Cittadinanza e Costituzione

NUOVA SECONDARIA RICERCA
Cittadinanza e Costituzione
un’esperienza da sviluppare
Luca Le Piane
il tema dell’insegnamento della Costituzione, con l’introduzione del Curricolo “Cittadinanza e Costituzione”, rappresenta un momento
fondamentale di riflessione per la pedagogia e per la scuola italiana contemporanee. L’autore, nel presente saggio, analizza questo problema, mettendo in rilievo la centralità pedagogica del testo costituzionale e la sua fondamentale importanza per lo sviluppo della scuola
italiana. La finalità complessiva del lavoro è quella di dimostrare come il concetto di cittadinanza attiva debba essere recuperato all’interno della tematica pedagogica della solidarietà e della cittadinanza attiva, per orientare i giovani della scuola italiana a scelte consapevoli e significative per affrontare le difficili sfide della contemporaneità. L’obiettivo è quello di offrire un contributo per ampliare
il dibattito sull’argomento e, soprattutto, per diffondere l’insegnamento della Costituzione nella scuola, sensibilizzando gli studenti, le
loro famiglie e gli insegnanti alla comprensione dei princìpi fondamentali contenuti nella Carta costituzionale, perché diventino i princìpi regolativi della loro condotta etica e civile.
The theme of the teaching of the Italian Constitution, with the introduction of the Curriculum “Citizenship and the Constitution”, is a
pivotal moment for reflection on pedagogy and Italian school. The author, in this paper, analyzes this issue, emphasizing the centrality
of teaching constitutional text and its fundamental importance for the development of the Italian school. The overall aim of the work is
to demonstrate how the concept of active citizenship should be recovered within the pedagogical theme of solidarity and active
citizenship, to guide the youth of the Italian school choices and meaningful to address the difficult challenges of the contemporary . The
goal is to offer a contribution to wider debate and, above all, to spread the teaching of the Constitution in school, sensitizing the students,
their families and teachers to the understanding of the fundamental principles contained in the Constitution, that they may become the
regulative principles of their ethical and civil conduct.
1. Il valore pedagogico
della Costituzione italiana
uno degli aspetti caratterizzanti il panorama dell’attuale
contesto socio-culturale e politico è rappresentato da una
evidente “eclissi della legalità” che denota una chiara perdita di orizzonti valoriali, a causa dell’incalzante prevalere degli egoismi e dei particolarismi individuali e sociali
nel mondo contemporaneo.
in questo senso l’educazione alla legalità è strettamente
legata all’educazione alla cittadinanza. educare ed educarsi alla legalità potrebbe essere il passaporto per la vera
cittadinanza, alimentato dal bisogno di contribuire in proprio al bene comune, «[…] il bene comune della società,
che si concreta nell’insieme delle condizioni sociali […]
consiste soprattutto nella salvaguardia dei diritti della persona umana e nell’adempimento dei rispettivi doveri»1.
ogni discorso sulla legalità, dunque, dovrebbe prendere
le mosse dal modo in cui essa viene praticata in un determinato contesto. Certamente si può affermare che «la responsabilità morale è la più personale e la più inalienabile
delle proprietà umane, e il più prezioso dei diritti umani»2.
occorre ispirarsi a quanto affermato da vezio Crisafulli,
e cioè che tutte le possibili definizioni che qualificano la
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giuridicità di una norma non vanno oltre la distinzione
tra norme sociali e norme non sociali, senza ottenere un
criterio che delimiti, in un unico genere di norme sociali,
una categoria di norme di carattere esclusivamente giuridico. al giurista non interessa se un ordinamento giuridico abbia un’organizzazione di carattere articolato o una
struttura autoritaria, ma soltanto la pluralità reale degli
ordinamenti, e cioè il fatto che esistano diversi ordinamenti che abbiano una loro effettività, capaci di realizzarsi concretamente nel più ampio contesto delle
relazioni sociali, che si possano, pertanto, verificare in
maniera sperimentale in quel «grande laboratorio della
scienza giuridica che è la storia»3.
Secondo Costantino Mortati, la costituzione materiale doveva essere vista anche nella sua funzione di garanzia costituzionale, e cioè tenendo conto della composizione e
1. Concilio ecumenico vaticano ii, Dich. Dignitatis humanae, n. 6, in www.vatican.va.
2. z. Bauman, Postmodern Ethics, Blackwell, oxford 1993, trad. it., Le sfide dell’etica, feltrinelli, Milano 1996, p. 255.
3. v. Crisafulli, Lezioni di diritto costituzionale, vol. ii, ed. ii, Cedam, padova
1984.
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delle finalità espresse dalle forze sociali che operano nell’ambiente in cui si trovano, che assegnano alla costituzione formale un valore differente, ossia quello di
mostrarcela non più nella sua totalità che sfugge alla formazione formale ma solo come una parte di un sistema
ben più ampio4. pertanto, egli pensava che ogni sistema
costituzionale, pur essendo sottoposto ai mutamenti del
tempo, debba essere punto fermo di stabilizzazione5.
Mortati sosteneva che per ottenere una forma di governo
costituzionale e democratica occorresse rimuovere tutte
le condizioni di disparità e di squilibrio sociale sia nella
forma di governo, sia nella forma dello Stato, al fine di
dare una salda base all’assetto democratico ed avere una
omogeneità sociale6. Gustavo zagrebelsky, pertanto, definisce Mortati come il giurista dello stato sociale di diritto o della democrazia sociale che sostiene il carattere
sociale della forma di Stato dell’italia repubblicana7. Critico nei riguardi dei partiti politici, sin dagli anni Sessanta, pur avendoli considerati «gli interpreti principali
della volontà popolare»8, Mortati li riteneva incapaci di
avere un ruolo decisivo per l’attuazione di uno stato realmente democratico e partecipativo, poiché evidenziava
al suo interno il carattere non democratico della loro organizzazione interna9. pertanto, egli lamentava una forte
interferenza dei partiti politici nell’azione amministrativa
che, determinando una politicizzazione di quest’ultima,
«opera come fattore potente di corruzione e la scredita
sempre di più alla fiducia del cittadino»10.
affermare, quindi, il valore pedagogico di una norma significa riconoscere allo Stato, per il tramite del legislatore, il compito di insegnare a tutti i cittadini appartenenti
ad una comunità civile ciò che è giusto e ciò che non lo
è, ciò che è morale e ciò che è immorale.
