Le Onde IL BOLLETTINO DEL PONTIFICIO COLLEGIO SAN PIETRO APOSTOLO Inaugurazione dell’anno accademico 2013 - 2014 Misericordia voglio e non sacrificio Mt. 12,7 IN QUESTO NUMERO Inaugurazione dell’ anno accademico 1 Il messaggio del Rettore 2 Il valore della misericordia 3 Misericordia e vita pastorale 4 Chiusura dell’anno della fede La multiculturalità nel collegio San Pietro Sua Em. Fernando Cardinale Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in mezzo a S.E.R, Mons. Savio Hon Tai Fai (sinistra) e S.E.R. Mons. Protase Rugambwa (destra) Il 9 di novembre era giorno di festa per tutti nel Collegio San Pietro. L’occasione era l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2013-14, la benedizione della Casa Nuova ristrutturata e dare il nostro benvenuto ai nuovi superiori e nuovi sacerdoti studenti. Questa nostra gioia è aumentata con la presenza del Fernando Cardinale Filoni, Prefetto della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, Mons. Savio Hon Tai Fai, Mons. Protase Rugambwa, ed anche con la presenza degli altri ospiti invitati. Anche il clima era bello e ci ha dato un’opportunità per celebrare quest’evento con serenità e calma. 5 6 La mia lotta con l’italiano 7 In memoriam: 8 Redazione Direttore: Thomas PERINGALLOOR Capo Editore: Georges EKO Editori edizione Inglese: Alfred Ryan D’SOUZA, Charles NDHLOVU Editore edizione Francese: Edouard AKOM Editori edizione Portoghese: Marcos Baliu SIBANDIO, David Rui SAMBO V O L U M E 0 4 La celebrazione è cominciata con l’Eucaristia presieduta dal Cardinale. Durante l’omelia egli ha sottolineato la natura missionaria della Chiesa anche il nostro dovere di annunciare il Vangelo a tutti. Sacerdoti studenti devono utilizzare questo soggiorno nella città eterna soprattutto per approfondire il loro studio con l’intenzione di servire la chiesa in una N ° 0 1 * E D I Z I O N E maniera molto effettiva. Dopo l’Eucaristia il Cardinale ha condotto un servizio di preghiera prima di benedire la Casa Nuova Ristrutturata. Dopodichè tutti ci siamo radunati per festeggiare con la cena festosa. Durante la cena rappresentanti dall’Africa e dall’Asia hanno intrattenuto la comunità con le loro tipiche canzoni continentali. Il Padre Rettore ha ringraziato tutti soprattutto coloro che sono responsabili per la ristrutturazione della casa. Il Cardinale nel suo discorso ha incoraggiato di nuovo i sacerdoti studenti di utilizzare bene questo tempo nella permanenza in Roma. La serata soprattutto per i nuovi sacerdoti è stata prima occasione di sperimentare l’atmosfera di festa nella comunità internazionale. I T A L I A N A Alfred Ryan D’SOUZA * F E B B R A I O 2 0 1 4 LE ONDE Editoriale Il messaggio del Rettore direttamente dal Collegio! Ci sono in giro persone davvero meravigliose e generose! Durante questi momenti concitati, avreste dovuto vedere la gioia e l’euforia sul suo volto quando è stata presentata alla nostra comunità di 170 sacerdoti: ha ricevuto un applauso fragoroso, come se fosse stata, in quel momento, la mamma di tutti. È stata una di quelle esperienze in cui ho sentito le parole del Signore davvero vive, sotto il nostro tetto: la mamma del nostro sacerdote ugandese si meritava misericordia e non sacrifici. O piuttosto, “lei è venuta a suoi e l’hanno accolta” con affetto genuino. Thomas PERINGALLOOR “Misericordia Misericordia e non sacrificio voglio e non sacrificio,” Mt. 12:7. Queste famose parole del Signore sembrano rivivere nel pontificato di Francesco, il Vescovo di Roma. Sono lì nelle sue parole, nelle sue azioni, ma soprattutto, nei suoi silenzi. Non c’è bisogno di cercarle, sono il cuore del suo messaggio in molte udienze ed in molti dei ben noti Angelus domenicali. Ho visto le sue parole prendere corpo nella nostra Casa più di una volta; l’ultima è stata in Ottobre. Sono stato lieto di dare il benvenuto alla mamma di un nostro sacerdote dell’Uganda qui in Collegio. Le avevano consigliato un intervento al fegato ed il suo figlio sacerdote ha fatto di tutto per aiutarla. Naturalmente, la mamma è preziosa