In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Il torneo L’incontro PORTO SEGURO ACCOGLIE LA NAZIONALE SHARAPOVA TORNA REGINA DI PARIGI ULLRICH: “ILVERO SEGRETO È LA SQUADRA” A PAGINA 14 MORO A PAGINA 15 Reuters I Mondiali Reuters Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 22 22 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) SCHIRA A PAGINA 46 La tendenza Domenica 8 giugno 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 22 Una doggy bag per combattere lo spreco di cibo www.caffe.ch [email protected] GUENZI A PAGINA 21 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] Il commento Un iume di soldi sporchi da Milano a Lugano. In tre mesi scoperti decine di milioni La politica è ingovernabile, il Paese sbanda LIBERO D’AGOSTINO F Il pizzino CARRION e SPIGNESI ALLE PAGINE 2 e 3 Italia corrotta, Ticino infetto Il fenomeno Il segreto del successo della Graphic novel La polemica La storia “Si faccia trasparenza sui supersalari dei dirigenti” “Ho dieci figli e insegno loro la castità” La comedy noir del Caffè Da domenica 15 giugno Malafinanza, malapolitica e torbide passioni in un racconto di ventitré puntate di Anonymous La Svizzera... tutto d’un tratto, ovvero la cronaca illustrata Con una graphic novel di Marco Scuto MAZZETTA A PAGINA 10 ROCCHI BALBI ALLE PAGINE 34 e 35 GUENZI A PAGINA 8 René Bossi © ilcaffè osse possibile, sarebbe meglio votare adesso per rinnovare governo e parlamento, senza estenuarsi aspettando l’aprile 2015. La campagna elettorale è, difatti, cominciata già da mesi e nelle ultime settimane si è pure fatta più dura. Bloccando la vita politica e amministrativa del cantone. Di una legislatura in gran parte persa, resta ormai solo uno scorcio che non promette niente di buono. Che non permetterà nemmeno di gestire l’ordinaria amministrazione senza plateali scontri ad uso elettorale. La legge sulla prostituzione, al di là dei suoi congeniti e vistosi difetti, è stata rispedita al mittente, non fosse altro che per mettere in difficoltà, con l’apporto determinante del Plrt, il ministro delle Istituzioni, il leghista Norman Gobbi. La Lega restituisce subito il colpo. Schierandosi con i socialisti e l’ala social-sindacale del Ppd, blocca, alla vigilia dell’arrivo in parlamento, la legge sugli orari dei negozi, dopo che la stessa era stata per tre anni a decantarsi nella sottocommissione della Gestione. Una legge di cui, peraltro, si discute da almeno un ventennio. Sul credito da 3,5 milioni per la partecipazione del cantone all’Expo 2015, si è innescata una farsa, degenerata, poi, in un pasticcio istituzionale che ha pochi precedenti. Sotto le forche caudine del referendum della Lega, che vuole usarlo come leva elettorale, il credito è stato dimezzato a 1,7 milioni dal governo, che non sa però come finanziarlo senza aggirare la volontà referendaria e le procedure istituzionali. Certo è che il Ticino sta facendo una miserabile figura con la Confederazione e i tre cantoni, Uri, Vallese e Grigioni, partner della partecipazione all’Esposizione milanese. Chissà che ridere oltre Gottardo. Il quadro è davvero desolante. La politica cantonale è allo sbando. Messa fuori carreggiata da un governo a maggioranza relativa leghista, ma contro cui la Il presidente del Lega fa opposizione a tutto camPlrt, Cattaneo, po, non risparmiandosi clamorofermato dalla se giravolte. Ma anche da un parpolizia sulla strada per lamento che, tra una scaramuccia Berna. Sulla bici e l’altra, non riesce a fare maggio12 mila firme per ranza. Difficile governare il Paese disdire l’accordo in queste condizioni. sui frontalieri. Ora che la consigliera federale Il tasso di Eveline Widmer Schlumpf ha “euforia populista” era convinto la deputazione ticinese del 3 per mille. (leghisti e udc compresi) quanto sia pericoloso insistere col blocco dei ristorni delle imposte dei frontalieri, viene pure meno il diversivo della comune battaglia, da destra a sinistra, contro i lavoratori d’oltre confine. Un diversivo su cui tutti i partiti, in mancanza d’altro, hanno cercato di conquistarsi visibilità e riconoscibilità politica. Da qui ad aprile se ne vedranno ancora delle belle. [email protected] Q@LiberoDAgostino IL CAFFÈ 8 giugno 2014 3 RENÈ CHOPARD Il fenomeno “È la Svizzera per prima a combattere il malaffare” Uno stretto collegamento tra gli ultimi clamorosi scandali e la piazza finanziaria per la gestione di fondi neri e tangenti La difesa delle banche, si spera nell’intesa con Roma GIORGIO CARRION I l direttore del Centro Studi Bancari di Vezia, Renè Chopard, ricorre ad una metafora: “Installare un antifurto in casa propria non preserva, di per sé, dalla possibilità che qualche astuto malvivente possa neutralizzare il sistema e compiere un furto”. Traduzione: anche le norme più sofisticate contro i capitali stranieri di provenienza illecita possono essere eluse, se alla base della condotta criminale ci sono connivenze. Leggi: mele marce all’interno del sistema bancario svizzero. Funzionari compiacenti che, o chiudono un occhio e anche due, o omettono Italia corrotta, Ticino infetto L’accordo M ilioni, su milioni, su milioni. La truffa alla banca Carige di Genova, le tangenti per l’Expo di Milano, gli appalti pilotati del Mose di Venezia. E, poi, ancora: i conti cifrati dell’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini agli arresti domiciliari per peculato. Solo a guardare gli ultimi due mesi, i più grandi scandali politici ed economici scoppiati in Italia hanno tutti una sponda ticinese. Decine di milioni con forzieri sicuri sulla locale piazza finanziaria. Altro che “weissgeldstrategie”, la strategia del denaro pulito, nel cantone i soldi sporchi, frutto di mazzette, truffe e frodi fiscali, continuano ad arrivare a vagonate. Se l’Italia appare corrotta più che mai, il Ticino è infetto. Andando a ritroso nel tempo, ma limitandosi solo alle inchieste scattate in Italia dall’inizio dell’anno, la lista si allunga a dismisura. Va dalle indagini sul Monte dei Paschi di Siena, ai nuovi filoni che portano agli ex manager di Finmeccanica, alla vicenda della clinica Maugeri, sino alla grande truffa del Madoff della Bocconi. Un intreccio di malaffare e corruzione, di capitali illegali che transitano da una parte all’altra della I sistemi Dai contanti nascosti nelle cassette di sicurezza ai conti cifrati per occultare soldi che scottano semplicemente di effettuare accurati controlli sull’origine di certi capitali e sui profili dei clienti, possono determinare l’acquisizione e la gestione di denaro proveniente da tangenti pagate in Italia. “Siamo ormai attrezzati sufficientemente per evitare che episodi di malaffare possano ripetersi con regolarità”, riprende Chopard. “Semmai, dice, abbiamo il problema opposto: le regole contro la finanza criminale sono talmente complesse che creano più di un problema nell’attività quotidiana delle nostre banche”. Il professore non ci sta, però, a fare di tutta l’erba un fascio. Singoli casi, quand’anche coinvolgono questa o quella banca, non possono infangare “…uno dei sistemi bancari al mondo che, per primo e senza tema di smentita, ha dato una seria e definitiva svolta contro il denaro sporco”. I casi 1 2 3 4 5 6 TRUFFA CARIGE In ballo ci sono oltre 20 milioni di euro. Secondo l’accusa soldi sottratti al patrimonio della banca genovese e da riciclare con l’acquisto di un hotel a Paradiso. Diversi, inoltre, i conti sospetti. coscienti dei reati commessi in Italia, molte volte sono ingannati da quel network del malaffare di varia umanità, spregiudicati avvocati, pseudo fiduciari, consulenti finanziari d’assalto e procacciatori di business, Nell’ultimo scandalo, quello Carige, per esempio, secondo i magistrati dell’accusa, a Genova sarebbero stati sottratti dal patrimonio della banca 22 milioni di dollari che sarebbero stati trasferiti a Lugano. Per essere investiti in un hotel, riciclati dall’avvocato Davide Enderlin, sostiene ancora l’accusa, per conto di alcuni importanti dirigenti dell’istituto ligure. Enderlin si pro- fessa innocente, sostiene di non aver mai saputo da dove arrivassero quei soldi, di essersi limitato a fare il consulente. Resta il fatto che diversi personaggi legati alla Carige, come affiora dalle intercettazioni telefoniche, si vantavano di avere una montagna di contante in Ticino. E ancora in due banche ticinesi, attraverso due fiduciarie, dicono i magistrati italiani, sarebbero transitati i fondi neri dello scandalo per il gigantesco appalto del Mose da 5,4 miliardi di euro, che ha portato all’ arresto del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e di altre 34 persone. Sovrafatturazioni, e trucchi con- frontiera, da una valigetta a un conto corrente o a una cassetta di sicurezza. Non c’è inchiesta, non c’è interrogatorio, da cui non sbuchi fuori il Ticino, col volto di qualche fiduciario, dietro le sigle di società di comodo o col marchio di qualche istituto di credito. Il cantone resta sempre, nonostante gli allarmi di questi anni, la cassaforte del denaro sporco. Lo dicono i fatti, lo raccontano le carte processuali e i decreti d’arresto. Le banche, stanche delle ripercussioni negative per l’ immagine e sfinite da vecchi e nuovi guai giudiziari, stanno cercando in tutti i modi di op- porre uno sbarramento. Ma non è facile sbarazzarsi di conti sospetti, di soldi messi al sicuro in passato, quando le porte erano spalancate per chi arrivava dall’Italia col suo tesoretto. Non sempre ci riescono, sebbene negli ultimi tempi ai clienti si chieda senza tanti riguardi origine e provenienza dei soldi. È una corsa contro il tempo. Perché quando gli inquirenti italiani fiutano puzza di bruciato e risalgono il fiume di denaro, arrivano immancabilmente allo stesso capolinea: qualche banca della piazza ticinese. Non sempre i funzionari degli sitituti sono in qualche modo complici L’intervista Bernasconi spiega i ritardi e i punti deboli nella sorveglianza sulle transazioni L’AVVOCATO Paolo Bernasconi, avvocato e docente di diritto penale dell’economia “C’è stato un sabotaggio della necessaria vigilanza sul crimine economico” O ‘ I fili della trattativa sulla fiscalità e accesso ai mercati sono ormai ben intrecciati e solidi Soldi sporchi da Milano a Lugano, in tre mesi scoperti decine di milioni MAURO SPIGNESI Gli obblighi di diligenza bancaria sono ormai una vera e propria ‘ossessione’ nella vita quotidiana degli istituti. Il futuro della piazza bancaria ticinese si gioca attorno a due o tre concetti fondamentali: ‘tax compliant’, lotta ai capitali illeciti, specializzazione e servizi d’eccellenza. Nella convinzione che probabilmente nelle relazioni con Roma si sta giungendo finalmente ad un accordo paritario, onorevole per entrambe le parti. “Sono molto fiducioso che entro la fine dell’anno Berna e Roma sigleranno un accordo che risolve molte delle questioni aperte, a partire dall’uscita della Svizzera dalla black list, sino alla tassazione regolata dei capitali italiani rmai, appena scoppia uno scandalo in Italia si aspetta solo di capire quali saranno i riflessi ticinesi. È automatico e non mi meraviglio più”, dice Paolo Bernasconi, docente di diritto penale dell’economia ed ex procuratore pubblico. Come mai la “sponda” Ticino compare sempre nelle inchieste italiane? “Perché, evidentemente, i nostri sistemi di controllo non funzionano. Prendiamo la vigilanza sui fiduciari. Dal 1985 non è cambiato nulla. Ogni richiesta è caduta, il governo si è sempre rifiutato di intervenire. Questo si chiama sabotaggio alla vigilanza”. Però nei guai non finiscono solo i fiduciari. Ci sono anche gli avvocati. Perché? “Vero. Il problema è che se un avvocato fa da intermediario, cioè ha la firma sui conti e la gestione di società, deve sottostare all’autorità di vigilanza e alle norme antirici- claggio. E non sempre accade, anzi”. Il riciclaggio è uno dei reati più contestati dai magistrati italiani, secondo lei in Svizzera ci sono strumenti adeguati per combattere il fenomeno? “Ci stiamo attrezzando. Con il Centro studi bancari insieme al Centre de droit bancaire dell’Università di Ginevra stiamo lavorando su uno standard nazionale che tenga conto delle diverse peculiarità e dell’evoluzione normativa della piazza finanziaria”. Perché le banche spesso restano invischiate negli scandali pur avendo annunciato la strategia del “denaro pulito”? “Perché evidentemente anche qui bisogna fare di più. Nelle banche la vigilanza la devono fare gli uffici di compliance che devono verificare se tutte le operazioni rispettano alla lettera le norme e i regolamenti”. Perché non succede? “Evidentemente il sistema di vigilanza deve essere messo a punto. Come? Con professionisti preparati. Io, assieme al procuratore generale John Noseda e al giudice Mauro Mini, abbiamo dato vita a un master sulla criminalità economica alla Supsi. Una specializzazione importante che ci consente di recuperare il tempo perduto”. Si deve, quindi, andare sempre più verso le specializzazioni? “Ne sono convinto. Non solo avvocati e fiduciari devono conoscere bene le norme contro la criminalità economica, uno dei reati più diffusi qui da noi, ma anche i magistrati. Anzi, direi che uno dei criteri di selezione deve essere questo. Perché in Ticino non si devono fare i conti solo con il malaffare ma anche, come ha spiegato la polizia federale, con le diverse mafie che investono qui i loro soldi sporchi”. m.sp. TANGENTI EXPO Una “cupola” gestiva le mazzette per l’Expo di Milano, distribuendo gli appalti agli imprenditori. Le tangenti venivano, per i magistrati, da “provviste” di denaro nascoste in cassette di sicurezza in Ticino APPALTI MOSE Due banche, due fiduciari, due società e otto conti sospetti. Attraverso questa impalcatura, secondo l’accusa, sarebbero passati diversi milioni di euro. Un vortice di tangenti SCANDALO CLINI L’ex ministro Corrado Clini è stato arrestato con l’accusa d’aver intascato mazzette per un progetto del governo italiano in Iraq. In un conto a Lugano trovati bonifici per un 1’020’000 euro MADOFF BOCCONI Alberto Micalizzi, docente di finanza aziendale e chiamato il “Madoff” della Bocconi, è stato arrestato per una truffa di 600 milioni. Parte passati in Ticino. Un avvocato ticinese è indagato CASO FINMECCANICA Quattro arresti a marzo per fondi neri e tangenti negli appalti dei rifiuti. Protagonisti ex dirigenti della Finmeccanica e imprenditori. Le tangenti, secondo l’accusa, sono state pagate a Lugano tabili, un vortice di tangenti pagate a politici e funzionari pubblici e reinvestite pure in Ticino. Operazioni estero su estero, apparentemente regolari. Otto, per ora, i conti sospetti, dove nel tempo sono affluiti soldi che sono stati persino “scudati” passando da una banca e un’altra. Più semplice, ma evidentemente efficace, il metodo utilizzato invece dai protagonisti dello scandalo Expo. Gli imprenditori per ottenere gli appalti, sempre da quanto emerso dalle carte dell’accusa, avevano già un tesoretto in Ticino. Gran parte in contante ben custodito nelle cassette di sicurezza. Quando era necessario pagare una rata bastava un viaggio da Milano a Lugano e voilà, il gioco era fatto. I magistrati fanno l’esempio dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro bloccato a Brogeda con 50 mila euro e multato. Ma pure altri imprenditori, come risulta dalle intercettazioni, avevano fondi nella piazza luganese. Ed anche professionisti che li gestivano. L’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, invece, utilizzava un metodo ormai in disuso: il conto cifrato. Tre sono stati individuati dagli investigatori: Schiavo, Sole e Pesce, quest’ultimo aperto nel 2005 sarebbe quello riconducibile a Clini, e in esso sono confluiti, dal 2008 al 2011, otto bonifici per un totale di oltre un milione di euro. [email protected] Q@maurospignesi Le indagini Il capolinea del fiume di denaro è sempre in qualche ufficio di delle banche o in quello di una fiduciaria detenuti nelle nostre banche”. Chopard invita all’ottimismo ma anche alla pazienza, perché il giovane premier Matteo Renzi, pur uscito molto rafforzato dalle elezioni europee, ha molti nemici: “I fili della trattativa su fiscalità e accesso ai mercati bancari sono ben intrecciati e solidi. Non saranno alcuni politici corrotti o appalti truccati a frenare il processo in corso tra i due Paesi”. Intanto Roma lavora alla stesura del nuovo decreto che sostituirà la defunta ‘voluntary disclosure’ per il rientro dei capitali. Dal governo fanno sapere che entro la fine di luglio sarà resa nota la nuova bozza. Da indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera pare ci saranno agevolazioni fiscali per le società che intendono rinvestire a fini produttivi i capitali in rientro dall’estero. [email protected] ALBERTO DI STEFANO “Ora abbiamo norme severe ma casi simili sono dannosi” Grande sconcerto degli operatori dopo le inchieste “S ono stupefatto che ancora avvengono episodi corruttivi all’estero che coinvolgono istituti o operatori della piazza bancaria svizzera. Certamente sono fatti che ci danneggiano”. Non fa mistero del proprio sconcerto l’economista Alberto Di Stefano, managing director di Banca Cramer&Cie, ma anche autore del saggio “Questioni di Piazza. Il futuro del settore bancario e naggi del nostro settore possa esserci rimasta della polvere”, precisa Di Stefano, “ma vorrei anche segnalare che in Svizzera questi episodi vengono alla luce. Siamo certi che in altri settori bancari internazionali non si verifichino?”. No, nessuno ovviamente è certo. Ma resta pur sempre il fatto che nell’arco degli ultimi mesi ben tre mega inchieste della magistratura italiana (Carige, Expo2015 e Progetto Mose L’analisi ‘ Non nego la polvere nei nostri ingranaggi, ma vorrei segnalare che gli episodi qui vengono alla luce L’ECONOMISTA Alberto Di Stefano, economista e managing director di Banca Cramer&Cie finanziario ticinese”, frutto di una riflessione a tutto campo iniziata con un summit promosso nell’aprile 2013. Il ripetersi della corruzione e dei ‘giri di mazzette’ in Italia, che poi coinvolgono anche alcuni operatori elvetici, spinge a pensare che le severe norme contro i capitali ‘sporchi’ e le leggi antiriciclaggio non siano ancora sufficienti a scongiurare il deposito, quando non la gestione, di denaro frutto di malaffare. “Le leggi sul sistema bancario e finanziario sono valide e severe – riprende Di Stefano -. Basti dire che un qualunque P.E.P.- persona esposta politicamente – svizzero o straniero, che voglia operare con una nostra banca deve essere valutata dal consiglio di amministrazione della banca stessa”. Eppure, i personaggi politici coinvolti nelle recenti inchieste italiane, che avrebbero in qualche modo avuto rapporti con il sistema bancario svizzero, sono più di uno. “Non nego che negli ingra- di Venezia), per non citare altri filoni d’indagine minori, hanno fatto emergere tangenti transitate su conti svizzeri. “Attenzione – riprende il manager – non sappiamo quando le banche sono state investite dalle inchieste o quando hanno comunicato anomalie al Ministero pubblico. Possiamo dire senza ombra di dubbio che dal 2000 le norme sono diventate più restrittive e che su 200 miliardi di franchi di denaro gestito in Ticino, il giro di denaro riconducibile alle tangenti italiane è di alcune decine di milioni. Con ciò non intendo minimizzare, sia chiaro”. Severità e applicazione delle norme antiriciclaggio e di contrasto alla circolazione illecita dei capitali non possono certamente escludere la malversazione di qualche funzionario di banca corrotto: “Se poi il beneficiario di una tangente è un prestanome dell’uomo politico o dell’amministratore pubblico, è ben difficile riuscire a intercettare il malaffare”. g.c. IL DIRETTORE René Chopard, direttore del Centro di studi bancari FL? 09 C.=< E= 9 I9<9 >1 CG EGEE9 B 9 <G=I 9 9C.B9EE9 @ ’, <G=I, >9,EE,4=B;, !==> 0109.,E, ,6:9 1<=,>>,CC9=<,E9@ *.=<E9 *:’2=:0>0 *) *45$@0540 )$ 454 7*9)*9*8 *1;9<,B9 *) *>*4<0 *4525-0’0 ’54 0 :*-9*<0 )*0 :533*20*98 !=<C96:9 * :=--*903*4<0 )$ )*-=:<$9*( :59:5 )575 :59:58 %C.B9I1E1I9 CG-9E= 6B,EG9E,;1<E1 >1B C.=>B9B1 EGEE9 6:9 1<=I,<E,669 09 ;=<0=I9<[email protected] IL CAFFÈ 8 giugno 2014 5 mondo IL CONFRONTO LE MAPPE BERLUSCONI VS. CENTRO-SINISTRA in milioni di voti 16 LUIGI BONANATE 13 Berlusconi Obama e l’Europa scoraggino zar Putin Centro-sinistra 10 7 2014 Europee 2013 Politiche 2009 Europee 2008 Politiche 2006 Politiche 2004 Europee 2001 Politiche 1999 Europee 1996 Politiche 1994 Politiche 1994 Europee 4 Fonte: Ministro dell’Interno italiano, Archivio storico delle elezioni Quel che rimane del centrodestra senza più leader FILIPPO FACCI Se è vero che spiegare la politica italiana appare complicato - anche spiegarla agli italiani - ogni tanto è vero il contrario: le spiegazioni talvolta sono così semplici che i più rifiutano di accettarle. È il caso della crisi che attanaglia il centrodestra, e che semplicemente coincide in tutto e per tutto con la crisi politica e giudiziaria, e purtroppo anche anagrafica, del leader che per vent’anni ha primeggiato in tutto e per tutto: Silvio Berlusconi. Lo straordinario successo del giovane premier Matteo Renzi, infatti, appare anche una reazione emotiva a una mancanza di alternative che in Italia vigeva almeno dal 1994. Il dato da cui partire, naturalmente, è elettorale: alle Europee la berlusconiana Forza Italia è scesa al 16 per cento mentre gli scissionisti del Nuovo centrodestra hanno preso un misero 4,38; altre forze come i Fratelli d’Italia non hanno neanche raggiunto il quorum (3,66) e solo la Lega Nord, con una chiara campagna per la fuoriuscita dall’euro, ha racimolato il 6,16. Ricordiamo che il Partito democratico di Renzi ha preso il 40 per cento e il movimento di Beppe Grillo il 21, mentre dall’altra parte, appunto, sono i voti persi da Forza Italia a impressionare di più: ne aveva quasi 11 milioni e ora si sono ridotti a 4 milioni e 600mila. Tirando le somme: Forza Italia, il Nuovo centrodestra, la Lega e Fratelli d’Italia danno insieme otto milioni Reuters Età, condanne e mancanza di eredi dietro il rapido declino di Berlusconi cerca di un “Renzi di destra” perciò tiene banco da mesi, come se un leader potesse essere costruito in laboratorio. Ma è pur vero che Renzi si è fatto largo coi voti e sgomitando nel Pd - andando dapprima incontro a sonore sconfitte mentre nel centrodestra non esiste neanche un percorso interno che possa formare e accrescere un leader: si è sempre proceduto a nomine dall’alto e a nessuno è mai venuto in mente di promuovere un “rot- di voti, pari al 31 per cento. Tenendo infine conto del crescente numero di astenuti, oggi il partito di Berlusconi rappresenta il 17 per cento del 58 per cento degli italiani, quando ai suoi massimi storici rappresentava il 39 per cento del 75 degli italiani. Chiaro che la crisi del centrodestra fosse latente da molto tempo. Dopo la condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale, non va dimenticato che ora è formalmente un “pregiudicato” (non ha neanche potuto votare) e che altri processi lo attendono: difficile sperare in risalite miracolose a 77 anni di età. È stato premier per ben quattro volte e bene o male ha giocato le sue carte, le sue chance: è arduo anche credere che qualche invenzione di marketing elettorale possa farlo prevalere su un Renzi che non ha neppure quarant’anni, e che può vantare il credito e il tempo che Berlusconi non ha più. La stucchevole ri- L’intervista Il politologo Pasquino su origini e soluzioni del fenomeno mazzette “Per corrotti e corruttori un passato che ritorna” SOTTO ACCUSA L’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan; a destra, il politologo Gianfranco Pasquino Fotogramma Sono passati poco più di vent’anni da quando l’Italia scoperchiava il calderone maleodorante di Tangentopoli con l’inchiesta “Mani pulite”. Eppure, alla luce dei recenti casi di corruzione, sembra che poco, anzi, nulla sia cambiato dopo quell’esperienza istituzionalmente traumatica. “L’impressione oggi è che da Mani pulite abbiano imparato più i corrotti e i corruttori rispetto a chi è chiamato a combattere la corruzione – spiega al Caffè il politologo Gianfranco Pasquino -. Sono cambiati i giudici, ma non è affatto cambiato il network della corruzione tra aziende, affaristi e, evidentemente, politici”. In che senso corrotti e corruttori hanno imparato? “Sono coscienti del tipo di informazioni che i giudici hanno ricevuto e che utilizzato per smascherare il sistema, e tentano quindi di evitare che queste informazioni siano disponibili facilmente”. Il fatto che casi come quello del Mose di Venezia o dell’Expo di Milano emergano, non significa che il “filtro”, comunque, funziona? “In realtà vengono a galla i casi più importanti e più eclatanti. Purtroppo in Italia c’è una corruzione di classe che definirei intermedia o anche bassa. E questa rimane spesso nascosta. Il classico esempio è la possibilità di acquistare i favori di un burocrate. Quella che emerge, per quanto consistente sia, non è che la classica punta dell’iceberg”. Cosa devono fare le istituzioni per combattere davvero alla radice questo male? “Colpire il prima possibile e il più a fondo possibile. In politica tagliando metaforicamente la testa a chi è stato anche solo lambito dalla corruzione. E coordinarsi con aziende, imprenditori, avvocati, eccetera, affinché corrotti e corruttori siano cacciati senza tanti complimenti. Il lavoro per avere un esito positivo deve essere congiunto e in profondità. Perché a livello aziendale, la corruzione è la distruzione stessa dei valori d’impresa. Addirittura incide in modo estremamente pesante sulla capacità di fare mercato”. m.s. tamatore” che possa far fuori chi l’ha nominato. Ecco perché appare grottesca anche l’ipotesi che a succedere a Berlusconi sia sua figlia Marina, amministratrice della casa editrice Mondadori e del tutto digiuna di politica: sono soltanto i re o i dittatori che incoronano i figli - si osserva anche all’interno del partito - e quindi la figlia dell’attuale leader potrebbe essere solo il ventriloquo di un Berlusconi che non si rassegni al tempo che passa. Non manca chi sostiene che Berlusconi dovrebbe semplicemente lasciare la scena: ma per ora è solo un mormorio in un partito in cui il dissenso non è molto tollerato e in cui parlare di “correnti” è ritenuto deleterio. Quello del Cavaliere (ora ex Cavaliere) è sempre stato uno potere carismatico mai messo in dubbio da congressi o da elezioni primarie sempre annunciate e in concreto mai fatte. Ragione per cui alcuni parlamentari un paio d’anni fa lasciarono il partito e dettero vita a Fratelli d’Italia. Il rischio fortemente avvertito è che il centrodestra declini proporzionalmente al suo leader mentre una sorta di centro-sinistra-destra guidato da Matteo Renzi vada progressivamente a occupare ogni spazio politico, schiacciando all’estremo tutto il resto. Il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, intanto, rimane al governo con Renzi e si atteggia ad ago della bilancia: un ostacolo che a destra è ritenuto insormontabile e pregiudica ogni possibile alleanza. Tra gli scontenti di Forza Italia invece prende piede l’iniziativa di Raffaele Fitto, forte delle sue 284mila preferenze prese alle Europee e in prima fila nel richiedere quelle elezioni primarie di cui Berlusconi non vuole neppure sentir parlare. Ma a fibrillare, in realtà, è tutto il centrodestra: Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni, ha aperto al dialogo con la Lega Nord sui temi di legalità e giustizia. Insomma, qualcosa si muove: l’unico a rimanere immobile è proprio Berlusconi. Mentre il calendario internazionale si infittisce di ricorrenze, eventi e sorprese, il presidente degli Stati Uniti Obama corre in Europa a sostenere l’Ucraina, che era una parte di quell’Unione Sovietica un tempo al comando delle vicende mondiali insieme agli Usa. Vediamo: la ricorrenza più importante è lo sbarco alleato in Normandia (6 giugno 1944), che segna il destino dell’Europa, e quindi dell’Ucraina. Ma quasi mezzo secolo dopo, il 4 giugno 1989, quel mondo comincia a disgregarsi: mentre in Polonia, quasi senza che in Occidente ce ne accorgessimo, si svolgevano le prime elezioni politiche libere di tutta l’Europa orientale. A Pechino, intanto, lo stesso giorno, in piazza Tien An Men si svolgeva uno dei più impressionanti psicodrammi della storia. Non sappiamo esattamente che cosa successe, ma l’immagine del giovane che ferma i carri armati ci ricorda che quel giorno il comunismo storico morì, e una nuova Cina iniziò il suo cammino, diverso se non migliore dal passato. Ma il 3 giugno scorso si è verificato un altro evento drestinato a lasciare il segno, un brutto segno: si sono svolte in Siria le elezioni cinicamente volute da Assad per fingere di aver ottenuto una rinnovata legittimazione dal suo popolo. Verrebbe da dire che le ha vinte solamente perché i morti non hanno potuto votare! Non si tratta di un puro e semplice fatto di politica interna: queste elezioni sono la prova dolorosa e drammatica della sconfitta patita dal mondo civile, che si è rifugiato dietro la maschera della diplomazia per non “sporcarsi le mani” in un conflitto difficile da dirimere. Lasciando a Russia e Cina il potere di decidere l’agenda: e mentre Pechino continua a limitare i suoi sguardi sull’Occidente al minimo indispensabile, la Russia vi ha visto una prova di debolezza da parte di Obama, il quale ora da Varsavia rispolvera lo Scudo spaziale dei tempi di Bush per spaventare quella che potremmo chiamare, per intenderci, l’ex-Urss! Insomma, in questi giorni il mondo ricorda una serie di svolte storiche su cui rimeditare o di cui deve ancora comprendere appieno la portata. Usa e Unione europea ora induriscono le loro posizioni verso la Russia, ma quest’ultima, intanto, si associa con Bielorussia e Kazakistan, le cui opportunità geografiche parlano da sole. La scelta è tra un mondo democratico e pacifico, e uno autoritario e violento. Il primo è il modello-Obama, il secondo, il modello-Putin: tocca a noi scegliere a quale fare credito e dare coraggio. L’Europa Premio Nobel per la pace dia il buon esempio! IL CAFFÈ 8 giugno 2014 6 L’allarme LA MAPPA DEGLI INCIDENTI NEL 2013 Ti-Press Gravi C ome i ciclisti, sono i più fragili, i più esposti sul fronte del traffico. Viaggiano su due ruote, in equilibrio, e basta un errore, un piccolo errore, per volare via. Il 2014 è iniziato con un motocicilista tedesco morto nel tunnel del San Gottardo, è poi continuato con tanti altri sinistri. Per prevenire gli incidenti soprattutto con l’arrivo della bella stagione la Polizia cantonale, assieme alle Guardie di confine, sta effettuando in queste settimane una serie di controlli su moto ed equipaggiamenti dei motociclisti. Errori di guida ma, spesso, anche un abbigliamento inadeguato sono la causa di molti incidenti. Non sono solo i tunnel, come il Gottardo, i percorsi più pericolosi: i tratti più a rischio per i motociclisti rimangono gli agglomerati e le strade alpine, dove le velocità sono, paradossalmente, più ridotte. Su queste tratte 55 persone, di cui sei in Ticino, hanno perso la vita nel 2013 in sella alle loro due ruote. E in ben 1.181 invece Mortali Fonte: Ustra “Servono regole più severe per chi viaggia su una moto” Troppi incidenti per errori e abbigliamento inadeguato hanno riportato ferite gravi, 115 ancora in Ticino. “È un bilancio molto pesante, e che noi con i nostri corsi di guida cerchiamo di limitare - spiega Amodio De Respinis, titolare di una scuola guida per i motociclisti -. La maggioranza degli incidenti avviene negli agglomerati, dove c’è una maggiore densità di traffico e dove la concentrazione dei centauri è alta. Qui, inoltre, bisogna fare i conti con le reazioni, a volte davvero imprevedibili, degli automobilisti”. Ottenere la patente di guida è diventato, se non difficile, almeno piuttosto complicato. Negli ultimi anni sono state infatti introdotte nuove regole alle quali gli aspiranti centauri devono sottostare rigidamente, come ad esempio un numero accresciuto di ore obbligatorie da trascorrere sotto il controllo di un maestro conducente. “Non è un inasprimento fine a se stesso - precisa De Respinis si tratta piuttosto di un tentativo di allinearsi con il resto della Svizzera, dove sia la preparazione all’esame che la prova sono molto più difficili che non da noi. Addirittura quello che in Ticino è considerato perfezionamento, quindi da seguire facoltativamente, una volta ottenuta la licenza di condurre, nel resto della Confederazione è invece compreso nelle formazione pre esame”. Queste differenze affiorano anche quando si passa all’abbigliamento da indossare se si va in moto. Con una spesa che si aggira sui mille franchi ci si può proteggere in maniera adeguata. “Non è raro vedere persone che spendono più di 10mila franchi per una moto, ma che trascurano completamente l’aspetto sicurezza nel vestiario - osserva De Respinis-. Io consiglio di spendere qualche franco in meno per il mezzo e usare i soldi per vestirsi di tutto punto. Fortunatamente questo discorso sta facendo breccia anche da noi. Sino a qualche anno fa chi si proteggeva bene veniva visto quasi come un personaggio stravagante”. A ricordare le regole elemen- tari per viaggiare sicuri in moto è scesa in campo anche la polizia cantonale con la campagna “Non lasciare segni sull’asfalto, lasciali nella tua vita”. “È grazie alla prevenzione che si nota un certo miglioramento nel comportamento dei motociclisti - precisa il sergente maggiore Alvaro Franchini, del reparto traffico della polcantonale-, anche se resiste in molti di loro una mentalità latina che non vede di buon occhio i corsi complementari proposti oltre ai normali corsi di guida”. Conoscere al meglio la moto, sapere come comportarsi in determinate circostanze è ciò che s’impara nelle lezioni. “In particolare si curano gli aspetti di ‘tattica di guida’- aggiunge Franchini - , come ad esempio affrontare curve a destra senza visuale o adottare una guida difensiva”. Tutti aspetti che i centauri potranno approfondire il 21 e 28 giugno, quando sui principali passi alpini si terrà la campagna di sensibilizzazione “Smart Rider”patrocinata dalle polizie di Uri, Grigioni, Ticino e Vallese. o.r. 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Ma vuole un traffico fluido, senza code e vuol viaggiare in sicurezza”. Eppure l’idea di portare a 140 chilometri orari il limite di velocità ha riscosso un grande consenso. Quando è stata lanciata su Facebook da Marco Schläpfer, un giovane imprenditore, in pochi giorni è stata sottoscritta da 100mila utenti. E in due settimane ha raccolto 15mila firme vere, non solo i “Mi piace” di Facebook. Schläpfer ha spiegato d’essere stato spinto a lanciare la raccolta di firme per il fatto che sulle strade nazionali ormai si incontrano una marea di limiti e restrizioni, mentre gli automobilisti sono frequentemente chiamati alla cassa. Opinione approvata anche da diversi consiglieri nazionali che sono entrati nel comitato di sostegno per l’iniziativa. Una proposta simile, ma che prevedeva un limite a 130 km/h, era già stata presentata dal Partito degli automobilisti. “Chiariamo. Sull’ultima proposta presentata a Berna da Marco Schläpfer afferma Belemi -, pur non avendo preso ancora una posizione ufficiale, nutriamo forti “Il cantone ha una conformazione geografica che non si presta a questo genere di progetti” nel concreto, solo una vittoria di Pirro”. “Siamo realisti: dove si potrebbe andare sino a 140 chilometri all’ora senza pericoli? Probabilmente solo da Bellinzona sino a Biasca- fa notare Balemi -. E mi chiedo, quanto tempo si potrebbe risparmiare? Due, tre minuti al massimo. Ma quali sarebbero le conseguenze? Gli incidenti sono in calo grazie alle misure adottate in questi ultimi anni. Noi prima di tutto, come associazione degli automobilisti, dobbiamo puntare alla sicurezza. Poi viene il resto”. m.sp. I limiti 1 2 Vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp boovp fggfuujwp usb jm :/: & f jm 24/: & )gbtdjb ej ptdjmmb{jpof efj ubttj* sjncpstbcjmf jo 23 sbuf nfotjmj dpnqpsub vo dptup dpnqmfttjwp dpnqsftp usb DIG 632/m f DIG 834/31/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwjtp tfdpoep mb mfhhf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej qspepuup ej CBOL.opx TB- Ipshfo/ “A chi guida interessa soprattutto avere un traffico fluido, senza code e in completa sicurezza” rebbe impossibile aumentare la larghezza, salvo fare interventi strutturali e molto costosi. Come sul ponte diga di Melide o su altri viadotti, oppure nelle diversi gallerie che si incontrano sino al Gottardo. “E dunque - riprende Gazzola - al massimo qui si potrebbe andare a 100 km all’ora. A questo punto mi chiedo se ha davvero senso un provvedimento del genere, che sarebbe, dubbi. Soprattutto per il Ticino, dove esiste una conformazione geografica che non si presta a questo genere di progetti. Questa opportunità dunque non riguarda tutta la rete autostradale”. E poi, se anche un domani l’Ufficio federale delle strade decidesse si ampliare la rete stradale e di arrivare alle tre corsie, da Chiasso a Bellinzona, ci sarebbero tratti dove sa- LA RICHIESTA Nel maggio dell’anno scorso il Partito degli automobilisti ha presentato una iniziativa per reintrodurre il limite di velocità a 130 chilometri all’ora sulle autostrade e a 100 chilometri per le cantonali, comunque fuori dai centri abitati L’INIZIATIVA Una seconda iniziativa che ha avuto un successo su Facebook è stata presentata da Marco Schläpfer, un giovane imprenditore, e in pochi giorni è stata sottoscritta da 100mila persone. Si chiede di alzare il limite a 140 chilometri all’ora 3 4 LE NORME Sulle autostrade è attualmente in vigore il limite di 120 chilometri all’ora, sulle semiautostrade di 100 km/h, sulle strade principali e secondarie fuori dai centri abitati di 80 e all'interno delle località di 50 km/h LE CAUSE La rete autostradale è di 382,7 chilometri, poi ci sono 271,4 chilometri di semiautostrade. Limiti ulteriori, sotto i 120 km/h, possono scattare a causa di un sovraccarico del traffico, di una cattiva qualità dell'aria o per ragioni di sicurezza. Ti-Press U n colpo sull’acceleratore va bene, ma arrivare sino a 140 chilometri orari sarà difficile. Praticamente impossibile. Almeno in Ticino. E così l’iniziativa lanciata da un imprenditore di Zurigo per aumentare i limiti di velocità su tutta la rete autostradale, e ora sostenuta anche da diversi consiglieri nazionali e dai giovani dell’ Udc, se pure superasse il voto popolare, non avrebbe effetti da Chiasso sino al Gottardo. “Perché intanto non abbiamo tratti a tre corsie che consentano questa velocità - spiega Renato Gazzola, portavoce del Touring club -. In più abbiamo problemi di capacità di smaltimento del traffico, oltre a diverse gallerie e continue strozzature per i numerosi cantieri”. Senza dire che per problemi ambientali, legati allo smog, spesso scatta il limite di 80 km/h, in particolare nella tratta autostradale che va da Chiasso sino a Lugano nord, dove nelle ore di punta si concentrano anche le maggiori difficoltà. “Il problema - spiega Gian Marco Balemi, direttore dell’Automobil club svizzero - è un altro. L’automobilista ticine- Eb phhj b epnboj tfo{b mbwpsp; qpttp bttjdvsbsf jm njp dsfejup dpousp vo fwfoup efm hfofsf@ TÄ- dpo mb optusb hbsbo{jb efm dsfejup/ W Jo dbtp ej jodbqbdju° bm hvbebhop p ejtpddvqb{jpof W Bttvo{jpof efmmf sbuf nfotjmj W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf “P ortare la velocità a 140 km all’ora è praticamente impossibile sull’8% del tracciato - dice Marco Fioroni, direttore della sede di Bellinzona dell’Ufficio federale delle strade (Ustra) -. Forse, ma non ne sono sicuro, ci potrebbe essere un’eccezione nella circonvallazione di Bellinzona”. Un’eccezione dunque è possibile? “A Bellinzona c’è un rettilineo. Poi tra la teoria e la pratica bisogna vedere”. In che senso? “Perché, ad esempio, i ripari fonici di Bellinzona sono stati progettati per attenuare i rumori prodotti a 120 all’ora. Se la velocità venisse alzata bisognerebbe rifare il progetto da capo o modificarlo profondamente”. Ma in nessun altro tratto è possibile viaggiare più spediti? “L’autostrada è stata costruita per reggere una velocità di 120 km/h. Ci sono norme precise che ci danno il raggio di curvatura e altri importanti elementi di cui tener conto quando dobbiamo intervenire con dei lavori”. Le due proposte sarebbero difficili da concretizzare in Ticino con modifiche strutturali dell’autostrada? “Il problema non è solo la velocità. Bisogna tenere presente anche altri importanti aspetti. Le esigenze ambientali vanno rispettate, più velocità vuol dire più rumore e più emissioni, cioè più inquinamento. Oltre, naturalmente, ai rischi per gli automobilisti e per il traffico”. Chi ha lanciato l’iniziativa sostiene che in Germania i limiti di velocità più alti non hanno comportato problemi. Anzi. “Mi capita di andare spesso in Germania e tra svincoli, rallentamenti o problemi di densità di traffico, sono pochi i tratti dove davvero si possono superare i 120 all’ora”. Attualmente sulla A2 si può viaggiare tra gli 80 e 120 all’ora. Resterà sempre così? “Ecco, questo è un altro aspetto. Ci criticano perché fra limiti di 80, 100 e 120, l’automobilista deve sempre prestare la massima attenzione. Aggiungere anche il limite dei 140 vorrebbe dire complicare la situazione”. