Corso Formazione Sicurezza Modulo Generale 2012-13

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"EMANUELE MORSELLI”
INDIRIZZI: CHIMICA , MATERIALI E BIOTECNOLOGIE – ELETTRONICA ED
ELETTROTECNICA – INFORMATICA E TELECOMUNICAZIONI – MECCANICA,
MECCATRONICA ED ENERGIA – SISTEMA MODA
C.I.: CLTF020005 - C.F.: 82002330858 - Tel. 0933/930997 - Fax 0933/930888 E-MAIL:
[email protected] - Sito Web: www.itismorselli.it Via Pitagora - 93012 G e l a (CL)
Formazione generale e specifica ai sensi dell'art 37 comma 2 del D.lgs n°. 81/08 e disciplinato nei contenuti
dall'Accordo Stato Regioni in vigore dal 26/01/12 per tutti i lavoratori ed equiparati ad essi.
Per le aziende con classe di rischio MEDIO.
8 Ore Formazione Specifica
Settore Istruzione codice ATECO 2007: P
Docente: ing. Pietro Giannone
Testo unico in materia di salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro
Per Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro (noto anche con l'acronimo TUSL, col quale per brevità viene
spesso citata la normativa) si intende, nell'ambito del diritto italiano,
l'insieme di norme contenute nel Decreto legislativo 9 aprile 2008, n.
81 che - in attuazione dell'articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123
- ha riformato, riunito ed armonizzato, abrogandole, le disposizioni
dettate da numerose precedenti normative in materia di sicurezza e
salute nei luoghi di lavoro succedutesi nell'arco di quasi
sessant'anni, al fine di adeguare il corpus normativo all'evolversi
della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro.
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ing. Pietro Giannone
Testo unico in materia di salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro
Alcuni strumenti normativi abrogati dal TUSL….
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D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547;
D.P.R. 7 gennaio 1956 n. 164;
D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303, fatta eccezione per l’articolo 64;
D.lgs. 15 agosto 1991, n. 277;
D.lgs. 19 settembre 1994, n. 626;
D.lgs. 14 agosto 1996, n. 493;
D.lgs. 14 agosto 1996, n. 494;
D.lgs. 19 agosto 2005, n. 187;
art. 36 bis, commi 1 e 2 del D.L. 4 luglio 2006 n. 223, convertito con
modificazioni dalla L. 5 agosto 2006 n. 248;
• artt. 2, 3, 5, 6 e 7 della L. 3 agosto 2007, n. 123.
3
ing. Pietro Giannone
Testo unico in materia di salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro
L’approccio prestazionale
PRECETTI PRESTAZIONALI: si limitano a prevedere il risultato prevenzionale che si
vuole raggiungere, lasciando al debitore di sicurezza la scelta del modo in cui raggiungere il
risultato
ANALISI DEI RISCHI
SICUREZZA INTEGRATA
Misure di prevenzione soggettiva ad integrazione delle
misure di prevenzione oggettiva
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ing. Pietro Giannone
Testo unico in materia di salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro
RISCHIO
EVENTO
Prevenzione
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ESPOSIZIONE
DANNO
Protezione
ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
Indice del T.U. 81/08
TITOLO I
PRINCIPI COMUNI
TITOLO II
LUOGHI DI LAVORO
TITOLO III
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI DPI
TITOLO IV
CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI
TITOLO V
SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
TITOLO VI
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
TITOLO VII
ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI (VDT)
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ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
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TITOLO VIII
Indice del T.U. 81/08
AGENTI FISICI
- Rumore
- Vibrazioni
- Campi elettromagnetici
- Radiazioni ottiche artificiali
TITOLO IX
SOSTANZE PERICOLOSE
TITOLO X
ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI
TITOLO XI
PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE
TITOLO XII
DISPOSIZIONI IN MATERIA PENALE E DI PROCEDURA
PENALE
TITOLO XIII
NORME TRANSITORIE E FINALI
ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
I rischi lavorativi presenti negli ambienti di lavoro, in conseguenza dello svolgimento delle
attività lavorative in un determinato luogo di lavoro, possono essere suddivisi in macrocategorie:
RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
RISCHIO FISICO
RISCHIO INFORTUNI
RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO
RISCHIO INCENDIO
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ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO
Fattori psicologici
Fattori ergonomici
Condizioni di lavoro difficili
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ing. Pietro Giannone
Fattori psicologici - esempi
ANSIA RESPONSABILITA’
RITMI
ECCESSIVI
MONOTONIA
RIPETITIVITA’
TURNI DI
LAVORO
MANSIONI SUPERIORI
LAVORO A COTTIMO
CATENA DI MONTAGGIO
LAVORO NOTTURNO
DOPPI TURNI
Rischio da stress lavoro-correlato
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ing. Pietro Giannone
Fattori ergonomici - esempi
POSTAZIONI DI LAVORO NON
PROGETTATE
CORRETTAMENTE
AFFATICAMENTO FISICO
AFFATICAMENTO
MENTALE
MOVIMENTAZIONE
MANUALE DI CARICHI
TROPPO PESANTI
ILLUMINAMENTO
INSUFFICIENTE
MICROCLIMA NON
ADEGUATO
POSTAZIONI DI LAVORO NON
PROGETTATE
CORRETTAMENTE
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ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
RISCHIO FISICO
Rumore
Vibrazioni
Campi elettromagnetici
Radiazioni
Illuminazione
Microclima
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ing. Pietro Giannone
RISCHIO FISICO - esempi
CARPENTERIA
RUMORE
SALA PROVE MOTORI
TEMPERATURA
MICROCLIMA
UMIDITA’
VENTILAZIONE
ILLUMINAZIONE
RADIAZIONI
IONIZZANTI
E NON IONIZZ.
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VIBRAZIONI
LUCE INSUFFICIENTE
ABBAGLIAMENTO
RAGGI X
LASER
CAMPI ELETTROMAGNETICI
SORGENTI RADIOATTIVE
UTENSILI ARIA COMPRESSA
BATTITURA PAVIMENTAZIONI
ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
RISCHIO INFORTUNI
Rischio Meccanico
Rischio elettrico
Rischio cadute dall’alto
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ing. Pietro Giannone
Rischio Meccanico - esempi
IMPIGLIAMENTO
SCHIACCIAMENTO
INTRAPPOLAMENTO
TRASCINAMENTO
PROIEZIONE
ATTRITO - ABRASIONE
ATTORCIGLIAMENTO
URTO
PERFORAZIONE
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CONTATTO - TAGLIO
ing. Pietro Giannone
Rischio Elettrico - esempi
CONTATTO DIRETTO
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CONTATTO INDIRETTO
ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO
Rischio chimico
Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con
l’organismo umano e che possono provocare patologie acute
croniche e irreversibili.
- Gas
- Vapori
- Aerosol (Polveri, fibre, nebbie, fumi)
Rischio biologico
Rischio dovuto alla esposizione ad agenti biologici
(microrganismo, coltura cellulare, endoparassita umano) che
potrebbero provocare infezioni, allergie o intossicazioni.
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ing. Pietro Giannone
Rischio chimico - esempi
GAS
VAPORI
Saldatura:
Ossidi di Carbonio
Ossidi di Azoto
Verniciatura: Solventi
Galvanica Bagni acidi e basici
Galvanica:
POLVERI
AEROSOL
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FIBRE
Macinazione - Argilla
Plastica - Legno
Minerali (Amianto) - Organiche Artificiali
NEBBIE
Verniciatura a spruzzo
Lavoraz. con impiego di oli
FUMI
Saldatura
Stampaggio a caldo plastica
ing. Pietro Giannone
Rischio biologico - esempi
LAVORAZIONI CON OLI
BATTERI
PRODOTTI ANIMALI
ATTIVITA’ SANITARIE
LAVORAZIONI ALIMENTARI
FUNGHI
MUFFE
VIRUS
PRODOTTI ANIMALI
LAVORAZIONI AGRICOLE
ATTIVITA’ SANITARIE
PRODOTTI ANIMALI
PARASSITI
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LAVORAZIONI CON ANIMALI
ing. Pietro Giannone
I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO
Fattori psicologici
Rischio da stress lavoro-correlato
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ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
Requisiti generali e strutturali
DLgs 626/94 recepisce
Dir. 89/654/CEE
DLgs 81/2008
TITOLO II Luoghi di lavoro +
ALL. IV
DPR 303/56
DPR 547/55
NORME TECNICHE
REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO
REGOLAMENTI COMUNALI EDILIZI E DI IGIENE
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ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
Definizioni
Art. 62 D.Lgs. 81/08
I luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno
dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di
pertinenza dell'azienda o dell'unità produttiva accessibile al
lavoratore nell’ambito del proprio lavoro;
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ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
Art. 63 D.Lgs. 81/08 Requisiti di salute e di sicurezza
posti
di lavoro
1. I luoghi di lavoro devono essere conformi
ai requisiti indicati nell’ ALLEGATO IV
IV..
2. I luoghi di lavoro devono essere strutturati
tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili.
porte
vie di circolazione
scale
gabinetti
docce
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ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
Art. 64 D.Lgs. 81/08 Obblighi del datore di lavoro
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ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI LUGHI DI LAVORO
Spogliatoi
Stabilità e solidità
Altezza, cubatura
e superficie
Locali di riposo e
refezione
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Servizi igienici
Scale
Luoghi di lavoro
Posti di lavoro e
luoghi di lavoro
esterni
Pavimenti, muri, soffitti,
finestre e lucernari dei
locali scale
Vie di circolazione,
zone di pericolo,
pavimenti e passaggi
Microclima
Illuminazione
naturale ed
artificiale
Porte e
portoni
Vie e uscite di emergenza.
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs
Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Altezza, cubatura e superficie
ALTEZZA MINIMA: 3 m (per uffici o az. Commerciali limiti fissati da
comune normativa)
Nelle aziende industriali l’azienda USL può consentire altezze inferiori a
3 metri (es. 2.70)
SUPERFICIE LORDA: 2 mq/lavoratore
CUBATURA LORDA: 10 mc/lavoratore
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Edilizia scolastica: Indici Standard di Superficie così
come previsto dal DM 18 dicembre 1975
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs
Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vetrate
Se sono trasparenti e traslucide, in particolare quelle completamente vetrate,
devono essere:
- chiaramente segnalate,
- uso di materiali di sicurezza per un’altezza di almeno 1 m
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ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs
Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Quando sono aperti
devono essere
posizionati in modo da
non
costituire pericolo;
Finestre e lucernari
Le aperture devono
essere sufficienti per un
rapido ricambio
d’aria;
Devono poter essere
aperti, chiusi, regolati e
fissati dai
lavoratori in tutta
sicurezza;
28
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs
Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
costruite e mantenute
in modo da resistere ai
carichi massimi.
Scale
Scale e pianerottoli:
provvisti, sui lati aperti,
di parapetto normale
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I gradini devono avere
pedata e alzata
dimensionate a regola
d'arte e
larghezza adeguata alle
esigenze del transito.
Scale a pioli di altezza superiore a m. 5,
fissate su pareti o incastellature
verticali o con inclinazione > 75 gradi:
provviste, a partire da m. 2,50 dal
pavimento o dai ripiani, di gabbia
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs
Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
distanza di sicurezza
sufficiente tra i pedoni e
i mezzi di trasporto
Zone di pericolo
segnalate in modo
chiaramente visibile
Vie di circolazione e zone di pericolo
il tracciato delle vie di
circolazione deve essere
evidenziato.
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Situate in modo tale che
i pedoni o i veicoli
possano
utilizzarle facilmente in
piena sicurezza e i
lavoratori nelle vicinanze
non corrano alcun
rischio
dispositivi per
impedire rischi di
cadute dei lavoratori
o rischi di cadute
d'oggetti
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
non devono essere
ingombrati da materiali
che ostacolano la normale
circolazione;
Passaggi
Davanti alle uscite dei locali e
alle vie che immettono
direttamente in una
via di transito devono essere
disposte barriere atte ad
evitare investimenti.
investimenti.
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ostacoli fissi o mobili che
costituiscono un pericolo per i
lavoratori o i veicoli devono essere
adeguatamente segnalati
in luogo del parapetto
normale deve essere
applicata una solida
barriera mobile,
inasportabile e fissabile
nella posizione di chiusura
aperture nei solai o nelle pareti
devono essere protetti, su tutti i lati,
mediante PARAPETTI NORMALI
provvisti di arresto al piede e
disposti
anche contro urti o eventuali cadute
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
via di emergenza:
percorso senza ostacoli
al deflusso che
consente alle
persone che occupano
un edificio o un locale
di raggiungere un
luogo sicuro;
Vie di fuga e
uscite di emergenza
luogo sicuro:
luogo nel quale le
persone sono da
considerarsi al sicuro
dagli effetti determinati
dall'incendio o altre
situazioni di emergenza;
uscita di emergenza:
passaggio che immette in
un luogo sicuro;
32
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
tutti i posti di lavoro
devono poter essere
evacuati
rapidamente ed in piena
sicurezza da parte dei
lavoratori
Vie di fuga e uscite
di emergenza
Numero, distribuzione e dimensioni
devono essere adeguate alle
dimensioni dei luoghi di lavoro,
lavoro, alla
loro ubicazione, alla loro destinazione
d'uso, alle attrezzature in essi installate,
nonchè al numero massimo di persone
presenti
33
Devono rimanere
sgombre e mai
ostruite con oggetti o
materiali in modo da
consentire
di raggiungere il più
rapidamente possibile
un luogo sicuro
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Devono avere altezza
minima di m 2,0 e
larghezza minima
conforme
alla normativa vigente in
materia antincendio
apribili nel verso dell’esodo
aperte facilmente ed
immediatamente da parte
di qualsiasi persona
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Vie di fuga e uscite
di emergenza
… è vietato adibire a porte
delle uscite di emergenza:
le saracinesche a rullo,
le porte scorrevoli verticalmente,
le porte girevoli su asse centrale
Non devono essere chiuse a
chiave e non ostruite
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs
Lgs.. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
devono essere evidenziate
da apposita segnaletica e
dotate di
un'illuminazione
un'i
lluminazione di
sicurezza di intensità
sufficiente
pericoli di esplosioni o
specifici rischi di incendio con
> 5 lavoratori:
Devono rispondere a quanto
prescritto dalla specifica
normativa
antincendio.
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Vie di fuga e uscite
di emergenza
pericoli di esplosione o incendio (>
5lavoratori): almeno 1 porta ogni
5 lavoratori (apribile verso
l'esodo) ≥ m 1,20.
NORMALI LAVORAZIONI:
fino a 25: 1 porta ≥ m 0,80;
tra 26 e 50: 1 porta ≥ m 1,20 apribile verso
l'esodo;
tra 51 e 100: 1 porta ≥ m 1,20 e 1 ≥ m 0,80,
apribili verso l'esodo;
Sopra 100: le porte di cui sopra + 1 porta apribile
verso l'esodo ≥ m 1,20
per ogni 50 lavoratori in più rispetto ai 100.
ing. Pietro Giannone
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
dotati di
illuminazione artificiale
adeguata per
salvaguardare la
sicurezza, la salute e
il benessere di
lavoratori.
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Illuminazione naturale
ed artificiale dei
luoghi di lavoro
I mezzi di
illuminazione artificiale
devono essere tenuti
costantemente in
buone condizioni di
pulizia e di efficienza
ing. Pietro Giannone
Rischio Fisico
Meccanico
Elettrico
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ing. Pietro Giannone
Macchine e infortuni
 Nel 2007 circa la metà degli infortuni sono stati causati in
Italia da macchine, attrezzature e veicoli.
 Le cause e le modalità di accadimento sono tristemente note
e sistematiche.
 Sono conteggiati anche gli infortuni su veicoli (in itinere)
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ing. Pietro Giannone
Definizione di macchina
 attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio,
utensile od impianto inteso come il complesso di macchine,
attrezzature e componenti necessari all’attuazione di un
processo produttivo destinato ad essere usato durante il
lavoro;
 uso di una attrezzatura di lavoro: qualsiasi operazione
lavorativa connessa ad una attrezzatura di lavoro, quale la
messa in servizio o fuori servizio, l'impiego, il trasporto, la
riparazione, la trasformazione, la manutenzione, la pulizia, lo
smontaggio;
39
ing. Pietro Giannone
La zona pericolosa
 zona pericolosa: qualsiasi zona all'interno ovvero in prossimità di
una attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratore
costituisce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso;
 apparecchi di sollevamento, tramogge, nastri trasportatori…
40
ing. Pietro Giannone
Lavoratore esposto
 Lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi
interamente o in parte in una zona pericolosa;
 Operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura
di lavoro.
41
ing. Pietro Giannone
Macchine vecchie: cosa si applica?
Macchina
Messa in servizio
prima di direttiva
di prodotto
No
Sì
Dichiarazione di conformità alle normative vigenti
all’epoca della messa in servizio
Allegato V al D.Lgs. 81/2008
42
Rif. Direttiva
Titolo III e all. VI al
D.Lgs. 81/2008
ing. Pietro Giannone
Obblighi del DL
L’art. 71 del D.Lgs. 81/2008 il DL obbliga il DL a seguire un
percorso di valutazione e autorizzazione
- nella scelta dell’attrezzatura,
- nella sua installazione,
- nel suo utilizzo,
Tali obblighi giungono fino alla manutenzione mentre alcune
responsabilità rimangono a carico del produttore
43
ing. Pietro Giannone
Avvio e blocco
Tra i rischi principali, soprattutto nelle macchine di grandi
dimensioni:
 avvio accidentale dopo interruzione della alimentazione –
necessario un apposito dispositivo di blocco
 avvio a distanza da operatore che non vede tutta la macchina –
necessari avvisatori acustici e dispositivi di emergenza.
44
ing. Pietro Giannone
Parti in movimento
 Tutte le parti in movimento delle macchine devono essere
protette dal contatto accidentale.
 Questo principio è vigente da oltre 60 anni e ancora gli
infortuni di questo tipo sono tantissimi.
 Microswitch, fotocellule, doppi comandi ecc.
45
ing. Pietro Giannone
Impigliamento
 Tutte le parti rotative delle macchine devono essere protette
dal rischio di impigliamento.
 Anche questo principio è vigente da oltre 60 anni …
 Abiti aderenti, capelli corti o raccolti, protezioni attive o
passive.
46
ing. Pietro Giannone
Ribaltamento
 Quello del ribaltamento è un altro rischio molto diffuso nell’uso
delle macchine (soprattutto nelle semoventi).
 Le macchine vanno usate nelle condizioni prescritte dal costruttore
(rispettando le pendenze e i carichi massimi, le condizioni d’uso
ecc.)
 Le macchine a norma hanno delle protezioni passive contro gli
infortuni da ribaltamento.
47
ing. Pietro Giannone
E gli autoveicoli?
 Le automobili sono escluse dall’ambito di applicazione della
direttiva macchine (DPR 459/96)
 PERO’…
 autisti adeguatamente formati
 manutenzioni ordinarie programmate
 annotazione delle verifiche
 disponibilità del libretto di istruzioni
48
ing. Pietro Giannone
E gli autoveicoli?
 valutare le interferenze tra le automobili e il transito di pedoni
 delimitare accuratamente le aree di parcheggio
 incaricare personale formato e addestrato
49
ing. Pietro Giannone
Rischio elettrico
50
ing. Pietro Giannone
PERICOLOSITÀ CORRENTE ELETTRICA
Normalmente, in presenza di un
incidente di natura elettrica, si è
abituati a far riferimento alla
TENSIONE, al VOLTAGGIO
quale causa dei danni (infatti si
leggono o si ascoltano frasi del tipo:
"... è rimasto folgorato da un a
scarica a 20.000 volt"). In realtà,
anche se è dalla tensione che parte il
meccanismo, quella che produce
direttamente i danni è la
CORRENTE.
51
51/116
ing. Pietro Giannone
ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA
La corrente elettrica è un flusso di particelle elettriche,
elettroni, che scorre in un conduttore elettrico come l’acqua
di un fiume.
La differenza sostanziale è che il fiume parte dalle montagne
con una certa energia dovuta all’altezza delle montagne ed
arriva al mare dove scarica completamente la sua energia e
muore.
La corrente elettrica parte da una sorgente con una certa
energia , attraversa dei conduttori elettrici ed arriva ad un
utilizzatore, Nell’utilizzatore scarica parte della sua energia .
Però deve necessariamente tornare alla sorgente dalla quale è
partita.
52
52/116
2007
ing. Pietro Giannone
ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA
La portata di acqua si chiama intensità di corrente o corrente .Si misura in ampere
Il dislivello “orografico” che fa muovere gli elettroni si chiama potenziale e si misura
in volt
La resistenza che gli elettroni incontrano scorrendo si chiama resistenza elettrica e si
misura in ohm
Tra intensità, voltaggio e resistenza intercorre la legge di OHM
V  R I
v
53
53/116
I
ing. Pietro Giannone
ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA
 Le goccioline di pioggia non fanno male anche se
cadono dal cielo. Il Voltaggio è alto, ma l’Amperaggio è
bassissimo
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54/116
ing. Pietro Giannone
ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA
 l’acqua non passa in tutti i luoghi (terreno roccioso)
 la corrente elettrica passa facilmente in alcuni corpi
chiamati conduttori. gli altri sono chiamati isolanti
55
55/116
ing. Pietro Giannone
ANALOGIA ELETTRICITÀ-ACQUA
 se la pressione spinge troppa acqua in un tubo il tubo
scoppia
 se troppa corrente passa in un conduttore il conduttore
brucia (effetto joule)
56
56/116
ing. Pietro Giannone
rischio di folgorazione
 Il corpo viene attraversato da una corrente che dipende
dalla tensione di contatto dalla resistenza totale
 La resistenza totale è data dalla resistenza di contatto e
dalla resistenza del corpo (850-50000 Ω)
 La resistenza del corpo dipende da svariati fattori fra cui
il percorso all’interno del corpo (mano-piede, manomano, ecc.)
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57/116
ing. Pietro Giannone
ATTENZIONE!!!!!!!!!!!!!
IL PERICOLO NON E’ SEMPRE UGUALE
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58/116
ing. Pietro Giannone
DETERMINAZIONE DEL VALORE DI SOGLIA (TLV)
 Considerata la resistenza media del corpo umano, per non avere
un passaggio di CORRENTE ELETTRICA pericoloso, si limita il
voltaggio massimo a cui può essere esposto il lavoratore
59
59/116
ing. Pietro Giannone
VALORE DI SOGLIA TLV
 Si possono ritenere come livelli di
sicurezza i 50 volt per la scuola e
gli uffici.
60
60/116
ing. Pietro Giannone
EFFETTI DELLA SCOSSA
zona 1 - al di sotto di 0,5 mA la corrente elettrica
non viene percepita (si tenga presente che una
piccola lampada da 15 watt assorbe circa 70 mA);
 zona 2 - la corrente elettrica viene percepita senza
effetti dannosi
zona 3 - si possono avere tetanizzazione e disturbi
reversibili al cuore, aumento della pressione
sanguigna, difficoltà di respirazione;
zona 4 - si può arrivare alla fibrillazione
ventricolare e alle ustioni.
61
61/116
ing. Pietro Giannone
Norme tecniche e leggi cogenti
La norma tecnica Indicazioni di legge
diventa cogente
(deve essere a
come una legge
regola d’arte)
Indicazione di norme
tecniche che soddisfano
il requisito
62
ing. Pietro Giannone
Riferimento a norme

