ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE "EMANUELE MORSELLI” INDIRIZZI: CHIMICA , MATERIALI E BIOTECNOLOGIE – ELETTRONICA ED ELETTROTECNICA – INFORMATICA E TELECOMUNICAZIONI – MECCANICA, MECCATRONICA ED ENERGIA – SISTEMA MODA C.I.: CLTF020005 - C.F.: 82002330858 - Tel. 0933/930997 - Fax 0933/930888 E-MAIL: [email protected] - Sito Web: www.itismorselli.it Via Pitagora - 93012 G e l a (CL) Formazione generale e specifica ai sensi dell'art 37 comma 2 del D.lgs n°. 81/08 e disciplinato nei contenuti dall'Accordo Stato Regioni in vigore dal 26/01/12 per tutti i lavoratori ed equiparati ad essi. Per le aziende con classe di rischio MEDIO. 8 Ore Formazione Specifica Settore Istruzione codice ATECO 2007: P Docente: ing. Pietro Giannone Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro Per Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (noto anche con l'acronimo TUSL, col quale per brevità viene spesso citata la normativa) si intende, nell'ambito del diritto italiano, l'insieme di norme contenute nel Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 che - in attuazione dell'articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 - ha riformato, riunito ed armonizzato, abrogandole, le disposizioni dettate da numerose precedenti normative in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro succedutesi nell'arco di quasi sessant'anni, al fine di adeguare il corpus normativo all'evolversi della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro. 2 ing. Pietro Giannone Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro Alcuni strumenti normativi abrogati dal TUSL…. • • • • • • • • • D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547; D.P.R. 7 gennaio 1956 n. 164; D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303, fatta eccezione per l’articolo 64; D.lgs. 15 agosto 1991, n. 277; D.lgs. 19 settembre 1994, n. 626; D.lgs. 14 agosto 1996, n. 493; D.lgs. 14 agosto 1996, n. 494; D.lgs. 19 agosto 2005, n. 187; art. 36 bis, commi 1 e 2 del D.L. 4 luglio 2006 n. 223, convertito con modificazioni dalla L. 5 agosto 2006 n. 248; • artt. 2, 3, 5, 6 e 7 della L. 3 agosto 2007, n. 123. 3 ing. Pietro Giannone Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro L’approccio prestazionale PRECETTI PRESTAZIONALI: si limitano a prevedere il risultato prevenzionale che si vuole raggiungere, lasciando al debitore di sicurezza la scelta del modo in cui raggiungere il risultato ANALISI DEI RISCHI SICUREZZA INTEGRATA Misure di prevenzione soggettiva ad integrazione delle misure di prevenzione oggettiva 4 ing. Pietro Giannone Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro RISCHIO EVENTO Prevenzione 5 ESPOSIZIONE DANNO Protezione ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO Indice del T.U. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI TITOLO II LUOGHI DI LAVORO TITOLO III USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI DPI TITOLO IV CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI TITOLO V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO TITOLO VI MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI TITOLO VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI (VDT) 6 ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO 7 TITOLO VIII Indice del T.U. 81/08 AGENTI FISICI - Rumore - Vibrazioni - Campi elettromagnetici - Radiazioni ottiche artificiali TITOLO IX SOSTANZE PERICOLOSE TITOLO X ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI TITOLO XI PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE TITOLO XII DISPOSIZIONI IN MATERIA PENALE E DI PROCEDURA PENALE TITOLO XIII NORME TRANSITORIE E FINALI ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO I rischi lavorativi presenti negli ambienti di lavoro, in conseguenza dello svolgimento delle attività lavorative in un determinato luogo di lavoro, possono essere suddivisi in macrocategorie: RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO RISCHIO FISICO RISCHIO INFORTUNI RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO RISCHIO INCENDIO 8 ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Fattori psicologici Fattori ergonomici Condizioni di lavoro difficili 9 ing. Pietro Giannone Fattori psicologici - esempi ANSIA RESPONSABILITA’ RITMI ECCESSIVI MONOTONIA RIPETITIVITA’ TURNI DI LAVORO MANSIONI SUPERIORI LAVORO A COTTIMO CATENA DI MONTAGGIO LAVORO NOTTURNO DOPPI TURNI Rischio da stress lavoro-correlato 10 ing. Pietro Giannone Fattori ergonomici - esempi POSTAZIONI DI LAVORO NON PROGETTATE CORRETTAMENTE AFFATICAMENTO FISICO AFFATICAMENTO MENTALE MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI TROPPO PESANTI ILLUMINAMENTO INSUFFICIENTE MICROCLIMA NON ADEGUATO POSTAZIONI DI LAVORO NON PROGETTATE CORRETTAMENTE 11 ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHIO FISICO Rumore Vibrazioni Campi elettromagnetici Radiazioni Illuminazione Microclima 12 ing. Pietro Giannone RISCHIO FISICO - esempi CARPENTERIA RUMORE SALA PROVE MOTORI TEMPERATURA MICROCLIMA UMIDITA’ VENTILAZIONE ILLUMINAZIONE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZ. 13 VIBRAZIONI LUCE INSUFFICIENTE ABBAGLIAMENTO RAGGI X LASER CAMPI ELETTROMAGNETICI SORGENTI RADIOATTIVE UTENSILI ARIA COMPRESSA BATTITURA PAVIMENTAZIONI ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHIO INFORTUNI Rischio Meccanico Rischio elettrico Rischio cadute dall’alto 14 ing. Pietro Giannone Rischio Meccanico - esempi IMPIGLIAMENTO SCHIACCIAMENTO INTRAPPOLAMENTO TRASCINAMENTO PROIEZIONE ATTRITO - ABRASIONE ATTORCIGLIAMENTO URTO PERFORAZIONE 15 CONTATTO - TAGLIO ing. Pietro Giannone Rischio Elettrico - esempi CONTATTO DIRETTO 16 CONTATTO INDIRETTO ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO Rischio chimico Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con l’organismo umano e che possono provocare patologie acute croniche e irreversibili. - Gas - Vapori - Aerosol (Polveri, fibre, nebbie, fumi) Rischio biologico Rischio dovuto alla esposizione ad agenti biologici (microrganismo, coltura cellulare, endoparassita umano) che potrebbero provocare infezioni, allergie o intossicazioni. 17 ing. Pietro Giannone Rischio chimico - esempi GAS VAPORI Saldatura: Ossidi di Carbonio Ossidi di Azoto Verniciatura: Solventi Galvanica Bagni acidi e basici Galvanica: POLVERI AEROSOL 18 FIBRE Macinazione - Argilla Plastica - Legno Minerali (Amianto) - Organiche Artificiali NEBBIE Verniciatura a spruzzo Lavoraz. con impiego di oli FUMI Saldatura Stampaggio a caldo plastica ing. Pietro Giannone Rischio biologico - esempi LAVORAZIONI CON OLI BATTERI PRODOTTI ANIMALI ATTIVITA’ SANITARIE LAVORAZIONI ALIMENTARI FUNGHI MUFFE VIRUS PRODOTTI ANIMALI LAVORAZIONI AGRICOLE ATTIVITA’ SANITARIE PRODOTTI ANIMALI PARASSITI 19 LAVORAZIONI CON ANIMALI ing. Pietro Giannone I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Fattori psicologici Rischio da stress lavoro-correlato 20 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO Requisiti generali e strutturali DLgs 626/94 recepisce Dir. 89/654/CEE DLgs 81/2008 TITOLO II Luoghi di lavoro + ALL. IV DPR 303/56 DPR 547/55 NORME TECNICHE REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO REGOLAMENTI COMUNALI EDILIZI E DI IGIENE 21 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO Definizioni Art. 62 D.Lgs. 81/08 I luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell'azienda o dell'unità produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro; 22 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO Art. 63 D.Lgs. 81/08 Requisiti di salute e di sicurezza posti di lavoro 1. I luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti indicati nell’ ALLEGATO IV IV.. 2. I luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili. porte vie di circolazione scale gabinetti docce 23 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO Art. 64 D.Lgs. 81/08 Obblighi del datore di lavoro 24 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI LUGHI DI LAVORO Spogliatoi Stabilità e solidità Altezza, cubatura e superficie Locali di riposo e refezione 25 Servizi igienici Scale Luoghi di lavoro Posti di lavoro e luoghi di lavoro esterni Pavimenti, muri, soffitti, finestre e lucernari dei locali scale Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi Microclima Illuminazione naturale ed artificiale Porte e portoni Vie e uscite di emergenza. ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Altezza, cubatura e superficie ALTEZZA MINIMA: 3 m (per uffici o az. Commerciali limiti fissati da comune normativa) Nelle aziende industriali l’azienda USL può consentire altezze inferiori a 3 metri (es. 2.70) SUPERFICIE LORDA: 2 mq/lavoratore CUBATURA LORDA: 10 mc/lavoratore 26 Edilizia scolastica: Indici Standard di Superficie così come previsto dal DM 18 dicembre 1975 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vetrate Se sono trasparenti e traslucide, in particolare quelle completamente vetrate, devono essere: - chiaramente segnalate, - uso di materiali di sicurezza per un’altezza di almeno 1 m 27 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Quando sono aperti devono essere posizionati in modo da non costituire pericolo; Finestre e lucernari Le aperture devono essere sufficienti per un rapido ricambio d’aria; Devono poter essere aperti, chiusi, regolati e fissati dai lavoratori in tutta sicurezza; 28 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI costruite e mantenute in modo da resistere ai carichi massimi. Scale Scale e pianerottoli: provvisti, sui lati aperti, di parapetto normale 29 I gradini devono avere pedata e alzata dimensionate a regola d'arte e larghezza adeguata alle esigenze del transito. Scale a pioli di altezza superiore a m. 5, fissate su pareti o incastellature verticali o con inclinazione > 75 gradi: provviste, a partire da m. 2,50 dal pavimento o dai ripiani, di gabbia ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI distanza di sicurezza sufficiente tra i pedoni e i mezzi di trasporto Zone di pericolo segnalate in modo chiaramente visibile Vie di circolazione e zone di pericolo il tracciato delle vie di circolazione deve essere evidenziato. 30 Situate in modo tale che i pedoni o i veicoli possano utilizzarle facilmente in piena sicurezza e i lavoratori nelle vicinanze non corrano alcun rischio dispositivi per impedire rischi di cadute dei lavoratori o rischi di cadute d'oggetti ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI non devono essere ingombrati da materiali che ostacolano la normale circolazione; Passaggi Davanti alle uscite dei locali e alle vie che immettono direttamente in una via di transito devono essere disposte barriere atte ad evitare investimenti. investimenti. 31 ostacoli fissi o mobili che costituiscono un pericolo per i lavoratori o i veicoli devono essere adeguatamente segnalati in luogo del parapetto normale deve essere applicata una solida barriera mobile, inasportabile e fissabile nella posizione di chiusura aperture nei solai o nelle pareti devono essere protetti, su tutti i lati, mediante PARAPETTI NORMALI provvisti di arresto al piede e disposti anche contro urti o eventuali cadute ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI via di emergenza: percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro; Vie di fuga e uscite di emergenza luogo sicuro: luogo nel quale le persone sono da considerarsi al sicuro dagli effetti determinati dall'incendio o altre situazioni di emergenza; uscita di emergenza: passaggio che immette in un luogo sicuro; 32 ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI tutti i posti di lavoro devono poter essere evacuati rapidamente ed in piena sicurezza da parte dei lavoratori Vie di fuga e uscite di emergenza Numero, distribuzione e dimensioni devono essere adeguate alle dimensioni dei luoghi di lavoro, lavoro, alla loro ubicazione, alla loro destinazione d'uso, alle attrezzature in essi installate, nonchè al numero massimo di persone presenti 33 Devono rimanere sgombre e mai ostruite con oggetti o materiali in modo da consentire di raggiungere il più rapidamente possibile un luogo sicuro ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Devono avere altezza minima di m 2,0 e larghezza minima conforme alla normativa vigente in materia antincendio apribili nel verso dell’esodo aperte facilmente ed immediatamente da parte di qualsiasi persona 34 Vie di fuga e uscite di emergenza … è vietato adibire a porte delle uscite di emergenza: le saracinesche a rullo, le porte scorrevoli verticalmente, le porte girevoli su asse centrale Non devono essere chiuse a chiave e non ostruite ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI devono essere evidenziate da apposita segnaletica e dotate di un'illuminazione un'i lluminazione di sicurezza di intensità sufficiente pericoli di esplosioni o specifici rischi di incendio con > 5 lavoratori: Devono rispondere a quanto prescritto dalla specifica normativa antincendio. 35 Vie di fuga e uscite di emergenza pericoli di esplosione o incendio (> 5lavoratori): almeno 1 porta ogni 5 lavoratori (apribile verso l'esodo) ≥ m 1,20. NORMALI LAVORAZIONI: fino a 25: 1 porta ≥ m 0,80; tra 26 e 50: 1 porta ≥ m 1,20 apribile verso l'esodo; tra 51 e 100: 1 porta ≥ m 1,20 e 1 ≥ m 0,80, apribili verso l'esodo; Sopra 100: le porte di cui sopra + 1 porta apribile verso l'esodo ≥ m 1,20 per ogni 50 lavoratori in più rispetto ai 100. ing. Pietro Giannone AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI dotati di illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori. 36 Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro I mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza ing. Pietro Giannone Rischio Fisico Meccanico Elettrico 37 ing. Pietro Giannone Macchine e infortuni Nel 2007 circa la metà degli infortuni sono stati causati in Italia da macchine, attrezzature e veicoli. Le cause e le modalità di accadimento sono tristemente note e sistematiche. Sono conteggiati anche gli infortuni su veicoli (in itinere) 38 ing. Pietro Giannone Definizione di macchina attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio, utensile od impianto inteso come il complesso di macchine, attrezzature e componenti necessari all’attuazione di un processo produttivo destinato ad essere usato durante il lavoro; uso di una attrezzatura di lavoro: qualsiasi operazione lavorativa connessa ad una attrezzatura di lavoro, quale la messa in servizio o fuori servizio, l'impiego, il trasporto, la riparazione, la trasformazione, la manutenzione, la pulizia, lo smontaggio; 39 ing. Pietro Giannone La zona pericolosa zona pericolosa: qualsiasi zona all'interno ovvero in prossimità di una attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratore costituisce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso; apparecchi di sollevamento, tramogge, nastri trasportatori… 40 ing. Pietro Giannone Lavoratore esposto Lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente o in parte in una zona pericolosa; Operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura di lavoro. 41 ing. Pietro Giannone Macchine vecchie: cosa si applica? Macchina Messa in servizio prima di direttiva di prodotto No Sì Dichiarazione di conformità alle normative vigenti all’epoca della messa in servizio Allegato V al D.Lgs. 81/2008 42 Rif. Direttiva Titolo III e all. VI al D.Lgs. 81/2008 ing. Pietro Giannone Obblighi del DL L’art. 71 del D.Lgs. 81/2008 il DL obbliga il DL a seguire un percorso di valutazione e autorizzazione - nella scelta dell’attrezzatura, - nella sua installazione, - nel suo utilizzo, Tali obblighi giungono fino alla manutenzione mentre alcune responsabilità rimangono a carico del produttore 43 ing. Pietro Giannone Avvio e blocco Tra i rischi principali, soprattutto nelle macchine di grandi dimensioni: avvio accidentale dopo interruzione della alimentazione – necessario un apposito dispositivo di blocco avvio a distanza da operatore che non vede tutta la macchina – necessari avvisatori acustici e dispositivi di emergenza. 44 ing. Pietro Giannone Parti in movimento Tutte le parti in movimento delle macchine devono essere protette dal contatto accidentale. Questo principio è vigente da oltre 60 anni e ancora gli infortuni di questo tipo sono tantissimi. Microswitch, fotocellule, doppi comandi ecc. 45 ing. Pietro Giannone Impigliamento Tutte le parti rotative delle macchine devono essere protette dal rischio di impigliamento. Anche questo principio è vigente da oltre 60 anni … Abiti aderenti, capelli corti o raccolti, protezioni attive o passive. 46 ing. Pietro Giannone Ribaltamento Quello del ribaltamento è un altro rischio molto diffuso nell’uso delle macchine (soprattutto nelle semoventi). Le macchine vanno usate nelle condizioni prescritte dal costruttore (rispettando le pendenze e i carichi massimi, le condizioni d’uso ecc.) Le macchine a norma hanno delle protezioni passive contro gli infortuni da ribaltamento. 47 ing. Pietro Giannone E gli autoveicoli? Le automobili sono escluse dall’ambito di applicazione della direttiva macchine (DPR 459/96) PERO’… autisti adeguatamente formati manutenzioni ordinarie programmate annotazione delle verifiche disponibilità del libretto di istruzioni 48 ing. Pietro Giannone E gli autoveicoli? valutare le interferenze tra le automobili e il transito di pedoni delimitare accuratamente le aree di parcheggio incaricare personale formato e addestrato 49 ing. Pietro Giannone Rischio elettrico 50 ing. Pietro Giannone PERICOLOSITÀ CORRENTE ELETTRICA Normalmente, in presenza di un incidente di natura elettrica, si è abituati a far riferimento alla TENSIONE, al VOLTAGGIO quale causa dei danni (infatti si leggono o si ascoltano frasi del tipo: "... è rimasto folgorato da un a scarica a 20.000 volt"). In realtà, anche se è dalla tensione che parte il meccanismo, quella che produce direttamente i danni è la CORRENTE. 