RASSEGNASTAMPA RASSEGNASTAMPA 19 marzo 2014 RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianodellabasilicata.it ANNO 13 - N. 77e 1,20 in abbinata obbligatoria con Italia Oggi Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466 Luongo per l’area Cuperlo, poi i renziani Braia, Margiotta, Mitidieri e Paradiso per Civati Segreteria Pd: folla di candidati, c’è anche Polese Partito ai materassi, il governatore rimescola le sue alleanze elettorali SANTORO alle pagine 6 e 7 GLI ABITI USATI di LUCIA SERINO a pagina 7 UN SINDACO PER POTENZA Pittella chiarisce la sua posizione all’indomani della contestazione di Marsico LETTERA AL PARTITO DEMOCRATICO «Non siamo la terra dei fuochi Ma non utilizzare il petrolio sarebbe un suicidio» di PAOLO ALBANO HO deciso di scrivere a quelli ai quali tocca cercare un nome che metta tutti d’accordo per guidare per i prossimi cinque anni la nostra città. In questi giorni solo una continua a pagina 16 VI SEGNALIAMO: PROVINCIA DI MATERA «Discriminati dalla Regione» La giunta Stella pronta a dimettersi Franco Stella MATERA «Tutelare salute e ambiente, ma rapporto chiaro con i cittadini, finora il governo regionale non è stato in grado di governare i processi» «Rispettare i patti del ‘98 e avere il coraggio nelle scelte anche a costo di essere impopolari» IL RETROSCENA COM’È NATA LA PROTESTA LABANCA alle pagine 8 e 9 MATERA MELFI POLICORO QUARTO a pagina 10 Mulino Alvino Benedetto investe cinque milioni QUARTO a pagina 27 POTENZA Droga anche all’obitorio Emessi 18 avvisi di garanzia AMATO a pagina 12 Palazzo Lanfranchi aperto alla cineteca lucana Nicola Benedetto Spaccio di cocaina CULTURA Musicamanovella trionfa La storia: in fuga dal Gambia, ospitati in città al contest su Fb a pagina 24 Turismo e social: la promozione con un hashtag e va a Radio 1 Rocco a pagina 15 a pagina 33 19 MARZO FESTA DEL PAPA’ DOVERI E SENSIBILITA’ DI UN PADRE MODERNO di MATTEO CASTELLO NELLA commedia di Terenzio Heautontimorumenos (“Il punitore di se “stesso”), il vecchio Menedemo ha ostacolato l’amore del figlio per una fanciulla priva di mezzi, ma adesso, pentito, punisce se stesso costringendosi a lavorare il proprio campo dalla mattina presto alla sera tardi. continua a pagina 16 40319 9 771128 022007 ALTAVISTA a pagina 44 Spagnoletta RASSEGNASTAMPA Mercoledì 19 marzo 2014 TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI PREVISTI DALLA LEGGE N° 250/90 La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20 LA GAZZETTA DI PUGLIA - CORRIERE DELLE Quotidiano fondato nel 1887 PUGLIE www.lagazzettadelmezzogiorno.it "!' ' %%#'" ! B A S I L I C ATA Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l’Africano 264 - 70124 Bari. Sede centrale di Bari (prefisso 080): Informazioni 5470200 - Direzione Generale 5470316 - Direzione Politica 5470250 (direzione [email protected]) - Segreteria di Redazione 5470400 ([email protected]) - Cronaca di Bari 5470430-431 ([email protected]) - Cronache italiane 5470413 ([email protected]) - Economia 5470265 ([email protected]) - Esteri 5470247 ([email protected]) - Interni 5470209 ([email protected]) - Regioni 5470364 ([email protected]) - Spettacoli 5470418 (cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorni,it) - Speciali 5470448 ([email protected]) - Sport 5470225 ([email protected]) - Vita Culturale 5470239 ([email protected]). Abb. Post. - 45% - Art. 2 C 20/B L. 662/96 - Filiale Bari - tassa pagata - *promozioni valide solo in Puglia e Basilicata - Anno 127° Numero 77 DELITTO DI MONACO: L’INGEGNERE LORUSSO ASSASSINATO IN GERMANIA Potenza, nel fiume trovato il coltello che uccise Domenico TRENI PIÙ VELOCI AL SUD IL MINISTRO DEI TRASPORTI IN VIDEOCONFERENZA Raddoppio Termoli-Lesina Lupi mette fretta al Molise Vendola risolleva il problema del binario unico E Pittella: sì alla Gazzetta per l’Alta Velocità AMENDOLARA IN GAZZETTA BASILICATA A PAGINA III >> PARCO Il luogo dov’è stato ucciso Lorusso MARTELLOTTA A PAGINA 11 >> PROCESSO MEDIASET CONFERMATA LA SENTENZA, IL CAV IN TRINCEA La Cassazione non fa sconti a Berlusconi 2 anni d’interdizione MA IL CAVALIERE NON SARÀ MAI UN «PADRE DELLA PATRIA» di GIOVANNI VALENTINI S ilvio Berlusconi non poteva escogitare una trovata migliore della sua impresentabile candidatura alle europee per dimostrare “coram populo” di non essere un “padre della patria”, come lui pretenderebbe invece di accreditarsi. Candidatura impresentabile in senso tecnico, secondo le leggi vigenti in Italia e in Europa. E impresentabile anche in senso etico, cioè immorale da parte di un uomo politico condannato in via definitiva per frode fiscale ai danni dello Stato, già dichiarato decaduto da parlamentare e anche interdetto per due anni dai pubblici uffici. Che cos’altro può rappresentare una mossa così disperata se non un’operazione propagandistica a fini elettorali? LA STRAGE DI PALAGIANO REGIONE SOTTO CHOC PER L’ORRORE DELL’ALTRA NOTTE: UCCISI UN BIMBO, LA MADRE E IL COMPAGNO PREGIUDICATO Taranto, mafia scatenata Vendetta contro di lui o contro di lei (teste contro i killer del marito) Salvi due fratellini. Renzi: dolore atroce. Alfano invia altri 60 uomini Cura Cottarelli, possibili tagli per 5 miliardi in 8 mesi. Statali sùbito in rivolta contro il piano di 85mila esuberi l Dopo l’incontro con la Merkel, il presidente Renzi affronta lo scoglio della revisione della spesa, con la quale reperire i fondi per finanziare l’annuncio di più soldi in busta paga. Il commissario Cottarelli ste preparando le misure e annuncia un risparmio programmato di 5 miliardi di euro da realizzare entro l’anno. Tra le ipotesi, anche il nodo degli statali (ci sarebbero 85mila esuberi). La Cassazione conferma l’interdizione di due anni di Berlusconi dal pubblici uffici SERVIZI ALLE PAGINE 8 E 9 >> DALL’AMBIENTE IL DESTINO ALLA SICUREZZA DI PIOMBO UNA SFIDA DI UN INNOCENTE DOPO L’ALTRA NATO ORFANO di DOMENICO PALMIOTTI P L’AGGUATO Sulla statale 106 l’assalto all’utilitaria: tre morti foto Todaro l Taranto sotto choc per la strage di lunedì notte a Palagiano, nella quale sono stati uccisi un bimbo di 30 mesi, la mamma e il compagno della donna. Alfano invia altri 60 uomini. Renzi: «Un dolore atroce». ARCADIO, CASULA, COLUCCI, MASSARI E RIZZO ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 5 >> REGALATA A UN ASSESSORE UN’OPERA DELLA PROVINCIA? Venduto all’asta uno dei quadri spariti a Bari SEGUE A PAGINA 21 >> FONDI UE VENDOLA DA DELRIO Grandi imprese il governo verso i tagli degli aiuti in Puglia l . Oggi il presidente della Puglia, Vendola, incontrerà il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Delrio, per sciogliere il nodo dei contratti di programma, gli aiuti all’attrazione degli investimenti delle grandi imprese che sono spariti dalla bozza di Accordo che l’Italia si appresta a chiudere con la commissione Ue per i nuovi fondi 2014-2020. In Puglia, sinora, hanno fruttato 37 accordi per oltre 1 miliardo di euro. SERVIZIO A PAGINA 14 >> QUADRO SCOMPARSO Le «Forchette» di Capotondi PIANO COSTE Puglia, legge sulla tutela via libera dalla giunta SERVIZIO A PAGINA 13 >> l Un caso dopo l’altro: la «Gazzetta» sta indagando sull’arte «abbandonata» e si moltiplicano le segnalazioni. E riemerge il caso del lavoro di Giuseppe Capogrossi acquistato dalla Provincia di Bari e «disperso» nei decenni. Rispunta: venduto all’asta. SIMONETTI A PAGINA 22 >> «CULTURA NUOVA» D’IMPRESA di GIANFRANCO DIOGUARDI A PAGINA 21 >> ensare che un bambino di soli tre anni abbia trovato la morte in un agguato di mala, non può che provocare sgomento e paura. Sgomento perchè dimostra che nel mondo del crimine l’efferatezza non conosce limiti, nè confini; paura perchè evidenzia che i clan, nel momento in cui vedono minacciati i loro interessi, si chiamino droga o altro, non si fermano davanti a nulla. Nemmeno a tre bambini che l’altra sera erano in auto, dalle parti di Palagiano, insieme alla loro madre e al compagno di quest’ultima. Domenico Petruzzelli, di 30 mesi, è morto perchè in quel momento era in braccio alla madre. Gli altri due fratellini si sono salvati dalla pioggia di fuoco solo perchè erano sul sedile posteriore. SEGUE A PAGINA 2 >> di MARISTELLA MASSARI I l destino scritto nel nome. Domenico, tre anni il prossimo agosto e una grande incompiuta: la vita. Quella finita dopo poco più di 30 mesi con un colpo alla testa. Un epilogo contro natura arrivato troppo presto. Domenico aveva fretta di crescere e non credeva troppo alle favole. Eppure ha finito il suo breve giro sulla giostra nelle fauci di un lupo spietato: ucciso in agguato come un boss del narcotraffico. Domenico portava il nome di quel padre che non ha mai conosciuto, ignaro che la sorte gli avesse riservato anche lo stesso destino di piombo e sangue. Perché quando la mafia che avvelena la terra buona del clementine con la gramigna della droga ammazzò il papà a colpi di pistola, il piccolo Domenico non era ancora nato. Vide la luce orfano, tre mesi più tardi e, nel ricordo perpetuo di chi non c’era più, ne prese anche il nome. SEGUE A PAGINA 4 >> RASSEGNASTAMPA LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 Mercoledì 19 marzo 2014 www.lagazzettadelmezzogiorno.it LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418511 - Fax: 080/5502360 - Email: [email protected] Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/251311 - Fax: 080/5502350 - Email: [email protected] Pubblicità-Publikompass. Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418536 - Fax: 0971/274883; Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/331548 - Fax: 0835/251316 Necrologie: www.gazzettanecrologie.it - Gazzetta Affari: 800.659.659 - www.gazzettaffari.com LE ALTRE REDAZIONI Siamo presenti a: Anzi, Brienza, Calvello, Corleto Perticara, Francavilla in Sinni Bari: Barletta: 080/5470430 0883/341011 Foggia: Brindisi: 0881/779911 0831/223111 Lecce: Taranto: 0832/463911 099/4580211 ABBONAMENTI: tutti i giorni esclusi i festivi: ann. Euro 260,00; sem. Euro 140,00; trim. Euro 80,00. 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Caccia all’assassino di segretario regionale lucano a coriandoli Dal fiume spunta il coltello Pd Ci sono sei candidati che uccise Domenico Lorusso per un posto PER CRESCERE SERVE PIÙ LAVORO E UN REDDITO REDISTRIBUITO di MIMMO SAMMARTINO La polizia tedesca dispone una perizia merceologica per capire da dove proviene l’arma l Era a due passi dalla scena del crimine, sotto il Ponte Ludwig, dove era sempre stato. E dove nessuno l’aveva cercato. Martedì pomeriggio alcuni agenti di polizia hanno trovato per caso un coltello. Gli investigatori ritengono che potrebbe essere proprio quello con cui è stato ucciso Domenico Lorusso, l’ingegnere di Potenza di 31 anni, accoltellato il 28 maggio dello scorso anno a Monaco. AMENDOLARA A PAGINA III >> In campo Luongo (Cuperlo), Paradiso (Civati) e i renziani Margiotta, Braia, Polese, Mitidieri CASSONETTI STRACOLMI: IL COMUNE NON PAGA E LA SPAZZATURA RESTA LÌ l Il Pd lucano sempre più in confusione. Non è stato un episodio lo scontro, con annesso psicodramma, alle primarie per il governatore. Ora il partito si sfarina anche per il segretario. INCISO A PAGINA IV >> I NOSTRI TALENTI R enzi ha provato a dirlo anche ad Angela Merkel: dobbiamo crescere. Il governo nazionale l'ha assunto come obiettivo prioritario. L'esecutivo regionale lo sbandiera dal suo primo vagito. I sindacati non fanno che ripeterlo come una litania e domani, il congresso regionale Cgil lo ribadirà. Ma crescere significa dare priorità al lavoro, altrimenti si resta a chiacchiere e intenzioni. Nuova occupazione per i giovani, costretti ai margini. Ricollocazione per chi il lavoro ce lo aveva ed è stato scaricato dalle aziende in crisi. Restituire missione a realtà come i precari della scuola o i precarizzati dell’Apof-Il. Urge mettere a valore la risorsa umana. C'è il tema della redistribuzione della ricchezza, non solo per senso di giustizia sociale, ma anche per banale calcolo: è chiaro che non c’è ripresa possibile se non riprendono i consumi. E allora, dinanzi a una platea di persone tenute ai margini della società dei produttori, la sperimentazione del «reddito minimo di cittadinanza» – pensato non come ennesima forma assistenziale, ma come premessa a una formazione mirata per l’utilizzo in nuove attività lavorative necessarie a territori e comunità – può costituire uno snodo importante anche in Basilicata. In diversi Paesi europei soluzioni simili sono state sperimentate con successo. Non si capisce perché da noi non dovrebbero funzionare. Prof lucano insegna all’Università di Harvard FONTANAROSA A PAGINA XI >> RAPOLLA Ruba energia elettrica con una calamita MASSARO A PAGINA IX >> Potenza annaspa tra i suoi rifiuti GUARDIA DI FINANZA ALTRO SEQUESTRO DOPO I 4 CHILI DI COCAINA Metapontino stupefacente scoperti 14 chili di eroina l È emergenza rifiuti a Potenza. I sacchetti dell’immondizia continuano a straripare dai cassonetti stracolmi, mentre la raccolta è ferma ormai da venerdì scorso: la stazione di trasferenza di Tito non accetta più la spaz- REGOLAMENTO URBANISTICO QUALI GLI EFFETTI SU POTENZA di PIETRO CAMPAGNA * LAGUARDIA A PAGINA VI >> MATERA Crollo di vico Piave sciacalli in azione SERVIZIO A PAGINA X >> IL CASO BATTAGLIA LEGALE CON BANKITALIA. E SE FOSSE UNA BUFALA? Trova 12 milioni di lire la banca non glieli cambia C SCOPERTA I pani di eroina nascosti su un’auto fermata lungo la statale 106 Jonica [foto fi.me.] . MELE A PAGINA II >> zatura proveniente da Potenza a causa dei debiti accumulati dal Comune. Non è la prima volta che si verifica un intoppo del genere: anche ad aprile 2013 la B & B Eco chiuse le porte. COMUNE Pietro Campagna on l'ormai prossimo 26 aprile verranno a decadere i vincoli conformativi della proprietà, previsti dal Regolamento Urbanistico di Potenza, relativamente alle aree destinate ad opere di urbanizzazione primaria e secondaria e ad altre dotazioni pubbliche, ai Distretti Urbani di Perequazione assoggettati a Piano Attuativo e ea quelli assoggettati a Scheda Urbanistica di dettaglio. CONTINUA A PAGINA XIII >> VECCHIO CONIO Soldi custoditi sotto la mattonella BRANCATI A PAGINA VII >> RASSEGNASTAMPA Queipochilitridiidrogeno cheabbiamodentro dinoi sonoun pezzettodiBigBang. Nonsembra,ma unpo’ abbiamotutti14 miliardi dianni,anche senon lidimostriamo. Giovanni Bignami Pres. Istituto nazionale di astrofisica 1,30 Anno 91 n. 76 Mercoledì 19 Marzo 2014 U: Pensioni e statali, pericolo tagli Spacey: politica come dramma di Shakespeare Porrovecchio pag. 19 Big Bang: onde da Nobel Totti-Cassano candidati al mondiale Di Stefano pag. 23 Greco pag. 21 ● Il piano di Cottarelli: possibili 5 miliardi di risparmi in otto mesi ● 85mila esuberi nel pubblico impiego «Ma ci sarà mobilità» ● «Tagliare la previdenza? Scelta politica» ● I sindacati: non si fa cassa sul welfare 85 mila esuberi tra gli statali, attraverso la mobilità, interventi sulle pensioni anche se «spetta alla politica decidere». Il commissario alla spending review Cottarelli presenta il suo piano di risparmi e si accendono nuove tensioni. DI GIOVANNI A PAG. 2-3 -7 Cambiare l’Europa partita decisiva CLAUDIO SARDO NOI E LA SATIRA ● L’EUROPA È MALATA E NON GODE DI BUONAFAMAPRESSOLEOPINIONIPUBBLICHE. Ma il mondo continua a correre veloce: per questo le elezioni di maggio peseranno assai più di quanto generalmente non si pensi. L’esito delle europee inciderà sui mercati, sui comportamenti delle classi dirigenti, sulle politiche economiche, sulla fiducia dei cittadini, e dunque sull’economia reale e il destino del Continente. Non si possono giudicare gli incontri di Renzi con Merkel e Hollande fuori da questo contesto. SEGUE A PAG. 15 Piangere per Berlinguer Il film di Veltroni: un omaggio commovente alla storia di un grande leader CRESPI A PAG. 17 Confermato: Cav interdetto per 2 anni ● La Cassazione ribadisce l'interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi ● L’ira del leader Fi «Il mio nome nel simbolo ci sarà comunque» Staino IL CONFRONTO Renzi apre a D’Alema alla Ue La Terza sezione penale della Corte di Cassazione conferma l'interdizione dai pubblici uffici per due anni per Silvio Berlusconi. La decisione, presa dopo 4 ore di camera di consiglio, è stata adottata come pena accessoria della condanna penale nel processo Mediaset. ● Il premier oggi riferisce al Parlamento sul Consiglio europeo FRULLETTI CARUGATI A PAG. 4 FUSANI FANTOZZI A PAG. 6 NAPOLITANO «Politica legiferi su fine vita» ● Messaggio al convegno dell’associazione Coscioni sull’eutanasia «Il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita». È il messaggio del Capo dello Stato a un convegno sull’eutanasia. Racconti di suicidi «clandestini» da parte di malati. Intervista a Luciana Castellina: «Ognuno deve scegliere il proprio destino». BUFALINI A PAG. 9 Anche la dignità è un diritto CARLO FLAMIGNI Quello che ciascuno intende per dignità è personale, non può essere insegnato da altri. A PAG. 15 FRONTE DEL VIDEO MARIA NOVELLA OPPO Quel giorno che Gramsci incontrò il mio Bobo ● Inserti e vignette: così l’Unità ha riso sui travagli della sinistra ● Da Craxi al «Nattango» le tensioni con i direttori ● Il 26 fascicolo di 96 pagine con il giornale SERGIO STAINO Il primo fu Emanuele Macaluso. Non mi chiamò direttamente ma mi fece chiamare dal suo caporedattore, Carlo Ricchini, una persona capace, colta e meravigliosa, tanto che, pur conoscendolo da pochi mesi, lo sentivo già come un fratello. Erano i giorni precedenti al 21 gennaio del '85, sessantaquattresimo anniversario della fondazione del Pci e Ricchini, a nome del Direttore, mi chiese una pagina satirica per commemorare questa data. SEGUE A PAG. 14 L’INTERVISTA Mamma mia che impressione Matvejevic: ha detto sorridendo la sua (cioè di Gril«Sull’Ucraina lo) ieri mattina su La7, sostenendo che ● la Merkel è stata gli espulsi dal M5S non avevano solleva«IMPRESSIONATA» È LA PAROLA CHE HA BATTUTO TUTTE LE ALTRE NEISERVIZI DA BERLINO: «impressionata» dalle tesi di Renzi. Per il resto, la destra fascioleghista ha sostenuto quello che avrebbe sostenuto comunque, e Grillo, figurarsi. Per lui i fatti non esistono, se non in quanto vaticinio che conferma i vaticini precedenti. E chi si permette di inserire qualche dubbio nel film del peggio, è un nemico, anche se fino a ieri era un fan. Così instradato, il «delfino» Di Maio to legittime critiche, ma volevano solo tenersi i soldi della diaria. Perché espellere i dubbiosi non basta: bisogna segnarli col marchio dell’infamia. Ora, è vero che siamo bombardati da cose difficili da capire (tipo i miliardi di euro che vanno e vengono, come le onde del Big Bang), ma una è facile: un partito che non ammette democrazia al suo interno, può solo distruggerla anche nel Paese. l’unica via è confederale» ● Lo scrittore: ci sono radici comuni con la Russia DE GIOVANNANGELI A PAG. 10 RASSEGNASTAMPA 2 PRIMO PIANO Mercoledì 19 marzo 2014 STRAGE A PALAGIANO LA MALA UCCIDE ANCHE UN BIMBO Gli inquirenti: il gruppo di fuoco che ha ucciso Orlando e la sua compagna col figlio di 30 mesi era appostato e conosceva le loro abitudini «Aiutate mamma, è svenuta» l’urlo dei fratellini superstiti Salvi per miracolo ma sotto choc. Gli unici testimoni hanno sei e sette anni dal nostro inviato MARISTELLA MASSARI l PALAGIANO. «Mamma è svenuta, aiutatela». Lo hanno ripetuto come un mantra ai primi automobilisti che gli hanno prestato soccorso, ai medici del 118 e a quelli dell’ospedale. «Aiutatela, aiutatela, è svenuta». Se esiste l’inferno è difficile pensare che sia molto diverso da quello che hanno vissuto i due fratellini di Palagiano sopravvissuti alla strage della loro famiglia. Sei e sette anni, i due bambini sono gli unici testimoni dell’agguato in cui ha perso la vita la loro mamma, Carla Maria Fornari, 30 anni, il loro fratellino minore Domenico di appena 30 mesi e il compagno della madre Mimmo Orlando, pluripregiudicato di 43 anni. Testimoni di un triplice, feroce omicidio. I soccorritori li hanno trovati raggomitolati sotto il sedile posteriore della Chevrolet rossa, qualche minuto dopo essere scampati alla tempesta di piombo che ha distrutto per sempre la loro famiglia. L’agguato è avvenuto intorno alle 21.30 di lunedì. La famiglia si era mossa da Palagiano poco prima per accompagnare in carcere Orlando. L’uomo, detenuto in regime di semi libertà dallo scorso novembre, era obbligato ogni sera a rientrare nel penitenziario ionico dove stava scontando una condanna per il duplice omicidio di Filippo Scarciello e Giancarlo La Cava, di 22 e di 26 anni, uccisi con colpi di arma da fuoco nelle campagne di Palagianello il 4 novembre del 1998. Orlando era stato condannato insieme ad un complice e aveva già scontato in carcere 13 anni. I sicari, secondo gli investigatori, avevano studiato bene le sue abitudini, gli orari dell’uomo e il percorso compiuto. Non potevano non sapere che nella stessa auto c’erano anche i tre bambini della compagna di Orlando. Carla Maria Fornari, a maggio del 2011, era diventata vedova. Il marito, Domenico Petruzzelli, pregiudicato di 35 anni, era stato ucciso insieme ad un altro pregiudicato, Domenico Attorre in un agguato avvenuto alle porte di Massafra per questioni legate al controllo del traffico degli stupefacenti nella zona. Lunedì sera alla guida dell’auto c’era lei. Orlando era accanto, con il piccolo Domenico sulle ginocchia, come faceva spesso. I killer sono entrati in azione quando la Chevrolet condotta dalla donna si è lasciata alle spalle il centro abitato ed ha raggiunto lo svincolo che da Palagiano porta alla statale 106. Stavano seguendo la vettura. Subito prima di una curva, secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Reparto operativo di Taranto e della Compagnia di Massafra, l’auto dei sicari avrebbe stretto la Chevrolet della Fornari costringendola a rallentare. Poi, dopo averla superata, è partita la tempesta di piombo. Sono una quindicina i colpi esplosi con una o più pistole calibro 9. I Carabinieri hanno recuperato 13 bossoli. La donna, in particolare, era nella traiettoria dei proiettili. È lei che ne ha presi di più, soprattutto al torace. Stessa sorte anche per Orlando. Uno di quei maledetti proiettili, uno solo, ha colpito invece il piccolo Domenico alla testa. Il bimbo si è accasciato ed è morto sul colpo tra le braccia di Orlando agonizzante. La mamma lo ha seguito dopo qualche minuto di agonia. Illesi gli altri suoi due figli che erano sul sedile posteriore dell’auto. «Mi sono finto morto» dirà il più piccolo dei due ad una donna giunta tra i primi soccorritori. Il 43enne, invece, è rimasto gravemente ferito. Quando arriva il 118 grida ai medici di aiutarlo. Ma il suo cuore non regge. Dopo un lungo tentativo di rianimazione, cede. I due fratellini so- FAMIGLIA DISTRUTTA L’auto che ora è crivellata di colpi (in alto) fa da sfondo ad una recente foto che ritrae le tre vittime sorridenti e strette in un abbraccio: Mimmo Orlando, la sua compagna Carla Maria Fornari e il suo bambino di nemmeno tre anni [foto Todaro] . pravvissuti alla strage sono stati accompagnati in ospedale a Castellaneta sotto choc. Gli investigatori dell’Arma, coordinati dal pm Remo Epifani della procura di Taranto e dal pm della Dda di Lecce Alessio Coccioli, stanno seguendo diverse piste. Quella privilegiata è legata alla figura di Orlando, autore di un duplice omicidio nel 1998 che, come fu accertato, maturò nell’ambito di contrasti tra clan rivali per contendersi l’attività di spaccio di droga nella zona. Qualcuno potrebbe avergliela fatta pagare a distanza di tempo e con ferocia. Sembra però che Orlando, da quando aveva ottenuto la semilibertà, fosse tornato a pretendere il suo posto al sole nel mondo della attività di spaccio. Non si esclude, però, nemmeno che il bersaglio fosse la donna, la vedova di Domenico Petruzzelli, autista del boss Domenico Attorre ucciso con lui in un agguato a maggio del 2011. Nel processo contro i sicari del marito, Carla Maria Fornari si era costituita parte civile e aveva scelto di restare a vivere, con i suoi figli, nello stesso paese in cui vivono le mogli dei presunti assassini. Ieri sera gli investigatori hanno fatto il punto sulle indagini in un vertice tenuto al comando provinciale dell’Arma a cui ha preso parte il procuratore capo Franco Sebastio. La situazione è incandescente, tanto che il ministro dell’Inter no, Angelino Alfano ha convocato e presiderà a Taranto, in prefettura, venerdì alle 10.30, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. PALMIOTTI Sfide: dall’ambiente alla sicurezza >> SEGUE DALLA PRIMA l Certo, la strage poteva ampliarsi nei numeri ma il fatto che non sia accaduto non è, non può essere e non sarà mai un’attenuante per chi, mosso da ferocia inaudita, ha sparato. Tanto più, come parrebbe, se consapevole che all’interno di quella vettura c’erano tre bambini. Pensiamo che ogni omicidio, anche se di mala, scuota una comunità e la porti ad interrogarsi sui livelli di sicurezza presenti nella società. Stavolta, però, le domande non possono non essere più forti, non foss’altro perché, accanto ad una coppia, è stata brutalmente stroncata una tenerissima vita. E allora vanno rilette e meditate le parole che due magistrati, il procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, e il procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, hanno detto nelle scorse settimane. Motta è stato molto chiaro ed ha definito la situazione di Taranto preoccupante. Perché i fatti di sangue si stanno susseguendo con periodicità; perché personaggi noti e meno noti della mala stanno lasciando il carcere; perché c’è un’impressionante quantità di armi a disposizione del crimine. Il rischio di conflitti interni ai vari gruppi, può inasprire la situazione, ammoniva Motta, che vedeva e vede nella cooperazione tra le forze di polizia e nella collaborazione dei cittadini due elementi essenziali per non essere sopraffatti. Altrettanto chiaro era stato il procuratore Sebastio, evidenziando come le forze di polizia abbiano già segnalato alla Magistratura il pericolo che si corre, ovvero di una recrudescenza di tutti quei reati attribuibili alla malavita. E questo perché, a fronte della crisi economica, anche il crimine serra i ranghi, blinda i suoi territori, fa scudo attorno ai suoi traffici illeciti. Se a questo poi si aggiunge la progressiva liberazione di coloro che, dopo anni di detenzione, sono stati protagonisti della faida che insanguinò Taranto tra gli anni ‘80 e ‘90, è