescere sotto molti cieli diversi, da
quelli tropicali a quelli freddi del Nord Europa, possiamo
cosi affermare che il nostro cereale parla molte lingue,
anche se in realtà con il nome di miglio si indicano molti
tipi di cereali piccoli, con semi dai colori diversi: porpora,
nero, giallo, bianco, grigio, rosso. Variabili anche le
dimensioni; ai due opposti troviamo il così detto miglio
candela o perla (Pennisetum spp), con piante che sfiorano
i 2 metri di altezza, e il minuscolo Poa abyssinica.
Altri tipi di miglio sono il dagussa, o miglio indiano
(Eleusine coracana), coltivato nelle aree tropicali dell’Asia,
e quello giapponese che può essere raccolto in sole sei
settimane. Non dimentichiamo infine il panico (Setaria
italica), oggi destinato soltanto agli uccelli ma in passato
molto diffuso in Italia e spesso identificato con il miglio,
per la somiglianza tra i due semi.
Il miglio è il cereale più antico nella storia dell’alimentazione
umana. Originario dell’Asia centrale (probabilmente
dell’India), era consumato già in epoca preistorica,
quando veniva raccolto allo stato selvatico. La sua
coltivazione richiede pochissime cure, quindi era adatta a
popolazioni primitive e seminomadi. Apprezzato già dai
sumeri, venne coltivato poi dagli egizi e dai romani, che
ne apprezzavano le virtù nutritive e la lunga conservabilità.
Il miglio compariva abitualmente sulle tavole dei nostri avi
e, insieme a orzo, grano, ceci, lenticchie, cipolle, aglio,
porri e cetrioli sfamava già i sumeri.
Fino all’arrivo del mais rappresentò comunque un alimento
di base nell’Italia settentrionale, dove veniva consumato
sotto forma di polentina.
Ai nostri giorni il miglio conosce nel nostro Paese una
diffusione e una coltivazione limitate, a scapito della
biodiversità e della fruibilità di un prodotto valido e
gustoso, che costituisce tuttora l’alimento base di molte
popolazioni africane, essendone il cereale più diffuso,
anche perché, preferisce il terreno sabbioso e la presenza
di strati minerali nel sottosuolo (viene anche detto “grano
della sabbia”): difatti è il cereale più ricco di sali minerali
(in particolare calcio, magnesio, fosforo, ferro, silicio e
fluoro).
Il tegumento, coriaceo, è impossibile da masticare e del
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C MYK / .ai
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C MYK / .ai
Per il controllo del peso
cambia prospettiva
pensa alla salute
Salute, Bellezza e Benessere
Non a caso, nell’antica mitologia tedesca esisteva una
dea protettrice della fertilità che dimorava sul Monte del
Miglio.
E’ particolarmente ricco in lecitina, sostanza in grado
di svolgere un’ottima azione di controllo sui livelli di
colesterolo nel sangue e che migliora la memoria, la
concentrazione e le attività intellettuali in genere; fornisce
18
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un ottimo apporto di colina, sostanza fondamentale per la
funzionalità nervosa.
E’ un cereale facile da digerire, per questo particolarmente
adatto nella prima infanzia, nei soggetti anziani, nella
convalescenza, per le donne in gravidanza (secondo
alcuni autori è in grado di ridurre la frequenza degli
aborti) e per chi svolge intensa attività intellettuale.
E’ leggermente rifrescante, per cui si può considerare più
adatto al consumo primaverile-estivo e ai pasti della prima
metà della giornata.
Un’altra caratteristica di estremo interesse è data dalle sue
proprietà alcalinizzanti: per la sua ricchezza in minerali
come calcio e magnesio, il miglio è l’unico cereale che
aiuta l’organismo ad eliminare le scorie acide, prodotte in
grande quantità dall’alimentazione moderna occidentale
e dai nostri ritmi di vita troppo stressanti.
Da sempre considerato nelle Medicine Orientali un tonico
della milza e dello stomaco, il miglio è in effetti il cereale
più consigliabile in caso di gastrite o acidità di stomaco.
Combatte lo stress, la depressione, la stanchezza.
Un ultimo pregio che lo rende adatto anche ai frenetici
tempi moderni è la sua facilità di preparazione: bastano
15 minuti di cottura in acqua bollente.
Prima di versarlo in pentola, tuttavia, è opportuno
sciacquarlo abbondantemente con acqua corrente fino ad
eliminazione di ogni torbidità.
Il miglio si può mangiare come tale con un poco di olio
e di spezie ma può essere utilizzato per preparare ottimi
minestroni, deliziose creme vellutate, ripieni di verdure di

stagione, crocchette e sformati.© I prodotti non sostituiscono una dieta variata. Seguire un regime alimentare ipocalorico adeguato, uno stile di vita sano e una regolare attività fisica.
In caso di dieta seguita per periodi prolungati, oltre le tre settimane, si consiglia di sentire il parere del medico.
resto privo di nutrienti. Contiene però glutine, a differenza
del semino interno: se la decorticazione non è ben fatta, il
cereale non può quindi essere destinato ai celiaci
Il chicco di miglio, se correttamente conservato, può restare
commestibile anche per vent’anni. Nel 1378 Venezia,
assediata dai Genovesi, si salvò grazie al miglio stoccato
nei suoi magazzini.
E’ ricco di carboidrati (72%) di ottima qualità, apporta
una discreta quantità di proteine (11%) ed è povero di
grassi (3,6%). Fornisce un buon apporto di vitamine del
gruppo B, soprattutto di tiamina (B1), importante per il
metabolismo dei carboidrati e per l’attività dei nervi, dei
muscoli e del cuore. Contiene anche una discreta quantità
di vitamina A. Il miglio contiene lipidi in proporzione
variabile con una percentuale elevata di acidi grassi
insaturi (78-82%).
Il miglio è quindi una vera farmacia naturale: contiene
vitamina A, del gruppo B e acido folico, ma anche ferro,
calcio, fluoro, potassio, magnesio, zinco, silicio aminoacidi
solforati come la cisterna, importante per rallentare la cura
dei capelli (promuove la formazione della cheratina) ma
anche per la protezione delle unghie fragili, delle ossa e
dello smalto dei denti.
Diuretico ed energizzante, il miglio è consigliato
in fitoterapia per contrastare lo stress, l’anemia, la
depressione e la stanchezza, in particolare quella di
origine intellettuale.
Gli viene attribuita la proprietà di combattere gli aborti, e
quindi è consigliato alle donne in gravidanza.
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Presidio Slow Food “Pera Signora della Valle del Sinni”
Vincenzo Santagata
Gruppo di Azione Locale COSVEL S.r.l.
(Consorzio per lo Sviluppo dell’Economia Locale)
20
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Attualmente, esistono più di tremila varietà di pere e le
differenze sono ascrivibili soprattutto alla forma, al sapore
ed alla tonalità della buccia.
Le notevoli proprietà benefiche vantate dal frutto
derivano dalla presenza, in esso, di un fitocomplesso
ricco di sostanze preziose per l’organismo. Già Catone e
Plinio nel 350 a. C., infatti, conoscevano i numerosi benefici
di tale frutto, di cui ne esaltavano le proprietà energetiche,
tonificanti e lassative.
Delle numerose proprietà benefiche della pera,
ampiamente descritte nella letteratura scientifica, le più
rilevanti sono di seguito riportate.
La pera, ha un alto contenuto di fibre. Tra le più importanti
si annoverano la pectina e la lignina.
La pectina, un eteropolisaccaride con note proprietà
diuretiche, è una sostanza che viene comunemente aggiunta
alle marmellate e alle gelatine per favorirne l’addensamento.
Una volta assunta, essendo solubile in acqua, forma una
sostanza viscosa che nell’intestino è in grado di legarsi al
colesterolo cattivo, favorendone in tal modo l’evacuazione
attraverso le feci. L’effetto anticolesterolemico, e quindi la
conseguente riduzione del rischio di patologie cardiache e
di ictus, è maggiore quando il frutto è ingerito con la buccia
in cui la fibra è particolarmente concentrata. La pectina
è ritenuta anche capace di legarsi ad alcuni composti
cancerogeni che transitano nel colon, facilitandone
l’eliminazione.
A differenza della pectina, la lignina (un complesso polimero
organico principalmente costituito da gruppi fenolici) non è
solubile ma in grado di assorbire molta acqua e facilitare,
in tal modo, il passaggio delle feci nell’intestino. Questo
meccanismo d’azione, oltre a regolare i movimenti intestinali
prevenendo la stipsi e l’insorgenza di emorroidi, sembra
ridurre il rischio di tumori al colon.
Oltre ad essere utili in caso di disordini intestinali e
metabolici e per mantenere la sensazione di sazietà, le fibre
contenute nella pera contribuiscono anche a ridurre il tasso
di glicemia.
Le pere sono una ricca fonte di macroelementi, in modo
particolare di calcio e potassio.
L’alto contenuto di calcio le rende preziose alleate nella
battaglia contro l’osteoporosi, ostacolando il processo
di rarefazione del tessuto osseo dovuto alla graduale
demineralizzazione del corpo.
Il frutto abbonda in potassio, un minerale fondamentale
nell’organismo date le sue implicazioni nel buon
funzionamento del sistema nervoso, dei reni e del sistema
linfatico, nonchè nel mantenimento della regolarità del
battito cardiaco. Dato il loro basso contenuto in sodio e
alto in potassio, le pere sono consigliate nell’alimentazione
di pazienti con ipertensione arteriosa e problemi
cardiovascolari e indicate per coloro che praticano
attività sportive, contrastando la debolezza muscolare.
La fortificazione muscolare è coadiuvata dalle proteine
contenute nel frutto.
Sul fronte delle vitamine, la pera contiene vitamina A,
alcune del gruppo B (B1, B2, B3, B5 e B6) e le vitamine
C, D, E e K.
La presenza di tali vitamine determina molti benefici per
l’organismo. L’assunzione frequente di pere contribuisce,
infatti, a migliorare la qualità della vista, in quanto ricca
di vitamina A nota per il suo importante ruolo per la
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21
Salute, Bellezza e Benessere
salute degli occhi. La vitamina E contribuisce, invece, alla
protezione dell’organismo all’azione di agenti patogeni,
prevenendo infezioni, rendendo così l’assunzione del frutto
utile in caso di febbre ed influenza.
La pera è inoltre un buon “serbatoio” di acido folico
(vitamina B9), specie essenziale nella prevenzione delle
malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico
del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi
dello sviluppo embrionale.
Data la presenza di vitamina C, la pera può essere
impiegata nella prevenzione di patologie cardiovascolari.
Infatti, tale vitamina impedisce la coagulazione del sangue,
migliorandone il suo circolo nelle vene.
La pera è un alimento energizzante grazie alla presenza
di zuccheri (soprattutto fruttosio) e delle vitamine B1 e B2
che favoriscono la produzione di energia, mettendo in moto
proteine, zuccheri e grassi. Grazie al suo alto contenuto in
fruttosio, la pera può essere considerata uno snack ideale
per accumulare una buona riserva di energia, utile durante
il periodo estivo, nei casi di spossatezza o dopo attività
sportive.
Per l’elevato contenuto d’acqua (oltre l’80%), l’assunzione di
questo frutto aiuta anche a ridurre la temperatura corporea
ed è perciò indicata in caso di febbre alta.
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Salute, Bellezza e Benessere
Pur essendo piuttosto dolci, le pere possono essere
consumate con moderazione anche dai soggetti diabetici,
perché il fruttosio è uno zucchero semplice digerito
rapidamente e dotato di indice glicemico molto più basso
rispetto a glucosio e saccarosio. Ad ogni modo, è sempre
consigliabile la consultazione del medico, soprattutto in
caso di cure terapeutiche a base di insulina.
La presenza, soprattutto nella buccia, di una ricca gamma
di flavonoi di conferisce al frutto anche una modesta azione
antinfiammatoria.
La pera contiene inoltre il sorbitolo, un alcool zuccherino
in grado di favorire il processo digestivo e di apportare
benefici all’arcata dentaria.
Come tutta la frutta, anche la pera contiene una vasta
gamma di specie con proprietà antiossidanti (in larga parte
specie fenoliche) che contrastano l’azione dei radicali liberi,
mantengono l’elasticità della pelle rallentando il processo
di invecchiamento cellulare e aiutano a prevenire ictus e
ipertensione. In virtù dell’azione contro i radicali liberi, le
specie antiossidanti presenti nella pera favoriscono altresì
l’elasticità e la tonicità delle pareti dei vasi sanguigni,
riducendo il rischio di malattie cardiovascolari e il pericolo
di incorrere in un infarto.
Le pere contengono anche boro, un elemento essenziale
per l’organismo è un forte alleato del cervello, che aiuta
infatti a migliorare la prontezza dei riflessi e la capacità
di immagazzinare informazioni. Non solo, il boro migliora
la modulazione dell’energia proveniente dai grassi e
dagli zuccheri e facilita l’organismo a fissare il calcio,
contrastando così gli effetti dell’osteoporosi.
Infine, recenti studi hanno messo in luce che le pere
contengono discrete quantità di fitonutrienti come gli acidi
cinnamici, caratterizzati da notevoli proprietà anti-cancro, e
alcuni flavonoidi (soprattutto i flavanoli) in grado di ridurre
il rischio di diabete di tipo 2.
In definitiva, le proprietà benefiche della pera sono
molteplici ma è importante altresì mettere in luce che una o
più di esse può essere più o meno manifesta a seconda del
tipo di cultivar. Ogni varietà, quindi, è unica rispetto alle
altre.
In questa cornice si inserisce un futuro progetto di Ricerca
che vedrà impegnati gli autori dell’articolo, rivolto alla
caratterizzazione nutraceutica dell’ecotipo Pera “Signora”
coltivato in Basilicata nella Valle del fiume Sinni, ovvero la
cultivar locale di Pyrus Communis L.
E’ ben noto che da anni la coltivazione di antichi ecotipi
locali di pero, ha consentito la produzione di frutti di
alto valore, rappresentando una fondamentale forma di
sussistenza per le popolazioni rurali negli scorsi decenni.
Ad oggi, grazie all’impegno di alcuni contadini molte
piante di “Signora” risultano essere in piena produzione e
nuovi esemplari sono stati messi a dimora.
La volontà di riscoperta è imputabile sia al valore storico
che questa specie ha rappresentato nell’alimentazione delle
famiglie contadine, in termini di “multi-utilizzo” del frutto,
ma soprattutto alla micro-economia che tale prodotto, fresco
e/o trasformato, oggi rappresenta.
L’attuale coltivazione dell’ecotipo “Signora” interessa la
maggior parte dei Comuni ricadenti nell’area del “Basso
Sinni”, importante fiume della Basilicata. La sfida si tramuta
in un recupero capillare di un patrimonio frutticolo in
via di estinzione, capace di generare reddito in un’area
dell’entroterra, spesso marginale e dimenticata. Il frutto del
citato ecotipo è di forma turbinato o turbinato-breve, di peso
variabile da 35 a 60 grammi, con colore di fondo giallo
alla raccolta e sovraccolore rosso intenso dal 30 al 50%
dell’epidermide, mentre la polpa chiara risulta estremamente
aromatica a maturazione compiuta. I frutti sono utilizzati
per il consumo fresco ma anche per la trasformazione,
specialmente per l’essiccato. Giunge a maturazione da
metà Luglio a metà Agosto, con evidente scalarità in base
all’altitudine ed all’esposizione.
Recentemente un gruppo di agricoltori ha avviato, assieme
al Gruppo di Azione Locale COSVEL S.r.l. (Consorzio
per lo Sviluppo dell’Economia Locale - Piano di Sviluppo
Locale “Le Terre del Silenzio”), quale Soggetto Sostenitore,
il Presidio Slow Food dedicato alla cultivar locale “Signora”.
Dopo numerosi incontri operativi, alla presenza anche
dei rappresentati e tecnici di Slow Food Italia si è dato
vita al Presidio Slow Food Pera “Signora” della Valle del
Sinni. I produttori, fortemente motivati, hanno dato vita
all’Associazione Culturale “S.E.I. sul SINNI” – Sostenibilità,
Etica ed Integrazione, soggetto aderente al progetto
Presidi di Slow Food Italia, nonché promotore di ogni
altra biodiversità a rischio di estinzione nei citati areali,
favorendo, inoltre, la tutela e valorizzazione di usi, costumi
e tradizioni del mondo rurale locale. Gli ambiti di attività
riguardano lo sviluppo culturale, sociale, ambientale e
turistico in chiave ecosostenibile e responsabile, al fine di
contribuire al miglioramento della vita e allo sviluppo della
collettività locale.
