BRUNETTI_magistero e critica

Memoria, rappresentazione, progetto. Una Collezione fotografica d’autore 1
Federico Alberto Brunetti PhD.
Politecnico di Milano, Scuola del Design
Camillo Boito, (1836-1914) architetto formatosi all’Accademia di Venezia seguendo gli insegnamenti di Pietro
Selvatico Estense, ne divenne presto l’allievo prediletto e fu inviato come giovanissimo docente alla Accademia di
Milano. Nell’Accademia di questa città si trovò ad affrontare teoricamente e didatticamente il delicato problema del
rapporto tra le nuove architetture e il linguaggio ereditato dalla tradizione degli stili storici. In questo periodo si maturò
altresì l’esigenza e la sensibilità verso la conservazione ed il restauro degli edifici storici visti come valori e memorie
dell’identità culturali del passato.
L’unificazione dello stato nazionale Italiano, avvenuta in questo periodo, dette una nuova motivazione politica e sociale
a questa ricerca architettonica, poiché i monumenti dal passato rendevano visibile e tangibile la grande tradizione
architettonica ed artistica che aveva caratterizzato l’Italia attraverso i secoli precedenti alle dominazioni straniere.
Camillo Boito, divenuto Direttore dell’Accademia, teorizzò attraverso il suo autorevole insegnamento ed una fervida
produzione letteraria, la necessità della rifondazione di uno “stile nazionale” come recupero e nuova composizione di
tutti gli stili che hanno caratterizzato l’architettura storica italiana.
Questo linguaggio architettonico storicista, in delicato equilibrio tra il fascino delle memorie medioevali e le nuove
tecniche di produzione delle arti industriali, caratterizzò l’architettura italiana dalla seconda metà dell’Ottocento, fino
alla prima decade del Novecento, quando l’insegnamento dell’architettura fu successivamente istituzionalizzato nel
Politecnico.
In questo contesto epocale si colloca l’invenzione della fotografia (1839) e le sue prime applicazioni alla
rappresentazione delle architetture; Camillo Boito partecipò con attenzione alle evoluzioni di questo nuovo strumento di
comunicazione visiva, sia con la sua raccolta personale, sia favorendo con altri docenti la crescita quantitativa e
qualitativa della Fototeca dell’Accademia di Brera.
Lo studio estensivo e l’indagine dettagliata di alcuni significatici casi di studio sono stati l’oggetto della mostra
retrospettiva da noi curata nella medesima Biblioteca dell’Accademia di Brera nel 1997 contestualmente alle attività
della Ricerca di Dottorato.
Questa Fototeca ha interrotto la raccolta di nuovi materiali agli inizi del Novecento, quando le fotografie furono
comunemente riprodotte a stampa nei libri e la scuola di Architettura fu trasferita al Politecnico: così questo fondo
storico rappresenta ora per noi una preziosa testimonianza degli interessi di quel preciso periodo storico e culturale.
1
Questo abstract è tratto dalla mia Tesi in Ricerca di Dottorato (Roma 1997): L'Archivio delle immagini
nell'insegnamento dell'architettura: i fondi ottocenteschi nella fototeca dell'Accademia di Brera. Facoltà di Architettura
di Genova; IX° Ciclo 1993–1996 Corso Dottorato di Ricerca. Problemi di Metodo nella Progettazione Architettonica,
Tesi:
La fotografia acquisisce un proprio ambito negli archivi della Accademie e viene in questo senso "certificata" in ragione
della valenza di documento visivo maturata all'interno della riflessione scientifica ed estetica dell'epoca che, avendo
luogo inizialmente in Francia ed Inghilterra, paesi che ne hanno maturato l'invenzione, giunge in Italia attraverso
diverse sperimentazioni sia di singoli ricercatori che presso le Scuole di Architettura nelle Accademie.
Viene così utilizzata per la costruzione di archivi in riferimento alla didattica dell'architettura a cui il docente, lo
studente e il progettista dell' Ottocento potessero trovare riferimenti stilistici per una legittimazione storico-estetica.
Accademia e archivi di fotografie / La fotografia e gli architetti
Le Accademie di Belle Arti sono uno dei luoghi istituzionali dove fin dagli inizi queste innovazioni sono recepite e
discusse. La relazione del 1852 di Pietro Selvatico Estense (1803/1883) a Venezia 2
risulta essere la prima traccia
ufficiale in Italia di un dibattito accademico attivato in tal senso.
