Tesi di Laurea

Il Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli di Camillo Guerra
FLAVIA FASCIA
Il Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli
di Camillo Guerra
In questa nota, dopo una breve presentazione di Camillo Guerra, Ingegnere e Professore di Architettura Tecnica, viene presentato il progetto inedito
con il quale Camillo Guerra partecipò
nel 1923 al concorso di primo grado per
la progettazione di un Palazzo per le
Esposizioni di Belle Arti in Napoli.
Il palazzo, da realizzare in Piazza
Principe di Napoli, si caratterizza per soluzioni costruttive innovative per l’epoca presentando una struttura portante
che è una armonica sintesi di muratura
e pilastri in cemento armato. La stessa
muratura costituisce cassaforma per il
getto del calcestruzzo dei pilastri.Il progetto, il cui motto è “In naturae triunpho
artium resurrectio”, si articola in più tavole, disegnate tutte con matite colorate e con una straordinaria suggestione
di colori e luce, rappresentanti piante,
prospetti, sezioni e particolari costruttivi
sia in scala 1:100 che 1:50.
Particolarmente interessante appare lo studio degli elementi di fabbrica di
collegamento verticale costituiti dalla
scalinata nobile e dagli ascensori. La scalinata nobile, disposta in posizione
baricentrica, si articola con coppie di
rampe, contrapposte e simmetriche rispetto al secondo pianerottolo di riposo,
e con due ampie rampe a sviluppo circolare che collegano il piano del vestibolo con il primo pianerottolo di riposo.
Gli ascensori, con cabine in vetro, veri
prototipi dei moderni ascensori panoramici, sono azionati da due motori disposti alla base dell’edificio. Ancora una
volta Camillo Guerra elabora tavole capaci di esprimere in maniera esaustiva
la sua idea progettuale.
Cenni biografici di Camillo Guerra
Camillo Guerra (1889-1960) discendeva da una lignée di artisti: il nonno
Camillo fu capofila in Italia dei pittori
accademici, dopo il Camuccini; il padre
Alfonso fu uno dei grandi che progettarono i Padiglioni dell’Esposizione
etnografica del 1911 (Alfonso Guerra
per il mezzogiorno continentale, Basile
per la Sicilia, Pio Piacentini per il Lazio),
commemorativa del cinquantenario dell’Unità d’Italia.
Nel giugno del 1912 conseguì la laurea in Ingegneria, discutendo una tesi
progettuale di un circolo con teatro, e
nello stesso anno entrò nel Genio Civile,
primo alle prove di esame su 122 concorrenti. Fu assegnato all’Ufficio di
Caserta dove si cimentò in notevoli opere di ingegneria civile fra cui tredici ponti
in cemento armato. Trascorso il biennio
di prova, nel 1914 fu assegnato all’Ufficio del Genio Civile di Napoli, dove progettò, fra l’altro, un primo intervento
nell’Orto Botanico, il piano regolatore e
vari edifici nel Mandracchio (il Man-
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Fig. 1 - Camillo Guerra, Progetto per tesi di laurea, cartoncino 140x75, matita colorata
dracchio era uno specchio d’acqua, con
scarso pescaggio, sito fra Piazza Municipio, Piazza Francese e la via Marina.Quest’ultima era munita di sottopassi
che consentivano l’accesso al Mandracchio di capaci chiatte che in tal modo
raggiungevano un nuovo sviluppo di banchine di oltre 200 m. Gli edifici progettati e costruiti allora, demoliti dai bombardamenti alleati, sono stati tutti rifatti
nel dopoguerra).
Negli anni 1915-16 fu in missione a
Sora per la ricostruzione di quella cittadina, e di ventidue centri abitati circostanti, nei quali oltre quattrocento edifici erano stati rasi al suolo dal terremoto
marsicano. Rientrato al Genio Civile di
Napoli, ben presto, gli furono affidate
tutte le opere edili dello Stato, formando
così la sua esperienza, la sua prima
maniera, di progettista architettonico.
