Il giornalino edizione digitale, versione per PC • n. 2 - luglio 2014 dell’Ospedale Civile di Vigevano In In primo primo piano: piano: Il GCR istituisce una borsa di studio dedicata a Giuseppina Pontello Made in Thailand A cena con il trucco… MOKBA meravigliosa HOME TROVA Copertina Istruzioni per l’uso Credits VIAGGI Made in Thailand MOKBA meravigliosa Gardone: sulle tracce di D’Annunzio ARTICOLI L’anno della speranza? A cena con il trucco Proposta musicale: ELP RUBRICHE Pensionamenti: Teresa Stolfi e Fiorella Rocca In ricordo di Adele Pavesi In ricordo di Giuseppina Pontello Istruzioni per l’uso Un giornalino digitale versione PC Digitale, che cosa significa? Dal 2014 lo strumento di informazione del Gruppo è scaricabile in formato “pdf ipertestuale” dal nostro sito web (www.gcrvigevano.it) e consultabile in qualsiasi momento su qualsiasi computer, tablet o smartphone. Questo significa avere una rivista più pratica, più tempestiva, più ecologica, più economica! Come funziona, in pratica? Il formato digitale permette di sfruttare le possibilità offerte dalla tecnologia per una consultazione semplice e potenziata da collegamenti ipertestuali che, a un semplice click del mouse o a un tocco sullo schermo del tablet, rimandano a pagine interne al giornalino oppure verso pagine Internet. È inoltre possibile ascoltare brani audio e vedere filmati: una vera rivista multimediale! Che cosa occorre per leggere la rivista? Leggere il nuovo giornalino è facilissimo! Serve soltanto una connessione a Internet e un computer o un tablet di qualsiasi marca, non occorre installare programmi o altro. L’utilizzo è semplice e intuitivo e il nuovo formato orizzontale è studiato per adattarsi alle dimensioni dei monitor o degli schermi tattili. A ogni uscita di un nuovo numero i soci sono avvisati via posta elettronica. È sufficiente scaricare il file dal sito del G.C.R., in versione per PC o per tablet. Naturalmente è anche possibile, per chi lo desidera, stampare un articolo di particolare interesse con la propria stampante di casa e conservarlo in formato tradizionale cartaceo. Nella colonna qui a destra sono spiegati i semplici comandi e le relative funzioni per navigare all’interno della rivista e verso i collegamenti esterni utilizzando un PC (Windows o Mac). Buona lettura… digitale! Legenda Icone “lente” Fai click per vedere la pagina intera o ingrandita Icona “indietro” Fai click per aprire la pagina precedente Icona “avanti” Fai click per aprire la pagina seguente Icona “home” Fai click per aprire la pagina del sommario Icona “azione” Fai click per compiere un’azione (ingrandire un’immagine, ascoltare un brano audio, vedere un video, aprire un link) parole sottolineate Fai click sulle parole sottolineate in azzurro per accedere a un link Icona “manina” Fai click per accedere a un articolo, a una rubrica o al resoconto di un viaggio Viaggi Articoli L’anno della speranza? ensando agli sconvolgimenti sociali di grande portata del passato, ci sarebbe da chiedersi se per caso non ci stiamo trovando nelle condizioni più propizie per un grande tracollo. Non è il caso di preoccuparsi tanto, la cosa riguarderà senz’altro qualcun altro! Spirano venti nuovi (climaticamente parlando) da angoli del mondo che non hanno mai visto la neve in estate e che si vedono portare via i tetti delle case: ma si sa, sono cose che capitano ai vivi! Bisogna essere positivi! È auspicabile credere che le persone per bene che governano (si fa per dire) il nostro Paese, non si occupino di governare le loro case, ma lo facciano fare dalle loro domestiche (uso il plurale, perché sono certa che siano più di una). Ma cerchiamo di pensare al “recupero”, alla nostra capacità di essere italiani “Brava Gente”, emigranti emigrati che tornano ad essere “migranti”, ed è una bella immagine se pensate che lo fanno anche le rondini. Ma, come dice il proverbio, una rondine non fa primavera, mai. Ci sono però un numero sempre crescente di cornacchie nere e avide di ci- P Gli ARTICOLI di questo numero: L’anno della Speranza? A cena con il trucco… bo, e si vedono anche sulle strade quando investono qualche riccio per degustarne le frattaglie. Io sarei più dalla parte dei ricci, ma si stanno estinguendo anche loro: segnale che nemmeno gli aculei bastano più a difendersi. Tutto questo per dire che nell’epoca della più grande diffusione tecnologica, forse basterà fare una chiamata al cellulare sulla strada di casa per attivare un robottino tuttofare che comincerà a prepararci il pranzo, far andare la lavatrice e la macchina del pane; ci basterà guardare nell’obiettivo di un marchingegno bancario per farci riconoscere senza la necessità di girare con i soldi veri. Pensate a come si abbasserebbero i crimini e le rapine per denaro, con un bel risparmio sulle forze dell’ordine. Qualche settimana fa al telegiornale hanno dato la notizia della scoperta di una banda di falsari capaci di realizzare banconote false tanto perfette da ingannare chiunque. La criminalità è piena di geni: bisognerebbe cominciare a considerarne le doti ed impiegarle per azioni socialmente utili. Poi ci sono i “poveri diavoli”, invece, che rubano una banana e vengono braccati dalla polizia