Camillo Boito (1836/1914), suo allievo trasferitosi come giovanissimo docente a Brera, ne erediterà l'interesse e la
legittimazione nell'uso didattico3; sarà fautore attivo consapevole delle acquisizioni di immagini che, a una ben mirato
scopo della costruzione di un atlante di modelli storico-stilistici, verranno a costituire i Fondi della fototeca
dell'Accademia4.
Nell'ambito del patrimonio iconografico presente nelle Scuole di Architettura la fotografia si inserisce in modo
interessante e specifico nella messa a punto della formazione didattica dell'architetto sia per la costruzione di un
archivio iconografico, mnemonico e mentale di riferimenti (un tempo formato attraverso i "viaggi") , sia come forma di
"memoria esterna" per consolidare e cominicare le esperienze dirette dei sopralluoghi di viaggio, costruendo collezioni
ed archivi personali utili nella fase di prefigurazione del progetto 5.
Negli anni '50 del XIX secolo si fa strada, a sostegno teorico per l'attenzione a questo nuovo mezzo nell'ambito della
fruizione visiva e nella dimensione di riconoscimento di valore estetico, il dibattito sul concetto di "vero" che, sorto in
ambito filosofico-scientifico, estende le proprie originarie competenze metodologiche fino al campo della sensibilità
artistica attualizzando e trovando utili riscontri nelle nuove tecniche di rappresentazione fotografica.(?) 6
Breve nota sui fondi di Brera. Operatività
2
Sul pensiero a riguardo della fotografia del Selvatico vedi P. Costantini. Pietro Selvatico: Fotografia e cultura
artistica alla metà dell'Ottocento. in "Fotologia", 4, 1985, pp, 54-67,
3 Sono rari i riferimenti espliciti negli scritti di Boito nei riguardi della fotografia; "non valgono come l'originale, ma
son meglio che nulla" ebbe a modo di commentare a riguardo della presentazione di fotografie di sculture in allegato ad
alcune opere scultoree in una esposizione milanese da lui coordinata; la sua collezione "parla" comunque indrettamente
di un interesse documentario e non ancora interpretativo (non ne era peraltro storicamente ancora matura la possibile
consapevolezza) verso questa nuova tecnica espressiva.
4Come riferisce R.Cassanelli, la globale consistenza attuale della collezione di fotografia dell'Accademia di Brera è
stimabile intorno alle 20.000 stampe, intendendo ogni genere di immagini , cioè sia d'arte che di architettura e
paesaggio. In ogni modo si tratta di stampe d'epoca utilizzate per la didattica e la consultazione, formatasi dalla
seconda metà dell'ottocento fino ai primi inizi di questo secolo: la costituzion di questi fondi è continuata gradatamente
fino alla diffusione editoriale delle ripoduzione a stampa delle immagini fotografiche.
5vedi "Idea Immagine Achitettura" , tesi di Dottorato Università La Sapienza, Roma Pubblicato in Quaderni del
Dottorato , 1996 .
6 per un inquadramento generale di questotema si può utilmente consultare l'opera di : Paola Barocchi; Polemiche
figurative in Italia, vol 1°
La studio e la verifica delle fonti inventariali di provenienza della fototeca dell'Accademia redatta da Giacomo Agosti e
Matteo Ceriana è stata un valido supporto iniziale all'esame concreto dei materiali di cui si era con ciò a conoscenza dei
grandi "insiemi" di cui è composta.
L'inventariazione e la presa di visione metodica della fototeca è iniziata in fase sperimentale dall'esame del Legato
Mongeri che, precedendo cronologicamente la Raccolta di Boito si offre anche come una serie fisicamente omogenea ed
è stato il primo materiale di questa inventariazione.
Si tratta di una serie di volumi donati all'Accademia da Giuseppe Mongeri e che raccoglie un archivio di fotografie
ordinate secondo la toponomastica alfabetica delle località italiane: sono così collezionate, spesso commentate a tergo
da Mongeri con note sugli autori delle opere, sulle datazioni e sul loro significato stilistico, le immagini di opere d'arte,
di architettura e talvolta di paesaggio delle località del nuovo stato nazionale.
La fotografia accompagna il rilievo e l'esperienza diretta dei luoghi e, sia per aspetti più qualitativi che quantitativi , si
pone da subito come un valido supporto alla conoscenza dei manufatti architettonici: oltre alla canonica comparsa di
figure umane peraltro consuete nella iconografia delle incisioni del tempo 7, la presenza di stagge o altri elementi di
misura accostati a particolari architettonici o superfici planari, come facciate o decorazioni, è molto precoce e ci
riferisce della prassi acquisita di "misurare ", sulla stampa fotografica finale, le proporzioni dell'opera originale,
svelando una originaria complicità tra l'attività del fotografo, la committenza scientifica e l'esemplificazione didattica.