Abbandonato l’eclettismo della generazione precedente, si sentì in piena
consonanza con la grande tradizione
napoletana, con quel barocco cioè che
si andava spogliando delle superfetazioni
che qualche decennio prima erano degenerate fino al rococò. Egli infatti non
rinunziò mai alla semplicità e chiarezza
dell’impianto strutturale dell’edificio, pur
riuscendo ad essere sempre originale
nell’impostazione e nella tecnica progettuale. Il suo barocco giunge così ad acquistare una purezza di linee quasi moderna.
Rientrato nell’Ufficio di Napoli, riprese i contatti con la Scuola di Ingegneria e nell’anno accademico 1914-15
fu nominato assistente volontario su proposta del professar Alfredo de Nora, che
teneva allora le cattedre di Costruzioni
metalliche ed in legno e di Statica grafica (Alfredo De Nora fu professore di
Tecnica delle Costruzioni nel Politecnico di Napoli fra il 1910 ed il 1940). Nel
merito Camillo Guerra, che ebbe la responsabilità delle esercitazioni di tutti e
due gli insegnamenti, ebbe a commentare: “tenni questi incarichi con molto
sacrificio personale, sobbarcandomi
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Il Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli di Camillo Guerra
Fig. 2 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli ,vista prospettica
cartoncino 140x80, matita colorata e acquerello
molte volte a venir di lontano per la
lezione e disimpegnandole per tre anni
consecutivi fino a quando le mansioni
di ufficio furono così onerose da costringermi poi ad allontanarmi dalla
Scuola, ma non per molto tempo”.
Con la collaborazione alla docenza
Camillo Guerra ebbe la possibilità di consolidare la sua preparazione nel settore
delle strutture, e di porre le basi per affrontare la carriera universitaria nel settore che gli era più consono: chiese, infatti, ed ottenne la nomina ad assistente volontario alla Cattedra di Architettura Tecnica, presso la quale svolgerà
tutta la sua attività didattica dal 1928 e
fino al 31 marzo 1960, data della sua
morte (l’assistente volontario, figura
scomparsa con la riforma Spadolini, era
a tutti gli effetti un dipendente statale
non remunerato che godeva del relativo
status e poteva essere inserito, senza
concorso ad altro titolo nella pubblica
amministrazione).
Dal 1925 in poi, l’attività professionale di Camillo Guerra fu sempre improntata dalla sua dedizione alla vita
universitaria, cui condizionò ogni sua
futura scelta.
Entrato nel giro dell’alta cultura napoletana, riuscì a suscitare un movimento
di opinione (cui contribuirono validamente l’ultimo sindaco liberale Angiulli ed
uomini di alto prestigio politico come
Enrico de Nicola) che impedì alla speculazione edilizia di abbattersi sul Mausoleo Schilizzi, opus maximum di Alfonso Guerra dell’architettura napoleta-
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na del tardo Ottocento. Furono così reperiti notevoli fondi pubblici per i lavori
di restauro e di completamento del Mausoleo; lavori che Camillo Guerra curò
fino ai suoi ultimi giorni. Nell’anno 1925
Camillo Guerra, per evitare un trasferimento che lo avrebbe allontanato dall’attività universitaria, diede le dimissioni dal Genio Civile, conservando però
l’incarico di progettista e di direttore dei
lavori già a lui affidati e non ancora completati. Si pensi ai tre edifici per i servizi
telefonici di Porta Nolana, del Rettifilo
e di via Crispi allineati sull’asse EstOvest ed ai suoi interventi su San Martino, l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto per le Arti Applicate sulla direttrice
Nord-Sud.