51 51/116 ing. Pietro Giannone ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA La corrente elettrica è un flusso di particelle elettriche, elettroni, che scorre in un conduttore elettrico come l’acqua di un fiume. La differenza sostanziale è che il fiume parte dalle montagne con una certa energia dovuta all’altezza delle montagne ed arriva al mare dove scarica completamente la sua energia e muore. La corrente elettrica parte da una sorgente con una certa energia , attraversa dei conduttori elettrici ed arriva ad un utilizzatore, Nell’utilizzatore scarica parte della sua energia . Però deve necessariamente tornare alla sorgente dalla quale è partita. 52 52/116 2007 ing. Pietro Giannone ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA La portata di acqua si chiama intensità di corrente o corrente .Si misura in ampere Il dislivello “orografico” che fa muovere gli elettroni si chiama potenziale e si misura in volt La resistenza che gli elettroni incontrano scorrendo si chiama resistenza elettrica e si misura in ohm Tra intensità, voltaggio e resistenza intercorre la legge di OHM V R I v 53 53/116 I ing. Pietro Giannone ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA Le goccioline di pioggia non fanno male anche se cadono dal cielo. Il Voltaggio è alto, ma l’Amperaggio è bassissimo 54 54/116 ing. Pietro Giannone ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA l’acqua non passa in tutti i luoghi (terreno roccioso) la corrente elettrica passa facilmente in alcuni corpi chiamati conduttori. gli altri sono chiamati isolanti 55 55/116 ing. Pietro Giannone ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA se la pressione spinge troppa acqua in un tubo il tubo scoppia se troppa corrente passa in un conduttore il conduttore brucia (effetto joule) 56 56/116 ing. Pietro Giannone rischio di folgorazione Il corpo viene attraversato da una corrente che dipende dalla tensione di contatto dalla resistenza totale La resistenza totale è data dalla resistenza di contatto e dalla resistenza del corpo (850-50000 Ω) La resistenza del corpo dipende da svariati fattori fra cui il percorso all’interno del corpo (mano-piede, manomano, ecc.) 57 57/116 ing. Pietro Giannone ATTENZIONE!!!!!!!!!!!!! IL PERICOLO NON E’ SEMPRE UGUALE 58 58/116 ing. Pietro Giannone DETERMINAZIONE DEL VALORE DI SOGLIA (TLV) Considerata la resistenza media del corpo umano, per non avere un passaggio di CORRENTE ELETTRICA pericoloso, si limita il voltaggio massimo a cui può essere esposto il lavoratore 59 59/116 ing. Pietro Giannone VALORE DI SOGLIA TLV Si possono ritenere come livelli di sicurezza i 50 volt per la scuola e gli uffici. 60 60/116 ing. Pietro Giannone EFFETTI DELLA SCOSSA zona 1 - al di sotto di 0,5 mA la corrente elettrica non viene percepita (si tenga presente che una piccola lampada da 15 watt assorbe circa 70 mA); zona 2 - la corrente elettrica viene percepita senza effetti dannosi zona 3 - si possono avere tetanizzazione e disturbi reversibili al cuore, aumento della pressione sanguigna, difficoltà di respirazione; zona 4 - si può arrivare alla fibrillazione ventricolare e alle ustioni. 61 61/116 ing. Pietro Giannone Norme tecniche e leggi cogenti La norma tecnica Indicazioni di legge diventa cogente (deve essere a come una legge regola d’arte) Indicazione di norme tecniche che soddisfano il requisito 62 ing. Pietro Giannone Riferimento a norme In alcuni casi la corretta realizzazione degli impianti è riferita a norme tecniche volontarie (norme CEI, impianti elettrici) In altri casi la corretta realizzazione degli impianti è riferita a norme tecniche emanate con decreti (regole tecniche antincendio) 63 ing. Pietro Giannone Impianti elettrici e conformità Impianti elettrici No Complessi (> 6kW ecc.) Sì Progetto (iscrizione ordine professionale) Esecutore abilitato (camera di commercio) Dichiarazione di conformità alla norma (contenuti dettati dalla legge) 64 Esecutore abilitato (camera di commercio) Dichiarazione di conformità al progetto (contenuti dettati dalla legge) ing. Pietro Giannone Dichiarazione di conformità La dichiarazione di conformità è redatta dall'installatore in accordo a modelli pubblicati con decreto. La conformità riporta: la dichiarazione di aver rispettato il progetto (ove previsto); la dichiarazione di aver seguito la normativa CEI vigente; la dichiarazione di aver installato componenti e materiali costruiti a regola d'arte; la dichiarazione di aver controllato l'impianto, ai fini della sicurezza e funzionalità. 65 ing. Pietro Giannone Profili di responsabilità Progettista: corretto dimensionamento del progetto Installatore: messa in opera conforme al progetto e alle norme Gestore (DL): corretta manutenzione e utilizzo conforme alla destinazione d’uso 66 ing. Pietro Giannone Modifiche di impianti e condizioni di utilizzo Il rischio dipende dal livello di sicurezza intrinseco degli impianti e dal loro corretto utilizzo Se non si rispettano le condizioni di impiego previste dal progetto, il rischio cambia e la responsabilità si possono spostare sul gestore dell’impianto Se gli ambienti cambiano destinazione d’uso tutto lo schema dell’impianto va rivisitato. 67 ing. Pietro Giannone Incidenti e infortuni da corrente elettrica elettrocuzione, dovuta al passaggio di corrente nel corpo umano, per contatto diretto (elemento in tensione) o indiretto (elemento che non si dovrebbe trovare in tensione ma ci si trova a causa di guasti) incendio, presenza di materiale infiammabile e fenomeni elettrici di innesco esplosione, atmosfere pericolosa e innesco 68 ing. Pietro Giannone Tipi di Isolamento • Isolamento funzionale: isolamento tra le parti attive e tra queste e la carcassa, senza il quale ne sarebbe impedito il funzionamento. • Isolamento principale: isolamento delle parti attive necessario per assicurare la protezione fondamentale contro la folgorazione. • Isolamento supplementare: ulteriore isolamento che si aggiunge al fine di garantire la sicurezza delle persone in caso di guasto all’isolamento principale. • Doppio isolamento: insieme dell’isolamento principale e dell’isolamento supplementare. • Isolamento rinforzato: unico isolamento al posto del doppio isolamento. 69/116 69 ing. Pietro Giannone PERICOLI CONNESSI CON IMPIANTI ED APPARECCHI ELETTRICI CONTATTI ELETTRICI DIRETTI CONTATTI ELETTRICI INDIRETTI INCENDIO ESPLOSIONE 70/116 70 ing. Pietro Giannone il contatto diretto Non vi sono sistemi di sicurezza efficaci contro il contatto diretto con i cavi elettrici . Il differenziale a 0.03A aumenta solo la probabilità di sopravvivenza 71 ing. Pietro Giannone il contatto indiretto Il coordinamento OSSIA L’AZIONE COMBINATA tra l’impianto di messa a terra e il differenziale assicura un’ottima protezione Ma occorre sempre la manutenzione 72 ing. Pietro Giannone COORDINAMENTO Il conduttore di protezione collega la carcassa metallica, tramite il conduttore di terra, ad un picchetto zincato che si mette conficcato nel terreno <=25 V V<=50 VOLT V=RxI Per un IDN=1 73 2007 R=1 ing. Pietro Giannone il “salvavita” ovvero l’interruttore differenziale E’ indispensabile per garantire la sicurezza di un qualsiasi impianto. L'interruttore differenziale è un dispositivo amperometrico di protezione che protegge dalle dispersioni di corrente. Consente l'interruzione automatica dell'alimentazione aprendo tempestivamente il circuito elettrico (protezione attiva) quando la corrente di guasto, cioè quella che si disperde verso terra, supera un valore prefissato. Così facendo si limitano, o si eliminano, le conseguenze 74/116 74 ing. Pietro Giannone SGANCIATORE MAGNETICO 75/116 75 ing. Pietro Giannone prese di corrente TIPO A - Standard italiano - 10A TIPO B - Standard italiano 16A TIPO C - Presa bivalente TIPO D - Standard tedesco 76 Spina Schuko standard CEE 7/7 ing. Pietro Giannone Un collegamento importante per la vita Lo spinotto centrale (laterale nella spina tedesca) è fondamentale per la sicurezza in quanto mette in comunicazione la carcassa della macchina all’impianto di terra. 77/116 77 L’assenza del collare serracavo può provocare infortuni mortali per fuoriuscita dalla spina del cavo in tensione ing. Pietro Giannone l’impianto di terra ALL’IMPIANTO DI TERRA DEVONO ESSERE COLLEGATE TUTTE LE APPARECCHIATURE ELETTRICHE E LE MASSE ESTRANEE EQS: COLLEGAMENTI DA FARE SOLO IN ALCUNI CASI EQP: COLLEGAMENTI DA FARE SEMPRE 78 ing. Pietro Giannone IMPIANTO DI TERRA ? NO, GRAZIE 79/116 79 ing. Pietro Giannone Pericolo di folgorazione!!!!!!! Spina tedesca o schuko PERSONALE FORMATO NO! SI È UN ERRORE PERICOLOSISSIMO INSERIRE LA SPINA TEDESCA IN UNA PRESA “ITALIANA” PERCHE’ SI ELIMINA LA PROTEZIONE DELL’IMPIANTO DI TERRA. Il diametro dello spinotto della presa schuko è 0,5 mm maggiore del diamtreo dell’alveo della presa italiano, ma spingendo entra ugualmente. 80 SI ing. Pietro Giannone USO IMPROPRIO DELLE ATTREZZATURE ELETRICHE 81 ing. Pietro Giannone Etichette Tutti gli apparecchi elettrici devono: indicare la tensione, l'intensità e il di tipo di corrente; essere dotati di documentazione relativa alle caratteristiche tecniche necessarie per l'uso; essere dotati di certificazioni di conformità alle norme di sicurezza. Nel quadro elettrico ogni interruttore deve avere un etichetta che identifica il circuito elettrico a cui corrisponde (sala audiovisivi, atrio, ecc…); lo schema deve essere allegato al quadro che deve essere chiuso. 82/116 82 ing. Pietro Giannone Incendio elettrico ogni cavo elettrico si riscalda al passaggio della corrente . il calore prodotto è proporzionale all’intensità della corrente, all’amperaggio. il corto circuito , cioè il libero passaggio di corrente , provoca spesso un incendio 83/116 83 ing. Pietro Giannone il cortocircuito Se la corrente elettrica riesce a passare tra il filo di mandata e il filo di ritorno direttamente senza passare attraverso l’apparecchio utilizzatore si ha il cortocircuito (circuito corto) e il cavo elettrico può incendiarsi Come protezione si usano i fusibili o gli interruttori termici. 84 ing. Pietro Giannone e il parafulmine? Il parafulmine è necessario quando la scuola non è autoprotetta, cioè quando facendo un particolare calcolo indicato nelle norme CEI è probabile che la scuola possa essere colpita da un fulmine. Il calcolo dell’autoprotezione deve essere fatto da un tecnico esperto . L’impianto parafulmine deve essere fatto da un installatore esperto. Ricordarsi che l’impianto parafulmine è in realtà un impianto che ha il compito di attirare il fulmine e farlo scaricare nel terreno. La funzione di attirare il fulmine è certa, la funzione di scaricare il fulmine dipende dalla qualità dell’impianto. Un impianto parafulmine progettato male o eseguito male può essere più pericoloso di un parafulmine che non c’è. 85 ing. Pietro Giannone Lavori elettrici SOTTO TENSIONE in BT IL DPR 547/55 AMMETTE LAVORI SOTTO TENSIONE FINO A 1000 V PURCHE’: & L’ORDINE DI ESEGUIRE IL LAVORO SIA DATO DAL CAPO RESPONSABILE & SIANO ADOTTATE LE MISURE ATTE A GARANTIRE LA INCOLUMITA’ DEI LAVORATORI & Il DOCENTE O L’ASSISTENTE DI LABORATORIO è l’equivalente del preposto ai lavori & Le misure atte a garantire l’incolumità sono quelle prescritte dalle normative vigenti sia legislative (Dlgs. 626/94, ecc.), che tecniche (CEI EN 50110, CEI 11-27) 86/116 86 ing. Pietro Giannone Lavori elettrici SOTTO TENSIONE in BT NEI LAVORI SOTTO TENSIONE IN BT I RISCHI ELETTRICI SONO DI DUE TIPI: & ARCO ELETTRICO (cortocircuiti dovuti a interposizione di attrezzi e/o materiale metallico, interruzione di carichi consistenti senza utilizzare apparecchi di manovra, ecc.) & SHOCK ELETTRICO (mancato utilizzo o inadeguatezza di DPI e attrezzature, mancato rispetto delle distanze di sicurezza da parti in tensione prossime) PRIMA DI DARE INIZIO AD UN LAVORO SOTTO TENSIONE IN BT E’ NECESSARIO ESEGUIRE UNA ACCURATA ANALISI DEI RISCHI PER VALUTARNE LA FATTIBILITA’ E LE PROCEDURE DA ADOTTARE. 87/116 87 ing. Pietro Giannone Lavori elettrici SOTTO TENSIONE in BT NEI LAVORI SOTTO TENSIONE LA SICUREZZA VIENE GARANTITA ESSENZIALMENTE: & DALL’USO DI ATTREZZI ISOLATI O ISOLANTI (Cacciaviti, pinze, chiavi, ecc.) & DALL’USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE - Casco in materiale isolante - Visiera di protezione, - Guanti isolanti - Vestiario idoneo che non lasci scoperte parti del corpo - Tronchetti isolanti 88/116 88 L’obiettivo è realizzare UNA DOPPIA PROTEZIONE ISOLANTE verso le parti attive su cui si interviene e proteggersi dagli EFFETTI DELL’ARCO ELETTRICO ing. Pietro Giannone LA NUOVA LEGGE DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 22 ottobre 2001, n.462 (G.U. 08.01.2002, n. 6) Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi. 89/116 89 ing. Pietro Giannone OBBLIGO DEL DATORE DI LAVORO ART. 4 Il datore di lavoro e' tenuto ad effettuare regolari manutenzioni dell'impianto, nonché a far sottoporre lo stesso a verifica periodica ogni cinque anni, ad esclusione di quelli installati in cantieri, in locali adibiti ad uso medico e negli ambienti a maggior rischio in caso di incendio per i quali la periodicità è biennale. 90/116 90 ing. Pietro Giannone SANZIONI 91/116 91 L’omessa verifica periodica di un impianto di messa a terra potrà essere contestata nei seguenti termini: “violazione dell’art. 4 comma 1 DPR 462/01 punita, ai sensi dell’art. 9 comma 2 dello stesso DPR, con la sanzione prevista dall’art. 389, lettera c), del DPR 547/55”. ing. Pietro Giannone Obblighi del DL Art. 80 D.Lgs. 81/2008: Il DL prende le misure necessarie affinché i lavoratori siano salvaguardati dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da: contatti elettrici diretti; contatti elettrici indiretti; innesco e propagazione di incendi; innesco di esplosioni; fulminazione diretta e indiretta; sovratensioni; altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili. 92 ing. Pietro Giannone VDR elettrico e DL Art. 80 DLgs 81/2008 (segue): A tal fine il DL effettua una VDR tenendo in considerazione: le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro, ivi comprese le eventuali interferenze; i rischi presenti nell’ambiente di lavoro; tutte le condizioni di esercizio prevedibili. 93 ing. Pietro Giannone Luoghi a maggior rischio Le norme forniscono prescrizioni particolari per alcuni luoghi e applicazioni, particolari (CEI 64-8 nella parte 7 “Ambienti ed applicazioni particolari” ). Gli impianti elettrici in Luoghi con pericolo di esplosione sono trattati nella norma CEI 64-2 e dalle norme del CT 31 CEI. In questo caso bisogna tenere presente anche delle particolari prescrizioni legislative vigenti. 94 ing. Pietro Giannone Messa in esercizio Impianti di terra e protezione scariche atmosferiche Installatore 95 Datore di lavoro ISPESL Esegue la verifica finale che vale come collaudo Mette in esercizio l’impianto dopo il collaudo Effettua prima verifica a campione Rilascia la dichiarazione di conformità Trasmette la dichiarazione a ISPESL ASL-ARPA entro 30 gg Trasmette i risultati a ASLARPA ASL / ARPA Vigilanza ing. Pietro Giannone Manutenzione Impianti di terra e protezione scariche atmosferiche Installatore 96 Datore di lavoro ASL / ARPA (altri) Esegue e collauda eventuali modifiche Mantiene l’impianto in buono stato e lo verifica ogni 5 anni o 2 anni Vigilanza e verifiche Rilascia la dichiarazione di conformità Chiede la verifica a ASLARPA o altri soggetti Rilascia verbale di verifica periodica ing. Pietro Giannone Manutenzione di impianti L’art. 86 del DLgs 81/2008 obbliga il DL ad effettuare comunque delle verifiche “periodiche” sugli impianti elettrici e di protezione dalle scariche atmosferiche (fermo restando quello che dice il DPR 462/2001) secondo le norme di buona tecnica e la normativa vigente. Gli esiti devono essere verbalizzati e conservati. 97 ing. Pietro Giannone Fuoco e incendi 98 ing. Pietro Giannone Fuoco e incendi Quello degli incendi è uno dei rischi principali di ogni ambiente di lavoro, la relativa normativa è molto approfondita e dettagliata Gli interventi di lotta antincendio si dividono tra azioni volte a: Evitare l’innesco dell’incendio Limitarne la propagazione 99 ing. Pietro Giannone Effetti del fuoco su persone e strutture L’effetto principale sull’uomo è l’asfissia e l’intossicazione ad opera dei fumi La diminuzione della visibilità può ostacolare l’evacuazione dal locale Le ustioni dirette sono abbastanza improbabili come effetto primario Dopo un certo periodo di stress termico c’è il collasso con conseguente crollo delle strutture. 100 ing. Pietro Giannone Classificazione dei tipi di fuoco Classificazione dei fuochi Tipo Natura A B Fuochi di materie solide Fuochi di liquidi o solidi che possono liquefarsi C D Fuochi di gas Fuochi di metalli E Fuochi di natura elettrica A questi corrispondono diversi materiali estinguenti 101 ing. Pietro Giannone Attività soggette a CPI Il DPR 151/2011 indica le tipologie di attività, locali e depositi, soggetti ai controlli dei VVF per il rilascio del certificato di prevenzione incendi. Nei casi in In questo caso viene presentato un progetto ai VVF che verificano la coerenza tra la VDR e le misure proposte. 102 ing. Pietro Giannone Attività soggette a regole tecniche Per alcuni ambienti e attività particolari (uffici, locali di spettacolo, autorimesse ecc.) sono stati emanati dei decreti che indicano nel dettaglio le misure specifiche da adottare per l’antincendio. In questo caso viene presentato i VVF verificano che il progetto sia coerente con la regola tecnica. 103 ing. Pietro Giannone Attività non soggette a CPI Nelle attività non soggette al rilascio del CPI: Il DL valuta i rischi con le procedure del DM 13/3/1998 e adotta le conseguenti misure (senza esame da parte dei VVF) Il DL applica la regola tecnica nelle attività soggette (per esempio autorimessa con meno di 9 posti macchina) 104 ing. Pietro Giannone Gestione delle emergenze Il DL deve prevenire gli incendi e adottare i sistemi di protezione. Il piano di emergenza è una procedura di gestione da applicare per la difesa di persone e cose qualora si verifichino incendi o altre emergenze (si applica quando non è più ragionevolmente possibile ridurre il rischio con interventi di prevenzione) 105 ing. Pietro Giannone Gli scenari di emergenza Il piano di emergenza non si applica solo all’antincendio ma a ogni possibile scenario quali: Terremoto Altra emergenza naturale Contaminazione naturale o artificiale Attacco terroristico 106 ing. Pietro Giannone A cosa serve il piano di emergenza Un piano di emergenza bene strutturato deve prevedere procedure per: Salvaguardare le persone e i beni Prestare soccorso alle persone e agevolarne l’evacuazione Fronteggiare lo sviluppo dell’incidente Attivare i presidi antincendio e coordinare l’azione con quella dei VVF. 107 ing. Pietro Giannone Contenuti del piano di emergenza Possibili scenari di emergenza Procedure da adottare Procedure di coordinamento con terzi Procedure per l’allontanamento dal luogo di lavoro Procedure per assicurare l’efficienza dei presidi antincendio Intervento dei VVF Assistenza ai disabili Planimetrie Esercitazioni annuali. 