In alcuni casi la corretta realizzazione degli impianti è
riferita a norme tecniche volontarie (norme CEI, impianti
elettrici)

In altri casi la corretta realizzazione degli impianti è
riferita a norme tecniche emanate con decreti (regole
tecniche antincendio)
63
ing. Pietro Giannone
Impianti elettrici e conformità
Impianti elettrici
No
Complessi
(> 6kW ecc.)
Sì
Progetto
(iscrizione ordine professionale)
Esecutore abilitato
(camera di commercio)
Dichiarazione di
conformità alla norma
(contenuti dettati dalla legge)
64
Esecutore abilitato
(camera di commercio)
Dichiarazione di
conformità al progetto
(contenuti dettati dalla legge)
ing. Pietro Giannone
Dichiarazione di conformità
La dichiarazione di conformità è redatta dall'installatore in
accordo a modelli pubblicati con decreto.
La conformità riporta:

la dichiarazione di aver rispettato il progetto (ove previsto);

la dichiarazione di aver seguito la normativa CEI vigente;

la dichiarazione di aver installato componenti e materiali
costruiti a regola d'arte;

la dichiarazione di aver controllato l'impianto, ai fini della
sicurezza e funzionalità.
65
ing. Pietro Giannone
Profili di responsabilità
 Progettista: corretto dimensionamento del progetto
 Installatore: messa in opera conforme al progetto e alle
norme
 Gestore (DL): corretta manutenzione e utilizzo conforme
alla destinazione d’uso
66
ing. Pietro Giannone
Modifiche di impianti e condizioni di utilizzo

Il rischio dipende dal livello di sicurezza intrinseco degli
impianti e dal loro corretto utilizzo

Se non si rispettano le condizioni di impiego previste dal
progetto, il rischio cambia e la responsabilità si possono
spostare sul gestore dell’impianto

Se gli ambienti cambiano destinazione d’uso tutto lo schema
dell’impianto va rivisitato.
67
ing. Pietro Giannone
Incidenti e infortuni da corrente elettrica
 elettrocuzione, dovuta al passaggio di corrente nel corpo
umano, per contatto diretto (elemento in tensione) o indiretto
(elemento che non si dovrebbe trovare in tensione ma ci si trova a
causa di guasti)
 incendio, presenza di materiale infiammabile e fenomeni
elettrici di innesco
 esplosione, atmosfere pericolosa e innesco
68
ing. Pietro Giannone
Tipi di Isolamento
•
Isolamento funzionale: isolamento tra le parti attive e tra queste e la carcassa,
senza il quale ne sarebbe impedito il funzionamento.
•
Isolamento principale: isolamento delle parti attive necessario per assicurare la
protezione fondamentale contro la folgorazione.
•
Isolamento supplementare: ulteriore isolamento che si aggiunge al fine di garantire
la sicurezza delle persone in caso di guasto all’isolamento principale.
•
Doppio isolamento: insieme dell’isolamento principale e dell’isolamento
supplementare.
•
Isolamento rinforzato: unico isolamento al posto del doppio isolamento.
69/116
69
ing. Pietro Giannone
PERICOLI CONNESSI CON IMPIANTI ED APPARECCHI
ELETTRICI
CONTATTI ELETTRICI DIRETTI
CONTATTI ELETTRICI INDIRETTI
INCENDIO
ESPLOSIONE
70/116
70
ing. Pietro Giannone
il contatto diretto
Non vi sono sistemi di sicurezza
efficaci contro il contatto diretto con i
cavi elettrici .
Il differenziale a 0.03A aumenta solo
la probabilità di sopravvivenza
71
ing. Pietro Giannone
il contatto indiretto
Il coordinamento OSSIA L’AZIONE
COMBINATA tra l’impianto di messa a terra e
il differenziale assicura un’ottima protezione
Ma occorre sempre la manutenzione
72
ing. Pietro Giannone
COORDINAMENTO
Il conduttore di protezione collega la
carcassa metallica, tramite il
conduttore di terra, ad un picchetto
zincato che si mette conficcato nel
terreno
<=25 V
V<=50 VOLT
V=RxI
Per un IDN=1
73
2007
R=1
ing. Pietro Giannone
il “salvavita” ovvero l’interruttore differenziale
E’ indispensabile per garantire la sicurezza di un qualsiasi impianto.
L'interruttore differenziale è un dispositivo amperometrico di protezione
che protegge dalle dispersioni di corrente.
Consente l'interruzione automatica dell'alimentazione aprendo
tempestivamente il circuito elettrico (protezione attiva) quando la corrente
di guasto, cioè quella che si disperde verso terra, supera un valore
prefissato.
Così facendo si limitano, o si eliminano, le conseguenze
74/116
74
ing. Pietro Giannone
SGANCIATORE MAGNETICO
75/116
75
ing. Pietro Giannone
prese di corrente
TIPO A - Standard italiano -
10A
TIPO B - Standard italiano
16A
TIPO C - Presa bivalente
TIPO D - Standard tedesco
76
Spina Schuko
standard CEE 7/7
ing. Pietro Giannone
Un collegamento importante per la
vita
Lo spinotto centrale (laterale nella
spina tedesca) è fondamentale per la
sicurezza in quanto mette in
comunicazione la carcassa della
macchina all’impianto di terra.
77/116
77
L’assenza del collare serracavo può
provocare infortuni mortali per fuoriuscita
dalla spina del cavo in tensione
ing. Pietro Giannone
l’impianto di terra
ALL’IMPIANTO DI TERRA
DEVONO ESSERE COLLEGATE
TUTTE LE APPARECCHIATURE
ELETTRICHE E LE MASSE
ESTRANEE
EQS: COLLEGAMENTI DA
FARE SOLO IN ALCUNI
CASI
EQP: COLLEGAMENTI DA
FARE SEMPRE
78
ing. Pietro Giannone
IMPIANTO DI TERRA ? NO, GRAZIE
79/116
79
ing. Pietro Giannone
Pericolo di folgorazione!!!!!!!
Spina tedesca
o schuko
PERSONALE FORMATO
NO!
SI
È UN ERRORE PERICOLOSISSIMO INSERIRE
LA SPINA TEDESCA IN UNA PRESA
“ITALIANA” PERCHE’ SI ELIMINA LA
PROTEZIONE DELL’IMPIANTO DI
TERRA.
Il diametro dello spinotto della presa schuko è 0,5
mm maggiore del diamtreo dell’alveo della presa
italiano, ma spingendo entra ugualmente.
80
SI
ing. Pietro Giannone
USO IMPROPRIO DELLE ATTREZZATURE ELETRICHE
81
ing. Pietro Giannone
Etichette
 Tutti gli apparecchi elettrici devono:
 indicare la tensione, l'intensità e il di tipo di corrente;
 essere dotati di documentazione relativa alle caratteristiche
tecniche necessarie per l'uso;
 essere dotati di certificazioni di conformità alle norme di
sicurezza.
 Nel quadro elettrico ogni interruttore deve avere un
etichetta che identifica il circuito elettrico a cui
corrisponde (sala audiovisivi, atrio, ecc…); lo schema deve
essere allegato al quadro che deve essere chiuso.
82/116
82
ing. Pietro Giannone
Incendio elettrico
ogni cavo elettrico si riscalda al passaggio della corrente . il calore
prodotto è proporzionale all’intensità della corrente, all’amperaggio.
il corto circuito , cioè il libero passaggio di corrente , provoca spesso
un incendio
83/116
83
ing. Pietro Giannone
il cortocircuito
Se la corrente elettrica riesce a
passare tra il filo di mandata e il
filo di ritorno direttamente
senza passare attraverso
l’apparecchio utilizzatore si ha
il cortocircuito (circuito corto)
e il cavo elettrico può
incendiarsi
Come protezione si usano i
fusibili o gli interruttori
termici.
84
ing. Pietro Giannone
e il parafulmine?
Il parafulmine è necessario quando la scuola non è autoprotetta, cioè quando
facendo un particolare calcolo indicato nelle norme CEI è probabile che la
scuola possa essere colpita da un fulmine.
Il calcolo dell’autoprotezione deve essere fatto da un tecnico esperto .
L’impianto parafulmine deve essere fatto da un installatore esperto.
Ricordarsi che l’impianto parafulmine è in realtà un impianto che ha il
compito di attirare il fulmine e farlo scaricare nel terreno. La funzione di
attirare il fulmine è certa, la funzione di scaricare il fulmine dipende dalla
qualità dell’impianto.
Un impianto parafulmine progettato male o eseguito male può essere più
pericoloso di un parafulmine che non c’è.
85
ing. Pietro Giannone
Lavori elettrici SOTTO TENSIONE in BT
IL DPR 547/55 AMMETTE LAVORI SOTTO TENSIONE FINO
A 1000 V PURCHE’:
& L’ORDINE DI ESEGUIRE IL LAVORO SIA DATO DAL
CAPO RESPONSABILE
& SIANO ADOTTATE LE MISURE ATTE A GARANTIRE LA
INCOLUMITA’ DEI LAVORATORI
& Il DOCENTE O L’ASSISTENTE DI LABORATORIO è
l’equivalente del preposto ai lavori
& Le misure atte a garantire l’incolumità sono quelle prescritte dalle
normative vigenti sia legislative (Dlgs. 626/94, ecc.), che tecniche
(CEI EN 50110, CEI 11-27)
86/116
86
ing. Pietro Giannone
Lavori elettrici SOTTO TENSIONE in BT
NEI LAVORI SOTTO TENSIONE IN BT I RISCHI
ELETTRICI SONO DI DUE TIPI:
& ARCO ELETTRICO (cortocircuiti dovuti a interposizione di
attrezzi e/o materiale metallico, interruzione di carichi consistenti
senza utilizzare apparecchi di manovra, ecc.)
& SHOCK ELETTRICO (mancato utilizzo o inadeguatezza di DPI e
attrezzature, mancato rispetto delle distanze di sicurezza da parti
in tensione prossime)
PRIMA DI DARE INIZIO AD UN LAVORO SOTTO TENSIONE IN
BT E’ NECESSARIO ESEGUIRE UNA ACCURATA ANALISI DEI
RISCHI PER VALUTARNE LA FATTIBILITA’ E LE PROCEDURE
DA ADOTTARE.
87/116
87
ing. Pietro Giannone
Lavori elettrici SOTTO TENSIONE in BT
NEI LAVORI SOTTO TENSIONE LA SICUREZZA VIENE
GARANTITA ESSENZIALMENTE:
& DALL’USO DI ATTREZZI ISOLATI O ISOLANTI
(Cacciaviti, pinze, chiavi, ecc.)
& DALL’USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
INDIVIDUALE
- Casco in materiale isolante
- Visiera di protezione,
- Guanti isolanti
- Vestiario idoneo che non lasci scoperte parti del corpo
- Tronchetti isolanti
88/116
88
L’obiettivo è realizzare
UNA DOPPIA PROTEZIONE ISOLANTE
verso le parti attive su cui si interviene e proteggersi dagli
EFFETTI DELL’ARCO ELETTRICO
ing. Pietro Giannone
LA NUOVA LEGGE
 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA 22 ottobre 2001, n.462 (G.U. 08.01.2002,
n. 6)
 Regolamento di semplificazione del procedimento per la
denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le
scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di
impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi.
89/116
89
ing. Pietro Giannone
OBBLIGO DEL DATORE DI LAVORO
ART. 4
Il datore di lavoro e' tenuto ad effettuare regolari manutenzioni
dell'impianto, nonché a far sottoporre lo stesso a verifica
periodica ogni cinque anni,
ad esclusione di quelli installati
in cantieri,
in locali adibiti ad uso medico
e negli ambienti a maggior rischio in caso di incendio per i
quali la periodicità è biennale.

90/116
90
ing. Pietro Giannone
SANZIONI

91/116
91
L’omessa verifica periodica di un impianto di
messa a terra potrà essere contestata nei seguenti
termini: “violazione dell’art. 4 comma 1 DPR 462/01
punita, ai sensi dell’art. 9 comma 2 dello stesso DPR, con
la sanzione prevista dall’art. 389, lettera c), del DPR
547/55”.
ing. Pietro Giannone
Obblighi del DL
Art. 80 D.Lgs. 81/2008: Il DL prende le misure necessarie affinché i
lavoratori siano salvaguardati dai tutti i rischi di natura elettrica connessi
all’impiego dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici
messi a loro disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da:
contatti elettrici diretti;
contatti elettrici indiretti;
innesco e propagazione di incendi;
innesco di esplosioni;
fulminazione diretta e indiretta;
sovratensioni;
altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.
92
ing. Pietro Giannone
VDR elettrico e DL
Art. 80 DLgs 81/2008 (segue): A tal fine il DL effettua una
VDR tenendo in considerazione:
le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro, ivi comprese
le eventuali interferenze;
i rischi presenti nell’ambiente di lavoro;
tutte le condizioni di esercizio prevedibili.
93
ing. Pietro Giannone
Luoghi a maggior rischio
Le norme forniscono prescrizioni particolari per alcuni luoghi e
applicazioni, particolari (CEI 64-8 nella parte 7 “Ambienti ed
applicazioni particolari” ).
Gli impianti elettrici in Luoghi con pericolo di esplosione sono
trattati nella norma CEI 64-2 e dalle norme del CT 31 CEI.
In questo caso bisogna tenere presente anche delle particolari
prescrizioni legislative vigenti.
94
ing. Pietro Giannone
Messa in esercizio
Impianti di terra e protezione scariche atmosferiche
Installatore
95
Datore di lavoro
ISPESL
Esegue la verifica
finale che vale come
collaudo
Mette in esercizio
l’impianto dopo il
collaudo
Effettua prima
verifica a
campione
Rilascia la
dichiarazione di
conformità
Trasmette la
dichiarazione a
ISPESL ASL-ARPA
entro 30 gg
Trasmette i
risultati a ASLARPA
ASL /
ARPA
Vigilanza
ing. Pietro Giannone
Manutenzione
Impianti di terra e protezione scariche atmosferiche
Installatore
96
Datore di lavoro
ASL / ARPA
(altri)
Esegue e collauda eventuali
modifiche
Mantiene l’impianto in
buono stato e lo verifica
ogni 5 anni o 2 anni
Vigilanza e verifiche
Rilascia la dichiarazione di
conformità
Chiede la verifica a ASLARPA o altri soggetti
Rilascia verbale di
verifica periodica
ing. Pietro Giannone
Manutenzione di impianti
L’art. 86 del DLgs 81/2008 obbliga il DL ad effettuare comunque
delle verifiche “periodiche” sugli impianti elettrici e di protezione dalle
scariche atmosferiche (fermo restando quello che dice il DPR
462/2001) secondo le norme di buona tecnica e la normativa vigente.
 Gli esiti devono essere verbalizzati e conservati.
97
ing. Pietro Giannone
Fuoco e incendi
98
ing. Pietro Giannone
Fuoco e incendi

Quello degli incendi è uno dei rischi principali di ogni
ambiente di lavoro, la relativa normativa è molto approfondita
e dettagliata
Gli interventi di lotta antincendio si dividono tra azioni volte a:

Evitare l’innesco dell’incendio

Limitarne la propagazione
99
ing. Pietro Giannone
Effetti del fuoco su persone e strutture
 L’effetto principale sull’uomo è l’asfissia e l’intossicazione ad
opera dei fumi
 La diminuzione della visibilità può ostacolare l’evacuazione dal
locale
 Le ustioni dirette sono abbastanza improbabili come effetto
primario
 Dopo un certo periodo di stress termico c’è il collasso con
conseguente crollo delle strutture.
100
ing. Pietro Giannone
Classificazione dei tipi di fuoco
Classificazione dei fuochi
Tipo
Natura
A
B
Fuochi di materie solide
Fuochi di liquidi o solidi che possono liquefarsi
C
D
Fuochi di gas
Fuochi di metalli
E
Fuochi di natura elettrica
A questi corrispondono diversi materiali estinguenti
101
ing. Pietro Giannone
Attività soggette a CPI
Il DPR 151/2011 indica le tipologie di attività, locali e depositi,
soggetti ai controlli dei VVF per il rilascio del certificato di
prevenzione incendi.
Nei casi in In questo caso viene presentato un progetto ai VVF
che verificano la coerenza tra la VDR e le misure proposte.
102
ing. Pietro Giannone
Attività soggette a regole tecniche
Per alcuni ambienti e attività particolari (uffici, locali di
spettacolo, autorimesse ecc.) sono stati emanati dei decreti che
indicano nel dettaglio le misure specifiche da adottare per
l’antincendio.
In questo caso viene presentato i VVF verificano che il
progetto sia coerente con la regola tecnica.
103
ing. Pietro Giannone
Attività non soggette a CPI
Nelle attività non soggette al rilascio del CPI:
 Il DL valuta i rischi con le procedure del DM 13/3/1998 e adotta
le conseguenti misure (senza esame da parte dei VVF)
 Il DL applica la regola tecnica nelle attività soggette (per esempio
autorimessa con meno di 9 posti macchina)
104
ing. Pietro Giannone
Gestione delle emergenze
Il DL deve prevenire gli incendi e adottare i sistemi
di protezione.
Il piano di emergenza è una procedura di gestione
da applicare per la difesa di persone e cose qualora
si verifichino incendi o altre emergenze (si applica
quando non è più ragionevolmente possibile ridurre
il rischio con interventi di prevenzione)
105
ing. Pietro Giannone
Gli scenari di emergenza
Il piano di emergenza non si applica solo
all’antincendio ma a ogni possibile scenario quali:
 Terremoto
 Altra emergenza naturale
 Contaminazione naturale o artificiale
 Attacco terroristico
106
ing. Pietro Giannone
A cosa serve il piano di emergenza
Un piano di emergenza bene strutturato deve prevedere
procedure per:
 Salvaguardare le persone e i beni
 Prestare soccorso alle persone e agevolarne
l’evacuazione
 Fronteggiare lo sviluppo dell’incidente
 Attivare i presidi antincendio e coordinare l’azione con
quella dei VVF.
107
ing. Pietro Giannone
Contenuti del piano di emergenza
 Possibili scenari di emergenza
 Procedure da adottare
 Procedure di coordinamento con terzi
 Procedure per l’allontanamento dal luogo di lavoro
 Procedure per assicurare l’efficienza dei presidi antincendio
 Intervento dei VVF
 Assistenza ai disabili
 Planimetrie
 Esercitazioni annuali.
108
ing. Pietro Giannone
Nominativi e recapiti presenti
I nominativi e recapiti presenti nel piano di emergenza e visibili ai
lavoratori devono essere:
 Datore di lavoro
 RSPP
 Lavoratori addetti alla gestione delle emergenze
 Centralinisti e portiere
 Addetti al pronto soccorso
 Addetti all’assistenza dei disabili
 Medico Competente
 Servizi di pronto intervento locali
109
ing. Pietro Giannone
Numero addetti emergenze
I lavoratori addetti alla gestione delle emergenze devono
essere scelti in base alle loro capacità e attitudini e non
possono rifiutare (se non in maniera motivata) l’incarico.
Il loro numero deve essere tale da coprire ogni turno e ogni
ambiente di lavoro considerando il n° di lavoratori e
l’eventuale presenza di portatori di handicap.
110
ing. Pietro Giannone
Formazione addetti emergenza
Gli addetti alle emergenze partecipano a corsi di formazione
specifici con contenuti dettati dalla normativa antincendio.
Se la gestione aziendale dei rischi è idonea, i loro nominativi
devono essere a conoscenza di tutti i lavoratori …
111
ing. Pietro Giannone
Agenti fisici
112
ing. Pietro Giannone
Elenco agenti fisici
Elenco di agenti fisici soggetti a regolamentazione:

Radiazioni ionizzanti

Rumore

Ultrasuoni e infrasuoni

Vibrazioni meccaniche

Campi elettromagnetici

Radiazioni ottiche artificiali

Microclima

Atmosfere iperbariche.
113
ing. Pietro Giannone
Obblighi generali
Gli obblighi generali sono quelli derivati dal 2087 CC e hanno
priorità rispetto alle misure specifiche
 Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure
per controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanti
dall'esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti
al minimo […]
 In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori
ai valori limite di esposizione […]
 Allorché, nonostante i provvedimenti presi dal datore di lavoro
[…] i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di
lavoro adotta misure immediate per riportare l'esposizione al di
sotto di questi […]
114
ing. Pietro Giannone
Radiazioni ionizzanti
Alle radiazioni ionizzanti si applica un decreto (17 marzo
1995, n. 230, e sue modificazioni) che non è stato inserito
nel D.Lgs. 81/2008.
Controlli personali, dosimetrie, restrizioni d’uso e
controllo da parte di fisici sanitari abilitati.
115
ing. Pietro Giannone
Radon e prodotti di decadimento
 Gas liberato dal terreno specialmente in zone vulcaniche
 Si stima che l’esposizione al Radon sia la seconda causa di
tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta
 Il Radon tende ad accumularsi in locali sotterranei e poco
aerati
 Il D.Lgs. 241/2000 ha imposto il controllo e la misura di
esposizione dei locali di lavoro interrati
116
ing. Pietro Giannone
Esposizione professionale al rumore
 L’Esposizione professionale al rumore è causa ogni anno di
circa il 50% delle denunce di malattia professionale
all’INAIL
 Il danno da rumore più frequente è la sordità (ipoacusia)
favorita dalla intensità e durata dell’esposizione
 L’incidenza di questa patologie è in costante diminuzione da
anni a causa del miglioramento delle condizioni di lavoro.
117
ing. Pietro Giannone
Adempimenti per il rischio rumore
La normativa sul rumore prevede (oltre che la riduzione al minimo
del rischio):
 la misura dell’esposizione personale (fonometrie);
 visite mediche periodiche (audiometrie);
 adozione di DPI (cuffie, inserti auricolari ecc.);
 corsi di formazione e informazione;
 la delimitazione delle aree a rischio.
Con procedure differenziate in funzione dei livelli.
118
ing. Pietro Giannone
Vibrazioni meccaniche
Le vibrazioni meccaniche sono responsabili di patologie molto
diffuse a carico dell’apparato musco-scheletrico.
Il D.Lgs. 81/2008 impone un percorso di valutazione del
rischio e adozione di misure analogo a quello previsto per il
rischio rumore (VDR, limiti di esposizione, riduzione al
minimo).
119
ing. Pietro Giannone
Lavorazioni a rischio vibrazioni
 Lavorazioni a rischio per esposizione a vibrazioni sistema
mano-braccio: smerigliatrici, trapani, martelli pneumatici
ecc.
 Lavorazioni a rischio per esposizione a vibrazioni sistema
mano-braccio: guida di autoveicoli, camion, gru, motorini
ecc.
120
ing. Pietro Giannone
Campi elettromagnetici
 Gli effetti dei campi magnetici sono molto dibattuti
 La normativa attua un principio precauzionale
 Esistono limiti di esposizione e l’obbligo di ridurre al
minimo l’esposizione
121
ing. Pietro Giannone
Microclima stress termico
 In alcune lavorazioni lo stress termico può diventare un rischio
concreto per la salute
 Addetti ai forni di una fonderia, addetti alle celle frigorifere, lavori
in esterno ecc.
 Esistono norme tecniche per la VDR e l’adozione delle misure
più idonee
 Esistono indici di esposizione (WBGT, HSI ecc.) che
suggeriscono l’adozione del vestiario più adatto o le turnazioni
necessarie per abbassare il rischio
122
ing. Pietro Giannone
Microclima ambienti moderati
 Negli ambienti moderati dal punto di vista termico non ci
sono rischi concreti ma si valuta lo stato di disagio legato al
microclima
 Uffici, scuole, terziario …
 Esistono norme tecniche per la misura e la definizione degli
indici ottimali di comfort (PMV voto medio previsto, PPD
percentuale degli insoddisfatti).
123
ing. Pietro Giannone
Altri agenti fisici
Altri agenti sono stati inseriti recentemente nella normativa e
sono soggetti ad adempimenti che entreranno
progressivamente in vigore nei prossimi anni
 Ultrasuoni e infrasuoni
 Radiazioni ottiche artificiali
 Atmosfere iperbariche.
I principi generali sono comunque applicabili.
124
ing. Pietro Giannone
Patologie da agenti fisici
La definizione delle cause (del nesso eziologico) delle patologie da
agenti fisici necessita di valutazioni approfondite che spesso è
difficile reperire nella ricostruzione di lavorazioni del passato.
 Ipoacusie
 Tumori da radiazioni (concause)
 Patologie scheletriche da vibrazioni
 Alterazioni da stress termico e da altri agenti fisici.
125
ing. Pietro Giannone
Agente chimici
126
ing. Pietro Giannone
Definizione di agente chimico
Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro
miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti,
compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi
attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e
siano immessi o no sul mercato (D.Lgs. 81/2008).
127
ing. Pietro Giannone
Condizioni di uso e rischi
La pericolosità di un agente chimico è data:

da caratteristiche chimico fisiche;

dalle condizioni di uso;

dalla suscettibilità individuale.
Spesso le valutazioni sugli agenti chimici hanno una valenza
statistica.
128
ing. Pietro Giannone
Sicurezza e salute
La VDR da agenti chimici deve considerare gli
effetti traumatici e quelli a lungo termine
 Sicurezza: esplosioni, corrosivi, ustioni ecc.
 Salute: effetti su organi “bersaglio”, neoplasie,
preumoconiosi ecc.
129
ing. Pietro Giannone
Classificazione
 Gli agenti chimici sono classificati in categorie di rischio
sulla base di test standardizzati condotti sugli animali e/o
sulla base di studi epidemiologici.
 Irritanti, nocivi tossici, infiammabili, corrosivi, cancerogeni
… sono definizioni che rispondono a test e giudizi fissati per
legge a livello europeo.
130
ing. Pietro Giannone
Frasi R
Le frasi di rischio R sintetizzano i rischi associati all'impiego della sostanza. Sono
identificate mediante la lettera “R” e un numero.
131
Alcune Frasi R
Significato
R8
Può provocare l’accensione di materie combustibili
R17
Spontaneamente infiammabile all’aria
R26
Molto tossico per inalazione
R20/21/22
Nocivo per inalazione, ingestione e contatto con la pelle
R45
Può provocare il cancro
R49
Può provocare il cancro per inalazione
ing. Pietro Giannone
Frasi S
I consigli di prudenza S sintetizzano dei suggerimenti per la corretta gestione
della sostanza sono identificate mediante la lettera “S” e un numero.
132
Alcune Frasi S
Significato
S2
Conservare fuori dalla portata dei bambini
S26
In caso di contatto con gli occhi lavare immediatamente con
acqua e consultare il medico
S27
Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati
S3/7/9
Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco e ben ventilato
S36/37/39
Usare indumenti protettivi e guanti e proteggersi gli occhi/la
faccia
ing. Pietro Giannone
Etichettatura
 Simboli di pericolo: Alle definizioni delle categorie di pericolo sono associate
immagini grafiche e simboli di etichettatura
E= Esplosivo O= Comburente
T+ = Molto tossico C = Corrosivo
133
F = Facilmente
infiammabile
Xn = Nocivo
F+ = Estremamente
T=Tossico
infiammabile
Xi = Irritante
N = Pericoloso
per l’ambiente
ing. Pietro Giannone
Schede di sicurezza
Documenti standardizzati che illustrano le caratteristiche delle sostanze in relazione
alle conoscenze scientifiche disponibili
1. Identificazione del preparato e della società che lo produce
2. Composizione - Informazioni sugli ingredienti
3. Identificazione dei pericoli
4. Misure di primo soccorso
5. Misure antincendio
6. Misure in caso di fuoriuscita accidentale
7. Manipolazione e stoccaggio
8. Controllo dell’esposizione - protezione individuale
9. Proprietà fisiche e chimiche
10. Stabilità e reattività
11. Informazioni tossicologiche
12. Informazioni ecologiche
13. Considerazioni sullo smaltimento
14. Informazioni sul trasporto
15. Informazioni sulla regolamentazione
16. Altre informazioni
134
ing. Pietro Giannone
VDR chimico
La valutazione del rischio chimico comprende l’analisi delle
caratteristiche delle sostanze e delle modalità di esposizione
 Si usano software appositi che considerano anche i risultati di
eventuali indagini ambientali
 Sulla base degli esiti della valutazione si adottano misure di tutela
specifiche e si effettua la sorveglianza sanitaria
135
ing. Pietro Giannone
VDR chimico e misure
 Si effettuano misure di esposizione i cui risultati sono messi
a confronto con dei limiti che tutelano la maggior parte dei
lavoratori
 Si possono effettuare anche delle indagini per la ricerca degli
indici biologici di esposizione, indicatori di esposizione e
liquidi biologici
136
ing. Pietro Giannone
Agenti cancerogeni definizione
I cancerogeni sono agenti che aumentano l’incidenza di tumori
nella popolazione esposta
Gli agenti cancerogeni sono etichettati R45 e R49 e sono
soggetti a particolari restrizioni
Per molti di questi agenti ci sono giudizi contrastanti e la
classificazione “ufficiale” non è sempre allineata con le
opinioni della comunità scientifica
137
ing. Pietro Giannone
Amianto
Con il termine amianto si indica un gruppo di minerali fibrosi che
erano ampiamente utilizzati in Italia nel passato.
L’esposizione alle fibre di amianto determina patologie che si
manifestano anche a decenni di distanza dall’esposizione
 L’uso dell’amianto è bandito in Italia dal 1992
 Ogni anno ci sono ancora circa 1000 decessi per le esposizioni
pregresse
 L’amianto è regolato da numerosissime norme di prevenzione e
protezione
138
ing. Pietro Giannone
Fumo di sigaretta
 L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha
classificato l’esposizione a fumo passivo come cancerogena
 Questo NON significa che il DL sia tenuto ad applicare le
norme specifiche sugli agenti cancerogeni
 Il datore di lavoro è tenuto piuttosto ad applicare norme
specifiche per la tutela dei non fumatori dettate da decreti
che non sono stati inseriti nel D.Lgs. 81/2008
139
ing. Pietro Giannone
Atmosfere esplosive
 Il D.Lgs. 81/2008 prevede un capo specifico per la
protezione dalle atmosfere esplosive
 Miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di
sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o
polveri
 Gas, vapori, polveri fini, legno, sementi, cereali ecc.
 Sono previste misure e valutazioni specifiche per la
prevenzione della formazione di atmosfere e il loro innesco
140
ing. Pietro Giannone
Manipolazione di esplosivi

La produzione e manipolazione di esplosivi è regolata da
un DPR degli anni ‘50 non compreso nel D.Lgs. 81/2008

Lavori in galleria, miniere a cielo a aperto e in sotterraneo

Contiene molti concetti (procedure, controllo ecc.) che
hanno anticipato l’evoluzione delle norma di igiene e
sicurezza sul lavoro
141
ing. Pietro Giannone
Agenti biologici
 Gli agenti biologici sono tutti i microrganismi,
anche se geneticamente modificati, colture cellulari
ed endoparassiti umani che potrebbero provocare
infezioni, allergie od intossicazioni
 Gli agenti biologici sono immessi in ambiente di
lavoro in maniera volontaria o involontaria
142
ing. Pietro Giannone
Agenti biologici
Gli agenti biologici sono classificati dalla normativa in 4 gruppi
di pericolosità cui corrispondono adempimenti e autorizzazioni
diverse in funzione di:

INFETTIVITÀ

PATOGENICITÀ

TRASMISSIBILITÀ

NEUTRALIZZABILITÀ
143
ing. Pietro Giannone
Movimentazione manuale dei carichi
MMC
 A causa della movimentazione manuale dei carichi sono
denunciate migliaia di malattie professionali ogni anno
 Si tratta di patologie musco-scheletriche il cui numero fino
a pochi anni fa era sottostimato rispetto alla reale
estensione del fenomeno
 Oggi le malattie musco-scheletriche rappresentano circa il
50% delle malattie professionali riconosciute in agricoltura
e 35% nell’industria e servizi
144
ing. Pietro Giannone
MMC
 Il D.Lgs. 81/2008 ha dedicato un apposito capo alla
regolamentazione di questo agente di rischio
 Nella normativa precedente erano prescritti dei limiti di peso
che oggi sono sostituiti dalla indicazione di norme tecniche
con le quali effettuare le valutazioni e stabilire le modalità di
lavoro
 È prevista una formazione specifica e apposita sorveglianza
sanitaria
145
ing. Pietro Giannone
Movimenti ripetuti
 I Movimenti ripetitivi sono regolati dalle norme tecniche che
disciplinano la movimentazione manuale dei carichi
 Tendiniti, tunnel carpali e patologie causate dalla ripetizione
a rischio di movimenti e sforzi a rischio (pittori, informatica,
grafica, musicisti ecc.)
 L’approccio di legge per questi aspetti è innovativo rispetto a
quello adottato per molti altri rischi.
146
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
ATTIVITA’ COINVOLTE
Amministrativa
Vendita
Pulizia dei locali
Praticamente …
147
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
La MMC non è caratteristica di uno specifico lavoro, ma riguarda
quasi la totalità delle attività lavorative nonché molte attività che si
svolgono nella propria abitazione
148
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Precauzioni
Il rischio della movimentazione è dovuto non solo al peso del carico, ma anche
ad altri fattori come:
149
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Rischi
A questi rischi, strettamente legati all’attività, si collegano possibili altri rischi
dovuti al trasporto di un carico:
•Esso può cadere causando contusioni e fratture
•Può essere caldo o tagliente, con possibilità di ustioni o lesioni
•Può non far vedere scalini o oggetti che si trovano per terra, facendo
inciampare
•Nelle palestre bisogna fare attenzione quando si spostano o si posizionano
attrezzi
150
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Norme generali di comportamento
Ambiente in cui ci si deve muovere
•Si deve assicurare che i piani di lavoro e le vie da percorrere siano sgombere
•Deve verificare che il pavimento non presenti pericoli di scivolamento, buche,
corpi sporgenti macchie d’olio ecc.
•Deve sincerarsi che l’ingombro del carico non sia tale da impedire la visuale
151
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Norme generali di comportamento
Movimenti del corpo
Per quanto riguarda invece i movimenti del corpo, possiamo dire
che il lavoratore
152
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Norme generali di comportamento
Carico da movimentare
Per quanto riguarda il carico, esso va:
153
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Norme generali di comportamento
154
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Norme generali di comportamento
155
ing. Pietro Giannone
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Norme generali di comportamento
156
ing. Pietro Giannone
VDT
Il D.Lgs. 81/2008 prevede disposizioni specifiche per le
caratteristiche della postazione al VDT in relazione a:
 Piano di lavoro
 Sedile di lavoro
 Rumore
 Microclima
 Illuminazione
 Umidità
 Prevenzione di disturbi muscolo-scheletrici
 Prevenzione di problemi visivi
 Prevenzione per disturbi da affaticamento mentale.
157
ing. Pietro Giannone
VDT
Definizione di addetto al videoterminale D.Lgs.
81/2008
 Addetto che usa l’attrezzatura munita di VDT per
almeno 20 h settimanali dedotte le pause
 Per questi addetti sorveglianza sanitaria e
formazione specifica
158
ing. Pietro Giannone
VDT
La postazione deve rispondere a requisiti che evitano:
 l’assunzione di posture incongrue;
 la creazione di riflessi nel monitor;
 la creazione di abbagliamenti per l’operatore;
 l’effettuazione di movimenti ripetuti innaturali (posizione del
mouse ecc.);
 l’uso di materiale non a norma.
159
ing. Pietro Giannone
ELEMENTI:
1) L’AMBIENTE DI LAVORO
CON VDT
deve avere:
• spazio di lavoro sufficiente per cambiamenti di posizione;
• una illuminazione naturale ed artificiale adeguata (senza riflessi)
• un comfort microclimatico, in grado di garantire il benessere degli operatori
• ricambi d'aria adeguati
• un rumore ambientale contenuto
160
ing. Pietro Giannone
L’AMBIENTE DI LAVORO:
SPAZI E SUPERFICI
Il locale deve avere
avere::
 almeno 6 mq lordi per ogni addetto,
Norme di buona tecnica
tecnica::
 > 9 mq lordi per 1 addetto,
 > 12 mq lordi per 2 addetti
addetti;;
 meglio se > 10 mq “reali” per addetto
con pareti di colore chiaro, neutro, non riflettente
161
ing. Pietro Giannone
L’AMBIENTE DI LAVORO:
ILLUMINAZIONE DEL LOCALE
(NATURALE)
deve essere:
• sufficiente (es. almeno 1/8 della superficie del locale): con finestre ubicate
preferibilmente su un solo lato, meglio se rivolto a nord, nordnord-est o nordnord-ovest e
perpendicolari allo schermo; devono essere schermabili con veneziane o tende
di tessuto pesante o a doghe verticali (orientabili).
• uniforme, evitando abbagliamenti, riflessi e sfarfallii sullo schermo.
• La postazione di lavoro deve essere distante almeno 1 m dalle finestre.
162
ing. Pietro Giannone
ESEMPIO DI ILLUMINAZIONE NATURALE
Lato N-NE-NO
163
ing. Pietro Giannone
ESEMPI DI SCHERMATURA IDONEA
164
ing. Pietro Giannone
ESEMPI DI SCHERMATURA IDONEA
165
Veneziane a lamelle perforate: a sx aperte-a dx chiuse
ing. Pietro Giannone
IL POSTO DI LAVORO
1) TAVOLO
•
•
•
•
superficie chiara e non riflettente;
altezza del piano regolabile; se fissa da 68 a 82 cm dal pavimento; inclinabile
leggermente in avanti
dimensione del piano idonea per una sistemazione corretta e flessibile del
monitor, della tastiera e dei documenti di lavoro; ottimale  160 x 90 cm.
la profondità sotto il piano deve permettere le gambe semidistese;
spazio per le gambe:
larghezza min. = 70 cm.
lunghezza min. = 60 cm (ginocchia)
“
166
“
= 80 cm (piedi)
ing. Pietro Giannone
IL POSTO DI LAVORO
1) TAVOLO (REGOLABILE IN ALTEZZA)
canale passacavi
167
ing. Pietro Giannone
IL POSTO DI LAVORO
2) SEDILE
•
•
•
•
•
•
•
168
girevole;
girevole;
regolabile in altezza variabile da 42  55 cm;
dimensioni sedile non inferiori a 40 x 40 cm, leggermente concavo ed
inclinato in avanti di circa 2°
2° ed all'indietro di 14°
14° e con il bordo
anteriore arrotondato (compressione dei vasi e dei nervi);
nervi); anatomico,
soffice e rivestito di materiale permeabile (tessuto);
schienale,, moderatamente sagomato nella parte alta, con possibilità di
schienale
regolazione di profondità, altezza e inclinazione e con imbottitura
lombare; alto ca 50 cm. dal sedile con altezza di 10  20 cm
privo di braccioli o con braccioli di tipo corto e chiuso;
basamento a 5 razze, grande almeno come il p. del sedile
con comandi maneggevoli ed accessibili da seduti.
seduti.
ing. Pietro Giannone
IL POSTO DI LAVORO
2) SEDILE
4 REGOLE D’ORO PER
ACQUISTARE UNA SEDIA PER VDT
● effettuare una prova individuale di
almeno una settimana, in modo che la
sedia si adatti alle caratteristiche
dell’utente;
● l’utente deve avere la possibilità di
scegliere come minimo tra due modelli;
● bisogna tener conto della statura della/e
persona/e a cui è destinata la sedia;
● con il fornitore bisogna stabilire quali
istruzioni dare alle persone interessate.
169
IL VDT – lo schermo
•
•
•
•
•
170
dimensioni adatte all'attività che è
chiamato a svolgere e tali da essere
leggibili a 68 ÷ 80 cm;
raggio di curvatura,
curvatura, tale da ridurre al minimo la possibilità di riflessi di luce derivanti
dall'ambiente circostante;
contrasto e luminosità regolabili;
regolabili;
immagini stabili;
caratteri definiti e leggibili:
leggibili: la brillantezza e/o il contrasto tra caratteri e sfondo dello
schermo devono risultare facilmente regolabili per volontà dell'operatore ed
adattabili alle condizioni ambientali senza che ciò sia causa di molestia per
l'utilizzatore;
ing. Pietro Giannone
IL VDT – lo schermo
•
•
•
•
171
facilmente orientabile ed inclinabile;
inclinabile;
deve essere posizionato davanti a sé per
evitare torsioni di collo e schiena;
il bordo superiore dello schermo deve essere all'altezza degli occhi;
chi usa lenti bifocali, cerchi di posizionare lo schermo più in basso per evitare tensioni del
collo.
ing. Pietro Giannone
POSTURE CORRETTE NELL’USO DEL MOUSE (1)
La corretta posizione del mouse sul piano frontale per evitare posture scorrette della
spalla.
172
ing. Pietro Giannone
POSTURE CORRETTE NELL’USO DEL MOUSE (2)
La corretta posizione del mouse in “pianta ”per evitare la deviazione ulnare del
polso.
173
ing. Pietro Giannone
I DISTURBI ASSOCIATI ALL’USO DEL VDT
174
ing. Pietro Giannone
I DISTURBI ASSOCIATI ALL’USO DEL VDT
mal di testa e rigidità alla nuca,
 bruciore agli occhi,
 iperlacrimazione
iperlacrimazione,,
 nervosismo,
 dolori alle spalle, braccia e mani.
Negli ultimi anni sono più frequenti.
Ciò è legato:
- alla grande diffusione del VDT
- a ritmi di lavoro sempre più stressanti
- aumento dello stress,
- alla diminuzione della soglia di tolleranza nei confronti dei fattori di disturbo.
175
ing. Pietro Giannone
PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI
APPARATO VISIVO:
L’insieme dei disturbi visivi provocati dall’eccessivo affaticamento dell’apparato
visivo viene comunemente indicato come ASTENOPIA.
I segni associati a questa sindrome sono:
 fatica accomodativa
accomodativa..
 fatica muscolare.
 fatica percettiva (visione annebbiata, visione
sdoppiata).
 irritazione oculare (bruciore, lacrimazione, senso di
corpo estraneo, fastidio alla luce, ecc.).
176
ing. Pietro Giannone
PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI
APPARATO VISIVO:
lavorare al VDT non causa danni permanenti
alla vista. Fastidi quali bruciore,
iperlacrimazione,, fotofobia, senso di abbagliamento
iperlacrimazione
e a volte emicrania sono sempre reversibili, anche se possono incidere sul
rendimento di una persona.
Tali sono dovuti essenzialmente ad un’elevata sollecitazione e
all’affaticamento degli occhi per:
 posizionamento scorretto dello schermo rispetto alle finestre e ad altre
sorgenti luminose (abbagliamenti, riflessi fastidiosi e un maggiore
contrasto chiarochiaro-scuro);
 cattiva visualizzazione di singoli caratteri, frasi o di intere porzioni di
testo.
177
ing. Pietro Giannone
PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI
DOLORI AL COLLO E ALLE ARTICOLAZIONI: sono imputabili a:
 posizione sedentaria protratta o postura scorretta;
 spazio insufficiente per la tastiera e il mouse;
 mancanza di ausili di lavoro ergonomici (ad es. poggiapiedi, poggiapolsi per tastiera e
mouse);
 altezza della sedia non idonea alle caratteristiche fisiche dell’utente;
 schermo collocato in posizione rialzata;
 uso di occhiali non idonei o ridotta capacità visiva (ad es. l’uso di occhiali progressivi
non adatti può costringere l’utente ad assumere una posizione incongrua con la
testa).
178
ing. Pietro Giannone
PRINCIPALI CAUSE DEI DISTURBI
ALTRI MALESSERI FISICI
•
•
cattivo microclima e presenza di corpi estranei nell’aria (ad es. fumo, polveri, acari e sostanze chimiche):
chimiche) : può
nuocere alla salute e provocare malattie da raffreddamento, pelle e mucose disidratate,
congiuntivite, allergie, nausea e capogiri; difficoltà di concentrazione e rapido affaticamento
emissioni di apparecchiature, rumore, cattiva illuminazione e altro…
altro…..
Se i sintomi sono molteplici, spesso si parla di «sick
«sick building syndrome
syndrome»» (o
sindrome
dell’edificio malato).
179
ing. Pietro Giannone
Psicosociali
Stress, mobbing e burn out:
 Sorgente: lo stress è una condizione […] che scaturisce dalla
sensazione individuale di non essere in grado di rispondere
alle richieste o di non essere all’altezza delle aspettative.
 Effetti: lo stress non è una malattia, ma un’esposizione
prolungata ad esso può ridurre l’efficienza nel lavoro e può
causare malattie.
180
ing. Pietro Giannone
Psicosociali e accertamento delle cause
181
Fattore di rischio
Misura delle cause
Stima degli effetti
Rischio meccanico da parti
taglienti
Certa
Certa
Rischio rumore
Possibile ma con margine
errore
Probabilistica
Agenti chimici cancerogeni
Difficile con ampi errori
Probabilistica, difficile alle
basse dosi
Stress lavorativo
Molto difficile da
caratterizzare
Molto difficili da stimare
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
?
182
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
183
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Lo stress é il secondo problema sanitario legato all’attività lavorativa.
Capo III - Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro
Sezione II - VALUTAZIONE DEI RISCHI
Art. 28. Oggetto della valutazione dei rischi
1. La valutazione [dei rischi], anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle
sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di
lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi
compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui
anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo
europeo dell'8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza,
secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché
quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri Paesi e
quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la
prestazione di lavoro.
184
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
STRESS = ???
Lo stress è uno stato, che si accompagna a malessere e
disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e deriva dal fatto che le
persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle
richieste o alle attese nei loro confronti.
L’individuo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto
nel breve termine, e queste possono essere considerate positive,
ma di fronte ad una esposizione prolungata a forti pressioni egli
avverte grosse difficoltà di reazione.
(Accordo europeo sullo stress sul lavoro, Bruxelles, 8 ottobre 2004)
185
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
STRESS = ???
Reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando
le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità, risorse
o esigenze del lavoratore.
(National Institute for Occupational Safety and Health, NIOSH 1999)
“Lo stress non è una malattia ma una esposizione prolungata
allo stress può ridurre l’efficienza sul lavoro e causare problemi
di salute ”
(Accordo europeo sullo stress sul lavoro, Bruxelles, 8 ottobre 2004)
186
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Il “peso economico” dello stress
 Lo stress è il secondo problema di salute legato all’attività lavorativa
riferito più frequentemente
 Lo stress interessa quasi un lavoratore europeo su quattro
 Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il
50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress
 Il numero di persone che soffrono di stress legato all’attività
lavorativa è destinato ad aumentare.
 Nel 2002 il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa
nell’UE a 15 stati è stato di circa 20.000 [M€]
187
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
La “percezione” dello stress
188
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Il “trend di crescita” dello stress
Sono sempre più numerose le persone colpite da problemi di stress sul luogo di
lavoro. Secondo uno studio della European Agency for Safety and Health at Work, i
motivi sono:
 utilizzo di nuove forme di contratti di lavoro (contratti precari) e l’incertezza e
l’insicurezza del lavoro stesso (scarsità di lavoro);
 forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai
cambiamenti) per mancanza di adeguato turn-over;
 alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del
management;
 tensione emotiva elevata, per violenze e molestie sul lavoro;
 interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata.
189
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Capo III - Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro
Sezione II - VALUTAZIONE DEI RISCHI
Art. 28. Oggetto della valutazione dei rischi
1…
1-bis. La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 è effettuata nel
rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il
relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque,
anche in difetto di tale elaborazione, a fare data dal 1° agosto 2010.
differito al 31 dicembre 2010
obbligatorio
190
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
L’art. 28 non è l’unico riferimento, all’interno del Testo Unico, relativo allo stress
lavoro-correlato.
Nell’art. 15, tra le misure generali di tutela, sono inclusi:
b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente
nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell'azienda nonché l'influenza dei fattori
dell'ambiente e dell'organizzazione del lavoro;
d) il rispetto dei principi ergonomici nell'organizzazione del lavoro, nella concezione dei
posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione,
in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo;
191
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Altri riferimenti allo stress lavoro-correlato:
 Direttiva europea 90/270 sui rischi da VideoTerminali
All’art.3 c.1 si dispone che: «I datori di lavoro sono tenuti a svolgere un’analisi
delle
postazioni lavorative al fine di valutare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, in
particolare per quanto attiene ad eventuali rischi per la vista, disturbi fisici e problemi di
stress mentale».
 Direttiva europea 93/104 e 00/34 in materia di Orario di lavoro
All’art.8 in tema di durata del lavoro notturno, un termine particolare per i lavoratori notturni
esposti a rischi particolari o a rilevanti tensioni di natura psichica o mentale.
 Direttiva europea 96/459 denominata “Direttiva macchine” e la successiva 98/37
All’Allegato I relativo ai Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione
e alla costruzione delle macchine e dei componenti di sicurezza che «nelle condizioni d’uso
previste devono essere ridotti al minimo possibile il disagio, la fatica e le tensioni psichiche
(stress) dell’operatore, tenuto conto dei principi dell’ergonomia»
192
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
I riferimenti tecnici e normativi
Decreto Legislativo 81/2008 s.m.i.
VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO
DA STRESS LAVORO-CORRELATO
(Marzo 2010)
GUIDA OPERATIVA
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione Generale della tutela delle condizioni di lavoro
LETTERA CIRCOLARE – 18/11/2011 prot. 23692
“Lettera circolare in ordine alla approvazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del
rischio da stress-lavoro-correlato di cui all’articolo 28, comma 1-bis del decreto legislativo 9 aprile
2008, n.81, e successive modifiche e integrazioni.”
Indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro per
la valutazione dello stress lavoro-correlato (Novembre 2010)
193
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
I riferimenti tecnici e normativi
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione Generale della tutela delle condizioni di lavoro
LETTERA CIRCOLARE – 18/11/2011 prot. 23692
Ha notevolmente semplificato quanto emerso dalla guida operativa del Coordinamento Tecnico
Interegionale del marzo 2010:
 si considerano condizioni di stress lavoro-correlato solo quelle causate da vari fattori propri del
contesto e del contenuto del lavoro.
 La valutazione del rischio stress lavoro-correlato é parte integrante della valutazione dei rischi.
Quindi effettuata dal Datore di lavoro, avvalendosi dell’RSPP, con il coinvolgimento Medico
competente dove nominato, previa consultazione del RLS/RLST.
 La valutazione deve prendere in esame non singoli ma gruppi omogenei di lavoratori (per
esempio mansioni o partizioni organizzative).
194
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Gli strumenti per l’analisi del rischio
VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVOROCORRELATO
Manuale ad uso delle aziende in attuazione del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
(Maggio 2011)
195
ing. Pietro Giannone
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Gli strumenti per l’analisi del rischio
Gli indicatori per la valutazione preliminare:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
196
Indici Infortunistici
Assenteismo
Assenza per malattia
Ferie non godute
Rotazione del personale
Cessazione rapporti di lavoro/Turnover
Procedimenti/ Sanzioni disciplinari
Richieste visite mediche straordinarie
Specifiche e frequenti lamentele formalizzate
Istanze giudiziarie
RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO
Lo stress sul lavoro può colpire:
 chiunque, a qualsiasi livello
 qualsiasi settore
 aziende di ogni dimensione
 sulla salute e la sicurezza delle singole persone
Lo stress influisce:
 sulla “salute” delle imprese
 sulla salute delle economie nazionali
Lo stress può mettere in pericolo la sicurezza sul luogo di lavoro e contribuire all’insorgere
di altri problemi di salute legati all’attività lavorativa quali i disturbi muscolo-scheletrici.
Lo stress incide in misura massiccia sul risultato economico di un’organizzazione.
197
ing. Pietro Giannone
VDR Psicosociali
 Verifica di aspetti oggettivi per la mappatura dei fattori di
rischio presenti
 Verifica degli elementi percepiti dalle persone
 Uso di questionari, ricerca di situazioni oggettive (denunce,
richiami ecc.), strumenti per la misurazione degli effetti
(psicologo del lavoro)
198
ing. Pietro Giannone
Interferenze
Se sono previste interferenze nelle lavorazioni
previste, il DL committente procede alla redazione
del DUVRI (Documento unico di valutazione dei
rischi da interferenze) da allegare all’appalto
(affidamento di incarico).
199
Interferenze
Il DUVRI deve contemplare tutte le situazioni di
rischio determinate dalle lavorazioni simultanee e
prevedere le misure per la loro eliminazione o
riduzione al minimo:
 rumori;
 agenti chimici;
 caduta di oggetti;
 transito di automezzi …
200
ing. Pietro Giannone
DUVRI
E’ fondamentale che l’esame di queste situazioni e gli scambi di
informazioni tra i DL siano testimoniate da elementi certi.
 Descrizione appaltante e appaltatore
 Natura e durata dei lavori
 Misure di sicurezza concordate
 Costi della sicurezza
 Verbali riunioni di coordinamento
201
ing. Pietro Giannone
Tesserino riconoscimento
Nell’ambito dello svolgimento dell’attività svolta in appalto o
subappalto il personale dell’impresa appaltatrice o
subappaltatrice deve essere munito di apposita tessera di
riconoscimento con
 fotografia;
 generalità del lavoratore;
 indicazione del datore di lavoro.
202
ing. Pietro Giannone
DPI come misure estrema e norme

I DPI si adottano DOPO le misure di prevenzione, solo se il
rischio non può essere ulteriormente ridotto con altri mezzi

I dispositivi devono essere conformi alla norma di riferimento
per il rischio e la situazione affrontata

Il fatto che un DPI sia marcato CE non è sufficiente a
garantire il fatto che sia adatto al rischio esistente.
203
ing. Pietro Giannone
Rumore: cuffie e inserti

I DPI per il rumore devono garantire il rispetto di limiti di
esposizione:

cuffie

cuffie attive

tappi

inserti auricolari ad archetto ecc.
Verificare gli effetti del DPI (in certe condizioni si possono
non adottare).
204
ing. Pietro Giannone
Caratterizzazione DPI rumore
Come si scelgono le cuffie?
 I DPI per il rumore vengono caratterizzati mediante dati di
abbattimento alle diverse frequenze
 Si effettuano misure apposite e si analizza il rumore da
abbattere
 Il DL deve dimostrare di aver scelto il DPI tenendo conto di
queste caratteristiche.
205
ing. Pietro Giannone
Maschere polveri
 Le maschere antipolvere hanno porosità e prestazioni diverse da
scegliere in funzione della concentrazione di polvere in aria
 I filtri hanno prestazioni diverse: FFP1, FFP2, FFP3 sono sigle
che identificano la capacità di trattenere polvere
 Maschere facciali, semimaschere ecc.: ogni tipologia ha un Fattore
di Protezione diverso, la scelta si fa considerando il tipo di polvere
e la contaminazione.
206
ing. Pietro Giannone
Maschere composti chimici
 Anche le maschere per composti organici hanno caratteristiche
diverse in funzione delle molecole che devono trattenere
 Banda marrone, grigia, gialla ecc: ogni tipologia una famiglia di
composti
 I diversi tipi hanno fattori di protezione e DURATA diversi, una
scelta sbagliata può addirittura peggiorare l’esposizione
professionale …
207
ing. Pietro Giannone
Guanti
 Hanno caratteristiche diverse in funzione dei rischi
dai quali devono proteggere
 Proteggono da una serie di azioni tra le quali il
taglio di lama, la perforazione, lo strappo,
l’abrasione
 Per quanto riguarda il rischio chimico le norme EN
di riferimento prevedono degli specifici test di
resistenza
208
ing. Pietro Giannone
Tute e indumenti
Gli indumenti di protezione da agenti chimici si dividono in :
 A tenuta stagna di gas
 A tenuta non stagna di gas
 A tenuta di liquidi con pressione
 A tenuta di spruzzi
 A tenuta di particelle
 A limitata tenuta di schizzi liquidi
209
ing. Pietro Giannone
Occhiali
 Occhiali e visiere da saldatura
 Maschere antincendio
 Visiere ospedaliere
 Visiere integrate in elmetto
Diverse norme per le diverse tipologie.
210
ing. Pietro Giannone
Segnaletica sicurezza
 Le normative di sicurezza prevedono una
segnaletica standardizzata per la sicurezza
 I colori, i cartelli, la segnaletica gestuale, la
segnaletica acustica, sono regolate da direttive CE
e uniformi tra i paesi membri che le hanno
recepite
211
ing. Pietro Giannone
Divieto
 I cartelli di divieto sono rotondi, realizzati con pittogramma
nero su sfondo bianco e bande rosse
212
ing. Pietro Giannone
Avvertimento e altri
 Avvertimento: triangolo nero-giallo
 Prescrizione: rotondi bianco-azzurro
 Salvataggio: rettangolari o quadrati giallo-verde
 Antincendio: rettangolari o quadrati bianco-rosso
213
ing. Pietro Giannone
Gestuale
 Segnali standardizzati
 Procedure scritte
 Importanza dell’addestramento
214
ing. Pietro Giannone
RISCHI PER GLI
OPERATORI SCOLASTICI:
PERSONALE A.T.A.
DOCENTI
ALUNNI EQUIPARATI
215
ing. Pietro Giannone
RISCHI SPECIFICI PER GLI OPERATORI
SCOLASTICI: PERSONALE ATA
(A titolo informativo, si riprende la parte dei RISCHI COMUNI A TUTTI GLI OPERATORI
SCOLASTICI)
RISCHI
connessi
All’ATTIVITA
All’
ATTIVITA’’ SCOLASTICA
 Carenza di manutenzione ordinaria e
strutturale degli edifici (pavimenti,
scale, ecc.)
ecc.)
 scivolamento o inciampo sul piano di
calpestio
 rottura di superfici vetrate
216
LAVORATORI ESPOSTI
Tutti gli Operatori scolastici:
PERSONALE ATA, Docenti,
Studenti
 Carenza delle condizioni
illuminotecniche
“
 Carenze nelle procedure per il
ricambio dell’aria nelle aule
“
ing. Pietro Giannone
 Carenze di trattamento antirumore di
“
zone e locali
 Inadeguatezza dell’impianto elettrico
Impianto termico non a norma
Rischi connessi alle procedure di
evacuazione
“
 Inadeguatezza del Sistema di
Sicurezza antincendio:
antincendio: via di fuga,
uscite di sicurezza, attrezzature di
spegnimento
“
217
217
ing. Pietro Giannone
218
218
 Inadeguatezza del Sistema di
Prevenzione Incendi:
Incendi: Piano di
Evacuazione, simulazione ed
esercitazioni pratiche,
addestramento
“
 Inidoneità dei laboratori didattici
(VDT, attrezzature ed
apparecchiature non a norma)
“
 Inadeguatezza degli arredi e
delle attrezzature (spigoli vivi,
lastre vetrate non di sicurezza e/o
senza antisoleggiamento, tavoli e
sedili non ergonomici
“
ing. Pietro Giannone
 Rischio di contrarre infezioni in
condizioni di morbilità ambientale
(per la tutela delle lavoratrici durante il
Tutti gli operatori scolastici:
Personale ATA, Docenti, Studenti
periodo di gravidanza e fino a sette
mesi di età del figlio: V. artt. 6 e 7
D.Lgs. 26 Marzo 2001, n. 251)
 Allergie respiratorie
“
Rischi connessi all’utilizzo di piccole
attrezzatura quali cutter, taglierine, ecc.
219
219
ing. Pietro Giannone
220
 Rischio di inalazione e contatto
con sostanze chimiche
“
 Rischio di infortuni per uso di
impianti, macchine ed attrezzature
“
 Rischio elettrico
“
 Allergie cutanee e
respiratorie
“
ing. Pietro Giannone
RISCHI SPECIFICI connessi alle mansioni svolte dalle figure
professionali : DIRETTORE S.G.A
S.G.A.. E ASSISTENTI AMMINISTRATIVI
221
221
RISCHI CONNESSI ALLE
MANSIONI SVOLTE DALLE
FIGURE PROFESSIONALI:
DIRETTORE S.G.A. E
ASSISTENTE
AMMINISTRATIVO
MISURE DI SICUREZZA DA
ADOTTARE PER ELIMINARE O
RIDURRE IL RISCHIO:
 RISCHIO INFORTUNIO DA
ELETTROCUZIONE
• Formazione/Informazione adeguata
Prevenzione = misure adottate per
ridurre la probabilità di accadimento
dell’evento dannoso
Protezione = misure adottate per
ridurre l’entità del danno
ai compiti (Art. 36
36--37
37);
);
• Fare uso corretto di macchine ed
apparecchiature elettriche
• Controllo della rispondenza alla
regola d’arte ed alle norme CEI
dell’impianto elettrico per prevenire
rischi di contatti diretti ed indiretti con
parti sotto tensione
ing. Pietro Giannone
RISCHIO PER LA VISTA E PER
GLI OCCHI NELL’USO DEI
VIDEOTERMINALI (VDT).
Lavoratore: il lavoratore che utilizza
un’attrezzatura munita di
videoterminale, in modo sistematico o
abituale, per venti ore settimanali,
dedotte le interruzioni di cui all’art.
175, D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 – T.U.
• Formazione/Informazione adeguata
all’uso degli strumenti informatici;
• Garantire nell’attività al
videoterminale idonee condizioni
illuminotecniche: valori compresi tra
200 e 250 lux (mentre per l’attività
d’ufficio sono consigliati valori
compresi tra 200 e 500 lux);
• Curare le stabilità dell’immagine
video, la dimensione dei caratteri e la
loro nitidezza, ecc.;
• Interrompere l’attività per quindici
minuti ogni centoventi minuti di
applicazione continuativa al
videoterminale (art. 175, c. 3, T.U. n.
81/2008)
•
222
222
ing. Pietro Giannone
RISCHIO PER LA VISTA E PER
GLI OCCHI NELL’USO DEI
VIDEOTERMINALI (VDT
(VDT).
).
Lavoratore: il lavoratore che utilizza
un’attrezzatura munita di
videoterminale, in modo sistematico o
abituale, per venti ore settimanali,
dedotte le interruzioni di cui all’art.
175, D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 – T.U.
223
223
• Sottoporre alla Sorveglianza
Sanitaria (Medico Competente)
Competente) gli
Assistenti Amministrativi che
utilizzano il videoterminale per
almeno 20 ore settimanali (art. 176,
D.Lgs. N. 81/08); la periodicità
delle visite di controllo è biennale
per i lavoratori classificati come
idonei con prescrizioni o
limitazioni e per quelli che abbiano
compiuto il cinquantesimo anno di
età; quinquennale negli altri casi.
casi.
ing. Pietro Giannone
RISCHI LEGATI ALLA
POSTURA (RISCHIO
POSTURALE)) ED
POSTURALE
ALL’AFFATICAMENTO FISICO
O MENTALE
224
224
-Formazione/Informazione adeguata
a non far assumere scorrettezze
posturali;
- Adeguare le postazioni di lavoro
fornendo sedie ergonomiche,
regolabili in altezza, in funzione della
posizione del tavolo;
- nei casi di lavoro continuativo
assicurare delle pause di riposo
(considerate a tutti gli effetti parte
integrante dell’orario di lavoro);
promuovere la diversificazione dei
compiti da svolgere con rotazione
delle mansioni;
-Consentire spazi di
autoorganizzazione delle attività da
svolgere.
ing. Pietro Giannone
RISCHI SPECIFICI NEL PROFILO: COLLABORATORE
SCOLASTICO
225
RISCHI CONNESSI ALLE
MANSIONI SVOLTE DALLA
FIGURA PROFESSIONALE:
COLLABORATORE
SCOLASTICO
MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE
PER ELIMINARE O RIDURRE IL
- RISCHIO CHIMICO,
CHIMICO, connesso
all’uso di prodotti di pulizia;
pulizia; in
particolare, in caso accidentale con le
sostanze o di esposizione vapori a
seguito di incauta miscelazione di
detergenti (per es. acido cloridrico e
candeggina))
candeggina
- Formazione
Formazione--Informazione specifica
sulle procedure da utilizzare;
-Indossare i previsti Dispositivi di
Protezione Individuale (D.P.I.
(D.P.I.)) (guanti
in gomma, mascherina antipolvere,
occhiali o visiera paraschizzi);
RISCHIO::
RISCHIO
Prevenzione = misure adottate per ridurre la
probabilità di accadimento dell’evento
dannoso
Protezione = misure adottate per ridurre
l’entità del danno
ing. Pietro Giannone
(continua) RISCHI
NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO
- Attenersi alle “Schede
“Schede tecniche di
Sicurezza” dei prodotti in uso;
-Usare solo contenitori originali
mantenendo l’etichetta;
- Sostituzione dei prodotti
maggiormente nocivi
RISCHIO CHIMICO,
CHIMICO, dovuto ad
esposizione toner
226
- Formare il personale sulle procedure
da utilizzare durante la sostituzione del
toner;
-Indossare adeguati Dispositivi di
Protezione Individuale (D.P.I.
(D.P.I.)) (guanti
in lattice e maschere antipolvere)
- Tenere aerato l’ambiente.
l’ambiente.
ing. Pietro Giannone
(continua) RISCHI
NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO
-RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE
MANUALE DEI CARICHI connesso
a:
 Spostamento di arredi per operazione
di pulizia;
 Attività di pulizia:
pulizia: movimentazione di
contenitori d’acqua e prodotti di
pulizia, sacchi di rifiuti;
 Ausilio alla attività didattiche:
Spostamento di attrezzature
didattiche;
Sollevamento e abbassamento di
alunni diversamente abili
227
- Formazione/Informazione adeguata
ai compiti;
-Utilizzare carrelli per la
movimentazione di carichi pesanti
- Utilizzare i previsti D.P.I.
D.P.I.:: scarpe con
punta antischiacciamento e suola
antisdrucciolo; guanti da lavoro;
- Attenersi a corrette procedure di
sollevamento e spostamento (valori
limiti di pesi movimentabili a mani:
maschi: 30 Kg; femmine: 20 Kg)
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE
SCOLASTICO
(continua)
- RISCHIO
BIOLOGICO,
connesso:
 sia alla cura dell’igiene che
all’assistenza nell’uso dei servizi
igienici agli alunni diversamente
abili (probabilità di contatto con
batteri, virus …)
228
- Formazione/Informazione
adeguata ai compiti;
-Utilizzo dei Dispositivi di
Protezione Individuale; guanti in
lattice monouso;
- Tenere un continuo livello di
attenzione;
-Applicare rigorose procedure
unitamente a corrette prassi
operative (tecniche e regole di
sicurezza)
ing. Pietro Giannone
(continua) RISCHI
NEL PROFILO: COLLABORATORE
SCOLASTICO
-RISCHI CONNESSI ALLE
OPERAZIONI DI PULIZIA
PULIZIA::
 Cadute dall’alto per uso
inadeguato di scale;
 Cadute in piano causa
scivolamento;
Caduta di pesi;
pesi;
Elettrocuzione per uso di
macchine lavalava-pavimenti o di altre
attrezzature elettriche (bidone
aspirapolvere, ecc.)
229
-Formazione/Informazione
adeguata ai compiti;
compiti;
- Uso corretto delle scale;
scale;
-Uso di cinture e imbracature di
sicurezza;
- Indossare scarpe con suola
antisdrucciolo;;
antisdrucciolo
- Indossare cinture portaoggetti;
-Fare uso corretto di macchine ed
apparecchiature elettriche.
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE
SCOLASTICO
(continua)
-RISCHI CONNESSI ALL’USO
DI ATTREZZATURE:
ATTREZZATURE:
 Fotocopiatori, copyprint,
matrici
230
-Formazione/Informazione
adeguata ai compiti;
compiti;
- Adottare corrette procedure di
lavoro;
- Collocare i fotocopiatori in
ambienti aerati e con ampio
cambio d’aria;
- Indossare i D.P.I
D.P.I.. (guanti e
mascherina antipolvere) per evitare
il contatto con sostanze chimiche:
toner, carta speciale per le matrici,
ecc.
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEL PROFILO: COLLABORATORE
SCOLASTICO
(continua)
- RISCHIO RUMORE,
RUMORE,
legato all’utilizzo prolungato
e continuativo del
fotocopiatore
231
-Verifica periodica del buon
funzionamento del fotocopiatore;
- Installare il fotocopiatore in un
locale destinato solo alla
fotocopiatura onde evitare che il
rumore si aggiunga ad altri.
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E
ALUNNI DI LAB
LAB.. DI MECCANICA
232
232
RISCHI CONNESSI ALLE
MANSIONI SVOLTE DALLE
FIGURE PROFESSIONALI:
DOCENTI – I.T.P
I.T.P.. - ASSISTENTI
TECNICI DI LAB
LAB.. DI
MECCANICA
MISURE DI SICUREZZA DA
ADOTTARE PER ELIMINARE O
RIDURRE IL RISCHIO:
Prevenzione = misure adottate per ridurre la
probabilità di accadimento dell’evento
dannoso
Protezione = misure adottate per ridurre
l’entità del danno
Gli operatori presenti nei Laboratori di
Meccanica sono sottoposti a Rischi
Rischi::
 da infortunio
infortunio:: nell’uso di macchine e
apparecchiature particolari; in
particolare, infortunio derivante da
eventuali operazioni di saldatura e
taglio mediante apparecchiature
ossidriche, ossiacetileniche, elettriche e
simili;
Informazione e Formazione (art. 36 e
37) sulla natura dei Rischi e sui
comportamenti conseguenti;
conseguenti;
• mantenere costantemente
comportamenti corretti;
corretti;
• stretta vigilanza sulle condizioni del
laboratorio;
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI, DOCENTI E
ALUNNI DI LAB
LAB.. DI MECCANICA
In sintesi, sono RISCHI SPECIFICI:
SPECIFICI:
 di taglio,
di abrasioni
schegge e/o scarti di lavorazione in
genere
caduta di pezzi di lavorazione pesanti
e/o contundenti
scivolamento
ustioni
danni agli apparati respiratorio,
uditivo e visivo
233
233
Utilizzare i previsti Dispositivi di
Protezione Individuale (D.P.I.
(D.P.I.):
):
guanti, occhiali di protezione,
inserti o cuffie, maschera
protettiva, scarpe
antinfortunistiche, abbigliamento
adeguato.
ing. Pietro Giannone
 da esposizione a oli (contatto,
esposizione ad aerosol): il contatto con
gli oli può produrre malattie della cute
qualora si venga a contatto diretto con
gli oli (acne, follicoliti, dermatite
irritativa, dermatite allergica, tumore
della cute); in caso di inalazione di
nebbie e fumi può provocare malattie
dell’apparato respiratorio (irritazione
cronica, fibrosi polmonare, tumore
polmonare, infezioni batteriche e
micotiche)
234
234
• controllo della sicurezza delle
macchine: p. es., tutti gli organi in
movimento devono essere protetti
contro i contatti accidentali:
Dev’essere
Dev
’essere presente sulla parte
operatrice degli utensili in movimento,
laddove applicabile, una idonea
carteratura di protezione. Cinghie,
funi, nastri ed organi di trasmissione
del moto devono essere protetti. E’
necessario installare idonee protezioni
e carterature a tutti gli organi in
movimento delle macchine in modo da
evitare contatti accidentali.
Dove necessario devono esistere
schermi per prevenire il rischio di
proiezione di oggetti e frammenti.
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI MECCANICA
 da rumore
 elettrici
235
Devono essere installati e funzionanti sistemi
di captazione ed aspirazione di fumi e polveri
laddove necessario.
necessario. I dispositivi di protezione
meccanici ed elettrici devono essere presenti,
idonei e attivati su tutte le macchine. Tutte le
macchine devono essere dotate di arresto di
emergenza in posizione facilmente accessibile,
ecc.
• regolare manutenzione degli impianti;
impianti;
• mantenimento delle condizioni strutturali di
adeguatezza del locale;
•mantenimento di condizioni di sicurezza per
il movimento delle persone nei pavimenti dei
posti di lavoro e i passaggi;
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI MECCANICA
•pulizia dei pavimenti per eliminare la
presenza di di oli minerali, limature di ferro
che possono essere causa di scivolamento e
cadute;
• eventuale posa di pavimentazioni antiscivolo
o l’applicazione di impasti particolari sui
pavimenti prepre-esistenti;
• provvedimenti atti ad impedire o ridurre lo
sviluppo e la diffusione di fumi e polveri;
• sistema di aspirazione immediatamente
vicino al luogo ove di producono gas, odori o
fumi;;
fumi
236
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI MECCANICA
• scelta di oli meno tossici;
• pulizia periodica dei macchinari e dei reparti;
•protezione delle macchine per evitare schizzi
d’olio;
• idonei impianti di aspirazione;
• l’abbattimento del rumore;
rumore; i valori di soglia che
non possono essere superati;
• manutenzione degli utensili: la rumorosità delle
macchine è infatti generalmente provocata
dall’usura e dalla mancata manutenzione delle
parti meccaniche;
• uso dei Dispositivi di Protezione Individuale
(D.P.I.
D.P.I.).
).
237
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI ELETTROTECNICA
ED ELETTRONICA
RISCHI CONNESSI ALLE
MANSIONI SVOLTE DALLE
FIGURE PROFESSIONALI:
238
MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE
PER ELIMINARE O RIDURRE IL
RISCHIO:
DOCENTI – I.T.P.
I.T.P.-- ASSISTENTI
TECNICI DI LAB
LAB.. DI
ELETTROTECNICA
Prevenzione = misure adottate per ridurre la
probabilità di accadimento dell’evento
dannoso
Protezione = misure adottate per ridurre
l’entità del danno
I Rischi nei Laboratori di
Elettrotecnica::
Elettrotecnica
 elettrocuzione
elettrocuzione;;
 infortunio (utilizzo di macchine
utensili);
 chimico (esposizione a sostanze
chimiche durante le saldature,
incollaggio, ecc.)
• Informazione e Formazione (artt. 36 e
37) sulla natura dei Rischi e sui
comportamenti conseguenti:
a) Rispetto dei criteri previsti dalla
Norma CEI 64
64--8 (CEI:Comitato
Elettrotecnico Italiano) soprattutto in
materia di protezione dai rischi di
contatto diretto ed indiretto con parti in
tensione;
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI ELETTROTECNICA
ED ELETTRONICA
 I rischi elettrici a cui ci si riferisce
sono essenzialmente di tre tipi.
Rischi derivanti dall’uso di attrezzature
meccaniche:
a) Rischi per la mancanza di energia
elettrica:: deve esistere un impianto
elettrica
elettrico di emergenza regolarmente
collaudato; le macchine devono essere
provviste di idoneo dispositivo contro il
riavviamento automatico in seguito al
ripristino dell’energia elettrica;
239
b) Utilizzo di idonee attrezzature (ad
es. utensili isolati);
c) Utilizzo di efficienti Dispositivi di
Protezione Individuale (DPI
(DPI)) durante
le prove pericolose:
• Guanti isolanti:
isolanti: elastici, anatomici,
provvisti di manichetta lunga per
coprire in parte le maniche e di
certificazione di collaudo:
• Scarpe antiperforazione e
antisdrucciolo con solette isolanti:
isolanti: in
relazione alle mansioni da svolgere
possono essere antinfortunistiche con
protezioni ulteriori;
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI ELETTROTECNICA
ED ELETTRONICA
b) Rischi dovuti a radiazioni non
ionizzanti: fonti infrarosse
(riscaldamento, corpi incandescenti) e
fonti ultraviolette (saldatura, arco
elettrico, trattamento ad alta
temperatura);
c) Rischi derivanti dagli interventi di
manutenzione (esercitazioni, ecc.) con
elementi sotto tensione)
 Rischio di taglio, di abrasioni,
meccanico (connesso all’utilizzo di
macchine rotanti e contatto con organi
in movimento
240
• Tappeti in gomma per tensioni
medie:: sono da utilizzare in ambienti
medie
asciutti e puliti; deve essere controllata
l’integrità del tappeto prima di iniziare
le lavorazioni;
• Pedane isolanti per alte tensioni:
tensioni:
devono essere munite di isolatori di
sostegno; vanno fissati sporgenti
rispetto al piano della pedana per
garantire adeguata stabilità contro il
ribaltamento;
d) Attivazione di procedure di
sicurezza durante le prove.
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
RISCHI CONNESSI ALLE
MANSIONI SVOLTE DALLE
FIGURE PROFESSIONALI:
DOCENTI – I.T.P. - ASSISTENTI
TECNICI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
I fattori di Rischio nel Laboratorio di
Chimica sono molteplici e variabili:
 Rischi connessi alle caratteristiche
delle sostanze usate, con rischi
derivanti dal contatto o inalazione con
sostanze chimiche nocive, tossiche o
corrosive;
241
MISURE DI SICUREZZA DA ADOTTARE
PER ELIMINARE O RIDURRE IL
RISCHIO:
Prevenzione = misure adottate per ridurre la
probabilità di accadimento dell’evento
dannoso
Protezione = misure adottate per ridurre
l’entità del danno
Informazione e Formazione ai
lavoratori (artt. 36 e 37) sulla natura dei
Rischi e sui comportamenti
conseguenti.
Le prime misure di prevenzione e
protezione saranno:
• raccolta e smaltimento differenziato
dei rifiuti, residui, recipienti vuoti e
sostanze scadute;
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
 Rischi connessi a problemi
ambientali in relazione alla presenza
delle sostanze pericolose, vale a dire
rischi conseguenti all’accumulo di
sostanze (o di residui) non più in uso
(spesso non etichettate perché
precedenti alle norme attualmente in
vigore) con recipienti non più in grado
di garantire la tenuta, in luoghi non
idonei;
242
242
•
a)
b)
Conservare presso il laboratorio
le “Schede
“Schede di Sicurezza”
Sicurezza” delle
sostanze utilizzate. Si consiglia di
attenersi alla seguente
procedura:
stilare una lista delle sostanze
chimiche presenti;
Richiedere al fornitore le Schede
di Sicurezza, procedurarne la
consultazione prima
dell’immagazzinamento e
dell’utilizzo e spedirne copia al
Medico Competente (ove
nominato);
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
 Rischio Chimico
derivante dallo scarso
uso dei Dispositivi di
Protezione Individuale
(D.P.I.
D.P.I.):
):
Rischio di ustioni e
danni all’epidermide,
danni all’apparato
respiratorio e visivo
243
243
• Informare e formare i lavoratori e gli studenti ad essi
equiparati;
• procedere all’aggiornamento dell’elenco delle
sostanze ogni qualvolta si acquistino nuovi prodotti;
c) Verificare che tutti i recipienti riportino
l’indicazione scritta del nome e del codice numerico
del prodotto contenuto e dei rischi associati.
associati. In caso
di travaso di parte della sostanza dal contenitore
originale ad un altro assicurarsi di riportare
l’indicazione scritta del nome e del codice numerico
del prodotto contenuto e dei rischi associati su quello
di destinazione;
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
d) Le materie prime non in uso,
uso, i prodotti ed i rifiuti
che abbiano proprietà nocive per la salute devono
essere custoditi in recipienti a tenuta e la loro
presenza deve essere segnalata;
segnalata;
e) I contenitori dei rifiuti speciali devono essere
conservati all’esterno del luogo di lavoro. Lo spazio
dovrà essere dotato di idonea vasca di contenimento
per contenere gli spandimenti e dovrà essere
adeguatamente protetto contro gli agenti atmosferici;
f) Apporre idonea cartellonistica nei locali ove si
depositano o si usano sostanze chimiche indicante il
divieto di fumare, usare apparecchi a fiamma libera,
mangiare e bere;
244
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
g)) Se i risultati della valutazione dei rischi dimostrano
che, in relazione al tipo e alle quantità di un agente
chimico pericoloso e alle modalità e frequenza di
esposizione a tale agente presente sul luogo di lavoro, vi è
solo “Rischio
“Rischio basso”
basso” per la sicurezza e irrilevante per la
salute dei lavoratori e che le misure di cui al comma
dell’art. 224, T.U. n. 81/08, sono sufficienti a ridurre il
rischio, non si applicano le disposizioni degli artt. 225,
226,229,230 dello stesso T.U. n. 81/08;
h) Attivare idonea procedura in modo che la
manipolazione di sostanze pericolose per la salute venga
effettuata da personale competente; i lavoratori devono
disporre di idonei Dispositivi di Protezione Individuale
(D.P.I.
D.P.I.)) sia per proteggere le vie respiratorie che per
proteggersi da contatti accidentali attraverso la pelle o gli
occhi;; devono essere altresì formati circa il loro uso e gli
occhi
obblighi;
245
ing. Pietro Giannone
(continua)
RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI TECNICI,
DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI CHIMICA
i) Nei locali o attrezzature ove si impiegano sostanze
chimiche pericolose devono esistere idonei sistemi di
captazione vapori, di ricambio aria e attrezzature per docce
oculari;;
oculari
l) Gli armadi per il contenimento dei reagenti chimici
dovranno essere di legno e laminato plastico a circolazione
d’aria e dotati di bocchette di ripresa e tubazioni di
aspirazione; per il contenimento dei solventi è consigliabile
un armadio metallico di sicurezza in lamiera d’acciaio
verniciata con resine epossidiche resistenti ai solventi.
Dotate di ante a battente con chiusura magnetica, apribile in
modo spontaneo in caso di incremento di pressione interna
per effetto di incendio di vapori e dei solventi; ciascun piano
e la parte inferiore dell’armadio dovranno essere in grado di
assicurare un contenimento dei solventi in caso di rottura
dei contenitori.
246
ing. Pietro Giannone
RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI
TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI INFORMATICA
RISCHI CONNESSI ALLE
MANSIONI SVOLTE DALLE
FIGURE PROFESSIONALI:
DOCENTI – I.T.P
I.T.P.. - ASSISTENTI
TECNICI DI LAB
LAB.. DI
INFORMATICA
I Laboratori di Informatica presentano
fattori di rischio meno
immediatamente individuabili:
RISCHI:
 Infortunio da elettrocuzione
247
MISURE DI SICUREZZA DA
ADOTTARE PER ELIMINARE O
RIDURRE IL RISCHIO:
Prevenzione = misure adottate per ridurre la
probabilità di accadimento dell’evento
dannoso
Protezione = misure adottate per ridurre
l’entità del danno
• Informazione e Formazione adeguata
ai compiti (artt. 36 e 37);
• Fare uso di macchine ed
apparecchiature elettriche;
• Controllo della rispondenza alla
regola dell’arte ed alle Norme CEI
dell’impianto elettrico per prevenire
rischi di contatti diretti ed indiretti con
parti sotto tensione;
ing. Pietro Giannone
(continua) RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI
TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI INFORMATICA
 rischio per la vista e per gli occhi
nell’uso dei Videoterminali;
Videoterminali;
(va sdrammatizzata la questione
relativa alle radiazioni ed ai loro
effetti, specie in termini di aborti ed
alterazioni fetali: tutte le indagini più
attendibili condotte a proposito
hanno non solo escluso tali effetti,
effetti,
ma hanno anche dimostrato che in
prossimità dei V.D.T. non si modifica
la radioattività naturale di fondo).
248
•Garantire nell’attività al videoterminale
idonee condizioni illuminotecniche:
illuminotecniche:
valori compresi tra 200 e 250 lux (mentre
per l’attività d’ufficio sono consigliati
valori compresi tra 200 e 500 lux);
• Curare la stabilità dell’immagine video,
la dimensione dei caratteri e la loro
nitidezza, ecc.;
• Sottoporre alla Sorveglianza Sanitaria
(Medico Competente) gli Assistenti
Amministrativi che utilizzano i
videoterminali per almeno 20 ore
settimanali,, dedotte le interruzioni di cui
settimanali
all’art. 175 del T.U.
ing. Pietro Giannone
(continua) RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI
TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI INFORMATICA
• Il lavoratore (videoterminalista
(videoterminalista)) ha comunque
diritto ad una pausa di 15
15’’ ogni 120
120’’ di applicazione
CONTINUATIVA al videoterminale.
• La periodicità delle visite di controllo è biennale
per i lavoratori classificati come idonei con
prescrizioni o limitazioni e per i lavoratori che
abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età;
quinquennale negli altri casi (art. 176, T.U. n. 81/08);
• Formazione/Informazione adeguata a non far
assumere scorrettezze posturali;
• Adeguare le postazioni di lavoro fornendo sedie
ergonomiche,, regolabili in altezza, in funzione della
ergonomiche
posizione del tavolo;
249
ing. Pietro Giannone
(continua) RISCHI NEI PROFILI: RISCHI NEI PROFILI: ASSISTENTI
TECNICI, DOCENTI E ALUNNI DI LAB
LAB.. DI INFORMATICA
• Consentire spazi di autoorganizzazione
delle attività da svolgere.
• Nei casi di lavoro “continuativo”
“continuativo” al
VDT, assicurare delle pause di riposo
(considerate a tutti gli effetti parte
integrante dell’orario di lavoro);
promuovere la diversificazione dei
compiti da svolgere con rotazione delle
mansioni;
250
ing. Pietro Giannone
GESTIONE DELLE EMERGENZE
PIANO DI EMERGENZA
MISURE E PROCEDURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
251
251
ing. Pietro Giannone
Per favorire la PREVENZIONE nei luoghi di
lavoro presenti nelle istituzioni scolastiche (e in
ogni altra azienda) è indispensabile:
progettare ed assicurare una efficiente ed efficace
GESTIONE DELLE EMERGENZE
Nella Gestione dell’Emergenza sono coinvolti TUTTI gli
Operatori scolastici e gli studenti.
252
ing. Pietro Giannone
GESTIONE DELLE EMERGENZE
 CHE COSA SI INTENDE PER
EMERGENZA?
 Per Emergenza s’intende tutto ciò che appare
253
condizione insolita e pericolosa che può
presentarsi in modi e tempi non completamente
prevedibili.
 Pertanto si può affermare che l’EMERGENZA
l’EMERGENZA
è un fenomeno non interamente codificabile,
che può evolvere con rischi a persone o cose e
richiede quindi un intervento immediato.
immediato
ing. Pietro Giannone
 CHE COSA SIGNIFICA GESTIRE LE
EMERGENZE??
EMERGENZE
Significa definire e adottare le necessarie misure
organizzative e procedurali allo scopo di:
 Attivare tempestivamente le “Squadre
“Squadre
Antincendio”” e di “Primo
Antincendio
“Primo Soccorso” (Squadre di
Emergenza);
254
254
ing. Pietro Giannone
 Utilizzare correttamente le attrezzature
disponibili per le operazioni di primo intervento;
intervento;
 Richiedere telefonicamente gli interventi dei
Soccorsi esterni (“115” e “118”);
 Attivare l’evacuazione
l’evacuazione dei presenti nell’edificio.
255
ing. Pietro Giannone
 Tutto questo richiede la definizione di un preciso
PIANO DI EMERGENZA, contenente al suo
interno:
256
 Il PIANO
DI EVACUAZIONE e
 Il PIANO
DI PRIMO SOCCORSO
ing. Pietro Giannone
 Quindi, che cosa si intende per
PIANO DI EMERGENZA
EMERGENZA??
 Il Piano di EMERGENZA è l’insieme delle misure da
attuare per:
 affrontare la situazione in modo da prevenire ulteriori
incidenti,
 evitare o limitare i danni per l’integrità e la salute dei
lavoratori o delle persone eventualmente coinvolte
nell’ambiente di lavoro,
 arrivando ad attuare, se necessario, il relativo PIANO di
EVACUAZIONE..
EVACUAZIONE
257
257
ing. Pietro Giannone
RIDURRE IL RISCHIO DI MANIFESTAZIONI
INCONTROLLATE:
PANICO
 Una puntuale organizzazione per far fronte alle
situazioni imprevedibili riduce, inoltre, il rischio di
reazioni non controllate che, specialmente in ambito
collettivo, possono essere pericolose.
Questo comportamento irrazionale è conosciuto con il
termine di PANICO.
258
258
ing. Pietro Giannone
 Il panico si manifesta con varie reazioni emotive: timore
e paura, oppressione, ansia fino ad emozioni convulse e
manifestazioni isteriche, assieme a particolari reazioni
dell’organismo;
 le persone reagiscono in modo non controllato e
razionale.
 In una situazione di pericolo, presunta o reale, con
presenza di molte persone, il panico si manifesta
principalmente nei seguenti modi:
259
259
ing. Pietro Giannone
 Queste reazioni costituiscono elementi di grave
turbativa e pericolo.
 I comportamenti di cui abbiamo accennato possono
essere modificati e ricondotti alla normalità se il sistema
in cui si evolvono è preparato e organizzato per far
fronte ai pericoli che lo insidiano.
 Un contributo fondamentale in questa direzione, come
già sottolineato, lo può dare il PIANO DI
EMERGENZA.
260
260
ing. Pietro Giannone
ORGANIZZAZIONE DELL’EMERGENZA
 Il Dirigente scolastico, unitamente al responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione dell’Istituto (RSPP
(RSPP),
), dispone le seguenti
PROGRAMMAZIONI all’interno della scuola per la GESTIONE
DELL’EMERGENZA:
a) vengono tenuti costantemente i rapporti con i SERVIZI
PUBBLICI, con gli addetti alla lotta antincendio, i sistemi di
gestione dell’emergenza, il salvataggio;
b) vengono designati gli ADDETTI della SQUADRA
ANTINCENDIO, in relazione alle competenze e alla
ANTINCENDIO,
caratteristiche dell’istituto;
261
261
ing. Pietro Giannone
c) vengono INFORMATI i lavoratori e gli studenti in
merito alle eventuali esposizioni al pericolo e alla misure
da adottare per l’abbattimento del pericolo stesso;
d) vengono predisposti i programmi di intervento per il
PIANO DI EVACUAZIONE e per il deflusso delle
persone dagli edifici scolastici e programmare le relative
prove (almeno 2 all’anno);
e) i lavoratori PARTECIPANO all’abbattimento del
pericolo e PARTECIPANO fattivamente alla sua
riduzione.
262
262
ing. Pietro Giannone
OBIETTIVI DEL PIANO DI EMERGENZA
1.. AFFRONTARE l’emergenza fin dal primo insorgere per contenerne
gli effetti sulla popolazione scolastica;
2. PIANIFICARE le azioni necessarie per proteggere le persone sia da
eventi interni che esterni;
3. COORDINARE i servizi di emergenza;
4. FORNIRE una base INFORMATIVA al Personale ATA, ai Docenti
e agli studenti.
5. DEFINIRE LE PROCEDURE da attuare in caso di emergenza da
parte dei docenti, di servizio e degli alunni per la messa al sicuro
delle persone e la salvaguardia dei beni;
263
263
ing. Pietro Giannone
6. INDIVIDUARE LE FIGURE che si occupano della gestione delle
emergenze;
7. PREDISPORRE “PIANI DI EVACUAZIONE”
EVACUAZIONE” con l’indicazione
dei percorsi d’esodo,
d’esodo, dei presidi antincendio, dei dispositivi di
arresto degli impianti di distribuzione dell’energia elettrica, del gas
e degli impianti di riscaldamento/condizionamento;
8. DEFINIRE le ISTRUZIONI per l’attivazione dei SOCCORSI
ESTERNI.
264
264
ing. Pietro Giannone
COME ORGANIZZARSI OPERATIVAMENTE PER
AFFRONTARE L’EMERGENZA
 Considerati i lunghi tempi di attesa degli interventi
esterni, l’evoluzione positiva dell’emergenza dipenderà
esterni,
in gran parte dal corretto e tempestivo intervento
dell’organizzazione locale.
 Per intervenire utilmente, occorrerà almeno essere in grado di:
 CONOSCERE L’EVENTO
 CONOSCERE COSA IMPLICA
 DECIDERE COSA FARE
 ATTUARE L’INTERVENTO
265
265
ing. Pietro Giannone
 CONOSCERE L’EVENTO:
 Venire a conoscenza dell’evento in maniera dettagliata ed in
tempi rapidi (tramite un sistema di allarme e reporting
interno, da predisporre e provare periodicamente: almeno
due volte all’anno)
 CONOSCERE COSA IMPLICA:
 Conoscere i pericoli ed i rischi tipici dei possibili eventi e le
modalità di approccio all’intervento (tramite precedenti
esperienze, letteratura specifica, ecc.)
266
266
ing. Pietro Giannone
 DECIDERE COSA FARE:
 Saper decidere se attivare subito il sistema di
evacuazione e salvataggio delle persone presenti
(stimando la possibile evoluzione negativa
dell’emergenza)
 ATTUARE L’INTERVENTO:
 Attivare le modalità operative di intervento (interne e
esterne) secondo i modelli predefiniti.
267
267
ing. Pietro Giannone
COMPOSIZIONE DELLA SQUADRA DI EMERGENZA
 La SQUADRA
DI EMERGENZA è composta da tre
GRUPPI:
1. SQUADRA DI PREVENZIONE INCENDI (o Squadra
Antincendio)
2. SQUADRA DI EVACUAZIONE
3. SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO
268
268
ing. Pietro Giannone
1. SQUADRA DI PREVENZIONE INCENDI
Composizione e Requisiti
 Due Collaboratori scolastici per piano (se
sussiste la possibilità)
 Abilitati dopo il Corso di Formazione allo
spegnimento e all’uso dei mezzi di estinzione
 Possesso dell’Attestato rilasciato dai VVF (se la
tipologia di rischio è ELEVATO)
269
269
ing. Pietro Giannone
SQUADRA DI PREVENZIONE INCENDI
ADDETTI ANTINCENDIO
Compiti
(continua)
 Circoscrive l’incendio e ne ritarda la
propagazione
 Scelta del mezzo di propagazione
 Spegnimento
270
270
ing. Pietro Giannone
(continua)
a)
COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO
INCENDIO
DI
dell’ESTINTORE
dell’
ESTINTORE)):
RIDOTTE
PROPORZIONI
(uso
Gli Addetti alla Squadra Antincendio, su richiesta del Coordinatore
dell’Emergenza, e comunque in caso di necessità, si recano sul
posto dell’evento
dell’evento..
AZIONI da attivare in caso di INCENDIO LOCALIZZATO
LOCALIZZATO::
1.
Prelevare l’
l’ESTINTORE
ESTINTORE più vicino ed agire come da
addestramento..
addestramento
2. Una prima erogazione a ventaglio di sostanza estinguente, alla base
della fiamma
fiamma,, può essere utile per avanzare in profondità ed
aggredire il fuoco da vicino
vicino..
3. Se si utilizzano due estintori contemporaneamente si deve operare
da posizioni che formino, rispetto al fuoco, un angolo massimo di
90°°.
90
271
271
ing. Pietro Giannone
(continua)
COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO
4. Operare a giusta distanza per colpire il fuoco con un
getto efficace.
5. Dirigere il getto ALLA BASE DELLA FIAMMA
6. Non attraversare con un getto le fiamme, agire
progressivamente, prima le fiamme vicine poi verso il
centro..
centro
7. Non sprecare inutilmente sostanze estinguenti
8. Se necessario, richiedere l’intervento di ALTRI
ADDETTI FORMATI
9. Collaborare con gli altri Addetti alla lotta antincendio
10. Rimuovere eventuali materiali combustibili e/o
infiammabili per circoscrivere l’incendio
272
272
ing. Pietro Giannone
(continua)
COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO
11. Allontanare eventuali persone presenti
12. Proteggersi le via respiratorie con un fazzoletto
bagnato, gli occhi con gli occhiali
13. Segnalare al Coordinatore dell’Emergenza lo stato
dell’evento
N.B. Se si valuta che il fuoco è di piccole dimensioni si
deve arieggiare il locale,
locale, perché è importante tenere
bassa la temperatura dell’aria per evitare il
raggiungimento di temperature pericolose per
l’accensione di altro materiale presente e per far
evacuare i fumi e i gas responsabili di intossicazioni e
ulteriori incendi.
273
273
ing. Pietro Giannone
(continua)
COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO
 N.B. L’art
L’art.. 6 del D.M. 10
10..03
03..1998 (in attesa dell’adozione
di nuovi decreti di cui all’art
all’art.. 46
46,, c. 4, T.U. n. 81
81/
/2008
2008),
),
dispone che i lavoratori incaricati dell’attuazione delle
misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e
gestione dell’emergenza
dell’emergenza,, devono frequentare il Corso di
Formazione previsto dall’art
dall’art.. 7 dello D.M.
Nelle scuole di ogni ordine e grado con oltre 300
persone presenti
presenti,, gli stessi lavoratori devono conseguire
anche l’”Attestato di Idoneità Tecnica” (rilasciato dei
Vigili del Fuoco previo accertamento teorico e pratico)
274
274
ing. Pietro Giannone
COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO
b) INCENDIO DI VASTE PROPORZIONI
(DIFFUSO):
(continua)
1.
2.
3.
4.
5.
275
275
Informare il Coordinatore dell’Emergenza sullo stato
dell’evento
Avvisare i Vigili del Fuoco
Attendere la conferma del disinserimento della
corrente elettrica (sezionamento) per l’utilizzo degli
IDRANTI
Attaccare l’incendio senza compromettere la propria
incolumità
Seguire le istruzioni del Coordinatore dell’Emergenza
e dei Soccorsi esterni
ing. Pietro Giannone
(continua)
COMPITI SQUADRA ANTINCENDIO
RACCOMANDAZIONI FINALI
Quando l’incendio è domato:
-
Accertarsi che non permangano focolai nascosti o braci
Arieggiare sempre i locali per eliminare gas o vapori
Far controllare i locali prima di renderli agibili per verificare che
non vi siano lesioni a strutture portanti
Note Generali
Attenzione alle superfici vetrate,
vetrate, a causa del calore possono esplodere
In caso di impiego di estintori a CO2 in locali chiusi, abbandonare
immediatamente i locali dopo la scarica.
Non dirigere mai il getto contro la persona avvolta dalle fiamme, usare
grandi quantità di acqua oppure avvolgere la persona in una coperta
o indumenti
276
ing. Pietro Giannone
(continua)
SQUADRA DI EVACUAZIONE
Compiti per funzioni
A) INDIVIDUAZIONE E COMPITI DEL
“COORDINATORE DELLE EMERGENZE”:
 La mansione del Coordinatore delle Emergenze
normalmente viene svolta dal Dirigente scolastico, dal
vicario, collaboratore del Dirigente scolastico o da altri
sostituti
 La presenza del Coordinatore dell’Emergenza dovrà
essere garantita costantemente durante l’attività
scolastica
277
ing. Pietro Giannone

