Codice cliente: 8727381 TERZA PAGINA Corriere della Sera Sabato 11 Ottobre 2014 Convegno Napoli Novantanove: 30 anni di attività C’è anche Franceschini 30 anni di sguardi sulla città, meraviglie, miracoli e malesseri. Oggi quale futuro? Nel titolo del convegno di oggi a Napoli (dalle 9.30) c’è molto del rapporto che la Fondazione Napoli Novantanove ha costruito con la città e con il Sud. I tre decenni fanno riferimento alla storia dell’istituzione, nata il 12 ottobre Elzeviro PANSA E I REDUCI ILLUSI (E DELUSI) DAL FASCISMO Segna libro di Dino Messina 1984; mentre l’interrogativo finale racchiude la scommessa del domani. L’evento, cui partecipa il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, nasce con un taglio pragmatico. L’apertura dei lavori è con Mirella Stampa Barracco, presidente di Fondazione Napoli Novantanove, con un approccio che — osserva — «partendo da quanto fatto concretamente in questi anni, guardi al futuro di Napoli»; e con Louis Godart, consigliere del presidente della Repubblica per la Conservazione del patrimonio artistico. A unire come un filo rosso gli interventi è «la cultura per lo sviluppo: la scuola e i beni culturali». Presiede e introduce Antonio Polito, direttore del «Corriere del Mezzogiorno» ed editorialista del «Corriere della Sera»; intervengono Giuseppe Galasso, Ernesto Galli della Loggia, Salvatore Settis. Si prosegue con una sessione presieduta e introdotta da Adolfo Scotto di Luzio (Università di Bergamo); a F La forza di Eia eia alalà sta anche in una narrazione della storia del fascismo, o meglio della sua «controstoria», come recita il sottotitolo, da un punto di vista locale, quello delle terre attorno a Casale Monferrato dove Pansa è nato nel 1935 e a cui ha dedicato pagine importanti. Scontri sociali e intrighi politici sono raccontati in maniera del tutto originale: voce narrante, si diceva, è il latifondista Magni, finanziatore di Forni e sempre impegnato in avventure amorose. Le sue emancipate e spregiudicate amanti hanno il ruolo di fargli aprire gli occhi sulla reale natura del regime. Attorno al protagonista si muovono figure realmente vissute come il quadrumviro Cesare Maria Vecchi o i conti Cesare e Giulia Carminati. Uno dei quadretti più spassosi è l’incontro galante fra l’avvenente contessa Giulia e un Mussolini assetato di sesso. Il Duce viene ritratto nei momenti privati, ma anche nelle stanze del potere, circondato da carrieristi e affaristi di cui ha bisogno e che non lo contrastano quasi mai, anche nelle scelte più sciagurate. L’atto conclusivo dell’affresco disegnato da Pansa riguarda le leggi razziali. Davanti alla persecuzione degli ebrei, all’indifferenza degli italiani per la sorte di quei ragazzi che non potevano più frequentare le scuole, dei professori che non potevano più insegnare, dei professionisti cacciati dai loro studi, la disillusione del protagonista diventa totale. Edoardo, un fascista in buona fede, un pavido che non ha mai saputo reagire alle nefandezze del regime, assomiglia ai milioni di italiani che, anche per quieto vivere, applaudirono il Duce e che dopo vent’anni si accorsero del disastro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il circolo di Bloomsbury nelle memorie di lady Ottoline Morrell, tradotte per la prima volta in italiano da Nicola Zippel per Castelvecchi (I ricordi di una signora meravigliosa, pp.286, e 22). Sfilano i protagonisti del gruppo che animò la scena culturale inglese di inizio secolo. Memorie intime da cui emergono Bertrand Russell, Lytton Strachey, W. B. Yeats che una volta le disse: «Noi che creiamo, dobbiamo nutrire le nostre bestie selvagge, la maggior parte delle persone le devono domare». a cura di Cristina Taglietti Severino Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA A Francoforte la Francia ci sfratta Gli editori italiani: «Un’offesa» La Fiera del 2015 sarà molto diversa. Per una