108 ing. Pietro Giannone Nominativi e recapiti presenti I nominativi e recapiti presenti nel piano di emergenza e visibili ai lavoratori devono essere: Datore di lavoro RSPP Lavoratori addetti alla gestione delle emergenze Centralinisti e portiere Addetti al pronto soccorso Addetti all’assistenza dei disabili Medico Competente Servizi di pronto intervento locali 109 ing. Pietro Giannone Numero addetti emergenze I lavoratori addetti alla gestione delle emergenze devono essere scelti in base alle loro capacità e attitudini e non possono rifiutare (se non in maniera motivata) l’incarico. Il loro numero deve essere tale da coprire ogni turno e ogni ambiente di lavoro considerando il n° di lavoratori e l’eventuale presenza di portatori di handicap. 110 ing. Pietro Giannone Formazione addetti emergenza Gli addetti alle emergenze partecipano a corsi di formazione specifici con contenuti dettati dalla normativa antincendio. Se la gestione aziendale dei rischi è idonea, i loro nominativi devono essere a conoscenza di tutti i lavoratori … 111 ing. Pietro Giannone Agenti fisici 112 ing. Pietro Giannone Elenco agenti fisici Elenco di agenti fisici soggetti a regolamentazione: Radiazioni ionizzanti Rumore Ultrasuoni e infrasuoni Vibrazioni meccaniche Campi elettromagnetici Radiazioni ottiche artificiali Microclima Atmosfere iperbariche. 113 ing. Pietro Giannone Obblighi generali Gli obblighi generali sono quelli derivati dal 2087 CC e hanno priorità rispetto alle misure specifiche Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanti dall'esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti al minimo […] In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione […] Allorché, nonostante i provvedimenti presi dal datore di lavoro […] i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l'esposizione al di sotto di questi […] 114 ing. Pietro Giannone Radiazioni ionizzanti Alle radiazioni ionizzanti si applica un decreto (17 marzo 1995, n. 230, e sue modificazioni) che non è stato inserito nel D.Lgs. 81/2008. Controlli personali, dosimetrie, restrizioni d’uso e controllo da parte di fisici sanitari abilitati. 115 ing. Pietro Giannone Radon e prodotti di decadimento Gas liberato dal terreno specialmente in zone vulcaniche Si stima che l’esposizione al Radon sia la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta Il Radon tende ad accumularsi in locali sotterranei e poco aerati Il D.Lgs. 241/2000 ha imposto il controllo e la misura di esposizione dei locali di lavoro interrati 116 ing. Pietro Giannone Esposizione professionale al rumore L’Esposizione professionale al rumore è causa ogni anno di circa il 50% delle denunce di malattia professionale all’INAIL Il danno da rumore più frequente è la sordità (ipoacusia) favorita dalla intensità e durata dell’esposizione L’incidenza di questa patologie è in costante diminuzione da anni a causa del miglioramento delle condizioni di lavoro. 117 ing. Pietro Giannone Adempimenti per il rischio rumore La normativa sul rumore prevede (oltre che la riduzione al minimo del rischio): la misura dell’esposizione personale (fonometrie); visite mediche periodiche (audiometrie); adozione di DPI (cuffie, inserti auricolari ecc.); corsi di formazione e informazione; la delimitazione delle aree a rischio. Con procedure differenziate in funzione dei livelli. 118 ing. Pietro Giannone Vibrazioni meccaniche Le vibrazioni meccaniche sono responsabili di patologie molto diffuse a carico dell’apparato musco-scheletrico. Il D.Lgs. 81/2008 impone un percorso di valutazione del rischio e adozione di misure analogo a quello previsto per il rischio rumore (VDR, limiti di esposizione, riduzione al minimo). 119 ing. Pietro Giannone Lavorazioni a rischio vibrazioni Lavorazioni a rischio per esposizione a vibrazioni sistema mano-braccio: smerigliatrici, trapani, martelli pneumatici ecc. Lavorazioni a rischio per esposizione a vibrazioni sistema mano-braccio: guida di autoveicoli, camion, gru, motorini ecc. 120 ing. Pietro Giannone Campi elettromagnetici Gli effetti dei campi magnetici sono molto dibattuti La normativa attua un principio precauzionale Esistono limiti di esposizione e l’obbligo di ridurre al minimo l’esposizione 121 ing. Pietro Giannone Microclima stress termico In alcune lavorazioni lo stress termico può diventare un rischio concreto per la salute Addetti ai forni di una fonderia, addetti alle celle frigorifere, lavori in esterno ecc. Esistono norme tecniche per la VDR e l’adozione delle misure più idonee Esistono indici di esposizione (WBGT, HSI ecc.) che suggeriscono l’adozione del vestiario più adatto o le turnazioni necessarie per abbassare il rischio 122 ing. Pietro Giannone Microclima ambienti moderati Negli ambienti moderati dal punto di vista termico non ci sono rischi concreti ma si valuta lo stato di disagio legato al microclima Uffici, scuole, terziario … Esistono norme tecniche per la misura e la definizione degli indici ottimali di comfort (PMV voto medio previsto, PPD percentuale degli insoddisfatti). 123 ing. Pietro Giannone Altri agenti fisici Altri agenti sono stati inseriti recentemente nella normativa e sono soggetti ad adempimenti che entreranno progressivamente in vigore nei prossimi anni Ultrasuoni e infrasuoni Radiazioni ottiche artificiali Atmosfere iperbariche. I principi generali sono comunque applicabili. 124 ing. Pietro Giannone Patologie da agenti fisici La definizione delle cause (del nesso eziologico) delle patologie da agenti fisici necessita di valutazioni approfondite che spesso è difficile reperire nella ricostruzione di lavorazioni del passato. Ipoacusie Tumori da radiazioni (concause) Patologie scheletriche da vibrazioni Alterazioni da stress termico e da altri agenti fisici. 125 ing. Pietro Giannone Agente chimici 126 ing. Pietro Giannone Definizione di agente chimico Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato (D.Lgs. 81/2008). 127 ing. Pietro Giannone Condizioni di uso e rischi La pericolosità di un agente chimico è data: da caratteristiche chimico fisiche; dalle condizioni di uso; dalla suscettibilità individuale. Spesso le valutazioni sugli agenti chimici hanno una valenza statistica. 128 ing. Pietro Giannone Sicurezza e salute La VDR da agenti chimici deve considerare gli effetti traumatici e quelli a lungo termine Sicurezza: esplosioni, corrosivi, ustioni ecc. Salute: effetti su organi “bersaglio”, neoplasie, preumoconiosi ecc. 129 ing. Pietro Giannone Classificazione Gli agenti chimici sono classificati in categorie di rischio sulla base di test standardizzati condotti sugli animali e/o sulla base di studi epidemiologici. Irritanti, nocivi tossici, infiammabili, corrosivi, cancerogeni … sono definizioni che rispondono a test e giudizi fissati per legge a livello europeo. 130 ing. Pietro Giannone Frasi R Le frasi di rischio R sintetizzano i rischi associati all'impiego della sostanza. Sono identificate mediante la lettera “R” e un numero. 131 Alcune Frasi R Significato R8 Può provocare l’accensione di materie combustibili R17 Spontaneamente infiammabile all’aria R26 Molto tossico per inalazione R20/21/22 Nocivo per inalazione, ingestione e contatto con la pelle R45 Può provocare il cancro R49 Può provocare il cancro per inalazione ing. Pietro Giannone Frasi S I consigli di prudenza S sintetizzano dei suggerimenti per la corretta gestione della sostanza sono identificate mediante la lettera “S” e un numero. 132 Alcune Frasi S Significato S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini S26 In caso di contatto con gli occhi lavare immediatamente con acqua e consultare il medico S27 Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati S3/7/9 Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco e ben ventilato S36/37/39 Usare indumenti protettivi e guanti e proteggersi gli occhi/la faccia ing. Pietro Giannone Etichettatura Simboli di pericolo: Alle definizioni delle categorie di pericolo sono associate immagini grafiche e simboli di etichettatura E= Esplosivo O= Comburente T+ = Molto tossico C = Corrosivo 133 F = Facilmente infiammabile Xn = Nocivo F+ = Estremamente T=Tossico infiammabile Xi = Irritante N = Pericoloso per l’ambiente ing. Pietro Giannone Schede di sicurezza Documenti standardizzati che illustrano le caratteristiche delle sostanze in relazione alle conoscenze scientifiche disponibili 1. Identificazione del preparato e della società che lo produce 2. Composizione - Informazioni sugli ingredienti 3. Identificazione dei pericoli 4. Misure di primo soccorso 5. Misure antincendio 6. Misure in caso di fuoriuscita accidentale 7. Manipolazione e stoccaggio 8. Controllo dell’esposizione - protezione individuale 9. Proprietà fisiche e chimiche 10. Stabilità e reattività 11. Informazioni tossicologiche 12. Informazioni ecologiche 13. Considerazioni sullo smaltimento 14. Informazioni sul trasporto 15. Informazioni sulla regolamentazione 16. Altre informazioni 134 ing. Pietro Giannone VDR chimico La valutazione del rischio chimico comprende l’analisi delle caratteristiche delle sostanze e delle modalità di esposizione Si usano software appositi che considerano anche i risultati di eventuali indagini ambientali Sulla base degli esiti della valutazione si adottano misure di tutela specifiche e si effettua la sorveglianza sanitaria 135 ing. Pietro Giannone VDR chimico e misure Si effettuano misure di esposizione i cui risultati sono messi a confronto con dei limiti che tutelano la maggior parte dei lavoratori Si possono effettuare anche delle indagini per la ricerca degli indici biologici di esposizione, indicatori di esposizione e liquidi biologici 136 ing. Pietro Giannone Agenti cancerogeni definizione I cancerogeni sono agenti che aumentano l’incidenza di tumori nella popolazione esposta Gli agenti cancerogeni sono etichettati R45 e R49 e sono soggetti a particolari restrizioni Per molti di questi agenti ci sono giudizi contrastanti e la classificazione “ufficiale” non è sempre allineata con le opinioni della comunità scientifica 137 ing. Pietro Giannone Amianto Con il termine amianto si indica un gruppo di minerali fibrosi che erano ampiamente utilizzati in Italia nel passato. L’esposizione alle fibre di amianto determina patologie che si manifestano anche a decenni di distanza dall’esposizione L’uso dell’amianto è bandito in Italia dal 1992 Ogni anno ci sono ancora circa 1000 decessi per le esposizioni pregresse L’amianto è regolato da numerosissime norme di prevenzione e protezione 138 ing. Pietro Giannone Fumo di sigaretta L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato l’esposizione a fumo passivo come cancerogena Questo NON significa che il DL sia tenuto ad applicare le norme specifiche sugli agenti cancerogeni Il datore di lavoro è tenuto piuttosto ad applicare norme specifiche per la tutela dei non fumatori dettate da decreti che non sono stati inseriti nel D.Lgs. 81/2008 139 ing. Pietro Giannone Atmosfere esplosive Il D.Lgs. 81/2008 prevede un capo specifico per la protezione dalle atmosfere esplosive Miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri Gas, vapori, polveri fini, legno, sementi, cereali ecc. Sono previste misure e valutazioni specifiche per la prevenzione della formazione di atmosfere e il loro innesco 140 ing. Pietro Giannone Manipolazione di esplosivi La produzione e manipolazione di esplosivi è regolata da un DPR degli anni ‘50 non compreso nel D.Lgs. 81/2008 Lavori in galleria, miniere a cielo a aperto e in sotterraneo Contiene molti concetti (procedure, controllo ecc.) che hanno anticipato l’evoluzione delle norma di igiene e sicurezza sul lavoro 141 ing. Pietro Giannone Agenti biologici Gli agenti biologici sono tutti i microrganismi, anche se geneticamente modificati, colture cellulari ed endoparassiti umani che potrebbero provocare infezioni, allergie od intossicazioni Gli agenti biologici sono immessi in ambiente di lavoro in maniera volontaria o involontaria 142 ing. Pietro Giannone Agenti biologici Gli agenti biologici sono classificati dalla normativa in 4 gruppi di pericolosità cui corrispondono adempimenti e autorizzazioni diverse in funzione di: INFETTIVITÀ PATOGENICITÀ TRASMISSIBILITÀ NEUTRALIZZABILITÀ 143 ing. Pietro Giannone Movimentazione manuale dei carichi MMC A causa della movimentazione manuale dei carichi sono denunciate migliaia di malattie professionali ogni anno Si tratta di patologie musco-scheletriche il cui numero fino a pochi anni fa era sottostimato rispetto alla reale estensione del fenomeno Oggi le malattie musco-scheletriche rappresentano circa il 50% delle malattie professionali riconosciute in agricoltura e 35% nell’industria e servizi 144 ing. Pietro Giannone MMC Il D.Lgs. 81/2008 ha dedicato un apposito capo alla regolamentazione di questo agente di rischio Nella normativa precedente erano prescritti dei limiti di peso che oggi sono sostituiti dalla indicazione di norme tecniche con le quali effettuare le valutazioni e stabilire le modalità di lavoro È prevista una formazione specifica e apposita sorveglianza sanitaria 145 ing. Pietro Giannone Movimenti ripetuti I Movimenti ripetitivi sono regolati dalle norme tecniche che disciplinano la movimentazione manuale dei carichi Tendiniti, tunnel carpali e patologie causate dalla ripetizione a rischio di movimenti e sforzi a rischio (pittori, informatica, grafica, musicisti ecc.) L’approccio di legge per questi aspetti è innovativo rispetto a quello adottato per molti altri rischi. 146 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI ATTIVITA’ COINVOLTE Amministrativa Vendita Pulizia dei locali Praticamente … 147 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI La MMC non è caratteristica di uno specifico lavoro, ma riguarda quasi la totalità delle attività lavorative nonché molte attività che si svolgono nella propria abitazione 148 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Precauzioni Il rischio della movimentazione è dovuto non solo al peso del carico, ma anche ad altri fattori come: 149 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Rischi A questi rischi, strettamente legati all’attività, si collegano possibili altri rischi dovuti al trasporto di un carico: •Esso può cadere causando contusioni e fratture •Può essere caldo o tagliente, con possibilità di ustioni o lesioni •Può non far vedere scalini o oggetti che si trovano per terra, facendo inciampare •Nelle palestre bisogna fare attenzione quando si spostano o si posizionano attrezzi 150 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Norme generali di comportamento Ambiente in cui ci si deve muovere •Si deve assicurare che i piani di lavoro e le vie da percorrere siano sgombere •Deve verificare che il pavimento non presenti pericoli di scivolamento, buche, corpi sporgenti macchie d’olio ecc. •Deve sincerarsi che l’ingombro del carico non sia tale da impedire la visuale 151 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Norme generali di comportamento Movimenti del corpo Per quanto riguarda invece i movimenti del corpo, possiamo dire che il lavoratore 152 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Norme generali di comportamento Carico da movimentare Per quanto riguarda il carico, esso va: 153 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Norme generali di comportamento 154 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Norme generali di comportamento 155 ing. Pietro Giannone MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Norme generali di comportamento 156 ing. Pietro Giannone VDT Il D.Lgs. 81/2008 prevede disposizioni specifiche per le caratteristiche della postazione al VDT in relazione a: Piano di lavoro Sedile di lavoro Rumore Microclima Illuminazione Umidità Prevenzione di disturbi muscolo-scheletrici Prevenzione di problemi visivi Prevenzione per disturbi da affaticamento mentale. 157 ing. Pietro Giannone VDT Definizione di addetto al videoterminale D.Lgs. 81/2008 Addetto che usa l’attrezzatura munita di VDT per almeno 20 h settimanali dedotte le pause Per questi addetti sorveglianza sanitaria e formazione specifica 158 ing. Pietro Giannone VDT La postazione deve rispondere a requisiti che evitano: l’assunzione di posture incongrue; la creazione di riflessi nel monitor; la creazione di abbagliamenti per l’operatore; l’effettuazione di movimenti ripetuti innaturali (posizione del mouse ecc.); l’uso di materiale non a norma. 159 ing. Pietro Giannone ELEMENTI: 1) L’AMBIENTE DI LAVORO CON VDT deve avere: • spazio di lavoro sufficiente per cambiamenti di posizione; • una illuminazione naturale ed artificiale adeguata (senza riflessi) • un comfort microclimatico, in grado di garantire il benessere degli operatori • ricambi d'aria adeguati • un rumore ambientale contenuto 160 ing. Pietro Giannone L’AMBIENTE DI LAVORO: SPAZI E SUPERFICI Il locale deve avere avere:: almeno 6 mq lordi per ogni addetto, Norme di buona tecnica tecnica:: > 9 mq lordi per 1 addetto, > 12 mq lordi per 2 addetti addetti;; meglio se > 10 mq “reali” per addetto con pareti di colore chiaro, neutro, non riflettente 161 ing. Pietro Giannone L’AMBIENTE DI LAVORO: ILLUMINAZIONE DEL LOCALE (NATURALE) deve essere: • sufficiente (es. almeno 1/8 della superficie del locale): con finestre ubicate preferibilmente su un solo lato, meglio se rivolto a nord, nordnord-est o nordnord-ovest e perpendicolari allo schermo; devono essere schermabili con veneziane o tende di tessuto pesante o a doghe verticali (orientabili). • uniforme, evitando abbagliamenti, riflessi e sfarfallii sullo schermo. • La postazione di lavoro deve essere distante almeno 1 m dalle finestre. 