TERZA PAGINA Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014 Teatro e poesia Aste Ghiannis Ritsos, quarta dimensione Warhol da record Parte domani, al Teatro Due di Parma, il progetto con Elvis e Marlon Ghiannis Ritsos — Quarta dimensione, diretto da Walter Le Moli, ispirato alle opere del grande poeta greco (1909-1990), tradotte da Nicola Crocetti, incentrata su Fedra, Aiace, Oreste, Persefone e Agamennone. Lo spazio del primo ciclo ospita 5 opere dell’artista Luca Pignatelli (repliche fino al 7 dicembre, per poi ripartire a gennaio 2015). Elzeviro / Visar Zhiti L’ALBANIA CERCA INVANO L’EUROPA Segna libro Asta da record da Christie’s a New York per due serigrafie di Andy Warhol (1928-1987), una con Elvis Presley in versione da cowboy, l’altra con Marlon Brando nelle vesti di motociclista: oltre 150 milioni di dollari «in due» per una serata che in totale ha incassato 852,9 milioni di dollari (un altro record) grazie a opere di De Kooning, Koons e Twombly. Triple Elvis (1963, nella foto) è stato battuto per quasi 82 milioni di dollari (60 la stima di partenza) mentre Four Marlons N P Felix decide di venire in Italia. Prima tappa, Bari, dove abbandona la vecchia valigia per passeggiare in città: vuol fare un confronto con Durazzo e Tirana. Poi va a Roma, in casa d’un amico albanese, profugo. Accanto a lui, il fantasma di Ema, con la quale parla, fa l’amore, visita i luoghi visti nella tv italiana. Spesso non ricorda dove si trova: sogna di essere in Francia, in Grecia, nei Paesi nordici, in Kosovo. A Bologna sta per entrare in un bar, ma sbatte violentemente la testa contro la porta a vetri. Dice al cameriere: «Vengo da un Paese sporco, perché avete lavato così bene i vetri? Non si capisce che è una porta». L’Albania cerca l’Europa, ma l’Europa è senza pietà. Da Roma a Vienna. Felix conosce una libraia che assomiglia a Ema, ma la donna non accetta di farle da controfigura e lui la lascia. Il viaggio continua. Felix porta sempre con sé una cartella con testimonianze e prove dei crimini della dittatura, compreso l’assassinio di Ema, destinata al tribunale dell’Aja. La nasconde sotto la giacca, sotto il cuscino dove dorme; ma non riesce a consegnarla. Disperato, pensa anche che è un nonsenso cercare di far condannare tutto il suo Paese. Torna a Vienna, a fine d’anno. La città in festa attende l’arrivo del 2000. Luci, neve, ubriachi. A Felix, stanco e avvilito, spuntano le ali ed egli pensa di essere un semidio. Comincia a correre sulle strade, contromano. Le auto gli sfrecciano ai lati. Sui marciapiedi inciampa contro le vetrine dei negozi, si ferisce, sanguina, ride e continua a correre. Quando incrocia un ponte sul Danubio, decide di incontrare Ema. «Chi vuole le mie ali?», domanda prima di tuffarsi nell’acqua gelida. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA È un pellegrinaggio letterario quello di Fabrizio Pasanisi, in Irlanda sulle orme di due maestri, Joyce che pur essendoci vissuto poco ne è l’emblema; e Yeats, che tanto peso ebbe nel rinascimento celtico del Paese. Inoltre, Beckett, Swift, Wilde, Stoker, O’Brien, Heaney, fino agli ex giovani della rivolta anti joyciana come Joseph O’Connor. I libri sono luoghi da visitare e le citazioni cartoline in L’isola che scompare (Nutrimenti, pp. 240, e 18). a cura di Cinzia Fiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Amazon e Hachette fanno la pace Sconti controllati, tutele agli autori di Cristina Taglietti Ci si deve abbandonare alla voce di Jan Brokken e alla luce pallida del Nord per cogliere la singolarità delle Anime baltiche (trad. di C. Cozzi e C. Di Palermo, Iperborea, pp. 500, e 19,50). L’autore incrocia persone e vite straordinarie, più o meno illustri: Romain Gary, Michail e Sergej Ejzenštejn, Jacques Lipchitz, Mark Rothko, Arvo Pärt... Racconta il presente e ricompone ciò che la Storia ha distrutto, come la Königsberg di Kant e Hannah Arendt. (1966) per 69 milioni (un’altra Marlon come questa è oggi al Louisiana Art Museum di Copenaghen). Il record assoluto per un Warhol resta invece a Silver Car Crash del 1963 venduta lo scorso autunno per 105,4 milioni di dollari. «Abbiamo visto molti collezionisti asiatici — assicurano da Christie’s — ma nella contemporanea gli americani restano gli acquirenti maggiori». Dopo la guerra tra la libreria online e l’editore di Sebastiano Grasso on «si legge d’un fiato» Il visionario alato e la donna proibita di Visar Zhiti (Durazzo, 1952) appena tradotto in Italia da Elio Miracco (Rubettino, pp. 562, € 16). Ci vuole una buona settimana. È un romanzo da centellinare, come il vino buono. Dà da pensare, coinvolge, commuove persino. C’è Kafka e c’è Joyce, c’è