Il progetto che l’Associazione di Presidio, intende avviare in
concerto con il gruppo di Ricerca di Analisi Farmaceutica
e Nutraceutica del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche
dell’Università degli Studi di Perugia, ha come fine ultimo la
comunicazione dei risultati raggiunti dall’attività di Ricerca,
capaci, ove possibile, di orientare in futuro il consumatore
verso un’alimentazione più salubre, ottenuta anche grazie
alla coltivazione di “monumenti della natura”, identificativi
di storie, luoghi e generazioni. 
Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
a cura della Dott.ssa Barbara Bertocci
Psicologa, Psicoterapeuta, Vice Presidente
Associazione per i Diritti degli Anziani
(A.D.A.)
La caduta dei capelli
una “perdita” che si può affrontare
I capelli costituiscono un potente elemento simbolico in tutte
le culture. La storia e la mitologia ci insegnano che, chiome
folte, richiamano la forza virile (basti pensare a Sansone
il cui taglio di capelli simboleggiò proprio la decadenza
delle sue forze) o a quella istintuale che ci rimanda alla
natura e al mondo animale, dalla criniera del leone alla
chioma di un albero. Dai capelli siamo anche in grado
di capire lo stato di vitalità della persona. Insieme alla
pelle, agli occhi e alle unghie, i capelli sono infatti uno
degli indicatori dello stato di salute interno. Seguendo un
approccio più psicologico è da ricordare che la loro forma
filiforme li rende l’archetipo del filo, con tutto ciò che esso
rappresenta: i capelli-fili sono sinonimo di legame affettivo,
di relazioni che esprimono un forte senso di radicamento
e di identificazione, ma anche di dipendenza. I capelli
possono infine rappresentare un modo di pensare (ad
esempio lisci linearità di pensiero, ricci maggior vitalità ma
anche inquietudine esistenziale, mossi maggiore emotività)
e il modo in cui ci si rapporta agli altri, la propria creatività
e la propria sensualità e seduzione. I capelli sono quindi
un’espressione di comunicazione, l’esteriorizzazione di
24
Wealth Planet magazine
uno stato d’animo o di un cambiamento interiore. A ben
guardare, molte volte, specialmente le donne siglano la fine
di una relazione o l’inizio di un cambiamento con un nuovo
taglio di capelli o un nuovo colore.
Non da ultimo i capelli rappresentano la personalità di
ciascuno di noi, ne indicano il contesto di appartenenza e lo
stato sociale e ne sottolineano l’individualità. Inoltre, in una
società fondata sul culto dell’immagine, lo stretto legame
fra estetica e affermazione sociale, bellezza e successo, è
sempre più evidente.
Da un punto di vista biologico i capelli non hanno uno
scopo funzionale; gli esseri umani potrebbero benissimo
sopravvivere senza. Eppure chi perde i capelli vive la
propria condizione con un forte disagio psicologico. Non a
caso il volume d’affari che ruota intorno ai prodotti dedicati
ai capelli è altissimo e non mancano rimedi “miracolosi” e
improbabili cure “fai da te”. La paura di perdere i propri
capelli non è nulla di nuovo: già nell’Antico Egitto si
crearono lozioni e formule per prevenire la calvizie.
Ben pochi sono indifferenti alla calvizie per il semplice
motivo che l’aspetto estetico viene penalizzato in modo
grave e indiscutibile. Perciò a nulla servono le parole di amici
o parenti che cercano di tirar su il morale minimizzando il
problema o affermando che sono moltissime le persone che
ne soffrono e quindi bisognerebbe accettare di perdere i
capelli senza pensarci troppo. La risposta più ovvia in questi
casi è: “facile dirlo quando a perdere i capelli sono io e non
tu”. Nemmeno la tattica del “mal comune mezzo gaudio” ha
presa su chi si vede amputato di una parte così importante
di sé, che stava lì sulla testa dalla nascita e “non ha senso”
venga persa.
La calvizie è senza dubbio nella maggior parte dei casi
sgradevole e molte volte si associa a problemi di tipo
psicologico con possibili conseguenze negative per la vita
sociale e professionale dell’individuo. Non è raro fra coloro
che patiscono la perdita dei capelli soffrire di depressione
e sentirsi “con il morale sotto i piedi”. Il diradamento, la
stempiatura e l’alopecia provocano un senso di vergogna
e di inadeguatezza portando queste persone ad isolarsi.
Sovente quando a perdere i capelli precocemente sono
ragazzi giovani, ma anche ragazze o donne di mezza
età, si presentano veri e propri stati depressivi, forme di
abbattimento psicologico, ansia e terrore di non trovare una
soluzione. La qualità della vita diminuisce ed in molti casi
la persona si sente meno attrattiva e diventa più insicura
rispetto a quanti non hanno problemi di capelli.
Come Sansone, molti uomini traggono dalla capigliatura la
loro forza (psicologica). La perdita di capelli incide quindi
sull’autostima e questo “lutto”, soprattutto negli uomini,
sembra condizionare anche la vita sentimentale. Tra gli
europei colpiti da alopecia, 7 su 10 pensano che i loro
capelli costituiscano un fattore considerevole del loro potere
di seduzione! È peraltro la principale preoccupazione
anche di chi non è direttamente interessato dal problema.
Al 71%, questi ultimi pensano che ciò diminuirebbe il loro
sex appeal nell’opinione femminile. Un uomo su tre pensa
che chi possiede una bella capigliatura attiri delle donne
molto seducenti.
La caduta dei capelli nelle donne assume risvolti psicologici
ancora più preoccupanti che nell’uomo, non solo perché i
capelli influenzano la piacevolezza estetica del viso, ma
anche perché la calvizie femminile è culturalmente meno
accettata di quella maschile. Perdere i capelli per una donna
significa vedere compromessa la propria femminilità.
Da molte ricerche emerge che esistono delle “fasi” di
elaborazione delle calvizie. Schematicamente, si può dire
che in circa un quarto della popolazione interessata si assiste
ad una prima fase in cui la reazione alla perdita dei capelli
consiste nella negazione del problema e della sua gravità,
a cui segue, con il procedere della calvizie, l’ansia e la
distorsione dello schema corporeo, per cui ci si percepisce
meno attraenti, per finire poi in uno stato depressivo in cui la
non accettazione della propria immagine alterata funge da
elemento precipitante. Diverse sono comunque le reazioni
al problema della caduta dei capelli. Da varie ricerche
è emerso che i soggetti che perdono i capelli mostrano
una diversa reazione a seconda dell’età alla quale il
problema si manifesta e dalla velocità con cui procede.
Inoltre, grande importanza nell’evoluzione di quella che si
potrebbe chiamare la “sindrome di Sansone” avrebbero la
personalità ed i tratti caratteriali dell’individuo, il suo stile di
vita ed i valori di riferimento.
Alcuni studi propongono inoltre tre tipi prevalenti di
personalità, ciascuno con un diverso atteggiamento nei
confronti della caduta dei capelli.
I distaccati: dichiarano che i capelli sono poco importanti
per la propria immagine, ma in generale il loro distacco è
rivolto alla cura di tutto il corpo ed all’abbigliamento.
I modaioli: sono prevalentemente molto giovani, cambiano
spesso taglio e pettinatura, ritengono i capelli un capo di
moda ed utilizzano prodotti curativi, mostrando un’elevata
attenzione alla cura del corpo ed all’aspetto estetico in
generale.
I virili: ritengono che i capelli diano sicurezza con gli amici
e con le ragazze. Considerano la capigliatura una parte
integrante del proprio corpo, un’arma di seduzione ed un
elemento di espressione della virilità.
Come possiamo intuire le tre tipologie di personalità
possono influenzare la possibilità di vivere il problema
con insicurezza, rassegnazione o combattività e ricorso a
qualsiasi possibilità per contrastarlo.
Poiché i nostri capelli parlano di noi, anche se non li
abbiamo, è bene analizzare il problema con un medico per
escludere patologie o cause organiche che possono portare
ad una caduta eccessiva dei capelli. La perdita della
capigliatura potrebbe essere associata ad alcune patologie
(ad esempio mal funzionamento della tiroide), a cattive
abitudini alimentari (diete molto restrittive o poco varie) e
a sonno inefficace o al fumo di sigarette, soprattutto nelle
donne. Per il trattamento della calvizie sono assolutamente
cruciali sia un approfondito dialogo con il paziente da
parte del medico, che una corretta opera di informazione
da parte delle aziende produttrici nei confronti del medico
e del farmacista al fine di permettere la scelta dell’intervento
terapeutico e preventivo più adatto, evitando a migliaia di
persone, anche dotate di buona cultura e di spirito critico,
di cadere nelle mani di uno dei tanti “centri tricologici” che
promettono miracoli.
In questa analisi è da ricordare che anche lo stress è una
causa frequente di perdita dei capelli. Rimuovere questo
stato d’animo, tramite un approccio psicologico, può aiutare
la ricrescita dei capelli. E’ da notare comunque che talvolta
risolvere i problemi di capigliatura non basta ad annientare
importanti problemi psicologici. Le radici di tali malesseri
potrebbero essere più profonde. Da alcune ricerche emerge
che grazie ai gruppi di supporto le persone riescono a
fronteggiare la situazione e a prendere decisioni idonee.
E’ infine utile ricordare che comunque, la migliore arma
contro la caduta dei capelli resta sempre la prevenzione. 
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Salute, Bellezza e Benessere
Lei c’è riuscita, puoi
riuscirci anche tu!
Intervista a Desirèe che ha perso 40 KG in 15 mesi
a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione
Desirèe è una ragazza di 24 anni, era timida, impacciata e
non usciva mai di casa a causa del suo peso, poi un giorno,
qualcosa è scattato nella sua mente, qualcosa l’ha spinta
a prendere la decisione di dimagrire: impegno, costanza,
e voglia di raggiungere il suo obiettivo, nonostante tutto,
ha fatto di lei oggi una persona vincente e forte, in grado
di “sfidare la vita” conscia che “ tutto si può fare, basta
volerlo!”
Ecco la sua testimonianza
Cominciamo la intervista con un sorriso, hai perso 40 kg,
avrai dovuto rinnovare il guardaroba…?
(Ride, ndr) Beh, si! E con notevole soddisfazione ogni volta
che vedevo i pantaloni leggermente più grandi. Man mano
che le taglie scendevano la mia autostima accresceva, è
davvero una bella sensazione, ed una delle più gradevoli!
Come ti senti ad oggi sia fisicamente che mentalmente?
Ciò che un cambiamento talmente grande ti fa sentire a
livello emotivo, è quasi inspiegabile. Prima di iniziare
questo percorso così pesante (in tutti i sensi) ti senti quasi
senza speranze, come se il tuo cervello ti dicesse già
“guarda che tanto non ce la fai, è troppo!”, invece poi si
innesca un meccanismo dentro di te che ti porta a superare
quel gigantesco ostacolo, come se ti si accendesse una
lampadina dentro. Ad oggi, mi sento molto più soddisfatta
di me stessa, più sicura e decisamente più carina! (ride,
nrd). Non mi porto più dietro tutti quei chili che non solo
pesavano su di me fisicamente ma anche emotivamente.
Come sei riuscita a trovare la forza di volontà per ottenere
questo grande risultato?
Mi fai una bella domanda, alla quale forse ancora oggi non
so rispondere completamente, ma ci provo: Come spiegavo
precedentemente, si innesca un meccanismo nel cervello
che ti porta a voler cambiare, in primis per te stesso, ma
diciamocelo; un po’ anche perché ci si stanca di essere sempre
guardati da tutti e molto spesso anche giudicati. Arrivi ad un
punto in cui ti rendi conto di non essere più nemmeno padrone
del tuo corpo, sei spesso stanco, molto negativo, triste e devi
assolutamente rivoltare la situazione. Ho provato molte volte a
perdere peso negli anni, ma mai con questa grande volontà e
consapevolezza.
Ci sono stati anche altri meccanismi emotivi e interiori che
hanno contribuito a questo tuo percorso?
Penso che una delle più grandi paure delle persone in
sovrappeso sia il giudizio della gente, cosa che su di me
questo ha influito molto, mi sono spesso sentita fuori luogo,
impaurita e giudicata (magari a volte anche senza motivo).
Fai una passeggiata ed in ogni sguardo ti sembra di vedere
un giudizio negativo sulla tua corporatura. Tutto questo ha fatto
molta leva su di me, oltre al voler cambiare per me stessa,
ovviamente; e ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno
giudicata, guardata con sdegno, presa in giro, facendomi
sentire non adatta, perché hanno contribuito alla mia riuscita!
A volte, ripensando all’inizio del mio percorso, cerco ancora
di spiegarmi come sia riuscita in questa “impresa”, poi ricordo
a me stessa che non c’è niente che possa fermarmi.
Cosa ti senti di suggerire a tutte quelle persone che vorrebbero
ottenere un risultato come il tuo?
Tutto quello che mi sento di dire alle persone che come me
vogliono cambiare è di non mollare mai; la strada è lunga
ed incontrerete una miriade di ostacoli, ma sappiate che siete
più forti voi, che tutto quello che dovete fare è credere in voi
stessi e non lasciare che il giudizio delle persone cambi i vostri
piani. Sappiate che non è facile, ma vi giuro che SI PUO’
FARE!!! Vi consiglio di contattare un buon nutrizionista, fare
sport con costanza (ma senza esagerare) e spingetevi oltre! La
sensazione che si ha quando si riprende possesso del proprio
corpo vi farà sentire invincibili!! Quindi vi dico: affrontate
questo percorso, fatene la vostra potenza, perché siete molto
più forti di quanto crediate. Passo dopo passo vi renderete
conto che niente può fermarvi, che ciò che volete è aldilà della
paura di iniziare; siate sempre positivi e non lasciate che la
negatività o i giorni negativi influiscano sul vostro obiettivo
finale. Mi auguro che questa intervista possa essere di esempio
a tutti colori che vogliono raggiungere in obiettivo come il suo! 
Per approfondire queste tecniche e questi argomenti vai su
www.iopossosulweb.it
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Poche, grazie soprattutto alla famiglia che mi ha sempre
supportato. Inoltre ho avuto l’opportunità di incontrare
persone che hanno creduto e puntato su di me.
Una marcia in più
Intervista al dott Francesco Pasqualoni,
Nutrizionista della Nazionale Italiana di Pesistica
Squadre Olimpiche e Paralimpiche
a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione
Per approfondire queste tecniche e questi argomenti vai su
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L’anno scorso ci fu una polemica circa una frase detta dal
ministro Fornero, sui ragazzi di oggi che non hanno voglia
di fare nulla, con questa intervista vogliamo dimostrare
come, al contrario di quello che è il pensiero comune, alcuni
giovani, che hanno grinta e voglia di fare, possano arrivare
a mete non soltanto ambite, ma anche di grande successo.
Abbiamo preso un giovane medico come esempio, perché in
lui riconosciamo una marcia in più, che calza a perfezione
con quello che noi vogliamo divulgare e trasmettere.
Chi e’ oggi il dott. Francesco Pasqualoni?
Francesco è un 30enne “fortunato” che vive con grande
entusiasmo, e che non si ferma di fronte a nulla!
Come mai hai scelto il campo della nutrizione?
Sono da sempre appassionato di cibo e cucina, tanto
che a 13 anni stavo per iscrivermi all’istituto alberghiero;
parlandone in famiglia, mio padre mi consigliò di
proseguire con una formazione generale sostenendo che,
qualora avessi ancora mantenuto acceso l’interesse, avrei
potuto coltivarlo specializzandomi successivamente. Così
dopo il liceo iniziai a frequentare stage di cucina e dopo la
prima laurea riuscii ad accedere alla laurea magistrale in
Scienze dell’Alimentazione presso la Facoltà di Medicina.
Ora passione e conoscenze scientifiche si fondono nella
professione che svolgo con grande soddisfazione.
Quale e’ il tuo “step” che hai raggiunto e di cui sei
orgoglioso?
Quello di Nutrizionista della Nazionale di Pesistica è senza
dubbio l’incarico di maggior responsabilità che ricopro
attualmente. Mi sono state affidate le squadre nazionali
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olimpiche e paralimpiche alle porte delle qualificazioni per
le Olimpiadi di Rio del 2016, e questo per me è motivo di
grande orgoglio.
