19_3_2014 - CGIL Basilicata

RASSEGNASTAMPA
RASSEGNASTAMPA
19 marzo 2014
RASSEGNASTAMPA
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Mercoledì 19 marzo 2014
www.ilquotidianodellabasilicata.it
ANNO 13 - N. 77e 1,20
in abbinata obbligatoria con Italia Oggi
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Luongo per l’area Cuperlo, poi i renziani Braia, Margiotta, Mitidieri e Paradiso per Civati
Segreteria Pd: folla di candidati, c’è anche Polese
Partito ai materassi, il governatore rimescola le sue alleanze elettorali
SANTORO alle pagine 6 e 7
GLI ABITI USATI di LUCIA SERINO a pagina 7
UN SINDACO PER POTENZA
Pittella chiarisce la sua posizione all’indomani della contestazione di Marsico
LETTERA AL PARTITO DEMOCRATICO
«Non siamo
la terra dei fuochi
Ma non utilizzare
il petrolio
sarebbe un suicidio»
di PAOLO ALBANO
HO deciso di scrivere a quelli ai quali tocca
cercare un nome che metta tutti d’accordo
per guidare per i prossimi cinque anni la
nostra città. In questi giorni solo una
continua a pagina 16
VI SEGNALIAMO:
PROVINCIA DI MATERA
«Discriminati
dalla Regione»
La giunta Stella
pronta a dimettersi
Franco Stella
MATERA
«Tutelare salute e ambiente, ma rapporto chiaro con i cittadini,
finora il governo regionale non è stato in grado di governare i processi»
«Rispettare i patti del ‘98 e avere il coraggio nelle scelte
anche a costo di essere impopolari»
IL RETROSCENA COM’È NATA LA PROTESTA
LABANCA alle pagine 8 e 9
MATERA
MELFI
POLICORO
QUARTO a pagina 10
Mulino Alvino
Benedetto
investe
cinque milioni
QUARTO a pagina 27
POTENZA
Droga anche
all’obitorio
Emessi 18 avvisi
di garanzia
AMATO a pagina 12
Palazzo Lanfranchi aperto alla cineteca lucana
Nicola
Benedetto
Spaccio
di cocaina
CULTURA
Musicamanovella
trionfa
La storia: in fuga dal Gambia, ospitati in città
al contest su Fb
a pagina 24
Turismo e social: la promozione con un hashtag e va a Radio 1 Rocco
a pagina 15
a pagina 33
19 MARZO FESTA DEL PAPA’
DOVERI E SENSIBILITA’
DI UN PADRE MODERNO
di MATTEO CASTELLO
NELLA commedia di Terenzio Heautontimorumenos (“Il punitore di se “stesso”), il
vecchio Menedemo ha ostacolato l’amore
del figlio per una fanciulla priva di mezzi,
ma adesso, pentito, punisce se stesso costringendosi a lavorare il proprio campo
dalla mattina presto alla sera tardi.
continua a pagina 16
40319
9
771128
022007
ALTAVISTA a pagina 44
Spagnoletta
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Mercoledì 19 marzo 2014
TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI PREVISTI DALLA LEGGE N° 250/90
La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20
LA GAZZETTA
DI
PUGLIA - CORRIERE
DELLE
Quotidiano fondato nel 1887
PUGLIE
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DELITTO DI MONACO: L’INGEGNERE LORUSSO ASSASSINATO IN GERMANIA
Potenza, nel fiume
trovato il coltello
che uccise Domenico
TRENI PIÙ VELOCI AL SUD IL MINISTRO DEI TRASPORTI IN VIDEOCONFERENZA
Raddoppio Termoli-Lesina
Lupi mette fretta al Molise
Vendola risolleva il problema del binario unico
E Pittella: sì alla Gazzetta per l’Alta Velocità
AMENDOLARA IN GAZZETTA BASILICATA A PAGINA III >>
PARCO Il luogo dov’è stato ucciso Lorusso
MARTELLOTTA A PAGINA 11 >>
PROCESSO MEDIASET CONFERMATA LA SENTENZA, IL CAV IN TRINCEA
La Cassazione non fa
sconti a Berlusconi
2 anni d’interdizione
MA IL CAVALIERE
NON SARÀ MAI
UN «PADRE
DELLA PATRIA»
di GIOVANNI VALENTINI
S
ilvio Berlusconi non
poteva
escogitare
una trovata migliore
della sua impresentabile candidatura alle europee per dimostrare “coram
populo” di non essere un “padre della patria”, come lui
pretenderebbe invece di accreditarsi. Candidatura impresentabile in senso tecnico,
secondo le leggi vigenti in
Italia e in Europa. E impresentabile anche in senso etico,
cioè immorale da parte di un
uomo politico condannato in
via definitiva per frode fiscale
ai danni dello Stato, già dichiarato decaduto da parlamentare e anche interdetto
per due anni dai pubblici uffici.
Che cos’altro può rappresentare una mossa così disperata se non un’operazione
propagandistica a fini elettorali?
LA STRAGE DI PALAGIANO REGIONE SOTTO CHOC PER L’ORRORE DELL’ALTRA NOTTE: UCCISI UN BIMBO, LA MADRE E IL COMPAGNO PREGIUDICATO
Taranto, mafia scatenata
Vendetta contro di lui o contro di lei (teste contro i killer del marito)
Salvi due fratellini. Renzi: dolore atroce. Alfano invia altri 60 uomini
Cura Cottarelli, possibili
tagli per 5 miliardi in 8
mesi. Statali sùbito in
rivolta contro il piano di
85mila esuberi
l Dopo l’incontro con la Merkel, il presidente Renzi affronta lo
scoglio della revisione della spesa, con la quale reperire i fondi
per finanziare l’annuncio di più
soldi in busta paga. Il commissario Cottarelli ste preparando le
misure e annuncia un risparmio
programmato di 5 miliardi di euro da realizzare entro l’anno. Tra
le ipotesi, anche il nodo degli statali (ci sarebbero 85mila esuberi).
La Cassazione conferma l’interdizione di due anni di Berlusconi
dal pubblici uffici
SERVIZI ALLE PAGINE 8 E 9 >>
DALL’AMBIENTE
IL DESTINO
ALLA SICUREZZA
DI PIOMBO
UNA SFIDA DI UN INNOCENTE
DOPO L’ALTRA
NATO ORFANO
di DOMENICO PALMIOTTI
P
L’AGGUATO Sulla statale 106 l’assalto all’utilitaria: tre morti foto Todaro
l Taranto sotto choc per la strage di lunedì notte a Palagiano, nella
quale sono stati uccisi un bimbo di 30 mesi, la mamma e il compagno
della donna. Alfano invia altri 60 uomini. Renzi: «Un dolore atroce».
ARCADIO, CASULA, COLUCCI, MASSARI E RIZZO ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 5 >>
REGALATA A UN ASSESSORE UN’OPERA DELLA PROVINCIA?
Venduto
all’asta
uno dei quadri
spariti a Bari
SEGUE A PAGINA 21 >>
FONDI UE VENDOLA DA DELRIO
Grandi imprese
il governo verso i tagli
degli aiuti in Puglia
l . Oggi il presidente della Puglia, Vendola, incontrerà il sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio, Delrio, per sciogliere il
nodo dei contratti di programma,
gli aiuti all’attrazione degli investimenti delle grandi imprese che
sono spariti dalla bozza di Accordo che l’Italia si appresta a chiudere con la commissione Ue per i
nuovi fondi 2014-2020. In Puglia,
sinora, hanno fruttato 37 accordi
per oltre 1 miliardo di euro.
SERVIZIO A PAGINA 14 >>
QUADRO SCOMPARSO Le «Forchette» di Capotondi
PIANO COSTE
Puglia, legge sulla tutela
via libera dalla giunta
SERVIZIO A PAGINA 13 >>
l Un caso dopo l’altro: la
«Gazzetta» sta indagando
sull’arte «abbandonata» e si
moltiplicano le segnalazioni.
E riemerge il caso del lavoro
di Giuseppe Capogrossi acquistato dalla Provincia di
Bari e «disperso» nei decenni.
Rispunta: venduto all’asta.
SIMONETTI A PAGINA 22 >>
«CULTURA NUOVA» D’IMPRESA
di GIANFRANCO DIOGUARDI
A PAGINA 21 >>
ensare che un bambino di soli tre anni
abbia trovato la
morte in un agguato
di mala, non può che provocare sgomento e paura.
Sgomento perchè dimostra
che nel mondo del crimine
l’efferatezza non conosce limiti, nè confini; paura perchè
evidenzia che i clan, nel momento in cui vedono minacciati i loro interessi, si chiamino droga o altro, non si
fermano davanti a nulla.
Nemmeno a tre bambini che
l’altra sera erano in auto,
dalle parti di Palagiano, insieme alla loro madre e al
compagno di quest’ultima.
Domenico Petruzzelli, di 30
mesi, è morto perchè in quel
momento era in braccio alla
madre. Gli altri due fratellini
si sono salvati dalla pioggia di
fuoco solo perchè erano sul
sedile posteriore.
SEGUE A PAGINA 2 >>
di MARISTELLA MASSARI
I
l destino scritto nel nome.
Domenico, tre anni il prossimo agosto e una grande
incompiuta: la vita. Quella
finita dopo poco più di 30 mesi
con un colpo alla testa. Un epilogo contro natura arrivato troppo presto. Domenico aveva fretta
di crescere e non credeva troppo
alle favole. Eppure ha finito il suo
breve giro sulla giostra nelle fauci di un lupo spietato: ucciso in
agguato come un boss del narcotraffico. Domenico portava il
nome di quel padre che non ha
mai conosciuto, ignaro che la
sorte gli avesse riservato anche
lo stesso destino di piombo e sangue. Perché quando la mafia che
avvelena la terra buona del clementine con la gramigna della
droga ammazzò il papà a colpi di
pistola, il piccolo Domenico non
era ancora nato. Vide la luce orfano, tre mesi più tardi e, nel
ricordo perpetuo di chi non c’era
più, ne prese anche il nome.
SEGUE A PAGINA 4 >>
RASSEGNASTAMPA
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IL DELITTO DI MONACO AD UN ANNO DALLA MORTE DELL’INGEGNERE POTENTINO ARRIVA LA CLAMOROSA SVOLTA NELLE INDAGINI
POLITICA RENZIANI IN ORDINE SPARSO: QUATTRO ASPIRANTI
A due passi dal parco teatro dell’omicidio. Caccia all’assassino
di segretario regionale
lucano a coriandoli
Dal fiume spunta il coltello Pd
Ci sono sei candidati
che uccise Domenico Lorusso per un posto
PER CRESCERE
SERVE PIÙ LAVORO
E UN REDDITO
REDISTRIBUITO
di MIMMO SAMMARTINO
La polizia tedesca
dispone una perizia
merceologica per capire
da dove proviene l’arma
l Era a due passi dalla scena del crimine, sotto il Ponte Ludwig,
dove era sempre stato. E dove nessuno l’aveva cercato. Martedì
pomeriggio alcuni agenti di polizia hanno trovato per caso un coltello. Gli investigatori ritengono che potrebbe essere proprio quello
con cui è stato ucciso Domenico Lorusso, l’ingegnere di Potenza di 31
anni, accoltellato il 28 maggio dello scorso anno a Monaco.
AMENDOLARA A PAGINA III >>
In campo Luongo (Cuperlo), Paradiso (Civati)
e i renziani Margiotta,
Braia, Polese, Mitidieri
CASSONETTI STRACOLMI: IL COMUNE NON PAGA E LA SPAZZATURA RESTA LÌ
l Il Pd lucano sempre più in
confusione. Non è stato un episodio lo scontro, con annesso
psicodramma, alle primarie per
il governatore. Ora il partito si
sfarina anche per il segretario.
INCISO A PAGINA IV >>
I NOSTRI TALENTI
R
enzi ha provato a dirlo
anche ad Angela Merkel: dobbiamo crescere.
Il governo nazionale
l'ha assunto come obiettivo prioritario. L'esecutivo regionale lo
sbandiera dal suo primo vagito. I
sindacati non fanno che ripeterlo
come una litania e domani, il congresso regionale Cgil lo ribadirà.
Ma crescere significa dare priorità al lavoro, altrimenti si resta a
chiacchiere e intenzioni. Nuova
occupazione per i giovani, costretti ai margini. Ricollocazione per
chi il lavoro ce lo aveva ed è stato
scaricato dalle aziende in crisi.
Restituire missione a realtà come
i precari della scuola o i precarizzati dell’Apof-Il. Urge mettere a
valore la risorsa umana.
C'è il tema della redistribuzione della ricchezza, non solo per
senso di giustizia sociale, ma anche per banale calcolo: è chiaro
che non c’è ripresa possibile se
non riprendono i consumi. E allora, dinanzi a una platea di persone tenute ai margini della società dei produttori, la sperimentazione del «reddito minimo di cittadinanza» – pensato non come
ennesima forma assistenziale, ma
come premessa a una formazione
mirata per l’utilizzo in nuove attività lavorative necessarie a territori e comunità – può costituire
uno snodo importante anche in
Basilicata. In diversi Paesi europei soluzioni simili sono state sperimentate con successo. Non si
capisce perché da noi non dovrebbero funzionare.
Prof lucano
insegna
all’Università
di Harvard
FONTANAROSA A PAGINA XI >>
RAPOLLA
Ruba energia elettrica
con una calamita
MASSARO A PAGINA IX >>
Potenza annaspa
tra i suoi rifiuti
GUARDIA DI FINANZA ALTRO SEQUESTRO DOPO I 4 CHILI DI COCAINA
Metapontino stupefacente
scoperti 14 chili di eroina
l È emergenza rifiuti a Potenza. I sacchetti dell’immondizia
continuano a straripare dai cassonetti stracolmi, mentre la raccolta è ferma ormai da venerdì
scorso: la stazione di trasferenza
di Tito non accetta più la spaz-
REGOLAMENTO URBANISTICO
QUALI GLI EFFETTI SU POTENZA
di PIETRO CAMPAGNA *
LAGUARDIA A PAGINA VI >>
MATERA
Crollo di vico Piave
sciacalli in azione
SERVIZIO A PAGINA X >>
IL CASO BATTAGLIA LEGALE CON BANKITALIA. E SE FOSSE UNA BUFALA?
Trova 12 milioni di lire
la banca non glieli cambia
C
SCOPERTA
I pani di
eroina
nascosti su
un’auto
fermata lungo
la statale 106
Jonica
[foto fi.me.]
.
MELE A PAGINA II >>
zatura proveniente da Potenza a
causa dei debiti accumulati dal
Comune. Non è la prima volta che
si verifica un intoppo del genere:
anche ad aprile 2013 la B & B Eco
chiuse le porte.
COMUNE Pietro Campagna
on l'ormai prossimo 26
aprile verranno a decadere i vincoli conformativi della proprietà, previsti dal Regolamento Urbanistico
di Potenza, relativamente alle aree
destinate ad opere di urbanizzazione primaria e secondaria e ad
altre dotazioni pubbliche, ai Distretti Urbani di Perequazione assoggettati a Piano Attuativo e ea
quelli assoggettati a Scheda Urbanistica di dettaglio.
CONTINUA A PAGINA XIII >>
VECCHIO CONIO Soldi custoditi sotto la mattonella
BRANCATI A PAGINA VII >>
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Queipochilitridiidrogeno
cheabbiamodentro dinoi
sonoun pezzettodiBigBang.
Nonsembra,ma unpo’
abbiamotutti14 miliardi
dianni,anche senon
lidimostriamo.
Giovanni Bignami
Pres. Istituto nazionale di astrofisica
1,30
Anno 91 n. 76
Mercoledì 19 Marzo 2014
U:
Pensioni e statali, pericolo tagli
Spacey: politica
come dramma
di Shakespeare
Porrovecchio pag. 19
Big Bang:
onde da Nobel
Totti-Cassano
candidati
al mondiale
Di Stefano pag. 23
Greco pag. 21
● Il piano di Cottarelli: possibili 5 miliardi di risparmi in otto mesi ● 85mila esuberi nel pubblico impiego
«Ma ci sarà mobilità» ● «Tagliare la previdenza? Scelta politica» ● I sindacati: non si fa cassa sul welfare
85 mila esuberi tra gli statali, attraverso la mobilità, interventi sulle pensioni
anche se «spetta alla politica decidere».
Il commissario alla spending review
Cottarelli presenta il suo piano di risparmi e si accendono nuove tensioni.
DI GIOVANNI A PAG. 2-3
-7
Cambiare l’Europa
partita decisiva
CLAUDIO SARDO
NOI E LA SATIRA
●
L’EUROPA È MALATA E NON GODE DI
BUONAFAMAPRESSOLEOPINIONIPUBBLICHE. Ma il mondo continua a correre
veloce: per questo le elezioni di maggio
peseranno assai più di quanto generalmente non si pensi. L’esito delle europee inciderà sui mercati, sui comportamenti delle classi dirigenti, sulle politiche economiche, sulla fiducia dei cittadini, e dunque sull’economia reale e il destino del Continente. Non si possono giudicare gli incontri di Renzi con Merkel e
Hollande fuori da questo contesto.
SEGUE A PAG. 15
Piangere per Berlinguer
Il film di Veltroni: un omaggio commovente alla storia di un grande leader
CRESPI A PAG. 17
Confermato: Cav interdetto per 2 anni
● La Cassazione ribadisce
l'interdizione dai pubblici
uffici per Berlusconi
● L’ira del leader Fi
«Il mio nome nel simbolo
ci sarà comunque»
Staino
IL CONFRONTO
Renzi apre
a D’Alema
alla Ue
La Terza sezione penale della Corte di
Cassazione conferma l'interdizione dai
pubblici uffici per due anni per Silvio
Berlusconi. La decisione, presa dopo 4
ore di camera di consiglio, è stata adottata come pena accessoria della condanna penale nel processo Mediaset.
● Il premier oggi riferisce
al Parlamento sul Consiglio
europeo
FRULLETTI CARUGATI A PAG. 4
FUSANI FANTOZZI A PAG. 6
NAPOLITANO
«Politica legiferi su fine vita»
● Messaggio al convegno
dell’associazione Coscioni
sull’eutanasia
«Il Parlamento non dovrebbe ignorare
il problema delle scelte di fine vita». È
il messaggio del Capo dello Stato a un
convegno sull’eutanasia. Racconti di
suicidi «clandestini» da parte di malati.
Intervista a Luciana Castellina: «Ognuno deve scegliere il proprio destino».
BUFALINI A PAG. 9
Anche la dignità
è un diritto
CARLO FLAMIGNI
Quello che ciascuno intende
per dignità è personale, non può
essere insegnato da altri.
A PAG. 15
FRONTE DEL VIDEO
MARIA NOVELLA OPPO
Quel giorno
che Gramsci
incontrò
il mio Bobo
● Inserti e vignette: così
l’Unità ha riso sui travagli
della sinistra ● Da Craxi al
«Nattango» le tensioni con i
direttori ● Il 26 fascicolo di
96 pagine con il giornale
SERGIO STAINO
Il primo fu Emanuele Macaluso. Non
mi chiamò direttamente ma mi fece
chiamare dal suo caporedattore, Carlo
Ricchini, una persona capace, colta e
meravigliosa, tanto che, pur conoscendolo da pochi mesi, lo sentivo già come
un fratello. Erano i giorni precedenti
al 21 gennaio del '85, sessantaquattresimo anniversario della fondazione del
Pci e Ricchini, a nome del Direttore,
mi chiese una pagina satirica per commemorare questa data.
SEGUE A PAG. 14
L’INTERVISTA
Mamma mia che impressione
Matvejevic:
ha detto sorridendo la sua (cioè di Gril«Sull’Ucraina
lo) ieri mattina su La7, sostenendo che
●
la Merkel è stata gli espulsi dal M5S non avevano solleva«IMPRESSIONATA» È LA PAROLA
CHE HA BATTUTO TUTTE LE ALTRE
NEISERVIZI DA BERLINO:
«impressionata» dalle tesi di Renzi. Per
il resto, la destra fascioleghista ha sostenuto quello che avrebbe sostenuto comunque, e Grillo, figurarsi. Per lui i fatti
non esistono, se non in quanto vaticinio
che conferma i vaticini precedenti. E chi
si permette di inserire qualche dubbio
nel film del peggio, è un nemico, anche
se fino a ieri era un fan.
Così instradato, il «delfino» Di Maio
to legittime critiche, ma volevano solo tenersi i soldi della diaria. Perché espellere i dubbiosi non basta: bisogna segnarli
col marchio dell’infamia. Ora, è vero che
siamo bombardati da cose difficili da capire (tipo i miliardi di euro che vanno e
vengono, come le onde del Big Bang),
ma una è facile: un partito che non ammette democrazia al suo interno, può solo distruggerla anche nel Paese.
l’unica via
è confederale»
● Lo scrittore: ci sono
radici comuni con la Russia
DE GIOVANNANGELI A PAG. 10
RASSEGNASTAMPA
2 PRIMO PIANO
Mercoledì 19 marzo 2014
STRAGE A PALAGIANO
LA MALA UCCIDE ANCHE UN BIMBO
Gli inquirenti: il gruppo di fuoco che ha ucciso
Orlando e la sua compagna col figlio di 30 mesi
era appostato e conosceva le loro abitudini
«Aiutate mamma, è svenuta»
l’urlo dei fratellini superstiti
Salvi per miracolo ma sotto choc. Gli unici testimoni hanno sei e sette anni
dal nostro inviato
MARISTELLA MASSARI
l PALAGIANO. «Mamma è svenuta, aiutatela». Lo hanno ripetuto
come un mantra ai primi automobilisti che gli hanno prestato soccorso, ai medici del 118 e a quelli
dell’ospedale. «Aiutatela, aiutatela, è
svenuta».
Se esiste l’inferno è difficile pensare che sia molto diverso da quello
che hanno vissuto i due fratellini di
Palagiano sopravvissuti alla strage
della loro famiglia. Sei e sette anni, i
due bambini sono gli unici testimoni
dell’agguato in cui ha perso la vita la
loro mamma, Carla Maria Fornari,
30 anni, il loro fratellino minore
Domenico di appena 30 mesi e il
compagno della madre Mimmo Orlando, pluripregiudicato di 43 anni.
Testimoni di un triplice, feroce omicidio. I soccorritori li hanno trovati
raggomitolati sotto il sedile posteriore della Chevrolet rossa, qualche
minuto dopo essere scampati alla
tempesta di piombo che ha distrutto
per sempre la loro famiglia.
L’agguato è avvenuto intorno alle
21.30 di lunedì. La famiglia si era
mossa da Palagiano poco prima per
accompagnare in carcere Orlando.
L’uomo, detenuto in regime di semi
libertà dallo scorso novembre, era
obbligato ogni sera a rientrare nel
penitenziario ionico dove stava scontando una condanna per il duplice
omicidio di Filippo Scarciello e
Giancarlo La Cava, di 22 e di 26
anni, uccisi con colpi di arma da
fuoco nelle campagne di Palagianello
il 4 novembre del 1998. Orlando era
stato condannato insieme ad un complice e aveva già scontato in carcere
13 anni.
I sicari, secondo gli investigatori,
avevano studiato bene le sue abitudini, gli orari dell’uomo e il percorso compiuto. Non potevano non
sapere che nella stessa auto c’erano
anche i tre bambini della compagna
di Orlando. Carla Maria Fornari, a
maggio del 2011, era diventata vedova. Il marito, Domenico Petruzzelli, pregiudicato di 35 anni, era
stato ucciso insieme ad un altro
pregiudicato, Domenico Attorre in
un agguato avvenuto alle porte di
Massafra per questioni legate al controllo del traffico degli stupefacenti
nella zona.
Lunedì sera alla guida dell’auto
c’era lei. Orlando era accanto, con il
piccolo Domenico sulle ginocchia,
come faceva spesso. I killer sono
entrati in azione quando la Chevrolet condotta dalla donna si è
lasciata alle spalle il centro abitato
ed ha raggiunto lo svincolo che da
Palagiano porta alla statale 106. Stavano seguendo la vettura. Subito
prima di una curva, secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Reparto operativo di Taranto e della
Compagnia di Massafra, l’auto dei
sicari avrebbe stretto la Chevrolet
della Fornari costringendola a rallentare. Poi, dopo averla superata, è
partita la tempesta di piombo. Sono
una quindicina i colpi esplosi con
una o più pistole calibro 9. I Carabinieri hanno recuperato 13 bossoli. La donna, in particolare, era
nella traiettoria dei proiettili. È lei
che ne ha presi di più, soprattutto al
torace. Stessa sorte anche per Orlando. Uno di quei maledetti proiettili, uno solo, ha colpito invece il
piccolo Domenico alla testa. Il bimbo
si è accasciato ed è morto sul colpo
tra le braccia di Orlando agonizzante. La mamma lo ha seguito dopo
qualche minuto di agonia. Illesi gli
altri suoi due figli che erano sul
sedile posteriore dell’auto. «Mi sono
finto morto» dirà il più piccolo dei
due ad una donna giunta tra i primi
soccorritori. Il 43enne, invece, è rimasto gravemente ferito. Quando
arriva il 118 grida ai medici di
aiutarlo. Ma il suo cuore non regge.
Dopo un lungo tentativo di rianimazione, cede. I due fratellini so-
FAMIGLIA
DISTRUTTA
L’auto che ora
è crivellata di
colpi (in alto)
fa da sfondo
ad una recente
foto che ritrae
le tre vittime
sorridenti e
strette in un
abbraccio:
Mimmo
Orlando, la sua
compagna
Carla Maria
Fornari e il suo
bambino di
nemmeno tre
anni
[foto Todaro]
.
pravvissuti alla strage sono stati
accompagnati in ospedale a Castellaneta sotto choc.
Gli investigatori dell’Arma, coordinati dal pm Remo Epifani della
procura di Taranto e dal pm della
Dda di Lecce Alessio Coccioli, stanno seguendo diverse piste. Quella
privilegiata è legata alla figura di
Orlando, autore di un duplice omicidio nel 1998 che, come fu accertato,
maturò nell’ambito di contrasti tra
clan rivali per contendersi l’attività
di spaccio di droga nella zona. Qualcuno potrebbe avergliela fatta pagare
a distanza di tempo e con ferocia.
Sembra però che Orlando, da quando
aveva ottenuto la semilibertà, fosse
tornato a pretendere il suo posto al
sole nel mondo della attività di spaccio.
Non si esclude, però, nemmeno che
il bersaglio fosse la donna, la vedova
di Domenico Petruzzelli, autista del
boss Domenico Attorre ucciso con
lui in un agguato a maggio del 2011.
Nel processo contro i sicari del marito, Carla Maria Fornari si era
costituita parte civile e aveva scelto
di restare a vivere, con i suoi figli,
nello stesso paese in cui vivono le
mogli dei presunti assassini.
Ieri sera gli investigatori hanno
fatto il punto sulle indagini in un
vertice tenuto al comando provinciale dell’Arma a cui ha preso parte
il procuratore capo Franco Sebastio. La situazione è incandescente,
tanto che il ministro dell’Inter no,
Angelino Alfano ha convocato e
presiderà a Taranto, in prefettura,
venerdì alle 10.30, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza
pubblica.
PALMIOTTI
Sfide: dall’ambiente alla sicurezza
>> SEGUE DALLA PRIMA
l Certo, la strage poteva ampliarsi nei
numeri ma il fatto che non sia accaduto non
è, non può essere e non sarà mai un’attenuante per chi, mosso da ferocia inaudita,
ha sparato. Tanto più, come parrebbe, se
consapevole che all’interno di quella vettura
c’erano tre bambini.
Pensiamo che ogni omicidio, anche se di
mala, scuota una comunità e la porti ad
interrogarsi sui livelli di sicurezza presenti
nella società. Stavolta, però, le domande non
possono non essere più forti, non foss’altro
perché, accanto ad una coppia, è stata brutalmente stroncata una tenerissima vita. E
allora vanno rilette e meditate le parole che
due magistrati, il procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, e il procuratore della Repubblica
di Taranto, Franco Sebastio, hanno detto
nelle scorse settimane. Motta è stato molto
chiaro ed ha definito la situazione di Taranto
preoccupante. Perché i fatti di sangue si
stanno susseguendo con periodicità; perché
personaggi noti e meno noti della mala
stanno lasciando il carcere; perché c’è un’impressionante quantità di armi a disposizione
del crimine. Il rischio di conflitti interni ai
vari gruppi, può inasprire la situazione,
ammoniva Motta, che vedeva e vede nella
cooperazione tra le forze di polizia e nella
collaborazione dei cittadini due elementi
essenziali per non essere sopraffatti. Altrettanto chiaro era stato il procuratore
Sebastio, evidenziando come le forze di polizia abbiano già segnalato alla Magistratura
il pericolo che si corre, ovvero di una
recrudescenza di tutti quei reati attribuibili
alla malavita. E questo perché, a fronte della
crisi economica, anche il crimine serra i
ranghi, blinda i suoi territori, fa scudo
attorno ai suoi traffici illeciti. Se a questo poi
si aggiunge la progressiva liberazione di
coloro che, dopo anni di detenzione, sono
stati protagonisti della faida che insanguinò
Taranto tra gli anni ‘80 e ‘90, è evidente come
il quadro d’insieme non possa che complicarsi. E aggravarsi.
Dire che lo Stato deve far sentire subito e in
modo forte la sua voce, affermando i valori
della legalità, può sembrare scontato. E
invece non lo è. E pensiamo che stia proprio
in questa consapevolezza il fatto che, con un
mossa tempestiva, il ministro dell’Inter no,
Alfano, abbia deciso di mandare subito 60
rinforzi tra poliziotti e carabinieri a Taranto
per meglio supportare l’attività di indagine.
Il Governo sa benissimo cosa è Taranto in
questo momento. Una città piegata dalla
crisi, afflitta dalla disoccupazione e dal disagio sociale, ma anche alle prese con un
problema gigantesco: quello di riuscire a
tenere in equilibrio il risanamento ambientale della più grande acciaieria europea con
la difesa del lavoro e della salute degli operai
e dei cittadini. Una sfida impegnativa perché
ne va del futuro di una comunità e che
presuppone il rispetto dei programmi ad
ogni livello, la coesione istituzionale ed
anche che si rafforzi la serenità sociale.
L’offensiva del crimine è evidente che costituisce un fattore pericoloso e destabilizzante. Un’ulteriore, grave incertezza per
una città ed una provincia che di incertezze
ne hanno già tante. E questo lo Stato, per
tanti versi in debito con questa realtà, non lo
può consentire.
La scheda
Cosimo Orlando
un passato da killer
.
TARANTO - Un passato da killer. A 27 anni Cosimo Orlando partecipò a un duplice omicidio per
dettare subito le gerarchie negli
ambienti dello spaccio di droga.
Qualcuno aveva osato sbarrargli la
strada e pagò l’affronto con la vita.
Occhio per occhio. Secondo gli inquirenti, l’agguato di lunedì sera al
pregiudicato potrebbe essere legato a una esecuzione mafiosa risalente al 4 novembre 1998. Due giovani di Castellaneta, il 26enne
Giancarlo Lacava e il 22enne Filippo Scarciello, caddero sotto i colpi
dei sicari in località «Montedoro»,
una contrada di Palagianello. Per
gli inquirenti Orlando non tollerava
intromissioni nei traffici di droga
nel versante occidentale della provincia. Per questo avrebbe deciso
di eliminare il rivale, Giancarlo Lacava, considerato un emergente.
Orlando in primo grado aveva rimediato l’ergastolo, mentre all’altro imputato, Michele Gentile, di
due anni più piccolo, furono inflitti
25 anni di carcere. In seguito la
Corte d’assise d’appello rimodulò
le condanne: 28 anni a Orlando e
23 anni a Gentile.
I due killer furono accusati anche
da una super testimone, ex convivente di Lacava ed ex fidanzata di
uno dei presunti assassini, alla
quale avrebbe telefonato subito
dopo il delitto Michele Gentile, facendole intendere che era accaduto qualcosa di irreparabile. L’uomo
le disse testualmente: «Mi riconosci? Sono io... l’abbiamo fatto. Non
piangere... lui non può essere stato
più importante di me». [giacomo rizzo]
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 3
Mercoledì 19 marzo 2014
LA DIRETTA
l Gli aggiornamenti sul telefonino.
Le istruzioni a pagina 21
«Un paese smarrito
nel vuoto dei valori»
Il parroco: assassini costituitevi. I cittadini: lo Stato ci aiuti
dal nostro inviato
FULVIO COLUCCI
TRAGICA CONTA La Scientifica raccoglie i bossoli
La scheda
Carla Maria Fornari
vita d’amore e piombo
L’INTERVISTA LAURA GIOIA È PRESIDE DELL’ISTITUTO FREQUENTATO DAI DUE PICCOLI SCAMPATI ALLA MORTE
«Lei era una madre modello
Ora occupiamoci dei figli»
Il manifesto della scuola: istituzioni siano presenti
.
«Non ha avuto paura di testimoniare pur continuando a vivere in quel di Palagiano e, quindi,
nella stesso paese in cui vivono
le mogli degli assassini di suo
marito». Per i magistrati che hanno condannato all’ergastolo i killer del marito Domenico Petruzzelli, Carla Fornari è senza dubbio
«una donna intelligente che conosce bene le conseguenze delle
sue azioni» che ha deciso con coraggio di portare avanti «da sola
Ia gravidanza che era già in corso
quando è stato ucciso il marito».
Al piccolo, nato pochi mesi dopo
il duplice omicidio in cui perse la
vita il marito, ha deciso di dare il
nome del padre scomparso.
Quasi un tragico presagio che poi
ha colpito anche il piccolo. Nella
nuova relazione con Cosimo Orlando, forse, Carla Fornari cercava di chiudere con una capitolo
della sua vita che l’aveva portata
fino all’aula di un tribunale per
svelare i segreti dell’uomo che
aveva amato. In quell’aula, infatti,
aveva raccontato in modo inequivocabile «i rapporti intercorrenti
tra suo marito e I'Attorre da un lato e il Fronza ed il Mancini dall’altro» spiegando «che il marito, per
quanto le consti, aveva rapporti
professionali con il Fronza e che il
Mancini lo aveva visto solo in
un’occasione», ma chiarendo di
essere consapevole che «il Fronza, ma anche il Mancini rifornivano il marito di sostanza stupefacente del tipo hashish» e poi contribuendo con le sue dichiarazioni a infliggere la pena massima ai
tre imputati.
[francesco casula]
l PALAGIANO. Il primo pensiero è
andato ai due bimbi sopravvissuti alla
strage in cui hanno perso la vita la
mamma, Carla Maria Fornari, il fratellino Domenico e il compagno della
mamma Mimmo Orlando. «Ora dobbiamo pensare a loro e dobbiamo stringerci forte tutti intorno a questi deu
cuccioli».
Laura Gioia è la preside della scuola Giovanni XXIII frequentata dai due
bambini, di 7 e 6 anni, scampati al
terribile agguato di mala avvenuto lunedì sera alle porte di Palagiano. È al
suo posto da poco più di un anno, ma ha
già imparato a conoscere bene la comunità nella quale opera. «Viviamo
permeati da una crisi valoriale profonda. Ora dobbiamo difendere questi
due bambini - dice -, anche e soprattutto dai terribili ricordi che avranno». La famiglia vive in una palazzina
che si trova proprio di fronte alla scuola frequentata dai più grandicelli dei
tre fratelli.
«La mamma dei bambini - racconta
la preside -, è sempre stata molto presente nella loro vita e anche in quella
della scuola, nei limiti delle sue possibilità. Le maestre mi hanno detto che
si occupava sempre dei bambini con
grande partecipazione».
La scuola, appena appresa la terribile notizia della strage, ha fatto stampare ed ha affisso un manifesto dedicato ai due piccoli scolari che hanno
perso la mamma e il fratellino in circostanze così tragiche. «Non si toccano
i bambini» c’è scritto. «Ci stringiamo
indignati intorno ai nostri cuccioli prosegue il manifesto a firma di tutto il
personale della scuola -, per cercare di
far credere loro che l’uomo non è il
mostro che ieri sera hanno visto».
«Io penso che non dovremmo rimboccarci le maniche quando muore un
bambino: ogni giorno qui - racconta la
preside -, c’è tanto da fare, ci sono situazioni al limite della immaginazione
perché il degrado è tanto, c’è bisogno
che le istituzioni siano veramente pre-
senti».
«Quello che oggi ci deve far riflettere
- conclude Laura Gioia -, è il trauma
che questi due bambini hanno subito e
come metterli nella condizione, almeno per brevi lassi di tempo, di dimenticare l’orrore che hanno vissuto. Noi
non li lasceremo soli, non saranno lasciati soli dai servizi sociali e, soprattutto, ne sono convinta, non saranno
lasciati soli dalla famiglia, dai parenti
della mamma».
[M.Mas.]
«I BAMBINI
NON SI
TOCCANO»
Nella foto il
dirigente
scolastico
dell’istituo
comprensivo
Giovanni XXIII
di Palagiano
Laura Gioia
[foto Todaro]
.
l PALAGIANO. «A chi ha ucciso dico: costituitevi. Non
si può vivere in fuga». Don Salvatore Casamassima,
parroco dell’Immacolata, prova a scuotere le coscienze e
a sfilarle dall’imbuto della paura in cui sembra averle
cacciate una macchina del tempo, tragica, inarrestabile,
dal cui finestrino appare impossibile distinguere il passato e il presente di sangue; il futuro minaccioso come un
grumo nero: «È il vuoto che c’è. Di sale giochi, centri
scommesse, tabaccai con slot machines. Nel miraggio di
un guadagno facile, senza fatica, senza sudore» chiude
don Salvatore stringendoci la mano e dicendo: «Non ci
arrendiamo. Al ginnasio la prima frase di greco tradotta
fu: la violenza genera violenza. Trent’anni fa celebrai un
funerale, si trattava di un omicidio; dissi durante l’omelia: i morti sono due; chi giace nella bara e chi ha ucciso».
Il nome del piccolo Domenico Petruzzelli ti insegue in
ogni angolo del paese al bivio: tra sdegno e strazio. Piange
il commerciante che lo conobbe: «La morte del bambino è
un sacrilegio. Da soli non ce la facciamo ad uscirne».
Affiora, quel nome, dietro i vetri dello scuolabus giallo; lo
vedi sbucare, tra sorrisi e bronci, sui volti di una gioventù straripante sul corso: «I problemi sono il disagio, la
droga. Noi facciamo tanto ma non basta: doposcuola, catechesi. Sentiamo i bambini come figli. Ma non è facile
parlare di Gesù quando non puoi mangiare» spiegano
insieme Anna e la figlia
Lia guardando con affetto uno dei piccoli studenti intento a fare i
compiti. Lui conosceva
Domenico e i fratellini
rimasti incolumi: «Mi
avevano anche invitato
alla festa. Hanno avuto
un incidente».
Il nome di Domenico,
sabato prossimo. sarà citato insieme a quello di altre 750
vittime della mafia a Latina, durante la Giornata della
Memoria organizzata dall’associazione “Libera” di don
Luigi Ciotti. Una specie di nemesi. «Un morto innocente» dice la responsabile provinciale di “Libera”, Anna
Maria Bonifazi. A Palagiano un gruppo di giovani vuole
aprire un presidio dell’associazione anti-mafia.
Droga, criminalità, disagio. Il passato riaffiora e proietta ombre lunghe: il timore di una nuova generazione
pronta a una riscrittura dell’antico romanzo criminale.
«Un delitto contro la vita, contro la civiltà» spiega il sindaco Antonio Tarasco che si chiede: «Cos’è successo?
C’è qualcosa di più grosso. Gente di malaffare che ci
minaccia? Che ci circonda? Perciò ho chiesto l’aiuto di
prefetto e questore».
Si sente il peso della paura dello «spacciatore della
porta accanto», magari giovanissimo, e di un suo salto di
qualità. Il lutto cittadino è programmato per il giorno dei
funerali, data ancora da stabilire. Un manifesto spiega
che i due bambini scampati all’agguato sono: «Figli di
questa comunità». «Hanno bisogno - dicono Anna e Lia di un abbraccio che vada oltre le famiglie, che impegni
tutta la comunità».
Ma il problema è riunire le iniziative di tante associazioni. «Manca il coordinamento, il Comune dovrebbe
pensarci». È il filo rosso che lega i ragionamenti di Angela Surico dell’Arci, Margherita Capodiferro, Vito
Casulli e tanti altri. Delle associazioni Terra, Reset, del
progetto nato intorno all’ex scuola “Massa” che aiuta
ragazzi disabili e bambini in difficoltà. «Ma occorre aver
fiducia nei giovani» ammonisce Margherita con un sorriso teso e amaro.
«Parlare di criminalità organizzata a Palagiano è sbagliato. È un paese di lavoratori onesti. Chi ha fatto questo
veniva da fuori» spiega l’ex sindaco Enzo Stellaccio. «Ci
sono droga e disagio. Bisogna ricostruire i rapporti tra
comunità e politica».
Uno che ci prova è il dirigente dell’istituto comprensivo “Rodari” Tito Anzolin. La sua scuola sembra una
trincea, in piena zona 167, contro disagio e devianze. «Attenzione - racconta - perché il nome di Domenico Petruzzelli vuol dire tante cose. Il bambino: vittima innocente. Il padre, ragazzo “triste” come chiamavamo chi era
afflitto dal disagio e non siamo riusciti a salvare. Il bisnonno, Domenico anche lui, iscritto al Pci, originario di
Cerignola, il paese di Peppino Di Vittorio. Che lottò per
le case popolari, perché fosse riconosciuto un diritto ai
meno abbienti». Palagiano continua così a combattere. A
mani nude. Con le sole armi della legalità e della memoria.
SDEGNO E STRAZIO
Pensando a Domenico
il piccolo trucidato
nessuno riesce a darsi pace
RASSEGNASTAMPA
6 PRIMO PIANO
Mercoledì 19 marzo 2014
IL FRONTE DEI PARTITI
INCONTRI E ATTESE
C’ERAVAMO TANTI ODIATI
L’ironia di Matteo: «Le proposte nel suo
libro sono interessanti. Trovo
“preoccupanti coincidenze...”»
Fra Renzi e D’Alema
è il «tempo delle rose»
Il premier non si candida e lancia Massimo per un incarico europeo
Verso l’Italicum
«Quote rosa», arrivano
i primi segnali di accordo
ROMA. L'unica cosa certa al momento
è che tutti i provvedimenti più importanti in
calendario al Senato, dalla legge elettorale,
alla riforma di Palazzo Madama, fino al ddl
Del Rio, sono indissolubilmente intrecciati.
L’accordo su uno, si osserva in ambienti del
centrosinistra, preclude o comporta l’intesa
sull'altro. E così, maggioranza e opposizione
vanno avanti, un piccolo passo alla volta, per
tentare di sbrogliare l’intera matassa in tempi brevi. Ma, soprattutto, nell’attesa che alla
Camera Alta arrivi un testo di riforma costituzionale del Senato. Ma non c'è alcuna resistenza politica dietro, assicura Renzi che
spiega «l'avanti adagio» con il «fatto fondamentale» di «scrivere le regole del gioco con
il centrodestra. La legge elettorale – torna a
sottolineare il premier – non si può approvare a colpi di maggioranza tradendo il piano
dell’accordo». Patti e tempi (il 25 maggio),
saranno rispettati. A far girare l’ago del barometro verso il sereno ci sono i primi segnali
sulle quote rosa, nonostante in Scelta Civica
ci siano ancora forti perplessità. Maggioranza e parte dell’opposizione hanno però messo a punto un compromesso: l'intero testo
entrerà in vigore dal 2019, ad eccezione della parte che riguarda le preferenze. E allora,
su tre preferenze, una dovrà essere di genere femminile: tale misura potrà entrare in vigore già dalle Europee di maggio. Niente da
fare invece per la riduzione della soglia di
sbarramento. Chi aveva presentato emendamenti al testo, nella speranza di veder arrivare il tetto al 3% (ora è al 4%) o alla sua totale
abolizione già in questa tornata, resterà deluso. Intanto, in commissione Affari Costituzionali, sembra che il ddl Delrio cominci a
muovere qualche timido passo fuori dalla
palude in cui era finito in questi mesi. Forza
Italia e Ncd sarebbero disposte ad ammorbidire le proprie posizioni grazie anche
all’emendamento presentato dal relatore
Franco Russo (Pd) secondo il quale, invece
che i commissari prefettizi, si prorogherebbero i presidenti di provincia uscenti, molti
dei quali eletti con il centrodestra. Nel frattempo, anche se alla commissione Affari Costituzionali è stato assegnato l’Italicum, la
maggioranza cerca di prendere tempo. Il Pd,
infatti, vorrebbe che si cominciasse ad esaminare prima la riforma del Senato, ma, al
momento, nuovi testi in giro sui quali aprire
il confronto non se ne vedono. Si sa solo che
un gruppo di tecnici ci starebbe lavorando.
Anna Laura Bussa
l ROMA. A vederli seduti fianco a
fianco, a parlare di riforme ed Europa, sembrano passati secoli da
quando «duellavano» a colpi di battute al vetriolo. Ieri, però, Matteo
Renzi (che precisa che il presidente
del Consiglio non si candida alle
Europee») e Massimo D’Alema, il
«rottamatore» e il «rottamato», hanno
certificato quel disgelo iniziato nelle
settimane scorse con un feeling emerso con evidenza alla presentazione del
libro di D’Alema, «Non solo euro», e
«suggellato» dalla maglia di Francesco Totti che il romanista D’Alema
ha consegnato al premier, facendo il
verso a quella del viola Mario Gomez
con cui Renzi ieri ha omaggiato Angela Merkel.
Al di là delle ironie, ad emergere è
stata quindi la sintonia tra due «star»
del Pd di ieri e di oggi, dalle radici
politiche diversissime ma dagli obiettivi odierni convergenti, con Renzi
che non può non contare sull'esperienza internazionale dell’attuale presidente della Fondazione per gli Studi
progressisti europei e con D’Alema
che non disdegnerebbe certo un incarico di alto prestigio a Bruxelles
(eurocomissario»). Un incarico che, 5
anni fa, gli soffiò Lady Pesc, Catherine Ashton, e che Renzi non ha
escluso.
Feeling ritrovato, quindi, tanto da
far sembrare lontanissimi i tempi in
cui Renzi, sfidando Pierluigi Bersani
alla segreteria dem, puntava il dito
proprio contro i «big» storici del
partito, costringendo a non candidarsi anche quel Walter Veltroni ieri
in prima fila. Tempi in cui D’Alema –
era l’ottobre scorso – se da un lato non
negava quel «quid» in più che Renzi
avrebbe portato da premier, dall’altro
contestava la coincidenza della carica
di presidente del Consiglio con quella
di segretario del partito emersa, di
fatto, in febbraio.
Erano i giorni in cui i due non se le
mandavano a dire, con D’Alema che
sottolineava la povertà di contenuti di
Renzi, paragonandolo a «quella pubblicità con Virna Lisi, con quella
bocca può dire ciò che vuole». O
apostrofandolo come «brillante ma
superficiale» e invitandolo a non fare
«il giamburrasca». E con il «rotta-
matore» che rispondeva a stretto giro,
gongolando dopo la vittoria al congresso Pd di novembre: «E' la prima
volta da 20 anni che D’Alema perde un
congresso».
Certo, le battute non sono mancate
neppure ieri ma il tono era ben
diverso. «Le proposte di D’Alema nel
suo libro sono interessanti. Trovo
'preoccupanti
coincidenze...»,
ha
scherzato Renzi. «Questo non è un
dibattito, siamo d’accordo pressoché
su tutto», gli ha fatto sponda D’Alema,
ricordando a Renzi di essere «l'erede
di una tradizione italiana che può
essere rivendicata in Ue», quella «di
Ciampi, Prodi, del centrosinistra».
Una tradizione che Renzi non ha
rinnegato, rimarcando tuttavia la necessità di fare oggi quelle riforme
mancate in passato.
Ma poi, «il rottamatore» si è fatto
serio: «Con D’Alema il dibattito è
stato sempre franco e ho apprezzato
che, nel momento in cui qualcuno non
mi parlava perchè avevo avuto l’ardore di attaccare il mostro sacro
D’Alema, lui fu l’unico a parlarmi».
Di fronte, big storici della sinistra
come Beppe Vacca e Franca Chiaromonte.
Michele Esposito
I VERTICE A TARDA ORA LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLA PENA ACCESSORIA NEL PROCESSO MEDIASET
Interdizione di Berlusconi
confermato lo stop di 2 anni
l ROMA. La giornata la trascorre ad Arcore in
attesa della sentenza della Cassazione ed in stretto
contatto con i suoi avvocati. A tarda ora la cattiva
notizia: la Corte di Cassazione ha definitivamente
confermato la pena accessoria dell’interdizione dai
pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio
Berlusconi nel processo Mediaset.
In particolare i Supremi giudici della Terza sezione penale hanno dichiarato «irrilevanti» le questioni
di incostituzionalità delle norme tributarie sollevate
dalla difesa di Silvio Berlusconi e hanno «rigettato»
nel resto il ricorso contro la sentenza emessa dalla
Corte d’appello di Milano il 19 ottobre 2013. Quel verdetto aveva ridotto a 2 anni l'originaria interdizione
dai pubblici uffici pari a 5 anni. L’ex premier era già
stato condannato con sentenza irrevocabile per frode
fiscale alla pena principale di 4 anni di reclusione (tre
coperti da indulto).
Il Cavaliere però non sembra avere dubbi: se pensano che io mi faccia da parte si sbagliano, io vado
avanti. Certo, i fedelissimi non nascondo che il momento sia particolarmente difficile. Oltre alla Suprema Corte che aggiunge una tegola pesante al cammino (già sulla carta impossibile) della candidatura
alle elezioni europee, il pensiero corre al 10 aprile. La
data in cui il tribunale di Milano deciderà del futuro
di Berlusconi (domiciliari, servizi sociali o carcere) si
fa infatti sempre più vicina e la convinzione dell’ex
premier è che i giudici non faranno sconti: fosse per
loro sarei già in galera – confida ai suoi consiglieri –
non vedono l’ora di farmi fuori.
Ecco perchè l’intenzione è quella di tenere alta la
tensione fino ad allora. Daniela Santanchè continua
ad andare avanti nella raccolta delle firme sfidando
anche i vertici del partito contrari all’iniziativa:«Io
mi do da fare per una causa mentre qualche mio
collega si sta dedicando alla stesura di un inno
all’inerzia». Una presa di posizione che la dice lunga
sullo status dei rapporti all’interno di Forza Italia.
Berlusconi è atteso oggi nella Capitale con una serie
di appuntamenti, uno su tutti, il vertice a palazzo
Grazioli sulle candidatura europee. Il tempo stringe
ed il Cavaliere deve trovare una soluzione per evitare
che le elezioni di maggio si trasformino in una guerra intestina all’interno dello stato maggiore azzurro.
Il «nodo» da sciogliere rimane quello dei candidati
parlamentari che hanno peso sul territorio da mettere nelle liste per trainare i voti. Un’idea che aveva
avuto, raccontano, proprio il Cavaliere ma su cui si
era scatenato più di qualche malumore. Uno dei nomi
più gettonati resta quello di Raffaele Fitto, ex ministro e uomo forte in Puglia. È proprio sulla candidatura del parlamentare azzurro che si è arenata la
discussione e toccherà proprio a Berlusconi trovare il
bandolo della matassa.
Yasmin Inangiray
IL CASO L’ASSE CONTRO L’EURO. E I LUMBARD APRONO SEDE A ROMA
FORZA ITALIA IL CONSIGLIERE POLITICO ESCLUDE L’IPOTESI GOVERNO
La Lega per il voto europeo
stringe l’alleanza con Le Pen
Toti: «Per noi Berlusconi
sarà in campo il 25 maggio»
l ROMA. Un «allargamento» dei propri confini, in Italia ed
Europa, in vista delle europee del prossimo maggio. Così si muove
la Lega Nord di Matteo Salvini, con aprile come mese decisivo: nel
giro di una manciata di giorni il Carroccio formalizzerà infatti la
propria alleanza anti-euro con il Front National di Marine Le Pen
e, sorpresa, aprirà una sede in quella «Roma ladrona» contro cui
le «camicie verdi» tuonano da decenni.
E' il «no» alla moneta unica e agli «eurocriminali» il filo rosso di
una battaglia che la Lega prepara dalle «Alpi a Lampedusa», non
abbandonando il proprio baricentro federalista ma intenzionata
a proporre un messaggio anti-Ue (e i propri candidati) in tutta la
penisola, grazie anche al ticket con la nuova associazione 'Patriaè, presentata oggi alla Camera. Il movimento, che affonda le
sue radici nella destra ed è guidato dall’ex deputato di An Alberto
Arrighi, sarà uno dei ponti con cui la Lega vuol mettersi «a
disposizione di tutti coloro che vogliono liberarsi dall’euro». E
l’allargamento a Sud sarà anche fisico. Entro la metà di aprile
sarà aperta una sede nella capitale, «città stupenda che è amministrata nella maniera peggiore. I romani non si meritano un
«non sindaco» come Marino».
l ROMA. «Presenteremo le nostre liste e nessuno ci impedirà
di considerare in campo il nostro leader: farà la sua campagna
elettorale e mi auguro nessuno pensi di non fargliela fare»: così
Giovanni Toti consigliere politico di Forza Italia.
«Riteniamo Berlusconi vittima di una sentenza mostruosa e
della legge Severino – ha proseguito Toti - e riteniamo opportuno
che possa candidarsi e guidare il partito alle europee perchè è il
leader del principale partito dei moderati. Speriamo nei ricorsi
presentati. Certo – ha osservato - il nervosismo che circola
dimostra che c'è un disegno politico per espellere il leader dei
moderati non con il voto dei cittadini ma con una sentenza».
Toti ha escluso al momento la possibilità di entrare nel
governo Renzi: «Forza Italia ha fatto un accordo politico sulla
legge elettorale e sulle riforme e poi sulle cose sentite valuteremo di volta in volta, non abbiamo atteggiamento ostile. Il
problema è che ne abbiamo sentite tante è tutto un poco pasticciato, i propositi sono buoni. Mi auguro che Renzi ce la faccia
senno sarebbe l’ennesima delusione di una classe politica e alle
prossime europee ci sarebbe il rischio forte di una antipolitica
vincente».
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 7
Mercoledì 19 marzo 2014
EX NEMICI Il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, al
Tempio di Adriano all’incontro
con Massimo D'Alema
STOP ALLE PRESSIONI
Il Quirinale non intende farsi
trascinare in iniziative e campagne
d’opinione di alcuni partiti politici
QUESTIONE EUTANASIA
«Richiamerò l’attenzione del Parlamento
sull’esigenza di non ignorare il problema
delle scelte di fine vita»
Napolitano: troppe voci
su grazia e dimissioni
La decisione è solo mia
GRILLINI ALL’ATTACCO
Grillo: «Matteo è come Seedorf
anche lui ha Silvio come padrone»
l ROMA. La lunga marcia di Beppe Grillo in
vista delle elezioni europee è iniziata ed ha un
unico obiettivo: ridicolizzare Matteo Renzi, farlo
apparire non credibile. E' questa la strategia in
vista del voto continentale di maggio che, nelle
intenzioni dei cinque stelle, dovrebbe sancire il
sorpasso del M5S sul Partito democratico e costringere il presidente Giorgio Napolitano a valutare il ritorno anticipato alle urne.
Forti dei sondaggi interni che, a dir loro, premierebbero un atteggiamento più aggressivo, i
cinque stelle sono passati dalle critiche (spesso
anche molto feroci) all’attacco personale nei confronti del premier.
Così, in un solo giorno, «Renzie» (come lo chiama Grillo, facendo riferimento a Fonzie il protagonista di una serie tv degli anni '80) diviene il
protagonista negativo ed unico del blog dell’ex
comico genovese con in cui campeggia l’immagine del premier con la parola «Schiappa» e un
link che riprende l’ex sindaco fiorentino durante
una partita di calcetto. Le immagini, montate con
una musichetta da circo, fanno vedere Renzi che
gioca a calcio: molti errori e qualche fallo. Il video
si chiude con il premier che, accasciato a terra
dopo aver ricevuto un calcio, reagisce mandando
a quel paese l'avversario. Immagini che suscitano
le proteste di alcuni parlamentari che parlano di
metodo Boffo. Renzi viene paragonato, poi, all’allenatore del Milan Clarence Seedorf: entrambi –
spiega Grillo – danno sempre «la colpa dei loro
errori a chi li ha preceduti». Inoltre, «hanno lo
stesso padrone, ovvero Silvio Berlusconi».
Ma l’attacco più pesante e, forse, più politico
chiama in causa l’incontro a Berlino con la Merkel. Per il leader cinque stelle, Renzi è come
Mario Monti ed Enrico Letta, ovvero «a servizio
della Merkel». «Ha assicurato alla cancelliera che
l’Italia rispetterà il Fiscal compact – prosegue
Grillo – Ma come può uno che davanti alla Merkel
si emoziona come un bimbo al primo giorno di
scuola, al punto di non essere capace di abbottonarsi il cappotto, avere le palle di sfidare la
Germania per fare l'interesse degli italiani?».
l ROMA. La grazia a Berlusconi sulla base di una raccolta di
firme targata Santanchè? Fantascienza. Dimissioni presto? Per
esempio al varo della riforma della legge elettorale? Inutile ipotizzarlo ora: il tema non è all’ordine
del giorno. Troppi rumours, boatos parlamentari e richieste di vario peso specifico non aiutano questa fase politica già densa di problematiche reali che, per il presidente, hanno al centro l'indispensabilità delle riforme. Ecco il
senso dell’intervento del Quirinale che, prendendo carta e penna,
ha voluto spegnere un fastidioso
lavorio sottotraccia che da giorni
lo tira per la giacchetta, quasi con
l’intento di far scordare ai più come su questi temi la Costituzione
affidi al capo dello Stato la più
totale libertà di scelta. «Vengono
in questi giorni liberamente sollevate nel dibattito pubblico varie
questioni sulle quali peraltro ogni
decisione spetta costituzionalmente, com'è noto, al Presidente
della Repubblica», scrive il Quirinale in una nota che bisogna
leggere in controluce per apprezzarne la durezza.
Il presidente, spiega ancora il
Colle, «non interviene nè ad av-
valorare nè a smentire apprezzamenti, sollecitazioni o previsioni
che – si sottolinea – impegnano
semplicemente coloro che le esprimono, in qualsiasi forma, pubblicamente». Come dire: parole che
servono solo a chi le pronuncia e
che certamente non impegnano
Napolitano in alcun modo.
Sbarrata la strada ad ogni forma di pressione, il Quirinale si
tiene fuori dal merito. Non smentisce e non conferma, ad esempio,
le insistenti voci di sue dimissioni.
Difficile solo pensarlo però, proprio mentre la strada delle riforme sembra aver preso la discesa.
Ma sin dal suo insediamento per il
secondo settennato, Giorgio Napolitano disse con chiarezza che
non lo avrebbe certamente concluso, certificando così formalmente la straordinarietà del suo
bis al Quirinale e la terribile inadeguatezza di quei giorni che videro il Pd, partito di maggioranza,
incapace anche di esprimere un
presidente simbolo della propria
parte politica come Romano Prodi. E più volte il presidente aggiunse a questa considerazione
strettamente politica anche la razionale constatazione di «limiti
anagrafici» che non si possono
esorcizzare.
Dal Quirinale, parte, una esortazione al Parlamento riaccende i
riflettori sulla condizione di migliaia di malati terminali in Italia.
«Richiamerò l’attenzione del Parlamento su l’esigenza di non ignorare il problema delle scelte di fine
vita» ha scritto il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano in
una lettera all’Associazione Luca
Coscioni, a Carlo Troilo, e al Comitato promotore Eutanasia Legale. Che, dopo sei mesi di «silenzio sulla proposta depositata in
Cassazione», spingono il Parlamento ad esaminare il progetto di
legge di iniziativa popolare per la
legalizzazione della eutanasia,
che ha raccolto 67mila firme autenticate e chiedono «l'avvio di
una indagine conoscitiva su come
si muore in Italia». «Ritengo anch’io – scrive il Presidente della
Repubblica - che il Parlamento
non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita e eludere 'un sereno e approfondito
confronto di ideè sulle condizioni
estreme di migliaia di malati terminali in Italia». Una indicazione
di rotta ma anche un testo che
testimonia la partecipazione emotiva al Colle sul tema».
RASSEGNASTAMPA
8 PRIMO PIANO
LOTTA AGLI SPRECHI
LA SPENDING REVIEW
Mercoledì 19 marzo 2014
REVISIONE DELLA SPESA
Il commissario straordinario indica in 5
miliardi i risparmi da realizzare entro
l’anno. Poi c’è il nodo delle pensioni d’oro
L’ottimismo di Cottarelli
spaventa i dipendenti statali
Secondo le stime sarebbero in 85mila nel mirino. Ma poi precisa: solo una bozza
La denuncia
L’Ocse: Italia
piegata dalla crisi
PARIGI. Reddito delle famiglie in grave calo,
aumento dei nuclei in cui
nessuno lavora, impennata del numero di giovani né occupati né in formazione. La società italiana, secondo i dati
dell’Ocse, ha pagato a caro prezzo l'impatto della
crisi, anche per colpa della «mancanza di un efficace sistema di previdenza
sociale». Una situazione
da cui, secondo l’organizzazione, si esce solo con
un ragionato percorso di
riforme: «le recenti proposte sul mercato del lavoro e l’estensione del sistema di previdenza sociale rappresentano degli
importanti passi nella
giusta direzione», dice
l’Ocse, ma devono essere tradotte in pratica in
fretta, per evitare che le
disuguaglianze finiscano
per diventare incolmabili.
l ROMA. Sono 5 i miliardi in
arrivo nel 2014 dalla spending review. Ascoltato di nuovo in Senato
a meno di una settimana di distanza dalla precedente uscita
pubblica, il commissario alla
spending review, Carlo Cottarelli,
ha chiarito innanzitutto le cifre:
quest’anno i miliardi che si potranno risparmiare in 8 mesi da
maggio in poi sono appunto 5, così
come indicato da Matteo Renzi.
I numeri del 2014 sono stati il
primo punto su cui i conti della
grande operazione di revisione
della spesa sembravano inizialmente non tornare: 3 erano i miliardi annunciati una settimana
fa dal Commissario per i risparmi
possibili quest’anno, 7 quelli su
cui aveva invece puntato il presidente del Consiglio. Ieri il chiarimento ufficiale: 3 era una stima
prudenziale, minima, ha spiegato
Cottarelli, 5 sono i risparmi massimi, ottenibili in otto mesi di
applicazione (considerando che
siamo già a metà marzo), 7 quelli a
regime se il 2014 fosse stato utilizzato in pieno.
Il commissario ha quindi passato in rassegna tutte le ipotesi di
lavoro, comprese quelle su cui si
sono scatenate le polemiche più
accese. Si tratta solo di stime,
scenari, proposte tecniche, ha sottolineato, ridimensionando in un
certo senso il lavoro portato avanti finora, diventato oggetto di
un’attenzione spasmodica da
quando il governo lo ha legato a
doppio filo alla riduzione del cuneo fiscale. E "bozze" le ha definite
anche Palazzo Chigi.
Gli statali dunque innanzitutto.
Ad essere coinvolti da tagli ed
esuberi sarebbero, secondo le simulazioni di Cottarelli, ben
85.000, ma si tratta appunto, ha
puntualizzato l’ex dirigente del
Fondo monetario, di «una prima
stima di massima» che va «affinata» continuando a lavorare.
Idem per le pensioni. Il contributo
una tantum per quelle tra i 2.000 e
i 3.000 euro è solo uno «scenario
illustrativo». La scelta, in questo
come in tutti gli altri casi, spetta
alla politica. Cottarelli lo ha ripetuto più volte: sta al governo
decidere se, come e dove intervenire. Sta al governo optare per
le sinergie tra le forze dell’ordine,
senza rinunciare in nessun modo
alla sicurezza, ma cominciando
per esempio a porsi il dubbio sull'utilità o meno del reparto antisommossa della Guardia di Fi-
nanza. Sta al governo redigere il
piano definitivo, che arriverà con
ogni probabilità insieme al Def.
Il baricentro si sposta dunque
progressivamente verso Palazzo
Chigi, dove Cottarelli si sposterà
anche fisicamente la prossima settimana. Di molti suggerimenti del
commissario l’esecutivo sembra
già pronto a fare tesoro. Il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, lo ha annunciato al Tg2: «è
previsto un intervento contro gli
abusi delle false pensioni di invalidità: interverremo drasticamente per tagliarle». Parole che
ricalcano in pieno quelle contenute nel piano. Ed anche più in
generale sugli assegni pensionistici qualche apertura potrebbe
arrivare. «Penso che sulla fascia
alta si possa fare qualcosa da subito", ha detto il sottosegretario
all’Economia, Giovanni Legnini,
non escludendo anche contributi
una tantum per il taglio del cuneo
fiscale.