La regola morale per il convivere sociale è collocata nell’ambito di una diffusa convivialità relazionale, dove la
condivisione dei valori di appartenenza ad una comunità
vera riesce ad essere la caratteristica saliente del contesto
scolastico.
L’articolo 2 della Costituzione ci restituisce il significato
ed il valore dei diritti di solidarietà, assumendoli come
princìpi fondamentali dell’ordinamento. Siamo di fronte,
dunque, ad un articolo che rappresenta una chiara disposizione costituzionale dei “doveri di solidarietà”.
Nella nostra legislazione la solidarietà è qualificata e radicata in soggetti specifici e, in effetti, essa non esiste sul
piano delle idee, ma è declinata nella realtà quotidiana
attraverso lo strumento del diritto.
i rapporti specifici, in cui si concretizza il dovere di solidarietà, sono collegati al principio personalista dell’uguaglianza sostanziale, così come enunciato
nell’articolo 3 della Costituzione; in effetti non vi è soli© Nuova Secondaria - n. 2, ottobre 2014 - Anno XXXII
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darietà senza uguaglianza effettiva perseguibile da ciascuna persona umana, in tutti i contesti della vita sociale.
Detto ciò, va aggiunto che, nel sistema della solidarietà
delineato dal dettato costituzionale, siamo di fronte ad un
insieme eterogeneo di diritti derivanti da princìpi comuni
che la collettività dei consociati ritiene essenziali. più che
un “sistema della solidarietà” sarebbe opportuno parlare
di un “sistema dei doveri di solidarietà” nell’esclusivo interesse della comunità, in cui poter esprimere democraticamente i valori più significativi sui temi della
cooperazione, del dialogo attivo, e della condivisione.
Nel settembre 2012 sono state rese note dal Ministero
dell’istruzione, dell’università e della Ricerca, Ministro
profumo, le Indicazioni nazionali per il curricolo11, in cui
esplicitamente si è fatto riferimento ai temi riguardanti la
centralità della persona e il ritorno ad un nuovo umanesimo. argomentazioni, queste, dibattute tante volte ma
sempre trattate con grande interesse e attenzione da parte
della riflessione pedagogica contemporanea. il richiamo
al nuovo umanesimo evidenzia, poi, l’importanza fondamentale delle relazioni umane, in quanto è necessario e
imprescindibile l’incontro tra il microcosmo della singola
persona e il macrocosmo dell’umanità e del pianeta. in
tal senso, le ultime Indicazioni seguono questa linea di
acquisizione dei migliori comportamenti sociali, per “una
nuova cittadinanza” e individuano doveri specifici in
capo alla scuola ed in ordine al successo formativo degli
studenti, prestando una specifica attenzione alle varie
forme di diversità, disabilità e svantaggio.
Milena Santerini sostiene che la cittadinanza, oltre ad essere uno status giuridico e politico, rappresenta un ideale
di convivenza a cui tendere, in cui tutti possano coesistere civilmente in un contesto globalizzato che sia
uguale, giusto, pluralista e solidale per tutte le persone
umane12.
4. C. Mortati, Dottrine generali e Costituzione della Repubblica italiana, Milano
1986, in S. Bonfiglio, Attuazione della Costituzione ed aspetti problematici dell’evoluzione della forma di governo italiana secondo Mortati, “archivio di storia costituzionale e di teoria della Costituzione”, Biblioteca 5, Giuffrè, Milano
2007.
5. Ibidem.
6. id., Le forme di governo, Lezioni, “Manuali di Scienze Giuridiche”, Cedam,
padova 1973, p. 182.
7. Ibidem.
8. id., Ispirazione democratica della Costituzione, in aa.vv., Il secondo Risorgimento. Nel decennale della Resistenza e del ritorno alla democrazia, Roma
1955, ora in C. Mortati, Raccolta di scritti, vol. 2, Giuffrè, Milano 1972, p. 184.
9. Ibidem.
10. id., La crisi del Parlamento (1967), ora in id., Raccolta di scritti, cit., vol.
4, p. 165.
11. Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo
ciclo d’istruzione, Documento del Ministero dell’istruzione, dell’università e
della Ricerca, Roma 4 settembre 2012, in www.miur.it.
12. M. Santerini, La scuola della cittadinanza, Laterza, Roma-Bari 2010.
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in tal senso, quando si parla di gruppo-classe è implicito
il riferimento al pensiero di John Dewey, punto di riferimento per molti sia in ambito pedagogico-didattico, sia in
ambito filosofico. ancora, nella prima parte delle Indicazioni viene ribadita la notevole importanza dell’educazione alla cittadinanza attiva, secondo cui la scuola
dovrebbe seguire una doppia linea formativa, quella verticale che intende praticare la formazione per tutto l’arco
della esistenza di ogni essere umano, e quella orizzontale
che delinea la necessità di una collaborazione sempre più
stretta tra scuola e agenzie formative extrascolastiche,
quali ad esempio la famiglia.
Nella seconda parte delle Indicazioni, ossia quella relativa alle finalità generali, si richiama espressamente la
valenza educativa, formativa e politico-sociale che riveste la nostra Carta costituzionale, con particolare riferimento agli articoli 2, 3, 33, 34, 117, 118 e 120. occorre,
quindi, tenere sempre bene a mente i diritti soggettivi fondamentali di ogni cittadino-persona, garantiti dallo Stato,
e le conseguenti responsabilità e i doveri che ne derivano.