per tutti, ma lui si è adoperato addirittura per farla venire a Roma e farla sottoporre all’intervento chirurgico da un medico italiano, senza farle pagare nulla. Le nostre suore sono state generose nell’offrirle un alloggio per un paio di giorni precedenti l’intervento. La sistemazione per la degenza di due mesi nel centro di terapia intensiva è stata organizzata dal dottore senza spese per lei, addirittura è stata mandata un’ambulanza a prelevarla L’Anno Accademico 2013-2014 testimonia il completamento dei lavori di ristrutturazione del Collegio, che sono iniziati più o meno sei anni fa. È stato uno sforzo sistematico ma ben programmato, che non ha interferito con il normale corso degli eventi della Casa. Tante energie, tempo e soldi sono stati spesi per tutto questo: la gratitudine nei confronti della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e dei tanti funzionari che vi si sono dedicati risuona sincera dai nostri cuori. Siamo lieti di avere un nuovo Vice-Rettore ed un nuovo Direttore Spirituale all’inizio di questo Anno Accademico, ovvero P. Carlos Del Valle e P. George Fernandes, cui diamo un benvenuto di vero cuore. Cari amici, le buone azioni nascono dai buoni pensieri. È vero che ci conosce una pagina in più controlla chi conosce una pagina in meno. Le attività accademiche possono passare, ma un’occasione per essere misericordiosi non può essere lasciata andare. È triste che molte persone leggano una scritta su un muro, e pensino che sia rivolta agli altri: non lasciamo che questo accada a noi! Dio ci benedica. LE ONDE 2 Il Bollettino del Pontificio Collegio San Pietro Apostolo Viale delle Mura Aurelie, 4, 00152 Roma, Italia Tel. (+39) 06 39 874 1 • Fax: (+39) 06 393 763 51 • E-mail: [email protected] "Misericordia io voglio e non sacrificio", questa parola di Dio ci incita a riflettere sul vero senso della vita religiosa che non può essere ridotta a un culto esterno all'uomo, fatto di parole, gesti, ritualità. A volte potremmo sembrare troppo meticolosi verso certe regole di poca importanza, invece trascurare le cose più importanti nella vita cristiana: cioè l'amore, ONDE La parola “misericordia” significherebbe avere il cuore (cor) nella miseria (miseri) degli altri, ciò dedicarsi di cuore ai miseri, avendo pietà di loro. Per questo la Liu ENCI persona misericordiosa dovrebbe stare vicino, addirittura identificarsi con coloro che sono poveri, sofferenti, deboli, emarginanti e ultimi. Dio è amore e la legge di Dio è legge di amore, misericordia, compassione, pietà, sostegno verso ogni uomo, specialmente verso l’uomo che soffre. La parola “sacrificio” può significare ciò che viene offerto e consacrato (sacri) a Dio. Nell’ antico testamento, vediamo vari tipi di sacrifici compiuti dagli ebrei e con diverse norme che regolano il culto sacrificale. Per noi cristiani, il sacrificio può essere un atto d’amore, ma può essere anche soltanto un gesto egoistico compiuto per sentirci la coscienza a posto o per ritenerci degni della ammirazione degli altri. LE Il valore della misericordia e sacrificio ossia la misericordia e il perdono verso il prossimo. Viviamo in una comunità internazionale, e proveniamo da diverse culture e diverse esperienze di vita. La diversità è un grande dono di Dio che arricchisce la nostra conoscenza e la nostra vita, ma allo stesso tempo ci mette anche alla prova nella difficoltà di comprensione reciproca e nei conflitti possibili a causa di essa. Nella vita comunitaria, sacrificio e misericordia sono tutte e due necessari e buoni. Sono cose buone, se scegliamo il sacrificio per sé e la misericordia per gli altri; invece, diventano tutte e due cose cattive se facciamo il contrario e scegliamo la misericordia per sé e il sacrificio per gli altri, come per esempio quando siamo indulgenti con noi stessi e rigorosi con gli altri. Agostino lodava la misericordia di Dio che gli aveva perdonato i peccati e tutti noi dunque possiamo ringraziare il Signore per il suo amore misericordioso. Solo dalla memoria di essere amato da Dio, di avere