Sul piano piovono intanto già le
critiche. Dell’opposizione, da Forza Italia a Sel, e dei sindacati,
allarmati proprio dai capitoli legati al welfare, con in testa la Cgil
che parla di "ennesimo attacco al
sistema pubblico».
IL MINISTRO NON CI STA
La scure sulle Forze armate
non salva a Taranto
la portaerei «Garibaldi»
l ROMA. Si può ragionare sulla riduzione
dei grandi programmi
d’arma, «ma io non ho
parlato specificamente
degli F35», per i quali
comunque «è stato mantenuto l’impegno assunto
dal Governo a non fare
ulteriori acquisizioni, oltre ai lotti già decisi».
Quanto all’ipotesi di un
accorpamento polizia-carabinieri, sempre nell’ottica della spending review, "non è assolutamente all’ordine del giorno". E, comunque, "la Difesa non è un bancomat
da cui prendere risorse
per fare altre cose». Che
il programma per l’acquisto di 90 caccia F35
(quasi 15 miliardi di euro
in 15 anni) sarà rivisto lo
ha detto chiaro e tondo il
premier Matteo Renzi domenica scorsa. Sull'entità della riduzione si discute. Un documento di
alcuni parlamentari del
Pd suggerisce il dimezzamento degli aerei da
acquisire, ma è improbabile che si arrivi ad un
taglio così pesante. Più
fattibili gli altri due consigli: la dismissione della
portaerei
Garibaldi,
giunta comunque a fine
vita e la riduzione del
programma Soldato Fu-
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 9
Mercoledì 19 marzo 2014
Ma restano le polemiche per la cosiddetta «quota 96»
Per la scuola una boccata di ossigeno dal «salva scatti»
RIFORME E
RISPARMIO
Il
commissario
alla spending
review Carlo
Cottarelli:
sono 5 i
miliardi in
arrivo nel
2014 dalla
rivisitazione
della spesa
pubblica.
Nella foto a
destra, il
presidente
del Consiglio
Matteo Renzi
ROMA. Giornata in chiaroscuro per la scuola italiana. Se una boccata d’ossigeno per i prof
è arrivata dal Parlamento – l'aula della Camera ha approvato in via definitiva il cosiddetto decreto salvascatti che proroga gli automatismi stipendiali del personale della scuola – per un drappello di insegnanti non si vede invece l'uscita del tunnel: dalla Ragioneria dello Stato è, infatti,
arrivato uno stop alle coperture del testo unificato che risolve il caso di quei docenti oggetto
della cosiddetta «quota 96», che a causa della riforma Fornero non erano riusciti ad andare in
pensione nonostante i requisiti. I sindacati protestano reclamando l’intervento del Governo. Ma
non sono i soli ad aver mal di pancia. La soluzione trovata per gli «scatti» non piace per niente ai
Cinque Stelle perchè - denunciano – il decreto «stanzia fondi insufficienti per gli insegnanti e obbliga la scuola a nuovi tagli che vanno a danno degli studenti». «La cifra che servirebbe è di 370
milioni mentre, al momento, ne sono stati stanziati solo 120. Oltre al danno, poi, la beffa: i 250
milioni ancora mancanti per gli scatti degli insegnanti verranno presi – fa notare il M5S – dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof), ridottosi negli ultimi anni a 500 milioni di
euro, che serve alle scuole per le attività didattiche extra come i corsi di recupero, quelli di integrazione per gli alunni diversamente abili. Dunque i soldi per pagare gli insegnanti vengono sottratti alla scuola. Ma non è ancora finita: i 120 milioni stanziati sono vincolati al buon esito della
negoziazione tra Governo e parti sociali che, entro la fine di giugno, dovranno reperire la parte
restante dei fondi, per sbloccare l’annualità 2012 degli insegnanti». E' stato approvato un ordine
del giorno che impegna il governo a rimpinguare il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ma non basta ai Pentastellati. La titolare del dicastero di viale Trastevere ha espresso
«soddisfazione» per il sì della Camera al decreto legge di proroga degli automatismi stipendiali.
.
IL PROGRAMMA IL PREMIER DOPO L’INCONTRO CON HOLLANDE E LA MERKEL AVVERTE: L’EUROPA DEVE DIVENTARE DEI CITTADINI, NON DEI TECNOCRATI
Renzi lancia la sfida alla Ue
«O riforme o sarà tsunami»
turo. Una cosa è certa e
l’ha comunicata sempre
Renzi: dalla Difesa si attendono riduzioni di spesa per 3 miliardi di euro.
Pinotti non è entrata
nel dettaglio dei programmi, limitandosi a ribadire che sui sistemi
d’arma si procede all’insegna "delle 'tre R': ripensare, rivedere, ridurre. E' però sbagliato parlare di uno specifico sistema come gli F35, serve
un ragionamento complessivo».
EX
GIOIELLO
La
portaerei
Garibaldi,
«parcheggiata» nel
porto di
Taranto
l ROMA. Non si candiderà alle
europee Matteo Renzi per portare voti
al Pd e per sfidare nelle urne Beppe
Grillo e lo «tsunami» dell’antieuropeismo alle stelle nei sondaggi. Ma il
premier darà battaglia da Palazzo
Chigi a colpi di «riforme che sfidano
tabù». E guardando a testa alta i
partner europei. Altro che «esami»
alla cattedra di Angela Merkel, nega
Renzi, l’Italia deve uscire dalla «sudditanza» psicologica verso i primi
della classe perchè «se noi rispettiamo le regole e facciamo le riforme»
anche l'Europa deve cambiare e diventare l’Ue dei cittadini e non dei
tecnocrati.
Di rientro da Berlino e alla vigilia
del consiglio europeo a Bruxelles,
Renzi si concede la «foto di famiglia»,
presentando il libro dell’(ex) nemico
Massimo D’Alema. I due sono in totale sintonia sulla necessità di una
nuova Europa. E il disegno, non tanto
inconfessato di Renzi, è cambiare
l’Europa a partire dal semestre italiano. Ma per «dettare la linea» nella
futura commissione.
L'obiettivo da qui al semestre è
dimostrare ai partner Ue che «le riforme le facciamo sul serio, in tempi
certi, senza scadenza di legislatura e
avendo il coraggio di mettere in discussione tabù che per 30 anni non
sono stati toccati». E, in vista del 25
maggio, in casa nostra, bisogna convincere i cittadini che il governo corre veloce perché «gli esami ce li fanno
i cittadini italiani, non l’Europa, dove
nessuno sta con la matita rossa e blu a
dirci che cosa dobbiamo fare».
Solo una «sfida politica» può salvare l’Europa, sostiene l’ex sindaco di
Firenze. «C'è uno spread – affer ma
Renzi - tra le aspettative dei cittadini
ed il rapporto con l’Europa, uno scollamento incredibile come dimostrano
i sondaggi devastanti». Una diga che
il premier vuole assolutamente colmare con l’azione di governo, consapevole delle ripercussioni di una
sconfitta per il Pd sull'immagine del
suo esecutivo.
Da qui il senso dell’urgenza, non,
precisa, «da psicopatico che va in
crisi di astinenza se sta fermo» ma
per andare incontro alle urgenze dei
cittadini comuni. E così se gli sgravi
Irpef servono «a dare un orizzonte di
speranza» e non sono «un’operazione
di marketing», è sulle riforme istituzionali, sui tagli alla politica e sulle
misure per il lavoro che il premier
punta entro le europee. «Dire che i
vari interventi legislativi nel passato
– afferma – non hanno creato precarietà e l’hanno risolta significa negare la realtà. Cambiare e semplificare le regole è una priorità assoluta». Un nuovo avviso ai sindacati
così come ai partiti, Pd in primis, fa
sapere che i tempi delle riforme non
cambiano. Solo così Renzi punta ad
avere un posto in prima fila in Europa. E a depotenziare Beppe Grillo.
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RASSEGNASTAMPA
LETTERE E COMMENTI 21
Mercoledì 19 marzo 2014
VALENTINI
Non sarà un «padre della patria»
>> CONTINUA DALLA PRIMA
Q
uesto è stato l’estremo tentativo del Cavaliere di presentarsi agli occhi dei suoi fans
come la vittima designata della
sinistra, l’eroe di una destra perseguitata
dalla magistratura, il martire eponimo
della libertà. Un gesto obiettivamente
eversivo, consumato contro la giustizia e
contro il Parlamento, contro la legge
italiana ed europea.
È chiaro che Berlusconi attribuisce alla
propria candidatura, e quindi alla propria
immagine di “unto del Signore”, il valore
taumaturgico di un’icona politica. Un
“santino” acchiappa-voti, capace di attrarre consensi, come le preghiere e le
offerte – se il paragone non è blasfemo - di
un popolo formato da fedeli devoti. Lui
resta il padre-padrone di un partito che
non può fare a meno della sua presenza in
lista: altrimenti, perderebbe identità, appeal e forza. Ma, a ben vedere, è proprio
questo il limite, il vizio d’origine da cui il
centrodestra deve riuscire ad affrancarsi
ed emanciparsi.
Se il Cavaliere ambisse davvero a diventare - seppure tardivamente - un “padre della patria”, non avrebbe potuto
sfidare contemporaneamente l’opinione
pubblica nazionale e internazionale, rischiando di compromettere ulteriormente la credibilità e l’affidabilità del nostro
Paese su scala mondiale. In cambio di un
pugno di voti per Forza Italia, l’ex premier minaccia così di danneggiare l’Italia
intera. E purtroppo, espone di fatto a
nuove incognite quello sforzo di ricostruzione politico-istituzionale e di ripresa economico-sociale a cui sostiene a
parole di voler contribuire dall’opposizione.
Chi aveva dubitato o magari ironizzato
fin dall’inizio sull’accordo con Matteo
Renzi, per la “piena sintonia” sulla legge
elettorale, sulla riforma costituzionale del
Titolo V e sull’abolizione del Senato elettivo, avrà ora qualche motivo in più per
nutrire perplessità e riserve. È come se il
Cavaliere si fosse tolto la maschera e
avesse mostrato il suo vero volto, quello
del capo-partito o del capo-popolo che
privilegia i calcoli e le convenienze di
parte rispetto all’interesse generale. Ma
anche quest’ultima acrobazia mediatica,
da circo equestre della politica, si svolge
purtroppo sulla pelle del Paese e di tutti i
cittadini.
A meno di quarant’anni, il povero Renzi
si sta giocando la faccia, come ha ammesso lui stesso. E tutti noi, insieme a lui,
ci stiamo giocando il nostro futuro e
quello dei nostri figli o nipoti. Mentre un
“caudillo” decaduto cerca disperatamente di spostare indietro le lancette della
storia nazionale, per riaprire una stagione che ormai s’è chiusa per sempre.
Uno strenuo tentativo di sopravvivere a se
stesso, tanto illegittimo quanto inaccettabile, per aggrapparsi a un passato che
non può più tornare.
La mossa di Berlusconi è destinata
verosimilmente a ridare fiato perciò alle
trombe degli oppositori – interni ed esterni – del leader del Pd e presidente del
Consiglio in carica. A molti apparirà
come la conferma dell’inaffidabilità del
Cavaliere. A molti altri, come la riprova
del fatto che non si deve trattare né
tantomeno fare accordi con un pregiudicato. E francamente anche agli occhi di
quanti si sono sforzati finora di vedere il
bicchiere mezzo pieno, più per spirito
costruttivo che per un futile esercizio di
ottimismo, l’altra metà risulterà ancora
più vuota.
Sono questi i motivi per cui il leader
superstite di Forza Italia non diventerà
mai un “padre della patria”. Decaduto da
parlamentare e interdetto dai pubblici
uffici, ora gli resta solo da sapere se andrà
agli arresti – domiciliari, a causa dell’età
- oppure se verrà assegnato ai servizi
sociali ed eventualmente a quali. Sono
passati otto mesi dalla sentenza definitiva
di condanna e il Tribunale di Milano non
ha ancora preso una decisione: sono i
tempi lunghi della malagiustizia italiana.
Ma prima arriverà il responso, tanto
meglio sarà.
Giovanni Valentini
GIANFRANCO DIOGUARDI
Una «cultura nuova» d’impresa
P
er contrastare l’attuale declino economico si dovrà neces- cultura che nasce nell’ambito interno all’impresa per poi essere proietsariamente far ricorso all’Istituzione «impresa» rivisitata at- tata verso l’esterno, sul territorio, dando così vita a una «impresa per la
traverso una nuova cultura che sappia proiettarla verso le cultura» che presenta funzioni innovative di vera e propria «impredifficili, complesse istanze imposte dalla crisi in atto.
sa-enciclopedia». «Strategica» in quanto capace di stimolare in ciascun
«Cultura d’impresa ovvero impresa per la cultura»: notazione che collaboratore un autonomo spirito innovativo tale da renderlo «imesprime bene l’importanza che la cultura ha assunto nell’impresa, sia al prenditore di se stesso», e allo stesso tempo in grado di unificare lo stile
suo interno sia nei rapporti che essa instaura con il mondo esterno.
dei diversi comportamenti di coloro che operano nell’impresa così da
«Cultura» intesa nella sua accezione di capacità di «coltivare» la restituirle un’identità unitaria.
percezione di uno stato di fatto prodotto dall’apprendimento e dall’acLa «cultura strategica» si impone dunque come capacità del sicumulo di esperienze, che si affinano e si consolidano attraverso un stema-impresa di adeguarsi, attraverso una continua e costante inprocesso storico di sedimentazione in grado di costruire una tradizione novazione, al cambiamento divenuto oramai endemico.
rappresentativa del costume, dei valori, delle regole, del bagaglio coQueste tre forme culturali emergono da tre momenti tipici della vita
noscitivo intellettuale posseduto, dunque di realizdell’impresa: le sue specifiche finalità, che dalla sua
zare il contesto di formazione della personalità nascita le impongono di poter contare su di una
riferita sia al singolo individuo sia a sistemi orprofessionalità essenziale per assicurare la qualità
ganizzativi complessi quali sono le istituzioni imdelle prestazioni imprenditoriali; la sua storia e quinprenditoriali.
di la sua tradizione che via via si consolida nel
Naturalmente la cultura – come del resto anche la
procedere quotidiano della gestione; la sua operatradizione in costante aggiornamento - è influenzata
tività nel contesto territoriale divenuto estremamene plasmata dallo scenario esterno in cui il soggetto si
te mutevole, caratterizzato da cambiamenti continui
trova a operare, così che subisce continue modie costanti spesso turbolenti, tanto da imporre un’orficazioni provocate dai suoi mutevoli andamenti. Perganizzazione particolarmente flessibile, di «impresa
tanto si trasforma anche il concetto di tradizione nel
rete», per assicurare una sopravvivenza in grado di
senso che vive in un costante adeguamento al preproiettare il soggetto imprenditoriale verso il futuro,
sente, protagonista di un cambiamento innovativo
introducendo di continuo elementi e processi indel quale la ricerca che si proietta verso il futuro deve
novativi.
tenere sempre conto. In particolare, le rivoluzioni
Il modello di «impresa rete» si presenta come
tecnologiche modificano l’impresa - la sua organiz- IMPRESA Cultura permanente
un’organizzazione fortemente terziarizzata, costituizazione, l’immagine e lo stesso concetto di cultura che
ta da una rete di apparati tecnologici prevalentela caratterizza.
mente informatici (computer e robot), guidati da una
Proprio il cambiamento ambientale, divenuto sostanziale e spesso rete di individui che operano alla stregua di «imprenditori di se stessi» in
turbolento, ha stimolato nelle organizzazioni imprenditoriali la nascita quanto capaci di attuare una rete di decisioni operative che essi stessi
di una nuova cultura che di recente si è affiancata alle due principali determinano per conseguire gli obiettivi assegnati, e quindi anche di
forme tradizionali. Queste erano una «cultura professionale» tipica del esprimere una leadership innovativa, diffusa e costante.
fattore umano - che peraltro rappresenta l’elemento prioritario sul quale
L’impresa come aggregazione di persone assume quindi sempre più
si basa l’esistenza stessa dell’impresa – determinante per realizzare le connotazioni sociali con tutto ciò che ne consegue in termini etici e
finalità imprenditoriali istituzionali attraverso l’applicazione della pro- culturali e per questo può essere considerata alla stregua di un sistema
fessionalità e dello specifico know-how a essa connesso. Una cultura, organico in grado di adattare continuamente e costantemente le proprie
quella «professionale», che si esprimeva nella capacità di saper svolgere strutture alle condizioni presenti nell’ambiente esterno.
correttamente ed efficacemente le attività alle quali l’istituzione era
La nuova cultura insieme con i valori emergenti serve anche a
preposta.
restituire una concezione unitaria all’attività dell’impresa estendenA questo tipo di cultura si affiancava la «corporate culture» come dola alla molteplicità di aziende che collaborano nell’indotto («maprodotto della storia imprenditoriale, ovvero come risultato dell’ac- croimpresa»).
cumulo di valori e di esperienze raccolte dall’impresa nella sua attività
La cultura di impresa diviene prevalentemente «strategica» per stiquotidiana. Questa era appunto considerata la tipica «cultura d’im- molare un efficace e innovativo «spirito d’impresa», espressione
presa», capace di esprimere una tradizione su cui fondare la propria dell’anima del soggetto imprenditoriale – uno spirito capace anche di
immagine imprenditoriale.
contrastare nell’ambiente interno eventuali, deleteri effetti provocati da
Oggi tende a svilupparsi una nuova cultura essenzialmente «stra- atteggiamenti subdoli e intriganti tipici di quella che era la «corte
tegica», impostata su valori generali, anche a carattere umanistico – una barocca».
MAGIA «TRICOLORE»
PER LA RINASCITA
DELLA NAZIONE
di GAETANO NANULA
N
ell’anniversario della proclamazione dell’Unità
d’Italia – 17 marzo 1861 – numerose e gradevolmente partecipate sono state le cerimonie celebrative imperniate sul valore evocativo dei nostri
simboli più cari – l’Inno nazionale, la Costituzione e soprattutto il Tricolore – intorno ai quali è stato veramente consolatorio vedere radunato – oltre alle autorità ed alle varie
rappresentanze istituzionali – tanto popolo, dai ragazzi delle
scuole – le speranze del nostro futuro – a uomini e donne di
tutti i giorni, con i lori problemi ma anche con la loro dignità
e la loro consapevolezza di appartenenza ad una solida tradizione, con comuni radici, ben consolidate.
Ascoltare ragazzi e adulti che – con la mano destra sul
cuore – cantavano all’unisono l’Inno di Mameli – la versione
poetica del patriottismo – o percepire l’efficacia espressiva
dei suoi versi, in rapporto al momento storico in cui ne fu
colta l’ispirazione, o ascoltare la dotta lezione sul respiro
internazionale della nostra Costituzione, come tappa evolutiva della civiltà giuridico-sociale di un grande popolo proteso verso valori di irreversibile libertà, desta ancora un
sentimento di profonda commozione e sincero orgoglio.
Ma è soprattutto il Tricolore che affascina, che trascina,
che guida; il simbolo dell’Unità d’Italia, l’emblema del comune sentimento di partecipazione di tutti gli italiani ad un
unico Stato, custode del prestigio e dell’onore della Nazione
italiana in ambito internazionale.
La Bandiera tricolore che, sventolando per la prima volta a
Reggio Emilia, il 7 gennaio 1797, simbolo di una sia pur
fugace libertà della Repubblica Cispadana, ha poi ispirato
tutti i moti rivoluzionari del nostro Risorgimento, accompagnando il persistente sogno di indipendenza dei nostri patrioti – spesso il loro sacrificio – in un’epopea di riscatto
nazionale che doveva finalmente portare, il 17 marzo 1861,
alla proclamazione dello Stato Unitario.
SBANDAMENTI -Certo, rileggendo la Storia in un’Italia
ancora troppo giovane, non mancarono anche gli sbandamenti del Tricolore; il vessillo nazionale fu talora usato per
guidare le truppe nella repressione degli scioperi; fu talora
abusato per affermare soltanto l’autorità e non anche la solidale fratellanza dei cittadini. Ma il Tricolore rimase pur
sempre il simbolo capace di radunare nei momenti più difficili le forze vitali della Nazione e seppe così compiere il
miracolo di ricompattare l’esercito in rotta dopo la sconfitta
di Caporetto, per guidarlo alla rivincita e alla vittoria, accompagnando il feretro del Milite Ignoto dal Carso al Vittoriano, per confermare – in un patto di dolore attraverso la
penisola – l’Unità del paese. E seppe ancora – all’indomani di
una sciagurata Seconda Guerra Mondiale, che vide alla fine
la tragica realtà di italiani che combattevano contro altri
italiani – rimettere in moto la macchina dello Stato e – nel
segno della collaborazione e della solidarietà seppe salvare la
Nazione dalla fame, proteggere la rinascita dell’attività economica; seppe chiamare i partiti a collaborare in un clima di
solidarietà nazionale, per l’instaurazione di una nuova e moderna società democratica nella quale tuttora viviamo.
Possiamo ora serenamente ricordare quei tragici momenti
attraversati dal Paese e superati dalla forza aggregante del
Tricolore; superati dal senso della coesione che ancora suscitava nell’animo degli italiani il richiamo dell’emblema nazionale; e nessuno si illuda: non possiamo minimamente pensare, soprattutto nel momento attuale, di grave crisi economica e morale, che del Tricolore si possa fare a meno.
Come ha, qualche tempo addietro, scritto Mario Luzzi, un
grande poeta moderno, con la particolare sensibilità dei poeti, “senza il Tricolore – più o meno coscientemente tutti lo
sappiamo – la nostra comunità non tiene, la nostra antica
Nazione si disgrega, la sua immagine si decompone, il suo
popolo torna ad essere un volgo disperso”.
Dobbiamo dunque ancora amare la nostra Bandiera, come
simbolo di fratellanza fra gli italiani, come fattore di progresso sociale, come speranza verso un’Italia sempre più giusta e sempre più unita, soprattutto nel momento attuale in
cui, una crisi venuta da lontano, sta scaricando i suoi drammatici effetti su un intero popolo incolpevole, che sempre più
abbisogna di concrete ed efficaci misure di solidarietà.
Stringiamoci dunque, ancora una volta, sotto l’egida del
Tricolore per una rinascita della nostra Nazione, per una
ritrovata rivitalizzazione economico-industriale delle nostre
capacità produttive, per combattere definitivamente i furbi
della corruzione, i signori dell’evasione fiscale – soprattutto
internazionale, attraverso l’ignobile parassitismo dei paradisi fiscali –, i manovratori incontrastati del credito – che dei
capitali dispongono irresponsabilmente a proprio arbitrio –, i
collusi con la criminalità organizzata – tutori spregiudicati
dell’occultamento dei proventi illeciti –, i politici servi dei
potentati economici. Tutto questo ancora nel nome del Tricolore, in un clima di vera fratellanza fra gli italiani.
RASSEGNASTAMPA
2
mercoledì 19 marzo 2014
LA MANOVRA
Cura Cottarelli: tagli
a pensioni e statali
● Clima teso sul piano di risparmi allo studio
del governo ● Il commissario rassicura:
ci saranno riforme, spetta alla politica scegliere
● Cifre: entro dicembre possibile reperire 5 miliardi
BIANCA DI GIOVANNI
ROMA
«Gli 85mila esuberi del pubblico impiego? Potrebbero essere riassorbiti in settori diversi, per questo nel rapporto si
sottolinea l'importanza della mobilità
nella pubblica amministrazione». Così
Carlo Cottarelli tenta di fermare il fuoco
di fila su uno dei punti più scottanti del
suo piano di tagli di spesa, che conferma
in circa 3-5 miliardi per quest’anno («tre
sono sicuri al 100 per cento», dichiara il
commissario), 18 l’anno prossimo e 34
nel 2016. Una manovra pesante, che si
aggiunge ai tagli già previsti nei conti
(500 milioni quest’anno, 3 miliardi l’anno prossimo, 7 miliardi e 10 nel biennio
2016-17). Tuttavia secondo il commissario l’operazione non deprimerà il Pil,
perché «non c’è una stretta fiscale - spiega - a fronte dei tagli ci sono tagli di entrate. Gli effetti macro, poi, vanno valutati considerando anche la propensione
al consumo di chi riceve vantaggi fiscali». Per la verità i tagli aggiuntivi arrivano a 34 miliardi e per ora gli sgravi si
fermano a 12,6.
Oltre al pubblico impiego, anche gli
altri capitoli sono poco «digeribili»: da
pensioni (ipotesi di un contributo temporaneo di 1,4 miliardi quest’anno, negato
tuttavia dal governo) a forze di polizia
(due miliardi a partire dall’anno prossimo), dalla Difesa (100 milioni quest’anno, 1,6 miliardi e 2,5 nel biennio
2015-16) alla sanità (300 milioni subito,
poi 800 e 200 milioni), la spending review potrebbe trasformarsi presto in
una «Santabarbara» zeppa di esplosivo.
Ma quel numero preciso, quelle 85mila
unità in esubero diffuso poco prima il
suo secondo intervento in senato, ieri alle 14,30, rischiava di diventare una trap-
.. .
In una tabella si parla
di 85mila esuberi nella Pa
Poi il chiarimento:
ci sarà la mobilità
pola mortale. Tanto che dagli uffici della
ministra Marianna Madia esce subito
una nota che definisce «distorta» l’interpretazione data da alcuni mezzi d’informazione al lavoro del commissario alla
spesa, «in particolare su pensionamenti,
turnover ed eventuali esuberi», si legge.
Nel frattempo dal sindacato partivano i
primi siluri. «Ci aspettavamo qualcosa
di meglio - dichiara Michele Gentile,
Cgil - e non il solito attacco al sistema
pubblico e del welfare». Così è arrivata
la precisazione. «È una prima stima e va
affinata nel corso del 2014 in base alle
effettive riforme», aggiunge Cottarelli.
«Evidentemente non conosce l’esatto significato della parola esubero - commenta laconico Gentile - Qui si parla di eccedenze da ricollocare. In ogni caso se si
tratta dell’abolizione delle Province, c’è
il protocollo Delrio che già prevede l’allocazione del personale».
In ogni caso la riforma della Pa è la
prossima tappa del piano Renzi. Al dica-
MONTE PASCHI DI SIENA
La Fondazione vende
il 12% del capitale
e scende al 15%
La Fondazione Mps ha venduto, a
mercato chiuso, 1,4 miliardi di azioni
di Banca Mps pari all'11,98% del
capitale. Lo conferma l'ente di
Palazzo Sansedoni in una nota
diffusa ieri sera su richiesta della
Consob. La Fondazione aggiunge
che «considerando anche le vendite
effettuate sul mercato telematico
azionario», oggi e nei giorni
precedenti, «la quota detenuta dalla
Fondazione Mps nella banca è pari al
15,07 per cento. La vendita di azioni
da parte della Fondazione è
propedeutica al prossimo maxi
aumento di capitale di Banca Monte
dei Paschi.
stero della Madia si sta lavorando per arrivare a una proposta in aprile. Mese di
fuoco, il prossimo: dovrà arrivare anche
il Def (documento di economia e finanza) con le nuove indicazioni macroeconomiche del governo Renzi su cui giocare la partita della crescita in ambito europeo. Assieme al Def arriverà anche la
versione definitiva della spending review, che per ora è tracciata solo sommariamente. Dalla prossima settimana il
commissario si trasferirà a Palazzo Chigi, dove sarà la politica a dover prendere
le decisioni definitive. Le misure saranno trasformate in provvedimenti da varare in settembre.
ANCORA I PENSIONATI
Sulle pensioni l’allarme è alto. «Dal governo ci dicono di stare tranquilli e che
sono solo fesserie - dichiara Calra Cantone (Spi Cgil) - Gli abbiamo risposto che
comunque non stiamo sereni». «Ancora
un’operazione cassa e un accanimento
sulle donne», aggiunge Vera lamonica.
Cottarelli dal canto suo, frena: sugli assegni oltre i 26mila euro lordi al mese si
chiede un contributo di pochi euro una
tantum, che aumenta sui redditi più alti,
su quelle di invalidità si colpiranno gli
abusi. «Si tratta di una spesa da 270 miliardi - continua il commissario - sarebbe strano non prenderla in considerazione. Quello che stiamo proponendo è una
riduzione dell’1%, una quota inferiore a
quella degli altri comparti. I costi della
politica si tagliano del 10%». Resta il fatto che in una tabella 200 milioni provengono dall’innalzamento a 42 anni di contribuzione per la vecchiaia. Sulle forze
dell’ordine si levano le preoccupazioni
del Cocer, mentre Cottarelli spiega che
esistono molte sovrapposizioni tra diversi corpi. «Per quale motivo la Guardia di
Finanza ha un reparto antisommossa?»,
si chiede. Sulla sanità il messaggio è rassicurante: per il supetecnico il sistema è
in equilibrio. Ciò non toglie che si possono reperire risparmi attraverso i costi
standard. Le altre fonti di risparmio sono le «solite» auto blu e l’accorpamento
dei centri di spesa.
.. .
Per la previdenza
si spendono 270 miliardi
si prevede un intervento
dell’1% del totale
Sofferenze bancarie
oltre 160 miliardi
MARCO TEDESCHI
MILANO
Il sistema bancario continua ad essere gravato dalle conseguenze della lunga crisi economica e finanziaria che dal 2008 ha investito anche
l’Italia. Mentre gli istituti di credito
hanno avviato processi di ristrutturazione, aumenti di capitale, tagli
al personale e progetti di creazione
di Bad bank in vista anche degli
“esami” europei, gli ultimi dati
dell’Abi (l’Associazione bancaria)
sulle sofferenze indicano che la congiuntura resta molto difficile.
Le sofferenze bancarie, infatti,
restano a livelli record, nonostante
qualche timido segnale di risveglio
dell'economia. A gennaio, afferma
l'Abi nel rapporto mensile, le sofferenze lorde sono aumentate a
160,4 miliardi di euro, 4,5 miliardi
in più rispetto a dicembre e circa
34,3 miliardi in più nel confronto
con un anno prima (oltre +27% annuo). Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è salito così all'8,4% (a
gennaio dell'anno scorso era a
6,4%) e non toccava questo livello
dall'aprile 1999, quando era pari
all'8,42%.
Il rapporto sofferenze-impieghi,
sottolinea l'Abi, a gennaio raggiun-
«Salva stati», sì definitivo dell’Alta corte tedesca
Le toghe di Karlsruhe hanno rigettato i ricorsi
contro l’Esm, il fondo per il salvataggio
dell’Eurozona, giudicandoli infondati o illeciti
● Festeggia la Borsa nell’attesa del dossier Omt
positivo chiudendo tutti sopra la parità.
Il Fondo salva-Stati è infatti lo strumento principe che i governi europei hanno
per fronteggiare le crisi dei debiti sovrani e arginare la corsa degli spread se
diventa pericolosa
●
GIULIA PILLA
ROMA
«Alcuni ricorsi sono illeciti e altri infondati». Con questo giudizio, la Corte costituzionale tedesca ha respinto l’affondo contro l’Esm l’european stability
mechanism,meglio conosciuto come il
salva-Stati, il fondo da 700 miliardi
pronto a scattare a sostegno delle economie dell’Eurozona in crisi e a fornire
rioparo all’euro in caso di attacchi speculativi. Non si tratta di una valutazione inedita, piuttosto di una conferma.
È infatti la seconda volta che le toghe
rosse di Karlsruhe si pronunciano sulla
legalità dell’Esm. La prima nel 2012
quando la Corte aveva giudicato legale
il «meccanismo» dando però un via libera condizionato: il contributo tedesco
al Fondo deve essere limitato a 190 mi-
liardi di euro e qualsiasi aumento deve
essere sottoposto al'ok parlamentare.
Il caso era stato sollevato da un gruppo
di euroscettici. Che evidentemente non
si sono arresi tanto da far scattare una
serie enorme di ricorsi: se ne sono contati 37mila circa. Fossero andati a segno sarebbe stato un bel problema: la
Germania è infatti il principale contribuente del Fondo, e una bocciatura
avrebbe lasciato l’Esm (e l’eurozona)
senza un pilastro.
Non è andata così. Ieri il secondo verdetto. «L’autonomia di bilancio del Bundestag - si legge nella sentenza della
Corte - è sufficientemente salvaguardata». Il dossier è chiuso, e più che Berlino è il resto dell’Unione a festeggiare.
A riprova del rischio che correva, c’è la
reazione dei mercati che in seguito alle
sentenza di Karlsruhe hanno virato in
L’ALTRO BAZOOKA
«La decisione della Corte costituzionale tedesca è buona per l'Europa e per la
Germania», commenta il direttore generale dell’Esm, Klaus Regling. «Creando l'Esm i Paesi eurozona hanno istituito un meccanismo permanente anti-crisi per l'unione monetaria, la conclusione dei programmi di intervento di Spagna e Irlanda a fine 2013, i progressi in
altri Paesi sotto programma e la ripresa economica nell'intera zona euro mostrano che questa strategia sta funzionando».
L’Alta corte tedesca
.. .
Il verdetto: la sovranità
del Bundestag non viene
lesa dall’Esm come invece
sostengono gli euroscettici
Nel suo verdetto l’Alta corte tedesca
aggiunge che il governo deve coinvolgere più strettamente i parlamentari nelle decisioni relative all'intervento dell'
Esm nelle situazioni di crisi: è necessario, indicano i giudici, che nelle leggi di
bilancio appaiano le stime dei pagamenti che saranno versati all'Esm invece di
limitarsi a correzioni del bilancio o decisioni di urgenza. La decisione dei giudici è stata letta nella sede della Corte a
Karlsruhe dal presidente Andreas Vosskuhle: «Il Bundestag resta il luogo delle decisioni sulle entrate e sulle spese,
anche per quello che riguarda gli impegni internazionali ed europei», ha detto
Vooskuhle. Ovvero la sua sovranità non
viene lesa dall’Esm.
Non è questo l’unico dossier nelle
mani dei giudici di Karsruhe: poche settimane fa l'Alta Corte tedesca ha deciso
di rinviare alla Corte di Giustizia europea il giudizio sulla legittimita dell'
Omt, il cosiddetto «scudo anti-spread»
della Bce che permette acquisti illimitati di bond sovrani in cambio di riforme
e aggiustamento dei conti pubblici. Viene chiamato «bazooka» finanziario ed è
stato predisposto dalla Bce.
RASSEGNASTAMPA
3
mercoledì 19 marzo 2014
Ricchi e poveri più lontani
All’Italia non basta la ripresa
L
Il Commissario
alla Spending review
Carlo Cottarelli
FOTO LAPRESSE
a ripresa economica «non
sarà probabilmente sufficiente» in Italia per porre
fine alla profonda crisi sociale e del mercato del lavoro. C’è bisogno di investimenti per «un sistema di protezione
sociale più efficace che permetta di evitare che le difficoltà economiche diventino sempre più radicate nella società».
Nel rapporto annuale sugli indicatori
sociali dell’Ocse, il focus sull’Italia fa
emergere, ancora una volta, la gravità
delle nostre difficoltà rispetto a quelle
degli altri Paesi in esame. Procedere ad
investimenti per un welfare più sicuro,
dunque, è tra le prime raccomandazioni, per «assicurare supporto ai gruppi
più vulnerabili», sostiene l’Ocse, ricordando che «da lungo tempo si dibatte
in Italia di un sussidio di disoccupazione universale e di reddito minimo garantito». Il problema è legato anche al
crollo del reddito medio, quantificato
in circa 2.400 euro rispetto al 2007,
arrivando ad un livello di 16.200 euro
pro capite nel 2012. L’Italia, questo il
punto, ha sofferto più di tutti la recessione. Nello stesso tempo, infatti,
nell’eurozona gli stipendi sono calati di
1.100 euro. Tanto che la percentuale di
italiani che dichiara di non avere abbastanza soldi per acquistare cibo è balzata al 13,2% dal 9,5% ante-crisi, contro
una media europea dell’11,5%.
«La notevole riduzione dei redditi spiega l’Ocse - riflette il deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro, in particolare per i giovani». Il tasso
di disoccupazione è più che raddoppiato dal 6% al 12,3%, con un balzo per i
giovani ad oltre il 40%. Con un livello
del 55%, la percentuale di persone in
età lavorativa occupate è la quarta più
bassa tra i 34 Paesi dell’Ocse. Tra il
2007 e il 2013, la disoccupazione è aumentata ad un tasso di 5.100 lavoratori
per settimana, «e più di un quinto
dell’aumento totale della disoccupazione nell’eurozona è dovuto all’Italia».
Tra i giovani, allarma anche il livello di
Neet (né studenti né occupati): più di 1
su 5 tra i 15 e i 25 anni, un tasso di inattività «più elevato che in Messico e Spa-
gna, e il terzo più alto tra i Paesi dell’Ocse, dopo la Grecia e la Turchia».
Nonostante questo, l’Italia ha una
spesa di circa un terzo inferiore alla media europea e Ocse per trasferimenti
sociali ai cittadini (assegni di disoccupazione o sussidi alle famiglie). Allo
stesso modo, la spesa per servizi quali
corsi di formazione e assistenza nel cercare lavoro, è circa la metà della media
europea e Ocse, e si è ridotta ulteriormente tra il 2007 e il 2009. E i giovani
non hanno diritto ad alcun sussidio né
servizio. Il loro ritardo nel guadagnare
la propria indipendenza «contribuisce
al notevole ritardo nella formazione
dei nuclei famigliari»: il tasso di fertilità rimane a 1,4 figli per donna, ben al di
sotto del numero di figli necessario a
mantenere costante il livello della popolazione, pari a 2,1 per donna. Inoltre,
con meno di tre persone in età lavorativa per ogni adulto over 65, l’Italia ha il
secondo più basso tasso di sostegno tra
i Paesi Ocse e molto al di sotto della
media, 4,2 lavoratori per anziano.
Anche l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, come già la Germania di Angela Merkel, appoggia i primi passi su lavoro e fisco del governo
Renzi, ma avverte che il Paese ha «urgente bisogno di riforme» per un sistema previdenziale impreparato ad affrontare le conseguenze della crisi. Il
problema è complesso: l’Italia è entrata nella crisi finanziaria con un sistema
di previdenza scarsamente preparato
ad affrontare un forte aumento della
disoccupazione, soprattutto di lungo
periodo, e della povertà. Meno di 4 disoccupati su 10 ricevono un sussidio di
disoccupazione e l’Italia è il solo Paese
Ue assieme alla Grecia privo di un comprensivo sistema nazionale di sussidi
per gruppi a basso reddito. Le famiglie
più abbienti hanno maggior accesso ai
benefici dal sistema di protezione sociale rispetto ad ogni altro Paese in Europa. E il rischio è la radicalizzazione delle disuguaglianze. «Con una diminuzione nei redditi del 12% in totale tra il
2008 e il 2010, il 10% più svantaggiato
della popolazione ha subito perdite
molto superiori rispetto al 10% più ricco, per il quale la perdita è stata pari al
2%».
.. .
Necessari investimenti
per «un sistema
di protezione sociale
più efficace dell’attuale»
.. .
Disoccupazione
in aumento a un tasso
di 5.100 lavoratori
a settimana
IL RAPPORTO
LAURA MATTEUCCI
MILANO
Per l’Ocse il Paese
ha sofferto più di tutti
la crisi: redditi crollati
di 2400 euro, la media Ue
è di 1100. «Riforme
nella giusta direzione»
DISUGUAGLIANZE MARCATE
ge il 14,2% per i piccoli operatori economici (11,9% a gennaio 2013), il
13,4% per le imprese (9,7% un anno
prima) e il 6,5% per le famiglie (5,7%
a gennaio 2013). In particolare, «il
totale degli affidati in sofferenza ha
raggiunto complessivamente il numero di 1,205 milioni, di cui oltre un
milione (1.015.369) con un importo
unitario in sofferenza inferiore a
125mila euro». Le sofferenze al netto delle svalutazioni, secondo il rapporto mensile dell'associazione bancaria, a gennaio sono state pari a
80,5 miliardi, circa 555 milioni in
più rispetto a dicembre e circa 16,1
miliardi in più nel confronto con un
anno prima (+25% annuo). Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali è cresciuto al 4,38%, mentre a
dicembre era al 4,31% e a gennaio
2013 era al 3,37%.
MUTUI, I TASSI SCENDONO
Qualche segnale positivo arriva dal
tasso sui prestiti concessi alle fami-
glie per i mutui: sono scesi a febbraio al 3,44%, rispetto al 3,5% di
gennaio e al 3,76% di un anno prima,
una flessione modesta che comunque potrebbe indicare l’avvio di una
nuova, più favorevole tendenza per
le famiglie. Il tasso di febbraio è il
valore più basso dal settembre 2011.
Rallenta, intanto, nel mese scorso
la caduta dei prestiti bancari. Sempre secondo il rapporto mensile Abi,
il complesso dei finanziamenti registra un'ulteriore attenuazione della
variazione negativa su base annua
(-3% rispetto al -3,29% di gennaio e
al -4,5% del novembre 2013). I finanziamenti a famiglie e imprese si posizionano su una variazione negativa
del 2,9% contro il -2,3% a gennaio
2014 e il -4% a dicembre 2013. Dalla
fine del 2007, prima dell'inizio della
crisi finanziaria internazionale, ad
oggi i prestiti all'economia sono passati da 1.673 a 1.855 miliardi di euro,
quelli a famiglie e imprese da 1.279 a
1.430 miliardi di euro.
Il contratto unico inizia dai dipendenti delle Camere
Tavolo congiunto oggi, per la prima volta,
per i rappresentanti dei dipendenti di Camera
e Senato ● Obiettivo: «raffreddare» la dinamica
salariale senza penalizzare equità ed efficienza
●
RACHELE GONNELLI
ROMA
Un contratto unico per il personale dei
due rami del Parlamento, uscendo dalla
Babele di condizioni e trattamenti che
esiste oggi, una razionalizzazione della
spesa che non mortifichi le altissime
competenze ma «raffreddi» la dinamica
salariale di queste rolls-royce dei dipendenti pubblici, l’accorpamento di alcuni
uffici come la biblioteca, la documentazione e i servizi informatici. Quasi scontato dal punto di vista dei tagli alla spesa. Oggi nel primo pomeriggio, il primo
colpo di zappa verrà dato a questa che
viene considerata una montagna di privilegi e incongruenze, una zappata in nome della spending review e dell'efficientamento della macchina statale.
Finora le condizioni di lavoro di Ca-
mera e Senato sono state del tutto disomogenee. Con alcune difformità talmente paradossali da essere persino un po'
buffe. Esempio: dal computo delle 40
ore lavorative settimanali alla Camera è
compresa la pausa pranzo, al Senato è
esclusa. I festivi e i notturni al Senato
hanno una indennità, alla Camera solo
se programmati. Le festività soppresse
sono conteggiate nel numero di cinque
alla Camera, quattro – non si sa perché –
al Senato. E così via su part-time, malattia, spese di cura, finestre di pensiona-
.. .
Il piano concentra i tagli
sugli organi costituzionali
nel 2015 e 2016. In vista
c’è l’abolizione del Senato
mento. «Il fatto è che finora abbiamo
avuto sempre solo trattative disgiunte,
due storie sindacali diverse su binari paralleli - è la spiegazione di Luciana Stendardi, responsabile della Cgil a Palazzo
Madama - e a volte con esiti diversi anche in ragione delle diverse sensibilità
delle due controparti». Quindi solo oggi
si inaugura un tavolo negoziale unico.
All’ordine del giorno ci sono i tagli anche se gli obiettivi fissati dal commissario Carlo Cottarelli sono solo di massima: 200 milioni di euro per il 2014, relativi però a tutti e quattro gli organi costituzionali e quindi anche Corte Costituzionale e Presidenza della Repubblica. E
poi i risparmi dovrebbero concentrarsi
negli anni a seguire: 400 milioni l’anno
prossimo, 500 nel 2015.
L’idea portata avanti dalle due vice
presidenti di Camera e Senato, delegate
alla trattativa - Marina Sereni e Valeria
Fedeli - è quella di iniziare il confronto
senza blindare percentuali e interventi
di decurtazione. «Dobbiamo fare un ragionamento, razionalizzare, armonizzare - chiarisce Valeria Fedeli - ed è chiaro
a tutti che dobbiamo intervenire sulle retribuzioni, in particolare sulla parte fina-
le della carriera, non so se congelando o
togliendo gli ultimi scatti di anzianità, e
applicando la Legge di Stabilità per
quanto riguarda i prelievi sulle pensioni
più alte. Ma siamo coscienti che stiamo
parlando del funzionamento degli organi vitali dello Stato e non si può certo
avere un intento punitivo, si deve invece
operare una riorganizzazione che vada
nel senso dell’equità e del mantenimento della qualità dei servizi resi, coinvolgendo i sindacati».
In prospettiva c’è la riforma del Senato e quindi conviene anche per questo
cominciare a costruire condizioni economiche e giuridiche uniformi che possano agevolare in futuro la ricollocazione
lavorativa di almeno una parte dei dipendenti. Una parte rimarrà infatti in servizio al Senato delle Regioni. Attualmente
gli interni sono 845 (al servizio di 320
.. .
La vice presidente Fedeli:
«Si tratta di riorganizzare
i servizi parlamentari
mantenendone la qualità»
tra senatori e senatori a vita), già diminuiti di oltre il 30% per effetto del blocco
del turn over nel corso degli ultimi quattro anni. Erano 1.300. «Anche incarichi
aggiuntivi e missioni sono stati ridotti in
modo significativo negli ultimi anni», aggiunge la sindacalista Stendardi. E insiste nel sottolineare che per essere assunti si passa da selezioni durissime, concorsi esterni anche per passare a ruoli superiori.
Resta il fatto che le figure apicali, i
consiglieri parlamentari e i funzionari
degli uffici di gabinetto, arrivano a guadagnare anche 400mila euro lorde annue a fine carriera. Al Senato solo un
centinaio. Mentre gli assistenti e i coadiutori, i primi gradini della carriera, sono 540 al Senato. Tra queste figure anche giovani, gli ultimi assunti, spesso
molto preparati sulle procedure da seguire per l’attività parlamentare e gli
iter legislativi, tra lauree all’estero e master. Alla Camera la situazione è analoga, solo che i dipendenti sono oltre
1.400. Qui il rapporto con i deputati diventa addirittura quasi uno a tre. Oltre
agli addetti stampa e ai consulenti dei
gruppi, tutto personale esterno.
RASSEGNASTAMPA
4
mercoledì 19 marzo 2014
POLITICA
Renzi: «La partita si gioca
sulle riforme, non sui conti»
Per il premier la sfida ruota attorno all’Italicum
e al Senato federale. «Ai partner stranieri stiamo
dimostrando che non siamo un Paese irriformabile»
● Oggi riferisce al Parlamento sul Consiglio Ue
●
VLADIMIRO FRULLETTI
[email protected]
«Qui s’è parlato solo delle quote rosa,
invece per la Merkel la chiave vera
dell’Italicum è la possibilità di ballottaggio. Perché lei col 42% non sarebbe
mai stata costretta alla Grande coalizione». Dietro al tavolo del Tempio di
Adriano assieme a Massimo D’Alema
per la presentazione del nuovo libro
sull’Europa dell’ex premier, Matteo
Renzi rivela un particolare del faccia a
faccia di lunedì con la Cancelliera tedesca. Ma, seppur indirettamente, spiega
quale sarà la bussola fondamentale delle sue prossime mosse. Fare le riforme
istituzionali e costituzionali, «che questo Paese aspetta da 20 anni», e farle
nei tempi stabiliti. Perché la «vera partita dell’Italia», spiega Renzi, «non si
giocherà sulle misure economiche»,
ma sulla capacità di mostrare e dimostrare «ai partner europei e ai cittadini» che questa volta l’Italia supererà i
propri tabù. E quindi cancellerà il bicameralismo perfetto, ridurrà i livelli istituzionali e cambierà la politica mostrando finalmente una classe dirigente che si mette a rischio prima di chiedere agli italiani di rischiare come invece hanno fatto i politici del passato.
Invoca il «sacro fuoco dell’urgenza»
Renzi per far capire che questa è davvero «l’ultima chiamata». Poi c’è la deriva
populista. Preoccupazione diffusa anche in Europa come ha potuto toccare
con mano nei faccia a faccia con Hollande e Merkel.
Non a caso i via libera incassati, soprattutto quello della Merkel, non sono troppo dissimili dalle buone accoglienze che avevano incontrato sia
Monti che Letta.
L’apertura di credito c’è e già domani Renzi lo potrà verificare anche al
Consiglio europeo. Ma non è una cambiale in bianco. Quando Merkel spiega
di essere rimasta colpita dal «cambiamento strutturale davvero impressionate» di Renzi significa che quel cambiamento promosso e promesso ora deve mettersi in moto veramente. Che
agli annunci devono seguire i fatti.
Un primo segnale in effetti Renzi se
l’è portato appresso col primo sì della
Camera alla riforma elettorale. Ma certo ora non si può fermare. «Perché fuori ci credono un Paese irriformabile.
Che magari quando ha politici in gamba riesce a tenere i conti in ordine, ma
che è destinato a faticare perché è incapace di fare le riforme strutturali di cui
ha bisogno. Ecco gli stiamo dimostrando che non è più così», ragiona il premier.
Ed è questo su cui, rientrato in Italia
e già pronto a volare a Bruxelles, sta
lavorando Renzi. Perché al di là di tutte
le questioni di bilancio e di conti, la differenza di Hollande e Merkel rispetto
alla fiducia concessa ai suoi predecessori sta proprio nel fatto che fra i compiti
da fare Renzi ha messo una riforma,
appunto «strutturale», dello Stato. Nel
pacchetto portato prima a Parigi e poi
alla Cancelleria è stato quello il fascicolo a cui più si sono interessati Hollande
e Merkel. Perché è da lì che i partner
europei potranno capire se l’Italia questa volta fa sul serio. Se ci sarà davvero
quel cambiamento profondo che dovrebbe garantire al Paese istituzioni
meno pesanti e più efficaci, con governi che eletti dai cittadini siano in grado
di durare.
Ecco perché tra tutti gli incartamenti che ieri Renzi s’è ri-studiato, prima
di andare da D’Alema, è proprio la cartellina sulle riforme istituzionali quella
più sottolineata dai suoi evidenziatori
colorati. Approvare l’Italicum, cambiare il Senato, riformare le Regioni e superare le province è la pre-condizione
per poi fare tutte le altre riforme, spiegano da Palazzo Chigi.
Concetti che stamani Renzi ribadirà
al Parlamento, prima alla Camera e poi
al Senato, dove riferirà sul Consiglio europeo di domani e dopodomani.
L’obiettivo rimane quello di dare un segnale all’Europa. E quindi nella testa
di Renzi c’è di portare la legge elettorale all’approvazione definitiva al Senato
entro il 25 maggio. Domani si vedrà coi
presidenti di Regione. Poi la prossima
settimana ci sarà l’incontro con la direzione del Pd e i gruppi parlamentari
per evitare possibili smagliature. L’Italicum è migliorabile, dice, ma senza
stravolgerne l’impianto e quindi sempre attraverso l’intesa coi i contraenti a
partire da Forza Italia. Contemporaneamente punta ad arrivare alla prima
lettura della legge di riforma costituzionale del Senato. Poi toccherà al Titolo
V e quindi allo sfoltimento dei livelli
istituzionali. Tutto da fare prima del voto europeo perché queste riforme saranno antidoto al populismo e quindi a
Grillo. Che infatti, annota il premier,
da «qualche mese» (tradotto da quando ho vinto le primarie del Pd) è costretto a giocare «in difesa» e a scappare di
fronte al Pd che gli chiede di abolire le
province, ridurre i parlamentari e cancellare i rimborsi ai gruppi regionali.
Perché è questa politica che riforma se
stessa, spiega Renzi, l’unica arma contro l’antipolitica.
Massimo D’Alema
regala a Matteo Renzi
la maglietta di Francesco Totti
FOTO LAPRESSE
LE FOSSE ARDEATINE 70 ANNI DOPO
Grasso: ricordare per difendere i valori democratici
«Il valore simbolico dell’eccidio delle
Fosse Ardeatine ci guida anche oggi».
Lo ha detto il presidente del Senato,
Pietro Grasso, al convegno
«1944-2014: Le Fosse Ardeatine 70
anni dopo». Grasso ha sottolineato che
«il ricordo doveroso a quanto
avvenuto» allora ci insegna che «l’unica
risposta» sta nella difesa dei valori
democratici.
Se l’eccidio perpetrato dalle forze
naziste di occupazione a Roma il 24
marzo di 70 anni fa «costituisce
l’emblema delle barbarie e delle
disumanità con cui l’occupazione
nazista ha marchiato la città di Roma»,
quanto avvenuto deve essere
.. .
«Qui s’è parlato soltanto
di quote rosa, per Merkel
la chiave della legge
elettorale è il ballottaggio»
ricordato costantemente. «In Italia,
come in Europa, la democrazia ha
raggiunto una fase di maturità che
tuttavia non è priva di incognite e di
pericoli latenti. Penso in particolare alla
crisi dei partiti, alla crescente
disaffezione nei confronti delle
istituzioni, al sentimento antieuropeista
che si diffonde, ai rigurgiti razzisti e
antisemiti che meritano solo il nostro
sdegno. Il ricordo doveroso a quanto
avvenuto alle Fosse Ardeatine ci
insegna che l’unica risposta a questi
problemi sta nella difesa di quei valori
di democrazia, libertà, confronto
democratico che la Costituzione uscita
dalla resistenza ci ha affidato».
Il premier «candida» D’Alema a un ruolo in Europa
● Pochi colpi di fioretto
(su lavoro e Italicum)
e sintonia sul tema Ue
La maglia di Totti: «Ecco
un campione vero»
ANDREA CARUGATI
ROMA
«Presidente», gridano i fotografi. Si girano entrambi, Massimo D’Alema e Matteo
Renzi. Non poteva iniziare diversamente
questo derby tra i due cavalli di razza della sinistra italiana. Poi, certo, c’è la maglia
di Totti che l’ex premier regala all’attuale
inquilino di palazzo Chigi, che a sua volta
lunedì aveva portato la maglia del tedesco
della Fiorentina Gomes alla signora Merkel. «Ecco un campione vero», s’inorgoglisce D’Alema.
La sfida per un’altra Europa, al centro
del saggio dell’ex premier «Non solo euro», presentato ieri al Tempio di Adriano,
divide assai poco i due leader, consapevoli
della necessità di «riformare i trattati», di
rimettere al centro la politica per non lasciare appassire il sogno europeo sotto il
vento dei populismi. D’Alema parla
espressamente del Fiscal Compact e del
Six pack da «aggiornare», il premier è più
prudente. Ma nella sostanza i due concordano: «Sull’Europa siamo d’accordo su
quasi tutto, del resto siamo parte della
stessa squadra, e non solo quella del Pse»,
sorride D’Alema, che definisce l’ex avversario ai tempi della rottamazione «un uomo di sinistra». E già questa sarebbe una
piccola notizia. Renzi, rispondendo alla
domanda del direttore del Tg1 Mario Orfeo sulla possibile candidatura di D’Alema a Strasburgo, replica con una cortesia: «Sulle liste vedremo, serve un forte
rinnovamento, deciderà il Pd».
Ma per quanto riguarda le scelte che il
governo dovrà fare sulla nuova Commissione Ue il messaggio nelle battute finali è
chiarissimo: «Manderemo nelle istituzioni europee le persone più forti che abbiamo». Per D’Alema dunque pare prenotato un ruolo chiave nella nuova Commissione. E Renzi? «Il presidente del Consiglio
non si candida». Ma ha ben presente che
da recuperare la sfiducia dei cittadini verso l’Europa, «un vero tsunami».
Poco prima l’ex premier aveva rassicurato il più giovane sulla manovra Irpef:
«Non mi iscrivo ai soloni sulle coperture.
Il tuo è un piano pluriennale, coraggioso e
realistico, a regime la riduzione fiscale sarà finanziata dai tagli di spesa. Possono
capirlo persino a Bruxelles». Risate in platea. «E poi che fanno se aumentiamo il
deficit di qualche decimale? Riaprono la
procedura d’infrazione? Tanto ormai la
Commissione è in scadenza…».
Il resto è tutt’altro che noia: un’ora e
mezzo di fioretto sugli ultimi vent’anni
della sinistra italiana, dalle riforme istituzionali mancate alle politiche del lavoro.
«Noi saremo forti in Europa se saremo seri», avverte il presidente di Italianieuropei. «Tu Matteo fai bene a rivendicare l’av-
vio del tuo governo. Ma sei l’erede dell’Italia di Ciampi e di Prodi, che portò il debito
al 103%, si misurò nei Balcani e ottenne la
presidenza della Commissione. In Italia ci
sono tante tradizioni, una può essere rivendicata», sorride D’Alema, tra gli applausi. «Non sono qui per fare archeologia», aggiunge subito. «Io guardo al futuro. Voglio fare politica…». Parte una sfida
sull’oggi e sulla sinistra degli anni Novanta, che Renzi non si lascia sfuggire: «Tu
hai scritto che è sciocco ridurre l’ultimo
ventennio a un indistinto tra responsabilità nostre e della destra», dice il premier.
«È giusto, ma noi siamo mancati nella ri-
forma del lavoro, che tu avevi proposto, e
che Blair e Scrhoeder hanno fatto. E nelle
riforme istituzionali. E se oggi io devo correre per cambiare il Senato non è perché
sono psicopatico, ma perché l’urgenza è
drammatica». «Alla Merkel interessavano più le nostre riforme istituzionali e la
legge elettorale della manovra sulle tasse,
perché diamo l’impressione di un Paese
irriformabile», rivela Renzi. «E questa è
l’ultima occasione», dice rivolto alla truppa parlamentare Pd, assai presente in
una platea in cui spicca in prima fila Walter Veltroni. «In passato abbiamo fallito il
colpo, anche per colpa delle nostre divisio-
LAVORO
Boldrini: «No a una gara al ribasso sui diritti»
«La mancanza di lavoro è sicuramente
tra le emergenze del Paese, una realtà
emersa con forza durante questo primo
anno di presidenza. Ed è altrettanto
certo che per uscire da questa fase di
recessione e dalla disoccupazione
cronica che riguarda soprattutto i
giovani dobbiamo ripensare le politiche
economiche e del lavoro». Lo scrive su
facebook Laura Boldrini in un post dal
titolo «Un anno insieme - #Lavoro». La
presidente della Camera sottolinea che
«nel riconsiderare il sistema attuale, va
tenuto presente che non sarà nella gara
al ribasso sui diritti che potremo avviare
la ripresa e aumentare l'occupazione. Se
vogliamo che l'Italia si risollevi servono
investimenti nei settori strategici, tra cui
innovazione e cultura». Boldrini è stata
eletta presidente di Montecitorio un
anno fa, e oggi dice: «Gli incontri fatti in
questi dodici mesi, alla Camera e sul
territorio, mi hanno confermato che ci
sono le risorse per farcela». Ma,
aggiunge, l’attenzione deve rimanere
massima, perché «l’incertezza e la
mancanza di prospettive non riguarda
solo chi ha meno di trent'anni ma anche
chi pensava di essere vicino alla
pensione, come gli esodati».
ni», la stoccata da Rottamatore. D’Alema
ha la risposta prontissima: «Caro Matteo,
questi vent’anni sono disseminati di avanzate e arretramenti, battaglie durissime,
noi facemmo la legge maggioritaria e poi
ci fu la controfirma di Berlusconi. E il nostro Mattarellum era più avanzato della
legge che si sta facendo adesso. È più complicato, diciamo…».
Sul lavoro l’ex premier ricorda le difficoltà con i sindacati, e fa una battuta autocritica: «Il mio governo introdusse il lavoro interinale, Fortuna che c’era il Giubileo e l’indulgenza…». Renzi ride. Poi
D’Alema torna serio e manda un monito
al premier sul jobs act: «La precarietà ha
alterato i rapporti di forza e la stessa democrazia nei luoghi di lavoro. Il rapporto
non può essere ridotto all’arbitrio unilaterale di una parte. C’è di mezzo la dignità
di chi lavora, e tu ora fai parte della famiglia del Pse…».
Sulla legge elettorale Renzi ricorda al
padre della Bicamerale che «dobbiamo
scrivere le regole anche con gli avversari,
e non possiamo tradire l’impianto dell’accordo. Persino la Merkel ci invidia il ballottaggio». «Dobbiamo arrivare alle europee
con la riforma del Senato in prima lettura
e l’Italicum approvato a palazzo Madama. Grillo si sconfigge solo con la politica,
e ora è lui sulla difensiva perché deve spiegare ai suoi il suoi no a tutto», insiste Renzi. L’incontro finisce con un omaggio del
leader di oggi a quello di ieri: «Quando io
avevo l’ardire di criticare il mostro sacro
D’Alema, tu eri uno dei pochi che non ha
mai spesso di parlarmi…».
RASSEGNASTAMPA
5
mercoledì 19 marzo 2014
La «trappola»
Fornero resta
per 4mila prof
IL CASO
BIANCA DI GIOVANNI
ROMA
C
«Scuola e ricerca tornino centrali
Ma nel governo si agisca insieme»
NATALIA LOMBARDO
@NataliaLombard2
«Capisco le preoccupazioni del presidente della Repubblica riguardo alla scarsezza di risorse per la ricerca, ma almeno questo governo ha preso un impegno
pubblico per rilanciare gli investimenti». La ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, è anche segretario di Scelta Civica.
Alla Camera hanno appena approvato il
decreto che risolve la grana degli scatti
di anzianità degli insegnanti: «Bene, si è
corretto il tiro rispetto a un errore compiuto nel passato», ha commentato,
«ora dobbiamo rimpinguare il fondo
dell’offerta formativa da cui sono state
tratte le coperture». Resta però il nodo
dei docenti «quota 96», che per la riforma Fornero non sono potuti andare in
pensione: «Auspico che il ministero
dell’Economia consenta al Parlamento
di trovare una soluzione che permetta a
questi insegnanti di non restare nel guado e nell’incertezza», è l’appello della ministra.
Ilrapportodell’Anvurèdesolante:alministero,unmiliardoinmenodal2009adoggi;èdiminuitoilnumerodiiscrizioniall’università,il 40%non arrivaalla laurea,c’è un
gap tra Nord e Sud. Un quadro che preoccupa il presidente Napolitano.
«In questi anni c’è stato un decremento
costante per l’istruzione, circa il 15% di
risorse in meno. Ma ci sono due fattori
positivi: da parte del governo c’è un impegno politico pubblico sugli investimenti per le scuole, la ricerca e l’università. Secondo, l’avvio di un dialogo costruttivo per l’ingresso di fondi privati,
da fondazioni o imprenditori, come avviene in America. Ci sono 600 milioni di
euro del credito d’imposta, spero che tutto ciò viaggi in parallelo».
Cosa la preoccupa di più?
«Il calo delle iscrizioni, perché è frutto
della crisi economica e di fiducia, tanto
più con il divario Nord-Sud. Deve tornare al centro dell’agenda di governo l’importanza dello studio e dell’istruzione: il
costo di un’utilitaria è quello con cui si
manda un figlio all’università come fuori sede, ma vale molto di più».
Renzièpartitodalla scuola.Conqualitappe si realizzerà questo programma?
«La prima cosa sono gli interventi
sull’edilizia scolastica. La deroga al patto di stabilità dei Comuni dovrebbe portare alcuni miliardi per un piano su
L’INTERVISTA
Stefania Giannini
La ministra dell’Istruzione
d’accordo con Napolitano
sulle scarse risorse, però
è ottimista: adesso c’è
un impegno pubblico e si
avvieranno 10 mila cantieri
8000 Comuni, più il fondo del Miur di 1
miliardo e 300mila euro per 2000 interventi, in totale 10mila cantieri per la
messa in sicurezza. Non è poco».
Pensa che sarà più facile trovare le risorse
con questo governo?
«Mi aspetto che siano degli investimenti
prioritari da trovare con azioni comuni,
col ministero dell’Economia, in primis.
Poi noi siamo tra i massimi contribuenti
ma portiamo a casa pochi fondi europei»
Da cosa dipende? Per il rapporto Anvur i
ricercatori sono pochi, sulla ricerca lo Stato investe lo 0,52% del Pil, lo 0,18 in meno
rispetto alla media Ocse.
«Noi abbiamo un piccolo esercito di ricercatori bravissimi e vincenti, ma se aumentano i progetti brillanti vengono assegnati più fondi europei per altre ricerche, è un circolo virtuoso, ma ci vorrà un
decennio. Si vedrà se serve un’agenzia
nazionale per la ricerca, o no, per dire».
Lei pensa a una nuova riforma della scuola, per i contenuti e i docenti, o no?