La globalizzazione economico-finanziaria, la cyber-politica e la tecnocrazia hanno rappresentato una sorta di discredito della reale qualità delle società civili del nostro
tempo, in quanto, come troppo spesso è accaduto e accade,
si sono rivelate false chimere, alimentando il malcontento
verso la politica e la mancanza di fiducia verso il parlamento e, soprattutto, verso i partiti politici. e proprio in relazione a tale malcontento generale, è opportuno
richiamare il pensiero di Sandro pertini, il quale sosteneva
che la principale caratteristica propria di ciascun politico
deve essere l’onestà13; per tale motivo i suoi moniti tornano, come non mai, ad echeggiare nella nostra comunità
politico-sociale. inoltre, pertini affermava che la libertà
degli uomini è condizionata dall’affrancazione del bisogno14 ossia che tutti i cittadini debbano essere eguali al fine
di perseguire solo e soltanto il bene di tutta la comunità.
per smuovere le coscienze e per accrescere in ciascun cittadino il senso di responsabilità è imprescindibile, dunque, un cambiamento interiore che renda applicabili
anzittutto le regole morali, la correttezza e la rettitudine,
al fine di contrastare il malaffare, la mala politica e le associazioni criminali, senza avere il benchè minimo timore
di essere definiti meri moralisti15.
Nel corso dei decenni abbiamo spesso assistito, e assistiamo ancora oggi, a continue minacce nei confronti dei
diritti, delle norme, della libertà e della democrazia, attraverso tentativi di sovversione che mirano ad intaccarne, di conseguenza, la loro valenza educativa e
giuridica.
Molto spesso le lacune educative e formative dei giovani
sono radicate nella famiglia di origine, per cui diventa
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difficile per essi trovare il giusto equilibrio nella società
civile e il raggiungimento del successo educativo.
impellente è, quindi, la costruzione di relazioni educative
tra i giovani, sin dalla tenera età, per il raggiungimento di
una educabilità che più si addica a ciascuno di loro.
per questi motivi, è necessario instaurare un dialogo educativo fondato sulla trasmissione degli ideali contenuti
nei nostri princìpi costituzionali, in modo tale da alimentare in ogni cittadino responsabile i diritti di libertà e di
uguaglianza16, seppure, come ritiene Sartori, «il dialogo
è sicuramente importante, ma il conflitto, spesso, è il sale
della democrazia»17.
piero Calamandrei, già nel 1955, con toni tristi e addirittura pessimistici, affermava che la Costituzione rischiava
di rimanere una grande opera incompiuta e fine a sé
stessa a causa di una «pericolosa carenza delle coscienze,
di una insensibilità democratica della classe dirigente, che
rimpiange lo spirito autoritario del fascismo, comodo
scudo dei privilegi degli abbienti»18.
È necessario, secondo Bobbio, conoscere quali siano i
modi più sicuri e concreti per garantire la tutela dei diritti e per impedirne la loro violazione, e non sapere quali
e quanti siano, quale sia la natura e il loro fondamento19.
oscar Luigi Scalfaro, nel descrivere le sue personali sensazioni risalenti al momento della sottoscrizione della
Costituzione, ha definito la stessa come «l’ultimo documento giuridico con le stimmate di norme antiche, dove
è scritto solo ciò che serve a presentare diritti e doveri
[…] e, ancora, dove le regole possono far vivere un popolo in pace e in serenità, liberi e solidali, lottando e lavorando per la giustizia. in questa parola, Costituzione, è
racchiuso il vero senso della democrazia. Studiala.
amala. Difendila»20.
2. Cittadinanza e Costituzione:
il punto d’arrivo di un dibattito lungo 65 anni
Nel corso dell’ultimo sessantennio si è tentato di istituire,
di arricchire e di rinforzare un insegnamento di educazione civica nella scuola, anche attraverso l’introduzione,
per via amministrativa e legislativa, di altre “educazioni”,
quali quella alla pace, all’intercultura, ai diritti umani, al-
13. S. pertini, La politica delle mani pulite, M. almerighi (ed.), Chiarelettere, Milano 2012.
14. id., Gli uomini per essere liberi, p. pierri (ed.), aDD, torino 2012.
15. S. Rodotà, Elogio del moralismo, Laterza, Roma-Bari 2011.
16. G. zagrebelsky, Imparare democrazia, einaudi, torino 2007.
17. G. Sartori, Democrazia, Rizzoli, Milano 2007.
18. p. Calamandrei, Questa nostra Costituzione, Bompiani, Milano 1995.
19. N. Bobbio, L’età dei diritti, einaudi, torino 1992, p. 17.
20. o.L. Scalfaro, La mia Costituzione, passigli, firenze 2005, p. 8 e ss.
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l’ambiente ecc…, che però non sono riuscite ad occupare
uno spazio ben definito all’interno del curricolo.
Nell’italia post-bellica furono subito rivisti anche tutti gli
atti e le disposizioni riguardanti la scuola. infatti, l’opera
di defascistizzazione e democratizzazione del sistema
scolastico avvenne ad opera del pedagogista americano,
già allievo di John Dewey, Carleton Washburne, commissario del governo alleato per l’istruzione. i programmi
per la scuola elementare emanati nel 1945 ripristinano
una disciplina chiamata “educazione morale, civile e fisica”, che avrebbe dovuto essere una educazione alla democrazia compiuta attraverso esperienze di autogoverno,
secondo la lezione di Dewey. La proposta di Washburne
fu quella di tenere conto della particolare psicologia del
bambino e di introdurre nella scuola le basi del comportamento democratico, ma il risultato fu un compromesso
tra posizioni diverse.
Solo trascorsi dieci anni dall’approvazione definitiva
della nostra Carta costituzionale, il Ministro della pubblica istruzione aldo Moro, con il D.p.R. 13.6.1958 n.