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 8 IL CLAN La famiglia Lehner al completo, con mamma Cristina in dolce attesa, a luglio darà alla luce il decimo figlio La storia attualità Cristina Lehner, 44 anni, di Dino, è una supermamma. Nonna da un mese, dopo nove gravidanze, a luglio darà alla luce una bambina. Tanta fatica, ma nessun rimpianto per le rinunce fatte. Un percorso gratificante. E se la sciatica, qualche acciacco e l’anagrafe non le giocassero contro... “Ho dieci figli, ma ai miei ragazzi insegno la castità” PATRIZIA GUENZI H Ti-Press Ritratti di famiglia Mamma Cristina con in braccio il primogenito Giona da piccolo; in alto, Giona, oggi 22enne, ancora con la madre che aspetta una bambina o nove figli, aspetto il decimo, ma a loro insegno la castità”. Cristina Lehner, 45 anni, di Dino, spiega così quello che a prima vista può sembrare un paradosso: “Devono semplicemente aspettare l’incontro con la persona giusta, come abbiamo fatto io e mio marito. Essere consapevoli del significato di quello che a tutti gli effetti è un atto d’amore”. Anche se poi, la vita a volte ti gioca qualche scherzo birichino. “Bè, sì, mia figlia di 20 anni ha appena partorito una bimba”, racconta Cristina. E aggiunge subito: “Ma lo scorso gennaio si è sposata, insomma era quello giusto. D’altra parte non posso pretendere che aspettino le nozze, anche se sarebbe il dono più bello che due persone si fanno l’un l’altra. Comunque, quando mia figlia me l’ha detto non l’ho certo massacrata di botte, anche se mi è corso un brivido lungo la schiena. Ma solo perché non avrebbe potuto finire l'apprendistato. Fortunatamente, però, il datore di lavoro le ha congelato il contratto e promesso che potrà riprenderlo a settembre”. Quello della famiglia Lehner è un cammino di fede, portato avanti con convinzione e perseveranza. Nessun rimpianto per una mancata carriera: “Lavoravo in un’agenzia di viaggi e mi piaceva molto, ma fare la casalinga mi appaga altrettanto”. Per lei e Sacha, il marito che lavora come impiegato, ogni figlio un dono di Dio: “Mai preso precauzioni”. Cristina vive l’ennesima gravidanza con slancio ed entusiasmo, anche se questo bambino, come l’ultimo, potrebbe nascere con qualche problema di salute. “Sono consapevole di correre questo rischio, ma non voglio fare nessun esame. Tanto per me e mio marito non cambierebbe nulla, Ti-Press La vita L’infanzia L’amore LA FAMIGLIA L’annuncio LE REAZIONI La nipote LA FEDE UNA SORPRESA NIENTE RIMPIANTI Cristina è nata in una famiglia molto religiosa. Un percorso che ha condiviso e proseguito con il marito Sacha. Ha già nove figli, il decimo arriverà a luglio. Tutti voluti e accolti con amore, se non fosse per l’età, altri ne seguirebbero. L’annuncio di una nuova gravidanza non sempre viene ben accolta dai figli. Anche se poi tutto rientra nel giro di pochi minuti. Quando la figlia ventenne ha detto a Cristina di essere incinta c’è stato un attimo di smarrimento. Era ancora apprendista. Prima di diventare mamma Cristina ha lavorato in un’agenzia di viaggi. Le piaceva molto, ma fare la mamma di più. lo terremmo comunque”. L’annuncio del decimo figlio ha causato un piccolo terremoto in famiglia. “Ricordo che quando ho fatto il test c’erano le mie due fi- “Spesso mi hanno detto basta! Siamo già troppi! Ogni volta c’era pure qualche mugugno” glie, quella che adesso è mamma a sua volta, e l’altra che frequenta il liceo; quest’ultima non l’ha presa molto bene. Era preoccupata che il bambino non nascesse sano. Ma io le ho risposto: viviamo l’oggi, non viviamo il domani”. Una filosofia di vita che ha permesso a questa super mamma di guardare al futuro sempre con ottimismo. E ad incassare con un sorriso le rimostranze dei suoi ragazzi ad ogni “nuovo arrivo”. “Ormai da anni mi dicono basta, siamo già in troppi!”, confessa. In media ogni due anni la famiglia è cresciuta, sino a raggiungere 6 maschi e 3 femmine. “A luglio nascerà un’altra femmina, pareggiamo quasi i conti”, ride Cristina. Ad allevare nove figli ha contribuito tantissimo papà Lehner: “Super presente, mi ha sempre aiutata, se avesse potuto avrebbe allattato lui. Ri- La carriera cordo che la notte mi diceva: dormi ancora un po’, io intanto cambio il piccolo e tu riposi. Altrimenti, non credo proprio sarei arrivata a fare dieci figli”. Tut- “Non sono per niente pretenziosi, non vogliono vestiti firmati, ma con tablet e videogiochi...” tavia, qualche difficoltà c’è stata, sebbene Cristina appaia appagata, tranquilla anche nel suo continuo correre di qua e di là. Soprattutto i primi anni, quando ancora non era così allena- …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Carolina Cenni APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico ta... “Il momento più duro è stato con i primi cinque. Allora non avevo un attimo per me. In undici anni ricordo di essere uscita un paio di volte con le amiche, non di più. Ora è tutto più soft, c’è sempre un figlio più grande che può badare ai piccoli. Io e mio marito ogni tanto riusciamo pure a prenderci qualche giorno tutto per noi. Pare assurdo, ma più la famiglia è aumentata e più la mia fatica è diminuita”. A non diminuire, invece, i costi per riempire frigorifero e dispensa. “Fatti due conti, spendiamo tra i 2000 e i 2’500 franchi al mese solo per mangiare. Ma stando bene attenti alle offerte o comperando nelle linee economiche dei supermercati, altrimenti sarebbero molti di più”. Ma a casa Lehner vige la regola che non si butta nulla e tutto si ricicla. Abiti e giocattoli passano di fratello in fratello: “I miei figli sono poco pretenziosi, anche i più grandi non mi chiedono mai niente. È come se non gli interessassero vestiti o gadget di marca”. Interessati, e molto, i ragazzi lo sono invece per tutto quello che è tecnologico: computer, iPad, aggeggi elettronici vari, smartphone. “È dura, chiedono in continuazione. Ormai abbiamo dovuto cedere un po’. Il telefonino, ad esempio, i cinque più grandi ce l’hanno, in casa ci sono due computer e, ahimè, tanti videogiochi, e quando esagerano mi tocca requisirli”. Disciplina e organizzazione sono due pilastri fondamentali per gestire una famiglia di queste dimensioni. Fosse solo per pianificare i pasti: “Per fortuna mangiano tutto. Quindi faccio un piatto unico e via, altrimenti dovrei stare in cucina 24 ore”. E poi pulire la casa, lavare, stirare... Eppure, se l’anagrafe non le giocasse contro, Cristina andrebbe avanti a fare la mamma ad oltranza. Così, con rammarico, assicura che quest’ultima sarà la sua ultima gravidanza: “Il fisico non mi regge più - dice -. Ho la sciatica, faccio fatica, qualche acciacco c’è... Mi rendo conto che gli anni passano e che il mio è un ruolo sì gratificante, ma anche tanto faticoso, soprattutto alla mia età. In fondo non posso chiedere di più al mio fisico. Mi fermerò a dieci figli”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 8 giugno 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 9 una rosa a... un cactus a... Chiara Orelli Vassere Marina Masoni In occasione dei 30 anni di attività di Sos Ticino, dalla voce della direttrice arriva un accorato appello a voler dar segno di “maggiore umanità” nei confronti dei richiedenti l’asilo. Che, spesso, sono in grave difficoltà. Boccone amaro per l’ex consigliere di Stato, che si vede costretta dalla pretura a restituire l’archivio che si era portata a casa al momento della sua uscita di scena. Un archivio che, secondo il pretore, deve ora tornare a Bellinzona. La sicurezza La lotta ai furti si fa popolare con l’high-tech Tra crollo dei prezzi e incentivi è corsa agli impianti d’allarme Ormai non guardano più in faccia nessuno. Ricchi, poveri, non fa differenza: entrano e rubano. Tanto che i furti nelle abitazioni sono aumentati: 2.328 lo scorso anno, con un +3.4% rispetto al 2012. E i ladri hanno allargato il raggio d’azione. A venir visitate, oggi, non più solo le ricche case delle famiglie benestanti, ma soprattutto quelle della gente comune, costretta a a far fronte a spese anche per proteggere l’appartamento. Facendo installare, come primo passo, un impianto d’allarme. Impianti che fortunatamente negli ultimi tempi si trovano a prezzi più accessibili. Anzi, c’è chi parla di un crollo dei prezzi, almeno per i sistemi di sorveglianza più usati. “E questo ci fa dire che la sicurezza si è democraticizzata - osserva il criminologo Michel Venturelli -. La richiesta sempre più sostenuta ha fatto progressivamente abbassare i listini. Oggi il costo per la prevenzione in casa grazie alla tecnologia, che consente perfino di controllare a distanza la propria abitazione con l’uso dello smartphone, è alla portata di tutti”. Insomma, la difesa dell’inviolabiltà domestica si è popolarizzata, e non c’è più bisogno di ricorrere alle ronde degli agenti privati tra un’abitazione e l’altra, con una spesa certamente non accessibile a tutti. Ma il business della sicurezza, generato dall’offensiva dei ladri, ha provocato pure la crescita di aziende e figure professionali che si occupano di installare allarmi. Tanti si affidano a società che offrono un canone e poi pensano a tutto: dalle telecamere, alla protezione di porte e finestre. Chi vuole, tuttavia, può anche farne a meno, sistemando La denuncia piccole videocamere “fai da te” che costano meno di 400 franchi. Impianti che migliorano sicuramente la qualità della vita. O almeno offrono un margine di tranquillità in più. “Perciò, non possono più essere considerati un lusso - nota il granconsigliere ppd Luca Pagani che recentemente ha sottolineato questo aspetto con un’interrogazione -. Ho chiesto al Consiglio di Stato di prevedere per le famiglie ticinesi la possibilità di dedurre fiscalmente i costi per questo genere di dispositivi. Attualmente, in base alla legge tributaria non risultano deducibili fiscalmente, perché sono considerati migliorie e non costi di manutenzione”. Va ricordato, però, che oggi molte compagnie di assicurazione suggeriscono l’installazione di allarmi. “Gli strumenti anti intrusione nelle case, vista la situazione che si è venuta a creare soprattutto in certe zone del cantone dove la media di furti risulta piuttosto alta - aggiunge Pagani - sono importanti. Certo, I sistemi 1 IL TRADIZIONALE È il classico impianto d’allarme con dei sensori che, una volta attivato, fa scattare una sirena nel caso in cui nell’abitazione entri uno sconosciuto. Le novità 2 IL SOFISTICATO È un impianto collegato con una centrale. Le società di gestione affittano il sistema e lo installano. In caso di allarme è l’operatore che avverte la polizia. 3 IL LOCALIZZATORE I nuovi sistemi, piccoli e particolarmente efficaci, vengono utilizzati soprattutto per camion e auto. Se i mezzi escono da un perimetro scatta subito l’allarme. 4 IL FAI DA TE Esistono sistemi a prezzi molto bassi. Una o più telecamere che vengono collegate allo smartphone. E la casa si controlla in tempo reale. Nuove risorse tecnologiche per rintracciare i malviventi, controllare le auto e proteggere gli anziani soli Basta un’ “App” per localizzare il ladro La nuova frontiera nella lotta ai furti si chiama localizzazione. E stanno nascendo nuovi sistemi, alcuni governati da semplici applicazioni di uno smartphone. Piccole scatoline alimentate da potenti batterie che permettono di sapere sempre dove si trova una persona, un’auto, una bici o il proprio telefonino. In alcuni casi, e questa è una novità, non si paga neppure un canone e non è necessario mettere i dati della carta di credito online. Come nel caso di Rock Online che ha diverse funzioni e può far scattare un allarme o bloccare un veicolo, oppure, attraverso una carta sim, lanciare segnali a una centrale operativa. A questo genere di apparecchiature, che costano poche centinaia di franchi, stanno ricorrendo pure molte famiglie con persona anziane. Soprattutto quelle che restano molte ore sole in casa sole. È possibile controllarle a distanza e sapere se si muovono o se hanno bisogno di aiuto. Ma la tecnologia regala sempre nuove soluzioni. Attraverso i sistemi di “geo-fencing” si può impostare, ad esempio, un perimetro geografico virtuale, una sorta di confine, e stabilire che se il telefonino o anche un mezzo come l’auto si muovono scatta un allarme. Inoltre, è appena arrivata un’altra app che scatta una foto al ladro nel caso si impossessi di un telefonino. Si chiama Lookout e ha la funzione “theftie”: nel momento in cui viene digitato un codice di accesso errato, oppure si tenta di rimuovere la carta sim del cellulare rubato, scatta un’ immagine e contemporaneamente invia, via email, l’esatta posizione. Dal sito della società è, poi, immediatamente possibile vedere che faccia abbia il ladro. Un sistema simile è stato progettato e funziona ormai da molti anni su Android. Si chiama Cerberus e ha già 300mila abbonati. L’app nella versione di prova, prima ancora dunque si essere perfezionata, è stata scaricata da due milioni di utenti. Contro i ladri di biciclette a noleggio è stata, invece, collaudata una nuova tecnologia: un sistema gps collegato con le videocamere di sicurezza permette alla polizia di seguire il percorso del ladro e di fotografarlo ogni volta che passa davanti a una telecamera. non sono un rimedio assoluto. Però, insieme ai controlli di polizia, alla prevenzione, alla collaborazione tra vicini e ad altri accorgimenti, anche gli impianti d’allarme nel complesso possono rendere il nostro territorio meno attrattivo ai ladri”. Un’altra iniziativa, per incentivare l’uso degli impianti d’allarme, e per adesso unica nel suo genere, arriva dal municipio di Novazzano dove, dopo una serie di furti in successione, si è deciso che le famiglie possono avere un finanziamento. Per gli “antifurti sussidiati” l’amministrazione ha stanziato 20mila franchi; il limite massimo che può essere richiesto è di 500 franchi. “Sino ad oggi - spiegano dalla cancelleria comunale di Novazzano - sono arrivate venti richieste”. Sempre sul fronte della prevenzione da tempo la polizia cantonale offre un servizio mirato per le famiglie. Recentemente, poi, nei 47 centri che fanno parte della regione di polizia comunale III del Luganese, è partita l’operazione “Piazze”, che prevede un calendario di incontri nei diversi quartieri. Gli agenti offrono una check-list di sicurezza e suggeriscono i migliori rimedi contro i furti in casa. In questi centri nel 2013 c’è stato un aumento del 25,1% dei colpi nelle abitazioni. Un’analoga iniziativa è scattata pure a Muralto e a Minusio, dove la polizia non si limiterà solo a fornire consigli utili. Chi vuole potrà fissare un appuntamento e avere una visita a casa degli agenti. A loro potrà indicare sul posto le zone della casa ritenute vulnerabili, in modo da avere i consigli giusti per evitare brutte sorprese. m.sp. “Io, raggirata solo perché ho dato fiducia” Decine le vittime del giovane che gestiva lo Skatepark Vanija di Riazzino “Ci ha rubato un sogno e la fiducia”. Dragana Kojic Maltecca non serba rancore. Ma vuole giustizia per quello che le è accaduto, una storia finita con una denuncia che ha portato un giovane di Matera in carcere, alla sua condanna e alla perdita di parecchi soldi. Prima della vicenda giudiziaria c’è però da fare una premessa. Dragana Kojic Maltecca, coordinatrice di una scuola di lingue ad Ascona, e impegnata nel sociale, nel 2009 ha fondato, insieme ad altre persone una associazione “no profit”: “Statepark coperto Vanjia”, a Riazzino, in memoria del figlio scomparso in un incidente nel 2004. Un ragazzo generoso, che nel giorno del suo diciottesimo compleanno aveva donato metà dei soldi ricevuti in regalo a un progetto umanitario in Africa. Quel denaro è servito a costruire un pozzo d’acqua che porta il suo nome. Ora l’associazione organizza eventi e gare sportive di skate e sostiene inoltre il progetto “Un bicchiere di latte per i bambini di Hanga”, in Tanzania. Per mandare avanti questa attività a Riazzino, custodire la struttura e un negozio interno, Dragana Kojic Maltecca aveva come collaboratore un giovane di Matera in cerca di un lavoro. “Ci aveva detto d’essere un esperto del settore racconta la donna - e poi avevamo ottenuto rassicurazioni dalla famiglia che si era rivolta a noi. Così gli abbiamo dato fiducia e gliamento venduto senza corrispondere poi l’incasso”. Insomma una situazione davvero delicata, che Dragana Maltecca ha tentato inizialmente di risolvere rivolgendosi alla famiglia del giovane. Sino a quando non è La presidente della società no profit: “Ho anche scoperto che aveva rubato nel nostro negozio” lo abbiamo ospitato in Ticino, a casa nostra, per sei mesi. Ma nel giro di due mesi abbiamo capito che qualcosa non andava”. Il giovane gestiva lo spazio Skatepark coperto e, secondo quanto racconta la docente, sono stati scoperti pagamenti mai fatti, problemi con schede telefoniche, “incidenti a ripetizione con l’auto messa a sua disposizione. Incassi non versati e abbi- stato scoperto un furto nel negozio d’abbigliamento sportivo all’interno dello Skatepark con un danno notevole. Ed è partita la denuncia, l’arresto e la condanna a 90 aliquote giornaliere. “Lo ricordo ancora, era il giorno di San Giuseppe dell’anno scorso - racconta la professoressa quando è stato arrestato dalla polizia cantonale. Ha fatto un giorno in cella, poi ha rivelato il nome del complice, è stato liberato ed è partito per l’ Italia. Successivamente, dalla polizia, ma anche attraverso molte telefonate che abbiamo ricevuto, abbiamo saputo che decine di altre persone nel Locarnese erano state raggirate da questo ragazzo con falsi abbonamenti alle partite, vendita di oggetti rubati e altro”. Ora la donna ha anche avviato un procedimento civile in Italia nella speranza di ottenere giustizia. m.sp. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 10 politica Mentre le società per azioni pubblicano le retribuzioni dei manager, quelle dello Stato si trincerano sempre dietro uno strettissimo riserbo IL PUNTO CHANTAL TAUXE Chi rimane e chi lascia la poltrona di ministro L’INCHIESTA Il Caffè, settimana scorsa, ha pubblicato un’inchiesta sulle retribuzioni nei vertici delle aziende di Stato “Si rendano noti i superstipendi” Dai politici il monito per più trasparenza nelle aziende del parastato 1 MARCO CHIESA (UDC) “Non vedo cosa ci sia da nascondere. Il fatto di eccedere in riservatezza, fa nascere sospetti. L’opacità nuoce” L’intervista Albertini, responsabile della Protezione dati 2 SAVERIO LURATI (PS) “L’interesse superiore può battere la privacy” “Considero il livello di trasparenza dello Stato, che è fondamentale per un corretto rapporto tra i cittadini e le autorità , ad un buon livello in Ticino . Vige il principio base della pubblicità, ma ovviamente non tutto può essere pubblico. Soprattutto quando riguarda dati personali”, spiega Michele Albertini, responsabile cantonale della protezione dei dati. Rendere pubbliche le retribuzione dei vertici, dei direttori del parastato sarebbe possibile? “Per poterle pubblicare occorre che via sia una base legale o il consenso esplicito delle persone”. “Non solo gli stipendi dei manager, ma tutte le retribuzioni dovrebbero essere note, anche le paghe da fame di certe aziende” 3 “Rendere noti gli stipendi non è affatto trasparenza, incita solo al voyeurismo e stimola invidie. Il problema è molto più ampio” 4 E se non vi è base legale? “Se non vi è base legale, l’autorità può pubblicarle soltanto se lo ritiene giustificato per un interesse pubblico maggiore”. La Confederazione pubblicizza però le retribuzioni dei vertici della aziende federali, per analogia non si potrebbe fare così anche in Ticino? “Come detto, tutto dipende dalla volontà politica. E dall’interesse pubblico maggiore. Inoltre ci sono vari modalità per pubblicare i dati. Si può evitare di entrare nel dettaglio. Si può pubblicare, ad esempio, una scala degli stipendi, evidenziando così che per quella funzione si può andare da un minimo ad un massimo, senza specificare la cifra sino all’ultimo centesimo”. L’esperto Pestoni, dell’associazione Servizio pubblico “Maggior chiarezza negli enti cantonali” GIOVANNI JELMINI (PPD) ROCCO CATTANEO (PLR) MISTER DATI Michele Albertini, incaricato cantonale della protezione dei dati ma è la lottizzazione dei partiti nel parastato”. Nodo sottolineato da Rocco Cattaneo, presidente del Plrt: “Per i membri dei Cda delle aziende statali deve valere il criterio della competenza, qualità ancor più fondamentale nella nomina dei dirigenti”, dice Cattaneo, che non vede difficoltà nel rendere pubblici gli stipendi: “Si tratta di aziende al 100% dello Stato. Conosciamo la retribuzione dei ministri, e allora dov’è il problema?”. Appunto. [email protected] Q@clem_mazzetta “Conosciamo la retribuzione dei consiglieri di Stato: non ci dovrebbe essere problema a rendere note quelle dei vari direttori” 5 ATTILIO BIGNASCA (LEGA) “I problemi del Paese sono altri, inutile disquisire sulle retribuzioni dei dirigenti. Ma sarebbe meglio pagarli con il bonusmalus” Ti-Press Non bisogna andare negli Stati Uniti per vedere pubblicate le retribuzioni dei manager statali. Pure gli stipendi dei dirigenti del parastato svizzero sono di dominio pubblico. Si sa cosa guadagna il direttore delle Poste, delle Ffs, della Ssr. In Svizzera. Non in Ticino, però. Qui la trasparenza non pare una virtù. Ignote quasi tutte le paghe ai vertici del parastato. E più in generale anche nella pubblica amministrazione. Mentre in Italia persino per i segretari comunali sono pubblicate le schede con il dettaglio della retribuzione annuale, in Ticino si preferisce fare riferimento a classi, scale salariali, coefficienti di moltiplicazione. Dire e non dire. Così sfogliando leggi e regolamenti, si può dedurre che un procuratore pubblico può percepire il massimo della 39ma classe salariare dei dipendenti pubblici moltiplicato per 125% adeguata all’inflazione. Calcolo non certo alla portata del cittadino comune che vorrebbe saperne di più. “Il fatto di eccedere in riservatezza, fa nascere sospetti, che non hanno motivo d’esserci”, osserva Marco Chiesa, capogruppo Udc, che aggiunge: “laddove c’è un contributo pubblico credo che non si intacchi nessuna riservatezza o la privacy se si pubblica la paga dei manager”. Ma così non è. E ogni tanto qualcuno cerca di vederci meglio. Gli ultimi, ad esempio, sono stati i consiglieri comunali luganesi dell’Udc Raide Bassi e Tiziano Galeazzi nell’aprile scorso. Dalla loro interrogazione si è venuto a sapere che in città ci sono cinque funzionari che percepiscono più di 200 mila franchi l’anno. “La trasparenza non va intesa in questo modo. Rendere noti gli stipendi incita al voyeurismo e stimola invidie – ribatte il presidente del Plrt Giovanni Jelmini –. Trasparenza è sapere se i dirigenti sono all’altezza del loro lavoro, se i tanti uffici che si sono creati negli anni, anche per fare carriera, hanno ancora un senso”. E Attilio Bignasca coordinatore della Lega avverte che i problemi del Paese sono altri: “Non è così che risolviamo la situazione delle finanze in rosso, anche se certi manager sarebbe meglio pagarli con il bonusmalus”. Di tutt’altro parere il presidente del Ps, Saverio Lurati: “Non solo gli stipendi dei manager, ma tutte le retribuzioni dovrebbero essere pubbliche, anche le paghe da fame che versano certe aziende”. In passato a cercare di squarciare il velo dell’opacità era stato l’ex deputato Donatello Poggi. Ma alla sua interrogazione sulle retribuzioni dei funzionari, gli vennero forniti solo dati generali. Il numero degli alti funzionari nelle classi speciali, come il cancelliere, il capo della polizia, il medico cantonale, il responsabile della protezione dati, e così via: 35 in tutto. A cui vanno aggiunti i dipendenti a contratto speciale, altri 72. Spiccava il dato degli stipendi delle classi A e B del dipartimento della Sanità e socialità (Dss): oltre 10 milioni. Comprensibile visto che riguarda le retribuzioni dei vari medici e degli psichiatri direttori all’Osc. Si spiegava che “l’attribuzione di un dipendente ad una classe speciale avviene sulla base dei compiti che è chiamato a svolgere, delle responsabilità che deve assumere, della delicatezza della funzione. E non da ultimo, dei salari che per prestazioni analoghe vengono mediamente corrisposti nel settore privato”. C’è poi la spinosa questione degli enti del parastato, di cui ha parlato il Caffè settimana scorsa. Con il paradosso della Società elettrica sopracenerina che pubblicizza la retribuzione del suo direttore in quanto società per azioni, mentre l’Azienda elettrica ticinese, che l’ha incorporata, tace. “Non so se sia un paradosso, di sicuro non c’è ragione per questa riservatezza – sostiene Michela Delcò Petralli, deputata dei Verdi - . Una maggior trasparenza in tutti i settori non può che far bene a condizione che si evitino strumentalizzazioni. È chiaro che la trasparenza da sola non basta. Nel parapubblico occorre nominare i vertici per le competenze, non per meriti di partito. Il proble- Ti-Press CLEMENTE MAZZETTA Ci vuole una trasparenza maggiore nel parastato, a partire dagli stipendi. Ma non solo. Per Graziano Pestoni, dell’Associazione servizio pubblico occorre rafforzare il ruolo dello Stato sulle sue aziende per indirizzarne le strategia e verificarne l’operato. “Sono stato per 12 anni nella commissione parlamentare per l’energia e mi sono occupato dell’Azienda elettrica nel dettaglio, esaminandone i vari rapporti. Ritengo giusto che sia il parlamento, che verifica e approva i conti delle aziende, il luogo più opportuno per determinare dei tetti caso per caso, senza eccedere nel definire una norma uguale per tutti”. Ovvero trattamento differenziato per le varie società, dall’Azienda elettrica, all’Ente ospedaliero cantonale, a Ticino Turismo, da Banca Stato, all’ Azienda cantonale dei rifiuti. Cosa che avviene già oggi. Solo che le retribuzioni dei vertici sono conosciute soltanto dal Consiglio di Stato e non sono pubbliche. “Sarebbe meglio che fossero note per tutti, il che è doverosonell’ottica della trasparenza - osserva Pestoni -. Purtroppo non è così. Non ritengo giusto che la paga dei vari direttori superi quella dei consiglieri di Stato, che hanno responsabilità e impegno più elevati. E con una retribuzioni che non è un granché, a parte il sistema pensionistico, che li privilegia in modo eccessivo”. Non è ancora veramente un tema di discussione a Berna, ma non dovrebbe tardare a diventarlo con l’avvicinarsi delle elezioni federali dell’ottobre 2015: chi rimarrà in carica e chi lascerà tra i consiglieri federali? A priori, la risposta è semplice: nessuno. La decana in governo, Doris Leuthard, è in carica dal 2006 e colleziona quindi dieci anni di mandato. In generale, i consiglieri federali occupano il posto in media poco più di dieci anni. Ma dal 2003 con lo sgretolamento della formula magica sappiamo come la rielezione dei ministri che, in dicembre chiude il rinnovo delle cariche federali, non rappresento più una formalità. Sola ppd in seno al collegio, giovane quarantenne, Doris Leuthard è sempre molto popolare e non ha, quindi, alcuna ragione a lasciare la scena. Fa comunque fatica a concretizzare l’uscita dal nucleare e si scontra con forti opposizioni. L’argoviese potrebbe stancarsi di contrasti tanto aspri. Di colpo, il suo bilancio personale appare singolarmente deludente, se rapportato alle speranze indotte dalla sua personalità consensuale e pragmatica. Eletta nel 2007 in circostanze poco chiare, Eveline WidmerSchlumpf ha già scavato un solco più profondo. Dopo anni di tentennamenti da parte dei suoi predecessori alle Finanze, ha affossato il segreto bancario e resterà già fin d’ora colei che ha spinto la piazza finanziaria a conformarsi agli standard di un mondo globalizzato, diventato avido di entrate fiscali rilocalizzate. Il destino politico della ministra che ha preso il posto di Blocher non è comunque al riparo da un tardivo atto punitivo. Tutto dipenderà dagli equilibri nell’Assemblea federale. Una cosa è certa: l’Udc non la perdonerà mai e gli altri partiti che l’hanno utilizzata nel 2007 non si sentono più tanto legati alla sua figura, come lo erano nel 2011. Arrivato nel 2008, Ueli Maurer può temere per la sua rielezione. Anche se perdesse velocità, l’Udc avrebbe comunque diritto ad un seggio. Ma è la qualità del suo lavoro ad inquietare. Il parlamento può davvero permettersi di confermare un ministro tanto incompetente? Sulla carta, i due liberali-radicali e i due socialisti non dovrebbero inquietarsi. Ma un cattivo risultato del Plr potrebbe indebolire la posizione di Didier Burkhalter e Johann Schneider-Ammann. Si dovesse sacrificare un nome per i nuovi equilibri emersi dalle urne, il bernese che non ha convinto - potrebbe pagare il conto. La sua attuale aura non rende immune neanche il neocastellano: dovesse impantanarsi il dossier europeo di cui si sta occupando, le conseguenze potrebbero essergli fatali. Simonetta Sommaruga e Alain Berset sono invece troppo giovani e di nomina troppo recente per essere a rischio. Ma se la sinistra dovesse attaccare i seggi borghesi nei primi turni di voto, potrebbe subire un imprevedibile effetto boomerang. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 “Black list per chi viola le regole sul lavoro” politica C aggiunge Specchietti, soddisfatto perché l’azione della Mes non ha trovato proseliti: “Temevamo che anche altri seguissero il loro esempio, così non è stato segno che produce componentistica per la fabbricazione di motori elettrici, pagava 14,55 franchi all’ora, pari a 2.517 franchi al mese. Ben lontani, quindi, da quel minimo di 22 franchi all’ora dell’iniziativa sui salari del 18 maggio. “Staremo a vedere se i datori di lavoro, come più volte dichiarato in passato contestando i salari minimi per L’intervista Albertoni, Associazione interprofessionale di controllo, chiede norme certe per tutti tutti, saranno disponibili ad incontrarci per trovare delle soluzioni, per stipulare contratti collettivi. Se così non fosse noi continueremo con le nostre iniziative”, “Contratti collettivi contro le paghe da fame” I GIANNI ALBERTONI Presidente Associazione installatori elettricisti ticinesi " È cominciata la nuova offensiva sindacale dopo il no al salario minimo Ti-Press ontrolli, denunce, trattative, interventi sul campo, segnalazioni alla magistratura. Ecco come i sindacati intendono contrastare quel “mercato parallelo”, quell’economia che sta devastando il mondo del lavoro ticinese. Una realtà fatta anche di paghe al di sotto dei duemila franchi e con una disoccupazione giovanile elevata. Il sindacato intende reagire al no al salario minimo di 4 mila franchi, confermato in Ticino con il 68% dei voti, anche con la pubblicazione di una black list delle aziende che violano sistematicamente i minimi salariali, e fanno dumping. Lo ribadisce Enrico Borelli segretario di Unia: “Abbiamo già documentato i primi sette casi e li renderemo pubblici nelle prossime settimane. Purtroppo il risultato della votazione dello scorso 18 maggio che ha bocciato il salario minimo, non permette di dare una risposta ai gravi problemi del mercato del lavoro del Ticino, alle distorsioni sempre più pesanti e alla fortissima pressione sui salari”. Per i sindacati nel cantone ci sono stipendi più bassi della media svizzera, soprattutto per la mancanza di contratti collettivi di categoria e regole rispettate sui minimi salariali. E ci sono persino retribuzioni “impossibili”, come quelle denunciate dal sindacalista Marcello Specchietti, dell’Ocst: un frontaliere che aveva firmato un contratto di lavoro nel Luganese per 1300 euro al mese (pari a 1600 franchi) per dieci ore di lavoro al giorno. “Segnalo anche il caso della Mes di Stabio che ha disdetto il contratto collettivo dopo 37 anni, ma che quest’anno è stata costretta ad applicare i salari minimi di tremila franchi”. L’azienda ! ! 11 ! ! " o lo ripeto da tempo: l’unica soluzione contro le paghe da fame e il lavoro nero sono i contratti collettivi estesi a tutti i settori”. Gianni Albertoni, presidente dell’Associazione installatori elettricisti ticinesi, della Commissione paritetica di categoria e membro della Tripartita e dell’Associazione interprofessionale di controllo (Aic), non ha dubbi. Il risultato del voto sul salario minimo lascia aperto un problema: i controlli. Quelli che si fanno sono sufficienti? “Contro il dumping si può fare sempre di più. Ma le verifiche si fanno. An- che noi come associazione, come i sindacati e l’Aic, li facciamo. Poi, è chiaro che i furbi ci sono e ci saranno sempre”. Parla di chi assume frontalieri a basso costo o operai senza il permesso? “Il lavoro nero riguarda tutti. Compresi padroncini e distaccati, che sono una grave piaga. E infatti si discute se pubblicare i nomi di chi li chiama sistematicamente. Ma ripeto: l’unica soluzione sono i contratti collettivi, che sono firmati dalle parti, dettagliati, e che devono essere rispettati”. Ma non tutti li vogliono, tanto è vero che in Ticino il governo ha imposto numerosi contratti normali, sono strumenti adeguati? “Personalmente li ritengo la purga degli imprenditori, e la devono bere coloro che non colgono l’importanza della contrattazione collettiva. Quello normale è un contratto collettivo forzato”. Nel senso che è obbligato? “Certo. Come il nostro degli installatori elettricisti. Noi avevamo un contratto cantonale che è stato disdetto dai sindacati. Ora è stato decretato per forza obbligatoria, cioè sottoposto dalle parti al Consiglio federale che lo ha reso appunto obbligatorio. E dunque nessuno più sfugge”. m.sp. che abbiamo a che fare anche con dei datori di lavoro che sanno fare il loro mestiere”. Caso Mes a parte, va ricordato che anche per i dipendenti del Servizio cure a domicilio (Scudo) di Lugano è stato disdetto il contratto collettivo di lavoro. Cosa avvenuta pure in un settore storico per il Ticino, quello del granito. Perciò Borelli è poco ottimista: “Siamo di fronte alla completa mancanza di etica da parte di alcuni datori di lavoro che nei mesi scorsi avevano ripetuto che non bisogna agire a livello legale, ma a livello contrattuale. Li aspetto al varco. Purtroppo notiamo che sempre più spesso lo stesso padronato disdice i contratti collettivi. Cosa ne pensano i partiti di tutto ciò? Perchè da 15 anni non siamo avanzati di un millimetro nella contrattazione collettiva, mentre si sono liberalizzati gli orari, precarizzati gli addetti, intensificati i ritmi”. Per queste ragioni, il sindacato, sottolinea Borelli, ha istituito un gruppo di lavoro interno col compito di studiare altre iniziative concrete: oltre le black list, la denuncia dei casi di dumping al ministero pubblico, l’intervento sindacale nei posti di lavoro, il pressing a livello contrattuale: “Su tutte queste iniziative che elaboreremo siamo ovviamente pronti a mobilitare i lavoratori”. c.m. 