Quali sono state le molle mentali che ti hanno fatto
raggiungere questo importante traguardo?
Quando lavori con passione ed entusiasmo ti metti nelle
condizioni di fare le cose al meglio perché l’impegno che ci
metti non è fatica, e con un pò di situazioni favorevoli che
ti si presentano, e che non debbono mai essere scartate, i
risultati vengono da sé!
Cosa sognavi di fare da bambino?
Il sogno da bambino era quello di diventare un cercatore
d’oro, o un costruttore di robot (!); successivamente, sempre
in giovanissima età, ebbi una sorta di visione immaginaria
in cui ero adulto e indossavo un camice bianco, mentre una
voce mi diceva “da grande farai cose importanti…” beh, il
camice ora lo indosso veramente, per il resto vedremo come
andranno le cose…
Volendo darti delle definizioni in ambito caratteriale e
mentale, come ti definiresti?
Sono tenace, determinato, tento sempre tutte le strade
possibili per raggiungere i miei obiettivi.
Il mio “segreto” è nel tenere d’occhio l’obiettivo: quando
focalizzi il punto che vuoi raggiungere non c’è nulla, aldilà
della forza maggiore, che possa mettersi tra te e ciò che ti
sei posto
Quante difficolta’ hai incontrato nel
professionale e come le hai superate?
tuo
percorso
Visto che la nostra rivista tratta di benessere anche fisico,
oltre che psicologico, ci dai 3 consigli di nutrizione per i
nostri lettori?
Possiamo visualizzare la nostra forma fisica come una
bilancia in cui da una parte c’è il piatto delle assunzioni,
e nell’ altro il dispendio energetico. L’attività fisica ad oggi
è universalmente riconosciuta come un polifarmaco per
il corpo e la mente, per cui ad esempio il mantenimento
del corretto peso corporeo deve dipendere anche da esso.
L’alimentazione deve supportare ed assecondare il nostro
stile di vita. La buona forma fisica quindi non può dipendere
da uno solo di questi due fattori.
La nostra alimentazione dovrebbe essere basata su due
concetti chiave: la varietà, e la stagionalità. La varietà,
perché non esiste un alimento al mondo che contenga tutto
ciò di cui abbiamo bisogno (ad esempio la vitamina C
svolge ruoli fondamentali per l’ organismo ma si trova solo
nel mondo vegetale, e chi assume poca frutta e verdura non
si rende conto che vive col freno a mano tirato).
Se un prodotto è di stagione inoltre sarà fresco, quindi più
buono, più ricco, e più economico.
È risaputo che corpo e mente sono una cosa sola: non siate
mai eccessivi nelle attenzioni alimentari; ci sono delle cose
che a volte fanno più bene allo spirito di quanto non siano
nocivi per il corpo; ergo: una birra con gli amici, una volta
tanto, fa più bene che male. 
Iter professionale del Dott. Pasqualoni Francesco
Nutrizionista della Nazionale Italiana di Pesistica squadre Olimpiche e Paralimpiche
Nutrizionista, biologo ed erborista, è a contatto con
diverse realtà del mondo dello sport ed è impegnato nel
campo della prevenzione di patologie metaboliche e
cardio-vascolari.
Docente C.O.N.I.
(Comitato Olimpico Nazionale Italiano)
Co-Fondatore dell’Associazione per la Ricerca applicata
alla Terapia Manuale (A.R.A.Te.M).
Membro del Gruppo di Ricerca del “PROGETTO
PREVEDI” dell’Istituto Tumori di Milano per la cura e la
prevenzione di patologie cronico-degenerative.
Ha preso parte a test analitici e funzionali sugli atleti
della Nazionale Italiana di Ciclismo, disciplina BMX.
Ha partecipato in ambito di Ciclismo ad eventi tra cui
Giro d’ Italia, Crono a squadre della Versilia, Granfondo
Davide Cassani, Straducale di Urbino, Granfondo di
Sansepolcro, Tour BiciCuoreDiabete.
Docente in corsi di formazione e perfezionamento in
ambito di Terapia Manuale, Osteopatia, Nutrizione,
Sicurezza Alimentare.
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
concentrazione, ecc …) coinvolte nelle prestazioni. Una
figura chiave, quindi, non sempre riconosciuta e ancora in
pochi casi adottata dalle società sportive.
Un e-book
sulla concentrazione
nello sport e nella vita
Intervista all'autrice Dott.ssa Barbara Bertocci
a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione
Come e’ nata la sua passione per la scrittura, nel campo
della psicologia?
La mia passione per la scrittura nel campo della psicologia è
nata in ambito accademico quando, subito dopo la laurea,
ho collaborato con l’Università degli Studi Firenze tenendo
lezioni e facendo ricerche su temi riguardanti la psicologia
sociale. La ricerca sperimentale è stata un’attività che ha
accompagnato la mia crescita professionale e che mi ha
permesso di soddisfare la mia insaziabile curiosità per ciò
che mi circonda. Ho proseguito anche successivamente a
scrivere e a fare ricerca su svariati argomenti psicologici
perché ritengo che la scrittura sia un ottimo mezzo per
veicolare il proprio pensiero e le proprie impressioni. La
psicologia per me, oltre ad un lavoro, è sempre stata una
mia grande passione e quindi è sempre meraviglioso
poter “dare vita” nei miei brevi scritti alle mie riflessioni
e ai miei pensieri. E’ proprio attraverso i miei scritti che
vedo delinearsi la mia personalità e che esprimo tutta la
mia creatività. Le mie due passioni, scrittura e psicologia,
dunque negli anni si sono unite e hanno riempito “pagine
bianche” di speciali emozioni.
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Wealth Planet magazine
Ultimamente ha debuttato come scrittrice letteraria con un
e-book sulla concentrazione sportiva, ci spieghi di cosa si
tratta:
Grazie alla MPV Italia ho avuto modo di creare un e-book
sulla concentrazione sportiva, un argomento di cui si parla
molto ma che raramente viene approfondito. Spesso poi ai
più non è chiara la differenza tra attenzione e concentrazione.
Il libro vuole dare spiegazioni esaurienti riguardo questi
concetti e si auspica di dare suggerimenti agli atleti, agli
allenatori e alle dirigenze sportive sull’importanza di essere
concentrati nel pre - gara, durante la partita e nel post –
gara. Sono dati quindi dei consigli su come raggiungere la
concentrazione e su come mantenerla nel tempo. Tali pareri
possono risultare ad una prima lettura un po’ generici ma
sono utili in ogni tipo di sport praticato. Credo che tali
proposte vadano poi, magari insieme ad un professionista,
calate all’interno di ogni specifica situazione. Ricordo che il
Consiglio Nazionale dell’ordine degli Psicologi riconosce la
psicologia dello sport come un’area di pratica professionale
ed afferma che uno dei suoi compiti specifici è lo sviluppo
di training per l’incremento di abilità cognitive (attenzione,
Quanto e’ importante la concentrazione per un atleta sia
per una disciplina individuale che di squadra? Perché è
cosi importante il fattore concentrazione?
“Per essere un campione bisogna aver testa. Serve
sicuramente allenamento, spirito di sacrificio, ma questo vale
poco senza saper come gestire emozionalmente i momenti
decisivi”. Oggi giorno sappiamo quanto sia importante per
gli atleti allenarsi. L’allenamento rappresenta un momento
che consente allo sportivo di migliorare il suo adattamento
alle specifiche condizioni richieste per la pratica della
propria disciplina sportiva. Ogni allenamento sicuramente
va a rafforzare i muscoli e la prestanza fisica. Per ampliare
i propri limiti ed avvicinarsi alla propria prestazione ideale
l’atleta deve anche considerare l’allenamento tattico. La
strategia da adottarsi in gara per un ciclista, l’impostazione
di una partita nella pallacanestro, l’andatura che si può
scegliere in una maratona, gli schemi di gioco nel rugby
sono tutti esempi in tal senso. Ma c’è dell’altro: lo sport è
anche pensieri, emozioni e comportamenti. Ogni pratica
sportiva è legata con un filo rosso ai nostri aspetti mentali:
ai nostri istinti, alla nostra razionalità, alle nostre emozioni,
alle nostre convinzioni e ai nostri comportamenti agiti. In
una parola sola sport è anche mente. Molte volte gli atleti
al termine di partite importanti dicono: “ero fisicamente
al top, ma non c’ero con la testa”. Gli allenatori invece
talvolta affermano: “in allenamento viaggia come un treno,
in gara si spegne”. Tutte queste situazioni si verificano sia
nel mondo professionistico, che in quello amatoriale. Le
variabili che entrano in gioco sono moltissime e variegate
tanto che, alle volte, non possiamo neppure sapere quanti
e quali sono gli aspetti decisivi in queste situazioni. Spesso è
quindi una questione di concentrazione! Essere concentrati
significa essere attenti ma anche e soprattutto sapere a
cosa prestare attenzione. Gli atleti hanno “due cervelli
che si incontrano”. Uno dei due cervelli rappresenta la
parte intellettiva, razionale mentre l’altra la parte emotiva.
Allenare e migliorarsi su entrambi i “cervelli” non può
che giovare al giocatore in quanto se la parte emotiva
prevalesse su quella razionale e cioè se l’ansia fosse più
forte del self-control, diventerebbe stressante, frustrante
e di conseguenza difficile giocare; al contrario, se quella
razionale prevaricasse quella emotiva, probabilmente
non saremmo esseri umani con i nostri pregi e difetti ma
solo macchine da scontro. Imparare a gestire l’ansia da
prestazione o l’attacco di panico prima o durante una
partita è compito arduo ma possibile. Se ciò verrà appreso
ed applicato, la tensione diminuirà fino a scomparire e
contemporaneamente le performance miglioreranno. Lo
sciatore, per esempio, è molto sensibile all’attrito delle
lamine sulla neve che gli viene trasmesso dalle sensazioni
di pressione dello scarpone sui piedi e sul collo della
gamba. Il ginnasta o la ballerina di solito è invece molto
sensibile a percepire l’azione fine dei segmenti corporei,
sapendo regolare la forza e sapendosi muovere nello
spazio con elevata precisione. Per fare un altro esempio
pratico un podista dovrà rimanere concentrato durante la
corsa pur rimanendo distaccato dal risultato finale. Essere
concentrati non vuol dire pensare costantemente a quanti
chilometri restano da percorrere. Vuol dire pensare alla
tecnica di corsa, alla falcata, alla respirazione ed al ritmo,
passo dopo passo. Questa è molto importante sia per gli
sport di squadra che individuali anche se, a guardar bene,
si possono notare delle piccole differenze. Coloro che
praticano sport individuali hanno bisogno di una maggiore
chiusura cognitiva (concentrazione sui propri movimenti e
sul proprio schema corporeo) rispetto a coloro che praticano
sport di squadra. A lungo termine infatti gli effetti delle
pratiche sportive saranno diversi: collaborazione, senso di
appartenenza, senso del gruppo e spirito di competizione
saranno accresciuti in uno sport di squadra. Al contrario, il
senso di responsabilità, la disciplina, la competizione con
se stessi e i propri limiti, saranno accresciuti negli sport
individuali.
Il fattore concentrazione e’ importante anche nelle normali
azioni quotidiane, come si può aumentare la concentrazione
di ogni giorno?
La concentrazione non è un talento misterioso, né un
gene che vi è toccato in sorte o vi è negato. Questa
abilità può infatti essere allenata e migliorata. Allenare la
concentrazione significa controllare i processi del pensiero,
dirigere e mantenere l’attenzione su un focus, al fine di
ottenere una corretta esecuzione. Nello studio, nel lavoro
o nelle azioni della vita quotidiana essere concentrati
permette di aumentare il rendimento, ottimizzare la
performance, diminuire il tempo da dedicare a quel
determinato compito e alla fine troveremo anche un
aumento della fiducia in se stessi. La concentrazione può
essere aumentata rimuovendo gli ostacoli che incontriamo
quotidianamente. Spesso non riusciamo a concentrarci
perché siamo poco motivati a raggiungere quell’obiettivo o
soltanto perché nella nostra testa pensiamo a troppe cose
nello stesso momento. Lo stress, la stanchezza e l’ansia
possono poi far declinare le nostre abilità cognitive. Per
allenare la concentrazione ogni giorno è utile: ascoltare
se stessi e le proprie emozioni, curare la respirazione,
migliorare la propria consapevolezza emotiva, giungere
ad un alto livello di rilassamento, avere obiettivi e piani
d’azione ben strutturati, esercitare le proprie potenzialità,
migliorare il proprio equilibrio psico-fisico e infine avere un
atteggiamento mentale positivo (ottimismo).
Volendo dare dei consigli sulla concentrazione per i nostri
lettori-sportivi, ci puo’ dare 3 consigli fondamentali inerenti
la concentrazione sportiva?
Identificare in modo chiaro gli obiettivi da raggiungere e
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Salute, Bellezza e Benessere
formularli in modo molto specifico all’interno della propria
testa. L’atleta si deve quindi porre una serie di domande
chiarificatrici: cosa voglio raggiungere? In quanto tempo
voglio raggiungerlo? Quali sono i passi da compiere? Quali
sono gli strumenti che ho a disposizione? Chi può aiutarmi
nel raggiungere l’obiettivo? Stilare, di conseguenza un
piano d’azione (e di alleanze all’interno del team) ben
dettagliato.
Concentrarsi sul presente, sul momento che si sta vivendo,
sul “qui e ora” della prestazione sportiva. Lo studioso Fritz
Perls sottolinea l’importanza del presente: “se siamo nel
presente, l’eccitazione fluisce immediatamente nell’attività
spontanea, senza soluzione di continuità. Se siamo nel
presente, siamo creativi, siamo inventivi. Se i nostri sensi
sono all’erta, se teniamo aperti gli occhi e le orecchie,
come fanno tutti i bambini piccoli, una soluzione la
troveremo sempre”. Atleti e tecnici sanno bene che l’errore
di distrarsi al momento giusto è origine di molti insuccessi.
E’ necessario stare molto attenti alle emozioni negative:
stress ed ansia possono presentarsi anche nel momento
centrale della competizione rischiando di compromettere il
risultato di importanti gare. E’ bene quindi allenare sempre
la mente, imparando a essere in contatto con le sensazioni
del corpo e chiedendo aiuto alle risorse interiori che a volte
non sappiamo di avere.
I più grandi atleti del mondo prima di vincere sul campo,
vincono nella loro testa. Il visualizzarsi nell’atto di fare un
goal o un canestro gioca un ruolo molto importante nel
migliorare la propria performance sportiva. E’ necessario
quindi che l’atleta si focalizzi durante le azioni che possono
portare a vincere e non tanto sulla vittoria in se stessa.
Come afferma Paul Bear Bryant, un famoso coach del
football americano, “ciò che conta non è la volontà di
vincere: quella ce l’hanno tutti. Ciò che conta è la volontà
di prepararsi a vincere”. A questo proposito quindi è utile
riflettere e ripercorrere mentalmente i gesti tecnici che lo
sportivo, per svariate ragioni, ancora non padroneggia.
A conclusione è bene sottolineare che per raggiungere
un’adeguata concentrazione nello sport c’è bisogno di
allenarsi. All’inizio ci saranno molte interruzioni di pensiero
ma, con costanza e con ripetizione di queste tecniche si può
raggiungere uno stato di coscienza ottimale in cui l’atleta è
completamente immerso nell’attività: vi sarà focalizzazione
sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione
nello svolgimento di un particolare compito. 
Per approfondire queste tecniche e questi argomenti vai su
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Wealth Planet magazine
Cultura e Società
I cittadini non comunitari
regolarmente soggiornanti in Italia
a cura di Roberto Bartoli - Ricercatore Istat
Sono tutti gli stranieri non comunitari in possesso di valido
documento di soggiorno (permesso di soggiorno con
scadenza o carta di lungo periodo) e gli iscritti sul permesso
di un familiare. A partire dai dati riferiti al 2012, a seguito
dei mutamenti della normativa sulla data di decorrenza di
validità del permesso di soggiorno, sono state conteggiate
come permessi validi tutte le pratiche validate dal
funzionario dell’ufficio immigrazione (indipendentemente
dalla consegna materiale del permesso all’interessato).