evidente come il quadro d’insieme non possa che complicarsi. E aggravarsi. Dire che lo Stato deve far sentire subito e in modo forte la sua voce, affermando i valori della legalità, può sembrare scontato. E invece non lo è. E pensiamo che stia proprio in questa consapevolezza il fatto che, con un mossa tempestiva, il ministro dell’Inter no, Alfano, abbia deciso di mandare subito 60 rinforzi tra poliziotti e carabinieri a Taranto per meglio supportare l’attività di indagine. Il Governo sa benissimo cosa è Taranto in questo momento. Una città piegata dalla crisi, afflitta dalla disoccupazione e dal disagio sociale, ma anche alle prese con un problema gigantesco: quello di riuscire a tenere in equilibrio il risanamento ambientale della più grande acciaieria europea con la difesa del lavoro e della salute degli operai e dei cittadini. Una sfida impegnativa perché ne va del futuro di una comunità e che presuppone il rispetto dei programmi ad ogni livello, la coesione istituzionale ed anche che si rafforzi la serenità sociale. L’offensiva del crimine è evidente che costituisce un fattore pericoloso e destabilizzante. Un’ulteriore, grave incertezza per una città ed una provincia che di incertezze ne hanno già tante. E questo lo Stato, per tanti versi in debito con questa realtà, non lo può consentire. La scheda Cosimo Orlando un passato da killer . TARANTO - Un passato da killer. A 27 anni Cosimo Orlando partecipò a un duplice omicidio per dettare subito le gerarchie negli ambienti dello spaccio di droga. Qualcuno aveva osato sbarrargli la strada e pagò l’affronto con la vita. Occhio per occhio. Secondo gli inquirenti, l’agguato di lunedì sera al pregiudicato potrebbe essere legato a una esecuzione mafiosa risalente al 4 novembre 1998. Due giovani di Castellaneta, il 26enne Giancarlo Lacava e il 22enne Filippo Scarciello, caddero sotto i colpi dei sicari in località «Montedoro», una contrada di Palagianello. Per gli inquirenti Orlando non tollerava intromissioni nei traffici di droga nel versante occidentale della provincia. Per questo avrebbe deciso di eliminare il rivale, Giancarlo Lacava, considerato un emergente. Orlando in primo grado aveva rimediato l’ergastolo, mentre all’altro imputato, Michele Gentile, di due anni più piccolo, furono inflitti 25 anni di carcere. In seguito la Corte d’assise d’appello rimodulò le condanne: 28 anni a Orlando e 23 anni a Gentile. I due killer furono accusati anche da una super testimone, ex convivente di Lacava ed ex fidanzata di uno dei presunti assassini, alla quale avrebbe telefonato subito dopo il delitto Michele Gentile, facendole intendere che era accaduto qualcosa di irreparabile. L’uomo le disse testualmente: «Mi riconosci? Sono io... l’abbiamo fatto. Non piangere... lui non può essere stato più importante di me». [giacomo rizzo] RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 3 Mercoledì 19 marzo 2014 LA DIRETTA l Gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 21 «Un paese smarrito nel vuoto dei valori» Il parroco: assassini costituitevi. I cittadini: lo Stato ci aiuti dal nostro inviato FULVIO COLUCCI TRAGICA CONTA La Scientifica raccoglie i bossoli La scheda Carla Maria Fornari vita d’amore e piombo L’INTERVISTA LAURA GIOIA È PRESIDE DELL’ISTITUTO FREQUENTATO DAI DUE PICCOLI SCAMPATI ALLA MORTE «Lei era una madre modello Ora occupiamoci dei figli» Il manifesto della scuola: istituzioni siano presenti . «Non ha avuto paura di testimoniare pur continuando a vivere in quel di Palagiano e, quindi, nella stesso paese in cui vivono le mogli degli assassini di suo marito». Per i magistrati che hanno condannato all’ergastolo i killer del marito Domenico Petruzzelli, Carla Fornari è senza dubbio «una donna intelligente che conosce bene le conseguenze delle sue azioni» che ha deciso con coraggio di portare avanti «da sola Ia gravidanza che era già in corso quando è stato ucciso il marito». Al piccolo, nato pochi mesi dopo il duplice omicidio in cui perse la vita il marito, ha deciso di dare il nome del padre scomparso. Quasi un tragico presagio che poi ha colpito anche il piccolo. Nella nuova relazione con Cosimo Orlando, forse, Carla Fornari cercava di chiudere con una capitolo della sua vita che l’aveva portata fino all’aula di un tribunale per svelare i segreti dell’uomo che aveva amato. In quell’aula, infatti, aveva raccontato in modo inequivocabile «i rapporti intercorrenti tra suo marito e I'Attorre da un lato e il Fronza ed il Mancini dall’altro» spiegando «che il marito, per quanto le consti, aveva rapporti professionali con il Fronza e che il Mancini lo aveva visto solo in un’occasione», ma chiarendo di essere consapevole che «il Fronza, ma anche il Mancini rifornivano il marito di sostanza stupefacente del tipo hashish» e poi contribuendo con le sue dichiarazioni a infliggere la pena massima ai tre imputati. [francesco casula] l PALAGIANO. Il primo pensiero è andato ai due bimbi sopravvissuti alla strage in cui hanno perso la vita la mamma, Carla Maria Fornari, il fratellino Domenico e il compagno della mamma Mimmo Orlando. «Ora dobbiamo pensare a loro e dobbiamo stringerci forte tutti intorno a questi deu cuccioli». Laura Gioia è la preside della scuola Giovanni XXIII frequentata dai due bambini, di 7 e 6 anni, scampati al terribile agguato di mala avvenuto lunedì sera alle porte di Palagiano. È al suo posto da poco più di un anno, ma ha già imparato a conoscere bene la comunità nella quale opera. «Viviamo permeati da una crisi valoriale profonda. Ora dobbiamo difendere questi due bambini - dice -, anche e soprattutto dai terribili ricordi che avranno». La famiglia vive in una palazzina che si trova proprio di fronte alla scuola frequentata dai più grandicelli dei tre fratelli. «La mamma dei bambini - racconta la preside -, è sempre stata molto presente nella loro vita e anche in quella della scuola, nei limiti delle sue possibilità. Le maestre mi hanno detto che si occupava sempre dei bambini con grande partecipazione». La scuola, appena appresa la terribile notizia della strage, ha fatto stampare ed ha affisso un manifesto dedicato ai due piccoli scolari che hanno perso la mamma e il fratellino in circostanze così tragiche. «Non si toccano i bambini» c’è scritto. «Ci stringiamo indignati intorno ai nostri cuccioli prosegue il manifesto a firma di tutto il personale della scuola -, per cercare di far credere loro che l’uomo non è il mostro che ieri sera hanno visto». «Io penso che non dovremmo rimboccarci le maniche quando muore un bambino: ogni giorno qui - racconta la preside -, c’è tanto da fare, ci sono situazioni al limite della immaginazione perché il degrado è tanto, c’è bisogno che le istituzioni siano veramente pre- senti». «Quello che oggi ci deve far riflettere - conclude Laura Gioia -, è il trauma che questi due bambini hanno subito e come metterli nella condizione, almeno per brevi lassi di tempo, di dimenticare l’orrore che hanno vissuto. Noi non li lasceremo soli, non saranno lasciati soli dai servizi sociali e, soprattutto, ne sono convinta, non saranno lasciati soli dalla famiglia, dai parenti della mamma». [M.Mas.] «I BAMBINI NON SI TOCCANO» Nella foto il dirigente scolastico dell’istituo comprensivo Giovanni XXIII di Palagiano Laura Gioia [foto Todaro] . l PALAGIANO. «A chi ha ucciso dico: costituitevi. Non si può vivere in fuga». Don Salvatore Casamassima, parroco dell’Immacolata, prova a scuotere le coscienze e a sfilarle dall’imbuto della paura in cui sembra averle cacciate una macchina del tempo, tragica, inarrestabile, dal cui finestrino appare impossibile distinguere il passato e il presente di sangue; il futuro minaccioso come un grumo nero: «È il vuoto che c’è. Di sale giochi, centri scommesse, tabaccai con slot machines. Nel miraggio di un guadagno facile, senza fatica, senza sudore» chiude don Salvatore stringendoci la mano e dicendo: «Non ci arrendiamo. Al ginnasio la prima frase di greco tradotta fu: la violenza genera violenza. Trent’anni fa celebrai un funerale, si trattava di un omicidio; dissi durante l’omelia: i morti sono due; chi giace nella bara e chi ha ucciso». Il nome del piccolo Domenico Petruzzelli ti insegue in ogni angolo del paese al bivio: tra sdegno e strazio. Piange il commerciante che lo conobbe: «La morte del bambino è un sacrilegio. Da soli non ce la facciamo ad uscirne». Affiora, quel nome, dietro i vetri dello scuolabus giallo; lo vedi sbucare, tra sorrisi e bronci, sui volti di una gioventù straripante sul corso: «I problemi sono il disagio, la droga. Noi facciamo tanto ma non basta: doposcuola, catechesi. Sentiamo i bambini come figli. Ma non è facile parlare di Gesù quando non puoi mangiare» spiegano insieme Anna e la figlia Lia guardando con affetto uno dei piccoli studenti intento a fare i compiti. Lui conosceva Domenico e i fratellini rimasti incolumi: «Mi avevano anche invitato alla festa. Hanno avuto un incidente». Il nome di Domenico, sabato prossimo. sarà citato insieme a quello di altre 750 vittime della mafia a Latina, durante la Giornata della Memoria organizzata dall’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti. Una specie di nemesi. «Un morto innocente» dice la responsabile provinciale di “Libera”, Anna Maria Bonifazi. A Palagiano un gruppo di giovani vuole aprire un presidio dell’associazione anti-mafia. Droga, criminalità, disagio. Il passato riaffiora e proietta ombre lunghe: il timore di una nuova generazione pronta a una riscrittura dell’antico romanzo criminale. «Un delitto contro la vita, contro la civiltà» spiega il sindaco Antonio Tarasco che si chiede: «Cos’è successo? C’è qualcosa di più grosso. Gente di malaffare che ci minaccia? Che ci circonda? Perciò ho chiesto l’aiuto di prefetto e questore». Si sente il peso della paura dello «spacciatore della porta accanto», magari giovanissimo, e di un suo salto di qualità. Il lutto cittadino è programmato per il giorno dei funerali, data ancora da stabilire. Un manifesto spiega che i due bambini scampati all’agguato sono: «Figli di questa comunità». «Hanno bisogno - dicono Anna e Lia di un abbraccio che vada oltre le famiglie, che impegni tutta la comunità». Ma il problema è riunire le iniziative di tante associazioni. «Manca il coordinamento, il Comune dovrebbe pensarci». È il filo rosso che lega i ragionamenti di Angela Surico dell’Arci, Margherita Capodiferro, Vito Casulli e tanti altri. Delle associazioni Terra, Reset, del progetto nato intorno all’ex scuola “Massa” che aiuta ragazzi disabili e bambini in difficoltà. «Ma occorre aver fiducia nei giovani» ammonisce Margherita con un sorriso teso e amaro. «Parlare di criminalità organizzata a Palagiano è sbagliato. È un paese di lavoratori onesti. Chi ha fatto questo veniva da fuori» spiega l’ex sindaco Enzo Stellaccio. «Ci sono droga e disagio. Bisogna ricostruire i rapporti tra comunità e politica». Uno che ci prova è il dirigente dell’istituto comprensivo “Rodari” Tito Anzolin. La sua scuola sembra una trincea, in piena zona 167, contro disagio e devianze. «Attenzione - racconta - perché il nome di Domenico Petruzzelli vuol dire tante cose. Il bambino: vittima innocente. Il padre, ragazzo “triste” come chiamavamo chi era afflitto dal disagio e non siamo riusciti a salvare. Il bisnonno, Domenico anche lui, iscritto al Pci, originario di Cerignola, il paese di Peppino Di Vittorio. Che lottò per le case popolari, perché fosse riconosciuto un diritto ai meno abbienti». Palagiano continua così a combattere. A mani nude. Con le sole armi della legalità e della memoria. SDEGNO E STRAZIO Pensando a Domenico il piccolo trucidato nessuno riesce a darsi pace RASSEGNASTAMPA 6 PRIMO PIANO Mercoledì 19 marzo 2014 IL FRONTE DEI PARTITI INCONTRI E ATTESE C’ERAVAMO TANTI ODIATI L’ironia di Matteo: «Le proposte nel suo libro sono interessanti. Trovo “preoccupanti coincidenze...”» Fra Renzi e D’Alema è il «tempo delle rose» Il premier non si candida e lancia Massimo per un incarico europeo Verso l’Italicum «Quote rosa», arrivano i primi segnali di accordo ROMA. L'unica cosa certa al momento è che tutti i provvedimenti più importanti in calendario al Senato, dalla legge elettorale, alla riforma di Palazzo Madama, fino al ddl Del Rio, sono indissolubilmente intrecciati. L’accordo su uno, si osserva in ambienti del centrosinistra, preclude o comporta l’intesa sull'altro. E così, maggioranza e opposizione vanno avanti, un piccolo passo alla volta, per tentare di sbrogliare l’intera matassa in tempi brevi. Ma, soprattutto, nell’attesa che alla Camera Alta arrivi un testo di riforma costituzionale del Senato. Ma non c'è alcuna resistenza politica dietro, assicura Renzi che spiega «l'avanti adagio» con il «fatto fondamentale» di «scrivere le regole del gioco con il centrodestra. La legge elettorale – torna a sottolineare il premier – non si può approvare a colpi di maggioranza tradendo il piano dell’accordo». Patti e tempi (il 25 maggio), saranno rispettati. A far girare l’ago del barometro verso il sereno ci sono i primi segnali sulle quote rosa, nonostante in Scelta Civica ci siano ancora forti perplessità. Maggioranza e parte dell’opposizione hanno però messo a punto un compromesso: l'intero testo entrerà in vigore dal 2019, ad eccezione della parte che riguarda le preferenze. E allora, su tre preferenze, una dovrà essere di genere femminile: tale misura potrà entrare in vigore già dalle Europee di maggio. Niente da fare invece per la riduzione della soglia di sbarramento. Chi aveva presentato emendamenti al testo, nella speranza di veder arrivare il tetto al 3% (ora è al 4%) o alla sua totale abolizione già in questa tornata, resterà deluso. Intanto, in commissione Affari Costituzionali, sembra che il ddl Delrio cominci a muovere qualche timido passo fuori dalla palude in cui era finito in questi mesi. Forza Italia e Ncd sarebbero disposte ad ammorbidire le proprie posizioni grazie anche all’emendamento presentato dal relatore Franco Russo (Pd) secondo il quale, invece che i commissari prefettizi, si prorogherebbero i presidenti di provincia uscenti, molti dei quali eletti con il centrodestra. Nel frattempo, anche se alla commissione Affari Costituzionali è stato assegnato l’Italicum, la maggioranza cerca di prendere tempo. Il Pd, infatti, vorrebbe che si cominciasse ad esaminare prima la riforma del Senato, ma, al momento, nuovi testi in giro sui quali aprire il confronto non se ne vedono. Si sa solo che un gruppo di tecnici ci starebbe lavorando. Anna Laura Bussa l ROMA. A vederli seduti fianco a fianco, a parlare di riforme ed Europa, sembrano passati secoli da quando «duellavano» a colpi di battute al vetriolo. Ieri, però, Matteo Renzi (che precisa che il presidente del Consiglio non si candida alle Europee») e Massimo D’Alema, il «rottamatore» e il «rottamato», hanno certificato quel disgelo iniziato nelle settimane scorse con un feeling emerso con evidenza alla presentazione del libro di D’Alema, «Non solo euro», e «suggellato» dalla maglia di Francesco Totti che il romanista D’Alema ha consegnato al premier, facendo il verso a quella del viola Mario Gomez con cui Renzi ieri ha omaggiato Angela Merkel. Al di là delle ironie, ad emergere è stata quindi la sintonia tra due «star» del Pd di ieri e di oggi, dalle radici politiche diversissime ma dagli obiettivi odierni convergenti, con Renzi che non può non contare sull'esperienza internazionale dell’attuale presidente della Fondazione per gli Studi progressisti europei e con D’Alema che non disdegnerebbe certo un incarico di alto prestigio a Bruxelles (eurocomissario»). Un incarico che, 5 anni fa, gli soffiò Lady Pesc, Catherine Ashton, e che Renzi non ha escluso. Feeling ritrovato, quindi, tanto da far sembrare lontanissimi i tempi in cui Renzi, sfidando Pierluigi Bersani alla segreteria dem, puntava il dito proprio contro i «big» storici del partito, costringendo a non candidarsi anche quel Walter Veltroni ieri in prima fila. Tempi in cui D’Alema – era l’ottobre scorso – se da un lato non negava quel «quid» in più che Renzi avrebbe portato da premier, dall’altro contestava la coincidenza della carica di presidente del Consiglio con quella di segretario del partito emersa, di fatto, in febbraio. Erano i giorni in cui i due non se le mandavano a dire, con D’Alema che sottolineava la povertà di contenuti di Renzi, paragonandolo a «quella pubblicità con Virna Lisi, con quella bocca può dire ciò che vuole». O apostrofandolo come «brillante ma superficiale» e invitandolo a non fare «il giamburrasca». E con il «rotta- matore» che rispondeva a stretto giro, gongolando dopo la vittoria al congresso Pd di novembre: «E' la prima volta da 20 anni che D’Alema perde un congresso». Certo, le battute non sono mancate neppure ieri ma il tono era ben diverso. «Le proposte di D’Alema nel suo libro sono interessanti. Trovo 'preoccupanti coincidenze...», ha scherzato Renzi. «Questo non è un dibattito, siamo d’accordo pressoché su tutto», gli ha fatto sponda D’Alema, ricordando a Renzi di essere «l'erede di una tradizione italiana che può essere rivendicata in Ue», quella «di Ciampi, Prodi, del centrosinistra». Una tradizione che Renzi non ha rinnegato, rimarcando tuttavia la necessità di fare oggi quelle riforme mancate in passato. Ma poi, «il rottamatore» si è fatto serio: «Con D’Alema il dibattito è stato sempre franco e ho apprezzato che, nel momento in cui qualcuno non mi parlava perchè avevo avuto l’ardore di attaccare il mostro sacro D’Alema, lui fu l’unico a parlarmi». Di fronte, big storici della sinistra come Beppe Vacca e Franca Chiaromonte. Michele Esposito I VERTICE A TARDA ORA LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLA PENA ACCESSORIA NEL PROCESSO MEDIASET Interdizione di Berlusconi confermato lo stop di 2 anni l ROMA. La giornata la trascorre ad Arcore in attesa della sentenza della Cassazione ed in stretto contatto con i suoi avvocati. A tarda ora la cattiva notizia: la Corte di Cassazione ha definitivamente confermato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. In particolare i Supremi giudici della Terza sezione penale hanno dichiarato «irrilevanti» le questioni di incostituzionalità delle norme tributarie sollevate dalla difesa di Silvio Berlusconi e hanno «rigettato» nel resto il ricorso contro la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Milano il 19 ottobre 2013. Quel verdetto aveva ridotto a 2 anni l'originaria interdizione dai pubblici uffici pari a 5 anni. L’ex premier era già stato condannato con sentenza irrevocabile per frode fiscale alla pena principale di 4 anni di reclusione (tre coperti da indulto). Il Cavaliere però non sembra avere dubbi: se pensano che io mi faccia da parte si sbagliano, io vado avanti. Certo, i fedelissimi non nascondo che il momento sia particolarmente difficile. Oltre alla Suprema Corte che aggiunge una tegola pesante al cammino (già sulla carta impossibile) della candidatura alle elezioni europee, il pensiero corre al 10 aprile. La data in cui il tribunale di Milano deciderà del futuro di Berlusconi (domiciliari, servizi sociali o carcere) si fa infatti sempre più vicina e la convinzione dell’ex premier è che i giudici non faranno sconti: fosse per loro sarei già in galera – confida ai suoi consiglieri – non vedono l’ora di farmi fuori. Ecco perchè l’intenzione è quella di tenere alta la tensione fino ad allora. Daniela Santanchè continua ad andare avanti nella raccolta delle firme sfidando anche i vertici del partito contrari all’iniziativa:«Io mi do da fare per una causa mentre qualche mio collega si sta dedicando alla stesura di un inno all’inerzia». Una presa di posizione che la dice lunga sullo status dei rapporti all’interno di Forza Italia. Berlusconi è atteso oggi nella Capitale con una serie di appuntamenti, uno su tutti, il vertice a palazzo Grazioli sulle candidatura europee. Il tempo stringe ed il Cavaliere deve trovare una soluzione per evitare che le elezioni di maggio si trasformino in una guerra intestina all’interno dello stato maggiore azzurro. Il «nodo» da sciogliere rimane quello dei candidati parlamentari che hanno peso sul territorio da mettere nelle liste per trainare i voti. Un’idea che aveva avuto, raccontano, proprio il Cavaliere ma su cui si era scatenato più di qualche malumore. Uno dei nomi più gettonati resta quello di Raffaele Fitto, ex ministro e uomo forte in Puglia. È proprio sulla candidatura del parlamentare azzurro che si è arenata la discussione e toccherà proprio a Berlusconi trovare il bandolo della matassa. Yasmin Inangiray IL CASO L’ASSE CONTRO L’EURO. E I LUMBARD APRONO SEDE A ROMA FORZA ITALIA IL CONSIGLIERE POLITICO ESCLUDE L’IPOTESI GOVERNO La Lega per il voto europeo stringe l’alleanza con Le Pen Toti: «Per noi Berlusconi sarà in campo il 25 maggio» l ROMA. Un «allargamento» dei propri confini, in Italia ed Europa, in vista delle europee del prossimo maggio. Così si muove la Lega Nord di Matteo Salvini, con aprile come mese decisivo: nel giro di una manciata di giorni il Carroccio formalizzerà infatti la propria alleanza anti-euro con il Front National di Marine Le Pen e, sorpresa, aprirà una sede in quella «Roma ladrona» contro cui le «camicie verdi» tuonano da decenni. E' il «no» alla moneta unica e agli «eurocriminali» il filo rosso di una battaglia che la Lega prepara dalle «Alpi a Lampedusa», non abbandonando il proprio baricentro federalista ma intenzionata a proporre un messaggio anti-Ue (e i propri candidati) in tutta la penisola, grazie anche al ticket con la nuova associazione 'Patriaè, presentata oggi alla Camera. Il movimento, che affonda le sue radici nella destra ed è guidato dall’ex deputato di An Alberto Arrighi, sarà uno dei ponti con cui la Lega vuol mettersi «a disposizione di tutti coloro che vogliono liberarsi dall’euro». E l’allargamento a Sud sarà anche fisico. Entro la metà di aprile sarà aperta una sede nella capitale, «città stupenda che è amministrata nella maniera peggiore. I romani non si meritano un «non sindaco» come Marino». l ROMA. «Presenteremo le nostre liste e nessuno ci impedirà di considerare in campo il nostro leader: farà la sua campagna elettorale e mi auguro nessuno pensi di non fargliela fare»: così Giovanni Toti consigliere politico di Forza Italia. «Riteniamo Berlusconi vittima di una sentenza mostruosa e della legge Severino – ha proseguito Toti - e riteniamo opportuno che possa candidarsi e guidare il partito alle europee perchè è il leader del principale partito dei moderati. Speriamo nei ricorsi presentati. Certo – ha osservato - il nervosismo che circola dimostra che c'è un disegno politico per espellere il leader dei moderati non con il voto dei cittadini ma con una sentenza». Toti ha escluso al momento la possibilità di entrare nel governo Renzi: «Forza Italia ha fatto un accordo politico sulla legge elettorale e sulle riforme e poi sulle cose sentite valuteremo di volta in volta, non abbiamo atteggiamento ostile. Il problema è che ne abbiamo sentite tante è tutto un poco pasticciato, i propositi sono buoni. Mi auguro che Renzi ce la faccia senno sarebbe l’ennesima delusione di una classe politica e alle prossime europee ci sarebbe il rischio forte di una antipolitica vincente». RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 7 Mercoledì 19 marzo 2014 EX NEMICI Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al Tempio di Adriano all’incontro con Massimo D'Alema STOP ALLE PRESSIONI Il Quirinale non intende farsi trascinare in iniziative e campagne d’opinione di alcuni partiti politici QUESTIONE EUTANASIA «Richiamerò l’attenzione del Parlamento sull’esigenza di non ignorare il problema delle scelte di fine vita» Napolitano: troppe voci su grazia e dimissioni La decisione è solo mia GRILLINI ALL’ATTACCO Grillo: «Matteo è come Seedorf anche lui ha Silvio come padrone» l ROMA. La lunga marcia di Beppe Grillo in vista delle elezioni europee è iniziata ed ha un unico obiettivo: ridicolizzare Matteo Renzi, farlo apparire non credibile. E' questa la strategia in vista del voto continentale di maggio che, nelle intenzioni dei cinque stelle, dovrebbe sancire il sorpasso del M5S sul Partito democratico e costringere il presidente Giorgio Napolitano a valutare il ritorno anticipato alle urne. Forti dei sondaggi interni che, a dir loro, premierebbero un atteggiamento più aggressivo, i cinque stelle sono passati dalle critiche (spesso anche molto feroci) all’attacco personale nei confronti del premier. Così, in un solo giorno, «Renzie» (come lo chiama Grillo, facendo riferimento a Fonzie il protagonista di una serie tv degli anni '80) diviene il protagonista negativo ed unico del blog dell’ex comico genovese con in cui campeggia l’immagine del premier con la parola «Schiappa» e un link che riprende l’ex sindaco fiorentino durante una partita di calcetto. Le immagini, montate con una musichetta da circo, fanno vedere Renzi che gioca a calcio: molti errori e qualche fallo. Il video si chiude con il premier che, accasciato a terra dopo aver ricevuto un calcio, reagisce mandando a quel paese l'avversario. Immagini che suscitano le proteste di alcuni parlamentari che parlano di metodo Boffo. Renzi viene paragonato, poi, all’allenatore del Milan Clarence Seedorf: entrambi – spiega Grillo – danno sempre «la colpa dei loro errori a chi li ha preceduti». Inoltre, «hanno lo stesso padrone, ovvero Silvio Berlusconi». Ma l’attacco più pesante e, forse, più politico chiama in causa l’incontro a Berlino con la Merkel. Per il leader cinque stelle, Renzi è come Mario Monti ed Enrico Letta, ovvero «a servizio della Merkel». «Ha assicurato alla cancelliera che l’Italia rispetterà il Fiscal compact – prosegue Grillo – Ma come può uno che davanti alla Merkel si emoziona come un bimbo al primo giorno di scuola, al punto di non essere capace di abbottonarsi il cappotto, avere le palle di sfidare la Germania per fare l'interesse degli italiani?». l ROMA. La grazia a Berlusconi sulla base di una raccolta di firme targata Santanchè? Fantascienza. Dimissioni presto? Per esempio al varo della riforma della legge elettorale? Inutile ipotizzarlo ora: il tema non è all’ordine del giorno. Troppi rumours, boatos parlamentari e richieste di vario peso specifico non aiutano questa fase politica già densa di problematiche reali che, per il presidente, hanno al centro l'indispensabilità delle riforme. Ecco il senso dell’intervento del Quirinale che, prendendo carta e penna, ha voluto spegnere un fastidioso