perché il principio va salvaguardato. Peccato che spesso non si consideri da che pulpito viene la predica. E che dire dei bambini nati già furbi, smaliziati, diversi, bizzarri, a cui non interessa migliorare la propria esistenza perché fanno anche fatica ad immaginarne una. Non dimentichiamoci che in pieno 2014 esistono ancora la tratta degli schiavi e i matrimoni combinati dalle famiglie, a cui le donne non riescono a sottrarsi se non a prezzo di essere odiate e rifiutate della propria stessa gente. Noi “popoli civili” siamo capaci di grandi gesti di generosità, ma anche di indifferenze mortali nei confronti di quelli che ci ricordano come eravamo affamati e resi malati dalla guerra. Mi sono commossa anch’io quando ho sentito il Presidente della Repubblica Napolitano quando, con voce tremante, diceva: « Voi ragazzi dovete diventare gli uomini e le donne di domani e noi crediamo che riuscirete a fare meglio di come abbiamo fatto noi... a inventare un futuro nel quale, come le rondini, si potrà tornare al nido alla fine dell’inverno... ». Maria Grazia Franzoso Viaggi Made in Thailand I VIAGGI di questo numero: Made in Thailand MOKBA meravigliosa Gardone Riviera Guarda tutte le foto del viaggio in Thailandia! awadee Ka e Sawadee Kra, il buongiorno thai che cambia se rivolto a una signora oppure a un signore, una gentilezza che costa il doppio del tempo rispetto al nostro informale ’ngiorno... La cortesia è una prerogativa thailandese che si manifesta in ogni occasione, dal saluto appunto, a ogni contatto con le persone, siano esse del luogo o straniere; il mezzo inchino a mani giunte completa l’opera e, per noi europei, diventa il passo verso un altro mondo: quello orientale. Bangkok è una megalopoli che svela le sue tradizioni e il suo antico carattere appena lasci il centro pulsante degli S Scenario da sogno alla residenza estiva di Bang Pa In eleganti hotel e degli sconfinati centri commerciali. La povertà c’è, ma è mitigata da una dignità fatta di intraprendenza e organizzazione. In Thailandia di fame non si muore, la natura è talmente generosa che basta andare sulle rive del fiume o in un qualsiasi spazio verde per avere a disposizione ogni sorta di frutto o animaletto atto alla sopravvivenza, già, perché in Thailandia si mangia tutto, ma proprio tutto, quello che salta, striscia, cammina, corre, vola, nuota... Il nostro grande viaggio comincia quindi a Bangkok, prima navigando lungo i suoi canali per scoprire la città vecchia con le sue palafitte e i suoi altarini caccia-spiriti-maligni molto kitsch, poi camminando attraverso l’incredibile Città Reale, i cui molteplici edifici ti lasciano stupefatto per la ricchezza di marmi e ori incastonati nei raffinati e preziosi mosaici dai colori sfavillanti. Ogni angolo è emozionante nella sua incredibile varietà cromosomica e stilistica e la religiosità finisce per vestire quella leggerezza che non è certo prerogativa della nostra un po’ ombrosa cristianità. Buddha è rappresentato ovunque, le statue a lui dedicate sono di una bellezza e una grandezza impareggiabili. Al Tempio di Wat Phra Keo ci siamo trovati ad ammirare il meraviglioso Buddha di smeraldo e poi, al Wat Po, la sua immensa statua della lunghezza di 46 metri, costituita di malta e mattoni, ma ester- Dolci “budine” in preghiera. namente rivestita completamente in foglia d’oro. Vi consiglio di cliccare sui collegamenti per accedere alle altre foto sul sito web del GCR, perché vi permetteranno di ammirare questi gioielli e leggere al contempo le informazioni al riguardo. Per spostarci in città, oltre ai bus sempre a disposizione e alle tipiche imbarcazioni per navigare il fiume, abbiamo usato anche il mitico “tuc tuc”, una sorta di minicar a due posti, comodissimo e divertentissimo. Essendo noi 49, avevamo 25 macchinine variopinte a invadere le strade di Bangkok, piene di Viaggi Il palazzo reale di Bangkok Eccoci al parco storico di Sukhothai turisti sorridenti e consapevoli di vivere momenti non ordinari. Il nostro tour prosegue in bus alla volta della città di Sukhothai, una delle antiche capitali del Siam, con una sosta prevista alla residenza estiva reale di Bang Pa In, un luogo di grande fascino ed eleganza che nella sua architettura sembra racchiudere un misto di stili: dal neoclassico francese, al gotico vittoriano, al cinese imperiale, al thai tradizionale. Un grande e splendido giardino fa da cornice a tanto splendore. Qui, i nostri ometti con calzoni corti si sono dovuti coprire con gonne thai ricamate con colori accesi. Uno spettacolo… da perdere! Una tappa al tempio dei tatuaggi più famoso di Thailandia, il Wat Chome Pet, ci ha permesso di vedere all’opera i monaci tatuatori che con aghi lunghissimi eseguono disegni di carattere religioso di grandi misure e difficoltà. Inforchiamo poi con grande gioia cinquanta biciclette per la visita al Parco Storico Kamphaeng Phet, un complesso di antichi e rudimentali monumenti in pietra, la cui costruzione risale alla metà dell’anno 1300... esattamente quando noi costruivamo il Duomo di Firenze, di Milano e la basilica di San Pietro, anno più, anno meno. Ma questa è un’altra storia. Completiamo la visita alla città con lo straordinario