Al 1° gennaio 2014, in base ai dati forniti dal Ministero
dell’Interno, sono regolarmente presenti in Italia 3.874.726
cittadini non comunitari. Tra il 2013 e il 2014 il numero
di cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti è
aumentato di circa 110 mila unità (+3%). I minori presenti
costituiscono il 23,9% del totale. I paesi di cittadinanza più
rappresentati sono Marocco (524.775), Albania (502.546),
Cina (320.794), Ucraina (233.726) e Filippine (165.783).
Questi paesi rappresentano il 45,1% del totale. Continua a
crescere la quota di soggiornanti di lungo periodo: passano
da 2.045.662 nel 2013 a 2.179.607 nel 2014; questi
rappresentano il 56,3% del totale. La quota di soggiornanti
di lungo periodo sul totale è particolarmente elevata nelle
regioni del Centro-Nord.
C it ta dini n on com unitari reg o l arm en te
soggiornanti, valori assoluti e incidenza sul totale
della popolazione residente:
1° gennaio 2014, valori assoluti e percentuali
Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero dell’Interno, si fa riferimento
alla provincia di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno.
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Wealth Planet magazine
Si registra una lieve flessione del numero di nuovi permessi
di soggiorno concessi: durante il 2013 ne sono stati rilasciati
255.646, il 3,2% in meno rispetto all’anno precedente. Il
calo dei nuovi arrivi ha interessato le donne (-5,0%) più degli
uomini (-1,4%). Rispetto al 2012, la riduzione dei nuovi
permessi concessi interessa, in particolare, il Centro: in tale
ripartizione durante il 2013 sono stati rilasciati circa 64
mila nuovi permessi, con un calo dell’11,5%. In generale,
mentre aumentano le nuove concessioni di permessi per
motivi di lavoro (+19,3%), si registra una diminuzione
per tutte le altre motivazioni; i permessi per famiglia sono
diminuiti del 10%, quelli per studio del 12% e quelli per
asilo/motivi umanitari del 16,5%.
A testimonianza di migrazioni che corrispondono spesso
a progetti di vita, oltre l’82% dei cittadini non comunitari
regolarizzati durante il 2003 (anno della “grande
regolarizzazione”) è ancora regolarmente presente in Italia
a gennaio del 2014. In particolare, i regolarizzati durante
il 2003 rimasti nel nostro Paese, ha convertito l’iniziale
permesso con scadenza in uno di lungo periodo.
Durante il 2012 si sono registrate 65.383 acquisizioni di
cittadinanza italiana; il 91,9% (60.060) ha riguardato
persone che avevano in precedenza la cittadinanza di un
paese non comunitario. Hanno acquisito la cittadinanza
italiana soprattutto marocchini (14.728) e albanesi (9.493);
tali nazionalità di provenienza rappresentano il 40,3% del
totale delle acquisizioni di cittadinanza da parte di cittadini
non comunitari. Seguono, a una certa distanza, le persone
provenienti da Tunisia e India. Durante il 2012 le acquisizioni
di cittadinanza per residenza da parte di persone originarie
di paesi non comunitari sono state 22.844 (38%), quelle
per matrimonio 17.835 (29,7%). Per le donne il matrimonio
resta la modalità largamente prevalente per l’accesso
alla cittadinanza. Le acquisizioni per questa motivazione
rappresentano quasi il 47% del totale per la popolazione
femminile, e solo il 11,2% per quella maschile. 
La consegna di
“Apoxiomeno 2014”
Nel Bicentenario dell’Arma dei carabinieri,
un evento di rilevanza internazionale
a cura di Orazio Anania
Cinema, televisione, musica, arte, sport e valori della divisa. Tutto nel premio
Apoxiomeno, il riconoscimento internazionale ideato dall’associazione ‘Divertiamoci
correndo’ che viene ogni anno assegnato a quelle forme d’arte che “contribuiscono a
dare lustro al lavoro quotidiano delle forze di polizia”.
36
Wealth Planet magazine
Il
premio,
una
statuetta
d’argento,
ideato
dall’ASSOCIAZIONE DIVERTIAMOCI CORRENDO, è
realizzato dello scultore aretino Carlo Badiì e rappresenta
l’atleta greco che alla fine delle gare si deterge con lo
strigile dagli olii che lo rendevano più virile; tema ripreso
dal più famoso Apoxiomeno di Lisippo.
Questa edizione del premio, la diciottesima, sotto il
Patrocinio dellla Presidenza del Consiglio, della regione
Toscana, della Provincia e del Comune di firenze, e del
Comitato Nazionale Italiano Fair Play, assume un valore
ancora più significativo. Nel 2014 si festeggia, infatti, il
bicentenario dell’Arma dei carabinieri. Per celebrare queste
due ricorrenze giovedì 10 luglio una ricca giornata di
eventi. Alle 11 si è tenuta la conferenza sulla storia dell’arma
presso il caffè letterario Le Giubbe Rosse di piazza della
Repubblica con Cosimo Ceccuti e Massimo Oliva come
relatori. La consegna dei riconoscimenti Apoxiomeno alle
18 all’auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze di
via Folco Portinari. La statuetta d’argento è stata assegnata
a personaggi del mondo della cultura, del giornalismo, del
cinema, della televisione, della musica, dell’arte e dello
sport che hanno contribuito a legare l’Arma dei Carabinieri
ai cittadini e all’opinione pubblica.
“La continuità di questo premio, giunto alla diciottesima
edizione – ha esordito il consigliere Eugenio Giani –
dimostra non solo l’alto profilo della iniziativa ma soprattutto
l’esigenza di appartenenza al sentimento che il carabiniere
esprime”. Il consigliere ha quindi ricordato lo stretto legame
della Toscana e di Firenze con l’Arma, dal primo reparto
nel 1859 – sei anni prima di Firenze capitale d’Italia –
Wealth Planet magazine
37
Cultura e Società
alla scuola dei marescialli nel 1920, per “una tradizione
di appartenenza e identità tra tricolore e carabiniere, che
manifestazioni come quella del 10 luglio contribuiscono ad
alimentare”. “Da sempre il carabiniere – ha concluso Giani
– ha rappresentato e continua a rappresentare il volto bello
e umano dell’ordine pubblico, sia nelle piccole realtà di
paese che nelle città”.
“Il premio – ha spiegato in conferenza stampa il colonnello
Orazio Anania – nacque come un riconoscimento
sportivo, ma si è poi esteso alle altre forme d’arte”. Varie
sono le iniziative cha l’arma sta mettendo in piedi per
festeggiare al meglio la ricorrenza del bicentenario. “Nella
giornata di giovedì – ha proseguito Anania – lanceremo
un concorso nazionale on-line per decretare il carabiniere,
l’eroe più conosciuto e che ha lasciato una traccia sia come
militare che come atleta. Questa e altre iniziative porteranno
alla serata del 21 novembre, il giorno della santa patrona
dell’arma, durante la quale si terranno le premiazioni del
concorso”.
Le Forze dell’ordine non sono soltanto tutori della legge
e garanti delle istituzioni; vicini al cittadino comune,
costituiscono il tramite fra la società civile e lo Stato.
I cittadini, le hanno collocate sempre, senza esitazioni, tra
le istituzioni che occupano una posizione di rilievo, a cui
riporre la massima fiducia. L’evento tende ad ricordare ed
esaltare tali situazioni che contribuiscono a dare lustro al
lavoro quotidiano dei rappresentanti delle Forze di polizia,
attraverso l’attribuzione di un premio a quanti hanno
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Wealth Planet magazine
Cultura e Società
permesso la definizione di questa linea ideale che li lega al
cittadino e all’opinione pubblica in genere. A giustificazione
di quanto detto, Il cinema, la televisione, la stampa e la
letteratura italiana, negli anni, hanno contribuito a rafforzare
e cristallizzare questo sentimento. C’è come una sottile
linea di continuità nella rappresentazione filmica della vita
operativa e della quotidianità del tutore dell’ordine, che
ne sottolinea la dimensione umana, la tendenza a essere
partecipi delle vicende quotidiane e la disponibilità a
porsi come punto di riferimento per il cittadino, oltre che,
naturalmente, l’orgoglio di indossare un’uniforme che è
diventata essa stessa un simbolo. Il pubblico del grande
schermo ha mostrato di apprezzare siffatta rappresentazione
(e basterebbe ricordare in proposito il successo di pellicole
come “Pane, amore e…” interpretate da Vittorio De Sica
nella prima metà degli anni Cinquanta e anche il film
“I due carabinieri”, realizzato nel 1984, con la consulenza
e il supporto determinante dell’Arma dei carabinieri;
protagonisti due bravissimi attori come Carlo Verdone ed
Enrico Montesano, oppure il recentissimo Commissario
Montalbano). Tale sottile linea di simpatia si riscontra anche
quando realmente i rappresentanti delle Forze dell’ordine
operano direttamente dando lustro alle istituzioni e alla
Nazione attraverso imprese sportive degne di racconti
mitologici che riportano emozioni e passioni che solo lo
sport attraverso le varie discipline sa regalare.
L’evento ha avuto il suo lieto epilogo nel Chiostro di Santa
Maria Novella, sede della Scuola Allievi Marescialli e
Brigadieri Arma Carabinieri, dove si è tenuto il Charity
Gala Dinner, organizzato dall’Università dei saggi
dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo e
presentato da Francesco Anania. Tra gli altri, intervenuti
tutti i premiati dell’edizione 2014: per la televisione Marco
Columbro, Gabriel Garko e Pino Amendola; per il
cinema e il teatro Silvano Campeggi, Ottavia Piccolo
e Mario Donatone; per la musica Narciso Parigi,
Roberto Lovera e Valerio Zelli; per lo sport Salvatore
Sanzo, Alessandro Puccini, Sebastiano Ranfagni
e Andrea Righi; per la letteratura Gianni Oliva;
premi internazionali a due prestigiosi rappresentanti del
mondo del cinema e del teatro, l’attrice francese Corinne
Touzet, nota al grande pubblico per la serie televisiva “Il
comandante Florent” e il regista russo, premio Oscar Nikita
Mikhalkov, che ha diretto, in Italia, Marcello Mastroianni
in “Oci ciornie”.
Fall. Durante la serata si sono esibiti nell’antico chiostro
di Santa Maria Novella i Bandierai degli Uffizi che con le
loro tradizionali evoluzioni hanno reso la serata unica. Tutti
i premiati sono legati all’Arma dei Carabinieri. Ottavia
Piccolo e Mario Donatone sono figli di sottufficiali;
Gabriel Garko, Valerio Zelli, Salvatore Sanzo,
Alessandro Puccini, Andrea Righi e Sebastiano
Ranfagni sono stati o sono Carabinieri;
Narciso Parigi è padre di un carabiniere; Marco
Columbro e Pino Ammendola hanno più volte
indossato la divisa in sceneggiati tv; Silvano Campeggi
è stato per anni un’artista accreditato presso l’Arma dei
Carabinieri per incisioni e gli storici calendari; Gianni
Oliva e Cosimo Ceccuti sono autori di libri sulla storia
dell’Arma; gli ospiti stranieri hanno raccontato nel cinema
e nella televisione vicende legate ai corpi di polizia dei
loro paesi di origine (Russia e Francia: Corinne Touzet
è il televisivo comandante Florant della gendarmeria
francese). 
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Cultura e Società
Cultura e Società
Intervista a Rossella Diaco,
Conduttrice radiotelevisiva in Rai
a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione
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Ho conosciuto Rossella Diaco attraverso un’amicizia in comune, in un primo momento quello che mi ha colpito di lei è la sua
semplicità e spontaneità ma anche l’immagine di una persona di grande spessore e temperamento, nonché una donna che
sa esprimere e comunicare una notevole forza interiore e sicurezza. Solitamente nel mondo radiofonico, accade che ad una
bella voce, non corrisponde sempre anche la bellezza estetica, (questo vale per gli uomini quanto per le donne), Rossella
Diaco è invece una bella eccezione, infatti non disdegna di apparire anche in video sulle Reti Rai.
Chi e’ oggi Rossella Diaco?
“Rossella oggi e’ una professionista che si sente realizzata
con il mondo Rai e dello spettacolo, lo stesso che mi ha
dato l’ingresso in altri settori soprattutto in politica.”
Come hai iniziato la tua carriera?
“La mia carriera inizia per gioco! L’amore per la musica mi
e’ stata trasmessa da mio padre, i miei timidi inizi alla sua
radio privata, parliamo degli anni del boom delle radio
private, dove si trasmetteva anche dalle cantine, la sua
voce che arrivava da quella “scatola” era per me fonte di
orgoglio e di ispirazione, non potevo fare a meno di seguire
le sue orme, ero attratta da tutti quei congegni strani, una
sorta di dipendenza! Dai primi approcci alla radio di papà,
sono poi transitata attraverso altre emittenti radiofoniche
per poi confluire in un concorso per dj a RAISTEREOUNO,
mi vede tra i 4 vincitori e da li e’ partita la mia carriera.”
Quanto conta secondo te la passione in ciò che fai e in
genere nella vita?
“La passione e’ essenziale senza non si raggiungono
traguardi o mete ambite.”
Da bambina, cosa sognavi di fare? Avresti immaginato di
fare questo lavoro?
”Da bambina sognavo di fare l’insegnate, anche se in
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una piccola parte di me c’era una luce riflessa di avere
successo come mio padre e guardavo con occhi radiosi la
sua vita ed era il mio sogno nascosto”. Ecco che gli occhi
di Rossella si illuminano maggiormente e comprendo la
fondamentale importanza di suo padre nelle sue scelte di
vita e di pensiero.
“Mio padre si e’ laureato in Canada in ingegneria elettronica,
per mantenersi agli studi e mantenere la moglie il suo primo
lavoro e’ stato rappresentante di tende, e come succedeva
allora fu notato da un italiano che stava mettendo in piedi
una radio (oggi un network straordinario), e anche lui per
gioco e sfida andò li ed e’ diventato un presentatore di
punta e giornalista accreditato al parlamento canadese. In
Italia è stato libero professionista impegnato politicamente
con diversi incarichi, un uomo che a distanza di anni dalla
sua scomparsa ha lasciato il segno, a tutt’oggi quando
mi presento mi chiedono se sono sua parente e hanno un
vivido ricordo di lui!”
Quanto e’ importante secondo te essere dei “visionari”,
ovvero coloro che immaginano in ogni momento i sogni
che desiderano?
“Sognare non costa nulla, anzi alimentano la fantasia e la
voglia di avere dalla vita quella marcia in più, se sei abile
e la ottieni ben venga.”
Quale e’ il tuo prossimo sogno che vuoi realizzare?
”Il mio proseguo lavorativo e’ sempre in rai, sono due anni
che vado in onda con le news del cciss viaggiare informati
(rainews24 e tg) senza mai trascurare la musica fonte del
mio dna.
Devo confessare che un sogno ulteriore esiste, vorrei
intraprendere la carriera di parlamentare, mettere a frutto
anni di esperienza nel mondo della comunicazione,
C’ è un momento nella vita di ognuno dove si vorrebbe
traslare tutto il proprio vissuto in altri ambienti, una
evoluzione, una crescita, ora sento che questo momento si
sta avvicinando anche per me, mi spiego:
Di queste esperienze e della mia passione per la
comunicazione ho già aperto le porte al mondo politico
nel centrodestra, ma con un’idea tutta mia, essendo una
donna che crede fortemente nello stato, vorrei che il
cittadino si sentisse più vicino alle istituzioni, non e’ utopia
basta guardare cosa fanno negli altri paesi, e poi se eletta
occuparmi di cultura a 360 gradi.
Come reagisci e hai reagito, di fronte agli ostacoli che ti si
presentano tra te e il tuo sogno?
”In un primo momento subisco la delusione, ma essendo io
testarda, l’ambizione prevale quindi cerco l’alternativa per
raggiungere il traguardo ..credendoci sempre.
Volendo dare un consiglio ai nostri lettori, cosa ti senti di
dire, per spronarli a raggiungere i loro sogni nella vita?
“Crederci sempre mollare mai come disse qualcuno!“
Per te, e’ meglio un rimpianto o un rimorso?
”Meglio un bel rimorso che un rimpianto, nella vita bisogna
sempre osare, anche perché se non osi quando puoi il
rimpianto diventa irrecuperabile!