lavorio sottotraccia che da giorni lo tira per la giacchetta, quasi con l’intento di far scordare ai più come su questi temi la Costituzione affidi al capo dello Stato la più totale libertà di scelta. «Vengono in questi giorni liberamente sollevate nel dibattito pubblico varie questioni sulle quali peraltro ogni decisione spetta costituzionalmente, com'è noto, al Presidente della Repubblica», scrive il Quirinale in una nota che bisogna leggere in controluce per apprezzarne la durezza. Il presidente, spiega ancora il Colle, «non interviene nè ad av- valorare nè a smentire apprezzamenti, sollecitazioni o previsioni che – si sottolinea – impegnano semplicemente coloro che le esprimono, in qualsiasi forma, pubblicamente». Come dire: parole che servono solo a chi le pronuncia e che certamente non impegnano Napolitano in alcun modo. Sbarrata la strada ad ogni forma di pressione, il Quirinale si tiene fuori dal merito. Non smentisce e non conferma, ad esempio, le insistenti voci di sue dimissioni. Difficile solo pensarlo però, proprio mentre la strada delle riforme sembra aver preso la discesa. Ma sin dal suo insediamento per il secondo settennato, Giorgio Napolitano disse con chiarezza che non lo avrebbe certamente concluso, certificando così formalmente la straordinarietà del suo bis al Quirinale e la terribile inadeguatezza di quei giorni che videro il Pd, partito di maggioranza, incapace anche di esprimere un presidente simbolo della propria parte politica come Romano Prodi. E più volte il presidente aggiunse a questa considerazione strettamente politica anche la razionale constatazione di «limiti anagrafici» che non si possono esorcizzare. Dal Quirinale, parte, una esortazione al Parlamento riaccende i riflettori sulla condizione di migliaia di malati terminali in Italia. «Richiamerò l’attenzione del Parlamento su l’esigenza di non ignorare il problema delle scelte di fine vita» ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera all’Associazione Luca Coscioni, a Carlo Troilo, e al Comitato promotore Eutanasia Legale. Che, dopo sei mesi di «silenzio sulla proposta depositata in Cassazione», spingono il Parlamento ad esaminare il progetto di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della eutanasia, che ha raccolto 67mila firme autenticate e chiedono «l'avvio di una indagine conoscitiva su come si muore in Italia». «Ritengo anch’io – scrive il Presidente della Repubblica - che il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita e eludere 'un sereno e approfondito confronto di ideè sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali in Italia». Una indicazione di rotta ma anche un testo che testimonia la partecipazione emotiva al Colle sul tema». RASSEGNASTAMPA 8 PRIMO PIANO LOTTA AGLI SPRECHI LA SPENDING REVIEW Mercoledì 19 marzo 2014 REVISIONE DELLA SPESA Il commissario straordinario indica in 5 miliardi i risparmi da realizzare entro l’anno. Poi c’è il nodo delle pensioni d’oro L’ottimismo di Cottarelli spaventa i dipendenti statali Secondo le stime sarebbero in 85mila nel mirino. Ma poi precisa: solo una bozza La denuncia L’Ocse: Italia piegata dalla crisi PARIGI. Reddito delle famiglie in grave calo, aumento dei nuclei in cui nessuno lavora, impennata del numero di giovani né occupati né in formazione. La società italiana, secondo i dati dell’Ocse, ha pagato a caro prezzo l'impatto della crisi, anche per colpa della «mancanza di un efficace sistema di previdenza sociale». Una situazione da cui, secondo l’organizzazione, si esce solo con un ragionato percorso di riforme: «le recenti proposte sul mercato del lavoro e l’estensione del sistema di previdenza sociale rappresentano degli importanti passi nella giusta direzione», dice l’Ocse, ma devono essere tradotte in pratica in fretta, per evitare che le disuguaglianze finiscano per diventare incolmabili. l ROMA. Sono 5 i miliardi in arrivo nel 2014 dalla spending review. Ascoltato di nuovo in Senato a meno di una settimana di distanza dalla precedente uscita pubblica, il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha chiarito innanzitutto le cifre: quest’anno i miliardi che si potranno risparmiare in 8 mesi da maggio in poi sono appunto 5, così come indicato da Matteo Renzi. I numeri del 2014 sono stati il primo punto su cui i conti della grande operazione di revisione della spesa sembravano inizialmente non tornare: 3 erano i miliardi annunciati una settimana fa dal Commissario per i risparmi possibili quest’anno, 7 quelli su cui aveva invece puntato il presidente del Consiglio. Ieri il chiarimento ufficiale: 3 era una stima prudenziale, minima, ha spiegato Cottarelli, 5 sono i risparmi massimi, ottenibili in otto mesi di applicazione (considerando che siamo già a metà marzo), 7 quelli a regime se il 2014 fosse stato utilizzato in pieno. Il commissario ha quindi passato in rassegna tutte le ipotesi di lavoro, comprese quelle su cui si sono scatenate le polemiche più accese. Si tratta solo di stime, scenari, proposte tecniche, ha sottolineato, ridimensionando in un certo senso il lavoro portato avanti finora, diventato oggetto di un’attenzione spasmodica da quando il governo lo ha legato a doppio filo alla riduzione del cuneo fiscale. E "bozze" le ha definite anche Palazzo Chigi. Gli statali dunque innanzitutto. Ad essere coinvolti da tagli ed esuberi sarebbero, secondo le simulazioni di Cottarelli, ben 85.000, ma si tratta appunto, ha puntualizzato l’ex dirigente del Fondo monetario, di «una prima stima di massima» che va «affinata» continuando a lavorare. Idem per le pensioni. Il contributo una tantum per quelle tra i 2.000 e i 3.000 euro è solo uno «scenario illustrativo». La scelta, in questo come in tutti gli altri casi, spetta alla politica. Cottarelli lo ha ripetuto più volte: sta al governo decidere se, come e dove intervenire. Sta al governo optare per le sinergie tra le forze dell’ordine, senza rinunciare in nessun modo alla sicurezza, ma cominciando per esempio a porsi il dubbio sull'utilità o meno del reparto antisommossa della Guardia di Fi- nanza. Sta al governo redigere il piano definitivo, che arriverà con ogni probabilità insieme al Def. Il baricentro si sposta dunque progressivamente verso Palazzo Chigi, dove Cottarelli si sposterà anche fisicamente la prossima settimana. Di molti suggerimenti del commissario l’esecutivo sembra già pronto a fare tesoro. Il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, lo ha annunciato al Tg2: «è previsto un intervento contro gli abusi delle false pensioni di invalidità: interverremo drasticamente per tagliarle». Parole che ricalcano in pieno quelle contenute nel piano. Ed anche più in generale sugli assegni pensionistici qualche apertura potrebbe arrivare. «Penso che sulla fascia alta si possa fare qualcosa da subito", ha detto il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, non escludendo anche contributi una tantum per il taglio del cuneo fiscale. Sul piano piovono intanto già le critiche. Dell’opposizione, da Forza Italia a Sel, e dei sindacati, allarmati proprio dai capitoli legati al welfare, con in testa la Cgil che parla di "ennesimo attacco al sistema pubblico». IL MINISTRO NON CI STA La scure sulle Forze armate non salva a Taranto la portaerei «Garibaldi» l ROMA. Si può ragionare sulla riduzione dei grandi programmi d’arma, «ma io non ho parlato specificamente degli F35», per i quali comunque «è stato mantenuto l’impegno assunto dal Governo a non fare ulteriori acquisizioni, oltre ai lotti già decisi». Quanto all’ipotesi di un accorpamento polizia-carabinieri, sempre nell’ottica della spending review, "non è assolutamente all’ordine del giorno". E, comunque, "la Difesa non è un bancomat da cui prendere risorse per fare altre cose». Che il programma per l’acquisto di 90 caccia F35 (quasi 15 miliardi di euro in 15 anni) sarà rivisto lo ha detto chiaro e tondo il premier Matteo Renzi domenica scorsa. Sull'entità della riduzione si discute. Un documento di alcuni parlamentari del Pd suggerisce il dimezzamento degli aerei da acquisire, ma è improbabile che si arrivi ad un taglio così pesante. Più fattibili gli altri due consigli: la dismissione della portaerei Garibaldi, giunta comunque a fine vita e la riduzione del programma Soldato Fu- RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 9 Mercoledì 19 marzo 2014 Ma restano le polemiche per la cosiddetta «quota 96» Per la scuola una boccata di ossigeno dal «salva scatti» RIFORME E RISPARMIO Il commissario alla spending review Carlo Cottarelli: sono 5 i miliardi in arrivo nel 2014 dalla rivisitazione della spesa pubblica. Nella foto a destra, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ROMA. Giornata in chiaroscuro per la scuola italiana. Se una boccata d’ossigeno per i prof è arrivata dal Parlamento – l'aula della Camera ha approvato in via definitiva il cosiddetto decreto salvascatti che proroga gli automatismi stipendiali del personale della scuola – per un drappello di insegnanti non si vede invece l'uscita del tunnel: dalla Ragioneria dello Stato è, infatti, arrivato uno stop alle coperture del testo unificato che risolve il caso di quei docenti oggetto della cosiddetta «quota 96», che a causa della riforma Fornero non erano riusciti ad andare in pensione nonostante i requisiti. I sindacati protestano reclamando l’intervento del Governo. Ma non sono i soli ad aver mal di pancia. La soluzione trovata per gli «scatti» non piace per niente ai Cinque Stelle perchè - denunciano – il decreto «stanzia fondi insufficienti per gli insegnanti e obbliga la scuola a nuovi tagli che vanno a danno degli studenti». «La cifra che servirebbe è di 370 milioni mentre, al momento, ne sono stati stanziati solo 120. Oltre al danno, poi, la beffa: i 250 milioni ancora mancanti per gli scatti degli insegnanti verranno presi – fa notare il M5S – dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof), ridottosi negli ultimi anni a 500 milioni di euro, che serve alle scuole per le attività didattiche extra come i corsi di recupero, quelli di integrazione per gli alunni diversamente abili. Dunque i soldi per pagare gli insegnanti vengono sottratti alla scuola. Ma non è ancora finita: i 120 milioni stanziati sono vincolati al buon esito della negoziazione tra Governo e parti sociali che, entro la fine di giugno, dovranno reperire la parte restante dei fondi, per sbloccare l’annualità 2012 degli insegnanti». E' stato approvato un ordine del giorno che impegna il governo a rimpinguare il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ma non basta ai Pentastellati. La titolare del dicastero di viale Trastevere ha espresso «soddisfazione» per il sì della Camera al decreto legge di proroga degli automatismi stipendiali. . IL PROGRAMMA IL PREMIER DOPO L’INCONTRO CON HOLLANDE E LA MERKEL AVVERTE: L’EUROPA DEVE DIVENTARE DEI CITTADINI, NON DEI TECNOCRATI Renzi lancia la sfida alla Ue «O riforme o sarà tsunami» turo. Una cosa è certa e l’ha comunicata sempre Renzi: dalla Difesa si attendono riduzioni di spesa per 3 miliardi di euro. Pinotti non è entrata nel dettaglio dei programmi, limitandosi a ribadire che sui sistemi d’arma si procede all’insegna "delle 'tre R': ripensare, rivedere, ridurre. E' però sbagliato parlare di uno specifico sistema come gli F35, serve un ragionamento complessivo». EX GIOIELLO La portaerei Garibaldi, «parcheggiata» nel porto di Taranto l ROMA. Non si candiderà alle europee Matteo Renzi per portare voti al Pd e per sfidare nelle urne Beppe Grillo e lo «tsunami» dell’antieuropeismo alle stelle nei sondaggi. Ma il premier darà battaglia da Palazzo Chigi a colpi di «riforme che sfidano tabù». E guardando a testa alta i partner europei. Altro che «esami» alla cattedra di Angela Merkel, nega Renzi, l’Italia deve uscire dalla «sudditanza» psicologica verso i primi della classe perchè «se noi rispettiamo le regole e facciamo le riforme» anche l'Europa deve cambiare e diventare l’Ue dei cittadini e non dei tecnocrati. Di rientro da Berlino e alla vigilia del consiglio europeo a Bruxelles, Renzi si concede la «foto di famiglia», presentando il libro dell’(ex) nemico Massimo D’Alema. I due sono in totale sintonia sulla necessità di una nuova Europa. E il disegno, non tanto inconfessato di Renzi, è cambiare l’Europa a partire dal semestre italiano. Ma per «dettare la linea» nella futura commissione. L'obiettivo da qui al semestre è dimostrare ai partner Ue che «le riforme le facciamo sul serio, in tempi certi, senza scadenza di legislatura e avendo il coraggio di mettere in discussione tabù che per 30 anni non sono stati toccati». E, in vista del 25 maggio, in casa nostra, bisogna convincere i cittadini che il governo corre veloce perché «gli esami ce li fanno i cittadini italiani, non l’Europa, dove nessuno sta con la matita rossa e blu a dirci che cosa dobbiamo fare». Solo una «sfida politica» può salvare l’Europa, sostiene l’ex sindaco di Firenze. «C'è uno spread – affer ma Renzi - tra le aspettative dei cittadini ed il rapporto con l’Europa, uno scollamento incredibile come dimostrano i sondaggi devastanti». Una diga che il premier vuole assolutamente colmare con l’azione di governo, consapevole delle ripercussioni di una sconfitta per il Pd sull'immagine del suo esecutivo. Da qui il senso dell’urgenza, non, precisa, «da psicopatico che va in crisi di astinenza se sta fermo» ma per andare incontro alle urgenze dei cittadini comuni. E così se gli sgravi Irpef servono «a dare un orizzonte di speranza» e non sono «un’operazione di marketing», è sulle riforme istituzionali, sui tagli alla politica e sulle misure per il lavoro che il premier punta entro le europee. «Dire che i vari interventi legislativi nel passato – afferma – non hanno creato precarietà e l’hanno risolta significa negare la realtà. Cambiare e semplificare le regole è una priorità assoluta». Un nuovo avviso ai sindacati così come ai partiti, Pd in primis, fa sapere che i tempi delle riforme non cambiano. Solo così Renzi punta ad avere un posto in prima fila in Europa. E a depotenziare Beppe Grillo. Cristina Ferrulli SOLO IN GLIA A PU ATA L R E P ASILIC GIONALI E LA B CENTIVI RE IN BOLLO LI ECO CON G ON PAGHI IL NI. N AN 5 R PE Fiat, Alfa Romeo e Lancia con GLI INCENTIVI STATALI TARDANO AD ARRIVARE? CON LA NOSTRA GAMMA GPL E METANO PARTI SUBITO E TI CONVIENE 3 VOLTE. FINO A 5.000 EURO DI INCENTIVI 5 ANNI DI FINANZIAMENTO CON ANTICIPO ZERO TAN 0 TAEG 1,52% IL PIENO TI COSTA MENO DELLA METÀ TI ASPETTIAMO ANCHE SABATO E DOMENICA. OFFERTA VALIDA FINO AL 31 MARZO. Iniziativa valida fino al 31 marzo 2014 con il contributo dei concessionari. Esenzione del bollo - Puglia Legge Regionale n. 45 del 28 dicembre 2012, art. 5. Basilicata Legge regionale 21 dicembre 2012, n. 35. Es. Delta Iron 1.4 T-Jet 120 CV GPL, prezzo promo 17.900 € (IPT e contributo PFU esclusi). Es. fin.:Anticipo Zero, . 60 rate mensili di € 331,62, Imp. Tot. Credito € 19.686,70 (inclusi SavaDna € 200, Prestito Protetto facoltativo per € 1.270,70, spese pratica € 300, Bolli € 16,00), Importo Totale dovuto € 19.918,20 spese incasso Rid € 3,5 a rata, spese invio e/c € 3,00 per anno. TAN fisso 0%, TAEG 1,52%. 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Un “santino” acchiappa-voti, capace di attrarre consensi, come le preghiere e le offerte – se il paragone non è blasfemo - di un popolo formato da fedeli devoti. Lui resta il padre-padrone di un partito che non può fare a meno della sua presenza in lista: altrimenti, perderebbe identità, appeal e forza. Ma, a ben vedere, è proprio questo il limite, il vizio d’origine da cui il centrodestra deve riuscire ad affrancarsi ed emanciparsi. Se il Cavaliere ambisse davvero a diventare - seppure tardivamente - un “padre della patria”, non avrebbe potuto sfidare contemporaneamente l’opinione pubblica nazionale e internazionale, rischiando di compromettere ulteriormente la credibilità e l’affidabilità del nostro Paese su scala mondiale. In cambio di un pugno di voti per Forza Italia, l’ex premier minaccia così di danneggiare l’Italia intera. E purtroppo, espone di fatto a nuove incognite quello sforzo di ricostruzione politico-istituzionale e di ripresa economico-sociale a cui sostiene a parole di voler contribuire dall’opposizione. Chi aveva dubitato o magari ironizzato fin dall’inizio sull’accordo con Matteo Renzi, per la “piena sintonia” sulla legge elettorale, sulla riforma costituzionale del Titolo V e sull’abolizione del Senato elettivo, avrà ora qualche motivo in più per nutrire perplessità e riserve. È come se il Cavaliere si fosse tolto la maschera e avesse mostrato il suo vero volto, quello del capo-partito o del capo-popolo che privilegia i calcoli e le convenienze di parte rispetto all’interesse generale. Ma anche quest’ultima acrobazia mediatica, da circo equestre della politica, si svolge purtroppo sulla pelle del Paese e di tutti i cittadini. A meno di quarant’anni, il povero Renzi si sta giocando la faccia, come ha ammesso lui stesso. E tutti noi, insieme a lui, ci stiamo giocando il nostro futuro e quello dei nostri figli o nipoti. Mentre un “caudillo” decaduto cerca disperatamente di spostare indietro le lancette della storia nazionale, per riaprire una stagione che ormai s’è chiusa per sempre. Uno strenuo tentativo di sopravvivere a se stesso, tanto illegittimo quanto inaccettabile, per aggrapparsi a un passato che non può più tornare. La mossa di Berlusconi è destinata verosimilmente a ridare fiato perciò alle trombe degli oppositori – interni ed esterni – del leader del Pd e presidente del Consiglio in carica. A molti apparirà come la conferma dell’inaffidabilità del Cavaliere. A molti altri, come la riprova del fatto che non si deve trattare né tantomeno fare accordi con un pregiudicato. E francamente anche agli occhi di quanti si sono sforzati finora di vedere il bicchiere mezzo pieno, più per spirito costruttivo che per un futile esercizio di ottimismo, l’altra metà risulterà ancora più vuota. Sono questi i motivi per cui il leader superstite di Forza Italia non diventerà mai un “padre della patria”. Decaduto da parlamentare e interdetto dai pubblici uffici, ora gli resta solo da sapere se andrà agli arresti – domiciliari, a causa dell’età - oppure se verrà assegnato ai servizi sociali ed eventualmente a quali. Sono passati otto mesi dalla sentenza definitiva di condanna e il Tribunale di Milano non ha ancora preso una decisione: sono i tempi lunghi della malagiustizia italiana. Ma prima arriverà il responso, tanto meglio sarà. Giovanni Valentini GIANFRANCO DIOGUARDI Una «cultura nuova» d’impresa P er contrastare l’attuale declino economico si dovrà neces- cultura che nasce nell’ambito interno all’impresa per poi essere proietsariamente far ricorso all’Istituzione «impresa» rivisitata at- tata verso l’esterno, sul territorio, dando così vita a una «impresa per la traverso una nuova cultura che sappia proiettarla verso le cultura» che presenta funzioni innovative di vera e propria «impredifficili, complesse istanze imposte dalla crisi in atto. sa-enciclopedia». «Strategica» in quanto capace di stimolare in ciascun «Cultura d’impresa ovvero impresa per la cultura»: notazione che collaboratore un autonomo spirito innovativo tale da renderlo «imesprime bene l’importanza che la cultura ha assunto nell’impresa, sia al prenditore di se stesso», e allo stesso tempo in grado di unificare lo stile suo interno sia nei rapporti che essa instaura con il mondo esterno. dei diversi comportamenti di coloro che operano nell’impresa così da «Cultura» intesa nella sua accezione di capacità di «coltivare» la restituirle un’identità unitaria. percezione di uno stato di fatto prodotto dall’apprendimento e dall’acLa «cultura strategica» si impone dunque come capacità del sicumulo di esperienze, che si affinano e si consolidano attraverso un stema-impresa di adeguarsi, attraverso una continua e costante inprocesso storico di sedimentazione in grado di costruire una tradizione novazione, al cambiamento divenuto oramai endemico. rappresentativa del costume, dei valori, delle regole, del bagaglio coQueste tre forme culturali emergono da tre momenti tipici della vita noscitivo intellettuale posseduto, dunque di realizdell’impresa: le sue specifiche finalità, che dalla sua zare il contesto di formazione della personalità nascita le impongono di poter contare su di una riferita sia al singolo individuo sia a sistemi orprofessionalità essenziale per assicurare la qualità ganizzativi complessi quali sono le istituzioni imdelle prestazioni imprenditoriali; la sua storia e quinprenditoriali. di la sua tradizione che via via si consolida nel Naturalmente la cultura – come del resto anche la procedere quotidiano della gestione; la sua operatradizione in costante aggiornamento - è influenzata tività nel contesto territoriale divenuto estremamene plasmata dallo scenario esterno in cui il soggetto si te mutevole, caratterizzato da cambiamenti continui trova a operare, così che subisce continue modie costanti spesso turbolenti, tanto da imporre un’orficazioni provocate dai suoi mutevoli andamenti. Perganizzazione particolarmente flessibile, di «impresa tanto si trasforma anche il concetto di tradizione nel rete», per assicurare una sopravvivenza in grado di senso che vive in un costante adeguamento al preproiettare il soggetto imprenditoriale verso il futuro, sente, protagonista di un cambiamento innovativo introducendo di continuo elementi e processi indel quale la ricerca che si proietta verso il futuro deve novativi. tenere sempre conto. In particolare, le rivoluzioni Il modello di «impresa rete» si presenta come tecnologiche modificano l’impresa - la sua organiz- IMPRESA Cultura permanente un’organizzazione fortemente terziarizzata, costituizazione, l’immagine e lo stesso concetto di cultura che ta da una rete di apparati tecnologici prevalentela caratterizza. mente informatici (computer e robot), guidati da una Proprio il cambiamento ambientale, divenuto sostanziale e spesso rete di individui che operano alla stregua di «imprenditori di se stessi» in turbolento, ha stimolato nelle organizzazioni imprenditoriali la nascita quanto capaci di attuare una rete di decisioni operative che essi stessi di una nuova cultura che di recente si è affiancata alle due principali determinano per conseguire gli obiettivi assegnati, e quindi anche di forme tradizionali. Queste erano una «cultura professionale» tipica del esprimere una leadership innovativa, diffusa e costante. fattore umano - che peraltro rappresenta l’elemento prioritario sul quale L’impresa come aggregazione di persone assume quindi sempre più si basa l’esistenza stessa dell’impresa – determinante per realizzare le connotazioni sociali con tutto ciò che ne consegue in termini etici e finalità imprenditoriali istituzionali attraverso l’applicazione della pro- culturali e per questo può essere considerata alla stregua di un sistema fessionalità e dello specifico know-how a essa connesso. Una cultura, organico in grado di adattare continuamente e costantemente le proprie quella «professionale», che si esprimeva nella capacità di saper svolgere strutture alle condizioni presenti nell’ambiente esterno. correttamente ed efficacemente le attività alle quali l’istituzione era La nuova cultura insieme con i valori emergenti serve anche a preposta. restituire una concezione unitaria all’attività dell’impresa estendenA questo tipo di cultura si affiancava la «corporate culture» come dola alla molteplicità di aziende che collaborano nell’indotto («maprodotto della storia imprenditoriale, ovvero come risultato dell’ac- croimpresa»). cumulo di valori e di esperienze raccolte dall’impresa nella sua attività La cultura di impresa diviene prevalentemente «strategica» per stiquotidiana. Questa era appunto considerata la tipica «cultura d’im- molare un efficace e innovativo «spirito d’impresa», espressione presa», capace di esprimere una tradizione su cui fondare la propria dell’anima del soggetto imprenditoriale – uno spirito capace anche di immagine imprenditoriale. contrastare nell’ambiente interno eventuali, deleteri effetti provocati da Oggi tende a svilupparsi una nuova cultura essenzialmente «stra- atteggiamenti subdoli e intriganti tipici di quella che era la «corte tegica», impostata su valori generali, anche a carattere umanistico – una barocca». MAGIA «TRICOLORE» PER LA RINASCITA DELLA NAZIONE di GAETANO NANULA N ell’anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia – 17 marzo 1861 – numerose e gradevolmente partecipate sono state le cerimonie celebrative imperniate sul valore evocativo dei nostri simboli più cari – l’Inno nazionale, la Costituzione e soprattutto il Tricolore – intorno ai quali è stato veramente consolatorio vedere radunato – oltre alle autorità ed alle varie rappresentanze istituzionali – tanto popolo, dai ragazzi delle scuole – le speranze del nostro futuro – a uomini e donne di tutti i giorni, con i lori problemi ma anche con la loro dignità e la loro consapevolezza di appartenenza ad una solida tradizione, con comuni radici, ben consolidate. Ascoltare ragazzi e adulti che – con la mano destra sul cuore – cantavano all’unisono l’Inno di Mameli – la versione poetica del patriottismo – o percepire l’efficacia espressiva dei suoi versi, in rapporto al momento storico in cui ne fu colta l’ispirazione, o ascoltare la dotta lezione sul respiro internazionale della nostra Costituzione, come tappa evolutiva della civiltà giuridico-sociale di un grande popolo proteso verso valori di irreversibile libertà, desta ancora un sentimento di profonda commozione e sincero orgoglio. Ma è soprattutto il Tricolore che affascina, che trascina, che guida; il simbolo dell’Unità d’Italia, l’emblema del comune sentimento di partecipazione di tutti gli italiani ad un unico Stato, custode del prestigio e dell’onore della Nazione italiana in ambito internazionale. La Bandiera tricolore che, sventolando per la prima volta a Reggio Emilia, il 7 gennaio 1797, simbolo di una sia pur fugace libertà della Repubblica Cispadana, ha poi ispirato tutti i moti rivoluzionari del nostro Risorgimento, accompagnando il persistente sogno di indipendenza dei nostri patrioti – spesso il loro sacrificio – in un’epopea di riscatto nazionale che doveva finalmente portare, il 17 marzo 1861, alla proclamazione dello Stato Unitario. SBANDAMENTI -Certo, rileggendo la Storia in un’Italia ancora troppo giovane, non mancarono