585 per la scuola secondaria di primo e di secondo grado,
ha introdotto lo studio dell’educazione civica nelle scuole
secondarie.
il decreto, dal titolo “programmi per l’insegnamento dell’educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica”, riguardo all’educazione civica
affermava che essa «[…] si propone di soddisfare l’esigenza che tra scuola e vita si creino rapporti di mutua collaborazione [...]. Se ben si osserva l’espressione educazione civica - con il primo termine - educazione –
ci si immedesima con il fine della scuola e col secondo civica - si proietta verso la vita sociale, giuridica, politica, verso cioè i princìpi che reggono la collettività e le
forme nelle quali essa si concreta»21. inoltre si evidenziava il fatto che «…se pure è vero, quindi, che l’educazione civica ha da essere presente in ogni insegnamento,
l’opportunità evidente di una sintesi organica consiglia
di dare ad essa un quadro didattico, e perciò di indicare
orario e programmi, ed induce a designare per questo specifico compito il docente di storia. È la storia infatti che
ha dialogo più naturale, e perciò più diretto, con l’educazione civica, essendo a questa concentrica»22. L’educazione civica, quindi, veniva presentata come un nucleo
di argomenti etico-giuridico-politici, da affidare all’insegnante di storia, in due ore mensili. per di più, nel decreto
si evidenziava che occorreva pensare all’utilizzo della
«…stessa organizzazione della vita scolastica come viva
esperienza di rapporti sociali e pratico esercizio di diritti
e di doveri»23.
L’educazione civica «…si giova, tuttavia, di un costante
riferimento alla Costituzione della Repubblica, che rap© Nuova Secondaria - n. 2, ottobre 2014 - Anno XXXII
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presenta il culmine della nostra attuale esperienza storica,
e nei cui princìpi fondamentali si esprimono i valori morali che integrano la trama spirituale della nostra civile
convivenza»24. La storia fu ridefinita “Storia ed educazione civica”, prevedendo un unico voto per le due materie, ma ciò portò i contenuti del nuovo insegnamento a
divenire sempre più marginali, assumendo quasi il carattere di appendice facoltativa, ininfluente sul profitto degli
alunni.
i Programmi per la scuola media (D.M. del 9.2.1979), e
quelli per la scuola elementare (D.p.R. del 12.2.1985, n.
104), introdussero delle modifiche all’educazione civica,
ma non riuscirono a riscattarla dalla marginalità.
Nei Programmi della scuola media del 1979 compaiono
alcune interessanti novità, e cioè l’educazione civica, affidata al docente di materie letterarie «[…] per la riconosciuta opportunità di sviluppare la trattazione dei suoi
contenuti specifici in costante correlazione con l’insegnamento della storia»25, diventava una specifica materia
d’insegnamento, che mirava all’apprendimento delle regole fondamentali della convivenza civile e che aveva
come nucleo fondamentale dei suoi contenuti il testo
della Costituzione italiana, attendendo la terza classe, in
virtù dell’età e dell’esperienza raggiunta dagli alunni, per
una più organica e migliore comprensione della Carta costituzionale. in tal modo, l’educazione civica veniva intesa come «[…] grande campo di raccordo culturale,
interdisciplinare, che ha anche suoi contenuti specifici»26.
La funzione di tale disciplina era quella di «[…] far maturare il senso etico come fondamento dei rapporti dei cittadini, di rendere coscienti del compito storico delle
generazioni e dei singoli, di promuovere una concreta e
chiara consapevolezza dei problemi della convivenza
umana ai vari livelli di aggregazione comunitaria, guidando l’alunno a realizzare comportamenti civilmente e
socialmente responsabili»27.
Nei Programmi per la scuola elementare si evidenziava
che tra i princìpi e i fini della scuola primaria vi era
“l’educazione alla convivenza democratica”. infatti, nel
testo si afferma che «il fanciullo sarà portato a rendersi
conto che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di con-
21. D.p.R. n. 585 del 13 giugno 1958.
22. Ibidem.
23. Ibidem.
24. Ibidem.
25. D.M. n. 50 del 9 febbraio 1979.
26. Ibidem.
27. Ibidem.
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dizioni personali e sociali»28. tenendo vivamente conto di
questo principio fondamentale (art. 3 della Costituzione)
della convivenza democratica, la scuola opera affinché
esso «[…] non venga inteso come passiva indifferenza e
sollecita gli alunni a divenire consapevoli delle proprie
idee e responsabili delle proprie azioni, alla luce di criteri
di condotta chiari e coerenti che attuino valori riconosciuti»29.
inoltre questi programmi prevedevano la disciplina “studi
sociali e conoscenza della vita sociale”, facente parte dell’ambito di storia, geografia e studi sociali. poiché uno
dei compiti della scuola elementare era quello di «[…]
porre le basi per la formazione del cittadino e per la sua
partecipazione attiva alla vita sociale, politica ed economica del paese»30, era necessario conoscere l’aspetto organizzativo della nostra società, le sue istituzioni, i suoi
aspetti politici, le origini storiche della Costituzione.
Nel 1996, in base ad un voto unanime del Consiglio Nazionale della pubblica istruzione (CNpi) e a due mozioni
parlamentari, il Ministro Giancarlo Lombardi affidò ad
una commissione il compito di ripensare e di rinforzare
l’educazione civica, anche sul piano curricolare, dando
particolare rilievo alla nostra Costituzione. Ne uscirono la
direttiva dell’8.2.1996 n. 58, che presentava l’ampio documento Nuove dimensioni formative, educazione civica
e cultura costituzionale, e una bozza di decreto, contenente un curricolo continuo di educazione civica e cultura costituzionale, che doveva essere insieme una mappa
organica di valori e un criterio generale per l’elaborazione
dei curricoli scolastici. tale testo fu discusso e approvato
all’unanimità dal CNpi, ma il decreto che sanciva questo
nuovo curricolo non venne mai alla luce a causa della fine
anticipata del Governo Dini.
La Legge Delega del 28.3.2003, n. 53, all’art. 2f, evidenziava che uno dei fini della scuola primaria era di
«…educare ai princìpi fondamentali della convivenza civile»31. Nelle conseguenti Indicazioni nazionali per i
Piani di Studio Personalizzati relative al primo ciclo (D.