il modernismo letterario e il realismo magico, l’invenzione e la realtà. Ma è anche un libro difficile, cupo; per certi versi anche terribile, inusuale, sconvolgente. E straordinario. Ogni capitolo, un racconto a sé, una sorta di preludio di una tragedia ininterrotta nel Paese delle aquile. Iniziata a Vienna, la scrittura viene ultimata a Tirana. Due i personaggi principali: il fotografo dilettante Felix Kondi ed Ema Marku, giovane liceale arrestata perché porta al collo una catenina con la croce e legge la Bibbia e altri libri vietati dal regime albanese di Enver Hoxha. Liberata, la donna viene nuovamente imprigionata perché, sulla stampa di opposizione, denuncia violenze e torture subite in prigione e le «conversioni» alla democrazia di aguzzini politici e burocrati. Felix, che assiste al processo-farsa, resta ammirato dalla dialettica e dalla bellezza della donna e se ne innamora. Ma la polizia segreta decide di assassinarla. Felix va fuori di testa, ruba la bara e se la Visar Zhiti, 62 anni carica sulle spalle. Un delirio. Sullo sfondo, la dittatura. In realtà si tratta di un libro di ricordi. Dietro il personaggio di Felix c’è Visar, i suoi sette anni di prigione e lavori forzati per avere scritto un libro di versi considerati ermetici e «contrari ai canoni del realismo socialista». La descrizione della prigionia di Ema non è un prodotto di fantasia. Visar Zhiti sa di che cosa parla, avendola vissuta, così come suo padre, Hekuran, poeta e commediografo, cui era stato impedito di pubblicare in vita, e che oggi, dopo morto, è riconosciuto come uno dei più importanti scrittori albanesi. 49 ace fatta tra Amazon e Hachette. Finisce così la lunga disputa che dalla primavera scorsa negli Stati Uniti teneva impegnati i due colossi dell’editoria coinvolgendo anche gli autori. Ieri i manager dei due gruppi hanno annunciato di aver firmato un nuovo contratto pluriennale di cui, però, non hanno voluto fornire ulteriori dettagli. Tuttavia, a grandi linee dovrebbe ricalcare quello siglato due settimane fa dalla stessa Amazon con Simon & Schuster secondo cui, dal 1° gennaio 2015, la casa editrice può decidere il prezzo degli ebook lasciando alla biblioteca online americana uno spazio di manovra per gli sconti. L’accordo dovrebbe lasciare al livello attuale i guadagni degli scrittori. Soddisfazione è stata espressa da entrambe le parti. D’altro canto nessuno dei due contendenti sembrava trarre beneficio dal braccio di ferro: mentre sono precipitate le vendite di Hachette sulla libreria online (che, peraltro contano per il 60% sulle vendite totali di Hachette in Rete), lo scorso mese il rapporto sugli utili di Amazon è stato deludente, nonostante non fosse chiaro il peso delle mancate vendite di libri Hachette. Michael Pietsch, amministratore delegato di Hachette — quarto gruppo editoriale americano, costola del francese Lagardère — l’ha definita «una grande notizia per gli scrittori, un accordo di cui gli autori trarranno benefici per anni, che dà ad Hachette enormi possibilità di marketing con uno dei più importanti partner per quanto riguarda la vendita di libri». Canta vittoria anche il colosso di Seattle per bocca di David Naggar, vice presidente di Kindle, secondo cui «il nuo- Il confronto * Fondata nel 1826 Fondata nel 1994 Fatturato (2013) in miliardi di euro 59,66 2,06 Dipendenti (2013) 88.400 6.531 *Lagardère Publishing fa parte del gruppo Lagardère (nato nel 1996) Fatturato gruppo (2013) 7,2 miliardi di euro Dipendenti gruppo (2013) 23.179 vo accordo include specifici termini finanziari che incentivano Hachette ad abbassare i prezzi, cosa che riteniamo una grande vittoria per i lettori e per gli autori». La disputa Hachette-Amazon ha dominato per mesi i di- Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e a destra Arnaud Lagardère, leader del gruppo che controlla Hachette Corriere della Sera battiti editoriali, ha varcato l’oceano arrivando anche in Europa e spingendo gli addetti ai lavori a schierarsi in due fazioni contrapposte. Tutto è cominciato con Amazon che avrebbe voluto vendere i titoli elettronici di Hachette (che costano tra 12,99 e 19,99 dollari) a un prezzo unico di 9,99. A questo doveva corrispondere anche una nuova ripartizione dei diritti, a favore del retailer. Per fare pressione sul gruppo editoriale durante la negoziazione, Amazon ha messo in atto tattiche di disturbo (di bullismo, secondo i più critici) sui libri pubblicati da Hachette: consegna ritardata, cancellazione dei titoli dalle liste dei volumi consigliati, prevendite impraticabili. Pratica che a molti è sembrata una violazione del primo comandamento che il gruppo di Seattle ha sempre perseguito: stare dalla parte del consumatore (o lettore, in questo caso). Il risultato è stato un manifesto firmato da oltre 900 scrittori (non tutti pubblicati da Hachette), capeggiati da Douglas Preston — tra cui Paul Auster, Donna Tartt, Jay McInerney, Stephen King, John Grisham, Scott Turow — scesi in campo contro il più potente distributore di libri del mondo. Il 10 agosto la loro lettera contro Amazon è stata pubblicata in una pagina di pubblicità a pagamento del «New York Times», mentre pochi giorni dopo è arrivata la risposta degli scrittori editi da Amazon (tra cui Hugh Howey e J. A. Konrath) che elogiavano la politica degli sconti di Amazon. E non c’è solo il fronte Usa. «Non vogliamo essere tenuti in ostaggio»: era il passaggio chiave anche di una lettera aperta firmata in Germania da Elfriede Jelinek, premio Nobel 2004, e da altri protagonisti del mondo della letteratura, contro Amazon colpevole di praticare lo stesso tipo di pressione sul gruppo svedese Bonnier. La fine delle ostilità con Hachette fa ben sperare anche sugli altri accordi con i grandi gruppi americani, ancora da concludere: HarperCollins, Macmillan e Penguin Random House. Tirano un sospiro di sollievo scrittori e agenti. Ieri Douglas Preston si è augurato che «se mai dovesse sorgere di nuovo un disaccordo tra i retailer online e gli editori, Amazon non cerchi più di prevalere a discapito di libri e autori». Per concludere: «Finalmente posso tornare al mio romanzo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Baccomo spoglia il blob di tv e social Con «Peep Show» la società dello spettacolo italiano è messa a nudo di Nino Luca C hi conclude la lettura di Peep Show poco prima di andare a dormire rischia di risvegliarsi avendo sognato l’autore Federico Baccomo in fuga da Rosy Bindi, Jovanotti, Laura Pausini e tutto lo strampalato vippume televisivo che popola il libro. Il loro intento è semplice: acchiapparlo e impartirgli lo stesso trattamento (da scoprire leggendo) che lo scrittore riserva al suo protagonista, Nicola Presci, ex vincitore del Grande Fratello, caduto in disgrazia, dopo aver toccato le vette della felicità effimera e ora alla ricerca della sua seconda occasione. Peep Show è la lunga esplorazione dei pensieri di chi precipita dopo aver vissuto il suo quarto d’ora di celebrità. Nicola Presci, uscito dalla Casa, un po’ alla volta perde tutto: notorietà, donne facili, autografi e capelli: «Siete disposti in assenza di talento a passare anche dalla vergogna, dalla perdita dell’ultima goccia di dignità, pur di arrivare al successo?». Baccomo umanizza e disumanizza personaggi che sono entrati nelle nostre case attraverso i media: immagina una fantomatica Rosy Bindi predatrice sessuale, svela i segreti delle smorfie di Renzi, fa parodia delle rubriche di Gramellini e Serra. Tutto questo ricorda il «molliccio» di Harry Potter»: le nostre paure prendono le sembianze dei personaggi che amiamo oppure odiamo, dai quali ci si libera soltanto rendendoli ridicoli ai nostri occhi. Lo smascheramento è spassoso, feroce, struggente. A volte talmente inopportuno da risultare blasfemo. Ma è tutto un gioco. Un sopra le righe creato ad arte, volutamente stonato e grottesco per il fine di strappare l’amaro sorriso della consapevolezza del nostro tragico apparire. Ecco la tesi dunque: siamo tutti omologati. Non nuova certo, ma mai raccontata in maniera così spavalda. La melma nera della comunicazione, televisiva ma anche dei social, con tutti i suoi personaggi, quella una volta ben immaginata dalla sigla di Blob, è talmente pervasiva che ci ha reso tutti uguali. Tanti Nicola Presci, tutti con le stesse battute ciniche indistintamente sulla bocca dei personaggi di Peep Show. Per Baccomo, scrittore 35enne con alle spalle l’abbandono della pratica forense e il best-seller Studio illegale, il tema dell’ambizione spregiudicata è una costante; era centrale anche nel secondo lavoro: La gente che sta bene (da cui è stato tratto un film, come dal primo libro). Il successo facile ma fatuo sembra trovare l’epilogo in Peep Show e si completa la trilogia, mantenendo i dialoghi folgoranti degli altri libri, ma con una maggiore costruzione dei personaggi, più profonda senza perdere pepe. Leggere Peep Show (Marsilio, pp. 368, e 18,50) è come guardare una spogliarellista senza essere visti. Come accade con la tv o con Twitter o Facebook. Il modo migliore per esplorare gli abissi mentali del Nicola Presci che dimora in ognuno di noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA R Il video dell’intervista a Federico Baccomo è visibile su Corriere.it Codice cliente: 8727381
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