162 ing. Pietro Giannone ESEMPIO DI ILLUMINAZIONE NATURALE Lato N-NE-NO 163 ing. Pietro Giannone ESEMPI DI SCHERMATURA IDONEA 164 ing. Pietro Giannone ESEMPI DI SCHERMATURA IDONEA 165 Veneziane a lamelle perforate: a sx aperte-a dx chiuse ing. Pietro Giannone IL POSTO DI LAVORO 1) TAVOLO • • • • superficie chiara e non riflettente; altezza del piano regolabile; se fissa da 68 a 82 cm dal pavimento; inclinabile leggermente in avanti dimensione del piano idonea per una sistemazione corretta e flessibile del monitor, della tastiera e dei documenti di lavoro; ottimale 160 x 90 cm. la profondità sotto il piano deve permettere le gambe semidistese; spazio per le gambe: larghezza min. = 70 cm. lunghezza min. = 60 cm (ginocchia) “ 166 “ = 80 cm (piedi) ing. Pietro Giannone IL POSTO DI LAVORO 1) TAVOLO (REGOLABILE IN ALTEZZA) canale passacavi 167 ing. Pietro Giannone IL POSTO DI LAVORO 2) SEDILE • • • • • • • 168 girevole; girevole; regolabile in altezza variabile da 42 55 cm; dimensioni sedile non inferiori a 40 x 40 cm, leggermente concavo ed inclinato in avanti di circa 2° 2° ed all'indietro di 14° 14° e con il bordo anteriore arrotondato (compressione dei vasi e dei nervi); nervi); anatomico, soffice e rivestito di materiale permeabile (tessuto); schienale,, moderatamente sagomato nella parte alta, con possibilità di schienale regolazione di profondità, altezza e inclinazione e con imbottitura lombare; alto ca 50 cm. dal sedile con altezza di 10 20 cm privo di braccioli o con braccioli di tipo corto e chiuso; basamento a 5 razze, grande almeno come il p. del sedile con comandi maneggevoli ed accessibili da seduti. seduti. ing. Pietro Giannone IL POSTO DI LAVORO 2) SEDILE 4 REGOLE D’ORO PER ACQUISTARE UNA SEDIA PER VDT ● effettuare una prova individuale di almeno una settimana, in modo che la sedia si adatti alle caratteristiche dell’utente; ● l’utente deve avere la possibilità di scegliere come minimo tra due modelli; ● bisogna tener conto della statura della/e persona/e a cui è destinata la sedia; ● con il fornitore bisogna stabilire quali istruzioni dare alle persone interessate. 169 IL VDT – lo schermo • • • • • 170 dimensioni adatte all'attività che è chiamato a svolgere e tali da essere leggibili a 68 ÷ 80 cm; raggio di curvatura, curvatura, tale da ridurre al minimo la possibilità di riflessi di luce derivanti dall'ambiente circostante; contrasto e luminosità regolabili; regolabili; immagini stabili; caratteri definiti e leggibili: leggibili: la brillantezza e/o il contrasto tra caratteri e sfondo dello schermo devono risultare facilmente regolabili per volontà dell'operatore ed adattabili alle condizioni ambientali senza che ciò sia causa di molestia per l'utilizzatore; ing. Pietro Giannone IL VDT – lo schermo • • • • 171 facilmente orientabile ed inclinabile; inclinabile; deve essere posizionato davanti a sé per evitare torsioni di collo e schiena; il bordo superiore dello schermo deve essere all'altezza degli occhi; chi usa lenti bifocali, cerchi di posizionare lo schermo più in basso per evitare tensioni del collo. ing. Pietro Giannone POSTURE CORRETTE NELL’USO DEL MOUSE (1) La corretta posizione del mouse sul piano frontale per evitare posture scorrette della spalla. 172 ing. Pietro Giannone POSTURE CORRETTE NELL’USO DEL MOUSE (2) La corretta posizione del mouse in “pianta ”per evitare la deviazione ulnare del polso. 173 ing. Pietro Giannone I DISTURBI ASSOCIATI ALL’USO DEL VDT 174 ing. Pietro Giannone I DISTURBI ASSOCIATI ALL’USO DEL VDT mal di testa e rigidità alla nuca, bruciore agli occhi, iperlacrimazione iperlacrimazione,, nervosismo, dolori alle spalle, braccia e mani. Negli ultimi anni sono più frequenti. Ciò è legato: - alla grande diffusione del VDT - a ritmi di lavoro sempre più stressanti - aumento dello stress, - alla diminuzione della soglia di tolleranza nei confronti dei fattori di disturbo. 175 ing. Pietro Giannone PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI APPARATO VISIVO: L’insieme dei disturbi visivi provocati dall’eccessivo affaticamento dell’apparato visivo viene comunemente indicato come ASTENOPIA. I segni associati a questa sindrome sono: fatica accomodativa accomodativa.. fatica muscolare. fatica percettiva (visione annebbiata, visione sdoppiata). irritazione oculare (bruciore, lacrimazione, senso di corpo estraneo, fastidio alla luce, ecc.). 176 ing. Pietro Giannone PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI APPARATO VISIVO: lavorare al VDT non causa danni permanenti alla vista. Fastidi quali bruciore, iperlacrimazione,, fotofobia, senso di abbagliamento iperlacrimazione e a volte emicrania sono sempre reversibili, anche se possono incidere sul rendimento di una persona. Tali sono dovuti essenzialmente ad un’elevata sollecitazione e all’affaticamento degli occhi per: posizionamento scorretto dello schermo rispetto alle finestre e ad altre sorgenti luminose (abbagliamenti, riflessi fastidiosi e un maggiore contrasto chiarochiaro-scuro); cattiva visualizzazione di singoli caratteri, frasi o di intere porzioni di testo. 177 ing. Pietro Giannone PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI DOLORI AL COLLO E ALLE ARTICOLAZIONI: sono imputabili a: posizione sedentaria protratta o postura scorretta; spazio insufficiente per la tastiera e il mouse; mancanza di ausili di lavoro ergonomici (ad es. poggiapiedi, poggiapolsi per tastiera e mouse); altezza della sedia non idonea alle caratteristiche fisiche dell’utente; schermo collocato in posizione rialzata; uso di occhiali non idonei o ridotta capacità visiva (ad es. l’uso di occhiali progressivi non adatti può costringere l’utente ad assumere una posizione incongrua con la testa). 178 ing. Pietro Giannone PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI ALTRI MALESSERI FISICI • • cattivo microclima e presenza di corpi estranei nell’aria (ad es. fumo, polveri, acari e sostanze chimiche): chimiche) : può nuocere alla salute e provocare malattie da raffreddamento, pelle e mucose disidratate, congiuntivite, allergie, nausea e capogiri; difficoltà di concentrazione e rapido affaticamento emissioni di apparecchiature, rumore, cattiva illuminazione e altro… altro….. Se i sintomi sono molteplici, spesso si parla di «sick «sick building syndrome syndrome»» (o sindrome dell’edificio malato). 179 ing. Pietro Giannone Psicosociali Stress, mobbing e burn out: Sorgente: lo stress è una condizione […] che scaturisce dalla sensazione individuale di non essere in grado di rispondere alle richieste o di non essere all’altezza delle aspettative. Effetti: lo stress non è una malattia, ma un’esposizione prolungata ad esso può ridurre l’efficienza nel lavoro e può causare malattie. 180 ing. Pietro Giannone Psicosociali e accertamento delle cause 181 Fattore di rischio Misura delle cause Stima degli effetti Rischio meccanico da parti taglienti Certa Certa Rischio rumore Possibile ma con margine errore Probabilistica Agenti chimici cancerogeni Difficile con ampi errori Probabilistica, difficile alle basse dosi Stress lavorativo Molto difficile da caratterizzare Molto difficili da stimare ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO ? 182 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO 183 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Lo stress é il secondo problema sanitario legato all’attività lavorativa. Capo III - Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro Sezione II - VALUTAZIONE DEI RISCHI Art. 28. Oggetto della valutazione dei rischi 1. La valutazione [dei rischi], anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro. 184 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO STRESS = ??? Lo stress è uno stato, che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e deriva dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti. L’individuo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, e queste possono essere considerate positive, ma di fronte ad una esposizione prolungata a forti pressioni egli avverte grosse difficoltà di reazione. (Accordo europeo sullo stress sul lavoro, Bruxelles, 8 ottobre 2004) 185 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO STRESS = ??? Reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore. (National Institute for Occupational Safety and Health, NIOSH 1999) “Lo stress non è una malattia ma una esposizione prolungata allo stress può ridurre l’efficienza sul lavoro e causare problemi di salute ” (Accordo europeo sullo stress sul lavoro, Bruxelles, 8 ottobre 2004) 186 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Il “peso economico” dello stress Lo stress è il secondo problema di salute legato all’attività lavorativa riferito più frequentemente Lo stress interessa quasi un lavoratore europeo su quattro Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress Il numero di persone che soffrono di stress legato all’attività lavorativa è destinato ad aumentare. Nel 2002 il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE a 15 stati è stato di circa 20.000 [M€] 187 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO La “percezione” dello stress 188 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Il “trend di crescita” dello stress Sono sempre più numerose le persone colpite da problemi di stress sul luogo di lavoro. Secondo uno studio della European Agency for Safety and Health at Work, i motivi sono: utilizzo di nuove forme di contratti di lavoro (contratti precari) e l’incertezza e l’insicurezza del lavoro stesso (scarsità di lavoro); forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti) per mancanza di adeguato turn-over; alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del management; tensione emotiva elevata, per violenze e molestie sul lavoro; interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata. 189 RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Capo III - Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro Sezione II - VALUTAZIONE DEI RISCHI Art. 28. Oggetto della valutazione dei rischi 1… 1-bis. La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione, a fare data dal 1° agosto 2010. differito al 31 dicembre 2010 obbligatorio 190 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO L’art. 28 non è l’unico riferimento, all’interno del Testo Unico, relativo allo stress lavoro-correlato. Nell’art. 15, tra le misure generali di tutela, sono inclusi: b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell'azienda nonché l'influenza dei fattori dell'ambiente e dell'organizzazione del lavoro; d) il rispetto dei principi ergonomici nell'organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo; 191 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Altri riferimenti allo stress lavoro-correlato: Direttiva europea 90/270 sui rischi da VideoTerminali All’art.3 c.1 si dispone che: «I datori di lavoro sono tenuti a svolgere un’analisi delle postazioni lavorative al fine di valutare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, in particolare per quanto attiene ad eventuali rischi per la vista, disturbi fisici e problemi di stress mentale». Direttiva europea 93/104 e 00/34 in materia di Orario di lavoro All’art.8 in tema di durata del lavoro notturno, un termine particolare per i lavoratori notturni esposti a rischi particolari o a rilevanti tensioni di natura psichica o mentale. Direttiva europea 96/459 denominata “Direttiva macchine” e la successiva 98/37 All’Allegato I relativo ai Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione e alla costruzione delle macchine e dei componenti di sicurezza che «nelle condizioni d’uso previste devono essere ridotti al minimo possibile il disagio, la fatica e le tensioni psichiche (stress) dell’operatore, tenuto conto dei principi dell’ergonomia» 192 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO I riferimenti tecnici e normativi Decreto Legislativo 81/2008 s.m.i. VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO (Marzo 2010) GUIDA OPERATIVA Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Direzione Generale della tutela delle condizioni di lavoro LETTERA CIRCOLARE – 18/11/2011 prot. 23692 “Lettera circolare in ordine alla approvazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress-lavoro-correlato di cui all’articolo 28, comma 1-bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81, e successive modifiche e integrazioni.” Indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro per la valutazione dello stress lavoro-correlato (Novembre 2010) 193 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO I riferimenti tecnici e normativi Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Direzione Generale della tutela delle condizioni di lavoro LETTERA CIRCOLARE – 18/11/2011 prot. 23692 Ha notevolmente semplificato quanto emerso dalla guida operativa del Coordinamento Tecnico Interegionale del marzo 2010: si considerano condizioni di stress lavoro-correlato solo quelle causate da vari fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro. La valutazione del rischio stress lavoro-correlato é parte integrante della valutazione dei rischi. Quindi effettuata dal Datore di lavoro, avvalendosi dell’RSPP, con il coinvolgimento Medico competente dove nominato, previa consultazione del RLS/RLST. La valutazione deve prendere in esame non singoli ma gruppi omogenei di lavoratori (per esempio mansioni o partizioni organizzative). 194 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Gli strumenti per l’analisi del rischio VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVOROCORRELATO Manuale ad uso delle aziende in attuazione del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. (Maggio 2011) 195 ing. Pietro Giannone RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Gli strumenti per l’analisi del rischio Gli indicatori per la valutazione preliminare: • • • • • • • • • • 196 Indici Infortunistici Assenteismo Assenza per malattia Ferie non godute Rotazione del personale Cessazione rapporti di lavoro/Turnover Procedimenti/ Sanzioni disciplinari Richieste visite mediche straordinarie Specifiche e frequenti lamentele formalizzate Istanze giudiziarie RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO Lo stress sul lavoro può colpire: chiunque, a qualsiasi livello qualsiasi settore aziende di ogni dimensione sulla salute e la sicurezza delle singole persone Lo stress influisce: sulla “salute” delle imprese sulla salute delle economie nazionali Lo stress può mettere in pericolo la sicurezza sul luogo di lavoro e contribuire all’insorgere di altri problemi di salute legati all’attività lavorativa quali i disturbi muscolo-scheletrici. Lo stress incide in misura massiccia sul risultato economico di un’organizzazione. 197 ing. Pietro Giannone VDR Psicosociali Verifica di aspetti oggettivi per la mappatura dei fattori di rischio presenti Verifica degli elementi percepiti dalle persone Uso di questionari, ricerca di situazioni oggettive (denunce, richiami ecc.), strumenti per la misurazione degli effetti (psicologo del lavoro) 198 ing. Pietro Giannone Interferenze Se sono previste interferenze nelle lavorazioni previste, il DL committente procede alla redazione del DUVRI (Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze) da allegare all’appalto (affidamento di incarico). 199 Interferenze Il DUVRI deve contemplare tutte le situazioni di rischio determinate dalle lavorazioni simultanee e prevedere le misure per la loro eliminazione o riduzione al minimo: rumori; agenti chimici; caduta di oggetti; transito di automezzi … 200 ing. Pietro Giannone DUVRI E’ fondamentale che l’esame di queste situazioni e gli scambi di informazioni tra i DL siano testimoniate da elementi certi. Descrizione appaltante e appaltatore Natura e durata dei lavori Misure di sicurezza concordate Costi della sicurezza Verbali riunioni di coordinamento 201 ing. Pietro Giannone Tesserino riconoscimento Nell’ambito dello svolgimento dell’attività svolta in appalto o subappalto il personale dell’impresa appaltatrice o subappaltatrice deve essere munito di apposita tessera di riconoscimento con fotografia; generalità del lavoratore; indicazione del datore di lavoro. 202 ing. Pietro Giannone DPI come misure estrema e norme I DPI si adottano DOPO le misure di prevenzione, solo se il rischio non può essere ulteriormente ridotto con altri mezzi I dispositivi devono essere conformi alla norma di riferimento per il rischio e la situazione affrontata Il fatto che un DPI sia marcato CE non è sufficiente a garantire il fatto che sia adatto al rischio esistente. 203 ing. Pietro Giannone Rumore: cuffie e inserti I DPI per il rumore devono garantire il rispetto di limiti di esposizione: cuffie cuffie attive tappi inserti auricolari ad archetto ecc. Verificare gli effetti del DPI (in certe condizioni si possono non adottare). 204 ing. Pietro Giannone Caratterizzazione DPI rumore Come si scelgono le cuffie? I DPI per il rumore vengono caratterizzati mediante dati di abbattimento alle diverse frequenze Si effettuano misure apposite e si analizza il rumore da abbattere Il DL deve dimostrare di aver scelto il DPI tenendo conto di queste caratteristiche. 205 ing. Pietro Giannone Maschere polveri Le maschere antipolvere hanno porosità e prestazioni diverse da scegliere in funzione della concentrazione di polvere in aria I filtri hanno prestazioni diverse: FFP1, FFP2, FFP3 sono sigle che identificano la capacità di trattenere polvere Maschere facciali, semimaschere ecc.: ogni tipologia ha un Fattore di Protezione diverso, la scelta si fa considerando il tipo di polvere e la contaminazione. 