Con questa pur breve intervista Rossella Diaco,
indirettamente lancia un messaggio importante che voglio
sottolineare e che vale per ognuno di noi, a prescindere
da ciò che ci piace fare e che comunque ci appassiona:
da una nostra passione può nascere un lavoro, una idea,
un progetto personale e anche imprenditoriale, ogni cosa
o azione, nella vita va fatta quindi con molta passione,
dando il massimo e il meglio di noi stessi. Attraverso questo
atteggiamento possiamo raggiungere risultati straordinari,
la passione si nota nella nostra sete ci conoscenza, nella
volontà che dimostriamo nell’affrontare un problema, in
sintesi da quanto “cuore” mettiamo in quel che facciamo,
pensiamo e diciamo. La passione e’ il vento che muove le
vele di ognuno di noi verso le mete e i sogni che vogliamo
raggiungere, e’ quella forza nascosta che ci farà resistere e
superare ogni tempesta della vita e che ci renderà vincitori
in ogni sfida che essa ci porrà davanti. 
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Cultura e Società
Cultura e Società
Rocca Paolina
a cura della
Dot.ssa Valentina De Biase
storico dell’arte, giornalista
Dove il passato si coniuga
con il presente
"Oh bella a’ suoi be’ di Rocca Paolina
Co’ baluardi lunghi e i proni a sghembo!
La pensò Paol terzo una mattina
Tra il latin del messale e quel del Bembo.
-Quel gregge perugino in tra i burroni
Troppo volentier - disse- mi si svia.
Per ammonire, il padre eterno ha i tuoni
Lo suo vicario avrò l’artiglieria."
Così Giosuè Carducci, nel 1877, celebra ed eterna la
Rocca Paolina in una delle sue più note poesie dal titolo Il
canto dell’amore. Il noto poeta classicista fu fortemente
suggestionato dalla sua bellezza e dalla sua storia iniziata
nel 1540, durante il papato di Paolo III Farnese,
quando cioè Perugia viene sconfitta nella ‘Guerra del
Sale’, perdendo così la sua indipendenza. Per esaltare il
rinnovato dominio dello Stato Pontificio, Paolo III –in cui
era ancora pungente il ricordo del Sacco di Roma (1525)incaricò Antonio da Sangallo il Giovane di costruire
una mastodontica fortezza di tipo militare. L’intento era sia
di rendere la città sicura, sia di creare un rifugio certo e
funzionale come lo era stato Castel Sant’Angelo durante
quei terribili giorni segnati dalla ferocia dei lanzichenecchi.
Per realizzare tale fortezza fu necessario radere al suolo
più di cento case, monasteri e chiese che sorgevano nella
proprietà della famiglia Baglioni, la più invisa al pontefice.
Il Papa inoltre volle che il suo progetto venisse realizzato
nel più breve tempo possibile ed Antonio da Sangallo il
Giovane ne esaudì il desiderio e terminò la Rocca in soli
tre anni (1543). Questo eccezionale architetto, fiorentino di
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e rappresenta un’occasione propizia per la riorganizzazione
urbanistica del centro città, mirante ad eliminare in parte
quel dedalo di vicoli che agevolavano le sollevazioni
popolari: le attuali vie Mazzini, Calderini e Corso Vannucci
su Piazza Italia, vengono aperte, anticipando di tre secoli
la soluzione di ‘pulitura’ che il barone Hausmann realizzò
nell’800 nel centro di Parigi (boulevard) per lo stesso
motivo.
Intorno alla metà del ‘500, per esigenze militari della Rocca,
vennero demoliti importanti stralci di memoria cittadine
come la Chiesa sovrapposta di Sant’Ercolano e forse
anche la cuspide del campanile di San Domenico. La Rocca
ridisegna il nuovo profilo della città, dominando Perugia ed
ergendosi fiera, maestosa e in minacciosa contrapposizione
al vecchio fulcro cittadino (Duomo, Fontana Maggiore,
Palazzo dei Priori), che andò degradandosi.
I perugini dovettero attendere sino al 1848 (Repubblica
Romana 1848/49) per una prima e parziale demolizione
del tanto detestato simbolo del potere pontificio ed infine il
1860 ( Unità d’Italia) per la demolizione definitiva.
Oggi, dall’esterno, rimane visibile solo un tratto delle mura
di sostegno in Viale Indipendenza ed il bastione di levante
su Via Marzia, che incorpora l’etrusca Porta Marzia, da
cui si accede alle maestose fondazioni che utilizzarono il
quartiere dei Baglioni con la Via Bagliona e le sue case
in pietra ben visibili fra le mura in mattoni aggiunte dal
Sangallo.
Altro percorso, più affascinante e pittoresco, è quello delle
scale mobili che conducono dal parcheggio di Piazza
Partigiani attraverso la Rocca sotto il porticato laterale del
Palazzo del Governo (1870, sede della Provincia) in Piazza
Italia. Una città sotterranea entro la quale si organizzano
spesso manifestazioni culturali e in cui si possono trovare
piccoli negozi, esposizioni e mostre stagionali.
Grazie agli scavi archeologici è stata portata alla luce
una storia celata della Rocca: essa fu anche una prigione
e gli stretti corridoi raccontano delle tante sofferenze e
vessazioni dei galeotti che in questi luoghi hanno scontato
le loro colpe e se si chiudono gli occhi sembra quasi di
sentire le loro urla ed il tintinnio delle gravose catene.
Una meta culturale per cui vale la pena almeno una volta
di passarci dentro per farsi avvolgere dal suo fascino
suggestivo e romanzesco che trasforma ogni passante in
un protagonista di un tempo che fu. 
nascita ma romano d’adozione, diede vita non solo ad una
maestosa costruzione militare, ma anche ad un’importante
opera d’arte che tutt’oggi rappresenta il fulcro urbanistico
fondamentale della città.
La Rocca si presentava come una struttura molto complessa,
essa era articolata in vari volumi ed architetture, aventi
funzioni diverse: ben riconoscibili sono la Fortezza,
distinguibile in uno ‘zoccolo’ dalla maschia struttura
militare destinata alle soldatesche, agli animali, alle armi,
ai magazzini nonchè il sovrastante Palazzo del Papa
o del Castellano, finemente decorato da raffinatissime
architetture, di sale, di affreschi e decori. Poi c’era il
caratteristico Corridore che constava di una struttura
alta e stretta, corredato di un percorso scoperto e di due
coperti ed aveva la funzione di collegare direttamente tale
sito alla Tenaglia, struttura meramente militare che si
affacciava verso la campagna dal versante di Santa Giulia:
per antonomasia, il tallone d’Achille delle difese perugine.
Le modeste dimensioni di quest’ultima ci fanno evincere
come abbia concepito la Rocca il Sangallo: essenzialmente
verso l’interno della città. Difatti il punto più estremo
della Tenaglia era a soli quattro metri dall’attuale statua
di Garibaldi in Largo Cacciatori delle Alpi. Come ogni
baluardo difensivo del rinascimento essa era circondata
da ampi fossati; solo quello del fronte principale, verso
l’attuale Corso Vannucci, venne coperto nel ‘800 venendosi
così a realizzare la piazza Cardinal Rivarola (oggi Piazza
Italia), che prese il nome dal Governatore pontificio autore
di tale sistemazione.
Come si accennava prima, la Rocca Paolina rappresentava
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Cultura e Società
Cultura e Società
a cura di Riccardo Giangreco
Formatore, Docente per marketing e comunicazione,
logistica, tecniche di vendita, Pnl
Lui e Lei
Il linguaggio nella coppia
E’ una coincidenza che parlo di quest’argomento proprio
prima dell’inizio dell’autunno? Dopo un’estate forse un po’
“strana” a livello meteo, ma di certo da sempre considerata
la stagione dove nascono e muoiono tanti amori, ed è più
facile “incontrare” nuove persone; ovviamente si, è una
coincidenza!
Questo per farvi notare che nella coppia il negare l’evidenza
non è sempre fruttuoso ed a mio parere, nasconde molti
problemi di coppia se lui o lei non vogliono vedere
l’indiscutibilità dei fatti. Questo non giustifica paranoie che
in troppi si creano a riguardo, tipo “tradimenti ad ogni
angolo”. Un po’ di fiducia, suvvia!
Anche perché se non sussiste la fiducia nell’altro, di
coppia se ne può parlare ben poco… La fiducia, è anche
nelle parole che si usano per comunicare (sia che siano
sentimenti, emozioni, o cose di tutti i giorni..).
La vera forza delle parole si basa su due fatti importanti:
Atti concreti a supporto delle stesse: fatti, insomma. Se un
uomo dice alla sua compagna - esisti solo te – o anche “sei
la più bella del mondo”, e poi si gira a guardare le grazie
di una giovine magari un po’ “svestita”; beh, forse quelle
46
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parole appena dette non sono percepite come “sentite” e
“reali”.
Le parole non sono suoni e codici che ci escono dalla bocca
e rappresentano un concetto standard (del tipo “mangiare”
significa prendiamo del cibo o prepariamolo, a seconda del
contesto in cui ci troviamo). Sono espressioni dei valori che
abbiamo noi all’interno di noi stessi. Se quelle parole dette,
poi in realtà non sono espressione REALE del nostro credo
(basato su valori precisi), non saranno credibili e saranno
percepite come “false”. Un esempio: se pronunciamo
parole a difesa dei valori del matrimonio e della fedeltà
di coppia, poi in realtà dentro di noi siamo infedeli totali
e del matrimonio poco ci importa; c’è un’incoerenza di
fondo che si avverte e diventa più dannosa che utile. Se
poi desideriamo fare gli attori a vita, va bene, ma prima o
poi ci crolla, ricordatevene sempre. Le parole devono essere
associate al nostro credo e ai nostri valori in modo che
siano realmente efficaci.
La cosa divertente è che forse uomo e donna, dicono la
stessa cosa su di un argomento, la differenza è come lo
vivono, lo affrontano e di conseguenza ne parlano insieme.
Partiamo da un presupposto: tutta la nostra vita - che lo
vogliamo o no - è fatta da conversazioni. Parole dette
sottovoce, urlate, bisbigliate, distaccate; parole soffuse a
volte anche amare e brucianti.
Le parole dette e vissute sono l’anima della nostra vita, il
suo tessuto che ci copre o ci scopre a seconda di come
sono dette.
Ci accompagnano in questa esistenza e vivono con noi nel
rapporto di coppia; vi immaginate una coppia senza parole?
Che rapporto sarebbe senza frasi, senza discussioni, senza
“ti amo” o “ti voglio bene” detti o negati, senza discussioni.
Per assurdo, è grazie a loro che nascono amori o amicizie,
ed hanno anche il potere di farli finire. Sono le parole con il
loro carico di seduzione ed ambiguità che alla fine possono
dividere. E’ appunto parlando che si scopre di non capirsi
più.
Che gioco beffardo: ciò che ci avvicina, può saldarci come
può dividerci, sta di fatto che senza di esse non ci sarebbero
tante cose; e non so voi, ma io preferisco rischiare sempre.
Tranquilli non vi tedierò con sproloqui sulle mie esperienze e
sul mio passato; è una rivista non “Guerre e Pace”.
Ognuno di noi sa giocare con le parole, forse è uno dei
più bei giochi che l’uomo si è creato, permette tante cose.
Partiamo da un assioma, intoccabile: uomini e donne hanno
due stili di conversazione diversi.
Non credo che non vi siate mai sentiti/e dire la frase o le
frasi: “ci amiamo ma non ci capiamo”, “parliamo ma non ci
capiamo”, “discutiamo ma non ci capiamo…”
Prima regola: invece di imporre la propria idea, provate
sempre ad ascoltare l’altro/a, a mettervi nei suoi panni, a
comprendere cosa vuole lui o lei senza pensare solo a cosa
volete voi; provate a vedere oltre e pensare al futuro ed alle
conseguenze che possono avere le vostre parole ed azioni.
http://www.riccardogiangreco.it/le-7-regole-per-ascoltareveramente/
“Per una donna il linguaggio è la colla che tiene insieme
il mondo, una rete di commenti, dettagli, chiacchiere, che
da colore alle cose. E’ il filo con cui si tengono insieme i
rapporti, è la base per sentirsi vicini, scambiare esperienze,
imbastire e costruire l’affetto. E’ un linguaggio privato:
quello della vicinanza. Dell’empatia. Dell’intimità.”
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Cultura e Società
“Per l’uomo è l’opposto. A lui il linguaggio serve per
difendere il proprio status. In una relazione di coppia, sul
lavoro, nei rapporti sociali. E’ uno strumento per dare e
ricevere informazioni, per stabilire la propria superiorità
e competenza, per conquistarsi un posto nell’ordine
gerarchico del mondo. E’ un modo per attirare e mantenere
l’attenzione (raccontando aneddoti, barzellette, facendo
scherzi). E’ un linguaggio pubblico: possibilmente di fronte
ad un gruppo che faccia audience”.
Queste sono le definizioni date da Deborah Tannen.
In generale, poi con le dovute eccezioni:
- per l’uomo le parole sono un atto pragmatico che deve
essere seguito da un fatto concreto, una parola senza un
azione è vuota freddo e con un atteggiamento distante), e
deve portare a raggiungere un obiettivo
- per la donna invece il contenuto deve essere pieno di
emozioni, di sogni, ed a volte anche di illusioni, meno
pragmatico e realistico, ma più sognato e che fa sognare;
l’importante è sentirselo dire più che se sia realmente vero...
predomina una maggiore volontà di sentire ciò che si vuole
sentire dire, invece che la verità
Magari un qualcosa ed un perché sono stati detti, ma in tutti
e due i generi - uomini e donne -. troppo spesso prevale la
volontà di non ascoltare; arte e modo di essere che in pochi
hanno.
Proviamo a tradurre queste definizioni con esempi pratici.
Primo esempio:
Un uomo e una donna vivono assieme; immaginiamo che
un vecchio amico di scuola del compagno venga a trovarlo,
lui decide di invitarlo a casa della coppia e di uscire solo
lui e l’amico; questo senza minimamente consultare la sua
compagna. La donna di certo sarà alterata, dato che il suo
compagno non l’ha avvisata se non a cose fatte, senza
chiedere nessun parere, ma solo informandola del fatto
avvenuto.
Il problema di comunicazione é che per lui parlare con lei
diventa come chiedergli il permesso, limitare la sua libertà,
la propria libertà d’azione, l’indipendenza. Per lei non
sono ipotetiche strategie di potere. Per lei vivere assieme
vuol dire anche decidere assieme, partecipare, non tagliare
fuori l’altro, sentirsi ed essere in due. lo scontro avviene fra
indipendenza e intimità.
Secondo esempio
“Tesoro esco con gli amici”, frase classica dell’uomo che
avverte - all’ultimo minuto spesso – la sua necessità di
tornare nel suo clan, fra i suoi simili maschi per dialogare
o fare azioni fisiche (tipo calcetto), vissute come esperienze
maschili e che riportano l’uomo al suo stato di “indipendente”
e “libero” per una sera, senza per forza utilizzare la sua
libertà “acquisita” e momentanea in malo modo. La donna lo
vive a volte invece come “estraneazione” del suo compagno
dal rapporto a due, preferire la compagnia di amici (con
cui si possono fare cose diverse dal rapporto di coppia),
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invece che la sua perciò sentirsi meno importante per il lui o peggio - la necessità dell’uomo di evasione per compiere
gesti “libertini” o approfittare di una libertà serale. Non è cosi
invece care signore; non date a certi gesti una simbologia
che non hanno, viveteli come momento di ricarica dell’uomo
e la necessità di ritrovare una “collettività”maschile al di
fuori di pareti o contesti lavorativi.
Ovvio che lo stesso vale per le donne, che a volte desiderano
ritornare nel loro “clan “ femminile, per un bisogno di
condivisione di idee ed esperienze. Magari mentre l’uomo
ha necessità di esprimere quest’ appartenenza attraverso
azioni fisiche - come giocare a calcetto e fare festa con gli
amici in maniera rumorosa, tipo stadio - le donne hanno
necessità di creare azioni intime e possono realizzare
anche attraverso l’uso del telefono o dei social.
Le parole usate, a loro volta risentono di conseguenza di
questa tipologia di rapporto.
Di esempi ne potremmo citare molti altri, non basterebbe
questa rivista a contenerli. Più o meno comunque sono stati
forniti gli strumenti utili a capire la forza delle parole - su cui
torneremo in maniera specifica in un altro intervento - e la
differenza del linguaggio in una coppia.