«Vorrei poter dare alla scuola, concretamente, quei principi di autonomia e responsabilità, con valutazione abbinata.
Sarebbe già il punto di un nuovo contratto e per un modo di concepire la carriera
degli insegnanti, che ora sono premiati
solo se più anziani, perché non c’è una
valutazione che premi chi lavora di più o
si assume più responsabilità direttive».
Rimetterà la storia dell’arte nei programmi scolastici?
«Dipendesse da me... subito. Si tratta di
.. .
«L’Italicum, è un passo
avanti ma va cambiato il
punto che penalizza i piccoli
partiti in coalizione»
risorse, ma l’Italia ha il dovere culturale,
etico, di formare le persone sulle disclipline umanistiche. C’è un impegno, vedremo nei prossimi giorni».
Ilgovernoènatoinmodotraumatico.Pensa che riuscirà a «cambiare verso» all’Italia?
«Renzi ha portato un clima di fiducia e
di speranza nel Paese, cosa che si traduce in un credito, anche se con molte
aspettative. Sì, è nato in modo traumatico, ma la politica è fatta anche di strappi. Lo dico anche da segretario di Scelta
Civica: la staticità degli ultimi tre mesi
del governo Letta e la contrapposta rapidità di richieste e di aspettative del Pd
ha imposto la necessità del sorpasso.
Ora la grande sfida è tradurre fiducia e
speranza in punti di certezza. Si dovrà
agire in modo sinfonico, un governo che
si propone con un’agenda ambiziosa di
riforme strutturali, l’ha detto la Merkel,
deve andare di concerto, non un ministro che rincorre il Mef o strappa la cartella all’altro, ma seguire insieme l’agenda delle priorità».
Cosa pensa dell’Italicum?
«L’ok della Camera è un grande passo
avanti, anche se va migliorata in alcuni
difetti strutturali: la soglia di accesso al
premio di maggioranza, un partito che
prende il 25, 26% e poi nella coalizione,
con dei portatori d’acqua che non entrano in Parlamento, si prende il 51% di seggi è difficile da sostenere anche sotto i
profili costituzionali. Mi aspetto che al
Senato questa cosa sia rivista».
E sulla parità di genere?
«Al Senato si sta votando l’emendamento Bruno per la parità alle Europee, solo
una preferenza su tre, un po’ poco...».
Scusi,mac’èun’inchiestasuifondiutilizzati quando era rettore dell’Università per
stranieri di Perugia. E dubbi sul finanziamento a un viaggio di Benigni.
«Non è un’inchiesta ma una segnalazione alla Corte dei Conti. Il Cda da me presieduto per anni ha fatto un percorso trasparente: si tratta di un affitto insoluto,
la persona è fallita, non sono entrati i
fondi nelle casse dell’Università, ma non
ci sono responsabilità del Cda e mie. La
questione di Benigni non esiste, è una
falsità: l’università ha dato un contributo di 10mila euro per un evento meraviglioso, la lettura di Dante a Bruxelles il 9
novembre del 2009, un momento drammatico per l’Italia. Benigni non ha avuto
un soldo di cachet, ha usato qualcosa
perché si era rotto un piede...».
.. .
Sulla Quota 96:
«Mi auguro che
il Mef consenta
al Parlamento
di trovare una
soluzione per
non lasciare
questi insegnanti
nel guado»
osta troppo. Mandare in pensione i
4mila insegnanti che avevano i requisiti per il ritiro (la cosiddetta quota
96) due anni fa e sono rimasti intrappolati dalla riforma Fornero non è
possibile. Almeno per ora. Questo è
il «verdetto» della Ragioneria dello Stato, arrivato
proprio nel giorno in cui Montecitorio ha dato il via
libera al decreto che assicura gli aumenti per gli scatti di anzianità degli insegnanti che erano stati messi
in forse dai tecnici del Tesoro, tanto da chiederne la
restituzione nel dicembre scorso. Insomma, tra
Istruzione e Economia c’è una partita doppia, finita
uno pari.
Resta il nodo dei pensionandi, anche se continua
la battaglia dei parlamentari di maggioranza che in
commissione alla Camera hanno presentato una
proposta di legge (prima firmataria Manuela Ghizzoni, Pd) per risolvere una volta per tutte il destino
dei prof in servizio forzato. Lo stop di via XX Settembre non ha fermato i deputati, che ieri hanno annunciato la presentazione di un atto parlamentare di
indirizzo politico «affinché il governo si attivi immediatamente per trovare le risorse necessarie per risolvere, in via definitiva, il problema - ha spiegato
Barbara Saltamartini (Ncd), autrice della proposta Sono contenta che la richiesta sia stata accolta e votata all`unanimità da parte di tutti i gruppi e che il
prossimo martedì il presidente Boccia metterà in calendario la votazione della risoluzione. A questo
punto mi aspetto dal governo una soluzione definitiva».
I numeri della Ragioneria non sono leggeri, soprattutto a regime. Per l’Inps si valutano oneri pari
a 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015,
101 milioni nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018. Insomma, a spanne si raggiunge il mezzo miliardo a
regime. «Allo stato - si legge nel parere della Ragioneria - non risultando economie accertate a consuntivo che possano fare fronte ai maggiori oneri valutati per l'attuazione del provvedimento, non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri
certi con economie di entità eventuale ed incerta».
Tradotto: non si può fare. Immediata la replica del
presidente della commissione Bilancio Francesco
Boccia. «Sugli insegnanti di “Quota 96” il ministero
dell'Economia sta commettendo un grosso errore si legge in una nota - È gravissimo non capire che
mandare in pensione tutti quegli insegnanti che,
per un errore della riforma Fornero sono stati penalizzati nonostante avessero tutti i requisiti, vorrebbe
dire spalancare le porte della scuola a 4000 giovani.
Per questo motivo la settimana prossima voteremo
in commissione Bilancio la risoluzione proposta da
Barbara Saltamartini, relatrice in commissione della proposta di legge Ghizzoni, sostenuta all'unanimità e che, personalmente, condivido in pieno. Mi auguro che il Mef trovi le risorse per sanare questa
mancanza e possa cambiare idea sul tema altrimenti gliela farà cambiare il Parlamento».
TENSIONI
Parole di fuoco, destinate ad aumentare la tensione
tra parlamento e governo, che avrà un peso politico
considerevole, considerando l’importanza che il premier riconosce all’istruzione. Che 4mila giovani insegnanti si vedano preclusa la strada verso la stabilizzazione per via di un pasticcio burocratico della
riforma non è certo un passo avanti per il sistema
Italia. Il tassello scuola, poi, è solo una parte del
grande caos seguito al varo della legge Fornero, approvata in fretta e furia per placare gli attacchi della
speculazione sui mercati nei confronti dell’Italia. Così si produsse prima la platea (ancora indefinita) di
esodati, poi questa dei docenti ancora in servizio.
«Ancora una volta la riforma Fornero mostra tutti i
suoi limiti e l'ingiustizia di cui è portatrice per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, a partire da quelli
della scuola oggetto della 'quota 96' - dichiara Renata Polverini (Fi), vice presidente della commissione
Lavoro - La Ragioneria, che oggi nega la copertura
per circa 4.000 insegnanti rimasti prigionieri della
riforma, dovrebbe calcolare tutti i danni che la riforma ha prodotto costringendo il Parlamento a continue coperture economiche, anche ingenti, per sostenere le giuste ragioni dei cosiddetti esodati. Mi sembra, invece, che prevalga una logica miope e burocratica che è necessario superare strutturalmente
rivedendo la normativa varata dal governo Monti
per renderla, così come ho anche proposto assieme
ad altri colleghi, più flessibile ed anche economicamente valida per lo Stato».
RASSEGNASTAMPA
6
mercoledì 19 marzo 2014
POLITICA
La Cassazione conferma
Cav interdetto per 2 anni
I giudici confermano
dopo quattro ore di
camera di consiglio
● I legali: «Sospensione
delle pene accessorie
in attesa che si pronunci
Strasburgo»
● Si chiude una vicenda
processuale iniziata nel
2006
●
CLAUDIA FUSANI
@claudiafusani
Da oggi, e per due anni, Silvio Berlusconi perde tutti i diritti civili. Non potrà votare, nè essere candidato o eletto. Perde
anche il titolo di Cavaliere e la pensione
di parlamentare. Il verdetto arriva dopo
quattro ore di camera di consiglio.
Ancora una lunga giornata di attesa
al Palazzaccio per chiudere definivamente una faccenda giudiziaria che si
trascina dal 2006. E che era arrivata a
sentenza definitiva il primo agosto scorso trasformando il Cavaliere in un pregiudicato condannato a quattro anni
(tre sospesi per l’indulto) per frode fiscale. Da quel primo agosto tante cose sono
cambiate sulla scena politica. E se Forza
Italia è destinata, dopo oggi, ad altri stravolgimenti, il paese ha atteso distratto
questo finale di partita che si completerà solo il 10 aprile, giorno in cui il pregiudicato Berlusconi saprà a quali condizioni dovrà espiare i dieci mesi di pena.
La terza sezione della Cassazione,
competente sui reati finanziari e che sarebbe stato il giudice naturale del Cavaliere se la scorsa estate non ci fosse stata
l’urgenza della prescrizione, aveva in
ruolo 9 cause pubbliche e 27 camere di
consiglio. Quella relative alle «pene interdittive accessorie per il condannato
Berlusconi Silvio» era la numero 6.
Un’agenda intensa che ha costretto gli
avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi ad attendere le quattro mezzo del pomeriggio prima di cominciare a discutere la causa n°6. Il pg Aldo Policastro ha
chiesto la conferma dei due anni di interdizione dai pubblici uffici così come confermati dalla Corte d’Appello di Milano
il 19 ottobre scorso. Ghedini e Coppi hanno chiesto la sospensione e in subordine
l’annullamento delle pene accessorie penali (i due anni) chiedendo che si pronunci sul punto la Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu), giocando così una
mossa a sorpresa che in effetti ha spiazzato sia il procuratore generale che il collegio dei giudici.
Il professor Coppi ha presentato copia di una sentenza Cedu di Stasburgo
pubblicata il 4 marzo sul caso di Franzo
Grande Stevens e degli altri rappresentanti di società riconducibili alla galassia
Fiat come Ifil-Exor. Quel verdetto, secondo Coppi, ha attinenza con la vicenda del Cavaliere perché «affronta il problema della cumulabilità delle sanzioni
penali e rileva che qualora una sanzione
accessoria, non importa se di natura penale o amministrativa, incide su diritti
fondamentali, allora si deve giungere alla conclusione che ha natura penale e
non può essere cumulata con un'altra
sanzione simile per il divieto di ne bis in
idem». Coppi ha aggiunto che la Corte europea ha constatato che «le sanzioni amministrative inflitte dalla Consob a Franzo Grande Stevens e agli altri imputati
ammontavano a multe in milioni di euro
.. .
Il jolly di Coppi e Ghedini:
«Sospendere il giudizio:
non si possono sommare
due interdizioni diverse»
e prevedevano anche la perdita di incarichi societari: la pesantezza economica e
il riflesso sull'onorabilità degli imputati
hanno convinto Strasburgo che queste
sanzioni avevano natura penale e non
amministrativa». E le ha cancellate. Per
i legali del Cavaliere gli effetti della legge
Severino (norma amministrativa che ha
provocato la decadenza e l’incandidabilità del pregiudicato Berlusconi per i prossimi sei anni) e i due anni di interdizione
sono «un caso del tutto identico a quello
di Grande Stevens» e per questo avevano chiesto la sospensione dell’udienza in
attesa della pronuncia di Strasburgo.
Da ieri sera Silvio Berlusconi perde
ogni diritto civile in base all’articolo 28
del codice penale che regola le pene interdittive. Tra venti giorni arriverà poi
anche la decisione del Tribunale di sorveglianza che deciderà i modi e le condizioni in cui il pregiudicato Berlusconi dovrà
espiare i dieci mesi di pena. Il collegio,
due giudici togati e due giudic esperti
non togati (selezionatio tra psicologi e
criminologi) potrà decidere fra tre opzioni: affidamento in prova ai servizi sociali, detenzione domiciliare e semilibertà.
In questo ambito sarà decise, anche in
base alle richieste della difesa, un programma di risocializzazione utile alla rieducazione e al risarcimento del danno
arrecato alla società. L’agibilità politica
del leader politico Silvio Berlusconi dipenderà dalla lista delle prescrizioni decise dai giudici: luogo di residenza, orari,
incarichi e mansioni giornaliere, i nomi
delle persone che potrà incontrare. Non
ci sono precedenti simili. Inutile fare previsioni.
Sembra improbabile che Berlusconi
possa svolgere attività politica pubblica,
incontrare i parlamentari o partecipare
a riunioni anche a domicilio (saranno rigorose le liste con i nomi delle persone
che potrà incontrare). Si discute molto
se potrà, ad esempio, fare video e registrare appelli o conferenze da inviare
poi all’esterno, ai suoi Club. Un leader-ologramma che giocherà sul tasto
della persecuzione giudiziaria la campagna elettorale per le Europee.
.. .
Il 10 aprile il Tribunale
decide come dovrà espiare
i mesi di pena. Lo scenario
di un leader-ologramma
NAPOLI
Indagato per truffa il capo segreteria di Caldoro
A Napoli perquisizioni del nucleo
tributario della Guardia di Finanza
presso l'abitazione e gli uffici di
Sandro Santangelo, capo della
segreteria del presidente della
Regione Campania Stefano Caldoro.
Le Fiamme Gialle hanno eseguito una
serie di ispezioni anche a Palazzo
Santa Lucia, sede della Giunta
regionale. Le indagini, coordinate dal
procuratore aggiunto Alfonso
D'Avino, riguardano presunte
irregolarità nella compravendita di un
immobile che avrebbe ospitato una
società di consulenza riconducibile a
Santangelo. Le ipotesi di reato sono
truffa e riciclaggio. Le irregolarità si
riferirebbero a un periodo
precedente le ultime elezioni
regionali che hanno visto la vittoria di
Caldoro a guida della Giunta
campana. L'indagine avrebbe portato
al sequestro di alcuni documenti che
comproverebbero che ci sarebbero
irregolarità nella compravendita dell’
immobile.
L’ira di Berlusconi: «Il mio nome nel simbolo ci sarà»
N
on si aspetta sorprese, l’umore
ai minimi e la sensazione di un IL RETROSCENA
assedio sempre più pressante.
Con la Cassazione pronta a seguire lo FEDERICA FANTOZZI
spartito degli altri gradi di giudizio ri- twitter @Federicafan
gettando la tesi di ricalcolo o annullamento dell’interdizione. Lo spettro: Sil- Tuona contro le mosse
vio Berlusconi ufficialmente interdetto «ostili» da Ue, Napolitano
e incandidabile, con le uniche speranze
rivolte all’Europa ma non in tempi bre- giudici. Ma come soluzione
vi. E per quanto non nutra aspettative, soft vuole depositare
il Cavaliere vede di nuovo nero sul suo il logo di Forza Italia
futuro. La parola fine alla sua vicenda
giudiziaria. L’ostilità della Commissio- «per Berlusconi»
ne Europea. La freddezza con cui Napolitano si è smarcato dal nuovo pressing
sulla grazia che Daniela Santanchè e il
«Giornale» hanno rimesso a centrocampo.
Ad Arcore è tornato in auge il gabinetto di guerra con i figli, gli avvocati, i
consiglieri più fidati. L’ordine è continuare a tenere alta la candidatura di
Berlusconi per attirare gli elettori, anche se a questo punto perde quota la
prospettiva della prova di forza. Toti:
«Sarà in campo, nessuno può impedirgli di fare campagna elettorale». Il rischio, però, è che possano essere invali-
date tutte le liste. Di certo l’ex premier
non vuole rinunciare a mettere il nome nel simbolo di Forza Italia con il
logo tricolore: «Per Berlusconi» o soltanto «Berlusconi». Sarebbe l’unico
modo per attestarsi su quel 24% attestato dai sondaggi. Su questa soluzione soft, Coppi e Ghedini avrebbero dato parere favorevole. L’alternativa è la
solita: convincere Marina o Barbara alla discesa in campo. I tempi però sono
strettissimi, poche settimane: il simbolo va presentato entro il 7 aprile, le liste definitive entro l’11.
IL PARTITO-AZIENDA
Non solo il capogruppo alla Camera
Renato Brunetta, che spesso viaggia
in solitaria, insiste: «La doppia maggioranza - riforme con voi, governo contro di voi - non reggerà a lungo». Ma
anche il suo omologo al Senato Paolo
Romani apre: «Abbiamo aperto una
parentesi riformatrice, vedremo poi».
Appuntamento a dopo le Europee.
Quando Berlusconi conoscerà la sua
sorte (appesa ai magistrati di sorveglianza, udienza il 10 aprile). E Forza
Italia il suo appeal elettorale e le pro-
spettive dei rivali Ncd.
Fatto sta che nel marasma degli azzurri senza capo né visione strategica
si fa strada un’interpretazione suggestiva. A spingere per il ritorno del partito nella maggioranza sarebbero gli
uomini-azienda, da Romani stesso
(uno dei pontieri durante la crisi che
ha preceduto lo strappo con Alfano, furono lui e Schifani a prendere di peso
Silvio convincendolo a votare la fiducia del 2 novembre al governo) a Fedele Confalonieri, da Ennio Doris (che ieri ha confessato di «fare il tifo per Renzi») al nuovo consigliere Giovanni Toti
(che ufficialmente smentisce). Quelli
che, insomma, hanno a cuore la prosperità di Mediaset prima ancora della
politica. Del resto, hanno notato in
molti, la tv del Biscione ha appena
sborsato ben 700 milioni di euro per
aggiudicarsi, a spese di Sky, diritti della Champions League per il triennio a
partire dal 2015, cioè non dalla prossima stagione ma dalla successiva. E ha
bisogno di garanzie per dialogare con
Rupert Murdoch e - secondo alcuni attirare nuovi investitori per un aumento di capitale.
Una situazione che, per i consiglieri
più stretti del Cavaliere, non può prescindere da relazioni di «profonda sintonia» con il governo. Ecco perché, dopo aver apprezzato la nomina dell’amica di famiglia Federica Guidi a ministro dello Sviluppo Economico, il leader forzista su Renzi non pronuncia
una parola fuori posto, né consente ai
suoi giornali attacchi troppo scomposti. Se però sfocerà davvero in un rientro nella maggioranza, è presto per dirlo.
Dipende anzitutto da Renzi, che ha
giurato «con Berlusconi faccio le riforme, non il governo». Ma chi lo conosce
giura che in nome della realpolitik sarebbe disposto al «sacrificio»: per blindarsi fino al 2018, riforme e provvedimenti economici. L’altra incognita sono le resistenze di una parte dei forzisti. Fitto, per dirne uno, non ci starebbe. Ma l’ex governatore pugliese, in rotta da mesi con il leader, è dato in uscita
già prima del redde rationem: «Se Silvio gli impedisce di candidarsi ha i numeri per un gruppo autonomo sia alla
Camera che al Senato». Sarebbe la seconda scissione in meno di un anno.
RASSEGNASTAMPA
7
mercoledì 19 marzo 2014
Europee, sì alla parità di genere
Ma entra in vigore solo nel 2019
● Dopo una giornata di tensioni, l’accordo sul voto
del 25 maggio: su tre preferenze, una sia di genere
● Riforme, passi avanti su Senato e Province
C. FUS.
@claudiafusani
L’ex presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi
FOTO LAPRESSE
Sul gran tavolo delle riforme, incardinato al Senato, si comincia a fare un po’ di
ordine. Complice, anche, il gradimento
europeo al piano Renzi. Sono cinque i
dossier che scottano, e ballano. Ciascuno, a suo modo legato agli altri.
La prima casella risolta è quella della legge elettorale europea che viene licenziata (tra ieri sera e stamani) dopo
giorni di stallo. Sconfitta, ancora una
volta, la parità di genere. Con buona pace del Pd che ieri pomeriggio a maggioranza, ma segnando l’ennesima spaccatura (capofila la senatrice Lo Moro), ha
rinunciato al principio dell’alternanza
nel voto europeo del 25 maggio. La legge lo stabilisce ma a partire dal 2019.
Per ora ci si deve accontentare del fatto
che se il cittadino elettore esprimerà
tre preferenze, una dovrà essere per
forza una donna. Come sempre, nulla è
quello che appare. Il vero «pericolo» dal punto di vista di Fi e Pd - di questo
testo era però la soglia di accesso che
veniva abbassata dal 4 al tre per cento.
Una vera iattura per Forza Italia che,
nel caso, avrebbe «disperso qualcosa come sei punti percentuali di consenso».
Blindata la soglia, che resta al 4%, sono
stati accontentati ancora una volta tutti coloro che non vogliono legarsi ad impicci di genere nella formazione delle liste.
In cambio di questo passo avanti, il
Pd renziano ha portato a casa il via libera sul disegno di legge Delrio, il secondo dossier che scotta, che abolisce nei
fatti le province. Per palazzo Chigi era
un punto dirimente. Lo stallo durava
da settimane e il rischio era di tornare a
votare per le Province nell’election day
del 25 maggio. Una beffa per chi ha fatto di semplificazione, riforme e tagli il
core business del suo mandato politico.
L’accordo raggiunto ieri pomeriggio
tra centrodestra e centrosinistra cancella le Province: non ci sarà la scheda
elettorale; i presidenti restano in carica
in quanto commissari (il che risolve
qualche problema a Fi e Ncd che insieme hanno 48 presidenti di Provincia in
carica) così come gli assessori ma con
stipendi più bassi; cancellati i consigli
provinciali. Fermo da settimane in commissione Affari Costituzionali, il ddl
Delrio (che sarà poi integrato dalla riforma costituzionale del Titolo V che
abrogherà le Province) ieri sera è stato
votato a oltranza in seduta notturna e
settimana prossima avrà il via libera
dell’aula.
Sul tavolo restano i tre dossier più
pesanti: legge elettorale, riforma del Senato che significa fine del bicameralismo e riforma del Titolo V, quella parte
cioè della carta costituzionale che ha subito varie modifiche a partire dagli anni
settanta, terminate nel 2001 e che nei
fatti ho moltiplicato i poteri delle Regio-
ni e di conseguenza gli sprechi soprattutto sulla Sanità.
Il Pd farà una direzione la prossima
settimana. Incrociando le dichiarazioni
del capogruppo Luigi Zanda con indiscrezioni filtrate da alcune riunioni con
Anna Finocchiaro, presidente della
commissione Affari costituzionali, nel
Pd sembra essere stato raggiunto l’accordo per cui «la precedenza adesso viene data alla riforma del Senato insieme
a quella del Titolo V». I renziani vorrebbero concludere l’iter delle legge elettorale ma sono disponibili a un passo indietro incardinando la riforma del Senato insieme a quella del Titolo V. La bozza Renzi, le 40 pagine presentate mercoledì scorso, «sono un buon punto di
partenza». Il senatore pd Nicola Latorre, convertito al renzismo, è ottimista
anche sui contenuti: «Bisogna ancora
discutere un po’ sulla funzioni, ma siamo a buon punto». Il Senato non darà
più la fiducia, diventerà Assemblea delle autonomie, sarà composto da consiglieri regionali eletti nelle singole regioni, avrà 21 nominati dal Presidente della Repubblica. Tra le funzioni, la possibilità di proporre leggi (da approvare
entro 60 giorni alla Camera), il voto su
riforme costituzionali, modifiche alla
legge elettorale, leggi europee. Il Pd
vorrebbe inserire anche i diritti civili.
Questo schema, per tempi e contenuti, non sta bene a Forza Italia. «Finocchiaro proporrà di anteporre il Senato
all’Italicum ma noi ci opponiamo» avverte un senatore. Ma i problemi degli
azzurri nei prossimi giorni sono altri.
Riguardano Berlusconi, la sua agibilità
politica e la tenuta stessa del partito.
Appoggiare le riforme sembra, per Fi,
una strada obbligata.
LA MINISTRA BOSCHI
«Tra i senatori non ci saranno “ultimi samurai”»
«I senatori sono consapevoli che non è
una battaglia di resistenza. Sono certa
che non vorranno essere come l’ultimo
samurai. Ci saranno delle resistenze.
Non mi immagino una passeggiata di
salute». Lo afferma la ministra per le
Riforme Maria Elena Boschi a «Porta a
Porta» parlando della riforma del
Senato, sottolineando che «quello del
governo è testo aperto a
suggerimenti». Spiega Boschi:
«Dobbiamo studiare bene l’equilibrio
della presenza dei Comuni e delle
Regioni. È un Senato che rappresenta
le esigenze dei territori. Deve
occuparsi non di tutto come avviene
adesso».
Dice invece la ministra per le
Riforme riferendosi alla legge
elettorale che nel passaggio al Senato
dell’Italicum «si può discutere ma con
il principio che i patti vanno rispettati.
Se ci possono essere passi in avanti
sulla parità di genere il Pd non può che
essere contento ma ci vuole un
accordo complessivo».
PIEMONTE
Chiamparino: basta
rimborsi ai consiglieri
regionali o me ne vado
Via i rimborsi ai consiglieri regionali
del Piemonte: «Lo dico alla Renzi: se
non lo faccio entro un periodo sufficientemente utile, diciamo entro l’autunno, me ne vado». A dirlo è l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino,
ora candidato presidente della Regione Piemonte per il centro sinistra. Durante un incontro elettorale alla Fabbrica delle E con l’associazione Benvenuti in Italia, Chiamparino ha sottolineato che non è giusto che le persone
comuni debbano pagarsi il tram o l’auto per andare al lavoro e i consiglieri
regionali no.
Un altro annuncio riguarda quattro zone sperimentali a «burocrazia
zero» in Piemonte per stimolare gli
investimenti, ma anche per valutare
quanto davvero la burocrazia sia di
ostacolo all'insediamento di imprese.
La regia di questa operazione, ha spiegato Chiamparino, dovrà essere affidata alla finanziaria regionale Finpiemonte che siglerà un accordo con i
Comuni, o le unioni di Comuni
dell’area interessata. «Gli enti locali
che devono definire le concessioni, i
permessi, le autorizzazioni sanitarie,
tutto ciò che serve per insediare le attività produttive - ha spiegato Chiamparino - firmano una convenzione esigibile con Finpiemonte e si impegnano a fare tutto questo entro un certo
periodo di tempo, poi si fa un catalogo di questi impegni e si va a vendere
in Italia o all’estero questo servizio garantendo alle imprese che vogliono
venire a insediarsi che avranno un solo interlocutore, Finpiemonte. E se
c’è un accordo sulla tipologia dell’insediamento, entro un certo numero
di mesi avranno le chiavi per avviare
l’attività o per poter costruire».
Quirinale, stop alle indiscrezioni sulla fine del mandato
Q
uasi come un gioco di società
IL CASO
senza regole, con i tasselli frutto più di deduzioni artificiose e
non notizie che di conoscenze verifica- MARCELLA CIARNELLI
te. Una delle principali attività della po- @marciarnelli
litica e dei giornali sembra ormai essere quella di conteggiare i tempi di dura- Il Colle diffonde una nota
ta delle istituzioni. Quanto durerà il go- per frenare le voci
verno Renzi? Quando si andrà a votare
costretti già a guardare più in là, dato sull’ipotesi di dimissioni
che la data del 25 maggio, in tandem di Napolitano e le
con le europee, da tempo è stata supe- interpretazioni sulle firme
rata? E, più di ogni altra domanda,
quanto Napolitano resterà al Quirinale per la grazia a Berlusconi
e quando il presidente deciderà di lasciare un incarico a cui fu chiamato con
tanta insistenza ed a cui non si sentì di
rinunciare, ormai è quasi un anno,
nell’interesse supremo del Paese?
Quest’ultimo quesito appare quello
più insistente. Ed allora dal Quirinale è
stata diffusa una nota per mettere un
freno al rincorrersi di notizie diffuse
con una certezza di verità che invece
non hanno. «Vengono in questi giorni
liberamente sollevate nel dibattito pubblico varie questioni sulle quali peraltro ogni decisione spetta costituzionalmente, com’è noto al Presidente della
Repubblica. Il quale perciò non interviene né ad avvalorare, né a smentire
apprezzamenti, sollecitazioni o previsioni che impegnano semplicemente
coloro che le esprimono, in qualsiasi
forma, pubblicamente».
Una posizione che cancella d’un colpo solo l’attivismo di quanti si stanno
dando da fare, raccogliendo firme nonostante il disappunto del diretto interessato, per far arrivare forte la pressione al Quirinale perché a Berlusconi
venga concessa la grazia in modo che
il Cavaliere possa restare sulla scena
politica. Ma anche, da un altro fronte,
i ragionamenti sulla tempistica di
eventuali dimissioni del Capo dello
Stato, quasi a volerlo indebolire, ricondotti tutti alla scadenza del dopo approvazione della riforma della legge
elettorale. Ardite previsioni che rischiano di dover fare i conti con una
realtà diversa, ad esempio l’orientamento che sembra avviarsi a prevalere di partire, nell’imminente dibattito
al Senato, dalla riforma costituzionale
invece che dalla legge elettorale.
Nella nota del Colle si lascia, certo,
la libertà di fare «legittimamente» ra-
gionamenti e previsioni. Ma quello
che appare evidente è che la sua decisione Napolitano la prenderà alla luce
e nel solco di quanto lui ha affermato
fin dal primo momento, accettando la
ricandidatura. Richiamando le forze
politiche che lo avevano sollecitato a
cominciare un altro settennato ad alcuni impegni inderogabili. Solo una
volta che saranno raggiunti, e per ora
non lo sono, si potrebbe pensare ad un
addio anticipato al Colle. Una posizione espressa con una chiarezza che in
alcun modo deve essere interpretata
come una limitazione delle funzioni e
dell’impegno.
Non è un presidente dimezzato
quello che siede al Quirinale come
qualcuno ama affermare. Tant’è che il
presidente in questi mesi non ha mancato di operare ed agire nell’ambito
delle sue prerogative senza mai far avvertire una qualche esitazione. Quando ha dovuto prendere decisioni gravi
a proposito della formazione dei governi. Quando ha parlato contro la vergogna delle carceri. Anche ieri non ha
mancato di far sentire la sua voce a
proposito di un tema delicato come
l’eutanasia.
I tempi dell’impegno del presidente
sono stati più volte scanditi da lui stesso. La legge elettorale come inderogabile approdo assieme al superamento
del bicameralismo perfetto e la modifica delle funzioni del Senato assieme alla riforma del Titolo V. I tempi dell’una
riforma sembrano allungarsi rispetto
alle altre due scadenze messe in agenda. In prospettiva ravvicinata, poi, ci sono le elezioni europee e, dalla fine di
giugno, la presidenza italiana della Ue.
Un impegno la cui importanza Napolitano ha da sempre sottolineato ed a cui
appare difficile lui non voglia dare il
suo diretto contributo a meno che non
si verifichino incidenti di percorso che
al momento non sono prevedibili.
È vero, l’anno prossimo in giugno il
presidente compirà 90 anni. Quindi
non è azzardato affermare che possa
dar seguito all’impegno di operare «fin
quando la situazione del Paese e delle
istituzioni me lo suggerirà e comunque
le forze me lo consentiranno» come ebbe a dire nel discorso di insediamento.
Ma per ora nessuno è autorizzato a fare previsioni.
RASSEGNASTAMPA
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mercoledì 19 marzo 2014
ECONOMIA
Cgil: al congresso maggioranza del 97%
● La mozione «Il lavoro decide il futuro» ottiene
la quasi totalità dei consensi nelle assemblee
● Il documento appoggiato anche da Landini:
le differenze emergeranno al dibattito di Rimini
MASSIMO FRANCHI
ROMA
Mancano pochissimi dati relativi ad alcune Regioni, ma le proporzioni non cambieranno. Il XVII congresso della Cgil ha
visto una affermazione quasi bulgara
del documento «Il lavoro decide il futuro» - prima firmataria Susanna Camusso, ma sostenuto dalla quasi unanimità
dei dirigenti, Landini compreso - ha ottenuto il 97,56%, pari a 1.616.984 voti. Il
documento alternativo - «Il sindacato è
un’altra cosa», primo firmatario Giorgio
Cremaschi - solo il 2,44%, pari a 40.461
voti. I voti nulli sono stati 5.122 e gli astenuti 9.251. Emerge un quadro unitario
che rispecchia la situazione dello scorso
ottobre - quando si decise di fare un congresso ad emendamenti - ma che stride
con le divisioni e le tensioni create dal
Testo unico sulla rappresentanza, sottoscritto dalla Cgil il 10 gennaio con la contrarietà della Fiom.
Per quanto riguarda la partecipazione, nelle 41.299 assemblee di base finora censite hanno votato 1.671.818 lavoratori su 5.196.991 aventi diritto, con una
affluenza pari al 32,17%. Leggerissimo il
calo rispetto al congresso precedente:
quattro anni fa i voti validi furono
1.810.530, con la mozione Epifani che
vinse con l’82,93 per cento contro il
17,07 de «La Cgil che vogliamo», guidata
.. .
La mozione presentata
da Giorgio Cremaschi
ha ottenuto il 2,44%
dei voti degli iscritti
dai segretari di bancari, pubblici e metalmeccanici.
«Siamo molto soddisfatti del livello di
partecipazione - commenta il segretario
confederale con delega all’organizzazione Vincenzo Scudiere - Nonostante la crisi peggiore del dopoguerra l’impegno
straordinario delle nostre strutture, a
partire dai delegati, ha portato al voto
tantissimi lavoratori che hanno dimostrato di preferire le proposte alla protesta portava avanti dall’altro documento.
Più o meno abbiamo mantenuto i votanti dello scorso congresso: si tratta di un
fatto straordinario. I dati parlano chiaro, i profeti di sventura che pensavano
ad una partecipazione sotto il milione di
persone sono stati nettamente smentiti».
Già lunedì Giorgio Cremaschi aveva
anticipato alcuni dati, sostanzialmente
confermati, polemizzando sulla partecipazione: «Noi eravamo presenti in una
assemblea su cinque. E dove c’eravamo
la partecipazione è stata del 19,3 per cento, mentre dove non eravamo presenti è
stata il doppio, il 37,3 per cento. La stessa cosa vale per i nostri risultati: dove
eravamo presenti abbiamo preso il 19,6
per cento, dove non c’eravamo solo lo
0,15 per cento. Come si spiega una cosa
del genere?». E ieri è tornato all’attacco:
«Sfidiamo la maggioranza a controllare
100 congressi in tutta Italia scelti di comune accordo. Se non c’è nulla che non
va, ritiriamo tutte le accuse».
IL REFERENDUM SUL TESTO UNICO
Il cammino verso il congresso del 6-8
maggio a Rimini e alla definizione dei
509 delegati va avanti. Sono in corso i
congressi regionali e a fine mese partiranno quelli di categoria.
Come accennato, l’unità che viene
fuori da questi dati non rispecchia certo
la situazione interna attuale. Se la riconferma di Susanna Camusso a segretario
generale non è in discussione, i rapporti
di forza interni si misureranno sugli
emendamenti, quelli che distinguevano
.. .
Hanno votato 1,6 milioni
di lavoratori
41mila le assemblee
che si sono tenute
la maggioranza - Camusso e gran parte
delle categorie e dei territori - dalla
Fiom che ne ha presentati su pensioni,
contratti, reddito minimo e precariato. I
risultati su questi voti ancora non ci sono, ma da Corso Italia filtra l’opinione
che difficilmente modificheranno il documento approvato.
L’oggetto vero dello scontro fra segreteria confederale e Fiom - tramutato poi
anche in un altro emendamento a prima
firma Landini - riguarda come detto il
Testo unico sulla rappresentanza. In
questi giorni è già partita la consultazione promossa dalla segreteria confederale fra gli iscritti attivi. Si stanno tenendo
le assemblee unitarie con Cisl e Uil per
dare un giudizio positivo di quell’accordo e poi i soli iscritti Cgil votano al referendum. La Fiom invece ha promosso
un’altra consultazione, aperta a tutti i lavoratori metalmeccanici. Nonostante la
porta aperta lasciata dalla segreteria Camusso ha chiesto a Landini di prevedere una doppia urna per poter pesare
anche i voti della Fiom nella consultazione confederale - i metalmeccanici non
forniranno i loro dati. I risultati definitivi arriveranno il 4 aprile.
MILANO
Eatatly all’ex Teatro Smeraldo
40 milioni di investimenti
per 350 posti di lavoro
Eataly, la catena dedicata al gusto fondata da Oscar
Farinetti e in cui nei giorni scorsi è entrata la Tip di
Giovanni Tamburi con il 20%, ha aperto i battenti ieri
mattina a Milano. Il nuovo punto vendita ha trovato
spazio nell’ex teatro Smeraldo, che ha chiuso i battenti
nel luglio del 2012 . La struttura si estende per
cinquemila metri quadrati su quattro piani e ha 19
luoghi di ristoro oltre a due aule didattiche. Al suo
interno lavorano oltre 300 persone.
L'inaugurazione è stata un’occasione per il sempre
loquace Farinetti di parlare del nuovo progetto e della
situazione italiana. «Ho messo sul piatto un
investimento di 40 milioni di euro e dato lavoro a 350
giovani per mettere a disposizione dei “golosi”
milanesi 15 luoghi di ristorazione tematici e informali
con i relativi banconi per la vendita: salumi, formaggi,
carne, pesce, verdure, fritto, pasta, pizza e rosticceria.
Ci sono anche cinque luoghi espressamente dedicati
alla produzione artigianale a vista: la pasta fresca Di
michelis, la panetteria con il suo forno a legna, la
pasticceria “golosi di salute” di Luca Montersino, il
panino “ino” di Alessandro Frassica e la piadineria dei
fratelli Maioli». Non poteva mancare il mozzarella show:
si chiama “miracolo a Milano” ed è un vero e proprio
laboratorio caseario situato all'interno dello Smeraldo,
dove tutti i giorni viene prodotta la mozzarella
fiordilatte. Nessun accenno alla quotazione di Eataly
prevista per il 2016-2017 che per il fondatore di Slow
Food, Carlo Petrini, anche lui presente
all'inaugurazione, non rappresenta comunque un
rischio a patto che Eataly Smeraldo «resti legato
all'economia locale, ai prodotti lombardi, ma io penso
che Eataly manterrà la sua essenza, rimanendo
un'impresa che valorizza principalmente la piccola
produzione».
Milano, aperto ufficialmente al pubblico lo store Eataly. Nella foto: Oscar Farinetti, Carlo Petrini e Giuliano Pisapia FOTO LAPRESSE
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Ligresti, per Paolo processo a Milano
R. E.
MILANO
Si trasferisce da Torino a Milano il
troncone del processo Fonsai che vede
imputato per aggiotaggio Paolo Ligresti, ancora in Svizzera.
Lo ha deciso il giudice dell’udienza
preliminare torinese, Paola Boemio,
che ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dall’avvocato Davide Sangiorgio, legale del figlio dell’ex patron di Fonsai, Salvatore. Oltre a Paolo Ligresti, verranno giudicati a Milano anche l’ex responsabile del bilancio 2010, Pier Giorgio Bedogni, l’ex attuario Fulvio Gismondi e la
stessa Fonsai, indagata come società
in base alla legge sulla responsabilità
amministrativa degli enti. Quello aperto nei confronti di Paolo Ligresti è uno
dei tre tronconi processuali legati al
maxi buco del bilancio 2010 della compagnia assicurativa, allora controllata
dalla famiglia Ligresti, scaturiti dall’inchiesta dei pm torinesi Marco Gianoglio e Vittorio Nessi.
Ora la disposizione del gup Boemio
potrebbe avere effetti anche sulle sorti
di altri imputati coinvolti nel procedimento. Come Jonella Ligresti, la cui
posizione era stata stralciata e alla quale sono contestati gli stessi reati del padre e del fratello (manipolazione del
mercato e falso in bilancio aggravato).
Il difensore della donna, Lucio Lucia, ha presentato la stessa istanza di
incompetenza territoriale, che verrà
discussa nell’udienza prevista per il 10
aprile. Stessa richiesta potrebbe arrivare anche da Salvatore Ligresti - al
quale il Tribunale torinese aveva già
respinto una eccezione di incompetenza territoriale - e dagli gli ex top manager Emanuele Erbetta, Fausto Marchionni e Antonio Talarico.
Come ha spiegato il legale dell’ex patron della compagnia assicurativa,
Gianluigi Tizzoni: «Chiederemo il rinvio dell’udienza del 10 aprile in attesa
di conoscere le motivazioni della decisione (del gup Boemio, ndr), previste
fra trenta giorni. Tuttavia, non vediamo motivi per cui un procedimento
che si prevede tanto lungo e complesso debba essere smembrato in più parti».
A Milano, intanto, la procura ha
chiesto il processo per Salvatore Ligresti, coinvolto in altre due inchieste: per
corruzione insieme all’ex presidente
Isvap Giancarlo Gianni; per aggiotaggio insieme da altre due persone.
RASSEGNASTAMPA
13
mercoledì 19 marzo 2014
I russi alla Pirelli: affari
delicati, il governo tace
● Mucchetti (Pd): «Cosa succederà alla Bicocca quando Tronchetti lascerà?
Si rischia la nazionalizzazione di Mosca» ● In Borsa il titolo ha perso il 3,74%
LUIGINA VENTURELLI
MILANO
I teorici del mercato globale ritengono
l’internazionalizzazione un bene, sempre e comunque. In quest’ottica, il nuovo assetto della Pirelli - che vanterà il
colosso petrolifero russo Rosneft quale primo azionista - andrebbe salutato
come un accordo dalle eccellenti prospettive industriali. Invece le prime
reazioni all’intesa annunciata lunedì
scorso sono state di cautela. Anche se
qualcuno ha riempito il portafoglio.
Perchè qualsiasi valutazione economica, compresa quella riguardante la
vendita del 13% della Bicocca ad una
società vicina al Cremlino, va fatta considerando tutte le circostanze.
posizione paritaria con gli attuali azionisti di maggioranza (la newco che sostituirà Camfin sarà controllata al
50% da Rosneft e al 50% da una società con Tronchetti Provera all’80% ed
Unicredit e Intesa al 10% ciascuna),
non rappresenta un problema per il sistema industriale italiano. «A fianco
dei russi che entrano in Pirelli ci sono
tante aziende italiane che vanno
all’estero e acquisiscono quote di imprese nel mercato globale. Io non lo
vedo un problema» ha affermato il presidente Giorgio Squinzi. «Quello che
conta non è tanto la nazionalità del capitale, ma la nazionalità di chi concepisce i prodotti e di chi li realizza».
Come detto, invece, non nasconde
le proprie riserve il democratico Mucchetti, che si interroga sull’opportuni-
tà di annunciare l’intesa proprio negli
stessi giorni in cui l’Unione europea
sta per decidere sanzioni economiche
contro il Cremlino. «Mi domando se il
governo italiano sia stato informato di
questa operazione, che peraltro può
avere sviluppi industriali assai più interessanti di quelli connessi a un’altra
operazione con il Cremlino che ha avuto un’accelerazione in questi giorni»
ha affermato il senatore Pd, riferendosi all’appalto da 2 miliardi di euro che
la Saipem si è aggiudicata per la costruzione del tratto off-shore di South
Stream, il mega-gasdotto con cui la
russa Gazprom promette di portare il
metano in Europa bypassando l’Ucraina. Ancora una volta, l’economia si intreccia all’attualità politica internazionale.
IL CONTROLLO DI MOSCA
Nel caso specifico, risulta impossibile
non valutare l’attuale conflitto politico
in Ucraina, che ha portato Mosca ad
annettersi la Crimea e a suscitare la
reazione e le sanzioni della comunità
internazionale. «Non vorremmo che,
quando Tronchetti Provera deciderà il
ritiro, la Pirelli fosse di fatto nazionalizzata da uno Stato straniero di dubbia
democrazia» ha commentato il presidente della commissione Industria al
Senato, Massimo Mucchetti, andando
dritto al punto della questione. Cosa
succederà della storica società italiana
di pneumatici tra cinque anni, quando
terminerà la proroga al comando che
l’attuale presidente e amministratore
delegato della Bicocca si è assicurato
con la vendita ai russi?
Una domanda che si è posto anche il
Financial Times, voce di riferimento dei
mercati internazionali, secondo cui
Rosneft è sì un partner più solido di
Clessidra per Pirelli, ma i suoi piani
sull’azienda italiana «non sono chiari», così come non lo sono gli scenari
del dopo Tronchetti.
Per il momento la Borsa non si lascia incantare né spaventare dagli scenari futuribili, anche se Piazza Affari
ha penalizzato per il secondo giorno
consecutivo il titolo, che ieri ha perso
il 3,74% (con l’ingresso di un socio industriale come Rosneft, primo produttore petrolifero mondiale, a sostituzione dei partner finanziari Clessidra,
Unicredit e Intesa, viene infatti meno
il terreno per la speculazione che dallo
scorso autunno ha tenuto alte le contrattazioni sulla Bicocca).
E resta prudente anche il giudizio
istituzionale di Confindustria, secondo cui l’ingresso in Pirelli dei russi in
Marco Tronchetti Provera, Presidente e ceo di Pirelli FOTO LAPRESSE
Fiat, solidarietà
a Pomigliano
MASSIMO FRANCHI
Twitter @MassimoFranchi
Finalmente qualche buona notizia
per la Fiat e - soprattutto - per i suoi
operai. Mentre il mercato dell’auto si
riprende e il Lingotto non è in contro
tendenza - aumentando la propria
quota in Europa dal 6,2% di gennaio
al 6,6 % di febbraio - a Pomigliano
sindacati firmatari e azienda trovano
l’accordo per passare dalla cassa integrazione ai contratti di solidarietà.
Una storica richiesta della Fiom - ancora esclusa dal tavolo - è stata quindi condivisa e sottoscritta da Fim,
Uilm, Ugl e Fismic.
La situazione a Pomigliano era infatti ormai insostenibile. Nella fabbrica modello di Marchionne 500 lavoratori erano in cassa integrazione a
zero ore da 4 anni. E quando la nuova Fca ha chiesto un altro anno di cassa integrazione, anche i sindacati firmatari hanno chiesto di passare alla
solidarietà, che consentirà a tutti i lavoratori di rientrare in fabbrica e di
avere una «busta» in proporzione più
pesante. L’accordo prevede un anno
di contratto di solidarietà a partire
dal primo aprile, rinnovabile per un
altro anno. La differenza sta anche
nel fatto che la formazione degli operai finora esclusi sarà a carico
dell’azienda e non più coperta dalla
Cig. L’accordo dunque mette fine alla divisione in gruppi (A, B, C) proposta dalla Fiat che prevedeva i reparti
di lastratura e montaggio (gruppo A)
lavorare a pieno ritmo, gli operai del
gruppo B ruotare fra logistica e prove e quelli C esclusi completamente.
L’accordo individua 800 postazioni
su cui potranno ruotare tutti gli operai degli ex gruppi B e C, mentre gli
ex gruppo A continueranno a lavorare al 100 per cento delle ore. «Non è
stato facile convincere l’azienda - spiega Ferdinando Uliano della Fim Cisl ma ce l’abbiamo fatta. Ora chiediamo a
Marchionne di portare, oltre alla Panda, un altro modello a Pomigliano per
dare la piena occupazione a tutti i
4.500 dipendenti». «Con questo accordo a Pomigliano coniugano giustizia sociale - nessuno più a zero ore - efficienza
- le 800 postazioni su cui ruotare - e qualità - i reparti che viaggiano a pieno ritmo continueranno a farlo», commenta
Giovanni Sgambati della Uilm. «Pur
con le riduzioni orarie dovute all’andamento della domanda di mercato, abbiamo finalmente garantito il rientro di tutti i lavoratori in fabbrica», dichiara Luigi Marino dell’Ugl. La soddisfazione della Fiom («i contratti di solidarietà erano
una nostra richiesta») si stempera nella
denuncia dell’ennesimo sopruso:
«L’azienda prosegue nel suo comportamento discriminatorio: nonostante la
sentenza della Consulta e la conseguente presenza delle Rsa della Fiom-Cgil,
non ci convoca al negoziato», denuncia
Michele De Palma. Ma da parte degli altri sindacati il refrain è sempre lo stesso: «Se la Fiom non firma il contratto
aziendale non può sedersi al tavolo».
SUCCESSO PER BOND DA 1 MILIARDO
Ieri intanto Fiat ha rafforzato la sua liquidità collocando sul mercato obbligazioni a 7 anni per 1 miliardo di euro. La
domanda ha superato quota 4,5 miliardi, permettendo di abbassare il rendimento al 4,75%, contro il 5% inizialmente previsto.
.. .
Torneranno al lavoro
i 500 operai in cassa
«a zero ore» dal 2010
Fiom: era nostra richiesta
Trasporto locale, oggi sciopero: manca il contratto
● Bus e metro fermi: gli autoferrotranvieri
accusano le aziende di ostacolare il rinnovo
GIUSEPPE CARUSO
MILANO
Sciopero nazionale di 24 ore, oggi,
nel trasporto pubblico locale. A proclamarlo unitariamente Filt Cgil, Fit
Cisl, Uiltrasporti, Ugl Autoferrotranvieri e Faisa Cisal «per il contratto
scaduto ormai da sette anni». I sindacati accusano le associazioni datoriali del settore, Asstra e Anav di «aver
confermato, anche in occasione dell'
ultimo incontro al ministero dei Trasporti, che l'attuale quadro di finanziamento del settore rende possibile
il rinnovo contrattuale solo a condizione che esso risulti integralmente
autofinanziato. Questa posizione datoriale ha impedito qualsiasi possibile sviluppo immediato e concreto del
confronto, per la ripresa del quale i
ministri Lupi e Poletti hanno comunque confermato il proprio impegno».
Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl, spiega che «lo
sciopero poteva benissimo essere evitato. Dall`inizio della vertenza abbiamo indetto ben tredici scioperi, di
cui molti sono stati rinviati o sospesi
per prova di responsabilità del sindacato, ma non è servito mai a nulla:
tutti i livelli istituzionali hanno avuto
ampia prova del grado di impermeabilità alla responsabilità di Asstra e
La stazione Termini di Roma durante uno sciopero dei trasporti FOTO LAPRESSE
Anav. La commissione di garanzia,
tre ministri dei Trasporti (Matteoli,
Passera e ora Lupi), i sottosegretari
al ministero del Lavoro, Martone e
Dell’Aringa: gli sforzi di tutti questi
signori sono stati vani, perché
l`unico fatto vero è che queste associazioni datoriali non vogliono sottoscrivere alcunché. Inizialmente per
motivi ideologici (non mischiarsi ai
ferrovieri) poi per questioni legate ai
tagli».
Nel rispetto delle fasce di garanzia
lo sciopero di 24 ore si terrà nelle
principali città italiane. A Milano dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 a fine servizio; a Roma dalle 8.30 alle 17.30 e
dalle 20 a fine servizio; a Bologna dalle 8.30 alle 16.30 e dalle 19.30 a fine
servizio; a Firenze dalle 9.15 alle
11.45 e dalle 15.15 al termine del servizio.
RASSEGNASTAMPA
15
mercoledì 19 marzo 2014
COMUNITÀ
Il commento
Il senso della vita e il rispetto della dignità
Carlo
Flamigni
●
BACONESCRIVEVACHE IMEDICIAVREBBERODOVUTO IMPARARE L’ARTE DI AIUTARE GLI AGONIZZANTI A USCIRE DA QUESTO MONDO CON MAGGIORE
DOLCEZZA E SERENITÀ, e nei secoli molti filosofi
hanno giudicato criticamente il giuramento di Ippocrate. Eppure, un tempo la morte arrivava rapidamente, sia perché sopraggiungevano complicazioni delle malattie che i medici non sapevano
trattare, sia perché nessuno, in realtà, la contrastava. Il vitalismo medico era certamente velleitario, nella maggioranza dei casi il malato decedeva
a casa sua, non sempre dolcemente e quietamente, certo, ma di solito molto rapidamente.
Oggi, nei Paesi occidentali, oltre l’80% delle
morti si verifica in ospedale e le condizioni del
morire sono cambiate in modo straordinario. Essendo in grado di vicariare le funzioni di organi
essenziali per la sopravvivenza del corpo - per
quella della persona il problema è diverso - la medicina moderna si è messa in grado di controllare
tempi e circostanze del morire. Le cose sono dunque cambiate. In meglio?
Secondo molti critici, la medicina ha solo sottratto il malato alla malattia, lo nasconde alla
morte, tanto da creare una vittimizzazione da tecnologia. Certamente oggi possiamo fare molto
per prolungare la vita di una persona, anche se si
tratta di una vita che non promette più niente e
che, secondo quella persona, non vale la pena di
essere vissuta. La medicina deve affrontare, però, nuovi problemi, alcuni dei quali sono persino
difficili da definire. Ci si chiede soprattutto: è possibile governare l’enorme potere che la medicina
certamente possiede e che si manifesta nei suoi
interventi sul processo del morire al solo scopo di
evitare che questo potere privi il paziente del suo
diritto di morire con dignità?
Le risposte sono molte, non tutte in grado di
raccogliere consensi. La maggior parte delle persone di buon senso si limita a chiedere regole per
fermarla là dove cessa la possibilità di assicurare
al paziente una condizione di vita decorosa e compatibile con lo stato della malattia, cioè nel momento in cui sta per trasformarsi in un inutile accanimento sul corpo e sulla persona del paziente.
Ma se poniamo dei limiti è necessario stabilire
regole che impediscano di superarli. Quali? Tutti
concordano nel considerare invalicabile il limite
dell’accanimento terapeutico, ma poi i criteri per
definirlo non sono condivisi.
Su questi temi esiste un conflitto aperto e i valori che si confrontano sono sin troppo evidentemente inconciliabili: il valore della vita umana,
nell’accezione nella quale essa risulta indisponibile anche al suo titolare, e il valore dell’autonomia
della persona, cui sono legati la libertà di poter
autonomamente disporre del proprio corpo e il
diritto di governarsi da sé nella sfera delle scelte
personali. Esiste anche un modo molto subdolo e
disonesto per risolvere il problema senza mai affrontarlo direttamente. Non molti anni fa a un
convegno organizzato a Bologna da un sacerdote
una signora che allora faceva parte del Consiglio
Nazionale di Bioetica e che aveva lavorato a lungo nei centri di rianimazione, ci raccontò di quanto rapidamente morivano i vecchioni che occupavano (senza alcuna speranza di recupero) i pochi
letti disponibili in quei reparti quando arrivava
una richiesta di ricovero per alcuni giovani che
avevano avuto un grave incidente stradale e che
solo su quei letti potevano essere salvati: perché
l’eutanasia esiste ovunque, in questo Paese, purché non ci siano rischi per chi se ne fa carico.
Ha scritto Giovanni Boniolo che è necessario
distinguere la vita dall’esistenza e l’inizio e la fine
della vita dall’inizio e la fine dell’esistenza. Cambiano evidentemente i livelli di analisi: descrittivo
quello che riguarda la vita, assiologico quello che
concerne l’esistenza. Il quesito fondamentale, la
domanda che prima o poi tutti gli uomini si pongono, è a chi appartengano la vita e l’esistenza. Se
si tiene conto delle definizioni, la vita non è di
nessuno; stabilire a chi appartenga l’esistenza dipende dal punto di vista da cui le si attribuisce
valore. Ci sono vite cui non attribuiamo il valore
di esistenza e non ci interessa il loro destino. Ci
sono vite alle quali attribuiamo valore ed è a seconda della quantità di questo valore che ci preoccupiamo del loro destino.
Personalmente, da uomo laico, sono soprattutto interessato alla possibilità di essere libero di
esistere, perché da questa discendono altre libertà, come quella di scegliere la mia morte, cioè la
fine della mia esistenza, cioè ancora la fine della
mia vita. Certamente questo non può essere casuale: il problema fondamentale nella vita di un
uomo laico è comunque e sempre la libertà: in
fondo la laicità rappresenta l’atteggiamento intellettuale di chi considera primaria la libertà di coscienza, intesa come libertà di credenza, conoscenza, critica e autocritica.
Dunque, il quesito fondamentale resta sempre
lo stesso: a chi appartiene la nostra esistenza. Domanda certamente non oziosa, che chiama subito
in causa il problema della religione, un problema
destinato inevitabilmente a dividerci. Se l’esistenza è nostra, se è nostra la nostra vita, abbiamo il
diritto di farne ciò che vogliamo, indipendentemente da quanto pensano gli altri e nei limiti che
ci sono imposti dal fatto di vivere in una comunità
e di aver potuto contrarre debiti con gli altri. Se la
vita non è nostra, se ci è stata donata, se dobbiamo comunque risponderne a qualcuno, allora le
regole alle quali siamo tenuti ad attenerci sono
Maramotti
.. .
Sono grato al Capo dello Stato
e alle persone che non hanno
paura di richiamarci al dovere
di discutere di questi temi
.. .
Tutti concordano nel considerare
inaccettabile l’accanimento
terapeutico, ma poi i criteri
per definirlo non sono condivisi
L’analisi
Cambiare l’Europa,
partita decisiva
Claudio
Sardo
SEGUE DALLA PRIMA
Un contesto segnato dalle ferite sociali prodotte
dalla crisi, dall’aumento degli squilibri interni
all’Unione, dal fallimento delle dottrine che hanno guidato l’euro-tecnocrazia, dalla crescita nei
consensi delle forze populiste e delle destre nazionaliste. In fondo, la prossimità e l’importanza di
queste elezioni europee sono anche le ragioni più
forti dello strappo compiuto da Renzi nel sostituire in corsa Enrico Letta.
Gli europeisti faticano a difendere l’idea stessa
di Europa. Chi crede che il deficit politico
dell’Unione dipenda da una carenza di integrazione non può invocare «più Europa» senza rischiare di essere frainteso. Sono tanti i cittadini che
associano la moneta unica all’austerità e alla conseguente depressione economica. Gli europeisti
oggi hanno assoluto bisogno di dire che l’Europa
va anzitutto «cambiata». E altrettanto deve fare
la sinistra se vuole candidarsi a guidarla. Occorre
dire senza diplomazie che il liberismo, combinato
evidentemente diverse. Siamo di nuovo di fronte
a definizioni differenti: la morte è la fine della vita
o è invece in modo più complesso un passaggio?
Da questo primo quesito ne discende immediatamente un secondo: qual è la cosa più importante
della nostra esistenza, quella alla quale attribuiamo il maggior valore? È la vita in sé, perché sacra
e inviolabile e dobbiamo perciò rispettarla e accettarla comunque sia, qualsiasi cosa ci faccia,
senza neppure potere ritenerla responsabile delle nostre sofferenze? O possiamo apprezzarla diversamente, valutandola e giudicandola proprio
in rapporto a quanto ci concede? E cosa ci aspettiamo da lei per poter assegnarle un valore? Dignità? Qualità?
È una scelta difficile, che in alcune circostanze
può divenire drammatica. La vita di un bambino
nato con una malattia che altro non gli concede e
altro non gli concederà se non sofferenza, vale la
pena di essere vissuta? Nelle stesse condizioni, la
mia vita, alla quale la malattia può aver tolto tutta
la dignità di cui disponeva, vale la pena di essere
continuata? E questo merita una doppia precisazione: la prima, che la misura della dignità compatibile con l’esistenza è assolutamente soggettiva;
la seconda, che è molto più difficile intervenire
sulla perdita di dignità che su quella del benessere fisico.
Secondo me bisognerebbe rispondere no a entrambe queste domande, ma è ovvio che si tratta
di un giudizio personale. So bene che le risposte
possono essere del tutto diverse dalla mia: questo
accade perché su questo e su molti altri temi ci
comportiamo come stranieri morali.
Vorrei anche ricordare a tutti che il concetto di
dignità, quello che ognuno di noi intende per dignità, è assolutamente personale, non ci può essere insegnato dagli altri. Personalmente penso alla dignità come a una sorta di «cenestesi» dello
spirito, ci rendiamo conto di averne una e riusciamo finalmente a valutarne l’importanza nel momento in cui viene ferita o minacciata. Che cosa
poi ciascuno di noi intenda per dignità del morire
dipende grandemente da come abbiamo interpretato e realizzato la dignità della nostra esistenza.
Il vero problema riguarda però la possibilità di
trovare mediazioni utili su questi temi così difficili e complessi. Io credo che gli interlocutori esistano e siano le persone religiose che riescono a discutere sulla base di principi razionali e laici, rinunciando all’idea di essere assistiti da una verità
che sta dietro di loro e che illumina loro la strada.
E sono comunque grato alle persone che non hanno paura di richiamarci al dovere di discutere di
questi temi, come il Presidente della Repubblica.
all’Europa intergovernativa, promette solo ulteriori diseguaglianze e un inesorabile declino. E
che i populisti si illudono di riportare le lancette
dell’orologio al tempo dei vecchi Stati nazionali:
la globalizzazione non si ferma e, senza Europa,
ciascuno sarà ancora più debole. L’Europa vivrà
solo se cambierà.
Questa è la durezza del passaggio storico. Sarà
una partita elettorale spietata. Le società europee sono provate. La paura induce alla chiusura
in se stessi. Il populismo e le tecnocrazie si alimentano a vicenda, riducendo gli spazi della democrazia e delle politiche sociali. Già si è incrinato il
modello sociale europeo, e con esso la qualità migliore dei nostri Paesi, il loro autentico valore aggiunto. L’energia, ovvero il consenso, che Renzi
esprime e le aspettative che è riuscito a suscitare
sono in questo senso una risorsa preziosa per la
sinistra italiana come lo sono per le forze democratiche europee. Nei suoi annunci c’è una dose
di azzardo che fa venire i brividi a chi ha dimestichezza con i conti pubblici e con le norme europee. Ma nessuno dei governanti può permettersi
un fallimento di Renzi e dell’Italia.
Non può certo farlo Hollande, che chiede
all’Europa politiche di sviluppo e che ha bisogno
di un’intesa strategica con Italia e Spagna, anche
se è disposto a cedere poco in termini di maggiore
integrazione politica. Hollande, da leader socialista, ha inoltre interesse al successo elettorale del
Pd, perché da questo può dipendere il primato
stesso del gruppo socialista nel Parlamento di
Strasburgo, e dunque la guida di Martin Schulz
alla Commissione. Ma la stessa Merkel non può
che tifare per il governo italiano, che si presenta
oggi come l’«ultima spiaggia» delle forze costitu-
zionali: è vero che la cancelliera resta un’avversaria politica dei socialisti, ma è anche vero che la
minaccia populista è assai più pericolosa per lei e
per il suo governo. Deve vedersela all’interno della Germania con gli anti-europei dell’Afd, che
mietono consensi proprio indicando nell’Italia e
nei Paesi mediterranei dei partner inaffidabili, anzi dei parassiti dell’Ue. E non le sfugge certo che
una vittoria della Le Pen in Francia o di Grillo
dalle nostre parti rischierebbe di portare al collasso la macchina europea, con conseguenze sui
mercati che forse nessuno riesce davvero a prevedere.
Renzi insomma si presenta in Europa come un
leader su cui è obbligatorio puntare. Può darsi
che la manovra economica non abbia tutti i numeri a posto, può darsi che le riforme istituzionali in
cantiere siano imperfette (e quella elettorale certamente lo è), può darsi che la riforma del lavoro
debba essere rivista, ma di quali altre risorse dispone un’Italia «europea»? Come si può pensare
che, deludendo i tanti italiani che nutrono speranze nel rinnovamento di Renzi, l’esito della crisi
italiana sarebbe governabile? Ci sono contraddizioni, lacune, limiti nei propositi del nuovo governo ma si può pensare di correggere i punti deboli
e rafforzare le intuizioni giuste: senza Italia non
ci sarebbe più l’Europa. E la stessa Germania non
.. .
Non si capiscono le reazioni
di Merkel e Hollande a Renzi,
se non si coglie la drammaticità
della battaglia elettorale
può rinunciare all’alleato storico, che tante volte
ha compensato la scarsa propensione comunitaria dei francesi.
Queste considerazioni dovrebbero aiutare ancor più la sinistra italiana, e in primo luogo il Pd,
ad affrontare una sfida così decisiva. Il tempo del
congresso è sideralmente lontano. Anche le perplessità - e le giuste critiche - per le modalità con
cui si è proceduto alla sostituzione di Letta, ormai
hanno poco da dare al futuro. In gioco c’è l’identità stessa della sinistra e la sua credibilità per guidare la nuova stagione del Paese. Non si può fallire. E non si può eludere il necessario cambiamento. Per la sinistra, per il governo, per lo stesso
Renzi non sarà un processo indolore. La tecnostruttura dell’Europa chiederà a Renzi, al di là dei
sorrisi di Merkel e Holland, di adeguarsi ai limiti e
agli indirizzi già seguiti da Monti e Letta. Ci vorrà
intelligenza nel dosare prudenza e coraggio, rassicurazioni e strappi. Il carattere politico della scelta del presidente della Commissione di Bruxelles
aiuterà gli innovatori e aumenterà il grado di democrazia. Ma bisognerà rompere i tabù che si sono consolidati negli anni del dominio liberista: lo
sviluppo chiede investimenti e non solo tagli, il
pubblico va riqualificato non bandito, la via principale per la creazione del lavoro non è quella giuslavoristica, l’equità sociale è una leva della crescita non un impedimento. La sinistra deve dire la
sua. Con responsabilità ma senza timori. E tenendo forte un legame popolare. Renzi può avvantaggiarsi interpretandola meglio di come è accaduto
nel ventennio passato. Ci saranno forze e poteri
che lo spingeranno verso l’omologazione: una
Commissione europea guidata dalla sinistra può
dare una mano ad una rinascita italiana.