anche gli sbandamenti del Tricolore; il vessillo nazionale fu talora usato per guidare le truppe nella repressione degli scioperi; fu talora abusato per affermare soltanto l’autorità e non anche la solidale fratellanza dei cittadini. Ma il Tricolore rimase pur sempre il simbolo capace di radunare nei momenti più difficili le forze vitali della Nazione e seppe così compiere il miracolo di ricompattare l’esercito in rotta dopo la sconfitta di Caporetto, per guidarlo alla rivincita e alla vittoria, accompagnando il feretro del Milite Ignoto dal Carso al Vittoriano, per confermare – in un patto di dolore attraverso la penisola – l’Unità del paese. E seppe ancora – all’indomani di una sciagurata Seconda Guerra Mondiale, che vide alla fine la tragica realtà di italiani che combattevano contro altri italiani – rimettere in moto la macchina dello Stato e – nel segno della collaborazione e della solidarietà seppe salvare la Nazione dalla fame, proteggere la rinascita dell’attività economica; seppe chiamare i partiti a collaborare in un clima di solidarietà nazionale, per l’instaurazione di una nuova e moderna società democratica nella quale tuttora viviamo. Possiamo ora serenamente ricordare quei tragici momenti attraversati dal Paese e superati dalla forza aggregante del Tricolore; superati dal senso della coesione che ancora suscitava nell’animo degli italiani il richiamo dell’emblema nazionale; e nessuno si illuda: non possiamo minimamente pensare, soprattutto nel momento attuale, di grave crisi economica e morale, che del Tricolore si possa fare a meno. Come ha, qualche tempo addietro, scritto Mario Luzzi, un grande poeta moderno, con la particolare sensibilità dei poeti, “senza il Tricolore – più o meno coscientemente tutti lo sappiamo – la nostra comunità non tiene, la nostra antica Nazione si disgrega, la sua immagine si decompone, il suo popolo torna ad essere un volgo disperso”. Dobbiamo dunque ancora amare la nostra Bandiera, come simbolo di fratellanza fra gli italiani, come fattore di progresso sociale, come speranza verso un’Italia sempre più giusta e sempre più unita, soprattutto nel momento attuale in cui, una crisi venuta da lontano, sta scaricando i suoi drammatici effetti su un intero popolo incolpevole, che sempre più abbisogna di concrete ed efficaci misure di solidarietà. Stringiamoci dunque, ancora una volta, sotto l’egida del Tricolore per una rinascita della nostra Nazione, per una ritrovata rivitalizzazione economico-industriale delle nostre capacità produttive, per combattere definitivamente i furbi della corruzione, i signori dell’evasione fiscale – soprattutto internazionale, attraverso l’ignobile parassitismo dei paradisi fiscali –, i manovratori incontrastati del credito – che dei capitali dispongono irresponsabilmente a proprio arbitrio –, i collusi con la criminalità organizzata – tutori spregiudicati dell’occultamento dei proventi illeciti –, i politici servi dei potentati economici. Tutto questo ancora nel nome del Tricolore, in un clima di vera fratellanza fra gli italiani. RASSEGNASTAMPA 2 mercoledì 19 marzo 2014 LA MANOVRA Cura Cottarelli: tagli a pensioni e statali ● Clima teso sul piano di risparmi allo studio del governo ● Il commissario rassicura: ci saranno riforme, spetta alla politica scegliere ● Cifre: entro dicembre possibile reperire 5 miliardi BIANCA DI GIOVANNI ROMA «Gli 85mila esuberi del pubblico impiego? Potrebbero essere riassorbiti in settori diversi, per questo nel rapporto si sottolinea l'importanza della mobilità nella pubblica amministrazione». Così Carlo Cottarelli tenta di fermare il fuoco di fila su uno dei punti più scottanti del suo piano di tagli di spesa, che conferma in circa 3-5 miliardi per quest’anno («tre sono sicuri al 100 per cento», dichiara il commissario), 18 l’anno prossimo e 34 nel 2016. Una manovra pesante, che si aggiunge ai tagli già previsti nei conti (500 milioni quest’anno, 3 miliardi l’anno prossimo, 7 miliardi e 10 nel biennio 2016-17). Tuttavia secondo il commissario l’operazione non deprimerà il Pil, perché «non c’è una stretta fiscale - spiega - a fronte dei tagli ci sono tagli di entrate. Gli effetti macro, poi, vanno valutati considerando anche la propensione al consumo di chi riceve vantaggi fiscali». Per la verità i tagli aggiuntivi arrivano a 34 miliardi e per ora gli sgravi si fermano a 12,6. Oltre al pubblico impiego, anche gli altri capitoli sono poco «digeribili»: da pensioni (ipotesi di un contributo temporaneo di 1,4 miliardi quest’anno, negato tuttavia dal governo) a forze di polizia (due miliardi a partire dall’anno prossimo), dalla Difesa (100 milioni quest’anno, 1,6 miliardi e 2,5 nel biennio 2015-16) alla sanità (300 milioni subito, poi 800 e 200 milioni), la spending review potrebbe trasformarsi presto in una «Santabarbara» zeppa di esplosivo. Ma quel numero preciso, quelle 85mila unità in esubero diffuso poco prima il suo secondo intervento in senato, ieri alle 14,30, rischiava di diventare una trap- .. . In una tabella si parla di 85mila esuberi nella Pa Poi il chiarimento: ci sarà la mobilità pola mortale. Tanto che dagli uffici della ministra Marianna Madia esce subito una nota che definisce «distorta» l’interpretazione data da alcuni mezzi d’informazione al lavoro del commissario alla spesa, «in particolare su pensionamenti, turnover ed eventuali esuberi», si legge. Nel frattempo dal sindacato partivano i primi siluri. «Ci aspettavamo qualcosa di meglio - dichiara Michele Gentile, Cgil - e non il solito attacco al sistema pubblico e del welfare». Così è arrivata la precisazione. «È una prima stima e va affinata nel corso del 2014 in base alle effettive riforme», aggiunge Cottarelli. «Evidentemente non conosce l’esatto significato della parola esubero - commenta laconico Gentile - Qui si parla di eccedenze da ricollocare. In ogni caso se si tratta dell’abolizione delle Province, c’è il protocollo Delrio che già prevede l’allocazione del personale». In ogni caso la riforma della Pa è la prossima tappa del piano Renzi. Al dica- MONTE PASCHI DI SIENA La Fondazione vende il 12% del capitale e scende al 15% La Fondazione Mps ha venduto, a mercato chiuso, 1,4 miliardi di azioni di Banca Mps pari all'11,98% del capitale. Lo conferma l'ente di Palazzo Sansedoni in una nota diffusa ieri sera su richiesta della Consob. La Fondazione aggiunge che «considerando anche le vendite effettuate sul mercato telematico azionario», oggi e nei giorni precedenti, «la quota detenuta dalla Fondazione Mps nella banca è pari al 15,07 per cento. La vendita di azioni da parte della Fondazione è propedeutica al prossimo maxi aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi. stero della Madia si sta lavorando per arrivare a una proposta in aprile. Mese di fuoco, il prossimo: dovrà arrivare anche il Def (documento di economia e finanza) con le nuove indicazioni macroeconomiche del governo Renzi su cui giocare la partita della crescita in ambito europeo. Assieme al Def arriverà anche la versione definitiva della spending review, che per ora è tracciata solo sommariamente. Dalla prossima settimana il commissario si trasferirà a Palazzo Chigi, dove sarà la politica a dover prendere le decisioni definitive. Le misure saranno trasformate in provvedimenti da varare in settembre. ANCORA I PENSIONATI Sulle pensioni l’allarme è alto. «Dal governo ci dicono di stare tranquilli e che sono solo fesserie - dichiara Calra Cantone (Spi Cgil) - Gli abbiamo risposto che comunque non stiamo sereni». «Ancora un’operazione cassa e un accanimento sulle donne», aggiunge Vera lamonica. Cottarelli dal canto suo, frena: sugli assegni oltre i 26mila euro lordi al mese si chiede un contributo di pochi euro una tantum, che aumenta sui redditi più alti, su quelle di invalidità si colpiranno gli abusi. «Si tratta di una spesa da 270 miliardi - continua il commissario - sarebbe strano non prenderla in considerazione. Quello che stiamo proponendo è una riduzione dell’1%, una quota inferiore a quella degli altri comparti. I costi della politica si tagliano del 10%». Resta il fatto che in una tabella 200 milioni provengono dall’innalzamento a 42 anni di contribuzione per la vecchiaia. Sulle forze dell’ordine si levano le preoccupazioni del Cocer, mentre Cottarelli spiega che esistono molte sovrapposizioni tra diversi corpi. «Per quale motivo la Guardia di Finanza ha un reparto antisommossa?», si chiede. Sulla sanità il messaggio è rassicurante: per il supetecnico il sistema è in equilibrio. Ciò non toglie che si possono reperire risparmi attraverso i costi standard. Le altre fonti di risparmio sono le «solite» auto blu e l’accorpamento dei centri di spesa. .. . Per la previdenza si spendono 270 miliardi si prevede un intervento dell’1% del totale Sofferenze bancarie oltre 160 miliardi MARCO TEDESCHI MILANO Il sistema bancario continua ad essere gravato dalle conseguenze della lunga crisi economica e finanziaria che dal 2008 ha investito anche l’Italia. Mentre gli istituti di credito hanno avviato processi di ristrutturazione, aumenti di capitale, tagli al personale e progetti di creazione di Bad bank in vista anche degli “esami” europei, gli ultimi dati dell’Abi (l’Associazione bancaria) sulle sofferenze indicano che la congiuntura resta molto difficile. Le sofferenze bancarie, infatti, restano a livelli record, nonostante qualche timido segnale di risveglio dell'economia. A gennaio, afferma l'Abi nel rapporto mensile, le sofferenze lorde sono aumentate a 160,4 miliardi di euro, 4,5 miliardi in più rispetto a dicembre e circa 34,3 miliardi in più nel confronto con un anno prima (oltre +27% annuo). Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è salito così all'8,4% (a gennaio dell'anno scorso era a 6,4%) e non toccava questo livello dall'aprile 1999, quando era pari all'8,42%. Il rapporto sofferenze-impieghi, sottolinea l'Abi, a gennaio raggiun- «Salva stati», sì definitivo dell’Alta corte tedesca Le toghe di Karlsruhe hanno rigettato i ricorsi contro l’Esm, il fondo per il salvataggio dell’Eurozona, giudicandoli infondati o illeciti ● Festeggia la Borsa nell’attesa del dossier Omt positivo chiudendo tutti sopra la parità. Il Fondo salva-Stati è infatti lo strumento principe che i governi europei hanno per fronteggiare le crisi dei debiti sovrani e arginare la corsa degli spread se diventa pericolosa ● GIULIA PILLA ROMA «Alcuni ricorsi sono illeciti e altri infondati». Con questo giudizio, la Corte costituzionale tedesca ha respinto l’affondo contro l’Esm l’european stability mechanism,meglio conosciuto come il salva-Stati, il fondo da 700 miliardi pronto a scattare a sostegno delle economie dell’Eurozona in crisi e a fornire rioparo all’euro in caso di attacchi speculativi. Non si tratta di una valutazione inedita, piuttosto di una conferma. È infatti la seconda volta che le toghe rosse di Karlsruhe si pronunciano sulla legalità dell’Esm. La prima nel 2012 quando la Corte aveva giudicato legale il «meccanismo» dando però un via libera condizionato: il contributo tedesco al Fondo deve essere limitato a 190 mi- liardi di euro e qualsiasi aumento deve essere sottoposto al'ok parlamentare. Il caso era stato sollevato da un gruppo di euroscettici. Che evidentemente non si sono arresi tanto da far scattare una serie enorme di ricorsi: se ne sono contati 37mila circa. Fossero andati a segno sarebbe stato un bel problema: la Germania è infatti il principale contribuente del Fondo, e una bocciatura avrebbe lasciato l’Esm (e l’eurozona) senza un pilastro. Non è andata così. Ieri il secondo verdetto. «L’autonomia di bilancio del Bundestag - si legge nella sentenza della Corte - è sufficientemente salvaguardata». Il dossier è chiuso, e più che Berlino è il resto dell’Unione a festeggiare. A riprova del rischio che correva, c’è la reazione dei mercati che in seguito alle sentenza di Karlsruhe hanno virato in L’ALTRO BAZOOKA «La decisione della Corte costituzionale tedesca è buona per l'Europa e per la Germania», commenta il direttore generale dell’Esm, Klaus Regling. «Creando l'Esm i Paesi eurozona hanno istituito un meccanismo permanente anti-crisi per l'unione monetaria, la conclusione dei programmi di intervento di Spagna e Irlanda a fine 2013, i progressi in altri Paesi sotto programma e la ripresa economica nell'intera zona euro mostrano che questa strategia sta funzionando». L’Alta corte tedesca .. . Il verdetto: la sovranità del Bundestag non viene lesa dall’Esm come invece sostengono gli euroscettici Nel suo verdetto l’Alta corte tedesca aggiunge che il governo deve coinvolgere più strettamente i parlamentari nelle decisioni relative all'intervento dell' Esm nelle situazioni di crisi: è necessario, indicano i giudici, che nelle leggi di bilancio appaiano le stime dei pagamenti che saranno versati all'Esm invece di limitarsi a correzioni del bilancio o decisioni di urgenza. La decisione dei giudici è stata letta nella sede della Corte a Karlsruhe dal presidente Andreas Vosskuhle: «Il Bundestag resta il luogo delle decisioni sulle entrate e sulle spese, anche per quello che riguarda gli impegni internazionali ed europei», ha detto Vooskuhle. Ovvero la sua sovranità non viene lesa dall’Esm. Non è questo l’unico dossier nelle mani dei giudici di Karsruhe: poche settimane fa l'Alta Corte tedesca ha deciso di rinviare alla Corte di Giustizia europea il giudizio sulla legittimita dell' Omt, il cosiddetto «scudo anti-spread» della Bce che permette acquisti illimitati di bond sovrani in cambio di riforme e aggiustamento dei conti pubblici. Viene chiamato «bazooka» finanziario ed è stato predisposto dalla Bce. RASSEGNASTAMPA 3 mercoledì 19 marzo 2014 Ricchi e poveri più lontani All’Italia non basta la ripresa L Il Commissario alla Spending review Carlo Cottarelli FOTO LAPRESSE a ripresa economica «non sarà probabilmente sufficiente» in Italia per porre fine alla profonda crisi sociale e del mercato del lavoro. C’è bisogno di investimenti per «un sistema di protezione sociale più efficace che permetta di evitare che le difficoltà economiche diventino sempre più radicate nella società». Nel rapporto annuale sugli indicatori sociali dell’Ocse, il focus sull’Italia fa emergere, ancora una volta, la gravità delle nostre difficoltà rispetto a quelle degli altri Paesi in esame. Procedere ad investimenti per un welfare più sicuro, dunque, è tra le prime raccomandazioni, per «assicurare supporto ai gruppi più vulnerabili», sostiene l’Ocse, ricordando che «da lungo tempo si dibatte in Italia di un sussidio di disoccupazione universale e di reddito minimo garantito». Il problema è legato anche al crollo del reddito medio, quantificato in circa 2.400 euro rispetto al 2007, arrivando ad un livello di 16.200 euro pro capite nel 2012. L’Italia, questo il punto, ha sofferto più di tutti la recessione. Nello stesso tempo, infatti, nell’eurozona gli stipendi sono calati di 1.100 euro. Tanto che la percentuale di italiani che dichiara di non avere abbastanza soldi per acquistare cibo è balzata al 13,2% dal 9,5% ante-crisi, contro una media europea dell’11,5%. «La notevole riduzione dei redditi spiega l’Ocse - riflette il deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro, in particolare per i giovani». Il tasso di disoccupazione è più che raddoppiato dal 6% al 12,3%, con un balzo per i giovani ad oltre il 40%. Con un livello del 55%, la percentuale di persone in età lavorativa occupate è la quarta più bassa tra i 34 Paesi dell’Ocse. Tra il 2007 e il 2013, la disoccupazione è aumentata ad un tasso di 5.100 lavoratori per settimana, «e più di un quinto dell’aumento totale della disoccupazione nell’eurozona è dovuto all’Italia». Tra i giovani, allarma anche il livello di Neet (né studenti né occupati): più di 1 su 5 tra i 15 e i 25 anni, un tasso di inattività «più elevato che in Messico e Spa- gna, e il terzo più alto tra i Paesi dell’Ocse, dopo la Grecia e la Turchia». Nonostante questo, l’Italia ha una spesa di circa un terzo inferiore alla media europea e Ocse per trasferimenti sociali ai cittadini (assegni di disoccupazione o sussidi alle famiglie). Allo stesso modo, la spesa per servizi quali corsi di formazione e assistenza nel cercare lavoro, è circa la metà della media europea e Ocse, e si è ridotta ulteriormente tra il 2007 e il 2009. E i giovani non hanno diritto ad alcun sussidio né servizio. Il loro ritardo nel guadagnare la propria indipendenza «contribuisce al notevole ritardo nella formazione dei nuclei famigliari»: il tasso di fertilità rimane a 1,4 figli per donna, ben al di sotto del numero di figli necessario a mantenere costante il livello della popolazione, pari a 2,1 per donna. Inoltre, con meno di tre persone in età lavorativa per ogni adulto over 65, l’Italia ha il secondo più basso tasso di sostegno tra i Paesi Ocse e molto al di sotto della media, 4,2 lavoratori per anziano. Anche l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, come già la Germania di Angela Merkel, appoggia i primi passi su lavoro e fisco del governo Renzi, ma avverte che il Paese ha «urgente bisogno di riforme» per un sistema previdenziale impreparato ad affrontare le conseguenze della crisi. Il problema è complesso: l’Italia è entrata nella crisi finanziaria con un sistema di previdenza scarsamente preparato ad affrontare un forte aumento della disoccupazione, soprattutto di lungo periodo, e della povertà. Meno di 4 disoccupati su 10 ricevono un sussidio di disoccupazione e l’Italia è il solo Paese Ue assieme alla Grecia privo di un comprensivo sistema nazionale di sussidi per gruppi a basso reddito. Le famiglie più abbienti hanno maggior accesso ai benefici dal sistema di protezione sociale rispetto ad ogni altro Paese in Europa. E il rischio è la radicalizzazione delle disuguaglianze. «Con una diminuzione nei redditi del 12% in totale tra il 2008 e il 2010, il 10% più svantaggiato della popolazione ha subito perdite molto superiori rispetto al 10% più ricco, per il quale la perdita è stata pari al 2%». .. . Necessari investimenti per «un sistema di protezione sociale più efficace dell’attuale» .. . Disoccupazione in aumento a un tasso di 5.100 lavoratori a settimana IL RAPPORTO LAURA MATTEUCCI MILANO Per l’Ocse il Paese ha sofferto più di tutti la crisi: redditi crollati di 2400 euro, la media Ue è di 1100. «Riforme nella giusta direzione» DISUGUAGLIANZE MARCATE ge il 14,2% per i piccoli operatori economici (11,9% a gennaio 2013), il 13,4% per le imprese (9,7% un anno prima) e il 6,5% per le famiglie (5,7% a gennaio 2013). In particolare, «il totale degli affidati in sofferenza ha raggiunto complessivamente il numero di 1,205 milioni, di cui oltre un milione (1.015.369) con un importo unitario in sofferenza inferiore a 125mila euro». Le sofferenze al netto delle svalutazioni, secondo il rapporto mensile dell'associazione bancaria, a gennaio sono state pari a 80,5 miliardi, circa 555 milioni in più rispetto a dicembre e circa 16,1 miliardi in più nel confronto con un anno prima (+25% annuo). Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali è cresciuto al 4,38%, mentre a dicembre era al 4,31% e a gennaio 2013 era al 3,37%. MUTUI, I TASSI SCENDONO Qualche segnale positivo arriva dal tasso sui prestiti concessi alle fami- glie per i mutui: sono scesi a febbraio al 3,44%, rispetto al 3,5% di gennaio e al 3,76% di un anno prima, una flessione modesta che comunque potrebbe indicare l’avvio di una nuova, più favorevole tendenza per le famiglie. Il tasso di febbraio è il valore più basso dal settembre 2011. Rallenta, intanto, nel mese scorso la caduta dei prestiti bancari. Sempre secondo il rapporto mensile Abi, il complesso dei finanziamenti registra un'ulteriore attenuazione della variazione negativa su base annua (-3% rispetto al -3,29% di gennaio e al -4,5% del novembre 2013). I finanziamenti a famiglie e imprese si posizionano su una variazione negativa del 2,9% contro il -2,3% a gennaio 2014 e il -4% a dicembre 2013. Dalla fine del 2007, prima dell'inizio della crisi finanziaria internazionale, ad oggi i prestiti all'economia sono passati da 1.673 a 1.855 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.430 miliardi di euro. Il contratto unico inizia dai dipendenti delle Camere Tavolo congiunto oggi, per la prima volta, per i rappresentanti dei dipendenti di Camera e Senato ● Obiettivo: «raffreddare» la dinamica salariale senza penalizzare equità ed efficienza ● RACHELE GONNELLI ROMA Un contratto unico per il personale dei due rami del Parlamento, uscendo dalla Babele di condizioni e trattamenti che esiste oggi, una razionalizzazione della spesa che non mortifichi le altissime competenze ma «raffreddi» la dinamica salariale di queste rolls-royce dei dipendenti pubblici, l’accorpamento di alcuni uffici come la biblioteca, la documentazione e i servizi informatici. Quasi scontato dal punto di vista dei tagli alla spesa. Oggi nel primo pomeriggio, il primo colpo di zappa verrà dato a questa che viene considerata una montagna di privilegi e incongruenze, una zappata in nome della spending review e dell'efficientamento della macchina statale. Finora le condizioni di lavoro di Ca- mera e Senato sono state del tutto disomogenee. Con alcune difformità talmente paradossali da essere persino un po' buffe. Esempio: dal computo delle 40 ore lavorative settimanali alla Camera è compresa la pausa pranzo, al Senato è esclusa. I festivi e i notturni al Senato hanno una indennità, alla Camera solo se programmati. Le festività soppresse sono conteggiate nel numero di cinque alla Camera, quattro – non si sa perché – al Senato. E così via su part-time, malattia, spese di cura, finestre di pensiona- .. . Il piano concentra i tagli sugli organi costituzionali nel 2015 e 2016. In vista c’è l’abolizione del Senato mento. «Il fatto è che finora abbiamo avuto sempre solo trattative disgiunte, due storie sindacali diverse su binari paralleli - è la spiegazione di Luciana Stendardi, responsabile della Cgil a Palazzo Madama - e a volte con esiti diversi anche in ragione delle diverse sensibilità delle due controparti». Quindi solo oggi si inaugura un tavolo negoziale unico. All’ordine del giorno ci sono i tagli anche se gli obiettivi fissati dal commissario Carlo Cottarelli sono solo di massima: 200 milioni di euro per il 2014, relativi però a tutti e quattro gli organi costituzionali e quindi anche Corte Costituzionale e Presidenza della Repubblica. E poi i risparmi dovrebbero concentrarsi negli anni a seguire: 400 milioni l’anno prossimo, 500 nel 2015. L’idea portata avanti dalle due vice presidenti di Camera e Senato, delegate alla trattativa - Marina Sereni e Valeria Fedeli - è quella di iniziare il confronto senza blindare percentuali e interventi di decurtazione. «Dobbiamo fare un ragionamento, razionalizzare, armonizzare - chiarisce Valeria Fedeli - ed è chiaro a tutti che dobbiamo intervenire sulle retribuzioni, in particolare sulla parte fina- le della carriera, non so se congelando o togliendo gli ultimi scatti di anzianità, e applicando la Legge di Stabilità per quanto riguarda i prelievi sulle pensioni più alte. Ma siamo coscienti che stiamo parlando del funzionamento degli organi vitali dello Stato e non si può certo avere un intento punitivo, si deve invece operare una riorganizzazione che vada nel senso dell’equità e del mantenimento della qualità dei servizi resi, coinvolgendo i sindacati». In prospettiva c’è la riforma del Senato e quindi conviene anche per questo cominciare a costruire condizioni economiche e giuridiche uniformi che possano agevolare in futuro la ricollocazione lavorativa di almeno una parte dei dipendenti. Una parte rimarrà infatti in servizio al Senato delle Regioni. Attualmente gli interni sono 845 (al servizio di 320 .. . La vice presidente Fedeli: «Si tratta di riorganizzare i servizi parlamentari mantenendone la qualità» tra senatori e senatori a vita), già diminuiti di oltre il 30% per effetto del blocco del turn over nel corso degli ultimi quattro anni. Erano 1.300. «Anche incarichi aggiuntivi e missioni sono stati ridotti in modo significativo negli ultimi anni», aggiunge la sindacalista Stendardi. E insiste nel sottolineare che per essere assunti si passa da selezioni durissime, concorsi esterni anche per passare a ruoli superiori. Resta il fatto che le figure apicali, i consiglieri parlamentari e i funzionari degli uffici di gabinetto, arrivano a guadagnare anche 400mila euro lorde annue a fine carriera. Al Senato solo un centinaio. Mentre gli assistenti e i coadiutori, i primi gradini della carriera, sono 540 al Senato. Tra queste figure anche giovani, gli ultimi assunti, spesso molto preparati sulle procedure da seguire per l’attività parlamentare e gli iter legislativi, tra lauree all’estero e master. Alla Camera la situazione è analoga, solo che i dipendenti sono oltre 1.400. Qui il rapporto con i deputati diventa addirittura quasi uno a tre. Oltre agli addetti stampa e ai consulenti dei gruppi, tutto personale esterno. RASSEGNASTAMPA 4 mercoledì 19 marzo 2014 POLITICA Renzi: «La partita si gioca sulle riforme, non sui conti» Per il premier la sfida ruota attorno all’Italicum e al Senato federale. «Ai partner stranieri stiamo dimostrando che non siamo un Paese irriformabile» ● Oggi riferisce al Parlamento sul Consiglio Ue ● VLADIMIRO FRULLETTI [email protected] «Qui s’è parlato solo delle quote rosa, invece per la Merkel la chiave vera dell’Italicum è la possibilità di ballottaggio. Perché lei col 42% non sarebbe mai stata costretta alla Grande coalizione». Dietro al tavolo del Tempio di Adriano assieme a Massimo D’Alema per la presentazione del nuovo libro sull’Europa dell’ex premier, Matteo Renzi rivela un particolare del faccia a faccia di lunedì con la Cancelliera tedesca. Ma, seppur indirettamente, spiega quale sarà la bussola fondamentale delle sue prossime mosse. Fare le riforme istituzionali e costituzionali, «che questo Paese aspetta da 20 anni», e farle nei tempi stabiliti. Perché la «vera partita dell’Italia», spiega Renzi, «non si giocherà sulle misure economiche», ma sulla capacità di mostrare e dimostrare «ai partner europei e ai cittadini» che questa volta l’Italia supererà i propri tabù. E quindi cancellerà il bicameralismo perfetto, ridurrà i livelli istituzionali e cambierà la politica mostrando finalmente una classe dirigente che si mette a rischio prima di chiedere agli italiani di rischiare come invece hanno fatto i politici del passato. Invoca il «sacro fuoco dell’urgenza» Renzi per far capire che questa è davvero «l’ultima chiamata». Poi c’è la deriva populista. Preoccupazione diffusa anche in Europa come ha potuto toccare con mano nei faccia a faccia con Hollande e Merkel. Non a caso i via libera incassati, soprattutto quello della Merkel, non sono troppo dissimili dalle buone accoglienze che avevano incontrato sia Monti che Letta. L’apertura di credito c’è e già domani Renzi lo potrà verificare anche al Consiglio europeo. Ma non è una cambiale in bianco. Quando Merkel spiega di essere rimasta colpita dal «cambiamento strutturale davvero impressionate» di Renzi significa che quel cambiamento promosso e promesso ora deve mettersi in moto veramente. Che agli annunci devono seguire i fatti. Un primo segnale in effetti Renzi se l’è portato appresso col primo sì della Camera alla riforma elettorale. Ma certo ora non si può fermare. «Perché fuori ci credono un Paese irriformabile. Che magari quando ha politici in gamba riesce a tenere i conti in ordine, ma che è destinato a faticare perché è incapace di fare le riforme strutturali di cui ha bisogno. Ecco gli stiamo dimostrando che non è più così», ragiona il premier. Ed è questo su cui, rientrato in Italia e già pronto a volare a Bruxelles, sta lavorando Renzi. Perché al di là di tutte le questioni di bilancio e di conti, la differenza di Hollande e Merkel rispetto alla fiducia concessa ai suoi predecessori sta proprio nel fatto che fra i compiti da fare Renzi ha messo una riforma, appunto «strutturale», dello Stato. Nel pacchetto portato prima a Parigi e poi alla Cancelleria è stato quello il fascicolo a cui più si sono interessati Hollande e Merkel. Perché è da lì che i partner europei potranno capire se l’Italia questa volta fa sul serio. Se ci sarà davvero quel cambiamento profondo che dovrebbe garantire al Paese istituzioni meno pesanti e più efficaci, con governi che eletti dai cittadini siano in grado di durare. Ecco perché tra tutti gli incartamenti che ieri Renzi s’è ri-studiato, prima di andare da D’Alema, è proprio la cartellina sulle riforme istituzionali quella più sottolineata dai suoi evidenziatori colorati. Approvare l’Italicum, cambiare il Senato, riformare le Regioni e superare le province è la pre-condizione per poi fare tutte le altre riforme, spiegano da Palazzo Chigi. Concetti che stamani Renzi ribadirà al Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato, dove riferirà sul Consiglio europeo di domani e dopodomani. L’obiettivo rimane quello di dare un segnale all’Europa. E quindi nella testa di Renzi c’è di portare la legge elettorale all’approvazione definitiva al Senato entro il 25 maggio. Domani si vedrà coi presidenti di Regione. Poi la prossima settimana ci sarà l’incontro con la direzione del Pd e i gruppi parlamentari per evitare possibili smagliature. L’Italicum è migliorabile, dice, ma senza stravolgerne l’impianto e quindi sempre attraverso l’intesa coi i contraenti a partire da Forza Italia. Contemporaneamente punta ad arrivare alla prima lettura della legge di riforma costituzionale del Senato. Poi toccherà al Titolo V e quindi allo sfoltimento dei livelli istituzionali. Tutto da fare prima del voto europeo perché queste riforme saranno antidoto al populismo e quindi a Grillo. Che infatti, annota il premier, da «qualche mese» (tradotto da quando ho vinto le primarie del Pd) è costretto a giocare «in difesa» e a scappare di fronte al Pd che gli chiede di abolire le province, ridurre i parlamentari e cancellare i rimborsi ai gruppi regionali. Perché è questa politica che riforma se stessa, spiega Renzi, l’unica arma contro l’antipolitica. Massimo D’Alema regala a Matteo Renzi la maglietta di Francesco Totti FOTO LAPRESSE LE FOSSE ARDEATINE 70 ANNI DOPO Grasso: ricordare per difendere i valori democratici «Il valore simbolico dell’eccidio delle Fosse Ardeatine ci guida anche oggi». Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, al convegno «1944-2014: Le Fosse Ardeatine 70 anni dopo». Grasso ha sottolineato che «il ricordo doveroso a quanto avvenuto» allora ci insegna che «l’unica risposta» sta nella difesa dei valori democratici. Se l’eccidio perpetrato dalle forze naziste di occupazione a Roma il 24 marzo di 70 anni fa «costituisce l’emblema delle barbarie e delle disumanità con cui l’occupazione nazista ha marchiato la città di Roma», quanto avvenuto deve essere .. . «Qui s’è parlato soltanto di quote rosa, per Merkel la chiave della legge elettorale è il ballottaggio» ricordato costantemente. «In Italia, come in Europa, la democrazia ha raggiunto una fase di maturità che tuttavia non è priva di incognite e di pericoli latenti. Penso in particolare alla crisi dei partiti, alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni, al sentimento antieuropeista che si diffonde, ai rigurgiti razzisti e antisemiti che meritano solo il nostro sdegno. Il ricordo doveroso a quanto avvenuto alle Fosse Ardeatine ci insegna che l’unica risposta a questi problemi sta nella difesa di quei valori di democrazia, libertà, confronto democratico che la Costituzione uscita dalla resistenza ci ha affidato». Il premier «candida» D’Alema a un ruolo in Europa ● Pochi colpi di fioretto (su lavoro e Italicum) e sintonia sul tema Ue La maglia di Totti: «Ecco un campione vero» ANDREA CARUGATI ROMA «Presidente», gridano i fotografi. Si girano entrambi, Massimo D’Alema e Matteo Renzi. Non poteva iniziare diversamente questo derby tra i due cavalli di razza della sinistra italiana. Poi, certo, c’è la maglia di Totti che l’ex premier regala all’attuale inquilino di palazzo Chigi, che a sua volta lunedì aveva portato la maglia del tedesco della Fiorentina Gomes alla signora Merkel. «Ecco un campione vero», s’inorgoglisce D’Alema. La sfida per un’altra Europa, al centro del saggio dell’ex premier «Non solo euro», presentato ieri al Tempio di Adriano, divide assai poco i due leader, consapevoli della necessità di «riformare i trattati», di rimettere al centro la politica per non lasciare appassire il sogno europeo sotto il vento dei populismi. D’Alema parla espressamente del Fiscal Compact e del Six pack da «aggiornare», il premier è più prudente. Ma nella sostanza i due concordano: «Sull’Europa siamo d’accordo su quasi tutto, del resto siamo parte della stessa squadra, e non solo quella del Pse», sorride D’Alema, che definisce l’ex avversario ai tempi della rottamazione «un uomo di sinistra». E già questa sarebbe una piccola notizia. Renzi, rispondendo alla domanda del direttore del Tg1 Mario Orfeo sulla possibile candidatura di D’Alema a Strasburgo, replica con una cortesia: «Sulle liste vedremo, serve un forte rinnovamento, deciderà il Pd». Ma per quanto riguarda le scelte che il governo dovrà fare sulla nuova Commissione Ue il messaggio nelle battute finali è chiarissimo: «Manderemo nelle istituzioni europee le persone più forti che abbiamo». Per D’Alema dunque pare prenotato un ruolo chiave nella nuova Commissione. E Renzi? «Il presidente del Consiglio non si candida». Ma ha ben presente che da recuperare la sfiducia dei cittadini verso l’Europa, «un vero tsunami». Poco prima l’ex premier aveva rassicurato il più giovane sulla manovra Irpef: «Non mi iscrivo ai soloni sulle coperture. Il tuo è un piano pluriennale, coraggioso e realistico, a regime la riduzione fiscale sarà finanziata dai tagli di spesa. Possono capirlo persino a Bruxelles». Risate in platea. «E poi che fanno se aumentiamo il deficit di qualche decimale? Riaprono la procedura d’infrazione? Tanto ormai la Commissione è in scadenza…». Il resto è tutt’altro che noia: un’ora e mezzo di fioretto sugli ultimi vent’anni della sinistra italiana, dalle riforme istituzionali mancate alle politiche del lavoro. «Noi saremo forti in Europa se saremo seri», avverte il presidente di Italianieuropei. «Tu Matteo fai bene a rivendicare l’av- vio del tuo governo. Ma sei l’erede dell’Italia di Ciampi e di Prodi, che portò il debito al 103%, si misurò nei Balcani e ottenne la presidenza della Commissione. In Italia ci sono tante tradizioni, una può essere rivendicata», sorride D’Alema, tra gli applausi. «Non sono qui per fare archeologia», aggiunge subito. «Io guardo al futuro. Voglio fare politica…». Parte una sfida sull’oggi e sulla sinistra degli anni Novanta, che Renzi non si lascia sfuggire: «Tu hai scritto che è sciocco ridurre l’ultimo ventennio a un indistinto tra responsabilità nostre e della destra», dice il premier. «È giusto, ma noi siamo mancati nella ri- forma del lavoro, che tu avevi proposto, e che Blair e Scrhoeder hanno fatto. E nelle riforme istituzionali. E se oggi io devo correre per cambiare il Senato non è perché sono psicopatico, ma perché l’urgenza è drammatica». «Alla Merkel interessavano più le nostre riforme istituzionali e la legge elettorale della manovra sulle tasse, perché diamo l’impressione di un Paese irriformabile», rivela Renzi. «E questa è l’ultima occasione», dice rivolto alla truppa parlamentare Pd, assai presente in una platea in cui spicca in prima fila Walter Veltroni. «In passato abbiamo fallito il colpo, anche per colpa delle nostre divisio- LAVORO Boldrini: «No a una gara al ribasso sui diritti» «La mancanza di lavoro è sicuramente tra le emergenze del Paese, una realtà emersa con forza durante questo primo anno di presidenza. Ed è altrettanto certo che per uscire da questa fase di recessione e dalla disoccupazione cronica che riguarda soprattutto i giovani dobbiamo ripensare le politiche economiche e del lavoro». Lo scrive su facebook Laura Boldrini in un post dal titolo «Un anno insieme - #Lavoro». La presidente della Camera sottolinea che «nel riconsiderare il sistema attuale, va tenuto presente che non sarà nella gara al ribasso sui diritti che potremo avviare la ripresa e aumentare l'occupazione. Se vogliamo che l'Italia si risollevi servono investimenti nei settori strategici, tra cui innovazione e cultura». Boldrini è stata eletta presidente di Montecitorio un anno fa, e oggi dice: «Gli incontri fatti in questi dodici mesi, alla Camera e sul territorio, mi hanno confermato che ci sono le risorse per farcela». Ma, aggiunge, l’attenzione deve rimanere massima, perché «l’incertezza e la mancanza di prospettive non riguarda solo chi ha meno di trent'anni ma anche chi pensava di essere vicino alla pensione, come gli esodati». ni», la stoccata da Rottamatore. D’Alema ha la risposta prontissima: «Caro Matteo, questi vent’anni sono disseminati di avanzate e arretramenti, battaglie durissime, noi facemmo la legge maggioritaria e poi ci fu la controfirma di Berlusconi. E il nostro Mattarellum era più avanzato della legge che si sta facendo adesso. È più complicato, diciamo…». Sul lavoro l’ex premier ricorda le difficoltà con i sindacati, e fa una battuta autocritica: «Il mio governo introdusse il lavoro interinale, Fortuna che c’era il Giubileo e l’indulgenza…». Renzi ride. Poi D’Alema torna serio e manda un monito al premier sul jobs act: «La precarietà ha alterato i rapporti di forza e la stessa democrazia nei luoghi di lavoro. Il rapporto non può essere ridotto all’arbitrio unilaterale di una parte. C’è di mezzo la dignità di chi lavora, e tu ora fai parte della famiglia del Pse…». Sulla legge elettorale Renzi ricorda al padre della Bicamerale che «dobbiamo scrivere le regole anche con gli avversari, e non possiamo tradire l’impianto dell’accordo. Persino la Merkel ci invidia il ballottaggio». «Dobbiamo arrivare alle europee con la riforma del Senato in prima lettura e l’Italicum approvato a palazzo Madama. Grillo si sconfigge solo con la politica, e ora è lui sulla difensiva perché deve spiegare ai suoi il suoi no a tutto», insiste Renzi. L’incontro finisce con un omaggio del leader di oggi a quello di ieri: «Quando io avevo l’ardire di criticare il mostro sacro D’Alema, tu eri uno dei pochi che non ha mai spesso di parlarmi…». RASSEGNASTAMPA 5 mercoledì 19 marzo 2014 La «trappola» Fornero resta per 4mila prof IL CASO BIANCA DI GIOVANNI ROMA C «Scuola e ricerca tornino centrali Ma nel governo si agisca insieme» NATALIA LOMBARDO @NataliaLombard2 «Capisco le preoccupazioni del presidente della Repubblica riguardo alla scarsezza di risorse per la ricerca, ma almeno questo governo ha preso un impegno pubblico per rilanciare gli investimenti». La ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, è anche segretario di Scelta Civica. Alla Camera hanno appena approvato il decreto che risolve la grana degli scatti di anzianità degli insegnanti: «Bene, si è corretto il tiro rispetto a un errore compiuto nel passato», ha commentato, «ora dobbiamo rimpinguare il fondo dell’offerta formativa da cui sono state tratte le coperture». Resta però il nodo dei docenti «quota 96», che per la riforma Fornero non sono potuti andare in pensione: «Auspico che il ministero dell’Economia consenta al Parlamento di trovare una soluzione che permetta a questi insegnanti di non restare nel guado e nell’incertezza», è l’appello della ministra. Ilrapportodell’Anvurèdesolante:alministero,unmiliardoinmenodal2009adoggi;èdiminuitoilnumerodiiscrizioniall’università,il 40%non arrivaalla laurea,c’è un gap tra Nord e Sud. Un quadro che preoccupa il presidente Napolitano. «In questi anni c’è stato un decremento costante per l’istruzione, circa il 15% di risorse in meno. Ma ci sono due fattori positivi: da parte del governo c’è un impegno politico pubblico sugli investimenti per le scuole, la ricerca e l’università. Secondo, l’avvio di un dialogo costruttivo per l’ingresso di fondi privati, da fondazioni o imprenditori, come avviene in America. Ci sono 600 milioni di euro del credito d’imposta, spero che tutto ciò viaggi in parallelo». Cosa la preoccupa di più? «Il calo delle iscrizioni, perché è frutto della crisi economica e di fiducia, tanto più con il divario Nord-Sud. Deve tornare al centro dell’agenda di governo l’importanza dello studio e dell’istruzione: il costo di un’utilitaria è quello con cui si manda un figlio all’università come fuori sede, ma vale molto di più». Renzièpartitodalla scuola.Conqualitappe si realizzerà questo programma? «La prima cosa sono gli interventi sull’edilizia scolastica. La deroga al patto di stabilità dei Comuni dovrebbe portare alcuni miliardi per un piano su L’INTERVISTA Stefania Giannini La ministra dell’Istruzione d’accordo con Napolitano sulle scarse risorse, però è ottimista: adesso c’è un impegno pubblico e si avvieranno 10 mila cantieri 8000 Comuni, più il fondo del Miur di 1 miliardo e 300mila euro per 2000 interventi, in totale 10mila cantieri per la messa in sicurezza. Non è poco». Pensa che sarà più facile trovare le risorse con questo governo? «Mi aspetto che siano degli investimenti prioritari da trovare con azioni comuni, col ministero dell’Economia, in primis. Poi noi siamo tra i massimi contribuenti ma portiamo a casa pochi fondi europei» Da cosa dipende? Per il rapporto Anvur i ricercatori sono pochi, sulla ricerca lo Stato investe lo 0,52% del Pil, lo 0,18 in meno rispetto alla media Ocse. «Noi abbiamo un piccolo esercito di ricercatori bravissimi e vincenti, ma se aumentano i progetti brillanti vengono assegnati più fondi europei per altre ricerche, è un circolo virtuoso, ma ci vorrà un decennio. Si vedrà se serve un’agenzia nazionale per la ricerca, o no, per dire». Lei pensa a una nuova riforma della scuola, per i contenuti e i docenti, o no? «Vorrei poter dare alla scuola, concretamente, quei principi di autonomia e responsabilità, con valutazione abbinata. Sarebbe già il punto di un nuovo contratto e per un modo di concepire la carriera degli insegnanti, che ora sono premiati solo se più anziani, perché non c’è una valutazione che premi chi lavora di più o si assume più responsabilità direttive». Rimetterà la storia dell’arte nei programmi scolastici? «Dipendesse da me... subito. Si tratta di .. . «L’Italicum, è un passo avanti ma va cambiato il punto che penalizza i piccoli partiti in coalizione» risorse, ma l’Italia ha il dovere culturale, etico, di formare le persone sulle disclipline umanistiche. C’è un impegno, vedremo nei prossimi giorni». Ilgovernoènatoinmodotraumatico.Pensa che riuscirà a «cambiare verso» all’Italia? «Renzi ha portato un clima di fiducia e di speranza nel Paese, cosa che si traduce in un credito, anche se con molte aspettative. Sì, è nato in modo traumatico, ma la politica è fatta anche di strappi. Lo dico anche da segretario di Scelta Civica: la staticità degli ultimi tre mesi del governo Letta e la contrapposta rapidità di richieste e di aspettative del Pd ha imposto la necessità del sorpasso. Ora la grande sfida è tradurre fiducia e speranza in punti di certezza. Si dovrà agire in modo sinfonico, un governo che si propone con un’agenda ambiziosa di riforme strutturali, l’ha detto la Merkel, deve andare di concerto, non un ministro che rincorre il Mef o strappa la cartella all’altro, ma seguire insieme l’agenda delle priorità». Cosa pensa dell’Italicum? «L’ok della Camera è un grande passo avanti, anche se va migliorata in alcuni difetti strutturali: la soglia di accesso al premio di maggioranza, un partito che prende il 25, 26% e poi nella coalizione, con dei portatori d’acqua che non entrano in Parlamento, si prende il 51% di seggi è difficile da sostenere anche sotto i profili costituzionali. Mi aspetto che al Senato questa cosa sia rivista». E sulla parità di genere? «Al Senato si sta votando l’emendamento Bruno per la parità alle Europee, solo una preferenza su tre, un po’ poco...». Scusi,mac’èun’inchiestasuifondiutilizzati quando era rettore dell’Università per stranieri di Perugia. E dubbi sul finanziamento a un viaggio di Benigni. «Non è un’inchiesta ma una segnalazione alla Corte dei Conti. Il Cda da me presieduto per anni ha fatto un percorso trasparente: si tratta di un affitto insoluto, la persona è fallita, non sono entrati i fondi nelle casse dell’Università, ma non ci sono responsabilità del Cda e mie. La questione di Benigni non esiste, è una falsità: l’università ha dato un contributo di 10mila euro per un evento meraviglioso, la lettura di Dante a Bruxelles il 9 novembre del 2009, un momento drammatico per l’Italia. Benigni non ha avuto un soldo di cachet, ha usato qualcosa perché si era rotto un piede...». .. . Sulla Quota 96: «Mi auguro che il Mef consenta al Parlamento di trovare una soluzione per non lasciare questi insegnanti nel guado» osta troppo. Mandare in pensione i 4mila insegnanti che avevano i requisiti per il ritiro (la cosiddetta quota 96) due anni fa e sono rimasti intrappolati dalla riforma Fornero non è possibile. Almeno per ora. Questo è il «verdetto» della Ragioneria dello Stato, arrivato proprio nel giorno in cui Montecitorio ha dato il via libera al decreto che assicura gli aumenti per gli scatti di anzianità degli insegnanti che erano stati messi in forse dai tecnici del Tesoro, tanto da chiederne la restituzione nel dicembre scorso. Insomma, tra Istruzione e Economia c’è una partita doppia, finita uno pari. Resta il nodo dei pensionandi, anche se continua la battaglia dei parlamentari di maggioranza che in commissione alla Camera hanno presentato una proposta di legge (prima firmataria Manuela Ghizzoni, Pd) per risolvere una volta per tutte il destino dei prof in servizio forzato. Lo stop di via XX Settembre non ha fermato i deputati, che ieri hanno annunciato la presentazione di un atto parlamentare di indirizzo politico «affinché il governo si attivi immediatamente per trovare le risorse necessarie per risolvere, in via definitiva, il problema - ha spiegato Barbara Saltamartini (Ncd), autrice della proposta Sono contenta che la richiesta sia stata accolta e votata all`unanimità da parte di tutti i gruppi e che il prossimo martedì il presidente Boccia metterà in calendario la votazione della risoluzione. A questo punto mi aspetto dal governo una soluzione definitiva». I numeri della Ragioneria non sono leggeri, soprattutto a regime. Per l’Inps si valutano oneri pari a 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015, 101 milioni nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018. Insomma, a spanne si raggiunge il mezzo miliardo a regime. «Allo stato - si legge nel parere della Ragioneria - non risultando economie accertate a consuntivo che possano fare fronte ai maggiori oneri valutati per l'attuazione del provvedimento, non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta». Tradotto: non si può fare. Immediata la replica del presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia. «Sugli insegnanti di “Quota 96” il ministero dell'Economia sta commettendo un grosso errore si legge in una nota - È gravissimo non capire che mandare in pensione tutti quegli insegnanti che, per un errore della riforma Fornero sono stati penalizzati nonostante avessero tutti i requisiti, vorrebbe dire spalancare le porte della scuola a 4000 giovani. Per questo motivo la settimana prossima voteremo in commissione Bilancio la risoluzione proposta da Barbara Saltamartini, relatrice in commissione della proposta di legge Ghizzoni, sostenuta all'unanimità e che, personalmente, condivido in pieno. Mi auguro che il Mef trovi le risorse per sanare questa mancanza e possa cambiare idea sul tema altrimenti gliela farà cambiare il Parlamento». TENSIONI Parole di fuoco, destinate ad aumentare la tensione tra parlamento e governo, che avrà un peso politico considerevole, considerando l’importanza che il premier riconosce all’istruzione. Che 4mila giovani insegnanti si vedano preclusa la strada verso la stabilizzazione per via di un pasticcio burocratico della riforma non è certo un passo avanti per il sistema Italia. Il tassello scuola, poi, è solo una parte del grande caos seguito al varo della legge Fornero, approvata in fretta e furia per placare gli attacchi della speculazione sui mercati nei confronti dell’Italia. Così si produsse prima la platea (ancora indefinita) di esodati, poi questa dei docenti ancora in servizio. «Ancora una volta la riforma Fornero mostra tutti i suoi limiti e l'ingiustizia di cui è portatrice per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, a partire da quelli della scuola oggetto della 'quota 96' - dichiara Renata Polverini (Fi), vice presidente della commissione Lavoro - La Ragioneria, che oggi nega la copertura per circa 4.000 insegnanti rimasti prigionieri della riforma, dovrebbe calcolare tutti i danni che la riforma ha prodotto costringendo il Parlamento a continue coperture economiche, anche ingenti, per sostenere le giuste ragioni dei cosiddetti esodati. Mi sembra, invece, che prevalga una logica miope e burocratica che è necessario superare strutturalmente rivedendo la normativa varata dal governo Monti per renderla, così come ho anche proposto assieme ad altri colleghi, più flessibile ed anche economicamente valida per lo Stato». RASSEGNASTAMPA 6 mercoledì 19 marzo 2014 POLITICA La Cassazione conferma Cav interdetto per 2 anni I giudici confermano dopo quattro ore di camera di consiglio ● I legali: «Sospensione delle pene accessorie in attesa che si pronunci Strasburgo» ● Si chiude una vicenda processuale iniziata nel 2006 ● CLAUDIA FUSANI @claudiafusani Da oggi, e per due anni, Silvio Berlusconi perde tutti i diritti civili. Non potrà votare, nè essere candidato o eletto. Perde anche il titolo di Cavaliere e la pensione di parlamentare. Il verdetto arriva dopo quattro ore di camera di consiglio. Ancora una lunga giornata di attesa al Palazzaccio per chiudere definivamente una faccenda giudiziaria che si trascina dal 2006. E che era arrivata a sentenza definitiva il primo agosto scorso trasformando il Cavaliere in un pregiudicato condannato a quattro anni (tre sospesi per l’indulto) per frode fiscale. Da quel primo agosto tante cose sono cambiate sulla scena politica. E se Forza Italia è destinata, dopo oggi, ad altri stravolgimenti, il paese ha atteso distratto questo finale di partita che si completerà solo il 10 aprile, giorno in cui il pregiudicato Berlusconi saprà a quali condizioni dovrà espiare i dieci mesi di pena. La terza sezione della Cassazione, competente sui reati finanziari e che sarebbe stato il giudice naturale del Cavaliere se la scorsa estate non ci fosse stata l’urgenza della prescrizione, aveva in ruolo 9 cause pubbliche e 27 camere di consiglio. Quella relative alle «pene interdittive accessorie per il condannato Berlusconi Silvio» era la numero 6. Un’agenda intensa che ha costretto gli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi ad attendere le quattro mezzo del pomeriggio prima di cominciare a discutere la causa n°6. Il pg Aldo Policastro ha chiesto la conferma dei due anni di interdizione dai pubblici uffici così come confermati dalla Corte d’Appello di Milano il 19 ottobre scorso. Ghedini e Coppi hanno chiesto la sospensione e in subordine l’annullamento delle pene accessorie penali (i due anni) chiedendo che si pronunci sul punto la Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu), giocando così una mossa a sorpresa che in effetti ha spiazzato sia il procuratore generale che il collegio dei giudici. Il professor Coppi ha presentato copia di una sentenza Cedu di Stasburgo pubblicata il 4 marzo sul caso di Franzo Grande Stevens e degli altri rappresentanti di società riconducibili alla galassia Fiat come Ifil-Exor. Quel verdetto, secondo Coppi, ha attinenza con la vicenda del Cavaliere perché «affronta il problema della cumulabilità delle sanzioni penali e rileva che qualora una sanzione accessoria, non importa se di natura penale o amministrativa, incide su diritti fondamentali, allora si deve giungere alla conclusione che ha natura penale e non può essere cumulata con un'altra sanzione simile per il divieto di ne bis in idem». Coppi ha aggiunto che la Corte europea ha constatato che «le sanzioni amministrative inflitte dalla Consob a Franzo Grande Stevens e agli altri imputati ammontavano a multe in milioni di euro .. . Il jolly di Coppi e Ghedini: «Sospendere il giudizio: non si possono sommare due interdizioni diverse» e prevedevano anche la perdita di incarichi societari: la pesantezza economica e il riflesso sull'onorabilità degli imputati hanno convinto Strasburgo che queste sanzioni avevano natura penale e non amministrativa». E le ha cancellate. Per i legali del Cavaliere gli effetti della legge Severino (norma amministrativa che ha provocato la decadenza e l’incandidabilità del pregiudicato Berlusconi per i prossimi sei anni) e i due anni di interdizione sono «un caso del tutto identico a quello di Grande Stevens» e per questo avevano chiesto la sospensione dell’udienza in attesa della pronuncia di Strasburgo. Da ieri sera Silvio Berlusconi perde ogni diritto civile in base all’articolo 28 del codice penale che regola le pene interdittive. Tra venti giorni arriverà poi anche la decisione del Tribunale di sorveglianza che deciderà i modi e le condizioni in cui il pregiudicato Berlusconi dovrà espiare i dieci mesi di pena. Il collegio, due giudici togati e due giudic esperti non togati (selezionatio tra psicologi e criminologi) potrà decidere fra tre opzioni: affidamento in prova ai servizi sociali, detenzione domiciliare e semilibertà. In questo ambito sarà decise, anche in base alle richieste della difesa, un programma di risocializzazione utile alla rieducazione e al risarcimento del danno arrecato alla società. L’agibilità politica del leader politico Silvio Berlusconi dipenderà dalla lista delle prescrizioni decise dai giudici: luogo di residenza, orari, incarichi e mansioni giornaliere, i nomi delle persone che potrà incontrare. Non ci sono precedenti simili. Inutile fare previsioni. Sembra improbabile che Berlusconi possa svolgere attività politica pubblica, incontrare i parlamentari o partecipare a riunioni anche a domicilio (saranno rigorose le liste con i nomi delle persone che potrà incontrare). Si discute molto se potrà, ad esempio, fare video e registrare appelli o conferenze da inviare poi all’esterno, ai suoi Club. Un leader-ologramma che giocherà sul tasto della persecuzione giudiziaria la campagna elettorale per le Europee. .. . Il 10 aprile il Tribunale decide come dovrà espiare i mesi di pena. Lo scenario di un leader-ologramma NAPOLI Indagato per truffa il capo segreteria di Caldoro A Napoli perquisizioni del nucleo tributario della Guardia di Finanza presso l'abitazione e gli uffici di Sandro Santangelo, capo della segreteria del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Le Fiamme Gialle hanno eseguito una serie di ispezioni anche a Palazzo Santa Lucia, sede della Giunta regionale. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, riguardano presunte irregolarità nella compravendita di un immobile che avrebbe ospitato una società di consulenza riconducibile a Santangelo. Le ipotesi di reato sono truffa e riciclaggio. Le irregolarità si riferirebbero a un periodo precedente le ultime elezioni regionali che hanno visto la vittoria di Caldoro a guida della Giunta campana. L'indagine avrebbe portato al sequestro di alcuni documenti che comproverebbero che ci sarebbero irregolarità nella compravendita dell’ immobile. L’ira di Berlusconi: «Il mio nome nel simbolo ci sarà» N on si aspetta sorprese, l’umore ai minimi e la sensazione di un IL RETROSCENA assedio sempre più pressante. Con la Cassazione pronta a seguire lo FEDERICA FANTOZZI spartito degli altri gradi di giudizio ri- twitter @Federicafan gettando la tesi di ricalcolo o annullamento dell’interdizione. Lo spettro: Sil- Tuona contro le mosse vio Berlusconi ufficialmente interdetto «ostili» da Ue, Napolitano e incandidabile, con le uniche speranze rivolte all’Europa ma non in tempi bre- giudici. Ma come soluzione vi. E per quanto non nutra aspettative, soft vuole depositare il Cavaliere vede di nuovo nero sul suo il logo di Forza Italia futuro. La parola fine alla sua vicenda giudiziaria. L’ostilità della Commissio- «per Berlusconi» ne Europea. La freddezza con cui Napolitano si è smarcato dal nuovo pressing sulla grazia che Daniela Santanchè e il «Giornale» hanno rimesso a centrocampo. Ad Arcore è tornato in auge il gabinetto di guerra con i figli, gli avvocati, i consiglieri più fidati. L’ordine è continuare a tenere alta la candidatura di Berlusconi per attirare gli elettori, anche se a questo punto perde quota la prospettiva della prova di forza. Toti: «Sarà in campo, nessuno può impedirgli di fare campagna elettorale». Il rischio, però, è che possano essere invali- date tutte le liste. Di certo l’ex premier non vuole rinunciare a mettere il nome nel simbolo di Forza Italia con il logo tricolore: «Per Berlusconi» o soltanto «Berlusconi». Sarebbe l’unico modo per attestarsi su quel 24% attestato dai sondaggi. Su questa soluzione soft, Coppi e Ghedini avrebbero dato parere favorevole. L’alternativa è la solita: convincere Marina o Barbara alla discesa in campo. I tempi però sono strettissimi, poche settimane: il simbolo va presentato entro il 7 aprile, le liste definitive entro l’11. IL PARTITO-AZIENDA Non solo il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che spesso viaggia in solitaria, insiste: «La doppia maggioranza - riforme con voi, governo contro di voi - non reggerà a lungo». Ma anche il suo omologo al Senato Paolo Romani apre: «Abbiamo aperto una parentesi riformatrice, vedremo poi». Appuntamento a dopo le Europee. Quando Berlusconi conoscerà la sua sorte (appesa ai magistrati di sorveglianza, udienza il 10 aprile). E Forza Italia il suo appeal elettorale e le pro- spettive dei rivali Ncd. Fatto sta che nel marasma degli azzurri senza capo né visione strategica si fa strada un’interpretazione suggestiva. A spingere per il ritorno del partito nella maggioranza sarebbero gli uomini-azienda, da Romani stesso (uno dei pontieri durante la crisi che ha preceduto lo strappo con Alfano, furono lui e Schifani a prendere di peso Silvio convincendolo a votare la fiducia del 2 novembre al governo) a Fedele Confalonieri, da Ennio Doris (che ieri ha confessato di «fare il tifo per Renzi») al nuovo consigliere Giovanni Toti (che ufficialmente smentisce). Quelli che, insomma, hanno a cuore la prosperità di Mediaset prima ancora della politica. Del resto, hanno notato in molti, la tv del Biscione ha appena sborsato ben 700 milioni di euro per aggiudicarsi, a spese di Sky, diritti della Champions League per il triennio a partire dal 2015, cioè non dalla prossima stagione ma dalla successiva. E ha bisogno di garanzie per dialogare con Rupert Murdoch e - secondo alcuni attirare nuovi investitori per un aumento di capitale. Una situazione che, per i consiglieri più stretti del Cavaliere, non può prescindere da relazioni di «profonda sintonia» con il governo. Ecco perché, dopo aver apprezzato la nomina dell’amica di famiglia Federica Guidi a ministro dello Sviluppo Economico, il leader forzista su Renzi non pronuncia una parola fuori posto, né consente ai suoi giornali attacchi troppo scomposti. Se però sfocerà davvero in un rientro nella maggioranza, è presto per dirlo. Dipende anzitutto da Renzi, che ha giurato «con Berlusconi faccio le riforme, non il governo». Ma chi lo conosce giura che in nome della realpolitik sarebbe disposto al «sacrificio»: per blindarsi fino al 2018, riforme e provvedimenti economici. L’altra incognita sono le resistenze di una parte dei forzisti. Fitto, per dirne uno, non ci starebbe. Ma l’ex governatore pugliese, in rotta da mesi con il leader, è dato in uscita già prima del redde rationem: «Se Silvio gli impedisce di candidarsi ha i numeri per un gruppo autonomo sia alla Camera che al Senato». Sarebbe la seconda scissione in meno di un anno. RASSEGNASTAMPA 7 mercoledì 19 marzo 2014 Europee, sì alla parità di genere Ma entra in vigore solo nel 2019 ● Dopo una giornata di tensioni, l’accordo sul voto del 25 maggio: su tre preferenze, una sia di genere ● Riforme, passi avanti su Senato e Province C. FUS. @claudiafusani L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi FOTO LAPRESSE Sul gran tavolo delle riforme, incardinato al Senato, si comincia a fare un po’ di ordine. Complice, anche, il gradimento europeo al piano Renzi. Sono cinque i dossier che scottano, e ballano. Ciascuno, a suo modo legato agli altri. La prima casella risolta è quella della legge elettorale europea che viene licenziata (tra ieri sera e stamani) dopo giorni di stallo. Sconfitta, ancora una volta, la parità di genere. Con buona pace del Pd che ieri pomeriggio a maggioranza, ma segnando l’ennesima spaccatura (capofila la senatrice Lo Moro), ha rinunciato al principio dell’alternanza nel voto europeo del 25 maggio. La legge lo stabilisce ma a partire dal 2019. Per ora ci si deve accontentare del fatto che se il cittadino elettore esprimerà tre preferenze, una dovrà essere per forza una donna. Come sempre, nulla è quello che appare. Il vero «pericolo» dal punto di vista di Fi e Pd - di questo testo era però la soglia di accesso che veniva abbassata dal 4 al tre per cento. Una vera iattura per Forza Italia che, nel caso, avrebbe «disperso qualcosa come sei punti percentuali di consenso». Blindata la soglia, che resta al 4%, sono stati accontentati ancora una volta tutti coloro che non vogliono legarsi ad impicci di genere nella formazione delle liste. In cambio di questo passo avanti, il Pd renziano ha portato a casa il via libera sul disegno di legge Delrio, il secondo dossier che scotta, che abolisce nei fatti le province. Per palazzo Chigi era un punto dirimente. Lo stallo durava da settimane e il rischio era di tornare a votare per le Province nell’election day del 25 maggio. Una beffa per chi ha fatto di semplificazione, riforme e tagli il core business del suo mandato politico. L’accordo raggiunto ieri pomeriggio tra centrodestra e centrosinistra cancella le Province: non ci sarà la scheda elettorale; i presidenti restano in carica in quanto commissari (il che risolve qualche problema a Fi e Ncd che insieme hanno 48 presidenti di Provincia in carica) così come gli assessori ma con stipendi più bassi; cancellati i consigli provinciali. Fermo da settimane in commissione Affari Costituzionali, il ddl Delrio (che sarà poi integrato dalla riforma costituzionale del Titolo V che abrogherà le Province) ieri sera è stato votato a oltranza in seduta notturna e settimana prossima avrà il via libera dell’aula. Sul tavolo restano i tre dossier più pesanti: legge elettorale, riforma del Senato che significa fine del bicameralismo e riforma del Titolo V, quella parte cioè della carta costituzionale che ha subito varie modifiche a partire dagli anni settanta, terminate nel 2001 e che nei fatti ho moltiplicato i poteri delle Regio- ni e di conseguenza gli sprechi soprattutto sulla Sanità. Il Pd farà una direzione la prossima settimana. Incrociando le dichiarazioni del capogruppo Luigi Zanda con indiscrezioni filtrate da alcune riunioni con Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali, nel Pd sembra essere stato raggiunto l’accordo per cui «la precedenza adesso viene data alla riforma del Senato insieme a quella del Titolo V». I renziani vorrebbero concludere l’iter delle legge elettorale ma sono disponibili a un passo indietro incardinando la riforma del Senato insieme a quella del Titolo V. La bozza Renzi, le 40 pagine presentate mercoledì scorso, «sono un buon punto di partenza». Il senatore pd Nicola Latorre, convertito al renzismo, è ottimista anche sui contenuti: «Bisogna ancora discutere un po’ sulla funzioni, ma siamo a buon punto». Il Senato non darà più la fiducia, diventerà Assemblea delle autonomie, sarà composto da consiglieri regionali eletti nelle singole regioni, avrà 21 nominati dal Presidente della Repubblica. Tra le funzioni, la possibilità di proporre leggi (da approvare entro 60 giorni alla Camera), il voto su riforme costituzionali, modifiche alla legge elettorale, leggi europee. Il Pd vorrebbe inserire anche i diritti civili. Questo schema, per tempi e contenuti, non sta bene a Forza Italia. «Finocchiaro proporrà di anteporre il Senato all’Italicum ma noi ci opponiamo» avverte un senatore. Ma i problemi degli azzurri nei prossimi giorni sono altri. Riguardano Berlusconi, la sua agibilità politica e la tenuta stessa del partito. Appoggiare le riforme sembra, per Fi, una strada obbligata. LA MINISTRA BOSCHI «Tra i senatori non ci saranno “ultimi samurai”» «I senatori sono consapevoli che non è una battaglia di resistenza. Sono certa che non vorranno essere come l’ultimo samurai. Ci saranno delle resistenze. Non mi immagino una passeggiata di salute». Lo afferma la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi a «Porta a Porta» parlando della riforma del Senato, sottolineando che «quello del governo è testo aperto a suggerimenti». Spiega Boschi: «Dobbiamo studiare bene l’equilibrio della presenza dei Comuni e delle Regioni. È un Senato che rappresenta le esigenze dei territori. Deve occuparsi non di tutto come avviene adesso». Dice invece la ministra per le Riforme riferendosi alla legge elettorale che nel passaggio al Senato dell’Italicum «si può discutere ma con il principio che i patti vanno rispettati. Se ci possono essere passi in avanti sulla parità di genere il Pd non può che essere contento ma ci vuole un accordo complessivo». PIEMONTE Chiamparino: basta rimborsi ai consiglieri regionali o me ne vado Via i rimborsi ai consiglieri regionali del Piemonte: «Lo dico alla Renzi: se non lo faccio entro un periodo sufficientemente utile, diciamo entro l’autunno, me ne vado». A dirlo è l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, ora candidato presidente della Regione Piemonte per il centro sinistra. Durante un incontro elettorale alla Fabbrica delle E con l’associazione Benvenuti in Italia, Chiamparino ha sottolineato che non è giusto che le persone comuni debbano pagarsi il tram o l’auto per andare al lavoro e i consiglieri regionali no. Un altro annuncio riguarda quattro zone sperimentali a «burocrazia zero» in Piemonte per stimolare gli investimenti, ma anche per valutare quanto davvero la burocrazia sia di ostacolo all'insediamento di imprese. La regia di questa operazione, ha spiegato Chiamparino, dovrà essere affidata alla finanziaria regionale Finpiemonte che siglerà un accordo con i Comuni, o le unioni di Comuni dell’area interessata. «Gli enti locali che devono definire le concessioni, i permessi, le autorizzazioni sanitarie, tutto ciò che serve per insediare le attività produttive - ha spiegato Chiamparino - firmano una convenzione esigibile con Finpiemonte e si impegnano a fare tutto questo entro un certo periodo di tempo, poi si fa un catalogo di questi impegni e si va a vendere in Italia o all’estero questo servizio garantendo alle imprese che vogliono venire a insediarsi che avranno un solo interlocutore, Finpiemonte. E se c’è un accordo sulla tipologia dell’insediamento, entro un certo numero di mesi avranno le chiavi per avviare l’attività o per poter costruire». Quirinale, stop alle indiscrezioni sulla fine del mandato Q uasi come un gioco di società IL CASO senza regole, con i tasselli frutto più di deduzioni artificiose e non notizie che di conoscenze verifica- MARCELLA CIARNELLI te. Una delle principali attività della po- @marciarnelli litica e dei giornali sembra ormai essere quella di conteggiare i tempi di dura- Il Colle diffonde una nota ta delle istituzioni. Quanto durerà il go- per frenare le voci verno Renzi? Quando si andrà a votare costretti già a guardare più in là, dato sull’ipotesi di dimissioni che la data del 25 maggio, in tandem di Napolitano e le con le europee, da tempo è stata supe- interpretazioni sulle firme rata? E, più di ogni altra domanda, quanto Napolitano resterà al Quirinale per la grazia a Berlusconi e quando il presidente deciderà di lasciare un incarico a cui fu chiamato con tanta insistenza ed a cui non si sentì di rinunciare, ormai è quasi un anno, nell’interesse supremo del Paese? Quest’ultimo quesito appare quello più insistente. Ed allora dal Quirinale è stata diffusa una nota per mettere un freno al rincorrersi di notizie diffuse con una certezza di verità che invece non hanno. «Vengono in questi giorni liberamente sollevate nel dibattito pubblico varie questioni sulle quali peraltro ogni decisione spetta costituzionalmente, com’è noto al Presidente della Repubblica. Il quale perciò non interviene né ad avvalorare, né a smentire apprezzamenti, sollecitazioni o previsioni che impegnano semplicemente coloro che le esprimono, in qualsiasi forma, pubblicamente». Una posizione che cancella d’un colpo solo l’attivismo di quanti si stanno dando da fare, raccogliendo firme nonostante il disappunto del diretto interessato, per far arrivare forte la pressione al Quirinale perché a Berlusconi venga concessa la grazia in modo che il Cavaliere possa restare sulla scena politica. Ma anche, da un altro fronte, i ragionamenti sulla tempistica di eventuali dimissioni del Capo dello Stato, quasi a volerlo indebolire, ricondotti tutti alla scadenza del dopo approvazione della riforma della legge elettorale. Ardite previsioni che rischiano di dover fare i conti con una realtà diversa, ad esempio l’orientamento che sembra avviarsi a prevalere di partire, nell’imminente dibattito al Senato, dalla riforma costituzionale invece che dalla legge elettorale. Nella nota del Colle si lascia, certo, la libertà di fare «legittimamente» ra- gionamenti e previsioni. Ma quello che appare evidente è che la sua decisione Napolitano la prenderà alla luce e nel solco di quanto lui ha affermato fin dal primo momento, accettando la ricandidatura. Richiamando le forze politiche che lo avevano sollecitato a cominciare un altro settennato ad alcuni impegni inderogabili. Solo una volta che saranno raggiunti, e per ora non lo sono, si potrebbe pensare ad un addio anticipato al Colle. Una posizione espressa con una chiarezza che in alcun modo deve essere interpretata come una limitazione delle funzioni e dell’impegno. Non è un presidente dimezzato quello che siede al Quirinale come qualcuno ama affermare. Tant’è che il presidente in questi mesi non ha mancato di operare ed agire nell’ambito delle sue prerogative senza mai far avvertire una qualche esitazione. Quando ha dovuto prendere decisioni gravi a proposito della formazione dei governi. Quando ha parlato contro la vergogna delle carceri. Anche ieri non ha mancato di far sentire la sua voce a proposito di un tema delicato come l’eutanasia. I tempi dell’impegno del presidente sono stati più volte scanditi da lui stesso. La legge elettorale come inderogabile approdo assieme al superamento del bicameralismo perfetto e la modifica delle funzioni del Senato assieme alla riforma del Titolo V. I tempi dell’una riforma sembrano allungarsi rispetto alle altre due scadenze messe in agenda. In prospettiva ravvicinata, poi, ci sono le elezioni europee e, dalla fine di giugno, la presidenza italiana della Ue. Un impegno la cui importanza Napolitano ha da sempre sottolineato ed a cui appare difficile lui non voglia dare il suo diretto contributo a meno che non si verifichino incidenti di percorso che al momento non sono prevedibili. È vero, l’anno prossimo in giugno il presidente compirà 90 anni. Quindi non è azzardato affermare che possa dar seguito all’impegno di operare «fin quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno» come ebbe a dire nel discorso di insediamento. Ma per ora nessuno è autorizzato a fare previsioni. RASSEGNASTAMPA 12 mercoledì 19 marzo 2014 ECONOMIA Cgil: al congresso maggioranza del 97% ● La mozione «Il lavoro decide il futuro» ottiene la quasi totalità dei consensi nelle assemblee ● Il documento appoggiato anche da Landini: le differenze emergeranno al dibattito di Rimini MASSIMO FRANCHI ROMA Mancano pochissimi dati relativi ad alcune Regioni, ma le proporzioni non cambieranno. Il XVII congresso della Cgil ha visto una affermazione quasi bulgara del documento «Il lavoro decide il futuro» - prima firmataria Susanna Camusso, ma sostenuto dalla quasi unanimità dei dirigenti, Landini compreso - ha ottenuto il 97,56%, pari a 1.616.984 voti. Il documento alternativo - «Il sindacato è un’altra cosa», primo firmatario Giorgio Cremaschi - solo il 2,44%, pari a 40.461 voti. I voti nulli sono stati 5.122 e gli astenuti 9.251. Emerge un quadro unitario che rispecchia la situazione dello scorso ottobre - quando si decise di fare un congresso ad emendamenti - ma che stride con le divisioni e le tensioni create dal Testo unico sulla rappresentanza, sottoscritto dalla Cgil il 10 gennaio con la contrarietà della Fiom. Per quanto riguarda la partecipazione, nelle 41.299 assemblee di base finora censite hanno votato 1.671.818 lavoratori su 5.196.991 aventi diritto, con una affluenza pari al 32,17%. Leggerissimo il calo rispetto al congresso precedente: quattro anni fa i voti validi furono 1.810.530, con la mozione Epifani che vinse con l’82,93 per cento contro il 17,07 de «La Cgil che vogliamo», guidata .. . La mozione presentata da Giorgio Cremaschi ha ottenuto il 2,44% dei voti degli iscritti dai segretari di bancari, pubblici e metalmeccanici. «Siamo molto soddisfatti del livello di partecipazione - commenta il segretario confederale con delega all’organizzazione Vincenzo Scudiere - Nonostante la crisi peggiore del dopoguerra l’impegno straordinario delle nostre strutture, a partire dai delegati, ha portato al voto tantissimi lavoratori che hanno dimostrato di preferire le proposte alla protesta portava avanti dall’altro documento. Più o meno abbiamo mantenuto i votanti dello scorso congresso: si tratta di un fatto straordinario. I dati parlano chiaro, i profeti di sventura che pensavano ad una partecipazione sotto il milione di persone sono stati nettamente smentiti». Già lunedì Giorgio Cremaschi aveva anticipato alcuni dati, sostanzialmente confermati, polemizzando sulla partecipazione: «Noi eravamo presenti in una assemblea su cinque. E dove c’eravamo la partecipazione è stata del 19,3 per cento, mentre dove non eravamo presenti è stata il doppio, il 37,3 per cento. La stessa cosa vale per i nostri risultati: dove eravamo presenti abbiamo preso il 19,6 per cento, dove non c’eravamo solo lo 0,15 per cento. Come si spiega una cosa del genere?». E ieri è tornato all’attacco: «Sfidiamo la maggioranza a controllare 100 congressi in tutta Italia scelti di comune accordo. Se non c’è nulla che non va, ritiriamo tutte le accuse». IL REFERENDUM SUL TESTO UNICO Il cammino verso il congresso del 6-8 maggio a Rimini e alla definizione dei 509 delegati va avanti. Sono in corso i congressi regionali e a fine mese partiranno quelli di categoria. Come accennato, l’unità che viene fuori da questi dati non rispecchia certo la situazione interna attuale. Se la riconferma di Susanna Camusso a segretario generale non è in discussione, i rapporti di forza interni si misureranno sugli emendamenti, quelli che distinguevano .. . Hanno votato 1,6 milioni di lavoratori 41mila le assemblee che si sono tenute la maggioranza - Camusso e gran parte delle categorie e dei territori - dalla Fiom che ne ha presentati su pensioni, contratti, reddito minimo e precariato. I risultati su questi voti ancora non ci sono, ma da Corso Italia filtra l’opinione che difficilmente modificheranno il documento approvato. L’oggetto vero dello scontro fra segreteria confederale e Fiom - tramutato poi anche in un altro emendamento a prima firma Landini - riguarda come detto il Testo unico sulla rappresentanza. In questi giorni è già partita la consultazione promossa dalla segreteria confederale fra gli iscritti attivi. Si stanno tenendo le assemblee unitarie con Cisl e Uil per dare un giudizio positivo di quell’accordo e poi i soli iscritti Cgil votano al referendum. La Fiom invece ha promosso un’altra consultazione, aperta a tutti i lavoratori metalmeccanici. Nonostante la porta aperta lasciata dalla segreteria Camusso ha chiesto a Landini di prevedere una doppia urna per poter pesare anche i voti della Fiom nella consultazione confederale - i metalmeccanici non forniranno i loro dati. I risultati definitivi arriveranno il 4 aprile. MILANO Eatatly all’ex Teatro Smeraldo 40 milioni di investimenti per 350 posti di lavoro Eataly, la catena dedicata al gusto fondata da Oscar Farinetti e in cui nei giorni scorsi è entrata la Tip di Giovanni Tamburi con il 20%, ha aperto i battenti ieri mattina a Milano. Il nuovo punto vendita ha trovato spazio nell’ex teatro Smeraldo, che ha chiuso i battenti nel luglio del 2012 . La struttura si estende per cinquemila metri quadrati su quattro piani e ha 19 luoghi di ristoro oltre a due aule didattiche. Al suo interno lavorano oltre 300 persone. L'inaugurazione è stata un’occasione per il sempre loquace Farinetti di parlare del nuovo progetto e della situazione italiana. «Ho messo sul piatto un investimento di 40 milioni di euro e dato lavoro a 350 giovani per mettere a disposizione dei “golosi” milanesi 15 luoghi di ristorazione tematici e informali con i relativi banconi per la vendita: salumi, formaggi, carne, pesce, verdure, fritto, pasta, pizza e rosticceria. Ci sono anche cinque luoghi espressamente dedicati alla produzione artigianale a vista: la pasta fresca Di michelis, la panetteria con il suo forno a legna, la pasticceria “golosi di salute” di Luca Montersino, il panino “ino” di Alessandro Frassica e la piadineria dei fratelli Maioli». Non poteva mancare il mozzarella show: si chiama “miracolo a Milano” ed è un vero e proprio laboratorio caseario situato all'interno dello Smeraldo, dove tutti i giorni viene prodotta la mozzarella fiordilatte. Nessun accenno alla quotazione di Eataly prevista per il 2016-2017 che per il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, anche lui presente all'inaugurazione, non rappresenta comunque un rischio a patto che Eataly Smeraldo «resti legato all'economia locale, ai prodotti lombardi, ma io penso che Eataly manterrà la sua essenza, rimanendo un'impresa che valorizza principalmente la piccola produzione». Milano, aperto ufficialmente al pubblico lo store Eataly. Nella foto: Oscar Farinetti, Carlo Petrini e Giuliano Pisapia FOTO LAPRESSE Per la pubblicità nazionale Direzione generale Via C. Pisacane, 1 - 20016 Pero (Mi) Tel. 02.3022.1/3807 Fax 02.30223214 e-mail: [email protected] Filiale Nord-Ovest Corso G. Ferraris, 108 - 10129 Torino tel. 011 5139811 fax 011 593846 e-mail: fi[email protected] Filiale Milano e Lombardia Via C. 