Ma il 1925 fu anche l’anno in cui il
conseguimento della libera Docenza
impresse una svolta decisiva alla sua
vita. Nei primi anni di esercizio (come
allora si diceva) della Libera Docenza
operò come assistente del prof. Carlo
Laneri, suo predecessore nella cattedra;
ma poi entrò a far parte del corpo docente, come professore incaricato. Con
il pensionamento del prof. Laneri, ebbe
il carico di tutto l’insegnamento in campo architettonico con soli tre assistenti
(gli ingegneri Battistella, Massari e Salvati) con un’attività che lo impegnava
in prima persona tutti i giorni dalle 8.30
alle 17: la mattina con lezioni ex cattedra, il pomeriggio con assistenza alle
esercitazioni grafiche.
A questo faticoso lavoro si aggiunge
la pubblicazione del primo trattato sistematico di Architettura Tecnica, nato
come dispense in litografia ma ben pre-
sto riprodotto in un volume a stampa,
ricco di disegni tecnici che, schizzati dal
Guerra, erano poi disegnati dal prof.
Luigi Fedele, suo coetaneo e fedele collaboratore.
Il Palazzo per le Esposizioni di Belle
Arti
Nel 1923 Camillo Guerra partecipò
al concorso di primo grado per la progettazione di un Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti da realizzare in Napoli. Il progetto aveva come motto la frase latina “In natura triunpho artium
resurrectio”. Il palazzo, da realizzare in
Piazza Principe di Napoli, si caratterizza per soluzioni costruttive innovative per
l’epoca presentando una struttura portante che è una armonica sintesi di
muratura e pilastri in cemento armato.
La stessa muratura costituisce cassaforma per il getto del calcestruzzo dei
pilastri. L’edificio presenta due assi di
simmetria, che sono anche assi di simmetria ponderale, che si sviluppano, rispettivamente, in direzione parallela ed
ortogonale alla Riviera di Chiaia ed alla
via Caracciolo. Con riferimento all’organizzazione volumetrica l’edificio si
articola su tre piani: un piano rialzato,
con accesso dalla piazza Principe di
Napoli; un piano delle terrazze, con due
sale espositive disposte in posizione assiale; un piano seminterrato con accesso attraverso quattro scale a tre rampe.
L’organizzazione funzionale
Tre gradinate, che si sviluppano secondo un arco di ellisse, collegano il piano
stradale con un pronao coperto, di for-
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Il Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli di Camillo Guerra
Fig. 3 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli,
planimetria, cartoncino 80x90, matita colorata e acquerello
ma ellittica, disposto alla quota del piano rialzato. Dal pronao, attraverso il
deambulatorio anteriore, si accede al
“Gran salone per la scultura” collegato,
attraverso uno spazio connettivo ricavato al di sotto del pianerottolo di smonto dello scalone nobile che porta al primo piano, con il “Gran salone di concerti”. Due deambulatori, che si sviluppano lateralmente al “Gran salone per
la scultura”, collegano il deambulatorio
anteriore con lo scalone nobile.
L’organizzazione spaziale dello scalone nobile è particolarmente articolata
e fluente. Lo scalone è organizzato simmetricamente rispetto all’asse longitudinale dell’edificio con tre rampe per
ciascun lato. Due rampe, a sviluppo circolare, dipartono dal piano del deambulatorio e si collegato in corrispondenza
del pianerottolo di riposo; la terza rampa, a sviluppo rettilineo, collega il pianerottolo di riposo con il pianerottolo del
primo piano.
Due ascensori, con pianta ellittica e
con pareti vetrate, completa l’organizzazione dello scalone nobile. Camillo
Guerra anticipa di oltre cinquanta anni
l’impiego di quegli ascensori trasparenti
che caratterizzano tante architettura nel
mondo, quali gli ascensori delle Torri
Enel del Centro Direzionale di Napoli.I
due deambulatori laterali danno accesso anche a due grandi ambienti a svi-
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luppo rettangolare: il Salone per la pittura, prospiciente la Riviera di Chiaia, e il
Salone per la pittura, prospiciente la via
Caracciolo. Entrambi i saloni sono collegati con l’esterno attraverso due piccole gradinate. Negli angoli della pianta
rettangolare si sviluppano quattro ambienti, con sviluppo verticale a torre, che
ospitano quattro piccole “Sale di pittura”. Il “Gran salone di concerti” termina con un abside circolare, destinato ad
ospitare i concertisti, che è chiuso all’esterno con un deambulatorio anch’esso a sviluppo circolare.