sperimento la sua infinita misericordia, può sorgere la forza di camminare sulla via dell’amore e della Misericordia e misericordia che Gesù ci ha indicato. non Il tenero abbraccio misericordioso del Padre Celeste trasfiguri le piaghe del nostro cuore e il suo Spirito ci conduca a perdonare sempre e comunque, come Dio ci ha perdonato infinite volte. sacrificio Benvenuti ai nuovi membri della nostra communità Rev. P. Carlos DEL VALLE Vice Rettore Suor Roberta Rev. P. Gorge FERNANDES Padre Spirituale 3 ONDE LE Misericordia e non sacrificio 4 Misericordia e vita pastorale PAGE 4 La rinuncia di Papa Benedetto XVI ha portato la paura nei cuori di molti cattolici nel mondo . Molti di noi avevamo paura del futuro della Chiesa. Ma durante quel periodo di dimissioni che in realtà ci ha riempito di incertezza, il Papa Benedetto continuava a assicurandoci di avere la fiducia e la fede in Gesù , che è il capo della Chiesa. Con la grazia di Dio, il 13 marzo 2013, Papa Francesco, divenne il capo spirituale della Chiesa. La sua elezione al soglio pontificio ha portato con sé momenti emozionanti e stiamo veramente vivendo in un tempo interessante! peccatori " E' in questa luce che, come operatori pastorali, dobbiamo essere misericordiosi nei confronti delle persone che conduciamo. Abbiamo bisogno di Charles NDHLOVU abbracciare i poveri con amore, i malati con amorevole cura, gli anziani con compassione, il giovane con la speranza e tutte queste azioni dovrebbero essere legate insieme in amorevole misericordia. Personalmente quello che ho trovato più interessante di Papa Francesco è la guida e l'esempio che dà continuamente a tutti gli operatori pastorali nella cura del popolo di Dio. Ad esempio, il 28 marzo 2013, Giovedì Santo, in occasione della messa crismale, Papa Francesco ha predicato una omelia nella Basilica di San Pietro che è stata rivolta in particolare ai sacerdoti, come operatori pastorali. Li consigliò dicendo: Questo ti chiedo: essere pastori, con l’odore delle pecore, renderlo reale, come i pastori tra il vostro gregge , pescatori di uomini. Questo a mio avviso è d'accordo con le parole di Papa Giovanni Paolo II in Pastores dabo vobis, dove il Papa ha citato le parole di Geremia "Vi darò pastori secondo il mio cuore. (Ger 3,15)" Le caratteristiche del pastore sono misericordia, amore, compassione e cura amorevole, verso gli altri. Tutte queste caratteristiche si possono riassumere nelle parole di Gesù nel Vangelo: "Andate e imparate che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio. Perché io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i Dobbiamo trovare la guida di Papa Francesco in cui vediamo che essere misericordioso e amorevole sono valori apprezzati da così tante persone nel breve tempo del suo pontificato. Il Papa continua ad insegnare a tutti gli operatori pastorali di essere misericordiosi e non correre a dare giudizi sui peccatori. Così Papa Francesco scrive le lettere al sui gregge, egli fa telefonate alla gente semplice, Lui tocca anche le persone malate e sfigurate. Allo stesso modo, i sacerdoti e tutti i religiosi devono mostrare l'amore, la compassione e la misericordia nel loro servizio per il popolo di Dio. A volte, questa misericordia può potarci a sacrificare la nostra vita per il popolo di Dio, ma il nostro punto di partenza è quello di mostrare l'amore, la compassione e la misericordia nel nostro servizio pastorale. Indetto da Papa Benedetto XVI l’11 ottobre 2012 con il Motu proprio Porta Fidei, l’anno della fede è stato concluso da Papa Francesco il 24 novembre 2013 EKO Georges con la lettera apostolica Evangelii Gaudium. Ma la vita di fede non va in vacanza, anzi è una occasione data a ciascuno di noi per assumere l’impegno missionario di “uscire da se stesso” per comunicare al mondo, “nelle periferie esistenziali”, la gioia del nostro incontro con Cristo. “La porta della fede (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita” (PF 1). Con queste parole con le quali comincia il suo Motu Proprio, Papa Benedetto ci invitava