206 ing. Pietro Giannone Maschere composti chimici Anche le maschere per composti organici hanno caratteristiche diverse in funzione delle molecole che devono trattenere Banda marrone, grigia, gialla ecc: ogni tipologia una famiglia di composti I diversi tipi hanno fattori di protezione e DURATA diversi, una scelta sbagliata può addirittura peggiorare l’esposizione professionale … 207 ing. Pietro Giannone Guanti Hanno caratteristiche diverse in funzione dei rischi dai quali devono proteggere Proteggono da una serie di azioni tra le quali il taglio di lama, la perforazione, lo strappo, l’abrasione Per quanto riguarda il rischio chimico le norme EN di riferimento prevedono degli specifici test di resistenza 208 ing. Pietro Giannone Tute e indumenti Gli indumenti di protezione da agenti chimici si dividono in : A tenuta stagna di gas A tenuta non stagna di gas A tenuta di liquidi con pressione A tenuta di spruzzi A tenuta di particelle A limitata tenuta di schizzi liquidi 209 ing. Pietro Giannone Occhiali Occhiali e visiere da saldatura Maschere antincendio Visiere ospedaliere Visiere integrate in elmetto Diverse norme per le diverse tipologie. 210 ing. Pietro Giannone Segnaletica sicurezza Le normative di sicurezza prevedono una segnaletica standardizzata per la sicurezza I colori, i cartelli, la segnaletica gestuale, la segnaletica acustica, sono regolate da direttive CE e uniformi tra i paesi membri che le hanno recepite 211 ing. Pietro Giannone Divieto I cartelli di divieto sono rotondi, realizzati con pittogramma nero su sfondo bianco e bande rosse 212 ing. Pietro Giannone Avvertimento e altri Avvertimento: triangolo nero-giallo Prescrizione: rotondi bianco-azzurro Salvataggio: rettangolari o quadrati giallo-verde Antincendio: rettangolari o quadrati bianco-rosso 213 ing. Pietro Giannone Gestuale Segnali standardizzati Procedure scritte Importanza dell’addestramento 214 ing. Pietro Giannone RISCHI PER GLI OPERATORI SCOLASTICI: PERSONALE A.T.A. DOCENTI ALUNNI EQUIPARATI 215 ing. Pietro Giannone RISCHI SPECIFICI PER GLI OPERATORI SCOLASTICI: PERSONALE ATA (A titolo informativo, si riprende la parte dei RISCHI COMUNI A TUTTI GLI OPERATORI SCOLASTICI) RISCHI connessi All’ATTIVITA All’ ATTIVITA’’ SCOLASTICA Carenza di manutenzione ordinaria e strutturale degli edifici (pavimenti, scale, ecc.) ecc.) scivolamento o inciampo sul piano di calpestio rottura di superfici vetrate 216 LAVORATORI ESPOSTI Tutti gli Operatori scolastici: PERSONALE ATA, Docenti, Studenti Carenza delle condizioni illuminotecniche “ Carenze nelle procedure per il ricambio dell’aria nelle aule “ ing. Pietro Giannone Carenze di trattamento antirumore di “ zone e locali Inadeguatezza dell’impianto elettrico Impianto termico non a norma Rischi connessi alle procedure di evacuazione “ Inadeguatezza del Sistema di Sicurezza antincendio: antincendio: via di fuga, uscite di sicurezza, attrezzature di spegnimento “ 217 217 ing. Pietro Giannone 218 218 Inadeguatezza del Sistema di Prevenzione Incendi: Incendi: Piano di Evacuazione, simulazione ed esercitazioni pratiche, addestramento “ Inidoneità dei laboratori didattici (VDT, attrezzature ed apparecchiature non a norma) “ Inadeguatezza degli arredi e delle attrezzature (spigoli vivi, lastre vetrate non di sicurezza e/o senza antisoleggiamento, tavoli e sedili non ergonomici “ ing. Pietro Giannone Rischio di contrarre infezioni in condizioni di morbilità ambientale (per la tutela delle lavoratrici durante il Tutti gli operatori scolastici: Personale ATA, Docenti, Studenti periodo di gravidanza e fino a sette mesi di età del figlio: V. artt. 6 e 7 D.Lgs. 26 Marzo 2001, n. 251) Allergie respiratorie “ Rischi connessi all’utilizzo di piccole attrezzatura quali cutter, taglierine, ecc. 219 219 ing. Pietro Giannone 220 Rischio di inalazione e contatto con sostanze chimiche “ Rischio di infortuni per uso di impianti, macchine ed attrezzature “ Rischio elettrico “ Allergie cutanee e respiratorie “ ing. Pietro Giannone RISCHI SPECIFICI connessi alle mansioni svolte dalle figure professionali : DIRETTORE S.G.A S.G.A.. E ASSISTENTI AMMINISTRATIVI 221 221 RISCHI CONNESSI ALLE MANSIONI SVOLTE DALLE FIGURE PROFESSIONALI: DIRETTORE S.G.A. E ASSISTENTE AMMINISTRATIVO MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO: RISCHIO INFORTUNIO DA ELETTROCUZIONE • Formazione/Informazione adeguata Prevenzione = misure adottate per ridurre la probabilità di accadimento dell’evento dannoso Protezione = misure adottate per ridurre l’entità del danno ai compiti (Art. 36 36--37 37); ); • Fare uso corretto di macchine ed apparecchiature elettriche • Controllo della rispondenza alla regola d’arte ed alle norme CEI dell’impianto elettrico per prevenire rischi di contatti diretti ed indiretti con parti sotto tensione ing. Pietro Giannone RISCHIO PER LA VISTA E PER GLI OCCHI NELL’USO DEI VIDEOTERMINALI (VDT). Lavoratore: il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni di cui all’art. 175, D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 – T.U. • Formazione/Informazione adeguata all’uso degli strumenti informatici; • Garantire nell’attività al videoterminale idonee condizioni illuminotecniche: valori compresi tra 200 e 250 lux (mentre per l’attività d’ufficio sono consigliati valori compresi tra 200 e 500 lux); • Curare le stabilità dell’immagine video, la dimensione dei caratteri e la loro nitidezza, ecc.; • Interrompere l’attività per quindici minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale (art. 175, c. 3, T.U. n. 81/2008) • 222 222 ing. Pietro Giannone RISCHIO PER LA VISTA E PER GLI OCCHI NELL’USO DEI VIDEOTERMINALI (VDT (VDT). ). Lavoratore: il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni di cui all’art. 175, D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 – T.U. 223 223 • Sottoporre alla Sorveglianza Sanitaria (Medico Competente) Competente) gli Assistenti Amministrativi che utilizzano il videoterminale per almeno 20 ore settimanali (art. 176, D.Lgs. N. 81/08); la periodicità delle visite di controllo è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni o limitazioni e per quelli che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquennale negli altri casi. casi. ing. Pietro Giannone RISCHI LEGATI ALLA POSTURA (RISCHIO POSTURALE)) ED POSTURALE ALL’AFFATICAMENTO FISICO O MENTALE 224 224 -Formazione/Informazione adeguata a non far assumere scorrettezze posturali; - Adeguare le postazioni di lavoro fornendo sedie ergonomiche, regolabili in altezza, in funzione della posizione del tavolo; - nei casi di lavoro continuativo assicurare delle pause di riposo (considerate a tutti gli effetti parte integrante dell’orario di lavoro); promuovere la diversificazione dei compiti da svolgere con rotazione delle mansioni; -Consentire spazi di autoorganizzazione delle attività da svolgere. ing. Pietro Giannone RISCHI SPECIFICI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO 225 RISCHI CONNESSI ALLE MANSIONI SVOLTE DALLA FIGURA PROFESSIONALE: COLLABORATORE SCOLASTICO MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE PER ELIMINARE O RIDURRE IL - RISCHIO CHIMICO, CHIMICO, connesso all’uso di prodotti di pulizia; pulizia; in particolare, in caso accidentale con le sostanze o di esposizione vapori a seguito di incauta miscelazione di detergenti (per es. acido cloridrico e candeggina)) candeggina - Formazione Formazione--Informazione specifica sulle procedure da utilizzare; -Indossare i previsti Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I. (D.P.I.)) (guanti in gomma, mascherina antipolvere, occhiali o visiera paraschizzi); RISCHIO:: RISCHIO Prevenzione = misure adottate per ridurre la probabilità di accadimento dell’evento dannoso Protezione = misure adottate per ridurre l’entità del danno ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO - Attenersi alle “Schede “Schede tecniche di Sicurezza” dei prodotti in uso; -Usare solo contenitori originali mantenendo l’etichetta; - Sostituzione dei prodotti maggiormente nocivi RISCHIO CHIMICO, CHIMICO, dovuto ad esposizione toner 226 - Formare il personale sulle procedure da utilizzare durante la sostituzione del toner; -Indossare adeguati Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I. (D.P.I.)) (guanti in lattice e maschere antipolvere) - Tenere aerato l’ambiente. l’ambiente. ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO -RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI connesso a: Spostamento di arredi per operazione di pulizia; Attività di pulizia: pulizia: movimentazione di contenitori d’acqua e prodotti di pulizia, sacchi di rifiuti; Ausilio alla attività didattiche: Spostamento di attrezzature didattiche; Sollevamento e abbassamento di alunni diversamente abili 227 - Formazione/Informazione adeguata ai compiti; -Utilizzare carrelli per la movimentazione di carichi pesanti - Utilizzare i previsti D.P.I. D.P.I.:: scarpe con punta antischiacciamento e suola antisdrucciolo; guanti da lavoro; - Attenersi a corrette procedure di sollevamento e spostamento (valori limiti di pesi movimentabili a mani: maschi: 30 Kg; femmine: 20 Kg) ing. Pietro Giannone RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO (continua) - RISCHIO BIOLOGICO, connesso: sia alla cura dell’igiene che all’assistenza nell’uso dei servizi igienici agli alunni diversamente abili (probabilità di contatto con batteri, virus …) 228 - Formazione/Informazione adeguata ai compiti; -Utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale; guanti in lattice monouso; - Tenere un continuo livello di attenzione; -Applicare rigorose procedure unitamente a corrette prassi operative (tecniche e regole di sicurezza) ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO -RISCHI CONNESSI ALLE OPERAZIONI DI PULIZIA PULIZIA:: Cadute dall’alto per uso inadeguato di scale; Cadute in piano causa scivolamento; Caduta di pesi; pesi; Elettrocuzione per uso di macchine lavalava-pavimenti o di altre attrezzature elettriche (bidone aspirapolvere, ecc.) 229 -Formazione/Informazione adeguata ai compiti; compiti; - Uso corretto delle scale; scale; -Uso di cinture e imbracature di sicurezza; - Indossare scarpe con suola antisdrucciolo;; antisdrucciolo - Indossare cinture portaoggetti; -Fare uso corretto di macchine ed apparecchiature elettriche. ing. Pietro Giannone RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO (continua) -RISCHI CONNESSI ALL’USO DI ATTREZZATURE: ATTREZZATURE: Fotocopiatori, copyprint, matrici 230 -Formazione/Informazione adeguata ai compiti; compiti; - Adottare corrette procedure di lavoro; - Collocare i fotocopiatori in ambienti aerati e con ampio cambio d’aria; - Indossare i D.P.I D.P.I.. (guanti e mascherina antipolvere) per evitare il contatto con sostanze chimiche: toner, carta speciale per le matrici, ecc. ing. Pietro Giannone RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO (continua) - RISCHIO RUMORE, RUMORE, legato all’utilizzo prolungato e continuativo del fotocopiatore 231 -Verifica periodica del buon funzionamento del fotocopiatore; - Installare il fotocopiatore in un locale destinato solo alla fotocopiatura onde evitare che il rumore si aggiunga ad altri. ing. Pietro Giannone RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI MECCANICA 232 232 RISCHI CONNESSI ALLE MANSIONI SVOLTE DALLE FIGURE PROFESSIONALI: DOCENTI – I.T.P I.T.P.. - ASSISTENTI TECNICI DI LAB LAB.. DI MECCANICA MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO: Prevenzione = misure adottate per ridurre la probabilità di accadimento dell’evento dannoso Protezione = misure adottate per ridurre l’entità del danno Gli operatori presenti nei Laboratori di Meccanica sono sottoposti a Rischi Rischi:: da infortunio infortunio:: nell’uso di macchine e apparecchiature particolari; in particolare, infortunio derivante da eventuali operazioni di saldatura e taglio mediante apparecchiature ossidriche, ossiacetileniche, elettriche e simili; Informazione e Formazione (art. 36 e 37) sulla natura dei Rischi e sui comportamenti conseguenti; conseguenti; • mantenere costantemente comportamenti corretti; corretti; • stretta vigilanza sulle condizioni del laboratorio; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI MECCANICA In sintesi, sono RISCHI SPECIFICI: SPECIFICI: di taglio, di abrasioni schegge e/o scarti di lavorazione in genere caduta di pezzi di lavorazione pesanti e/o contundenti scivolamento ustioni danni agli apparati respiratorio, uditivo e visivo 233 233 Utilizzare i previsti Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I. (D.P.I.): ): guanti, occhiali di protezione, inserti o cuffie, maschera protettiva, scarpe antinfortunistiche, abbigliamento adeguato. ing. Pietro Giannone da esposizione a oli (contatto, esposizione ad aerosol): il contatto con gli oli può produrre malattie della cute qualora si venga a contatto diretto con gli oli (acne, follicoliti, dermatite irritativa, dermatite allergica, tumore della cute); in caso di inalazione di nebbie e fumi può provocare malattie dell’apparato respiratorio (irritazione cronica, fibrosi polmonare, tumore polmonare, infezioni batteriche e micotiche) 234 234 • controllo della sicurezza delle macchine: p. es., tutti gli organi in movimento devono essere protetti contro i contatti accidentali: Dev’essere Dev ’essere presente sulla parte operatrice degli utensili in movimento, laddove applicabile, una idonea carteratura di protezione. Cinghie, funi, nastri ed organi di trasmissione del moto devono essere protetti. E’ necessario installare idonee protezioni e carterature a tutti gli organi in movimento delle macchine in modo da evitare contatti accidentali. Dove necessario devono esistere schermi per prevenire il rischio di proiezione di oggetti e frammenti. ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI MECCANICA da rumore elettrici 235 Devono essere installati e funzionanti sistemi di captazione ed aspirazione di fumi e polveri laddove necessario. necessario. I dispositivi di protezione meccanici ed elettrici devono essere presenti, idonei e attivati su tutte le macchine. Tutte le macchine devono essere dotate di arresto di emergenza in posizione facilmente accessibile, ecc. • regolare manutenzione degli impianti; impianti; • mantenimento delle condizioni strutturali di adeguatezza del locale; •mantenimento di condizioni di sicurezza per il movimento delle persone nei pavimenti dei posti di lavoro e i passaggi; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI MECCANICA •pulizia dei pavimenti per eliminare la presenza di di oli minerali, limature di ferro che possono essere causa di scivolamento e cadute; • eventuale posa di pavimentazioni antiscivolo o l’applicazione di impasti particolari sui pavimenti prepre-esistenti; • provvedimenti atti ad impedire o ridurre lo sviluppo e la diffusione di fumi e polveri; • sistema di aspirazione immediatamente vicino al luogo ove di producono gas, odori o fumi;; fumi 236 ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI MECCANICA • scelta di oli meno tossici; • pulizia periodica dei macchinari e dei reparti; •protezione delle macchine per evitare schizzi d’olio; • idonei impianti di aspirazione; • l’abbattimento del rumore; rumore; i valori di soglia che non possono essere superati; • manutenzione degli utensili: la rumorosità delle macchine è infatti generalmente provocata dall’usura e dalla mancata manutenzione delle parti meccaniche; • uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I. D.P.I.). ). 237 ing. Pietro Giannone RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA RISCHI CONNESSI ALLE MANSIONI SVOLTE DALLE FIGURE PROFESSIONALI: 238 MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO: DOCENTI – I.T.P. I.T.P.-- ASSISTENTI TECNICI DI LAB LAB.. DI ELETTROTECNICA Prevenzione = misure adottate per ridurre la probabilità di accadimento dell’evento dannoso Protezione = misure adottate per ridurre l’entità del danno I Rischi nei Laboratori di Elettrotecnica:: Elettrotecnica elettrocuzione elettrocuzione;; infortunio (utilizzo di macchine utensili); chimico (esposizione a sostanze chimiche durante le saldature, incollaggio, ecc.) • Informazione e Formazione (artt. 36 e 37) sulla natura dei Rischi e sui comportamenti conseguenti: a) Rispetto dei criteri previsti dalla Norma CEI 64 64--8 (CEI:Comitato Elettrotecnico Italiano) soprattutto in materia di protezione dai rischi di contatto diretto ed indiretto con parti in tensione; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA I rischi elettrici a cui ci si riferisce sono essenzialmente di tre tipi. Rischi derivanti dall’uso di attrezzature meccaniche: a) Rischi per la mancanza di energia elettrica:: deve esistere un impianto elettrica elettrico di emergenza regolarmente collaudato; le macchine devono essere provviste di idoneo dispositivo contro il riavviamento automatico in seguito al ripristino dell’energia elettrica; 239 b) Utilizzo di idonee attrezzature (ad es. utensili isolati); c) Utilizzo di efficienti Dispositivi di Protezione Individuale (DPI (DPI)) durante le prove pericolose: • Guanti isolanti: isolanti: elastici, anatomici, provvisti di manichetta lunga per coprire in parte le maniche e di certificazione di collaudo: • Scarpe antiperforazione e antisdrucciolo con solette isolanti: isolanti: in relazione alle mansioni da svolgere possono essere antinfortunistiche con protezioni ulteriori; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA b) Rischi dovuti a radiazioni non ionizzanti: fonti infrarosse (riscaldamento, corpi incandescenti) e fonti ultraviolette (saldatura, arco elettrico, trattamento ad alta temperatura); c) Rischi derivanti dagli interventi di manutenzione (esercitazioni, ecc.) con elementi sotto tensione) Rischio di taglio, di abrasioni, meccanico (connesso all’utilizzo di macchine rotanti e contatto con organi in movimento 240 • Tappeti in gomma per tensioni medie:: sono da utilizzare in ambienti medie asciutti e puliti; deve essere controllata l’integrità del tappeto prima di iniziare le lavorazioni; • Pedane isolanti per alte tensioni: tensioni: devono essere munite di isolatori di sostegno; vanno fissati sporgenti rispetto al piano della pedana per garantire adeguata stabilità contro il ribaltamento; d) Attivazione di procedure di sicurezza durante le prove. ing. Pietro Giannone RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI CHIMICA RISCHI CONNESSI ALLE MANSIONI SVOLTE DALLE FIGURE PROFESSIONALI: DOCENTI – I.T.P. - ASSISTENTI TECNICI DI LAB LAB.. DI CHIMICA I fattori di Rischio nel Laboratorio di Chimica sono molteplici e variabili: Rischi connessi alle caratteristiche