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Y^\ IF GIFDŸD flflflD¥w‡zwDy~ IL CAFFÈ 8 giugno 2014 12 politica La polemica 1 2 FRANCO ZANTONELLI Anche i ricchi di sinistra, nel loro piccolo, piangono. Può capitare quando qualcuno irride alla loro vita da benestanti, cavalcando il luogo comune che vorrebbe un’esistenza di stenti, per chi difende i diritti delle persone più sfavorite. Per intenderci: chi è di sinistra dovrebbe condividere, secondo questo punto di vista, le stesse ristrettezze degli operai, delle famiglie monoparentali e degli immigrati poco scolarizzati. Vedendo così le cose un consigliere comunale udc di Ginevra, Eric Bertinat, dopo aver scoperto che l’ex consigliera federale socialista Micheline Calmy-Rey ha acquistato un appartamento da tre milioni di franchi, ha pensato bene di rendere pubblica la notizia. “Un socialista senza una villa è come il sole senza raggi”, ha postato, tagliente, su Facebook. “Calmy-Rey- ha detto Bertinat a Le Matin -ha predicato bene per tutta la vita e, adesso che ha lasciato la vita politica, razzola male. Ha sempre denunciato il L’ADDIO Nel settembre 2011, dopo 9 anni di governo federale e mentre è presidente della Confederazione, annuncia che non si ripresenterà alle elezioni di dicembre. Keystone LA CARRIERA Micheline Calmy-Rey nel 1974 entra nel Ps ginevrino. Nel 2002 è eletta in Consiglio di Stato. Dal 2003 al 2011 è responsabile del dipartimento federale degli Affari esteri (Dfae). Anche i socialisti piangono... sulla casa di lusso da 3 milioni L’Udc attacca l’ex ministro Calmy Rey e il Ps ribatte duro capitalismo, l’ineguaglianza e la distribuzione della ricchezza ed ecco che, nella sua vita privata, si comporta come una borghese”. Le invettive dell’esponente dell’ Udc hanno infiammato il web, con commenti di riprovazione per l’ex ministra degli Esteri ma, anche di denuncia nei confronti di Bertinat, accusato di meschineria. “Forse che chi è di sinistra deve andare in giro vestito come un senza casa e frugare nei cassonetti, per trovare qualcosa da mangiare?”, chiede, po- lemicamente, un “internauta”, schierandosi dalla parte di Calmy-Rey. Particolarmente indignato è il consigliere nazionale socialista ginevrino, Carlo Sommaruga. “Insomma - dice - i soldi che qualcuno ha guadagnato, senza sfruttare gli altri, non devono costituire un tabù”. Anche se si sta parlando di tre milioni, una cifra considerevole. “Ma che Micheline Calmy-Rey ha risparmiato grazie ai suoi stipendi di consigliera di Stato prima e di consi- gliera federale poi. Non vedo dove sia il problema”, ribatte Sommaruga. Tuttavia, in un’epoca in cui i politici non godono di buona stampa, a causa dell’offensiva populista, viene da chiedersi se non sarebbe opportuno evitare certe ostentazioni? Sommaruga è categorico: “Non vedo dove sia l’ostentazione, almeno nel caso di CalmyRey, se tiene conto del prezzo degli immobili, a Ginevra. Se proprio vogliamo parlare di ostentazioni allora ricordiamo i Lo scontro Ci sarà soltanto una lista unica fra Mps e Partito comunista 74 milioni, spesi dalla figlia del presidente kazako, per una villa, sulle rive del lago”.Fatto sta che, ascoltando Sommaruga, il sospetto che i socialisti abbiano qualche problema da risolvere nel rapporto con il denaro, rimane. “Non è assolutamente così, chi l’ha detto che non si può essere ricchi e avere idee progressiste e favorire l’eguaglianza”, afferma un altro socialista, il granconsigliere vodese, Nicolas Mattenberger. Il quale, oltre a una bella casa, possiede, 3 L’ACQUISTO Alla fine di aprile sul Foglio ufficiale del canton Ginevra appare l’acquisto da parte di Calmy Rey di una casa da tre milioni di franchi. l’udc Eric Bertinat la rilancia su Facebook. pure, un suv e un consistente conto in banca. “Che problema c’è? Faccio l’avvocato e ho un buon reddito”. Inevitabile ricordare che quando un altro ex ministro socialista, Moritz Leuenberger, è entrato nel Cda di Implenia, è scoppiato un mezzo putiferio. “Quello era un caso un po’ diverso, in quanto si intravvedeva il rischio di un conflitto di interessi. Nel senso che si poteva pensare che Implenia avesse voluto fare un regalo a Leuenberger”nota Mattenberger. Meglio, dunque, se i socialisti si tengono alla larga dai consigli di amministrazione. “Assolutamente no. Con la loro presenza possono contribuire a rendere un’azienda più sociale”, replica Mattenberger. Tornando a Calmy-Rey, la notizia dell’appartamento da tre milioni sembra rivelarsi una tempesta in un bicchier d’acqua. “Quei soldi li aveva e li ha spesi, li avesse nascosti sarebbe stato peggio”, afferma il consigliere nazionale ps di Friburgo, Jean-François Steiert. [email protected] ‡ø á øÄ Ti-Press La sinistra che sogna l’unità avanza divisa per le elezioni Senza i Verdi sul fronte “destro” ambientalista, senza i comunisti (Pct) e il Movimento per il socialismo (Mps) sulla sinistra, il Ps si presenta in perfetta solitaria alle elezioni cantonali del 2015. Fra la sinistra antagonista e quella governativa, non si riesce a trovare un comun denominatore. “Ed è un peccato, perché su molti temi c’è stata anche recentemente una collaborazione fra le forze progressiste, penso alla votazione sul salario minimo dello scorso 18 maggio - dice la capogruppo parlamentare del Ps Pelin Kandemir -. Ma non posso che prendere atto della loro scelta e rispettarla”. Il fatto che non esista più, a partire dal 1998, alcuna possibilità di congiunzione fra liste diverse per le elezioni cantonali, accentua le divisioni. Una iniziativa per reintrodurla, proposta dal deputato udc Eros Mellini, è stata bocciata dal parlamento nel giugno del 2013. Prevale così la logica del contarsi, più che quella del contare. “La scelta di presentarci con una lista unitaria PctMps per il Consiglio di Stato, oltre che per il Gran Consiglio, pur essendo al momento solo un orientamento prevalente, non credo verrà smentita dalle assemblee dei due partiti”, conferma Matteo Pronzini, unico deputato Mps-Pct eletto nel 2011. E così si assisterà ad una riedizione del fronte diviso di quattro anni fa. “Noi rappresentiamo un’altra sinistra - spiega Pronzini -. La nostra è la I DEPUTATI Il deputato dell’Mps Matteo Pronzini e, sotto, il capogruppo Ps Pelin Kandemir Bordoli sinistra che si è opposta ai bilaterali con l’Ue, che ha chiesto misure concrete di tutela per il mondo del lavoro, che combatte contro le leggi “ad personam” del Fox Town, che interviene denunciando gli scandali che si sono succeduti a ripetizione negli ultimi anni a BancaStato. Il Ps si muove invece con un’altra logica, è un tipico partito governativo”. Una distanza che Kandemir non vede però così profonda: “Come Ps abbiamo sempre avviato forme di collaborazione in Gran Consiglio. Lo facciamo regolarmente, come sul salario minimo o contro il taglio dei sussidi di cassa malati. Quando si tratta di argomenti precisi, ci sono molto meno distanze fra di noi. Poi, loro, hanno sicuramente un’impostazione diversa”. Le congiunzioni, che permettono di mantenere un propria identità di lista e garantirsi un risultato elettorale, pur possibili a livello nazionale, non sono ritenute uno strumento valido dai Verdi. Nel 2011 per il Nazionale puntarono tutto sulla deputata Greta Gysin che ottenne un brillante risultato, ma non sufficiente. Perse lei e perse la sinistra che si trovò con un seggio di meno. Il Ps diede la colpa “all’azzardata strategia elettorale” del coordinatore dei Verdi Sergio Savoia. Ma in verità Gysin non ce l’avrebbe fatta comunque. Con la congiunzione sarebbe entrato il secondo candidato del Ps, Raoul Ghisletta. c.m. *(/" %#(0&(!, !’ +$-), @ {Ê ô õ– QƹQ–ÛÛ .êò‹Ü =©‹ê ÜêÍò‹ ‹êÍ‹ ò‹ —=nÜ‹— ‹êÍ H–‹ =êòênn‹ -ØØ -—=ËÜ– ê —Ø H‹nê !ËØØ!Ü£ –ôÊ–Õ–ô {ôFÕÆ{ ƹ ÊÆFÊÛ`ó ÆÛÛÕõ– ¹CÆ{ÊôQ=FÆ õ¹¹ QFÆ{ ÛƹۖQ{–Û§ ÛôÕ ¹CÆQQôF{–ÊÕ{ô -¹¹ -ÆFÊÛ`* |ÆF{Û– Æ Q`Ê–{ô ÛFÆ F – ÊôÕõ–ƹ– –¹ {`ô Êô{{ô Q`– Qƹ`Ê– ƹ *ʹ¹*Û§ IL CAFFÈ 8 giugno 2014 13 economia Il turismo I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Ti-Press Bloccare la deflazione per evitare una paralisi I cinesi bussano in vista di Expo Sale la richiesta di hotel a Lugano ma il referendum frena le offerte GIORGIO CARRION L’indiscrezione proviene da ambienti di Expo 2015: delegazioni di aziende cinesi, dopo l’accordo di libero scambio che entra in vigore il primo luglio, starebbero “opzionando” camere per i mesi della kermesse mondiale che si svolgerà a Milano dal primo maggio 2015. E avrebbero alberghi ticinesi, in particolare di Lugano e dintorni, come base logistica. “Non ho notizie precise circa prenotazioni nei nostri hotel – afferma Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo -, ma non mi stupirei affatto se ciò avvenisse”. È facile ipotizzare che la delegazione cinese, oltre ai normali turisti, sarà molto numerosa. La Repubblica popolare ha deciso di realizzare nell’area di Rho-Pero ben tre padiglioni (unico Paese a fare tanto), con un investimento di oltre 60 milioni di franchi. “Non nego che c’è una forte aspettativa. Siamo molto interessati alla clientela cinese, ed è noto che Lugano, in particolare, coltiva da anni relazioni con quel Paese, i suoi organismi economici e culturali”, nota Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino (vedi intervista in basso). Ma dati precisi su riservazioni di camere, per ora, non se ne conoscono. Anche perché nessuno vuole scoprire le carte (leggi tariffe) prima del tempo. “La partecipazione cinese avrà un grande significato”, dice Wang Jinzhen, vicepresidente del China Council for the promotion of international trade (Ccpit), responsabile della presenza cinese all’evento. Il tema scelto dalla Cina è “Terra di speranza, cibo per la vita” e incarna l’atteggiamento di gratitudine e cooperazione che l’uomo deve avere con la Terra che lo nutre: “Agricoltura, ali- zhen. I tre padiglioni occuperanno una superficie di 4.590 metri quadri. Uno sarà istituzionale, cioè realizzato direttamente da “Un grande operatore interessato a 100 posti” ELIA FRAPOLLI Direttore di Ticino Turismo Gli affari IL COMMERCIO ESPORTAZIONI La Svizzera nel luglio scorso ha firmato un accordo con la Cina. Un documento di 1152 pagine che non riguarda soltanto l’export effettivo, ma riporta nel dettaglio tutte le merci potenzialmente commerciabili. Gli scambi commerciali tra Svizzera e Cina hanno cifre importanti: 18 miliardi nel 2012, in crescita del 20% rispetto al 2011. Le esportazioni svizzere hanno superato gli 8 miliardi. La novità Pechino a Milano avrà tre padiglioni che occuperanno una superficie di 4.590 metri quadri Pechino; il secondo sarà della Vanke, una delle più grandi imprese immobiliari del Paese dei mandarini; il terzo sarà invece opera di un consorzio di imprese cinesi. Il personale impegnato nella gestione di questi padiglioni è stimato in circa 200-250 persone, che dovranno essere ospitate per mesi. Tra Milano e la Cina, poi, c’è un rapporto di fortissimo interesse, basti dire che la comunità cinese nel capoluogo lombardo conta 24mila residenti e 3mila imprese individuali, che a loro volta attireranno altri turisti. “Siamo consapevoli che il Ti- L’intervista L’attesa del presidente di Hotelleriesuisse I rapporti L’accordo mentazione, ambiente, sviluppo sostenibile sono i punto focali della partecipazione della Cina a Expo 2015”, sottolinea Wang Jin- “C’è un grande operatore turistico italiano che chiede camere per Expo 2015”. La notizia è di quelle che mettono a rumore il settore dell’ospitalità ticinese. A darla è Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino. Le risulta che ci sia un interesse sul Ticino per gli ospiti di Expo 2015? “Da notizie che mi sono giunte - quindi non confermate al 100% - c’è un grande tour operator italiano che ha chiesto offerte destinate a quattro persone per camera o appartamento”. Di quali nazionalità? “Si presuppone siano potenziali clienti provenienti dalla Cina. Si ipotizza un centinaio di pernottamenti al giorno generati da aprile ad ottobre 2015. Ci tengo comunque a sottolineare il fatto che si tratta di supposizioni”. …suffragate da analisi che i tour operator italiani già fanno da tempo. Cosa può rappresentare Expo 2015 per il turismo ticinese? “Expo 2015 sarà sicuramente un protagonista importante dei pernottamenti dell’anno prossimo. Il nostro cantone si distingue per sicurezza e ambiente mediterraneo. Da parte nostra siamo pronti ad accogliere gli ospiti che desiderano visitare Expo 2015. Siamo già all’opera per garantire un facile accesso all’esposizione universale di Milano. In occasione dell’ultimo Salone del mobile di Milano, la nostra categoria, in collaborazione con l’Ente turistico del Luganese, ha organizzato un trasporto con due pullman il mattino e due pullman per il rientro in Ticino la sera”. LORENZO PIANEZZI Presidente di Hotelleriesuisse Ticino cino può rappresentare una piattaforma molto favorevole per partecipare ad Expo. In questi giorni abbiamo perfezionato alcuni pacchetti turistici che prevedono trasporti alla manifestazione, ticket d’ingresso e pernottamento”, spiega Frapolli. L’offerta è rivolta agli stranieri ma anche agli svizzeri, che potranno approfittare di una doppia possibilità: soggiornare e visitare il Ticino e recarsi ad Expo. Ma finchè non sarà sciolto il nodo del referendum contro il finanziamento per la presenza del cantone all’Expo, i contenuti dei pacchetti turistici non saranno resi noti. “L’evento in se stesso dovrebbe generare effetti positivi sul settore turistico e sui settori collegati - ha scritto l’economista Valentina Mini nello studio Expo 2015: opportunità e scenari futuri per il Ticino e la Svizzera, realizzato con Davide Arioldi e Rico Maggi dell’Ire -. È importante notare che il successo e i maggiori effetti economici e sociali di un’esposizione universale non sono riferibili direttamente all’evento, ma risiedono nella capacità di attivazione di processi di miglioramento strutturale delle condizioni quadro del territorio”. [email protected] Vantaggi Alimenti MENO DAZI IL CIOCCOLATO Quasi il 95% delle esportazioni svizzere dirette in Cina con il nuovo accordo beneficerà di una notevole diminuzione dei dazi doganali. Per fare un esempio: il 99% per il tessile (1,3% esportazioni elvetiche). L’accordo entrerà in vigore il primo luglio di quest’anno e riguarda anche l’alimentare. La Svizzera ha esportato in Cina prodotti agricoli per un valore di 52 milioni di franchi, 6 milioni solo di cioccolato. La “start up” che va a caccia di sentenze Un motore di ricerca ticinese per setacciare la giurisprudenza In futuro verrà “motorizzato” per cercare documenti giuridici in 27 lingue diverse. Per ora va a caccia nella giurisprudenza svizzera. “Cerca fra le sentenze emanate da qualsiasi tribunale della Confederazione nelle tre lingue nazionali”, spiega Domenico Basile, consulente aziendale e specialista in risorse umane, uno dei tre ideatori (gli altri sono l’esperto in informatica e projet manager Valerio Musso e l’avvocato Costantino Delogu) di NrGlex, un motore di ricerca specializzato in ambito legale, nato da una start-up. L’idea è di fornire ad avvocati, notai, giuristi, studenti di giurisprudenza e magistrati, unostrumento agile e completo, accessibile a tutti. “NrGlex può essere utile anche ai Comuni, a società fiduciarie, banche e aziende. Ogni giorno inseriamo sentenze firmate dai giudici dei diversi tribunali e il sistema - spiega Basile - viene testato da avvocati in tedesco, francese e italiano”. Per ora la ricerca parte dal 1990 ma l’archivio è destinato a crescere ancora. La nuova start-up è tutta ticinese, con sede centrale a Breganzona, e ha anche altri due uffici, a Zurigo e Ginevra. Ma guarda già oltre i confini nazionali. Re- LA RICERCA Il motore di ricerca messo a punto dal gruppo di lavoro di NrGlex a Breganzona centemente i suoi ideatori sono stati chiamati ad intervenire in un simposio a Roma, dove hanno suscitato molto interesse raccontando come è stato sviluppato il progetto. Hanno spiegato su quali aiuti economici la loro start-up ha potuto contare Ticino e i prossimi obiettivi. “Il piano futuro è di allargare i confini della nostra attività - precisa Basile - per arrivare a com- prendere 27 lingue diverse arrivando ad altri Paesi. Le prossime tappe saranno l’Italia (con sentenze anche della Corte costituzionale e provvedimenti del servizio antimafia) e in Inghilterra”. NrGlex lavora come motore semantico. Quando si effettua una ricerca e si inserisce la frase o le parole da cercare il software non va soltanto alla ricerca di quei termini. Ma cerca di capire il senso della frase e, dunque, punta ad escludere in partenza ciò che non interessa. In pratica con la ricerca semantica viene analizzato il testo di migliaia di sentenze estraendo quelle più pertinenti alla ricerca impostata. In questo modo si evita di dover digitare più combinazioni di parole nelle mascherine di motori di ricerca prima di arrivare al documento che realmente si cerca. Insomma, la giurisprudenza elvetica passata al setaccio con un sistema intuitivo e facile da usare, anche perché una volta che sulla pagina web compaiono i risultati c’è un’ ulteriore possibilità di filtrarli, selezionando sentenze sul piano cantonale, federale e ad altri livelli. m.sp. La grande depressione degli anni Trenta e l’iperinflazione della Repubblica di Weimar sono stati i due fenomeni economici più tragici del secolo scorso, tanto che ancora oggi nell’immaginario collettivo europeo speculazione ed inflazione rappresentano i grandi nemici dell’economia. Ma da qualche anno si profila all’orizzonte europeo un nuovo pericolo: la deflazione. Cipro, Slovacchia, Portogallo e Grecia ne sono già vittime. Ma è in Grecia che l’erosione economica della deflazione ha iniziato a bloccare il funzionamento dell’economia, innestando una spirale di aspettative negative sui prezzi. La deflazione è il rovescio della medaglia dell’inflazione, in entrambi i casi l’economia stalla perché i prezzi si muovono verso il basso o verso l’alto troppo velocemente. Questa settimana i dati relativi al tasso d’inflazione dell’eurozona hanno confermato la tendenza di prezzi e costi al ribasso: 0,5 a maggio contro lo 0,7 in aprile. Perfino in Germania (0,9 a maggio) l’inflazione è in discesa. Secondo la Banca centrale europea il tasso ottimale dovrebbe essere vicino al 2 per cento, ma per quanto piccolo questo valore possa apparire, e nonostante gli sforzi della Bce che ha tagliato i tassi d’interesse all’osso e pompato moneta nel sistema attraverso le banche, da almeno quattro anni Eurolandia non riesce a raggiungerlo. Se la spirale deflazionista non viene bloccata al più presto i tassi potrebbero scendere sotto lo zero, come in Grecia, e se ciò avvenisse gran parte dell’Europa finirebbe vittima degli stessi meccanismi economici che dal 2010 stanno impoverendo la Grecia. La deflazione contrae l’economia e fa aumentare il valore del debito da pagare, ed infatti in Grecia, dove l’economia si è contratta in quattro anni del 25 per cento, il rapporto Pil debito è salito da 130 al 175 per cento. La riduzione dei salari – quello medio greco è passato da 17 euro nel 2010 a 13,60 euro l’ora quest’anno – non comporta maggiore competitività all’estero per le imprese, perché per pagare il debito in un’economia sempre più piccola lo Stato è costretto ad aumentare le tasse. I benefici della deflazione, dunque, sono più che neutralizzati dall’aumento della pressione fiscale. Unica differenza con l’inflazione è la velocità con la quale l’economia si paralizza, alla deflazione si accompagna un’agonia più lenta, ma i risultati sono molto simili. Un argento agli Europei per la biker Jolanda Neff Guintoli veloce a Sepang con Sykes ad inseguire Agli Europei di Mountain bike in corso a St. Wendel, l’elvetica Jolanda Neff ha colto un’ottima medaglia d’argento. Buona anche la prova d’insieme delle rossocrociate, con Linda Indergand quinta e Andrea Waldis decima. Il francese dell’Aprilia Sylvain Guintoli ha staccato la superpole per il Gp di Superbike a Sepang in Malesia. Su un asfalto che ha toccato i 66 gradi, ad inseguirlo nelle due manche scatta Tom Sykes su Kawasaki. losport IN TELE VISIONE domenica 8 giugno 15.00 LA2 tennis: Roland Garros.Finale m. giovedì 12 giugno 21.30 LA2 Calcio: Brasile-Croazia Una caduta a 55 all’ora per Fabian Cancellara Rinnovo con l’Aarau per Gygax e Senger Un sorteggio “inedito” per Federer ad Halle domenica 8 giug 19.50 LA2 F1: Gp del Canada venerdì 13 giugno 20.40 LA2 Calcio: Spagna-Olanda giovedì 12 giugno 20.15 LA2 Calcio: Apertura Mondiali sabato 14 giugno 20.40 LA2 Calcio: Uruguay-Costa Rica Fabian Cancellara è stato protagonista di una caduta mentre si stava allenando per la cronometro. “Spartacus” ha comunque detto di aver “perso” molta pelle, ma che le conseguenze avrebbero anche potuto essere più gravi. Daniel Gygax e Dante Senger hanno rinnovato il loro contratto con l’Aarau fino al termine della prossima stagione. L’ex nazionale elvetico ha finora disputato 15 partite, mentre il bomber argentino ha segnato 10 gol in 56 gare. A Roger Federer al torneo sull’erba di Halle il sorteggio ha riservato un avversario inedito. Il renano affronterà agli ottavi di finale o il tedesco Jan-Lennard Struff (Atp 62) oppure il portoghese Joao Sousa, due rivali con cui non ha precedenti. Domenica 8 giugno 2014 L’automobilismo Wolfgang Ullrich “Il team vincente lavora assieme... come in famiglia” In Canada Nico Rosberg controlla Lewis Hamilton IL RITIRO La Svizzera ha scelto per il ritiro il “La Torre Resort” di Porto Seguro, località nello stato di Bahia affacciata sull’Oceano Atlantico A PAGINA 46 Ti-Press Il calcio FUORI CAMPO Reuters 15 Nelle qualifiche a Montréal le Mercedes dominano PIERLUIGI TAMI MASSIMO MORO Un Mondiale con un gioco esuberante ed offensivo MASSIMO SCHIRA Ci siamo. Il conto alla rovescia può entrare nella sua fase conclusiva. Nella giornata di ieri, sabato, la nazionale svizzera è atterrata Porto Seguro dopo aver fatto scalo a San Paolo ed è quindi iniziata l’avventura ai Mondiali brasiliani. Un’avventura che parte in riva all’Oceano Atlantico, con la fase d’avvicinamento al match d’apertura di domenica prossima a Brasilia contro l’Ecuador che si svolge nel ritiro al “La Torre Resort”, elegante ma non sfarzosa struttura nello stato di Bahia. Sotto il profilo tecnico-tattico, nel ritiro brasiliano per la Svizzera si tratta in primo luogo di ritrovare brillantezza atletica dopo la fase di preparazione. E non a caso già nella serata di ieri la nazionale è scesa in campo per un allenamento. Nelle amichevoli contro Giamaica e Perù, infatti, la squadra ha dimostrato di avere buon “fondo”, ma evidentemente è l’ultima settimana prima del debutto quella in cui si affina la condizione fisica. Un aspetto particolarmente importante già in entrata, perché tra le caratteristiche dell’Ecuador c’è certamente un’ottima attitudine alla corsa. Lo si è potuto osservare anche nel 2-2 imposto dai sudamericani all’Inghilterra di Roy Hogdson. Oltre ad una forma adeguata ad un torneo dalle partite ravvicinate come un Mondiale, però, i rossocrociati di Ottmar Hitzfeld hanno da lavorare anche sulle opzioni offensive, perché la squadra ha spesso faticato più del dovuto a Tutti in Brasile trovare la via del gol. L’aver scovato in Drmic il centravanti che mancava non ha risolto tutti i problemi, perché la punta va servita adeguatamente e in questo senso l’uomo dal passaggio decisivo è Le partite 1 2 3 4 BRASILE-CROAZIA Giovedì alle 22 si apre ufficialmente il Mondiale con il calcio d’inizio della gara inaugurale, che vede opposti padroni di casa e croati. SPAGNA-OLANDA La riedizione della finale del Mondiale 2010 in Sudafrica apre il girone B. Con i campioni in carica che sfidano subito gli olandesi. INGHILTERRA-ITALIA Mezzanotte a Manaus, in piena Amazzonia. Sabato notte si apre con una supersfida tra azzurri e inglesi il girone D del Mondiale. SVIZZERA-ECUADOR Si apre domenica a Brasilia l’avventura dei rossocrociati ai Mondiali e l’avversaria è di quelle da prendere con le pinze. Inizio alle 18. sovente venuto a mancare. Se Hitzfeld, come sembra, non vorrà rinunciare a Xhaka in versione numero 10, bisognerà trovare altre soluzioni per far arrivare palloni giocabili alle punte. Ad esem- pio rafforzando il gioco sulle fasce, dove la Svizzera può vantare con Lichtsteiner e Rodriguez una coppia di laterali di livello internazionale. In questo senso, lo staff ha previsto nel programma settima- Sugli spalti MASSIMO SCHIRA VENTIQUATTRO ORE DI SPETTACOLO “C reare un team come una famiglia, in cui i più forti capiscono i problemi dei più deboli, in modo da non amplificare le difficoltà ed avere successo grazie ad una catena senza anelli deboli”. È la ricetta che il dottor Wolfgang Ullrich, a capo della squadra corse di Audi nel Mondiale Endurance, confida questa settimana al Caffè in una lunga intervista (a pagina 46), quando manca appena una settimana a quello che è tornato ad essere il più grande spettacolo nella stagione dell’automobilismo: la 24 ore di LeMans. Una sfida al limite dell’incredibile, che vede inanellarsi, di fatto, la lunghezza di 16 Gran Premi di Formula1 senza soluzione di continuità. E il paragone non è azzardato, perché, oggi, a correre sul leggendario circuito della Sarthe sono bolidi che raggiungono potenze di 1.000 cavalli con motori ibridi e sfrecciano sul lungo rettifilo delle Hnaudières a 340 all’ora. Il tutto con l’obbligo regolamentare di consumare il 30% in meno rispetto allo scorso anno. Ma la 24 ore, oltre che essere una sfida tecnica ed automobilistica, è anche una sfida tra uomini. Soprattutto nelle classi meno in vista rispetto alla “Lmp1 ibrida”, dove va in scena una vera e propria gara d’altri tempi. Dove, a volte, a fare la differenza può essere anche la qualità del nastro adesivo che spesso mantiene “in vita” le carrozzerie provate dai tanti chilometri… La Svizzera accolta a Porto Seguro. Inizia così l’avventura ai Mondiali Keystone È vero. Le statistiche sono fatte per essere smentite. Fatto sta che i Mondiali giocati in Sudamerica non sono mai stati vinti da un’europea. E, viceversa, mai una sudamericana ha vinto una Coppa del Mondo sul vecchio continente. Le condizioni in cui un torneo del genere va in scena, dentro e fuori dal campo, contano. E devono essere tenute in considerazione quando si riflette su cosa ci si aspetta dalla competizione. Una cosa però accomuna queste grandi manifestazioni indipendentemente dal luogo in cui si disputa: dal punto di vista energetico e mentale, un Mondiale richiede grande preparazione. E grande esperienza da parte dei suoi interpreti principali. Detto ciò, ogni grande competizione porta sempre nuovi spunti di analisi e nuove situazioni da osservare. Il fatto che la fase di preparazione non ha dato chiare indicazioni è del tutto normale e comprensibile. Soprattutto perché ciò dipende da variabili come lo stato atletico dei giocatori, che spesso hanno appena terminato stagioni lunghe ed impegnative. Non sono insomma al 100%. E questo, evidentemente, disturba l’avvicinamento al Mondiale e determina in parte le scelte delle varie rappresentative. Le aspettative saranno invece ben diverse a partire dalla prossima settimana. Quando si inizierà a fare sul serio. E, dal punto di vista tecnico, mi aspetto un grande Mondiale, giocato in modo spettacolare nella patria stessa del calcio. Tutte le 32 partecipanti, anche se con sfumature diverse, sono attrezzate per giocare in modo offensivo ed esuberante, che sono poi le caratteristiche che il calcio moderno impone per ottenere dei risultati importanti. Ovviamente queste osservazioni portano a trarre alcune conclusioni sotto il profilo delle previsioni di quanto succederà sui campi brasiliani. Analizzando le favorite attraverso un filtro esclusivamente razionale, appare chiaro il ruolo preponderante del Brasile che, oltre a giocare in casa, è la squadra più forte e più completa. Alla Confederations Cup dello scorso anno, i brasiliani hanno dimostrato di essere una squadra vera. Per di più composta da individualità di primissimo ordine. Tutte però al servizio del collettivo. Due fattori che, quando coincidono, portano a tracciare l’identikit della candidata numero uno al titolo. Ma il Mondiale è lungo e le situazioni in cui è l’emotività a giocare il ruolo di protagonista sono al solito molte. Il film di ogni partita può nascondere colpi di scena che sorprendono anche gli elementi più esperti. nale anche un’amichevole interna, con metà squadra chiamata a recitare il ruolo (anche tattico) dell’Ecuador. Ma, siccome il calcio non vive di solo Mondiale, dall’Inghilterra rimbalza intanto anche una notizia di mercato, secondo cui il Liverpool avrebbe pronti 25 milioni per assicurarsi i servizi di Xherdan Shaqiri, che potrebbe dunque lasciare il Bayern di Monaco. Le amichevoli Parallelamente all’arrivo delle varie delegazioni in Brasile, prosegue anche il programma di amichevoli di avvicinamento all’inizio del torneo iridato. E dopo il largo, ma sudato, successo della Germania per 6-1 sull’Armenia - in cui i tedeschi hanno perso Reus, sostituito da Mustafi -, quello per 1-0 del Brasile sulla Serbia e il 2-0 della Russia sul Marocco (costato alla squadra di Capello la rinuncia a capitan Shirokov), partite giocate venerdì, nella notte sono andate in scena altre gare. La Colombia, che sarà priva ai Mondiali della stella Radamel Falcao, ha avuto la meglio con un secco 3-0 della Giordania, la Croazia - che aprirà il torneo con la sfida al Brasile di giovedì alle 22 - ha invece battuto l’Australia per 1-0. Interessante successo al 93’ grazie a Bruno Alves per il Portogallo, che ha avuto la meglio sul Messico su cui hanno pesato i dubbi sulle condizioni di Cristiano Ronaldo. Vittorie anche per Giappone (4-3 sullo Zambia) e Grecia (2-1 alla Bolivia). Pareggio 1-1, infine, tra Costa Rica e Irlanda. [email protected] Q@MassimoSchira In Canada Lewis Hamilton arriva per tentare il sorpasso nella classifica del Mondiale sul compagno di scuderia Nico Rosberg. Ma il tedesco della Mercedes, ieri, sabato, ha comunque conquistato la pole position, che gli permette così di mettere una seria ipoteca per quanto riguarda la vittoria nel Gran Premio del Canada. Un successo che gli permetterebbe così di allungare in testa al Mondiale, visto che già può vantare un vantaggio di quattro punti sul rivale. “Come nelle altre gare saremo noi due a giocarci la vittoria ha commentato Hamilton -. Qui siamo molto forti sui rettilinei, e lunghi rettilinei come questi di Montréal si adattano molto bene alle caratteristiche della nostra monoposto. Abbiamo una grande erogazione di potenza da parte della nostra Power Unit Mercedes. Renault e Ferrari dovranno fare un lavoro eccezionale per raggiungere i nostri ritmi”. L’inglese ha conquistato la seconda piazza sullo schieramenti di partenza. Un risultato che gli permette così di marcare stretto Rosberg e cercare di metterlo sotto pressione durante tutta la gara, sfruttando ogni minimo errore, sempre in agguato sul tracciato canadese. Alle spalle del duo Mercedes si sono piazzati la Red Bull di Sebastian Vettel e la Williams motorizzata Mercedes del finlandese Valtteri Bottas. Le Ferrari, dopo le brillanti prime prove libere si sono dovute accontentare della settima posizione di Fernando Alonso e la decima di Raikkonen. Continua il momento nero per la Sauber che anche nelle qualifiche in Canada non ha certamente brillato, finendo nelle re- trovie sulla griglia di partenza. “Stiamo facendo una figuraccia con tutto il mondo, con i tifosi, le aziende che sono in Formula 1 o che vorrebbero entrare - ha sentenziato la team manager della scuderia elvetica, Monisha Kal- tenborn -. Anche il mondo del calcio, che muove più soldi di noi, molto probabilmente ha trovato una soluzione e ci sono le prime squadre a cui sono state inflitte sanzioni. Servono insomma regole che puntino a ridurre i costi e introdurre con limiti sui budget disponibili”. Intanto, gli organizzatori del Gran Premio del Canada hanno confermato di aver trovato un accordo con la Formula 1 per continuare a disputare la corsa fino al 2024. [email protected] IlGtOpen Per Camathias un quinto posto a Portimão NICO ROSBERG IL PIÙ RAPIDO Sul tracciato canadese il tedesco della Mercedes cerca di difendersi con la pole dall’attacco di Lewis Hamilton alla testa del Mondiale Reuters Dopo l’inatteso e per certi versi clamoroso abbandono del campionato International GtOpen da parte del team Black Bull Swiss Racing, Joël Camathias ha dovuto correre ai ripari per proseguire la stagione, trovando un accordo con Autorlando Sport sulla Porsche 997 Gt3 della classe Gts. Impegnato ieri, sabato, in gara-1 della tappa portoghese a Portimão in compagnia di Matteo Beretta, il ticinese ha conquistato il quinto posto di classe e il decimo assoluto. Un risultato tutto sommato positivo, soprattutto considerando che Camathias è risalito su una vettura che, comunque, conosce, soltanto nella giornata di venerdì. Quest’oggi, sempre a Portimão, gara-2, quarta prova del GtOpen 2014. Il tennis In una finale contrassegnata da break e controbreak la siberiana ha la meglio sulla rumena Simona Halep Maria Sharapova torna sul trono del Roland Garros Maria Sharapova torna sul trono del Roland Garros. Nella vera e propria battaglia che si è disputata ieri, sabato, la siberiana ha superato la rumena Simona Halep per 6-4, 6-7, 6-4 in tre ore e due minuti di gioco. Un primo set contrassegnato dai break, con la russa che ha aperto le danze concedendo il proprio servizio all’inizio del match. Un’entrata in materia che non ha però scomposto più di tanto la siberiana, che, nel quarto gioco, è riuscita a strappare la battuta alla Halep portandosi in parità sul 2-2. Un game che ha permesso così alla Sharapova di ritrovare il proprio gioco, mettendo alle stret- Reuters te la rumena che, nel sesto gioco, ha dovuto concedere nuovamente il servizio, lasciando scappare la russa sul 4-2. La rumena non si è però persa d’animo ed è riuscita a sua volta a trovare il controbreak nel nono game, riportandosi sotto sul 5-4. A questo punto è stata l’esperienza di Sharapova a fare la differenza, visto che ha sfruttato al meglio lo spiraglio concesso da Halep per far sua la prima frazione di gioco per 6-4. Sulle ali dell’entusiasmo per aver conquistato il primo set, la siberiana ha continuato a mettere sotto pressione la rumena, costretta a concedere in entrata il servizio. La Sharapo- va, confermata la propria battuta, non è però riuscita a chiudere definitivamente il match, ma ha permesso alla Halep di rientrare sul 2-2. Una battaglia che si è fatta molto dura contrassegnata da un’infinità di break. Tutto si è deciso nel tiebreak con la Halep che lo ha fatto suo per 7-5. Persa la seconda frazione Sharapova non ha accusato il colpo e, come successo nei quarti e in semifinale, ha dato fondo alle sue ultime energie, portandosi in vantaggio per poi farsi recuperare dalla Halep sul 4-4. Tensione alle stelle con le due che non si sono risparmiate con la siberiana che lo ha fatto suo per 6-4. m.m. La tendenza La musica Il sesso LA DOGGY BAG COMBATTE LO SPRECO CON JAMES BLUNT L’ISPIRAZIONE NASCE OVUNQUE COME È DIFFICILE SPIEGARE L’AMORE AI RAGAZZI DISABILI A PAGINA 21 A PAGINA 28 ROSSI A PAGINA 30 traparentesi ilcaffè Animali 8 giugno 2014 Anche Fido gradisce lo Shiatsu PASSIONI | BENESSERE | SPORT PAUSA CAFFÈ BOLTRI A PAGINA 20 Ora che non è più considerato un obbligo, cucinare è diventato un piacere. Anzi, di più. Spadellare è un’autentica terapia contro lo stress. E un ottimo antidepressivo S EZIO ROCCHI BALBI Se ti metti ai fornelli stai serena Per cominciare PATRIZIA GUENZI LITIGARE ACCORCIA LA VITA A rrivati alla soglia della mezza età è meglio lasciar cadere l’ascia di guerra. C’è tutto da guadagnarci. Soprattutto, non si corre il rischio di lasciarci le penne. Secondo uno studio danese, litigare e discutere di frequente con partner, parenti e amici può addirittura triplicare il rischio di morire per una causa qualunque. Le donne, ancora una volta, sono meno meno esposte al pericolo rispetto agli uomini; i più colpiti quelli disoccupati. Si sa, il genere femminile ha insita nel dna la voglia di replicare, di discutere più e più volte la stessa cosa, di fare le “pesafumo”. Forse per questo madre natura le ha messe un po’ al riparo, altrimenti non avrebbero certo mai raggiunto il primato della longevità. Gli autori della ricerca hanno interrogato circa 10mila uomini e donne, tra 36 e 52 anni, sulla qualità delle loro relazioni sociali quotidiane e li ha monitorati dal 2000 al 2011, utilizzando i dati del Registro danese delle cause di decesso. È emerso che frequenti conflitti o preoccupazioni causati da partner e figli sono associati ad un aumento del 50100% del rischio di morte per tutte le cause. È lo stress di coppia a “minare” il maschio (più sensibile alle pressioni), oltre all’incapacità di gestire i conflitti in generale. Gli studiosi suggeriscono di mai discutere a stomato vuoto, perché la fame rende aggressivi. Ricordatelo. tai sereno. Uno slogan, più che un invito, decisamente diffuso di questi frenetici tempi in cui lo stress sembra avere il sopravvento su tutto e tutti. Mettersi ai fornelli, invece, è la risposta ideale per chi ha scoperto che il miglior antidepressivo naturale è nascosto in cucina, tra mestoli e tegami. segue a pagina 18 D ELISABETTA MORO LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare LA NIPOTE DAL “CONNETICUT” A PAGINA 48 a angelo del focolare a strega. E ritorno. Il rapporto con la cucina è il vero display della condizione femminile e delle sue mutazioni. In principio era la donna-ape, come definivano i greci la perfetta donna di casa. Industriosa e giudiziosa. Operosa e parsimoniosa. Accudente e previdente. E soprattutto obbediente. Perché al tempo che Berta filava ed Eva spignattava c’era poco da scegliere. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 8 giugno 2014 19 tra parentesi Il benessere L’evoluzione Il vero display della condizione femminile resta sempre l’“angelo del focolare” Quando Agatha Christie abbandonata dal marito si mise a friggere uova Stai sereno e mettiti ai ELISABETTA MORO, antropologa D fornelli I testimonial L’antidepressivo più naturale è quello nascosto in cucina a angelo del focolare a strega. E ritorno. Il rapporto con la cucina è il vero display della condizione femminile e delle sue mutazioni. In principio era la “donnaape”, come chiamavano i greci la perfetta donna di casa. Industriosa e giudiziosa. Operosa e parsimoniosa. Accudente e previdente. E soprattutto obbediente. Perché al tempo che Berta filava ed Eva spignattava c’era poco da scegliere. Il secondo sesso aveva il duro compito di cucinare. I fornelli insomma erano un destino, una funzione naturale direttamente legata alla maternità. Erano la continuazione dell’allattamento con altri mezzi. Per tenere contenti consorte e marito e, nelle famiglie patriarcali, cui veniva socialmente destinato, cioè nutrizione e procreazione. Come dire che se la società maschilista voleva chiudere la bocca alle donne, queste non la aprivano più, nemmeno per mangiare. Poi è arrivato il femminismo che ha ribaltato lo stereotipo degli angeli del focolare in quello delle streghe. Per di più senza paiolo. Con il risultato di desertificare la cucina. Complice l’industria alimentare che aveva tutto l’interesse a cavalcare la protesta. Nel lontano 1927 la Horn&Hardart a New York pubblicizzava i suoi piatti pronti con slogan del tipo Less work for mothers, meno compiti per le madri. È l’inizio di una rivoluzione che ha le sue eroine in pensa- Bersaglio dei primi movimenti delle donne nell’800 fu proprio il ruolo delle casalinghe Dopo un divorzio, un licenziamento, sono sempre di più quelle che cercano altre consolazioni anche padri e cognati. Insomma, una marea di bocche da sfamare e per di più senza gloria. Magari senza nemmeno potersi sedere a tavola, come succedeva alle nostre bisnonne, soprattutto nel mondo contadino. “La mamma è un albero verde che tanti frutti dà. Quanti più gliene chiedi tanti più te ne darà”, recitava un adagio che ha condizionato generazioni su generazioni. Assieme alla regola aurea del matrimonio, secondo cui il marito va preso per la gola. E non per strangolarlo, of course. Le sacre scritture del sacrificio quotidiano erano libri come “Il talismano della felicità”, una summa culinaria per giovani spose. Immolate come tante Ifigenie sull’altare delle virtù muliebri. Non a caso i primi movimenti femminili nell’Ottocento hanno come bersaglio proprio il focolare domestico. Un celebre esempio è quello delle cosiddette fasting girls, le ragazze inappetenti che nell’Inghilterra vittoriana trasformarono il digiuno in un gesto di contestazione dell’ordine patriarcale. Una ribellione alimentare che svuotava il loro corpo per renderlo inadatto alle funzioni trici come Simone de Beauvoir, Betty Friedan e ancor prima in Virginia Woolf. Che quando scrive “Una stanza tutta per sé”, non pensa di certo alla cucina. Oggi invece, per un singolare testacoda della storia, molte donne si rimettono ai fornelli. Non per amore ma per dolore. Non per passione ma per delusione. A volte per depressione. Dopo un divorzio, un licenziamento, un tradimento, un abbandono sono sempre di più quelle che cercano una sorta di consolazione in cucina. All’ombra di una domesticità rassicurante. E curano il loro male, spesso vissuto come un fallimento, trasformando torte e soufflé in occasioni di rivincita. Per ristabilire un equilibrio con la sorte, uscendo vittoriose dalla prova del cuoco. Successe anche ad Agatha Christie che, abbandonata dal marito per la dattilografa, si rinchiuse in una cucina a friggere uova ininterrottamente per dieci giorni. Una terapia d’urto che colorò di giallo i suoi racconti. E dalla quale la scrittrice uscì vittoriosa rimettendosi a scrivere alla grande. C’è da augurarsi che la terapia dei fornelli funzioni anche per le nostre cuoche di ritorno. PATRIZIA PESENTI Cucino soprattutto per gli ospiti, in un ambiente aperto che mi permette di non isolarmi, creando un amabile senso di affiatamento A desso che non è più considerato un “obbligo”, cucinare è diventato un piacere. Anzi, di più, darsi da fare tra pentole e tegami è una vera e propria terapia contro lo stress e, soprattutto, il miglior antidepressivo naturale. La serenità si ritrova ai fornelli, proprio lì - come ricorda l’antropologa Elisabetta Moro - dove le donne l’avevano smarrita, costrette fin dagli albori dei tempi a confinare il loro piccolo regno personale. Abbinare ingredienti, affettare alla julienne e mescolare intingoli è considerato terapeutico anche dalla nutrizionista Barbara Naldi. Preparare il cibo influenza, e non poco, la predisposizione d’animo e la percentuale d’autostima. E anche cinema d’autore, romanzi e riviste scientifiche hanno ribadito questo concetto negli ultimi tempi. Soddisfazione, senso di appagamento, relax e momenti di benefica convivialità con partner o amici, sono certificati anche dai “testimonial” del Caffè, da Patrizia Pesenti a Giorgio Giudici, che lo slogan “stai sereno” l’hanno applicato comodamente nella cucina di casa loro. EZIO ROCCHI BALBI I libri 1 2 3 4 S tai sereno. Uno slogan, più che un invito, decisamente diffuso di questi frenetici tempi in cui lo stress sembra avere il sopravvento su tutto e tutti. Mettiti ai fornelli, invece, è la risposta ideale per chi ha scoperto che il miglior antidepressivo naturale è nascosto in cucina, tra LA CUCINA mestoli e tegami. Adesso che, CURATIVA Curarsi mangiando per i più, la cucina non è più vissuta come un luogo “obbligatonon è un utopia nel libro Phasar rio”, per il mero soddisfacimento di Alessandro di un primario bisogno fisiologiMontedoro co (mangiare), si scopre che pre(Phasar) parare manicaretti influenza in modo positivo anche lo stato d’animo. Terapia d’urto ideale dopo una crisi sentimentale, una malattia, una situazione di disagio. L’atto del cucinare comporta un’investimento di energie ed emozioni, istilla senso di dedizione e forte generosità, e - in poche parole - alimenta l’autoLA DIETA stima, garantiscono gli esperti. E MEDITERRANEA non son poche le donne ad amMito e storia di mettere di avere ricominciato, uno stile di vita, grazie ad un piatto ben guarnito, visti a credere in se stesse. Lo ha condall’antropologa Elisabetta Moro fessato, ad esempio, la più famoper il Mulino sa “food writer” americana Laurie Colwin: “D’accordo, per quasi tutti uscire, andare in giro è CUCINA CHE CURA l’attività più antidepressiva La “bibbia” del scrive nel suo best seller “Home guarire a tavola cooking” -. Per me, invece, è i mali della moderna società, starmene a ciondolare nella mia cucina, magari provando una ridi Martin Halsey e Robert Michel cetta”. Una confessione che, a posteriori, s’è concessa anche la HOME COOKING Di Laurie Colwin, la prima scrittrice in cucina a riconoscere gli effetti antidepressivi dei fornelli regista Nora Ephron che, nel libro “Heartburn-Affari di cuore”, trasformato in film da Mike Nichols, ha affidato alla preparazione di leccornie la reazione al fallimento del suo matrimonio. Una cucina antidepressiva come metodo salutare, al punto che la stessa Ephron passata dietro la cinepresa, ha raddoppiato la le- L’esperta I ndubbiamente terapeutico. Stare ai fornelli, scegliere gli ingredienti più adatti, il grado di cottura, gli abbinamenti, i colori e disporre il tutto nel piatto può sicuramente essere un toccasana per la mente. Ma anche per il corpo, per chi non ha una grande dimestichezza con calorie, grassi, carboidrati. “Insegnare l’abc di ogni BARBARA singolo alimenNALDI to è fondamenNutrizionista tale per una persona che ha problemi di peso conferma la dottoressa Barbara Naldi, nutrizionista -. Non solo Corbis GIORGIO GIUDICI Mi piace vedere la trasformazione dei cibi, mi rilassa. E i miei piatti, se apprezzati, mi regalano delle belle soddisfazioni zione con due donne in crisi salvate dai fornelli: Julia Child e Julie Powell, protagoniste, tagliere alla mano, di “Julie & Julia”. Che indossare il grembiule e spignattare influenzi positivamente è pure supportato da presupposti scientifici. Uno studio della psicologa Kelly McGonigal, docente alla Stanford Universi- ty, recentemente pubblicato da Psychology Today certifica che tutti, in particolare le donne, “sono più felici dopo essersi dedicati a preparare dei piatti”. Ma l’effetto benefico non è un appannaggio solo al femminile; dedicare a se stessi o ad altri un po’ di tempo in cucina allontana stress, tensioni, noia, tri- stezza. Inoltre, cucinare solo per se stessi ci restituisce un po’ di sano egoismo, realizzare dall’inizio alla fine una ricetta è anche gratificante. Basta scorrere sul web i tanti blog dedicati alle “ricette antidolore” e a come il cucinare abbia effetto salvifico, per scoprire quanto sia “curativo” programmare una ricetta, “Scegliere il cibo, la cottura, gli abbinamenti è terapeutico” per chi deve dimagrire, ma anche per chi deve ingrassare, è importante capire gli abbinamenti giusti, le scelte più adatte, le cotture e i condimenti più sani, per riuscire a stare meglio”. “Insegnare l’abc di ogni singolo alimento è ideale per chi ha problemi di peso” Una scelta salutare non solo fisica ma che aiuta pure il morale. Contro la depressione, infatti, non solo farmaci, ma anche una corretta alimentazione può sicuramente contribuire a stabilizzare il tono dell’umore. Via, quindi, ad alimenti a basso contenu- to glicemico, così come ad alcuni nutrienti quali magnesio, triptofano, acido folico e altre vitamine del gruppo B. Utili, per alcune forme di depressione, gli acidi grassi omega3, contenuti nei pesci, come salmone, sgombro, merluzzo, sardine, pesce spada e crostacei, nei cereali, nelle noci, nelle mandorle, nei kiwi e nei legumi. Invece, un’eccessiva quantità di zuccheri può provocare sintomi simili a quelli della depressione, come sonnolenza e apatia. Infine, non va dimenticato che un eccesso di grassi saturi riduce le capacità di concentrazione e la memoria. Insomma, unire il piacere alla necessità di imparare a nutrirci in maniera più sana e adatta alla nostra persona. Se il nostro corpo sta bene, se ci sentiamo in forma anche la mente funziona meglio. Un piacere che chi soffre di qualche disturbo del comportamento alimentare non conosce più. Va, quindi, aiutato a ri- “Non perdere la manualità, sentire gli odori può già essere un concreto percorso di cura” scoprirlo. “Un lavoro che facciamo, ad esempio, con i soggetti anoressici - riprende la nutrizionista -. Alcuni di loro cucinano volentieri per la famiglia, ma poi non assaggiano nulla. Tuttavia, il fatto di stare ai fornelli è comunque una sorta di benefico pallia- SILVIA TORRICELLI Il vero toccasana per me e per la salute è sedermi a tavola, ma servita e riverita come una regina. Il tutto preparato da altri BRENNO CANEVASCINI Pensare di partire da un qualcosa di crudo e arrivare a farlo diventare il godimento del palato mio e di altri mi manda in visibilio tivo per mantenere il contatto con il cibo, non perdere la manualità, sentire gli odori… ecco già questo può rivelarsi un concreto aiuto in un percorso di cura”. Un gesto d’amore verso se stessi, insiste Naldi, che però va supportato da esperti. Ma a proposito di cucina va ricordato che, secondo l’equipe della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization di Adelaide in Australia, è sempre la dieta mediterranea la migliore garanzia di buonumore e allegria. La più indicata per ridurre il rischio di cadere in depressione. Le diete con bassissimo contenuto di carboidrati, a lungo andare possono, infatti, influire negativamente sull’umore. p.g. selezionare con cura gli ingredienti, manipolarli, dedicare attenzione a cotture e a sapori. E come il metodo, così naturale nel liberare la propria creatività, sia pure un ottimo antidoto alla solitudine. Cucinare, infatti, fa sì che anche chi è da solo - abituato solitamente a servirsi in tavola la prima pietanza che gli capita a tiro- apprezzi i pregi del prendersi cura di sè. Insomma, a seguire un piccolo rituale per stare bene prima di tutto con se stessi e poi con gli altri. E l’effetto antistress potrebbe essere duplice se il piacere ai fornelli è condiviso con il partner. Dato per scontato, infatti, che cucinare i cibi è indispensabile per la sopravvivenza della specie, farlo in coppia non è solo un efficace antidepressivo (sempre ammesso che non si litighi sull’uso o meno dell’aglio o dello scalogno), stare insieme spignattando aumenta difatti la complicità del rapporto. Senza dimenticare che, dalla notte dei tempi, il cibo è un’alleato in più per sedurre il partner. La “cucina-terapia” risulta un autentico toccasana per chi, oltre alla vita frenetica che ci fa ritrovare tutti sempre sotto stress, soffre di intolleranze alimentari. Sperimentare, prestando attenzione ai profumi e alle sensazioni, alle ricette compatibili con i propri bisogni alimentari, serve pure a capire che il cibo può aiutare a vivere meglio. Anzi, a sentirsi meglio. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi I film 1 AFFARI DI CUORE Una crisi matrimoniale superata (o almeno vendicata) in cucina nel film di Mike Nichols 2 POMODORI VERDI FRITTI La cucina ruota intorno a quattro donne, quattro storie e due generazioni a confronto 3 JULIE & JULIA Diretto da Nora Ephram con la food blogger Amy Adams e la mamma delle ricette in Usa Meryl Streep 4 CHOCOLAT Il più sensuale dei film “al cucchiaio” è di Lasse Hallström con Juliette Binoche e Johnny Depp 20 La camicia Quella di Kiton è famosa ovunque. Nelle boutique si può scegliere fra tre vestibilità ed infiniti dettagli. Only for men Gucci ha potenziato il suo servizio su misura per uomo (abiti, camcie e calzature). La maglieria Zegna propone maglieria su misura della collezione Personalized premium cachemire nel global store in via Montenapoleone. Le scarpe Su misura quelle di Louis Vuitton nel negozio di via Montenapoleone a Milano. tra animali lamoda parentesi Quel capo “made to measure” che fa impazzire gli uomini LINDA D’ADDIO N ell’era della globalizzazione in cui tutto viene omologato e replicato in serie, una parte della moda, parliamo di griffe ma non solo, va controtendenza con linee e spazi di vendita dedicati al “su misura”. Gli uomini, in realtà, hanno sempre avuto una passione per il capo “made to measure”. Che fosse l’abito, la giacca, la camicia o le scarpe, da sempre, e non ne hanno mai fatto segreto, hanno cercato di mantenere intatta la loro identità estetica e la loro predilezione per la tradizione e per i prodotti artigianali orientandosi verso il “su misura”. Uno dei capisaldi storici di questo genere è sicuramente la camicia. Che sia un prodotto firmato, molte griffe del pret-à-porter si sono convertite al made to order, o un artigiano/camiciaio, poco importa: è il risultato che vale e per la camicia si coniuga con vestibilità, tessuto e dettagli. Se si tratta di camiciai, inoltre, esiste un vera e propria ossessione per l’esclusività che conduce, inevitabilmente, verso l’atteggiamento omertoso di mantenere l’assoluto segreto sul nome del sarto. Consapevoli di questa passione ed in par- te anche del ritorno verso i capi esclusivi e su misura, i brand più importanti della moda si sono attivati immediatamente per rispondere a questa “nicchia” crescente di clientela. Le griffe hanno dunque ampliato e valorizzato l’offerta del capo “fatto apposta” e, oltre al capospalla, hanno puntato proprio sulle camicie. Kiton, ad esempio, espressione della grande tradizione sartoriale napoletana, nelle Abito, giacca, camicia, scarpe, il “su misura” conquista le griffe sue boutique fa provare i capi-campione con tre diverse vestibilità: ampia, fitting (smilza) e regolare. E quando il cliente ha scelto il modello si passa alla personalizzazione: il tessuto e i dettagli, dal cannoncino al taschino passando per i polsi e il colletto. Inghirami consente di scegliere la propria camicia fra seicento varianti di tessuti e un’infinità di dettagli. E le griffe fanno altrettanto. Da Armani si sceglie fra due modelli, quattro tipi di polsini, tredici tipi di colletti e un centinaio di varianti per i tessuti. Due modelli anche per Salvatore Ferragamo, duecento tessuti, otto colli, quattro polsi e due tipi di bottoni, con o senza logo inciso. Da Ermenegildo Zegna la scelta spazia da un centinaio di tessuti che cambiano due volte all’anno, alcuni continuativi per chi desidera una camicia in lino anche in pieno inverno, ai dettagli, dove regna l’imbarazzo della scelta e della personalizzazione. Proprio il “su misura”, nell’abbigliamento e negli accessori, sarà il leit-motiv dell’uomo negli anni a venire. Lo dimostra anche il crescente interesse per il settore dei brand. Vuitton con il servizio di personalizzazione “made to order shoes” a Milano in via Montenapoleone. Gucci ha potenziato il servizio sartoriale su misura per uomo (abiti, camicie e calzature). Zegna con la maglieria della collezione Personalized premium cachemire nel global store sempre in via Montenapoleone. Ferragamo con le sue scarpe Tramezza, Special Edition, realizzate a mano. Dolce&Gabbana con il negozio in Corso Venezia di calzature “solo per uomo” e la linea in coccodrillo made to measure. Ed è solo l’inizio! [email protected] Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Per l’artrosi del vecchio Fido lo shiatsu è un ottimo rimedio La domanda La risposta di Stefano Boltri E gregio dottore, spero nella sua comprensione e nella sua risposta. Il mio cane, come qualsiasi altra bestiola, col passare degli anni inizia ad avere qualche problema di mobilità. Il mio veterinario, dopo avere effettuato una radiografia ha notato solo una lieve artrosi spiegabilissima con i suoi 12 anni. Ma un mio conoscente mi ha proposto una terapia alternativa, ovvero un trattamento “shiatsu” che pare funzioni anche sugli animali e mi ha indicato anche un operatore preparato in questo settore. Prima di avventurarmi su questa strada vorrei sentire cosa ne pensa lei e qual è la sua esperienza al proposito. I nizio questo articolo parlando della mia esperienza personale. Qualche anno addietro, causa esercizio fisico intenso e molto probabilmente errato, mi sono ritrovato i muscoli della schiena fuori uso. Parlando con un amico, ho accennato al mio problema e mi ha consigliato di rivolgermi ad un arzillo vecchietto di 80 anni che praticava shiatsu da decenni. Con il solito scetticismo mi sono recato da lui e dopo un’ora di lavoro mi ha semplicemente congedato dicendomi: “Lei non ha più bisogno di me!”. Fermamente convinto di avere buttato i soldi dalla finestra, ho ringraziato e me ne sono andato. Dopo 30 anni i miei muscoli funzionano direi ottimamente nonostante l’età. Cosa è dunque lo shiatsu? È una tecnica messa a punto in Giappone, riconosciuta fin dal 1955 dal ministero della Sanità, che unisce il massaggio tradizionale a fisioterapia, osteopatia e chiropratica. Oggi si sa che la maggior parte dei punti di riferimento dello shiatsu erano gli stessi dell’agopuntura. Vengono esercitate pressioni sul corpo, lente e prolungate, con i pollici, i palmi delle mani o i pugni. Infatti la parola shiatsu deriva da “shi”(dita) e “atsu” (pressione) e la dottrina parte dal presupposto che schiena e collo rappresentano lo “specchio” dell’organismo. Su di essi, infatti, si riflette anche lo stato degli organi interni. Schiena e collo sono le prime zone valutate dall’operatore. Egli va a cercare vertebre sporgenti o evidenti, asimmetrie muscolari o punti “vuoti” nei quali l’energia è bloccata o carente. Una volta stabilite le caratteristiche dello squilibrio si darà inizio alla tecnica di tonificazione o di dispersione, a seconda del caso in esame. Il trattamento e molto rilassante anche se a volte i nostri “amici” non sempre sono molto collaborativi e necessitano di una pazienza maggiore da parte dell’esperto. Ma è certo che tramite le pressioni esercitate si induce un benefico “drenaggio” che coinvolge l’intero organismo. Devo dire che non conosco operatori che esercitano tale pratica sugli animali, però viste anche le caratteristiche del soggetto sarei propenso a sottoporlo a questa terapia. ID 9 ¤“ ¤x¡xfl|⁄£x vt¢|v|x “⁄¢⁄Bw⁄££t 'w¥⁄“¥ [iUbnUhY <Wc= i|t kki T¥§|¡x JD @ 'x¡A CFDAKLLFJJ ›››B~u⁄x'B}“ A }⁄z¥~u⁄x'B}“ IL CAFFÈ 8 giugno 2014 21 tra parentesi Gli apripista USA È consuetudine che, al termine del pranzo, il cameriere confezioni ciò che non si è consumato. La tendenza ITALIA Il bon ton di antica memoria lo proibirebbe, oggi lo si fa senza problemi, come fece nel 2009 Michelle Obama. Da sapere Anche la doggy bag 1 combatte lo spreco, e Fido se la sorride Chiedere i resti al ristorante è trendy PATRIZIA GUENZI I n una società in cui tutto si spreca e si sciala, la doggy bag è un altro ottimo sistema per evitare di riempire di cibo ancora commestibile il sacco dei rifiuti. In fondo, anche quella scatoletta in cui riporre gli avanzi del pranzo al ristorante, per portarli al quattrozampe di famiglia, può nel suo piccolo combattere la brutta abitudine di gettare via gli alimenti. Proposta da decenni negli Stati Uniti, in tutti i tipi di ristoranti, lentamente la doggy bag è una realtà pure in Europa. Anche in Svizzera, da Ginevra a Berna sino al Ticino, nessuno più si stupisce della richiesta. Superata la vergogna da parte del cliente di voler fare economia pure con gli avanzi, quasi ovunque è ormai un’ovvietà chiedere al cameriere di impacchettare quel che è restato nel piatto. Anche perché a Fido ci pensiamo costantemente, sopratutto quando siamo lontani, magari ricoverati in un ospedale. E, al proposito, è più che apprezzabile la decisione del San Giovanni di Bellinzona che consente ai malati terminali di condividere la giornata con il proprio quattrozampe (vedi articolo a lato). Alcuni ristoratori, stanchi di gettare via il cibo, si sono spinti più in là: chi lascia qualcosa nel piatto paga una multa. Apripista in Ticino, il Patrizietta di Losone. Meglio quindi chiedere la doggy bag. In Italia ancora oggi tutti ricordano Michelle Obama che a Roma, in occasione del G8 2009, con disinvol- INGHILTERRA La regina Elisabetta sollecitò gli invitati a portarsi via gli avanzi della torta di nozze del nipote William. tura portò via la carbonara avanzata al ristorante. In Cina è normalissimo dire “dabao” a fine pasto, che più o meno significa “mi faccia un pacchetto”. Anche in Francia si esce dai ristoranti stellati con la borsettina. Le iniziative antispreco trovano un convinto alleato in GastroTicino, federazione che raggruppa esercenti e albergatori. Una scelta che ha contagiato anche gli chef stellati. “In realtà i nostri piatti vengono ripuliti per bene – osserva soddisfatto José De La Iglesia, chef della Fattoria Moncucchetto di Lugano -. Ma non avremmo niente in contrario”. A volte capita di lasciare qualcosa non tanto perché il cibo non è gra- dito, quanto perché l’appetito è scarso. “Alcune persone, soprattutto anziane, non abituate a mangiare molto mi chiedono gli avanzi per poterli consumare il giorno dopo”, dice Trevor Appignani, chef Alla Cantina di Tegna. Qualche anno fa è partita in Italia la prima rete di ristoranti anti spreco, oggi presente in tutto il Paese, “Il buono che avanza”. Tra i primi promotori anche lo chef Pietro Leeman, del Joia, locarnese trapiantato a Milano. Mentre per Expo 2015, il consorzio Comieco ha promosso un concorso riservato a studenti universitari, architetti e designer per la miglior doggy Bag da offrire in occasione dell’evento. Un premio in denaro andrà alle tre idee migliori a condizione che rispettino le caratteristiche di facile riciclabilità, funzionalità e soprattutto ecosostenibilità. Intanto, non si placa la polemica sollevata dal ristorante più costoso al mondo, Sublimotion, da poco aperto a Ibiza, nell’hard Rock Hotel: 1600 euro a testa per una cena. Lo chef Pablo Roncero ha lavorato con Ferran Adrià e ci sa tanto che nessuno oserà mai chiedergli una doggy bag. Un’esperienza unica e irripetibile (visto il costo!): ambiente personalizzabile, tecnologie da realtà virtuale, proiezioni di immagini, musica, giochi di luce e diffusione di profumi. La sala si trasforma in una foresta incantata o in un luogo hightech. Bè, anche a costo di fare la scarpetta neanche una briciola resterà nel piatto. [email protected] Q@PatriziaGuenzi NEL SECCHIO In Svizzera si gettano via 289 kg di cibo a testa l'anno lungo la filiera alimentare, un terzo dei quali direttamente dai consumatori. In una famiglia di 4 persone, si buttano 2mila franchi l'anno di cibo 2 NEL FRULLATORE Ogni volta che prepariamo un centrifugato con frutta e verdura, gli scarti si depositano nel cestello. Ricette gustose trasformano questo scarto in una risorsa da riutilizzare in cucina. 3 LE BUCCE E LO SCRUB Le bucce di frutta e verdura, soprattutto se biologiche, sono un ottimo scrub del viso efficace, al 100% naturale. Prendete dei pezzetti di bucce d’arancia o melograno; bucce di banana come esfoliante. 4 LE PULIZIE DI CASA Ottime le bucce dei limoni per eliminare il calcare dal bollitore, dai tappi dei lavandini e dagli erogatori della doccia. Immergerli per un’ora in un contenitore con acqua bollente e scorze di limone. 5 IN CUCINA Le foglie di ravanello sono perfette per un pesto alternativo. Coi ciuffi delle carote si prepara un ottimo patè da spalmare sui crostini e con le bucce delle mele una salsa per verdure grigliate. 6 PROFUMI LOW COST Le bucce di mandarini e limoni unite a fiori come la lavanda o a spezie come la cannella o i chiodi di garofano, possono essere riutilizzate per la preparazione di colorati pout-pourri profumati. CINA Dire “dabao” al cameriere a fine pasto è normale. Più o meno significa “mi faccia un pacchetto”. L’iniziativa Quattrozampe in camera e la degenza va meglio A vere un animale domestico e non poterlo vedere è doloroso. Soprattutto se si è ricoverati all’ospedale, lontani da casa e dal proprio amico a quattrozampe. Se negli anni case per anziani e istituti di cura a poco a poco sono diventati più elastici, permettendo di tanto in tanto una capatina di Fido o, a volte, anche una presenza quotidiana, in un ospedale tutto ciò, a giusta ragione, è molto più complicato. Eppure, con un po’ di impegno si può ovviare alle difficoltà. Ci ha provato l’ospedale di Bellinzona che da qualche tempo permette ai pazienti soli, che non hanno nessuno, la vicinanza del proprio animale domestico negli ultimi giorni di vita. Per questo il nosocomio della capitale è stato insignito dalla Protezione animali di Bellinzona come “Istituto amico degli animali”. Gli effetti benefici della presenza di un cane o di un altro animale al letto del malato sono oggi scientificamente dimostrati, il loro contributo è prezioso nella cura di molte patologie. Coccole e carezze possono rendere più sostenibile il periodo più difficile, quello della malattia. Ma anche nella vecchiaia, mantenere i contatti con un animale è un’ottima terapia. Ecco perché, all’interno di alcune case per anziani del cantone, è ormai consuetudine ospitare almeno un gatto che si aggira tra le camere e fa compagnia agli ospiti. Così come, una volta la settimana, un animatore entra nell'istituto con il proprio cane per praticare la pet therapy. Si sa, soprattutto con pazienti che hanno patologie neurologiche, come chi ha subito un ictus, la presenza di Fido può far molto. Non solo cure mediche e pasticche dunque, ma anche attività complementari, che fanno leva sulla sfera emotiva e psico-relazionale, possono contribuire in maniera sostanziale a migliorare la qualità di vita di una persona. 22 T I C I N O tra parentesi leauto tragitto 20.6 km Bissone Cabbio SULLE STRADE DEL MENDRISIOTTO Alla scoperta del “paesaggio dell’anno” A bordo della Hyundai a trazione integrale tra le bellezze della Valle di Muggio C on un veicolo tutto fare come l’ Hyundai ix35 vi proponiamo un itinerario culturale tutto ticinese da Lugano alla Valle di Muggio, eletta recentemente “Paesaggio dell’anno” dalla Fondazione Svizzera per la tutela del paesaggio (Sl-Fp). A bordo della nostra xi35 Style il tetto panoramico in vetro (+1500 franchi) è garanzia di un ulteriore piacere per meglio ammirare la natura in una trasferta che prevede fermate a Bissone, Mendrisio, Castel San Pietro e Cabbio. Il percorso misto tra autostrada, strade cantonali e di montagna vi permetterà di apprezzare la comodità e la dinamica del compatto Crossover, lungo 4,41 m. Un veicolo con il nuovo motore turbodiesel due litri da 136 cavalli che è disponibile sia con la trazione anteriore, sia nella versione 4wd. La prima tappa ci porta probabilmente ai tempi dei longobardi con la visita a Bissione della Chiesa di San Cristofero che risale al 1148. Nel XVII sec. subì una completa trasformazione con l’aiuto di locali benefattori. Risaliti in automobile rimaniamo sulla strada cantonale che costeggia il lago e andiamo in direzione Mendrisio. Nell’itinerario culturale del Magnifico Borgo le suggestioni non mancano e neppure la possibilità per un gustoso pran- Il nuovo modello di casa Jeep è proposto in diverse versioni e vari allestimenti zetto in uno dei diversi grotti della regione. Ma prima di tutto una fermata a Palazzo Torriani. Inserito in un nucleo del 13 esimo secolo si caratterizza per i suoi 74 locali divisi su quattro piani. Interessante è anche la sua facciata rivolta alla vecchia torre medieva- La scheda Hyundai ix35 4WD Motore Cilindrata (ccm) Cambio CV Coppia max. 0-100 km/h (s) Velocità massima (km/h) Consumi (l/100 km) Prezzo base (Chf) 4 cilindri 1995 automatico a 6 rapporti 136 392 Nm a 1800 g/min 9.8 195 6,9 36’490.– le, con le sue ampie finestre seicentesche a inferriata, impreziosita da un portale del cinquecento sormontato dallo stemma di famiglia. Saliamo verso Castel San Pietro dove ci attende una curiosità: la facciata della Chiesa Rossa che risale al 1599. La notte del Natale del 1390 la chiesa fu teatro di un grave fatto di sangue. Dopo un po’ di chilometri si apprezza l’ottimo compromesso del nuovo motore turbodiesel, anche per il suo razionale consumo di carburante. La cura per i dettagli della ix35 si può notare anche nella qualità del cambio automatico a 6 rapporti (+ 2500 franchi). Per l’ultima tappa la meta è Cabbio dove con Casa Cantoni abbiamo l’opportunità di vedere uno degli edifici più significativi della Valle di Muggio. Nel suo salone, una settecentesca caminiera di stucco che si affianca alle pregiate decorazioni pittoriche riprodotte sul soffitto. Quello che invece ci convince a bordo della Hyundai ix35 è la ricca dotazione per la sicurezza (5 stelle Euro Ncap) di serie, assistenza alla partenza in salita e in discesa compresi. Apprezzabile è pure la possibilità di adattare, con la pressione di un pulsante, il servosterzo in tre modalità, di marcia differenti. s.p. GLI SPAZI La funzionalità è una delle caratteristiche principali degli interni della nuova Jeep Cherokee, dove non mancano gli scomparti utili a custodire oggetti. L’EQUIPAGGIAMENTO La nuova Cherokee è equipaggiata di serie sui modelli Limited e Trailhawk, con il sofisticato sistema Uconnect con touchscreen da 8,4”. In breve La Ssangyong La serie speciale Korando “Sixty Edition” in Cosmic Blue metallizzato e motore ecodiesel 2.0l da 149 CV (da 29’440 franchi e 31’940 franchi per la versione 4wd) si presenta con un potenziato allestimento di serie. La Skoda STEFANO WINGEYER C on l’introduzione della nuova generazione Cherokee, il marchio Jeep conferma la cura del design a 360 gradi. Lo si apprezza anche nell’abitacolo, comodo e accogliente. La funzionalità è una delle caratteristiche principali degli interni della nuova Jeep Cherokee, dove non mancano gli scomparti utili per custodire oggetti. Uno scomparto nascosto è situato nella parte superiore della consolle centrale, al di sopra della strumentazione. Inoltre, il sedile del passeggero anteriore abbattibile offre al proprio interno un comodo contenitore cui si accede ribaltando verso l’alto la seduta. Gli interni della nuova Jeep Cherokee si contraddistinguono per i tre diversi al- Passione per l’avventura con il marchio Cherokee lestimenti. Posizionato sul quadro strumenti davanti al conducente, il sofisticato schermo a visualizzazione multipla a colori da 7” (da 3,5” monocromatico sulla versione Longitude) completamente riconfigurabile permette di personalizzare l’esperienza di guida e di ricevere informazioni e feedback dal veicolo nel formato preferito. Tutto ciò mantenendo sempre le mani sul volante e lo sguardo sulla strada. La gamma prevede il nuovo motore turbodiesel Multijet II da 2,0 litri da 140 e 170 Cv e il Pentastar benzina da 3,2 litri da 272 Cv di potenza. La versione da 170 Cv e quella da 272 Cv sono abbinate al nuovo cambio automatico a nove rapporti. Il sistema Jeep Active Drive I dispone di una unità di trasmissione della potenza (Ptu) completamente automatica che assicura un funzionamento continuo a qualsiasi velocità, sia nella modalità a trazione integrale, sia in quella a due Capacità “on” e “off” road per un Suv a 360 gradi e senza limiti ruote motrici. La nuova Jeep Cherokee è inoltre equipaggiata di serie sui modelli Limited e Trailhawk, con il sofisticato sistema Uconnect con touchscreen da 8,4”. Questo sistema è disponibile di serie sui modelli Limited e Trailhawk, e permette di visualizzare chiara- mente e direttamente tutte le informazioni necessarie per la guida e il comfort a bordo. Inoltre, sempre all’insegna della massima sicurezza e semplicità d’uso, il sistema Uconnect consente al conducente di regolare impianto audio, climatizzatore, sedili riscaldati/ventilati e altre funzionalità della vettura sia attraverso lo schermo touchscreen, che utilizzando i comandi situati sulla console centrale al di sotto dello schermo, o attraverso comandi vocali. La nuova generazione di Jeep Cherokee è stata progettata per garantire capacità on e off-road di riferimento in qualsiasi condizioni di utilizzo. Tutti i sistemi 4x4 sono abbinati al sistema di gestione della trazione Selec-Terrain del mar- Da luglio la Citigo si arricchisce con una versione più sportiva e completa Monte Carlo (da 16’800 franchi). Sarà disponibile con il motore benzina tre cilindri da 60 e 75 Cv e nella verisone G-Tec (gas naturale) 1.0 Cng da 68Cv. chio Jeep che dispone di quattro modalità (cinque per la versione Trailhawk che aggiunge la modalità Rock alle quattro già di serie: Auto, Snow, Sport e Sand/Mud). Il modello è in listino a partire da 42’500 franchi. Con l’attuale promozione di 3’000 franchi, il nuovo Cherokee viene venduto a meno di 40 mila franchi con incluso lo Swiss Free Service (10 anni/100.000 km). Coloro che acquisteranno il Cherokee nelle versioni Limited o Trailhawk con Technology Package e vernice metallizata riceveranno il tutto per 3000 franchi, invece che a 3’450 franchi. La versione top di gamma (Cherokee Limited con il motore V6, Awd e cambio automatico a 9 marce) costa 59’550 franchi. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 23 tra parentesi La tendenza E vissero tutti nel disordine felici e contenti C hiamiamolo pure “creativo”, ma sempre disordine è. E per quanto le moderne tecnologie ci permettano di conservare tutto, persino nei pochi centimetri di spazio di uno smartphone, c’è chi non rinuncia a circondarsi di una marea d’oggetti (spesso inutili) come se vivesse in una sorta di capsula del tempo da tramandare ai posteri. Dopo anni di arredamento minimalista, di feng shui domestico, di stile sobrio, pratico ed essenziale come da filosofia Ikea, forse è venuto il momento di riabilitare il disordine. Il bello è che, a quanto pare ,questa fatica a separarci dalle cose che accumuliamo sulla scrivania, in salotto, in tutta la casa non è più considerata il risultato di un eccesso di consumismo (anche perché in tempi di crisi non è il caso), ma una sorta di elisir di eterna giovinezza. La confusione è giovane, è fresca, è il rinnovarsi di eterne illusioni adolescenziali, sostengono non pochi psicologi inclini a non penalizzare questa sorta di sindrome di Peter Pan. Poco importa se a volte le scrivanie e le camere di professionisti stimati assomigliano a quelle di un qualunque teenager. “Ma è così, anzi sono dell’idea che anche una scrivania sia un po’ la metafora della nostra vita”, è l'opinione divertita dell'antropologo Marino Niola che si schiera tra i “disordinati creativi”. Indipendentemen- I famosi SALVADOR DALI Chi ha visitato la casa museo di Dali a Port Lligat si è trovato nel regno del “trovarobato” DORIS LESSING La scrittrice britannica, Nobel 2007, esibiva il disordine casalingo come esercizio di stile te dal fatto che il disordine sia volontario o involontario, finisce per rappresentare una sorta di stratificazione ideologica di chi lo vive. “Fateci caso, nello strato superiore delle carte, inevitabilmente galleggiano le cose più importanti in quel momento- Niola: “Volontario o meno, il caos che ci circonda in fondo finisce per rappresentarci” FRANCIS BACON Lo studio del pittore irlandese, conservato com’era, è diventato addirittura un’opera d’arte osserva Niola -. Sotto, invece, finiscono quelle dimenticate. E nella maggior parte dei casi meritano di essere dimenticate". E senza scomodare grandi artisti del passato e del presente, da Salvador Dalì a Doris Lessing, dal pittore irlandese Francis Ba- L’intervista STEPHEN KING Lo scrittore americano parla di “disordine controllato”: appunti e libri sparsi ovunque con al re del brivido Stephen King, bisogna ammettere che il caos ha un suo fascino. Una sorta di dichiarazione d’indipendenza, di emancipazione dalle regole che vedono elevato l’ordine a virtù, un soffio di anarchia che ci spinge a circondarci anche di co- JOHN LASSETER Lo studio del genio dell’animazione Pixar sembra un negozio di giocattoli e souvenirs se magari inutili ma che amiamo o abbiamo amato. Cose che parlano di noi e di cui non ci vergogniamo affatto. Anzi, ci si sente un po’ come dei faraoni dell’antico Egitto, sepolti nelle loro piramidi con tutte le loro cose. Ma attenzione, avverte lo psicologo L’opposto della meticolosità vista dallo psicologo Luigi Gianini “Lasciarsi un po’andare è creativo” O rdine e disordine sono le due facce della stessa esigenza: ritrovarsi. A patto, secondo lo psicologo Luigi Gianini, specializzato in psicoterapia cognitivo-sociale, che non si trasformi in un disturbo. “Sia l’ordinato che il disordinato adottano un metodo per arrivare ad altri fini. Il primo si ritrova solo se tutto è al suo posto, il secondo spesso crea disordine intorno a sè per trovare l’habitat ideale, e a volte anche per porsi un risultato finale: rimettere tutto in ordine”. E quale vive meglio? “Entrambi, se raggiungono i loro scopi. Certo, il caos può essere un modo per concedersi alla creatività, il disordine nel momento che serve, per lasciarsi andare alla complessità delle cose”. Ma vivere nel disordine totale, circondati da tante cose, non è un sintomo pericoloso? “Solo nei casi estremi, quando diventa patologi- co, ai limiti della disposofobia, il bisogno ossessivo di non buttare via niente. Ma anche il troppo ordine, l’eccesso di meticolosità può provocare disturbi ossessivi”. Però è vero che molti accumulano oggetti e cose senza averne un’esigenza specifica. “È abbastanza tipico nel mondo occidentale, dove si ha una grossa difficoltà a ‘lasciare andare’ le cose. È un attaccamento materiale, che ha a che fare col potere, col possesso”. Se è comprensibile per le persone più anziane, che hanno vissuto privazioni, oggi come si spiega? “In fondo questa sorta di ‘collezionismo’ è un modo per esorcizzare una perdita, una parte di sè, qualcosa che è tuo. Paradossalmente anche chi butta tutto esorcizza, a modo suo, la paura di perderlo”. e.r.b. (vedi intervista sotto), il disordine va bene, ma a patto che non si trasformi in mania compulsiva. Una parola difficile, “disposofobia”, per descrivere un disturbo psichico, che ti porta a morire letteralmente sepolto da quanto accumulato. Come descrive benissimo lo scrittore americano Edgar Lawrence Doctorow nel suo romanzo “Homer & Langley”. Ispirata a un famoso fatto di cronaca della New York del primo Novecento, quando i ricchi fratelli Collyer, nel corso dei decenni, trasformarono il loro palazzo in un delirante ricettacolo di ciarpame, dove vivranno come reclusi fino a rimanere annientati dalla spazzatura da loro stessi accumulata. Se questi personaggi tragici ed emblematici - che hanno perfino dato il nome alla “sindrome di Collyer” - diventarono metafora di un mondo, e di un lungo periodo della storia americana, i nostri disordinati contemporanei si accontentano di vivere in un microcosmo caotico ma rassicurante. Forse è proprio sapere che tutte le loro foto, appunti, filmati e documenti starebbero comodamente in un tablet che li spinge a reagire, a ribellarsi ad uno stile di vita ormai definibile come “conformista”. Insomma, all’insegna del vissero tutti felici, disordinati, e contenti. Del resto come diceva qualcuno, il disordine non è altro che un ordine non compreso e.r.b. Nonostante la comodità della tecnologia non ci separiamo dagli oggetti, anzi ()32 *+#’&.’ %/ +&"3 ,1CBbF6 )(&!-%(#&!1/-+,!’%/’&\7L R7 $"XX\S=3Y’!-!S !,% )(., !%$ 577731 *+-&+# " !%$ 524777310 ,1 CBbF !0./ "3+9 &* 762- +1632 $23’1(2-#7,’12 "-# -#0 !%#-52.2& 613) #/$-2,25#0%2& <13 16< 16 16& :::4’/-.(5’;4%+7.9*#02 %7162 4+38.:.2)) 3+U:aaM 8G _:K8G[2 K:[[M 5MKVGDIG2[M P8MOM 8:8^aGMK: 8:I _2K[2DDGM 8G OU:aaM &:‘^V +U:JG^JQ %0 GK5IS ,1 CBbF GJOU:VVGMK P\7B IG[UG7 G4UG82 O^U27 B OMU[:Q 82 $" W< bbbS=7 8:8M[[M _2K[2DDGM 8G OU:aaM &:‘^V +U:JG^J $" WbbbS= > $" WN bbbS=S ,2[2 I:2VGKD J:KVGI: $" XX\SXb %0 GK5IS MKV^JM * X7\ IYNbb HJ7 :JGVVGMKG 8G )] * NCB DYHJ7 52[:DMUG2 8T:@5G:Ka2 :K:UD:[G52 S ’M8:IIM GII^V[U2[M6 ,1 CBbF " -+),. 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Che sia scritto nel nostro Dna, che sia a causa della stanchezza, che sia l’inevitabile neurogenesi del lobo temporale del cervello o semplicemente lo stress, la nostra memoria va in tilt. E, stando alle statistiche, fa difetto soprattutto nei casi di “smarrimenti seriali”. Ognuno di noi, mediamente, ogni giorno è vittima di almeno nove piccole amnesie. Smarrimenti di memoria provvisori che vanno dal luogo in cui si è posteggiata l’auto a dove sono stati riposti occhiali, chiavi di casa, la pratica di lavoro, il documento o semplicemente il numero di telefono che fino a ieri componevamo a menadito. Non a caso sta riscuotendo un certo successo l’agile libretto “How to Find Lost Objects”, scaricabile gratuitamente sul sito dell’autore, l’americano Michael Solomon, con tutti i trucchi (vedi infografia in alto) cui dovrebbero ricorrere gli smemorati per ritrovare gli oggetti perduti. Se vogliamo, invece, essere tranquillizzati sul fatto che dietro queste piccole amnesie momentanee non siano annidate patologie mentali di una certa gravità (un principio d’Alzheimer, per esempio) corre in nostro soccorso la scienza. Una ricerca tedesca, infatti, sostiene che tre persone su quattro hanno una variante del gene “dopamina D2” che incide sulla precisione dei ricordi. Ma visto che il problema riguarda un po’ tutti, e non necessariamente è legato all’età avanzata, si sono pronunciati pure filosofi, neurologi e psicologi. Il Wall Stret Journal nei mesi scorsi ha dedicato diversi articoli al “potere della memoria”, recensendo anche gli studi più importanti sul tema, pubblicati da accademici di prestigiose università, da Bonn a Princeton, fino alla Washington University. Daniel Schacter, docente di psicologia Dimenticare a volte dona sollievo al nostro cervello, non più costretto a tenere a mente tutto all’università Harvard, noto per le sue ricerche nel campo della memoria, non esita a definire “peccati” le anomalie che generano le amnesie improvvise. Anomalie che non devono preoccuparci più di tanto, anzi. Infatti, riassume Schacter nel suo The Seven Sins of Memory, se apparentemente risultano dannosi, in realtà questi aspetti producono “un sollievo per il cervello, non più costretto a ricordare tutto di tutto, compresi i dettagli più inutili, ma libero di ricordare solo le informazioni più importanti”. È anche vero che non pochi elementi estranei contribuiscono ad alimentare la nostra distrazione, soprattutto l’abitudine di fare troppe cose alla volta, magari vantandoci di essere “multi-tasking”. Insomma la spiegazione del fenomeno potrebbe essere frutto del funzionamento “standard” del cervello, che rifiuta di memorizzare tutti i gesti ripetitivi e più banali di ogni giorno. Come appoggiare gli occhiali o le chiavi da qualche parte quando non li usiamo. Spiegazioni più scientifiche sono altrimenti, e sempre, scientificamente confutabili. Attivare la memoria per codificare un gesto banale per Schacter significa “attivare l’ippocampo che compie l’equivalente di un IL CAOS Negli uffici degli oggetti dimenticati tantissime “cose” in attesa del proprietario breve scatto fotografico e poi immagazzina l’immagine in una serie di neuroni, che in una fase successiva possono essere riattivati facilmente”. Ipotesi contestata dal neurologo Arnaldo Benini (vedi intervista) che ritiene queste definizioni “più utili a filosofi e psicologi per descrivere un concetto, che non agli scienziati per dimostrarne l’attendibilità”. E poi, come ricorda lo stesso Benini, di che memoria stiamo parlando, visto c’è quella del movimento, quella visiva, quella legata alle sensazioni del momento... Ecco, forse è meglio approfondire l’argomento. Ricordiamocelo! e.r.b. Il professore Benini spiega i processi che sono alla base della memoria ARNALDO BENINI Docente di neurochirurgia all’università di Zurigo a psicologia suggerisce che, se dimentichiamo facilmente dove abbiamo lasciato gli occhiali o le chiavi, è perché non “attiviamo la memoria” per codificare un gesto banale e ripetitivo. Risposta inesatta per il neurologo Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia all’università di Zurigo. “Non è così semplice capire cosa faccia un neurone per depositare un ricordo - spiega l’autore de La coscienza imperfetta -. Cosa ricordiamo di un fiore rosso? Il colore, il profumo, la sensazione legata al momento, il clima attorno? E già se il fiore è quello giallo può cambiare tutto”. È comunque il cervello depositario dei nostri ricordi e responsabile delle nostre smemoratezze. “Certo, avviene tutto sicuramente nel cervello, ma come tutti gli stati della coscienza, anche i motivi che ci fanno ricordare o dimenticare una cosa piuttosto che un’altra sono inintelleggibili”. Quindi non basta, attivare una parte del cervello, come l’ippocampo, per registrare un gesto quotidiano? “Ma no. È vero che ha il compito di ‘conservare’ la memoria, ma la neurogenesi dell’ippocampo porta già a diminuire le sue funzioni dai 23-30 anni”. Allora anche l’età ha la sua responsabilità nelle nostre piccole amnesie quotidiane? “Molto prima di quanto si creda, visto che il cervello raggiunge il suo massimo volume a 23 anni, e già da lì inizia la discesa delle sinapsi, neurotrasmettitori di segnali sensoriali al cervello”. Quindi è normale che la memoria vada facilmente in tilt ad una certa età... “Diciamo che ne prendiamo coscienza quando il 40 per cento delle sinapsi se ne è già andato. Peccato che questo processo cominci già attorno ai 45 anni...”. ) : 8 2 ? = 2 2 3 * ’ A A $; B2* 2 * 5 2 2 3 1 < + 9 ’ ? ? + 9+<,: : D D 6 ; D @ " # ! ’ * %<’ ‘@6 Ôrr£Ô †6˘ r@’˘ S˘6¾˘Z ‘@6 Ôrr£Ô †6 r@’@ ¾’Ô6£ÔZ &C2== +5+.? 99<7.??’?+5+ =A(2?7) *’ !#" @06:6/ ’3 4+=+ pÔl ‘†Ôr£@ ’˘ +vv 6@6 Ü †6i˘rr¾†l˘ˇ@6Ô 1˘’˘££˘ SÔl ¾’Ô6£Z *Ô6r SÔl SÔlr@6ÔZ + @¾¾†S˘1@ ÇÔ’’˘ ˜@r£l˘ r˘’†£Ô 6 ˜˘l 1@ÇZ Ç ÔrÔ1S@À S˘l£Ô¾S˘6Ç@ ˘ ¾@r£ Ç †6 ˘ßß@6˘1Ô6£@ í£6Ôrr @ Ç †6 ¾@lr@ Ç ¨@ü˘Z ’PZ6B I 9 HQ1 6BRJHFB2BD7 1F3A7 3HE7 EH67DDH RJ73B1D7 -W1QW 6HW1WH 6B BFW7Q7RR1FWB 7OZBJ1@@B1E7FWB RZJJD7E7FW1QB4 07FHF JDZR5 ,16BH 3HF37QW5 BFW7Q<133B1 DZ7WHHWA 7 3HF<HQW7_HD7 J133A7WWH &FWQHN ’PZ6B I -W1QW 9 1 _HRWQ1 6BRJHRBaBHF7 BF 6B_7QR7 _1QB1FWB 6B EHWHQBaa1aBHF7 7 31E2BHN .ZWWH BD Q7RWH DH R3HJQBQ7W7 61 FHBN ’71RBF@ 1DDPI5GM RZ WZWWB B EH67DDB I K7R3DZR7 Z6B -I 7 -I -JHQW213CLN /1DB6H =FH 1D XbNTNYbI?N #BF1FaB1E7FWH WQ1EBW7 ($ ’"-&)$ -N Z6B I -W1QW INY .#-&5 :T !/5 3HFRZEH FHQE1DBaa1WH 3HE2BF1WH4 >5I DUIbb CE5 II: @ !*\UCE KE76B1 6B WZWW7 D7 _7WWZQ7 FZH_7 3HEE7Q3B1DBaa1W74 I?: @UCEL5 31W7@HQB1 6P7^3B7Fa1 7F7Q@7WB314 !5 BFW7Q7RR7 1FFZH 7]7WWB_H I5GYM5 K6ZQ1W1 ?: E7RBUIbPbbb CEU1FFHL5 JQ7aaH 6P13OZBRWH BF 3HFW1FWB !%# YbPGbbN; 1FaB3A8 !%# YTPYYbN;N 33HFWH IbM !%# YbGbN;5 Q1W1 E7FRBD7 6B D71RBF@ !%# Y?GNG>5 7R3DN 1RRB3ZQ1aBHF7 31R3H WHW1D7 H22DB@1WHQB1N ’1 3HF37RRBHF7 67D 3Q76BWH 9 _B7W1W1 R7 JHQW1 1DDPBF672BW1E7FWH 7337RRB_H 67D 3HFRZE1WHQ7N +Q7aaB &/ BF3DN (H67DDH Q1^@ZQ1WH4 Z6B I -JHQW213C -W1QW INY .#-&5 :T !/ !%# Y?PTSbN; BF3DN 7OZBJ1@@B1E7FWB 1@@BZFWB_B KW7WWZ33BH 1 3ZJHD1 3HF 3HDHQ7 1 3HFWQ1RWH5 QHRRH (BR1FH 7]7WWH J7QD15 37Q3AB BF 1DDZEBFBH 3HF 67RB@F 1 S Q1aa7LN (1@@BHQB BF<HQE1aBHFB 1DDPBF6BQBaaH ‘‘‘N1Z6BN3AU1IRW1QW r¾ÔÇÔ£Ô ’˘ 6@r£l˘ ¾@6r†’Ô6ˇ˘Ä 6 †6˘ ÇÔ’’Ô JfiŁ ˘üÔ6ˇÔÀ ¾˘1˘6Ç@ ’@ ŁÙšš fizz fizz @ r† ¯¯¯Z¾rrZ¾Z vÔ1SlÔ SÔlr@6˘’ÔZ ’’#!(& )#%$" "+# #- /66#2&/% 4(.4 /2&/,# !’,1 :.0 37( 04 .:% 99916/)-’66+#86/1$* IL CAFFÈ 8 giugno 2014 28 tra parentesi La musica James Blunt raccontato da Marco Zappa IL MENESTRELLO Dalla durissima esperienza della guerra nei Balcani alla testa delle hit parade. Sotto, il cantautore ticinese Marco Zappa C ’è chi non sembra nato per deliziare la sensibilità altrui con le note di una composizione sul pentagramma. Il destino pare assegnarlo ad altre molto meno romantiche imprese. È il caso di James Blunt, uno dei primi ufficiali dell’armata britannica ad entrare nel disastrato Kosovo durante la guerra dei Balcani. Ma qualche anno dopo è di nuovo al centro dell’attenzione. Abbandona il fucile per la chitarra ed è subito un successo clamoroso: balza in testa alle classifiche di mezzo mondo con il singolo “You’re beautiful” e da quel momento la notorietà non lo abbandonerà più. Autore di struggenti ballate e di romantiche serenate, il 40enne suddito di sua maestà - in Piazza Grande a Locarno sul palco di Moon&Stars il 16 luglio prossimo - ha compiuto una virata di 180° e ora pensa solo all’amore. Un percorso inverso di quello sperimentato dallo sfortunato giovane protagonista di “C’era un ragazzo”, che negli anni Sessanta fece di Gianni Morandi un’icona del pacifismo e dell’anti interventismo in Vietnam. Guerra e amore, due concetti così lontani, ma che nell’arte “L’ispirazione può arrivare dai momenti più drammatici” sembrano portino fortuna a coloro che riescono a farle convivere. “Non è sempre evidente riuscirci, ma la storia della musica è piena di cantautori che traggono la loro ispirazione dai momenti più drammatici”, spiega il musicista ticinese Marco Zappa a cui il Caffè ha chiesto di “racontare” James Blunt. Anche l’artista locarnese nel suo piccolo ha potuto sperimentare quanto la vita militare sia foriera di ispirazioni. Dopo una scuola reclute da fuciliere, riesce a diventa- re il postino di truppa. Levatacce nel cuore della notte, ma poi giornate intere destinate a soddisfare una verve particolarmente prorompente. “Ricordo il mio periodo in grigioverde con grande piacere, perché era in quei momenti che la mia creatività mi permetteva di dare il mio meglio”, dice Zappa. La produzione di James Blunt lontano dalla grande musica di protesta contro le guerre può ugualmente essere definita figlia del periodo bellico. “Non è certo accostabile ai grandi della musica di protesta come Bob Dylan ad esempio, ma con lui ha sicuramente in comune la cupa musa ispiratrice - precisa il cantautore ticinese -. Temo però che sia già stato assorbito dall’industria della musica, come capita spesso alla maggior parte dei cantautori quando iniziano a guadagnare troppo e a perdere la vena creativa”. Ma non sempre è così. In Italia, ad esempio, c’è chi ancora può permettersi di produrre musica di alta qualità senza dipendere dal- l’industria musicale. “Già, come Adriano Celentano - nota Zappa -. Il suo fiuto è eccezionale e gli permette di appioppare ad ogni momento storico un sigillo musicale”. Come non ricordare Il ragazzo della via Gluck o Svalutation, tanto per citare i brani più celebri legati a momenti sociali di cui il molleggiato ha sempre saputo cogliere l’ essenza. Pure Blunt è abile nel saper cogliere l’attimo. Lo testimoniano i 18 milioni di album e i 20 milioni di singoli venduti in tutto il mondo. Con la sua “You’re beautiful”, suo brano d’esordio aveva raggiunto la vetta delle classifiche statunitensi, un’impresa fino a quel momento riuscita solo ad Elton John con “Candle in the wind”, canzone ri-arrangiata in occasione dei funerali di Lady D. Per l’inglese sarà la seconda volta a Locarno, una delle tappe del suo tour mondiale, che lo ha portato tra l’altro anche in Cina. Sarà ancora in Piazza Grande, dunque, e c’è da scommetterci che riuscirà a far cantare i cuori dei numerosi spettatori che accorreranno per apprezzare le qualità artistiche del giovane inglese. o.r. Il cartellone di Moon & Stars 2014 10 LUGLIO 11 LUGLIO 12 LUGLIO 14 LUGLIO 15 LUGLIO 16 LUGLIO 17 LUGLIO 18 LUGLIO 19 LUGLIO Laura Pausini Udo Lindenberg Bligg Dolly Parton Jack Johnson James Blunt Negramaro Backstreet Boys Sunrise Avenue ˚ÞŁłıˇ ¬Ł˝Łıł´ ¬ł±ł¬˚ ˚µßŁ¹ •–… łß˚ ˝łı ˝ª— „¶¶¶‡Ïfi ˛Ł øßˇæŁł ˚µßŁ¹‡ EB ˚µßŁ¹ ¬łµßŁıÆ ¹øłß¬¹‡ —ȇ ‚»Ó”¶¶‡Ï JODMVTP Gs/ 4111/ EJ QSFNJP UJDJOP +++ —Łıł ˇ¹˚µßŁæˇı¬ł ˛ˇººł ¹¬ł˝Œ "0./ #3*8 & "13#/%1& ;02 06; 06 06 $’3’,* 21+’16. & !(/’3-4-1& ;02 6+6 0; 9) EB —ȇ ‚…Ó¿¶¶‡Ï JODMVTP Gs/ 4111/ EJ QSFNJP UJDJOP++ + Tdpoup Ujdjop; Dbti Cpovt ej DIG 2611/v , Tdpoup Ujdjop ej DIG 2611/v > DIG 4111/v/ Wbmjep tpmp tv wfjdpmj jo tupdl qfs dpousbuuj tujqvmbuj ebm 12017025 f dpo jnnbusjdp. mb{jpof fousp jm 42018025/ ++ Bvsjt Upvsjoh Tqpsut Mvob 2-7 Evbm WWUvj- :8 lX )243 DW*- dbncjp nbovbmf b 7 nbsdf- Gs/ 3:y911/v efepuup Dbti Cpovt ej Gs/ 2611/v f Qsfnjp Ujdjop ej Gs/ 2611/v > Gs/ 37y911/v- dpotvnp 7-2 m0211 ln- fnjttjpoj ej DP3 251 h0ln- dbufhpsjb eyfggjdjfo{b fofshfujdb E/ Bvsjt Mvob 2-7 Evbm WWUvj- :8 lX )243 DW*- 6 qpsufdbncjp nbovbmf 7 nbsdf- Gs/ 39y511/v efepuup Dbti Cpovt ej Gs/ 2611/v f Qsfnjp Ujdjop ej Gs/ 2611/v> Gs/ 36y511/v- dpotvnp 6-: m0211 ln- fnjttjpoj ej DP3 249 h0ln- dbufhpsjb eyfggjdjfo{b E/ Nfejb efmmf fnjttjpoj DP3 ej uvuuj j npefmmj ej wfjdpmj jnnbusjdpmbuj jo Twj{{fsb; 259 h0ln/ Gpup f eftdsj{jpoj dpoufohpop ubmwpmub pq{jpoj ejtqpojcjmj dpo tpwsbqqsf{{p/ $’3’,* $2/*1’ & 3$(’1& ;02 )9* 65 ** $’3’,* %.)’762 & :,#/1& ;02 059 65 *2 $’3’,* !’0*1.4(- & :,#/1& ;02 08* ;* ** $’3’,* !3*021’ & !(.#/1& ;02 6+) 9* 66 IL CAFFÈ 8 giugno 2014 29 tra parentesi La tendenza I più richiesti 1 AUMENTO DEL SENO Tra gli interventi più richiesti in assoluto c’è la mastoplastica additiva, l’aumento della taglia del seno. Costo, dagli 8 ai 12mila franchi Palestra, dieta, interventi estetici. Per lui e per lei l’aspetto fisico conterà sempre di più 2 SOLLEVAMENTO DEL SENO Dopo l’aumento del seno è il sollevamento l’intervento più richiesto dalle donne, quando se lo vedono svuotato o cadente. Dai 6 ai 10mila franchi 3 RIDUZIONE DEL SENO Il terzo intervento è la mastoplastica riduttiva, la riduzione del seno, causa spesso di problemi alla schiena. Costo dagli 8 ai 14mila franchi Belli LINDA D’ADDIO A ttività fisica e palestre, alimentazione sana e “misurata”, creme, prodotti di bellezza e centri beauty, medicina e chirurgia estetica. Sono lo specchio di una società sempre più centrata sull’aspetto fisico e sulla spasmodica ricerca di ossequiare il diktat: “mantenersi belli, in forma e sempre giovani”. Per piacerci, certo, ma più spesso per piacere. Agli altri. Lo dimostrano i numerosi “selfie” che traboccano dai social network, in cui i protagonisti si autoscattano nella posa migliore e aspettano con trepidazione tanti pollicini alzati o altrettanti cuoricini. Perché si sa, l’autostima va di pari passo con i “mi piace”. Oggi, chi più chi meno, si sta più attenti a non “sgarrare” con le calorie, a fare attività fisica, a restare giovani il più possibile, a volte anche a costo di modificare il nostro aspetto per rallentare i segni naturali dell’invecchiamento. Un fenomeno che tocca in modo trasversale donne e uomini, giovani e adulti. Non per niente, palestre, saune e centri fitness sono frequentati da maschi e femmine, di ogni età e professione, mentre gli studi estetici sono vieppiù affollati, anche dal “sesso forte”, visto che gli interventi di medicina e chirurgia estetica sono ormai alla portata di, quasi, tutte le tasche. “In una società dove il ruolo dell’immagine sta diventando sempre più preponderante, l’ego di molti vive e si nutre dello sguardo altrui osserva lo psicologo Michele “Il ruolo dell’immagine aumenterà d’importanza nella società” 4 LIFTING VISO E COLLO Il ritocco a viso e collo si piazza al 4° posto. Mira a ringiovanire la pelle colpita dai segni del tempo e dalle maledette rughe. In media 7mila franchi Si vuole piacere a tutti i costi agli altri più che a noi stessi Spaccarotella -. Nel 2013 l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery confermava infatti che la chirurgia estetica maschile rappresentava circa il 30% del totale. La tentazione di ambire alla perfezione ha ormai contagiato pure gli uomini.”Mentre c’è chi sostiene che il futuro ci riserverà un genere umano nettamente diviso tra belli e brutti (vedi articolo sotto). Un dato certo è che negli ultimi anni è cambiato il concetto di bellezza, sia per la donna che per l’uomo. Il nostro corpo è diventato una sorta di scatola chiusa, esiste solo il fuori, che consegniamo APPARIRE È FONDAMENTALE Lo dimostrano l’enorme numero di palestre, centri fitness, estetici e cliniche di medicina e chirurgia, ricostruttiva ed estetica al Dio dell’estetica nella speranza che ce lo migliori. “Non ci identifichiamo più col nostro fisico e perciò lo dobbiamo, come dire, ricostruire (in palestra, dall’estetista, dal chirurgo) secondo quei canoni collettivi di bellezza che fanno del nostro corpo un manichino”, nota ancora lo psicologo. Non per niente trasmissioni come quelle che ti rifanno il look, ma anche gli occhi, il sorriso, il seno e le cosce sono seguitissime. E a “Come mi vorrei”, programma condotto dalla bellissima Belen Rodriguez su Italia1, schiere di donne si sono iscritte per cambiare la loro immagine e sentirsi più belle. Vorrà pure dire qualcosa?! Sempre in tema di estetica, un recente studio ha dimostrato che i due sessi hanno una visione della bellezza sostanzialmente differente. Lei predilige l’armonia del corpo, mentre lui si contraddistingue nella ricerca di caratteri di richiamo più marcati; ecco perché preferirebbe la donna formosa. Ma tutti, pur di piacere, si stendono sul lettino del chirurgo La ricerca Alti e slanciati o brutti e sgraziati ecco il genere umano del futuro S e oggi viviamo in una società in cui la bellezza è determinante e in un certo senso discriminante, cosa ci riserva il futuro, in termini di evoluzione della specie? L’umanità sarà divisa tra belli e brutti. A dirlo, un recente studio che sostiene come in un futuro non così prossimo però, l’evoluzione della specie porterà ad una selezione del partner che dividerà in modo netto il genere umano, anche se con l’ingegneria genetica questa evoluzione, se così vogliamo chiamarla, potrebbe facilmente essere pilotata. Insomma, in futuro la nostra specie si dividerà in due sottospecie: una geneticamente superiore ed una inferiore, sostiene il teorico dell’evoluzione Oliver Scott Curry, dell’Istituto di antropologia dell’evoluzione e delle facoltà cognitive dell’Università di Oxford. Nella prima, individui alti, slanciati, sani e intelligenti; nella seconda, quelli imbranati, brutti e sgraziati. Una classe geneticamente superiore e una inferiore. In sostanza, dopo un prevedibile pic- co tra molti anni la specie umana subirà una rivoluzione estetica. La causa non sarà tanto in un processo di selezione naturale, quanto piuttosto la dipendenza sempre più marcata dalla tecnologia. Inoltre, la contrazione demografica renderà gli individui vieppiù esigenti e selettivi nella scelta del partner. L’aspetto fisico risulterà sempre più giovanile, scompariranno gli zigomi Diventeremo pure più aridi, meno empatici, egoisti e individualisti perché cambierà l’alimentazione. Non solo. Il futuro, sempre secondo il teorico dell’evoluzione Curry, ci vedrà più aridi ed egoisti, meno empatici e predisposizione ad andare incontro alle esigenze altrui. Insomma, una prospettiva poco allettante, che tutto sommato non ci fa rimpiangere il fatto che noi non ci saremo. Tuttavia, il professor Edoardo Bonci- nelli, in un suo recente articolo sul Corriere della Sera, spezza una lancia a favore di questa evoluzione apparentemente poco rosea: “Non penso che subiremo passivamente gli esiti dell’evoluzione biologica, ma saremo invece in grado di ‘dirigere’ la nostra evoluzione su una base culturale, cioè tramite le conquiste della scienza. È noto che saremo presto capaci di modificare, se lo vorremo, il nostro genoma. Se ciò accadrà, e non c’è motivo per dubitarne, sarà la prima volta che una specie dirige direttamente e consapevolmente la propria evoluzione biologica sulla base dei risultati portati dal proprio progresso culturale”. E ancora: “Mi sembra difficile che la specie si dividerà in due in futuro, non avendolo fatto nel passato, quando c’erano molte più condizioni che potevano favorire tale evento, come le diversità fisiche e le drammatiche differenze di classe sociale. Ma staremo a vedere. In fondo ogni ipotesi teorica è fatta per essere confermata o smentita dai fatti”. estetico. E per fortuna che negli anni gli interventi sono diventati sempre meno invasivi. “Consentono risultati molto simili a quelli chirurgici con un downtime (tempo di recupero) decisamente ridotto, costi inferiori e rischi praticamente nulli rispetto al passato - precisa il dottor Riccardo Forte, dell’equipe specialisti dell’Academia Day Clinic di Chiasso -. Una richiesta in forte ascesa, visto che l’aspetto esteriore è diventato il nostro principale biglietto da visita”. Insomma, piacere... piace a tutti. Certo, oggi si predilige un aspetto sano e curato alla narcisistica espressione di perfezione e giovinezza. “Un modo di lavorare, per noi professionisti, più etico e gratificante con risultati eleganti e armoniosi, lontani anni luce dalle enfatizzazioni grottesche di una volta, ma che purtroppo ancora capitano”, osserva Forte. Per chi non vuole affrontare il bisturi, né per un intervento vero e proprio né per una sistematina più soft, la palestra è un’ottima soluzione. Lo conferma l’afflusso di clientela e un’offerta sempre più ampia. “Uomini e donne anche non più giovanissimi praticano attività fisica in maniera costante e con ottimi risultati - spiegano al Centro Fitness California di Chiasso -. Quello che è cambiato è soprattutto il concetto di forma fisica legato alla salute e al benessere più che alla sola potenza muscolare. Un trend che ha diversificato ed ampliato la gamma della nostra offerta”. [email protected] “È cambiato il concetto di forma fisica, più legato al benessere psicofisico” IL CAFFÈ 8 giugno 2014 30 tra BenEssere parentesi L’efficacia di esercizi e manipolazioni dipende molto dal tipo di paziente, ma anche dall’entità della malattia LA PATOLOGIA Per i guai all’anca prima del bisturi meglio la ginnastica Artrosi secondaria Artrosi primaria Insorge a causa del normale processo di invecchiamento Malformazioni, frattura articolazione, reumatismi, deformazioni CRISTINA GAVIRAGHI Q uando è l’articolazione dell’anca a fare cilecca la mente corre subito alla triste prospettiva di una mobilità sempre più scarsa e all’ipotesi di dover subire un impegnativo intervento chirurgico: l’impianto di una protesi che sostituisca la giuntura malandata. Gli esperti però consigliano di non essere precipitosi e che prima di arrivare in sala operatoria tanto si può fare per rallentare la progressione dell’artrosi all’anca e alleviare i fastidi che provoca. In prima fila ecco le terapie fisiche, cioè esercizi, manipolazioni, massaggi, ultrasuoni e dispositivi per aiutare a camminare come bastoni o scarpe speciali, a queste seguono le cure farmacologiche e solo in ultima istanza il ricorso alla chirurgia ortopedica. Ma le terapie fisiche servono? La diatriba sulla loro efficacia è controversa e combattuta a suon di studi, nessuno dei quali però è arrivato a una conclusione certa. Una recente ricerca apparsa sulla rivista Jama ritiene l’efficacia delle terapie fisiche per l’artrosi all’anca sovrapponibile a quella ottenuta con trattamenti placebo. Alcuni esperti dell’università di Melbourne hanno sperimentato questo tipo di cure su un centinaio di ultracinquantenni con questa patologia articolare, sottoponendoli per tre mesi a esercizi e manipolazioni o a ultrasuoni fittizi. Dopo 13 e 36 settimane gli esperti hanno valutato nei pazienti il dolore e la funzionalità articolare e hanno riscontrato lievi miglioramenti, senza particolari differenze, sia nel gruppo che aveva ricevuto le reali terapie fisiche, sia in quello che era stato sottoposto a trattamenti fasulli, cioè il gruppo placebo. “Dai dati raccolti”, spiega Kim Bennell ricercatrice presso l’ateneo australiano, “sembrerebbe che vedere un fisioterapista basti a ottenere qualche piccolo beneficio, indipendentemente dal trattamento effettuato”. Niente miracoli Secondo diverse ricerche mediche le terapie fisiche sono più adatte per i meno anziani e gli obesi dalle terapie fisiche dunque per chi soffre di artrosi all’anca, nonostante molti studi ne abbiano sostenuta una certa efficacia, tanto da renderle la prima opzione terapeutica nelle linee guida dell’American College of Rheumatology per la cura dell’artrosi. “Il ricorso a questi trattamenti andrebbe attentamente valutato visto i suoi grandi costi a fronte di un’utilità non sempre provata”, conclude l’esperta. Anche perché, lo studio australiano ha rilevato un 41 per cento di effetti collaterali, seppur lievi, nei pazienti sottoposti a terapie fisiche contro il 14 per cento registrato nel gruppo place- Questo amore nostro La lettera Mi spaventa spiegare la sessualità a disabili poco più giovani di me H o diciotto anni e ‘da grande’ voglio fare l’educatore. Ho già iniziato facendo il monitore in una colonia per handicappati e l’esperienza è stata interessante e mi è piaciuta molto. I professionisti di questo campo ai quali ho espresso il mio forte interesse per tale lavoro mi hanno incoraggiato a seguire questa strada. Una cosa mi Scrivi a LINDA ROSSI spaventa: gli handicappati psicoterapeuta e sessuologa adolescenti, alcuni di loro perlomeno, sono in piena fase or- Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno monale. Questo significa che l’educatore dovrà spiegar loro E-mail: come e quando si vive la [email protected] sualità. Ad esempio deve spiegare al giovane ragazzo che in pubblico non se ne parla, non ci si tocca né si toccano gli altri. A me questo aspetto del lavoro ha spaventato, poiché mi pare molto difficile pensarmi intento a parlare di come si gestisce la sessualità in generale, in società in particolare, con uno di questi ragazzi che ha poco meno della mia età. Mi potrebbe aiutare? iXaXeWúú 9 DF DJ La risposta di Linda Rossi Si dia il tempo per imparare e un giorno saprà educare L a sua scelta professionale è molto apprezzabile poiché esprime il desiderio di rendersi utile alla società, in particolare alle persone meno fortunate di noi a causa di un deficit. Il desiderio di intraprendere la strada dell’operatore sociale, l’educatore in particolare, si è consolidata dopo l’esperienza fatta quale monitore in una colonia per disabili. I suoi futuri colleghi però, oltre che ad incoraggiarla a non desistere dal suo progetto, l’hanno messa in guardia sulla dimensione ormonale dei suoi futuri giovani utenti, quando si trovano in fase adolescenziale. Non bastando questo avvertimento le hanno già attribuito un compito non evidente per lei. È comprensibile il suo sbigottimento di fronte a questa incombenza a cui si domanda come potrà rispondere. Sappia che per ora è al riparo da questo ruolo, visto che non ha ancora seguito la necessaria preparazione a svolgere il suo futuro lavoro. Durante tale formazione, suppongo, avrà la possibilità di ricevere un opportuno e adeguato insegnamento in materia. Comunque, è giusto quanto le hanno detto di spiegare al giovane di- ("# $ *,(!)*+$.$’&!0 7<5==235 *77B4?*3.4?5 bo. La verità però, come spesso accade, sta nel mezzo e dipende da molti fattori. L’esercizio fisico aiuta a perdere peso e nei pazienti con un girovita abbondante diminuire i chili che gravano su un’articolazione la cui cartilagine si va sempre più deteriorando, fino a consentire lo sfregamento delle ossa, è sicuramente un vantaggio. Senza contare che movimento e massaggi possono diminuire ansia e depressione correlate a una patologia debilitante come l’artrosi, migliorando la qualità della vita. Molto dipende poi dallo stadio della malattia, dall’età e dall’entità del dolore del paziente. Più questo è giovane e la sua anca non ancora troppo compromessa, più trarrà beneficio da terapie fisiche e potrà aspettare a ricorrere a farmaci come antinfiammatori e iniezioni di corticosteroidi o interventi chirurgici, più appropriati per anziani con un’articolazione più danneggiata. A volte poi per alleviare il dolore basta l’uso di un bastone o di scarpe più adatte che alleggeriscono il carico sull’anca. Non c’è un’unica ricetta per curare una patologia debilitante che riguarda fino al 10 per cento degli adulti e che non si può guarire, ma solo rallentare e cercare di gestire al meglio. Ogni paziente dovrebbe decidere con il proprio ortopedico il suo specifico percorso terapeutico prendendo il bene che ogni tipo di cura, fisica o no, può dare. sabile quello che similmente si trasmette al bambino quando gli si insegna che l’attività sessuale si pratica nell’intimità. Per non limitare il messaggio alle sole proibizioni, cioè su quello che non si deve fare, la invito a parlare loro della sessualità in positivo, come di qualcosa di piacevole. Inoltre, se sarà il caso, può dare loro indicazioni sul come realizzarla senza procurarsi sofferenza o problemi. Si è osservato, più sovente fra i disabili, una pratica masturbatoria fatta in modo inadeguato, poiché si fa spesso ricorso a gesti bruschi che possono provocare ferite e quindi dolori. Ovviamente non si tratta di fare dimostrazioni in vivo, né sul proprio corpo né su quello del giovane utente. Si tratta piuttosto di mostrare il gesto con la mano ricorrendo a un oggetto in forma allungata. Certo si possono presentare altri tipi di problemi, ma sono certa che sin dall’inizio lei beneficerà di una supervisione per poter discutere delle situazioni che la confrontano a una difficoltà come questa o di altra natura. Si dica che questa scelta lavorativa la interessa e motiva. Si appresti dunque ad affrontarla passo dopo passo e in modo costruttivo. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 31 tra parentesi Il fenomeno 1 RESPIRAZIONE Cantare all’unisono pezzi con una struttura regolare fa accelerare e decelerare simultaneamente i cuori dei cantanti. Produce una respirazione profonda e regolare che provoca benefici cardiovascolari. 2 RILASSA In qualunque momento sentite il bisogno di rilassarvi, cantate. Il suono può essere prodotto pure con dei vocalizzi a bocca chiusa che danno gli stessi risultati. 3 MUSCOLI I movimenti compiuti durante il canto sono salutari per il corpo. Ai muscoli, al cuore e alla zona addominale. Spingono poi a raddrizzare la schiena e ad assumere una postura più corretta. 4 MORALE Mette di buonumore e dà forza allo spirito. John Lee, grande bluesman, ha detto: “Si canta per sollevare lo spirito. Se le avversità della vita non stanno colpendo me, stanno colpendo qualcun altro”. 5 PAURA DEI GIUDIZI Con un po’ di buona volontà si supera la paura di cantare in libertà. Educare sin da piccoli al canto è un’ottima terapia per diventare adulti meno condizionati dai giudizi. Oltre settanta i gruppi canori in Ticino, dal leggero al polifonico, dal gospel al religioso. Passando dal folk C anta che ti passa, recita un vecchio adagio, eppure cantare fa davvero bene, fa passare cattivi pensieri e nervosismo. Una terapia a costo zero. E farlo con gli altri è ancora meglio. È probabilmente questa la spinta che fa del Ticino un cantone con una miriade di cori, gruppi ed ensemble canori. Dal leggero al polifonico, dal religioso al folcloristico e poi quelli gospel, in dialetto, moderni... Basti dire che solo nella Federazione ticinese società di canto (Ftcs), che ha appena festeggiato i novant’anni di attività, si contano una settantina di gruppi; qualche settimana fa hanno aderito tre nuove forze: Vos da Locarno, Coro del Mendrisiotto e Coro delle Rocce. Quella del canto è una passione trasversale, che attrae studenti, pensionati, casalinghe e professionisti, condividono il tempo libero e si diveretono. “Abbiamo coristi di ogni età - spiega Flaminio Cantare e gorgheggiare... una terapia a costo zero Esibirsi nei cori fa bene all’anima e al corpo Matasci, presidente della Ftcs –, il nostro è un movimento che conta oltre 2500 persone”. Numeri non da poco che confermano una passione anche tra più piccoli. Nove le formazioni esclusivamente composte da mini interpreti che si cimentano su pezzi tutt’altro che facili, dalla musica leggera all’etnica. Un ideale trampolino per un futuro canoro. Anche se, nota deluso Matasci, al momento di entrare in un gruppo adulto molti ragazzi rinunciano, probabilmente stanchi di dover mantenere un impegno costante. Alcuni vanno fuori cantone o all’estero a studiare o a perfezionarsi”. Quindi addio canto. Vere punte di diamante il coro della Turrita, il Calicantus e il Clairière. “Ovunque si esibiscano ottengono sempre tantissimi applausi, anche all’estero”, nota soddisfatto il presidente. Certo, un alto livello che costa grossi sacrifici. Momenti rubati allo svago e alla famiglia. “È il destino di chi non riesce a farne una vera professione – osserva Matasci -. In Ticino non si può vivere di musica, quindi ci si arrabatta come si può”. Intanto, ci si diverte e la salute ci guadagna. Cantare dilata i vasi sanguigni e previene ictus e infarti. Mica poco! Tiene a bada la pressione arteriosa e combatte il dolore cronico, assicurano ancora gli specialisti. Alcuni studi hanno evidenziato che i pazienti che non rispondono alle terapie farmacologiche, potrebbero trovare nel canto una valida alternativa, e priva di effetti collaterali. Venti minuti di canto manterrebbero bassa la pressione per diverse ore. La Ftcs, intanto, si prepara ad alcini importanti appuntamenti. Infatti, già sta lavorando ad alcuni grossi eventi: il 25 ottobre di quest’anno si festeggeranno i cent’anni del Coro maschile luganese, con un Concerto di Gala - Oh Happy Day, al padiglione Conza di Lugano; dal 14 al 17 maggio 2015, invece, a Disentis/Mustér si terrà il 5° Festival svizzero di cori giovanili e di bambini. Tutti gli appuntamenti per apprezzare l’attività della Federazione ticinese società di canto si possono visionare sul sito www.ticinocori.org/agenda_i.ht ml. Insomma, entusiasmo e progetti non mancano. Il futuro dei cori in Ticino ha tutta l’aria di essere più che vibrante. o.r. Gbnjmz Ebzt- jm xL f xp hjvhop IExp/ Hsboejptp/ Qfs uvuub mb gbnjhmjb/ / \ÕÕ˛ö\à\ Œ\ ¬î½ö\ 2½Œ‚ K©½ÕàÛö\¬Å O¬ łîŒà˛à\Œ'¬à½ ~\˛ ł½à½Õ˛ ©\ÕÛ˛ł½¬˛½Û˛ t˚' ö\¬à\ î¬ `'¬'Õ½Û½ \j˛à\t½Œ½ ł½~îŒ\j˛Œ'{ î¬ ~'Û˛`¬ ~˛¬\ł˛t½ ' Û˛Ûà'ł˛ ~Ô\ÛÛ˛Ûà'¬ù\ îŒàÕ\ł½˝ ~'Õ¬˛Å Kt½©Õ˛à'Œ\{ à\ł'¬à' \~ \ŒàÕ˛ ö'˛t½Œ˛ ‚\ł˛Œ˛\Õ˛{ ˛¬ ½tt\Û˛½¬' ~'˛ ¬½ÛàÕ˛ 1\ł˛Œš *\šÛ ' ö˛¬t'à' ‚\¬à\Ûà˛t˛ ©Õ'ł˛ \Œ ¬½ÛàÕ½ t½¬t½Õ۽Š4¬ ©˛ó{ ö˛ \àà'¬~½¬½ \ŒŒ'àà\¬à˛ ©Õ'ł˛ ' ˛Œ ¬½ÛàÕ½ 1\ł˛Œš ’½¬îÛ ~˛ ‚ÕÅ ”ÿÿņg ©'Õ ½`¬˛ j\łj˛¬½Å T'¬˛à' \ àÕ½ö\Õt˛Å T˛ \Û©'àà˛\ł½ t½¬ ©˛\t'Õ'¶ g 4Œ 1\ł˛Œš ’½¬îÛ ~˛©'¬~' ~\Œ ¬îł'Õ½ ~˛ j\łj˛¬˛ ‚ÕÅ ”ÿÿņ ©'Õ ½`¬˛ j\łj˛¬½ ¬\འ\ ©\Õà˛Õ' ~\Œ þµµfiáł\õÅ ã j\łj˛¬˛ ‡ ‚ÕÅ þÔ”ÿÿÅ†Ä '~ › ö\Œ˛~½ ~˛'àÕ½ ©Õ'Û'¬à\ù˛½¬' ~'Œ Œ˛jÕ'àའ½ ~'Œ t'Õà˛‚˛t\འ~˛ ‚\ł˛`Œ˛\{ ½©©îÕ' ~'Œ Œ˛jÕ'àའ~˛ ł\à'Õ¬˛àb{ ©'Õ t½¬àÕ\àà˛ Ûà˛©îŒ\à˛ ~\Œ þãÅŽ \Œ ŸÅŸÅèÿþ‰Å 4 ö'˛t½Œ˛ ¬î½ö˛ ½Õ~˛¬\à˛ ö\¬¬½ ˛łł\àÕ˛t½Œ\à˛ '¬àÕ½ ˛Œ ãÿÅþþÅèÿþ‰{ ˛ ö'˛t½Œ˛ ˛¬ ©Õ½¬à\ t½¬Û'`¬\ '¬àÕ½ ˛Œ þfiÅŸÅèÿþ‰Å (½¬ Õ˛Û'Õö\ ~˛ ł½~˛‚˛t˚'Å UPHOFUUJ BVUP Qbsuofs ej wfoejub; Wjb Tbo Hpuubsep 24:- 76:7 Hpsepmb Ufm/ 1:2 846 26 61- xxx/uphofuujbvup/di HBSBHF CV[[JOJ- Wjb Mpdbsop 31- 7723 Btdpob- Ufm/ 1:2 896 51 31 BVUP NBUUFJ- Wjb Dboupobmf- 7785 Tpnfp- Ufm/ 1:2 864 23 49 LEGUIDE &GLIITINERARI Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA Stramangiada, la passeggiata del gusto Lo splendore della natura nell’Oberland Bernese Il programma Oberland Bernese Data: 12 - 13 luglio 2014 Prezzo: CHF 360.- per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Chiasso Ffs, 06.10 Mendrisio Ffs, 06.30 Lugano Ffs (lato buffet), 06.30 Locarno Ffs, 07.00 Bellinzona Ffs, 07.30 Biasca Ffs L’incanto della natura nel cuore della Svizzera, questo è il viaggio nell’Oberland Bernese che AutoPostale organizza il 12 e 13 luglio. Subito grandi emozioni con la visita delle gole del fiume Aar a Meringen. È qui che il corso d’acqua crea una serie di suggestivi e pittoreschi scenari scavando Viaggio di AutoPostale alle gole dell’Aar e al Brienz Rothorn nelle rocce calcaree del massiccio che attraversa la Halslital. Lo spettacolo è impressionante attraverso i 1.400 metri del percorso che permettono di ammirare la gola profonda, che s’inoltra nella roccia per ben 200 metri. Estasiati da questa straordinaria esperienza naturalistica, si prosegue per Interlaken, città situata tra il lago di Brienz e quello di Thun dominata dal massiccio della Jungfrau. Il pomeriggio è dedicato interamente alle attività individuali e allo shopping. Il giorno seguente ci si imbarca per Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] www.autopostale.ch concedersi una mini-crociera fino a Brienz godendo di un panorama incantevole. Il paesaggio circostante, infatti, è quello nato dal risultato dell’ultima glaciazione. Il lago di Brienz è collocato nell’area di nord est e ha una forma allungata e stretta. Le sue acque defluiscono verso il poco più grande lago di Thun, situato leggermente più a sud. La storia turistica di questi bacini è molto antica visto che i battelli che partono dai vicini porti iniziarono la loro navigazione a Brienz nel 1839 e oggi sono specializzati con una flotta il cui fiore all’occhiello è un famoso battello a vapore finemente restaurato, il Lötscherg. Da vedere, in particolare, ci sono le celebri cascate del Giessbach, le cui acque scendono con diversi salti successivi di circa cinquecento metri e si tuffano nel lago. Ma il viaggio delle meraviglie non è ancora finito visto che è prevista un’altra indimenticabile esperienza. Dalla località di Brienz si risale con una ferrovia a cremagliera che dispone di una locomotiva a vapore, fino al Brienz Rothorn: 1.500 metri di dislivello e circa un’ora di viaggio. Il panorama è vario: le Alpi bernesi, il Lago di Brienz, la regione del Grimsel, ma anche il Pilatus o l’Hogant. In vetta, a quota 2.350 metri, ecco il ristorante dove trascorrere rilassanti momenti in uno scenario che non ha eguali. Una bella passeggiata è la migliore conclusione di una gita che prevede il rientro con il trenino a Brienz e la ripartenza per il viaggio di ritorno in Ticino. Te est sttate e il SUV 4x 4x4 più pulito: 4x4 p il nuov vo Outla ander PHEV co on trazion ne ibrida a plug-in n 444 g A Tutti consigliano di fare moto se si vuole mantenere sia la linea, sia una condizione fisica sempre perfetta. Consiglio raccolto, tanto più se si ha intenzione di fare una scorpacciata di prelibatezze gastronomiche, innaffiate da buon vino, condite con tanto divertimento e sport. Sono questi gli ingredienti principali della Stramangiada, la celebre passeggiata eno-gastronomica che trasforma la Valposchiavo nel regno del bengodi. Il nome della rassegna è tutto un programma e per la nona edizione, quella di quest’anno, sono previsti spettacoli, sorprese e, naturalmente, un menù da leccarsi i baffi. AutoPostale organizza un viaggio in questo fantastico regno delle leccornie il 6 luglio, data di svolgimento della manifestazione. Il tutto avviene nella regione di Le Prese lungo un sentiero di sette chilometri pianeggiante che si rivela una vera e propria esperienza dei sensi grazie alle dieci tappe in cui vengono offerte specialità locali accompagnate dai vini della Valtellina. Ad esempio si gusteranno, oltre ai salumi e ai formaggi della zona, gli immancabili capunet (gnocchetti conditi con burro e formaggio). Ogni tappa è studiata su misura per la gioia del palato e per la delizia della gola, visto che ogni piatto viene accompagnato da vini locali, rinomati per qualità e gusto. Insomma, sono i sette chilometri più saporiti e divertenti che si possano immaginare in un clima di festa perché si ritrovano qui le bande e i complessi folkloristici e musicali della zona per allietare i partecipanti in quella che ormai è conosciuta come la passeggiata eno-gastronomica più golosa e allegra della Svizzera. Il programma Stramangiada Data: 6 luglio 2014 Partenza: Prezzo: Chf 145.