Lgs. del 19.2.2004 n. 59), la cittadinanza lasciava spazio
all’educazione alla convivenza civile. il termine “convivenza” veniva preferito a quello di cittadinanza perché
riguardava un ambito più largo di persone, comprese
quelle che non godono di cittadinanza formale. Le Indicazioni nazionali per i Piani di Studio articolavano la
convivenza civile in sei educazioni: alla cittadinanza, alla
sicurezza stradale, all’ambiente, alla salute, all’alimentazione, all’affettività. Le prime tre erano basate sulla realtà
ambientale e istituzionale, le seconde tre, invece, riguardavano gli aspetti esistenziali vissuti dai ragazzi. La
scelta era di farne un’attività didattica integrata con altri
insegnamenti. tali Indicazioni introducevano nuovi
32
obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla
convivenza civile, con esplicito riferimento alla conoscenza dei diritti umani. L’educazione alla convivenza
civile non è un’altra disciplina che si aggiunge a quelle
tradizionali né è previsto un docente che svolga tale insegnamento; essa viene considerata come un percorso
formativo da svolgersi in modo inter e transdisciplinare
da ogni docente sul piano etico, tecnico, didattico e
metodologico. Gli obiettivi specifici delle diverse discipline e quelli di educazione alla convivenza civile, secondo la riforma Moratti, si richiamerebbero gli uni con gli
altri escludendo di fatto ogni forma di separazione organizzativa e didattica e di successione temporale tra le due
componenti. Con l’educazione alla convivenza civile si
vuole andare oltre il buon comportamento da assumere
nello spazio civile pubblico. Bisogna educare non tanto al
rispetto e alla tutela del bene pubblico quanto al buon
comportamento privato, perché non è possibile separare
il bene individuale da quello pubblico, la morale dall’etica, e viceversa. Con la riforma Moratti si passa ad
un’idea di educazione alla convivenza civile in cui si dà
più importanza alla sfera individuale e alla relazione interpersonale.
Con il decreto del Ministro della pubblica istruzione Giuseppe fioroni (D.M. del 31.7.2007) le sei educazioni trasversali sparirono, inglobando ampiamente i concetti
generali dell’educazione alla civile convivenza e della
cittadinanza nelle nuove Indicazioni per il curricolo per
la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione,
sia nella premessa Cultura Scuola Persona, sia nella premessa alle singole discipline e alle aree disciplinari, in
cui si parlava di cittadinanza attiva, di legalità, di etica
della responsabilità e dei valori sanciti nella Costituzione,
sia nell’ambito dell’area storico-geografica. Nella premessa generale “Cultura Scuola persona” si parla di
nuova cittadinanza perché nuovi sono i bisogni, le esigenze, gli interrogativi che la società pone. infatti, il ministro fioroni delineava una “nuova cittadinanza” intesa
come compito «[…] di proporre un’educazione che
spinga lo studente a fare scelte autonome e feconde, quale
risultato di un confronto continuo della sua progettualità
con i valori che orientano la società in cui vive»32. La
scuola di oggi può educare alla convivenza «[…] attra-
28. D.p.R. n.104 del 12 febbraio 1985.
29. Ibidem.
30. Ibidem.
31. Legge Delega n. 53, art. 2f, del 28 marzo 2003.
32. Ministero della pubblica istruzione, Indicazioni per il curricolo per la
scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, Roma settembre 2007, p.
18, in www.miur.it.
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verso la valorizzazione delle diverse identità e radici culturali di ogni studente. La finalità è una cittadinanza che
certo permane coesa e vincolata ai valori fondanti della
tradizione nazionale, ma che può essere alimentata da una
varietà di espressioni ed esperienze personali molto più
ricca che in passato»33. Quindi, l’identità nazionale con i
suoi valori, le sue tradizioni, la sua lingua, incrocia altre
identità, altre tradizioni, altri valori, altre lingue. educare
ed educarsi alla cittadinanza, oggi, significa impegnarsi a
costruire comunità più ampie e coese, dove nessuno rinuncia alla propria identità, ma dove ciascuno è capace di
interagire e relazionarsi con la pluralità delle altre identità. inoltre, nel documento si evidenziava il fatto che non
basta convivere, ma occorre costruire, mediante l’apporto
di tutti, la società del futuro. il primo ciclo dell’istruzione,
comprendente la scuola primaria e la scuola secondaria di
primo grado, ha il compito di gettare le basi per esercitare
la cittadinanza attiva. L’educazione alla cittadinanza presenta obiettivi a cui non si può rinunciare, quali «[…] la
costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un’etica
della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole e che implicano l’impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate
al miglioramento continuo del proprio contesto di vita»34.
viene posto l’accento sulla formazione di cittadini consapevoli, in grado di partecipare alla costruzione di collettività più ampie, dal livello nazionale a quello europeo
e mondiale. Gli obiettivi specifici di apprendimento, le
competenze, i contenuti propri di ciascuna disciplina concorrono all’educazione alla cittadinanza. ad esempio, per
quanto riguarda l’italiano e le lingue comunitarie si evidenzia che «lo sviluppo di competenze linguistiche ampie
e sicure è una condizione indispensabile per la crescita
della persona e per l’esercizio pieno della cittadinanza
[…]. L’apprendimento di almeno due lingue europee,
oltre alla lingua materna, permette all’alunno di acquisire
una competenza plurilingue e pluriculturale e di esercitare la cittadinanza attiva oltre i confini del territorio nazionale»35.