COORDINATORE DELL’EMERGENZA –
ISTRUZIONI GENERALI:
1.
2.
3.
278
Alla segnalazione di un’Emergenza,
un’Emergenza, attivare gli
Addetti del caso e recarsi sul posto dell’evento
Valutare la situazione di Emergenza e la necessità di
Evacuare l’edificio
Se necessario dare il segnale di Evacuazione generale
ed ordinare all’Addetto alle comunicazioni di
Emergenza di agire secondo le procedure codificate
ing. Pietro Giannone
4.. Se necessario ordinare agli addetti al sezionamento
degli impianti di agire secondo le procedure codificate
5. Se necessario recarsi sul punto di raccolta e controllare
che tutte le persone abbiano evacuato l’edificio,
l’edificio, quindi
attendere i soccorsi esterni
6. Sovraintendere a tutte le operazioni della Squadra di
Emergenza
279
ing. Pietro Giannone
7. In caso di feriti o mancanti all’appello,
all’appello, raccogliere tutte
le informazioni necessarie e comunicarle alle Squadre di
Soccorso esterne
8. All’arrivo dei Soccorsi esterni,
esterni, cedere il coordinamento e
restare a disposizione
9. Al termine della situazione di pericolo, segnalare la fine
dell’Emergenza
280
ing. Pietro Giannone
B) RESPONSABILE DELL’AREA DI RACCOLTA
All’ordine di evacuazione dell’edificio;
1.
281
Per i NON DOCENTI:
DOCENTI:
- si dirigono verso il “Punto
“Punto di Raccolta”
Raccolta” percorrendo
le vie di esodo previste dalla Planimetria di Piano;
- acquisiscono dai docenti i moduli di evacuazione e
li consegnano al Capo di Istituto
ing. Pietro Giannone
2. Per i DOCENTI
DOCENTI::
- effettuano l’evacuazione della classe,
classe, come previsto
dalla procedura di Emergenza
- arrivati all’Area di Raccolta, acquisiscono la presenza
dei loro studenti e la trascrivono nell’apposito modulo
(Verbale di Evacuazione);
- nel caso qualche persona non risulti presente alla
verifica, prendono tutte le informazioni necessarie e le
trasmettono al capo di Istituto.
282
ing. Pietro Giannone
C) RESPONSABILE DELLA CHIAMATA DI
SOCCORSO
ADDETTI ALLE COMUNICAZIONI DI
EMERGENZA INDIVIDUAZIONE:
- La mansione di Addetto alle comunicazioni potrà essere
svolta dal Personale di Segreteria o, in mancanza, dal
Collaboratore scolastico
- La presenza degli Addetti alle comunicazioni di
emergenza dovrà essere garantita costantemente
durante l’attività scolastica
283
ing. Pietro Giannone
ADDETTI ALLE COMUNICAZIONI DI
EMERGENZA AZIONI:
- Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza effettuare
la chiamata dei soccorsi esterni utilizzando il telefono
più vicino
- Effettuare la telefonata fornendo le seguenti
informazioni:
284
ing. Pietro Giannone
MODALITA’ DELLA CHIAMATA DI SOCCORSO
fornire all’interlocutore:
all’interlocutore:
 NOME DELL’ISTITUTO
 NOME PROPRIO
 INDIRIZZO DELL’ISTITUTO E N°
N° TELEFONICO
 MOTIVO DELLA RICHIESTA
 LOCALI OGGETTO DELL’EVENTO
 STATO DI AVANZAMENTO DELL’EVENTO
 INDICAZIONI DEL PERCORSO
Fornire ulteriori informazioni su richiesta dell’ente di soccorso
(dopo aver chiuso la telefonata, attendere per circa 30 secondi vicino
all’apparecchio in quanto l’ente potrebbe accertarsi della veridicità della
chiamata).
285
ing. Pietro Giannone
CHIAMATA DI SOCCORSO IN CASO DI
INFORTUNIO O DI MALORE
Pronto qui è la scuola ________________ ubicata in Via _________
E’ richiesto il vostro intervento per un incidente.
Il mio nominativo è _________, il nostro numero di telefono è ____
Si tratta di ____________ (caduta, schiacciamento, intossicazione, ustione, malore,
ecc.), la vittima è _________(rimasta incastrata, ecc.)
(c’è ancora il rischio per altre persone)
La vittima è ______ (svenuta, sanguina abbondantemente, non parla, non respira)
In questo momento è assistita da un soccorritore che gli sta praticando (una
compressione della ferita, la respirazione bocca a bocca, il massaggio
cardiaco,l’ha messa sdraiata con le gambe in alto, ecc.)
Mandiamo subito una persona che vi aspetti nel punto (sulla strada davanti al
cancello, all’ingresso generale della scuola, sulla via ….
Qui è la Scuola ___________, il nostro numero telefonico è ……
286
ing. Pietro Giannone
D) RESPONSABILE DELL’EVACUAZIONE DELLA
CLASSE:: DOCENTE
CLASSE
 INDIVIDUAZIONE:
- La mansione di RESPONSABILE DI CLASSE viene svolta dal
DOCENTE che nel momento dell’Emergenza ha in carico una
classe.
NOTE
Nel caso di presenza di disabili deve intervenire la persona
designata per l’assistenza di tali alunni.
I docenti facenti parte della Squadra di Emergenza verranno
immediatamente sostituiti nelle procedure di evacuazione della
classe.
287
ing. Pietro Giannone
RESPONSABILE DELL’EVACUAZIONE DELLA CLASSE:
AZIONI
 All’ascolto del segnale di allarme e/o all’insorgere di
un’EMERGENZA:
1. mantiene la calma in tutta la classe;
2. in base al tipo di emergenza esegue le rispettive norme
comportamentali previste.
 All’ordine di EVACUAZIONE DELL’EDIFICIO:
DELL’EDIFICIO:
1. Verifica l’accessibilità del percorso da seguire secondo il PIANO
DI EVACUAZIONE esposto.
2. Preleva il Registro di classe.
288
ing. Pietro Giannone
3. Fa uscire gli alunni ordinatamente senza spingersi e senza
correre, preceduti dagli studenti “apri“apri-fila” e seguiti da
quelli “chiudi“chiudi-fila”.
4. Accerta che le persone incaricate assistano eventuali
disabili.
5. Se il percorso non è agibile ne sceglie uno alternativo.
6. In caso non sia possibile evacuare, ritorna in classe e dalla
finestra chiama i soccorsi esterni.
7. Una volta raggiunto il Punto di Raccolta fa l’appello,
l’appello,
compila il modulo di ricognizione e lo consegna al
Coordinatore dell’Emergenza comunicando eventuali
dispersi o feriti.
289
ing. Pietro Giannone
E)) RESPONSABILE DI PIANO:
PIANO:
PERS. COLLABORATORE SCOLASTICO
 INDIVIDUAZIONE:
- La mansione di Responsabile di Piano viene svolta dal Personale
Collaboratore scolastico presente in ciascun Piano.
- La presenza dei Responsabili di Piano dovrà essere garantita
costantemente durante l’attività scolastica.
All’insorgere di una emergenza:
- Individua la fonte del pericolo, ne valuta l’entità.
- Avverte immediatamente il Coordinatore dell’Emergenza e si
attiene alle disposizioni impartite.
290
ing. Pietro Giannone
RESPONSABILE DI PIANO:
PIANO:
AZIONI
(continua)
1.
2.
3.
4.
Verifica la percorribilità dei percorsi d’esodo.
Favorisce il deflusso ordinato dal piano.
Vietare l’uso dell’ascensore
Controlla che tutti i locali del piano siano stati sfollati
(bagni,archivi, ecc.).
Al termine dell’evacuazione si dirige sul Punto di Raccolta
e resta a disposizione del Coordinatore
dell’Emergenza segnalando eventuali persone in
difficoltà o locali non accessibili.
accessibili.
291
ing. Pietro Giannone
F) STUDENTI APRIAPRI-FILA E CHIUDICHIUDI-FILA
 INDIVIDUAZIONE:
- Gli studenti apri e chiudi fila dovranno essere
individuati in ciascuna classe.
- La presenza degli alunni apri e chiudi fila dovrà essere
garantita costantemente durante l’attività scolastica.
 AZIONI
AZIONI::
- All’ascolto del segnale d’allarme e comunque su
indicazione del docente responsabile di classe:
1. Mantenere la calma
2. Seguire le istruzioni del docente responsabile di classe
e le procedure stabilite.
292
ing. Pietro Giannone
(continua)
STUDENTI APRI E CHIUDI FILA
All’ordine di evacuazione dell’edificio:
1.
2.
3.
4.
293
Gli apriapri-fila incaricati devono seguire il docente responsabile
nella via di fuga stabilita, guidando i compagni al Punto di
Raccolta.
I chiudichiudi-fila hanno il compito di verificare da ultimi la completa
assenza di compagni nell’aula evacuata e di chiudere la porta.
Gli studenti incaricati dovranno assistere eventuali disabili.
disabili.
Una volta raggiunto il Punto di raccolta non disperdersi e restare
in gruppo a disposizione del docente responsabile della classe in
modo da facilitare le operazioni di ricognizione.
ing. Pietro Giannone
G) ADDETTI ALLA MESSA IN SICUREZZA DEGLI
IMPIANTI
INDIVIDUAZIONE:
La mansione di “Addetto
“Addetto alla messa in sicurezza degli
impianti”” potrà essere svolta dal Personale Collaboratore
impianti
scolastico che ha conoscenza sul funzionamento degli
impianti.
La presenza degli Addetti alla messa in sicurezza degli
impianti dovrà essere garantita costantemente durante
l’attività scolastica.
AZIONI:
Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza e/o
all’ascolto del segnale d’allarme:
294
ing. Pietro Giannone
ADDETTI ALLA MESSA IN SICUREZZA DEGLI
IMPIANTI
(continua)
1. Verificare l’assenza di persone all’interno dell’ascensore.
2. Disinserire l’impianto elettrico dell’ascensore intervenendo
sull’apposito interruttore al piano terra.
3. Disinserire l’impianto elettrico agendo su uno dei pulsanti di
sgancio o sull’interruttore generale.
4. Chiudere l’adduzione combustibile (gas, gasolio) agendo sulle
valvole di intercettazione.
Al termine delle azioni di intervento restare a disposizione del
Coordinatore dell’Emergenza.
295
295
ing. Pietro Giannone
H) ADDETTI ALL’ACCESSIBILITA’ DEI SOCCORSI
INDIVIDUAZIONE:
- La mansione di Addetto all’accessibilità dei soccorsi potrà essere
svolta dal Personale Collaboratore scolastico che normalmente
effettua l’apertura e la chiusura di porte, portoni, cancelli.
- La presenza degli Addetti all’accessibilità dei soccorsi dovrà essere
garantita costantemente durante l’attività scolastica.
AZIONI:
- Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza e/o all’ascolto del
segnale d’allarme:
296
296
ing. Pietro Giannone
(continua)
1.
2.
3.
4.
5.
297
297
ADDETTI ALL’ACCESSIBILITA’ DEI SOCCORSI
Prelevare le chiavi dei locali oggetto dell’emergenza
Verificare che i cancelli esterni di accesso siano aperti
Verificare che le vie di transito interne ed esterne
all’area scolastica siano libere da mezzi in sosta
Recarsi in strada ed attendere i soccorsi
All’arrivo dei soccorritori restare a disposizione per
eventuale collaborazione
ing. Pietro Giannone
L) SISTEMA COMUNICAZIONE EMERGENZE
La comunicazione dell’Emergenza avviene a mezzo di allarme
sonoro
1. AVVISI CON CAMPANELLA
L’attivazione della campanella è possibile con il pulsante
posizionato, di solito, al piano terra dell’edificio scolastico.
Di solito si pratica un suono convenuto; in caso di assenza di
corrente elettrica utilizzare le campane manuali per ogni piano;