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Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare torinese, Paola Boemio, che ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dall’avvocato Davide Sangiorgio, legale del figlio dell’ex patron di Fonsai, Salvatore. Oltre a Paolo Ligresti, verranno giudicati a Milano anche l’ex responsabile del bilancio 2010, Pier Giorgio Bedogni, l’ex attuario Fulvio Gismondi e la stessa Fonsai, indagata come società in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Quello aperto nei confronti di Paolo Ligresti è uno dei tre tronconi processuali legati al maxi buco del bilancio 2010 della compagnia assicurativa, allora controllata dalla famiglia Ligresti, scaturiti dall’inchiesta dei pm torinesi Marco Gianoglio e Vittorio Nessi. Ora la disposizione del gup Boemio potrebbe avere effetti anche sulle sorti di altri imputati coinvolti nel procedimento. Come Jonella Ligresti, la cui posizione era stata stralciata e alla quale sono contestati gli stessi reati del padre e del fratello (manipolazione del mercato e falso in bilancio aggravato). Il difensore della donna, Lucio Lucia, ha presentato la stessa istanza di incompetenza territoriale, che verrà discussa nell’udienza prevista per il 10 aprile. Stessa richiesta potrebbe arrivare anche da Salvatore Ligresti - al quale il Tribunale torinese aveva già respinto una eccezione di incompetenza territoriale - e dagli gli ex top manager Emanuele Erbetta, Fausto Marchionni e Antonio Talarico. Come ha spiegato il legale dell’ex patron della compagnia assicurativa, Gianluigi Tizzoni: «Chiederemo il rinvio dell’udienza del 10 aprile in attesa di conoscere le motivazioni della decisione (del gup Boemio, ndr), previste fra trenta giorni. Tuttavia, non vediamo motivi per cui un procedimento che si prevede tanto lungo e complesso debba essere smembrato in più parti». A Milano, intanto, la procura ha chiesto il processo per Salvatore Ligresti, coinvolto in altre due inchieste: per corruzione insieme all’ex presidente Isvap Giancarlo Gianni; per aggiotaggio insieme da altre due persone. RASSEGNASTAMPA 13 mercoledì 19 marzo 2014 I russi alla Pirelli: affari delicati, il governo tace ● Mucchetti (Pd): «Cosa succederà alla Bicocca quando Tronchetti lascerà? Si rischia la nazionalizzazione di Mosca» ● In Borsa il titolo ha perso il 3,74% LUIGINA VENTURELLI MILANO I teorici del mercato globale ritengono l’internazionalizzazione un bene, sempre e comunque. In quest’ottica, il nuovo assetto della Pirelli - che vanterà il colosso petrolifero russo Rosneft quale primo azionista - andrebbe salutato come un accordo dalle eccellenti prospettive industriali. Invece le prime reazioni all’intesa annunciata lunedì scorso sono state di cautela. Anche se qualcuno ha riempito il portafoglio. Perchè qualsiasi valutazione economica, compresa quella riguardante la vendita del 13% della Bicocca ad una società vicina al Cremlino, va fatta considerando tutte le circostanze. posizione paritaria con gli attuali azionisti di maggioranza (la newco che sostituirà Camfin sarà controllata al 50% da Rosneft e al 50% da una società con Tronchetti Provera all’80% ed Unicredit e Intesa al 10% ciascuna), non rappresenta un problema per il sistema industriale italiano. «A fianco dei russi che entrano in Pirelli ci sono tante aziende italiane che vanno all’estero e acquisiscono quote di imprese nel mercato globale. Io non lo vedo un problema» ha affermato il presidente Giorgio Squinzi. «Quello che conta non è tanto la nazionalità del capitale, ma la nazionalità di chi concepisce i prodotti e di chi li realizza». Come detto, invece, non nasconde le proprie riserve il democratico Mucchetti, che si interroga sull’opportuni- tà di annunciare l’intesa proprio negli stessi giorni in cui l’Unione europea sta per decidere sanzioni economiche contro il Cremlino. «Mi domando se il governo italiano sia stato informato di questa operazione, che peraltro può avere sviluppi industriali assai più interessanti di quelli connessi a un’altra operazione con il Cremlino che ha avuto un’accelerazione in questi giorni» ha affermato il senatore Pd, riferendosi all’appalto da 2 miliardi di euro che la Saipem si è aggiudicata per la costruzione del tratto off-shore di South Stream, il mega-gasdotto con cui la russa Gazprom promette di portare il metano in Europa bypassando l’Ucraina. Ancora una volta, l’economia si intreccia all’attualità politica internazionale. IL CONTROLLO DI MOSCA Nel caso specifico, risulta impossibile non valutare l’attuale conflitto politico in Ucraina, che ha portato Mosca ad annettersi la Crimea e a suscitare la reazione e le sanzioni della comunità internazionale. «Non vorremmo che, quando Tronchetti Provera deciderà il ritiro, la Pirelli fosse di fatto nazionalizzata da uno Stato straniero di dubbia democrazia» ha commentato il presidente della commissione Industria al Senato, Massimo Mucchetti, andando dritto al punto della questione. Cosa succederà della storica società italiana di pneumatici tra cinque anni, quando terminerà la proroga al comando che l’attuale presidente e amministratore delegato della Bicocca si è assicurato con la vendita ai russi? Una domanda che si è posto anche il Financial Times, voce di riferimento dei mercati internazionali, secondo cui Rosneft è sì un partner più solido di Clessidra per Pirelli, ma i suoi piani sull’azienda italiana «non sono chiari», così come non lo sono gli scenari del dopo Tronchetti. Per il momento la Borsa non si lascia incantare né spaventare dagli scenari futuribili, anche se Piazza Affari ha penalizzato per il secondo giorno consecutivo il titolo, che ieri ha perso il 3,74% (con l’ingresso di un socio industriale come Rosneft, primo produttore petrolifero mondiale, a sostituzione dei partner finanziari Clessidra, Unicredit e Intesa, viene infatti meno il terreno per la speculazione che dallo scorso autunno ha tenuto alte le contrattazioni sulla Bicocca). E resta prudente anche il giudizio istituzionale di Confindustria, secondo cui l’ingresso in Pirelli dei russi in Marco Tronchetti Provera, Presidente e ceo di Pirelli FOTO LAPRESSE Fiat, solidarietà a Pomigliano MASSIMO FRANCHI Twitter @MassimoFranchi Finalmente qualche buona notizia per la Fiat e - soprattutto - per i suoi operai. Mentre il mercato dell’auto si riprende e il Lingotto non è in contro tendenza - aumentando la propria quota in Europa dal 6,2% di gennaio al 6,6 % di febbraio - a Pomigliano sindacati firmatari e azienda trovano l’accordo per passare dalla cassa integrazione ai contratti di solidarietà. Una storica richiesta della Fiom - ancora esclusa dal tavolo - è stata quindi condivisa e sottoscritta da Fim, Uilm, Ugl e Fismic. La situazione a Pomigliano era infatti ormai insostenibile. Nella fabbrica modello di Marchionne 500 lavoratori erano in cassa integrazione a zero ore da 4 anni. E quando la nuova Fca ha chiesto un altro anno di cassa integrazione, anche i sindacati firmatari hanno chiesto di passare alla solidarietà, che consentirà a tutti i lavoratori di rientrare in fabbrica e di avere una «busta» in proporzione più pesante. L’accordo prevede un anno di contratto di solidarietà a partire dal primo aprile, rinnovabile per un altro anno. La differenza sta anche nel fatto che la formazione degli operai finora esclusi sarà a carico dell’azienda e non più coperta dalla Cig. L’accordo dunque mette fine alla divisione in gruppi (A, B, C) proposta dalla Fiat che prevedeva i reparti di lastratura e montaggio (gruppo A) lavorare a pieno ritmo, gli operai del gruppo B ruotare fra logistica e prove e quelli C esclusi completamente. L’accordo individua 800 postazioni su cui potranno ruotare tutti gli operai degli ex gruppi B e C, mentre gli ex gruppo A continueranno a lavorare al 100 per cento delle ore. «Non è stato facile convincere l’azienda - spiega Ferdinando Uliano della Fim Cisl ma ce l’abbiamo fatta. Ora chiediamo a Marchionne di portare, oltre alla Panda, un altro modello a Pomigliano per dare la piena occupazione a tutti i 4.500 dipendenti». «Con questo accordo a Pomigliano coniugano giustizia sociale - nessuno più a zero ore - efficienza - le 800 postazioni su cui ruotare - e qualità - i reparti che viaggiano a pieno ritmo continueranno a farlo», commenta Giovanni Sgambati della Uilm. «Pur con le riduzioni orarie dovute all’andamento della domanda di mercato, abbiamo finalmente garantito il rientro di tutti i lavoratori in fabbrica», dichiara Luigi Marino dell’Ugl. La soddisfazione della Fiom («i contratti di solidarietà erano una nostra richiesta») si stempera nella denuncia dell’ennesimo sopruso: «L’azienda prosegue nel suo comportamento discriminatorio: nonostante la sentenza della Consulta e la conseguente presenza delle Rsa della Fiom-Cgil, non ci convoca al negoziato», denuncia Michele De Palma. Ma da parte degli altri sindacati il refrain è sempre lo stesso: «Se la Fiom non firma il contratto aziendale non può sedersi al tavolo». SUCCESSO PER BOND DA 1 MILIARDO Ieri intanto Fiat ha rafforzato la sua liquidità collocando sul mercato obbligazioni a 7 anni per 1 miliardo di euro. La domanda ha superato quota 4,5 miliardi, permettendo di abbassare il rendimento al 4,75%, contro il 5% inizialmente previsto. .. . Torneranno al lavoro i 500 operai in cassa «a zero ore» dal 2010 Fiom: era nostra richiesta Trasporto locale, oggi sciopero: manca il contratto ● Bus e metro fermi: gli autoferrotranvieri accusano le aziende di ostacolare il rinnovo GIUSEPPE CARUSO MILANO Sciopero nazionale di 24 ore, oggi, nel trasporto pubblico locale. A proclamarlo unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Autoferrotranvieri e Faisa Cisal «per il contratto scaduto ormai da sette anni». I sindacati accusano le associazioni datoriali del settore, Asstra e Anav di «aver confermato, anche in occasione dell' ultimo incontro al ministero dei Trasporti, che l'attuale quadro di finanziamento del settore rende possibile il rinnovo contrattuale solo a condizione che esso risulti integralmente autofinanziato. Questa posizione datoriale ha impedito qualsiasi possibile sviluppo immediato e concreto del confronto, per la ripresa del quale i ministri Lupi e Poletti hanno comunque confermato il proprio impegno». Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl, spiega che «lo sciopero poteva benissimo essere evitato. Dall`inizio della vertenza abbiamo indetto ben tredici scioperi, di cui molti sono stati rinviati o sospesi per prova di responsabilità del sindacato, ma non è servito mai a nulla: tutti i livelli istituzionali hanno avuto ampia prova del grado di impermeabilità alla responsabilità di Asstra e La stazione Termini di Roma durante uno sciopero dei trasporti FOTO LAPRESSE Anav. La commissione di garanzia, tre ministri dei Trasporti (Matteoli, Passera e ora Lupi), i sottosegretari al ministero del Lavoro, Martone e Dell’Aringa: gli sforzi di tutti questi signori sono stati vani, perché l`unico fatto vero è che queste associazioni datoriali non vogliono sottoscrivere alcunché. Inizialmente per motivi ideologici (non mischiarsi ai ferrovieri) poi per questioni legate ai tagli». Nel rispetto delle fasce di garanzia lo sciopero di 24 ore si terrà nelle principali città italiane. A Milano dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 a fine servizio; a Roma dalle 8.30 alle 17.30 e dalle 20 a fine servizio; a Bologna dalle 8.30 alle 16.30 e dalle 19.30 a fine servizio; a Firenze dalle 9.15 alle 11.45 e dalle 15.15 al termine del servizio. RASSEGNASTAMPA 15 mercoledì 19 marzo 2014 COMUNITÀ Il commento Il senso della vita e il rispetto della dignità Carlo Flamigni ● BACONESCRIVEVACHE IMEDICIAVREBBERODOVUTO IMPARARE L’ARTE DI AIUTARE GLI AGONIZZANTI A USCIRE DA QUESTO MONDO CON MAGGIORE DOLCEZZA E SERENITÀ, e nei secoli molti filosofi hanno giudicato criticamente il giuramento di Ippocrate. Eppure, un tempo la morte arrivava rapidamente, sia perché sopraggiungevano complicazioni delle malattie che i medici non sapevano trattare, sia perché nessuno, in realtà, la contrastava. Il vitalismo medico era certamente velleitario, nella maggioranza dei casi il malato decedeva a casa sua, non sempre dolcemente e quietamente, certo, ma di solito molto rapidamente. Oggi, nei Paesi occidentali, oltre l’80% delle morti si verifica in ospedale e le condizioni del morire sono cambiate in modo straordinario. Essendo in grado di vicariare le funzioni di organi essenziali per la sopravvivenza del corpo - per quella della persona il problema è diverso - la medicina moderna si è messa in grado di controllare tempi e circostanze del morire. Le cose sono dunque cambiate. In meglio? Secondo molti critici, la medicina ha solo sottratto il malato alla malattia, lo nasconde alla morte, tanto da creare una vittimizzazione da tecnologia. Certamente oggi possiamo fare molto per prolungare la vita di una persona, anche se si tratta di una vita che non promette più niente e che, secondo quella persona, non vale la pena di essere vissuta. La medicina deve affrontare, però, nuovi problemi, alcuni dei quali sono persino difficili da definire. Ci si chiede soprattutto: è possibile governare l’enorme potere che la medicina certamente possiede e che si manifesta nei suoi interventi sul processo del morire al solo scopo di evitare che questo potere privi il paziente del suo diritto di morire con dignità? Le risposte sono molte, non tutte in grado di raccogliere consensi. La maggior parte delle persone di buon senso si limita a chiedere regole per fermarla là dove cessa la possibilità di assicurare al paziente una condizione di vita decorosa e compatibile con lo stato della malattia, cioè nel momento in cui sta per trasformarsi in un inutile accanimento sul corpo e sulla persona del paziente. Ma se poniamo dei limiti è necessario stabilire regole che impediscano di superarli. Quali? Tutti concordano nel considerare invalicabile il limite dell’accanimento terapeutico, ma poi i criteri per definirlo non sono condivisi. Su questi temi esiste un conflitto aperto e i valori che si confrontano sono sin troppo evidentemente inconciliabili: il valore della vita umana, nell’accezione nella quale essa risulta indisponibile anche al suo titolare, e il valore dell’autonomia della persona, cui sono legati la libertà di poter autonomamente disporre del proprio corpo e il diritto di governarsi da sé nella sfera delle scelte personali. Esiste anche un modo molto subdolo e disonesto per risolvere il problema senza mai affrontarlo direttamente. Non molti anni fa a un convegno organizzato a Bologna da un sacerdote una signora che allora faceva parte del Consiglio Nazionale di Bioetica e che aveva lavorato a lungo nei centri di rianimazione, ci raccontò di quanto rapidamente morivano i vecchioni che occupavano (senza alcuna speranza di recupero) i pochi letti disponibili in quei reparti quando arrivava una richiesta di ricovero per alcuni giovani che avevano avuto un grave incidente stradale e che solo su quei letti potevano essere salvati: perché l’eutanasia esiste ovunque, in questo Paese, purché non ci siano rischi per chi se ne fa carico. Ha scritto Giovanni Boniolo che è necessario distinguere la vita dall’esistenza e l’inizio e la fine della vita dall’inizio e la fine dell’esistenza. Cambiano evidentemente i livelli di analisi: descrittivo quello che riguarda la vita, assiologico quello che concerne l’esistenza. Il quesito fondamentale, la domanda che prima o poi tutti gli uomini si pongono, è a chi appartengano la vita e l’esistenza. Se si tiene conto delle definizioni, la vita non è di nessuno; stabilire a chi appartenga l’esistenza dipende dal punto di vista da cui le si attribuisce valore. Ci sono vite cui non attribuiamo il valore di esistenza e non ci interessa il loro destino. Ci sono vite alle quali attribuiamo valore ed è a seconda della quantità di questo valore che ci preoccupiamo del loro destino. Personalmente, da uomo laico, sono soprattutto interessato alla possibilità di essere libero di esistere, perché da questa discendono altre libertà, come quella di scegliere la mia morte, cioè la fine della mia esistenza, cioè ancora la fine della mia vita. Certamente questo non può essere casuale: il problema fondamentale nella vita di un uomo laico è comunque e sempre la libertà: in fondo la laicità rappresenta l’atteggiamento intellettuale di chi considera primaria la libertà di coscienza, intesa come libertà di credenza, conoscenza, critica e autocritica. Dunque, il quesito fondamentale resta sempre lo stesso: a chi appartiene la nostra esistenza. Domanda certamente non oziosa, che chiama subito in causa il problema della religione, un problema destinato inevitabilmente a dividerci. Se l’esistenza è nostra, se è nostra la nostra vita, abbiamo il diritto di farne ciò che vogliamo, indipendentemente da quanto pensano gli altri e nei limiti che ci sono imposti dal fatto di vivere in una comunità e di aver potuto contrarre debiti con gli altri. Se la vita non è nostra, se ci è stata donata, se dobbiamo comunque risponderne a qualcuno, allora le regole alle quali siamo tenuti ad attenerci sono Maramotti .. . Sono grato al Capo dello Stato e alle persone che non hanno paura di richiamarci al dovere di discutere di questi temi .. . Tutti concordano nel considerare inaccettabile l’accanimento terapeutico, ma poi i criteri per definirlo non sono condivisi L’analisi Cambiare l’Europa, partita decisiva Claudio Sardo SEGUE DALLA PRIMA Un contesto segnato dalle ferite sociali prodotte dalla crisi, dall’aumento degli squilibri interni all’Unione, dal fallimento delle dottrine che hanno guidato l’euro-tecnocrazia, dalla crescita nei consensi delle forze populiste e delle destre nazionaliste. In fondo, la prossimità e l’importanza di queste elezioni europee sono anche le ragioni più forti dello strappo compiuto da Renzi nel sostituire in corsa Enrico Letta. Gli europeisti faticano a difendere l’idea stessa di Europa. Chi crede che il deficit politico dell’Unione dipenda da una carenza di integrazione non può invocare «più Europa» senza rischiare di essere frainteso. Sono tanti i cittadini che associano la moneta unica all’austerità e alla conseguente depressione economica. Gli europeisti oggi hanno assoluto bisogno di dire che l’Europa va anzitutto «cambiata». E altrettanto deve fare la sinistra se vuole candidarsi a guidarla. Occorre dire senza diplomazie che il liberismo, combinato evidentemente diverse. Siamo di nuovo di fronte a definizioni differenti: la morte è la fine della vita o è invece in modo più complesso un passaggio? Da questo primo quesito ne discende immediatamente un secondo: qual è la cosa più importante della nostra esistenza, quella alla quale attribuiamo il maggior valore? È la vita in sé, perché sacra e inviolabile e dobbiamo perciò rispettarla e accettarla comunque sia, qualsiasi cosa ci faccia, senza neppure potere ritenerla responsabile delle nostre sofferenze? O possiamo apprezzarla diversamente, valutandola e giudicandola proprio in rapporto a quanto ci concede? E cosa ci aspettiamo da lei per poter assegnarle un valore? Dignità? Qualità? È una scelta difficile, che in alcune circostanze può divenire drammatica. La vita di un bambino nato con una malattia che altro non gli concede e altro non gli concederà se non sofferenza, vale la pena di essere vissuta? Nelle stesse condizioni, la mia vita, alla quale la malattia può aver tolto tutta la dignità di cui disponeva, vale la pena di essere continuata? E questo merita una doppia precisazione: la prima, che la misura della dignità compatibile con l’esistenza è assolutamente soggettiva; la seconda, che è molto più difficile intervenire sulla perdita di dignità che su quella del benessere fisico. Secondo me bisognerebbe rispondere no a entrambe queste domande, ma è ovvio che si tratta di un giudizio personale. So bene che le risposte possono essere del tutto diverse dalla mia: questo accade perché su questo e su molti altri temi ci comportiamo come stranieri morali. Vorrei anche ricordare a tutti che il concetto di dignità, quello che ognuno di noi intende per dignità, è assolutamente personale, non ci può essere insegnato dagli altri. Personalmente penso alla dignità come a una sorta di «cenestesi» dello spirito, ci rendiamo conto di averne una e riusciamo finalmente a valutarne l’importanza nel momento in cui viene ferita o minacciata. Che cosa poi ciascuno di noi intenda per dignità del morire dipende grandemente da come abbiamo interpretato e realizzato la dignità della nostra esistenza. Il vero problema riguarda però la possibilità di trovare mediazioni utili su questi temi così difficili e complessi. Io credo che gli interlocutori esistano e siano le persone religiose che riescono a discutere sulla base di principi razionali e laici, rinunciando all’idea di essere assistiti da una verità che sta dietro di loro e che illumina loro la strada. E sono comunque grato alle persone che non hanno paura di richiamarci al dovere di discutere di questi temi, come il Presidente della Repubblica. all’Europa intergovernativa, promette solo ulteriori diseguaglianze e un inesorabile declino. E che i populisti si illudono di riportare le lancette dell’orologio al tempo dei vecchi Stati nazionali: la globalizzazione non si ferma e, senza Europa, ciascuno sarà ancora più debole. L’Europa vivrà solo se cambierà. Questa è la durezza del passaggio storico. Sarà una partita elettorale spietata. Le società europee sono provate. La paura induce alla chiusura in se stessi. Il populismo e le tecnocrazie si alimentano a vicenda, riducendo gli spazi della democrazia e delle politiche sociali. Già si è incrinato il modello sociale europeo, e con esso la qualità migliore dei nostri Paesi, il loro autentico valore aggiunto. L’energia, ovvero il consenso, che Renzi esprime e le aspettative che è riuscito a suscitare sono in questo senso una risorsa preziosa per la sinistra italiana come lo sono per le forze democratiche europee. Nei suoi annunci c’è una dose di azzardo che fa venire i brividi a chi ha dimestichezza con i conti pubblici e con le norme europee. Ma nessuno dei governanti può permettersi un fallimento di Renzi e dell’Italia. Non può certo farlo Hollande, che chiede all’Europa politiche di sviluppo e che ha bisogno di un’intesa strategica con Italia e Spagna, anche se è disposto a cedere poco in termini di maggiore integrazione politica. Hollande, da leader socialista, ha inoltre interesse al successo elettorale del Pd, perché da questo può dipendere il primato stesso del gruppo socialista nel Parlamento di Strasburgo, e dunque la guida di Martin Schulz alla Commissione. Ma la stessa Merkel non può che tifare per il governo italiano, che si presenta oggi come l’«ultima spiaggia» delle forze costitu- zionali: è vero che la cancelliera resta un’avversaria politica dei socialisti, ma è anche vero che la minaccia populista è assai più pericolosa per lei e per il suo governo. Deve vedersela all’interno della Germania con gli anti-europei dell’Afd, che mietono consensi proprio indicando nell’Italia e nei Paesi mediterranei dei partner inaffidabili, anzi dei parassiti dell’Ue. E non le sfugge certo che una vittoria della Le Pen in Francia o di Grillo dalle nostre parti rischierebbe di portare al collasso la macchina europea, con conseguenze sui mercati che forse nessuno riesce davvero a prevedere. Renzi insomma si presenta in Europa come un leader su cui è obbligatorio puntare. Può darsi che la manovra economica non abbia tutti i numeri a posto, può darsi che le riforme istituzionali in cantiere siano imperfette (e quella elettorale certamente lo è), può darsi che la riforma del lavoro debba essere rivista, ma di quali altre risorse dispone un’Italia «europea»? Come si può pensare che, deludendo i tanti italiani che nutrono speranze nel rinnovamento di Renzi, l’esito della crisi italiana sarebbe governabile? Ci sono contraddizioni, lacune, limiti nei propositi del nuovo governo ma si può pensare di correggere i punti deboli e rafforzare le intuizioni giuste: senza Italia non ci sarebbe più l’Europa. E la stessa Germania non .. . Non si capiscono le reazioni di Merkel e Hollande a Renzi, se non si coglie la drammaticità della battaglia elettorale può rinunciare all’alleato storico, che tante volte ha compensato la scarsa propensione comunitaria dei francesi. Queste considerazioni dovrebbero aiutare ancor più la sinistra italiana, e in primo luogo il Pd, ad affrontare una sfida così decisiva. Il tempo del congresso è sideralmente lontano. Anche le perplessità - e le giuste critiche - per le modalità con cui si è proceduto alla sostituzione di Letta, ormai hanno poco da dare al futuro. In gioco c’è l’identità stessa della sinistra e la sua credibilità per guidare la nuova stagione del Paese. Non si può fallire. E non si può eludere il necessario cambiamento. Per la sinistra, per il governo, per lo stesso Renzi non sarà un processo indolore. La tecnostruttura dell’Europa chiederà a Renzi, al di là dei sorrisi di Merkel e Holland, di adeguarsi ai limiti e agli indirizzi già seguiti da Monti e Letta. Ci vorrà intelligenza nel dosare prudenza e coraggio, rassicurazioni e strappi. Il carattere politico della scelta del presidente della Commissione di Bruxelles aiuterà gli innovatori e aumenterà il grado di democrazia. Ma bisognerà rompere i tabù che si sono consolidati negli anni del dominio liberista: lo sviluppo chiede investimenti e non solo tagli, il pubblico va riqualificato non bandito, la via principale per la creazione del lavoro non è quella giuslavoristica, l’equità sociale è una leva della crescita non un impedimento. La sinistra deve dire la sua. Con responsabilità ma senza timori. E tenendo forte un legame popolare. Renzi può avvantaggiarsi interpretandola meglio di come è accaduto nel ventennio passato. Ci saranno forze e poteri che lo spingeranno verso l’omologazione: una Commissione europea guidata dalla sinistra può dare una mano ad una rinascita italiana. RASSEGNASTAMPA 16 mercoledì 19 marzo 2014 COMUNITÀ Dialoghi Il Job Act e la flessibilità Forse ha ragione Poletti quando afferma che «il Job Act va bene così tra 10 mesi vedrete i risultati». Intanto però i dubbi restano, perché veniamo da anni e governi in cui in nome del libero mercato la flessibilità è diventata sinonimo di precarietà, rendendo l’eccezione norma; dobbiamo quindi evitare che la «semplificazione» diventi sinonimo di mancanza di regole. CLAUDIO GANDOLFI Luigi Cancrini psichiatra e psicoterapeuta La flessibilità è sinonimo di precarietà del lavoro soprattutto quando l’economia va verso la recessione. Può rappresentare però un volano per la crescita, stimolando gli investimenti dall’estero, in una fase di ripresa. L’aumento della disoccupazione non viene esorcizzato da un sistema di tutela rigido, d’altra parte, e