contrazione degli spazi (chiude la Halle 8, quella degli stand inglesi e americani) e per una ridistribuzione dei posti assegnati. In sintesi: l’Italia, che dal 2001 occupava il piano nobile della Halle 5, scenderà al piano terreno. Al suo posto arriveranno i francesi, mentre rimangono gli spagnoli, il Portogallo, e Turchia e Grecia. Al pianterreno, l’Italia sarà in compagnia dei Paesi del Nord Europa (gli scandinavi), dell’Olanda, di Slovenia, Romania e gli altri Paesi dell’Est. Agli anglosassoni, invece, viene data tutta la Halle 6, distribuita su tre piani; al quarto, ci sarà il Right Center. Queste le decisioni prese dal direttore della Buchmesse, Juergen Boos, che ieri mattina ha avuto un incontro (abbastanza agitato) con il direttore dell’Associazione Italiana Editori (Aie), Alfieri Lorenzon. Una decisione che ha un valore simbolico fortemente negativo; a qualcuno ha fatto lo stesso effetto delle agenzie di rating, tipo quando Standard & Poor’s declassa l’economia dei Paesi più deboli. «Non era il primo incontro con il direttore Boos, ma nonostante le nostre proteste — dice Lorenzon — la decisione di riunificare le diverse nazioni non verrà modificata. E quindi l’Italia scenderà di un piano. In cambio, per ora, abbiamo promesse, per esempio di rivitalizzare lo spazio esterno, facendolo diventare una sorta di Culture Square. Boos assicura anche che ci saranno iniziative per segnalare adeguatamente e promuovere il nuovo spazio dell’Italia, ma intanto noi abbiamo la sensazione netta che chi è più ricco comanda. Come editori ci sentiamo offesi. Dovrebbero tornare, secondo i piani di Boos, con gli altri editori italiani anche De Agostini, Atlantica e Giunti, attualmente in altri padiglioni, ma non è detto che accetteranno». Queste decisioni stanno anche a significare un ridimensionamento della Fiera: sta diminuendo il numero di editori? Quindici anni fa arrivava fino alla Halle 9, la Galleria. Si può parlare di crisi del sistema-Fiera? «A questa domanda Boos non risponde. Parla di riunificazione delle diverse realtà nazionali. Più che numero degli espositori, devo dire, quello che diminuisce vistosamente è la dimensione degli stand. A causa dei prezzi. Per esempio, nella Halle 8 c’erano molti buchi, alcuni camuffati da spazio di lettura, c’erano anche quelli che fanno i massaggi. Alla Halle 4, dove c’è l’editoria d’arte, gli spazi vuoti davano un’impressione di desolazione». Come sono i prezzi per metro quadrato alla Buchmesse? «La tariffa per stand superiori a 8 metri quadrati, nel 2014, era di 431 euro al mq; per il 2015, è salita a 440, circa il 2 Un operaio alla Fiera del libro di Francoforte (foto Ap). L’Italia, che dal 2001 occupava il piano nobile della Halle 5, scenderà al pianterreno. Al suo posto i francesi, mentre rimangono Spagna, Portogallo, Turchia e Grecia FRANCOFORTE La vena satirica di Mark Twain non va sprecata neppure in questo racconto lungo intitolato Detective story a doppio fondo, pubblicato da Mattioli 1885 (a cura di Livio Crescenzi, pp. 104, e 9,90). Due storie di vendetta che si incontrano a metà libro. Sherlock Holmes chiamato a risolvere il caso e i suoi celebri metodi basati sulla logica ferrea vengono fatti a pezzi dalla parodia dello scrittore americano insieme a una certa supponenza britannica. prendere la parola saranno Ginella Zamparelli Nonno, Louisa Anastopoulos, Tomaso Montanari. Chiude il ministro Dario Franceschini. Tra gli ospiti attesi, anche Cesare Romiti, già presente trent’anni fa alla nascita della fondazione. Buchmesse: dal 2015 spazi ridotti, il nostro Paese via dal piano nobile di Ranieri Polese ascismo «autobiografia della nazione», come sostenne Piero Gobetti, oppure parentesi della storia italiana, come scrisse Benedetto Croce? Dopo aver letto il nuovo libro di Giampaolo Pansa Eia eia alalà, edito da Rizzoli (pagine 376, e 19,90), abbiamo rafforzato la convinzione che avesse ragione