delle sostanze usate, con rischi derivanti dal contatto o inalazione con sostanze chimiche nocive, tossiche o corrosive; 241 MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO: Prevenzione = misure adottate per ridurre la probabilità di accadimento dell’evento dannoso Protezione = misure adottate per ridurre l’entità del danno Informazione e Formazione ai lavoratori (artt. 36 e 37) sulla natura dei Rischi e sui comportamenti conseguenti. Le prime misure di prevenzione e protezione saranno: • raccolta e smaltimento differenziato dei rifiuti, residui, recipienti vuoti e sostanze scadute; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI CHIMICA Rischi connessi a problemi ambientali in relazione alla presenza delle sostanze pericolose, vale a dire rischi conseguenti all’accumulo di sostanze (o di residui) non più in uso (spesso non etichettate perché precedenti alle norme attualmente in vigore) con recipienti non più in grado di garantire la tenuta, in luoghi non idonei; 242 242 • a) b) Conservare presso il laboratorio le “Schede “Schede di Sicurezza” Sicurezza” delle sostanze utilizzate. Si consiglia di attenersi alla seguente procedura: stilare una lista delle sostanze chimiche presenti; Richiedere al fornitore le Schede di Sicurezza, procedurarne la consultazione prima dell’immagazzinamento e dell’utilizzo e spedirne copia al Medico Competente (ove nominato); ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI CHIMICA Rischio Chimico derivante dallo scarso uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I. D.P.I.): ): Rischio di ustioni e danni all’epidermide, danni all’apparato respiratorio e visivo 243 243 • Informare e formare i lavoratori e gli studenti ad essi equiparati; • procedere all’aggiornamento dell’elenco delle sostanze ogni qualvolta si acquistino nuovi prodotti; c) Verificare che tutti i recipienti riportino l’indicazione scritta del nome e del codice numerico del prodotto contenuto e dei rischi associati. associati. In caso di travaso di parte della sostanza dal contenitore originale ad un altro assicurarsi di riportare l’indicazione scritta del nome e del codice numerico del prodotto contenuto e dei rischi associati su quello di destinazione; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI CHIMICA d) Le materie prime non in uso, uso, i prodotti ed i rifiuti che abbiano proprietà nocive per la salute devono essere custoditi in recipienti a tenuta e la loro presenza deve essere segnalata; segnalata; e) I contenitori dei rifiuti speciali devono essere conservati all’esterno del luogo di lavoro. Lo spazio dovrà essere dotato di idonea vasca di contenimento per contenere gli spandimenti e dovrà essere adeguatamente protetto contro gli agenti atmosferici; f) Apporre idonea cartellonistica nei locali ove si depositano o si usano sostanze chimiche indicante il divieto di fumare, usare apparecchi a fiamma libera, mangiare e bere; 244 ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI CHIMICA g)) Se i risultati della valutazione dei rischi dimostrano che, in relazione al tipo e alle quantità di un agente chimico pericoloso e alle modalità e frequenza di esposizione a tale agente presente sul luogo di lavoro, vi è solo “Rischio “Rischio basso” basso” per la sicurezza e irrilevante per la salute dei lavoratori e che le misure di cui al comma dell’art. 224, T.U. n. 81/08, sono sufficienti a ridurre il rischio, non si applicano le disposizioni degli artt. 225, 226,229,230 dello stesso T.U. n. 81/08; h) Attivare idonea procedura in modo che la manipolazione di sostanze pericolose per la salute venga effettuata da personale competente; i lavoratori devono disporre di idonei Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I. D.P.I.)) sia per proteggere le vie respiratorie che per proteggersi da contatti accidentali attraverso la pelle o gli occhi;; devono essere altresì formati circa il loro uso e gli occhi obblighi; 245 ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI CHIMICA i) Nei locali o attrezzature ove si impiegano sostanze chimiche pericolose devono esistere idonei sistemi di captazione vapori, di ricambio aria e attrezzature per docce oculari;; oculari l) Gli armadi per il contenimento dei reagenti chimici dovranno essere di legno e laminato plastico a circolazione d’aria e dotati di bocchette di ripresa e tubazioni di aspirazione; per il contenimento dei solventi è consigliabile un armadio metallico di sicurezza in lamiera d’acciaio verniciata con resine epossidiche resistenti ai solventi. Dotate di ante a battente con chiusura magnetica, apribile in modo spontaneo in caso di incremento di pressione interna per effetto di incendio di vapori e dei solventi; ciascun piano e la parte inferiore dell’armadio dovranno essere in grado di assicurare un contenimento dei solventi in caso di rottura dei contenitori. 246 ing. Pietro Giannone RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI INFORMATICA RISCHI CONNESSI ALLE MANSIONI SVOLTE DALLE FIGURE PROFESSIONALI: DOCENTI – I.T.P I.T.P.. - ASSISTENTI TECNICI DI LAB LAB.. DI INFORMATICA I Laboratori di Informatica presentano fattori di rischio meno immediatamente individuabili: RISCHI: Infortunio da elettrocuzione 247 MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO: Prevenzione = misure adottate per ridurre la probabilità di accadimento dell’evento dannoso Protezione = misure adottate per ridurre l’entità del danno • Informazione e Formazione adeguata ai compiti (artt. 36 e 37); • Fare uso di macchine ed apparecchiature elettriche; • Controllo della rispondenza alla regola dell’arte ed alle Norme CEI dell’impianto elettrico per prevenire rischi di contatti diretti ed indiretti con parti sotto tensione; ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI INFORMATICA rischio per la vista e per gli occhi nell’uso dei Videoterminali; Videoterminali; (va sdrammatizzata la questione relativa alle radiazioni ed ai loro effetti, specie in termini di aborti ed alterazioni fetali: tutte le indagini più attendibili condotte a proposito hanno non solo escluso tali effetti, effetti, ma hanno anche dimostrato che in prossimità dei V.D.T. non si modifica la radioattività naturale di fondo). 248 •Garantire nell’attività al videoterminale idonee condizioni illuminotecniche: illuminotecniche: valori compresi tra 200 e 250 lux (mentre per l’attività d’ufficio sono consigliati valori compresi tra 200 e 500 lux); • Curare la stabilità dell’immagine video, la dimensione dei caratteri e la loro nitidezza, ecc.; • Sottoporre alla Sorveglianza Sanitaria (Medico Competente) gli Assistenti Amministrativi che utilizzano i videoterminali per almeno 20 ore settimanali,, dedotte le interruzioni di cui settimanali all’art. 175 del T.U. ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI INFORMATICA • Il lavoratore (videoterminalista (videoterminalista)) ha comunque diritto ad una pausa di 15 15’’ ogni 120 120’’ di applicazione CONTINUATIVA al videoterminale. • La periodicità delle visite di controllo è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni o limitazioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquennale negli altri casi (art. 176, T.U. n. 81/08); • Formazione/Informazione adeguata a non far assumere scorrettezze posturali; • Adeguare le postazioni di lavoro fornendo sedie ergonomiche,, regolabili in altezza, in funzione della ergonomiche posizione del tavolo; 249 ing. Pietro Giannone (continua) RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB LAB.. DI INFORMATICA • Consentire spazi di autoorganizzazione delle attività da svolgere. • Nei casi di lavoro “continuativo” “continuativo” al VDT, assicurare delle pause di riposo (considerate a tutti gli effetti parte integrante dell’orario di lavoro); promuovere la diversificazione dei compiti da svolgere con rotazione delle mansioni; 250 ing. Pietro Giannone GESTIONE DELLE EMERGENZE PIANO DI EMERGENZA MISURE E PROCEDURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE 251 251 ing. Pietro Giannone Per favorire la PREVENZIONE nei luoghi di lavoro presenti nelle istituzioni scolastiche (e in ogni altra azienda) è indispensabile: progettare ed assicurare una efficiente ed efficace GESTIONE DELLE EMERGENZE Nella Gestione dell’Emergenza sono coinvolti TUTTI gli Operatori scolastici e gli studenti. 252 ing. Pietro Giannone GESTIONE DELLE EMERGENZE CHE COSA SI INTENDE PER EMERGENZA? Per Emergenza s’intende tutto ciò che appare 253 condizione insolita e pericolosa che può presentarsi in modi e tempi non completamente prevedibili. Pertanto si può affermare che l’EMERGENZA l’EMERGENZA è un fenomeno non interamente codificabile, che può evolvere con rischi a persone o cose e richiede quindi un intervento immediato. immediato ing. Pietro Giannone CHE COSA SIGNIFICA GESTIRE LE EMERGENZE?? EMERGENZE Significa definire e adottare le necessarie misure organizzative e procedurali allo scopo di: Attivare tempestivamente le “Squadre “Squadre Antincendio”” e di “Primo Antincendio “Primo Soccorso” (Squadre di Emergenza); 254 254 ing. Pietro Giannone Utilizzare correttamente le attrezzature disponibili per le operazioni di primo intervento; intervento; Richiedere telefonicamente gli interventi dei Soccorsi esterni (“115” e “118”); Attivare l’evacuazione l’evacuazione dei presenti nell’edificio. 255 ing. Pietro Giannone Tutto questo richiede la definizione di un preciso PIANO DI EMERGENZA, contenente al suo interno: 256 Il PIANO DI EVACUAZIONE e Il PIANO DI PRIMO SOCCORSO ing. Pietro Giannone Quindi, che cosa si intende per PIANO DI EMERGENZA EMERGENZA?? Il Piano di EMERGENZA è l’insieme delle misure da attuare per: affrontare la situazione in modo da prevenire ulteriori incidenti, evitare o limitare i danni per l’integrità e la salute dei lavoratori o delle persone eventualmente coinvolte nell’ambiente di lavoro, arrivando ad attuare, se necessario, il relativo PIANO di EVACUAZIONE.. EVACUAZIONE 257 257 ing. Pietro Giannone RIDURRE IL RISCHIO DI MANIFESTAZIONI INCONTROLLATE: PANICO Una puntuale organizzazione per far fronte alle situazioni imprevedibili riduce, inoltre, il rischio di reazioni non controllate che, specialmente in ambito collettivo, possono essere pericolose. Questo comportamento irrazionale è conosciuto con il termine di PANICO. 258 258 ing. Pietro Giannone Il panico si manifesta con varie reazioni emotive: timore e paura, oppressione, ansia fino ad emozioni convulse e manifestazioni isteriche, assieme a particolari reazioni dell’organismo; le persone reagiscono in modo non controllato e razionale. In una situazione di pericolo, presunta o reale, con presenza di molte persone, il panico si manifesta principalmente nei seguenti modi: 259 259 ing. Pietro Giannone Queste reazioni costituiscono elementi di grave turbativa e pericolo. I comportamenti di cui abbiamo accennato possono essere modificati e ricondotti alla normalità se il sistema in cui si evolvono è preparato e organizzato per far fronte ai pericoli che lo insidiano. Un contributo fondamentale in questa direzione, come già sottolineato, lo può dare il PIANO DI EMERGENZA. 260 260 ing. Pietro Giannone ORGANIZZAZIONE DELL’EMERGENZA Il Dirigente scolastico, unitamente al responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Istituto (RSPP (RSPP), ), dispone le seguenti PROGRAMMAZIONI all’interno della scuola per la GESTIONE DELL’EMERGENZA: a) vengono tenuti costantemente i rapporti con i SERVIZI PUBBLICI, con gli addetti alla lotta antincendio, i sistemi di gestione dell’emergenza, il salvataggio; b) vengono designati gli ADDETTI della SQUADRA ANTINCENDIO, in relazione alle competenze e alla ANTINCENDIO, caratteristiche dell’istituto; 261 261 ing. Pietro Giannone c) vengono INFORMATI i lavoratori e gli studenti in merito alle eventuali esposizioni al pericolo e alla misure da adottare per l’abbattimento del pericolo stesso; d) vengono predisposti i programmi di intervento per il PIANO DI EVACUAZIONE e per il deflusso delle persone dagli edifici scolastici e programmare le relative prove (almeno 2 all’anno); e) i lavoratori PARTECIPANO all’abbattimento del pericolo e PARTECIPANO fattivamente alla sua riduzione. 262 262 ing. Pietro Giannone OBIETTIVI DEL PIANO DI EMERGENZA 1.. AFFRONTARE l’emergenza fin dal primo insorgere per contenerne gli effetti sulla popolazione scolastica; 2. PIANIFICARE le azioni necessarie per proteggere le persone sia da eventi interni che esterni; 3. COORDINARE i servizi di emergenza; 4. FORNIRE una base INFORMATIVA al Personale ATA, ai Docenti e agli studenti. 5. DEFINIRE LE PROCEDURE da attuare in caso di emergenza da parte dei docenti, di servizio e degli alunni per la messa al sicuro delle persone e la salvaguardia dei beni; 263 263 ing. Pietro Giannone 6. INDIVIDUARE LE FIGURE che si occupano della gestione delle emergenze; 7. PREDISPORRE “PIANI DI EVACUAZIONE” EVACUAZIONE” con l’indicazione dei percorsi d’esodo, d’esodo, dei presidi antincendio, dei dispositivi di arresto degli impianti di distribuzione dell’energia elettrica, del gas e degli impianti di riscaldamento/condizionamento; 8. DEFINIRE le ISTRUZIONI per l’attivazione dei SOCCORSI ESTERNI. 264 264 ing. Pietro Giannone COME ORGANIZZARSI OPERATIVAMENTE PER AFFRONTARE L’EMERGENZA Considerati i lunghi tempi di attesa degli interventi esterni, l’evoluzione positiva dell’emergenza dipenderà esterni, in gran parte dal corretto e tempestivo intervento dell’organizzazione locale. Per intervenire utilmente, occorrerà almeno essere in grado di: CONOSCERE L’EVENTO CONOSCERE COSA IMPLICA DECIDERE COSA FARE ATTUARE L’INTERVENTO 265 265 ing. Pietro Giannone CONOSCERE L’EVENTO: Venire a conoscenza dell’evento in maniera dettagliata ed in tempi rapidi (tramite un sistema di allarme e reporting interno, da predisporre e provare periodicamente: almeno due volte all’anno) CONOSCERE COSA IMPLICA: Conoscere i pericoli ed i rischi tipici dei possibili eventi e le modalità di approccio all’intervento (tramite precedenti esperienze, letteratura specifica, ecc.) 266 266 ing. Pietro Giannone DECIDERE COSA FARE: Saper decidere se attivare subito il sistema di evacuazione e salvataggio delle persone presenti (stimando la possibile evoluzione negativa dell’emergenza) ATTUARE L’INTERVENTO: Attivare le modalità operative di intervento (interne e esterne) secondo i modelli predefiniti. 267 267 ing. Pietro Giannone COMPOSIZIONE DELLA SQUADRA DI EMERGENZA La SQUADRA DI EMERGENZA è composta da tre GRUPPI: 1. SQUADRA DI PREVENZIONE INCENDI (o Squadra Antincendio) 2. SQUADRA DI EVACUAZIONE 3. SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO 268 268 ing. Pietro Giannone 1. SQUADRA DI PREVENZIONE INCENDI Composizione e Requisiti Due Collaboratori scolastici per piano (se sussiste la possibilità) Abilitati dopo il Corso di Formazione allo spegnimento e all’uso dei mezzi di estinzione Possesso dell’Attestato rilasciato dai VVF (se la tipologia di rischio è ELEVATO) 269 269 ing. Pietro Giannone SQUADRA DI PREVENZIONE INCENDI ADDETTI ANTINCENDIO Compiti (continua) Circoscrive l’incendio e ne ritarda la propagazione Scelta del mezzo di propagazione Spegnimento 270 270 ing. Pietro Giannone (continua) a) COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO INCENDIO DI dell’ESTINTORE dell’ ESTINTORE)): RIDOTTE PROPORZIONI (uso Gli Addetti alla Squadra Antincendio, su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza, e comunque in caso di necessità, si recano sul posto dell’evento dell’evento.. AZIONI da attivare in caso di INCENDIO LOCALIZZATO LOCALIZZATO:: 1. Prelevare l’ l’ESTINTORE ESTINTORE più vicino ed agire come da addestramento.. addestramento 2. Una prima erogazione a ventaglio di sostanza estinguente, alla base della fiamma fiamma,, può essere utile per avanzare in profondità ed aggredire il fuoco da vicino vicino.. 3. Se si utilizzano due estintori contemporaneamente si deve operare da posizioni che formino, rispetto al fuoco, un angolo massimo di 90°°. 90 271 271 ing. Pietro Giannone (continua) COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO 4. Operare a giusta distanza per colpire il fuoco con un getto efficace. 5. Dirigere il getto ALLA BASE DELLA FIAMMA 6. Non attraversare con un getto le fiamme, agire progressivamente, prima le fiamme vicine poi verso il centro.. centro 7. Non sprecare inutilmente sostanze estinguenti 8. Se necessario, richiedere l’intervento di ALTRI ADDETTI FORMATI 9. Collaborare con gli altri Addetti alla lotta antincendio 10. Rimuovere eventuali materiali combustibili e/o infiammabili per circoscrivere l’incendio 272 272 ing. Pietro Giannone (continua) COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO 11. Allontanare eventuali persone presenti 12. Proteggersi le via respiratorie con un fazzoletto bagnato, gli occhi con gli occhiali 13. Segnalare al Coordinatore dell’Emergenza lo stato dell’evento N.B. Se si valuta che il fuoco è di piccole dimensioni si deve arieggiare il locale, locale, perché è importante tenere bassa la temperatura dell’aria per evitare il raggiungimento di temperature pericolose per l’accensione di altro materiale presente e per far evacuare i fumi e i gas responsabili di intossicazioni e ulteriori incendi. 273 273 ing. Pietro Giannone (continua) COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO N.B. L’art L’art.. 6 del D.M. 10 10..03 03..1998 (in attesa dell’adozione di nuovi decreti di cui all’art all’art.. 46 46,, c. 4, T.U. n. 81 81/ /2008 2008), ), dispone che i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell’emergenza dell’emergenza,, devono frequentare il Corso di Formazione previsto dall’art dall’art.. 7 dello D.M. Nelle scuole di ogni ordine e grado con oltre 300 persone presenti presenti,, gli stessi lavoratori devono conseguire anche l’”Attestato di Idoneità Tecnica” (rilasciato dei Vigili del Fuoco previo accertamento teorico e pratico) 274 274 ing. Pietro Giannone COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO b) INCENDIO DI VASTE PROPORZIONI (DIFFUSO): (continua) 1. 2. 3. 4. 5. 