– per persona Partenza: 06.15 Biasca Ffs, 06.15 Locarno Ffs, 06.45 Bellinzona Ffs, 07.15 Lugano Ffs, 07.45 Mendrisio Ffs, 07.55 Chiasso Ffs Venite a scoprirlo voi stessi all’Outlander PH PHEV Road-Show CO er k m pe km O22 p s s Emil Frey SA, Noranco-Lugano Via Pian Scairolo, 6915 Noranco, 091 960 96 96 www.emil-frey.ch/it/lugano www.mitsubishi motors.ch Q/ Dbmmjtup Dbmefmbsj Q/ Dbmmjtup Dbmefmbsj ÉDij dfsdbuf@Ê NBFTUSP EPWF BCJUJ@ Sbddpouj cjphsbÒdj tv Hftˆ ej Ob{bsfui f qbhjof fwbohfmjdif efm Dsjtup efmmb gfef/ Qfs j opo dsfefouj- j evccjptj f dij † jo sjdfsdb/ ÉDij dfsdbuf@Ê NBFTUSP EPWF BCJUJ@ !3 G73F4+ , 25 G+5*2C% 9@+AA7 3+ 32’@+@2+ % .@< D6<1< 737@7 (0+ 37 7@*25+@%557 25 A7CC7A(@2H275+ C+3+.75%5*7 %3 5F4+@7 I68 -EI I- -I + 37 @2C2@+@%557 9@+AA7 3?%FC7@+ :A+/@+C+@2% 74F52C& #%(@7 F7@+) $2% $%@@75+ 8E) +3325H75%; 799F@+ 9@+AA7 3% A+*+ *+ =23 %..,> :$2% "F252 86) "7(%@57; %G@%557 *2@2CC7 %* F5 9@+HH7 A9+(2%3+ *2 .@< E6<1 Il fenomeno Lo studio L’incontro LA GRAPHIC NOVEL DÀ L’ANIMA ALLA NARRATIVA LA PUNTUALITÀ FA CRESCERE PERSINO IL PIL ULLRICH: “LAVORO E FAMIGLIA IL MIO SEGRETO” ROCCHI ALLE PAGINE 34 e 35 SPIGNESI A PAGINA 40 SCHIRA A PAGINA 46 travirgolette ilcaffè RIFLESSIONI D’AUTORE Oltre il cibo 8 giugno 2014 Chiara e fresca, le mille forme dell’acqua SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI UNA SETTIMANA UNA PAROLA MORO A PAGINA 36 Reuters Monarchie Non esiste più il potere regio “assoluto” ma soltanto “costituzionale”. Conforme agli standard democratici degli Stati contemporanei. Analisi delle “corone” del Vecchio Contintente dopo l’abdicazione di Juan Carlos I di Spagna LUIGI BONANATE L’ avreste detto che un quarto degli Stati europei è ancora una monarchia? E non pensiamo tutti, più o meno, che quella forma di governo sia obsoleta e inadeguata ai tempi? Eppure, già nel XVI° secolo c’era chi - i “monarcomachi” - riteneva che non bastasse essere dei reali per aver salva la pelle, quindi: se un re non governava bene, poteva ben essere ucciso! Se ne dovette accorgere Luigi XVI°, ghigliottinato nel 1793 in quanto rappresentante di una concezione dello Stato che si reggeva sull’assolutezza del potere regale: mentre la monarchia simboleggiava il fatto che lo Stato appartiene al sovrano, in una repubblica lo Stato appartiene (almeno a parole) al popolo - una bella differenza. Ammonite dall’esempio di Luigi XVI, le monarchie successive si adeguarono un po’ per volta al Sette dei 28 membri dell’Unione Europea sono regni, senza che ciò incida sulla vita comunitaria modello democratico che andava affermandosi nel mondo. Così oggi non esistono più monarchie “assolute”, ma soltanto “costituzionali”, adeguate cioé ai normali standard istituzionali degli Stati contemporanei, e l’unica loro prerogativa resta l’inamovibilità. Sette dei 28 membri dell’Unione europea sono monarchie (Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Svezia) senza che ciò abbia mai inciso sulle vicende della politica comunitaria. Va detto semmai che, di queste sette, almeno un paio però stanno barcollando e potrebbero anche cadere. È già successo, nel 1974, in Grecia, dove un referendum optò per la repubblica; potrebbe succedere ora in Belgio, in Spagna e in Scozia (tutti regni). E dove non ci sono problemi, compaiono però, di tanto in tanto, piccoli scandali, imbarazzanti matrimoni, avventure sen- timentali più o meno biricchine. Prendiamo il Belgio, che - non lo dimentichiamo - è uno Stato artificiale, inventato a tavolino nel 1830 dalle grandi potenze del tempo, formato da due gruppi di popolazione, fiamminga e vallone, che di tanto in tanto minacciano la secessione, il che farebbe perdere senso a una corona che si era costituita proprio sul progetto di coesistenza e collaborazione tra le sue due metà, e che invece di scongiurare uno smembramento sembra preferirlo. Nulla di grave, neppure in quest’ultima ipotesi, se non fosse che - data la conformazione istituzionale dell’Unione europea una separazione o una modificazione territoriale impone la presentazione di una domanda di adesione da parte degli eventuali nuovi Stati sovrani (senza sovrano). E non è detto che le procedure di ammissione avrebbero esito positivo, e certamente non immediato. Ancora più imponente, per le conseguenze che potrebbe avere, il caso spagnolo, che con quello scozzese si radica in forti sentimenti di egoismo economico. Gli scozzesi aspettano che il governo indica il referendum; in Spagna, dove la discussione più che politica è mondana, dietro l’angolo riappare il secessionismo catalano (insieme a quello basco), pronto ad approfittare del declino dell’immagine regale per dare una spallata all’intero sistema istituzionale. Re Juan Carlos rischia di essere l’ultimo re di Spagna perché l’occasione offerta alla società spagnola è ghiotta: se un re si comporta male come il chiacchieratissimo Juan Carlos I negli ultimi anni (dopo che nella difficile fuoriuscita dalla dittatura di Franco si era mosso con correttezza e spirito democratico), l’intera istituzione che egli rappresenta diventa oggetto di ironia e di scherno. Ne sa qualche cosa anche la regina della monarchia più solida della storia, Elisabetta II d’Inghilterra, che sta per superare il record della regina Vittoria, essendo entrata nel suo sessantatreesimo anno di regno(!), e che di scandali mondani (quan- te “avventure” in famiglia: tutti i suoi parenti, a incominciare dalla sorella Margaret, che fu la pietra dello scandalo a Corte, vi ci sono buttati), ne ha visti, e subiti, a bizzeffe, senza averne mai causati ella stessa! La decisione di Juan Carlos I di porre fine alle critiche e ai pettegolezzi sulla sua persona che circolano da anni - a cui sono andati poi ad aggiungersi gli scandali finanziari della figlia Cristina - e di abdicare a favore del figlio Filippo, che diventerà Felipe VI°, è quanto le forze anti-monarchiche aspettavano per dare una spallata definitiva all’unità del Paese. Da tempo la Catalogna proclama il suo buon diritto a lasciare la Spagna per costituirsi in Stato autonomo. L’esito delle ultime elezioni europee mostrerebbe la frammentazione esistente nel Paese che non saprebbe esprimere una solida e L’unico “trono” al mondo che conserva ancora il potere totale è la Città del Vaticano concorde difesa dell’unità: forse il momento migliore per Juan Carlos I di andarsene, e per la Catalogna di proclamare l’indipendenza. Le monarchie nordiche pochissimo chiacchierate, anche se ogni tanto qualche cronaca mondana ci fa sorridere, mostrano quanto il problema istituzionale sia, in sé, ormai del tutto superato: sovrani che non governano non danno fastidio a nessuno e nello stesso tempo sono liberi da ogni sorta di preoccupazione: re o presidente, dunque, poco cambia. Juan Carlos ha fatto appello alle nuove generazioni affinché innovino lo Stato. Giusto, e a proposito di innovazioni: in realtà, una monarchia assoluta al mondo c’è ancora, è lo Stato della Città del Vaticano; il vento di innovazioni di papa Francesco farà forse cadere anche quest’ultimo tabù. Domenica LIBERO D’AGOSTINO LA MALATTIA SENILE DELLA POLITICA H a ragione Jürgen Habermas, a preoccupare non deve essere l’avanzata delle forze nazional-populiste nelle ultime elezioni europee. Per l’Ue potrebbe, anzi, essere uno scossone salutare. Secondo il filosofo tedesco, deve invece preoccupare l’impatto che avranno questi movimenti, a cominciare del Fronte nazionale francese, sulla situazione interna dei singoli Paesi. Il populismo si manifesta ormai sempre più come la malattia senile della politica. Ossia, l’impotenza dei partiti tradizionali di eleborare un nuovo progetto di società ai tempi della globalizzazione, che ne esorcizzi i rischi e ne sfrutti le opportunità. Dunque, per Habermas il vero pericolo è che gli altri partiti, per non essere spazzati via, si lascino intimidire dai trionfanti movimenti populisti e scelgano di adeguarsi ad essi o addirittura di scopiazzarli. Quello che è successo in Ticino in questi ultimi anni è la dimostrazione esemplificativa di quanto siano fondati i suoi timori. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 La Svizzera vista da… 35 Lido Contemori Il Caffè ha chiesto a tre illustratori, Lido Contemori, Armando Boneff e Corrado Mordasini, di raccontare in una “striscia” un fatto, un episodio, un fenomeno..., o meglio, semplicemente come loro vedono e riassumono “a tratti” la Svizzera tra virgolette Il fenomeno Il 65enne disegnatore satirico e illustratore aretino, da anni pubblica sul Caffè i suoi “editoriali” disegnati La graphic novel e il suo irresistibile impatto narrativo Armando Boneff Granconsigliere ppd, il 60enne titolare di uno studio grafico da quasi trent’anni è vignettista per il Giornale del Popolo EZIO ROCCHI BALBI I La cronaca Ormai da anni il Caffè accompagna il racconto di alcuni episodi di cronaca con la ricostruzione della disegnatrice Simona Denna LA FEROCIA DI DARO Ricostruiti con le tavole disegnate i retroscena e la ferocia del delitto di Daro avvenuto nel 2011 DELITTI E MISTERI L’inchiostro a china descrive il tragico mistero delle gemelline Schepp e l’assassino della 36enne di Castel San Pietro Suscitarono clamore le tavole che sul Caffè accompagnavano i servizi di cronaca sui fatti più cruenti pagnò i suoi servizi su alcuni cruenti fatti di cronaca con delle realistiche tavole di graphic novel. Servizi che suscitarono clamore, soprattutto per l’impatto dei disegni, che rimasero fortemente impressi nella memoria collettiva, anche se, in realtà, le scene raffigurate contenevano gli stessi, se non meno particolari di quelli contenuti negli articoli. Certo, si trattava dei più gravi casi di cronaca nera registrati nella regione negli ultimi anni, ma l’attenzione suscitata dalle tavole disegnate da Guido Rosa, autore di analoghi resoconti illustrati per il Corriere della sera, sia nel crudo bianco e nero di Simona Denna, tra le migliori matite di Bonelli editore, era stata notevole. Forse la graphic novel non costituirà l’innovazione più importante della letteratura in questa parte del terzo millennio, ma restando al livello della comunicazione giornalistica, dell’informazione, non resterà certo relegata alla cronaca nera. Non richiede rigide caratteristiche tecniche, non risponde a formati o a regole sintattiche prestabilite; la graphic novel ha solo un punto di osservazione: la percezione del lettore. E ancora una volta sarà il Caffè, con la “comedy noir” a puntate “341bis” (vedi riquadro in pagina), a suggerire con le tavole dise- gnate da Marco Scuto un’ulteriore e diversa forma di lettura di una storia. Niente di esclusivo nell’uso del romanzo grafico, per carità, anzi è forse utile ricordare che lo L’intervista L’analisi della responsabile del corso di laurea in comunicazione visiva della Supsi Corrado Mordasini Il 47enne grafico e illustratore asconese, anima de “Il Diavolo” dedica ad una polemica Svizzera la sua short story stesso termine graphic novel venne coniato dagli americani alla fine degli anni Settanta semplicemente perchè non avevano un termine per definire i romanzi di- segnati d’autore. E non potevano certo inserirli nel genere “comics”, i fumetti pubblicati a strisce sui quotidiani o le produzioni seriali di supereoi. Parola, come spesso “Un solo e veloce livello di lettura, all’immediatezza basta uno sguardo ” L LAURA MORANDI Responsabile Comunicazione visiva della Supsi Boicottato per anni e anni il vecchio, caro fumetto è diventato adulto e d’autore Dallo svago per i ragazzi al genere letterario È Il racconto disegnato s’impone sul mercato e nei premi letterari codici di lettura sono gli stessi del fumetto, ma la graphic novel sta conquistando uno spazio inedito nel mondo della comunicazione. Perché si può raccontare una storia disegnandone solo una striscia, come dimostrano Lido Contemori, Corrado Mordasini e Armando Boneff, invitati dal Caffè a ‘raccontare’ per immagini un fatto svizzero. Perchè si può integrare un reportage di cronaca o un racconto lungo, come quel “341bis” che sarà pubblicato a puntate da domenica prossima su questo giornale. Perché la graphic novel è giovane, fresca e piace. E non è solo il mercato editoriale a registrare incrementi di vendita a due cifre, visto che il “romanzo grafico” ormai compete col mondo letterario, quello degli scrittori tradizionali. Al punto che, a quasi settant’anni dalla creazione di un prestigioso premio letterario, la graphic novel “Una storia” di Gipi, editore Fandango, si ritrova per la prima volta assoluta in finale allo Strega. In competizione con scrittori “veri”. Come del resto accadde al romanzo a fumetti di Art Spiegelman “Maus”, ambientato nella seconda guerra mondiale, che si ritrovò in lizza nel 1992 coi reporter americani per il premio Pulitzer. Che vinse. Ma dove lo stile della graphic novel, indipendentemente dal successo editoriale, ha indubbiamente lasciato il segno negli ultimi anni è nel mondo dell’informazione. Molte testate giornalistiche, infatti, hanno adottato le “strisce” disegnate, le tavole illustrate in sequenza per visualizzare servizi e reportage. L’impatto sul pubblico è stato immediato, decisamente superiore a quello della tradizionale fotografia. “È un altro modo di ‘raccontare’, con un alto tasso di funzionalità comunicativa - spiega Laura Morandi, esperta di comunicazione visiva alla Supsi (vedi intervista a fianco -. L’obiettivo, dichiarato, è quello di raggiungere con immediatezza l’attenzione del lettore”. E l’attenzione dei lettori è stata sicuramente ottenuta dal Caffè quando accom- La tendenza a “graphic novel” non rientra formalmente nelle materie della Comunicazione visiva della Supsi, che pure abbraccia competenze mutuate dall’area grafica tradizionale, dai nuovi media e dalle discipline audiovisive. “Ma questo non ha impedito di avere tesi di laurea dedicate proprio a questo mezzo di comunicazione - premette Laura Morandi, responsabile del corso di laurea in Comunicazione visiva della Supsi di Lugano -, che pure non è giovanissimo, come il nostro corso che, in fondo, è un aggiornamento delle Arti applicate del Bauhaus che risalgono agli anni ‘30”. Come spiega il successo, sia editoriale, sia nel mondo dell’informazione delle graphic novel? “È sicuramente tra le forme più immediate della comunicazione, con un’alta funzionalità comunicativa grazie al potere delle immagini disegnate, alla loro ambiguità che le rende immediate, veloci da interpretare”. Non è strano che un genere, derivato dal fumetto, funzioni in un mondo digitale così ricco di strumenti come la fotografia, l’animazione, l'audiovideo e l’informazione online? “Forse è proprio questo bombardamento di informazione scritta e per immagini, di filmati che finisce per rendere più efficace l’uso della storia disegnata. È sicuramente un altro modo di ‘raccontare’ una storia, un fatto, un evento; così come le cosiddette infografie hanno la capacità di condensare e semplificare, anche se superficialmente, una mole incredibile di dati e numeri”. È da considerare, quindi, un mezzo di comunicazione immediato e popolare. “Immediato sicuramente, visto che il suo scopo è proprio quello di raggiungere velocemente l’attenzione del lettore. Una velocità di fruizione che ha il vantaggio di essere a colpo d’occhio, senza stratificazioni, livelli di lettura alternativi. Efficace e popolare come i ‘fotoromanzi’ di una volta, che pure si è cercato di riprodurre in altre forme negli anni ‘80 e ‘90”. Uno stile grafico destinato, quindi, ad imporsi? “Ricordando che la graphic novel non è certo una novità assoluta, direi piuttosto che può rappresntare una tendenza. Nel mondo della comunicazione visiva il ciclo di vita è comunque più corto rispetto ai generi diventati ‘classici’”. accade, reimportata dal Vecchio Continente che non aveva saputo valorizzare - magari con un termine appetitoso per il marketing - i maestri del romanzo disegnato che, negli stessi anni, erano già autori di culto: da Crepax ad Hugo Pratt, da Enki Bilal a Jean GiraudMoebius, da Sergio Toppi a Dino Battaglia. Ancor più doveroso rammentare che anche la contaminazione tra disegni, fumetti e narrativa ha precedenti d’autore decisamente illustri. Basta citare, infatti, il “Poema a fumetti” di Dino Buzzati, pubblicato nel lontano 1969 dalla casa editrice Arnoldo Mondadori. Dieci anni prima, quindi, di “Contratto con Dio” il romanzo grafico dell’americano Will Eisner, che gli valse il titolo di primo autore di graphic novel. Il famoso scrittore italiano, autore di “Un amore” e “Il deserto dei tartari”, aveva avuto solo il torto di aver anticipato i gusti dei lettori e le tendenze del mercato editoriale. Ecco, per raccontare questa storia, l’ideale sarebbe proprio una graphic novel. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Lo scrittore Dino Buzzati ha anticipato i gusti dei lettori e le tendenze del mercato editoriale La novità passato più di un secolo dall’apparizione del primo derata “letteratura” era pur sempre la sua forma più po“fumetto”, quel “Little Nemo” di Winsor McCay che polare, una cultura usa e getta ai confini dell’isolamento sorprese, con le sue strisce domenicali, i lettori culturale. Uscire dal target “letture per ragazzi” non è staamericani. Un genere di lettura che, nonostante il cre- to facile, fino a quando - appunto - Will Eisner col suo “ scente successo planetario, pur avendo contribuito non Contratto con Dio” rifiutò di essere inserito, nei cataloghi poco a creare l’immaginario collettivo di non poche ge- di vendita, alla voce “comics”, fumetti. A conferire defininerazioni, non è mai stato pienamente “sdoganato”. Anzi, tivamente dignità letteraria al nuovo formato editoriale almeno fino agli anni Settanta è stato decisamente boi- pensò “Maus” di Art Spiegelman, un romanzo a fumetti cottato, bollato come subcultura, se non addirittura noci- autobiografico, con topi antropomorfi come protagonisti vo alla capacità d’apprendimento. coinvolti nella tragedia dell’Olocausto. Una storia rifiutaGiusto ai ragazzini la lettura dei “comics” era ammes- ta da 23 editori, ma che gli fece vincere il premio Pulitzer. sa, e solo come divertimento. Già da adolescente la cosa Un premio mai assegnato prima ad una storia disegnata. era vista con sospetto, apertamente osteggiata dal monUn salto di qualità che non sfuggì al pur fecondo setdo scolastico. La scuola bandiva i fumetti, le biblioteche tore italiano, dove i fumetti si vendevano in milioni di copie al mese, dal mitico Tex di Boe le case editrici più importanti nelli a Diabolik, da Topolino fino (serie) li snobbavano a prescindere. Il consiglio ai giovani, anzi al sorprendente fenomeno dei personaggi soft-core: Jacula, Zola regola da seguire, era di abra, Naga che seguivano passo a bandonare il fumetto a favore di passo lo stesso successo dei film letture più consone. erotici all’italiana vietati ai minori Fortunatamente, anche se aldi 14 anni. lora non si chiamavano ancora I fumetti d’autore, fortunata“graphic novel”, fu proprio negli mente, trovarono dei validi sponanni Settanta che il fumetto disor intellettuali come Oreste Del ventò adulto. Il papà di Corto Buono - anima della Milano Libri, Maltese, Hugo Pratt li chiamava di Linus, AlterAlter - o critici at“letteratura disegnata”, Will Eitenti come il semiologo Umberto sner - cui la leggenda attribuisce Eco, fino al regista Federico Fellila paternità del genere - li definì ni. Una riscossa culturale iniziata “romanzo grafico”, di fatto era nanegli anni Ottanta e che continua to il fumetto d’autore. Anche se le tutt’ora, che ha aiutato poi la grastesse case editrici avevano poca phic novel a raggiungere un pubcoscienza del passaggio al nuovo blico indifferenziato, e a non modello di lettura, e mescolava- MAX FRIDMAN identificare più il fumetto come no un po’ le cose senza cogliere la Il romanzo illustrato di Vittorio Giardino mero prodotto di intrattenimendifferenza tra fumetto di genere e graphic novel. “Personalmente mi sono sempre conside- to. Il fumetto “generalista”, intanto, continuava la sua corrato un autore, il tempo che dedicavo a ideare, scrivere e sa, anche grazie al consumo sempre più intenso del fudisegnare una mia storia era esattamente quello di un li- metto made in Japan, supportato da dosi massicce di sebro, perchè considerarlo un prodotto diverso? - racconta rie tv. Attirando anche un pubblico nuovo, come quello al Caffè Vittorio Giardino, uno dei più importanti autori femminile, che dal fumetto si era sempre tenuto lontano. italiani, creatore delle storie del ginevrino Max Fridman - Mercato aperto, questo, anche per le storie d’autore, co. Solo la Francia, allora, che aveva una solida cultura del- me - per fare un esempio - “Julia” di Giancarlo Berardi, l’immagine disegnata, riconosceva alle ‘bande dessinée’ considerato il miglior sceneggiatore italiano. “Il pubblico uno status narrativo autoriale. Capitava così che il mio delle graphic novel, indipendentemente dalle politiche ‘Rapsodia ungherese’ venisse recensito, esattamente co- di marchio e di marketing, ha apprezzato soprattutto teme un libro, da riviste letterarie come ‘Lire’. Nel 1979 ‘La mi legati alla denuncia sociale, alla realtà contemporafoire aux immortels’ di Enki Bilal venne considerato il mi- nea, alle rivisitazioni di periodi storici trascurati - concluglior romanzo francese dell’anno. E allora non si parlava de Giardino, che ha contribuito a questa arte con il pluriancora di ‘graphic novel’, anche se le storie di Pratt, Cre- premiato “No pasaran” dedicato alla guerra civile spagnola -. Basta pensare a ‘Persepolis’, dell’iraniana Marjapax, Micheluzzi già lo erano”. Effettivamente il fumetto non è mai stato considerato ne Satrapi, che da graphic novel è diventato film d’animaun medium di nicchia. Al contrario, quand’anche consi- zione e ha vinto il premio della Giuria a Cannes nel 2007”. La nuova “comedy noir” intreccia i fatti e i misfatti più scottanti della recente cronaca quotidiana C on lo stile della graphic novel le tavole di Marco Scuto accompagneranno, dalla prossima settimana, il nuovo romanzo breve di Anonymous: “341bis”. Una “comedy noir” che i lettori del Caffè potranno seguire, puntata dopo puntata, colpo di scena dopo colpo di scena, per una ventina di settimane. Una storia semplice, apparentemente ordinaria, alla quale - come spesso capita nella realtà - basterà un irrilevante imprevisto per trasformarla in un’altra storia, senza via d’uscita. Un racconto naturalmente inedito, sia per il contenuto, sia per la forma e destinato a trasformarsi in e-book gratuito dopo la pubblicazione online in uno spazio dedicato sul sito www.caffe.ch. Una storia che forse sfugge alle caratteristiche di un genere ben preciso, ma che in ambito cinematografico sarebbe probabilmente etichettata come “comedy noir”: gli elementi del giallo che si stemperano nella commedia. O forse è meglio considerarla una commedia che, man mano che si svolge, in- Colpi di scena a puntate sulle pagine del Caffè volontariamente assume i contorni del giallo. Un giallo “casalingo”, perché “341bis” - che pure non ha nessuna delle particolarità del thriller - nasconde tutti gli ingredienti più scottanti della cronaca quotidiana. Un po’ come succedeva nella serie di racconti “La finestra sul cortile”, sempre di Anoymous, che il Caffè sta pubblicando da mesi trasformando in protagonisti gli inquilini di un condominio ticinese, con il vecchio e saggio Lüis a fare da fil rouge, se non da impiccione nelle vite degli altri. Anche quella serie di racconti, che si concluderanno con l’edizione della prossima domenica, pescavano nei fatti e misfatti, avvenimenti e persone, descritti profusamente dai media negli ingredienti necessari. Ingredienti che s’accompagnano a quelli rituali, banali, che tutti noi troviamo spesso miscelati con la vita di tutti i giorni. La vita nostra o quella di parenti, amici, conoscenti. Insomma, quei particolari generalmente inosservati che, una volta inanellati in una serie di fortuite circostanze, si ritrovano a comporre un puzzle dai contorni inizialmente inimmaginabili. Elementi che, anche una volta emersi in tutti i loro aspetti e conseguenze, manterranno intatto l’effetto sorpresa finale. Puntata dopo puntata, colpo di scena dopo colpo di scena, constatando quanto sia veritiero il proverbio “l’apparenza inganna”, faremo conoscenza con tutti i protagonisti coinvolti in “341bis”. A partire dal protagonista, il nome scritto a caratteri più grossi in cartellone, l’irreprensibile 55enne Franco Remondini, che riassume su di sè pregi e difetti di un’intera categoria professionale. Si potrebbe dire che il nostro bancario luganese, sulla carta, ha le physique du röle che spesso caratterizza chi si mantiene con eleganza in equilibrio tra vizi privati e pubbliche virtù. Un equilibrio che, com’è noto, basta un nonnulla per diventare instabile... IL CAFFÈ 8 giugno 2014 36 tra virgolette Trasparente, fresca, chiara o agli aromi, la forma dell’acqua L audato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Nessuno come San Francesco ha saputo trovare parole così semplici e alte per descrivere l’essenzialità vitale del più liquido degli elementi. Umile e utile, preziosa e poeticamente pura. Di fatto l’acqua è la parte liquida dell’essere, non a caso la sua trasparenza diventa simbolo di verità. Come le chiare, fresche e dolci acque di Francesco Petrarca. È stata la prima bevanda della storia. Ed è tutt’ora la più consumata al mondo. Eppure non ha nessun sapore. O forse proprio perché è insapore va bene a tutti. I chimici la riassumono con la stringatissima formula H2O. Ed è affascinante pensare che due atomi di idrogeno e uno di ossigeno siano l’algoritmo della vita dell’uomo e del pianeta. Noi stessi, del resto, siamo fatti in buona parte d’acqua. Che è la base invisibile di quasi tutto quello che beviamo, dal vino alla birra, dal chinotto al succo di pomodoro, dal tè al caffè. Ma oggi che abbiamo tutti sempre più voglia di natura- lità, la bevanda trasparente sta tornando prepotentemente di moda. Meglio se aromatizzata con fiori e frutta. Perché basta una manciata di menta, della scorzetta di limone, un cucchiaio di miele e qualche fiorellino di finocchio selvatico per dissetarsi fino alla settima generazione. Oppure una lacrima di anice, che è la base di tutti gli aperitivi che profumano di Mediterraneo, dall’ouzo greco al pastis del Midi francese fino al mistrà dell’Adriatico. E poi ci sono gli sciroppi di amarene, cedro, menta, orzata che ci riportano in un sorso alla meglio età. Quando per invogliarci a bere, mamme amorose e zie premurose ci preparavano bicchieroni color arcobaleno. Ancora più invitanti se appannati dal ghiaccio. Che dell’acqua è la sublimazione solida. Dissetante e conservante, rinfrascante e stuzzicante. Il cristallo da bere è il simbolo del refrigerio estivo. Cocktail e aperitivi si servono sempre on the rocks. E quell’allegro tintinnio dei bicchieri pieni di colori e di aromi è la campanella della ricreazione della società liquida. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 2 pesche - 2 albicocche - 1 rametto di rosmarino Al sapore di pesche, albicocche e rosmarino ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo La prima bevanda della storia, la più consumata al mondo. È l’algoritmo della vita dell’uomo e del pianeta Riempire di acqua naturale un’apposita caraffa. Lavare accuratamente la frutta e il rosmarino. Tagliare la frutta a fettine e denocciolare. Mettere la frutta e il rametto di rosmarino nella caraffa. Lasciare la caraffa in frigorifero per un paio di ore almeno (oppure preparare la sera prima), senza né mescolare né agitare. Togliere dal frigo solo al momento di servire. &( 0+*+ NRRF9 ,-#22+ & 2 2 # , !-#"&/+ NRF8R ,#- )#.# 13@?6D 63@ RCFRJ 3@ NNFRJFNRE< $&"#! ’(&)! )"&% ICCF9 #:7=+A376+ %;;3(?:%=3@% 8+: ,7=7(%5+:+) (%5(7:*+:) 7’3+=2 =3@3) -%;1 + !#$ 36 =?==7 34 576*7 /3& % 8%:=3:+ *% " >9.B %4 5+;+9 CCCF9 !DB 4ODBD !.% $DLD53A7G3 G7:@7Q ";MRR 1- E8>ER; BH@ ;PI34; + ’/;B=A/ #%’ G4-G :/5)?7J/9 + %*7/EE7I= (& >06>L2 :: + &/57BEA)K7=;/ I7./= !H99 " B0/7H<- 41NJP@1PF$B0OO< H<H)80 ;;1@4PF’%F’)CC< /A7:H0B0CC0 )::K)80 ==@;? 7:,8@. H)CC) )997:7CHB@ !B@ J3@6 7: >7L /+"’/( /6=873 /"&! 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I giochi d’azzardo on line sono in crescita, l’offerta ormai è molto diversificata e soprattutto i giovani e giovanissimi, che usano sempre più internet, potrebbero restare pericolosamente impigliati nei pericoli della Rete. Soprattutto con la novità che affiora dal nuovo progetto di legge presentato dal Consiglio federale che punta a regolamentare il gioco d’azzardo, ma che reintroduce, dopo averli severamente vietati, i giochi su internet. “ Sarà importante ora mettere in piedi un efficace sistema di controllo”, spiega lo psichiatra Tazio Carlevaro, specialista in gioco patologico (vedi intervista a lato). “C’è da dire che per ora il fenomeno del gioco on line, visto dal nostro osservatorio, è circoscritto, soprattutto nel nostro cantone”, spiega Anna Maria Sani, psicologa e psicoterapeuta coordinatrice del “Gruppo azzardo Ticino”. Ma in futuro il pericolo potrebbe diventare molto più concreto. Secondo la nuova normativa, che ora dovrà passare alle Camere federali, le concessioni per i giochi su internet potranno essere assegnate alle aziende che garantiranno di avere le necessarie capacità tecniche. Quindi i casinò, ma non solo. E, secondo le prime indicazioni che arrivano da Berna, a livello nazionale ci sarà spazio per due, tre gestori. “Il problema, però, non riguarderà tanto chi giocherà sui circuiti ufficiali - avverte Sani -, cioè nei siti delle aziende che otterranno una normale concessione, e dove i giocatori sono identificabili e dunque controllabili, quanto invece in quelli illegali, che attraggono di più. In Francia una tendenza di questo tipo si è già notata”. Ma anche in Italia, da dove arriva pure un’altra minaccia: le slot. Quelle macchinette che in Svizzera sono state eliminate da una legge federale e sono permesse soltanto all’interno dei casinò dove c’è un controllo adeguato, ma che si ritrovano appena si passa la dogana. E il quadro è allarmante. Soltanto nella provincia di Como, seconda soltanto a Pavia per le giocate pro capite all’anno (quasi 2000 franchi) è stato calcolato dal servizio dipendenze dell’Azienda sanitaria, ci sono circa ottomila giocatori patologici e 15 mila problematici. “Quando incontriamo i colleghi italiani - spiega Sani - ci raccontano vicende tristissime e drammatiche che toccano sempre più i giovani. Storie di sofferenze dove le prime vittime sono spesso i bambini, i più fragili. Fortunatamente i dati della realtà ticinese sono incoraggianti. Noi nel nostro consultorio abbiamo avuto in un anno 53 richieste d’aiuto, e il nostro sito in sei mesi è stato vistato 32 mila volte. Chi si è rivolto a noi, direttamente o attraverso i familiari, ha ottenuto le prime due visite gratuite e in forma anonima, a loro, abbiamo spiegato la natura della patologia e i meccanismi del gioco d’azzardo che è per sua natura imprevedibile e incon- La prevenzione 1 GLI AIUTI Nel 2013 al servizio del Gruppo azzardo Ticino, anche con un numero verde sono arrivate 56 richieste d’aiuto. E 32 sono state le consulenze individuali. 2 3 I GIOVANI Sono 334, secondo un recente studio realizzato dalla Supsi, i giovani fra i 14 e i 17 anni che rientrano nella categoria dei giocatori patologici o a rischio. LA FREQUENZA I giochi più popolari restano in Ticino le lotterie a numeri, il poker e le scommesse sportive. Molti poi i giovani dai 18 ai 25 anni che frequentano i Casinò. 4 I PROGRAMMI Solo in Ticino l’anno scorso i programmi di prevenzione hanno toccato 150 studenti e 101 professionisti che hanno partecipato a corsi di formazione. “Ma il problema vero resta quello dei siti illegali, in Francia questa tendenza è già stata notata” trollabile”. Il Ticino la proporzione di giocatori a rischio e patologici nella popolazione di giovani fra i 14 e 17 anni , come è emerso da un recente studio della Supsi, è pari al 2.5 per cento. “Ciò significa - è scritto nella ricerca - che la prevalenza attuale del fenomeno interessa circa 334 adolescenti”. Per questo il “Gruppo d’azzardo Ticino” punta molto sulla prevenzione, l’anno scorso ha incontrato 150 studenti per spiegare i rischi ai quali vanno incontro. Poi ci sono gli adulti. Che vengono risucchiati da un’ autentica giostra che va dai gratta&vinci alle scommesse sporti- ve, alle tombole sino ai dadi. E ora dalle corse di cavalli, visto che pure in Ticino nei bar dotati di televisori, messi a disposizione da Swisslos, si può adesso scommettere in diretta con i principali ippodromi europei E la vincita può arrivare sino a 400 mila franchi. Nella Svizzera francese questo genere di “puntate” è molto popolare. “Per questo conclude Sani - è importante continuare a lavorare e a monitorare la situazione”. m.sp. L’intervista Lo psichiatra Tazio Carlevaro “L’obbligo di registrarsi favorirà le verifiche” “L o spazio, secondo gli esperti, è di due o tre società per il gioco on line, non di più”, dice Tazio Carlevaro, psichiatra e psicoterapeuta, specializzato in disturbi ansiosi e in gioco patologico, che ha seguito da vicino i diversi passaggi della nuova legge. Lei diceva che ci saranno, due, tre mandati al massimo. Significa altrettanti circuiti di scommesse? “Questi saranno i circuiti legali. All’infuori il gioco online resterà proibito esattamente come adesso”. Il gioco online ha elementi di pericolo? “Partiamo intanto da una considerazione. Oggi il fenomeno è molto circoscritto. È chiaro che ogni apertura a un nuovo gioco può incentivare l’attività di persone fino a quel momento estranee, ma credo che l’intendimento del Consiglio federale fosse piuttosto quello di reindirizzare chi già gioca in internet, verso siti svizzeri, per ragioni di sicurezza (misure di prevenzione) e per ragioni economiche (è denaro che va all’estero)”. Sarà così anche in futuro? “Intanto, con la nuova legge chi avrà la concessione dovrà offrire una serie di garanzie. In secondo luogo il gioco online è più controllabile perché devi iscriverti alla piattaforma. Inoltre, sono previste misure per permettere alle persone di poter smettere. Certo, poi qualcuno magari entrerà in un sito illegale, ma questo lo può già fare”. Dunque, le preoccupazioni sono minime? “Affatto. Sono grosse. Perché una volta detto sì alla legge bisognerà mettere in piedi, costruire il sistema di controllo e di osservazione. Ma esistono già programmi informatici che permettono di capire se un giocatore sta esagerando, se è arrivato alla soglia”. Nell’online che giocatori ci sono? “Penso che giocatori di casinò (ossia, che ricercano un certo ambiente sociale) e giocatori solitari in internet siano strutturalmente diversi, nel senso che cercano anche altre sensazioni, e inquadrano il gioco in un altro modo, nel loro vissuto. In un certo senso, è più facile avere sotto controllo un giocatore che gioca in internet con una carta di credito”. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 38 tra Il politically correct ammazza il cinema momento all’altro ci aspettiamo che per motivi morali – dove sono i personaggi positivi? – tolgano dai programmi scolastici anche Shakespeare e il suo “Macbeth”. Ci stiamo arrivando, per la verità. Un mese fa il New York Times riferiva che in certe università americane gli studenti vorrebbero essere avvertiti, in caso di contenuti controversi. Per esempio, delle scene di misoginia contenute in “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald. La nostra edizione doveva essere purgata, di misoginia non c’era traccia. C’era invece una ragazza corteggiata a suon di soldi e attenzioni. Ha fiutato l’aria anche la ditta IL CLASSICO “Il Grande Gatsby” un classico del cinema, ma contestato nelle università americane per la sua presunta misoginia Walt Disney, che in “Maleficent” di Robert Stromberg rifà i connotati alla strega cattiva di “La bella addormentata nel bosco”. Fuori, Angelina Jolie ha gli zigomi taglienti e le corna trattenute da una fascia in pelle di serpente. Dentro, non è cattiva come la disegnano (impressionante, comunque, la somiglianza con il vecchio film a disegni animati). Ha solo avuto, in gioventù, una grande delusione d’amore. Prima manda maledizioni e poi si addolcisce. Per forza poi i bambini non capiscono più nulla, e invece di imparare la morale della favola finiranno per fidarsi di chiunque. MARCO BAZZI IL TEMPO DEGLI ASSASSINI Henry Miller (Feltrinelli) “Ed ecco il grande Arthur Rimbaud” C os’hanno in comune Henry Miller e Arthur Rimbaud? Moltissimo, stando all’autore di Tropico del Cancro, che nel suo saggio Il tempo degli assassini traccia un magistrale ritratto di quello che considera un suo fratello di sangue. Entrambi maledetti, girovaghi, entrambi capaci di scandalizzare e di sconvolgere le regole della letteratura e della poesia. In secoli e continenti diversi, anche se proprio Parigi fa da sfondo al capolavoro di Miller. Lo scrittore americano rivendica alla poesia il compito di risvegliare le coscienze assopite da tecnologia e modernità. “Poniamoci, prima di tutto, questa domanda. Chi è che oggi fa sentire la propria voce, il poeta o lo scienziato? Stiamo pensando alla Bellezza, anche se amara, o all’energia atomica? E qual è il principale sentimento oggi ispiratoci dalle nostre grandi scoperte? Il terrore! Conoscenza senza sapienza, comodità senza sicurezza, credenze senza fede: ecco quello che abbiamo. La poesia della vita è espressa unicamente in termini di matematica, di fisica, di chimica. Il poeta è un paria, un’anomalia. È avviato all’estinzione”. E scrive: “Adesso tutti gli uomini debbono essere risvegliati, e senza indugio, se no si perisce. Ma l’uomo non perirà, questo è garantito. Periranno una cultura, una civiltà, un modo di vivere. Quado questi morti si desteranno, e si desteranno, la poesia sarà propriamente la sostanza della vita. Possiamo permetterci di perdere il poeta se si tratta di salvare la poesia”. I poeti e i veggenti, afferma Miller, “hanno continuato per intere generazioni ad annunziare quel nuovo mondo, ma noi ci siamo rifiutati di prestar fede. Noialtri, quelli delle stelle fisse, abbiamo respinto il messaggio dei vagabondi del cielo. Li abbiamo considerati pianeti morti, spettri fuggitivi, sopravvissuti di catastrofi da tempo dimenticate”. Ancora un’immagine folgorante: “Il poeta è simile a un prodigioso, sconosciuto uccello infognato nelle ceneri del pensiero”. Il resto è il racconto delle peripezie, delle odissee, dei tormenti del grande Rimbaud. PUBBLIREDAZIONALE PUBBLIREDAZIONALE one sul numero 5, portata a termine con Vincitori su tutta la linea: grazie alla sua missi ha imparato una lezione di vita. successo, questa classe di Oberdiessbach (BE) ve e m e i s in di o i m e r p 1° 5555 fr. Born (1) i r o t i c I vin rso il Vincitori solidali: l'insegnante Röthlisberger mostra il Congo. In questo Paese sostengono attivamente, con la donazione di mucche, un progetto d'aiuto per famiglie povere. I cinque passi verso la felicità Se 16 scolari festeggiano insieme al loro insegnante, l’ambiente si fa rumoroso. Ma quando i 16 scolari della 2a media di Oberdiessbach (BE) festeggiano con il loro insegnate Friedrich Röthlisberger, tremano le pareti. La loro gioia è incontenibile: nel concorso di anniversario Lidl hanno infatti ottenuto il primo posto e quindi vinto il premio principale di 5555 franchi grazie a una storia sul numero 5. Congratulazioni! Cinque passi per raggiungere la felicità. Primo: si sono issati un obiettivo comune, la vittoria. Secondo: si sono riuniti e hanno lavorato duramente per raggiungere l’obiettivo. Insieme hanno cercato il numero 5 nella loro vita quotidiana trovandolo dappertutto. Cinque giorni di scuola, cinque lezioni al giorno, pause di cinque minuti, natu- Vittoria! Con fantasia e unione 16 scolari di Oberdiessbach (BE) hanno raggiunto un obiettivo comune: nel grande concorso di anniversario Lidl, si sono piazzati al 1° posto. ralmente cinque dita dei piedi e delle mani, cinque continenti e anche le cinque rose come simbolo dell'amore. Röthlisberger: «Questo numero è semplicemente geniale!» Terzo: fare opera di convincimento, ad esempio con la bellissima foto di classe nei cinque colori delle Olimpiadi. Quarto: aspettare il risultato. A volte i 14-16enni si chiedevano se avrebbe veramente funzionato. Andrea racconta dove trovavano la motivazione in quei momenti: «Abbiamo ottimizzato l’obiettivo! Invece di tenere il denaro per la nostra gita in Vallese, ci siamo accordati per regalare una mucca alle persone povere in Africa.» Röthlisberger: «Il progetto d’aiuto sostiene famiglie in Congo, abbiamo già creato il contatto e siamo ieri che funzioni!» Quinto: mantenere i nervi saldi nella fase inale. E guarda un po’, ha funzionato. Scolari che superano se stessi, perseguono chiari obiettivi e riescono a essere uniti; tutto merito dell’inse- gnante? «Ehm», aferma Sandro, «beh, il signor Röthlisberger sa essere super motivante!» Sascha annuisce e aggiunge: «A lui sta molto a cuore anche l'umanità, l'onestà e il coraggio di essere fedeli a se stessi.» Sono lezioni di vita che permettono di afrontare il futuro ben preparati. Per l'insegnante, il fatto che la classe si sia aggiudicata il primo posto ha un valore molto maggiore dei 5555 franchi: «Racconto sempre di quanto sia importante avere degli obiettivi nella vita e di come bisogni perseguirli con tenacia. Questa vittoria è la prova più bella che si può ottenere quasi tutto.» Chi vede la felicità nei volti dei vincitori non può fare a meno di gioire con loro. Lidl non avrebbe davvero potuto augurarsi vincitori più meritevoli. Foto: Adrian Bretscher (3), Geri N ulla è più inedito della carta stampata”, diceva Ennio Flaiano. Nulla è più attuale di una polemica vecchia di decenni. Torna fuori a intervalli regolari – ogni volta che una nuova serie oppure un nuovo film offrono l’appiglio al giornalista collettivo, quasi mai specialista della materia – e lascia il tempo che trova. Nel senso di lì a pochi mesi verrà ritirata fuori senza neanche una spolveratina e discussa come se fosse lo spunto più originale del mondo. Tra le top ten – assieme ai danni della tv e alla solitudine dei giovani d’oggi sempre con gli auricolari nelle orecchie – c’è il lamento sui film e sulle serie che propongono personaggi negativi. Èaccaduto con “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese, sta accadendo di nuovo con la serie tv “Gomorra” in onda su Sky, tratta dal reportage romanzesco di Roberto Saviano. Già Matteo Garrone ne aveva tratto un film, levando di mezzo le denunce che azzoppano la narrazione. I messaggi si mandano per posta, diceva il saggio produttore Samuel Goldwyn, e noi siamo convinti che le denunce vadano depositate in tribunale. Non importa se non l’avete vista la serie, si era fatto lo stesso identico discorso per la serie tv “I Soprano” (un mafioso adorabile che butta un cadavere in discarica e poi va da una psicoanalista a farsi prescrivere il Prozac?). Da un Depurare i film e le serie tv dai cattivi, alla fine è pure diseducativo schermi MARIAROSA MANCUSO libri virgolette Lidl ringrazia Si è così concluso il grande concorso d’anniversario In occasione dei suoi 5 anni in Svizzera, Lidl cercava le più belle storie sul numero 5. I lettori hanno scelto il vincitore del premio principale del valore di 5555 franchi. Lidl ringrazia di cuore per l’enorme partecipazione! IL CAFFÈ 8 giugno 2014 39 virgolette tra Il dibattito L’intervista Cassis dedica metà tempo alla “cosa pubblica” Parlamentari “Questo incarico è diventato più impegnativo” 29ore per 1 Il lavoro extra Sette parlamentari su dieci hanno risposto alla “Schweiz am Sonntag” di avere un’attività accessoria a quella politica, mentre il 30% vive delle sole entrate della carica 2 La provocazione Secondo Christoph Blocher, 50mila franchi l’anno sarebbero sufficienti per l’attività a Berna. Il 70% dei parlamentari, invece, sostiene che non coprirebbero a sufficienza le spese. 3 La percentuale Anche se molti parlamentari lavorano ben più delle normali 42 ore, le 29 ore settimanale, in media, dedicate alla politica rappresentano un potenziale del 70% del tempo totale lavorativo per i 246 deputati alle Camere. 4 L’impegno a Palazzo I parlamentari che hanno risposto al sondaggio hanno dichiarato di dedicare, in media, il 63% del loro tempo lavorativo totale all’attività di parlamentare sotto la cupola di Palazzo. La settimana tipo del politico a Berna. È occupata al 70% con un onorario da 131mila franchi Ti-Press Il sondaggio Q IGNAZIO CASSIS Medico, siede al Nazionale dal 2007 V entinove ore settimanali dedicate all’attività politica come parlamentare federale. Sarebbe un impegno di circa il 70% su una settimana lavorativa “normale” da 42 ore. Ed è la media rilevatada un sondaggio che il settimanale “Schweiz am Sonntag” ha condotto tra i 246 deputati all’Assemblea federale dopo la provocazione di Christoph Blocher, che durante la sua ultima sessione ha puntato il dito contro i compensi dei parlamentari. Com- IL FOGLIO PAGA pensi che, secondo il leader- Remunerazione dei membri delle camere federali dell’Udc, dovrebbero avere Spese un tetto fissato a 50mila fran- Entrate chi, ossia il 30% dell’attività Salario base 1 26’000 Risarcimento forfait 33’000 totale, mentre il restante 70% dovrebbe essere guadagnato Gettone presenza 35’500 Spese pasti 9’800 al di fuori dalla politica. “La Rimborso trasferte 2 470 Pernottamenti 10’000 quota di 29 ore è certamente plausibile - spiega il politoloMalattia, infortuni 460 Viaggi (2/3) 2 900 go Nenad Stojanovic -, anche se bisogna capire innanzitutRisarcimenti 3 10’100 Spese auto 4’640 to cosa s’intende con ‘lavoro Totale 72’530 Totale 58’340 parlamentare’. Quello di base è costante ormai da anni. Ci Reddito medio totale 130’870 sono le tre sessioni in parlamento e la presenza in alme- Spese no una commissione. Questo impegno non credo sia in creCollaboratori 15’000 scita”. Manutenzione, ristorazione 18’000 Ma l’occupazione di un deputato federale non si limiSpese di partito 12’000 ta certo alle discussioni e alle votazioni sotto la cupola delSpese d’uffico 15’000 Palazzo. Perché l’impegno è Campagna elettorale 8’100 anche legato all’attività dei singoli partiti. “Sono certa- Spesa media totale 68’000 mente da tenere in considerazione le sedute dei gruppi 1. Vacanze non compensate 2. 2/3 non tassate 1/3 tassate 3. Senza Lpp, 2º pilastro Fonte: Schweiz am Sonntag parlamentari - osserva Stojanovic -. E spesso i partiti costituiscono anche dei sottogruppi. Senza poi dimenticare la presenza delle lobby a Berna. I gruppi d’interesse molto spesso organizzano incontri e attività a cui i parlamentari partecipano. Che que- ,BI.SS5BORJ. . 0DJ4D 4> >A0.J= 1.T>DB> @RB;D ;@> D@OJ5 K5>15BOD 1<>@DA5OJ> 1<5 K5F.J.BD >@ +>1>BD 4.@@. *5J5B>KK>A.G ".@ &.;D ’.;;>DJ53 .@ +>1>BD3 .> (.S>;@> 4> ’>@.BD .@ )D S5JKD >@ A.J5 1DB 75JA.O5 B5> F.J1<> B.ORJ.@>KO>1>3 S>K>O. 45@@5 1>OO/ 4> ).S>.3 !J5ADB.3 #5JJ.J.3 !<>D;;>. 5 -5B5T>.G $J.T>5 .4 RB 5K1@RK>SD ;5A5@@.;;>D 1R@ORJ.@5 -5B5T>. S>5B5 D775JO. HR5KOID11.K>DB5 4> J>F5J1DJJ5J5 RB OJ.;>OOD RB>1D 4.@ FRBOD 4> S>KO. F.5K.;;>KO>1D3 KODJ>1D 5 ;.KOJDBDA>1DG " ).&, !.&%’& () # &’! )J5TTD2 !%# PICE9 *RFF@5A5BOD K>B;[email protected] !%# M6U %R/F78\\/ ?RZJJH5 I]AI> J8RSHF8 +J5??>B; K1DB.=-5B5T>. (#&&%’$ BF;H2/S4HF/[8F8\B/MHRW -8DM O>I K]LTG >>> YT == %’ ! (" -/*$ sto tempo sia da considerare come impegno parlamentare, per la verità, è piuttosto dubbio”. L’ipotetico 70% dei parlamentari raggiunto dal sondaggio, dimostra però che la distanza tra il concetto di politico di milizia e politico professionista è sempre più sottile. “Siamo in effetti molto vicini ad un impegno professionale - conferma Stojanovic -. E il professionismo, di regola, s’imporrebbe anche per un parlamento come quello svizzero”. Che, poi, la base di calcolo ideale non sia quella delle 42 ore (vedi articolo a lato) è molto probabile, soprattutto per i molti liberi professionisti che siedono sugli scranni bernesi. D’altra parte, anche il compenso riservato ai parlamentari di milizia svizzeri non è molto lontano da un discreto livello di professionismo. Tra i 120 e i 130 mila franchi l’anno per un impegno di 29 ore settimanali (ovviamente in media). “Secondo me è una base d’entrata accettabile anche se il politico non ha un’altra attività - nota Nenad Stojanovic -. Pur non trattandosi di una cifra enorme, soprattutto in rapporto all’economia privata e al fatto che stiamo pur sempre parlando della ricca Svizzera. Un diplomato universitario con un’età attorno ai 40 anni guadagna almeno il doppio se svolge un’attività nel settore privato. Ci sono comunque diversi fattori da tenere in considerazione”. Non da ultimo il fatto che circa un terzo dei parlamentari che hanno risposto al sondaggio dichiara di non avere altra attività oltre la politica. Il che conferma che con questa carica, in realtà, si può vivere anche in Svizzera. La provocazione di Blocher, insomma, ha ben poche possibilità di trovare terreno fertile a Palazzo. Visto che anche alcuni suoi colleghi udc hanno dichiarato che con 50mila franchi l’anno sarebbe difficile coprire tutte le spese necessarie per la presenza a Berna. “È vero, da un lato, che molti deputati sono benestanti o hanno attività che garantiscono a loro guadagni aggiuntivi - conclude Stojanovic -. Ma bisogna considerare che la carriera politica è aperta anche ai cittadini comuni, che non hanno chissà quali altre entrate, e nulla impedisce che siano eletti”. m.s. uello del parlamentare federale è un lavoro stimolante, ma che negli anni è diventato più intenso. Che richiede perciò tanta energia e molto tempo. Lo conferma Ignazio Cassis, medico di professione, che al Consiglio nazionale siede dal 2007. “L’impegno è però molto diversificato tra i parlamentari - osserva -, per cui è difficile calcolare percentuali precise sul tempo dedicato alla politica. Anche perché non sono pochi i colleghi che lavorano 70-80 ore la settimana. Di sicuro a Berna sono in pochi a fare orari d’ufficio. Ed è giusto che sia così per l’importanza della funzione che siamo chiamati a ricoprire”. Ci sono differenze in base all’estrazione politica? “Direi che più si va a sinistra, più la politica viene vissuta come attività principale, a se stante. Mentre andando a destra è più accessoria”. Dalla sua esperienza, come sta evolvendo il “mestiere” di parlamentare a Berna? “Col passare degli anni ho visto l’impegno in ore e in tempo in generale aumentare molto. Se questo lavoro lo si fa bene, l’impegno è notevole”. Perché è aumentato? “Innanzitutto per una crescita netta dell’attività di regolamentazione. Siamo un Paese che sta molto bene e quindi la tendenza è quella di voler regolare tutto nei minimi dettagli. Spesso, purtroppo, anche in modo eccessivo”. Vede altre ragioni? “Due. La pressione e le eisgenze mediatiche sono esplose con l’aumento dei mezzi d’informazione. Non tanto i giornali, ma soprattutto tv private e portali internet. Ci sono giornate in cui rispondo più e più volte alla stessa, identica, domanda. C’è poi un’evidente spettacolarizzazione della politica. A livello ticinese, ma anche nazionale. Siamo passati dal classico ‘cogito, ergo sum’ all’attuale ‘appaio, ergo sum’. In una società dove l’immagine è tutto, sovente anche i politici vengono scelti per l’immagine. Indipendentemente dalle loro reali qualità”. Lei quanto tempo dedica all’attività parlamentare? “Circa la metà. Per il resto sono medico, ma mi occupo di salute pubblica, non sono un medico clinico”. )J5KO.T>DB> 1DAFJ5K5 N )HD8??BH 78D ?HEEHF8 K>A= JHSWBL / EHWHR86 FHD8??BH 78DD/ 4/FH/ KJ8R ZF WR/WWH SZD <ZE8L 8 EG ;>DJBD2 MG ;>DJBD2 3B4B4D8WW/ SZD )/[B?DBH 4.@ &.;D ’.;;>DJ5 .@ +>1>BD #5JJ.J.3 1.F>O.@5 45@@. 0>1>1= N ,JHSW/E8FWB [/RB [B/ W8RR/ K3ZSL 7B SZJJHRWH 8 )/[B?/\BHF8 SZD ’/?H (/??BHR8 @5OO. RB8FWRH BF -B4BFH 4HF ;8RE/W/ /DD8 &SHD8 HRRHE88 .BSBW/ BF 3B4B4D8WW/ 78DD/ 4BWW0 8 N : J8RFHWW/E8FWB BF @HW8D KE87B/ 4/W8?HRB/5 XA>1L 78B SZHB EHFZE8FWB BF 4/E8R/ 7HJJB/ 4HF JRBE/ 4HD/\BHF8 QG ;>DJBD2 N -ZWW8 D8 8FWR/W8 / EZS8B 8 [BSBW8 KR@ (.S>;@>D $J.B45 8BD . 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L’altro il tempo lo usa per imbastire le note delle partiture musicali. Insieme, però, hanno scoperto che la puntualità è una virtù. E quando manca, quando non viene considerata importante, i danni possono essere devastanti. Ad esempio solo in Italia i ritardi fanno perdere all’economia 22 miliardi di euro all’anno, in pratica dall’1,5 per cento al 2 per cento del Pil nazionale. A questa ed altre conclusioni sono arrivati Andrea Battista, dirigente d’azienda e presidente di Ypo, un’associazione che riunisce presidenti e amministratori delegati under 45 anni, e Marco Ongaro, musicista e paroliere (ha vinto il premio Tenco 1987), nel loro saggio “Elogio della puntualità”, (Giubilei Regnani Editore). Un titolo che rilancia un concetto che in Svizzera da secoli è il dato acquisito di un valore sociale che ormai fa parte dell’iconografia nazionale. E che ha origine a Ginevra nel 1541, quando Calvino lo legò all’orologio, come ricorda Oliver Scharpf nel suo “Lo chalet e altri miti svizzeri” (Capelli editore). “Io credo che la puntualità, che si coniuga con l’affidabilità, sia innanzitutto un fatto culturale - spiega Battista - e non dato dal dna: non si nasce ritardatari, si diventa. In Svizzera, ad esempio, sarebbe ridondante parlare di puntualità, in Ecuador dove i ritardi sul posto di lavoro sottraggono il 4.3 per cento del Pil invece no”. Ed è inutile provare a leggere, o giustificare, il fenomeno riportandolo all’organizzazione degli Stati, al funzionamento di treni, mezzi pubblici, poste. “No, perché - aggiunge Battista - se uno sa che il bus, ad esempio, parte spesso in ritardo I profili Sistematico Ossessivo CI PROVA SEMPRE VA IN SOFFERENZA È il profilo di chi vorrebbe arrivare sempre in orario, ci prova e ci riprova, ma per un motivo o per un altro non riesce. E finisce per “bucare” gli appuntamenti accumulando sensi di colpa. È colui che fa della puntualità non solo uno stile di vita ma una caratteristica, una peculiarità personale. Dunque cerca sempre una motivazione per arrivare puntuale e non sopporta chi invece è in ritardo. o che troverà una coda in autostrada, parte prima. Non si può fare una lettura di sistema. Molto dipende dall’educazione, dal rispetto verso gli altri. Ed è un fatto individuale che poi in alcune realtà diventa collettivo”. In Svizzera con la puntualità sul lavoro, e questo si sa, non si sgarra. “I ritardi da noi strutturalmente non esistono - spiega Domenico Basile, esperto nella gestione di risorse umane e docente dei corsi per gli esami federali -. Ma non solo. In Svizzera interna, L’intervista dove lavoro spesso, vengono considerati quasi un disonore. Diciamo però che negli ultimi anni l’organizzazione del lavoro e la flessibilità sono venuti incontro al lavoratore. Molti oggi possono operare da casa, è cambiato il concetto: non importa dove tu sia, l’importante è che svolga la tua attività e realizzi gli obiet- L’obbligo contrattuale visto dall’esperto in diritto del lavoro “Chi non rispetta gli orari rischia se poi va in giudizio” L’ IL LEGALE L’avvocato Costantino Delogu, specializzato in diritto del lavoro anno scorso in Svizzera, come ha calcolato l’Ufficio federale di statistica, il numero totale di ore lavorate ha raggiunto quota 7,665 miliardi, segnando un lieve aumento dello 0,2% rispetto al 2012. “Ma la produttività non è più quella di venti anni fa. Comunque regge bene il confronto con gli altri Paesi”, dice l’avvocato luganese Costantino Delogu, specializzato in diritto del lavoro che ha seguito numerose e importanti vertenze. Avvocato, quanto conta la puntualità nei rapporti di lavoro? “Parecchio, è un aspetto importante della catena produttiva”. È una caratteristica che viene ancora apprezzata e osservata nelle aziende? “Assolutamente sì. Anche nei colloqui per le assunzioni. Essere precisi, rispettare i tempi, è un valore aggiunto. Mentre il ritardo, se diventa sistematico, ha un suo peso”. Ed è mai stato un motivo di licenziamento? “Francamente non ho mai seguito cause di licenziamento scatenate unicamente per questo motivo”. Segno che il problema, almeno in Ticino, non è poi così grave? “È probabile. Però, va chiarito, il ritardo è uno dei motivi che concorrono, insieme ad altri, per un licenziamento. Questo succede quando i rapporti tra azienda e dipendente si deteriorano irrimediabilmente e si finisce in giudizio”. L’azienda tira fuori tabelle e orari non rispettati? “Nella discussione emerge magari che un dipendente ha sforato l’orario, un elemento apparentemente poco importante ma che concorre, se correlato ad altri aspetti negativi del comportamento di un dipendente, ai motivi che portano alla disdetta del rapporto di lavoro”. A controbilanciare i ritardi, tuttavia, spesso ci sono gli straordinari fatti e non pagati? “Capita anche questo. Durante le cause molti lavoratori sostengono di aver lavorato oltre il normale orario questo sì, capita”. Dunque meglio sempre essere puntuali, rispettare gli orari? “Certo, quando si firma un contratto ci sono delle ore di lavoro da fare e gli accordi vanno rispettati”. tivi. Questo, naturalmente, non vale per chi lavora ad uno sportello o ha a che fare quotidianamente con la clientela”. Quando Basile comincia le sue lezioni il primo concetto che spiega è proprio quello della puntualità: “E calcolo anche il tempo perso se si comincia oltre l’orario presabilito. L’efficienza di una azienda parte da qui, tutti e non solo i capi devono dare l’esempio. C’è da dire però che ormai faccio corsi anche in Lombardia e la cultura sta cambiando: trovo anche qui professionisti sempre più responsabili”. Stando a talune chiavi di lettura più si va a sud e più il concetto di tempo è relativo. Secondo il fisico Edward Teller il clima rigido del nord e le ore di luce trasformano lo scorrere delle ore in un bene da non sprecare. Nella cultura mediterranea, invece, si bada più ai legami sociali: se mentre si va a un appuntamento si incontra un amico si preferisce accumulare ritardo piuttosto che salutarlo velocemente e lasciarlo bruscamente. Poi, come ha sottolineato Jorgen Weibull, sociologo dell’Alta scuola di economia di Stoccolma, se anche gli altri non sono puntuali psicologicamente non si faranno sforzi per arrivare prima all’appuntamento. E questo porta ad una domanda oggi ricorrente: vive meglio chi corre sempre per essere puntuale con l’agenda sottobraccio o chi dà al tempo un valore più flessibile? Nel loro saggio Battista e Ongaro per rispondere a questo interrogativo tratteggiano quattro profili: l’ossessivo, il sistematico, l’indifferente e il cialtrone. “Io credo - spiega Battista - che l’ideale sia la puntualità equilibrata. Quella di chi calibra i tempi, ma capisce anche i ritardi, ad esempio, di una mamma che ha molto da fare. Non è ossessivo, ma realista”. m. sp. Cialtrone Equilibrato SENZA INTERESSE SA PERDONARE Il cialtrone tra i quattro profili tracciati nel libro è colui che assegna al tempo un valore molto relativo, quasi inesistente. Non ha motivazioni e nè interesse nell’organizzarsi per arrivare all’ora stabilita. È chi vuole e fa di tutto per rispettare i tempi prestabiliti, dall’inizio delle riunioni agli altri appuntamenti. Ma capisce anche gli altri se arrivano in ritardo, perché è ragionevole; non è un “talebano” del tempo. %+!"(’" #")*$,% $’ ")**" ?6 -8>FI>4 ?7 F2II2<.E2 JO?7 &><2=I: <KF:/-;: :=1:<2=I:/-.:;: />= ;2 FI-E <>=1:-;: 12;;- <KF:/- /;-FF:/’*/ ;B?2? (/!#,*# $#-.&0( +,!%#-., , !EIE 89BB3 ,38AE 3O3I9J9 , D8IAJ *9BJEDJ , -3I3 )AD<3I8E 3 &<1@1 06 I3?CJ ’*/ GF?2? 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È la conclusione di uno studio di Walter Kälin, direttore del Centro svizzero di competenze per i diritti umani, e da Stefan Schlegel, assistente di diritto pubblico all’università di Berna. Secondo lo studio, ad incrinare l’immagine della Confederazione in questo delicato campo del diritto internazionale sono state le votazioni popolari per l’espuslione dei criminali stranieri e quella per vietare ai pedofili di lavorare con i fanciulli. In poche parole o la Svizzera si adegua alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), oppure deve lasciare il Consiglio d’Europa. “Non c’è altra possibilità – spiega al Caffé Andrea Huber di humanrights.ch, membro del gruppo ‘Dialogo Cedu’-. La Svizzera non ha alcuna probabilità di spuntarla. La Convenzione è uguale per tutti e va accettata così com’è. Non può essere contestata o peggio denunciata, essendo vincolante per tutti i Paesi”. Come non è possibile anteporre il diritto nazionale a quello internazionale. La conseguenza di una tale scelta sarebbe che la protezione dei diritti umani in tutta Europa verrebbe messa in grave pericolo. “Siamo davanti ad un principio base del diritto internazionale – aggiunge la ricercatrice-. Un contratto di questo tipo funziona solo se è rispettato da tutti gli Stati che l’hanno sottoscritto. Altrimenti saremmo di fronte ad una flagrante violazione, che il Consiglio d’Europa, di cui la Svizzera fa parte da 40 anni, punirebbe pesantemente. Se è vero che non tutto funziona a meraviglia, la Svizzera deve, però continuare ad attivarsi per le riforme nel campo dei diritti dell’uomo”. La Confederazione non può, quindi, unilateralmente denunciare quello che non va, altrettanto scontato che deve accettare certe decisioni anche se non le piacciono. Altrimenti si rischiano sanzioni da parte del Consiglio d’Europa e, inoltre, si metterebbe pure in pericolo la ragione stessa dei diritti dell’uomo. “Saremmo davanti ad un pericoloso effetto domino precisa Huber -, che intaccherebbe alle radici la Convenzione stessa e il Consiglio d’Europa. Se, come vogliono alcuni partiti populisti di destra, si concedesse alla Svizzera un’eccezione del genere, allora anche altri Paesi potrebbero richiederla, con le conseguenze che possiamo immaginare.” Ritenere che l’istituzione stessa sia pronta a farsi male da sola è assolutamente impensabile. C’è anche chi propone che la Crisi da voto popolare per l’immagine svizzera Svizzera denunci la Cedu per poi ridiscuterla, ma ciò è giuridicamente impossibile avverte lo studio: “Una decisione in questo senso porterebbe all’espulsione della Svizzera dal Consiglio d’Europa – precisa Huber-. L’unico Paese che ne era stato escluso fu la Grecia dei colonnelli…”. Questa strada è dunque assolutamente impraticabile per la Confederazione, poiché indebolirebbe troppo la politica di difesa dei diritti dell’uomo. Inoltre, gli svizzeri stessi perderebbero la garanzia di un diritto fondamentale per ogni cittadino. Difatti ogni svizzero può rivolgersi al Consiglio d’Europa quando si sente leso e quindi sfruttare quella che l’ex senatore Dick Marty ha definito: “Una polizza sulla vita per ciascuno di noi”. [email protected] Q@OmarRavani Gli organismi 1 2 3 4 5 CEDU Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Istituita nel 1950, ratificata da Berna nel 1974. Tutela le libertà fondamentali. CONSIGLIO D’EUROPA Promuove la democrazia e i diritti dell’uomo. Fondato nel 1949, può contare su 47 membri, fra cui la Svizzera, che ne fa parte già dal 1953. DIALOGO CEDU È composta da 85 organizzazioni elvetiche e comprende esperti indipendenti appartenenti a diverse Ong tra cui Amnesty e Humanrights.ch. CSDU È il Centro svizzero di competenza per i Diritti Umani. Promuove e facilita l’attuazione degli obblighi internazionali della Svizzera nel campo dei diritti umani. HUMANRIGHTS.CH È un progetto che s’impegna dal 1999 per assicurare e potenziare il rispetto dei diritti umani in Svizzera. Coordina e redige rapporti d’analisi sul tema. La comedy noir del Caffè Da domenica 15 giugno Malafinanza, malapolitica e torbide passioni in un racconto di ventitré puntate di Anonymous Con una graphic novel di Marco Scuto N on usa i toni drastici della ricerca del professor Kälin, tuttavia il sociologo Sandro Cattacin avverte che la tendenza a cui si sta assistendo oggi nel Paese non può che preoccupare: “Non arriverei a dire che la Svizzera potrebbe dover lasciare il Consiglio d’Europa, ma di sicuro il successo d’iniziative come quelle contro i pedofili o per l’espulsione dei criminali stranieri stanno peggiorando l’immagine della Confederazione”. Un’immagine che è stata costruita in decenni nei quali la Svizzera era riuscita a conquistarsi un ruolo internazionale importantissimo come Paese d’accoglienza. “Ma non solo. Anche la lunga tradizione elvetica di Paese mediatore potrebbe subire un colpo durissimo”, osserva Cattacin. A tutto questo si aggiunge una debolezza del sistema giuridico: “Dal profilo costituzionale c’è troppa arrendevolezza - continua il sociologo -, il che porta ad una debole difesacontro gli attacchi alle minoranze e ad un sistema giudiziario indipendente. Quando la politica si sostituisce ai giudici non è mai un buon segno per una democrazia”. In tema di diritti dell’uomo, in realtà, la Svizzera non ha mai dovuto farsi troppo bacchettare. “Probabilmente l’unica volta in cui si è registrato un certo disagio è stato per il voto alle donne che tardava ad arrivare - ricorda Cattacin-, poi però tutto è rientrato nell’ordine, quando è caduto l’ultimo baluardo di Appenzello Interno”. Di conseguenza il pericolo di andare a fare compagnia alla Bielorussia, l’unica nazione che non ha aderito alla Convenzione sui diritti umani, è remoto. Resta, però, il problema di trasformare in legge la volontà popolare per le misure sui pedofili e l’espulsione dei criminali stranieri. “La difficoltà principale riguarda proprio questo punto - conclude il sociologo -, anche se credo tutto finirà con un’applicazione blanda sia dell’iniziativa contro i pedofili che di quella sull’espulsione dei criminali stranieri. Il diritto internazionale è assolutamente chiaro. Un’eventuale attuazione alla lettera di quanto chiedono ledue iniziative, andrebbe a collidere fortemente con ciò che prevedono le norme internazionali sottoscritte anche dalla Svizzera”. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews Consegnati i diplomi di esercente Gerenze irregolari a posteriori QR-Code Premio miglior media a Heike Greco Löffler di Gordola GastroDiritto È Heike Greco Löffler di Gordola - che dal 5 giugno assume con il marito Giuseppe la gestione dell’Antica Osteria dell’Enoteca di Losone l’allieva alla quale è andato il premio Swica per la miglior media (5.8), durante la cerimonia di consegna dei Diplomi cantonali di esercente o dell’attestato per È andata bene all’esercente (poco trasparente) che nel 2010 non aveva segnalato un cambiamento di contratto con il gerente, il quale si sarebbe occupato dell’esercizio solo per 3-4 ore e non più a tempo completo. Non era dunque una gerenza fittizia ma comunque irregolare. Il giudice l’ha infatti prosciolto da ogni addebito penale e questo in particolare grazie ad una lacuna della vecchia Lep che risultava ancora essere applicabile. L’articolo 15 Lep e il rispettivo regolamento non imponevano infatti a lui di segnalare il cambiamento contrattuale. Se i fatti si fossero svolti con la nuova Lear (Legge sugli esercizi alberghieri e della ristorazione), in in vigore dal 1° aprile 2011, le cose sarebbero andate diversamente. Il caso ha permesso di dimostrare che la Lear è diventata più efficace nel combattere contro alle gerenze fittizie o irregolari. Chi bara rischia oggi molto di più. m.g. chi è in attesa di maturare o completare il prescritto periodo di pratica di 8 mesi. Alla cerimonia, svoltasi l’8 maggio in GastroTicino, hanno partecipato diverse autorità, tra le quali Marco Huber (presidente uscente di GastroTicino), il direttore dei corsi Gabriele Beltrami, il direttore aggiunto della Dfp Gian Marco Petrini, il presidente della Commissione d’esame Ing. Ermanno De Marchi e il responsabile ristorazione della Swica, Antonio Petrucci. Il sunto dei discorsi a lato in GastroNews. “Internet novità”... Ecco le nuove regole che consentiranno ai soci di apparire sui siti della Federazione e di Ticino Turismo Promuovere il proprio locale su internet è diventato ormai fondamentale per non correre il rischio di affogare nel mare dell’anonimato. Sempre più clienti, turisti e appassionati di eno-gastronomia, si affidano al web, ai tablet e ai telefoni di ultima generazione per orientare le proprie scelte. Non avere un sito internet o essere presenti nella grande rete in modo sbagliato o inadeguato, crea perdite economiche e di immagine. Ecco perché da un decennio i soci di GastroTicino sono inseriti gratuitamente su ristoranti.ch, il motore di ricerca ufficiale degli esercizi pubblici ticinesi, sul sito di Ticino Turismo (ticino.ch) e su quelli dei partner. Su internet, però, si invecchia presto. Per questa ragione GastroTicino sta rifacendo i propri siti, aggiungendone uno dedicato alla formazione professionale. In questa occasione occorre dare maggiore professionalità all’immagine e alla presentazione dei ristoranti. Vediamo quindi le nuove prescrizioni da osservare. Oggi figurano con le proprie schede nelle sezioni dedicate alla ristorazione dei siti ristoranti.ch e ticino.ch, solo i soci foto di buona qualità. Per questo motivo, in futuro sul sito di Ticino Turismo e ristoranti.ch (qui solo i soci), saranno visualizzate solo le schede dei locali che invieranno a GastroTicino: > almeno 3 foto in buona risoluzione, delle quali una esterna; > una descrizione del locale tra i 400 e i 1.000 caratteri, in italiano, tedesco, francese e inglese; > indirizzo completo (indirizzo, telefono, e-mail, sito internet, ecc.); > il formulario compilato in ogni sua parte; formulari incompleti, illeggibili o non firmati, non saranno presi in considerazione. Salvo eccezioni che valuterà GastroTicino, sui siti in esame saranno presenti solo i locali che hanno una valenza turistica; vale a dire che, per esempio, non figureranno le mescite aziendali o locali che non hanno servizi di ristorazione. La federazione valuta di caso in caso se i criteri per essere presenti sono rispettati. Se un locale rispetta tutte le disposizioni in esame, ma non è presente, basta che contatti l’Ufficio Stampa & PR di GastroTicino. con GastroTicino che hanno risposto alle periodiche comunicazioni di iscriversi ai portali (newsletter, articoli su Il Caffè, assemblee sezionali, ecc.). Chi non lo ha fatto, non è presente con una scheda o lo è solo con l’indirizzo. La prima cosa da fare, quindi, per Sui nuovi siti solo con foto di buona qualità e testo multi lingue essere visibili sui nuovi siti, è di contattare l’Ufficio Stampa & PR di GastroTicino (091 961 83 11) e richiedere il formulario per l’iscrizione o scaricarlo dal sito della federazione. Ma c’è di più. Oggi occorre essere presenti con un testo multilingue e Il 14 e 15 giugno ai Giardini Estensi di Varese per promuovere la ristorazione e i prodotti del nostro Cantone Ticino a Tavola protagonista a InsubriadiGusto Merlo - Hotel Cereda, Sementina (per Ticino a Tavola); Silvio Salmoiraghi - Acquerello, Fagnano Olona; Davide Brovelli - Il Sole di Ranco, Ranco; Marco Sacco - Piccolo Lago, Verbania; Mario Capitaneo - Il Salumaio di Montenapoleone, Lugano; Paola e Piero Bertinotti - Pinocchio, Borgomanero; Mauro Marcello - Al Böcc, Vico Morcote; Pietro Baldi - Fabbrica Pizza, Castronno. A corollario delle proposte gastronomiche, anche la presenza del club di auto storiche Nicolaromeo Classic che presenterà alcuni modelli di Alfa Romeo d’annata e l’organizzazione di alcuni interessanti “workshop”. Informazioni: insubriadigusto.com. polenta piacere soddisfazione tradizione büscion gusto verdura NORANCOcaseificio barbera fiducia torta di pane nocino salumeria merlotfarina brasato GASTRONOMIA Losone ospitalità miele impegno vitello tonnato pesce in carpione minestrone accoglienza cantine tipico % risotto novità gazzosa nostrano esperienza arrosto % aceto balsamico olio funghi panettone per CULTURA promozioni busecca castagne PARTNER qualità PROFESSIONISTI vigneti cortesia formaggino successo. Sotto il proprio gazebo, ciascun ristoratore proporrà tre piatti, tutti dello stesso costo: 6 euro l’uno. Il pubblico potrà accedere al parco, acquistando il biglietto d’ingresso (12 euro compresa la consumazione di un piatto per gli adulti e gratis per i bambini sotto i 12 anni) che sabato e domenica dà diritto a compiere il percorso gastronomico, dalle 10.00 alle 24.00. All’interno del percorso si potranno anche scoprire altri prodotti dell’Insubria, gustando, tra l’altro, il vino dalla Cantina Sociale di Mendrisio. Ma ecco gli chef protagonisti: Gianluca Lesti e Guido Sassi - Sass Café, Lugano; Luca Quattro chef svizzeri, quattro italiani e una proposta di pizza gastronomica saranno il cuore pulsante di InsubriadiGusto, la kermesse eno-gastronomica che avrà luogo il 14 e 15 giugno all’interno del meraviglioso parco dei Giardini Estensi, in via Sacco 5, a Varese. InsubriadiGusto nasce da un’idea di Fulvio Cavadini, fotografo appassionato di gastronomia e profondo conoscitore delle prestigiose proposte gastronomiche che questa particolare regione è in grado di offrire. L’incontro con Antonio Latella dello studio Nexus Design di Manno ha permesso nel 2012 di organizzare a Malnate la prima edizione di InsubriadiGusto che riscosse ampio TICINESE pepe della vallemaggia promuoviamo da 50 anni il territorio noranco - Losone www.ipppergros.ch Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Il sunto dei discorsi alla cerimonia di consegna dei Diplomi cantonali di esercente > I corsi professionali di GastroTicino: arriva il nuovo libretto Ristoranti promossi e valorizzati con la “Settimana del vino svizzero” Dopo il successo dello scorso anno con la partecipazione di oltre 120 ristoranti , torna anche quest’anno, dal 20 al 30 novembre, “Settimana del vino svizzero”. Un evento voluto da Swiss Wine Promotion in collaborazione con l’Associazione Vinea, per riunire i ristoranti e le cantine così da sensibilizzare i clienti sulla qualità e diversità dei vini svizzeri. Gli altri obiettivi dell’iniziativa sono quelli di aumentare le vendite dei vini svizzeri nella ristorazione, e di dare visibilità sui media ai ristoratori e ai produttori. Per 10 giorni, i ristoranti iscritti proporranno tre abbinamenti gustosi Swiss Wine & Dine. In particolare un bicchiere di vino svizzero scelto tra le sei regioni viticole principali della Svizzera: Vallese, Vaud, Ginevra, Ticino, Svizzera tedesca e regione dei Tre Laghi. Il ristoratore dovrà scegliere tre regioni. Ogni vino sarà abbinato a un piatto che metta in valore l’etichetta selezionata. Per facilitare il compito del ristoratore, è consigliato contattare un produttore e/o commercianti per collaborare all’evento. La lista dei ristoranti e tutte le informazioni si possono ottenere sul sito www.swisswineweek.ch, dove nella sezione “horeca” ci si potrà iscrivere sino al 31 ottobre. presenta: SCEF 045 Si avvicina la fine del calendario dei corsi professionali di GastroTicino. Il nuovo opuscolo arriverà nelle case ad agosto. Chi avesse richieste formative particolari, è pregato di contattare Valentina de Sena a GastroTicino (091 961 83 11). GT22052014 Vendesi Antica Osteria in casa d’epoca del ‘600 con grande camino, terrazza esterna e due sale, circa 70 posti a sedere. Grande parcheggio e comoda accessibilità ad un chilometro e mezzo dall'uscita di Rivera. 58.000 CHF. tel. 091 946 11 69, cell. 078 658 25 44. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO -Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE IL CAFFÈ 8 giugno 2014 45 tra virgolette Le mostre CLAUDIO GUARDA T ra le mostre in cartellone per l’estate, una ci riguarda particolarmente: quella che Palazzo Reale di Milano dedica a Bernardino Luini, l’artista che nel 1529 ha affrescato il grandioso tramezzo di S. Maria degli Angeli a Lugano e l’Ultima Cena, oggi sulla parete di sinistra. Un’occasione per tornare a rileggere quei capolavori, e cominciare ad entrare nello spirito del Lac il cui spettro temporale, anche fisicamente, legherà quella chiesa e la sua storia al moderno, per Tradizionenaturalistica Un’invitante estate nel cartellone arte dell’ esempio di Arp e Licini nella bella rassegna, distante pochi passi, presentata domenica scorsa. Quanto al Ticino, a profilarsi artisti- camente oggi è soprattutto il Locarnese con due antologiche di rilievo: quella per i 100 anni dalla nascita di Dobrzanski, nelle due Bernardino Luini Palazzo Reale, Milano Fino al 13 luglio sedi della Fondazione Matasci, e l’altra dedicata ad Hans Erni a Casa Rusca; cui vanno aggiunte le due Fondazioni, Alten e Ghisla, venute ad arricchire il panorama artistico della regione. Le accomuna un fatto: sono entrambe il frutto prezioso e privato di due imprenditori di successo che, grazie anche all’aiuto delle loro mogli, hanno maturato l’interesse per l’arte, acquistando tante opere fino al punto da creare una collezione che adesso vogliono condividere con la collettività. Ghisla Art Collection Via Ciseri 3 Locarno Collezionemoderna La bottega tutta lombarda del Luini Un cubo rosso per una ventata di grandi novità M ilano mette agli onori di un’importante rassegna un artista che è anche nostro: Bernardino Luini e la sua bottega. Nostro per le radici lombarde, è nato a Dumenza sopra Luino, ma anche perchè ha lasciato nelle nostre terre alte testimonianze della sua arte. Come la straordinaria Crocefissione che copre l’intero tramezzo di Santa Maria degli Angeli a Lugano, la Madonna con il Bambi- Tante testimonianze ticinesi, come le tavole di S. Caterina e San Bernardino a Magadino no e San Giovannino nella prima cappella a destra, che in origine fungeva da lunetta sopra la porta tra il chiostro e il refettorio nel quale si trovava l’Ultima cena (oggi purtroppo irrimediabilmente scempiata) collocata ora sulla parete di sinistra della chiesa. Ma chi visiterà l’importante rassegna milanese troverà anche altre testimonianze ticinesi: come le due splendide tavole con S. Caterina e S. Bernardino nella ca- sa parrocchiale di Magadino. Duecento opere ricostruiscono tappe o aspetti della carriera del Luini e della sua bottega, lungo un cammino ricco di confronti e di stimoli, dove mette a fuoco la sua poetica e matura il suo linguaggio. Una sintesi complessa tra tradizione naturalistica lombarda (bellissimo l’affresco con le ragazze al bagno di Villa Pelucca) e senso del colore veneto (la sua formazione si compie anche tra Treviso e Verona), cui unisce la rivoluzione dello sfumato leonardesco e la grazia di Raffaello. Finiti gli anni dello sperimentalismo, cristallizza il suo stile in un’immagine nobile e chiara, ben organizzata e leggibile, di classica compostezza ma non distaccata, vicina anzi alla devozione e al sentimento popolare. Per questo il cardinale Federico Borromeo lo amava e ne collezionò l’opera, indicandolo come un modello per gli artisti post-tridentini. Ma le cose stavano velocemente cambiando: come dimostrano le opere nell’ultima grande sala della Cariatidi, sottolineando la discontinuità di generazione tra Bernardino e quella dei suoi figli. l graphic Heinz Waib r designe Chiasso m.a.x.museo, lio g lu Fino al 20 Rivoluzionegrafica Sessant’anni di raffinatezza, ritmo e design I n continuità con le sue mostre, il m.a.x. museo di Chiasso presenta l’opera di Heinz Waibl, importante figura di grafico e designer, nato a Verona nel 1931 da madre tedesca e da padre altoatesino. Trasferitosi a Milano nel ‘45 inizia ad interessarsi di grafica, frequenta la facoltà di architettura, che lascia quando incontra Max Huber ed entra a far parte del suo team. Siamo nei primi anni ‘50 e questo gli dà subito la possibilità di inserirsi ad alto livello progettando manifesti per la Standa o la Rinascente e soluzioni grafiche editoriali. Finita la guerra, l’Italia, e Milano in particolare, vivono un grande slancio creativo, sostenuto da una forte ripresa economica che si sarebbe ancor più evidenziata nel diffuso benessere degli anni ‘60. È su quello sfondo di rinascita e in quella voglia di modernità che va letto il rilancio generale della grafica alla ricerca di una sua nuova identità ed efficacia. Waibl si distingue presto per la messa a fuoco di un linguaggio pubblicitario essenziale, spigliato ed innovativo che lo qualifica in un ambiente dove operano personaggi come Castiglioni, Ballmer, Munari, I l cubo rosso di Via Ciseri, a Locarno, non può passare inosservato: un monolite ricoperto da una sorta di maglia di ferro, in lamiera rossa traforata, senza finestre nè porte. Affascina e incuriosisce, un’opera d’arte pensata per opere d’arte. Lo ha progettato l’architetto Franco Moro, ma a volerlo sono stati Pierino e Martine Ghisla come involucro della loro collezione. Bisogna però entrarci per vivere le scoperte più sorprendenti, la qualità e varietà delle opere esposte, che portano più di una ventata d’aria fresca dentro il panorama culturale e artistico della regione. Grazie a loro, l’arte del ‘moderno’ nel Locarnese fa un salto non da poco e approda nel contemporaneo con artisti e opere di portata mondiale. Bastino i nomi di Christo, Sol LeWitt, Frank Stella, Kounellis, Rotella, Rauschenberg, Appel, Arman, Basquiat, Lucio Fontana, Piero Manzoni. Accanto a loro, anche una nutrita schiera di artisti giovani ed emergenti, sconosciuti ai più, ma che aprono prospettive nuove, come i belgi Arne Quinze e Wim Delvoye, l’irlandese Claire Morgan, gli Germaniatra’800e’900 Le movenze impressioniste nel Castello O Sambonet, Fronzoni. La sua storia continuerà negli Usa ed in Sud Africa, fino al suo rientro a Milano nel 1971 e la costituzione dello Studio Signo assieme a Laura Micheletto, in un crescendo di attività e di riconoscimenti che arriva fin dentro il 2000. Sessant’anni di feconda operosità. L’esposizione, 120 pezzi tra manifesti e locandine, bene evidenzia gli strumenti del suo spitata nel restaurato Castello San Materno di Ascona, la collezione di Kurt e Barbara Alten è un pregevole spaccato in 40 pezzi della storia dell’arte tedesca tra fine ‘800 e primi decenni del ‘900. Dalle movenze impressioniste di Max Liebermann e Lovis Corinth, ai membri della colonia di Worspwede (tra cui Fritz Overbeck, Otto Modershon e sua moglie Paula Waibl è considerato uno dei maestri della comunicazione visiva dell’intero Novecento Uno spaccato della storia dell’arte tedesca a cavallo tra due secoli in quaranta pezzi linguaggio che, attraverso la grafica svizzera, si ricollega all’impostazione Bauhaus: rarefazione degli elementi, ritmo, raffinatezza ed eleganza, uso combinatorio e libero di scrittura e immagine, di disegno fotografia e colore, armonia ed efficacia, anche sorpresa e stupore. Perciò è considerato uno dei maestri della comunicazione visiva del ‘900. La mostra proseguirà poi per il Centre de design dell’Universitè del Quèbec. Becker), agli espressionisti con Kirchner, Heckel, Pechstein e Nolde fino al Blaue Reiter de Macke e Jawlensky. Non trattandosi di una collezione acquisita in funzione museale, ma strettamente privata, ritrova la sua misura in quelle stesse stanze del Castello dove a lungo visse la danzatrice Charlotte Bara della quale conservano più di una testimonianza: come la sala da italiani Francesca Pasquali e Paolo W. Tamburella. A caratterizzare complessivamente l’intera collezione non è solo il nome degli artisti, ma la caratura delle loro opere esposte trattandosi in genere di pezzi di alta qualità e dalle dimensioni museali, inseguiti dai due coniugi sull’arco di un trentennio frequentando artisti e gallerie, visitando le principali manifestazio- Christo, Rotella e Basquiat fanno da apripista ad una schiera di artisti emergenti ni del settore: dall’Art di Basilea alla Biennale di Venezia. Con l’inaugurazione della galleria Locarno si arricchisce di un eccezionale ventaglio di presenze assolutamente inedito nella regione: con artisti che in più di un caso hanno marcato in maniera indelebile la storia dell’arte dei nostri giorni. Un valore aggiunto per l’intera collettività non solo locale che, ci si augura, saprà beneficiarne. Fondazione per la Cultura Ku e Barbara Alten rt Castello San Materno , Ascona lettura o da concerto in cui riceveva amici ed ospiti tra cui il celebre poeta Rilke. La sottolineatura non è casuale, perchè l’interesse della collezione, più che nella rappresentatività delle singole opere, sta nel sistema di fili a cui rimanda e a cui si ricollega: ponendosi come un’ulteriore tessera che relaziona un importante momento di storia europea con quella del territorio asconese. Non solo perchè Charlotte Bara, prima di giungervi, ha frequentato la colonia di Worpswede - dove si è formata e ha stretto amicizia con gli artisti che vi operavano e con l’architetto Weidemeyer che poi le costruirà il pregevolissimo teatro oggi San Materno -, ma anche perchè molti di quegli artisti hanno poi frequentato Ascona o vi si sono trasferiti, attratti anche dal richiamo del Monte Verità. Che aveva molteplici affinità con lo spirito della colonia di Worpswede, nella comune volontà di ritornare ad una vita genuina e autentica, in opposizione alla vita frenetica e alienante della civiltà meccanizzata e capitalistica. IL CAFFÈ 8 giugno 2014 46 tra l’incontro virgolette Chi è Viennese, 63 anni, è il capo corse dell’Audi nel campionato del mondo “Endurance”. Di formazione ingegnere automobilistico, ha vinto per 12 volte la mitica 24 ore di Le Mans “Il segreto è lavorare in famiglia” C MASSIMO SCHIRA Reuters on il passare degli anni, nel mondo delle corse automobilistiche è diventato una sorta di guru. Con la sua “maschera” impenetrabile anche dopo 24 estenuanti ore di gara (che spesso segue tutte in piedi…), ma soprattutto con la forza di chi ha letteralmente rivoluzionato l’automobilismo, trionfando, dal 2000, per 12 volte alla 24 ore di LeMans e contribuendo ad introdurre novità a dir poco clamorose sulle monoposto. Wolfgang Ullrich, il dottor Wolfgang Ullrich, le Audi che disputano il campionato del Mondo endurance (Fia Wec) in realtà non le guida. Almeno non dall’abitacolo. Perché lui è il “boss” di Audi Motorsport. Un vero e proprio direttore d’orchestra con le cuffie al posto della bacchetta. “Il segreto del nostro successo è nella squadra - spiega Ullrich -. Il ‘key factor’, il fattore chiave, è lavorare come una famiglia. Perché l’ottenimento di un risultato si basa sull’anello più debole della catena. Ma se si lavora assieme per essere tutti forti, per non avere l’anello debole, ecco che il team diventa vincente. Dico come in famiglia, perché tutti devono poter esprimere al massimo le proprie potenzialità, dai piloti agli ingegneri, dai meccanici ai tecnici. Ma soprattutto saper capire se il compagno ha difficoltà ed aiutarlo a superarle. Questo concetto di reciprocità è per me fondamentale. Ci lavoro parecchio durante la pausa invernale in termini di ‘team building’”. Una famiglia in cui s’inserisce a meraviglia anche il pilota elvetico Marcel Fässler, che Ullrich descrive come “ una personalità molto positiva, che lavora molto al nostro concetto di team. Disponibile e aperto, come pilota non ha certo bisogno di elogi. È semplicemente uno dei migliori nel mondo dei prototipi. Posso essere contento di averlo in squadra”. Di formazione ingegnere automobilistico, il 63enne viennese racconta al Caffè la nascita di una passione che, col tempo, è diventata una professione. E che professione. “Se guardo nel mio retrovisore direi che ci sono due figure che forse mi hanno portato a determinate scelte: mio nonno e mio zio - ricorda -. Al nonno piacevano tanto i motori elettrici, mentre mio zio aveva sempre l’auto ultimo modello, che per quei tempi era una cosa abbastanza unica. Con lui ho iniziato ad interessarmi al motore a scoppio. Però, ripensandoci col senno di poi, nel contempo devo aver mantenuto una certa ‘sensibilità’ anche verso i veicoli elettrici, perché a Vienna tra il 1950 e il 1960 circolavano già camioncini della posta al 100% a batteria. Per farla breve, in fin dei conti sono arrivato all’università dove mi sono concentrato sullo sviluppo del motore a combustione per le automobili”. Fin dai tempi degli studi, per lui l’obiettivo era però chiaro: l’efficacia del motore è la chiave da migliorare per avere successo. Una strategia che porterà col tempo l’ingegnere austriaco a traguardi inattesi: “Per una compagnia americana all’università realizzai uno studio per introdurre l’iniezione diretta per i motori diesel. Era una strada all’apparenza incredibile da percorrere, perché quella tecnologia per ridurre i consumi era applicata solo ai camion. Wolfgang Ullrich Lavorando, qualche anno dopo, per la Porsche, mi sono occupato anche dell’iniezione diretta per motori a benzina. Due realtà che ho poi ritrovato nel mondo delle corse. In pista efficacia significa andare più veloce degli altri consumando meno degli altri, mentre sulle strade significa tenere almeno il passo degli altri, però consumando meno”. Nel 1993, quando arriva la chiamata da Ingolstadt, il mondo delle corse è in realtà molto diverso da quello che si vede oggi. “Lavoravamo essenzialmente sulle vetture superturismo, il che significava concentrarsi relativamente poco sullo sviluppo dei motori, che per regolamento restavano abbastanza simili a quelli di serie - spiega Ullrich -. L’interesse era soprattutto nel portare in pista auto a trazione integrale cercando di ridurre al minimo il loro peso”. Per circa cinque anni la sfida del “dottore” è di mandare in pista un gran numero di vetture. Ma, improvvisamente, ecco aprirsi un’altra porta. “È il 1997 e la Federazione internazionale dell’automobile (Fia) ci comunica che la trazione integrale non sarà più accettata per regolamento in pista. Era da un po’ che riflettevamo in quale direzione andare per sviluppare il rapporto tra auto da corsa e miglioramento di quelle stradali. Ma, in quel momento, serviva una decisione rapida. In tre mesi il progetto di partecipare alla 24 ore di Le Mans, la corsa più difficile e più dura al mondo, un mix straordinario di estrema velocità e resistenza, era varato”. E il team guidato da Wolfgang Ullrich non solo accetta la sfida, ma spinge subito sull’acceleratore dello sviluppo estremo e dell’innovazione più spinta possibile. “Il primo challenge è stato quello di correre con un motore a benzina ad iniezione diretta - racconta -. Non lo aveva mai fatto nessuno, ma tra il 2000 e il 2001 abbiamo ridotto i consumi in pista del 10% mantenendo invariate le prestazioni. È stato un successo tale che, in breve tempo, tutte le vetture di serie del gruppo Volkswagen sono state dotate di questa tecnologia”. Scalino dopo scalino, la sfida si fa sempre più ardua ed estrema. Ma i successi proseguono. “Era da un po’ che riflettevamo sull’introduzione del motore diesel nel campionato endurance, perché già nel 2005-2006 per la casa madre il mercato di questi motori rappresentava il 50% del totale delle vendite, quindi era la grande chance per per spingere lo sviluppo del comparto in una nuova direzione. Per la squadra corse ha significato raggiungere per primi un vantaggio tecnologico ancora una volta decisivo sugli avversari”. Step tecnologico finale, e siamo agli ultimi anni e al futuro prossimo, l’utilizzo di forme energetiche alternative. L’ibrido alla 24 ore di Le Mans. Una scommessa che, solo qualche anno fa, sarebbe parsa pura fantasia. “Ancora una volta si è trattato di lavorare sull’efficacia, recuperando l’energia che fino ad allora andava perduta. E, di nuovo, siamo stati i primi a percorrere la strada del motore elettrico sull’asse anteriore. Reintroducendo, seppure part time per questioni regolamentari, la trazione sulle quattro ruote. Una tecnologia che molto presto arriverà anche sulle strade di tutti i giorni. Così come i fari al laser che abbiamo introdotto sulla R18 di questa stagione. Tutti gli anni abbiamo corso a Le Mans pensando al fil rouge corsa-strada,per portare uno o due anni dopo le novità sulle auto di tutti i giorni”. Immerso ogni giorno nel suo appassionante lavoro, il dottor Ullrich si rammarica solo di una cosa: il tempo per la famiglia. “Purtroppo non ce n’è mai abbastanza conclude -. Ma è importante sapere che a casa c’è qualcuno che capisce l’intensità richiesta dal mio lavoro. E direi che, tutto sommato, le cose vanno piuttosto bene pure in quest’altra ‘squadra’ di cui faccio parte. A 63 anni, poi, alla pensione bisogna pur pensarci. Ma senza forzare le cose. Perché il mio mestiere mi piace ancora davvero molto”. [email protected] Q@MassimoSchira IL CAFFÈ 8 giugno 2014 47 leopinioni La Comunità del Sacro Cuore festeggia domenica prossima 15 giugno gli ottant’anni di Padre Callisto, che in questi ultimi tre decenni ha animato il quartiere nord di Bellinzona con un’esperienza comunitaria modello fondata sul volontariato. Mi ha sempre colpito l’efficienza e la determinazione con cui Padre Callisto riesce a gestire un centinaio di collaboratori che propongono nel corso dell’anno varie iniziative, non solo di stampo religioso, dando un’identità a questa parte della città priva di un centro d’incontro ad eccezione della parrocchia e del centro laico Spazio Aperto, frutto anch’esso dell’intraprendenza di questo frate francescano. Il piccolo miracolo di Bellinzona nord non è comunque il solo realizzato da Padre Callisto, che ha lasciato il segno ovunque sia stato: al convento di Bigorio, alla Salita dei Frati a Lugano, alla Madonna del Sasso. Ad avvicinarmi a lui, oltre 30 anni fa, FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO fu un altro suo piccolo capolavoro: Comunità Familiare, un movimento interpartitico a cui approdarono, dopo il Sessantotto, persone aperte con differenti riferimenti ideologici accomunate dal desiderio di valorizzare il ruolo della famiglia intesa come insostituibile momento di formazione nella vita umana. Fu in un momento di grande difficoltà personale che mi avvicinai a Padre Callisto, consigliato da un amico comune. Non ero e non sono né praticante, né credente, ma quella figura di frate cappuccino mi piaceva e mi dava fiducia. Forse perché si ispirava a San Francesco, un’immagine che va oltre i valori religiosi. Padre Callisto era un frate, ma seguiva corsi di psicoanalisi a Milano; mi sembrava la persona giu- sta a cui raccontare il mio malessere. Le mie speranze non furono deluse, Callisto mi indirizzò a un altro psicoterapeuta che lavorava per Comunità Familiare. In seguito diventammo amici. Non era la fede religiosa a unirci, ma la fiducia comune nell’uomo, nel progresso e nel mutamento sociale nonché l’orrore per l’ipocrisia. Io ho sempre rispettato la sua fede profonda, lui la mia lontananza soprattutto dalla Chiesa come istituzione. Abbiamo collaborato assieme a vari progetti ed ho imparato molto dalla sua capacità orga- RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI Certi comportamenti si meritano un calcio Se il Ticino è Ticino lo deve pure ai “züchitt” Non si parla mai degli svizzeri tedeschi che vivono nel Ticino. Quasi non esistessero. Benché siano in tanti. Lo si è fatto in epoche lontane, solo per criticare il loro isolamento. I “crucchi” avevano le loro scuole, le loro chiese e i loro giornali. Più tardi, negli anni del boom, si è poi temuta una “tedeschizzazione” economica e linguistica del Cantone subalpino: vero è che in un paio di scuole dell’infanzia si parlava schwytzertütsch. Così c’era chi andava dicendo che il nostro era l’unico Cantone profumato della Svizzera. Perché sapeva di colonia. E i ticinesi venivano presentati come dei pellerossa asserragliati nella loro riserva. In realtà le proteste erano frutto di un timore un poco isterico. Mai l’italiano, nel Ticino, è stato messo in discussione dalla germanofonia. I primi svizzeri tedeschi giunti da noi erano anzi dei poveracci. Vagabondi e straccioni che vivevano di elemosina: difatti il dialetto li ha chiamati “matlòsan” (da “Heimatlos”, cioè “senza patria”). Poi, mentre il Monte Verità si riempiva di eccentrici “balabiott”, sono comparsi i primi albergatori e i giardinieri. Pronti a mettere a frutto la loro imprenditorialità protestante in un ambiente climaticamente più favorevole. In seguito sono arrivati in molti: chi per vivere in un’isola felice, chi per fuggire da qualche posto, chi per fare affari. Non si può ignorare che, con i turisti, sono scesi anche i palazzinari e gli immobiliaristi che hanno dato la loro bella mano nel rapallizzare il Paese: ecco il rovescio della medaglia. È vero: gli svizzeri tedeschi che abitano nel Ticino vivono spesso in combutta fra di loro. Fanno però lo stesso molti italofoni che stanno nella Svizzera tedesca. Da noi si dice che hanno la testa un po’ dura: per questo li chiamiamo “züchitt”. Loro dicono che amiamo la dolce vita: e ci chiamano “Tschingg”. Qualche volta, tanto noi siamo poco affidabili, tanto loro sono convinti che la ragione stia esclusivamente dalla loro. A volte sono irritanti, nel sentirsi più bravi, così come noi lo siamo con la nostra sgarbatezza. Ma basta questo per ignorare, come facciamo troppo spesso, la loro presenza? E per emarginarli? Gli svizzeri tedeschi ci hanno portato molti soldi, specie attraverso il turismo, e soprattutto hanno arricchito il Ticino con le loro conoscenze e cultura, con la loro idea della vita e la loro etica del lavoro. E tuttavia noi svizzeri italiani non cessiamo colpevolmente di guardarli con sospetto. Come fossero dei “diversi”. Un dialogo più serio con la Svizzera potrebbe proprio cominciare da una migliore conoscenza dei confederati che abitano da noi. Forza, allora, rimbocchiamoci le maniche. C’è solo da guadagnarci. Caro Diario, il popolo del pallone si appresta a vivere le sue notti magiche. È la volta del Brasile, leader per titoli mondiali con le sue 5 coppe elevate al cielo. Si arriva all’evento con i contorni di sempre; il regolare tiro alla fune tra fautori e contrari, chi ci vede un investimento d’immagine e chi si indigna per i colossali sprechi. Certo è che la fame in quel subcontinente è seduta a un tavolo d’oro. La sanità fa acqua, ci sarebbe bisogno di alloggi popolari, scuole, lavoro, infrastrutture, ecc. Ma non è questione d’oggi. Bisognava pensarci prima. Il calcio moderno, più che mai, è business, una macchina di interessi vertiginosi e in questa torrida vigilia si sono già allungate le ombre provenienti dal Qatar, con il ballo delle mazzette per l’assegnazione dei mondiali 2022. Uno scandalo nello scandalo, dopo una scelta che nessuno riesce ancora a capire, in un Paese dove si dovrebbe giocare in stadi chiusi e con l’aria condizionata. Possiamo scommettere: quei mondiali finiranno altrove. Gli interessati sono già una colonna. A DARE IL CALCIO d’inizio sarà un ragazzo paraplegico, che indosserà un “esoscheletro“, termine nuovo per i più, che sta ad indicare un apparecchio cibernetico, capace di potenziare le caratteristiche fisiche dell’utente. Lo sport, per certi riti, ama fare ricorso a figure significative o simboliche e questo è senz’altro lodevole (il pensiero corre in automatico a Muhammad Ali, già Cassius Clay e alle sue Olimpiadi cinesi). Ci vorrebbe però continuità: l’attenzione sulla condizione dei disabili deve essere normale. Aspetteremo la prossima volta. COME AD OGNI MONDIALE e come ad ogni partita, ci imbatteremo nei soliti rituali all’arrivo in campo, con molti campioni che si fanno rapidi segni di croci, più scaramantici che di convinta adesione, poi le strette di mano, poi le promesse di rispetto... Sarebbe meglio che alle ostentazioni mediatiche fossero preferiti comportamenti coerenti nel gioco. Che dire poi dei frati del Convento di Assisi come magi da Prandelli, portando in dono agli azzurri il tau e la lampada di San Francesco “per illuminare e proteggere il loro cammino“? HELDER CAMARA, un brasiliano schierato con i poveri, disse che gli angeli raccolgono le gocce di sudore che cadono dai vestiti degli umili come fossero brillanti. Questi mondiali dovrebbero aprirci spazi di appartenenza e condivisione: altro che far vestire la maglia azzurra all’icona dei poveri! Quel concentrato di varia umanità visto dalla sala d’aspetto del medico DOMENICA PER PENSARE FRANCO LAZZAROTTO ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura nizzativa, basata sulla concretezza e sulla razionalità e ispirata dalla consapevolezza dell’obiettivo da raggiungere. Ma in particolare mi ha sempre colpito che non facesse mai differenza tra praticanti e non praticanti, tra credenti e non credenti. La sua fede è uno strumento di unione e non di separazione da chi è ‘diverso’ perché non condivide la sua esperienza religiosa. E questo lo ha sottolineato in tutti i suoi ultimi scritti, che nel sottotitolo precisano “Per i non credenti, i dubbiosi e chi è in cerca”. Anche nella sua ultima fatica letteraria, che verrà presentata domenica prossima. È intitolata “Chi cercate? Maestro dove abiti?” e parla di un Cristo umano vicino a noi tutti, indipendentemente dal nostro credo religioso o politico. Mi sembra sia questo il fulcro del messaggio profondo che Padre Callisto ha voluto seminare in questi ottant’anni di vita. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS stesse sono solitamente un’accozzaglia di odori “spaccanaso” dove anche Coco Chanel sarebbe sicuramente andata in crisi d’identità. L’appuntamento con la visita medica porta infatti tutti a un almeno periodico quanto utile avvicinamento alla potabile acqua, ma poi, invece di fermarsi alla classica saponetta, tutto viene rovinato da immondo spargimento di più essenze ovviamente mal miscelate e che già nel tragitto porta-sala creano nei pazienti già presenti scambi oculari di tassativa bocciatura. Segue a ruota il rito legato alla scelta della sedia. Le prime ad essere strategicamente occupate, anzi, assaltate sono quelle d’angolo per cui dopo quattro pazienti ti sembra di essere sulla scacchiera di Marostica durante una partita di scacchiumani. Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore virgolette Una festa in onore di Callisto, un frate anche per i non credenti IL DIARIO L’avanzare anagrafico e quindi la relativa necessità di periodico riassetto e manutenzione della umana carrozzeria, mi porta con maggiore frequenza a sedermi in “sala d’aspetto”, luogo oltremodo interessante per veloci quanto spassosissime analisi comportamentali degli astanti. E già l’entrata in materia ne è fulgido esempio, poiché anche il più incallito dei ritardatari si presenta con almeno quindici muniti di anticipo nella speranza di guadagnare qualche posizione. Ma, non avendo ancora gli studi medici copiato il modello organizzativo delle salumerie, gli stessi non sono muniti della macchina “sputa numero” che ti toglie forse identità, ma evita coronariche alterazioni per fregatura di turno. E delle salumerie, le sale d’aspetto non hanno nemmeno il delicato profumo. Anzi, le tra Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi E vi è persino chi, in visita per un’otite e persa la mirata sedia, finge lancinanti dolori dorsali pur di non accomodarsi, anzi, incastrarsi fra due profumi. Ogni… seduta è comunque preceduta da una meticolosa scelta della gratuita rivista d’ intrattenimento, messa di regola in bella mostra su di un - chissà poi perché - bassissimo tavolino provocante nel sceglierla improvvisi abbassamenti di pressione. Per mostrare raggiunta saggezza e vasta cultura, i più se ne vanno comunque al posto con pubblicazioni di ordine metascientifico che mai avrebbero comperato all’edicola, ma che portano il vicino a pensare di aver accanto uno degli autori di Wikipedia. Sfogliatane la metà con supersonica velocità, la rivista stessa viene poi abbassata a livello naso per permettere di almeno osservare sul tavolino e da Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] sopra gli occhiali l’intrigante copertina di Grazia, Amica, Donna Moderna o Novella 2000 (meglio se 3000) solitamente mai portabili a domicilio poiché a rischio mattarello. Poi, presa un po’ di confidenza con la sala, vi è chi inizia a sciorinare il perché della sua presenza. Ed allora - ma qui Wikipedia ha fallito - vi è chi comunica urbi et orbi di essere lì solo per un ketchup (il check-up lo mangerà la prossima volta), subito seguito da una signora fiera di avere con una sana alimentazione evitato l’“iptus”. Un altro, inviperito, molla rivista e scienza per confermare che all’ospedale è stato vittima di un infermieristico “qui quo quo” che lo ha fatto andare in “cure immense”. Improvvisamente la sala si zittisce, arriva la dottoressa che fissa il prossimo paziente intimandogli un perentorio: RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 “Prego”. Mancava solo l’aggiunta di un “per lei” e la diagnosi preventiva era già fatta. Ma, chiusa la porta, vi fu un immediato digrignar di denti (o loro simili) poiché due si erano visti tolta la precedenza ed erano stati sorpassati. Subito arrivò però la frase consolatoria : “Che lì al stà pegio da mi!” Poi s’ode finalmente il liberatorio annuncio, modello premiazione olimpica, del proprio cognome. Un dolce suono che pone fine all’attesa, talmente snervante da far subito sballare i dati del primo quanto classico atto della visita semestrale ovvero la misurazione della pressione. E per evitarlo, che ne direste allora se sotto la classica indicazione “sala d’aspetto”, qualche nostro bravo camice bianco ne mettesse una seconda con un consolatorio….” non so però dirvi quanto”? STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Se non avete mai avuto un telefono fisso non potete capire. Si passavano i pomeriggi a guardare l’apparecchio, aspettando la telefonata tanto attesa del moroso o di chi avremmo voluto come tale. Si alzava la cornetta per sentire il suono di “libero” e per accertarsi che la linea ci fosse (gesto ripetuto molte volte). Si usciva solo in caso di estrema necessità, temendo di perdere la chiamata. O di sentire lo squillo mentre salivamo le scale, da qui la ricerca affannosa delle chiavi nella borsetta, fino a che il telefono tristemente taceva. Nei casi più gravi, ci si armava di coraggio e si chiamava noi, con futili scuse. La prima: “Salendo le scale ho sentito il telefono che squillava, non ho fatto in tempo a rispondere: eri tu?”. La seconda scusa era uguale alla prima, solo con la doccia al posto delle scale. Di solito, lo diciamo per dovere di cronaca, il Che tenerezza la sindrome che colpiva col telefono fisso CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO moroso - o quello che avrebbe potuto diventarlo - diceva “no, io no, non ero io”. Noi con un po’ di vergogna smettevamo di importunarlo almeno per il resto del pomeriggio. Abbiamo detto “telefono fisso” per riassumere altri spiacevoli dettagli della vita prima dello smartphone. Non c’erano le segreterie telefoniche, non c’era la possibilità di conoscere il numero del chiamante prima di alzare la cornetta, dalla cabina servivano i gettoni o le monete, le telefonate interurbane costavano di più (e a volte, da genitori e nonni, venivano fatte con voce più alta, perché i parenti lontani sentissero meglio). Quando arrivarono le segreterie telefoniche, il segno della solitudine – in qualsiasi film che si volesse contemporaneo – non era più il gatto con la sua scatoletta di cibo inacidito. Era una voce artificiale che scandiva “Zero. Messaggi.” Nessuna nostalgia, per carità. Ma fa tenerezza leggere – in un articolo di Annalena Banini uscito su Il Foglio – di un App per smartphone che si chiama “Cloak”. Cloak come cappa o mantello, di quelli che procurano l’invisibilità. Funziona così: quando siete in un posto, localizza i vostri amici di Facebook, Twitter e altri social network assortiti. Non per farveli incontrare, a questo servono tutte le altre App. Per farveli evitare. Sappiamo che amici e conoscenti sono nei paraggi. La nuova moda è tenerli a distanza di sicurezza (sai che noia la reperibilità continua...). Controllando le loro mosse: “pallino in avvicinamento... pallino in allontanamento”. Usando un pallino che sullo schermo registrava la posizione del mostro a bordo dell’astronave Nostromo, Ridley Scott costruì una delle scene più spaventose di “Alien”. Da “Cloak” alla chiamata “per sapere se mi hai chiamato” il passo è breve. E forse neanche si tratta di un passo all’indietro. È puro Nanni Moretti: “Mi si nota di più se me ne sto a casa (senza che nessuno lo sappia) oppure se mi presento alla festa e non parlo con nessuno?” 8 giugno 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch [email protected] Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 39 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Illustrazione Guido Rosa per Il Caffé Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. La nipote dal “Connecticut” S Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni i era piazzato davanti al televisore dopo aver infilato un dvd. Era uno di quelli collezionati con la rivista Ciak. Il Lüis aveva la mania delle enciclopedie, dei dizionari, dei confanetti con intere serie di film..., sì, quelle cose lì, regalate dai quotidiani e dalle riviste. Il vedovo, con Alberto Sordi. Proprio come lui. Vedovo e piacione. Solo che Sordi nel film vedovo lo è solo per un giorno. Il Lüis Vosti, settantaduenne operaio in pensione, vedovo lo era da qualche anno. E non per finzione cinematografica. Era vedovo e... quasi solo. Una figlia, la Giulia, e un nipotino che amava più di se stesso, il Nathan. Per il resto nessuna parentela importante, se non un fratello e una sorella della defunta moglie, con relativi figli, che però abitavano da sempre in America. Lui quei ragazzi, due maschi e una femmina, li aveva visti quand’erano..., mah, avranno avuto sei o sette anni, proprio come il suo Nathan. Erano venuti in Svizzera una volta a Natale e un’altra in estate. Poi basta. Solo qualche contatto telefonico. I fratelli della moglie non erano nemmeno venuti al funerale. Troppo anziani per affrontare quel lungo viaggio. Addirittura dal “Connecticut”, che il Lüis pronunciava proprio come si scrive e che non sapeva minimamente dove si trovasse nella sterminata America. Ma gli sarebbe piaciuto andarci. Un sogno, perché sua moglie proprio non ne aveva mai voluto sapere. Eccoci alla scena clou, quella che per il Lüis era irresistibile. E ogni volta anticipava di qualche millesimo di secondo la battuta che lo faceva morir dal ridere. Sordi, un incapace imprenditore romano a Milano, esce dal suo ufficio, saluta la segreteria e... suo malgrado incontra un creditore: «Ragionier Lambertoni, ma cos’u fa chi a Milan con ‘stu cald?». Irresistibile, quasi quasi torno indietro col telecomando, pensò il Lüis, ma... Squillò il telefono e mise in pausa il film. «Pronto» «Pronto zio, sei tu?». «Ma chi è, chi è che parla?». «Non mi riconosci. Sono tua nipote...». «Ma chi la..., la cosa...». «Sì sono io, certo». «La Lore..., la Loren...!». «Lorena, sì. Come stai zio?». «Ma dimmi te chi mi doveva telefonare oggi! Sono veramente contento. Non ci vediamo da ... Boh, vent’anni, no?! Ma come mai Lorena? E tua..., tua mamma come sta?». «Insomma! Ormai ha i suoi anni». «Eh certo, ma è più giovane di me, anche della tua povera zia . Avrà, avrà sessantasette sessantotto anni, no?, più o meno». «Ci siamo, sì sì zio, quasi sessantasette». «Ma sei qui in Svizzera?» «Eh, eh... certo, certo qui...». «Sei venuta con chi dal Co-nnec-ti- cut? Ho detto bene?». «Benissimo. Hai detto bene zio. Sono... sola, sì, sola». Il Lüis che - sì, si divertiva come un bimbo davanti alle battute di Sordi e sebbene la testa iniziasse a fargli qualche scherzetto - ancora non era... rimbambito. Tutt’altro. E così, il tono della voce, i tentennamenti, le esitazioni di sua nipote Lorena lo stavano mettendo in allarme. «Ma c’è qualcosa che non va Lorena? Mi sembri..., mi sembri un po’ strana». «Eh sì zio, scusami, scusami tanto. È che mi trovo a Lugano e..., mi hanno rubato tutto. Documenti, carte di credito, il portafogli...». “Zio, scusami, scusami tanto. È che mi trovo a Lugano e..., mi hanno rubato tutto” «Oh signùr, ma cosa mi dici!? Vedi che avevo capito...». «Adesso un mio amico da casa sta cercando di sistemare le cose con i documenti, soldi..., ma ci vuole qualche giorno». «Eh immagino. Dalla Svizzera in America!». «Ecco zio, mi domandavo se nell’attesa tu non potresti prestarmi, ma solo per qualche giorno eh!, non potresti prestarmi qualcosa». «Ma qualcosa cosa...?». «No, solo per un giorno due. Poi passo da te appena ricevo i documenti nuovi e ti restituisco tutto». Il Lüis cominciò ad agitarsi. Non che fosse un tirchio, ma, santo cielo, questa qui non la vedo da vent’anni almeno e mi viene a chiedere dei soldi?! «Tutto?! Mi restituisci tutto cosa Lorena? Io sono un pensionato, capisci!?». «Zio, guarda... mi bastano..., cinquemila franchi, ma se non puoi anche di meno. Sai l’albergo, il consolato, qualche vestito, il biglietto per il ritorno, sono due giorni che non mangio... Mi hanno rubato anche la valigia, capisci? Mi sono fatta prestare un telefono per chiamarti. Ma ti restituisco tutto in un giorno o due, tranquillo!». «Ma come faccio a darti questi soldi. Mica posso farteli mettere su un conto, no?!». «E no! Zio mi faccio dare un passaggio sino da te e... Se tu vai in banca ci vediamo dopo. Non so, fra un’ora o due?». «Va bene Lorena, ma... io sono un pensionato capisci? Sono soldi, tanti soldi per me. Mi raccomando!». «Ma zio, sta tranquillo. Anche la mamma ti ringrazierà molto. Per ora però non dirle niente, sai com’è lei... Poi si preoccupa! Ti chiamo appena arrivò così ci incontriamo». Il Lüis spense la tv. Saranno state sì e no le due. Agitatissimo andò a infilarsi le scarpe, un maglione e un giaccone. Già pensava a cosa le avrebbe detto sua figlia Giulia se solo fosse venuta a saperlo. Per carità! E che ’sta Lorena mi restituisca subito i soldi! Uscì di casa, incontrò sul ballatoio la Milka, la giovane croata dell’appartamento 5, che ritornava a casa e vestita proprio come piaceva a lui, con quei pantaloni stretti stretti che ne esaltavano il sedere...., ma non si fermò a fare il piacione come al solito. Aveva fretta. In banca andò ad un sportello. Era libero proprio quello del Markus, il figlio di un suo ex collega in fabbrica. Si conoscevano da sempre. «Markus ciao, senti..., ho bisogno che tu mi dia cinquemila franchi...., lì riporto domani o dopo». «Sì certo, sono... i suoi, può fare quel che vuole. Ma, non pensa sia un po’ pericoloso uscire in strada ora..., con tutti questi soldi in tasca?». «Sì, ma... Sai, è una storia lunga. Devo darli a mia nipote, sai quella dell’America... È qui, ma domani me li riporta, poveraccia...?». «Sua nipote? Ha ricevuto per caso una telefonata?». «Sì, è a Lugano. Le hanno rubato tutto. Ora sta venendo qua...». «Ma lei l’ha mai vista?». «Beh sì! Venti, venticinque anni fa. Lorena, si chiama Lorena». Il Markus convinse il Lüis a seguirlo dal direttore. Gli spiegarono che con ogni probabilità stava per subire una truffa. Nonostante qualche sua resistenza, chiamarono la polizia e... Cosa accadde quel pomeriggio lo si lesse sui giornali qualche giorno dopo: Pensionato ottantenne (“porca vacca, i soliti giornalisti, di anni ne ho settantadue”) sventa una truffa ai suoi danni. Al telefono c’era il ‘falso nipote’!
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