RASSEGNASTAMPA
16
mercoledì 19 marzo 2014
COMUNITÀ
Dialoghi
Il Job Act
e la flessibilità
Forse ha ragione Poletti quando afferma
che «il Job Act va bene così tra 10 mesi
vedrete i risultati». Intanto però i dubbi
restano, perché veniamo da anni e
governi in cui in nome del libero
mercato la flessibilità è diventata
sinonimo di precarietà, rendendo
l’eccezione norma; dobbiamo quindi
evitare che la «semplificazione» diventi
sinonimo di mancanza di regole.
CLAUDIO GANDOLFI
Luigi
Cancrini
psichiatra
e psicoterapeuta
La flessibilità è sinonimo di precarietà del
lavoro soprattutto quando l’economia va
verso la recessione. Può rappresentare
però un volano per la crescita, stimolando
gli investimenti dall’estero, in una fase di
ripresa. L’aumento della disoccupazione
non viene esorcizzato da un sistema di
tutela rigido, d’altra parte, e i posti di
lavoro precari possono diventare stabili,
con livelli di garanzie crescenti, se a
CaraUnità
Il Pd non va a destra
Il bellissimo articolo di Nicola Cacace di
sabato scorso merita un’attenta
considerazione. Appare del tutto evidente
che l’accusa a Matteo Renzi di spostare il
Pd a destra, come si sente dire anche se
sempre più debolmente, risulta non
solamente infondata, ma è vero il
contrario. Vedi l’opportuno e subitaneo
ingresso nel Pse, l’interesse prioritario
per la scuola, vedi soprattutto l’apertura
del partito alla società civile, già
teorizzata da Gramsci come protagonista
della politica, contrastando quella
chiusura che ha isolato il partito, il
partito per il partito, impedendo quel
consenso che ci ha costretto ad uno stallo
politico così evidente che è inutile
illustrare. L’assunzione di responsabilità,
la fiducia e l’entusiasmo per il
rinnovamento del nostro Paese stanno
L’analisi
Danimarca-Italia
così alla prova europea
Paolo
Borioni
●
DOPOLAVENDITADEL19%DELGIGANTE
ENERGETICO PUBBLICO DONG ALLA
GOLDMAN-SACHS e la relativa uscita dal
governo dei Socialisti Popolari di Sf arrivano dai sondaggi le prime reazioni
dell’elettorato danese. Negativo per la sinistra è che il 19% dell’elettorato socialdemocratico si attende di essere più in
disaccordo con il governo di centro-sinistra composto ora solo da Socialdemocrazia e Radicali. Certo: quasi il 50% degli elettori socialdemocratici non scorge
differenze, e il 23 pensa che sarà ora più
d’accordo. Ma quel 19% di dissenzienti
rileva molto in quanto la Socialdemocrazia oggi stimata sotto il 20% dopo il già
deludente 25% alle elezioni del 2011. I
socialisti di Sf sono infatti oggi in una
posizione migliore per attrarre più a sinistra quel 19% di delusi, cosa che si sforzeranno di fare viste le condizioni miserevoli (sotto il 5%) di cui li accreditano i
sondaggi. Si aggiunga che Socialdemocratici e Radicali al governo paiono esercitare un modesto potere d’attrazione
verso l’elettorato moderato e liberale. Il
26% di loro è convinto che sarà più d’accordo con la nuova compagine di centrosinistra, però solo il 4% pensa di votarla.
Questo giornale è stato
chiuso in tipografia alle
ore 21.30
crescere è l’offerta di lavoro.
Il dramma del precariato può essere
molto attenuato, inoltre, da un
provvedimento che allarghi i limiti attuali
delle cig prevedendo una forma di salario
per tutti coloro che perdono il lavoro.
Precario o stabile. Flessibile è, sempre di
più, l’organizzazione stessa del lavoro in cui
importante diventa, sempre di più, il know
how del singolo lavoratore. All’interno di
una situazione da affrontare senza rigidità
e con grandissima pazienza.
Sperimentando e valutando. Riconoscendo
i limiti di un’azione di governo in cui per
troppi anni la flessibilità è stata utilizzata
per fare un piacere alle imprese e quelli di
un sindacato che ha finito per tutelare
solamente i lavori più stabili. Ascoltando e
discutendo, dunque, e rinunciando alla
pretesa di avere soluzioni certe per la
risoluzione di una crisi da cui si esce solo se
ci si muove insieme.
Via Ostiense,131/L 00154 Roma
[email protected]
producendo effetti già visibili anche nella
vita di Circolo. La legge elettorale in
corso di approvazione è certamente
carente, ma metterebbe in grado il capo
dello Stato di sciogliere il Parlamento
quando lo dovesse ritenere opportuno. E
questo è determinante per il ritorno alla
normalità democratica.
Eduardo Micheletti
Chi è che vive in Crimea
Repubblica autonoma sovietica nel 1921 e
fu «donata» da Krusciov all'Ucraina nel
1954, quando Russia e Ucraina erano
parte dell'Unione Sovietica. Al
referendum di domenicai hanno votato il
75% degli aventi diritto al voto, cioè oltre
1.200.000 elettori e hanno votato per la
Russia il 96%. Bastava guardare le file ai
seggi e le dichiarazioni spontanee
rilasciate dai votanti. Non so se l'Europa
ha scelto di schierarsi con Kiev perché il
nuovo governo di Kiev è veramente
democratico rispetto alla dittatura di
Yanukovic o perché chiede di aderire
all'Europa per evitare la bancarotta o
perché lo chiedono gli Stati Uniti. In ogni
caso questa scelta apre un contenzioso
pericoloso con la Russia, su una questione
molto dubbia dal punto di vista del diritto
all'autodeterminazione dei popoli.
Giornali, telegiornali, radio parlano molto
in questi giorni della Crimea, della guerra
fredda fra Ucraina e Russia. Ma si tratta
di un'informazione «superficiale». La
Crimea ha 2.300.000 abitanti di cui circa
60% russi, 25% ucraini e 15% tatari, gli
antichi abitanti della penisola prima che
la maggior parte di essi venisse deportata
negli anni 30. La Crimea era stata
annessa alla Russia nel 1738. Divenne una
Giorgio Visintini
Insomma la loro positività è dovuta
all’attesa di una collaborazione parlamentare «passando per il centro» (che
in Scandinavia nessuno scambia per «inciucio»).
Ma è soprattutto l’elettorato nazional-populista del Dansk Folkeparti a suscitare interesse. Fra i suoi elettori solo
il 18% attende di concordare di più con il
centro-sinistra più «moderato», ma ben
il 31% si attende invece di trovarsi più in
disaccordo e ben il 56% dichiara ora più
improbabile il suo voto per esso. Ciò si
presta ad un’analisi interessante: si conferma che la fortuna del populismo europeo è in buona parte da attribuire alla
migrazione di elettorato operaio/lavoratore verso altri lidi. Oggi il Df, negli stessi sondaggi, vale più della Socialdemocrazia (oltre il 20%, secondo partito dopo i liberali di Venstre). Ora, molti di
questi elettori aborrono proprio il cosmopolitismo illuminato, ma oggi fortemente neoliberale, dei Radicali al governo con la Socialdemocrazia, e temono
una maggiore apertura verso l’immigrazione (in sé cosa lodevole) che però non
si preoccupi affatto di accoglierla con
più lavoro, crescita e welfare.
L’elettorato populista ex-socialdemocratico espone così uno dei dati più negativi dell’attuale politica europea: esso, oltre ad avere con la propria scelta indebolito quantitativamente le socialdemocrazie, è la conferma (e il risultato) di una
purtroppo diffusa visione per cui il welfare non possa ormai più essere ampliato,
né (almeno) riformato con la medesima
quantità percentuale di risorse del Pil.
Dunque, esso può soltanto essere difeso
da «fruitori indegni» (come 100 anni fa),
specie gli immigrati. Un atteggiamento
ideologico ansiogeno presente in tanti
governi europei. Anche per questo (oltre che per le ragioni di maggiore resa
sulla crescita della infrastruttura pubblica rispetto ai tagli fiscali poste in luce da
Pennacchi, Realfonzo e altri su l’Unità) il
rilancio dell’economia italiana non può
avvenire se i giustissimi sgravi fiscali ai
redditi bassi si finanziano con tagli di
spesa (cosa ancora tutt’altro che esclusa). Se ciò è vero per la Danimarca, lo è
ben maggiormente per la spesa sociale
dell’Italia. La vittoria della socialdemocrazia e del Pse europeo può avvenire
soltanto assicurando una base socio-economica per rendere sostenibile un welfare che va profondamente riformato negli obbiettivi, ma non ridimensionato
nelle quantità.
Purtroppo la Socialdemocrazia danese al governo non mostra di comprenderlo. Il ministro delle Finanze Corydon,
con i discussi tagli alle tasse per le imprese, pare volere vincere una «corsa verso
il fondo» per «rubare» ad altri scarsi e
incerti investimenti esteri anziché creare premesse solide per una crescita da
investimento prolungato e domanda
(che renderebbe efficace, allora sì, anche gli 80 euro al mese promessi da Renzi ai redditi medio-bassi). È un pessimo
segnale in una Danimarca in cui 40.000
disoccupati stanno per perdere il diritto
all’assicurazione per la disoccupazione
di tipo «Ghent». O in cui ormai anche il
reddito universalistico di disoccupazione (circa il 40% del salario medio) viene
tolto a chiunque possa essere mantenuto da un consorte o convivente. Un salto
indietro verso un reddito «ex-universalistico». Se si aggiunge che solo l’1% degli
elettori dei partiti a sinistra della Socialdemocrazia pensa di votarla alle prossime elezioni il quadro per la Socialdemocrazia danese si fa fosco. Tutto è però
chiarissimo per chi voglia un europeismo davvero utile all’azione di Martin
Schulz.
La tiratura del 18 marzo 2014
è stata di 66.112 copie
L’intervento
Lavoro, un decreto
da riformare
Luigi
Mariucci
● sia tacciato di muovere da una opposizione pregiudiziale,
È SINGOLARE CHE CHI METTE IN DUBBIO LA BONTÀ DELLE MISUREADOTTATEDALL’ANNUNCIATODECRETOLEGGESULLAVORO
se non ideologica. Vale invece l’inverso: è ideologico l’atteggiamento di chi si ostina a sostenere che la flessibilità purchessia
comunque favorisce l’occupazione e la produttività. L’esperienza degli ultimi 15 anni di legislazione del lavoro dimostra il contrario: la flessibilità indiscriminata nel medio termine svilisce la
qualità del lavoro, e quindi la qualità delle imprese e la loro competitività. Si tratta quindi di dismettere, tutti, i paraocchi delle
posizioni prese e delle idee fisse, e chiedersi quali siano i modi
migliori per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani e di quei lavoratori maturi che il lavoro l’hanno perso e cercano un nuovo impiego. Tutto questo a prescindere naturalmente
dalla evidenza del fatto che se non cresce la domanda di lavoro
ogni disegno sulle regole è costruito sulla sabbia.
Da questo punto di vista, molto concreto e per nulla astratto,
è davvero difficile concordare sull’idea che costituisca uno strumento utile a creare buona occupazione un lavoro a termine
senza causale, cioè immotivato, prorogabile ad libitum –si diceper 8 volte nell’arco di 3 anni, dopo i quali non è per nulla scontato che si arrivi a una assunzione definitiva, anzi è altamente probabile il contrario. Intanto perché 36 mesi, e non 48 o 24? Dove
sta la razionalità di questo limite temporale? Questo termine
avrebbe un senso se al suo scadere vi fosse un obbligo di assunzione definitiva, ilche non è e non può essere. Messocosì il termine dei 36 mesi ha solo un contenuto negativo: consiste in realtà
in un divieto di riassunzione, cui segue l’implicito incentivo ad
assumere semmai un altro lavoratore a termine. Proprio uno di
quei «divieti» che il ministro Poletti ha dichiarato di ritenere sbagliati. Sembra perciò più razionale, se proprio si vuole abolire la
causale, che tuttavia resta logicamente interna alla struttura del
lavoro a termine, stabilire un limite al numero delle proroghe
(perché 8 e non 3? ) e soprattutto un limite minimo di durata al
contratto a termine, se si vuole impedire che il lavoro a termine
diventi uno spezzatino indigeribile, fatto di continui rinnovi a
brevissima scadenza, mensile o addirittura settimanale. Si può
poi stabilire un termine finale, non ai fini però di un divieto di
riassunzione, ma per incentivare la stabilizzazione, con robusti
sgravifiscali o contributivi, a partiredalla restituzione del contributodell’1,4%. Tali incentivivanno previsti inoltreincapo al lavoratore, proprio in termini di requisiti soggettivi ovvero di «dote»
o «punteggio» per impedire che venendo assunti a termine da
un altro datore di lavoro e non arrivando mai ai mitici 36 mesi la
flessibilità si traduca in una interminabile lotteria e nel ghetto
della precarietà a vita. Al tempo stesso occorre individuare un
meccanismo con cui inibire il comportamento arbitrario o opportunistico del datoredi lavoro che consumate lediverse proroghe ritenga più conveniente liberarsi di quel lavoratore e assumerne a termine un altro, potendo quindi ripartire da zero.
Un problema analogo si era posto per l’apprendistato ed era
stato risolto dalla legge Fornero stabilendo che l’assunzione di
nuovi apprendisti fosse condizionata alla conferma in servizio di
almeno il 30% di quelli assunti in precedenza. Ma ora il decreto
Renzi-Poletti abolisce anche questo modesto vincolo, come se
fosse qui la causa del mancato decollo dell’apprendistato. In più,
nella logica sfibrante dello stop and go vengono anche cancellati
gliobblighi relativi allaformalizzazione delpiano formativo individuale e alla formazione trasversale. Il tutto, naturalmente, in
nome della «semplificazione», senza avvedersi del fatto che liberalizzando il contratto a termine e impoverendo il contenuto
formativo dell’apprendistato questo per un verso viene cannibalizzato e per l’altro si svilisce, finendo con l’assomigliare a quei
contratti di formazione-lavoro a suo tempo caduti sotto gli strali
della Corte di giustizia europea per violazione della disciplina in
materia di divieto di aiuti di stato. Cosicché si verificherebbe una
ennesima eterogenesi dei fini, incentivando anziché riducendo
il contenzioso.
Eppure in entrambi i casi, del lavoro a termine e dell’apprendistato, se in Italia le cose funzionassero decentemente non sarebbe difficile stabilire una normativa razionale, diretta ad inibire efficacemente il ricorso fraudolento ed abusivo a queste forme di assunzione. Invece che perpetuare uno schizofrenico pendolarismo tra divieti e lassismi basterebbe introdurre un obbligo di motivazione delle ragioni che effettivamente impediscono
l’assunzione stabile dei lavoratori a termine, dopo un periodo
adeguatodi sperimentazione, e degli apprendisti, altermine della fase formativa, sulle quali effettuare un tempestivo controllo/
verifica dei centri dell’impiego e dei servizi ispettivi in chiave di
moral suasion. Se avessimo servizi pubblici dell’impiego degni
di questo nome, se su questo tema fossero adottati urgenti ed
operativi provvedimenti, e non fosse invece varato un ennesimo
disegno di legge delega, al quale seguiranno poi svariati decreti
legislativi, quindi regolamenti attuativi, circolari... Se, se…Vasto
programma.
RASSEGNASTAMPA
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Primo piano
Mercoledì 19 marzo 2014
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GOVERNO E PARTITI
Toti: «Nessuno può impedire al Cavaliere
di fare da guida politica ai suoi elettori»
Confermata
l’interdizione
Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione
ribadisce: «Non riusciranno a fermarmi»
ROMA- Confermati i due anni
di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. Lo ha
deciso la terza sezione penale
della Cassazione. La pena accessoria è ora immediatamente
esecutiva
La suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Berlusconi contro la sentenza con cui la corte d’appello
di Milano, il 19 ottobre scorso,
fissò in due anni il periodo di interdizione per l’ex premier.
I giudici di piazza Cavour
hanno dichiarato irrilevanti le
questioni di legittimità costituzionale sollevate dagli avvocati
Coppi e Ghedini,
nonchè condannato Berlusconi
a pagare le spese
processuali.
I
due anni di interdizione sono la
pena accessoria
collegata
alla
condanna, divenuta definitiva il
primo
agosto
scorso, a 4 anni di
reclusione (3 coperti da indulto) per frode fiscale comminata
al leader di Forza Italia nell’ambito del processo Mediaset.
La Cassazione, confermando
la condanna, lo scorso agosto
aveva però annullato con rinvio
la prima sentenza di appello limitatamente al periodo di interdizione, che i giudici del merito
avevano inizialmente fissato in
5 anni. Nelle sue motivazioni la
Cassazione aveva spiegato che
il periodo di 5 anni era risultato
da un calcolo errato, per cui ave-
Cicchitto
«La grazia
dovevano
chiederla
i familiari»
va ordinato ai magistrati milanesi di ripronunciarsi sulla pena accessoria. Questa, quindi,
in ottobre, era stata fissata in
due anni, ma tale verdetto era
stato impugnato in Cassazione.
Anche il sostituto pg della Suprema Corte, Aldo Policastro,
aveva ieri pomeriggio sollecitato il rigetto del ricorso della difesa di Berlusconi. La decisione
dei supremi giudici è giunta dopo più di quattro ore di camera
di consiglio.
I fedelissimi non nascondono
che il momento per il Cavaliere
sia particolarmente difficile.
Oltre alla Suprema Corte che
aggiunge una tegola pesante al
cammino (già sulla carta impossibile) della candidatura alle elezioni europee, il pensiero
del Cavaliere corre al 10 aprile.
La data in cui il tribunale di Milano deciderà del suo futuro
(domiciliari, servizi sociali o
carcere) si fa infatti sempre più
vicina e la convinzione dell’ex
premier è che i giudici meneghini non faranno sconti: fosse
per loro sarei già in galera avrebbe confidato ai suoi consiglieri - non vedono l’ora di farmi
fuori. A ribadire che Berlusconi
non ha nessuna intenzione di
mettersi in un angolo è ancora
una volta il suo consigliere politico di Giovanni Toti: «Nessuno
può impedirgli di fare campagna elettorale e guidare i suoi
elettori» sottolinea ad Otto e
Mezzo.
Ecco perchè l’intenzione è
quella di tenere alta la tensione
fino ad allora. E se Daniela Santanchè continua ad andare
avanti per la sua strada nella
raccolta delle firme sfidando
anche i vertici del partito contrari all’iniziativa - «Io mi do da
fare per una causa - dice con una
punta di veleno - mentre qualche mio collega si sta dedicando
alla stesura di un inno all’inerzia». Una presa di posizione che
la dice lunga sullo status dei
rapporti all’interno di Forza
Italia.
Berlusconi è atteso oggi nella
Capitale con una serie di appuntamenti già in programma, uno
su tutti, il vertice a palazzo Grazioli sulle candidatura europee.
Il tempo stringe ed il Cavaliere
deve trovare una soluzione per
evitare che le elezioni di maggio
si trasformino in una guerra
intestina all’interno dello stato
maggiore azzurro. Il nodo da
sciogliere rimane quello dei
candidati parlamentari che
hanno peso sul territorio da
mettere nelle liste per trainare i
voti.
“Esprimo la mia piena solidarietà a Berlusconi - scrive Fabrizio Cicchitto, del Nuovo Centrodestra -. Quanto deliberato dalla Cassazione è comunque conseguenza della precedente condanna e deriva da essa. Quanto
alla richiesta di grazia essa, come alcuni di noi proposero, doveva essere richiesta dai familiari nell’agosto del 2013 ed essere seguita da una ben diversa
linea politica. Adesso l’attuale
richiesta è una del tutto legittima iniziativa politica propagandistica destinata ad avere
conseguenze solo su quel piano”.
LA PRECISAZIONE Il presidente interviene su rumors e richieste
«Su grazia e dimissioni decido io»
di FABRIZIO FINZI
ROMA - La grazia a Berlusconi sulla base di una raccolta di firme targata Santanchè? Fantascienza. Dimissioni presto? Per esempio al varo della riforma della legge elettorale? Inutile ipotizzarlo ora: il tema
non è all’ordine del giorno. Troppi
rumors, boatos parlamentari e richieste di vario peso specifico non
aiutano questa fase politica già
densa di problematiche reali che,
per il presidente, hanno al centro
l’indispensabilità delle riforme. Ecco il senso dell’intervento del Quirinale che, prendendo carta e penna,
ha voluto spegnere un fastidioso lavorio sottotraccia che da giorni lo
tira per la giacchetta, quasi con l’intento di far scordare ai più come su
questi temi la Costituzione affidi al
capo dello Stato la più totale libertà
Il presidente Giorgio Napolitano
di scelta. «Vengono in questi giorni
liberamente sollevate nel dibattito
pubblico varie questioni sulle quali
peraltro ogni decisione spetta costituzionalmente, com’è noto, al
Presidente della Repubblica», scrive il Quirinale in una nota che bisogna leggere in controluce per ap-
prezzarne la durezza.
Il presidente, spiega ancora il
Colle, «non interviene nè ad avvalorare nè a smentire apprezzamenti,
sollecitazioni o previsioni che - si
sottolinea - impegnano semplicemente coloro che le esprimono, in
qualsiasi forma, pubblicamente».
Come dire: parole che servono solo
a chi le pronuncia e che certamente
non impegnano Napolitano in alcun modo. Sbarrata la strada ad
ogni forma di pressione, il Quirinale si tiene fuori dal merito. Non
smentisce e non conferma, ad
esempio, le insistenti voci di sue dimissioni. Difficile solo pensarlo però, proprio mentre la strada delle riforme sembra aver preso la discesa.
Ma sin dal suo insediamento per il
secondo settennato, Giorgio Napolitano disse con chiarezza che non
lo avrebbe certamente concluso.
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LA LEGGE ELETTORALE
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Si cerca l’intesa
sulle quote rosa
di ANNA LAURA BUSSA
ROMA - L’unica cosa certa al
momento è che tutti i provvedimenti più importanti in calendario al Senato, dalla legge elettorale, alla riforma di Palazzo
Madama, fino al ddl Del Rio, sono indissolubilmente intrecciati. L’accordo su uno, si osserva in ambienti del centrosinistra, preclude o comporta l’intesa sull’altro. E così, maggioranza e opposizione vanno
avanti, un piccolo passo alla
volta, per tentare di sbrogliare
l’intera matassa
in tempi brevi.
Ma, soprattutto,
nell’attesa che
alla Camera Alta
arrivi un testo di
riforma costituzionale del Senato sul quale poter cominciare a
lavorare.
Ma non c’è alcuna resistenza
politica dietro, assicura Renzi
che spiega «l’avanti adagio»
con il «fatto fondamentale» il
“valore assoluto“ di «scrivere le
regole del gioco con il centrodestra. La legge elettorale - torna
a sottolineare il premier - non si
può approvare a colpi di maggioranza tradendo il piano dell’accordo». E dunque: patti e
tempi (il 25 maggio), saranno
rispettati.
A far girare l’ago del barometro verso il sereno ci sono i primi segnali sulle quote rosa che
ieri potrebbero aver sciolto gli
ultimi nodi, nonostante in Scelta Civica ci siano ancora forti
perplessità. Maggioranza e
parte dell’opposizione hanno
però messo a punto un compromesso che alla fine potrebbe ac-
contentare un pò tutti, anche
chi ha già formato le liste: l’intero testo entrerà in vigore dal
2019, ad eccezione della parte
che riguarda le preferenze. E
allora, su tre preferenze, una
dovrà essere di genere femminile: tale misura potrà entrare
in vigore già dalle Europee di
maggio. Niente da fare invece
per la riduzione della soglia di
sbarramento. Chi aveva presentato emendamenti al testo,
nella speranza di veder arrivare il tetto al 3% (ora è al 4%) o alla
sua totale abolizione già in questa tornata, resterà
deluso.
L’accordo
al
quale si sta lavorando, secondo
quanto si riferisce nel Pd, escluderebbe l’ipotesi
di affrontare la
questione soglie ora. Scelta
Civica, però, al momento, sul
punto, non sembra intenzionata a mollare. E questo, si spiega,
potrebbe causare qualche disagio al Pd. Un altro accordo raggiunto solo con FI difficilmente
potrebbe essere giustificato.
Intanto, in commissione Affari Costituzionali, sembra che
il ddl Delrio cominci a muovere
qualche timido passo fuori dalla palude in cui era finito in questi mesi. Forza Italia e Ncd sarebbero disposte ad ammorbidire le proprie posizioni grazie
anche all’emendamento presentato dal relatore Franco
Russo (Pd) secondo il quale, invece che i commissari prefettizi, si prorogherebbero i presidenti di provincia uscenti, molti dei quali eletti con il centrodestra.
Niente da fare
sulla riduzione
della soglia
di sbarramento
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Mercoledì 19 marzo 2014
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LA PROVA Nell’Ue troppo rigore ed eccessiva burocrazia
Renzi alla sfida europea
«O riforme o è tsunami»
di CRISTINA FERRULLI
Il leader
di Forza
Italia
Silvio
Berlusconi
IL DECRETO LEGGE
Salva Roma passa il primo scoglio
Entro aprile al via il piano rigore
ROMA - Uno a zero per il dl Enti locali, il Salva Roma ter. La
Camera, infatti, ha bocciato le pregiudiziali presentate da
Lega, M5s e Fdi al Salva Roma ter, incanalandone l’iter che
lo porterà ad essere convertito in legge. Prima della riunione
dell’Aula a Montecitorio, il documento è stato analizzato nelle commissioni congiunte Bilancio e Finanza che si sono aggiornate a giovedì e venerdì prossimo con le audizioni di Anci, Upi, Corte dei Conti e dello stesso sindaco Marino.
I CONTI Cottarelli: «Il Governo decida dove intervenire»
ROMA - Non si candiderà alle europee
Matteo Renzi per portare voti al Pd e per
sfidare nelle urne Beppe Grillo e lo «tsunami» dell’antieuropeismo alle stelle nei
sondaggi. Ma il premier darà battaglia da
Palazzo Chigi a colpi di «riforme che sfidano tabù» e abbattono incrostazioni. E
guardando a testa alta i partner europei.
Altro che «esami» alla cattedra di Angela
Merkel, nega Renzi, l’Italia deve uscire
dalla «sudditanza» psicologica verso i
primi della classe perchè “se noi rispettiamo le regole e facciamo le riforme” anche
l’Europa deve cambiare e diventare l’Ue
dei cittadini e non dei tecnocrati.
Di rientro da Berlino e alla vigilia del consiglio europeo a Bruxelles, Renzi si
concede la «foto di famiglia», presentando il libro
«Non solo euro» dell’(ex) nemico Massimo D’Alema. I
due sono, e non da oggi, in
totale sintonia sulla necessità di una nuova Europa che vada oltre il
rigore e le burocrazie. E il disegno, non
tanto inconfessato di Renzi, è cambiare
l’Europa a partire dal semestre italiano.
Ma per «dettare la linea» nella futura
commissione, dove non si esclude un posto da commissario proprio per D’Alema,
il premier sa che molte cose vanno cambiate in fretta in Italia.
L’obiettivo da qui al semestre è dimostrare ai partner Ue che “le riforme le facciamo sul serio, in tempi certi, senza scadenza di legislatura e avendo il coraggio
di mettere in discussione tabù che per 30
anni non sono stati toccati». E, in vista del
25 maggio, in casa nostra, bisogna convincere i cittadini che il governo corre veloce perchè «gli esami ce li fanno i cittadini italiani, non l’Europa, dove nessuno
sta con la matita rossa e blu a dirci che cosa dobbiamo fare».
Solo una «sfida politica» può salvare
l’Europa, sostiene l’ex sindaco di Firenze
in un elogio della politica e dei partiti tanto caro a Massimo D’Alema. «C’è uno
spread - afferma Renzi - tra le aspettative
dei cittadini ed il rapporto con l’Europa,
uno scollamento incredibile come dimostrano i sondaggi devastanti». Una diga
che il premier vuole assolutamente colmare con l’azione di governo, consapevole delle ripercussioni di una sconfitta per
il Pd sull’immagine del suo esecutivo.
Da qui il senso dell’urgenza, non, precisa, «da psicopatico che va in crisi di astinenza se sta fermo» ma per andare incontro alle urgenze dei cittadini comuni. E
così se gli sgravi Irpef servono «a dare un orizzonte di
speranza» e non sono “un’operazione di marketing”, è
sulle riforme istituzionali,
sui tagli alla politica e sulle
misure per il lavoro che il
premier punta entro le europee.
«Dire che i vari interventi
legislativi nel passato - afferma - non hanno creato precarietà e
l’hanno risolta significa negare la realtà.
Cambiare e semplificare le regole è una
priorità assoluta». Un nuovo avviso ai
sindacati sul piede di guerra contro il decreto lavoro così come ai partiti, Pd in primis, fa sapere che i tempi delle riforme
non cambiano: entro il 25 maggio via libera all’Italicum e primo ok al superamento
del bicameralismo. Solo così Renzi punta
ad avere un posto in prima fila in Europa.
E a depotenziare Beppe Grillo, di cui ufficialmente non ha paura: «il problema non
è fermare l’onda M5S. Per la prima volta
da qualche mese lui non gioca più in attacco, ma sulla difensiva».
Il presidente del Consiglio, invece, non
ha intenzione di passare la palla. E chissà
se la maglia numero 10 di Totti, regalatagli da Massimo D’Alema, gli porterà fortuna.
Con D’Alema
pace fatta
alla presentazione
del suo libro
LA STRATEGIA Il leader 5 Stelle ridicolizza Renzi
Cinque i miliardi in arrivo Grillo in campagna elettorale
Scure su statali e pensioni ha nel mirino solo il premier
ROMA - Sono 5 i miliardi in
arrivo nel 2014 dalla spending review. Ascoltato di
nuovo in Senato a meno di
una settimana di distanza
dalla precedente uscita pubblica, il commissario alla
spending review, Carlo Cottarelli, ha chiarito innanzitutto le cifre: quest’anno i miliardi che si potranno risparmiare in 8 mesi da maggio in
poi sono appunto 5, così come
indicato da Matteo Renzi.
I numeri del 2014 sono stati il primo punto su cui i conti
della grande operazione di
revisione della spesa sembravano inizialmente non tornare: 3 erano i miliardi annunciati una settimana fa dal
Commissario per i risparmi
possibili quest’anno, 7 quelli
su cui aveva invece puntato il
presidente del Consiglio. Ieri
il chiarimento ufficiale: 3 era
una stima prudenziale, minima, ha spiegato Cottarelli, 5
sono i risparmi massimi, ottenibili in otto mesi di applicazione (considerando che
siamo già a metà marzo), 7
quelli a regime se il 2014 fosse stato utilizzato in pieno.
Il commissario ha quindi
passato in rassegna tutte le
ipotesi di lavoro, comprese
quelle su cui si sono scatena-
di TEODORO FULGIONE
Il commissario alla spending review Carlo Cottarelli
te le polemiche più accese. Si
tratta solo di stime, scenari,
proposte tecniche, ha sottolineato, ridimensionando in
un certo senso il lavoro portato avanti finora, diventato
oggetto di un’attenzione spasmodica da quando il governo lo ha legato a doppio filo alla riduzione del cuneo fiscale.
E «bozze» le ha definite anche
Palazzo Chigi.
Gli statali dunque innanzitutto. Ad essere coinvolti da
tagli ed esuberi sarebbero, secondo le simulazioni di Cottarelli, ben 85.000, ma si tratta
appunto, ha puntualizzato
l’ex dirigente del Fondo monetario, di «una prima stima
di massima» che va “affinata”
continuando a lavorare.
Idem per le pensioni. Il contributo una tantum per quelle tra i 2.000 e i 3.000 euro è
solo uno «scenario illustrativo». La scelta, in questo come
in tutti gli altri casi, spetta alla politica. Cottarelli lo ha ripetuto più volte: sta al governo decidere se, come e dove
intervenire. Sta al governo
optare per le sinergie tra le
forze dell’ordine, senza rinunciare in nessun modo alla sicurezza.
ROMA - La lunga marcia di
Beppe Grillo in vista delle Europee è iniziata e ha un unico
obiettivo: ridicolizzare Matteo Renzi, farlo apparire non
credibile. E’ questa la strategia in vista del voto continentale di maggio che, nelle intenzioni dei cinque stelle, dovrebbe sancire il sorpasso del
M5S sul Pd e costringere il
presidente Giorgio Napolitano a valutare il ritorno anticipato alle urne.
Forti dei sondaggi interni
che, a dir loro, premierebbero
un atteggiamento più aggressivo, i cinque stelle sono
passati dalle critiche (spesso
anche molto feroci) all’attacco personale nei confronti del
premier. Così, in un solo giorno, «Renzie» (come lo chiama
Grillo, facendo riferimento a
Fonzie il protagonista di una
serie tv degli anni ‘80) diviene
il protagonista negativo ed
unico del blog dell’ex comico
genovese. In home per tutta
la giornata campeggia l’immagine del premier con la parola «Schiappa»: è un link
con un video che riprende l’ex
sindaco fiorentino durante
una partita di calcetto. Le immagini, montate con una
Beppe Grillo con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio
musichetta da circo, fanno
vedere Renzi che gioca a calcio: molti errori e qualche fallo. Il video si chiude con il premier che, accasciato a terra
dopo aver ricevuto un calcio,
reagisce mandando a quel
paese l’avversario. Immagini
che suscitano le proteste di
alcuni parlamentari che parlano di metodo Boffo.
Renzi viene paragonato,
poi, all’allenatore del Milan
Clarence Seedorf: entrambi spiega Grillo - danno sempre
«la colpa dei loro errori a chi li
ha preceduti». Inoltre, «hanno lo stesso padrone, ovvero
Silvio Berlusconi».
Ma l’attacco più pesante e,
forse, più politico chiama in
causa l’incontro a Berlino
con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Per il leader cinque stelle, Renzi è come Mario Monti ed Enrico Letta, ovvero «a servizio della Merkel». «Ha assicurato alla cancelliera che l’Italia rispetterà
il Fiscal compact - prosegue
Grillo - Ma come può uno che
davanti alla Merkel si emoziona come un bimbo al primo giorno di scuola, avere le
palle di sfidare la Germania
?».
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Mercoledì 19 marzo 2014
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IL FATTO
Il “compagno” Luongo
diventa il favorito
numero uno ma non
si esclude un nuovo
tentativo per il rinvio
di SALVATORE SANTORO
POTENZA - Altro che unità. Sono addirittura sei i candidati alla segreteria regionale del Partito democratico di Basilicata. E
tra loro, a sorpresa, c’è anche il consigliere
regionale Mario Polese, fedelissimo di
Gianni e Marcello Pittella.
Una candidatura nata ieri mattina per
“reazione” alla riunione di Direzione regionale di lunedì sera in cui non è passata
la linea del rinvio.
Ma al netto delle valutazioni di merito di
registra una estrema divisione dell’area
Renzi. Quella che allo scorso congresso
nazionale di dicembre superò abbondantemente in Basilicata la percentuale del 60
per cento. Per la corsa alla segreteria regionale
sono
quattro infatti i
candidati che
fanno
riferimento al presi- Tre candidati alla segreteria regionale durante le fasi di presentazione dei documenti. Da sinistra Luongo, Polese e Mitidieri
dente del Consiglio Matteo Renzi. Nell’ordine di
presentazione
delle documentazioni ci sono i
due che si candidarono il 28 febbraio scorsso. E
cioè l’ex assessore regionale Luca Braia e il senatore Salvatore Margiotta. A
loro ieri sera,
sempre per l’area Renzi, si sono aggiunti il
renziano della “prima ora”, Francesco Mitidieri di Policoro e appunto Mario Polese.
A completare il sestetto c’è quindi il candidato lucano di Civati, Dino Paradiso di
Bernalda (diventato noto anche per l’attivita di cabarettista alla trasmissione televisiva “Made in Sud”) e quello dell’area Cuperlo - Bersani, Antonio Luongo.
A caldo emerge un dato: mentre l’area
cuperliana ha trovato la quadratura sull’ex parlamentare e segretario diessino
Luongo (classe ‘58) quella renziana no. Da
un punto di vista politico è una sorta di
“suicidio”. Così divisa l’area Renzi difficilmente può sperare di vincere il congresso
e cioè le Primarie del 13 aprile
prossimo. E’ anche vero che alla
fase finale arriveranno solo in
tre. Per regolamento con più di
tre candidature
si devo svolgere
le “convenzioni
comunali”. In
pratica sono delle primarie di
scrematura riservate solo ai
tesserati. E si
svolgeranno in
4 giorni: dal 27
al 10 marzo. Poi
i primi tre si sfideranno alle Primarie aperte a tutti i simpatizzanti e votanti del Partito democratico. A qual punto i renziani realisticamente
non potranno essere più di due. Questo se Sopra da sinistra, le operazioni di presentazione delle candidature al tavolo della Commissione di garanzia per ii congresso
prima non dovesse prevalere la linea della e un momento della Direzione regionale di lunedì sera con Vito Giuzio che spiegava le ragioni del no al rinvio
mediazione. E’ evidente infatti che ora con stata per il “niet” di Vito Giuzio a nome del- chiesta di rinvio di tutto il congresso. Ma a più liste collegate. L’area Antezza - Braia
le sei candidature in campo inizieranno le l’area Antezza - Braia. Il rinvio - non è un questo punto, sarebbe un segnale di estre- contesta la decisione e ne chiede l’annullamistero - non sarebbe dispiaciuto nemme- ma debolezza per tutto il Pd lucano. Ad mento. La questione è complessa. Nelle
trattative.
Nei corridoi del Pd ieri sera a caldo, più no a Marcello e Gianni Pittella che spera- ogni modo in questo quadro tutto è ancora prossime 24 ore la stessa Commissione di
garanzia del congresso regionale dovrebdi qualcuno leggeva la candidatura di Po- vano in una fase unitaria del partito in un possibile: non si può escludere più nulla.
Anche perchè c’è già un ricorso sul tavo- be decidere su un ricorso presentato conlese come un modo per aprire un nuovo momento delicatissimo per le sorti dell’ententativo di addivenire a un rinvio. In pra- te Regione (che di fatto è ancora in fase di lo. Presentato da Giuzio ieri pomeriggio tro se stessa. Impossibile. La vicenda verrà
tica durante la Direzione di lunedi con gli partenza con la legislatura) e in vista delle alle 18. In pratica viene contestata la deci- trasferita agli organi competenti nazionainterventi di Piero Lacorazza e poi di Anto- elezioni europee e amministrative di mag- sione della Commissione regionale di ga- li. In ballo ci sarebbe addirittura la validità
nello Molinari era stata sollevata la que- gio. Le cose però hanno preso una piega di- ranzia per il congresso (guidata da Giu- delle candidature. Insomma dire che la sistione di chiedere un rinvio a Roma (pro- versa. Le prossime ore diventano cruciali. seppe Laguardia) di modificare il regola- tuazione è esplosiva è poco.
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babilmente a giugno) di tutto il congresso In questo clima c’è ancora chi spera in una mento: è stato deciso di permettere a ogni
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regionale. Ma serviva l’unità che non c’è sorpresa finale con magari una nuova ri- candidato segretario la presentazione di
C’è anche il giallo
del ricorso di Giuzio
contro la modifica
del regolamento
congressuale sulle
pluri liste deciso
dalla Commisione
di garanzia. Si rischia
l’annullamento.
Pd sempre più diviso
sono sei i candidati
A sorpresa si iscrive alla corsa per la segreteria regionale
anche il delfino di Pittella, Polese. Quattro i renziani
Spaccature: alle
due candidature
renziane dello
scorso 28 febbraio
(Braia e Margiotta)
si sono aggiunte
ieri sera quella di
Francesco Mitidieri
e quella di Polese.
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I CANDIDATI
Mercoledì 19 marzo 2014
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LUCA BRAIA
SALVATORE MARGIOTTA
DINO PARADISO
VERSO UN PARTITO FEDERALISTA, SOLIDALE ED
EFFICIENTE
CAMBIAMO
VERSO
RI-FORMIAMO IL PD
#NOICAMBIAMO. PER UN PARTITO DEMOCRATICO
CON LA D MAIUSCOLA
ALLA
BASILICATA:
FRANCESCO MITIDIERI
ANTONIO LUONGO
MARIO POLESE
IL TEMPO DI CAMBIAREVERSO
IL FUTURO ENTRA IN NOI PRIMA CHE ACCADA
IL PROGETTO BASILICATA DEL PD
L’EDITORIALE
GLI ABITI USATI
di LUCIA SERINO
Insomma. Quella chiarezza tanto evocata dal presidente Pittella ieri mattina nel
rapporto con i cittadini a proposito delle
scelte sul petrolio, manca completamente nel dialogo interno al maggior partito
di governo, il Pd.
Cambiano le sigle,
cambiano i premier, le
correnti spirano sempre forti insieme al
gonfiarsi delle prevedibili ambizioni individuali e gli uomini non
smettono di combattersi. Intanto gli uomini, precisiamo il genere. Perchè ancora una
volta, a ogni appuntamento buono, il Pd lucano non perde occasione per dimostrare il
suo ancestrale sessismo. A parte questo, e
al netto di retroscena che potrebbero portare a rinvii in extremis, il quadro della
disaggregazione del partito non ci racconta nulla di nuovo di quello che è sempre stato.
I “vecchi” comunisti si affidano a uno
dei loro migliori uomini, Antonio Luongo, la corrente Civati sceglie di esserci
con Paradiso, i renziani ballano in quattro: il nuovo che avanza porta lacerazio-
ni, rimescolamento di equilibri, avanzamenti nelle postazioni.
E così il capo dei capi, cioè l'indomito
ma solitario governatore, primus renziano inter pares, da che parte doveva
stare dopo che, solo qualche settimana fa
aveva dichiarato di voler appoggiare
Braia, suo supporter elettorale, in contesa con un altro renziano, il senatore Margiotta, entrambi, a loro
volta, respinti dai depositari del verbo autentico del sindaco d'Italia, quelli della prima
ora?
Ecco spuntare il fido
Polese, schermo di protezione che non basta a
evitare la rottura della
squadra che portò
Marcello al trionfo alla
fine dello scorso anno.
Sara un bluff? Per ora
appare un bel frullato
di pezzi acerbi.
Il punto vero è il supporto politico all'azione per il governo della Basilicata che è
poi è quello che ci interessa. Il presidente
con chi sta? Ma soprattutto chi sta col
presidente? Le danze sono aperte e a noi
poveri spettatori senza biglietto non resta che osservare una malvagità: in fondo vanno alla festa con gli abiti usati.
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DA FACEBOOK
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Gianni Pittella esalta
il lavoro europeo di Renzi
GIANNI Pittella su Facebook: «Vuoi
vedere che alla fine Matteo Renzi è riuscito a tradurre anche in tedesco ‘cambiare verso’…? La sola e mera austerità,
infatti, è il concime perfetto per populismi ed euroscettici. Bisogna partire da
qui per valutare l’apertura della Merkel alle proposte di riforma e di maggiore flessibilità avanzate dal nostro
Premier, pur nel rispetto dei vincoli comunitari. In Germania gli euroscettici
stanno aumentando, in Francia Le Pen
rischia di diventare il primo partito, in
Italia i populismi del Movimento 5 Stelle, della Lega e di Forza Italia promettono una campagna tutta all’insegna della lotto all’euro e all’Europa. Probabilmente anche a Berlino si sono resi conto che non possiamo permetterci un
Parlamento Europeo assediato da forze contrarie all’Unione Europea».
ERRATA CORRIGE
La risposta è di Leporace
L articolo pubblicato ieri a pagina 7 “ A Restaino quello che è d Restaino” è di Paride Leporace. Per un errore di stampa la firma è uscita tagliata. Ce ne scusiamo con i lettori e gli
interessati
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RISORSE E CITTADINI
Dopo i fischi, Pittella replica: «Erano la minoranza,
ma così non va bene. C’erano molti “no” a prescindere»
Petrolio, si cambia
«Chiarezza e coraggio»
Il governatore: «Ci sono stati errori nel governare i processi
Per la Basilicata rinunciare alle estrazioni sarebbe un suicidio»
di MARIATERESA LABANCA
POTENZA - «E’ innegabile che negli
anni passati si sia venuto a creare
malcontento per le criticità che hanno accompagnato la gestione della risorsa petrolio. Ma siamo anche consapevoli del fatto che tali criticità potranno essere superate solo attraverso il confronto e una politica più coraggiosa e determinata nelle scelte
per la Basilicata». Risponde così il
presidente Pittella alle contestazioni
che lunedì scorso lo hanno costretto
ad abbandonare, insieme agli assessori Liberali e Berlinguer, l’incontro
sul nuovo pozzo Eni “Pergola 1”.
Ma la conferenza stampa convocata nella sala Verrastro della Giunta
regionale, ieri mattina, non è servita
solo a replicare ai fatti del giorno prima, ma anche a delineare l’approccio
del presidente rispetto a un nodo cruciale per lo sviluppo lucano, qual è
quello del petrolio. Ammette gli errori del passato, ribadisce la necessità
del dialogo costante con le comunità e
le istituzioni
locali
(lasciando intendere un deficit di comunicazione che
fino a questo
momento non
avrebbe giovato alla causa) e annuncia un cambio
di passo, appellandosi alla responsabilità della politica. Ma, soprattutto, ribadisce
il
principale punto di partenza: «A mio
avviso la Basilicata non può rinunciare al petrolio. Sarebbe un suicidio.
Dobbiamo però capire insieme come
trarne i maggiori benefici possibili,
senza fare nessuno sconto a Eni».
In premessa, però, la risposta ai
contestatori.
La replica
Il governatore spiega: «Sono realmente rammaricato per come si sia
chiuso l’incontro a Marsico. Eravamo lì per confrontraci con tutti. Anche e soprattutto con chi la pensa in
maniera differente rispetto a noi. Ma
tutto questo ci è stato impedito. Si è
capito da subito che si era venuto a
creare un clima che non avrebbe consentito l’approfondimento che ci eravamo riproposti di fare». Pittella precisa pure: «Da quello che ho potuto vedere con i miei occhi, si è trattato comunque di una minoranza rispetto ai
presenti che avrebbero voluto ascoltare quello che avevamo da dire. Ma i
toni sono stati molto forti. E io, per
mia cultura, non accetto un confronto di questo tipo. Quello che è accaduto non mi piace affatto. Non si può andare avanti così. Soprattutto nel rispetto della maggioranza di chi invece aveva voglia di ascoltare. Ho avuto
«Pronto a scelte
coraggiose
ma la Basilicata
ha bisogno
di più politica,
maggiore
fermezza
e determinazione»
Lo striscione di contestazione del Movimento 5 Stelle
la netta sensazione che gli oppositori re fermezza e determinazione».
in questione fossero quelli del “no” a
Senza petrolio sarebbe un suiciprescindere. Ci sono delle condizioni dio
che attengono alla condotta etica che
Per il governatore, in questo monon possono venire a mancare». Poi mento, immaginare una Basilicata
aggiunge: «Non ci sto a far passare la senza petrolio sarebbe un errore, olBasilicata per la terra dei fuochi. per- tre che impossibile. Convinto che i luché una cosa è perseguire il dolo e e le cani abbiano per le mani una grande
problematicità, differente è dipinge- ricchezza da cui poter trarre imporre un quadro che non corrisponde al- tanti occasioni di sviluppo. «Dobbiala realtà. Soprattutto qui, dove la qua- mo, quindi, aprirci al confronto per
lità ambientale deve essere volano di capire come sfruttare al meglio quesviluppo.
sta occasione. Sono sicuro che in molGli errori del passato
ti scopriremmo più punti di affinità,
Che ci siano stati degli errori “è in- che di divergenza».
negabile”. Pittella lo dice con chiarezQuesto, però non significa “conseza. «Se i cittadini percepiscono un ter- gnarsi” alla multinazionali del petroritorio che non porta i segni delle in- lio. «Non faremo sconti a Eni, così cogenti risorse affluite in questi anni a me abbiamo già dimostrato in questi
titolo di compensazione, qualche pro- mesi. Anche se, devo dire, che fino a
blema evidentemente deve esserci ora non ho riscontrato volontà da
stato». Così come, il presidente am- parte loro di creare subalternità».
mette, per gli anni passati, «una diffi- Mentre da parte dei sindaci «ho ricoltà di comunicazione sulla spesa» e scontrato una voglia di maggiore
un utilizzo delle risorse «no sempre protagonismo nelle decisioni che atvirtuosissimo». Ma il governatore in- tengono l’utilizzo delle risorse deriviata pure a considerare che gli accor- vanti dalle compensazioni».
di tra Regioni ed Eni risalgono alla fiUna cosa è certa: la prima battaglia
ne degli anni ‘90. «E quando si è alla da fare a Roma, «è quella dell’escluprima volta - aggiunge - commettere sione delle royalty dal patto di stabilialcuni errori è naturale e comprensi- tà». «Sono per un sostanziale superabile”. “Certo - continua - si potrebbe mento della logica dei 'bonus' e per
obiettare che dal ‘98 ad oggi sono pas- l'individuazione di più complessive
sati un bel pò di anni. Ed ecco perché misure di sostegno a favore dagli ulora deve essere questa la partita».
timi e dai penultimi. Servono poi ricaPiù fermezza della politica
dute in termini di efficientamento
«Mi preoccupo quando Renzi an- energetico e di vantaggi localizzativi
nuncia la Riforma del Titolo 5, che per le imprese».
Dal consenso al coraggio
vuol dire soprattutto un diverso apPittella la dice così: «Su tutto occorproccio in fatto di energia, con ovvie
conseguenze per la Basilicata. Ma rono scelte coraggiose. In fatto di pequesto fa il palio con l’incapacità di trolio, come di riorganizzazione della
governare, a livello regionale, un macchina amministrativa. E io non
processo complesso come questo. ho timore di passare da “uomo delle
Ora al presidente si chiede di fare una preferenze” a “uomo delle decisioni”,
battaglia per cambiare il decreto at- anche se impopolari. “Dalla maglia
tuativo del memorandum o per il fon- rosa, a quella nera”, aggiunge lui. Ma
do che finanzia il bonus benzina. Ma - a chi gli chiede se le contestazioni di
continua - non possiamo nasconderci lunedì scorso siano già la manifestache gran parte delle previsioni del- zione di un consenso che inizia a scel’accordo del ‘98 sono rimasti insoddi- mare, replica: «Vi assicuro che godo
sfatte a causa di un cortocircuito po- di ottima salute. Fisica, mentale e popolazioni-cittadini-sindaci-Regione. litica. Arriverà il momento in cui poEcco perché per rivendicare a Roma trò dimostrarlo. Ma ora è il tempo del
le legittime ragioni dei lucani abbia- lavoro».
[email protected]
mo bisogno di più politica, di maggio-
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IL RETROSCENA
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Incarichi alla Colella per più di 80.000 euro
«Tra i contestatori anche
ex collaboratori della Regione»
MARSICO NUOVO - Poco
meno di un mese fa, erano
state le associazioni ambientaliste a organizzare
un convegno a Marsico
Nuovo sul pozzo “Pergola
1” con le osservazioni tecnico-geologico e legali dei
professori Civita, Colella,
Ortolani e dell’avvocato
Bellizzi. Le istituzioni, invitate, non vi aveano preso
parte. Poi, qualche settimana dopo, l’iniziativa
annunciata dal primo cittadino di Marsico, con la
Regione e Eni. Fuori dal
tavolo dei relatori, invece,
proprio le associazioni
ambientaliste. E su facebook le polemiche erano
scoppiate subito. A partire da quelle che hanno visto protagonista la docente di geologia all’Unibas,
Albina Colella. «Attenzione lucani - la professoressa lanciava l’appello già
una settimana prima - Un
incontro organizzato senza contraddittorio». E lunedì, le persone che hanno
fischiato e contestato Regione, Comune ed Eni, lamentavano proprio l’assenza dall’elenco dei relatori degli esperti ambientalisti. Eppure qualcuno
insinua che tra i contestatori non ci fossero solo voci che si sono fatte sentire
in nome degli interessi del
territorio. La cosa è stata
pure oggetto di una precisa domanda nella conferenza stampa del presi-
dente Pittella. «Che, a sua
volta, ha risposto: «Sì, mi
risulta che tra i contestatori ci siano anche persone che hanno avuto precedenti rapporti di collaborazione con la Regione». Il
governatore non fa nomi,
e non sappiamo a chi si riferisse. Ma tra coloro che
per esempio hanno avuto
collaborazioni con gli uffici di viale Verrastro c’è anche la professoressa Colella. Che lunedì scorso non
era presente all’incontro,
come aveva ampiamente
annunciato su facebook.
Ma che in qualche modo,
nei giorni precedenti, aveva “chiamato alla armi”.
Sono diversi gli incarichi
che dal 2003 la Regione ha
affidato alla geologa, per
un totale complessivo di
oltre 80 mila euro. L’ultimo è stato liquidato solo
qualche settimana fa, a fine febbraio. E’bene ribadire che il suo nome non è
mai stato fatto in conferenza stampa. Così come
c’è da dire che da sempre la
docente dell’Unibas è tra
gli attivisti che in questi
anni si sono battuti per la
salvaguardia
dell’ambiente, soprattutto in Val
d’Agri e nello specifico per
la diga del Pertusillo.
Ma di certo ci sono le parole del governatore:
«Sappiamo che tra i contestatori ci sono anche ex
collaboratori della Regione».
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La conferenza
stampa del
presidente
Pittella nella
sala Verrastro.
In basso il
sindaco Vita
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AMBIENTE
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Il presidente
«L’Osservatorio
diventerà
un’Authority»
di ANGELA PEPE
L’INTERVENTO
I fischi antidemocratici vanno censurati
Ma la diffidenza è comprensibile
di VITTORIO PRINZI*
L’APPROVAZIONE a opera della Prefettura di
Potenza del Piano di emergenza esterna relativo
al Centro Olio Eni di Viggiano è un ulteriore importante passo avanti verso la messa in sicurezza
delle comunità viggianese, grumentina e dell’intera Val d’Agri. Quanto accaduto ieri a Marsiconuovo con la contestazione al presidente Pittella,
che va censurata senza alcuna
esitazione perché non ha consentito il democratico ed indispensabile confronto con i cittadini è purtroppo anche questo il frutto di una situazione
che si è fatta difficile per ritardi,
inadempienze ed inadeguatezze proprio in materia di tutela
della salute pubblica, dell’ambiente e della sicurezza dei residenti nelle aree interessate alle
attività petrolifere. Si è creata,
specie nelle comunità che vivono a ridosso dei pozzi e tanto più
nell’area industriale di Viggiano, una sorta di diffidenza nei
confronti delle istituzioni e della politica che va rimossa con
gradualità oltre che attraverso
il dialogo con atti concreti come
il Piano di emergenza esterna
all’impianto di Viggiano che è
stato aggiornato. Anzi si pone
il problema adesso di farlo conoscere nei dettagli e di rafforzare la concertazione interistituzionale che fa capo alla Prefettura di Potenza di intesa con i Comuni di Viggiano e
Grumento Nova e al Gestore dello stabilimento.
E’ importante sostenere l’impegno della Prefettura che al fine di garantire uno standard addestrativo soddisfacente ha in programma esercitazioni di complessità differenziata, in altre parole strutturate su livelli diversi d’attivazione
delle risorse e di coinvolgimento delle strutture
operative e della popolazione interessata.
In questa ottica saranno organizzate le se-
guenti esercitazioni in ordine di complessità crescente:
Esercitazioni per posti di comando – (Livello
A), esercitazione che prevede il solo coinvolgimento della Sala operativa della Prefettura di Potenza e degli altri enti ed istituzioni previste dal
PEE, senza il coinvolgimento in campo delle risorse umane e strumentali dei soccorritori e della popolazione;
Esercitazioni per i soccorritori – (Livello B), esercitazione che
prevede, oltre alle attività previste nella precedente esercitazione, il coinvolgimento in campo
delle risorse umane e strumentali dei soccorritori e delle relative sale operative, senza il coinvolgimento della popolazione;
Esercitazioni su scala reale (Livello C), esercitazione che
prevede, oltre alle attività previste nella precedente esercitazione, il coinvolgimento della popolazione.
Poiché la riuscita di un’esercitazione, come evidenzia la Prefettura, dipende dal livello d’informazione e di addestramento
dei soccorritori, nonché dall’efficacia dell’informazione effettuata su questa tematica nei riguardi della popolazione interessata all’emergenza, dovranno essere organizzati – preliminarmente - specifici seminari e corsi di formazione, cui parteciperanno, in qualità di docenti, i
soggetti che a vario titolo partecipano all’attivazione ed alla gestione del PEE.
Per Prinzi “è questa la strada da seguire, quella del coinvolgimento dei cittadini, per gestire
nel migliore dei modi l’impatto del petrolio sulla
vita delle comunità locali interessate e ricucire lo
“strappo” innanzitutto con la Regione anche
dando maggiore informazione sull’attività dell’Osservatorio Ambientale di Marsiconuovo.
*Consigliere provinciale IdV
UGL
«Pronti a sostenere
Pittella»
«L’UGL è pronta a sostenere il
Presidente della giunta della regione Basilicata, Marcello Pittella, per
affrontare in modo trasparente e
ognuno con la propria competenza e responsabilità su tale questione seria e delicata sullo sfruttamento sostenibile delle risorse minerarie e su quali benefici per il territorio. Ripartiamo a condizione
che oggi le priorità si chiamino difesa del lavoro e del sistema produttivo locale e soprattutto creazione di nuova occupazione, sostegno alla ricerca e all’innovazione, investimenti in coesione sociale». E’ quanto fanno sapere i segretari dell’Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi e Pino Giordano. Per i
quali: «L’intesa con l’Eni del 1998
non è stata per niente soddisfatta.
Una parte di questa responsabilità
è da attribuire proprio alla mala politica che in questi anni ha governato la regione creando solo illusioni ‘gratuite e prese in giro’ ai cittadini”. Per la procedura sull’attuazione del ‘memorandum’ e più
complessivamente dell’articolo 16
del decreto legge sulle liberalizzazioni, abbiamo già consumato un
passaggio presso il Mise con l’ex
ministro, Flavio Zanonato, consegnando un dossier del centro studi
Ugl Basilicata, riportante pochi e
buoni punti realizzabili, dove si ipotizzavano nuove strategie e risoluzioni in tal merito a beneficio dei lucani. La governance regionale
precedente alla gestione Pittella,
ha sempre visto l’Ugl come o.s. di
scomodo – proseguono Giordano
e Tancredi – ed oggi il risultato è
che, la gente è arrabbiata perché
nulla si è ricavato in termini occupazionali ed in termini economici.
Condividiamo che, fatto salvo il rispetto per l’ambiente, non utilizzare la risorsa sarebbe un suicidio».
MARSICO NUOVO – A pochi anni
(2011) dall’inaugurazione già si ripensa ad una riformulazione nella
funzione dell’Osservatorio ambientale. La riflessione è stata tratta nel
breve incontro svoltosi presso il palazzo municipale del centro marsicano, che ha anticpato l’incontro,
poi sospeso, di lunedì scorso. Uno
strumento utile, l’Osservatorio, che
a giudizio del governatore regionale, Marcello Pittella deve essere «irrobustito per funzioni e missione».
«All’Osservatorio Ambientale - ha
spiegato - dobbiamo dare
le gambe necessarie per
agire».
«Non più pensato come
un luogo accademico – didattico, ma come un’autority sull’ambiente che possa essere parte di un’articolazione più ampia», ha
spiegato il governatore.
Secondo il presidente «è
utile per il territorio della
Val d’Agri, ovviamente
per quello che rappresenta in Val d’Agri ma deve
essere inserito in una capacità regionale. Deve osservare, monitorare e guidare processi di approfondimento sulle varie matrici che possono riguardare
l’inquinamento in tutta la
Regione Basilicata. Ecco perché il
pensiero va a un’Autorità Ambientale. «Può mantenere la stessa missione attuale – ha evidenziato - ma deve
inserita in un meccanismo un po’
più ampio che può riguardare sostanzialmente l’intero territorio regionale. Noi dobbiamo porci il tema
di che cosa accade sul territorio regionale e sul versante dell’inquinamento. Dobbiamo portare in sintesi
le varie espressioni e articolazioni
istituzionali: dando autonomia,
dando gambe , responsabilità e mezzi. Dobbiamo moltiplicare e decuplicare queste articolazione e pensare a
fare una cosa unica per la Regione,
all’interno della quale ci sono realtà
come queste che hanno avuto già
uno sturt up e possono svolgere una
funzione. Io penso – ha aggiunto che si possa fare».
On line la votazione
Progetto del Cnr di Tito
tra i migliori
scelti da Focus
C’E’anche il progetto Fire Sat del Cnr di
Tito tra quelli di valenza internazionale
che la rivista Focus, con il patrocinio
del Politecnico di Milano, ha selezionato con propri criteri per assegnare un
premio innovazione sulla base di votazioni on-line.
Tra la rosa di candidati per il settore
energia ed ambiente è stato selezionato
proprio il progetto del Cnr di Tito , già
considerato degno di attenzione da parte della Nasa che lo segnala sul suo proprio portale istituzionale (http://modis.gsfc.nasa.gov/sci_team/pubs/abstract.php?id=07741).
Il progetto Fire-Sat riguarda l’uso di
tecnologie satellitari low cost per il monitoraggio incendi, dalla fase di previsione a quella di perimetrazione delle
aree bruciate, dalla stima dell’impatto
del fuoco sul suolo e vegetazione, alla
capacità di recupero ecosistemico.
Per votare il progetto lucano, basta
collegarsi al sito “Http://innovazione.focus.it/energia_ambiente.aspx”
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PROVINCE
I trasferimenti
regionali alzano
lo scontro tra gli enti
Clamorosa decisione
«Pronti a lasciare»
di PIERO QUARTO
MATERA - «In queste condizioni non si può
andare avanti e di fronte ad una delibera
che ci vede ancora soccombenti non possiamo che pensare alle dimissioni».
Il presidente della Provincia di Matera
Franco Stella non usa mezze misure: «non
chiediamo risorse perchè siamo un ente in
dissesto, la Provincia ha un suo bilancio sano ed ha anticipato 2,1 milioni di euro di
spese che devono essere restituite dalla Regione più una serie di stati di avanzamento
a saldo del 2013 per altrei 3,6 milioni di euro.
Abbiamo segnalato sin dal gennaio scorso questa situazione, abbiamo chiesto incontri al presidente della Regione Pittella
senza avere nessun tipo di riscontro.
Si tratta di crediti su prestazioni rese dalla Provincia.
Per non parlare», aggiunge dei lavori sostenuti senza alcun aiuto a livello regionale
e nazionale per il ponte di Craco».
Stella esclude la sospensione dei servizi
ma la presa di posizione di queste ore sottintende il rischio inevitabile che ciò possa
accadere. «Io non permetterò che servizi essenziali per i cittadini possano essere interrotti e se non potrò più farvi fronte ed allora
non avrà più senso svolgere il mio compito». Non manca anche l’accenno ad una evidente disparità di trattamento che Stella
sottolinea: «si tratta dell’ennesima pesante
penalizzazione perpetrata a danno della comunità materana, la giunta provinciale
della coalizione di centrosinistra della Provincia di Matera annuncia le proprie dimissioni.
Inaccettabile.
Così si sono
espressi gli amministratori
provinciali sul
provvedimento
in materia di patto di stabilità, in
fase di definizione, che vedrebbe
il territorio della
provincia di Matera danneggiato dalla discriminazione in favore di quello di Potenza».
«La Provincia
di Matera aveva
sollecitato la Regione affinché manifestasse la medesima
attenzione assicurata, in passato, nei confronti di analoghe richieste da parte di altri
enti. Richiesta completamente disattesa.