Di altro tipo sono i fondi di fotografie della Raccolta di Camillo Boito, ritrovate nel corso di questa ricerca nelle cartelle
a lui contrassegnate, e contenenti immagini che spesso portano sul retro la sua sigla autografa: questo fondo presenta
una forte intenzionalità critica e selettiva; non più un intento compilativo e catalogatorio, ma una operazione molto
orientata per un archivio visivo utile alla costituzione di un corpus unitario di riferimenti ed elementi stilistici .
Programma di inventariazione, temi emergenti e progetto di allestimento della mostra del 1996
presso la Biblioteca dell’Accademia di Brera8
Il metodo di lavoro, collegato all'archivio dei microfilm delle immagini, ha permesso di progettare e realizzare
l'allestimento della mostra con modalità di sicurezza per gli originali e tempi particolarmente brevi: nonostante la
collezione non presentasse ordine apparente, o meglio essendo stata probabilmente oggetto di diverse manomissioni,
abbiamo potuto verificare l'effetto visivo degli accostamenti delle immagini riprodotte e dei testi di accompagnamento;
7a
questo riguardo è interessante prendere in esame , anche se non è possibile un raffronto immediatamante
comparativo, la recente riedizione di "RECUEIL DES VUES PRINCIPALES DE MILAN et des ses environs, executées d'apres le
dagherrotype et gravée par J.J. Falkestein et L. Cherubin; 1840 Milan, Chez Artaria et fils, riedita 1996.Milano Il
Polifilo.
8 1996, maggio; Milano.Biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Brera.: La Raccolta fotografica di Camillo Boito a
cura di: R.Cassanelli (coordinatore), F. Brunetti, G. Agosti. Allestimento dell’Esposizione di immagini della collezione
didattica e personale di C. Boito. Redazione della guida, presentazione digitale in PhotoCD. Attività di ricerca
coordinata con il corso di Dottorato della Facoltà di Genova: Prof. M. Romano, Prof. A.De Poli. Inventario informatico
delle fotografie di architettura; progetto esecutivo e coordinamento operativo della mostra. Relazione al Convegno Studi
“Camillo Boito e il Sistema delle Arti”; 23-24 maggio, Sala Napoleonica, Brera
esponendo così gli originali al contatto e all'esposizione alla luce solo alla conclusione dei lavori di incorniciatura ed
esposizione nelle bacheche.
Il percorso della mostra è stata composta accostando la sequenza delle stampe fotografiche originali come in un ideale
svolgimento analogo alla cronologia Boitiana, così come ci è parsa deducibile sia dai numerosi e suggestivi scritti, sia
nelle note autobiografiche dei primi anni della formazione, sia da descrizioni letterarie di città visitate, estraendo dei
brani dai testi del copioso dibattito scientifico ed artistico di cui fu protagonista 9.
Ci troviamo dunque di fronte a forme di memorie patrimoniali che talvolta sono sopravvissute ai monumenti stessi.
Si potrebbe concludere riflettendo come queste fotografie permettano di avvicinarci, con una immediatezza altrimenti
imprevedibile, al pensiero di chi ha realizzato, raccolto e classificato in origine queste immagini, restituendoci così nelle
selezioni stilistiche rappresentate nelle opere documentate, non meno che negli inevitabili ed imprevisti dettagli
indiziari presenti nelle fotografie, uno specchio in cui lo sguardo di allora ed il nostro si sono potuti scorgere nel tempo
di brevi istanti o di lunghe pose.
"La fotografia salvi pure dall'oblio le rovine cadenti, i libri, le stampe e i manoscritti, le cose preziose di cui va
sparendo la forma, che chiedono un posto negli archivi della nostra memoria: sarà ringraziata e applaudita." 10
9
In questa opera minuziosa di comparazione e di appasionata immedesimazione tra i luoghi, le immagini e i racconti è
stato di prezioso orientamento il Prof. Aldo De Poli del Dottorato di Genova che ci ha messo a disposizione materiali
della sua Biblioteca personale nonchè la sua esperienza e sensibilità nelle descrizioni letterarie della città.
10C. Baudelaire. Il pubblico moderno e la fotografia, in "Salon" Parigi 1859,