La padronanza della lingua italiana e la conoscenza di
altre lingue comunitarie è considerata necessaria per esercitare la cittadinanza. Si tratta di un apprendere per la
vita, per fare di ogni individuo un soggetto attivo all’interno dei processi sociali. La non conoscenza delle lingue può rafforzare sentimenti di estraneità; è pur vero che
la conoscenza di più lingue non è garanzia di convivenza
civile, però essa agisce, spesso, come strumento potente
di inclusione. Le Indicazioni propongono una serie di
suggerimenti metodologici, quali gli scambi comunicativi, la conversazione, la discussione, la cura del dialogo,
la capacità di argomentare il proprio punto di vista, l’ela© Nuova Secondaria - n. 2, ottobre 2014 - Anno XXXII
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borazione di testi collettivi, la corrispondenza epistolare
o virtuale con coetanei stranieri, ecc., che servono ad imparare a convivere.
a proposito dell’area storico-geografica si evidenzia il
fatto che uno dei suoi obiettivi centrali «[…] è lo sviluppo
delle competenze relative alla cittadinanza attiva, come la
comprensione del significato delle regole per la convivenza nella società e della necessità di rispettarle; la consapevolezza di far parte di una comunità territoriale
organizzata a garanzia dei diritti delle persone; la conoscenza dei princìpi fondamentali della Costituzione e dei
principali aspetti dell’ordinamento dello Stato; la conoscenza dei diritti della persona riconosciuti dal consesso
internazionale»36.
inoltre, si ricordi che, tenendo conto della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del
18.12.2006 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente, gli allegati al D.M. del 22.8.2007
n. 139 (Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione) indicano le competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine
dell’istruzione obbligatoria: - imparare ad imparare, progettare, - comunicare, - collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, - risolvere i problemi, - individuare collegamenti e relazioni, - acquisire
e interpretare l’informazione.
il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri
il 1 agosto 2008, su impulso del Ministro Mariastella Gelmini, riproposto con alcune varianti come decreto legge
il 1 settembre 2008 e approvato con ulteriori lievi modifiche dal parlamento il 30 ottobre 2008 con la legge n.
169, ha lanciato una sperimentazione nazionale della materia denominata Cittadinanza e Costituzione: si riferisce
alla sperimentazione nazionale, ai sensi dell’art. 11 del
D.p.R. n. 275 del 1999, come previsto dalla Legge del
30.10.2008, n. 169, art. 1. infatti, secondo la suddetta normativa, «a decorrere dall’inizio dell’anno scolastico
2008/2009, oltre ad una sperimentazione nazionale, […]
sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione
del personale finalizzate all’acquisizione nel primo e nel
secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a Cittadinanza e Costituzione, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del
monte ore complessivo previsto per le stesse»37.
33. Ibi, pp. 19-20.
34. Ibi, p. 44.
35. Ibi, pp. 49 e 50.
36. Ibi, p. 78.
37. Legge n. 169, art. 1, del 30.10.2008.
33
NUOVA SECONDARIA RICERCA
La sperimentazione, successivamente, era stata posticipata all’anno scolastico 2009/2010, così come annunciato, il 4 Marzo 2009 a palazzo Chigi, dall’allora
Ministro Gelmini in sede di presentazione ufficiale del
Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, prevedendo
percorsi specifici per ogni ordine e grado di istruzione.
Non si tratta né di un ritorno alla vecchia educazione civica né di una variante dell’educazione alla convivenza
civile, introdotta dalla riforma Moratti senza un orario distinto, nel senso che tutti i docenti delle varie discipline
avevano il compito di insegnarne una parte nell’ambito
dei rispettivi programmi, bensì di una nuova disciplina,
con valutazione autonoma e specifica e che prevede una
dotazione oraria propria di 33 ore annue. Quindi, Cittadinanza e Costituzione è un insegnamento distinto e di
pari dignità con gli altri insegnamenti; esso avrà sia nel
primo che nel secondo ciclo, ossia per tredici anni, un
orario di un’ora a settimana, pari a 33 ore annuali. in questo modo, l’insegnamento e lo studio della nuova disciplina diventano obbligatori e non più lasciati alla mera
discrezionalità dei docenti.
Questa nuova disciplina di studio, oltre ai classici temi
dell’educazione civica, comprende anche l’educazione
alla legalità, l’educazione ambientale, le basi dell’educazione stradale e alla salute, i princìpi di una corretta competizione sportiva, i valori del volontariato e il valore del
rispetto delle regole. per via dello studio di questa materia gli studenti potranno conoscere e approfondire il testo
della nostra Costituzione, inteso come mappa di valori
utile a costruire l’identità del cittadino e ad esercitare la
cittadinanza a tutti i livelli, oltre che come documento
fondamentale della nostra democrazia, e potranno sperimentare forme di partecipazione attiva alla vita democratica.
3. Quale progetto pedagogico per il futuro?
Ciò che la riflessione pedagogica contemporanea si auspica è che l’educazione alla cittadinanza attiva e solidale rappresenti una dimensione in cui soggetto e società
siano coinvolti in un vicendevole processo di cura, poichè
prendendosi cura della società il soggetto si prenda cura
di sé, e, nel contempo, la società, prendendosi cura del
soggetto, nella sua globalità, si prenda cura di sé stessa.
per tali motivi, la Costituzione italiana, oggi più che mai,
rappresenta l’orizzonte formativo che ha la capacità, in
quanto legge al di sopra di tutte le altre leggi, di guidare
i giovani verso la riscoperta dei sentimenti di giustizia,
di tolleranza, di convivenza pacifica, di rispetto delle
norme e degli altri, della libertà e dei diritti soggettivi e
inviolabili.
34
La sua lettura, perciò, a scuola e fuori da essa, deve essere
praticata costantemente, perché la Costituzione non è uno
gelido scritto anacronistico, ma la sua forza dirompente
rappresenta il futuro di una società civile che non riesce
a venir fuori da una contemporaneità così problematica e
complessa.
Le ultime Indicazioni nazionali per il curricolo, nella sezione dedicata alla scuola di primo ciclo, fanno espresso
riferimento alla studio dei princìpi basilari contenuti nella
Costituzione repubblicana, con espliciti richiami al concetto di educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità,
definendo la scuola luogo privilegiato di confronto libero,
pluralistico e democratico38.
La prima vera rivoluzione, comunque, dovrebbe avvenire
all’interno di ogni cittadino, affinché questi riesca realmente a capire cosa voglia dire essere un cittadino responsabile delle proprie azioni, verso di sé e verso gli
altri, accettando e facendo proprie tutte le norme che regolano il vivere civile e facendosi portatore di buone
azioni e buoni sentimenti.