Se è vero che la delibera regionale relativa alla distribuzione di risorse per alleggerire il patto di stabilità assegna 1 milione e
900 mila euro alla Provincia di Matera e circa 4 milioni di euro a quella di Potenza –
hanno commentato gli assessori – a questa
giunta non resta che prendere atto dell’ennesima disparità di trattamento attuata
nei confronti delle comunità del Materano
e dimettersi». Una presa di posizione molto
forte che vede concordi le forze di maggioranza all’interno dell’ente provincia ma
che non trova contrarie nemmeno le opposizioni tanto che il consigliere di Forza Italia Antonio Stigliano nel segnalare la gravità della situazione ricorda anche che «Come forze responsabili di opposizione in consiglio provinciale abbiamo sempre denunciato in questa consiliatura lo strabismo e
la voluta disattenzione della giunta regionale rispetto alle sacrosante istanze del materano».
«Ci auguriamo un cambiamento di atteggiamento della Regione, nel senso di concedere alla Provincia di Matera gli spazi finanziari ripetutamente richiesti in questo
ultimi due mesi, ristabilendo così le minime condizioni di corretta rapportazione
istituzionale e territoriale.
Se così non dovesse essere, le forze di mi-
Stigliano (FI)
«Anche la minoranza
è pronta
a lasciare»
Matera Si Muove:
«Solo ora Stella
si accorge
finalmente
di questa disparità»
Il presidente della Provincia di Matera, Franco Stella e nei due riquadri i ragazzi del
Movimento Matera si Muove e il capogruppo di Forza Italia Osvaldo Stigliano
«Matera discriminata
La giunta si dimette»
Annuncio shock di Stella: «Avanziamo 5,6 milioni di euro
e ci danno solo 1,9 contro i 4 di Potenza. E’ inaccettabile»
noranza in consiglio provinciale, come
preannunciato non più tardi di un mese fa,
confermano la disponibilità a rassegnare
le proprie dimissioni».
Ovviamente la questione legata fortemente ai limiti imposti alla Regione dal Patto di stabilità finisce per riproporre anche
la contrapposizione Matera-Potenza tanto
che il Movimento Matera si Muove interviene e spiega: «dopo pochi mesi dalle Elezioni
Regionali, che il Presidente della Provincia
Franco Stella, si dimette con tutta la giunta
perché il territorio materano è discrimina-
to a differenza di quello di Potenza.
Forse ora che si avvicinano le comunali, e
si avvicina la possibilità di una candidatura
a sindaco, il nostro caro ex Presidente si accorge involontariamente di questa enorme
disparità, che affligge la nostra Regione.
Matera SI Muove ha da sempre fatto della
difesa di Matera il suo cavallo di battaglia, e
la sua unica battaglia, lo abbiamo fatto
quando ci volevano togliere la Provincia, lo
abbiamo fatto durante le Elezioni Regionali e lo continueremo a fare.
Il Presidente Franco Stella fino a ieri è
stato complice dei misfatti che la Regione
Basilicata “offre” alla nostra città, e solo
ora, ad un anno dalle elezioni Comunali e
dopo la presentazione della Lista di cui lui
fa parte, si sveglia da questo suo accondiscendente sonno molto lungo, urlando alla
discriminazione del nostro territorio. Matera si Muove chiede che ai cittadini Materani di diffidare da tali personaggi che fino
a ieri hanno retto il gioco alla Regione filopotentina, e solo alle porte delle Elezioni Comunali si svegliano».
[email protected]
L’Unione sindacale di base contro la soppressione
«La riforma non ci piace
I posti di lavoro prioritari»
di Francesco Castelgrande*
Province a
rischio,
sopra la
sede di
Potenza,
e riforma
imprevedibile
Ancora una volta e con molto ritardo
nella nostra regione ci si ricorda che vi
sono dei problemi da affrontare come
quello della riforma delle province.
USB cioè l’Unione sindacale di base da
subito, appena si è parlato di questo argomento a livello nazionale, si è schierata contro l’idea di chiusura di questi
enti e soprattutto a difesa del personale
che rischia di diventare precario.
Siamo rammaricati come USB di non
essere stati invitati al Consiglio provinciale aperto per portare le nostre valutazioni e le nostre perplessità sull’intera vicenda. Per l’Unione Sindacale di
Base lo stato di emergenza continua: il
testo del disegno di legge non migliora
le condizioni salariali dei lavoratori e
non tiene conto del blocco dei contratti
che prosegue e del costo della vita che
aumenta di giorno in giorno.
Per non parlare degli eventuali esuberi che sono presenti anche in caso di
passaggio da Provincia a Città metropolitana. Che si voglia risparmiare con
la riduzione del personale ormai è chiaro a tutti. Lo stesso Commissario per la
spending review ha dichiarato che si
risparmia di più se la fusione fra due
Enti porta ad una riduzione del personale.
Rispetto al disegno di Legge Delrio
chiediamo in primo luogo la necessità
del mantenimento dei livelli occupazionali e retributivi compresa la stabilizzazione per il personale precario delle attuali province.
In secondo luogo la necessità di accompagnare il percorso di riordino,
per quello che riguarda la riallocazione del personale sui territori, attraverso specifici tavoli negoziali.
Terza questione riguarda la necessità che le cosiddette funzioni di area va-
sta se cessano di essere svolte dalle province ricadano in capo alle Regioni e
che si arrivi ad un pronunciamento più
chiaro, da parte delle stesse Regioni,
rispetto alle misure che riguarderanno tanto le città metropolitane che i piccoli comuni.
Le prime risposte a questi nostri problemi sono state sfuggenti sul piano
degli impegni, ma piuttosto chiare su
aspetti. E’ stato sostanzialmente confermato che ci saranno esuberi e che la
loro richiesta di mantenere la mobilità
in ambito regionale e coordinata direttamente dalle Regioni non ha avuto alcuna risposta positiva da parte del Governo .Usb è la sola forza di opposizione
che si frappone a questa trasformazione di sistema, ma occorre far crescere
la dimensione di questo dissenso affinchè la lotta continui per cancellare la
riforma Delrio ed azzerare le leggi
Brunetta. No al Provincicidio.
*coordinarore regionale Usb
pubblico impiego
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Primo piano
DROGA
Mercoledì 19 marzo 2014
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Chiuse le indagini per i traffici sull’asse Potenza-Terzigno
I carabinieri notificano avvisi di garanzia a 18 persone
Cocaina spacciata pure in obitorio
Più di cento gli episodi contestati, tra i clienti anche alcuni “vip” orbitanti nel capoluogo
POTENZA - Associazione
finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio ed estorsione.
Sono le accuse contenute
nell’avviso di conclusione
delle indagini che ieri è stato notificato a 18 persone
coinvolte, a vario titolo, nell’ultima inchiesta dell’antimafia lucana sui giri di coca nel capoluogo e dintorni.
Tra i clienti individuati
dai militari del reparto operativo dei carabinieri di Potenza ci sono vari nomi noti,
che di qui a qualche mese
potrebbero sfilare in Tribunale.
Gli investigatori hanno
accertato oltre un centinaio
di episodi di spaccio che sarebbero avvenuti sotto casa, come pure all’obitorio
dell’ospedale San Carlo di
Potenza, un luogo scelto
evidentemente per la sua riservatezza. O in un bar poco
lontano dagli uffici della
Provincia, dove prestava
servizio almeno uno dei
presunti consumatori.
Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, guidati dai capitani Antonio
Milone e Francesco Mandia, la piazza dello spaccio
nel capoluogo sarebbe rimasta per un po’ “terra di
nessuno”. In particolare
dal 2010, dopo l’arresto e il
pentimento del boss dei basilischi Antonio Cossidente
e di Savino Giannizzari,
considerato uno dei suoi
luogotenenti.
A fiutare l’affare a quanto
emerso dall’inchiesta coordinata dal pm Francesco
Basentini sarebbe stato
Maurizio Finzi - nell’ambiente conosciuto con il soprannome di Jack Daniel’s
perché amante di quella
marca di whisky - che, dopo
essere entrato in contatto
con i fratelli Gigi Andrea e
Gigi Massimiliano - entrambi di Terzigno in provincia di Napoli - ha deciso
che poteva prendere in mano le redini del traffico di
droga. La collaborazione
tra il gruppo campano e
quello lucano, secondo gli
investigatori, è cominciata
in carcere: quella di Terzigno, infatti, è un’area nuova per i compratori della Basilicata, che in passato si sono sempre riforniti a Scampia o a Secondigliano.
E se Maurizio Finzi, 46
anni, assumeva per sé il
ruolo di capo dell’associazione a delinquere dedita al
traffico e allo spaccio di cocaina - i fratelli Gigi erano i
fornitori - Francesco Triani, 43 anni, diventava il suo
braccio destro.
A lui toccava il compito di
vendere la cocaina a quei
clienti abituali rimasti orfani di Cossidente.
Per Finzi, Triani e i fratelli Gigi a gennaio erano scattati gli arresti per traffico di
ingenti quantità di cocaina.
Mentre per altre sei persone tutte residenti a Potenza
o nel suo hinterland erano
state richieste misure cautelari ma il
gipnon ne TUTTII NOMI
ha ravvisato l’esiMaurizio Finzi, Potenza 1969
genza:
Massimiliano Gigi, Terzigno 1974
Giuseppe
Andrea Gigi, Terzigno 1971
Fontini,
Francesco Triani, Potenza 1971
GianfranGiuseppe Fontini, Potenza 1964
co GallicaGianfranco Gallicano, Potenza 1974
no, Fabio
Anastasio Pane, Pignola 1969
Musolino,
Maurizio Finzi
Fabio Musolino, Potenza 1981
Anastasio
Luigi Quaranta, Tito 1990
Pane, GreAndrea Brienza, Tito 1990
gorio
Antonio Gentile, Muro Lucano 1981
Troiano e
Domenico Laviano, Tito Scalo 1990
Andrea
Gregorio Troiano, Picerno 1990
Brienza.
Martina Quaranta, Tito 1988
Adesso
Donato Salvia, Tito 1985
avranno
Franco Finzi, Potenza 1966
20 giorni
Carmine Galiffa (Gabriele), Potenza 1971
per difenRaffaele Rescigno, Potenza 1972
dersi
ed
evitare il
processo assieme ad altri 8
Un’auto dei carabinieri davanti al Tribunale di Potenza
indagati per singoli episodi
Francesco Triani
di cessione: Carmine Galiffa, Franco Finzi, Martina
Quaranta, Domenico LaLE FIAMME GIALLE ARRESTANO UN CORRIERE ALBANESE
viano, Antonio Gentile Donato Salvia, e Raffaele Rescigno.
La cocaina veniva acquistata in grossi quantitativi
a Terzigno dai fratelli Andrea e Massimiliano Gigi. A
fare il carico, ogni dieci
giorni, proprio Maurizio
Finzi che in alcuni casi pa- L’intercape- POTENZA - E’ in carcere a Matera gialle della compagnia di Polico- effettuato dalle Fiamme gialle di
da lunedì Ilir Ulquinaqu, albane- ro ai comandi del capitano Fran- Policoro nel giro soltanto di qualgava la merce subito e in al- dine con
se di 38 anni, l’ultimo corriere del- cesco Milano.
che mese.
tri attraverso vaglia veloci - l’eroina
L’uomo, che risulta incensuraIl 4 marzo i finanzieri avevano
diciotto quelli documentati sequestrata la droga arrestato dalle Fiamme
to, è stato fermato alla guida di scoperto 4 chili di cocaina nasconel periodo compreso tra
una Volkswagen Passat sulla sta- sti in un’altra intercapedine rical’aprile del 2010 e il febbraio
tale 104 Jonica all’altezza di San vata sul fondo di una monovoludel 2011 - a parziale saldo o
Teodoro a un posto di blocco di ba- me arrestando un corriere tedein alcuni casi come acconto
schi verdi e unità cinofile.
sco, ma di origini calabresi.
per le prossime partite di
La droga era nascosta in un’inA febbraio invece era stata la
coca da prelevare. Una volta
tercapedine ricavata all’interno volta di 3 chili eroina per cui è fiche la droga arrivava a Podella carrozzeria dell’auto vicino nito in carcere un incensurato catenza veniva data a Francealla marmitta. Per questo è stato labrese.
sco Triani e altri che si occunecessario portarla in officina e
La droga sequestrata ieri era
pavano di rivenderla a crealzarla su un ponte per provvede- stata camuffata con del dentifridito.
re ad aprire le lamiere ed estrarne cio per provare a ingannare il fiuMa se gli spacciatori taril carico, 14 panetti di eroina pu- to dei cani. Ma il tentativo dei redavano nei pagamenti Finrissima del peso complessivo di sponsabili del carico è andato a
zi non avrebbe esitato a riquattordici chili. Una quantità vuoto. Restano ancora da chiaricorrere alle minacce, anche
che sul mercato avrebbe potuto re - infatti - mittenti e destinatari
telefoniche. Per questo è acfruttare fino a 2 milioni di euro.
dell’eroina, su cui nei prossimi
cusato anche di estorsione
Quello appena effettuato è il giorni è probabile che gli investinei confronti di Musolino e
terzo sequestro di ingente valore gatori proveranno a fare luce.
Troiano.
[email protected]
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Nuovo maxi-sequestro sulla Jonica
Scoperti 14 chili di eroina in un nascondiglio sotto l’auto
L’Aquila: denunciato un 21enne lucano, I.L., trovato con 51 grammi di marijuana
Potentino guida la polizia dagli studenti-pusher
L’AQUILA - La squadra mobile dell’Aquila ha arrestato tre studenti
iscritti all’università del capoluogo, due siciliani e uno calabrese,
con l’accusa di spaccio e detenzione
di sostanze stupefacenti. Denunciato un quarto studente originario
di Potenza, come gli altri domiciliato all’Aquila per motivi di studio.
Nel corso delle perquisizioni sono
stati sequestrati 320 grammi di
droga, oltre a bilancini di precisione e dosi già pronte per lo spaccio.
Secondo gli investigatori, i tre ragazzi arrestati all’Aquila avevano
messo su una sorta di piccola centrale operativa dello spaccio nella
loro abitazione. Gli arrestati sono
F.C., 22 anni, nato a Mistretta, studente di infermieristica, con prece-
Iscritto alla facoltà di Scienze motorie, una volta scoperto
ha indicato agli investigatori dove l’aveva acquistata
denti specifici per droga essendo
stato trovato nel 2008, da minorenne, in possesso di due panetti di hashish con 187 grammi a Cefalù in
provincia di Palermo; F.B., 25, nato
a Locri, studente di riabilitazione
psichiatrica; A.B., 23, nato a Palermo, studente di fisioterapia. Sono
tutti domiciliati all’Aquila, in zona
Pettino, per motivi di studio.
Tutto è cominciato ieri pomeriggio, quando, dopo un appostamento, è stato fermato e controllato un
giovane, I.L., 21, che, a bordo di una
Opel Corsa, era appena uscito da
un’abitazione già sotto osserva-
zione da parte dei poliziotti.
Originario di Potenza, universitario che frequenta Scienze motorie, è stato trovato con un involucro
di cellophane contenente 51 grammi di marijuana. Il giovane ha raccontato spontaneamente che la droga era stata acquistata poco, per un
importo di 250 euro, da un giovane
di cui ha fatto il nome, che abitava al
quarto piano dello stabile dove era
stato visto uscire. Gli agenti hanno
proceduto alla perquisizione domiciliare dell’appartamento al cui interno si trovavano cinque giovani.
Ai tre è stata attribuita la ma-
rijuana, trovata in più stanze: un
vaso in vetro e una scatola metallica
con 58,75 grammi, tre vasi in vetro
con 82,3 grammi, ancora un vaso in
vetro con 48 involucri in carta argentata da un grammo ciascuno,
già pronti per essere ceduti, una
ciotola con dieci involucri in carta
argentata di 121,14 grammi pronti
per essere ceduti; due bilancini di
precisione per la pesatura.
Gli altri due, studenti universitari di fisioterapia e di psicologia, si
sono dimostrati estranei ai fatti anche se si sta valutando l’ipotesi di favoreggiamento, visto che la cucina
era a uso comune e che non potevano non sapere del giro di droga in
casa; in più uno dei due ha ammesso
di fumarne un pò ogni tanto.
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GIUSTIZIA
Il segretario
nazionale Capece
«Le case circondariali
luogo dell’assenza
di diritti e prospettive»
POTENZA - A differenza di quanto dicono i dati ministeriali e il sopralluogo stesso di Marco Pannella, che l’estate scorsa
ha visitato gli istituti lucani, le carceri
della Basilicata non sono un luogo confortante, anzi, all’interno di quelle mura
si nascondono storie drammatiche, di
isolamento e sofferenza che non riguardano solo i detenuti, ma anche il personale che lavora al suo interno. A rivelarne
una parte ieri è stato il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, il Sappe, che
si è riunito a congresso a Tito con un convegno destinato proprio al sovraffollamento delle carceri. Ed è bene partire da
questo punto. Le case circondariali lucane non sono sovraffollate, ma hanno una
cronica carenza di personale. Si parla di
70 unità presenti a fronte di un organico
previsto di 447 persone con un numero di
detenuti superiore a 500 su una capienza
di 440 unità. I numeri sull’affollamento non sono così drammatici ma non a caso il taglio del segretario
generale, Donato Capece,
dato all’incontro parte dal
presupposto che negli istituti penitenziari lucani
«sono sempre più luogo
dell’assenza. Assenza di taluni diritti, di prospettive,
di senso. Uomini e donne
ammassati in luoghi sempre più stretti ed angusti, a fronte di una
capienza complessiva delle carceri italiane di circa 38mila posti ce ne sono attualmente circa 63mila, gli stanziamenti per
la manutenzione ordinaria e straordinaria quasi del tutto assenti».
UN BILANCIO DEL 2013 - I numeri sono drammatici perché in tutto il 2013 si
sono verificati tra Potenza, Melfi e Matera
28 episodi di autolesionismo e un tentato
suicidio sventato dagli operatori della Polizia Penitenziaria. E non solo: la situazione all’interno è piuttosto calda, con situazioni di violenza preoccupante. Nel
corso dell’anno sono state registrate 18
colluttazioni e 14 ferimenti. C’è anche
un’evasione per un mancato rientro da
permesso premio, 29 scioperi della fame
per protesta sulle condizioni di detenzione, 21 rifiuti di vitto e terapie mediche e 9
danneggiamenti per un totale di 470 detenuti distribuiti in tutto il territorio. Insomma, gli uomini del sindacato non nascondono una situazione quasi “esplosiva”e difficile da tenere sotto controllo. So-
Alla guida
del sindacato
rieletto
Saverio
Brienza
Una cella da due posti letto attrezzata per quattro nel carcere di Potenza
Carceri, la Basilicata
non è un’isola felice
Il Sappe si riunisce a congresso e mostra le cifre dell’anno 2013
Il bilancio è di un tentato suicidio, 14 ferimenti e un’evasione
lo nel carcere di Potenza sono stati registrati lungo tutto il 2013 18 atti di autolesionismo che vanno dai tagli diffusi all’ingestione di chiodi, pile, lamette e altri
corpi estranei. Altri 9 sono stati segnalati
a Matera e uno soltanto a Melfi dove un
detenuto non è ritornato dal suo permesso premio. Diciamo che il Sappe ha una
sua proposta, ovvero il «ripensamento
della pena, favorendo maggiormente il
lavoro obbligatorio in carcere, il potenziamento delle misure alternative alla de-
tenzione e l’espulsione dei detenuti stranieri». Ma è chiaro che la Basilicata, in
termini carcerari, non è quell’isola felice
all’interno di un regime che ha bisogno di
una riforma radicale e senza tentennamenti. Questo perché le cifre del Sappe restituiscono uno scenario a tinte fosche
dove regna disuguaglianza e soprattutto
isolamento.
ELETTO IL SEGRETARIO - A margine dell’incontro è stato eletto il nuovo segretario regionale del sindacato autono-
mo. Ed è stato riconfermato all’unanimità Saverio Brienza, sostituto commissario della Polizia Penitenziaria, coordinatore del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti della Casa Circondariale di Potenza. Al suo fianco ci saranno due vice segretari: l’ispettore capo Eustacchio Paolicelli che è in servizio al carcere di Matera
e l’assistente capo Mauro Autobello, di
stanza a Melfi.
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Il bilancio del Simpse, la società di medicina penitenziaria: «Il sovraffollamento incide molto»
Pericolo tubercolosi tra i detenuti
«Nelle strutture italiane il rischio è 26 volte maggiore che per la popolazione generale»
La struttura
di Melfi
LE CONDIZIONI disumane in cui vivono i detenuti italiani, con celle
stracolme e un’assistenza sanitaria carente, sono perfette per far
esplodere la “bomba” Tbc, che già colpisce un carcerato su cinque nel nostro paese.
L’allarme lanciato dagli esperti della Simpse, la societá italiana di medicina penitenziaria, è confermato da
un rapporto dello European Center
for Disease prevention and Control
(Centro europeo per il controllo e la
prevenzione delle malattie) pubblicato ieri, secondo cui per un detenuto il
rischio di ammalarsi è 26 volte maggiore che per la popolazione generale.
«Il sovraffollamento incide molto sul
rischio di contrarre la malattia - conferma Massimo Andreoni, presidente
della Società Italiana di Malattie Infet-
L’interno della casa circondariale di Matera
tive e Tropicali - per il contagio basta
un colpo di tosse, e si pensi quanto può
essere facile in una stanza in cui invece di quattro persone ce ne sono dieci o
dodici».
Ad aumentare il rischio è anche la
provenienza di molti detenuti. «La
Tbc è molto presente in alcuni paesi
dell’Est Europa - spiega Andreani - da
cui spesso provengono i detenuti. Le
condizioni nelle celle poi fanno il resto, favorendo la diffusione della malattia.
Per questo noi chiediamo che la Tbc
rientri tra le malattie per cui viene offerto lo screening al momento dell’arrivo del detenuto nel carcere».
Secondo l’agenzia europea, il 7,2%
dei casi di tubercolosi nel continente
viene notificato in carcere, con 942 casi ogni 100mila abitanti che si verificano dietro le sbarre, un tasso 26 volte
maggiore rispetto a quello nella popolazione generale.
Dai dati Simpse risulta invece che
nel 2012 nelle carceri italiane il 21,8%
dei detenuti aveva la malattia, che si
sta diffondendo anche tra gli agenti di
polizia penitenziaria, una cifra in crescita rispetto al 2004 quando era del
17,9%.
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TURISMO
I LUOGHI VISITABILI
Provincia
di Matera
Da Casa Noha
fino a quella
di Orazio a Venosa
E gli studenti
saranno le guide
POTENZA - Sono venitrè i siti che questo
weekend resteranno aperti per le tradizionali giornate del Fai. Sabato e domenica quindi si avrà l’opportunità di
esplorare il bello della Basilicata, la sua
storia e le architettura che l’anno contraddistinta per secoli. Ovviamente la
provincia di Matera fa da apripista, ma
anche a Potenza, anche se è esclusa la città capoluogo, non nasconde le sue bellezze. Palazzi gentilizi, scavi archeologici,
chiese e musei, ma anche il geosito dei
Cinti, vera e propria perla naturale della
regione. Matera, Grassano, Irsina, Metaponto, Pisticci, Policoro, Tricarico,
Grumento Nova e Venosa sono i comuni
interessati dalle visite del Fondo Ambiente italiano. Unico posto riservato
agli iscritti del Fai è il palazzo Arcivescovile di Matera, per il resto si potrà
accedere liberamente a tutti i luoghi.
Le visite coinvolgeranno i volontari
dell’associazione, i giovani delle scuole e
gli studenti di archeologia dell’Università della Basilicata, ma anche gli studenti dei licei, come per esempio a Venosa nel caso della visita alla Casa di Orazio.
A Matera, accanto a Casa Noha, che
propone «I Sassi invisibili. Un viaggio
straordinario nella storia di Matera», sarà possibile visitare il salone degli
Stemmi nel palazzo Arcivescobile e Palazzo Ferrau. A Grassano la Chiesa Madre e il Geosito dei Cinti, a Irsina il Centro studi «Giovanni Maria Trabaci» e il
museo archeologico «Michele Janora», a Tricarico la cattedrale e il Palazzo ducale. A Metaponto si
potranno visitare il museo
archeologico e le Tavole
Palatine, a Pisticci la cappella di Santa Caterina e
la chiesa dell’Immacolata, a Policoro il museo archeologico della Siritide
e il Parco archeologico di
Heraclea. E gli itinerari
archeologici segneranno
anche le visite a Grumento
Nova, al museo nazionale
dell’Alta val d’Agri e al sito di Grumentum, e a Venosa, alle aree archeologiche,
delle terme e dell’anfiteatro e alla Casa
di Orazio.
Tra questi c’è anche il sito di Bernalda
Metaponto, finito l’autunno scorso sotto
montagne di acqua e fango a causa di un
cedimento delle barriere che contengono il fiume. Una “rivincita” per un pezzo
di Basilicata tra i più suggestivi e attrattivi. Il sito di Metaponto infatti è stato letteralmente sommerso per diversi giorni
a causa del maltempo che ha colpito tutta
l’area.
Ci è voluto molto per poter rimettere la
struttura a posto, ricostruendo i ponticelli che attraversano tutte le zone archeologiche e migliorando i canali di
scolo. Per diversi mesi Soprintendenza,
Vigili del Fuoco e Consorzio di Bonifica
hanno lavorato per poter prima eliminare l’acqua stagnante e poi procedere alla
pulizia completa del sito dal fango. Un
po’ la stessa situazione degli scavi archeologici di Sibari, in Calabria, dove la
situazione però resta ancora oggi drammatica. Ovviamente la visita prevede l’apertura di luoghi non sempre fruibili dal
pubblico, è il caso per esempio della galleria all’interno di palazzo Ducale a Tricarico.
Ma c’è anche la sede espositiva permanente della Soprintendenza, sempre a
Tricarico, che conserva l’elmo di tipo corinzio in uso dall'avanzato VI sec. a. C. e
parte del corredo proveniente dalla necropoli di Serra del Cedro. In ogni caso il
Fai ha anche preparato un’app per smartphone in modo da poter agevolmetne individuare i siti aperto per questo lungo
weekend di cultura e soprattutto di
esplorazione.
Sviluppata
un’app
con tutti
i siti e la loro
storia
Bernalda
Tempio di Hera, Museo Archeologico.
Grassano
Chiesa Madre, Geositi dei
Cinti.
Irsina
Centro sudi “Giovanni Maria
Trabaci”, Museo Archeologico “Michele Janora”.
Matera
Casa Noha, Palazzo Ferraù,
oggi Bernardini, Salone “Degli Stemmi” - Palazzo Arcivescovile (solo iscritti al Fai).
Pisticci
Cappella di S. Caterina di
Alessandria d'Egitto, Chiesa
dell'Immacolata Concezione.
Policoro
Nelle foto in alto: Le Tavole Palatine e l’area archeologica di Venosa
Museo archeologico della Siritide, Parco Archeologico di
Heraclea.
I luoghi del Fai
tutti da scoprire
Tricarico
Questo weekend l’appuntamento di primavera
per esplorare le bellezze e la storia della regione
Venosa
Da sinistra in senso orario: La casa di Orazio, gli scavi di Metaponto, il palazzo ducale di Tricarico e Casa Noha
Cattedrale di Santa Maria
Assunta, Palazzo Ducale,
Sede espositiva permanente
della Soprintendenza Archeologica della Basilicata.
Provincia
di Potenza
Grumento Nova
Museo nazionale dell'Alta
Val d'Agri, Area Archeologica Grumentum.
Parco Archeologico, Terme
e Anfiteatro, Venusia-Parco
Archeologico, Casa di Orazio.
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VERSO IL 2019
Aspettando
i filmmaker dell’Efa
il “Deserto rosso”
del maestro Antonioni
in visione gratuita alla città
di MARGHERITA AGATA
“LA grande bellezza della cineteca lucana” si svelerà agli
occhi degli ospiti internazionali dell’Efa (European Film
Academy), nel tardo pomeriggio di sabato, solo a conclusione dei lavori dell’associazione internazionale che raduna sotto le sue insegne produttori, registi e professionisti della celluloide di tutta Europa. Una scelta non casuale, quella operata dalla Lucana film commission di
concerto con la Soprintendentenza di Matera, sotto la
guida illuminata di Marta Ragozzino: l’ultimo sapore che
si imprime nel ricordo di un ospite che si tiene particolarmente a cuore, infatti, si sa, è quello del brindisi del congedo. E, senza dubbio lo stesso effetto “inebriante” farà
sul direttivo dell’Efa, presieduto dalla regista polacca
Agnieska Holland, trovarsi, nella sala Levi di Palazzo
Lanfranchi, di fronte ad un piccolo assaggio della sterminata collezione di Gaetano Martino: macchine precinema, visori ottici stereoscopici e a colonna, lanterne magiche, centinaia di vetrini dipinti a mano,
episcopi e proiettori fissi, 400 macchine da
proiezione (Goumont, Pathè, Pion ed altre
ancora), 120 macchine da presa funzionanti e corredate di obiettivi originali, mascherine e bobine, decine di macchine dell’ottocento e decine di macchine del suono,
oltre ad una collezione di pellicole, tra le
più ricche d’Europa (12 mila lungometraggi, 12 mila cortometraggi, di 36 e 16
millimetri), manifesti e locandine una serie infinita di documenti burocratici necessari per girare un film. Un’autentica
miniera d’oro che la soprintendente Marta Ragozzino, fedele alla sua visione del museo come luogo d’incontro e di
fruizione collettiva del patrimonio, si è affrettata ad accogliere nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi. «E’ un grande patrimonio culturale che mette i brividi quando ti ci
trovi davanti. Non è solo la semplice raccolta di oggetti
antichi o desueti, è il racconto di una storia che, altrimenti, sarebbe andata perduta. Il nostro museo mi è sembrato
il posto ideale per ospitare una parte di questo prezioso
materiale, in quanto eredità collettiva. Gaetano Martino,
tra la sua Oppido lucana e Roma ha salvato dal macero un
patrimonio di valore inestimabile a cui la Regione sarebbe giusto trovasse un’adeguata sistemazione». Certo è
che i creativi del collettivo “La luna al guinzaglio”, che
tanto bene hanno interagito finora con le attività più
“classiche” del museo, saprebbero bene cosa fare dei tesori della Cineteca, terrebbero viva la memoria insufflandone nuova vita, con il rispetto che si deve alle cose preziose.
L’anteprima della mostra “La grande bellezza della Cineteca lucana” sarà presentata alla stampa nella mattinata
di domani. Il preludio, dopo le proiezioni del mattino per
le scuole, dell’apertura alla città delle iniziative della Settimana dell’Efa. Il film d’autore proposto in visione, con
ingresso libero, alle 19.45, è “Deserto Rosso’’ di Michelan-
Ragozzino:
«E’ un grande
patrimonio
eredità
collettiva»
Alcuni dei tesori della Cineteca lucana
La grande bellezza
della Cineteca lucana
Palazzo Lanfranchi spalanca le porte ai tesori
della preziosa collezione di memorabilia e cimeli
gelo Antonioni , il primo a colori, girato nel 1964 (lo stesso anno del Vangelo secondo Matteo), con la fotografia di
Carlo DiPalma , sceneggiatura di Tonino Guerra e protagonisti con Monica Vitti, Richard Harris, Carlo Chionetti, Xenia Valderi. L’idea, come spiega il direttore della Lfc
Paride Leporace è quello di un omaggio in controcanto al
film di Pier Paolo Pasolini. La giornata clou, ovviamente
venerdì, quando i vertici dell’Efa terranno a Matera il loro
congresso. Tra gli ospiti più attesi il regista e produttore
Via Ridola, via del Corso e via delle Beccherie mostrano qualche timido segnale
Cinema in vetrina in sordina
Scarsa la partecipazione all’iniziativa dei commercianti
MATERA - Pellicole in celluloide, fotografie del set del
Vangelo Secondo Matteo,
abiti e video della ricostruzione della Congiura dei Baroni
di Miglionico.
Non si può, purtroppo, definire omogenea la partecipazione dei commercianti
materani all’appello lanciato
dalle associazioni di categoria, per la rassegna “Cinema
in vetrina”, in occasione della settimana di manifestazioni e incontri previsti in città.
Venerdì e sabato, l’evento
clou ovvero la seduta del consiglio di amministrazione
dell’Efa, ovvero l’ente che
riunisce i rappresentanti di
settore di tutto il mondo.
Prendendo spunto da questo importante appuntamento, Confsercenti e Confcommercio avevano invitato gli
esercenti a “vestire” le loro
Latorre e la salumeria Il Buongustaio in via Del Corso e la macelleria Cappiello (foto Martemucci)
vetrine ispirandosi al Vange- di un’adesione ridotta a me- per dimostrare il legame che
lo secondo Matteo, film gira- no di una decina di negozi nei unisce la città al cinema, che
quali si intuiscono elementi ne ha costruito la storia negli
to a Matera nel 1964.
ultimi 60 anni.
Su circa 50 commercianti legati al cinema.
Un po’ poco, francamente
contattati, il risultato è stato
[email protected]
Krzysztof Zanussi che sarà tra i protagonisti della diretta
radiofonica della trasmissione di Radio 3 Rai “Hollywood
Party’’ a cura del Comitato Matera 2019. Intanto ogni sera, a partire dalle 2, al Vicolo Cieco di via Fiorentini, nel
Sasso Barisano, prosegue la rassegna ‘’Proiezioni e interazione’’ l’incontro con i filmaker locali promosso da Rete
Cinema Basilicata .
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Operazione “freedom”: accolta la costituzione della fondazione “Interesse uomo”
Usura a Venosa, al via il processo
Martedì prossimo l’inizio delle discussioni, assente una delle parti offese
POTENZA - La fondazione antiusura “Interesse uomo” sarà
parte civile contro
Salvatore
RAPOLLA
Prago, 44enne di
Venosa, il suo
collaboratore
Rocco Lagala,
52enne sempre
di Venosa, sua
moglie Nicoletta
CON una calamita di circa Mossucca,
il
3,5 chili influenzava la regi- 28enne di Melfi
strazione del contatore del Santo Fabio Pasuo negozio, a Rapolla, riu- triziano e il 64enscendo, in due anni, a rubare ne Riccardo Marenergia elettrica per un totale tucci, noto predi circa diecimila euro: A.M., giudicato di Veun commerciante di 43 anni, nosa.
è stato arrestato dai CarabiLo ha deciso ienieri e ora si trova ai domici- ri il gup Luigi
liari. Durante un controllo sul Spina durante la
contatore effettuato ieri mat- prima udienza
tina dai Carabinieri con un del processo sui
tecnico dell’Enel, vi è stato giri di usura scoanche un piccolo incendio, perti
durante
subito spento: lo stesso con- l’inchiesta
sotatore e la calamita sono stati prannominata
sequestrati. L’Enel ha poi in- “freedom” per
stallato un nuovo contatore.
cui a novembre
sono finiti in carcere in 3, e restano tuttora detenuti.
Trucca il contatore
con la calamita,
finisce ai domiciliari
Stando alle indagini condotte
dai carabinieri della compagnia
di Venosa al comando del capitano Vincenzo Varriale avrebbero
prestato denaro a tassi d’interesse tra il 240 e il 360 per cento
all’anno.
Tradotto in soldoni, vuol dire
che a quelli a cui andava bene in
un mese 5mila euro potevano diventare 6.100. Ma per quelli a
cui andava male 4mila euro riuscivano a lievitare nello stesso
tempo fino a 5.200. Una cravatta
stretta sul collo di almeno 4 vittime accertate.
Le indagini sono state coordinate dal pm Francesco Diliso
che ha ottenuto anche il sequestro dell’immobile dove ha sede
la rivendita Autoprestige di “Rino” Prago, che è rimasta aperta
grazie all’impegno di persone di
sua fiducia.
Stando agli inquirenti quella
in via Albergo Colonnello Ruggiero, nella periferia a nord della città di Orazio, era diventata
una specie piccola centrale del
credito abusivo. Di fatto oltre all’usura e all’estorsione la procura ipotizza anche l’esercizio di
attività finanziaria senza le do-
TRAPIANTI
Salvatore Prago
vute autorizzazioni per quanto
il gip Amerigo Palma si sia mostrato scettico sul punto.
A dare il via all’inchiesta agli
inizi di aprile è stata la denuncia
di una delle vittime, un imprenditore agricolo di Venosa. Poi si
sono aggiunte le altre. «Intrinsecamente attendibili - secondo
Palma - in quanto precise, coerenti e soprattutto spontanee
perché risultano essere la conseguenza di una reiterata ed attuale condotta intimidatoria».
Il blitz negli uffici della Autoprestige è scattato a luglio così
sono saltati fuori documenti, assegni, cambiali varie in copia e
in originale, che hanno confermato quanto già emerso dalle intercettazioni. «Costanti contegni ad evidente sfondo intimidatorio», li chiama il gip. Rivolti a
chi andava in sofferenza coi pagamenti per rientrare di prestito e interessi. Quando non si arrivava alla violenza vera e propria.
A quel punto c’è stato chi ha
pensato di rivolgersi altrove per
ripianare il debito col “mite”Prago e il vulcanico Lagala, condannato per l’omicidio di un giovane
nel 1999 all’uscita di un locale di
Venosa. Per questo è finito nelle
mani del melfitano Patriziano
che applicava tassi d’interesse
ancora più alti millantando amicizie con il clan dei Cassotta.
Ieri soltanto 2 delle 3 vittime
individuate si sono costituite come parti civili. La terza potrà ancora farlo entro la prima udienza del dibattimento, dopo la decisione sulle richieste di rinvio a
giudizio.
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RICERCA
zioni del divario esistente tra il
numero di accertamenti eseguiti
e donatori utilizzati sono molteplici e non possono essere riconducibili solo alle opposizioni, che per il 2013 si
attestano al 29.6%.
Per l’Anisap - ha sottolineato il presidente,
Antonio Flovilla (nella
foto) - va intensificata in
Basilicata la campagna per
accrescere la cultura della donazione: l’informazione è la base
imprescindibile per costruire
una sensibilità in grado di sviluppare la collaborazione da parte di più ampie fasce possibili della popolazione».
BASILICATA FANALINO di coda tra le regioni italiane che investono sulla ricerca. E’ quanto
emerge dal Rapporto sullo stato
del sistema universitario e della
ricerca presentato a Roma dall’Agenzia per la valutazione del
sistema universitario e della ricerca, Anvur. Rapporto che ha
anche collocato l’Italia in una posizione marginale nel quadro europeo. Infatti, nel nostro paese si
investe nella ricerca appena lo
0,52% del Pil: il 2% in meno rispetto alla media Europea, seguita solo da Grecia e Polonia. Rispetto al Giappone, l’investimento dell’Italia è pari a un terzo.
E’ una situazione complessa,
Associazioni di diabetici
Sì al coordinamento unitario
ANCHE IN BASILICATA, come in altre regioni del Paese, sarà attivato un coordinamento unitario delle associazioni di persone con diabete: lo
hanno annunciato, in una nota, i presidenti di Diabete Italia, Salvatore Caputo, e di
Fand-Associazione italiana
diabetici, Egidio Archero, augurando «buon lavoro ad Antonio Papaleo (nella foto), per
molti anni vicepresidente nazionale Fand,
nominato giovedì scorso coordinatore regionale delle associazioni del territorio lucano».
«La Basilicata è stata fra le prime Regioni a
recepire il Piano nazionale per la malattia
diabetica e, quindi, per poter dare concretamente le gambe ad uno strumento così tanto importante,
specie per il diverso e più incisivo ruolo che assegna all’associazionismo, ha voluto organizzarsi con un proprio
Coordinamento delle diverse
Associazioni, presenti ed operanti sul territorio», ha spiegato Papaleo, che rappresenterà «l’articolato
mondo dei diabetici lucani nella speciale
commissione Diabete, voluta dalla legge regionale del 2010».
Venerdì Zarrilo
davanti al gip
DOVRA’ comparire venerdì
mattina davanti al gip Rosa Larocca, Mario Zarrillo, l’ex capo di
stato maggiore della Finanza
agli arresti domiciliari da venerdì
scorso. Zarrillo è indagato per
una serie di accessi abusivi al
database delle Fiamme gialle,
millantato credito, traffico d’influenze, falso, sostituzione di
persona, danneggiamento aggravato e peculato. Gli investigatori della Mobile di Potenza sono
arrivati a lui seguendo le tracce
di un impenditore potentino,
Leonardo Mecca, o meglio di
suo figlio che si era accorto di essere seguito da un’auto “civetta”
e ha segnalato al padre la targa.
Per capire chi pedinava il figlio
Mecca si sarebbe rivolto proprio
al «comandante». Assieme a
Zarrillo sono sottoposti all’obbligo di firma lo stesso Mecca e Veronica Vasapollo, sua amante e
presunta socia in “affari”.
GOVERNANCE E PRECARIATO
Nel 2013 calano
Investimenti
le donazioni di organi da minimo nazionale
POTENZA - Nel 2013 si è registrato in Basilicata un calo di donazione di organi (cinque) rispetto alle undici del 2012; i
donatori utilizzati sono
stati quattro rispetto ai
sette dell’anno precedente, mentre i decessi
con accertamento neurologico sono invece
piuttosto stabili (21,4%
nel 2013 e 21,9% nel 2012).
Lo ha reso noto l’Anisap (l’associazione delle istituzioni sanitarie ambulatoriali private) della
Basilicata «che ha rielaborato su
scala regionale i dati del Centro
Nazionale Trapianti».
Secondo l’Anisap, «le motiva-
VENTO DEL SUD
quella dell’Italia, dove a spendere
poco per la ricerca sono anche i
privati (circa la metà della media
Ue e poco più di un terzo dei Paesi
Ocse). Ci sono poi notevoli differenze fra le regioni. Il Piemonte,
per esempio, è la regione italiana
che spende di più e si attesta ai livelli del Regno Unito. Sopra la
media Ue sono anche Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli
Venezia Giulia e Lombardia.
Mentre sono al di sotto della media italiana Calabria, Molise, Valle d’Aosta, Sardegna e Basilicata.
In generale negli ultimi quattro
anni le risorse erogate su base
competitiva sono calate notevolmente.
Apof Il, la Cgil
chiede a Pittella
un confronto
La CGIL esprime preoccupazione per
lo stato di caos in cui versa Apof-Il e
chiede un intervento del governatore
Pittella. Si tratta di lavoratori che da
almeno 10 anni sono stati impegnati
nello svolgimento di attività istituzionali in una condizione di progressiva
precarietà, è scritto in una nota. “Come Cgil pensiamo che sia necessario
decidere su quella che deve essere la
nuova governance di Apof-il e di come
la stessa Agenzia possa diventare un
modello pubblico di eccellenza lucana
sulle attività di formazione e di orientamento anche attraverso una reale
integrazione con la scuola pubblica e i
centri per l'impiego dei quali pure si
dovrà discutere per un vero rilancio
della loro funzione.
Basilicata o Lucania?
Discussione aperta sul nome
POTENZA - «Non possiamo mettere lo stesso vestito a realtà territoriali differenti e
usare l’uno o l’altro nome disinvoltamente,
Basilicata o Lucania, crea una grande confusione». Lo ha detto il presidente della Deputazione storia patria per la Lucania, Antonio Lerra, nel corso della riunione della
prima Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale della Basilicata
che si è svolta oggi, a Potenza.
Al centro del dibattito, secondo quanto
ha reso noto l’ufficio stampa del Consiglio,
il nuovo Statuto regionale: Lerra ha quindi
«tracciato il profilo storico sia dell’ambito
territoriale che della denominazione del
popolo partendo dal periodo di maggior
espansione dell’antica Lucania sino al
1806, anno in cui la Basilicata assunse la
configurazione territoriale ancora vigente».
Nel corso della riunione, secondo quanto
spiegato dal presidente della Commissione, Vito Santarsiero (Pd), «si è ricordato
che la questione onomastica fu dibattuta
già tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
Novecento, nelle posizioni contrapposte di
Giacomo Racioppi e Michele Lacava (Basilicata o Lucania): una contesa ancora aperta, e che il nuovo Statuto cercherà di dirimere».
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Mercoledì 19 marzo 2014
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18
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POTENZA
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In settimana il tavolo del centrosinistra per individuare un metodo di scelta
«Dal Pd un candidato unico»
La direzione cittadina ratifica: un solo nome da mettere in trattativa con gli alleati
«PER il partito è importante, lasciatemelo dire, è stato faticoso forse, me è
un gran risultato». Nomi, non vogliono farne dalla sede del Pd di corso
XVIII Agosto. Troppo delicata la situazione, spiegano, per agitare acque già parecchio mosse. Però il segretario cittadino Gianpiero Iudicello ribadisce più volte che il punto fermo messo durante l’ultima direzione
del Pd è «un passo importante».
Un documento votato in maniera
unanime ratifica la scelta di correre
con un candidato unico: il Pd farà solo
un nome. Durante la direzione cittadina di sabato scorso - nell’organismo
ci sono una sessantina di persone,
con diritto di presenza anche per gli
amministratori locali - il partito ha
dato mandato al segretario cittadino
e al sindaco Santarsiero di fare sintesi. Interno o esterno al partito, purché un candidato unitario e forte.
Che poi questo candidato debba sottoporsi alle primarie di coalizione è
un altro nodo da sciogliere.
Se ne discuterà al tavolo di maggioranza che sarà convocato a metà settimana. Il Pd farà un nome, gli alleati
probabilmente metteranno in gioco
altre ipotesi. È facile prevedere che la
decisione di organizzare o meno le
primarie per la scelta del candidato
sindaco dipenderà molto dal profilo
che proporrà il Pd.
Per il Pd le primarie non sono una
strategia a cui guardano con diffidenza («Non può certo farlo il Pd che
ne ha fatto un metodo frequente»).
Ma non sono neanche un feticcio, non
sono l’unica soluzione possibile.
Gli alleati hanno più volte in questi
giorni chiesto di svolgere le primarie.
Ma è chiaro che la richiesta somigli
soprattutto a un avvertimento sul
metodo: non pensi il Pd di calare dal-
l’alto nome, programma, campagna
elettorale. Probabilmente un candidato forte, dal profilo alto, capace di
proporre un cambiamento e uno
sguardo
nuovo
tanto richiesto in
città, potrebbe trovare l’accordo interno.
Al momento la
trattativa è aperta e
serve anche a ridefinire il perimetro
di coalizione, incerto fino a poche settimane fa.
Il centrosinistra
potentino che sta
discutendo di scelte, nomi e - si spera programmi per #Potenza2014 mette
insieme Pd, Sel, Idv, Psi, Realtà italia
e Centro democratico. Al tavolo ci sono anche i Popolari uniti, che dopo
aver subito una spaccatura interna e
perso buona parte del gruppo dirigente e della base (confluita in Centro
democratico) si stanno organizzando
per garantire una propria presenza
nello schieramento.
Nel frattempo, continua il balletto
di nomi, indiscrezioni, ipotesi che circolano tra palazzi e corridoi della politica. Uno dei nomi che con più insistenza è stato fatto nelle ultime settimane è quello di Roberto Falotico.
L’ex assessore regionale, riavvicinatosi al centrosinistra da un po’, ha
sempre avuto ruoli centrali nella politica potentina. Ma ormai fuori dal
Pd, non potrebbe essere il candidato
democratico. Forse, piuttosto, in caso
di primarie decidere di sfidare gli altri candidati nella consultazione popolare.
Sara Lorusso
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LA PROPOSTA
«Chiediamo
se fare
le primarie»
Il Comune di Potenza; in alto Iudicello
RICONOSCIMENTO
Silvana Arbia Cavaliere
Onoreficenza prestigiosa ricevuta dal
magistrato Silvana Arbia. Il giudice, lucana di Senise, è stata insignita del grado
di "Chevalier de la Légion d'Honneur". La
comunicazione ufficiale è stata formulata il 12 marzo: «Attraverso decreto del 18
giugno 2013, il Presidente della Repubblica francese vi ha riconosciuto il grado
di cavaliere nell'Ordine Nazionale della Legion d'Onore». (Davide Di Vito)
Incontro organizzato dall’ex sindaco Gaetano Fierro pensando alle prossime comunali
Fierro: «Non mi candido, però...»
L’idea è quella di far correre il Laboratorio di Centro: un appello ai moderati
NON sa, non crede, l’ex sindaco di
Potenza Gaetano Fierro, «di entrare ancora in lizza per una poltrona
da primo cittadino o da amministratore del capoluogo».
Tuttavia «se i concittadini me lo
chiederanno sono pronto a rimettermi in gioco.» Lo ha detto ieri pomeriggio l’ex sindaco, a margine
d’un incontro propedeutico alle
prossime consultazioni comunali,
alle quali Fierro vorrebbe comunque far partecipare quel “Laboratorio di Centro” rimasto, all’ultimo
momento, ai box nella recente tornata regionale.
Un incontro in sordina quello di
ieri pomeriggio all’hotel Vittoria,
per pochi intimi, durante il quale
più che a programmare il futuro del
“Laboratorio” (che Fierro vorrebbe
composto da Grande Lucania, Verdi europei e Scelta civica) si è provato a «riflettere insieme»; con l’intento di capire «se ci sono le forze e la volontà di creare, per le prossime amministrative, un’alternativa al sistema che da anni governa la città
capoluogo.»
Perché, ha sottolineato Fierro
parlando di Potenza, «senza voler
L’incontro organizzato da Fierro all’Hotel Vittoria; tra i relatori anche l’ex assessore comunale Rocco Lepore (foto MATTIACCI)
esprimere giudizi sull’operato di
chi ha amministrato fino ad oggi, le
pesanti criticità della città sono sotto gli occhi di tutti.».
«Attraverso il Laboratorio -ha
detto ancora l’ex sindaco e assessore regionale - vogliamo parlare al
ceto medio affinchè rinsavisca. Bisogna riportare gli elettori alle urne perchè a governare non sia più
una minoranza.»
Per riportare però il popolo al voto, oltre ai nomi che ancora non so-
no stati annunciati «perchè al momento non ce ne sono», c’è bisogno,
ha concluso Fierro, «di un programma serio, in grado di arrestare il declino e di guardare oltre i confini territoriali della città. Un programma che ponga al centro le tematiche del lavoro, dell’ambiente e
dell’agricoltura. Lancio per questo
un appello ai moderati perchè si
stringano attorno ad un progetto
comune di solidarietà.»
Presenti all’incontro di ieri, oltre
all’ex sindaco Fierro, anche il commissario di Scelta Civica ed europarlamentare, Marcello Vernola.
Quest’ultimo, tuttavia, ha preferito
non rilasciare dichiarazioni alla
stampa perchè, ha spiegato: «sono
in Basilicata per ricostruire un partito e confrontarmi con le forze in
campo senza essere in grado tuttavia, in questo momento, di poter assumere impegni per eventuali coalizioni.»
Michele Russomanno
«IN questi giorni tra
tutti coloro che sono alternativi al centrosinistra si è creata una diversità di vedute in merito ai criteri per la scelta del candidato alla carica di sindaco». Perché allora non provare
a dare un indirizzo? L’idea a Mario Guarente,
che ha lanciato la proposta con un post su Facebook, ma già da ore è
all’opera per passare
alla presenza nei quartieri, è semplice: lasciare che sia la comunità, o
almeno un suo pezzo, a
indicare la modalità
migliore per individuare il candidato sindaco.
«L’idea è molto semplice - dice Guarente Lancerò già nella prossima settimana una
raccolta di firme in diverse piazze e quartieri
della città per chiedere
ai cittadini che vorranno partecipare se preferirebbero che il candidato sindaco fosse scelto con le primarie».
Una domanda secca:
primarie sì, primarie
no? E poi, magari, come suggerito in qualche commento al post,
qualche domanda sul
profilo che il candidato
ideale dovrebbe avere.
«So solo che da quando
ho lanciato la proposta
subito si sono fatti
avanti in tanti, con i
commenti, certo, ma
anche con l’impegno a
essere presenti, a partecipare nell’organizzazione della petizione».
La tempistica non è
larga, ma «ce la possiamo fare. Se dalla petizione emergesse il suggerimento a svolgerle,
ci basterebbero poi
quindici giorni per
metterle in piedi.
Non è questione di
numeri o affluenze.
«Importa riuscire a
chiedere ai cittadini.
Poi sarà dei partiti, della politica valutare l’esito e assumersi al responsabilità di una decisione».
sa.lo
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Potenza
Mercoledì 19 marzo 2014
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19
Nuovo incontro sul Nodo complesso: l’obiettivo è chiudere i lavori entro agosto
Così “scavalchiamo” i problemi
Proposte due travi al posto di una più grande. Ciò dovrebbe velocizzare l’opera
PRIMA della definitiva
chiusura della legislatura,
Santarsiero prova a velocizzare i lavori per la conclusione del Nodo complesso
del Gallitello.
Il sindaco, infatti, ha
avanzato la possibilità di sostituire la trave da ml 50,00,
ipotizzata per evitare l’area
archeologica con due travi
di ml 25,00. Sarebbe questo
un modo per scavalcare il
problema dell’area archeologica e sulla questione
sembra esserci già un parere positivo della Soprintendenza archeologica. Di Siena, infatti, ha dato la disponibilità della Sovrintendenza a valutare la possibilità di
realizzare una pila, dal minimo inpatto, nella zona archeologica, per evitare la
lunga trave oggi prevista.
Ovviamente tale circostanza si potrà conseguire a determinate condizioni: prima della realizzazione delle
fondazioni della nuova pila
dovranno essere smontati,
con i criteri previsti dai protocolli utilizzati per gli scavi archeologici, tutti gli elementi murari interessati
che saranno rimontati successivamente nelle stesse
posizioni iniziali, al di sopra
delle fondazioni. Si dovrà
comunque garantire il
reinterro degli scavi così come da prassi.
Tutto questo quanto
emerso nel corso dell’ennesimo incontro della Commissione, dopo il sopralluogo dei giorni scorsi. Obietti-
Il cantiere aperto
vo della Terza Commissione
consiliare permanente, presieduta dal vice presidente
Roberto Lo Giudice quello
di verificare lo stato di fatto
dei lavori, il loro andamento
e l’attendibilità della data di
consegna dell’opera fissata
per il prossimo agosto.
Secondo Santarsiero la
soluzione prospettata renderà più facile e più veloce la
costruzione delle travi, il loro trasporto in cantiere e il
loro montaggio in opera. Il
tutto avverrà senza costi aggiuntivi, perchè li oneri di
tale intervento non saranno
a carico dell’amministrazione ma degli attuatori dell’opera. Nel frattempo il
cantiere continuerà l’attività lavorativa per tutti i lavori ancora in essere.
I lavori - ricorderete - erano stati sospesi per consentire alla Soprintendenza di
completare gli studi conseguenti il ritrovamento di un
sito archeologico proprio
nei pressi delle fondazioni
di alcune pile di sostegno
del cavalcavia posto in sinistra del corso del Basento,
sito archeologico per il quale l’amministrazione comunale di Potenza ha speso un
milione di euro.
Infine, relativamente ai
problemi evidenziati nei
mesi scorsi dall’ingegnere
Giuseppe Cancellieri, il sindaco e il direttore dei lavori
hanno spiegato che si è trattato di un refuso tra i calcoli
regolarmente realizzati e il
disegno che riguarda la
parte inferiore dell’armatura della trave di fondazione.
«Appena avuta notizia di
tale situazione - ha detto
Santarsiero - è stato verificato se ci fossero altri refusi
di tal tipo e la verifica ha dato esito negativo, è stato effettuato quindi il calcolo
della trave di fondazione rispetto agli scarichi che attualmente vengono trasferiti ed è stato verificato che
la trave risulta essere assolutamente idonea agli scarichi attualmente in vigore.
«La ripresa dei lavori avvenuta dopo aver superato
complesse problematiche
amministrative successive
al fallimento della Dec, consentirà di poter rapidamente andare alla chiusura di
un’opera di valore strategico: circa 30 milioni sono stati impegnati».
REGOLAMENTO URBANISTICO
Scadono i vincoli: altro grave rischio per l’edilizia
IL prossimo 26 aprile decadranno i «vin- alla predisposizione, poi, di tutta la impocoli conformativi della proprietà», previ- nente documentazione tecnica preordisti dal Regolamento Urbanistico della nata all’approvazione dei piani non ultiCittà di Potenza, per effetto della decor- mi quelli di alcuni uffici regionali che nerenza del termine quincessitano, a volte, di tempi
quennale dalla sua entrata
inevitabilmente lunghi».
in vigore, relativamente alle
«In un momento così deliaree destinate ad opere di urcato, quale quello che la difbanizzazione primaria e seficile crisi economica sta
condaria.
sempre più connotando,
«Ciò comporterà - spiega il
pensare che si possa bloccavicesindaco Pietro Campare lo sviluppo urbanistico
gna - che, fatti salvi i piani
ed edilizio della Città, così
attuativi già regolarmente
come programmato solo
approvati entro tale data,
cinque anni orsono, e con
tutto il resto delle previsioni
questo mortificare un settourbanistiche del medesimo
re importantissimo per l’eRegolamento Urbanistico, è
conomia cittadina e comdestinato a decadere ed a riprensoriale, mi appare una
manere inattuato, almeno Pietro Campagna
eventualità talmente inacsino a quando l’amministracettabile da imporre misure
zione non avrà provveduto all’approva- tanto urgenti quanto eccezionali». Camzione di un nuovo piano operativo. Ciò, pagna ha già segnalato la situazione alovviamente, con buona pace di numerosi l’assessore e al Direttore generale della
Consorzi edilizi ed anche di quei singoli Regione Basilicata competenti per mateimprenditori che, pur essendosi nel frat- ria. tuno quindi «che il Consiglio regiotempo attivati, vedranno comunque va- nale approvi urgentemente un apposito
nificati tutti gli sforzi sin qui fatti per co- emendamento alla legge regionale n.
stituire i consorzi, prima, e per procedere 23/1999».
RIFIUTI
STRANI CORTO CIRCUITI
Oggi riparte la raccolta
Auto in fiamme nella notte
RIPARTE oggi la raccolta dei rifiuti, con il ritiro
del materiale arretrato e la pulizia delle strade:
lo ha annunciato il sindaco di Potenza, Vito
Santarsiero. Oggi è anche previsto un tavolo di
confronto sul settore della raccolta dei rifiuti:
l’attività si era fermata da un paio di giorni.
VENGONO segnalate in diverse zone della
città le auto che prendono fuoco nella notte.
Circa una decina i casi segnalati in città e
classificati dai Vigili del fuoco come “corto
circuito”. Capitano però spesso di notte e
questo desta nei cittadini diversi sospetti.
Presentata dal Comune una proposta di legge contro il gioco d’azzardo
La conferma dell’Arma
Previste riduzioni dell’Irap e della Tarsu per chi eliminerà le slot-machine
La Caserma resta
ai carabinieri
Incentivi contro le ludopatie
BISOGNA agire e anche subito. Così l’assessore alle
Politiche e ai Servizi sociali
Donato Pace ha presentato
ieri mattina la bozza di proposta di legge per la prevenzione e il trattamento
del gioco d’azzardo patologico.
La bozza ora sarà sottoposta all’esame del Consiglio
regionale di Basilicata
«quale esito di un lavoro di
programmazione interistituzionale e di concertazione con il privato sociale, finalizzato alla individuazione di azioni conoscitive e di
buone prassi», ha spiegato
Pace.
Sono previsti incentivi ai
gestori dei locali pubblici
lucani, con una riduzione
Aveva 18 anni
Un altro
suicidio
Una strage
silenziosa
delle tasse, e divieto di installare le slot-machine in
prossimità di «luoghi sensibili», come le scuole, i luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali
sanitarie o luoghi di aggregazione giovanile.
E ancora: è previsto un
incentivo fiscale per gli
esercizi che decideranno di
disattivare le slot-machine,
con uno sconto dell’Irap
dello 0,92 per cento per
quattro anni. E’ anche prevista una riduzione dell’Imu o della Tarsu, su cui però dovranno decidere i Comuni dopo aver aderito alla
proposta.
Il sindaco di Potenza Vito
Santarsiero ha assicurato,
in qualità di presidente del-
la Prima commissione regionale e di consigliere regionale, che farà propria l’iniziativa che consentirà alla Basilicata di adottare
provvedimenti
concreti
volti alla prevenzione. Alla
conferenza hanno partecipato i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti oltre
al Comune, Sert, Polizia locale,
Confcommercio,
Ascom e Ascom Centro e le
associazioni Iskra, Insieme, Altri Mondi, Famiglie
Fuori Gioco e Coreland. Il
vicecomandante della Polizia locale Maria Carmela
Senatore ha evidenziato come si svolgano «controlli
mirati, sistematici, quasi
quotidiani per disincentivare il gioco d’azzardo».
E’ ACCADUTO ancora qualche giorno fa. Un
altro giovane - appena 18 anni - ha deciso di togliersi la vita. Frequentava, fino a qualche
mese fa, l’Istituto Alberghiero di Potenza, poi
aveva abbandonato gli studi. E qualche giorno fa ha scelto di abbandonare definitivamente la vita. Una lista che si allunga, mese dopo
mese, alimentando il grande disagio di questa piccola città. Giovani, troppo giovani per
morire. E’ una cosa che fa rabbia. Perchè a 18,
come a 16 o 25 anni, non si può pensare che un
problema (qualunque esso sia) sia insormon-
CORPO FORESTALE
A Tiera già
multato Al
IN merito alle denunce fatte
ieri dagli abitanti di alcune
contrade di Potenza, il Corpo
Forestale dello Stato segnala che, già dall’estate 2013 si
è occupato della vicenda.
Sono state elevate tre sanzioni amministrative ad Acquedotto Lucano spa per
scarichi non autorizzati. L’importo complessivo della sanzione varia da un minimo di
6.000 euro a un massimo di
60.000 euro. Le analisi chimico-fisiche sono state svolte dall’Arpab e i risultati sono
al di sotto dei limiti.
tabile. Fa rabbia assistere a questa strage silenziosa, che si porta via i più giovani e forse
più fragili. Altri migranti, verso il nulla. Che
non immaginano neppure, però, la violenta
ferita che infliggono a quanti restano. Se un
attimo prima di preparare la loro morte questi ragazzi pensassero alle loro mamme, allo
strazio delle nonne e dei padri. Se solo immaginassero cosa significa sopravvivere a un figlio che si è tolto la vita. Basterebbe questo per
farli tornare indietro.
an. g.
L’interno della Caserma Lucania
NEI piani del governo Ren- no i carabinieri - non sarà
zi c’è anche quello di mette- interessata da eventuali
re mano alle spese della Di- vendite. Sono già in corso i
fesa. In particolare il pre- lavori e, non appena saranmier ha puntato il dito con- no terminati, è già stato pretro le caserme che spesso so- disposto il nostro trasferino in disuso, con costi enor- mento. Questi provvedimi per il Ministero. «Ma la menti quindi non toccheCaserma Lucania - presisa- ranno l’immobile».
TRIBUNALE DI POTENZA
ESEC. IMM. N. 1/12 R.G.E.
Lotto unico - Comune di Ruoti (PZ), Via Salita San Vito, 40. Piena
proprietà di unità abitativa. Occupata dal debitore. F. 10, p.lla 417, sub.
27. Prezzo base: Euro 73.332,00 in caso di gara aumento minimo
Euro 4.000,00. Vendita senza incanto: 20/05/2014 ore 17.00, innanzi
al professionista delegato Dott. Michele Lacerenza presso lo studio in
Potenza, Via Mazzini, 171. In caso di mancanza di offerte, vendita con
incanto: 25/07/2014 ore 17.00 allo stesso prezzo e medesimo aumento. Deposito domande e/o offerte, previo appuntamento, entro le 12.00
del giorno non festivo precedente le vendite c/o suddetto studio.
Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, tel.
0971/23849 e su www.tribunale.potenza.it, www.giustizia.basilicata.it
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potenza e provincia
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Il primo cittadino di Ruoti lo deve risarcire per alcune frasi dette durante un comizio
Offende Di Carlo e paga 1.400 euro
Protagonisti della querelle il sindaco di Balvano e il suo collega Angelo Salinardi
RISPOSTA IRONICA
ARRIVA a conclusione la querelle che ha visto protagonisti
due rappresentanti delle istituzioni. Da una parte Costantino Di Carlo, sindaco di Balvano,
dall’altra quello di Ruoti, Angelo Salinardi. Pomo della discordia alcune frasi che quest’ultimo avrebbe rivolto al collega durante un comizio. La vicenda si è conclusa e a spiegarla è lo stesso Di Carlo che ha
scritto una lettera al “Quotidiano”. Riceviamo e pubblichiamo.
Caro Direttore
dopo aver occupato tante volte
le pagine del Suo Giornale per tematiche differenti, alcune delle
quali rimaste lungamente appese, finalmente siamo giunti alla
fine di una querelle fra me ed il signor Angelo Salinardi (già Sindaco di Ruoti). Quando il bisogno
di chiarezza preme nell'animo,
sembra che il giorno della verità
non arrivi mai, tranne poi affacciarsi all'improvviso in un giorno qualunque di fine inverno, come è accaduto a me. Infatti, nel
maggio 2012, in occasione della
campagna elettorale per il rinnovo delle amministrative al Comune di Ruoti, a cui io come altri sindaci partecipammo, il signor Angelo Salinardi, candidato Sinda-
«Felice di
pagare»
A sinistra Costantino Di Carlo, a destra Angelo Salinardi
co in quel Comune, mi rivolse
pubblicamente, aggettivandomi, parole poco gradevoli, che offendevano la mia dignità, le mie
doti intellettive, finanche la mia
altezza fisica.