2.
298
298
COMUNICAZIONE A MEZZO ALTOPARLANTE
E’ obbligatorio diffondere il segnale di allarme con l’altoparlante
l’altoparlante
(via radio interna), negli istituti con oltre 500 persone.
persone. E’
riservata al Coordinatore dell’Emergenza che valuterà la
necessità di fornire chiarimenti e comunicazioni sullo stato della
situazione.
ing. Pietro Giannone
M) ENTI ESTERNI DI PRONTO INTERVENTO
ENTE
TEL.
PRONTO SOCCORSO
118
VIGILI DEL FUOCO
115
POLIZIA
113
CARABINIERI
112
INDIRIZZO
REFERENTE
PREFETTURA
Servizi Gas - acqua
CENTRO ANTIVELENI
PROTEZIONE CIVILE
LOCALE
PRESIDIO SANITARIO
TERRITORIALE
299
299
ing. Pietro Giannone
N) AREE DI RACCOLTA
 Il Coordinatore dell’Emergenza è autorizzato a decidere l’evacuazione
della scuola e ad attivare il segnale d’allarme (attivato con campanella,
altoparlante)
 Tutto il personale deve raggiungere l’Area di raccolta a ciascuno
assegnata
 Sono individuate Aree di raccolta all’interno e all’esterno dell’edificio
- Le Aree di raccolta interne sono individuate in zone adatte ad
accogliere le classi nel caso in cui l’emergenza non preveda
l’evacuazione
- Le Aree di raccolta esterne sono individuate e assegnate alle singole
classi, in cortili o zone di pertinenza, in modo da permettere il
coordinamento delle operazioni di evacuazione e il controllo
dell’effettiva presenza di tutti.
tutti.
300
300
ing. Pietro Giannone
(continua)
N) AREE DI RACCOLTA
 Le Aree di raccolta devono far capo a
“luoghi sicuri”
sicuri”
individuati tenendo conto delle diverse ipotesi di rischio.
 LUOGO SICURO:
SICURO: Spazio scoperto ovvero
compartimento antincendio separato da altri
compartimenti mediante spazio scoperto avente
caratteristiche idonee a ricevere e contenere un
predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico)
ovvero a consentirne il movimento.
 Ad esempio: Giardini protetti, cortili non chiusi, piazze
chiuse al traffico
301
301
ing. Pietro Giannone
O)) NORME DI COMPORTAMENTO IN BASE AL
TIPO DI EMERGENZA E MANSIONE

NORME PER L’EVACUAZIONE:
L’EVACUAZIONE:
1.
2.
3.
Interrompere tutte le attività
Lasciare gli oggetti personali dove si trovano
Mantenere la calma, non spingersi, non correre, non
urlare
Uscire ordinatamente incolonnandosi dietro agli ApriApriFila
Procedere in fila per due
Seguire le vie di fuga indicate
Raggiungere l’Area di Raccolta assegnata
4.
5.
6.
7.
302
302
ing. Pietro Giannone
IN CASO DI EVACUAZIONE PER INCENDIO,
RICORDARSI:
Mantieni la calma:
 Se l’incendio si è sviluppato in classe esci subito
seguendo le istruzioni del Piano di Evacuazione e
chiudendo bene la porta;
 Se l’incendio è fuori dalla tua classe ed il fumo rende
impraticabili le scale e i corridoi. Chiudi bene la porta e
cerca di sigillare le fessure con panni possibilmente
bagnati
 Apri la finestra e, senza esporti troppo, chiedi soccorso
303
303
ing. Pietro Giannone
 Se il fumo non ti fa respirare filtra l’aria attraverso un
fazzoletto, meglio se bagnato, mettersi a carponi e muoversi
rasoterra (il fumo tende a salire verso l’alto)
 Non usare l’ascensore
 Scendendo le scale invase dal fumo, avanzare tastando il
muro con la mano
 Se si resta bloccati, bagnarsi completamente gli abiti
 Cercare rifugio il più lontano possibile dall’incendio e in un
locale accessibile ai soccorritori, manifestando la propria
presenza..
presenza
304
304
ing. Pietro Giannone
NORME PER L’INCENDIO
 Chiunque si accorga dell’incendio:
- avverte la persona addestrata all’uso dell’estintore che
interviene immediatamente
- avverte il Coordinatore dell’emergenza che si reca sul
luogo dell’incendio e dispone lo stato di preallarme
305
305
ing. Pietro Giannone
Questo consiste in:
- interrompere immediatamente l’erogazione di gas dal
-
-
306
306
contatore esterno;
Se l’incendio è di vaste proporzioni, avvertire i VVF (115)
e, del caso, il Pronto Soccorso (118);
Avvertire i responsabili di piano che si tengano pronti ad
organizzare
Dare il segnale di evacuazione
Coordinare tutte le operazioni attinenti
ing. Pietro Giannone
 Se il fuoco è domato in 55-10 minuti il Coordinatore dispone il
cessato allarme
Questo consiste in:
- Dare l’avviso di fine emergenza
- Accertarsi che non permangano focolai nascosti o braci
- Arieggiare sempre i locali prima di renderli agibili per verificare:
che non vi siano lesioni a strutture portanti, che non vi siano danni
provocati agli impianti (elettrici, gas, macchinari). Chiedere
eventualmente consulenza ai VVF, tecnici
- Avvertire (se necessario) compagnie gas, Enel.
307
ing. Pietro Giannone
NORME PER L’EMERGENZA SISMICA
 Il Coordinatore
dell’Emergenza in relazione alla
dimensione del terremoto deve
deve::
- valutare la necessità dell’evacuazione immediata ed
eventualmente dare il segnale di stato di allarme
- interrompere immediatamente l’erogazione del gas e
dell’energia elettrica
- avvertire i responsabili di piano che si tengano pronti
ad organizzare l’evacuazione
- coordinare tutte le operazioni attinenti
308
308
ing. Pietro Giannone
(continua)

NORME PER L’EMERGENZA SISMICA
I docenti devono:
- mantenersi in continuo contatto con il Coordinatore attendendo
disposizioni sull’eventuale evacuazione (nel frattempo si proteggono
sotto la cattedra, dopo aver ordinato agli alunni di ripararsi sotto i
banchi)
 Gli studenti devono:
- Posizionarsi ordinatamente nelle zone sicure individuate dal Piano di
Emergenza
- Proteggersi, durante il sisma, dalla caduta di oggetti riparandosi sotto i
banchi o in corrispondenza di architravi individuate
- Nel caso si proceda alla evacuazione seguire le norme specifiche di
evacuazione

I docenti di sostegno devono:
- con l’aiuto di alunni predisposti e, se necessario, supportati da
operatori scolastici, curare la protezione degli alunni disabili.
309
309
ing. Pietro Giannone
ESERCITAZIONI - PROVE DI
EVACUAZIONE







310
310
Le esercitazioni periodiche devono essere effettuate ALMENO
DUE VOLTE ALL’ANNO.
E’ fondamentale che prima di ogni esercitazione vengano effettuate
le iniziative di INFORMAZIONE come da programmazione.
BUONE PRATICHE per l’esecuzione delle prove:
effettuarle all’inizio e a metà dell’anno scolastico
una programmata e l’altra a sorpresa
con la presenza e la collaborazione della Protezione Civile o enti di
soccorso locali (ciò consente a tali enti di conoscere la realtà
scolastica)
periodicamente, durante le esercitazioni, dovrà essere utilizzato
l’impianto elettrico di emergenza per verificarne la funzionalità.
funzionalità.
ing. Pietro Giannone
 Dalle Prove di Evacuazione si dovrebbero valutare e
verificare:
 un sensibile miglioramento del tempo realizzato per
evacuare l’intero edificio,
edificio, rispetto alla prova precedente
(per mettersi in condizioni di sicurezza è indispensabile
evacuare entro 180 secondi, dal segnale d’allarme);
d’allarme);
 Il funzionamento dell’intera organizzazione sia in
termini di compiti e mansioni che di reazioni “umane”.
311
ing. Pietro Giannone
P) LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
 Nell’edificio scolastico deve essere esposta, e deve essere
mantenuta controllata, la segnaletica destinata a trasmettere
MESSAGGI DI SICUREZZA .