Palazzo Reale e altri templi di rara bellezza. L’intensa giornata si chiude con una cenetta in ristorante tipico, con balli ed esibizioni tradizionali, che, naturalmente, coinvolgono come sempre qual- Viaggi I curatissimi giardini thailandesi che malcapitato dei nostri. Ma anche questo fa parte del gioco. Il giorno dopo partenza per Chiang Mai, una bella città adagiata su una vallata circondata da fiumi e da una lussureggiante vegetazione; qui raggiungiamo la foresta per incontrare gli elefanti nel loro habitat, che ci stupiranno con la loro arte pittorica e calcistica. Assistiamo infatti sbalorditi alla realizzazione di tre disegni, uno più bello dell’altro, eseguiti da questi intelligentissimi animali, i quali, dulcis in fundo, hanno apposto persino la firma sulla loro opera. I quadri sono stati venduti all’asta e alcune di noi hanno comperato borse di stoffa su disegni realizzati dagli elefanti stessi. Un’esibizione di tiro al pallone, con tanto di Il tempio di Wat Sri Sanpeth ad Ayuthaya mezze rovesciate, calci di rigore e dribbling, concludono il loro spettacolo e noi ci accingiamo a inoltrarci nella giungla sul traballante dorso di questi pachidermi, attraversando il fiume e riempiendoci gli occhi di meraviglia, così da arrivare a sentirci protagonisti del film “La mia Thailandia”. Nel pomeriggio si cambia mezzo, è la volta della motolancia che ci permette di risalire il fiume Mekok, e di osservare molto da vicino gli abitanti del luogo immersi nelle acque per cercare refrigerio dal caldo incombente, spruzzandosi e spruzzandoci acqua addosso, come previsto dai festeggiamenti in corso del capodanno thailandese, che contempla appunto lanci d’acqua verso tutto e tutti, senza possibilità di eso- nero, neppure presentando certificato di malattia. Ti becchi la tua secchiata e muto, al massimo ridi e saluti con la manina. Il mattino dopo ci svegliamo nella città di Chiang Rai e ci imbarchiamo nuovamente per raggiungere la zona del Triangolo d’Oro, dove nella confluenza tra i fiumi Sop Ruak e Mekong si trova il punto d’incontro dei confini birmano, laotiano e thailandese. Visitiamo poi un altro centro archeologico, Chiang Saen, residenza di re Menerai; ci spostiamo quindi per fare una capatina al museo dell’oppio (coltivato all’interno di queste zone) e poi al mercato locale di Mae Sai, dove troviamo prodotti provenienti dalla vicinissima Birmania. Nel frattempo un piccolo gruppo dei nostri parte in pulmino alla volta del Tempio delle Tigri, un monastero nel quale i monaci si prendono cura delle tigri rimaste orfane in tenera età a causa della caccia. L’amore e le cure praticate dai monaci, hanno reso le belve domestiche al punto di familiarizzare con i moltissimi visitatori che ogni giorno approdano in quel luogo per vederle e toccarle da vicino. Quella sera dormiremo in un hotel immerso nella giungla, in mezzo a una vegetazione talmente bella e ricca da sembrare uscita da un documentario di Geo&Geo. Cambiamo ancora mezzo di locomozione e montiamo sull’aereo che ci riporta a Bangkok. Qui, di prima matti- Viaggi Tutti in gonnella per entrare a Palazzo Oro e meraviglie al Palazzo del re na, ci aspettano comode barchette dove, navigando in stretti canali e ammirando fiori e piante mai visti, giungiamo al variopinto mercato galleggiante, in cui, sulle tradizionali barche dette Sampan, stracolme di frutta, verdure e quant’altro, si può comprare e vedere di tutto in una confusione generale di colori, odori, sapori e allegria. Questa è la Thailandia che immaginavo, una festa di colori e sorrisi. Ho guardato a lungo questo posto, estasiata e allo stesso tempo incredula. E in quei momenti mi sono chiesta se per caso tutto questo racchiuda la vera essenza di quella cosa che chiamiamo vita. Dopo il pranzo (spero che ti piaccia il riso...), ci spostiamo a Kanchanaburi, dove vediamo il ponte sul fiume Kwai, Viaggi suoi templi ormai in rovina, Tempio a Chang Mai testimoni di splendori e potenza del regno che fu. Pranziamo su un grande battello da crociera che ci riporterà in centro a Bangkok, per visitare la zona commerciale e poi, sudati e per niente vestiti a festa, ci facciamo l’ultima cena in un ristorante molto bello dove assistiamo a uno spettacolo di grande pathos, interpretato da meravigliosi ballerini che, con quella loro grazia tutta orientale, ci raccontano una storia di amori e guerre, lasciandoci talmente incantati che quasi ci dimentichiamo di terminare la nostra ciotolina di riso bianco impastata con spezie segrete. E qui mi tocca di ripetere la battuta già usata per il reso celebre dall’omonimo film che viaggio in Cina: riso abbiamo riso, ma narra della sua costruzione durante la adesso pasta! Seconda Guerra Mondiale. Il nostro bellissimo viaggio si concluFoto su foto e poi è la volta di un viagde con una lunga nottata in aereo, tra getto in treno attraverso la Death un pisolino e una chiacchiera, felici Railway, la ferrovia della morte, così dei nostri reportage fotografici, testidenominata per il suo attraversare moni di tutto quello che abbiamo visl’interno della giungla e scoscesi passuto. Amici e familiari godranno di si di montagna. Caldo torrido e umiqueste immagini e dei nostri racconti, dità