Spesso, ciò che usiamo per limitarci è questa visione delle
cose “ciò che sento lo scelgo io ma e anche ciò che mi da
l’ambiente” tradotto, sarebbe semplicemente “è colpa degli
altri”, in realtà, spesso noi otteniamo solo ciò che siamo
e diamo! Non è solo ciò che ci da l’ambiente che ci fa
sentire e provare emozioni, è soprattutto ciò che costruiamo,
incluse le esperienze ed il nostro vissuto.
Sono le nostre scelte, le nostre sensazioni e valori, il nostro
costrutto che determinano la relazione con l’ambiente,
non si può vivere il negativo di una situazione solo con
l’esperienza altrui ed il contesto in cui si vive; non ce la
possiamo sempre e solo prendere con l’ambiente, ma con
ciò che costruiamo a priori. Un tifoso violento non lo diventa
solo per l’azione del gruppo, ma per una parte della sua
indole che lo porta a certe azioni, giustificato dal branco.
Non si può sempre accusare solo il mondo al di fuori di noi,
sarebbe troppo facile come atteggiamento - la tensione la
si genera perché è ciò che si ha dentro - se si vuole serenità
bisogna creare un contesto di serenità, non prendersela
sempre a priori con il mondo esterno, viviamo e capiamo
anche quello interno. Se si è in tensione interna, questa
condizione viene trasmessa a sua volta - non coscientemente
- nel rapporto, con frasi o a parole dannose; frutto della
rabbia dentro di noi, più che del contesto che ci circonda.
In poche parole il vecchio detto: “chi è causa del suo male

pianga se stesso”, non è poi così errato. Per approfondire queste tecniche e questi argomenti vai su
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Cultura e Società
Cultura e Società
acura di Riccardo Agostini
Oratore Motivazionale & Life Coach
Come conquistare la fiducia dei clienti
ed entrare in sintonia con loro:
Il Marketing dell’Empatia
L’arca di Noè. Il diluvio universale che spazza via il
male lasciando ciò che c’è di buono e puro sulla terra.
L’attuale crisi economica ricorda questo racconto biblico.
A sopravvivere saranno imprenditori, commercianti ed
operai empatici e puri.
La nostra economia si fondava sull’avere. Avere più tempo,
avere più vendite, avere più clienti, avere più visibilità,
avere tutto e subito era l’unica preoccupazione. Ci si era
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dimenticati della vera finalità del lavoro, migliorare la vita
del prossimo.
Le persone comprano i nostri servizi/prodotti perché ciò
che offriamo aiuta a migliorare la qualità della loro vita.
Ma se ci dimentichiamo che dietro un compenso esiste una
missione, allora perdiamo il piacere di lavorare per gli
altri. Questo è ciò che è accaduto negli ultimi anni.
Con queste parole inauguro i miei corsi in “Marketing
dell’Empatia”. Ma cosa è l’empatia? L’interesse dimostrato
per il benessere dell’altra persona. È questo interesse che
dobbiamo recuperare se vogliamo fare in modo che la
nostra attività torni a prosperare o riesca a sopravvivere in
questo periodo di crisi economica.
Fernando Trías de Bes, scrittore ed economista spagnolo,
nel suo libro “El gran cambio” rende chiaro quello che
sarà il panorama economico mondiale dei prossimi anni.
La produzione industriale trasferitasi in Asia, lascerà nel
nostro paese un iniziale disoccupazione e la necessità di
reinventarsi. Quella che stiamo vivendo non è una crisi
economica ma un assestamento, una trasformazione. Ciò
che dobbiamo fare per sopravivere ad un cambiamento è
adattarci.
Basta guardare il film China Blue (un documentario del
2005 diretto da Micha Peled) per avere la conferma che il
nostro modello industriale non può competere con quello
cinese, ma ciò non toglie che esistano possibilità o nicchie
di mercato in cui il nostro prodotto/servizio possa essere
competitivo.
Dobbiamo puntare alla qualità. Ma come fare? “Mettendoci
nei panni dell’altro”. Questa è l’empatia e questo è il primo
passo verso la qualità.
Nel mondo del lavoro significa essere interessati al
benessere delle persone con cui stiamo collaborando,
siano queste clienti o colleghi. Se non capite un collega,
non stupitevi se poi si innescano malumori e conflitti. Se
non interpretate i bisogni dei clienti, non lamentatevi se
non sviluppate affari come desiderereste.
Jim Collins (autore del libro Good to Great: Why Some
Companies Make the Leap...And Others Don’t) e Kimball
Fisher (autore del libro Leading Self-Directed Work Teams),
dopo aver studiato per oltre cinque anni, circa 1400 aziende
americane dell’Indice Fortune 500, hanno riscontrato i
seguenti risultati in presenza del fattore empatico:
• 45% in riduzione costi
• 250% in miglioramenti alla produttività
• 100% di incremento ricavi e profitti
• 50% in riduzione di incidenti, assenteismo e malattia
• da 3,42 a 18,50 volte di incremento nel valore degli
stock di mercato
Quindi non è un caso se con l’avvento della crisi
economica, molte aziende stiano investendo nel Marketing
dell’Empatia.
Ma si può imparare ad essere empatici?
Secondo uno studio dell’Università di Milano-Bicocca,
condotto in collaborazione con l’Università di Manitoba del
Canada e pubblicato sulla rivista Journal of Experimental
Child Psychology, i bambini che vengono sollecitati a
parlare di emozioni sono più empatici e migliorano alcune
abilità cognitive. Questo a dimostrazione che è possibile
seguire un processo di formazione che porta l’essere
umano ad entrare in empatia con i suoi simili.
Un atteggiamento empatico arreca profondi ed incisivi
benefici:
• permette di testare l’accuratezza del nostro ascolto
• consente al nostro interlocutore di sentirsi più vicino a
noi, perchè “capito” e riconosciuto
• rende più chiaro al nostro interlocutore il proprio
pensiero e i propri sentimenti perchè li vede riflessi
nelle nostre parole
• dimostra il nostro sincero ed autentico interessamento
alla sua “storia”
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Cultura e Società
Seguendo questi studi ad applicando tali tecniche abbiamo
creato una formazione in “Marketing dell’Empatia”, un
percoso collaudato con aziende di livello internazionale.
Un esempio è il percorso di formazione in empatia che
il nostro gruppo ha impartito con Alphega Pharmacy, un
network Europeo di farmacisti nato nel 2001 e che oggi
supporta più di 4800 associati in sette paesi europei. Un
percorso dove alla formazione in aula è stata associata
qualche giornata sul campo.
Essere empatici non significa ingannare il prossimo. Se
non siamo veramente interessati al benessere del collega
o del cliente, prima o poi perderemo la sua fiducia. Essere
empatici significa entrare “dentro il sentimento”, essere
capaci di apprezzare, comprendere e accettare le emozioni
di un’altra persona. Mostrare empatia in maniera genuina
è una delle qualità più importanti che tutti dovremmo
essere in grado di padroneggiare.
si acquista con un click!
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Quali sono gli strumenti per generare empatia?
• Ascoltare attentamente e con interesse l’altra persona
• Utilizzare il corpo come specchio per l’interlocutore
• Riflettere su quanto la persona ha appena detto
• Convalidare le emozioni dell’interlocutore
• Offrire un aiuto concreto passando dalle parole ai fatti
• Far sentire la persona parte di una collaborazione
• Dimostrare rispetto
Quanto elencato è un riassunto di alcuni fattori indicativi di
una persona empatica. Questi consigli possono essere messi
facilmente in pratica ma se si intende arrivare a sviluppare
una sincera empatia sarà necessario approfondire con
seminari teorico/partici.
Il Marketing dell’Empatia continua ad evolversi e l’ultima
iniziativa è stata quella di Apple, un’azienda informatica
statunitense che produce sistemi operativi, computer e
dispositivi multimediali con sede a Cupertino, nello stato
della California. Dopo un corso di formazione sull’Empatia
della durata di 15 giorni, gli impiegati dei suoi Apple
Store ricevono il manuale “The Genius Training Student
Workbook” in cui compare una lista degli atteggiamenti e
le frasi da utilizzare in presenza di un cliente.
Anche se viviamo nell’era digitale le ralazioni umane

restano. Per approfondire queste tecniche e questi argomenti vai su
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Cultura e Società
In questo articolo la professoressa Lina Lo Giudice Sergi risponde ad
una nostra domanda.
Cosa si può o si deve fare per la scuola, oggi?
a cura di Lina Lo Giudice Sergi
Presidente Accademia Italiana di Poesia, Sociologa, Psicologa sociale, Direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione, Giurista,
Provveditore agli studi e Rettore dell'Università di Castel S.Angelo dell'UNLA
La domanda può essere ingenua o provocatoria. Rispondo
che il problema non è solo la scuola agonizzante, ma tutta
l’Educazione e, quale educazione? Tutti vogliono cambiare
tutto, ma, dove lo trovano un altro Gentile, in questi giorni?
Altri vogliono educare tutti a tutto, ma non hanno capito
che la scuola non è una palestra dove allenarsi per una
particolare disciplina, ma una palestra dove allenare il
cervello e lo spirito, alla ricerca continua del Sapere, della
Conoscenza, del rispetto del Sublime che c’è in ciascun
essere umano e in ogni atomo di cui è composto questo
universo stupendo e terribile in cui viviamo. La scuola
serve ad imparare a meravigliarsi e ad imparare ad usare
gli strumenti che ci consentano di cercare da soli...non
ho ricette miracolose, so, tuttavia, che certi sentieri(dico
sentieri, non autostrade)che ho percorso nella mia vita,
dedicata all’Educazione, mi hanno condotto verso obiettivi
sicuri. La qualità della scuola è difficilmente misurabile,
è vero, perché corrisponde all’efficacia dell’azione
educativa, che è, a sua volta, condizionata da mille fattori,
novecento dei quali, di nostra conoscenza. Contro questi
condizionamenti bisogna armarsi, non solo motivando
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i docenti (anche pagandoli meglio), perché non dipende
solo da loro, ma soprattutto, trasformare la “mission” della
scuola, ampliandone il tempo e lo spazio. Esempio:inserire
accanto alle tradizionali discipline, relative al “sapere”,
altre attività, relative al “fare”, una sorta di complemento
professionale metafisico, di medio, alto e altissimo livello:
dal design, alla musica e relative tecnologie del suono, dal
teatro-danza al restauro archeologico, dalla poesia cinese
all’arte inca, dalla coltivazione dei fiori alla produzione del
miele...è una provocazione? Non credo.
E’ stato fatto, almeno nel mio passato, si stava a scuola
dalle 7 del mattino alle 10 di sera, ovviamente, per chi
lo chiedeva, ma, in tante scuole “difficili”, tutte le famiglie
lo chiedevano, soprattutto gli studenti! Incredibile! Forse i
tempi sono cambiati, ma i ragazzi, no, invece di stare per
strada, nei bar, tra videogiochi e ricerca di “sballo” o altro,
trovare lo “sballo” a scuola sarebbe una bella scommessa.
Che ne dici? Che ne direbbe il Ministro? Dove trovare le
risorse? Ecco:le Regioni hanno fondi non utilizzati, o male
utilizzati per la formazione professionale. Usiamoli!!! 
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Cultura e Società
Cultura e Società
ONLINE COMMUNITY MANAGER
Le community in rete si stanno sempre più evolvendo, si
rafforza il vincolo che lega il cliente al marchio o alla sua
azienda preferita. Il cliente stesso sente la necessità di
organizzarsi in una community per dialogare con altri utenti
sotto un unico comune denominatore, il brand o l’azienda
(vedi il caso della Apple). Oltremodo le aziende stesse
vedono nella community un forte veicolo di comunicazione
ed evangelizzazione verso i loro clienti (nel marketing
3.0, persone). Serve perciò una figura che sappia usare
questi strumenti e si interponga fra persone e l’azienda per
mediare fra di loro, che gestisca le community, community
che di giorno in giorno crescono e si espandono sempre
più.
COME TROVARE LAVORO
NEI SOCIAL MEDIA
a cura di Riccardo Giangreco - Formatore Docente marketing e comunicazione, logistica, tecniche di vendita, Pnl
Sembra proprio che il 2014 sarà l’anno dei social media, e
come tante altre situazioni, servono sempre più figure che
sappiano come usarli al meglio per le migliaia di aziende,
enti, professionisti che si convertono alla rete.
Sembra assurdo, eppure, anche se criticabile, oggi come
oggi se non sei nei social non esisti. Pure se mi è giunta voce
di sacche di resistenza. La domanda che viene naturale
porsi “se hai uno strumento che ti permette di comunicare
più facilmente, perché non utilizzarlo?”.
La differenza sta nel fatto che non si deve pensare al
social come mero strumento di vendita, ma come mezzo
informativo su ciò che fa l’azienda e su ciò che propone;
sia come novità di prodotti che come etica. Oramai il
marketing 3.0 sta prendendo sempre più piede e la “Web
Reputation” sta sovvertendo le regole del gioco.
Il mercato del lavoro stesso si sta fortemente modificando,
sia chi cerca lavoro che chi cerca personale oramai usa
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Wealth Planet magazine
il web ed i social per raggiungere gli obiettivi; il fatto che
gli strumenti entrare in rete sono molteplici oramai, lo
hanno reso parte integrante della vita, se non necessaria.
Poi si può criticarne la sovraesposizione e l’utilizzo, ma
rimediano questo argomento ad un prossimo articolo in
merito, molto più specifico.
Il social non è solo strumento di comunicazione, ma fonte
di lavoro, non solo per chi cerca clienti, ma anche per chi
aiuta a trovarli.
Proviamo a vedere quali figure saranno ricercate per
lavorare con e nei social, dando indicazioni anche a chi
vorrebbe cimentarsi con queste nuove professioni; ed
a chi ricerca professionalità ma non sa quale contattare
specificatamente per le sue problematiche.
L’ordine non è stabilito in base all’importanza della figura
o a quanto viene ricercata in rete, bensì è puramente
casuale.
SEARCH ENGINE OPTIMIZATION SPECIALIST
Se lo trovate scritto in un annuncio di lavoro non crediate
stiano cercando un ingegnere aerospaziale per la Nasa.
Per chi lavora in rete è un’ attività ormai consacrata,
quasi mitologica. Dietro ad un nome cosi “intimidatorio”
si nasconde una figura classica ma intramontabile, lo
specialista SEO: ovvero chi ottimizza i siti nei motori di
ricerca. Certo può sembrare un lavoro “arcaico”, però,
grazie alla “fresca” ventata dei social media, è ritornato
fortemente in auge sapete: se non si curano i contenuti in
chiave anche Seo, la situazione può complicarsi; senza
scordarsi ovviamente la semantica ed i “colibrì” di Google.
SOCIAL MEDIA MARKETING MANAGER
Se qualcuno si rivolge così a voi non vi sta insultando, non
vi preoccupate, sta solo cercando una figura nei social
che si adoperi affinché l’audience dell’azienda per cui
lavora cresca in rete. Cercando di ottenere, per la stessa,
una sempre più importante visibilità e crescita ( si lavora
non solo pensando ai “mi piace” ed alle impressioni, ma
soprattutto alle conversioni). Come si diceva in tanti film
western “è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve farlo”,
beh un po’ è quello che faccio io. Rispetto ad altre figure
che lavorano nei social (online community manager e
social media manager che sono più legate all’interazione
fra persone), il social media marketing manager è più
orientato ad una visione di marketing ed a un’attenzione
ai mercati.
SOCIAL MEDIA STRATEGIST
Siamo alla figura forse più controversa, ma strategicamente
importantissima. Perché l’ho definita controversa, semplice,
perché nelle aziende è quella che si tralascia sempre di
più relegandola a persone che riteniamo “smanettoni” o
meglio come si dice nel mio dialetto “fallo fa t’à quel frego
che lui c’è sa gì in internet” ovvero tradotto: fallo fare a
quel ragazzo che lui ci sa andare in rete. Beh diciamo che
non è proprio cosi, perciò una volta evitati anche parenti ed
amici di famiglia, consiglio di affidarsi a seri professionisti,
dato che il loro compito è abbastanza arduo ovvero: è il
professionista che decide il posizionamento dell’azienda
nei social e come interagire negli stessi, colui che sceglie
su quali social (o piattaforme) stare e come comunicare
in esse, la figura che soprattutto fa due cose basilari
1) decide, crea, imposta la strategia dei contenuti cosa dire
e come
2) interagisce con gli utenti che decidono di seguire
l’azienda nei social, vi sembrasse poco.