Mai mi sono spiegato come, un
comizio, per quanto acceso e da
campagna elettorale, possa scendere in un attacco così duro ed a
mio avviso insensato, considerando che io non ero neppure
candidato, ma semplicemente
|
ero andato ad un comizio in piazza, come altri Sindaci. Forse alla
mia età ancora sfuggono degli
aspetti, che gli anni di una età più
matura ti fanno apprezzare, ma
sta di fatto che io, non me lo sono
spiegato mai. La sostanza è stata
che dopo qualche mese, toccato
anche da altri comportamenti,
mi sono recato in Procura, dove
lo stesso Salinardi aveva detto
avermi visto “avere molto da fare” (chissà per significare che co-
Infatti, la nonnina, vive
tranquillamente a casa propria, autonoma per buona
parte delle attività quotidiane, ama mangiare soprattutto legumi, accompagnati
da verdure e tanta frutta,
non trascurando mai un
buon bicchiere di vino a
pranzo. Un gesto d’altri tempi, quello di Giovanni, che
bisognerebbe far riflettere
tutte quelle persone prese da
sa) ed ho querelato la persona che
mi aveva rivolto le offese.
Dopo essere stato rinviato a
giudizio per ingiuria (art. 594,
comma 4°, del Codice Penale), il
signor Angelo Salinardi, al fine
di evitare la prosecuzione del giudizio a suo carico, avvalendosi di
quanto stabilito nel Decr. Leg
274/2000, si è immediatamente
ravveduto attraverso una lettera
di scuse comprensiva di un'offerta riparatrice pari a 1.400 euro,
BASILICATA “CENTENARIA”
Terranova in festa per Peppina Labanca
TERRANOVA – Davvero
una grande festa per celebrare la centenaria Peppina
Labanca (nella foto a fianco
con i due figli), nata, esattamente, il 15 marzo del 1914.
La simpatica nonnina, ha
vissuto la sua vita, a Terranova di Pollino, tra difficoltà e sacrifici, ma piena di
amore, di semplicità, di
saggezza in cui ha fondato
la sua famiglia, sempre
unita, su valori fondamentali e indissolubili.
Contraria sino a pochi
giorni prima nel festeggiare il compleanno, «io che
non ho mai festeggiato un
compleanno in gioventù
…..figuriamoci adesso»,
aveva detto ai figli.
La festa, si è svolta nell’aula del Consiglio comunale, alla presenza del sindaco Enzo Golia e del parroco Pablo Alberto Heis.
Unita in matrimonio, nel
1944, con Francesco Lufrano, dal quale ha avuto i due
figli, Giovanni e Antonio, è
rimasta vedova nel 1990.
Nel 2001, dopo una caduta
accidentale, che gli causa la
frattura di una gamba, lascia tutti pensare al peggio,
e di una sicura non ripresa,
ma ecco invece la scelta coraggiosa dei figli, soprattutto del figlio Giovanni, il
quale, abbandona addirittura il proprio lavoro di artigiano, per dedicarsi a
tempo pieno alla madre. La
accudisce in tutti i modi, come la migliore delle badanti
ed oggi se la nonna Peppina
la troviamo così in forma,
gran merito è sicuramente
suo.
RUOTI - Usa le armi
dell’ironia
Angelo
Salinardi nel commentare la lettera di
Costantino Di Carlo.
Raggiunto telefonicamente nel pomeriggio di ieri spiega:
«Sono ben felice di
aver contribuito al
suo matrimonio con
1.400 euro. Quando
avrà un bambino, se
mi avvisa, gli pagherò le bomboniere per
il battesimo».
una realtà sempre più frenetica che spesso fa trascurare
i veri valori della vita.
Cento anni di storia anche
del paese, quelli di Peppina
testimoniata proprio da chi,
come lei, ha la fortuna di essere ancora in buona salute,
tra l’amore della sua famiglia e di tutti i cari che con lei
hanno festeggiato questo
importantissimo evento.
Stefano Riccardi
|
Marsico, 104 anni per Mariantonia Mazziotta
LATRONICO
Auguri a nonna Giuseppina
SAN PAOLO ALBANESE
Un secolo per Rosa Scutari
SAN PAOLO ALBANESE - E’nata il 19 marzo del 1914.
Il più piccolo paese della Basilicata si appresterà nella
giornata di oggi a festeggiare “i primi cento anni” di
Rosa Scutari. «La neocentenaria - spiega il sindaco Anna Santamaria - è esile, leggera coma una nuvola, con i
capelli bianchi e la pelle di carta velina; forse il segreto
della sua “lunga giovinezza” sono stati l’impegno, la
voglia di fare, la generosità, una vita semplice». «Questo “traguardo” - ha concluso il primo cittadino - è per
la nostra comunità motivo di compiacimento e gioia».
con la quale ha inteso soddisfare
le esigenze di riprovazione del
reato e di prevenzione, anche al
fine di evitare che in futuro vi siano comportamenti analoghi.
L'uso della “carta bollata” non
proprio mi appartiene, ma quando la “parola è inopportunamente sfrenata” bisogna adoperarsi.
D'altra parte, bisogna dare atto
che, quando la Giustizia fa chiarezza e/o si manifesta un vero
pentimento per gli errori commessi, come ho avuto modo di
leggere nella bellissima lettera
che mi ha scritto Angelo Salinardi, ogni richiesta di scuse merita
perdono. Quindi a fronte di cose
da perdonare, io le ho sinceramente perdonate.
Se incassare o meno l'assegno
di 1.400 euro sono stato onestamente un po’ titubante, ma solo
per cinque minuti, anche per non
sconfessare il proverbio secondo
cui “chi non accetta non è degno”.
Ed io ho inteso onorare ed essere
degnissimo!
Anche perché il 2012 non è solo
l'anno in cui si sono verificati
questi fatti, ma è anche quello in
cui mi sono sposato.
Considererò, quindi, i 1.400
euro ricevuti da Salinardi, come
un pensiero per il matrimonio.
Costantino Di Carlo
Sindaco di Balvano
LATRONICO - E’ la terza centenaria residente nel
Comune di Latronico. Ieri Giuseppina Orofino è stata
festeggiata dai familiari e dall’amministrazione comunale.
MARSICO NUOVO – Il traguardo dei 104 anni dell’arzilla Mariantonia.
Circondata dall’affetto dei
familiari con i figli Luigi, Romilda ed Elena, i nipoti (nove)
e i pro e tris nipoti, oggi nonna
Mariantonia Mazziotta, festeggia il suo 104esimo compleanno. Nonostante il peso
degli anni, nonna Mariantonia si presenta come una dolce
e tenace signora dal carattere
solare ed una discreta forma
fisica. Una lunga vita quella
vissuta dall’ultra centenaria,
tra momenti difficili, gioie ed
emozioni. Originaria di Galaino, frazione del comune di
Marsico Nuovo, la donna è stata una mamma comprensiva,
sempre presente per la famiglia. Un esempio di duro sacrificio e di saggezza sui valori
indissolubili della vita. Nel
tempo la sua esistenza è stata
segnata da momenti difficili
come la perdita del marito,
Angelo Votta, deceduto nel
1982 e la scomparsa di uno dei
figli. Bracciante agricola e casalinga, per lei il segreto di
tanta longevità sta in un’alimentazione sana e tradizionale e, naturalmente, a tavolo
non deve mai mancare un bicchiere di vino. Visibilmente
commossa, la dolce nonnina
ha incontrato il Primo cittadino del paese, Domenico Vita
che gli ha fatto gli auguri da
parte di tutta l’amministrazione comunale. «Lei rappresenta – ha detto il sindaco Vita
– la storia del nostro paese ed è
motivo di orgoglio per la nostra comunità. Con immensa
gioia – ha aggiunto - che oggi
la festeggiamo».
Angela Pepe
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VENOSA Resta in piedi anche l’ipotesi Gammone. Duino può scendere in campo
Pd: è Bochicchio il candidato?
L’ex segretario potrebbe correre alla carica di sindaco: ma i giochi sono ancora aperti
VENOSA - Svolta nel Pd in vista
delle elezioni comunali. Sembra, infatti, tramontata definitivamente l’ipotesi di primarie interne al partito per la scelta del
candidato a sindaco. Il motivo è
presto detto: c’è un candidato
che potrebbe fare “sintesi” delle
varie anime all’interno dei democratici. Se fino a qualche
giorno fa restava in pole il consigliere provinciale Tommaso
Gammone, nelle ultime ore si è fatto strada un altro nome,
quello di Giovanni
Bochiccio che pare
abbia accolto i consensi anche dei pittelliani. In molti lo ricordano attivo a livello politico perchè ha guidato il
Pd locale dal 2010 fino al maggio del 2013 quando si dimise
per «mere ragioni di incompatibilità» tra la carica di segretario
e il suo lavoro di medico. Il partito passò poi sotto la guida di un
triunvirato formato da Carmela
Sinisi, Donato Altieri e Filippo
Argenzio. Quest’ultimo anche a
seguito di frizioni interne dovute al tema delle primarie, si è dimesso proprio nelle scorse settimane. A questo “strappo” si sta
lavorando per cercare di presentare un candidato credibile anche agli occhi dell’opinione pubblica. Allo stato attuale - anche
se non c’è nulla di ufficiale - restano in piedi le candidature di
Tommaso Gammone anche se le
sue quotazioni sembrano essere
in ribasso e quella dell’ex segretario Pd Bochicchio. Chi sta alla
finestra al momento è Nuova Venosa. Attende l’ufficializzazione del candidato del Pd per poi
intavolare un discorso di coalizione. Nel centrodestra pare ormai tramontata l’ipotesi di una
lista unica. Da una parte c’è Forza Italia di cui si sono perse le
tracce dopo il convegno sull’agricoltura,
dall’altra
potrebbe
giocare un ruolo importante Fratelli D’Italia. Il portavoce, Michele Duino, starebbe
ragionando con una
fetta della società civile venosina. L’obiettivo, chiaramente è quello di formare una
lista da contrapporre a quella
del Pd. Resta alla finestra l’Udc
che a Venosa, anche grazie alla
presenza del Consigliere regionale Francesco Mollica, può
contare su un bacino di voti di
tutto rispetto. Chi invece già da
tempo è sceso in campo è l'avvocato Raffaele Covella, candidato
alla carica di sindaco per il Movimento 5 Stelle. I prossimi giorni
saranno decisivi per capire chi
si affronterà per contendersi la
poltrona di sindaco. A poco più
di un mese dalla consegna delle
liste, i giochi sono ancora aperti.
g. r.
Il M5S da tempo
ha presentato
Raffaele Covella
MELFI
Tutto pronto per il Mediashow
Sono 150 gli studenti che parteciperanno alla gara
MELFI - Tutto pronto a Melfi per
accogliere i 150 studenti provenienti da ogni parte d’Italia e
d’Europa che parteciperanno alla
XVI edizione del Mediashow. Dal
28 al 30 marzo 2014 l’Istituto Superiore “Federico II di Svevia” di
Melfi in collaborazione con il
M.I.U.R., la Regione Basilicata,
l’Università di Basilicata, la Provincia di Potenza, e i comuni di
Melfi e Lavello, darà vita ancora
una volta alle olimpiadi della
multimedialità dove i ragazzi si
confronteranno sullo sviluppo
dell’uso delle tecniche multimediali nelle scuola e valorizzare le
potenzialità degli studenti. Gli studenti sono invitati a realizzare
un prodotto con carattere di short pubblicitario, fatto su supporto audiovisivo ed interoperabile tra diversi
sistemi multimediali,
della durata di circa 3
minuti.
Il Comitato scientifico, presieduto dal
Prof. Nicola Cavallo
dell’Università di Basilicata, si avvale della
partecipazione del Ministero della Pubblica
Istruzione. La competizione tra gli studenti
La gara dello scorso anno
non è l’unico aspetto dell’iniziativa che punta anche a far conoscere le risorse produttive, ambientali e artistiche della Basilicata.
I partecipanti, infatti, saranno
guidati lungo una serie di percorsi che li porteranno a scoprire gli
itinerari storici Melfitani e i tesori del Vulture. Le delegazioni saranno ospitate a Melfi dal 27 al 30
marzo: durante questi giorni, oltre alla gara in sé, saranno proposti dibattiti, corsi di aggiornamento, laboratori, workshop e
stand espositivi. I momenti più significativi della XVI edizione saranno la gara tra gli alunni, che si
svolgerà il 28 marzo dalle ore 10
alle ore 18; il corso di aggiornamento per i docenti, che si svolgerà venerdì 28 marzo dalle 10 alle
18 e sabato dalle 9 alle 13.
Lo spettacolo teatrale “Grease”, venerdì sera presso la palestra dell’Itis. E’ previsto tra le altre cose anche un incontro con
l’attore Rocco Papaleo. Domenica
mattina è prevista la cerimonia di
premiazione.
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MELFI I giovani vivono in una struttura gestita dalla cooperativa “Solidarietà”
La comunità dell’accoglienza
L’esperienza di sei ragazzi africani fuggiti dal Gambia e ospitati in città
MELFI - Sei ragazzi africani, tutti di età compresa tra i
diciotto ed i venticinque anni, che arrivano dalla lontanissima nazione del Gambia sono ospiti presso il centro di accoglienza di Melfi.
La struttura, donata da
Fs è magnificamente gestita da una cooperativa che:
«nasce nell’anno 1995 da
un’esperienza di volontariato - spiega il presidente
della cooperativa Solidarietà, Antonella Robortaccio –
e che negli anni ha realizzato una serie di incontri non
ultimo questo di Melfi».
I ragazzi africani sono
sbarcati dalla nave San Giusto il 18 febbraio scorso in
Sicilia e da Augusta sono
stati successivamente trasportati in aereo a Crotone:
«per poi arrivare qui in Basilicata – prosegue il presidente, Robortaccio – dove
hanno richiesto regolare
permesso di soggiorno. Siamo in attesa di essere convocati a Crotone dove si definirà la pratica per ottenere il
permesso di soggiorno. Loro hanno richiesto asilo po-
Sopra l’incontro tra i ragazzi con il vescovo Todisco. A lato la struttura in cui sono ospitati
litico».
Dolcissimi ed educati negli atteggiamenti, disponibilissimi ad incontrare la
gente del posto, i sei giovani
cittadini africani hanno bisogno di socializzare e dimenticare gli stenti di un
viaggio assurdo e la miseria
di una nazione infinitamente povera.
A Melfi i sei ragazzi hanno trovato pasti sicuri, solo
sognati in Gambia, abiti degni di questo nome e l’ospitalità dei soci di una cooperativa molto ben organizzata.
Nei giorni scorsi i giovani
extracomunitari sono stati
invitati ad una partita di basket dai dirigenti della loca-
le squadra del Melfi che milita nel campionato di promozione e nonostante la difficoltà di lingue diverse,
parlano lingua madre africana ed un buon inglese, in
palestra hanno conosciuto
tanti nuovi amici. «Possono
essere aiutati anche con un
semplice abbraccio – conclude il presidente della coo-
perativa, Solidarietà, Anonella Robortaccio – perché
abbiamo avuto modo di
comprendere che chiedono
soprattutto di essere accettati qui da noi. Realizzano
dei lavori in perline di plastica e lo fanno con il capo
chino ed una pratica esemplare. Chiunque può venire
a trovarli per semplice com-
pagnia o con doni di ogni tipo».
Il vescovo della diocesi di
Melfi Rapolla Venosa, Gianfranco Todisco ha incontrato i ragazzi africani e con un
ottimo inglese, frutto delle
sue numerose missioni nei
paesi più poveri del pianeta,
ha immediatamente stabilito un contatto con gli ospiti
del centro di accoglienza.
La diocesi si è impegnata
nel coadiuvare il lavoro della cooperativa Solidarietà
ed un padre missionario già
da una settimana ha cominciato a fornire lezioni in lingua italiana per favorire
l’integrazione di tutti.
Il commissario di pubblica sicurezza, Aniello Ingenito quotidianamente si reca in visita nella struttura
del piazzale antistante la
stazione ferroviaria di Melfi
ed anche la sua disponibilità dimostra la grande umanità che hanno generato
questi ragazzi giunti in Italia impauriti ma che stanno
trovando una città capace di
ospitarli con grande civiltà.
Vittorio Laviano
VENOSA Dibattito alla presenza di Alessandro Meluzzi
Viaggio della Fidapa intorno
al concetto di “Femminicidio”
VENOSA- Le dinamiche relazionali e gli aspetti legali
relativi al “Femminicidio”
saranno esaminati e discussi nel corso dell’incontro con Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, organizzato per domani alle 18, dalla sez. Fidapa di Venosa nella Chiesa di S. Domenico della cittadina oraziana.
Al centro dell’attenzione
del convegno un tema di
estrema attualità, che riguarda un fenomeno in
preoccupante aumento.
Un recente rapporto Eures evidenzia, infatti, una
media annuale di 171 omicidi l’anno, uno ogni due
giorni, il 70 per cento nell’ambito familiare-affettivo. L’apice si è raggiuto
proprio in coincidenza con
la Festa della donna: tre
donne assassinate dai compagni o dagli ex in provincia di Frosinone, a Vigevano e a Gualdo Tadino.
Il profilo della donna-vittima che emerge dagli studi è quello di una donna
normale: di età compresa
tra i 35 e i 54 anni; il 53 per
cento con diploma media
superiore, e il 22% con laurea.
«Le cronache descrivono
le vicende di donne, che diventano “oggetto” di vendetta da parte di fidanzati,
mariti , compagni o addirittura di ex, ma anche di
persone conosciute occa-
Nicla Marangelli della Fidapa
sionalmente tramite siti
web e/o social network - sottolinea Nicla Marangelli,
Presidente sez.Fidapa Venosa - Sono vicende drammatiche che rimandano a
un fenomeno radicato nella storia della relazione fra i
sessi».
Un problema, che deve
essere affrontato soprattutto a livello culturale. L’iniziativa della Fidapa di
Venosa, che gode del patrocinio della Regione Basilicata e del Comune di Venosa, intende, infatti, fornire
informazioni corrette e mirate, far acquisire consapevolezza del problema e favorire atteggiamenti e
comportamenti che facilitino i rapporti di coppia.
«Il fenomeno della vio-
lenza maschile sulle donne
è un argomento molto importante e delicato, erroneamente considerato dalle popolazioni occidentali,
come qualcosa che ormai
non ci riguarda più - sottolinea Nicla Marangelli - Sicuramente alcuni comportamenti affondano le loro
radici in un’ eredità culturale arcaica. In Italia, infatti, fino a non molti anni fa,
l’uomo che uccideva la moglie o la fidanzata "per gelosia" poteva contare su una
attenuante giuridica: il
movente "d' onore", grazie
alla quale se la cavava con
pochi anni di prigione».
Alla base di tutto la concezione della femmina come proprietà del maschio.
Bisogna, quindi sensibilizzare maschi e femmine al
tema del rispetto e delle reciproca accettazione.
Con interventi mirati alle
donne: «Spesso le donne sono le prime a non voler denunciare per il bene e la pace della famiglia - conclude
la Presidente, Nicla Marangelli - Bisogna prendere coscienza che se c’è violenza
quella pace non esiste
più».
Nel corso dell’incontro
relaziona Vito Barbuzzi,
avvocato penalista. Partecipa ai lavori anche Rosa
Correale,
Commissario
Prefettizio di Venosa. Modera Ernesto Miranda.
g. o.
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LAGONEGRESE
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LAURIA Il tribunale ha bloccato all’uomo circa 2 milioni di euro Ancora guerra tra Sala e Lagonegro
«Fascicoli buttati
Imprenditore evade le tasse
in uno scantinato»
Confermato il sequestro dei beni La denuncia di Buemi
LAURIA – Il Tribunale di
Potenza ha confermato il
maxi sequestro di immobili, autovetture e conti correnti all’imprenditore lauriota P. S. per un valore di
circa 2 milioni di euro.
E’ stata depositata nella
cancelleria
l’ordinanza
con cui il Riesame, presidente Romaniello e giudice
Catena e Minio, conferma il
decreto di sequestro preventivo emesso in data 13
febbraio scorso dal Gip del
Tribunale di Lagonegro,
condannando l’indagato al
pagamento delle spese del
procedimento incidentale.
Il collegio, presieduto da
Gerardina Romaniello, ha
anche evidenziato che non
appaiono pertinenti le argomentazioni relative al
sequestro dei beni.
Infatti secondo il collegio
il decreto impugnato
espressamente interessa i
beni nella disponibilità dell’indagato e non della società della quale egli risulta amministratore nonché
socio unico. Secondo i giudici l’assenza di pertinenze
LAGONEGRO
Fiaccolata in ricordo di Pasqualino
LAGONEGRO- Si terrà questa sera alle 20 una fiaccolata in memoria del giovane Pasqualino di Silvio, il ragazzo appena diciottenne finito accoltellato in una rissa avvenuta il 19 febbraio. Dopo
la triste vicenda il paese, come era prevedibile, si è chiuso in un
silenzio assordante, connotato da un profondo rispetto e dalla
voglia di comprendere piuttosto che di giudicare. La famiglia e gli
amici di Pasqualino invitano la comunità a raccogliersi nel corteo
che partirà dal Midi Hotel e terminerà al parcheggio multipiano.
Alla fiaccolata parteciperanno anche don Salvatore, priore della
chiesa di S. Giuseppe, ed il parroco don Mario Tempone.
f. f.
delle argomentazioni difensive impongono la conferma integrale del decreto
impugnato, con conseguente condanna dell’istante al pagamento delle
spese del procedimento incidentale.
Lo scorso 27 febbraio i
militari della guardia di finanza di Lauria e Molfetta
hanno sequestrato beni
mobili ed immobili all’imprenditore 38enne di Lauria titolare di una società
operante nel commercio al-
l’ingrosso di elettrodomestici, elettronica e di consumo audio e video con un
provvedimento di sequestro preventivo finalizzato
alla confisca “per equivalente” disposto dal Gip
presso il tribunale di Lagonegro sui beni nella sua disponibilità.
Il provvedimento è scaturito da mirati accertamenti, coordinati dalla
Procura della Repubblica
di Lagonegro che hanno
visto una perfetta sinergia
tra i reparti della guardia
di finanza, la collaborazione tra la Compagnia di
Lauria e la Tenenza di Molfetta.
Gli 007 del fisco hanno
scoperto un vero e proprio
stratega dell’evasione che,
per sfuggire ai controlli,
spostava la sede della società tra la Campania e la Puglia, società spostata nel
2012 a Molfetta e poi trasferita nuovamente a Sala
Consilina nel 2013, subito
dopo una visita della guardia di finanza.
In particolare, in esecuzione del decreto emesso
dal gip del Tribunale di Lagonegro, sono stati sottoposti a sequestro preventivo quattro fabbricati, di cui
un opificio, tutti ubicati a
Sala Consilina, tre auto
una Smart, una Lancia
Thesis di grossa cilindrata
e un’Opel Astra e disponibilità bancarie, per un ammontare pari a circa due
milioni di euro, da considerare quale “profitto del reato” di evasione fiscale.
Emilia Manco
LAGONEGRO – Ancora polemiche a distanza tra Sala e
Lagonegro. Ad alzare i riflettori sulla vicenda è il senatore Enrico Buemi. «I fascicoli giudiziari dell’ex
Tribunale di Sala Consilina
- spiega il parlamentare - sono stati posizionati a Lagonegro nello scantinato sotterraneo di un parcheggio
pubblico facilmente accessibile. L’ho constatato direttamente. Ho fotografato tale scempio essendomi recato personalmente a Lagonegro». Enrico Buemi, componente della Commissione
Giustizia del Senato, lo ha
spiegato nel corso di una
conferenza stampa, svoltasi presso l’aula consiliare di
Sala Consilina, nel corso
della quale si è discusso della soppressione del tribunale di Sala Consilina accorpato dallo scorso mese di settembre a quello di Lagonegro. «La soppressione del
presidio di giustizia salese –
ha continuato Buemi - rappresenta un’ingiustizia da
rimuovere. Insieme ad altri
parlamentari, di diverse
Il tribunale di Lagonegro
formazioni politiche, abbiamo presentato una mozione
al Ministro della Giustizia,
Andrea Orlando, al fine di
far ripristinare il tribunale
di Sala Consilina che rappresenta l’unico presidio di
giustizia in Italia ad essere
stato trasferito al di fuori
del proprio territorio regionale, ovvero dalla Campania alla Basilicata».
e. m.
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REDAZIONE: piazza Mulino,15
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MATERA
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L’imprenditore annuncia un investimento tra i 5 e i 7 milioni nell’area di San Vito
Benedetto acquista Mulino Alvino
«Una struttura turistico-ricettiva e museale che farà rinascere la filiera della pasta»
PASSA di mano la proprietà del Mulino Alvino da
Tamburrino a Benedetto.
L’imprenditore pisticcese
ha annunciato ieri di aver
rilevato la struttura per
portare avanti il progetto
di un’area museale e della
creazione di un struttura
che possa risultare un punto di riferimento vero e proprio all’ingresso della città.
«Complessivamente prevedo un investimento tra i
5 e i 7 milioni di euro che
cercheremo di realizzare il
prima possibile.
Al più presto cercheremo
di approntare il progetto
esecutivo di intervento e
poi una volta avuto il via libera al progetto definitivo
dal Comune nel giro di un
anno, massimo 18 mesi sono convinto che la struttura potrà essere pronta e
funzionante» ha spiegato
lo stesso Benedetto al “Quotidiano” nel definire nel
dettaglio i termini del proprio impegno sull’opera.
«L’obiettivo rimane quello di far tornare a produrre
pasta, valorizzando i grani
della filiera cerealicola lucana, formando le professionalità di settore e aprendo spazi e occasioni per la
degustazione dei prodotti
tipici, l’ex Mulino «Alvino»
di Matera, che fino agli Ottanta è stato uno dei luoghi
e dei simboli dell’attività
molitoria della «Città dei
Sassi».
Nella struttura sarà realizzato anche un museo dell’arte bianca e delle tecniche di produzione e saranno ospitate attività legate
alla cultura gastronomica
del territorio.
«Il modello Eataly avviato da Oscar Farinetti - ha
detto Benedetto - è un esempio concreto di promozione, valorizzazione e tutela
della tipicità italiana a tavola.
La Basilicata si contraddistingue per la unicità e
genuinità di molti prodotti.
L'ex Mulino Alvino diventerà il punto di riferimento per la filiera agroalimentare lucana in una città come Matera che è la
punta avanzata del turismo lucano nel mondo.
Senza dimenticare le ricadute positive per le aziende
e per l’occupazione».
Ovviamente il progetto
di cui si parla ricalca essenzialmente quello che ha ottenuto il via libera dal Comune nei mesi passati nell’ambito del cosiddetto piano Casa 2 anche se in quel
caso vi era una questione
compensativa con la costruzione in via Dante che è
stata oggetto di numerose
polemiche.
«L’idea è essenzialmente
quella di rispettare il progetto già approvato nel-
Un progetto discusso
che subisce una nuova
trasformazione
Potranno riprendere presto i lavori al Mulino Alvino acquistato dall’imprenditore Nicola
Benedetto (nel riquadro in alto)
«Poco più
di 12 mesi
per completare
l’opera»
«Non sarà albergo,
ma una sala
che può ricevere
oltre mille persone»
Congresso del Pd, su parità di genere
Ricorso respinto perchè “tardivo”
E’STATO rigettato nella giornata di lune- zata è stata sostanzialmente rigettata.
dì a Potenza il ricorso presentato da una
Il ricorso si fondava sulla necessità di
parte del Partito Democratico che fa capo una parità di genere all’interno della lista
a Ernesto Bocchetta come candidato alla che non è stata rispettata da chi ha vinto
segreteria cittadina.
cioè la lista capeggiata dal seIl ricorso è stato considerato
gretario Cosimo Muscaridoirricevibile perchè sotto un
la.
profilo essenzialmente temNella fattispecie la parità
porale è avvenuto ampiamenviene intesa come numero
te dopo i termini previsti dal
uguale di componenti all’inregolamento che prevedevaterno della segreteria e non
no entro le 24 ore dal congresdirettamente nella composiso di inoltrare il ricorso. Inzione della lista.
somma una sorta di vizio forEvidenti questioni che sono
male che ha di fatto confermastate dibattute per giorni prito quella che era stata la prassi
ma di produrre il ricorso e anseguita all’interno del con- Muscaridola segretario Pd che poi la decisione da parte
gresso e l’esito della votazione
dei garanti regionali che si sosia del segretario Muscaridola sia della no espressi respingendo nella sostanza le
segreteria che è chiamato in questo mo- obiezioni che venivano fatte in primis permento a sostenerlo
chè avanzate fuori dai tempi consentiti e
Anche sulla sostanza del ricorso stesso quindi definendo irricevibile il ricorso
sarebbero stati avanzati dei dubbi ma di stesso.
[email protected]
fatto il provvedimento e la richiesta avanl’ambito di una convenzione con il Comune, i volumi
saranno quelli già previsti.
Un altro albergo? Direi di
no, lo escludo nella maniera più assoluta. Penso ad
una grande struttura turistico ricettiva che possa
ospitare anche mille persone che vogliono ritrovarsi
in città. Un’opzione che oggi manca e che sarebbe particolarmente importante
oltre che necessaria» ha aggiunto ancora Benedetto.
L’imprenditore ha poi
svelato un piccolo retroscena del contatto che ha portato poi a definire questo tipo di passaggio: «il primo
passo lo ha fatto una terza
persona che conosce bene
tutte le parti e che ha suggerito questo tipo di soluzione.
Poi è chiaro che per fare
un’operazione di questo ti-
po ci vuole la volontà di tutti».
I prossimi mesi saranno
essenziali per capire la definizione in termini di progettazione dell’intervento
che dovrà poi arrivare ad
un’accelerazione definitiva mentre per ora solo la
parte delle demolizioni
sembra essere stata completata.
Piero Quarto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il plastico del progetto del Mulino Alvino quando sarà ultimato
Non è stata mai una questione indolore. Ampio il
dibattito sulla possibilità
di applicare al Mulino Alvino il Piano Casa 2
bypassando di fatto, anche in termini di autorizzazione alla variante, il
Consiglio comunale ma
procedendo con la sola
autorizzazione del dirigente. Un caso che è diventato ancora più complicato perchè collegato,
come intervento compensativo, ad un ulteriore intervento in via Dante
per la costruzione di alcuni alloggi (circa una
trentina)
che è stato
oggetto di
un ricorso
(il cui esito è
ancora pendente) davanti al Tar
di Basilicata. In tutto questo un’ampia polemica politica, il
rischio di non arrivare a
proseguire il progetto in
essere perchè il progetto
esecutivo tra presentare
entro sei mesi non è stato
presentato rendendo necessaria una prima deroga.
In più una commissione consiliare che ha affrontato e discusso una
serie di atti ma con un esito a dir poco controverso
e con un ritorno in Consiglio comunale più volte
evocato e mai nei fatti
realmente realizzatosi.
Insomma il caso del Mulino Alvino è sempre rimasto al centro del dibattito
e della discussione politica dei mesi e dei giorni
passati. In realtà sin dai
primi atti il dibattito è
stato molto aspro e duro
non tanto sul progetto in
sè quanto sulla sua reale
realizzabilità che dovrebbero di fatto far rivivere
quei locali come uno dei
fulcri del mondo produttivo materano che possono in qualche modo ritrovare ad avere un proprio
pregio ed un proprio valore, mostrando al mondo come si lavorava e si
faceva la pasta in quei
luoghi attraverso un vero e proprio salto nel passato ma attraverso i mezzi e le tecnologie attuali.
Ambizioni che oggi
toccherà ad un nuovo
proprietario dover portare a compimento nell’ambito di un passaggio di
consegne che non cambia i termini degli impegni presi da privato e amministrazione comunale sulla
questione.
«Io credo che c’è stato
un passaggio semplice di
proprietà ma i problemi
sulla questione rimangono quelli che abbiamo
sollevato fino ad ora cioè
un progetto che non è
passato in Consiglio comunale, una variante
che non ha ottenuto alcun via libera politico»
racconta Angelo Cotugno che da sempre ha segnalato questo tipo di critica sulla vicenda.
In realtà la discussione
sull’applicazione del Piano Casa rimane oggi in
controluce rispetto all’evidenza di un progetto
che ha bisogno di avere
da subito un nuovo impulso per poter essere
portato a compimento
perchè in questo momento, e da non poco tempo,
sembrava essere sostanzialmente bloccato alimentando retropensieri
e dietrologie.
[email protected]
Cotugno:
«Il problema
resta lo stesso»
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Matera
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Francesco Salvatore presidente dell’associazione da cui nasce la candidatura scrive a Grima
«A chi guida il Carro serve coraggio»
«Mi aspettavo volesse incontrare chi gli ha dato fiducia: il comitato scientifico»
di FRANCESCO SALVATORE*
"....per guidare il Carro della
Bruna serve grande capacità,
grande coraggio ma servono soprattutto conoscenza degli
eventi, freddezza e convinzione
ed ancora rispetto e devozione.
Soprattutto devozione alla Festa, alla Madonna, alla Città."
Matera è una città capace di
farti innamorare al primo
sguardo, capace di rapirti ed ammaliarti, ma che nasconde segreti ed insidie
millenarie che
solo conoscendo le tradizioni,
le volontà, le
aspirazioni è
possibile gestire e superare.
Matera una
città capace nei
secoli di reinventarsi perchè è scritto nel
DNA, perchè i materani nel loro
"giorno più lungo" sono capaci
di ammirarsi, criticarsi, contestarsi ma al tempo stesso di difendersi, onorificarsi e poi distruggersi davanti al Mondo intero. Così come la storia più recente ci ha insegnato: dallo spopolamento dei Sassi, agli esperimenti urbanistici, alle scoperte
culturali ed alla iscrizione nelle
liste Unesco, sino all'IDEA, un
pò folle, di Candidarsi a Capitale Europea
della Cultura.
Ma la storia ci
ha anche insegnato che ogni
volta i materani, così come
può succedere ad un uomo che al
cospetto di una donna sublime,
la nostra Matera, perda il senso
delle proprie capacità e resti in
attesa di un "aiutino" per recuperare fiducia, si siano dimenticati
delle proprie esperienze e delle
proprie professionalità recuperando il senso di appartenenza
solo quando era ormai troppo
tardi, assistendo inermi ai trionfalismi del momento dei colonizzatori di turno.
Oggi no. L'IDEA di Candidatura a Capitale Europea della
Cultura non può prescindere
dalla città, dai materani e dalle
«Non basta
un curriculum
rispettabile
per vincere»
«Decisivi
sono carisma
e voglia di riscatto
dei materani»
Joseph Grima con i Sassi sullo sfondo, in basso Francesco Salvatore dell’Associazione Matera 2019, a destra Verri e Adduce
loro aspirazioni.
Non può bastare un curriculum di tutto rispetto ed esperienza internazionale a lanciare Matera verso il titolo ambito quanto
ambizioso.
Solo il carisma della città, misto alla voglia di riscatto dei materani, sommato ad un percorso
con una governance condivisa e
partecipata, in un mix esplosivo
come un big bang primordiale,
potranno essere il fare illuminante capace di evidenziare agli
occhi della commissione selezionatrice la volontà di cambiamento che l'IDEA ha avuto il merito
di sollevare.
Queste sono le riflessioni che
come materano promotore del
percorso sin da quanto nessuno
immaginava che potesse esserci
la minima speranza di riuscita,
avrei voluto raccontare al neo
Direttore Artistico Joseph Grima al suo arrivo a Matera. Ma
avrei voluto dirgli anche, questa
volta in qualità di Presidente dell'Associazione Culturale Matera
2019, nella quale si sono incontrate le intelligenze e professionalità locali, per discutere di come presentare il percorso senza
violentare la psicologia di una
città nella quale il disagio economico, sociale, politico sono tutt'oggi evidenti, avrei voluto dirgli che le stesse professionalità
sono a sua disposizione, a partire dal maestro Giovanni Pompeo
Direttore Artistico del Progetto
Culturale "CADMOS: alla ricerca di Europa", che avrebbe potuto raccontargli di come fosse già
in essere un esperimento di partecipazione condivisa per la progettazione culturale finalizzata
alle buone pratiche di utilizzo dei
fondi pubblici.
Ma oggi le riflessioni che affido alle colonne di questo giornale riguardano più che altro uno
stato d'animo di delusione, in
quanto immaginavo, sulla base
della mia esperienza e della mia
educazione, che il neo Direttore
Artistico al suo arrivo a Matera,
dopo i cerimoniali tecnico-politici, avrebbe chiesto di incontrare,
se non altro per guardare negli
occhi chi ha riposto in lui una fiducia importante, il Comitato
Tecnico Scientifico che ne ha valutato le competenze e lo ha selezionato.
Sarebbe stata l'occasione per
condividere l'intero percorso sino ad ora svolto e per presentare
al gruppo di lavoro la sua idea di
attività condivisa e partecipata.
Un suggerimento vogliamo
comunque darglielo: Matera ha
già vinto la sua partita.
Se è vero che oggi nelle tasche
dei materani ci sono pochi soldi e
altrettanto vero che in ogni casa
c'è un Dossier nel quale è scritto
con precisione qual'è l'IDEA di
sviluppo culturale, sociale ed
economico da percorrere nei
prossimi quattro anni. E che posta alla base questa considerazione, il lavoro che lo attende
non è tanto quello di buttar giù
una lista della spesa per acquistare gli eventi del cartellone
2019, ma bensì quello di diventare l'animatore del fermento culturale per trasformarlo in industria creativa capace di generare
nuovo benessere.
Ma in conclusione dico, anche,
alla politica, ai burattinai di lasciare che l'intelligenza di Joseph Grima si fonda con il genius
loci senza interferire, di guardare con attenzione agli eventi che
stanno animando la città in questi giorni, perchè pare che questa volta i materani siano ben
consapevoli delle proprie possibilità.
*presidente associazione
culturale Matera 2019
A SCUOLA
I progetti in campo a cominciare da Unmonastery spiegati ad 800 ragazzi
Gli studenti del Morra verso il 2019
E’ ripreso il viaggio del comitato Matera 2019 nelle
scuole medie superiori della
città.
Al teatro Duni, nel corso
dell’assemblea dell’Istituto
professionale “Morra”, davanti a circa 800 studenti sono stati illustrati il cammino della città di Matera a Capitale europea della Cultura
e il progetto pilota “UnMonastery”.
All’incontro con gli studenti sono intervenuti Ilaria D’Auria, Raffaella Pontrandolfi, Rita Orlando, del
Comitato Matera 2019, Kei
Kreutler e Maria Juliana
Byck di UnMonastery.
In particolare, Kei Kreutler e Maria Juliana Byck
hanno illustrato agli studenti il progetto UnMonastery.
Infatti Kei Kreutler è a
Matera per offrire un corso
introduttivo in informatica
e programmazione come
primo passo per la creazione
di una scuola aperta e condivisa dove ognuno nella comunità possa condividere le
proprie conoscenza ed apprendere. Mentre Maria Juliana Byck, sempre nell’ambito di UnMonastery, sta avviando una produzione video intergenerazionale, cocreata con i giovani e gli an-
ziani di Matera.
Durante l’assemblea d’istituto Kei Kreutler e Maria
Juliana Byck hanno lanciato il worhshop pratico sulla
programmazione, la manipolazione digitale di immagini, su internet, sul web design e la produzione video.
Il workshop, interamente
gratuito, proseguirà fino alla fine di Unmonastery ogni
martedì e giovedì, dalle 17
alle 19 e il sabato dalle ore 16
alle 18. Il workshop è un nodo della Open Tech School,
un’iniziativa internazionale
(www.opentechschool.org) finalizzata a
rendere l’apprendimento
delle competenze tecniche
facile, divertente e soprattutto condiviso socialmente.
I contenuti dei workshop
si arricchiranno in base agli
interessi e alle proposte di
progetti da parte dei partecipanti alla Open Tech School.
Ancora più che l’apprendimento di competenze tecniche, l’Open Tech School di
Matera mira ad insegnare a
trasferire le competenze acquisite ad altre persone
creando le condizioni per
una duratura vita della
scuola all’interno di una comunità interconnessa.
Il viaggio nelle scuole
I progetti di Matera 2019 per gli studenti delle scuole
continua con la partecipa- 21, nella sede dell’istituto.
zione del comitato Matera Anche in quella circostanza
2019 e di UnMonastery al- si parlerà del percorso di
l’assemblea d’istituto del Li- candidatura e del progetto
ceo artistico in programma pilota di Matera 2019, Unsabato, 22 marzo, alle ore monastery.
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Matera
Mercoledì 19 marzo 2014
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«L’idea della chiusura dell’area con i cancelli? Prima o poi dovremo sperimentarla»
«L’attenzione rimane sempre alta»
Il presidente dell’Ente Parco, Pierfrancesco Pellecchia, sulle discariche in zone protette
L’ENTE Parco della Murgia materana si estende per oltre 6000 ettari fra Matera e Montescaglioso e al
suo interno custodisce ben 923
specie di flora e fauna di cui 61 di
nuova scoperta.
Un patrimonio, insomma, che
rappresenta ancora oggi l’esempio concreto
di
quanto
l’ambiente
possa coniugarsi
alla
storia senza,
per questo,
rimanere
lontano dalla contemporaneità.
Lo dimostrano le numerose iniziative
di
sensibilizzazione e promozione che
ogni anno
coinvolgono
la città e i tuPierfrancesco Pellecchia
risti e che vedono come
centri
nevralgici la
struttura di
Jazzo Gattini (sede del
Cea, Centro
di educazione ambientale) e il Belvedere.
Pierfrancesco Pellecchia, presidente
dell’Ente Parco,
commenta il
fenomeno
dell’abbandono abusivo dei rifiuti
nei Sassi.
Qualche
anno fa, contro alcuni atti vandalici
nell’area del
Belvedere,
l’Ente Parco
organizzò
una pulizia
pubblica che
si aggiungeva alla diffusione di
questionari
ai cittadini.
«Non possiamo dire
che nella nostra area ci
sia un’emergenza rifiuti - chiarisce
Pellecchia ma l’attenzione è sempre
alta.
Non possiamo nascondere che ci
sia penuria
Matera vista dal Belvedere
di personale, tanto è
vero che il servizio di perlustrazione lo svolge la Forestale».
Pur in mancanza di episodi, il
presidente sottolinea comunque:
«Purtroppo c’è chi, in prossimità
delle zone urbane, come Agna o le
strade marginali del Parco o nella
zona della Madonna delle Vergini,
in modo poco ortodosso abbandonano rifiuti dopo un bivacco.
Per quanto ci riguarda, abbiamo continuato con l’azione di sensibilizzazione e qualche migliora-
«Tra un po’ arriveranno
altre quattro guardie
che hanno vinto
il concorso
per poter tenere
sotto controllo
sia la flora che la fauna
nei prossimi due anni»
Un’immagine eloquente a San Nicola all’Ofra, nel Parco della Murgia, vicina alla grotta dei Pipistrelli
mento lo notiamo».
L’idea di delimitare con cancelli
l’ingresso del Parco, non è del tutto abbandonata.
«Abbiamo svolto un sondaggio
con più di 1000 persone e abbiamo
registrato questa volontà che nasce dalla cittadinanza. Prima o poi
dovremo sperimentarla.
Bisogna, però, fare una riflessione: chiudendo il Parco nei pressi del Belvedere, le conseguenze
dei bivacchi si sposterebbero nell’area di Jazzo Gattini o alla Madonna delle Vergini.
E’ una politica che va vista nella
sua complessità, anche se non la
escludo a priori.
Credo che adesso la città sia più
matura ad accettare l’eventuale
chiusura del Parco. Tra un mese
dovrebbero arrivare altre 4 unità
che si aggiungerebbero alla vigilanza.
Il Parco ha fatto un concorso con
la Regione, vinto da quattro persone, due per la vigilanza e due per
la fauna e la flora. Si tratta di personale che per i prossimi due anni,
ci aiuterà».
Da cittadino materano, Pierfrancesco Pellecchia torna sul caso dei rifiuti abbandonati nei Sassi: «Molto dipende dalla nostra coscienza, dalla consapevolezza di
essere cittadini di una comunità
che dobbiamo difendere e tutelare
a tutti i costi.
Non siamo in grado di comprendere al 100% del grande bene che
abbiamo.
Lasciare una bottiglia per strada, non ci fa ancora capire qual è il
valore di un luogo che invece deve
rimanere incontaminato.
E’ una questione - conclude il
presidente dell’Ente Parco Pellecchia - di coscienza ed educazione
civica che deve aumentare fra i cittadini».
L’arrivo della primavera, intanto, aumenta l’appeal dei luoghi
simbolo, come il Belvedere. Anche
per questo l’attenzione deve rimanere alta, garantendo la tutela di
una risorsa non solo naturalistica
che appartiene a tutta la città.
Antonella Ciervo
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA SEGNALAZIONE
E in rete si apre il dibattito a cui partecipa anche l’assessore
Rifiuto selvaggio nei Sassi
Aumenta il fenomeno abusivo negli antichi rioni
«I materani dovrebbero
essere coinvolti, sentire
che questa città appartiene a loro. Così, forse, non
abbandonerebbero rifiuti nei Sassi e in altri luoghi della città». Pio Acito,
disaster manager ma soprattutto appassionato
difensore dell’ambiente e
del territorio, commenta
così le foto che ha scattato in questo giorni vicino
a Porta Pistola e lungo il
viale che costeggia il cimitero nuovo in contrada Pantano.
In questo ultimo caso, si
potrebbe
trattare di rifiuti chimici
ed altamente
tossici. Negli
antichi rioni,
invece, sacchetti dei rifiuti aperti,
sono
stati
disseminati lungo le scale e in alcuni angoli.
«Non c’è senso di appartenenza tra i cittadini
mentre l’amministrazione usa il bastone la carota, ma non è sufficiente.
I materani devono sentirsi a casa loro, e per questo stare attenti ai rifiuti
che vengono abbandonati da chi è più incivile».
Le immagini che Acito
ha postato su Facebook
hanno provocato un intenso dibattito. In molto
hanno chiesto che si pun-
Dall’alto, rifiuti nei pressi di porta Pistola e del cimitero nuovo
ti ancora una volta e in
modo più deciso sui controlli con le telecamere
nei Sassi.
Lo conferma anche Pio
Acito sottolineando che
finora, un servizio costato 300 mila euro, non ha
svolto il proprio lavoro fino in fondo.
E proprio dai social
network arriva la prima
reazione
dell’amministrazione comunale.
A rappresentarla è l’assessore comunale all’Iigiene, Rocco Rivelli che
scrive di aver inviato
agenti di Polizia municipale e dell’Ufficio igiene
per verificare la situazione. Rivelli sottolinea
inoltre che «E’ interesse
di tutti tenere pulita la
città», ricordando inoltre che i bidoni per la raccolta devono essere conferiti in precisi orari e
manutenuti pulendoli e
disinfettandoli. «Se mettessimo un po’ di cura in
più, la nostra città migliorerebbe».
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PISTICCI
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E’ accaduto intorno alle 4, qualcuno ha avvertito il movimento molto lieve
La terra trema in otto comuni
Scossa rilevata solo dagli strumenti dell’Ingv nella Piana metapontina
POMARICO - Alle 4.07 di ieri, l’Istituto nazionale di geofisica e
vulcanologia ha registrato una
piccola scossa sismica nella piana di Metaponto.
Difficilmente gli abitanti dell'area compresa fra i comuni di Pomarico, Miglionico, (centri abitati entro 10 km dall'epicentro del
terremoto) e Pisticci, Craco, Ferrandina, Bernalda, Matera, Montescaglioso (entro i 20 km) hanno
avvertito l'evento, registrato e segnalato dalla Rete sismica nazio-
nale dell'Ingv nel distretto sismico denominato convenzionalmente "Piana di Metaponto".
Perché la scossa aveva una magnitudo 2.2 gradi della scala Richter. L'epicentro era a 37,6 km
di profondità.
In Italia l'Ingv non ha registrato altre scosse di terremoto durante la notte, ma solo eventi sismici strumentali, concentrati
per la maggior parte in Umbria.
Mentre nella serata di lunedì erano state segnalate due scosse in
Sicilia, più esattamente distretti
Piana di Catania e Golfi di Patti e
di Milazzo.
Quest'ultimo evento sismico
che ha interessato la Piana metapontina non è avvenuto in un
punto considerato a rischio. Comunque, inoltre, proprio i comuni di Pomarico, Miglionico e anche Montescaglioso furono tra i
primi a rientrare in una mappatura del rischio sismico voluta
nel 2013 dalla Regione Basilicata. Mentre il vero problema, al di
là della contingenza degli eventi, sta nel fatto
che ancora la maggior
parte degli edifici pubblici di questi paesi non
risponde ancora alle ultime e più aggiornate nor- L’area del terremoto di ieri mattina
mative antisismiche. Che que- quelli maggiormente interessast’area della Basilicata e del Mate- ti, dopo quelli potentini confinanrano sia particolarmente esposta ti con l’Irpinia, dove si registrò l’ea fenomeni sismici è un dato sto- picentro.
Nunzio Festa
rico, tant’è che durante il [email protected]
matico terremoto del 1980, i co© RIPRODUZIONE RISERVATA
muni del Metapontino furno tra
MIGLIONICO La partenza non ha coinvolto tutti, ma i progetti sono concreti
MONTESCAGLIOSO
Iniziano i riti
della Quaresima
Pupi appesi
Primo workshop organizzato dal neonato gruppo “Profumo di svolta” in tutta la città
I giovani si mettono in gioco
MIGLIONICO - Voglia di partecipazione. Un workshop d’azione sulle
politiche giovanili. L’idea, proposta alla cittadinanza e all’amministrazione, che ha dato il patrocinio,
è partita dalla voglia di essere
proattivi di due giovanissimi studenti universitari miglionichesi.
Giulio Traietta e Vittorio Ventura hanno avviato un esperimento di cittadinanza attiva, invitando
i loro coetanei a un confronto costruttivo su problematiche della
cittadina del Malconsiglio.
“E’ sempre il momento giusto
per fare quello che è giusto”, una citazione di Martin L. King sull’invito al workshop, tenutosi nel weekend. Una serata cui non hanno
fatto mancare il proprio ascolto, il
sindaco Angelo Buono e l’assessore Michelangelo Piccinni. Una serata in cui, però, sono mancati proprio quei giovani, cui il richiamo a
costruire un qualcosa di nuovo era
diretto. Assenza rimarcata da Vittorio Ventura, studente a Torino ed
amante della propria terra alla pari
dei tanti studenti che hanno dato
vita all’associazione “Profumo di
svolta”.
Un’associazione,
www.profumodisvolta.it, che si
propone di fungere da raccoglitore
e volano d’idee e proposte per migliorare, partecipando attivamente, la vita della collettività. Un piano strategico per Miglionico alla
pari di quello esistente per Matera,
è l’idea presentata da questi due ragazzi. Un piano strategico che tenga conto della risorsa principe, il
Castello federiciano di recente ristrutturato. Proposte concrete per
la sua valorizzazione creando sinergie fra le diverse attività commerciali, la Pro loco, l’amministrazione e gruppi di giovani volenterosi di diffondere la cultura, il sapere ed i sapori del territorio. Cooperazione, collaborazione, idee, solidarietà e volontà le parole chiave
della serata dedicata da giovani a
giovani, che ha commosso i presenti con il video storico dove un grande presidente Pertini, nel saluto di
fine anno del 1983, spronava, incitava ed incoraggiava i giovani ad
essere propositivi perché i giovani
erano allora e sono ancora oggi, il
futuro della Nazione. «Abbiamo il
diritto di chiedere un luogo migliore in cui vivere. Abbiamo il diritto
di esigere e di pretendere un cam-
biamento. Vogliamo impegnarci
noi stessi per un cambiamento e
per far crescere Miglionico», le parole di Giulio Traietta, che ha aggiunto: «Se vuoi andare veloce, vai
da solo. Se vuoi andare lontano, vai
insieme». Un vecchio proverbio
africano per specificare che Miglionico potrà contare sull’aiuto
dei suoi giovani e sulla loro voglia
di coinvolgere e di andare lontano.
Parole che hanno riscosso ammirazione da parte dei presenti ed
esternazioni di stima da parte del
Sindaco che cogliendo la palla al
balzo ha subito proposto una fattiva collaborazione per le visite guidate alla Sala tecnologica del Malconsiglio in funzione da pochi
giorni. E Vittorio Ventura, dopo
gli interventi di Domenico Perrone
con sottofondo musicale della chitarra di Vincenzo Bertugno ha ribadito i concetti del coinvolgere e
del partecipare. «Ci piacerebbe avere il supporto e l’aiuto di chi la pensa come noi. –ha precisato- Questa
volta ha vinto l’indifferenza e ce ne
dispiace perché come asseriva
Gramsci, chi vive veramente non
può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, parassitismo, vigliaccheria, non è vita. E
noi lotteremo perché l’indifferenza
non vinca. Non c’è sconfitta nel
cuore di chi lotta».
Antonio Centonze
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giulio Traietta
BREVI
A FERRANDINA
A MONTESCAGLIOSO
FERRANDINA - “Pensiero attivo”, in collaborazione con la città, avvi oggi l’VIII edizione di
“Fuochi nella notte” (di San Giuseppe), il tradizionale evento che vede come protagonisti i falò del
19 marzo. Tra canti, musica, ceci, bruschette e vino, saluteremo il passaggio tra l’inverno e la primavera intorno ad un caldo fuoco, con qualche
impavido giovane in sfida con il “salto nelle fiamme”. Oggi dalle ore 19, in Largo Ponzione,
MONTESCAGLIOSO - Un'antica tradizione
strettamente legata al mondo agropastorale
ed ai cicli agricoli. Oggi si festeggia San Giuseppe con l’accensione dei falò nei vari quartieri del paese tradizione ancora viva che tutt’oggi si ripete puntualmente. La frasca si accumula per tempo, qualche settimana prima. Si
scatena una gara tra quartieri e comitive di ragazzi per il fuoco più grande e duraturo.
Tutti intorno all’ultimo fuoco
Accensione dei Falò
I pupi appesi a Montescaglioso
MONTESCAGLIOSO - Uno dei momenti più alti dell'espressione religiosa di Montescaglioso è quello
della Quaresima. Riti, consuetudini e tradizioni conservati da secoli e giunti ai nostri giorni quasi
immutati. Con i quaranta rintocchi di campana, che segnano la fine del Carnevale a mezzanotte del
Martedì Grasso, è iniziato il periodo della Quaresima. Secondo
un’antica tradizione, si espongono sulla strada sette pupazze nere
ed una bianca, realizzate con stoffe
e abiti in disuso, come spiegano dal
sito montescaglioso.net. «Le pupe
in nero rappresentano le sette settimane della Quaresima e sono di
diversa statura; la maggiore (prima settimana) e la minore (ultima
settimana) fino ad arrivare all’unica pupa bianca che rappresenta la
Pasqua. Ciascuna pupazza ha un
nome: “Anna, Susanna, Rebecca,
Rebanna, Pasqua, Pasquaredda,
Palma e Pasquairanna”».
Allarme della Coldiretti per l’uso intelligente delle dighe
Primizie fiorite, serve più acqua
Un
pescheto
in fiore
A MARZO, in Italia, si registra una temperatura minima superiore di 2 gradi alla
media di riferimento.
Anche in Basilicata, tale situazione ha favorito la maturazione anticipata delle pri-
mizie, dalle fragole alle fave
fino agli asparagi, che sono
già presenti sui banchi di
vendita.
Il caldo ha stravolto completamente i calendari delle
operazioni agricole.
«Desta preoccupazione fanno sapere dalla Coldirettivedere le piante da frutto, dai
mandorli agli albicocchi fino
ad alcune varietà di pesche,
che si sonorisvegliate in forte
anticipo rispetto all’arrivo
della primavera e, in molti casi, sono fiorite e risultano ora
particolarmente vulnerabili
a un eventuale cambiamento
climatico. Le novità climatiche hanno, di conseguenza,
anticipato tutte le operazioni
colturali e, in considerazione
dell’incremento delle temperature edei trapianti in atto di
colture sotto serra (fragole,
angurie, meloni) nel comprensorio del Metapontino,
al fine di praticare le operazioni colturali collegate (fertirrigazione),la Coldiretti di
Basilicata ha inviato una nota all’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata,
Michele Ottati, al Consorzio
di Bonifica Bradano e Metaponto e al dirigente del Dipartimento Agricoltura, Oliva,
per chiedere l’incremento
dell’erogazione
dell’acqua
uso irriguo, dalla diga di
Monte Cotugno, nello specifico sulle vasche dei comuni di
Bernalda, Pisticci e Rotondella».
Nella stessa nota si chiede
anche la chiusura della diga
di Gannano per l’approvvigionamento idrico dei territori di Scanzano Jonico e Policoro.
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POMARICO Prima impongono il pagamento, poi staccano la luce. Interviene Adiconsum
Cittadina in balìa di Fly Energia
La vicenda assurda di un utente a cui è stato calcolato male il consumo
«POMARICO commette l’errore madornale di lasciare il mercato tutelato di Eni Gas
Power per il mercato libero, con Fly Energia Spa di via Donatori di Sangue, 6/D
25050 di Paderno Franciacorta (Bs) e piomba nell’inferno più assoluto».
E’ la denuncia di Vito Pantone di Adiconsum Pomarico, raccontando la disavventura capitata alla signora Alessandra Martino, 41 anni sposata e madre di 2 figli, abitante in via Francesco Zizzi, da mesi in lotta
con Fly Energia, «a causa di un errore nelle
fatturazioni del consumo di gas -spiega
Pantone- che codesta società, dopo vari solleciti per telefono e per raccomandata della
signora Martino che chiedeva il ricalcolo,
ancora non ha provveduto a risolvere; infatti a testimonianza di ciò i continui solleciti di pagamento (non chiari e dettagliati)
che pervengono alla signora con importi
che lievitano sempre di più».
Tutto inizia nell’Ottobre 2012, quando
Martina viene contattata da operatori del
mercato libero di Fly Energia, che le propongono un pacchetto offerta gas-luce denominato G105 Fly Casa Dolce Casa, «per
mia sfortuna accetto
(data attivazione fornitura gas 1.12.2012, lettura iniziale mc 858) spiega- e iniziano i guai:
prima che mi arrivi la
prima fattura, il 28 gennaio 2013 chiamo il call
center di Fly Energia
comunicando l’autolettura (mc 858), in quanto nell’abitazione non
risiede più nessuno e
non c’è consumo di gas.
Mi arriva la prima fattura di 173,05 euro
(consumi stimati mc
176), altra fattura di
185,10 ( consumi stimati 364). Richiamo
ancora una volta il call
center, comunicando
gli errori nelle fatturazioni, in quanto nell’abitazione non risiedendo più nessuno, non c’è
consumo di gas e, quinUn contatore del gas di, il contatore è ancora
fermo a mc 858 e che voglio pagare il giusto, la quota fissa e le imposte varie (le mie
continue auto letture di mc 858 non sono
state proprio prese in considerazione), anzi
per sgombrare il campo da equivoci decido
di chiudere il contatore del gas.
L’operatrice del call center mi dice di pagare per forza e poi chiedere il rimborso, io
mi rifiuto. A questo punto inizia il martellante invio di solleciti di pagamento tramite raccomandate (mi saranno pervenute almeno una decina di raccomandate, il primo
sollecito di importo di euro 300 circa fino all’ultimo sollecito lievitato ad euro 554,47,),
dicendomi di provvedere subito al pagamento altrimenti mi avrebbero staccato il
gas e anche la luce. Nel frattempo, dopo
l’arrivo dei primi solleciti, avevo inviato un
reclamo tramite raccomandata chiedendo
la rettifica e il ricalcolo delle fatture, ma
non c’è stato verso, non mi hanno neanche
risposto, hanno continuato a inviarmi diffide e solleciti di pagamento, disinteressandosi delle mie rimostranze. Hanno continuato nella linea dura e cioè che dovevo
pagare e basta, non si discuteva. Nel periodo antecedente il Natale 2013 trovo la sorpresa nel panettone, l’Enel Distribuzione di
Matera, su mandato della società Fly Energia, mi ha ridotto la potenza del contatore,
con incalcolabili danni materiali subìti (il
contenuto del mio frigorifero e congelatore
tutto a buttare), oltre ai danni morali. A
questo punto ho deciso di rivolgermi all’Adiconsum». Una storia assurda che potrebbe coinvolgere presto anche altri cittadini.
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La risposta
«Signora
ora lei paghi
e poi chiederà
il rimborso»
PISTICCI
Festa del papà
con il Lucano
PISTICCI - «La festa del papà è l’occasione migliore per passare un po’ di tempo
assieme al proprio papà e ai propri cari,
magari organizzando un aperitivo a base dei cocktail Lucano Cup e Apple Spice,
o una cena in famiglia, dove Amaro Lucano rappresenta la conclusione perfetta». E’ l’ultima iniziativa dell’azienda pisticcese, che propone i prodotti Lucano,
come regalo ideale per ogni papà. «Oltre
ad Amaro Lucano -si legge in una nota
dell’azienda- la collezione comprende il
Caffè Lucano, che racchiude l’intensità
del vero espresso italiano, la Sambuca
Lucano, dal tradizionale sapore di anice
stellato unito a sentori di spezie e fiori e il
Limoncello Lucano, contraddistinto
dall’infusione dei limoni più profumati.
Ciascun prodotto racconta una storia di
passione, amore e autenticità: la storia
di una famiglia, la Famiglia Vena, che
continua da 120 anni».
Pomarico
Iniziativa dell’associazione “Gian Franco Lupo”
La genetica alla portata di tutti
Incontro di esperti a Salandra
SALANDRA - “Il Dna e la genetica”, questo il tema di un incontro tenutosi nei
giorni scorsi a Salandra.
Ad organizzare l’evento, nel cineteatro dell'Istituto comprensivo "Ten. Rocco Davia", l'associazione “Gian Franco
Lupo” e un “Sorriso alla Vita” , nell'ambito del progetto di Educazione alla salute.
Sono intervenuti Domenico Dell'Edera, genetista; Teresa Bengiovanni, ingegnere clinico, e Michele Lupo, genitore di Gian Franco, nonchè fondatore
dell'associazione. Agli argomenti di indubbia importanza scientifica, esposti
con un linguaggio fluido, talvolta informale, e quindi accessibile a tutta la
platea, si sono sovrapposte forti emozioni, scaturite dalla lettura di alcune pa-
gine del diario di Gian Franco. Da queste si è compreso che Il sorriso alla vita e
l'amore per essa di Gian Franco, sono
stati e sono il motore dell'associazione
che, con i fondi raccolti, riesce ad investire nel nostro territorio, in termini di
strumentazioni e professionalità.
Particolarmente sentiti sono stati gli
interventi della dottoressa Rosa Maria
Uricchio e della preside Nicolina Vitillo
Davia che, lodando l'attività dell'associazione e dei suoi componenti, hanno
rivolto un accorato appello alla solidarietà in ogni sua forma. A fine serata, i
genitori e gli alunni presenti si sono
congratulati con i componenti dell'associazione per il lavoro svolto e per la
grande importanza sociale che essa riveste nel nostro territorio. Alla buona
riuscita dell'incontro hanno collaborato Ventrelli e i docenti Grazia Coppolecchia, Anna Felicia Grassi, Filomena Tosti e Donata Zagaria. Ci si è voluti
soffermare sul senso della solidarietà,
che non significa solo donare denaro,
ma donare se stessi, donare il proprio
tempo, la propria professionalità a servizio della comunità, della società, e dei
più deboli. In sintesi questo il messaggio che i relatori hanno voluto lanciare
soprattutto ai giovani: non abbandonate mai i vostri sogni e le vostre ambizioni, lottate e sacrificatevi per raggiungerli.
Giovanni Spadafino
Salandra
l’incontro
dell’associazione “Gian
Franco
Lupo”
IRSINA Seconda edizione con tante novità e l’associazione “SE Montepeloso”
Tutti intorno al grande falò di San Giuseppe
IRSINA - Ha preso il via la seconda edizione del Falò di San Giuseppe ad Irsina, con
numerose novità in due giornate di
grande attivismo, in favore di una tradizione che era quasi scomparsa e che l’associazione “SE Montepeloso”, ha voluto
fortemente riscoprire.