a riflettere, a meditare, a riscoprire ed a rivisitare insieme con tutta la Chiesa “il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” (PF 2) Chiudendo l’anno della fede, il Papa ONDE È chiusa l’Anno della Fede. E la vita di Fede? LE Chiusura dell’anno della fede Francesco ci invita a una verifica concreta del nostro incontro con Cristo camminando con Lui, imitandolo, cioè seguendo il suo esempio nel servizio umile di amore e di misericordia per la gente, soprattutto coloro che si trovano nelle periferie esistenziali, i poveri, i peccatori. Ecco perché il Santo Padre non cessa di chiedere a noi di “uscire da noi stessi” per andare incontro ai nostri fratelli nelle periferie della vita perché “la gioia del vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù” (EG 1). Questo incontro con Gesù ci mette in uno “stato permanente di missione” (EG 25) togliendoci dagli “schemi noiosi” dentro cui ci siamo barricati ed in cui a volte abbiamo “imprigionato Gesù” (EG 11). Nella sua Lettera apostolica Evangelii Gaudium, Papa Francesco scuote, incalza con parole provocatorie, forti e con tono sovversivo in senso positivo tutte le strutture, che siano ecclesiali, politiche, economiche o culturali, affinché possano “recuperare la freschezza originale del Vangelo” (EG 11) e “diventino tutte più missionarie” (EG 27). E per arrivarci non vi è un’altra via. La Via è Cristo. Convertiamoci a Lui con la forza dello Spirito Santo e l’intercessione di Maria Madre del Vangelo. Misericordia e non sacrificio 5 ONDE La multiculturalità nel collegio San Pietro LE Il Collegio “San Pietro Apostolo”, fin dalla sua apertura nel 1947, accoglie i preti studenti provenienti dalle diverse parti del mondo missionario. Dobbiamo riconoscere che la diversità culturale è una sfida grande in diverse società umane. Infatti, l’incontro tra varie culture non si fa sempre in modo piacevole. Vivendo all’interno di una comunità composta di 42 nazionalità, quale è la nostra percezione della multiculturalità vissuta nel Collegio San Pietro Apostolo? Come aveva detto il Cardinale Jozef Tomko, l’allora Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, la diversità culturale che caratterizza la nostra comunità, vero cenacolo sacerdotale, ci offre l’opportunità di vivere una singolare esperienza di Chiesa. Nel collegio ci è data la possibilità di respirare l’unità e la multiformità della Chiesa, la ricchezza dei doni dello Spirito e la varietà delle culture nelle quali si incarna il Vangelo. (In Pontificio collegio San Pietro Apostolo, 19471997, Roma, 16 Luglio 1996). Misericordia e non sacrificio 6 Il prete del San Pietro non deve sbarazzarsi della sua cultura, ma neanche abbracciare senza discernimento le altre culture. Bisogna soprattutto sperimentare una fraternità sacramentale (Presbyterorum Ordinis, n.8). Approfittare della presenza degli altri per arricchirsi richiede da parte di tutti umiltà, pazienza, accettazione reciproca, sforzo di apertura, capacità di ascolto e di accoglienza. Non è sempre facile. La grande avventura comincia con la consapevolezza individuale che la nostra presenza nel San Pietro deve aiutarci a crescere non solo sul piano intellettuale, ma anche e soprattutto sul piano spirituale e umano. Paolo VI definiva il Collegio San Pietro non come un albergo dove si entra e si esce, né semplicemente come una scuola dove l’alunno ascolta e impara insieme con gli altri condiscepoli. Secondo il Papa, il Collegio San Pietro è qualche cosa di più intimo e di più personale. La nostra comunità deve produrre una collegialità, cioè una comunione, un’amicizia, una fusione di spiriti, qui iniziata e goduta nell’unità; e poi da rammentare e da rivivere, negli anni futuri, quando saremo dispersi nel mondo, nella cattolicità. Quindi il Collegio è un luogo che accoglie i preti provenienti dall’Est e dall’Ovest, dal Nord e dal Sud. Così il Collegio diventa la casa familiare. Oltre alla vita accademica, abbiamo altre ricchezze Edouard Martial AKOM particolarmente lo scambio delle culture e delle diversità