umidissima ci accompagnano fema solo noi che c’eravamo potremo ridelmente, nel caso ci perdessimo per cordare anche i profumi, i colori, i sorstrada... risi e tutto quanto quel magnifico PaeL’ultimo giorno prima del rientro vise ci ha regalato. sitiamo la città di Ayuthaya, antica caRosy Fabbro pitale del Siam, che ci incanta con i Il grande artista Dumbo Dalì Tutti in acqua felici e traballanti all’Elephant Camp Viaggi Articoli A cena con il trucco… Gil ARTICOLI di questo numero: A cena con il trucco… L’anno della Speranza? ravamo ben 149 a cena, in quella splendida landa lomellina della Bercleda, l’elegante Villa Necchi, per la cena sociale del GCR 2014. Ci siamo ritrovati insieme alle zanzare ma in un magnifico panorama verdeggiante a mangiucchiare e a ridere di come a ogni cena annuale ci ritroviamo cambiate/i ma sempre contente/i di vederci. Ci siamo dedicati al ballo o all’ascolto della musica (come potevamo, dato il mal di piedi per qualcuno di noi) ma le E più brillanti e agili sono state splendidamente vive. Il pezzo forte è coinciso con i mirabolanti trucchetti del prestigiatore con le sue tenere colombelle bianche comparse dal nulla. Anche la performance delle belle “zumbare” è stato un momento di grande allegria, che ha dato lo sprint alle più sprintose. La lotteria poi ha poi entusiasmato sempre tutti in attesa dell’esito, come bambini, e ha fatto gioire molti con regali particolari e utili. E comunque vada è sempre una gran bella festa! La scatenata zumba delle “zumbare” Maria Grazia Franzoso Il “truccatore” della serata Viaggi Articoli Indovina a chi appartengono? Viaggi MOKBA meravigliosa! I VIAGGI di questo numero: MOKBA meravigliosa Made in Thailand Gardone Riviera ncontro per la partenza alle ore 4.00, e già ti dici: “Ma chi me lo ha fatto fare?”. Poi, dopo dodici ore di viaggio, complice uno scalo a Francoforte, si arriva finalmente all’aeroporto Domodedovo di Mosca. Uscendo dall’aeroporto il panorama è abbastanza deludente, I La citta ̀ prima che la notte si stenda su di lei Guarda tutte le foto del viaggio a Mosca! che niente di Mosca è come ti immaginavi e che forse, sì, la visita a questa città si meriterà le lunghe ore di viaggio. La nostra visita inizia con uno splendido tour serale per scoprire Mosca by night, ma, mentre le ore passano, ti chiedi quando arriverà ’sta benedetta il singolare monumento in onore di Pietro il Grande. Arriviamo alla cattedrale del Cristo Redentore, con la sua alta cupola dorata e la ricca facciata, completamente ricostruita negli anni novanta dopo che l’originale fu demolita nel 1931 per ordine di Stalin. Alla tappa successiva, per un attimo pensiamo di essere dentro una favola, tanto è suggestiva la visione del Monastero Novodevichy (delle vergini), Il meraviglioso Monastero delle Vergini l’estate moscovita è più simile a una primavera lomellina. E di nuovo ti chiedi se è valsa la pena di fare tanta strada per vedere questa città, che rievoca parole come guerra fredda, comunismo, stalinismo. Basta però fare pochi chilometri in direzione dell’hotel per rendersi conto night, visto che alle 23 indossiamo ancora gli occhiali da sole! Con i nostri due pullman e le guide Elena e Rita seguiamo il corso della Moscova che percorre l’intero centro della città, fra viali e giardini, fiancheggiata da superbi edifici e attraversata da diversi ponti, su cui troneggia che si riflette nel lago circostante con i suoi palazzi illuminati, sublime visione, che secondo la tradizione avrebbe ispirato la celebrata aria di Cajkoskij “Lago dei Cigni”. Ancora sognanti, ci incamminiamo nell’immenso Park Pobedy o Parco della Vittoria, che offre una suggestiva ve- Viaggi duta sulla moderna city, il quartiere finanziario che si innalza con i suoi grattacieli sulla città. Mentre proseguiamo verso la nostra meta finale, il nostro sguardo è catturato dalle grandi sette sorelle, immense torri di pietra costruite ai tempi di Stalin e ora trasformate in hotel, sedi ministeriali, università e condomini con migliaia d’appartamenti. Dopo una splendida e fuggevole visione del teatro Bolshoj, in piazza Teatralnaja, eccoci arrivati alla mitica Piazza Rossa (Krasnaja Ploshad), che in russo significa, oltre che rossa, anche bella, ma io direi di elevare a spettacolare la sua connotazione. Arrivando da piazza del Maneggio, attraverso due massicci archi della Porta della Resurrezione (Voskresenkie Vorota), Foto di gruppo nella Piazza Rossa Piazza Rossa sotto le stelle si schiude ai nostri occhi la magnificenza dell’enorme piazza circondata dai monumenti che la rendono unica. Alle nostre spalle si trova il palazzo del Museo storico, imponente per la sua mole, i suoi colori e la raffinatezza del suo tipico stile vecchio-russo, nel suo genere il più ricco ed importante dell’intera Russia. All’estremità opposta della piazza si innalzano le splendide cupole policrome della cattedrale dell’Intercessione, più nota come cattedrale di S. Basilio, tanto bella e suggestiva da risultare quasi irreale. Arricchiscono la piazza la piccola chiesa di Kazan e i Grandi magazzini generali “GUM”, che ospitano nella loro stupefacente galleria coperta da vetrate i negozi delle più note firme. Viaggi