275 275 Informare il Coordinatore dell’Emergenza sullo stato dell’evento Avvisare i Vigili del Fuoco Attendere la conferma del disinserimento della corrente elettrica (sezionamento) per l’utilizzo degli IDRANTI Attaccare l’incendio senza compromettere la propria incolumità Seguire le istruzioni del Coordinatore dell’Emergenza e dei Soccorsi esterni ing. Pietro Giannone (continua) COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO RACCOMANDAZIONI FINALI Quando l’incendio è domato: - Accertarsi che non permangano focolai nascosti o braci Arieggiare sempre i locali per eliminare gas o vapori Far controllare i locali prima di renderli agibili per verificare che non vi siano lesioni a strutture portanti Note Generali Attenzione alle superfici vetrate, vetrate, a causa del calore possono esplodere In caso di impiego di estintori a CO2 in locali chiusi, abbandonare immediatamente i locali dopo la scarica. Non dirigere mai il getto contro la persona avvolta dalle fiamme, usare grandi quantità di acqua oppure avvolgere la persona in una coperta o indumenti 276 ing. Pietro Giannone (continua) SQUADRA DI EVACUAZIONE Compiti per funzioni A) INDIVIDUAZIONE E COMPITI DEL “COORDINATORE DELLE EMERGENZE”: La mansione del Coordinatore delle Emergenze normalmente viene svolta dal Dirigente scolastico, dal vicario, collaboratore del Dirigente scolastico o da altri sostituti La presenza del Coordinatore dell’Emergenza dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica 277 ing. Pietro Giannone COORDINATORE DELL’EMERGENZA – ISTRUZIONI GENERALI: 1. 2. 3. 278 Alla segnalazione di un’Emergenza, un’Emergenza, attivare gli Addetti del caso e recarsi sul posto dell’evento Valutare la situazione di Emergenza e la necessità di Evacuare l’edificio Se necessario dare il segnale di Evacuazione generale ed ordinare all’Addetto alle comunicazioni di Emergenza di agire secondo le procedure codificate ing. Pietro Giannone 4.. Se necessario ordinare agli addetti al sezionamento degli impianti di agire secondo le procedure codificate 5. Se necessario recarsi sul punto di raccolta e controllare che tutte le persone abbiano evacuato l’edificio, l’edificio, quindi attendere i soccorsi esterni 6. Sovraintendere a tutte le operazioni della Squadra di Emergenza 279 ing. Pietro Giannone 7. In caso di feriti o mancanti all’appello, all’appello, raccogliere tutte le informazioni necessarie e comunicarle alle Squadre di Soccorso esterne 8. All’arrivo dei Soccorsi esterni, esterni, cedere il coordinamento e restare a disposizione 9. Al termine della situazione di pericolo, segnalare la fine dell’Emergenza 280 ing. Pietro Giannone B) RESPONSABILE DELL’AREA DI RACCOLTA All’ordine di evacuazione dell’edificio; 1. 281 Per i NON DOCENTI: DOCENTI: - si dirigono verso il “Punto “Punto di Raccolta” Raccolta” percorrendo le vie di esodo previste dalla Planimetria di Piano; - acquisiscono dai docenti i moduli di evacuazione e li consegnano al Capo di Istituto ing. Pietro Giannone 2. Per i DOCENTI DOCENTI:: - effettuano l’evacuazione della classe, classe, come previsto dalla procedura di Emergenza - arrivati all’Area di Raccolta, acquisiscono la presenza dei loro studenti e la trascrivono nell’apposito modulo (Verbale di Evacuazione); - nel caso qualche persona non risulti presente alla verifica, prendono tutte le informazioni necessarie e le trasmettono al capo di Istituto. 282 ing. Pietro Giannone C) RESPONSABILE DELLA CHIAMATA DI SOCCORSO ADDETTI ALLE COMUNICAZIONI DI EMERGENZA INDIVIDUAZIONE: - La mansione di Addetto alle comunicazioni potrà essere svolta dal Personale di Segreteria o, in mancanza, dal Collaboratore scolastico - La presenza degli Addetti alle comunicazioni di emergenza dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica 283 ing. Pietro Giannone ADDETTI ALLE COMUNICAZIONI DI EMERGENZA AZIONI: - Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza effettuare la chiamata dei soccorsi esterni utilizzando il telefono più vicino - Effettuare la telefonata fornendo le seguenti informazioni: 284 ing. Pietro Giannone MODALITA’ DELLA CHIAMATA DI SOCCORSO fornire all’interlocutore: all’interlocutore: NOME DELL’ISTITUTO NOME PROPRIO INDIRIZZO DELL’ISTITUTO E N° N° TELEFONICO MOTIVO DELLA RICHIESTA LOCALI OGGETTO DELL’EVENTO STATO DI AVANZAMENTO DELL’EVENTO INDICAZIONI DEL PERCORSO Fornire ulteriori informazioni su richiesta dell’ente di soccorso (dopo aver chiuso la telefonata, attendere per circa 30 secondi vicino all’apparecchio in quanto l’ente potrebbe accertarsi della veridicità della chiamata). 285 ing. Pietro Giannone CHIAMATA DI SOCCORSO IN CASO DI INFORTUNIO O DI MALORE Pronto qui è la scuola ________________ ubicata in Via _________ E’ richiesto il vostro intervento per un incidente. Il mio nominativo è _________, il nostro numero di telefono è ____ Si tratta di ____________ (caduta, schiacciamento, intossicazione, ustione, malore, ecc.), la vittima è _________(rimasta incastrata, ecc.) (c’è ancora il rischio per altre persone) La vittima è ______ (svenuta, sanguina abbondantemente, non parla, non respira) In questo momento è assistita da un soccorritore che gli sta praticando (una compressione della ferita, la respirazione bocca a bocca, il massaggio cardiaco,l’ha messa sdraiata con le gambe in alto, ecc.) Mandiamo subito una persona che vi aspetti nel punto (sulla strada davanti al cancello, all’ingresso generale della scuola, sulla via …. Qui è la Scuola ___________, il nostro numero telefonico è …… 286 ing. Pietro Giannone D) RESPONSABILE DELL’EVACUAZIONE DELLA CLASSE:: DOCENTE CLASSE INDIVIDUAZIONE: - La mansione di RESPONSABILE DI CLASSE viene svolta dal DOCENTE che nel momento dell’Emergenza ha in carico una classe. NOTE Nel caso di presenza di disabili deve intervenire la persona designata per l’assistenza di tali alunni. I docenti facenti parte della Squadra di Emergenza verranno immediatamente sostituiti nelle procedure di evacuazione della classe. 287 ing. Pietro Giannone RESPONSABILE DELL’EVACUAZIONE DELLA CLASSE: AZIONI All’ascolto del segnale di allarme e/o all’insorgere di un’EMERGENZA: 1. mantiene la calma in tutta la classe; 2. in base al tipo di emergenza esegue le rispettive norme comportamentali previste. All’ordine di EVACUAZIONE DELL’EDIFICIO: DELL’EDIFICIO: 1. Verifica l’accessibilità del percorso da seguire secondo il PIANO DI EVACUAZIONE esposto. 2. Preleva il Registro di classe. 288 ing. Pietro Giannone 3. Fa uscire gli alunni ordinatamente senza spingersi e senza correre, preceduti dagli studenti “apri“apri-fila” e seguiti da quelli “chiudi“chiudi-fila”. 4. Accerta che le persone incaricate assistano eventuali disabili. 5. Se il percorso non è agibile ne sceglie uno alternativo. 6. In caso non sia possibile evacuare, ritorna in classe e dalla finestra chiama i soccorsi esterni. 7. Una volta raggiunto il Punto di Raccolta fa l’appello, l’appello, compila il modulo di ricognizione e lo consegna al Coordinatore dell’Emergenza comunicando eventuali dispersi o feriti. 289 ing. Pietro Giannone E)) RESPONSABILE DI PIANO: PIANO: PERS. COLLABORATORE SCOLASTICO INDIVIDUAZIONE: - La mansione di Responsabile di Piano viene svolta dal Personale Collaboratore scolastico presente in ciascun Piano. - La presenza dei Responsabili di Piano dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica. All’insorgere di una emergenza: - Individua la fonte del pericolo, ne valuta l’entità. - Avverte immediatamente il Coordinatore dell’Emergenza e si attiene alle disposizioni impartite. 290 ing. Pietro Giannone RESPONSABILE DI PIANO: PIANO: AZIONI (continua) 1. 2. 3. 4. Verifica la percorribilità dei percorsi d’esodo. Favorisce il deflusso ordinato dal piano. Vietare l’uso dell’ascensore Controlla che tutti i locali del piano siano stati sfollati (bagni,archivi, ecc.). Al termine dell’evacuazione si dirige sul Punto di Raccolta e resta a disposizione del Coordinatore dell’Emergenza segnalando eventuali persone in difficoltà o locali non accessibili. accessibili. 291 ing. Pietro Giannone F) STUDENTI APRIAPRI-FILA E CHIUDICHIUDI-FILA INDIVIDUAZIONE: - Gli studenti apri e chiudi fila dovranno essere individuati in ciascuna classe. - La presenza degli alunni apri e chiudi fila dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica. AZIONI AZIONI:: - All’ascolto del segnale d’allarme e comunque su indicazione del docente responsabile di classe: 1. Mantenere la calma 2. Seguire le istruzioni del docente responsabile di classe e le procedure stabilite. 292 ing. Pietro Giannone (continua) STUDENTI APRI E CHIUDI FILA All’ordine di evacuazione dell’edificio: 1. 2. 3. 4. 293 Gli apriapri-fila incaricati devono seguire il docente responsabile nella via di fuga stabilita, guidando i compagni al Punto di Raccolta. I chiudichiudi-fila hanno il compito di verificare da ultimi la completa assenza di compagni nell’aula evacuata e di chiudere la porta. Gli studenti incaricati dovranno assistere eventuali disabili. disabili. Una volta raggiunto il Punto di raccolta non disperdersi e restare in gruppo a disposizione del docente responsabile della classe in modo da facilitare le operazioni di ricognizione. ing. Pietro Giannone G) ADDETTI ALLA MESSA IN SICUREZZA DEGLI IMPIANTI INDIVIDUAZIONE: La mansione di “Addetto “Addetto alla messa in sicurezza degli impianti”” potrà essere svolta dal Personale Collaboratore impianti scolastico che ha conoscenza sul funzionamento degli impianti. La presenza degli Addetti alla messa in sicurezza degli impianti dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica. AZIONI: Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza e/o all’ascolto del segnale d’allarme: 294 ing. Pietro Giannone ADDETTI ALLA MESSA IN SICUREZZA DEGLI IMPIANTI (continua) 1. Verificare l’assenza di persone all’interno dell’ascensore. 2. Disinserire l’impianto elettrico dell’ascensore intervenendo sull’apposito interruttore al piano terra. 3. Disinserire l’impianto elettrico agendo su uno dei pulsanti di sgancio o sull’interruttore generale. 4. Chiudere l’adduzione combustibile (gas, gasolio) agendo sulle valvole di intercettazione. Al termine delle azioni di intervento restare a disposizione del Coordinatore dell’Emergenza. 295 295 ing. Pietro Giannone H) ADDETTI ALL’ACCESSIBILITA’ DEI SOCCORSI INDIVIDUAZIONE: - La mansione di Addetto all’accessibilità dei soccorsi potrà essere svolta dal Personale Collaboratore scolastico che normalmente effettua l’apertura e la chiusura di porte, portoni, cancelli. - La presenza degli Addetti all’accessibilità dei soccorsi dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica. AZIONI: - Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza e/o all’ascolto del segnale d’allarme: 296 296 ing. Pietro Giannone (continua) 1. 2. 3. 4. 5. 297 297 ADDETTI ALL’ACCESSIBILITA’ DEI SOCCORSI Prelevare le chiavi dei locali oggetto dell’emergenza Verificare che i cancelli esterni di accesso siano aperti Verificare che le vie di transito interne ed esterne all’area scolastica siano libere da mezzi in sosta Recarsi in strada ed attendere i soccorsi All’arrivo dei soccorritori restare a disposizione per eventuale collaborazione ing. Pietro Giannone L) SISTEMA COMUNICAZIONE EMERGENZE La comunicazione dell’Emergenza avviene a mezzo di allarme sonoro 1. AVVISI CON CAMPANELLA L’attivazione della campanella è possibile con il pulsante posizionato, di solito, al piano terra dell’edificio scolastico. Di solito si pratica un suono convenuto; in caso di assenza di corrente elettrica utilizzare le campane manuali per ogni piano; 2. 298 298 COMUNICAZIONE A MEZZO ALTOPARLANTE E’ obbligatorio diffondere il segnale di allarme con l’altoparlante l’altoparlante (via radio interna), negli istituti con oltre 500 persone. persone. E’ riservata al Coordinatore dell’Emergenza che valuterà la necessità di fornire chiarimenti e comunicazioni sullo stato della situazione. ing. Pietro Giannone M) ENTI ESTERNI DI PRONTO INTERVENTO ENTE TEL. PRONTO SOCCORSO 118 VIGILI DEL FUOCO 115 POLIZIA 113 CARABINIERI 112 INDIRIZZO REFERENTE PREFETTURA Servizi Gas - acqua CENTRO ANTIVELENI PROTEZIONE CIVILE LOCALE PRESIDIO SANITARIO TERRITORIALE 299 299 ing. Pietro Giannone N) AREE DI RACCOLTA Il Coordinatore dell’Emergenza è autorizzato a decidere l’evacuazione della scuola e ad attivare il segnale d’allarme (attivato con campanella, altoparlante) Tutto il personale deve raggiungere l’Area di raccolta a ciascuno assegnata Sono individuate Aree di raccolta all’interno e all’esterno dell’edificio - Le Aree di raccolta interne sono individuate in zone adatte ad accogliere le classi nel caso in cui l’emergenza non preveda l’evacuazione - Le Aree di raccolta esterne sono individuate e assegnate alle singole classi, in cortili o zone di pertinenza, in modo da permettere il coordinamento delle operazioni di evacuazione e il controllo dell’effettiva presenza di tutti. tutti. 300 300 ing. Pietro Giannone (continua) N) AREE DI RACCOLTA Le Aree di raccolta devono far capo a “luoghi sicuri” sicuri” individuati tenendo conto delle diverse ipotesi di rischio. LUOGO SICURO: SICURO: Spazio scoperto ovvero compartimento antincendio separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico) ovvero a consentirne il movimento. Ad esempio: Giardini protetti, cortili non chiusi, piazze chiuse al traffico 301 301 ing. Pietro Giannone O)) NORME DI COMPORTAMENTO IN BASE AL TIPO DI EMERGENZA E MANSIONE NORME PER L’EVACUAZIONE: L’EVACUAZIONE: 1. 2. 3. Interrompere tutte le attività Lasciare gli oggetti personali dove si trovano Mantenere la calma, non spingersi, non correre, non urlare Uscire ordinatamente incolonnandosi dietro agli ApriApriFila Procedere in fila per due Seguire le vie di fuga indicate Raggiungere l’Area di Raccolta assegnata 4. 5. 6. 7. 302 302 ing. Pietro Giannone IN CASO DI EVACUAZIONE PER INCENDIO, RICORDARSI: Mantieni la calma: Se l’incendio si è sviluppato in classe esci subito seguendo le istruzioni del Piano di Evacuazione e chiudendo bene la porta; Se l’incendio è fuori dalla tua classe ed il fumo rende impraticabili le scale e i corridoi. Chiudi bene la porta e cerca di sigillare le fessure con panni possibilmente bagnati Apri la finestra e, senza esporti troppo, chiedi soccorso 303 303 ing. Pietro Giannone Se il fumo non ti fa respirare filtra l’aria attraverso un fazzoletto, meglio se bagnato, mettersi a carponi e muoversi rasoterra (il fumo tende a salire verso l’alto) Non usare l’ascensore Scendendo le scale invase dal fumo, avanzare tastando il muro con la mano Se si resta bloccati, bagnarsi completamente gli abiti Cercare rifugio il più lontano possibile dall’incendio e in un locale accessibile ai soccorritori, manifestando la propria presenza.. presenza 304 304 ing. Pietro Giannone NORME PER L’INCENDIO Chiunque si accorga dell’incendio: - avverte la persona addestrata all’uso dell’estintore che interviene immediatamente - avverte il Coordinatore dell’emergenza che si reca sul luogo dell’incendio e dispone lo stato di preallarme 305 305 ing. Pietro Giannone Questo consiste in: - interrompere immediatamente l’erogazione di gas dal - - 306 306 contatore esterno; Se l’incendio è di vaste proporzioni, avvertire i VVF (115) e, del caso, il Pronto Soccorso (118); Avvertire i responsabili di piano che si tengano pronti ad organizzare Dare il segnale di evacuazione Coordinare tutte le operazioni attinenti ing. Pietro Giannone Se il fuoco è domato in 55-10 minuti il Coordinatore dispone il cessato allarme Questo consiste in: - Dare l’avviso di fine emergenza - Accertarsi che non permangano focolai nascosti o braci - Arieggiare sempre i locali prima di renderli agibili per verificare: che non vi siano lesioni a strutture portanti, che non vi siano danni provocati agli impianti (elettrici, gas, macchinari). Chiedere eventualmente consulenza ai VVF, tecnici - Avvertire (se necessario) compagnie gas, Enel. 307 ing. Pietro Giannone NORME PER L’EMERGENZA SISMICA Il Coordinatore dell’Emergenza in relazione alla dimensione del terremoto deve deve:: - valutare la necessità dell’evacuazione immediata ed eventualmente dare il segnale di stato di allarme - interrompere immediatamente l’erogazione del gas e dell’energia elettrica - avvertire i responsabili di piano che si tengano pronti ad organizzare l’evacuazione - coordinare tutte le operazioni attinenti 308 308 ing. Pietro Giannone (continua) NORME PER L’EMERGENZA SISMICA I docenti devono: - mantenersi in continuo contatto con il Coordinatore attendendo disposizioni sull’eventuale evacuazione (nel frattempo si proteggono sotto la cattedra, dopo aver ordinato agli alunni di ripararsi sotto i banchi) Gli studenti devono: - Posizionarsi ordinatamente nelle zone sicure individuate dal Piano di Emergenza - Proteggersi, durante il sisma, dalla caduta di oggetti riparandosi sotto i banchi o in corrispondenza di architravi individuate - Nel caso si proceda alla evacuazione seguire le norme specifiche di evacuazione I docenti di sostegno devono: - con l’aiuto di alunni predisposti e, se necessario, supportati da operatori scolastici, curare la protezione degli alunni disabili. 309 309 ing. Pietro Giannone ESERCITAZIONI - PROVE DI EVACUAZIONE 310 310 Le esercitazioni periodiche devono essere effettuate ALMENO DUE VOLTE ALL’ANNO. E’ fondamentale che prima di ogni esercitazione vengano effettuate le iniziative di INFORMAZIONE come da programmazione. BUONE PRATICHE per l’esecuzione delle prove: effettuarle all’inizio e a metà dell’anno scolastico una programmata e l’altra a sorpresa con la presenza e la collaborazione della Protezione Civile o enti di soccorso locali (ciò consente a tali enti di conoscere la realtà scolastica) periodicamente, durante le esercitazioni, dovrà essere utilizzato l’impianto elettrico di emergenza per verificarne la funzionalità. funzionalità. ing. Pietro Giannone Dalle Prove di Evacuazione si dovrebbero valutare e verificare: un sensibile miglioramento del tempo realizzato per evacuare l’intero edificio, edificio, rispetto alla prova precedente (per mettersi in condizioni di sicurezza è indispensabile evacuare entro 180 secondi, dal segnale d’allarme); d’allarme); Il funzionamento dell’intera organizzazione sia in termini di compiti e mansioni che di reazioni “umane”. 