linguistiche. È una bella esperienza per coloro che devono lavorare nel destino della Chiesa di domani. (Cf. Don Thomas PERINGALLOOR, Le onde, Volume 01, n.1, Ottobre 2010). Quasi tutti gli ex alunni del Collegio San Pietro Apostolo sono in grado di testimoniare dei benefici della multiculturalità. Ecco la testimonianza di Simon Card. Pimenta, Arcivescovo emerito di Bombay: “Per me, vivere con preti di diversi paesi asiatici e africani (...) fu una esperienza bella e proficua. Già questa era una formazione, perché reciprocamente imparavamo molto della Chiesa nelle varie nazioni da cui venivamo. Nessun libro avrebbe potuto darci una lezione cosi splendida” (In Pontificio collegio San Pietro Apostolo, 1947-1997, Roma, 15 mai 1996). Emmanuel Card. Wamala, Arcivescovo Emerito di Kampala ha scritto: “La vita della comunità dei preti studenti aveva ai nostri tempi un aspetto veramente formativo. L’ambiente, con la convivenza di preti di varie esperienze, razze e nazioni, diverse lingue e culture, creava una comunione e una condivisione della fede cattolica. I due anni che ho passato nel Collegio sono stati un periodo di crescita come persona, come cristiano, come cattolico e come prete” (In Pontificio collegio San Pietro Apostolo, 1947-1997, Roma, 19 aprile 1996). Queste due testimonianze di due ex alunni del Collegio San Pietro Apostolo sono abbastanza eloquenti. La sapienza popolare dice : “Se differisci da me, invece di ferirmi, mi arricchisci”. La lingua, ci permette di esprimere il proprio pensiero ed essere in grado di comunicarlo; è contemporaneamente avere la chiave e la porta d’ingresso in un mondo culturale determinato, è più che dominare il suo vocabolario o struttura grammaticale, la lingua è un’opportunità che ci porta alla scoperta dell’altro. Questa avventura per noi ha avuto inizio ad Urbino. Infatti, Urbino e la Università Carlo Bo, è e sarà per noi tutti un riferimento obbligatorio da non dimenticare mai, nel processo di apprendimento della lingua italiana. Importa però sottolineare che questo cammino ormai cominciato si fa con alcune lotte o difficoltà, inerenti al processo stesso, che abbiamo diviso in due momenti. Il primo, comprende la tappa della lotta che si riferisce al nuovo contesto trovato a Urbino: Il clima; il cibo differente; le lezioni intensive, frequentate la mattina e nel pomeriggio; l’incontro con le persone nuove che parlano altre lingue; il problema con la pronuncia o accento; la paura di decidere di parlare per non sbagliare; il blocco nel momento di parlare; e la difficoltà di comprendere un discorso orale. partenza ad Urbino “ Dovete imparare a crescere insieme”, molti di questi problemi sono stati risolti, soprattutto alla fine del corso che è stato coronato con la consegna dei diplomi, però la lotta non era ancora vinta. ONDE L’opzione d’imparare una lingua diversa da quella nostra, si fa per una necessità personale pratica: sia quella d’inserirci in un mondo diverso, sia di potere ottenere un’opportunità nel David RUI SAMBO mondo del lavoro oppure l’altro. Il nostro obiettivo o scopo era già tracciato e conosciuto da tutti: imparare l’Italiano per avere base sufficiente per frequentare le lezioni nelle diverse Università Pontificie a Roma, dove già eravamo iscritti. LE La mia lotta con l’italiano Con il ritorno a Roma e dopo le matricole, inizia un secondo momento della lotta con la lingua italiana, che la maggiore parte dei sacerdoti concorda d’essere appunto quello di prendere gli appunti o scrivere; comprendere un testo scritto; fare domande nell’aula e stabilire un dialogo corrente; leggere nelle celebrazioni liturgiche e di conseguenza, fare riflessioni. Questo è soprattutto dovuto all’incremento di livello dei corsi detti controlli o monitor, poi come si sa, quando si impara una lingua straniera, il controllo è elevatissimo, sia nel parlare che nello scrivere. Anche se le difficoltà fossero generali, sentite e vissute da tutti, si potrebbe tuttavia capire che ci sono fondamentalmente due livelli d’evoluzione nel processo