Dietro al Mausoleo di Lenin si stagliano le mura e le torri che racchiudono il complesso architettonico noto come “il Cremlino di Mosca”, frutto dell’opera di più generazioni, che per la sua ricchezza non ha eguali. Una città nella città e non solo la sede della residenza presidenziale. Torri, palazzi, magnifiche cattedrali come quelle dell’Assunzione, dell’Annunciazione, dell’Arcangelo, con le loro cupole dorate e i loro portali che racchiudono al loro interno mirabili icone e decorazioni; l’imponente e candido campanile di Ivan il Grande, lo zar dei cannoni, che ha voluto il cannone più grande di Russia, che però non ha mai sparato; la zarina delle campane, la più grande del mondo, che però non ha mai suonato. Ma se vuoi tornare a Mosca non devi dimenticarti di toccarla. Circondano il Cremlino splendidi giardini in cui abbiamo assistito al classico cambio della guardia. Non si può dimenticare la visita alla Metropolitana, unica al mondo per la ricchezza architettonica, lo sfavillio di lampadari, gli stucchi, i mosaici e le statue. E poi... una passeggiata e qualche acquisto nei numerosi negozi e bancarelle di tipici souvenir nella vecchia via pedonale Arbat, un misto di antico e moderno, di bar tradizionali russi (traktir), di fast-food, di pizzerie. L’attrazione principale è data però dall’esibizione degli artisti di strada. Ancora: i monumenti a Marx, Pushkin, Jurij Dolgorukij (Giorgio brac- La chiesa di San Sergio a Sergiev Posad La metropolitana moscovita. Roba da zar ciolungo), fondatore della città; le grandi piazze, i copiosi parchi, curatissimi e molto frequentati dai moscoviti. Infine lo spettacolare balletto russo, che se non lo vedi non puoi immaginare. Non è mancata la gita domenicale fuoriporta, a 70 km da Mosca. Attraversando la campagna moscovita con le sue dacie, siamo giunti alla città di Sergiev Posad dove sorge la Laura della Trinità di S. Sergio. Si tratta del maggior monastero russo, fondato da S. Sergio, di cui custodisce le reliquie e una fonte d’acqua benedetta ritenuta curativa. Viene detto il Vaticano russo in quanto nel Palazzo metropolita che si trova all’interno delle mura del monastero risiede durante le sue visite il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Molto altro ci sarebbe da dire, ma mi piace chiudere così, semplicemente dicendo: MOKBA MERAVIGLIOSA. Simona Botto Viaggi Gardone: sulle tracce di D’Annunzio I VIAGGI di questo numero: Breve reportage fotografico della gita del GCR al Vittoriale Gardone riviera di Gabriele D’Annunzio Made in Thailand a Gardone Riviera Foto di gruppo presso il Vittoriale MOKBA meravigliosa « Io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a più difficile prova la mia virtù di creazione e trasfigurazione. Tutto, infatti, è qui da me creato o trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile. Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o disaccordo di colori. ... Ogni rottame rude è qui incastonato come una gemma rara. La grande prova tragica della nave "Puglia" è posta in onore e in luce sul poggio, come nell’oratorio il brandello insanguinato del compagno eroico ucciso. ... Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore. » Gabriele D’Annunzio Il palazzo del Vittoriale Viaggi Giochi d’acqua nel parco Suggestivo scorcio della cittadina di Salò Vista sul parco del Vittoriale Viaggi Articoli Proposta musicale: ELP n questo numero prenderemo in esame un altro meraviglioso Lp della storia del Rock che merita senza dubbio un posto nella vostra discoteca: Pictures At An Exhibition degli ELP. Emerson Lake & Palmer, formatisi nel 1970, hanno costituito uno dei primi e più celebri supergruppi di rock pro- I gressivo. I tre musicisti provenivano da esperienze precedenti con diversi gruppi già affermati nel panorama rock. In particolare Greg Lake (basso, chitarra e voce) proveniva dai King Crimson, il cui primo disco (In the Court of Crimson King) è da molti considerato il punto di partenza di tutto il movimento del rock progressive Emerson, Lake and Palmer in concerto degli anni ’70. Keith Emerson (il tastierista del gruppo) proveniva dai Nice, gruppo che negli anni ’60 aveva realizzato alcuni buoni lavori ed il cui sound si basava su una miscela di musica classica e rock. Carl Palmer (batteria e percussioni) aveva fatto parte parte del Crazy World di Arthur Brown per poi passare agli Atomic Rooster, un gruppo di hard rock guidato dal tastierista Vincent Crane. Il loro album d’esordio (Emerson, Lake and Palmer), del 1970, mette subito in risalto l’abilità tecnica dei tre musicisti nell’utilizzo dei rispettivi strumenti e la scelta di un suono che è una perfetta miscela di rock e musica classica. Emerson è un virtuoso di pianoforte e organo Hammond, Lake si destreggia con eguale maestria fra basso, chitarra e parti cantate e, dietro ai due, Palmer è una perfetta macchina ritmica. Jimi Hendrix aveva in mente di unirsi a Emerson, Lake & Palmer ma a causa della sua morte improvvisa questo progetto non si poté attuare. Pictures At An Exhibition, terza release degli ELP dopo i fortunati Emerson Lake and Palmer e Tarkus, si basa sul rifacimento in chiave rock dell’omonima opera per pianoforte composta