Dopo il buon esito
della prima edizione, quest’anno gli
organizzatori in collaborazione con le altre associazioni culturali presenti ad Irsina, insieme ai commercianti e con il patrocino del comune
La grande pira di Irsina
di Irsina hanno portato la festa da un
giorno a due. La festa organizzata in favore del Santo che rappresenta tutti i papà del mondo, ha preso il via nella solita
area adiacente il poliambulatorio di irsina, dove è stato allestito il grande falò,
con un mini torneo di calcetto, una esibizione di danzatori irsinesi, e sempre sotto la grande catasta di legna accumulata
nei mesi scorsi sono stati allestiti numerosi stand gastronomici ed un mercatino
delle pulci. Oggi, invece, la festa entrerà
nel vivo con l’esibizione di uno spettacolo
itinerante, di musica popolare a cura dell’associazione culturale “Gli amici de U
Bandon” provenienti da Tursi, dal titolo:
“Dall’Amore al Brigantaggio”. La seconda edizione del Grande falò di San Giu-
seppe si pone l’obiettivo di accogliere numerose persone anche da fuori comune;
il grande Falò verrà acceso intorno alle
19 con diverse centinaia di persone, alle
tante iniziative in programma, non si
escludono come al solito sorprese dell’ultima ora. La festa terminerà con dei fuochi pirotecnici di ultima generazione.
Anche quest’anno tanto impegno da parte di tutti i volontari, nella raccolta della
legna ricavata soprattutto dalla potatura degli uliveti e dei vigneti. C’è grande
entusiasmo tra gli addetti ai lavori, soprattutto per le condizioni climatiche
che stanno accompagnando queste ultime giornate di inverno, sarà una invitante serata e e un pubblico numeroso.
Mimmo Donvito
RASSEGNASTAMPA
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Mercoledì 19 marzo 2014
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POLICORO
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NOVA SIRI Il legale Vinci: «Si opera solo dove la Regione autorizza e ci sono i controlli»
«Tutto regolare sul San Nicola»
La “Cave Sinni” si difende dalle accuse di non ripristinare gli argini del torrente
NOVA SIRI - Dopo la denuncia del Quotidiano sulla situazione di potenziale
emergenza, che si sta verificando da mesi lungo il tratto terminale del torrente
San Nicola, in territorio di
Nova Siri, la società “Cave
Sinni”, titolare dell’estrazione di inerti dall’alveo, come stabilisce una determina regionale, si difende dalle accuse di inadempienza
del progetto di messa in sicurezza.
In una nota, il legale della
società, l’avvocato Filippo
Vinci, evidenzia che per la
Cave Sinni la notizia del presunto mancato intervento
sui punti di criticità in piena
stagione invernale, «è totalmente destituita di fondamento e non aderente alla
realtà dei fatti. -spiega il legale- Contrariamente a
quanto appreso dal Quotidiano, la società Cave Sinni
svolge i compiti affidati dalla Regione con estremo
scrupolo e a perfetta regola
d’arte.
Tutto ciò, peraltro, sotto
la continua e diretta vigilanza della stessa Regione,
che non ha mai mosso alcun
rilievo o contestazione alla
stessa; prova ne è che ci sono
agli atti regolari certificati
di ultimazione dei lavori regolarmente controllati dalla Regione, la quale sottopone i lavori eseguiti a continuo monitoraggio e, lo si ribadisce, non ha mai mosso
nei confronti della Cave Sinni alcuna obiezione.
La società lavora nel ri-
spetto assoluto e totale del
progetto di sistemazione
idraulica regolarmente approvato e depositato agli atti dell’ente -prosegue Vincile opere di ripristino e i relativi interventi, avvengono
esclusivamente nell’ambito
delle autorizzazioni rilasciate e nei soli tratti interessati, sempre allo scopo
della salvaguardia dell’ambiente». La situazione di criticità è stata evidenziata dal
Quotidiano con tanto di
prove fotografiche e riguarda le contrade “Fontanelle”
e “Lucido”, per una lunghezza di circa tre chilometri a monte della foce, prima
e dopo il cantiere della Cave
Sinni. Ma la ditta sostiene
che quel tratto non è di sua
competenza. «La Cave Sinni
-sottolinea ancora Vincievidenzia che la lunghezza
dell’argine è pari a circa dieci Km per ogni lato; la stessa
società effettua quindi i lavori relativi nei punti precisi in cui la Regione concede
l’autorizzazione. Di certo, la
stessa non può eseguire lavori di ripristino degli argini in punti in cui non è autorizzata, poiché diversamente eseguirebbe lavori abusivi, in violazione di leggi che
la società ha, invece, sempre
rispettato.
La stessa Cave Sinni, sul
punto, specifica di aver
sempre rifiutato le richieste, che pure le sono perve-
nute, di qualche privato cittadino che pretendeva, in
maniera del tutto arbitraria
e illegittima, la irregolare
apertura di piste di accesso
non autorizzate da alcuno al
fine di creare collegamenti
a terreni siti nell’ alveo del
fiume.
La società, che conta più
di cinquanta dipendenti e
costituisce un punto di riferimento da oltre trenta anni, per la occupazione lavorativa nella intera Basilicata, non può, quindi, più tacere di fronte a quelli che
considera degli inutili allarmismi, creati probabilmente ad arte, da qualcuno che
non si è visto accogliere richieste personali e assoluta-
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Filippo Vinci
Iniziativa social del Comune per raccogliere immagini e impressioni
Turismo, città in promozione con l’hashtag #myPolicoro
POLICORO - “Che tu la viva tutti i giorni o ci passi solo le vacanze...svelaci la TuaPolicoro attraverso le immagini ed i pensieri, aiutandoci a raccontarla meglio”.
Parte all’insegna della promozione turistica
nel modo più social possibile, la campagna promozionale della città di Policoro, in vista della
prossima stagione estiva 2014. E’ questo, infatti, l’annuncio che accompagna la nascita dell'hashtag “#mypolicoro”. Il cancelletto davanti alla
parola chiave è uno strumento di ricerca utilizzato nei social network (facebook, twitter, instagramm), che permettono il raggruppamento di
immagini, post e twit. Così basterà aggiungere
l'hashtag nelle proprie foto e si potrà partecipa-
re al racconto della propria Policoro. «E' un modo – dichiara l’assessore al Turismo Massimiliano Padula- per creare una rete di fruitori della
nostra città, siano essi policoresi o frequentatori
di Policoro; utilizzeremo spesso i social nella comunicazione, soprattutto per accompagnare gli
eventi, perché siamo convinti che il miglior modo di fare promozione è provando a far raccontare direttamente le esperienze che si vivono qui da
noi». Si tratta di una prima piccola azione, che
porterà Policoro nella sua piena fase di promozione turistica che quest'anno conta di partire in
anticipo. «Stiamo lavorando incessantemente
per poter programmare al meglio la prossima
stagione turistica; l’imminente uscita del bando
ANGOLO DELLO SPORT Calcio a 5, dodicesima giornata di campionato
Gran goleada del Tursi
Bernalda travolto dall’iniziativa degli uomini di Pitrelli
TURSI
BERNALDA
mente illegittime. La Cave
Sinni -conclude Vinci- è in
possesso di concrete prove
che dimostrano in maniera
chiara ed evidente, la sua assoluta buona fede e correttezza, avendo sempre operato nel totale rispetto della legalità e con comportamenti
esclusivamente finalizzati
al rispetto dell’ ambiente,
con scelte imprenditoriali
capaci di portare sul territorio crescita ed occupazione».
In conclusione la società
invita a riscontrare che i lavori affidati siano stati eseguiti «nei punti autorizzati,
a perfetta regola d’ arte».
Antonio Corrado
8
2
ASD REAL TURSI GROUP: Mango,
Tantone, Adduci, De Marco, Padula,
Virgallito, Braiano, Bolettieri, Pitrelli,
Stalfieri, Santamaria.
ASD BERNALDA FUTSAL: Tuzio, Caporusso, Gallitelli R., Buono, Mianulli, Risimini, Plati, Alianelli, Centone,
Malvasi. All: Gallitelli M. Arbitro: Lofrano di Bernalda. Reti: Mianulli al 1’
del pt e al 16’ del st; Tantone al 4’ e al 18’
del pt e al 25’ del st; Adduci al 7’ e al 30
del pt; Virgallito al 15’ del pt e al 22’ del
st; De Marco al 12’ del pt. Si è giocato al
campo di calcetto “Tonino Parziale”.
TURSI – Nella 12° giornata del campionato regionale di calcio a 5, Pitrelli
schiera tra i pali Mango, Tantone, De
Marco, Adduci e Padula. Gli ospiti si
presentano con Tuzio in porta, Plati,
Gallitelli R., Buono e Mianulli che già
nel primo minuto di gioco porta in
vantaggio il Bernalda, che attualmente è al primo posto in classifica. Pronta
la reazione di Adduci e compagni, con
Tantone che pareggia il risultato segnando il suo primo gol al 4’ minuto di
inizio partita. Infatti, il Bernalda reagisce subito e al 7’ guadagna un calcio
La squadra
del Tursi
Rotondella
che domenica
scorsa ha
travolto con
otto gol
Bernalda
di punizione parato dal giovane Mango. Poi inizia la goleada dei tursitani.
Prima c’è l’autorete di Gallitelli che
aveva deviato un forte tiro in porta di
Adduci. A seguire il gol di Virgallito
da poco entrato e poi altra rete di Tantone su un passaggio dello stesso Adduci. Il Bernalda colpisce due volte il
palo, ma l’eroe della giornata è stato il
giovane portiere Mango che ha parato
tantissimi tiri dei giocatori ospiti. Dopo un altro gol a fine primo tempo ad
opera di Adduci, il Tursi Group condu-
ce per 5 a 1. Nella ripresa gli ospiti attaccano in continuazione. Al 9’ Gallitelli fa partire un tiro insidioso e Mango para in tuffo. Al 12’ altro tiro di Caporosso e grande parata del giovane
Mango. Al 16’ Mianulli accorcia le distanze con la seconda rete. Dal 20’ in
poi segnano i tursitani con De Marco,
Virgallito e Tantone. Reazione ospite,
con il portiere che si spinge in attacco e
Mango che para l’ultimo tiro di Buono.
Salvatore Martire
degli eventi permetterà, quest'anno, di avere un
cartellone estivo che comprenda pienamente
giugno e, quindi, con una promozione che partirà con largo anticipo. Stiamo collaborando con
il Museo Nazionale della Siritide per realizzare
alcune azione volte finalmente ad unire il Museo
e l'area archeologica con il resto della Città –prosegue Padula- Stiamo continuando a pianificare
la promozione insieme agli altri comuni dell'area con azioni sempre più incisive. Sono convinto che esista anche una nuova consapevolezza
tra gli operatori turistici della nostra città; un
fermento che sicuramente potrà portare Policoro a diventare sempre più turistica».
[email protected]
MONTALBANO JONICO
Più di un milione
per le strade rurali
MONTALBANO JONICO Iniziata la fase progettuale
che cambierà il volto delle
contrade rurali montalbanesi. Per farlo si utilizzeranno i
finanziamenti richiesti dall’amministrazione comunale e messi a disposizione dalla
Regione per fare fronte ai
danni causati dalle frequenti
alluvioni, in particolare di ottobre, novembre e dicembre
dello scorso anno che prevedono appunto interventi per
le strade rurali di alcuni comuni della provincia.
Tra questi, come fanno sapere dal Comune jonico, c'è
anche Montalbano Jonico,
destinataria di un finanziamento di 1.236.000 euro,
«come richiesto ed ottenuto
dalla nostra Amministrazione. -spiegano il sindaco Devincenzis e l’assessore all’Agricoltura Leonardo Rocco
Tauro- L'intero agro verrà
coinvolto: con interventi nelle contrade “Vento Mare”,
“Canace”, Monte Sottano e
Soprano, Noce, Pantano,
Pantoni, Capolevata e Iazzitelli ecc». Devincenzis, Tauro e l’assessore Massimo Zaccaria insieme ai tecnici progettisti, la settimana scorsa
hanno effettuato un sopralluogo sull’intero agro per
predisporre i progetti. «Dopo anni di interventi modesti
-concludono- con fondi propri effettuati su Granatella,
Scarano, Summulco, Ischia,
Monte Sottano e Soprano,
Capolevata ora è la volta di
opere strutturali definitive
con sistemazione delle cunette per lo scarico delle acque piovane, ponticelli e bitumazione finale per consentire un agevole transito dei
mezzi agricoli e delle merci.
Il progetto sarà pronto entro
la prima metà di aprile dopo
di che si passerà alle gare di
appalto.
I tempi previsti per l'inizio
dei lavori veri e propri cominceranno durante l’estate, la fine dei lavori è prevista
per la fine del 2014 inizio
2015».
RASSEGNASTAMPA
IV I BASILICATA PRIMO PIANO
POLITICA
VERSO IL CONGRESSO DEL PD
Mercoledì 19 marzo 2014
GLI SCENARI
L’area Pittella a sorpresa presenta la
candidatura di Mario Polese,
scombinando le carte per il congresso
UNA POLTRONA PER SEI
Sei le candidature presentate: per i renziani
Braia, Margiotta, Polese e Mitidieri. Per i
cuperliani Luongo e per i civatiani Paradiso
STATUTO REGIONALE
L’intesa
Protocollo Corecom
e Crpo per tutelare
l’immagine femminile
Il presidente del Corecom Ercole Trerotola e la presidente della
Commissione regionale Pari Opportunità Antonietta Botta hanno
sottoscritto un protocollo di intesa
che tende a rafforzare la tutela
dell’immagine del mondo femminile. Il Co.Re.Com e la Crpo di Basilicata si impegnano a collaborare per sensibilizzare le emittenti radiotelevisive locali ad evitare rappresentazioni che possano incitare direttamente o indirettamente
ad atti di violenza contro le donne,
a tutelare la dignità e a rispettare
l’identità di uomini e donne in coerenza con l’evoluzione dei ruoli
nella società. Con la sottoscrizione
del protocollo d’intesa che si inserisce nella «tabella di marcia per la
parità tra uomini e donne» ci impegniamo a favorire e rafforzare
l’applicazione del divieto di utilizzare l’immagine della donna in
modo offensivo e discriminatorio.
Basilicata
o Lucania?
Che dilemma
Oggi la presentazione delle candidature per le primarie
Corsa per la segreteria
il Pd finisce in coriandoli
Renziani sempre più divisi: anche i pittelliani hanno un loro candidato. Ma è tattica?
ANTONELLA INCISO
l Nel day after della direzione regionale, i democrat appaiono ancora più
divisi di quanto si immaginasse. Dopo il
rifiuto giunto da più parti a trovare un
candidato unitario, lo scenario di frammentazione che viene fuori l’ultimo
giorno utile per la presentazione delle
candidature, è decisamente dirompente.
Perchè alla segreteria regionale in corsa, ora, ci sono ben sei candidati. Il cuperliano Antonio Luongo e il civatiano
Dino Paradiso. Ed altri quattro, tutti di
area renziana: l’antezziano Luca Braia,
Salvatore Margiotta, il renziano della
prima ora Franco Mitidieri ed il pittelliano Mario Polese. Quest’ultimo presentatosi all’ultimo momento, con una
mossa tattica dell’area Pittella che scombina non poco i piani e di fatto segna
l’ulteriore frammentazione di una cor-
LA DATA
Ieri il termine per le
candidature, il 13 aprile
le primarie aperte
rente che all’inizio sembrava convergere granitica sul nome di Braia.
L’unità dei renziani, invece, non c’è. Si
è sciolta come neve al sole. E le primarie
del segretario regionale ne segneranno
la conta definitiva. Sempre che la scelta
dei pittelliani alla fine, non si confermi
una tattica per spingere la correte a ritrovare l’unità. Già perchè se ieri - nonostante le diplomazie al lavoro - nessuno dei renziani ha ritirato la candidatura, per farlo c’è tempo fino al giorno
prima delle primarie. Non quelle aperte,
ma quelle dei circoli che a questo punto da Statuto - diventano improrogabili
considerato che i candidati sono più di
tre.
Unità, dunque. Unità complessiva, però. Perchè la mossa dei pittelliani potrebbe portare ad un’intera ricomposizione della vicenda segreteria regionale.
Con il ritiro delle candidature dei ren-
ziani, un’eventuale rinvio del congresso,
e la nomina di Antonio Luongo a «traghettatore» del partito fuori dal pantano
di questa difficile fase. Uno scenario non
proprio improbabile, considerato che lo
stesso governatore, in più occasioni,
avrebbe auspicato una scelta unitaria,
l’unica capace di facilitargli anche il
lavoro in questa complessa fase regionale.
La candidatura di Polese, dunque, è
l’estremo tentativo dei pittelliani di convincere gli altri renziani, e soprattutto
Luca Braia, a recedere dalle ambizioni
di segreteria. Se ci riusciranno è presto
per dirlo. Di sicuro, però, quella di ieri è
stata la mossa per imporre, se non una
decisione, quanto meno una linea: o si è
uniti in vista del congresso o se tutti
presentano un loro candidato anche la
corrente Pittella può farlo. E ieri lo ha
fatto.
AMMINISTRATIVE INTANTO PER LA SOLUZIONE INTERNA, PACE SI RITIRA A FAVORE DI CARRETTA
COMUNE
Continuano le
fibrillazioni
per la scelta
dei candidati
sindaci a
Potenza
Potenza, i dem corteggiano
gli avvocati della città
Contatti con gli avvocati
Sarli e Petrone. Intanto
nel Centrodestra si fa
largo il nome di De Luca
l Avvocati. Sarà un caso
ma è nell’ambiente forense
che il Partito democratico sta
cercando il nome unitario per
la candidatura a sindaco della
città di Potenza. Il «comitato
di saggi» è al lavoro da giorni,
ormai, nel tentativo di comporre un mosaico fatto di
troppi pezzettini. È al lavoro
alacremente, ma senza successo. Perchè sino ad oggi due
dei professionisti esterni che
sono stati contattati, gli avvocati Enzo Sarli e Luigi Petrone, hanno rifiutato. Insomma, nonostante la ricerca continua le indicazioni non si
sono concretizzate. Tanto che
gli stessi democrat hanno continuato a lavorare anche
all’ipotesi interni. Cercando
di trovare la sintesi fra i quattro tra consiglieri ed assessori
uscenti che aspirano alla carica ossia Giampaolo Carretta, Pinuccio Messina, Federico Pace ed Antonio Pesarini.
Perchè su una cosa non si
discute: il Pd deve trovare un
candidato unitario da sottoporre alle eventuali primarie
della coalizione. Un dato rafforzato dal passo indietro fatto, proprio ieri, da Federico
Pace a favore di Giampaolo
Carretta. Dei quattro interni,
quindi, oggi, in campo ne restano tre, uno dei quali l’assessore Pesarini sarebbe disposto anche a ritirarsi ma a
condizione «di poter continuare - certo della rielezione a fare l’assessore». Una garanzia che, però, nel partito
nessuno al momento sembra
in grado di dargli.
Insomma, nomi a parte, la
l Il nuovo Statuto e il
tema della denominazione
territoriale al centro della
discussione che si è tenuta
ieri durante i lavori della
prima Commissione consiliare permanente, presieduta da Vito Santarsiero (Pd).
«Non possiamo mettere lo
stesso vestito a realtà territoriali differenti e usare
l’uno o l’altro nome disinvoltamente, Basilicata o Lucania, crea una grande confusione». Lo ha detto il professor Antonio Lerra, presidente della Deputazione
Storia Patria per la Lucania,
nel corso dell’audizione che
si è svolta ieri mattina. Lerra ha quindi tracciato il profilo storico sia dell’ambito
territoriale sia della denominazione del popolo partendo dal periodo di maggior espansione dell’antica
Lucania sino al 1806, anno
in cui la Basilicata assunse
la configurazione territoriale ancora vigente.
Nel corso del dibattito al
quale hanno partecipato oltre al presidente Santarsiero
i consiglieri Galante (Ri),
Spada (Pd), Rosa (Lb-Fdi),
Romaniello (Sel) e Mollica
(Udc) si è ricordato che la
questione onomastica fu dibattuta già tra la fine
dell’800 e l’inizio del ‘900,
nelle posizioni contrapposte
di Giacomo Racioppi e Michele Lacava (Basilicata o
Lucania). Una contesa
tutt’ora in auge e che il nuovo Statuto cercherà di dirimere.
L’organismo consiliare ha
successivamente aggiornato
i lavori a oggi pomeriggio
con l’esame degli emendamenti sui titoli I, II e III.
Ai lavori hanno partecipato, oltre al presidente Santarsiero, i consiglieri Robortlla, Miranda Castelgrande e
Spada (Pd), Bradascio (Pp),
Pietrantuono (Psi), Galante
(Ri), Benedetto (Cd), Perrino
(M5s), Romaniello (Sel), Mollica (Udc), Napoli (Fi) e Rosa
(Lb-Fdi).
.
scelta del candidato sindaco
per i democrat sta diventano
una vera e propria partita di
risiko. Questo mentre anche il
Centrodestra naviga in acque
agitate. Forza Italia continua
a frenare sulle primarie e
questo starebbe creando frizioni con gli alleati di Fratelli
d’Italia che, invece, le primarie le chiedono con insistenza. Per trovare la sintesi,
quindi, si sta cercando anche
qui un nome condiviso. Non,
quindi, il consigliere uscente
Antonino Imbesi sostenuto da
Fi, non il giovane Alessandro
Galella portato da Fdi, ma un
professionista noto in città
l’ingegnere Dario De Lu[a.i.]
ca.
RASSEGNASTAMPA
POTENZA CITTÀ I V
Mercoledì 19 marzo 2014
SINDACATO
LE RISPOSTE ALLA CRISI
PROPOSTE
Rilancio delle dieci priorità per la giunta
Pittella e il Piano per il lavoro che porta la
firma unitaria di Cgil, Cisl e Uil
Assise
Spazio anche per musica e teatro
La Cgil della Basilicata arriva al suo undicesimo congresso con 64.981 iscritti e 478 assemblee effettuate alle quali ha
preso parte all’incirca un terzo degli aderenti (21.259). Il confronto è avvenuto su due documenti: uno a firma Camusso-Landini (in Basilicata ha raccolto 29.020 voti); l’altro documento, della minoranza interna, porta la firma dell’ex leader
della Fiom, Giorgio Cremaschi (in Basilicata ha raccolto 161
adesioni). Il congresso regionale Cgil Basilicata punta anche
su momenti di cultura e di espressione artistica. Domani, 20
marzo, le assise saranno aperte da un concerto dell’orchestra
del Conservatorio di Basilicata, diretto dai Maestri Rocco Eletto e Donato Semeraro, che suoneranno Filippo Turati «Inno
dei Lavoratori», Francesco Cardaropoli «Celebration Fanfare»,Donato Semeraro «Souvenir», «Carmen Fantasy», «Satiric
Mozart», che precederà la relazione di Alessandro Genovesi,
segretario generale Cgil Basilicata.
La chiusura dei lavori sarà affidata a Fabrizio Solari, della segreteria Cgil nazionale. Si chiude con il recitativo «Canto clandestino», di Mimmo Sammartino, per raccontarie storie di migranti, respingimenti, accoglienza, speranze, diritti attessi (e
talvolta negati) nel bacino del Mediterraneo.
Le priorità lucane
lavoro al primo posto
Due giorni di congresso della Cgil. Le proposte per la Regione
l In una fase cruciale per i destini del
Paese e anche per il futuro stesso della
Basilicata, la Cgil regionale, a margine
di una fitta rete di assemblee nei singoli
settori, celebra il proprio congresso. Un
congresso che risente della pesantezza
dell’aria e che ha vissuto, nel suo percorso preparatorio, anche confronti accesi. Come quello che si è aperto, e poi
chiuso con la conferma del segretario
regionale uscente, all’interno della
Fiom Cgil.
Domani, 20 marzo, e dopodomani 21,
presso il Giubileo Hotel di Rifreddo, si
terrà la fase conclusiva dell’undicesimo
congresso della Cgil regionale di Basilicata.
In Basilicata sono stati circa ventinovemila le lavoratrici e lavoratori,
disoccupati, pensionati che si sono confrontati con le azioni proposte nel documento «Il lavoro decide il futuro», con
le proposte contenute nel documento
della Cgil Basilicata sulle dieci priorità
per il Governo regionale e nel Piano del
lavoro che, unica Regione d'Italia, è stato
redatto unitariamente anche con la Cisl
e la Uil.
Perché, sottolinea la Cgil lucana, «se
la crisi assume tratti specifici nel Mezzogiorno e in quell'area “interna per
definizione” che è la Basilicata, è dentro
la più generale necessità di avviare una
forte politica di redistribuzione verso il
basso, di rilancio dell'intervento pubblico, di creazione di occupazione che la
Cgil Basilicata ha concentrato il proprio
percorso congressuale».
«L'abbondanza di risorse naturali (acqua e petrolio) - prosegue il sindacato - la
presenza di un significativo patrimonio
ambientale e culturale, la particolarità
del tessuto produttivo (con grandi player industriali quali Fiat, Eni, Total,
Barilla, Ferrero, Coca Cola, Telespazio,
SINDACATO
La Cgil
regionale
della
Basilicata
apre domani
e dopodomani
il suo
undicesimo
congresso.
A sinistra: il
segretario
generale della
Cgil della
Basilicata,
Alessandro
Genovesi
[foto Tony Vece]
.
Italcementi, ecc.), le sfide di rilanciare
eccellenze come l'agricoltura e la produzione del mobile imbottito: dentro
QUASI 65MILA ISCRITTI
Domani e dopodomani al Giubileo
Hotel di Rifreddo a congresso il
sindacato dei 65 mila iscritti lucani
queste coordinate si è mossa e si muove
la discussione della Cgil Basilicata».
Una Cgil che, attraverso i congressi
delle proprie categorie e Camere del
lavoro, ha cercato di «tenere insieme
tanto le proposte nazionali (le richieste
più sentite sono quelle di rimettere
mano al sistema pensionistico post Fornero e la definizione di un piano nazionale per l'occupazione giovanile) e
l'esigenza di valorizzare il positivo “salto di qualità” che il nuovo modello
sindacale ci consegna (che da più protagonismo proprio a delegati e ai territori), quanto la costruzione dal basso
di una vertenzialità diffusa che faccia
del Piano del Lavoro uno strumento di
azione, mobilitazione, confronto reale
con tutti gli interlocutori, siano essi
aziende private che istituzioni».
Cgil: «Apof-Il cambi
e si superi presto
il precariato storico»
l «Forte preoccupazione per lo stato di caos in cui
versa Apof-Il e, in particolare, per la condizione di
abbandono del precariato storico dell'Agenzia». Ad
affermarlo Angelo Summa, segretario generale Cgil
Potenza, e Roberta Laurino, segretario Fp Cgil. Chiedono l’apertura di «un immediato confronto su governance e sul superamento del precariato storico».
«Sono lavoratrici e lavoratori - affermano Summa
e Laurino - che da almeno dieci anni sono stati da
sempre impegnati nello svolgimento di attività istituzionali in una condizione di progressiva precarietà. Una condizione di continuo peggioramento
dove si è passati negli anni da contratti a tempo
determinato a contratti sempre più precari, quali
quelli interinali e, successivamente, co.co.co e
co.co.pro, con contratti di poche ore al mese con una
crescente discontinuità lavorativa».
«Nonostante da tempo, come Cgil, abbiamo posto il
tema del precariato storico in Apof-Il e più volte
abbiamo sollecitato una nuova governance dell'agenzia, a partire da una radicale riforma della legge
regionale 33/2003 - spiegano i sindacalisti - nessuna
vera discussione è stata avviata». Non si affronta il
merito, denuncia la Cgil, e ci si sottrae al confronto
vero con il sindacato. Di qui l’auspicio di «una nuova
fase in cui si discuta e si decida di quella che deve
essere la nuova governance dell’Apof-Il e di come la
stessa Agenzia possa diventare un modello di eccellenza lucana sulle attività di formazione e di orientamento anche attraverso una reale integrazione con
la scuola pubblica e i centri per l'impiego».
Per la Cgil, «investire sul lavoro» significa «investire sul precariato storico» che dev’essere superato, con «la riforma della legge 33, la nuova governance dell’Agenzia, la programmazione delle attività formative».
I 400 ex lsu settore scuola L’Udb chiama alla protesta
oggi davanti alla Regione i lavoratori precari della scuola
«Pittella onori gli impegni» «Censimento, prepensionamento e assunzione diretta»
POTENZA MANIFESTAZIONE EX LSU PROCLAMATA PER VENERDÌ PROSSIMO 21 MARZO
l Circa 400 lavoratori ex lsu (lavori socialmente utili) e appalti storici impegnati nelle pulizie delle
scuole di ogni ordine e grado della
Basilicata saranno in piazza oggi,
alle 9.30, presso il Palazzo della
giunta regionale della Basilicata, a
Potenza.
La vertenza - fanno sapere Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs
Uil - presenta un carattere nazionale e riguarda tutti i ventiquattromila addetti al settore che rischiano una riduzione dell’orario
di lavoro di oltre il cinquanta per
cento».
Perché oggi i lavoratori lucani
scendono in piazza? «Chiedono di
essere ricevuti - spiegano le organizzazioni sindacali - dal presidente
della giunta regionale Marcello Pittella. Il governatore lucano, infatti,
lo scorso 26 febbraio, ha promosso,
con una nota inviata al governo nazionale, la proproga degli attuali appalti fino al 30 giugno prossimo».
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil ribadiscono «la necessità di
riaprire il confronto a livello nazionale e chiedono al Governo che si
CGIL-CISL-UIL Oggi protesta degli lsu
attivi concretamente affinché vengano garantiti i livelli occupazionali attuali, retributivi e contributivi, nonché le condizioni igienico
sanitarie di tutte le scuole di ogni
ordine e grado». «Seriamente preoccupati per la salute di quanti operano all’interno delle istituzioni
scolastiche - concludono Filcams,
Fisascat e Uiltucs - confidiamo in
una soluzione definitiva e repentina della controversia».
l «Nonostante la proroga delle
risorse decisa fino al 31 marzo la gara
Consip e i tagli del decreto del fare
non sono stati rivisti, si stanno comunque attuando e stanno causando,
come noi abbiamo da tempo denunciato, dei disastri incredibili anche
oltre le nostre previsioni». Lo afferma l’Unione sindacale di base
(Usb) .
In tutta Italia, osserva l’Usb, si
verificano «licenziamenti degli ex
lsu, fortissime riduzioni di orario (a
nostro avviso anche strumentali) e di
salario, fin sotto i minimi contrattuali delle 15h per meno di 12 mesi,
senza contributi e con nuovi e inaccettabili ricatti sui carichi di lavoro e
a fronte di stipendi di circa 200 euro
al mese e evidenti ripercussioni sul
servizio».
Dal 1° aprile «anche la Basilicata,
con la Calabria, entrerà in gara Consip, sicuramente con le stesse condizioni delle altre regioni mentre per
la Campania e la Sicilia, non essendoci alcuna gara Consip in corso,
rimane il pericolo licenziamento al 31
marzo o la prospettiva di una proroga
fino a giugno in attesa della ban-
ditura di una nuova gara».
Dal governo (che si era preso un
mese di tempo per risolvere), per
l’Usb, non arrivano soluzioni. E le
concertazioni non sembrano portare
risposte serie ai lavoratori.
L’Unità sindacale di base, «giorni
fa, ha inviato all’attenzione del ministro Stefania Giannini soluzioni
utili ad evitare le disastrose conseguenze della gara Consip. Abbiamo
proposto anzitutto un censimento dei
lavoratori in servizio nelle scuole,
abbiamo proposto il prepensionamento dei lavoratori che hanno due
anni per la pensione e l’inter nalizzazione del servizio di pulizia attraverso l’assunzione diretta degli ex
lsu».
«In questi giorni - aggiunge l’Usb stiamo coinvolgendo tutte le istituzioni e tutti i soggetti che sono direttamente e indirettamente coinvolti nel mondo della scuola per dimostrare che la soluzione da noi
proposta è realmente condivisa da
chi è parte integrante della scuola, da
chi vive la scuola tutti i giorni, da chi
conosce le vere esigenze e le vere
priorità della scuola e dei lavoratori e
UDB Con gli ex lsu sciopero venerdì
non di qualche lobbies economica e/o
sindacale».
«Un messaggio chiaro e tangibile
va dato a un Governo che dichiara
mediaticamente di voler mettere al
primo posto delle sue priorità proprio la scuola - proseguono le Udb ma che entro la fine del mese deve
dare risposte vere e utili per difendere concretamente qualità della
scuola e mantenimento dell’occupazione».
Le Unità sindacali di base hanno
deciso di manifestare venerdì prossimo, 21 marzo, anche a Potenza, in
occasione della giornata di sciopero
nazionale proclamata dalle Udb. L’appuntamento per i lavoratori ex lsu è
fissato per le ore 10 del 21 marzo con
presidio organizzato davanti al Palazzo della Giunta Regionale.
RASSEGNASTAMPA
VI I POTENZA CITTÀ
Mercoledì 19 marzo 2014
AMBIENTE E SALUTE
LA CITTÀ INVIVIBILE
STAZIONE DI TRASFERENZA
Contenzioso economico tra la stazione di
trasferenza e il Comune: porte chiuse per
la spazzatura potentina a Tito Scalo
ALTERNATIVE
L’amministrazione sta cercando di risolvere
la situazione. Intanto si pensa ad alternative
come il trasferimento diretto in discarica
La raccolta rifiuti ancora bloccata
Si ammassano i sacchetti di spazzatura dentro e fuori i cassonetti grigi
GIOVANNA LAGUARDIA
l La città di Potenza è sempre in
piena emergenza rifiuti. I sacchetti
dell’immondizia continuano a straripare dai cassonetti stracolmi,
mentre la raccolta è ferma ormai da
venerdì scorso: la stazione di trasferenza di Tito non accetta più la
spazzatura proveniente da Potenza
a causa dei debiti accumulati dal
Comune di Potenza. Non è la prima
volta che si verifica un intoppo del
genere: anche nel mese di aprile del
2013 la stazione di trasferenza della
B & B Eco aveva chiuso temporaneamente le porte per i rifiuti del
Comune di Potenza e del bacino
centro a causa della pesante debitoria accumulata. E oggi, a disatnza di circa un anno, la storia si
ripete. Sempre a causa della debitoria accumulata, infatti, venerdì
scorso la stazione di trasferenza,
con una nota inviata all’Acta, ha
interrotto il flusso dei rifiuti. Che
hanno incominciato ad accumularsi. Come si vede dalle immagini
riprese dal nostro reporter Tony
Vece in vari punti della città, da
lunedì a ieri la situazione si è già
notevolmente aggravata. E i primi
tepori di marzo non lasciano presagire nulla di buono dal punti di
vista igienico-sanitario. La preoccupazione tra i cittadini aumenta e
la Gazzetta ha interpellato l’assessore comunale all’Ambiente, Nicola
Lovallo, per avere lumi sulle prospettive di risolvere celermente la
questione. «Il problema - ha spiegato Lovallo - non è certo dovuto
alla cattiva gestione del sistema di
raccolta. Purtroppo l’anello debole
della catena èp quello economico,
che in questo caso è venuto a
mancare. Al Comune stiamo lavorando per cercare una soluzione
che possa metterci in condizione di
riprendere al più presto la raccolta». Ma cosa potrebbe accadere
se il contenzioso tra il Comune di
Potenza e la B & B Eco dovesse
andare per le lunghe? «Nel frattempo - spiega Lovallo - stiamo
anche studiano possibili soluzioni
alternative, come ad esempio la
possibilità di conferire direttamente i rifiuti alla discarica di Atella
senza passare dalla stazione di trasferenza».
Per quanto riguarda la raccolta
differenziata, invece, in questo caso
i rifiuti non vanno alla stazione di
trasferenza di Tito, ma ad una
piattaforma ecologica dove vengono smistati ed avviati alle operazioni per riciclarli.
RIFIUTI SPECIALI Piattaforma ecologica
POTENZA IL CAPOLUOGO FA DA TRAINO
LA SITUAZIONE IERI
Rifiuti elettronici
la Basilicata
medaglia d’oro
per la raccolta
RACCOLTA
RIFIUTI
I sacchetti di
spazzatura
straripano dai
cassonetti
stracolmi in
tutti gli angoli
della città
[servizio
fotografico Tony
Vece]
l La Basilicata «medaglia d’oro» per
l’aumento di rifiuti da apparecchiature elettrotecniche (+75%) rispetto al
2012. È quanto emerso dal “Rapporto
Annuale 2013 sul Sistema di Ritiro e
Trattamento dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche in
Italia”, realizzato dal Centro di Coordinamento Raee. La Basilicata registra
una crescita dei quantitativi di Raee
raccolti nel 2013 del 75% (con 2.274.241
kg). La media pro capite è pari a 3,93 kg
di Raee per abitante al di sopra del dato
nazionale. Aumenta il numero di Centri di Raccolta che passano da 48 a 51
strutture; i Centri di Conferimento si
attestano pertanto sulla media di 8,82
ogni 100.000 abitanti. Potenza nel corso
dell’anno ha trainato la variazione positiva registrando i migliori risultati
per raccolta assoluta con 1.830.250 kg, a
seguire Matera con 443.991 kg. Il Raggruppamento più raccolto a livello regionale è R1 (Freddo e Clima) con
1.232.830 kg, seguito da R3 (Tv e Monitor) con 774.070 kg di Raee. Quasi a
pari merito i quantitativi raccolti nell'ambito dei Raggruppamenti R2
(Grandi Elettrodomestici) e R4 (Piccoli
Elettrodomestici), rispettivamente con
133.000 kg e 132.000 kg raccolti. Chiude
la classifica R5 (Sorgenti Luminose).
.
Movimento 5 Stelle: Giannizzari Auto incendiata all’alba
incontra i negozianti del centro Corto circuito o vandalismo?
l Attivisti del Movimento 5 Stelle, con il
candidato sindaco di Potenza Savino Giannizzari, hanno incontrato ieri mattina i
commercianti del centro storico del capoluogo lucano, alle prese con una crisi
senza fine. I negozi continuano a chiudere
a ritmo vertiginoso, a testimonianza di una
gestione dell’area antica della città che,
secondo i «grillini», non ha risposto alle
esigenze di chi lavora qui. Giannizzari ha
raccolto una serie di testimonianze che
tradurrà nel suo programma elettorale in
proposte per rilanciare il centro. Una presa
di coscienza diretta di quanto sta accadendo in via Pretoria e dintorni per
poter tarare la propria eventuale futura
azione di governo. È un «modus operandi»
che il M5S e Giannizzari contano di utilizzare per affrontare altre tematiche che
riguardano il capoluogo.
POLITICA Il «giro» tra i commercianti [foto T. Vece]
.
l Il caso è stato liquidato dai vigili del fuoco:
un banale corto circuito. Ma a Macchia Giocoli,
a Potenza, ci credono in pochi. L’auto che è
andata letteralmente in fumo all’alba di ieri
era parcheggiata dalle 19 e, secondo la ricostruzione dell’accaduto, sarebbe stata avvolta dalle fiamme alle 4 del mattino. Motore
freddo, dunque. Coinvolta l’altra vettura che le
stava di fianco, danneggiata irrimediabilmente. Si tende ad escludere la matrice intimidatoria anche perché il proprietario dell’utilitaria è conosciuto come un cittadino esemplare, onesto, tranquillo, senza scheletri
nell’armadio. Ecco che prende corpo l’ipotesi
di un atto vandalico. L’ennesimo. Negli ultimi
due mesi sono stati almeno sei i casi di auto
incendiate a Potenza. Anche nei precedenti
episodi si è parlato di guasto, di corto circuito.
Siamo di fronte ad un virus delle quattroruote?
RASSEGNASTAMPA
POTENZA CITTÀ I VII
Mercoledì 19 marzo 2014
INCREDIBILE, MA VERO?
DENARO SOTTO IL MATTONE
DA TRIESTE IN GIÙ
Spuntano casi analoghi in tutta Italia. Ieri il
«contagio» a Potenza. Che sia soltanto
una manovra pubblicitaria?
Trova 12 milioni di vecchie lire
la banca rifiuta di cambiarglieli
Banconote «carta straccia». Si affida a uno studio legale per
tentare di avere i soldi in euro. La storia, però, sa di bufala
MASSIMO BRANCATI
l Qualche giorno fa una donna di Siracusa
ha trovato in una vecchia damigiana, dimenticata in garage, 43 milioni delle vecchie
lire. Li ha portati in banca per convertirli in
euro, ma allo sportello si è sentita dire che
quelle monete ormai erano carta straccia.
Trascorsi i dieci anni dall’entrata in vigore
dell’euro, le è stato spiegato, non aveva ormai
più titoli per rivendicarne l’equivalente. È
cominciata così una battaglia legale contro
Bankitalia che non vuole schiodare un centesimo. La stessa battaglia la sta portando
avanti una signora di Pesaro che di milioni
del vecchio conio ne avrebbe trovati addirittura cento nella casa dello zio defunto.
Una strana epidemia di fortunati «cercatori delle lire» che avrebbe contagiato anche
un potentino, Rocco Giuzio, il cui nome è
citato in una nota di Agitalia (Associazione
per la Giustizia in Italia), catalizzatore di casi
analoghi. L’uomo avrebbe trovato tra le carte
del padre Antonio, 92enne colpito da ictus,
circa 12 milioni di cui nessuno della famiglia
sapeva dell’esistenza. Erano stati nascosti
dal pensionato sotto la mattonella nella convinzione che depositarli in banca avrebbe
fruttato poco o nulla.
Inutile il tentativo di cambiare le lire in
euro e così Giuzio si è rivolto all’ufficio legale
di Agitalia che ha sede a Milano e Roma. Gli
avvocati dell’associazione insistono su un
particolare: è vero che c’è un termine decennale per il cambio delle monete
(2002-2012), ma è anche vero, come sostiene
ampiamente la giurisprudenza, che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di
far valere il proprio diritto. In altre parole, i
dieci anni per il cambio lire-euro decorrono
dal giorno del ritrovamento dei soldi. «Lo
stato di salute gravemente compromesso del
signor Giuzio senior - spiega Agitalia - ha
impedito che lo stesso si potesse attivare tempestivamente presso Bankitalia per chiedere
il cambio che ora ha intenzione di chiedere il
figlio, amministratore di sostegno dell’anziano genitore».
La storia è di quelle che attirano l’attenzione dei media. Tant’è che sui casi di improvvisi ritrovamenti di lire in cantine, anfratti, vecchi contenitori e quant’altro si sono
L’APPELLO DELLA GAZZETTA
Anche Pittella firma
per l’alta velocità
CAMBIO Il cambio delle lire in euro ha un termine decennale (2002-2012), ma il termine,
così come sostiene la giurisprudenza, decorrerebbe dal giorno del ritrovamento delle
somme in lire
.
fiondati giornali a tiratura nazionale e trasmissioni televisive. L’arrivo in redazione
del comunicato di Agitalia ha solleticato anche la nostra curiosità. Ci sono tutti gli in-
FANTOMATICO
Protagonista della vicenda è il
potentino Rocco Giuzio. Inutili i
tentativi di contattarlo
gredienti per un servizio giornalistico di impatto: l’estrema attualità della vicenda, visto
che proprio in questi giorni in diverse zone
d’Italia sono sbucate storie analoghe, il nome
del fortunato protagonista (con tanto di cellulare), il numero telefonico dell’associazione. Il nostro primo pensiero è stato quello di
contattare Rocco Giuzio, nome e cognome
che trasuda potentinità. Il telefonino risulta
spento. Non resta che «armarsi» di pazienza e
passare in rassegna tutti i Giuzio dell’elenco
telefonico. Una faticaccia. Ma del Rocco citato da Agitalia e dell’anziano padre non c’è
traccia. Pare che non ci sia un solo parente a
Potenza città. Tutti omonimi. Nessuno sa di
un 92enne colpito da ictus.
La ricerca infruttuosa semina il sospetto
che tutta questa storia possa essere una bufala. Anche perché appare strana la coincidenza di casi analoghi spuntati qua e là in
Italia. All’improvviso riemergono milioni di
lire da Trieste in giù con il comune denominatore rappresentato da Agitalia. Abbiamo tentato di metterci in contatto con questa
agenzia, ma tutti i cellulari segnalati sul sito
internet www.agitalia.info sono risultati
spenti. Sulla rete troviamo altre vicende segnalate da Agitalia che hanno avuto vasta eco
sulla stampa. Tutte storie curiose come la
nonnina di 110 anni che lascia in eredità alla
badante 400mila euro: a distanza di qualche
mese un’altra nonna, sempre di 110 anni,
lascia tutto all’infermiera. Sempre una ultracentenaria annuncia di voler cedere la sua
pensione a Berlusconi e, infine, una donna di
107 anni festeggia il compleanno aspettando
la telefonata da papa Francesco. Prima della
«riemersione» marzolina delle vecchie lire,
Agitalia ha disseminato le redazioni di casi
di ritrovamento di buoni postali e titoli di
Stato rivalutati. Agita(lia) le acque per farsi
pubblicità e prendersi gioco di giornali e tv?
POTENZA LA PROPOSTA DI LEGGE DEL COMUNE ALLA REGIONE PER COMBATTERE IL GIOCO D’AZZARDO. DIMINUIZIONE DI IMU O TARSU
Incentivi fiscali ai gestori dei locali
che non installano slot-machine
l Il gioco d’azzardo è diventato, con il
passare degli anni, una vera e propria «
piaga sociale» sempre più complessa da affrontare e risolvere. In molti ci stanno provando preoccupati dai dati sempre più allarmanti sull’incidenza di questo fenomeno
nel tessuto sociale ed economico del paese.
Anche nel capoluogo lucano qualcosa si sta
muovendo in tal senso anche se i numeri
pongono Potenza al terz’ultimo posto per
spesa pro-capite (590 euro) nella graduatoria
nazionale per spesa-gioco. Proprio per cercare di tenere sotto controllo il fenomeno,
magari riducendolo ulteriormente il Comune di Potenza ha preparato una proposta di
legge da sottoporre all’attenzione del Consiglio Regionale che ha come obiettivo disincentivare l’apertura di nuove sale giochi,
favorire gli esercenti che rinunceranno alle
slot machine e contrastare il gioco patologico.
A presentare la proposta di legge l’as-
sessore alle Politiche e ai Servizi sociali del Comune di Potenza Donato
Pace che ha sottolineato come questo lavoro «sia frutto di una programmazione interistituzionale e di
concertazione con il privato sociale». Diverse infatti sono state i soggetti pubblici e privati che hanno
contribuito nel «tavolo tecnico» istituito dal Comune per arrivare alla
definizione di una proposta che raccolga in se idee concrete per contrastare questa emergenza sociale.
Sert, Polizia Municipale Confcommercio, Ascom, Ascom Centro, le associazioni Iskra, Insieme, Altri Mondi, Famiglie
Fuori Gioco, Coreland hanno dato il loro
supporto in tema di idee e proposte. Tra i
punti chiave della proposta (complessivamente 16 articoli) spicca «l’incentivo fiscale
(o diminuzioni di Imu e Tarsu) in favore
degli esercizi che provvederanno volonta-
l Il presidente della Regione Basilicata,
Marcello Pittella, ha annunciato di «condividere la battaglia che da mesi La Gazzetta
del Mezzogiorno sta portando avanti sulle
pagine del giornale per avere treni ad alta
velocità anche sulla dorsale adriatica».
Il governatore Pittella, ha annunciato che
firmerà l’appello che il quotidiano ha proposto venerdì prossimo, nella sede di Bari,
incontrando il direttore della Gazzetta, Giuseppe De Tomaso, e il gruppo di lavoro che sta
animando il tour del
giornale nei diversi
capoluoghi del Mezzogiorno.
Nell’occasione,
il
governatore lucano
vorrà «rilanciare il
patto tra Basilicata e
Puglia proposto di recente al collega pugliese, Nichi Vendola,
nel corso del convegno organizzato dalla
Cisl a Bari alla presenza del segretario
nazionale Bonanni. PRESIDENTE Marcello Pittella
Sul piano dei collegamenti ferroviari la
Basilicata è fortemente interessata a rafforzare l'asse Salerno-Potenza-Taranto e la
Matera-Bari – ha aggiunto il governatore
lucano – per creare un effetto cerniera tra la
dorsale adriatica e quella tirrenica nell’ambito di un più vasto disegno strategico che le
Regioni meridionali devono porre in essere
utilizzando, per la realizzazione di opere infrastrutturali di grande respiro, i fondi della
prossima
programmazione
europea
2014-2020».
le altre notizie
VOLONTARIATO
Il futuro di Potenza: idee per viverla meglio
n Si terrà domenica prossima a Potenza una Ost (Open Space
Technology) dedicato ai temi che riguardano la
città, organizzato da Ame-Rete Potenza. L'evento «Potenza: quali idee per viverla meglio?» si svolgerà presso il Principe di
Piemonte dalle 9 alle 17 e coinvolgerà il mondo del volontariato.
LA NOSTRA SALUTE
Coordinamento di associazioni sul diabete
n Anche in Basilicata, come in altre regioni del Paese, sarà
attivato un coordinamento unitario delle associazioni di persone con diabete: lo hanno annunciato i presidenti di Diabete
Italia, Salvatore Caputo, e di Fand-Associazione italiana diabetici, Egidio Archero, augurando «buon lavoro ad Antonio
Papaleo, per molti anni vicepresidente nazionale Fand, nominato giovedì scorso coordinatore regionale delle associazioni del territorio lucano».
ASSOCIAZIONISMO
riamente alla completa disinstallazione degli apparecchi da gioco, il divieto di collocare nuovi apparecchi (sloot) ad una distanza inferiore a 500 metri da luoghi sensibili come istituti scolastici luoghi di culto,
impianti sportivi, strutture sanitarie, luoghi di aggregazione giovanile ed altre».
[san.maio.]
Nasce la nuova sede di Prima Persona Basilicata
n Domani a Potenza, alle 18.30 in via Sicilia n. 20, verrà inaugurata la
sede di Prima Persona Basilicata. Nata nel 2011 in un contesto nazionale, da un'intuizione del vice presidente vicario del Parlamento
Europeo, Gianni Pittella, l'associazione politico-culturale Prima
Persona oggi conta sul territorio lucano ben quarantotto circoli attivi, animati da giovani coordinatori che hanno posto le basi per una
condivisione attiva sul territorio all'insegna del bene comune.
RASSEGNASTAMPA
VIII I POTENZA CITTÀ E PROVINCIA
Mercoledì 19 marzo 2014
MARSICO NUOVO DOPO L’ABBANDONO DELLA RIUNIONE SUL POZZO PERGOLA 1
.
DISPIACIUTO
ll governatore
lucano
Marcello
Pittella ieri nel
corso di una
conferenza
stampa ha
spiegato i
motivi che lo
hanno spinto
ad
abbandonare
l’incontro di
Marsico
Nuovo sul
petrolio
ll presidente Pittella:
«Nell’incontro è mancata
l’educazione democratica»
Per la presenza di un gruppo di contestatori
ALESSANDRO BOCCIA
l «A Marsiconuovo è mancata l’educazione democratica». A ribadirlo è il governatore lucano Marcello Pittella, all’indomani dell’incontro che si è svolto nel piccolo
comune della Val d’Agri, durante il quale
un gruppo di manifestanti ha impedito ai
relatori di confrontarsi sui temi petroliferi
ed in particolare sul nuovo pozzo Eni denominato «Pergola 1», alla presenza anche
dei dirigenti della compagnia petrolifera.
Per commentare l’episodio il presidente
della Regione Basilicata ha convocato ieri
mattina una conferenza stampa, nel corso
della quale ha voluto spiegare i motivi che
lo hanno spinto ad abbandonare l’incontro
aperto alla cittadinanza. «Sono rammaricato e dispiaciuto – ha spiegato Pittella perché un gruppo minoritario di persone,
rispetto ad una più vasta platea, si è assunto
la responsabilità di non favorire lo svol-
gimento di un dialogo necessario per comprendere a fondo i problemi legati alla realizzazione del quarto pozzo previsto degli
accordi del ’98».
Poi una precisazione: «Noi siamo aperti
al contraddittorio e al dialogo e anche, se
necessario, a cambiare il nostro percorso
con proposte concrete, ma non accettiamo
'nò strumentali o proteste senza contenuti,
con atteggiamenti prevenuti da parte di una
minoranza che non vogliamo rincorrere».
Per Pittella è sembrato di trovare a Marsiconuovo una «saracinesca preimpostata».
Nel corso della conferenza stampa Pittella
ha anche provato ad esaminare i motivi alla
base delle ritrosie delle comunità della Val
d’Agri in tema di petrolio.
«L’intesa con l’Eni del 1998 non è stata per
buona parte soddisfatta. Una parte di questa responsabilità è da attribuire proprio a
un corto circuito tra cittadini e istituzioni.
Chi governa ha il dovere di comprendere
che la gente è arrabbiata perché non sono
state messe in piedi ottimali condizioni per
l’occupazione. Ma, fatto salvo il rispetto per
l’ambiente, non utilizzare questa risorsa
sarebbe un suicidio. La Val d’Agri merita
un ristoro ambientale ma sono per un sostanziale superamento della logica dei ‘bonus’ e per l’individuazione di più complessive misure di sostegno a favore dagli ultimi
e dai penultimi. Servono poi ricadute in
termini di efficientamento energetico e di
vantaggi localizzativi per le imprese. Il patto di stabilità è il nodo dei nodi. A partire
dalla prossima finanziaria dovremo dimostrare una nuova capacità di pianificazione
delle risorse. Ce lo chiede l’Europa, ma ce lo
chiede soprattutto la Basilicata che non
vuole fermarsi».
Infine un impegno, e cioè quello di ritornare presto a Marsiconuovo a condizione che sia garantita un’ «educazione democratica».
LE REAZIONI DI VITTORIO PRINZI E FILIPPO MASSARO
«Una contestazione
che va censurata»
PROTESTE Il
gruppo di
contestatori
che hanno
mandato
all’aria la
riunione di
Marsico
Nuovo sul
tema delò
pozzo
petrolifero
«Pergola 1»
POTENZA DA 11 NEL 2012 SIAMO PASSATI A 5 NEL 2013. 4 I DONATORI UTILIZZATI RISPETTO AI 7 DELL’ANNO PRECEDENTE
Calano in Basilicata
i donatori di organi
l «Quanto accaduto l’altro giorno
a Marsiconuovo con la contestazione
al Presidente Pittella, che va censurata senza alcuna esitazione perché
non ha consentito il democratico ed
indispensabile confronto con i cittadini», dice il consigliere provinciale di Potenza Vittorio Prinzi.
Per Prinzi «è purtroppo anche questo il frutto di una situazione che si è
fatta difficile per ritardi, inadempienze ed inadeguatezze proprio in
materia di tutela della salute pubblica, dell’ambiente e della sicurezza
dei residenti nelle aree interessate
alle attività petrolifere. Si è creata,
specie nelle comunità che vivono a
ridosso dei pozzi e tanto più nell’area
industriale di Viggiano, una sorta di
diffidenza nei confronti delle istituzioni e della politica che va rimossa
con gradualità oltre che attraverso il
dialogo con atti concreti come il Piano di emergenza esterna all’impianto
di Viggiano che è stato aggiornato».
L’Anisap: «Deve crescere la cultura della sensibilità»
l Nel 2013 si è registrato in Basilicata un calo di donatori di organi
rispetto al 2012 (da 11 del 2012 a 5 del
2013); i donatori utilizzati sono stati 4
rispetto ai 7 dell’anno precedente; i
decessi con accertamento neurologico
sono invece piuttosto stabili (21,4% nel
2013 e 21,9% nel 2012). Lo riferisce
l’Anisap Basilicata che ha rielaborato
su scala regionale i dati del Centro
nazionale trapianti per l’attività di donazione e trapianto di organi nel 2013.
Le motivazioni del divario esistente tra
il numero di accertamenti eseguiti e
donatori utilizzati sono molteplici e
non possono essere riconducibili solo
alleopposizioni, che per il 2013 si attestano al29.6%. Tra i principali fattori
di interruzione del processo di donazione c’è lanon idoneità clinica del potenziale donatore, a causa di controindicazioni cliniche al trapianto, un segnale, questo, dell’elevato livello di sicurezza raggiunto dal sistema italiano.
). A livello territoriale, la Regione con il
maggior numero di donatori è la Lombardia (245), anche se alla Toscana va il
record di donatori per milioni di abitanti (45,7), seguita dal Friuli Venezia
Giulia (34,5) e dalle Valle d’Aosta (31);
in Basilicata (8,6). Ma restano in lista
d’attesa 8.828 persone.
I dati – commenta l’Anisap – confermano una sostanziale stabilità del
sistema italiano dei trapianti.
Nel2013sono stati trapiantati2.841 pazienti, in leggera flessione rispetto
all’anno precedente (2.902); nel dettaglio:1501trapianti
direne,998difegato,219dicuore,141dipolmonee58dipancreas.I dati sono diversificati per organo: i trapianti di cuore e di rene sono
leggermente diminuiti rispetto al 2012.
I trapianti di cuore, nel 2013, sono 219
rispetto ai 231 del 2012; questo calo deve
essere letto anche alla luce del crescente utilizzo dei VAD (Ventricular
Assist Device), soluzioni «ponte» al trapianto o terapia definitiva.I trapianti
di rene, nel 2013, sono 1501 rispetto ai
1589 del 2012 ma si registra un aumento
del trapianto di rene da donatore vivente (210 nel 2013, dati in proiezione al
30 novembre 2013, rispetto ai 189 del
2012). In sostanziale crescita sono il
trapianto di polmone e quello di fegato,
rispettivamente nel 2013 sono stati trapiantati 30 e 12 pazienti in più rispetto
al 2012.Stabili anche le liste d’attesa:
ipazientiiscritti in lista sono8.828come
lo scorso anno.Per l’Anisap va intensificata in Basilicata la campagna per
accrescere la cultura della donazione.
L’informazione è la base imprescindibile – ha sottolineato il presidente
Antonio Flovilla – per costruire una
sensibilità in grado di sviluppare la
collaborazione da parte di più ampie
fasce possibili della popolazione.
MEDICO Antonio Flovilla
RIONERO L’ELENCO DI TUTTI I VINCITORI
La famiglia al centro
del concorso letterario
Un successo la 6^ edizione del centro anziani
l Anche la 6° edizione del concorso letterario sul tema della
famiglia, indetto, dal Centro comunale anziani di Rionero,
con patrocinio del Comune ed in collaborazione con l’Unilabor–Università delle Tre Età, con l’Azione Cattolica della
parrocchia SS. Sacramento e della Laf (Laboratorio Analisi
Flovilla) è alle spalle. Il presidente del centro anziani, Mauro
Sasso, ha aperto i lavori della consegna dei premi ai 6 vincitori, 3 per ciascuna categoria (studenti di 4° e 5°classe di
scuole secondarie di 2° grado e cittadini di età inferiore ai 70
anni, anche stranieri, purché residenti in Basilicata). «I lavori
pervenuti, - ha detto Sasso - hanno approfondito il tema “La
famiglia, speranza e futuro per la società italiana ed europea.
Quali le politiche per realizzarla?” e sono risultati tutti di
ottima fattura». Alla serata, moderata da Clemente Carlucci,
hanno portato un contributo di idee Antonio Flovilla, Maria
Domenica Gioiosa, Maria Luigia Bozza,Roberta Maulà e per il
sindaco Antonio Placido, l’assessore comunale Paola D’Antonio che ha confermato la volontà del Comune di sostenere l’
iniziativa. Per la categoria studenti, partecipante con 32 elaborati provenienti da varie scuole lucane, i premi sono andati
a: 1- Tetta Vincenzo Pio, (Melfi), classe IV-A del Liceo Classico
«Levi» di Rionero in Vulture; 2-Carlomagno Silvia (Trecchina) ,classe V, Istittuo Tecnico «D’Alessandro» di Lagonegro; Premio speciale: Cappiello Rosanna (Melfi), classe V-A,
Liceo Classico «Levi» di Rionero in Vulture. Per la categoria
cittadini under 70, (20 gli elaborati pervenuti), premiati: 1Madacki Emma, giovane serba trapiantata e sposata a Palazzo S. Gervasio»; 2-Lamorte Stefania (Melfi). Premio spe[ddl]
ciale: Calderone Domenico, 64 di Ruvo del Monte.
l Dopo la contestazione al governatore lucano interviene anche il presidente del Csail Filippo Massaro che
esprime solidarietà a Pittella. Ecco
Massaro: «pensiamo che è stata tesa
una “trappola” al Presidente. Ho discusso con il presidente Pittella, nel
suo ufficio di quello che una volta era
un Palazzo inaccessibile ai comitati civici, di petrolio, aree interne, problemi
concreti della gente in carne ed ossa. E'
stato un vero piacere intanto essere
ricevuto ed essere ascoltato e poi conversare amabilmente di temi che riguardano la vita quotidiana dei cittadini. Uno scambio di idee su cosa è
possibile fare e tanta disponibilità al
confronto. Il Presidente ha dato prova
di grande umiltà e senso civico perchè
l'ascolto è sempre un atto di civiltà e di
democrazia. Un piccolo-grande gesto
che conferma la novità avvenuta in
Basilicata in pochi mesi e che lascia
ben sperare. Insomma abbiamo parlato
di fatti concreti».
LATRONICO TERRA DI CENTENARI
Nonna Peppina
varca il secolo di vita
CENTO ANNI
Nonna
Peppina
Orofino
festeggiata per
il suo secolo di
vita anche dal
sindaco
l LATRONICO. Il centro termale
dell’area sud lucana si conferma terra di
centenari. In questo 2014 appena avviato
sono già tre i cittadini di Latronico che
hanno superato il secolo di
vita.
L’ultima in ordine di
tempo nonna Peppina
Orofino che ieri ha centrato i suoi...primi cento
anni.
A festeggiarla nella frazione Procoio di Agromonte insieme a tutti i suoi
familiari ed i residenti della zona, in rappresentanza
dell’amministrazione comunale anche il sindaco di
Latronico Fausto De Maria, l’assessore Vincenzo
Casella ei vigili urbani.
Grande festa per nonna
Peppina che ha mostrato di gradire le
attenzioni alle riservate. Il segreto della
sua longevità? Una vita sana, vissuta
all’insegna del lavoroe dell’amore per la
famiglia, e l’aria buona del centro termale
lucano.
[a.zac.]
le altre notizie
COMITATO REGIONALE
Arbia riconfermato
alla presidenza Arci
n Ottorino Arbia è stato riconfermato alla presidenza del comitato regionale Arci (Associazione ricreativa e culturale
italiana). «Il primo obiettivo –
ha detto Arbia– è quello di potenziare la rete dei circoli che
sono storia e tradizione ma
anche futuro». Arbia ha poi
annunciato l’avvio di un nuovo progetto denominato «Cantiere aperto», per sviluppare
nuovi programmi culturali.
NELLE PARROCCHIE
Genzano, celebrazioni
per la «Festa del papà»
n Oggi 19 marzo, «Festa del
papàpà». Si festeggia un pò
ovunque. Una celebrazione
particolare è in programma a Genzano di Lucania.
In particolare nelle chiese
di Maria SS delle Grazie e
della Platea la giornata con
momenti solenni sotto
l’egida del parroco don
Peppino Maraula, un gruppo di giovani genitori ha
organizzato la giornata di
festa.
RASSEGNASTAMPA
POTENZA CITTÀ E PROVINCIA I IX
Mercoledì 19 marzo 2014
RAPOLLA UN COMMERCIANTE 43ENNE È STATO ARRESTATO DAI CARABINIERI. IL FURTO QUANTIFICATO IN 10 MILA EURO
Manomesso il vecchio contatore
rubava energia elettrica da 2 anni
L’impianto era «influenzato» dalla presenza di un grosso magnete
ANTONIO MASSARO
l RAPOLLA. Ruba energia elettrica
per oltre 10 mila euro, manomettendo il
vecchio contatore. Per mettere in atto il
furto ha utilizzato un magnete, ma è
stato arrestato dai carabinieri. La storia
a Rapolla. Ma cominciano dal principio.
Nel variegato «panorama» di obiettivi
da rubare da qualche tempo a questa
parte sta prendendo corpo, uno molto
speciale. Quello dei furti di energia
elettrica. Si sa la corrente costa, e il
momento economico non è dei migliori.
La congiuntura e la crisi fanno sentire
il loro peso e
allora perchè
non «alleggerire» la bolletta elettrica? È quanto
ha pensato e
messo
in
opera
un
commerciante 43 enne di Rapolla
che ha messo in atto il furto continuato
di corrente elettrica. La cosa andava
avanti dal marzo del 2012. Il tutto è stato
pensato e ideato con la manomissione
del contatore.
Il furto di energia però si è bruscamente interrotto grazie all’azione dei
carabinieri del nucleo operativo della
compagnia di Melfi che negli ultimi
avevano avuto diverse avvisaglie su questo
nuovo
tipo
di
reato.