È fondamentale comprendere che rispettare le norme non
significa chinare il capo e piegarsi alla mera enunciazione
di quanto esse impongono, ma vuol dire agire nella società civile, nei rapporti con le istituzioni e con i cittadini, in maniera civile e conveniente. perché, in fondo, è
conveniente recepire e rispettare la norma, in quanto questa garantisce e tutela i diritti e i doveri di ognuno. Certamente sarebbe difficile far comprendere la convenienza
e fare accettare le regole a persone o a gruppi di persone
con personalità borderline o che magari sono dediti al crimine e all’illegalità. Ma è proprio questo il vero senso
dell’educatore, dedicarsi agli ultimi39, ai dimenticati, agli
emarginati, tentando di avvicinarli alla legalità, all’amicizia e alla reciprocità.
È necessario interiorizzare le regole al fine di tradurle in
azioni pratiche ed effettive. tale processo, sicuramente
lungo e farraginoso, consente di attuare il fine della democrazia, tramite proprio l’educazione alla cittadinanza
e il pieno rispetto delle norme40, senza comportamenti
ambigui, senza dubbi e senza patti scellerati41, così come
negli anni abbiamo visto e sentito parlare, aspettando ancora esiti e sentenze.
38. Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo
ciclo d’istruzione, Documento del Ministero dell’istruzione, dell’università e
della Ricerca, cit.
39. termine, questo, caro a don andrea Gallo, fondatore della Comunità San Benedetto al porto di Genova, scomparso il 22 maggio del 2013.
40. G. Spadafora, Formazione, regole e norme: la questione pedagogica della
cittadinanza, in Educazione alla democrazia e alla cittadinanza, M. Corsi (ed.),
pensa Multimedia, Lecce 2011.
41. f. Cossiga, a. Cangini, Fotti il potere. Gli arcana della politica e dell’umana natura, aliberti, Roma 2010.
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per tali motivi Rodotà sostiene che uomini e donne debbano avere pazienza, tenacia e costanza affinchè si riescano a rendere effettivi i diritti soggettivi proclamati42,
poiché in ciascun paese del mondo non è pensabile che il
processo di democratizzazione avvenga in breve tempo,
a maggior ragione se in questi paesi non è presente un
apparato istituzionale che garantisca a tutti i cittadini la libertà, che rappresenti la sintesi della persona umana
stessa in quanto unica, irripetibile e inviolabile.
Non è pensabile lo sviluppo di una società civile senza
lo sviluppo educativo e formativo delle persone che la vivono, in particolar modo dei giovani, poiché i soggetti
adulti diventano responsabili della mancata crescita educativa e culturale dei minori quali soggetti-persone in
fieri, e della eventuale sconfitta educativa che sfocia frequentemente in un disagio sociale o in una devianza43.
in merito al rapporto tra persona umana e norma, il problema di fondo sta nella interiorizzazione, da parte delle
singole persone, del concetto stesso di norma, sia essa
giuridica piuttosto che etico-morale. a tal proposito, «se
la persona si convince di una norma, di una regola etica
o religiosa può realizzarla in modo più significativo
anche se, e questo è abbastanza evidente in quanto le
leggi sono prescrittive e generali e, ovviamente, devono
essere rispettate per non avere sanzioni, vi è un margine
per la scelta umana e la conseguente azione»44. il vero
nodo cruciale sta proprio nella educazione alla cittadinanza attiva, che include l’educazione alla legalità, sia in
ambito scolastico e sia in altri contesti sociali, e, per questo, «lo studente deve scegliere la legalità e il rispetto
delle norme e delle regole, perché convinto che questa
scelta difficile in alcuni contesti culturali (si pensi alle
subculture mafiose che in alcune situazioni territoriali
possono condizionare in modo decisivo le scelte umane)
alla fine risulta la più conveniente»45. pertanto, il rispetto
delle norme e delle regole, di qualsiasi natura, appare una
scelta conveniente e responsabile, ovvero una conveniente responsabilità, in quanto non infrangendo le stesse
non si incorre in sanzioni o pene, e, soprattutto, non si rischia di arrecare danno alla propria persona e/o agli altri.
e proprio riguardo la condivisione e la solidarietà, dal
punto di vista cattolica, il pontefice emerito Benedetto
Xvi ha affermato che «la cooperazione allo sviluppo non
deve riguardare la sola dimensione economica; essa deve
diventare una grande occasione di incontro culturale e
umano»46, e che proprio «[…] l’aiuto allo sviluppo dei
paesi poveri deve esser considerato come vero strumento
di creazione di ricchezza per tutti»47.
È necessario, pertanto, che venga garantito a ciascun cittadino, in quanto persona umana portatrice di valori inviolabili, il benessere e la salute, in ispecie sul posto di
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NUOVA SECONDARIA RICERCA
lavoro, anche in virtù della garantita tutela costituzionale
come diritti fondamentali su cui si basa la Repubblica italiana. Garantire a tutti una corretta scolarizzazione poiché
la cultura, essendo anche essa diritto innegabile e costituzionalmente garantita, rappresenta una condizione necessaria per l’esercizio democratico della cittadinanza48.
anche nell’ultima enciclilica papale, Lumen fidei, la
prima scritta a quattro mani dal pontefice emerito Benedetto Xvi e da papa francesco, il costante riferimento
per tutti i fedeli è la speranza e la continua rinnovazione
della fede49.
Nell’ultimo decennio si è rafforzata l’idea di cittadinanza
planetaria, globale, che implica pluralismo, differenza; si
tratta di un nuovo modello di cittadinanza pienamente
consapevole della dignità umana, valore proprio di tutte
le persone che dà loro il diritto inalienabile di vivere libere e di svilupparsi nelle varie dimensioni costitutive
dell’essere umano, dell’appartenenza dell’individuo a una
comunità locale e globale.
La cittadinanza è una condizione fatta anche di responsabilità, oltre che di diritti, poiché ogni cittadino ha il dovere di rispettare norme, leggi e di provvedere,
contribuire e garantire il bene comune, di tutti50.