nel 1874 dal musicista russo Modest Petrovic Musorgskij (Pskov, 21 marzo 1839 - San Pietroburgo, 28 marzo 1881). Alle partiture originali gli ELP osano aggiungere proprie composizioni così efficacemente che è pressoché impossibile, per chi non conosce l’originale, capire dove termina l’opera di Musorgskij e dove inizia quella degli ELP. Il disco, pubblicato nel novembre 1971, è una registrazione live realizzata il 26 marzo 1971 alla Newcastle City Hall. Inizialmente l’album fu distribuito solo in Europa perché l’etichetta Atlantic non credeva in una sua possibile affermazione commerciale in America. Il successo nel vecchio continente fu invece clamoroso, ad esempio in Inghilterra Pictures At An Exhibition raggiunse la terza posizione tra i dischi più venduti, e ben 50.000 costosissime copie di importazione furono vendute in America. L’album, pertanto, fu fatto uscire nel 1972 anche negli States dove divenne più volte disco di platino Viaggi Articoli Keith Emerson raggiungendo la decima posizione nella Billboard Top 100. Questo lavoro è di fondamentale importanza perché costituisce il massimo esempio di come il rock possa efficacemente sposarsi con la musica classica. Da evidenziare il coraggio del trio che a dispetto della loro giovanissima età (Keith Emerson 26, Greg Lake 22 e Carl Palmer addirittura 21 anni) hanno saputo sfornare un autentico innovativo capolavoro, vera e propria pietra miliare del rock progressivo. L’album si apre con l’annuncio di Keith Emerson e il conseguente boato del pubblico e si compone di dodici pezzi. Analizziamoli uno per uno. Promenade (Emerson/Musorgskij): si tratta di una splendida melodia suonata dall’organo di Emerson che ritornerà più volte nel corso del concerto; The Gnome (Musorgskij/Palmer): si caratterizza per l’efficace lavoro alla batteria di Carl Palmer; Promenade (Lake/Musorgskij): stavolta la passeggiata è abbellita dalla suadente voce di Greg Lake; The Sage (Lake): prima in- Carl Palmer trusione rispetto all’originale dell’opera e bellissima performance di Lake alla chitarra acustica e alla voce. Molto umilmente mi sono comprato lo spartito ed ho imparato a suonarlo perché il pezzo merita davvero; The Old Castle (Emerson/Musorgskij): Emerson si scatena con il Moog trasformando un’ode melanconica in un pezzo visionario che si conclude con il trio al completo; Blues Variation (Emerson/Lake/Palmer): seconda intrusione e brano che, a mio parere, è uno dei migliori degli ELP, un pezzo frenetico molto coinvolgente; Promenade (Musorgskij): terza e ultima passeggiata suonata dall’inteGreg Lake ro gruppo; The Hut Of Ba- ba Yaga (Musorgskij): pezzo suggestivo, inquietante e convulso diviso in due parti tra le quali si interpone The Curse Of Baba Yaga (Emerson/Lake/Palmer): una nuova intrusione e performance del trio davvero superba, basso e batteria formano un tappeto ritmico efficace mentre le tastiere alternano melodia a follia aliena; The Great Gate Of Kiev (Lake/Musorgskij): è il gran finale: un pezzo maestoso con un esuberante Emerson alle tastiere e un ottimo Lake alla voce. Nel mezzo del brano ricompare velocizzata la melodia di Promenade; Nutrocker (Kim Fowley): pezzo avulso dal contesto del disco perché si tratta di un bis regalato al pubblico dagli ELP, è liberamente ispirato dallo schiaccianoci di Tchajkovskij con uno stupendo assolo di batteria di Palmer. Pasquale Panella Rubriche Pensionamenti Alle nostre carissime colleghe Teresa e Fiorella Fiorella Rocca Abbiamo trascorso diversi anni di lavoro insieme. Sembrava un tempo lontano quando parlaste di “pensionamento” e rapidamente quel giorno, da voi atteso, è giunto, quasi cogliendoci di sorpresa. Ora arriva il bello! Un lungo periodo, una seconda giovinezza e tanto tempo libero. La pensione non è un traguardo, ma la linea magica di un orizzonte dove poter lentamente raccogliere i sogni di una vita. Un grazie sentito per la vostra opera quotidiana a contatto con gli assistiti; un grazie per averci tenuto compagnia in tutto questo tempo trascorso insieme. Ora vi godrete il meritato riposo dalle attività e potrete godervi pienamente la famiglia e gli amici. Ci vedremo sicuramente fuori dal contesto lavorativo; nel frattempo abbiamo desiderato ricordarvi scrivendo un pensiero semplice e sentito. Grazie ancora, Teresa e Fiorella, e ricordate che la nostra amicizia è come una vecchia quercia, ben ancorata al terreno da radici profonde. Vi vogliamo bene. Teresa Stolfi Carissime Fiorella e Teresa, dopo anni di lavoro è giunto il momento tanto atteso e agognato della pensione, e proprio in questo momento ci si accorge di quanto siete state speciali. Ogni giorno per anni abbiamo condiviso spazi, pensieri, preoccupazioni, fatiche e umori. Entrambe, ognuno con le proprie peculiarità, siete state colleghe che hanno con passione saputo essere infermiere. Avete sempre avuto quelle attenzioni, quella parola, un sorriso per chi ne aveva bisogno. Siete state e sarete sempre orgogliose del vostro lavoro! Nei confronti dei colleghi poi, tra una benda, una trazione e una fa- I colleghi dell'ambulatorio di ortopedia e traumatologia sciatura, avete sempre dimostrato disponibilità, a volte con battute sagaci e a