di apprendimento della stessa lingua, verificata a secondo della provenienza e la lingua madre o di base anteriore. Tuttavia, anche se ci sono queste difficoltà, nessuno si arrende o si sente sconfitto, anzi, c’è coraggio, determinazione, impegno e la consapevolezza che solo con molto sacrificio e pratica si può arrivare al punto di parlare bene e pensare direttamente senza l’intermediazione della propria lingua. Misericordia e non sacrificio Fino a quando e dove finirà questa avventura? Anzi, finirà? Permettetemi cari lettori, innanzitutto di ringraziare tutti coloro che si impegnano in questo processo e di seguito concludere con il vecchio saggio latino “Guta Cavat Lapidem”, cioè, la goccia perfora la pietra, inteso come solo con una ferma volontà, si possono conseguire obiettivi che altrimenti sarebbero impossibili. Dopo tre mesi d’impegno da parte dei professori e degli allievi e dell’aiuto tra di loro, mettendo così in pratica il consiglio e la esortazione del Rettore del Collegio, Reverendo Padre Thomas, prima della Giornata sportiva nel Collegio San Pietro Il sabato, 15 Febbraio 2014, è stato una giornata sportiva nel nostro collegio. Infatti, abbiamo avuto due incontri opponendo Casa-vecchia e Casa-nuova a Casa-letto e Casa-nuovissima. Casa-vecchia e Casa-nuova hanno vinto in pallacanestro (16 - 12). Invece Casa-letto e Casa-nuovissima hanno vinto in calcio. (4-2). Auguri e complimenti a tutti! 7 “Qui, sul Gianicolo, in faccia alla Sede si Pietro, Propaganda vuole formare un manipolo di apostolic per le lontane terre di Missione ripetendo agli alunni le parole di S. Partizio: ut christiani sitis et romani!” Parole del S.E. Celso Costantini (Il Fondatore del Collegio San Pietro, 1946) In memoriam: Rev. P. Everest YABVWO HYUWA (1979-2013) Rev. P. Everest Queste parole sono affidabili : “Se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui. Se soffriamo con Lui, regneremo anche con Lui. Se Lo rinneghiamo, anche Lui ci rinnegherà. Se siamo infedeli, Lui rimane fedele, perchè non può rinnegare sé stesso” (2Tim 2 , 11-13). Per la maggior parte degli abitanti della comunità del Pontificio collegio San Pietro Apostolo, Giovedi 22 Agosto fu un giorno indimenticabile. Il Rev. Padre Everest, amatissimo membro della nostra comunità è morto in questo giorno, precipitando tutti quelli che lo conoscevamo e l’amavamo in un profondo shock e rimpianto. A soli 33 anni ! Era giovanissimo e la sua morte è stata quasi troppo presto. La notizia fu accolta come un vero shock anche da quelli che sapevano che era ammalato. Mi ricordo che ero in classe durante l’estate per il corso di lingua a Bonn, con la meccanica della lingua tedesca, quando appresi la notizia della sua scomparsa. Non potevo crederci. Se mi potessi immaginare scrivendo un ricordo su un dei miei amici, non avrei immaginato che sarebbe stato su Padre Everest. E così strana, la mia prima impressione. Questo giovane era maturo malgrado la sua tenera età. Ho imparato a conoscere Everest man mano passava il tempo, siamo diventati così vicini e questa impressione si è confermata. Come unici nigeriani della parte del paese dove la chiesa è perseguitata, ci consolavamo a vicenda e traevamo forza e solidarietà su ogni notizia fresca sugli avvenimenti della violenza perpetrata contro i cristiani nel nord della Nigeria dai fondamentalisti islamici. Adesso, è volato, in seguito a una inconsueta malattia, che nessuno pensava essere così seria da giustificare questa morte. Pericles ha detto attorno al 430 A.C. “Gli uomini possono sopportare di ascoltare gli altri pregare a lungo così da persuadersi della loro abilità di eguagliare le azioni raccontate : passato questo punto comincia l’invidia e con essa l’incredulità”. Non sto scrivendo per raccontare tutto sul carattere di Everest. Quelli che l’hanno conosciuto bene possono scoprire che qualcosa di lui è stato trascurato oppure non si è data attenzione sul tale o tal’altro punto, mentre quelli che non lo conoscono possono pensare che sia una esagerazione. Questo è anche