Gobetti. Attraverso il punto di vista di un personaggio di invenzione, Edoardo Magni, proprietario terriero tra il Monferrato e la Lomellina, Pansa racconta in forma di romanzo, in pagine ricche di fatti reali, di colpi di scena (e anche di sensualità), il dramma di un popolo all’indomani del primo conflitto mondiale. Un Paese, soprattutto al Nord, dilaniato dallo scontro tra le potenti organizzazioni sindacali, un Partito socialista massimalista, e una classe borghese timorosa che l’Italia potesse fare la fine della Russia bolscevica. In questa vicenda, come sa chi ha nozioni di storia (l’autore cita i classici di Renzo De Felice e di Emilio Gentile), ebbero un ruolo fondamentale i reduci della Grande guerra, gli ufficiali che avevano combattuto per più di tre anni e che si trovarono spaesati nella nuova Italia. Reduce è il protagonista immaginario del romanzo, così come lo erano tanti personaggi storici realmente vissuti. A cominciare da Cesare Forni, tenente d’artiglieria tra i primi ad aderire ai Fasci di combattimento, protagonista della reazione agraria, a capo dei manipoli che misero a ferro e fuoco Milano con gli assalti alla sede dell’«Avanti!» e a Palazzo Marino. Un ras locale che presto si mise in contrasto con il regime, al punto da subire un’aggressione davanti alla stazione di Milano dagli stessi sgherri di Mussolini (Amerigo Dumini, in primis) che sequestrarono e uccisero Giacomo Matteotti nel giugno 1924. Due terzi del libro di Pansa sono dedicati agli albori e all’avvento del fascismo, prima che diventasse regime. È la storia di un’illusione e di una rapida disillusione, almeno per i protagonisti messi a fuoco da un grande giornalista che si è saputo reinventare come scrittore, sia di libri importanti di storia (checché ne abbia scritto qualche accademico con la puzza al naso) come Il sangue dei vinti, in cui ha messo in luce il lato oscuro della Resistenza, sia di romanzi come questo. 51 per cento in più. Per il tasso di inflazione, dice Boos, ma non è del tutto vero: facendo la media dell’inflazione in Germania fra 2013 e i mesi da gennaio settembre 2014, arriviamo all’1,5». E cosa faranno gli editori italiani? «Purtroppo dobbiamo accettare la decisione. Non ci sembra la più adeguata, però faremo di tutto perché, alla fine, il risultato sia il più soddisfacente possibile. Forse, è inutile soffermarsi a fare confronti tra Paesi: ma siamo davvero così inferiori a Spagna e Portogallo, che restano al primo piano? Noi ora chiediamo una serie di interventi tecnici irrinunciabili; e ovviamente anche condi- zioni economiche migliori». Uno sconto, insomma? «Anche. Perché dobbiamo essere noi a pagare principalmente il programma di riorganizzazione della Buchmesse? Del resto, ricostruire gli stand in spazi mutati, costa. E, per come è sistemato ora, il pianterreno non consentirebbe la stessa visibilità del primo piano. Fra gli interventi da chiedere, poi, c’è la creazione di una Via Italia, un percorso che consenta una buona esposizione. E, appunto, la visibilità anche da fuori. E poi c’è il problema del soffitto, molto più alto e scuro. A queste richieste debbono dare risposte. E mi auguro che siano soddisfacenti». Quanto al Salone del Libro di Torino 2015, invece, sarà la Germania il Paese ospite. I tedeschi hanno già fatto sapere che almeno una ventina di autori importanti saranno presenti. I nomi, però, tocca a Torino comunicarli. In questi giorni alla Fiera, Ernesto Ferrero, direttore del Salone, si è incontrato con i responsabili degli eventi internazionali della Buchmesse che si sono dimostrati «molto collaborativi e vogliosi di una significativa partecipazione». Questi i primi nomi di scrittori tedeschi che verranno a Torino: Ingo Schulze, Daniel Kehlmann, Mic h a e l K r ü g e r e K a t j a Pe trowskaja. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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