I militari, infatti, coordinati dal capitano
Giovanni Diglio, dopo le opportune indagini e con la collaborazione di un
tecnico Enel hanno fatto «visita» all’attività
commerciale
del
43enne.
Il tecnico nominato per l’occasione ausiliario di polizia, ha scoperto che vicino
al vecchio contatore era presente un
grosso magnete di 3 chili e mezzo che
«influenzava» in maniera determinante
la registrazione del consumo di energia
elettrica.
E ancora nel corso del sopralluogo e
delle verifiche all’impianto elettrico i
carabinieri hanno rilevato che «le maldestre modifiche» apportate dal com-
Nel corso del controllo
dei militari si è
verificato un piccolo
incendio, subito spento
FURTO DI
ENERGIA
ELETTRICA
Con la
manomissione
del vecchio
contatore un
commerciante
di Rapolla
asportava
energia, ma è
stato scoperto
dai carabinieri
di Melfi
merciante hanno scatenato un principio
d’incendio. Infatti si è verificata una
fiammata che solo grazie all’intervento
di un’altra squadra di tecnici Enel, è
stato evitato che l’incendio si propagasse nei locali creando conseguenze
sicuramente disastrose. Il commerciante è in regime di arresti domiciliari.
Va detto che quello dei furti di energia
elettrica è un fenomeno in espansione.
Difatti qualche giorno addietro sempre i
carabinieri del nucleo operativo e sempre a Rapolla avevano arrestato un altro
cittadino per lo stesso reato: In quell’
occasione era stata asportata energia
elettrica per circa 5 mila euro.
LAGONEGRO LINA CONSOLI MOGLIE DI VICECONTE, ACCUSATO DEL DELITTO, HA SCRITTO ALLA MADRE DELLA VITTIMA 18ENNE
Lettera tra mamme dopo l’omicidio
Nella missiva si legge: «Perdere un figlio è come perdere sè stessi e tutto quello che si è costruito»
l LAGONEGRO. «Scrivo questa
lettera da madre a madre. Solo ora
ho trovato il coraggio di manifestare a modo mio ciò che provo».
Lina Consoli, moglie di Nicola Viceconte, accusato di aver accoltellato il diciottenne Pasqualino Di Silvio, ha scritto alla mamma della
vittima, la signora Filomena De Rosa. La lettera è stata affidata al parroco don Mario Tempone che l’ha
consegnata alla signora Filomena.
«Un gesto nobile quello della signora Lina – ha detto il sacerdote -. Solo
una madre può comprendere il dolore di un’altra madre».
Ed è stato lo stesso don Mario a
svelarci alcuni passi della lettera.
«Credo che perdere un figlio sia la
cosa più brutta, più dolorosa, più
struggente che una madre possa subire – scrive la signora Lina -. Perdere un figlio è perdere sé stessi,
perdere tutto ciò che nella vita si è
costruito… Non trovo le parole adat-
LA VITTIMA
Pasqualino Di
Silvio, 18
anni, ucciso a
Lagonegro il
19 febbraio
scorso al
culmine di
una rissa. La
lettera è
stata affidata
al parroco
don Mario
Tempone
te per descrivere quello che provo ,
nel pensare a quello che è successo.
Come mamma posso solo associarmi al vostro dolore per la perdita del
vostro caro Pasqualino. Tutto questo non doveva succedere. Forse sono la persona meno adatta per dirvi
fatevi forza, conservate il ricordo di
Pasqualino che non c’è più. Così lui
sarà sempre tra di noi».
SANT’ARCANGELO UN MEDICO DI GUARDIA. LA VICENDA RISALE AL 2007
Oggi è un mese dall’uccisione di
Pasqualino Di Silvio, avvenuta il 19
febbraio scorso a Lagonegro al culmine di una rissa. Un mese in cui la
città ha continuato ad interrogarsi
su come sia potuta accadere una
tragedia del genere. Un mese in cui
gli investigatori hanno continuato a
svolgere un lavoro certosino di verifica delle responsabilità. Oggi ad
SANT’ARCANGELO GRAZIE ALL’INTERVENTO DEL 118
Lesioni contro una paziente
«Assolto. Il fatto non sussiste»
Francesco e la fretta di nascere
il parto avviene nella sua casa
l «Assolto perché il fatto non sussiste». Una
medico di guardia di Sant’Arcangelo era finito
sotto accusa per lesioni nei confronti di una paziente. Oggi quel medico è stato riconosciuto innocente dal giudice monocratico del tribunale di
Lagonegro. La vicenda risale al mese di maggio
del 2007 quando una paziente di 31 anni di Sant’Arcangelo lo aveva denunciato per lesioni gravi.
La donna accusava forti dolori addominali ma il
medico non intervenne immediatamente dopo la
chiamata che arrivò, secondo la querela presentata dalla paziente, verso le dieci di sera. Solo alle
cinque del mattino il medico si recò a casa della
paziente e le praticò un’iniezione antidolorifica.
Ma il dolore non passava e la donna verso le otto
venne portata nel vicino ospedale di Policoro. Lì fu
subito operata in laparotomia. I medici le asportarono un’ovaia. La donna aveva un’emorragia,
sviluppatasi in seguito all’ovulazione per la mancata chiusura di un vaso sanguigno. Ce n’era
abbastanza per convincere il gup ad accogliere il
rinvio a giudizio chiesto a suo tempo dal pm. Oggi
invece il colpo di scena. Il giudice monocratico,
Antonello Bellusci, assolve il medico per insussistenza dei fatti denunciati. “In attesa di leggere
le motivazioni – spiega il difensore del medico,
l’avvocato Michele Castronuovo- si può già ritenere che per il magistrato non è provato il nesso
tra la presunta omissione del mio assistito e le
l SANT’ARCANGELO. Parto d’urgenza in casa ieri
a Sant’Arcangelo. Allertata intorno alle 8.05 di mattina, l’équipe del «118», con postazione proprio a
Sant’Arcangelo, si è recata presso l’abitazione della
signora Lucia Assunta, alla quale già si erano rotte le
acque. Non c’era tempo
per portare la signora in
ospedale.
A raccontarlo gli stessi operatori. Gli infermieri Giovanna Tasselli
e Francesco Iannotta,
l’autista
soccorritore
Fabrizio Spagnuolo e la
dottoressa Antonella Pesce del Poliambulatorio,
coadiuvati dal ginecologo Giovanni Amorosi e
dall’arrivo, successivamente, della dottoressa
Retta, hanno così consentito che, anche in casa, potesse nascere il piccolo
Francesco, di 3 chili e 300 grammi.
Alla fine del parto, andato per il meglio, tutti
sorridenti in posa per la foto ricordo, tra la felicità e
la soddisfazione di aver contribuito, in una situazione critica, a far nascere un bambino, con tanti
auguri a mamma Lucia Assunta e a papà An[mpv]
tonio.
PALAZZO DI GIUSTIZIA Il tribunale di Lagonegro
lesioni derivate alla paziente dall’asportazione
dell’ovaia. I medici dell’ospedale di Policoro chiamati a deporre dalla difesa hanno dichiarato che
se anche la paziente fosse giunta la sera prima in
ospedale l’intervento chirurgico era comunque
inevitabile. L’eventuale terapia antiemorragica
non avrebbe sortito alcun effetto». Ovviamente
occorrerà rifarsi alle considerazioni riportate nelle motivazioni della sentenza (che saranno depositate tra sessanta giorni) prima di analizzare la
[p.perc.]
vicenda sotto tutti i punti di vista.
un mese è ancora il tempo del dolore
e del ricordo. Alle 20 è prevista una
fiaccolata per ricordare Pasqualino.
La fiaccolata è stata promossa da
due sue amiche, Eugenia Ucchino e
Fabrizia Sanza. Il corteo partirà dallo svincolo di Lagonegro sud della
Salerno – Reggio Calabria e sfilerà
per tutto il paese, fino al parcheggio
multipiano in via Umberto I, teatro
della tragedia. Il parroco invita «ad
un silenzio bianco che si apra alle
ragioni del bene per squarciare il
silenzio nero in cui cova odio e vendetta».
Prima della fiaccolata verrà celebrata una messa di suffragio alle
18 nella concattedrale. Intanto, il gip
di Lagonegro, Vincenzo Del Sorbo,
ha concesso gli arresti domiciliari
ad Antonio Di Silvio, fratello di Pasqualino. Il giovane lascia il carcere
e va a Lauria a casa di una zia. Il gip
ha accolto la richiesta del suo difensore, l’avvocato Italo Grillo.
POTENZA IERI
Carceri, Brienza
confermato
segretario del Sappe
Non c’era tempo per portare la mamma in ospedale Basilicata
FOTO COL
NEONATO
L’équipe
medica e la
signora Lucia
Assunta
l Negli istituti penitenziari lucani «si registra una carenza complessiva ed effettiva di circa 70 unità a fronte di un organico previsto
di 447 persone nei vari ruoli, con
un numero di detenuti superiore a
500, su una capienza di appena 440
unità». Così il segretario regionale del Sappe, Saverio Brienza, che
ieri è stato riconfermato nella carica, all’unanimità, nel corso del
congresso. Il segretario generale
del Sappe, Donato Capece ha invece evidenziato come «per troppo
tempo il carcere è stato luogo
dell’oblio, della rimozione sociale,
elemento quasi catartico di una
società violenta e diseguale. Il carcere è sempre più luogo dell’assenza. Assenza di taluni diritti, di
prospettive, di senso. Uomini e
donne ammassati in luoghi sempre più stretti ed angusti, a fronte
di una capienza complessiva delle
carceri italiane di circa 38 mila
posti ce ne sono attualmente circa
63 mila, gli stanziamenti per la
manutenzione ordinaria e straordinaria quasi del tutto assenti».
RASSEGNASTAMPA
X I MATERA CITTÀ
VERGOGNA
Mercoledì 19 marzo 2014
L’ALTRO VOLTO DELLA CITTÀ
DENUNCIA DEGLI EX RESIDENTI
Hanno notato uno strano movimento
nella ex zona rossa subito dopo
l’avvenuta sospensione della guardiania
Ma che brutta storia
quegli «sciacalli» in azione
segnalati in vico Piave
Ferito ulteriormente
lo stato d’animo
di chi ha già perso
tutto sotto le macerie
l Non ci sono dubbi, tra le forme di
furto più riprovevoli c’è lo sciacallaggio. Azione di un cinismo che supera
ogni giustificazione, perchè viene compiuta a discapito di chi è già in difficoltà. Come lo sono le otto famiglie
colpite dalla tragedia dello scorso 11
gennaio, il crollo di una palazzina e la
dolorosa ferita aperta e difficile da rimarginare di una giovane vita rimasta
schiacciata sotto quelle macerie.
Succede anche questo, purtroppo. Sono gli ex residenti a segnalare un in-
credibile furto e il timore di possibili
saccheggi dei luoghi e, di conseguenza,
delle persone già colpite da una disgrazia che ha completamente cambiato la loro vita.
In vico Piave, dallo scorso 3 marzo
non c’è più vigilanza e piantonamento
dell’area interdetta a mezzi e persone.
Ora, volendo - cosa che è accaduta - può
entrare chiunque, anche per semplice
(ma soprattutto morbosa) curiosità. I
residenti, costretti ad andare via dall’alloggio in cui hanno abitato fino all’ini-
VICO PIAVE Il luogo della disgrazia come si presenta oggi
zio dell’anno, lentamente, stanno cercando di recuperare quello che possono,
a partire dai loro mobili. Insomma, per
causa di forza maggiore, sono costretti a
recarsi sul posto, la «zona rossa». Le
transenne ci sono, bisogna dirlo. E sono
anche belle alte, da una parte. Eppure,
con grande tristezza, si sono accorti,
non solo dello strano via vai di gente
estranea, ma anche di un furto consumato ai danni del numero civico 26.
Si tratta di placche per gli interruttori
nel portone. Prima c’erano e, poi, dalla
mattina alla sera sono sparite. Divelte.
Non è un danno irreparabile, per carità.
I residenti che hanno denunciato il
fatto, anche alle forze dell’ordine, non
reclamano il valore commerciale del
danno subito. Ma quello morale sì, non
riescono davvero a digerirlo e temono
che, senza guardiania, altri episodi dello stesso genere continueranno a consumarsi da parte sicuramente di pochi,
ma pure a discapito di una comunità
che ha invece saputo dare prove evi[p.d.]
denti di solidarietà.
VITA POLITICA VIENE DENUNCIATA UNA PESANTE PENALIZZAZIONE PERPETRATA A DANNO DELLA COMUNITÀ MATERANA CON LA DEFINIZIONE DEL NUOVO PATTO DI STABILITÀ
Provincia: «Tutti dimissionari»
Annunciata una clamorosa forma di protesta dalla Giunta e dai consiglieri d’opposizione
l Ad un passo dalle dimissioni l’Amministrazione provinciale. «Dopo l’ennesima pesante penalizzazione perpetrata a
danno della comunità materana - evidenzia un comunicato stampa - la giunta provinciale della coalizione di centrosinistra
della Provincia di Matera annuncia le proprie dimissioni». Una notizia che ha del
clamoroso e che sancisce una contrapposizione tra enti spesso latente, ma mai prima d’ora sfociata in un’iniziativa così dirompente.
«Inaccettabile. Così si sono espressi gli
amministratori provinciali - va avanti la
nota - dell’ente di via Ridola - sul provvedimento in materia di patto di stabilità,
in fase di definizione, che vedrebbe il territorio della provincia di Matera danneggiato dalla discriminazione in favore di
quello di Potenza. La Provincia di Matera
aveva sollecitato la Regione affinché manifestasse la medesima attenzione assicurata, in passato, nei confronti di analoghe
richieste da parte di altri enti. Richiesta
completamente disattesa». Evidentemente, a parere degli esponenti dell’esecutivo
provinciale, questa esigenza non è stata
recepita, sicuramente non nella misura in
cui erano maturate alcune specifiche
aspettative.
«Se è vero che la delibera regionale re-
PROVINCIA La sede dell’Amministrazione provinciale in via Ridola
lativa alla distribuzione di risorse per alleggerire il patto di stabilità assegna 1 milione e 900 mila euro alla Provincia di
Matera e circa 4 milioni di euro a quella di
Potenza – hanno commentato gli assessori
– a questa giunta non resta che prendere
atto dell’ennesima disparità di trattamen-
to attuata nei confronti delle comunità del
Materano e dimettersi».
Il concetto, a scanso d’equivoci che viene
ribadito anche alla luce delle risorse pubbliche messe a disposizione in contesti diversi e che ribadisce «una dura presa di
posizione che vede d’accordo le forze po-
litiche della maggioranza della Provincia
di Matera».
«Apprendiamo con preoccupazione le
dimissioni della giunta provinciale - scrive
in proposito Antonio Stigliano, consigliere capogruppo di FI-Pdl - perchè in questa
fase finale di consiliatura e di incertezza
istituzionale, la crisi preannunciata finerebbe per aggravare la già difficile situazione economica e sociale del nostro territorio e dei nostri cittadini. Come forze
responsabili di opposizione in consiglio
provinciale abbiamo sempre denunciato
in questa consiliatura lo strabismo e la
voluta disattenzione della giunta regionale
rispetto alle sacrosante istanze del materano. Rispetto alle decisioni che la giunta
sta adottando in ordine alla ripartizione
delle risorse finanziarie per alleggerire il
patto di stabilità, ci auguriamo un cambiamento di atteggiamento della Regione,
nel senso di concedere alla Provincia di
Matera gli spazi finanziari ripetutamente
richiesti in questo ultimi due mesi, ristabilendo così le minime condizioni di corretta rapportazione istituzionale e territoriale. Se così non dovesse essere, le forze
di minoranza in consiglio provinciale, come preannunciato non più tardi di un mese fa, confermano la disponibilità a rassegnare le proprie dimissioni».
INDUSTRIA ALIMENTARE LA NECESSARIA CONVENZIONE LEGATA AL RIUSO DEL SITO DOVRÀ COMUNQUE ESSERE PORTATA E DISCUSSA IN CONSIGLIO COMUNALE
Potrà tornare a produrre pasta l’ex mulino Alvino
Lo ha annunciato l’imprenditore Nicola Benedetto che ha acquistato la struttura di contrada San Vito
l Tornerà a produrre pasta, valorizzando i grani della filiera cerealicola lucana, formando le professionalità di settore e aprendo
spazi e occasioni per la degustazione dei prodotti tipici, l’ex Mulino
“Alvino” di Matera, che fino agli
Ottanta è stato uno dei luoghi e dei
simboli dell’attività molitoria della
“Città dei Sassi”. Lo ha annunciato
l’imprenditore Nicola Benedetto,
che ha acquistato da privati la struttura ubicata in località San Vito.
Nella struttura sarà realizzato anche un museo dell’arte bianca e
delle tecniche di produzione e saranno ospitate attività legate alla
cultura gastronomica del territorio.
«Il modello Eataly avviato da
Oscar Farinetti - ha detto Benedetto,
che è anche consigliere regionale,
rieletto alle elezioni di novembre
scorso - è un esempio concreto di
promozione, valorizzazione e tutela
della tipicità italiana a tavola. La
Basilicata si contraddistingue per la
unicità e genuinità di molti prodotti. L'ex Mulino Alvino - secondo
l’imprenditore materano - diventerà
il punto di riferimento per la filiera
agroalimentare lucana in una città
come Matera che è la punta avanzata del turismo lucano nel mondo.
Senza dimenticare le ricadute positive per le aziende e per l’occupazione».
Su tutta questa vicenda, che si
lega con la realizzazione di un edificio di 45 alloggi dentro il perimetro
del rione Villa Longo, nella zona
d’angolo tra le via Dante e dei
Bizantini, permane, tra l’altro, uno
scambio di volumi e il permesso a
costruire concesso prima della presentazione della convenzione, che
avrebbe dovuto essere discussa in
Consiglio comunale. Una lesione
della sovranità espressa dalla massima assemblea cittadina, chiamata
a pronunciarsi nelle sue specifiche
prerogative sulle questioni urbanistiche, segnalata a più riprese
anche da alcuni consiglieri comunali, tramite dettagliate note stampa. Su questa vicenda, inoltre, pende un ricorso al Tar da parte dei
cittadini di Villa Longo che si chiedono come mai l’area verde che
avevano sotto casa adesso è stata
sposta altrove, a ridosso della discesa San Vito, così lontano dalle
loro abitazioni. In più, se nel frattempo le cose non sono ulteriormente cambiate, tutta l’area non
una parte di essa, era e rimane a
destinazione industriale. Quanto alla convenzione, è comunque chiaro
che su questa dovrà pronunciarsi
prima il Consiglio comunale, non
potrà essere aggirata la necessaria
discussione in aula. Chissà quanto
influiranno sul confronto, poi, il
vario comporsi e scomporsi dei
gruppi - una situazione molto confusa per la verità, lontanissima da
quella di partenza e con partiti che
non esistono neppure più - già in
fibrillazione in vista de prossimo
rinnovo del Consiglio comunale.
le altre notizie
SCIOPERO NAZIONALE
Trasporto pubblico
possibili disagi
n Le organizzazioni sindacali
di Filt-Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil
hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore per
la giornata di oggi a sostegno del contratto nazionale
autoferrotranvieri. L’agitazione per il trasporto pubblico locale avrà la durata di 24
ore. I lavoratori potrebbero
aderire all’iniziativa sindacale astenendosi dal lavoro
per l’intera giornata.
L’azienda Miccolis che gestisce il trasporto pubblico urbano assicura che saranno
garantiti i servizi minimi
essenziali secondo l’ordinario programma di esercizio
nelle fasce orarie comprese
tra le 7 e le 10 e tra le 12 e le
15.
VOLONTARIATO
I clown portano
un sorriso in corsia
n Uscita straordinaria oggi
nei reparti dell’ospedale
Madonna delle Grazie, dei
clown dell’Oasi del sorriso.
Gli aderenti all’associazione, con i loro nasi rossi ed
occhialoni e baffi finti, risponderanno, così, alla chiamata della mamma di un
bambino ricoverato in un
reparto difficile e con gravi
problemi che ha espresso il
desiderio di una loro visita.
Ed i clown andranno a trovarlo. Visiteranno, altresì,
anche i degenti nei reparti
di pediatria, geriatria, utic,
rianimazione, chirurgia, oncologia ed ortopedia. [fi.me.]
SOCIETÀ MUTUO SOCCORSO
Si festeggia il patrono
San Giuseppe
n La Società di Mutuo Soccorso festeggia il suo patrono
San Giuseppe. Oggi alle
17.30 è prevista la riunione
dei soci nella sede del sodalizio al Recinto XX Settembre n° 18. Alle 18 santa messa celebrata dal parroco don
Mimì Falcicchio nella chiesa di San Giovanni Battista.
Alle 19 rientro in sede con la
cerimonia di consegna delle
pergamene.
RASSEGNASTAMPA
MATERA CITTÀ I XI
Mercoledì 19 marzo 2014
LA STORIA
DA BERNALDA A BOSTON
UNA CARRIERA RAPIDA
«Giunsi nel 2010 per un post doc nella facoltà di
Ingegneria. Dopo meno di un anno mi offrirono
il ruolo di faculty member instructor alla Hms»
ORGOGLIO LUCANO Gianluca De Novi è nato a Bernalda nel 1975
UNIVERSITÀ L’edificio principale della prestigiosa Harvard Medical School di Boston (Usa)
PREMIATO De Novi alla cerimonia «PrimiDieci»
C’è un lucano in cattedra
alla Harvard University
Gianluca De Novi si divide tra insegnamento e ricerca scientifica
ENZO FONTANAROSA
l Com’è essere docente di Harvard? La
curiosità è tale che, sia pure banale, la
domanda è inevitabile. Non capita tutti i
giorni, insomma, di poter parlare con un
docente di quell’ateneo che nel mondo è
praticamente sinonimo di università.
Specie, poi, se il cattedratico è un giovane
lucano. Gianluca De Novi si è ben inserito a Boston in quella comunità di professori e ricercatori probabilmente senza
confronti nel resto del mondo. Da Bernalda, dove è nato il 17 luglio 1975, ne ha
percorsa di strada, studiando con tenacia
e voglia di affermarsi e contando soltanto
sulle proprie capacità. Il suo cammino,
per ora, si è fermato nella capitale dello
stato del Massachusetts (Usa).
Ma, allora, prof. De Novi, cosa significa
essere “uno” di Harvard? «Come dovrei
sentirmi? Certo che sono orgoglioso di
fare parte di una così importante istituzione», risponde con la semplicità del
ragazzo umile qual è rimasto. Di certo c’è
che non si diventa per caso un instructor of
radiology e ricercatore nei settori della
chirurgia robotica, simulazione chirur-
gica e medical imaging alla Harvard Medical School ed è anche un ricercatore del
Massachusetts General Hospital. Inoltre,
per conto della prestigiosa Istituzione, è
anche visiting professor del Campus biomedico dell’Università di Roma.
«Mi sono trasferito negli Usa nel 2010
per seguire un “post doc” alla facoltà di
Ingegneria di Harvard
– racconta –. Dopo meno di un anno, mi è stata offerta la posizione
di “faculty member instructor” alla Harvard
Medical School». Avvia, così, anche una parallela attività di imprenditore nel campo
delle tecnologie e applicazioni più innovative nei settori del social networking e
della telemedicina. «Da ultimo – continua
– sto lavorando a una ricerca finanziata
dalla US Army su algoritmi che consentono di interpretare i movimenti del chirurgo mentre effettua gli interventi, verificandone in tempo reale, ad esempio, il
livello di sicurezza riconoscendo tutti i
gesti per capire se procede bene o se è sotto
stress e ha bisogno di essere sostituito».
Che i confini lucani, prima, e poi quelli
nazionali non potessero contenere il talento di De Novi, lo dimostra come lo
abbia portato a Boston la sua esigenza di
opportunità e stimoli nuovi, cercando di
fare convivere i suoi brillanti progetti imprenditoriali con la vita accademica.
Il punto di partenza
della sua storia è un
garage, quello di famiglia. Un luogo che si
presta, come in molti
altri casi famosi, a fare
nascere parecchie idee
rivoluzionarie. Pensiamo, su tutti, a quello in
cui Steve Jobs, il geniale imprenditore, informatico e inventore statunitense, assemblò i suoi primi
modelli di computer Apple. Era, invece,
inun garage di Bernalda e non della California (anche se poi il racconto ci porterà negli Usa) dove l’allora giovanissimo
Gianluca si dilettava da semplice studente appassionato e curioso. In quel suo
improvvisato laboratorio, troppo piccolo
per contenere i suoi sogni e la fantasia
RUOLI DI PRESTIGIO
Tra l’Harvard Medical
School e il Massachusetts
General Hospital
AIUTO AI CHIRURGHI È uno dei progetti sviluppati da De Novi
creativa, si cimentava in ciò che da grande
diventerà il suo campo di uomo di scienza.
Metteva a frutto gli insegnamenti appresi
all’Itis “Pentasuglia” di Matera. Erano gli
albori degli anni Novanta. E, tra odori di
olio per auto e di saldature di circuiti
elettronici, modificava un visore ottico,
uno dei primi modelli reperibili per la
realtà virtuale. Opportunamente, lo adattò al
suo progetto.
«Fui l'unico studente a presentarne uno
personale agli esami di
Stato – racconta -. Il
mio consisteva in una
una piattaforma di
realtà virtuale con casco e guanto tutto fatto in casa. M’incoraggiò nell’impresa il prof. Epifania
(Antonio Epifania, attuale dirigente scolastico dell’Istituto, ndr), che ricordo sempre come ottimo docente e fonte di ispirazione. Modificai degli “I-glasses” della
Amiga, comprati a caro prezzo dando fondo ai miei risparmi guadagnati lavorando, dopo la scuola, come vetrinista per
alcuni negozi di Matera. Si completava
con un guanto cui avevo applicato dei
sensori per acquisire i movimenti delle
dita, e fatto cucire da mia madre, oltre ad
un joystick. Il software che gestiva il sistema lo scrissi durante l’anno scolastico
e fu il primo della lunga serie di programmi e sistemi di virtual reality che ho
progettato e costruito nella mia carriera.
L’allora preside Michele Tucci, lo provò
con grande entusiasmo e rimproverò la
commissione per non
aver compreso la reale
portata del progetto».
Seguirono gli studi
in Ingegneria elettronica con dottorato in
Robotica all'Università di Bologna. «E
l’idea di quel guanto – spiega – la ripresi
costituendo nel 2003 la società Digitec in
Emilia Romagna e iniziando a produrre
“datagloves”, guanti usati per l'animazione, che sono stati venduti in tutto il mondo. Poi nel 2005 nacque la Hipervision, in
cui sviluppavo sistemi di telemedicina
utilizzati sul territorio della laguna veneta per visite specialistiche in remoto».
REALTÀ VIRTUALE
Il suo primo sistema lo
realizzò quando studiava
all’Itis «Pentasuglia»
L’ESEMPIO DE NOVI HA COSTRUITO LA SUA FORMAZIONE CON TENACIA TENENDO BEN CHIARI GLI OBIETTIVI
Premio negli Usa
È stato insignito
del «PrimiDieci»
«Ai giovani dico credete
nei sogni e impegnatevi»
l Gianluca De Novi porta alto il nome della
Basilicata negli Usa. Non solo nell’Università di
Harvard, ma partecipando a congressi e collaborando con grandi nomi e società conosciute in
tutto il mondo. Ma, come docente, che tipo è? «Ho
un rapporto informale con chi mi circonda e soprattutto con gli studenti – spiega –. Non amo farmi
chiamare “professore”, al contrario preferisco che
usino direttamente il mio nome. Lascio ai ragazzi
molto spazio per esprimersi e fare esplodere la loro
creatività. Esigo però la massima dedizione alla
causa, e li considero soprattutto delle risorse preziose. È chiaro, poi, che fare parte di Harvard dia
un’aura di autorevolezza e consenta praticamente
di arrivare ovunque. Crea anche una pressione
dovuta alle aspettative di chi ti circonda nel sapere
che ne fai parte, così come si è responsabili di
rappresentare quella università. Oltre il mio Paese». Quell’Italia che costringe i suoi talenti migliori, che pure ha formato, ad andare via per
esprimersi ed essere apprezzati in Nazioni dove si
investe sulle idee e sugli individui. Nonostante
questo, il suo legame per le origini è fortissimo: «Se
posso fare qualcosa per la Lucania, lo faccio col
cuore. E vorrei farlo tanto di più. Cerco le persone e
le idee giuste per questo. Ad ora, non c’è stato nulla
a parte qualche approccio. La mia vita ora è a
Boston e, nonostante tutto, sto cercando di portare
indietro qualcosa per i lucani. Se tornerò a vivere
in Basilicata? È difficile, perché quello che faccio è
importante non solo per me. La mia ricerca è
indirizzata ad aiutare la gente, e la posso realizzare
solo dove ho speranze di farla. Mi impegno molto
per dare agli studenti italiani la possibiltà di venire
negli Usa a fare esperienze, a formarsi, a scrivere le
loro tesi di laurea nei miei laboratori specie in
ingegneria e informatica. Chi volesse candidarsi,
può inviarmi il curriculum vitae all’indirizzo
email: [email protected]. Mi preme, però, fare arrivare un messaggio ai giovani, quelli tra
i 18 e i 30 anni di età, che fanno piani per il futuro e
stanno cercando di costruire qualcosa. Dico loro
che non è importante dove sei nato. Se credi in
qualcosa e ti impegni perché si realizzi la tua idea,
puoi arrivare dove vuoi. Da ragazzino ero convinto
che l'essere nato in Basilicata fosse uno svantaggio
perché, ad esempio, dovevo mandare a comprare
libri e cercare riviste specializzate altrove. Vedevo
la cosa molto penalizzante per poter seguire i miei
interessi come volevo. Ma mi sono ricreduto: non
succede solo nei film che i sogni possano avverarsi.
Se davvero vuoi una cosa, se pure non la otterrai
tutte le volte, almeno ci arriverai molto vicino. È
importante avere un obiettivo da conseguire». [e.f.]
CARATTERE
SEMPLICE
Con gli studenti
ha un rapporto
informale.
Ma esige massimo impegno
e studio serio
.
Lo scorso novembre
Gianluca De Novi è stato insignito a New York di un riconoscimento per i giovani
talenti italiani e italoamericani distintisi negli Usa nei
più svariati settori. Le loro
biografie e i meriti conseguiti sono stati raccolti nelle
pubblicazioni “PrimiDieci”
e “PrimiDieci-Under 40”,
realizzate dallo scrittore
Riccardo Lo Foro. Le premiazioni sono avvenute nel
corso del 126.mo Gala annuale della Italian American
Chamber of Commerce (la
Camera di Commercio Italo
americana, istituzione fondata nel 1887) che si è svolto nella cornice del celebre
locale Cipriani, sulla 42.ma
Strada, al quale hanno partecipato oltre 500 ospiti, tra
i quali importanti personalità del mondo degli affari,
della finanza, della politica e
della cultura, quali rappresentanti del successo dei
nostri concittadini e oriundi
al di là dell’Atlantico.
[e.f.]
RASSEGNASTAMPA
XII I MATERA CITTÀ E PROVINCIA
SCANZANO JONICO
Mercoledì 19 marzo 2014
MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE «LITIGANO» PER L’AFFIDAMENTO DEI LOCALI AI CARABINIERI
Dopo il commissariato
ora tocca alla caserma?
FILIPPO MELE
l SCANZANO JONICO. Dura controversia
tra opposizione di centrodestra e maggioranza di centrosinistra per l’affidamento in comodato d’uso gratuito dei locali dell’ex centro
anziani di Via Morlino al Comando dei carabinieri per farne una caserma dell’Arma.
Ha cominciato l’opposizione con una nota a
firma Raffaello Ripoli: «Il sindaco Iacobellis
ha “sbroccato” e con lui i “mollicci” assessori. Sono impazziti. Queste le considerazioni
che ci sono venute alla mente nel leggere una
delibera, adottata alle 16.30. Forse a pranzo si
erano ubriacati tutti. Nella stessa, dopo aver
richiamato la delibera con cui si approvava il
progetto di riqualificazione dell’edificio di
via Morlino da concedere gratis all’Arma, si è
sostenuto che non era stata specificata la
durata del comodato e che, vista la richiesta
del Comando carabinieri con cui si chiedeva
un uso gratuito non inferiore ad anni sei, era
necessario provvedere. Ci saremmo aspettati
che la Giunta indicasse la durata in anni sei
sicché dopo il Comune potesse percepire un
canone. Ma sindaco ed assessori, invece, deliberavano la durata del comodato gratuito in
50 anni. Il Comune ha rinunciato per 44 anni a
percepire un canone. Ipotizzando un fitto minimo di 500 euro mensili fanno 264.000 euro. Il
sindaco e gli assessori sono impazziti si o
no?». E questa la replica della maggioranza
affidata al vicesindaco Angelo Lunati (Psi):
«Abbiamo dato per 50 anni il locale in comodato d‘uso ai carabinieri per far risaltare
la nostra volontà di arrivo dell’Arma. Così
abbiamo fatto con la parrocchia affidandole
la chiesetta del palazzo baronale. Forse che
qualcuno, dopo sei anni, avrebbe chiesto il
fitto al Comando generale? La Polizia di Stato
che è stata qui per 30 anni in locali pubblici,
siano essi della Regione o del Comune, non ha
mai pagato un fitto. L’interesse pubblico è
quello di avere un servizio importante. Se
fosse rimasto il Commissariato avrebbe pagato un canone? E non dovevamo spendere
280 mila euro per restaurare lo stabile inagibile? A qualcuno va stretta la sicurezza di
questo paese? I carabinieri arriveranno. Sul
linguaggio offensivo di Ripoli e dei suoi diciamo che ognuno parla come mangia. Non
possiamo inseguire a livello cosi basso i nostri oppositori. Ad ogni Giunta, però, ci sottoporremo alla prova del palloncino. In caso
di positività ci rivolgeremo a qualche associazione operante nel nostro territorio».
PISTICCI
I cittadini denunciano
Sicurezza, ritorna
alla carica il comitato
Problema sicurezza. Si è rifatto vivo il Comitato pro commissariato. «Ci è pervenuta – ha scritto il portavoce Nicola Suriano - la
risposta del prefetto ad una nostra nota del 7 gennaio con cui rilevavamo che dopo 8 mesi dal
trasferimento del commissariato
a Policoro non era stata istituita la
stazione del carabinieri. Il prefetto ci ha informati che è in itinere
l’istruttoria per una stazione
dell’Arma a Scanzano e che essa
è all’esame del ministero dell’Interno. Prendiamo atto dell’informazione ma rileviamo che dalla
nostra nota sono trascorsi altri 2
mesi e mezzo e che il servizio
non è stato istituito e non sappiamo quando ciò avverrà visto che
ancora manca la decisione del
ministero dell’Interno».
[fi. me.]
PIERO MIOLLA
BERNALDA
l PISTICCI. Il sindaco di Pisticci,
Vito Di Trani, «pensa all’effetto
dell’inquinamento in Valbasento,
ma non dimentichi la causa». No
Scorie Trisaia interviene dopo la
richiesta del primo cittadino pisticcese, fatta alla Regione, di applicare per la Valbasento il principio di precauzione. A giudizio di
No Scorie esso «si applica a priori
quando non si hanno quelle garanzie imparziali e scientifiche di
tipo tecnico, economico, ambientale
e sociale sull’impatto ambientale di
CIRCOLO GRIECO E FORUM DEMOCRATICO
EX ASILO NIDO La struttura destinata a stazione dei carabinieri
«NO SCORIE» LO PROPONE AL POSTO DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE IPOTIZZATO DA DI TRANI
«Al bando il trattamento
dei rifiuti in Valbasento»
AMBIENTE L’area industriale basentana
POLIZIA La sede che ha ospitato il commissariato
PISTICCI
un impianto industriale, di una
discarica o di un impianto di trattamento di reflui petroliferi prima
di farlo entrare in funzione. In
Valbasento il danno è già stato
creato e l’unico principio di precauzione che si può applicare è
quello di non autorizzare gli impianti a trattare altri rifiuti
nell’area: Di Trani deve opporsi al
rinnovo dell’Aia a Tecnoparco ed a
tutti gli altri impianti presenti nel
territorio per evitare altro inquinamento, danni alla salute, all’ambiente ed all’agricoltura. Siamo una
regione di produttori agricoli e
mentre gli operatori del trattamento rifiuti possono riconvertirsi in
altri settori, l’intera economia agricola no». Da qui, dunque, l’invito a
Di Trani a rendere «partecipe la
popolazione quando sarà chiamato
in conferenza di servizio in Regione
ad esprimersi sul rilascio dell’Aia a
Tecnoparco. Alle conferenze di servizio vanno convocate le amministrazioni della valle e della fascia
jonica, i cittadini, le categorie colpite, gli agricoltori, associazioni e
movimenti del contesto sociale del
Metapontino». Infine, No Scorie avvisa Di Trani di non illudersi di
poter «ottenere benefici economici
dal petrolio, dal gas o, peggio ancora, dalla filiera dei rifiuti petroliferi: non otterrà alcun beneficio economico che possa compensare i danni subiti dalle popolazioni e dalle economie locali,
perché la legislazione non lo prevede».
L’EFFETTO DELLA SOPPRESSIONE DI SERVIZI PUBBLICI SU UN’AREA STORICA
Appello delle associazioni
a costituire liste civiche
per le comunali di maggio
Piazza Umberto I è ormai deserta
dopo la chiusura del tribunale
l BERNALDA. Movimenti
culturali e associazioni territoriali si stanno organizzando
per farsi trovare pronti alle
imminenti consultazioni amministrative del 25 maggio.
Il Circolo “Berardino Grieco” e il “Forum democratico”
si sono riuniti in un’assemblea
pubblica per invitare militanti
e cittadini a rifuggire dalla
logica della partitocrazia, dando vita a liste civiche che accorcino le distanze tra cittadini e politica. “Bisogna cercare nuovi canali - è stato detto
- per una partecipazione più
efficace della gente, vista la
crisi dei partiti tradizionali.
Gli stessi partiti riconoscono il
loro scollamento dalla società.
A Bernalda solo il Pd sembra
un partito meglio organizzato
degli altri, ma funziona secondo schemi Novecenteschi.
Da 20 anni è al potere e determina le sorti della cittadina
jonica, con risultati, purtroppo, non esaltanti e un declino
l PISTICCI. Bella, spaziosa, alberata, ben pavimentata, modernamente illuminata, sempre popolata, incrocio di cinque importanti arterie del
centro storico tra cui il Corso Margherita salotto
di città, ma anche sede di affaccio dell’antica e
suggestiva chiesa di Sant’Antonio e del palazzo
degli uffici da qualche anno trasformato in Tribunale, ora dismesso. Questa è la Piazza Umberto
I° di Pisticci, sicuramente una delle più ammirate
del Metapontino. Da questo spazio, teatro ultracentenario di agguerrite battaglie politiche, sono passati importanti personaggi della politica, della cultura,
della musica leggera e dello spettacolo. Ebbene, da qualche mese,
la piazza si è improvvisamente
trasformata in un vero e proprio
deserto, terribilmente spopolata
e priva di quella straordinaria vitalità che invitava
a frequentarla. Presenze sporadiche di persone
che l’attraversano o di qualche ragazzo interessato
a tirare qualche calcio alla palla. Poi più nulla. Una
piazza completamente addormentata, tenuta timidamente in vita dai frequentatori occasionali
della farmacia, di due bar, della Biblioteca Comunale, dai soci dello storico ultracentenario Circolo Metapontino e della sede degli anziani. E’ così
di giorno e di sera e a guardarla, per chi da sempre
conclamato”. Circolo Grieco e
Forum, perciò, chiamano a
raccolta
i gruppi organizzati che, nei
mesi scorsi, si sono battuti per
campagne di grande civiltà:
dalla difesa dell’Ospedale di
Tinchi alle questioni petrolifere. Li hanno invitati a voltare
pagine, proponendo una serie
di linee guida, come il superamento di divisioni e contrapposizioni davanti alle
emergenze del Comune; evitando militanze da tifoseria
sportiva e pregiudizi. Per i due
movimenti “occorrerebbe sviluppare spirito di collaborazione, appartenenza e solidarietà, indispensabili per la crescita civile ed economica. Per
evitare che la vittoria vada,
ancora una volta, ai collettivi
politici di mestiere, tra l’indifferenza dei cittadini e isolamento dal contesto civile.
Uscire dal pantano vuol dire
sganciarsi dagli interessi di
[a.mor.]
parte”.
l’ha conosciuta frequentatissima, ti prende uno
sconforto quasi da farti piangere. Ma come mai si è
verificato tutto questo in pochi mesi ? Causa principe, la soppressione del Tribunale. Una istituzione importantissima per la vita della città, che
ogni giorno richiamava a Pisticci centro tantissima gente proveniente da altri centri, soprattutto
avvocati e loro clienti, ma anche consulenti, professionisti di ogni genere che facevano capo agli
uffici giudiziari. Così veniva vivacizzata la piazza, ma anche i
bar e i vari negozi, non solo quelli che si affacciano sullo spazio
pubblico. Ma sarà sempre così ?
Ci auguriamo di no, dal momento che sembra prossimo il trasferimento nei locali del palazzo
che fino al 7 ottobre scorso ha
ospitato la sede staccata del Tribunale, degli uffici municipali ora sparsi in tre o
quattro sedi in svariate zone dell’abitato. Un’idea
questa del sindaco Vito Di Trani, che ha fortemente voluto il ritorno nel cuore cittadino dei suoi
uffici più importanti, sicuramente apprezzata dalla popolazione pisticcese che ama e rispetta la sua
città, la difende e la vuole sempre al centro dell’attenzione della vita politica, amministrativa, sociale e culturale della nostra regione. Compresa
[m.s.]
piazza Umberto, naturalmente.
VUOTA E DESOLATA
Uno spazio bello,
alberato, illuminato ma
ora addormentato
le altre notizie
POLICORO
Gli scrutatori selezionati
tra studenti e inoccupati
n «Gli scrutatori per le elezioni
europee saranno scelti, come è
avvenuto per le elezioni regionali, tra gli iscritti negli appositi elenchi comunali che risultino in stato di inoccupazione,
disoccupazione e studenti». Lo
rende noto il sindaco Rocco
Leone, che ha preso parte nei
giorni scorsi, in qualità di presidente, alla Commissione elettorale comunale per definire i
criteri di nomina degli scrutatori per le prossime consultazioni elettorali di maggio per la
nomina dei rappresentanti nel
Parlamento europeo. «La nostra iniziativa – ha detto Leone
– è stata presa ad esempio anche da altri comuni più grandi
del nostro, anche del nord Italia, a riprova del fatto che il
buon senso della politica policorese esiste e viene messo in
pratica». L’avviso pubblico è
scaricabile sul sito dell’ente
[n.buc.]
www.policoro.gov.it.
SCANZANO JONICO
Le tecniche di potatura
sugli agrumeti
n Prove dimostrative sul campo
di potatura manuale e meccanica degli agrumi nelle aziende “Casa Teresa” Motta e
“Santa Fara” Riccardi. L’iniziativa è organizzata dal Covil
(Consorzio vivaisti lucani) di
Scanzano, a cura dell’agrono[fi.me.]
mo Vito Virelli.
NOVA SIRI
Lavori sulla «Jonica»
chiuso un tratto di corsia
n L’Anas comunica che sarà
chiusa a Nova Siri, dalle 12 di
oggi e sino alla fine dei lavori,
la corsia in direzione Nord
della 106 Jonica, nel tratto tra
il km 417,380 e il km 418,710. Il
provvedimento si è reso necessario per consentire il prosieguo dei lavori di ampliamento
dell’asse viario nell’ambito
della “Variante di Nova Siri”.
I veicoli diretti a Taranto saranno deviati sulla viabilità di
servizio adiacente alla carreggiata chiusa al traffico. [fi.me.]
RASSEGNASTAMPA
LETTERE E COMMENTI I XIII
Mercoledì 19 marzo 2014
SARO ZAPPACOSTA *
MIKO SOMMA *
Quelle solite faide interne
Il centro storico
e la «nuova» città
L’
eterno coordinatore, infatti,
non ha invitato a intervenire, come invece ha fatto
per altri, Giuseppe Moles –
uomo di fiducia di Berlusconi – all’assemblea del partito a Potenza. Episodio
odioso. Molti iscritti vorrebbero un
chiarimento politico.
Un interrogativo feroce ed eclatante al
tempo stesso, percorre le stanza di Forza
Italia e balza automaticamente in quelle
degli ambienti politici e giornalistici
lucani: è forse esplodo, ci si chiede, un
forte contrasto tra il Coordinatore regionale Cosimo Latronico e il Responsabile per la Campagna elettorale di FI
in Basilicata, l’onorevole Giuseppe Moles?
Difficile rispondere all’interrogativo,
perché stranamente in Forza Italia è
sceso uno strano clima: sospetti, timori,
addirittura paura, visto e considerato
che il coordinatore regionale, Cosimo
Latronico, è uomo che difficilmente
subisce pressioni o diktat senza reagire.
Evidentemente questa volta potrebbe
aver reagito in un modo forse discutibile
alla decisione di Berlusconi di nominare
Giuseppe Moles suo consigliere responsabile per la campagna elettorale del
partito. E proprio perché Latronico sa
togliersi il sassolino dalla scarpa avrebbe colto la prima occasione per far
vedere che vuole mettere in disparte
uno dei fedelissimi di Berlusconi, non
includendo il suo nome tra i relatori
presenti all’assemblea di Forza Italia
che si è svolta lunedì scorso. Il nome di
Giuseppe Moles, infatti, non c’è perché
l’elenco degli esponenti di partito invitati a riflettere su «Un progetto per la
Basilicata, per il Paese, per l’Europa» è
stato il seguente: On. Nicola Pagliuca,
Dott. Antonio Stigliano, Dott Mariano
Pici, Avv. Michele Napoli, On. Cosimo
Latronico, On. Raffaele Fitto. Il tutto
sotto una foto di Berlusconi osannato
dai suoi fans.
Come ben si vede, non c’è il nome di
Moles, da me definito in un precedente
articolo il «Toti Lucano»: anche i sassi
sanno che è un fedelissimo di Berlusconi. Incredibile! Assurdo! Infantile e
odioso! Perché è come se Forza Italia di
Basilicata non abbia voluto invitare,
non un millantatore, ma uno dei suoi
più importanti riferimenti nazionali.
Dubbi, supposizioni, interrogativi di rito a parte, poiché il caso è allarmante
per la trasparenza politica e il futuro di
Forza italia, equivoco e incerto, e poiché
c’è solo un dato certo (il manifesto
pubblico di FI) che illumina il quadro
politico e i dirigenti di Forza Italia di
Basilicata, chiediamo pubblicamente al
Coordinatore Regionale lucano il perché
di questa esclusione, se il tutto sia nato
da un equivoco, un comprensibile errore o da un’evidente mancanza di rispetto. E non varrà come risposta che ci
si dica che il manifesto era stato stampato prima della nomina di Moles, come
ci è stato riferito da forze interne al
partito, poiché bastava rifarlo.
Ove non si dovesse ricevere risposta
alcuna, riterremo legittimo supporre
che in Forza Italia di Basilicata valgono
le solite faide interne, altro che rilancio!
Il risultato dell’esclusione di Moles è
che in molti ci hanno detto che per
questo non hanno partecipato all’assemblea regionale di Forza Italia.
[* giornalista]
PIETRO CAMPAGNA *
Regolamento urbanistico
C
SEGUE DA PAGINA I >>
iò comporterà, in buona sostanza, che, fatti salvi i piani
attuativi già regolarmente approvati entro tale data, tutto il
resto delle previsioni urbanistiche del medesimo Regolamento Urbanistico, è destinato a decadere ed a rimanere
inattuato, almeno sino a quando l'Amministrazione non avrà provveduto, secondo le previsioni della legge regionale n. 23/1999, all'approvazione di un nuovo piano operativo. Ciò, ovviamente, con
buona pace di numerosi Consorzi edilizi ed anche di quei singoli
imprenditori che, pur essendosi nel frattempo attivati, vedranno comunque vanificati tutti gli sforzi (spesso assistititi dall’investimento di
ingenti risorse economiche) sin qui fatti per costituire i consorzi,
prima, e per procedere alla predisposizione, poi, di tutta la imponente
documentazione tecnica preordinata all’approvazione dei piani, previa acquisizione di tutti i pareri necessari, non ultimi quelli di alcuni
uffici regionali che necessitano, a volte, di tempi inevitabilmente
lunghi.
Ora, tale evenienza può anche essere sottovalutata o ritenuta addirittura normale ed ininfluente, come ho già avuto modo di verificare
personalmente in taluni ambiti, evidentemente troppo inclini a ritenere perfetta una legge, per l’appunto la n. 23/1999 e per i quali è,
quindi, del tutto scontato che, dopo appena cinque anni dall'appro-
vazione del regolamento urbanistico di una Città complessa e complicata come Potenza, si possa tranquillamente voltare pagina e riprogrammare lo sviluppo urbanistico del territorio attraverso i piani
operativi. Ma, per chi come il sottoscritto, ha vissuto giorno dopo
giorno tutte le difficoltà di un corretto approccio culturale alle nuove
logiche urbanistiche e di applicazione di uno strumento così innovativo e rivoluzionario, almeno per le nostre realtà, tutto ciò non è
assolutamente né scontato né irrilevante. Anzi in un momento così
delicato, quale quello che la difficile crisi economica sta sempre più
connotando, pensare che si possa bloccare lo sviluppo urbanistico ed
edilizio della Città, così come programmato solo cinque anni orsono, e
con questo mortificare un settore importantissimo per l'economia
cittadina e comprensoriale, mi appare una eventualità talmente inaccettabile da imporre misure tanto urgenti quanto eccezionali. È per
queste e per tante altre circostanziate motivazioni (già esposte in una
mia personale nota, inviata il 5 marzo scorso anche all'Assessore ed al
Direttore Generale della Regione Basilicata, competenti per materia),
che ho ritenuto di segnalare la necessità e l’opportunità che il Consiglio
regionale approvi urgentemente un apposito emendamento alla legge
regionale n. 23/1999, nelle more di una sua più profonda ed organica
revisione, come viene da più parti e da lungo tempo richiesto.
[* assessore comunale di Potenza]
NICOLA GIANSANTI *
Sistema economico e burocrazia
A
vere il coraggio di analizzare seriamente il sistema economico
con le sue regole e le sue limitazioni, partendo dal mercato del
lavoro e dalle esigenze della piccola e media
impresa, dovrà rappresentare il punto di partenza di qualsiasi analisi futura. Un sistema
economico troppo burocratizzato, incapace di
rispondere alle vere esigenze delle piccole e
medie imprese oggi rappresenta un grosso
limite alla ripresa economica.
Costruire una PA capace di essere un valore aggiunto per il sistema economico, e non
un peso che rallenta le capacità competitive
delle nostre imprese, dovrà essere il punto di
approdo di un’azione forte da porre in essere
anche a livello regionale.
Abbiamo la necessità di costruire un modello di sviluppo economico chiaro e credibile. Oggi il problema è, Keynesianamente
parlando, incrementare la domanda di beni di
consumo. Le scelte paventate dal Governo
Renzi in merito alle manovre volte a ridurre il
cuneo fiscale ed incrementare la capacità di
spesa dei lavoratori dipendenti, vanno in questa direzione.
Il calo del Pil è stato determinato da un calo
del consumo interno lordo tanto che le imprese che esportano rimangono competitive
sui mercati internazionali e crescono di pari
passo con le imprese tedesche.
Continuare a pensare che il Pil non cresca
perché il mercato del lavoro è ingessato risulta pura follia. Dobbiamo creare le condizioni per incrementare i consumi e ciò non
avviene certo attraverso politiche di austerità
che vanno assolutamente abbandonate nel
più breve tempo possibile.
Bisogna rivedere al più presto il sistema di
ammortizzatori sociali. Non possiamo più
permetterci di erogare prestazioni economiche improduttive senza poter utilizzare socialmente le prestazioni lavorative dei soggetti che ne beneficiano.
Creare una banca ore lavoro utilizzabile
dagli Enti locali per prestare servizi sociali o
di pubblica utilità potrebbe rappresentare
una risposta concreta ed immediata alle esigenze quotidiane cui sono chiamati a dare
risposte i nostri amministratori locali.
Immaginare la possibilità di utilizzare i
lavoratori in mobilità (o che godono di altri
analoghi ammortizzatori sociali) in progetti
di servizi di assistenza alle persone inserite
negli elenchi dei servizi sociali comunali o
altre attività analoghe che possono riguardare la piccola manutenzione piuttosto che la
guardianìa di immobili pubblici, strade, ville,
ecc. Questo non significa drogare il mercato,
né tanto meno risolvere i problemi del lavoro,
si tratta però di dare un segnale rispetto alla
possibilità di trasformare la spesa pubblica
erogata in tale ambito in spesa produttiva e
moltiplicativa del Pil invece che essere mero
assistenzialismo. Si potrebbe immaginare la
realizzazione di buoni lavoro per progetti di
pubblica utilità e reddito minimo collegato a
periodi di formazione garantito per giovani
inoccupati;
Occorre una radicale riforma dell’inter-
vento pubblico nell’economia, rimodellando
le istituzioni per innovare le modalità con cui
si erogano i servizi pubblici ai cittadini.
Abbiamo inoltre l’esigenza di accelerare su
alcuni temi importanti e caratterizzanti quali
ad esempio il potenziamento ed il rilancio dei
centri per l’impiego con una riforma seria e
strutturale per creare dei centri in grado di
rispondere seriamente alle esigenze del mercato del lavoro. Inoltre non si può dimenticare
il versante dell’offerta di lavoro con particolare attenzione a settori quali ad esempio il
sistema del micro credito e dei prestiti a soggetti non bancabili, in modo da consentire ad
imprenditori in difficoltà finanziarie o che
non hanno garanzie reali per poter comunque
garantire i propri investimenti con bilanci
che dimostrino redditività e solvibilità con
risorse proprie, di poter finanziare le attività
che si dimostrino redditizie sul mercato.
Per poter sviluppare una linea politica seria e costruttiva capace di incidere sui processi produttivi del territorio si ritiene utile
ed indispensabile aprire un confronto serrato
con la società civile e soprattutto con le forze
politiche e sociali oltre che sindacali e produttive, attraverso un percorso tematico che
vedrà da qui a qualche mese la realizzazione
di alcuni workshop in cui discutere specificatamente di alcuni temi particolarmente
pregnanti e da cui far emergere la linea di
azione del partito all’interno delle singole
istituzioni territoriali in cui vi è la presenza
di amministratori socialisti.
[* componente consiglio nazionale Psi]
C
omprendere le ragioni della crisi di Potenza, equivale forse ad intuirne la soluzione che, sebbene sia
altra cosa dalla volontà effettiva di perseguirla, è già
un primo passo nella direzione giusta, ma può una
città cresciuta disordinatamente, con il mattone ed il metro
cubo come strumento di regolazione, salvarsi dal declino
senza salvare il suo centro storico?
Il centro storico di una città, lungi dall’essere solo la sua
parte più antica, è soprattutto un luogo di riconoscimento di
una identità collettiva, il processo emotivo cioè del sentirsi
parte integrante di una comunità, processo che richiede un
luogo fisico, il centro storico appunto, e degli attori protagonisti, i cittadini, e mentre i secondi possono sopravvivere
senza il primo, il primo non sopravvive senza i secondi.
Un centro storico ha così necessità di essere vissuto, abitato, riconosciuto, identificato, e se in una città l’urbanistica
cui ha insegnato essere le funzioni a determinare l’approccio
emotivo dei cittadini verso un luogo, quale sia la funzione di
un centro storico appare evidente essere il “luogo del riconoscimento del se nel noi”, non potendo più per ovvie
ragioni di spazio e morfologia determinare ampie funzioni
produttive in senso stretto. Il centro storico di Potenza, più che
privato dei suoi cittadini, appare oggi privato di quella funzione di riconoscimento dell’appartenere ad una comunità
che vi si incontra, sentendolo “luogo deputato”, ed è forse per
tale ragione, che si aggiunge ovviamente ad una serie di
ragioni peraltro note ed ampiamente dibattute, che oggi la sua
crisi appare quasi irreversibile, nascendo la sua crisi commerciale ed urbanistica forse più da questa carenza di sentimento che da altri fattori.
La città di Potenza già negli anni seguenti al terremoto
comincia un precipitoso e disordinato percorso di allungamento e rarefazione dei suoi quartieri che perdono connessione al centro storico per la mancanza di “cerniere urbanistiche”, punti di snodo di una funzione urbana, finendo
per trasformarsi ciascuno in un piccolo abitato, spesso peraltro sconnesso persino dai quartieri limitrofi, in un processo tipico delle grandi realtà metropolitane ed il cui elemento più visibile è quella “vita di quartiere” che tende a
riprodurre i luoghi di aggregazione in spazi chiusi, bar,
palestre, oratori, circoli, spesso mancando questi stessi quartieri per sciatteria urbanistica di luoghi all’aperto in grado di
catalizzare significativamente il senso di appartenenza a quella comunità più stretta che è il quartiere residenziale di più
vecchia edificazione (casi di rione verderuolo, rione risorgimento, rione lucania, etc).
Ma evidentemente nella nostra città alcune linee di sviluppo edilizio hanno creato vere e proprie “insulae” urbanistiche del tutto sconnesse dal nucleo cittadino, e che, lungi
dall’essere definibili quartieri, paiono assumere più le sembianze di dormitori dove la stessa identità dell’appartenere
alla comunità diviene eterea, impalpabile, persino assente,
consumandosi le relazioni dei suoi abitanti più nei luoghi di
lavoro che nella fisicità relazionale con gli altri residenti nel
quartiere (macchia romana, macchia giocoli, poggio tre galli,
malvaccaro, per alcuni versi bucaletto). Ed in questo caso
stiamo parlando di circa 12000 abitanti di questa città.
Discorso a parte meritano poi le contrade, nella quasi
unicità di una città che conta circa 17000 residenti “fuori dalla
mura della città”, una realtà dove al dato storico-culturale
della vecchia contrada agricola autosufficiente, ma non avulsa dalla città, si è aggiunto il dato residenziale di molte
famiglie che si sono trasferite in ville e piccole palazzine sorte
nel nulla in zone fino a pochi anni prima del tutto di uso
agricolo e prive di qualsiasi riferimento comunitario.
In poche parole la città di Potenza si è rarefatta, perdendo
nel tempo ogni contatto con il centro storico sia nelle funzioni
amministrative e commerciali che in esso vi risiedevano e che
in numero sempre più massiccio e per molteplici fattori si
sono traferite altrove, sia come luogo di incontro, in un
processo collettivo di dis-identificazione che in parte è legato a
tendenze socio-antropologiche generali, in parte a questioni
più strettamente locali che riguardano la scorretta programmazione urbanistica con la quale si sono governati i processi
edilizi più che le funzioni di indirizzo degli stessi in una
visione urbanistica.
Appare così più conseguenza di questa scorretta programmazione la crisi di funzione che anticipa e determina la crisi
commerciale ed abitativa del centro storico, piuttosto che
essere legata ad altri fattori epifenomenici quali la creazione
di una ztl “critica” o l’abbandono del centro storico da parte
degli uffici pubblici (fenomeno questo legato a contesti normativi specifici che obbligano ad una serie di parametri quali
un certo numero di parcheggi disponibili, l’abbattimento
delle barriere architettoniche, la maggiore facilità di accesso).
Scorretta programmazione urbanistica, ma anche scorretta programmazione della veicolarità del sistema dei trasporti, una certa tendenza alla “vetrinistica” dell’evento culturale scelto come funzione di elezione del centro storico che
ne ha imbalsamato la fruizione dello stesso come salotto
buono e non come luogo popolare, e molte altre cause (mercato
degli affitti e delle compravendite) hanno determinato una
crisi quasi terminale in un centro storico che è la stessa
morfologia della città a volere che ritorni ad avere una sua
funzione specifica di raccordo tra i quartieri, raccordo che
ovviamente se poco può esserlo materialmente, molto invece
può diventarlo in un’ottica di ripensamento globale delle sue
funzioni, a partire dalla considerazione che è ciò che non
trova spazio nelle dinamiche sociali e produttive dei nuovo
quartieri a dover essere oggi riallocato ed esaltato come
motivo per un ritorno dei cittadini potentini nel centro storico.
[* lettore]
RASSEGNASTAMPA
repubblica.it
Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini
Dopo le primarie dell’8 dicembre che hanno eletto il nuovo segretario, per il partito impennata di ‘like’ e ‘followers’ su Facebook e Twitter. Un trend in crescita che spinge il Nazareno a utilizzare il web per creare una piattaforma unica in cui base e
leader siano sullo stesso piano
di MICHELA SCACCHIOLI
Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini
Matteo Renzi varca l’ingresso del Nazareno a Roma, sede del Partito democratico
ROMA - L’hanno battezzata ‘Pd community’. Per “ricostruire il partito” e far sì che le nuove tecnologie siano strumento utile
a riavvicinare i cittadini alla politica. Non solo. L’obiettivo reale è mettere in circolo le idee, condividerle e camminare tutti
sulla stessa strada: una piattaforma online che tenga dentro il contributo di ogni singolo territorio. L’elezione di Matteo Renzi
a segretario democratico - era l’8 dicembre dello scorso anno - e la successiva ‘staffetta’ con Enrico Letta ai vertici di Palazzo
Chigi hanno accelerato un processo su cui da tempo gli stessi militanti sollevavano istanze.
Al lungo e ripetuto dibattito sulla forma partito, infatti, lo scorso anno si era affiancato un altro interrogativo: quale metodo
fosse meglio usare per rafforzare i cosiddetti “corpi intermedi” in crisi ormai da un pezzo. I circoli, la base. La risposta, almeno
in parte, la fornisce il web. A mettere fine alla politica del ‘Lei’, ci ha pensato lo stesso Renzi, che su Twitter qualche mese fa
ha inaugurato i #matteorisponde. Certo, come dice Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione della segreteria Pd, non
basta un hashtag a ridurre le distanze e a dare vita a una forma - virtuale ma reale - di democrazia partecipata.
I numeri forniti dai social come ‘ritorno’, però, qualcosa dicono. Ad esempio, dall’8 settembre 2013 al 4 marzo 2014, la pagina
Facebook del Pd ha totalizzato 13.369 nuovi ‘mi piace’. Nel dettaglio, la data delle primarie (l’8 dicembre) segna un’ulteriore
accelerata. Dall’8 settembre all’8 dicembre, infatti, i nuovi fan sono stati 5.675. Quelli dall’8 dicembre al 4 marzo sono arrivati
a quota 7.694. Sempre nei 6 mesi, l’engagement (cioè quel ‘coinvolgimento’ che misura il successo del messaggio condiviso con
il pubblico e che ha l’obiettivo di stringere legami forti tra il brand e i suoi fan) con la pagina Fb del Pd, espresso in numero di
‘mi piace’, ‘commenti’ e ‘condivisioni’ ha visto un notevole aumento dei ‘like’ ai post pubblicati dal 15 febbraio (Renzi premier)
a oggi.
Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini
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Ma anche l’analisi dei followers su Twitter restituisce cifre in salita. Dall’8 dicembre 2013 al 4 marzo 2014 l’incremento di chi
‘segue’ l’account Pd è di 21.434 unità in 3 mesi.
Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini
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Di fatto, quasi il doppio di quelli ‘acquisiti’ tra l’8 settembre e l’8 dicembre 2013 (12.756 followers).
Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini
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Dal trend, inoltre, si evince che, sempre negli ultimi 3 mesi, l’account Tw @pdnetwork (113mila followers) mostra ritmi di
crescita (+26,14%) superiori a quelli di tutti gli altri partiti tradizionali.
Va da sé che in qualche modo è col M5S che si devono fare i conti (276mila followers). In casa Pd, tuttavia, ci tengono a rimarcare le distanze nel metodo e nelle finalità: il nuovo processo partecipativo non dovrà essere più top down (dai leader alla
base) ma bottom up (dalla base ai leader). Lo scopo è passare dalla metafora comunicativa del sito web a quella della ‘app’, dal
personal computer all’iPhone: un’impostazione meno rigida e centralizzata, più liquida e distribuita.
Fulcro del lavoro saranno le ‘what room’ (in costruzione una per ogni regione), dove confluiranno le idee dall’alto e dal basso.
Accanto a facilitatori, esperti e progettisti, anche i ‘big data’, quei dati, cioè, che vanno oltre i numeri nudi e crudi, ma che
analizzano il sentiment, il gradimento e i flussi a seconda di quel che accade: le elezioni europee sono alle porte. E con le sue
promesse Renzi si sta giocando tutto.