a) Per segnaletica di sicurezza e di salute, di seguito indicata
<<segnaletica
<<
segnaletica di sicurezza>>
sicurezza>> si intende:
- una segnaletica che, riferita ad un oggetto, ad una attività o ad una
situazione determinata, fornisce una indicazione o una prescrizione
concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro,
lavoro, e che
utilizza, a seconda dei casi, un cartello, un colore, un segnale
luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale
gestuale.
312
312
ing. Pietro Giannone
(continua)

LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
b) Segnale di divieto: un segnale che vieta un comportamento che
potrebbe far correre o causare un pericolo.
 I CARTELLI DI
DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON
PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO CON
STRISCIA TRASVERSALE ROSSA
313
313
ing. Pietro Giannone
(continua)
LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
b)) Segnale di Avvertimento: un segnale che avverte di un rischio o
pericolo.
I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA
TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E
BORDO NERO
314
314
ing. Pietro Giannone
(continua)
LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
c) Segnale di Prescrizione: segnale che prescrive un determinato
comportamento.
I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA
CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO
AZZURRO
315
315
ing. Pietro Giannone
(continua)
LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
d) Segnale di Salvataggio o di Soccorso: un segnale che fornisce
indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di
salvataggio
 I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA RETTANGOLARERETTANGOLARE-
QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO VERDE
316
316
ing. Pietro Giannone
(continua)
LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
e) Segnale per le Attrezzature Antincendio
I CARTELLI PER LE ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI
FORMA RETTANGOLARERETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI
BIANCHI SU FONDO ROSSO
317
317
ing. Pietro Giannone
3. SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO
Composizione – Requisiti - Compiti

Composizione:
Due Collaboratori scolastici per Piano (se sussiste la possibilità);

Requisiti:
Abilitati, dopo la frequenza ad apposito Corso di Formazione di 12
Abilitati,
ore, come previsto dal D.M. 15 Luglio 2003, n. 388 (essere, quindi,
formati nell’attuazione delle misure di Primo Soccorso;

Compiti:
Una volta effettuata una prima valutazione della situazione
sanitaria devono prestare i primi soccorsi e, se del caso, attivare i
soccorsi esterni.
esterni.
Uso delle attrezzature minime per gli interventi di Primo Soccorso.
318
318
ing. Pietro Giannone
PIANO DI PRIMO SOCCORSO
Al fine di consentire alle SQUADRE DI PRIMO
SOCCORSO di agire in maniera efficace ed efficiente
è necessario aver redatto preventivamente un idoneo
PIANO DI PRIMO SOCCORSO (D.M. n. 388/2003)
che risponda alle seguenti domande:



319
319
Che cosa bisogna FARE?
FARE?
Che cosa bisogna AVERE?
AVERE?
Si ricorda che il Piano di Primo Soccorso
dovrà essere, in ogni caso, realistico,
flessibile, semplice e chiaro.
ing. Pietro Giannone
(continua)
PIANO DI PRIMO SOCCORSO
 Per quanto concerne la prima domanda:
 1. Che cosa bisogna FARE?
 In caso Emergenza Sanitaria (per es. in caso di




320
320
infortunio, malore, ecc.) sarà necessario avere
preventivamente determinato:
CHI coordina gli interventi;
CHI telefona ai Soccorsi Esterni (“118”);
CHI mantiene sgombri i passaggi ai Soccorsi;
CHI accompagna l’infortunato al Pronto Soccorso;
ing. Pietro Giannone
(continua)
PIANO DI PRIMO SOCCORSO
 mentre per la seconda domanda:
 Che cosa bisogna AVERE?
 Nella redazione del Piano di Primo Soccorso dovrà
essere organizzato e determinato:
 il contenuto della Cassetta di Pronto Soccorso,
Soccorso, come disposto
dal D.M. n. 388 del 15 Luglio 2003;
 gli arredi essenziali da inserire nell’eventuale ambiente adibito ad
ambulatorio;
 un apparecchio telefonico sempre disponibile per le chiamate di
emergenza;
 un’automobile in caso di emergenza.
321
321
ing. Pietro Giannone
(continua)
PIANO DI PRIMO SOCCORSO
 Al fine di realizzare quanto previsto dal Piano di Primo Soccorso,
con la massima efficacia e tempestività, sarà necessario definire “a
monte” alcune procedure e determinati comportamenti dei vari
soggetti coinvolti nelle emergenza sanitaria:
 CHI si accorge del soggetto infortunato, o colto da malore:
malore: dovrà
allertare le Squadre degli “Addetti
“Addetti al Pronto Soccorso”
Soccorso” e il Dirigente
scolastico e/o il Direttore S.G.A., spiegando con chiarezza la
natura, la gravità, il luogo, se sono coinvolte altre persone e/o cose,
ecc.;
 l’ADDETTO AL PRIMO SOCCORSO:
SOCCORSO: deve valutare la necessità o
meno di far intervenire soccorsi esterni ed iniziare a praticare gli
interventi di primo soccorso;
322
ing. Pietro Giannone
(continua)
PIANO DI PRIMO SOCCORSO
 TUTTI i presenti,
presenti, in caso di emergenza generale, dovranno
mettersi in sicurezza ed attendere istruzioni;
 il CENTRALINISTA : se ha avuto l’ordine di chiamare i
soccorsi esterni (“118”), dovrà attivarsi tempestivamente
fornendo con chiarezza l’ubicazione della scuola;
scuola;
 un COLLABORATORE scolastico dovrà aprire il cancello
e rimanere sulla strada ad attendere l’arrivo dell’ambulanza,
per fornire le prime indicazioni sul luogo in cui si trova
l’infortunato o la persona colta da malore.
323
ing. Pietro Giannone
(continua)
SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO
ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO
ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO
INDIVIDUAZIONE:
 La mansione di Addetto al Primo Soccorso
normalmente viene svolta dal personale Collaboratore
scolastico o dai Docenti, che devono aver frequentato
apposito Corso di Formazione di 12 ore, come previsto
dal D.M. n. 388 del 15 Luglio 2003
 La presenza degli Addetti al Primo Soccorso dovrà
essere garantita costantemente durante l’attività
scolastica
324
ing. Pietro Giannone
(continua)
SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO
ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO
ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO
AZIONE:
1. Su richiesta del Coordinatore dell’Emergenza, e
comunque in caso di necessità, recarsi presso
l’INFORTUNATO
2. Effettuare gli INTERVENTI DI PRIMO
SOCCORSO secondo la formazione ricevuta
3. All’occorrenza chiedere i presidi sanitari della
Cassetta di Pronto Soccorso
325
ing. Pietro Giannone
(continua)
SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO
ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO
4. Se l’azione di primo soccorso risulta inefficace
richiedere i SOCCORSI ESTERNI
5. Assistere l’infortunato fino all’arrivo dei
soccorsi esterni e comunque attenersi alle
indicazioni del Coordinatore
6. Se necessario chiedere la collaborazione dei
colleghi presenti
326
ing. Pietro Giannone
(continua)
SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO
ALTRI COMPITI
 Gli Addetti al Primo Soccorso devono, inoltre:
- mantenere in efficienza i presidi sanitari interni
(cassetta di Pronto Soccorso)
- aggiornare i numeri telefonici dei presidi sanitari
esterni
- intervenire in caso di infortunio anche allo scopo di
evitare che all’infortunato vengano prestate azioni di
soccorso non idonee.
327
ing. Pietro Giannone
COMPORTAMENTI DA SEGUIRE IN CASO DI INCIDENTE
SUL LAVORO
 I lavoratori che subiscano un infortunio sul lavoro
devono:
 medicarsi servendosi dei prodotti contenuti nella
cassetta di pronto soccorso o nei pacchetti di
medicazione in dotazione, o ricorrere al pronto
soccorso per le cure del caso;
 comunicare subito l’incidente al proprio superiore
diretto o al responsabile della sicurezza.
 Quando l’infortunato è grave l’addetto al primo
soccorso deve:
328
ing. Pietro Giannone
COMPORTAMENTI DA SEGUIRE IN CASO DI
INCIDENTE SUL LAVORO
(continua)
 prestare la prima assistenza e richiedere l’intervento
dell’ambulanza oppure formare il numero del
dell’ambulanza
pronto intervento cittadino;
 non spostare, non muovere o sollevare
l’infortunato al fine di evitare un aggravamento
delle sue condizioni;
 evitare assembramenti sul luogo dell’incidente
al fine di facilitare l’opera di soccorso.
329
ing. Pietro Giannone
NORME PER IL PRIMO SOCCORSO AGLI
INFORTUNATI
 Sistemare l’infortunato nelle migliori condizioni




330
possibili, in modo che possa riposare tranquillo;
possibili,
tranquillo;
allentargli i vestiti, aprirgli il colletto, scioglierli la
cintura, e occorrendo, coprirlo con una coperta.
Inviare, occorrendo, dopo il primo soccorso, il paziente
dal medico.
Nel caso di intossicazione per inalazione occorre
indossare mezzi protettivi adeguati per allontanare il
colpito dall’ambiente nocivo.
Non dare mai bevande alle persone prive di sensi.
sensi.
Praticare immediatamente ai soggetti a rischio di
soffocamento e ai colpiti da corrente elettrica la
respirazione artificiale.
ing. Pietro Giannone
NORME PER ILPRIMO SOCCORSO
AGLI INFORTUNATI
(continua)
 Ricordare che debbono essere usate misure
idonee per prevenire il contatto della cute o delle
mucose con il sangue o altri liquidi biologici
degli infortunati.
infortunati.
 Indossare appropriati guanti.
guanti. Le mani devono
essere lavate subito dopo la rimozione dei
guanti.
 In caso di ferite, provvedere alla loro
disinfezione, coprire con garza sterile e quindi
fasciarle.
331
ing. Pietro Giannone
NORME PER ILPRIMO SOCCORSO
AGLI INFORTUNATI
(continua)
 In caso di emorragie
emorragie,, coprire la ferita con garza sterile e
comprimerla quindi con una garza impregnata di
disinfettante o con un bendaggio ben stretto.
 In caso di forte emorragia degli arti,
arti, applicare un laccio
emostatico al braccio o alla gamba, sopra l’emorragia, e
provvedere al trasporto immediato del colpito al pronto
soccorso più vicino.
332
ing. Pietro Giannone
CONTENUTO DELLA CASSETTA DI PRIMO
SOCCORSO
(D.M. 15 Luglio 2003)
 n° 05 paia guanti sterili monouso
 visiera paraschizzi
 n° 1 flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10%






333
di iodio da 1 litro
n° 03 flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro –
0,9%) da 500 ml
n° 10 compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole
n° 02 compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole
n° 02 teli sterili monouso
n° 01 confezione di rete elastica di misura media
n° 01 confezione di cotone idrofilo
ing. Pietro Giannone
CONTENUTO DELLA CASSETTA DI PRIMO
SOCCORSO
(continua)
 n° 02 confezione di cerotti di varie misure pronti
all’uso
 n° 02 rotoli di cerotto alto cm 2,5
 un paio di forbici
 n° 3 lacci emostatici
 n. 02 confezioni di ghiaccio pronto all’uso
 n. 02 sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti
sanitari
 un termometro
 apparecchio per la misurazione della pressione
arteriosa.
334
ing. Pietro Giannone
ISTRUZIONI PER L’USO DEI MATERIALI
CONTENUTI NELLA CASSETTA DI PRIMO
SOCCORSO
1. Lavarsi bene le mani con acqua e sapone prima di
toccare qualunque ferita o il materiale di
medicazione; in caso di mancanza di acqua, pulirsi le
mani con una garza imbevuta di disinfettante.
2. Lavare la ferita con acqua pura e sapone, servendosi
della garza per allontanare il terriccio, la polvere, le
schegge, ecc.; in mancanza di acqua, lavare la pelle
intorno alla ferita con una garza imbevuta di
disinfettante.
3. Lasciare uscire dalla ferita alcune gocce di sangue ed
asciugare con la garza.
335
ing. Pietro Giannone
ISTRUZIONI PER L’USO DEI MATERIALI
CONTENUTI NELLA CASSETTA DI PRIMO
SOCCORSO
4. Applicare sulla ferita un poco di disinfettante;
disinfettante; coprire con garza;
appoggiare sopra la garza uno strato di cotone idrofilo; fasciare
con una benda di garza, da fissare alla fine con un pezzetto di
cerotto. Se si tratta di piccola ferita, in luogo della fasciatura,
fissare la medicazione mediante striscioline di cerotto.
5. Se dalla ferita esce molto sangue,
sangue, comprimerla con garza e cotone
idrofilo, in attesa che l’infortunato riceva le cure del medico. Se
la perdita di sangue non si arresta e la ferita si trova in un arto, in
attesa del medico, legare l’arto, secondo i casi, a monte o a valle
della ferita o in ambedue le sedi, mediante lacci emostatici o una
fascia di garza, una cinghia, una striscia di tela, ecc. sino a
conseguire l’arresto dell’emorragia.
336
ing. Pietro Giannone
ISTRUZIONI PER L’USO DEI MATERIALI
CONTENUTI NELLA CASSETTA DI PRIMO
SOCCORSO
6. Nel caso di ferita agli occhi,
occhi, lavare la lesione soltanto
con acqua, coprirla con garza sterile e cotone idrofilo
e fissare la medicazione con una benda ovvero con
striscioline di cerotto.
7. In caso di punture di insetti o morsi di animali ritenuti
velenosi, spremere la ferita.
ferita. Se la persona è stata
morsa da un rettile, o se versa in stato di malessere,
richiedere subito l’intervento del medico.
8. In caso di scottature, raffreddare immediatamente
l’ustione con acqua fredda o ghiaccio; non rompere le
eventuali bolle (flittene);
(flittene); avvolgere la regione
ustionata con una garza sterile umida.
337
ing. Pietro Giannone
GESTIONE DELLA CASSETTA DI PRIMO
SOCCORSO
 La Cassetta di Pronto Soccorso può essere utilizzata,
oltre che dagli Addetti specificatamente incaricati del
Pronto Soccorso, da qualsiasi altro lavoratore che ritiene
di intervenire per curare piccole ferite.
ferite.
 In tale evenienza è indispensabile che lo stesso
lavoratore porti a conoscenza dell’Addetto al Pronto
Soccorso che è intervenuto significativamente o meno
sui prodotti della Cassetta, precisando se è il caso di
intervenire con il reintegro del contenuto della stessa
Cassetta..
Cassetta
338
ing. Pietro Giannone
VERIFICA PERIODICA DELLE CONDIZIONI DI
EFFICIENZA DEL CONTENUTO DELLA CASSETTA
DI PRONTO SOCCORSO
 Per curare la tenuta dei presidi sanitari si rende
necessario che gli Addetti al Pronto Soccorso, e tra
questi i Collaboratori scolastici dei Servizi, effettuino,
ciascuno nel proprio reparto assegnato, un autocontrollo
della Cassetta di Pronto Soccorso secondo le seguenti
modalità::
modalità
 una volta al mese;
 quando, in seguito ad intervento per un infortunio, sia
stato significativamente alterato il contenuto della
Cassetta
339
ing. Pietro Giannone
VERIFICA PERIODICA DELLE CONDIZIONI DI
EFFICIENZA DEL CONTENUTO DELLA CASSETTA
DI PRONTO SOCCORSO
(continua)
 Durante le operazioni di autocontrollo è
opportuno avvalersi di un apposito Modulo per
verificare:
 la presenza dei prodotti per tipologia e
quantitativo;;
quantitativo
 la loro integrità
integrità;;
 le date di scadenza dei prodotti integri;
 le istruzioni per la conservazione e l’indicazione
della scadenza dei prodotti aperti.
340
ing. Pietro Giannone
 In sintesi, cosa deve assicurare un efficace
MODELLO DI ORGANIZZAZIONE
E DI GESTIONE
DELLA SICUREZZA?
341
ing. Pietro Giannone
MODELLO DI ORGANIZZAZIONE E DI GESTIONE
DELLA SICUREZZA
 Il modello di organizzazione e di gestione della
Sicurezza, interno all’istituzione scolastica, deve
Sicurezza,
assicurare l’adempimento di tutti gli obblighi giuridici
relativi::
relativi
a) al rispetto degli standard tecnicotecnico-strutturali di legge
relativi a attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti
chimici, fisici e biologici;
b) alle attività di valutazione dei rischi e di
predisposizione delle misure di prevenzione e
protezione;;
protezione
342
ing. Pietro Giannone
c) alle attività di natura organizzativa,
organizzativa, quali
Emergenza ( Incendio, Terremoto, ecc), Primo
Soccorso, Riunioni periodiche di sicurezza,
consultazione del Rappresentante dei Lavoratori
per la Sicurezza (RLS);
d) alle attività di Sorveglianza Sanitaria (se prevista
nel D.V.R.)
e) alle attività di Informazione e Formazione dei
lavoratori;
f) alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto
delle procedure e delle istruzioni di lavoro in
sicurezza da parte dei lavoratori;
343
ing. Pietro Giannone
g)
alla acquisizione di documentazioni e certificazioni
obbligatorie di legge;
h)
alle periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia
delle procedure adottate.
Il predetto modello organizzativo e gestionale DEVE
prevedere idonei sistemi di registrazione dell’avvenuta
effettuazione delle attività (occorrerà pertanto attivare un
apposito REGISTRO su cui annotare tutte le azioni poste
in essere).
344
ing. Pietro Giannone
 Lo stesso modello organizzativo e gestionale deve in ogni
caso prevedere un’articolazione di funzioni che assicuri le
competenze tecniche e i poteri necessari per la verifica,
valutazione, gestione e controllo del Rischio, nonché un
sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto
delle misure indicate nel modello.
 Il modello organizzativo deve altresì prevedere un idoneo
sistema di controllo sull’attuazione del medesimo modello e
sul mantenimento nel tempo delle condizioni di idoneità
delle misure adottate.
345
ing. Pietro Giannone
IN DEFINITIVA, CHE COSA DEVE PRESIDIARE IL
“SISTEMA GESTIONALE PERMANENTE
DELLA SICUREZZA?”
 Il primo obiettivo, in ambito “Sicurezza
“Sicurezza”,
”, come
detto in precedenza, è la Valutazione dei Rischi.
Rischi.
 E’ il primo traguardo di un processo volto a
mantenere nel tempo il livello di sicurezza
conseguito e a migliorare continuamente le
condizioni che favoriscono lo stato di salute e
sicurezza dei lavoratori.
lavoratori
346
ing. Pietro Giannone
CHE COSA DEVE PRESIDIARE IL “SISTEMA
“SISTEMA
GESTIONALE PERMANENTE DELLA SICUREZZA?”
SICUREZZA
(continua)
 Il Sistema Gestionale Permanente della
Sicurezza deve mirare a presidiare i sotto
riportati aspetti essenziali:
1. Struttura e organizzazione del Sistema di
Gestione della Sicurezza;
Sicurezza;
2. Documentazione Tecnico Amministrativa
(D.V.R., incarichi vari,
vari, ecc.)
3. Infortuni e malattie professionali
4. Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.)
347
ing. Pietro Giannone
CHE COSA DEVE PRESIDIARE IL “SISTEMA
“SISTEMA
GESTIONALE PERMANENTE DELLA SICUREZZA?”
SICUREZZA?”
continua)
5. Attrezzature di lavoro e macchine
6. Agenti chimici, fisici e biologici
7. Organizzazione del lavoro
8. Gestione delle Emergenze (Piano di
Emergenza, Piano di Evacuazione, ecc.)
9. Sorveglianza sanitaria (se prevista)
10. Presenza di cantieri a scuola (e lavori in
appalto)
11. Informazione, Formazione e
Comunicazione.
348
ing. Pietro Giannone
GRAZIE DELL’ATTENZIONE
e ….
AUGURI A TUTTI
“Una vigile e provvida paura è la madre della sicurezza”.
Edmund Burke, Discorso, 1792
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ing. Pietro Giannone