Quattro scale, disposte in modo simmetrico rispetto ai due assi dell’edificio,
completano l’organizzazione del piano
rialzato. L’organizzazione spaziale del
“Gran salone per la scultura” e del
“Gran salone di concerti” è caratterizzata dalla presenza di due coperture con
volte lunettate.
Il primo piano dell’edificio si articola
su due livelli. Il primo livello ospita un
articolato sistema di terrazze panoramiche che si sviluppano in corrispondenza
dei deambulatori e dei due “Saloni per
la pittura” del piano rialzato. Completano il piano delle terrazze quattro belvederi, sovrastanti i quattro ambienti che
ospitano le quattro piccole “Sale di pittura” del piano rialzato, coperti con volte. Il secondo livello, a quota rialzata rispetto a quello del piano delle terrazze,
ospita due grandi “Sale di pittura”. Alle
due “Sale di pittura”, coperte con volte
Fig. 4 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli,
pianta piano rialzato, cartoncino 100x80, china e matita colorata
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Il Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli di Camillo Guerra
a padiglione nervate all’estradosso, si
accede direttamente dallo scalone nobile. Sul piano delle terrazze si aprono,
poi, sei lucernari progettati per illuminare in modo diffuso i due sottostanti “Saloni per la pittura”. Al piano seminterrato, al quale si accede attraverso le quattro scale periferiche, sono localizzati due
grandi locali per il deposito delle “pitture”, un grande locale per il deposito delle “sculture” e magazzini vari. In corrispondenza del deambulatorio e dell’abside del “Gran salone di concerti” del
piano rialzato, è localizzato un bar con
annessi sala ristoro e servizi igienici.
L’organizzazione formale
L’organizzazione planimetrica dell’edificio secondo due assi di simmetria,
l’articolazione delle facciate secondo
curve concave e convesse, l’uso di elementi classici quali colonne, timpani
triangolari e timpani arcuati, fanno di
questo “Palazzo” un significativo esem-
pio di architettura neo-barocca. Dopo i
decenni dei revival stilistici, dal neo-gotico al neo-classico, dal neo-rinascimento al rococò, che caratterizzano il
“Risanamento” della città di Napoli all’indomani dell’epidemia di colera del
1884, Camillo Guerra si esprime e reinterpreta il linguaggio stilistico barocco
che nel Settecento aveva impregnato le
tante magnifiche scale aperte sulla corte del Sanfelice o le tante bellissime Ville Vesuviane del “Miglio d’Oro”.
Otto vasche, due su ciascun fronte
dell’edificio, dalle quali emergono altrettanti gruppi marmorei, definiscono le
quinte laterali del Palazzo; una elegante
balaustra con colonnine in marmo si sviluppa sull’intero perimetro del Palazzo
e costituisce elemento di coronamento
del primo ordine delle facciate; nicchie
a sviluppo circolari, definite superiormente da semi-cupole, scandiscono le
facciate delle due grandi “Sale di pittura” del primo piano.
Fig. 5 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli,
prospetto posteriore, cartoncino 95x75, matita e carboncino
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Fig. 6 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli,
pianta piano delle terrazze, cartoncino 90x75, china e matita colorata
Fig. 7 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli ,
sezione longitudinale, cartoncino 110x90, china e carboncino
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Il Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli di Camillo Guerra
Fig. 8 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli,
pianta piano seminterrato, cartoncino 95x80, china
Fig. 9 -Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli,
prospetto su piazza Principe di Napoli, cartoncino 110x90, matita e carboncino
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Fig. 10 - Palazzo per le Esposizioni di Belle Arti in Napoli
sezione trasversale, cartoncino 100x80, china e matita
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