311 ing. Pietro Giannone P) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA Nell’edificio scolastico deve essere esposta, e deve essere mantenuta controllata, la segnaletica destinata a trasmettere MESSAGGI DI SICUREZZA . a) Per segnaletica di sicurezza e di salute, di seguito indicata <<segnaletica << segnaletica di sicurezza>> sicurezza>> si intende: - una segnaletica che, riferita ad un oggetto, ad una attività o ad una situazione determinata, fornisce una indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro, lavoro, e che utilizza, a seconda dei casi, un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale gestuale. 312 312 ing. Pietro Giannone (continua) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA b) Segnale di divieto: un segnale che vieta un comportamento che potrebbe far correre o causare un pericolo. I CARTELLI DI DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO CON STRISCIA TRASVERSALE ROSSA 313 313 ing. Pietro Giannone (continua) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA b)) Segnale di Avvertimento: un segnale che avverte di un rischio o pericolo. I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E BORDO NERO 314 314 ing. Pietro Giannone (continua) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA c) Segnale di Prescrizione: segnale che prescrive un determinato comportamento. I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO AZZURRO 315 315 ing. Pietro Giannone (continua) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA d) Segnale di Salvataggio o di Soccorso: un segnale che fornisce indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di salvataggio I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA RETTANGOLARERETTANGOLARE- QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO VERDE 316 316 ing. Pietro Giannone (continua) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA e) Segnale per le Attrezzature Antincendio I CARTELLI PER LE ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI FORMA RETTANGOLARERETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO ROSSO 317 317 ing. Pietro Giannone 3. SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO Composizione – Requisiti - Compiti Composizione: Due Collaboratori scolastici per Piano (se sussiste la possibilità); Requisiti: Abilitati, dopo la frequenza ad apposito Corso di Formazione di 12 Abilitati, ore, come previsto dal D.M. 15 Luglio 2003, n. 388 (essere, quindi, formati nell’attuazione delle misure di Primo Soccorso; Compiti: Una volta effettuata una prima valutazione della situazione sanitaria devono prestare i primi soccorsi e, se del caso, attivare i soccorsi esterni. esterni. Uso delle attrezzature minime per gli interventi di Primo Soccorso. 318 318 ing. Pietro Giannone PIANO DI PRIMO SOCCORSO Al fine di consentire alle SQUADRE DI PRIMO SOCCORSO di agire in maniera efficace ed efficiente è necessario aver redatto preventivamente un idoneo PIANO DI PRIMO SOCCORSO (D.M. n. 388/2003) che risponda alle seguenti domande: 319 319 Che cosa bisogna FARE? FARE? Che cosa bisogna AVERE? AVERE? Si ricorda che il Piano di Primo Soccorso dovrà essere, in ogni caso, realistico, flessibile, semplice e chiaro. ing. Pietro Giannone (continua) PIANO DI PRIMO SOCCORSO Per quanto concerne la prima domanda: 1. Che cosa bisogna FARE? In caso Emergenza Sanitaria (per es. in caso di 320 320 infortunio, malore, ecc.) sarà necessario avere preventivamente determinato: CHI coordina gli interventi; CHI telefona ai Soccorsi Esterni (“118”); CHI mantiene sgombri i passaggi ai Soccorsi; CHI accompagna l’infortunato al Pronto Soccorso; ing. Pietro Giannone (continua) PIANO DI PRIMO SOCCORSO mentre per la seconda domanda: Che cosa bisogna AVERE? Nella redazione del Piano di Primo Soccorso dovrà essere organizzato e determinato: il contenuto della Cassetta di Pronto Soccorso, Soccorso, come disposto dal D.M. n. 388 del 15 Luglio 2003; gli arredi essenziali da inserire nell’eventuale ambiente adibito ad ambulatorio; un apparecchio telefonico sempre disponibile per le chiamate di emergenza; un’automobile in caso di emergenza. 321 321 ing. Pietro Giannone (continua) PIANO DI PRIMO SOCCORSO Al fine di realizzare quanto previsto dal Piano di Primo Soccorso, con la massima efficacia e tempestività, sarà necessario definire “a monte” alcune procedure e determinati comportamenti dei vari soggetti coinvolti nelle emergenza sanitaria: CHI si accorge del soggetto infortunato, o colto da malore: malore: dovrà allertare le Squadre degli “Addetti “Addetti al Pronto Soccorso” Soccorso” e il Dirigente scolastico e/o il Direttore S.G.A., spiegando con chiarezza la natura, la gravità, il luogo, se sono coinvolte altre persone e/o cose, ecc.; l’ADDETTO AL PRIMO SOCCORSO: SOCCORSO: deve valutare la necessità o meno di far intervenire soccorsi esterni ed iniziare a praticare gli interventi di primo soccorso; 322 ing. Pietro Giannone (continua) PIANO DI PRIMO SOCCORSO TUTTI i presenti, presenti, in caso di emergenza generale, dovranno mettersi in sicurezza ed attendere istruzioni; il CENTRALINISTA : se ha avuto l’ordine di chiamare i soccorsi esterni (“118”), dovrà attivarsi tempestivamente fornendo con chiarezza l’ubicazione della scuola; scuola; un COLLABORATORE scolastico dovrà aprire il cancello e rimanere sulla strada ad attendere l’arrivo dell’ambulanza, per fornire le prime indicazioni sul luogo in cui si trova l’infortunato o la persona colta da malore. 323 ing. Pietro Giannone (continua) SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO INDIVIDUAZIONE: La mansione di Addetto al Primo Soccorso normalmente viene svolta dal personale Collaboratore scolastico o dai Docenti, che devono aver frequentato apposito Corso di Formazione di 12 ore, come previsto dal D.M. n. 388 del 15 Luglio 2003 La presenza degli Addetti al Primo Soccorso dovrà essere garantita costantemente durante l’attività scolastica 324 ing. Pietro Giannone (continua) SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO AZIONE: 1. Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza, e comunque in caso di necessità, recarsi presso l’INFORTUNATO 2. Effettuare gli INTERVENTI DI PRIMO SOCCORSO secondo la formazione ricevuta 3. All’occorrenza chiedere i presidi sanitari della Cassetta di Pronto Soccorso 325 ing. Pietro Giannone (continua) SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO 4. Se l’azione di primo soccorso risulta inefficace richiedere i SOCCORSI ESTERNI 5. Assistere l’infortunato fino all’arrivo dei soccorsi esterni e comunque attenersi alle indicazioni del Coordinatore 6. Se necessario chiedere la collaborazione dei colleghi presenti 326 ing. Pietro Giannone (continua) SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO ALTRI COMPITI Gli Addetti al Primo Soccorso devono, inoltre: - mantenere in efficienza i presidi sanitari interni (cassetta di Pronto Soccorso) - aggiornare i numeri telefonici dei presidi sanitari esterni - intervenire in caso di infortunio anche allo scopo di evitare che all’infortunato vengano prestate azioni di soccorso non idonee. 327 ing. Pietro Giannone COMPORTAMENTI DA SEGUIRE IN CASO DI INCIDENTE SUL LAVORO I lavoratori che subiscano un infortunio sul lavoro devono: medicarsi servendosi dei prodotti contenuti nella cassetta di pronto soccorso o nei pacchetti di medicazione in dotazione, o ricorrere al pronto soccorso per le cure del caso; comunicare subito l’incidente al proprio superiore diretto o al responsabile della sicurezza. Quando l’infortunato è grave l’addetto al primo soccorso deve: 328 ing. Pietro Giannone COMPORTAMENTI DA SEGUIRE IN CASO DI INCIDENTE SUL LAVORO (continua) prestare la prima assistenza e richiedere l’intervento dell’ambulanza oppure formare il numero del dell’ambulanza pronto intervento cittadino; non spostare, non muovere o sollevare l’infortunato al fine di evitare un aggravamento delle sue condizioni; evitare assembramenti sul luogo dell’incidente al fine di facilitare l’opera di soccorso. 329 ing. Pietro Giannone NORME PER IL PRIMO SOCCORSO AGLI INFORTUNATI Sistemare l’infortunato nelle migliori condizioni 330 possibili, in modo che possa riposare tranquillo; possibili, tranquillo; allentargli i vestiti, aprirgli il colletto, scioglierli la cintura, e occorrendo, coprirlo con una coperta. Inviare, occorrendo, dopo il primo soccorso, il paziente dal medico. Nel caso di intossicazione per inalazione occorre indossare mezzi protettivi adeguati per allontanare il colpito dall’ambiente nocivo. Non dare mai bevande alle persone prive di sensi. sensi. Praticare immediatamente ai soggetti a rischio di soffocamento e ai colpiti da corrente elettrica la respirazione artificiale. ing. Pietro Giannone NORME PER ILPRIMO SOCCORSO AGLI INFORTUNATI (continua) Ricordare che debbono essere usate misure idonee per prevenire il contatto della cute o delle mucose con il sangue o altri liquidi biologici degli infortunati. infortunati. Indossare appropriati guanti. guanti. Le mani devono essere lavate subito dopo la rimozione dei guanti. In caso di ferite, provvedere alla loro disinfezione, coprire con garza sterile e quindi fasciarle. 331 ing. Pietro Giannone NORME PER ILPRIMO SOCCORSO AGLI INFORTUNATI (continua) In caso di emorragie emorragie,, coprire la ferita con garza sterile e comprimerla quindi con una garza impregnata di disinfettante o con un bendaggio ben stretto. In caso di forte emorragia degli arti, arti, applicare un laccio emostatico al braccio o alla gamba, sopra l’emorragia, e provvedere al trasporto immediato del colpito al pronto soccorso più vicino. 332 ing. Pietro Giannone CONTENUTO DELLA CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO (D.M. 15 Luglio 2003) n° 05 paia guanti sterili monouso visiera paraschizzi n° 1 flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% 333 di iodio da 1 litro n° 03 flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro – 0,9%) da 500 ml n° 10 compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole n° 02 compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole n° 02 teli sterili monouso n° 01 confezione di rete elastica di misura media n° 01 confezione di cotone idrofilo ing. Pietro Giannone CONTENUTO DELLA CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO (continua) n° 02 confezione di cerotti di varie misure pronti all’uso n° 02 rotoli di cerotto alto cm 2,5 un paio di forbici n° 3 lacci emostatici n. 02 confezioni di ghiaccio pronto all’uso n. 02 sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari un termometro apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa. 334 ing. Pietro Giannone ISTRUZIONI PER L’USO DEI MATERIALI CONTENUTI NELLA CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO 1. Lavarsi bene le mani con acqua e sapone prima di toccare qualunque ferita o il materiale di medicazione; in caso di mancanza di acqua, pulirsi le mani con una garza imbevuta di disinfettante. 2. Lavare la ferita con acqua pura e sapone, servendosi della garza per allontanare il terriccio, la polvere, le schegge, ecc.; in mancanza di acqua, lavare la pelle intorno alla ferita con una garza imbevuta di disinfettante. 3. Lasciare uscire dalla ferita alcune gocce di sangue ed asciugare con la garza. 335 ing. Pietro Giannone ISTRUZIONI PER L’USO DEI MATERIALI CONTENUTI NELLA CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO 4. Applicare sulla ferita un poco di disinfettante; disinfettante; coprire con garza; appoggiare sopra la garza uno strato di cotone idrofilo; fasciare con una benda di garza, da fissare alla fine con un pezzetto di cerotto. Se si tratta di piccola ferita, in luogo della fasciatura, fissare la medicazione mediante striscioline di cerotto. 5. Se dalla ferita esce molto sangue, sangue, comprimerla con garza e cotone idrofilo, in attesa che l’infortunato riceva le cure del medico. Se la perdita di sangue non si arresta e la ferita si trova in un arto, in attesa del medico, legare l’arto, secondo i casi, a monte o a valle della ferita o in ambedue le sedi, mediante lacci emostatici o una fascia di garza, una cinghia, una striscia di tela, ecc. sino a conseguire l’arresto dell’emorragia. 336 ing. Pietro Giannone ISTRUZIONI PER L’USO DEI MATERIALI CONTENUTI NELLA CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO 6. Nel caso di ferita agli occhi, occhi, lavare la lesione soltanto con acqua, coprirla con garza sterile e cotone idrofilo e fissare la medicazione con una benda ovvero con striscioline di cerotto. 7. In caso di punture di insetti o morsi di animali ritenuti velenosi, spremere la ferita. ferita. Se la persona è stata morsa da un rettile, o se versa in stato di malessere, richiedere subito l’intervento del medico. 8. In caso di scottature, raffreddare immediatamente l’ustione con acqua fredda o ghiaccio; non rompere le eventuali bolle (flittene); (flittene); avvolgere la regione ustionata con una garza sterile umida. 337 ing. Pietro Giannone GESTIONE DELLA CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO La Cassetta di Pronto Soccorso può essere utilizzata, oltre che dagli Addetti specificatamente incaricati del Pronto Soccorso, da qualsiasi altro lavoratore che ritiene di intervenire per curare piccole ferite. ferite. In tale evenienza è indispensabile che lo stesso lavoratore porti a conoscenza dell’Addetto al Pronto Soccorso che è intervenuto significativamente o meno sui prodotti della Cassetta, precisando se è il caso di intervenire con il reintegro del contenuto della stessa Cassetta.. Cassetta 338 ing. Pietro Giannone VERIFICA PERIODICA DELLE CONDIZIONI DI EFFICIENZA DEL CONTENUTO DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO Per curare la tenuta dei presidi sanitari si rende necessario che gli Addetti al Pronto Soccorso, e tra questi i Collaboratori scolastici dei Servizi, effettuino, ciascuno nel proprio reparto assegnato, un autocontrollo della Cassetta di Pronto Soccorso secondo le seguenti modalità:: modalità una volta al mese; quando, in seguito ad intervento per un infortunio, sia stato significativamente alterato il contenuto della Cassetta 339 ing. Pietro Giannone VERIFICA PERIODICA DELLE CONDIZIONI DI EFFICIENZA DEL CONTENUTO DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO (continua) Durante le operazioni di autocontrollo è opportuno avvalersi di un apposito Modulo per verificare: la presenza dei prodotti per tipologia e quantitativo;; quantitativo la loro integrità integrità;; le date di scadenza dei prodotti integri; le istruzioni per la conservazione e l’indicazione della scadenza dei prodotti aperti. 340 ing. Pietro Giannone In sintesi, cosa deve assicurare un efficace MODELLO DI ORGANIZZAZIONE E DI GESTIONE DELLA SICUREZZA? 341 ing. Pietro Giannone MODELLO DI ORGANIZZAZIONE E DI GESTIONE DELLA SICUREZZA Il modello di organizzazione e di gestione della Sicurezza, interno all’istituzione scolastica, deve Sicurezza, assicurare l’adempimento di tutti gli obblighi giuridici relativi:: relativi a) al rispetto degli standard tecnicotecnico-strutturali di legge relativi a attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici; b) alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e protezione;; protezione 342 ing. Pietro Giannone c) alle attività di natura organizzativa, organizzativa, quali Emergenza ( Incendio, Terremoto, ecc), Primo Soccorso, Riunioni periodiche di sicurezza, consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS); d) alle attività di Sorveglianza Sanitaria (se prevista nel D.V.R.) e) alle attività di Informazione e Formazione dei lavoratori; f) alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori; 343 ing. Pietro Giannone g) alla acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie di legge; h) alle periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia delle procedure adottate. Il predetto modello organizzativo e gestionale DEVE prevedere idonei sistemi di registrazione dell’avvenuta effettuazione delle attività (occorrerà pertanto attivare un apposito REGISTRO su cui annotare tutte le azioni poste in essere). 344 ing. Pietro Giannone Lo stesso modello organizzativo e gestionale deve in ogni caso prevedere un’articolazione di funzioni che assicuri le competenze tecniche e i poteri necessari per la verifica, valutazione, gestione e controllo del Rischio, nonché un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. Il modello organizzativo deve altresì prevedere un idoneo sistema di controllo sull’attuazione del medesimo modello e sul mantenimento nel tempo delle condizioni di idoneità delle misure adottate. 345 ing. Pietro Giannone IN DEFINITIVA, CHE COSA DEVE PRESIDIARE IL “SISTEMA GESTIONALE PERMANENTE DELLA SICUREZZA?” Il primo obiettivo, in ambito “Sicurezza “Sicurezza”, ”, come detto in precedenza, è la Valutazione dei Rischi. Rischi. E’ il primo traguardo di un processo volto a mantenere nel tempo il livello di sicurezza conseguito e a migliorare continuamente le condizioni che favoriscono lo stato di salute e sicurezza dei lavoratori. lavoratori 346 ing. Pietro Giannone CHE COSA DEVE PRESIDIARE IL “SISTEMA “SISTEMA GESTIONALE PERMANENTE DELLA SICUREZZA?” SICUREZZA (continua) Il Sistema Gestionale Permanente della Sicurezza deve mirare a presidiare i sotto riportati aspetti essenziali: 1. Struttura e organizzazione del Sistema di Gestione della Sicurezza; Sicurezza; 2. Documentazione Tecnico Amministrativa (D.V.R., incarichi vari, vari, ecc.) 3. Infortuni e malattie professionali 4. Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.) 347 ing. Pietro Giannone CHE COSA DEVE PRESIDIARE IL “SISTEMA “SISTEMA GESTIONALE PERMANENTE DELLA SICUREZZA?” SICUREZZA?” continua) 5. Attrezzature di lavoro e macchine 6. Agenti chimici, fisici e biologici 7. Organizzazione del lavoro 8. Gestione delle Emergenze (Piano di Emergenza, Piano di Evacuazione, ecc.) 9. Sorveglianza sanitaria (se prevista) 10. Presenza di cantieri a scuola (e lavori in appalto) 11. Informazione, Formazione e Comunicazione. 348 ing. Pietro Giannone GRAZIE DELL’ATTENZIONE e …. AUGURI A TUTTI “Una vigile e provvida paura è la madre della sicurezza”. Edmund Burke, Discorso, 1792 349 ing. Pietro Giannone
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