SOCIAL MEDIA ANALYST
Credo che a questo punto già mi stiate odiando, del tipo
“ma come parla questo”; sopportatemi ancora un po’ e
saprete tutto sui social work. Nella vita è spesso tempo
di bilanci: nei social, se lavorate con un’azienda o per
un azienda sappiate che questo tempo è ogni secondo,
dato che i social sono “misurabili” compresa la web
reputation (ma ne parliamo un’altra volta). Come per tutti
gli investimenti che fa un’impresa, ci si deve confrontare
con il temibile “ROI” che non è un demone dantesco, ma
semplicemente il ritorno sull’investimento che l’azienda fa,
in questo caso riferito all’investimento sui social. Credo
che ogni manager voglia conoscere le performance
dell’azienda rispetto ai vari mezzi scelti, il social non ne
è immune. Gli strumenti sono sempre più dal classico
Google Analytcs a HootSuite, tanti gratuiti (ancora) altri più
affidabili e completi a pagamento. Il social media analyst
deve conoscere gli obiettivi dell’azienda, calcolarli e
vedere se si sono raggiunti, molte piattaforme hanno i loro
strumenti di analisi altri deve trovarli, l’importante è avere
dati giusti. E’ il mestiere social forse più in costruzione e
che si deve sviluppare ma state certi che ha la sua grande
importanza.
BLOGGER / SOCIAL MEDIA COPYWRITER
Lasciato per ultimo non a caso, figura controversa?
No semplicemente è una parte del mio lavoro e come si
dice “gli ultimi saranno i primi”, lo spero in questo caso. Per
tutti generare contenuti nuovi ed originali è un problema
ed una opportunità, basilare operazione per un corretto
posizionamento ed un sito valido; grazie a tante piattaforme
in tanti son diventati blogger, ma forse, non buoni copy o
editor. Questo mestiere cari miei non si improvvisa. Ci vuole
studio, preparazione ed esperienza. La figura del blogger,
del web copywriter, del web content editor; si stanno mano
a mano incentrando in un’unica persona, questo è un po’
il prezzo del mercato. Sta di fatto che la figura potenziale
che uscirà fuori dall’unione di queste professionalità, avrà
lo scopo di generare contenuti interessanti, validi, originali,
coinvolgenti e unici. Contenuti che dovranno gioco forza
essere adattati al mezzo che si usa: social, blog, newsletter,
mailing, giornali online etc. I puristi gridano allo scandalo,
c’è il rischio che si perda il valore, la creatività, la sacralità
della scrittura stessa. Gli stessi puristi guardano ai social
come mezzo di questa agonia (nei secoli lo si è detto di un
po’ tutti i mezzi usati e nuovi); io vedo invece il bicchiere
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Cultura e Società
mezzo pieno. I social espandendosi hanno comunque dato
a tanti bravi copy l’opportunità di scrivere e farsi le ossa
grazie a nuovi mezzi, anche gratuiti; non è detta che non ci
sia buon materiale su cui lavorare nel mucchio. Da tenere
in considerazione che la “fame“ di contenuti richiede ai
vari “attori” nel campo social e web comunque la ricerca
di figure altamente professionali e capaci di generare
contenuti qualitativamente alti. Perciò non tutto il male vien
per nuocere.
di essere o di diventare una di queste figure può non
essere un sogno ma una concreta certezza. Quello che è
importantissimo è l’approccio, dovete vivere questo mondo,
non cercare un lavoro in questo settore solo perché c’è e
va di moda o si crede sia “facile”. Ne verrete fagocitati
e espulsi immediatamente: sono lavori fortemente creativi
ma che richiedono grandi capacità tecniche, di creare e
gestire contenuti, avere conoscenze di semantica e di
psicologia, si sociologia, di marketing e tanta curiosità.
Siamo arrivati alla conclusione di questo interessante
viaggio nelle figure e nei nuovi lavori generati dai social
e nei social.
Spero questo viaggio sia stato utile per orientarsi,
comprendere meglio questo settore e offrire alle attività in
ricerca di professionalità un quadro generale più esplicativo
delle stesse.
Scusate non è mio desiderio intimidire e bloccare, credo
sia giusto però fare presente la reale situazione e bloccare
le “improvvisazioni” che son letali per chi si costruisce un
profilo social; non servono gli smanettoni o i nipoti che
“sanno andare su facebook” - bensì reali professionisti!
Dire cosa è più ricercato o meno, dipende molto dalla
situazione che ci si trova dinanzi; essere a conoscenza di un
po’ tutte le figure e poi scegliere quella in cui specializzarsi
rimane la scelta più consigliata.
Parole come “piano editoriale” “SEO” “Web Marketing”
“Web Reputation” “Guerrilla o NInja Marketing” “follower”
“influencer” “Troll” “haters” “like” “Engagement” etc;
stanno entrando velocemente nel dizionario di uso
comune, rimanere indietro in questo mondo purtroppo è
impossibile, si rischia di rimanere fuori.
Solo con una forte dedizione e passione le vostre possibilità
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Wealth Planet magazine
Vi vorrei informare che tutte queste figure presentate (anche
se un po’ in maniera ironica), hanno solidi studi alle spalle,
esperienza, capacità. Tanta voglia di conoscere mista
a curiosità per un mondo multi-tasking e in velocissima
evoluzione. In questo settore non ci si può improvvisare,
pena l’esclusione immediata da questo mondo, sappiate
però che non lo decide l’azienda per cui lavorate, ma i
social stessi. 
Per approfondire queste tecniche e questi argomenti vai su
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Cultura e Società
Oreste Bisazza Terracini
obiettivo ed è determinata ad ottenerlo, emana quel fascino
e quella sicurezza, che hanno un immenso potere seduttivo.
La grandezza di Mahatma Gandhi è che non ha mai
ceduto, ha creduto nel perseguire un obiettivo usando i suoi
metodi, non ha fatto un passo indietro ma ha mantenuto la
sua linea con tenacia, ed ha perseguito la sua meta con
incredibile determinazione. Il risultato è stato conseguito.
Collegata alla tenacia di conseguenza c’è la forza di volontà
che ci aiuta a rimanere su una cosa, ad approfondirla
a curarla giorno per giorno: quando il piccolo principe
( nell’omonimo libro “il Piccolo Principe” di Antoine de
HYPERLINK
"http://it.wikipedia.org/wiki/Antoine_de_
Saint-Exup%C3%A9ry"Saint-Exupéry ),
cura la rosa,
intuisce che ciò che la fa così importante è il tempo che le ha
dedicato: la volontà ci chiede di applicarci costantemente.
“Per parlare di tenacia o di forza d’animo gli psicologi
parlano di resilienza che è la proprietà dei materiali di
resistere e di mantenere la propria struttura, di ritrovare la
propria fora originaria dopo essere stati
pressati; ma il termine viene usato per indicare un tratto
della personalità capace di nobilitare le risorse più
profonde dei singoli. In questo senso la resilienza può
UTENSILERIA - ARTICOLI TECNICI
essere paragonata all’azione del sistema immunitario
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Da RUIT HORA
Immaginiamo
cosa la sofferenza sia
nel cuore di un bambino
o nello sguardo spento di un anziano
senza speranza
di veder lontano.
Immaginiamo
il baratro infinito del dolore
di chi sconvolto sia
per un perduto amore.
Non corre giorno
che pena altrui
non passi
a chi non soffra accanto.
Immaginiamo.
Immaginiamolo soltanto.
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Wealth Planet magazine
MABRO s.r.l.
resistere alle frustrazioni della vita, ma esprime la voglia di
combattere, di non lasciarsi andare, di
ricostruire” (A. OLIVERO FERRRARIS; La forza d’animo.
Cos’è e come possiamo insegnarla a noi stessi e ai nostri
figli, Rizzoli,Milano, 2004).
E per concludere ricordatevi sempre che:
La maggior parte delle persone vi dirà che la tenacia è una
delle migliori qualità che si possano possedere, soprattutto
se si sta cercando di completare un percorso impegnativo
per arrivare ad un determinato obiettivo. L’obiettivo richiede
un po' di tempo per essere raggiunto ( il tutto subito e senza
impegno è solo una banale illusione, un evento effimero
che veloce come è giunto, sparisce, se non c’è contenuto
dietro).
La tenacia - o la forza d’animo - è quella caratteristica
profondamente umana che ci permette di resistere
nelle difficoltà, che non ci fa arrendere ad esse, che ci
insegna ad insistere a trovare strade nuove per
raggiungere un fine che ci siamo prefissati.
Tutto ciò che vale davvero la pena fare richiede
perseveranza, insistenza e testardaggine - come diventare
un grande campione o un medico di successo. La tenacia
è la qualità dimostrata da chi non molla facilmente, ma
continua a provarci, fino ad arrivare alla meta.
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Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
a cura dell’Avvocato Pier Paolo Poggioni
Esperto in Diritto di Impresa,
Docente Universitario
Il risanamento dell’impresa
Lo scenario come quello attuale, caratterizzato da un
forte indebitamento delle imprese, comporta la necessità,
in alcuni casi, di procedere a operazioni di risanamento.
Tali strategie possono trovare attuazione e successo
subordinatamente all’apprestamento e alla realizzazione di
una serie di adempimenti che sono di frequente esattamente
scanditi nella loro progressione e consecuzione.
Sono da annoverare in tale contesto i seguenti atti: le intese
contrattuali con il financial e il legal advisor; l’ottenimento
di una moratoria con istituti finanziari e altri creditori; la
intesa prevedente la cessione di partecipazioni ad un
soggetto diverso da i soci; la stipula dei patti parasociali
per la governance dell’impresa; l’incarico ad un consulente
ai fini della relazione di fattibilità del piano di risanamento
e la convenzione bancaria ed interbancaria.
Normalmente, nell’ambito delle operazioni di aumento di
capitale, le banche subordinano le successive intese ad un
impegno da parte dei soci per il rafforzamento patrimoniale
dell’impresa. Ciò in quanto, ovviamente, il capitale sociale
viene reso più solido onde potere maggiormente fare
fronte alle obbligazioni nei confronti dei terzi, compresa
la banca stessa; inoltre i soci, attraverso il loro diretto e
personale impegno, dimostrano di condivisione il progetto
di risanamento, con conseguente copartecipazione ai rischi
connessi.
L’aumento del capitale sociale può avvenire mediante
conversione di crediti preesistenti oppure, anche
congiuntamente, con l’apporto di nuova finanza. La
seconda metodologia è quella normalmente preferita dalle
banche nell’ottica della citata esigenza di partecipazione
personale all’iniezione di nuova finanza: ciò non si realizza
certamente con la mera conversione dei debiti aziendali.
L’aumento, come detto, è preceduto da atti prodromici
64
Wealth Planet magazine
come l’accordo di acquisizione di partecipazioni, i patti
parasociali e il contratto di investimento.
In un’operazione di risanamento, con il contratto di
acquisizione, soggetti interessati alle quote procedono
semplicemente alla compravendita; in altri casi, è l’istituto
bancario che impone la dismissione della partecipazione a
uno o più soci inaffidabili per ridimensionarne il peso.
Con il contratto di acquisizione, i nuovi soci hanno interesse
a regolare gli aspetti della governance. Ciò avviene
attraverso lo strumento del patto parasociale. In particolare,
con questa intesa i soci cedenti si obbligano a sostituire
gli amministratori dell’impresa con loro rinuncia a eventuali
emolumenti pregressi.
I soci nuovi e rimanenti si obbligano, invece, a votare delibere
assembleari con cui si ratifica l’operato degli amministratori
e alla nomina di un nuovo organo amministrativo.
In molti casi le banche vogliono essere preventivamente
edotti sui futuri nominativi degli amministratori fino ai casi
in cui, nel patto, viene previsto un diritto di nomina da parte
delle banche stesse.
La struttura dell’accordo d’investimento varia a seconda che
l’impresa sia parte o meno dell’accordo. A livello generale
sono ipotizzabili casi in cui l’accordo di investimento
venga concluso da due soli soci ed abbia pertanto struttura
bilaterale. L’accordo ha ad oggetto la determinazione
convenzionale dei diversi passaggi per un aumento di
capitale.
Con l’accordo di investimento le parti determinano i diversi
impegni necessari per condurre a compimento l’aumento
di capitale. Vengono così limitate o scongiurate ipotetiche
e pericolose discrezionalità da parte degli amministratori e
dei soci che potrebbero mettere a rischio la realizzazione

del progetto. UFFICIO DEI PROMOTORI FINANZIARI
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Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
È nata S.P.I.A....
È nata “S.P.I.A. Solutions for the Prevention of Insider
Attacks” il servizio della Mancini Detective dedicato alla
difesa delle aziende e delle organizzazioni.
S.P.I.A. ha come obiettivo primario quello di individuare,
prevenire e contrastare la minaccia degli Insider, ossia
degli individui che possono arrecare danni sia di immagine
che economici alla propria organizzazione sfruttando la
posizione privilegiata che hanno al suo interno. In seguito
ai dati prodotti da PWC CRIME SURVEY 2014 si è venuto
a conoscenza che in Italia un’azienda su quattro (26%) ha
dichiarato di essere stata vittima di frodi e di aver subito
danni qualificati tra 0,8 e 75 milioni di euro. Per tale
motivo Mancini Detective in collaborazione con lo Studio
Peritale Mancini ha realizzato S.P.I.A. che ri presenta oltre
ad un ottimo strumento di difesa anche una straordinaria
opportunità di crescita economica. Il titolare dell’agenzia
il Dott.Angelo Mancini vanta un esperienza pluriennale
nell’ambito della sicurezza come docente, formatore ed
amministratore di numerosi Istituti e Società che si occupano
di sicurezza fra cui l’Istituto di Investigazione “Mancini
Detective” Ardea, lo Studio Peritale Mancini, Amministratore
Unico della società Aleph Security srl e Docente nei Corsi di
Formazione agli operatori della sicurezza privata.
Inoltre il Dott. Mancini ha ricoperto vari ruoli fra i quali:
• Collaboratore Amministrativo presso l’Associazione
dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di
Malta – Roma 1975 -1981;
• Consulente Aziendale per la selezione e la gestione
delle risorse umane 1981 – 1987
• Consulente e Responsabile del Centro EDP Roma 1987
-1994
• Assistente Parlamentare Roma 1994 -1996
• Agente investigativo dipendente e Collaboratore
L’Aquila -Roma 1996 -2002
• Responsabile Operativo Istituto di Vigilanza Roma
Union Security srl 1999 -2006
• Coordinamento e supervisione dei servizi di vigilanza;
• Mantenimento dei contatti con le Forze dell’Ordine al
fine di coordinare la prevenzione e la risoluzione delle
situazioni di emergenza;
• Definizione di programmi di formazione, addestramento
ed aggiornamento del personale operativo
• Gestione delle tematiche afferenti la tutela dei dati
informatici.
• Responsabile della Sicurezza Istituto di vigilanza
Deltpaol Group Spa 2006 - 2009
66
Wealth Planet magazine
• Attività di analisi e prevenzione dei reati;
• Collaborazione con le forze di polizia nell’attività di
P.G.
• Redazione e vidimazione delle procedure operative di
sicurezza interna;
• Supervisione dei sistemi di sicurezza;
• Definizione di programmi di sensibilizzazione e
formazione del personale Tecnico Operativo
• Privacy, protezione dei dati e adempimenti D. Lgs.
196/03;
• Coordinamento delle attività relative alla sicurezza
informatica, dei dati e delle comunicazioni.
• Procuratore- Area Compliance Istituto di vigilanza
Union Delta srl dal 23/03/2010 al 14/02/13
• Attività di analisi e prevenzione dei reati aziendali
• Coordinamento della attività legate alla gestione della
sicurezza interna e della rete informatica aziendale dei
dati e delle comunicazioni.