Negli ultimi decenni si è diffuso un grande interesse per
l’educazione alla cittadinanza, così da far fronte a nuove
esigenze tra cui quella di fronteggiare i nuovi fenomeni
della globalizzazione e dell’intercultura.
L’educazione alla cittadinanza è «…centrata sulla formazione del cittadino, ovvero sullo sviluppo di comportamenti basati sul valore della democrazia, intesa come
rispetto dei diritti di ciascuno e di tutti, orientata al bene
comune»51.
L’educazione alla cittadinanza democratica riguarda l’individuo, i suoi rapporti con gli altri, la costruzione di
identità personali e collettive.
42. S. Rodotà, Diritti e libertà nella storia d’Italia. Conflitti e conquiste 18612011, Saggine, Donzelli, Roma 2011.
43. M. Corsi, G. Spadafora (eds.), Progetto generazioni. I giovani, il mondo,
l’educazione, tecnodid, Napoli 2011.
44. G. Spadafora, Premessa, in M. Caligiuri (ed.), Cultura della legalità. Come
lo Stato sta combattendo la ‘ndrangheta, Rubbettino, Soveria Mannelli 2010, p.
11.
45. Ibi, p. 13.
46. Benedetto Xvi, Lettera enciclica Caritas in veritate, (2009), in www.vatican.va.
47. Ibidem.
48. f. Susi, Educare senza escludere. Studi e ricerche sulla formazione, armando,
Roma 2012.
49. francesco e Benedetto Xvi, Lettera enciclica Lumen fidei, (2013), in
www.vatican.va.
50. C. De Luca, Una teoria pedagogica della solidarietà, anicia, Roma 2008,
p. 108.
51. S. Chistolini, (ed.), Cittadinanza e convivenza civile nella scuola europea,
armando, Roma 2006, p. 227.
35
NUOVA SECONDARIA RICERCA
La cittadinanza, perciò, non è qualcosa che viene acquisita per sempre, quindi, l’educazione alla cittadinanza
non deve essere riservata solo ai soggetti in età evolutiva,
ma è necessario stimolare gli adulti a tendere sempre
verso i valori fondamentali52. essa presuppone una capacità di riconoscimento della dignità umana a tutti i livelli.
È necessario prendere in considerazione i bisogni e i diritti di ogni essere umano in una società che promuove
apertura e il cui destino non è la separazione, ma la “coabitazione”.
Ci troviamo a vivere in una società che, da un lato, richiede contaminazioni e scambi a livello planetario, dall’altro tutto ciò «[…] confligge con l’intimo meccanismo
dell’io, individuale e collettivo, di salvaguardare se stesso
e il gruppo di appartenenza da ciò che è esterno ed estraneo ad esso […] l’uomo e la donna contemporanei sono
[…] attraversati dalla differenza […], si tratta allora di
far emergere la natura costitutiva dell’io contemporaneo
che consiste nello strutturarsi come identità multipla»53.
La vita in un mondo pluralistico richiede un cittadino capace di pensiero critico e di giudizio autonomo; la democrazia ha bisogno di cittadini razionali e ragionevoli.
Si è cittadini quando ci si sente solidali e responsabili e
«[…] solidarietà e responsabilità non possono arrivare né
da pie esortazioni né da discorsi civici, ma da un sentimento profondo di affiliazione»54.
Nel contesto attuale l’educazione deve mirare a formare
un cittadino che, oltre ad essere responsabile e incline alla
partecipazione, deve caratterizzarsi come “attivo”. il cittadino attivo è colui che, oltre ad adempiere i suoi doveri,
a partecipare alla vita pubblica, a conoscere la legislazione del proprio paese, ad esprimere il senso di appartenenza ad una collettività, ecc…, è in grado di dare un
contributo «[…] alle scelte che determinano le politiche
perché ha quella visione di insieme che deve essere necessariamente esercitata nell’esperienza sociale che è
esperienza della diversità fatta di intersoggettività e relazionalità»55.
36
La vera sfida per rendere la scuola dell’autonomia56 non
l’espressione di una scuola anarchica e parcellizzata sul
territorio ma una scuola che possa esprimere un progetto
scolastico unitario, è quella di trovare un terreno comune
di regole e di comportamenti che possano permettere al
sistema scolastico italiano di definire un profilo unitario
di scuola della Repubblica italiana, con le proprie specificità, all’interno del sistema scolastico europeo e del sistema economico e digitale globale.
i concetti di trasversalità e multidisciplinarità contenuti
nell’idea di cittadinanza, così come sopra prospettata, si
rivelano anche terreno di una futura riflessione finalizzata all’integrale promozione umana e ad una possibile
inclusione di chi vive processi di apprendimento problematico a scuola, che ne limitano di fatto la piena cittadinanza e che il legislatore ha inteso negli ultimi tempi
attenzionare attraverso la nuova disciplina in materia di
DSa57, che riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali Disturbi Specifici dell’apprendimento, e di BeS58, relativa agli strumenti
d’intervento a favore degli alunni con Bisogni educativi
Speciali, che rappresentano un nuovo punto di partenza
per una pedagogia attiva e militante.
Luca Le Piane
Università della Basilicata
52. M.C. Nussbaum, Giustizia sociale e dignità umana, il Mulino, Bologna 2002,
p. 143.
53. f. pinto Minerva, L’intercultura, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 26.
54. e. Morin, La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina, Milano 2000, p. 75.
55. C. De Luca, Una teoria pedagogica della solidarietà, cit., pp. 134-135.
56. G. Bertagna, Autonomia. Storia, bilancio e rilancio di un’idea, La Scuola,
Brescia 2008.
57. Si veda la Legge 8 ottobre 2010 n. 170.
58. Si vedano il D. M. del 27 dicembre 2012 e la C. M. di attuazione del 6 marzo
2013 n. 8.
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NUOVA SECONDARIA RICERCA
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D.p.R. n. 585 del 13 giugno 1958
D.p.R. n. 104 del 12 febbraio 1985
Legge Delega n. 53, art. 2f, del 28 marzo 2003
Legge n. 169, art.1, del 30 ottobre 2008
Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010
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