volte, con la vostra dolcezza, avete portato il buon umore o smorzato animi accesi. Sì, care Fiorella e Teresa, grazie a persone come voi un po’ tutti noi siamo cresciuti. Ora si apre il capitolo del meritato riposo dalle fatiche costanti e quotidiane. Dunque ragazze, adesso che si chiude un capitolo importante della vostra esistenza, sicuramente con un po’ di “magone”, vi auguriamo buona nuova vita e… grazie ancora di tutto! Cristina Cabiati con i colleghi tutti Rubriche In ricordo di Adele Pavesi Cercavamo qualcosa da scriverti, e cercandolo si è aperta una pagina con questa frase: « Non piangere – ti dicevo. – È vero, me ne andrò prima di te, ma quando non ci sarò più ci sarò ancora, vivrò nella tua memoria con i bei ricordi: vedrai gli alberi, l'orto, il giardino e ti verranno in mente tutti i bei momenti passati insieme. La stessa cosa ti succederà se ti siederai sulla mia poltrona, o quando farai la torta che ti ho insegnato a fare oggi, e mi vedrai davanti a te con il naso sporco di cioccolato... e sorriderai! » Susanna Tamaro Ecco, qui ci sei tu. Ci sei tu perché c'è il tuo mondo semplice ed esattamente le cose semplici per le quali ti ricorderemo. Sedersi sulla tua poltrona, toccare i tuoi piccoli oggetti personali, risentire la tua voce squillante e un po' bambina che alzava i toni ed esplodeva in una risata. La torta che, davvero, ci hai insegnato a fare e che ci porterà vicine a te quando avremo il naso sporco di cioccolata, l'emozione che ti prendeva quando si avvicinavano le feste, i tuoi piccoli regali, le tue ingenuità e le preoccupazioni quotidiane. Pensiamo ai tuoi gatti e a come, mostrandoci le loro foto o raccontando le loro vicende, esprimevi tenerezza e gioia insieme. Il tuo aspetto sbarazzino, la tua voglia di vivere, il tuo modo coinvolgente per convincerci a partecipare ai tuoi viaggi e alle tue scoperte. La tua delusione nel non poter trascorrere la pensione così come l'avevi immaginata. I girasoli che oggi ti fanno da contorno, per caso, coincidenza o tuo messaggio. Il giallo, il colore caldo e allegro. La gioia. Crediamo tu sia altrove, Adele, in un luogo dove serva una mamma per i mici dispersi, un angelo per le persone un po’ indolenti e vecchie d'animo e per tutti quelli che debbono godere una giovinezza mai vissuta. Ciao... dalle tue infermiere Rubriche In ricordo di Giuseppina Pontello Cara Giuse, come vedi siamo venuti tutti qui a salutarti, anche se in realtà questo non è un addio, ma solo un arrivederci. Tu ci lasci fisicamente, ma la tua voglia di fare, la tua caparbietà, la tua enorme passione, i tuoi valori etici d'infermiera, questi li lasci qui, a testimoniare quale grande persona tu sia stata. Io ti voglio ringraziare per quello che hai fatto per me, per avermi aiutato a rinforzare valori come la dignità, la lealtà, la perseveranza e l'amore per il nostro lavoro di infermiera. Tu sei rimasta sempre te stessa, cosa che non è sempre facile, e che va oltre gli studi e i titoli di carriera. Essere sé stessi significa non cedere a ricatti e guardare lontano. Mi mancherai molto. A consolarmi della tua assenza rimangono i tuoi insegnamenti, sempre vivi e presenti, a ricordarmi quale grande missione sia sempre e comunque il mestiere dell' infermiere. Ciao, mitica Giuse. Vittoria Linsalata Il ricordo dello staff didattico del corso di laurea in infermieristica, sede di Vigevano Ancora non sembra vero ma Giuseppina Pontello è stata costretta a lasciarci. Nulla ha potuto contro il male che l’ha divorata e portata via. Uniamo il nostro ricordo a quello della comunità professionale italiana che l’ha conosciuta e stimata per l’importante contributo allo sviluppo della professione infermieristica, come professore a contratto in ambito universitario e come autrice di testi su cui si sono formati centinaia di infermieri. Ma noi tutti abbiamo avuto la fortuna di conoscerla nella quotidianità del nostro lavoro. Come un faro, era un punto di riferimento per tutti e con tutti sapeva dialogare grazie alla sua esperienza di vita e ai lunghi e ricchi anni di professione come infermiera, caposala, dirigente e insegnante. L’integrità morale e la statura professionale, l’eloquio fluido e incisivo, la sincera ma misurata cordialità imprimevano un marchio inconfondibile nella relazione con l’altro e la facevano capace di accogliere, incoraggiare, comprendere, risolvere. Distillava ogni volta pillole di saggezza umana e professionale e l’incontro con lei richiamava sempre all’impegno e alla responsabilità. La sua presenza instancabile si sentiva molto, così come adesso si sente tutto il vuoto che ha lasciato. Fedele ai principi della professione infermieristica, totalmente immersa nell’organizzazione e nella formazione non ha mai fatto mancare il suo appoggio e la sua collaborazione in ogni iniziativa formativa e di docenza. Come insegnante e come dirigente ha avuto un ruolo determinante per la realizzazione del tirocinio professionalizzante degli studenti infermieri nell’ambito dell’azienda. La sua competenza, forgiata nella riflessione e nell’esperienza quotidiana, la mente vivace e brillante l’hanno resa preziosa per risolvere concretamente e rapidamente i problemi e per creare le