• Privacy e protezione dei dati personali
• Tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro,
qualità e relativa certificazione
• Direttore Tecnico Istituto di vigilanza Novecento Security
Service Spa – Roma 2013
Incarichi ricoperti:
• Docente del “Corso di Formazione DM 269/10 Vigilanza Privata” presso Sicurservizi srl - Roma
• Docente del modulo “Norme che regolano l’attività, di
vigilanza privata, mansioni della Gpg” Piano Formativo
“Formazione continua” Fondo For.te
• Docente del Master di 2° livello in “PROTEZIONE DA
EVENTI CBRN” presso l’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata” del modulo “Sicurezza e Partenariato
Pubblico-Privato”
• Docente del Corso Regionale di Riqualificazione del
Personale – Regione Lazio “Acquisizione e adeguamento
di competenze professionali specialistiche e trasversali”
• Ausiliario di Polizia Giudiziaria
• Referente aziendale per la Sicurezza - Policlinico
Universitario Tor Vergata – Roma
• Consulente del Referente per la Sicurezza – Agenzia di

Sanità Pubblica della Regione Lazio Istituto di Investigazione
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Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
L’Osservatorio
per la
Sicurezza e Difesa
CBRNe
L’Osservatorio per la Sicurezza e Difesa CBRNe
nasce sulla necessità di poter disporre di uno strumento
nazionale unico in grado di approfondire e diffondere
le tematiche della sicurezza, della difesa e del rischio
territoriale anche con riferimento alla diffusione, accidentale
o intenzionale, di contaminanti chimici, biologici,
radiologici, nucleari e al correlato rischio esplosivi.
Osdife si propone di contribuire al dibattito e allo
scambio di esperienze attraverso lo sviluppo di iniziative,
ricerche, studi, contatti e relazioni coinvolgendo istituzioni,
enti, organizzazioni, associazioni, imprese e singoli che,
con analoghe finalità ed interessi, sono impegnati in
attività che concernono le politiche di sicurezza e di difesa
territoriale anche con specifico riferimento al rischio non
convenzionale.
Tutto questo al fine di favorire, sia da parte del settore
pubblico che privato, lo sviluppo e l’adozione di opportune
strategie ed iniziative che possano sostenere la mitigazione
dei rischi territoriali e possano favorire la tutela dei cittadini,
la salvaguardia ambientale, l’integrità territoriale, la
conservazione dei beni e la protezione del patrimonio e
delle infrastrutture.
Il Comitato Scientifico dell’Istituto Osdife,
attualmente, è composto da rappresentanti provenienti
dalla Presidenza del Consiglio, dal Ministero degli Affari
Esteri, dall’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze
(ISSMI), dall’Esercito, dalla Marina, dall’Aeronautica, dalle
Capitanerie di Porto, dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri,
dalla Guardia di Finanza, dai Vigili del Fuoco, dal Corpo
Forestale dello Stato, dalla Croce Rossa Italiana, dal
Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR, dal Dipartimento
Nazionale della Protezione Civile, dall’Agenzia nazionale
per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico
sostenibile – ENEA, dall’Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale – ISPRA, dall’Unità Operativa di
68
Wealth Planet magazine
Microbiologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera “Luigi
Sacco” di Milano, dal Centro di Riferimento Nazionale per
l’Antrace dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia,
da Federchimica, dal Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine
di Malta – CISOM, dal Corpo Militare Speciale dell’Esercito
Italiano E.I.-S.M.O.M., dalla NATO, dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità - WHO, dall’Organizzazione per la
Sicurezza e Cooperazione in
Europa – OSCE, dalla Missione EULEX in Kosovo e
dall’Organizzazione Internazionale per la Migrazione –
IOM.
L’Osservatorio è anche facente parte del network
del CBRN Center of Excellence dell’Unione Europea, dello
European Integrated Mission Group for Security IMG-S,
della Piattaforma Tecnologica Nazionale SERIT-Security
Research in Italy, del Centro Interuniversitario di Ingegneria
delle Microonde per Applicazioni Spaziali MECSA (che
raggruppa, sotto forma di consorzio, dieci atenei italiani e
precisamente Università dell’Aquila, Università di Bologna,
Università di Firenze, Università di Messina, Università di
Palermo, Università Politecnica delle Marche, Università
di Roma “Sapienza”, Università di Roma “Tor Vergata”,
Università di Salerno e Politecnico di Torino), del Consorzio
Universitario ARES, del Gruppo di Ricerca Universitario
HITEG - Health Involved Technical Engineering Group,
dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (ANMI), il
Collegio Nazionale Capitani di Lungo Corso e di Macchina,
l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi
del Lavoro per la tutela contro i rischi professionali (ANMIL)
ed è infine firmatario di un accordo internazionale di
partenariato congiunto con il Corpo di Soccorso dell’Ordine
di Malta – CISOM e con l’Asia- Pacific CEO Association
Worldwide (APCEO).
Oltre a questo l’Osservatorio ha firmato diverse
importantissime convezioni prime tra tutte, a livello nazionale,
quelle con l’Università di Roma “Tor Vergata”, con l’Università
degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Medicina, con la
Fondazione per la Ricerca sulla Migrazione e Integrazione
delle Tecnologie – FORMIT, con la Federazione Aziende
Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza- AIAD,
con l’Associazione nazionale Vigili del Fuoco Volontari, con
il Centro Ricerche FACS (CRF) - Laboratorio di Psicologia
della Comunicazione, con l’’Associazione Nazionale
degli Analisti del Comportamento Emozionale del Volto
– Emutosologi (A.A.E.) e con IBM Italia mentre, a livello
internazionale, possono essere segnalate le convenzioni
siglate con il Joint CBRN Center of Excellence della NATO,
con l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino
- Centro Universitario di Formazione sulla Sicurezza (CUFS),
con il Guangdong Vocational College of Environmental
Protection Engineering della Repubblica Popolare Cinese,
con il Mediterranean Council for Intelligence Studies MCIS,
con il Ministero per l’Emergenza Russo EMERCOM, con
l’Armed Forces Communications and Electronics Association
- AFCEA e con l’International Emergency Management
Society - TIEMS.
In tale quadro è da sottolineare la nota pubblicata dal
Comando Generale dell’Arma dei
Carabinieri – I Reparto – SM – Ufficio per l’Assistenza e
il Benessere del Personale, in data 23 ottobre 2013, e
riguardante la agevolazioni riconosciute al Personale
dell’Arma per la partecipazione e frequenza ai Corsi e
alle Attività Formative promosse dell’Osservatorio Sicurezza
e Difesa CBRNe e svolte anche in collaborazione con
l’Università di Roma “Tor Vergata” – DIE.
L’Osservatorio è anche iscritto all’Anagrafe Nazionale delle
Ricerche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca.
L’Istituto inoltre, per lo sviluppo di progetti, attività
ed iniziative, si avvale dall’impegno della sua struttura,
del Comitato Scientifico, del Technical Advisory Board e,
attraverso il proprio network, costituisce di fatto un cluster
unico di riconosciuti studiosi, tecnici, esperti e specialisti ed
end-user del settore sicurezza, difesa, intelligence e CBRNe.
Infine, a testimonianza dell’autorevolezza e della centralità
del ruolo dell’Osservatorio quale strumento di riferimento per
il dialogo, il confronto e l’impegno sulle tematiche relative
alla sicurezza territoriale, alla difesa e al rischio CBRNe,
il Presidente Onorario dell’Istituto è l’Onorevole
Giuseppe Zamberletti, già padre fondatore del
moderno sistema della Protezione Civile italiana,
parlamentare della Repubblica per diverse legislature e
membro di numerosi governi con incarichi relativi agli Esteri,
all’Interno (con delega alla Polizia e ai Vigili del Fuoco), ai
Lavori Pubblici e alla Protezione Civile.
Attualmente l’Istituto è attivamente coinvolto in molteplici
progetti, attività, ricerche e studi
relativi a:
- Information management in caso di crisi ed emergenza;
Prof. Roberto Mugavero
Presidente dell’ “Osservatorio Sicurezza e Difesa CBRNe
- Pianificazione, organizzazione e gestione della sicurezza
nei grandi eventi;
- Cooperazione multi-agenzia in caso di crisi ed emergenza;
- Integrazione delle capacità civili e militari in eventi multiscenario;
- Gestione delle informazioni durante eventi di crisi ed
emergenza;
- Protezione delle infrastrutture critiche;
- Urban crisis management;
- Pianificazione di emergenza e di contingenza;
- Maxi emergenze e nuove politiche di resilienza;
- Mitigazione degli impatti e delle conseguenze
infrastrutturali, territoriali, sociali ed
economiche in caso di crisi, calamità, disastri naturali,
tecnologici e terrorismo;
- Protezione e difesa CBRNe;
- CBRNe Intelligence;
- Scientific and tecnical Intelligence;
- Pianificazione e gestione di crisi e minacce multidimensionali;
- Pianificazione e gestione dei rischi territoriali antropici e
naturali.
A tale proposito l’Istituto è promotore, in collaborazione
con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e con
l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino –
Centro Universitario di Formazione sulla Sicurezza (CUFS),
di una serie di iniziative che si concretizzano anche
attraverso la realizzazione di incontri, workshop, seminari e
corsi di alta formazione e relativi ai campi della sicurezza,
della difesa e dell’intelligence.
Tali attività sono indirizzate alle varie organizzazioni, enti,
istituzioni, strutture ed aziende interessate alla tematica al
fine di favorire, sia da parte del settore pubblico che privato,
lo sviluppo di una rete integrata, cooperativa e sinergica
per la previsione, prevenzione, mitigazione e contrasto dei

rischi legati a crisi, conflitti, criminalità e terrorismo. [email protected] - www.osdife.org
Wealth Planet magazine
69
Spazio aperto - Sport
Spazio aperto - Sport
Il metodo DYN
accrescono la destrezza e l’agilità.
L’attività ludico-sportiva contribuisce alla formazione
globale, poiché migliora le qualità motorie di base come
la lateralità, la percezione temporale e spaziale e la
coordinazione in generale.
a cura di Alessandro Lupi
Il metodo DYN, ginnastica dynamogenica, mette in atto
esercizi che, in un’unica seduta di allenamento, impegnano
la mente e il corpo al fine di donare salute e vigore.
Il metodo DYN propone esercizi selezionati, che agiscono
sinergicamente.
Il termine dinamogenico indica una forma di esercizio
che è “genico”, ossia portatore di “dynamis”, dinamismo
e forza interiore.
Elementi essenziali del metodo sono:
• la respirazione completa
• l’allungamento muscolare
• il gioco sportivo
• la ginnastica a resistenza elastica
• il rilassamento
La respirazione completa
Con la respirazione completa si prende coscienza del
diaframma, importante muscolo che separa il torace
dall’addome e può essere tonificato e rafforzato.
L’aria non contiene soltanto i gas che respiriamo, ma
contiene anche un’ energia più sottile, che sfugge alla
misurazione degli strumenti, l’energia vitale, senza la quale
non vi sarebbe vita.
E’ importante prendere coscienza dell’aria che viene
70
Wealth Planet magazine
Resistenza elastica
L’atrofia muscolare può essere risolta mettendo in atto una
serie di esercizi utili per ristabilire il recupero delle forze
e per ottenere un buon tono muscolare. L’aumento della
forza facilita la ripresa della funzionalità articolare. La
migliorata mobilità delle articolazioni, ottenuta con il lavoro
proposto dalla resistenza elastica, può compensare anche
lo squilibrio causato da processi infiammatori. L’inattività di
fatto produce inevitabilmente la perdita di forza, che a sua
volta procura deficit motorio e mancanza di coordinazione.
La muscolatura scheletrica assume grande importanza
nella salute e nella efficienza intrinseca del corpo umano.
Il training deve tener conto delle esigenze individuali,
calibrando adeguatamente l’intensità e la durata degli
esercizi.
Non bisogna trascurare il fatto che con i movimenti mirati
si accresce l’interesse per il lavoro che si sta svolgendo,
proprio perché aumenta la soddisfazione di sentire
subito gli effetti dello sforzo fisico, con grande benessere
psicologico di chi si allena.
inspirata, percepita nella sua essenza e di nuovo espirata
con atti profondi e completi.
C’è un intimo legame fra il corpo, la mente e l’anima.
Le fasi della respirazione
1^ fase:
inspirare spingendo l’aria inalata verso il basso addome,
in completa rilassatezza.
2^ fase:
trattenere a polmoni pieni l’aria inspirata per almeno 4
secondi;
3^ fase:
espirare iperestendendo la colonna vertebrale, contraendo
la parete addominale, mentre si esegue il movimento di
resistenza elastica.
4^ fase:
continuare ad espellere l’aria contraendo fino in fondo la
parete addominale, restando a polmoni vuoti per almeno
4 secondi.
Gli esercizi possono essere eseguiti con o senza resistenza
elastica.
L’esercizio va ripetuto per 3/5 volte.
Allungamento
Quando si è assunta per lungo tempo una stessa posizione,
viene spontaneo allungarsi, per mettere in atto una
manovra che allenta la tensione fisica e mentale. Sciogliere
l’irrigidimento muscolare per migliorare la circolazione e
togliere lo stress è un atto naturale, che per la sua efficacia
deve essere ripetuto periodicamente con una ginnastica
appropriata.
Con lo stretching si eliminano non soltanto le rigidità
del corpo, ma si sciolgono anche le tensioni causate dai
ritmi intensi della vita moderna, che esigono una grande
capacità di adattamento di fronte alle mutevoli circostanze
che devono essere affrontate.
Perfino gli atleti hanno difficoltà a utilizzare tutte le
possibilità di movimentoche offre il nostro corpo e le rigidità
articolari, soprattutto quelle legate alla mobilitàdella
colonna vertebrale, con il passare degli anni aumentano,
la posizione fisiologica della colonna vertebrale viene
alterata e perde la sua capacità di mantenere una postura
equilibrata, eretta e rilassata, procurando affaticamento e
dolori muscolari.
Rilassamento
Con il rilassamento si cerca di ottenere uno stato di
benessere e di pace.
Attraverso suggestioni mentali che producono degli
effetti fisiologici, il corpo si rilassa completamente,
abbandonando ogni tensione, raggiungendo uno
stato di calma, di calore e di pesantezza che acquieta il
battito cardiaco, rendendolo lento e regolare, favorisce
la respirazione ritmica e profonda, che lascia la mente
piacevolmente libera da immagini preoccupanti e pensieri
gravosi. Il momento del rilassamento è breve, dura il tempo
necessario per riportare la mente e il corpo alla calma
dopo ogni seduta di allenamento e ha, come unico scopo,
quello di favorire una sensazione di pace che scende fin nel
profondo dell’essere.
Per rilassarsi è bene assumere la posizione supina, con gli
arti ed il busto completamente abbandonati, come se si
fosse alla soglia del sonno. Il volto deve essere disteso, il
mento leggermente ripiegato sul petto. Le labbra devono
assumere l’atteggiamento di chi invia un ineffabile sorriso
al proprio mondo interiore. Il palmo della mano è rivolto
verso l’alto, come per accogliere tutto ciò che di buono e di
bello viene dal cielo. 
Gioco
Correre, saltare, lanciare sono azioni che stimolano
la mobilità articolare, danno tono alla muscolatura,
favoriscono la funzionalità organica, migliorano l’equilibrio,
Wealth Planet magazine
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Presentazione
GECOM
La Gecom Security Perugia ha presentato agli
sponsor, agli illustri ospiti del mondo universitario e
della cultura nonché ai propri sostenitori, la squadra
che anche quest’anno partecipa al campionato di
serie B1 femminile.
La piacevole serata conviviale andata in scena
all’Osteria da Pinocchio è stata presentata da Marco
Cruciani ed offerta da Banca Mediolanum, nuovo
ed importante sponsor entrato da questa stagione
agonistica a sostenere l’attività della società sportiva
Wealth Planet.
Le magliette nere avranno l’onere e l’onore di essere
tra le donne il collettivo più importante del capoluogo
regionale e continueranno ad essere protagoniste al
Pala-Evangelisti per la gioia di tutti gli amanti delle
schiacciate.
Il presidente Massimo Patiti ed il vice Antonio
Bartoccini hanno fatto gli onori di casa dando il
benvenuto ai numerosi ospiti, tra i quali il consigliere
regionale Massimo Monni, portando il saluto delle
autorità e delle istituzioni.
La squadra sarà allenata come sempre da Fabio
Bovari in tandem con Daniele Panfili, direttore
sportivo Andrea Sarnari, assistenti allenatori Carlo
Vinti e Matteo Tognellini, fisioterapista Davide
Pieragalli e preparatore atletico Tommaso Tonzani.
Questo l’attuale roster della perugino: Valentina
Sghedoni ed Alessia Di Mitri (alzatrici); Valentina
Ciacca, Corinna Cruciani, Cristina Cruciani e
Valentina Mearini (centrali); Valentina Barbolini,
Natascia Mancuso, Jessica Puchaczewski, Silvia
Matacchioni e Tiziana Lucaccioni (martelli); Giorgia
Chiavatti (libero). 
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