vero, nessuno può catturare la complessità del divino-misterioso-riflesso che è l’essere umano in poche parole. Misericordia e non sacrificio 8 Everest ha semplicemente vissuto una meravigliosa vita anche se forse troppo corta. Nelle tradizioni africane, la vecchiaia è amata e gli anziani sono onorati. Non soltanto a causa della loro età, ma a causa della ricchezza dell’esperienza, la saggezza e l’intuizione che possono offrire ai giovani, e alla società in generale. Quindi, il loro inestimabile contributo alla società si trova nella guida, la testimonianza e la fede vissuta. In più, non è tutto. C’è ancora un proverbio africano che dice : “se un bambino lava bene le sue mani, può mangiare con gli anziani”, in altre parole, chiunque si distingue per gli altri è degno di onore. Con questo standard, penso che Everest sia un Anziano. La Bibbia riconosce questa saggezza africana quando dice : “La vecchiaia veneranda non è quella longeva, né si misura con il numero degli anni ; ma canizie per gli uomini è la saggezza, età senile è una vita senza macchia” (Sap 4, 8-9). Everest è nato il 15 dicembre 1979, è stato ordinato sacerdote nel 2008, poi è stato segretario and parroco nella diocesi di Zaria nel nord della Nigeria per tre anni prima di venire a Roma per gli studi di filosofia. Quasi alla fine degli studi,con una materia mancante, si è ammalato nel Giugno 2013, non ha potuto riprendere le sue forze, ha combattuto per due mesi, ed è volato alla casa del Padre. Chi era ? Perché ci ricordiamo di lui ? Perché era un eroe. Lo descrivo così perché “gli eroi hanno tutta la terra come tomba , e paese lontano dal proprio, dove la colonna con il loro epitaffio dichiara, è conservato in ogni cuore un ricordo non scritto con nessuna lapide per preservarlo, tranne quello del cuore”. Con queste parole di Pericles, Padre Everest era un eroe per la comunità di questo nostro collegio così lontano da casa nello stato Kaduna nel nord della Nigeria, era un eroe per i suoi amici, la sua diocesi e infine per la sua famiglia. Se è vero che ci facciamo gli amici non per ricevere qualcosa ma offrendo un servizio, era un grande amico. Questo tipo di amico è là presente quando si sente il bisogno di avere qualcuno accanto a sé. Era instancabile nello svolgere il suo servizio alla comunità, contribuendo a creare un clima di fraternità e di amicizia in mezzo a noi. Serviva con larghezza e ben volentieri in ogni ambito della nostra vita comunitaria, refettorio, liturgia, cantare, era presente dove c’era il bisogno. Prendeva i suoi studi sul serio senza mancare nel nutrire la sua vita spirituale dalla preghiera assidua. La sua dedizione mi stimolava, specialmente quando perdevo di vista le vere ed importanti cose nel riguardo degli studi per i quali siamo venuti a Roma. Everest non era mai impaziente né triste, neanche un brontolone. La sua pazienza era eroica, come lo testimoniano quelli che l’hanno visto durante la sua malattia. Soffriva molto, ma cercava sempre di rassicurare quanti andavano a visitarlo nell’ospedale. Tale pazienza e nata dal desiderio di non essere gravoso per nessuno, per questo preferiva dare invece di ricevere. La sua sopportazione mostrava la sua fede profonda che “le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rm8, 18). Per tutto questo, rendiamo grazie a lui. Era amabile, accessibile, divertente ed era bello stare con lui. Durante questi due anni passati con noi in collegio, era piccolo di statura e quindi non facilmente reperibile, spesso il nostro stimato Rettore Padre Thomas gli chiedeva “Everest quando crescerai ?” e lui replicava “quando Salvatore, l’uomo più grande del collegio diventerà più piccolo”. Maya Angelou dice che “la gente si dimenticherà di quello che ha detto, di quello che hai fatto, ma non si dimenticherà di come li hai fatto sentire bene”. Everest ha fatto sentire a tanti di noi il bene. Ora, è passato dalla morte alla vita (Jn 3, 14), ma sarà ricordato. Vivrà sempre nel mio cuore, anzi nei nostri cuori. Vincent O. OKOYE
© Copyright 2024 ExpyDoc