condizioni migliori per l’apprendimento e per la crescita professionale degli studenti. A lei va il nostro ricordo affettuoso e riconoscente. Rubriche Arrivederci, Pontello! “Gentile signora Giuseppina…” Così iniziavano sempre i messaggi che inviavo via e-mail a fine estate, quando veniva il fatidico momento di chiederle l’aspettativa dal lavoro per andare come volontaria nei paesi del Terzo mondo, quelli dove la povertà è una legge e la ricchezza ne detta le regole. Una cosa è certa, dovevo davvero rimboccarmi le maniche per riuscire a prendere un appuntamento con lei, perché la cosa non era facile. Ma dopo alcuni giorni arrivava la sospirata risposta: « Mossi, sono un po’ a Voghera, un po’ a Vigevano e un po’ a Pavia, ma vedrà che in qualche modo riuscirò a vederla ». E così era, riusciva sempre a trovare il modo di ricevermi, una volta persino nel corridoio dell’ospedale mentre faceva una pausa dal lavoro. Devo ammettere che non era facile accontentarmi, i problemi erano sempre tanti, ma lei mi guardava sempre con un sorriso rassicurante e mi diceva: « Non si preoccupi, veniamoci incontro e vedrà che riuscirà a partire, io l’aiuterò, ma mi raccomando, non esageri col tempo! ». Detto questo, io tornavo a casa soddisfatta e pronta a fare le valigie. Negli ultimi sedici anni sono riuscita a partire tante volte e, ora che lei ha fatto le valigie per un’altro viaggio lontano da noi, in un posto che possiamo solo immaginare, le dico grazie per tutto per i momenti che abbiamo condiviso, per le fotografie che le ho mostrato, per le risate, i commenti, per i regalini che le portavo e la mettevano sempre in imbarazzo, per gli articoli che scrivevo e puntualmente leggeva con piacere, per quel poco (ma per me tanto) che ha fatto ò su ci sarò. Ci sar io , ti a d r o ic r E mi ogni tanto, se ra o ll A . a ri a nell’ i da una parit tt e m e, r a rl vuoi pa i i e cercami. C ch c o li g i d iu te, ch l linguaggio e n n o n a M . si parla el silenzio. delle parole. N ni Tiziano Terza per me. Si preoccupava che ritornassi in salute per raccontare agli altri e alla mia famiglia di chi sta peggio di noi. E mi piace dire che la famiglia di Giuseppina è una bellissima FAMIGLIA di persone buone, vere, che sanno ridere, piangere, condividere e rassegnarsi. Sono le qualità che aveva lei, lei che diceva “no” quando era “no”, diceva “sì” quando poteva essere e si asteneva nel dubbio. Dubbi chissà quanti ne avrà avuti, ma di certo aveva una certezza: l’appoggio incondizionato della sua famiglia. Il suo lavoro non era certo facile: il parroco, nell’omelia ascoltata nel giorno del triste addio, ha detto che essere infermiere significa prima di tutto essere sé stessi: lei lo era certamente, pur sapendo di non potere sempre fare la cosa giusta, perché la vita è un insieme di compromessi che possono essere giusti o sbagliati nel medesimo tempo. Nella parabola del tempo che ci è stato assegnato prima del tramonto, io credo che tutti noi siamo stati luci e ombre, impronte di passi sulla neve che restano comunque, qualcosa che lascia un posto vuoto. Ora al suo posto c’è una scia di luce che non smetterò mai di vedere, di parole sue che non smetterò mai di sentire, compresa la frase che mi diceva sempre e che mai dimenticherò: « Mossi, un giorno verrò con lei, lo prometto ». Si è persa nel vento la sua promessa ma io credo che se un giorno avrò ancora la possibilità di partire, purtroppo senza il suo permesso, mi dispiacerà non poterla vedere al mio fianco. Ma in un altro modo ci sarà di certo, perché la porterò dentro il mio cuore. Arrivederci, Pontello. Per ricordare le nostre care colleghe, Giuseppina Pontello e Adele Pavesi, che purtroppo ci hanno recentemente lasciato, il Gruppo Culturale Ricreativo dell'Ospedale di Vigevano, ha deciso di devolvere la somma di 1.000 euro a beneficio di una missione in Africa, che la famiglia Pontello già sostiene attivamente. La totale condivisione, da parte di tutto il Direttivo GCR, di quanto scritto dallo staff didattico del cor- Claudia Mossi so di laurea in infermieristica della sede di Vigevano, a ricordo della "nostra" Giuseppina Pontello, ci ha fortemente motivato ad istituire, dal prossimo anno scolastico, una Borsa di studio alla sua memoria. Modalità e regolamento saranno resi noti con l'inizio del nuovo anno scolastico. Il Direttivo GCR CREDITS dell’Ospedale Civile di Vigevano Per comunicare con il GCR e-mail: [email protected] tel.: 0381 333 722 segreteria telefonica e fax: 0381 333 902 sito web: www.gcrvigevano.it Presidente Luigi Pirro (cell. 333 23 32 891) e-mail: [email protected] Segretario [email protected] Per l’invio del materiale per il giornalino: e-mail: [email protected] Direttore editoriale Luigi Pirro Comitato di redazione Stefania Cafè, Rosy Fabbro, Maria Grazia Franzoso, Anna Maria Leva, Franca Petullo, Giuliana Toso, Alessandra Vallarin Ospedale Civile Vigevano corso Milano n. 19 - tel. 0381 33 31 Ha inoltre collaborato Simona Botto Realizzazione ed editing Punto & Virgola viale dei Mille, 13/B - Vigevano tel. 0381 32 66 94 • fax 0381 32 82 45 e-mail [email protected] Grafica Monica Marzaioli Torna all’indice
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