i posti di lavoro precari possono diventare stabili, con livelli di garanzie crescenti, se a CaraUnità Il Pd non va a destra Il bellissimo articolo di Nicola Cacace di sabato scorso merita un’attenta considerazione. Appare del tutto evidente che l’accusa a Matteo Renzi di spostare il Pd a destra, come si sente dire anche se sempre più debolmente, risulta non solamente infondata, ma è vero il contrario. Vedi l’opportuno e subitaneo ingresso nel Pse, l’interesse prioritario per la scuola, vedi soprattutto l’apertura del partito alla società civile, già teorizzata da Gramsci come protagonista della politica, contrastando quella chiusura che ha isolato il partito, il partito per il partito, impedendo quel consenso che ci ha costretto ad uno stallo politico così evidente che è inutile illustrare. L’assunzione di responsabilità, la fiducia e l’entusiasmo per il rinnovamento del nostro Paese stanno L’analisi Danimarca-Italia così alla prova europea Paolo Borioni ● DOPOLAVENDITADEL19%DELGIGANTE ENERGETICO PUBBLICO DONG ALLA GOLDMAN-SACHS e la relativa uscita dal governo dei Socialisti Popolari di Sf arrivano dai sondaggi le prime reazioni dell’elettorato danese. Negativo per la sinistra è che il 19% dell’elettorato socialdemocratico si attende di essere più in disaccordo con il governo di centro-sinistra composto ora solo da Socialdemocrazia e Radicali. Certo: quasi il 50% degli elettori socialdemocratici non scorge differenze, e il 23 pensa che sarà ora più d’accordo. Ma quel 19% di dissenzienti rileva molto in quanto la Socialdemocrazia oggi stimata sotto il 20% dopo il già deludente 25% alle elezioni del 2011. I socialisti di Sf sono infatti oggi in una posizione migliore per attrarre più a sinistra quel 19% di delusi, cosa che si sforzeranno di fare viste le condizioni miserevoli (sotto il 5%) di cui li accreditano i sondaggi. Si aggiunga che Socialdemocratici e Radicali al governo paiono esercitare un modesto potere d’attrazione verso l’elettorato moderato e liberale. Il 26% di loro è convinto che sarà più d’accordo con la nuova compagine di centrosinistra, però solo il 4% pensa di votarla. Questo giornale è stato chiuso in tipografia alle ore 21.30 crescere è l’offerta di lavoro. Il dramma del precariato può essere molto attenuato, inoltre, da un provvedimento che allarghi i limiti attuali delle cig prevedendo una forma di salario per tutti coloro che perdono il lavoro. Precario o stabile. Flessibile è, sempre di più, l’organizzazione stessa del lavoro in cui importante diventa, sempre di più, il know how del singolo lavoratore. All’interno di una situazione da affrontare senza rigidità e con grandissima pazienza. Sperimentando e valutando. Riconoscendo i limiti di un’azione di governo in cui per troppi anni la flessibilità è stata utilizzata per fare un piacere alle imprese e quelli di un sindacato che ha finito per tutelare solamente i lavori più stabili. Ascoltando e discutendo, dunque, e rinunciando alla pretesa di avere soluzioni certe per la risoluzione di una crisi da cui si esce solo se ci si muove insieme. Via Ostiense,131/L 00154 Roma [email protected] producendo effetti già visibili anche nella vita di Circolo. La legge elettorale in corso di approvazione è certamente carente, ma metterebbe in grado il capo dello Stato di sciogliere il Parlamento quando lo dovesse ritenere opportuno. E questo è determinante per il ritorno alla normalità democratica. Eduardo Micheletti Chi è che vive in Crimea Repubblica autonoma sovietica nel 1921 e fu «donata» da Krusciov all'Ucraina nel 1954, quando Russia e Ucraina erano parte dell'Unione Sovietica. Al referendum di domenicai hanno votato il 75% degli aventi diritto al voto, cioè oltre 1.200.000 elettori e hanno votato per la Russia il 96%. Bastava guardare le file ai seggi e le dichiarazioni spontanee rilasciate dai votanti. Non so se l'Europa ha scelto di schierarsi con Kiev perché il nuovo governo di Kiev è veramente democratico rispetto alla dittatura di Yanukovic o perché chiede di aderire all'Europa per evitare la bancarotta o perché lo chiedono gli Stati Uniti. In ogni caso questa scelta apre un contenzioso pericoloso con la Russia, su una questione molto dubbia dal punto di vista del diritto all'autodeterminazione dei popoli. Giornali, telegiornali, radio parlano molto in questi giorni della Crimea, della guerra fredda fra Ucraina e Russia. Ma si tratta di un'informazione «superficiale». La Crimea ha 2.300.000 abitanti di cui circa 60% russi, 25% ucraini e 15% tatari, gli antichi abitanti della penisola prima che la maggior parte di essi venisse deportata negli anni 30. La Crimea era stata annessa alla Russia nel 1738. Divenne una Giorgio Visintini Insomma la loro positività è dovuta all’attesa di una collaborazione parlamentare «passando per il centro» (che in Scandinavia nessuno scambia per «inciucio»). Ma è soprattutto l’elettorato nazional-populista del Dansk Folkeparti a suscitare interesse. Fra i suoi elettori solo il 18% attende di concordare di più con il centro-sinistra più «moderato», ma ben il 31% si attende invece di trovarsi più in disaccordo e ben il 56% dichiara ora più improbabile il suo voto per esso. Ciò si presta ad un’analisi interessante: si conferma che la fortuna del populismo europeo è in buona parte da attribuire alla migrazione di elettorato operaio/lavoratore verso altri lidi. Oggi il Df, negli stessi sondaggi, vale più della Socialdemocrazia (oltre il 20%, secondo partito dopo i liberali di Venstre). Ora, molti di questi elettori aborrono proprio il cosmopolitismo illuminato, ma oggi fortemente neoliberale, dei Radicali al governo con la Socialdemocrazia, e temono una maggiore apertura verso l’immigrazione (in sé cosa lodevole) che però non si preoccupi affatto di accoglierla con più lavoro, crescita e welfare. L’elettorato populista ex-socialdemocratico espone così uno dei dati più negativi dell’attuale politica europea: esso, oltre ad avere con la propria scelta indebolito quantitativamente le socialdemocrazie, è la conferma (e il risultato) di una purtroppo diffusa visione per cui il welfare non possa ormai più essere ampliato, né (almeno) riformato con la medesima quantità percentuale di risorse del Pil. Dunque, esso può soltanto essere difeso da «fruitori indegni» (come 100 anni fa), specie gli immigrati. Un atteggiamento ideologico ansiogeno presente in tanti governi europei. Anche per questo (oltre che per le ragioni di maggiore resa sulla crescita della infrastruttura pubblica rispetto ai tagli fiscali poste in luce da Pennacchi, Realfonzo e altri su l’Unità) il rilancio dell’economia italiana non può avvenire se i giustissimi sgravi fiscali ai redditi bassi si finanziano con tagli di spesa (cosa ancora tutt’altro che esclusa). Se ciò è vero per la Danimarca, lo è ben maggiormente per la spesa sociale dell’Italia. La vittoria della socialdemocrazia e del Pse europeo può avvenire soltanto assicurando una base socio-economica per rendere sostenibile un welfare che va profondamente riformato negli obbiettivi, ma non ridimensionato nelle quantità. Purtroppo la Socialdemocrazia danese al governo non mostra di comprenderlo. Il ministro delle Finanze Corydon, con i discussi tagli alle tasse per le imprese, pare volere vincere una «corsa verso il fondo» per «rubare» ad altri scarsi e incerti investimenti esteri anziché creare premesse solide per una crescita da investimento prolungato e domanda (che renderebbe efficace, allora sì, anche gli 80 euro al mese promessi da Renzi ai redditi medio-bassi). È un pessimo segnale in una Danimarca in cui 40.000 disoccupati stanno per perdere il diritto all’assicurazione per la disoccupazione di tipo «Ghent». O in cui ormai anche il reddito universalistico di disoccupazione (circa il 40% del salario medio) viene tolto a chiunque possa essere mantenuto da un consorte o convivente. Un salto indietro verso un reddito «ex-universalistico». Se si aggiunge che solo l’1% degli elettori dei partiti a sinistra della Socialdemocrazia pensa di votarla alle prossime elezioni il quadro per la Socialdemocrazia danese si fa fosco. Tutto è però chiarissimo per chi voglia un europeismo davvero utile all’azione di Martin Schulz. La tiratura del 18 marzo 2014 è stata di 66.112 copie L’intervento Lavoro, un decreto da riformare Luigi Mariucci ● sia tacciato di muovere da una opposizione pregiudiziale, È SINGOLARE CHE CHI METTE IN DUBBIO LA BONTÀ DELLE MISUREADOTTATEDALL’ANNUNCIATODECRETOLEGGESULLAVORO se non ideologica. Vale invece l’inverso: è ideologico l’atteggiamento di chi si ostina a sostenere che la flessibilità purchessia comunque favorisce l’occupazione e la produttività. L’esperienza degli ultimi 15 anni di legislazione del lavoro dimostra il contrario: la flessibilità indiscriminata nel medio termine svilisce la qualità del lavoro, e quindi la qualità delle imprese e la loro competitività. Si tratta quindi di dismettere, tutti, i paraocchi delle posizioni prese e delle idee fisse, e chiedersi quali siano i modi migliori per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani e di quei lavoratori maturi che il lavoro l’hanno perso e cercano un nuovo impiego. Tutto questo a prescindere naturalmente dalla evidenza del fatto che se non cresce la domanda di lavoro ogni disegno sulle regole è costruito sulla sabbia. Da questo punto di vista, molto concreto e per nulla astratto, è davvero difficile concordare sull’idea che costituisca uno strumento utile a creare buona occupazione un lavoro a termine senza causale, cioè immotivato, prorogabile ad libitum –si diceper 8 volte nell’arco di 3 anni, dopo i quali non è per nulla scontato che si arrivi a una assunzione definitiva, anzi è altamente probabile il contrario. Intanto perché 36 mesi, e non 48 o 24? Dove sta la razionalità di questo limite temporale? Questo termine avrebbe un senso se al suo scadere vi fosse un obbligo di assunzione definitiva, ilche non è e non può essere. Messocosì il termine dei 36 mesi ha solo un contenuto negativo: consiste in realtà in un divieto di riassunzione, cui segue l’implicito incentivo ad assumere semmai un altro lavoratore a termine. Proprio uno di quei «divieti» che il ministro Poletti ha dichiarato di ritenere sbagliati. Sembra perciò più razionale, se proprio si vuole abolire la causale, che tuttavia resta logicamente interna alla struttura del lavoro a termine, stabilire un limite al numero delle proroghe (perché 8 e non 3? ) e soprattutto un limite minimo di durata al contratto a termine, se si vuole impedire che il lavoro a termine diventi uno spezzatino indigeribile, fatto di continui rinnovi a brevissima scadenza, mensile o addirittura settimanale. Si può poi stabilire un termine finale, non ai fini però di un divieto di riassunzione, ma per incentivare la stabilizzazione, con robusti sgravifiscali o contributivi, a partiredalla restituzione del contributodell’1,4%. Tali incentivivanno previsti inoltreincapo al lavoratore, proprio in termini di requisiti soggettivi ovvero di «dote» o «punteggio» per impedire che venendo assunti a termine da un altro datore di lavoro e non arrivando mai ai mitici 36 mesi la flessibilità si traduca in una interminabile lotteria e nel ghetto della precarietà a vita. Al tempo stesso occorre individuare un meccanismo con cui inibire il comportamento arbitrario o opportunistico del datoredi lavoro che consumate lediverse proroghe ritenga più conveniente liberarsi di quel lavoratore e assumerne a termine un altro, potendo quindi ripartire da zero. Un problema analogo si era posto per l’apprendistato ed era stato risolto dalla legge Fornero stabilendo che l’assunzione di nuovi apprendisti fosse condizionata alla conferma in servizio di almeno il 30% di quelli assunti in precedenza. Ma ora il decreto Renzi-Poletti abolisce anche questo modesto vincolo, come se fosse qui la causa del mancato decollo dell’apprendistato. In più, nella logica sfibrante dello stop and go vengono anche cancellati gliobblighi relativi allaformalizzazione delpiano formativo individuale e alla formazione trasversale. Il tutto, naturalmente, in nome della «semplificazione», senza avvedersi del fatto che liberalizzando il contratto a termine e impoverendo il contenuto formativo dell’apprendistato questo per un verso viene cannibalizzato e per l’altro si svilisce, finendo con l’assomigliare a quei contratti di formazione-lavoro a suo tempo caduti sotto gli strali della Corte di giustizia europea per violazione della disciplina in materia di divieto di aiuti di stato. Cosicché si verificherebbe una ennesima eterogenesi dei fini, incentivando anziché riducendo il contenzioso. Eppure in entrambi i casi, del lavoro a termine e dell’apprendistato, se in Italia le cose funzionassero decentemente non sarebbe difficile stabilire una normativa razionale, diretta ad inibire efficacemente il ricorso fraudolento ed abusivo a queste forme di assunzione. Invece che perpetuare uno schizofrenico pendolarismo tra divieti e lassismi basterebbe introdurre un obbligo di motivazione delle ragioni che effettivamente impediscono l’assunzione stabile dei lavoratori a termine, dopo un periodo adeguatodi sperimentazione, e degli apprendisti, altermine della fase formativa, sulle quali effettuare un tempestivo controllo/ verifica dei centri dell’impiego e dei servizi ispettivi in chiave di moral suasion. Se avessimo servizi pubblici dell’impiego degni di questo nome, se su questo tema fossero adottati urgenti ed operativi provvedimenti, e non fosse invece varato un ennesimo disegno di legge delega, al quale seguiranno poi svariati decreti legislativi, quindi regolamenti attuativi, circolari... Se, se…Vasto programma. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 4 Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it GOVERNO E PARTITI Toti: «Nessuno può impedire al Cavaliere di fare da guida politica ai suoi elettori» Confermata l’interdizione Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione ribadisce: «Non riusciranno a fermarmi» ROMA- Confermati i due anni di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. Lo ha deciso la terza sezione penale della Cassazione. La pena accessoria è ora immediatamente esecutiva La suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Berlusconi contro la sentenza con cui la corte d’appello di Milano, il 19 ottobre scorso, fissò in due anni il periodo di interdizione per l’ex premier. I giudici di piazza Cavour hanno dichiarato irrilevanti le questioni di legittimità costituzionale sollevate dagli avvocati Coppi e Ghedini, nonchè condannato Berlusconi a pagare le spese processuali. I due anni di interdizione sono la pena accessoria collegata alla condanna, divenuta definitiva il primo agosto scorso, a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) per frode fiscale comminata al leader di Forza Italia nell’ambito del processo Mediaset. La Cassazione, confermando la condanna, lo scorso agosto aveva però annullato con rinvio la prima sentenza di appello limitatamente al periodo di interdizione, che i giudici del merito avevano inizialmente fissato in 5 anni. Nelle sue motivazioni la Cassazione aveva spiegato che il periodo di 5 anni era risultato da un calcolo errato, per cui ave- Cicchitto «La grazia dovevano chiederla i familiari» va ordinato ai magistrati milanesi di ripronunciarsi sulla pena accessoria. Questa, quindi, in ottobre, era stata fissata in due anni, ma tale verdetto era stato impugnato in Cassazione. Anche il sostituto pg della Suprema Corte, Aldo Policastro, aveva ieri pomeriggio sollecitato il rigetto del ricorso della difesa di Berlusconi. La decisione dei supremi giudici è giunta dopo più di quattro ore di camera di consiglio. I fedelissimi non nascondono che il momento per il Cavaliere sia particolarmente difficile. Oltre alla Suprema Corte che aggiunge una tegola pesante al cammino (già sulla carta impossibile) della candidatura alle elezioni europee, il pensiero del Cavaliere corre al 10 aprile. La data in cui il tribunale di Milano deciderà del suo futuro (domiciliari, servizi sociali o carcere) si fa infatti sempre più vicina e la convinzione dell’ex premier è che i giudici meneghini non faranno sconti: fosse per loro sarei già in galera avrebbe confidato ai suoi consiglieri - non vedono l’ora di farmi fuori. A ribadire che Berlusconi non ha nessuna intenzione di mettersi in un angolo è ancora una volta il suo consigliere politico di Giovanni Toti: «Nessuno può impedirgli di fare campagna elettorale e guidare i suoi elettori» sottolinea ad Otto e Mezzo. Ecco perchè l’intenzione è quella di tenere alta la tensione fino ad allora. E se Daniela Santanchè continua ad andare avanti per la sua strada nella raccolta delle firme sfidando anche i vertici del partito contrari all’iniziativa - «Io mi do da fare per una causa - dice con una punta di veleno - mentre qualche mio collega si sta dedicando alla stesura di un inno all’inerzia». Una presa di posizione che la dice lunga sullo status dei rapporti all’interno di Forza Italia. Berlusconi è atteso oggi nella Capitale con una serie di appuntamenti già in programma, uno su tutti, il vertice a palazzo Grazioli sulle candidatura europee. Il tempo stringe ed il Cavaliere deve trovare una soluzione per evitare che le elezioni di maggio si trasformino in una guerra intestina all’interno dello stato maggiore azzurro. Il nodo da sciogliere rimane quello dei candidati parlamentari che hanno peso sul territorio da mettere nelle liste per trainare i voti. “Esprimo la mia piena solidarietà a Berlusconi - scrive Fabrizio Cicchitto, del Nuovo Centrodestra -. Quanto deliberato dalla Cassazione è comunque conseguenza della precedente condanna e deriva da essa. Quanto alla richiesta di grazia essa, come alcuni di noi proposero, doveva essere richiesta dai familiari nell’agosto del 2013 ed essere seguita da una ben diversa linea politica. Adesso l’attuale richiesta è una del tutto legittima iniziativa politica propagandistica destinata ad avere conseguenze solo su quel piano”. LA PRECISAZIONE Il presidente interviene su rumors e richieste «Su grazia e dimissioni decido io» di FABRIZIO FINZI ROMA - La grazia a Berlusconi sulla base di una raccolta di firme targata Santanchè? Fantascienza. Dimissioni presto? Per esempio al varo della riforma della legge elettorale? Inutile ipotizzarlo ora: il tema non è all’ordine del giorno. Troppi rumors, boatos parlamentari e richieste di vario peso specifico non aiutano questa fase politica già densa di problematiche reali che, per il presidente, hanno al centro l’indispensabilità delle riforme. Ecco il senso dell’intervento del Quirinale che, prendendo carta e penna, ha voluto spegnere un fastidioso lavorio sottotraccia che da giorni lo tira per la giacchetta, quasi con l’intento di far scordare ai più come su questi temi la Costituzione affidi al capo dello Stato la più totale libertà Il presidente Giorgio Napolitano di scelta. «Vengono in questi giorni liberamente sollevate nel dibattito pubblico varie questioni sulle quali peraltro ogni decisione spetta costituzionalmente, com’è noto, al Presidente della Repubblica», scrive il Quirinale in una nota che bisogna leggere in controluce per ap- prezzarne la durezza. Il presidente, spiega ancora il Colle, «non interviene nè ad avvalorare nè a smentire apprezzamenti, sollecitazioni o previsioni che - si sottolinea - impegnano semplicemente coloro che le esprimono, in qualsiasi forma, pubblicamente». Come dire: parole che servono solo a chi le pronuncia e che certamente non impegnano Napolitano in alcun modo. Sbarrata la strada ad ogni forma di pressione, il Quirinale si tiene fuori dal merito. Non smentisce e non conferma, ad esempio, le insistenti voci di sue dimissioni. Difficile solo pensarlo però, proprio mentre la strada delle riforme sembra aver preso la discesa. Ma sin dal suo insediamento per il secondo settennato, Giorgio Napolitano disse con chiarezza che non lo avrebbe certamente concluso. | LA LEGGE ELETTORALE | Si cerca l’intesa sulle quote rosa di ANNA LAURA BUSSA ROMA - L’unica cosa certa al momento è che tutti i provvedimenti più importanti in calendario al Senato, dalla legge elettorale, alla riforma di Palazzo Madama, fino al ddl Del Rio, sono indissolubilmente intrecciati. L’accordo su uno, si osserva in ambienti del centrosinistra, preclude o comporta l’intesa sull’altro. E così, maggioranza e opposizione vanno avanti, un piccolo passo alla volta, per tentare di sbrogliare l’intera matassa in tempi brevi. Ma, soprattutto, nell’attesa che alla Camera Alta arrivi un testo di riforma costituzionale del Senato sul quale poter cominciare a lavorare. Ma non c’è alcuna resistenza politica dietro, assicura Renzi che spiega «l’avanti adagio» con il «fatto fondamentale» il “valore assoluto“ di «scrivere le regole del gioco con il centrodestra. La legge elettorale - torna a sottolineare il premier - non si può approvare a colpi di maggioranza tradendo il piano dell’accordo». E dunque: patti e tempi (il 25 maggio), saranno rispettati. A far girare l’ago del barometro verso il sereno ci sono i primi segnali sulle quote rosa che ieri potrebbero aver sciolto gli ultimi nodi, nonostante in Scelta Civica ci siano ancora forti perplessità. Maggioranza e parte dell’opposizione hanno però messo a punto un compromesso che alla fine potrebbe ac- contentare un pò tutti, anche chi ha già formato le liste: l’intero testo entrerà in vigore dal 2019, ad eccezione della parte che riguarda le preferenze. E allora, su tre preferenze, una dovrà essere di genere femminile: tale misura potrà entrare in vigore già dalle Europee di maggio. Niente da fare invece per la riduzione della soglia di sbarramento. Chi aveva presentato emendamenti al testo, nella speranza di veder arrivare il tetto al 3% (ora è al 4%) o alla sua totale abolizione già in questa tornata, resterà deluso. L’accordo al quale si sta lavorando, secondo quanto si riferisce nel Pd, escluderebbe l’ipotesi di affrontare la questione soglie ora. Scelta Civica, però, al momento, sul punto, non sembra intenzionata a mollare. E questo, si spiega, potrebbe causare qualche disagio al Pd. Un altro accordo raggiunto solo con FI difficilmente potrebbe essere giustificato. Intanto, in commissione Affari Costituzionali, sembra che il ddl Delrio cominci a muovere qualche timido passo fuori dalla palude in cui era finito in questi mesi. Forza Italia e Ncd sarebbero disposte ad ammorbidire le proprie posizioni grazie anche all’emendamento presentato dal relatore Franco Russo (Pd) secondo il quale, invece che i commissari prefettizi, si prorogherebbero i presidenti di provincia uscenti, molti dei quali eletti con il centrodestra. Niente da fare sulla riduzione della soglia di sbarramento RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 5 LA PROVA Nell’Ue troppo rigore ed eccessiva burocrazia Renzi alla sfida europea «O riforme o è tsunami» di CRISTINA FERRULLI Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi IL DECRETO LEGGE Salva Roma passa il primo scoglio Entro aprile al via il piano rigore ROMA - Uno a zero per il dl Enti locali, il Salva Roma ter. La Camera, infatti, ha bocciato le pregiudiziali presentate da Lega, M5s e Fdi al Salva Roma ter, incanalandone l’iter che lo porterà ad essere convertito in legge. Prima della riunione dell’Aula a Montecitorio, il documento è stato analizzato nelle commissioni congiunte Bilancio e Finanza che si sono aggiornate a giovedì e venerdì prossimo con le audizioni di Anci, Upi, Corte dei Conti e dello stesso sindaco Marino. I CONTI Cottarelli: «Il Governo decida dove intervenire» ROMA - Non si candiderà alle europee Matteo Renzi per portare voti al Pd e per sfidare nelle urne Beppe Grillo e lo «tsunami» dell’antieuropeismo alle stelle nei sondaggi. Ma il premier darà battaglia da Palazzo Chigi a colpi di «riforme che sfidano tabù» e abbattono incrostazioni. E guardando a testa alta i partner europei. Altro che «esami» alla cattedra di Angela Merkel, nega Renzi, l’Italia deve uscire dalla «sudditanza» psicologica verso i primi della classe perchè “se noi rispettiamo le regole e facciamo le riforme” anche l’Europa deve cambiare e diventare l’Ue dei cittadini e non dei tecnocrati. Di rientro da Berlino e alla vigilia del consiglio europeo a Bruxelles, Renzi si concede la «foto di famiglia», presentando il libro «Non solo euro» dell’(ex) nemico Massimo D’Alema. I due sono, e non da oggi, in totale sintonia sulla necessità di una nuova Europa che vada oltre il rigore e le burocrazie. E il disegno, non tanto inconfessato di Renzi, è cambiare l’Europa a partire dal semestre italiano. Ma per «dettare la linea» nella futura commissione, dove non si esclude un posto da commissario proprio per D’Alema, il premier sa che molte cose vanno cambiate in fretta in Italia. L’obiettivo da qui al semestre è dimostrare ai partner Ue che “le riforme le facciamo sul serio, in tempi certi, senza scadenza di legislatura e avendo il coraggio di mettere in discussione tabù che per 30 anni non sono stati toccati». E, in vista del 25 maggio, in casa nostra, bisogna convincere i cittadini che il governo corre veloce perchè «gli esami ce li fanno i cittadini italiani, non l’Europa, dove nessuno sta con la matita rossa e blu a dirci che cosa dobbiamo fare». Solo una «sfida politica» può salvare l’Europa, sostiene l’ex sindaco di Firenze in un elogio della politica e dei partiti tanto caro a Massimo D’Alema. «C’è uno spread - afferma Renzi - tra le aspettative dei cittadini ed il rapporto con l’Europa, uno scollamento incredibile come dimostrano i sondaggi devastanti». Una diga che il premier vuole assolutamente colmare con l’azione di governo, consapevole delle ripercussioni di una sconfitta per il Pd sull’immagine del suo esecutivo. Da qui il senso dell’urgenza, non, precisa, «da psicopatico che va in crisi di astinenza se sta fermo» ma per andare incontro alle urgenze dei cittadini comuni. E così se gli sgravi Irpef servono «a dare un orizzonte di speranza» e non sono “un’operazione di marketing”, è sulle riforme istituzionali, sui tagli alla politica e sulle misure per il lavoro che il premier punta entro le europee. «Dire che i vari interventi legislativi nel passato - afferma - non hanno creato precarietà e l’hanno risolta significa negare la realtà. Cambiare e semplificare le regole è una priorità assoluta». Un nuovo avviso ai sindacati sul piede di guerra contro il decreto lavoro così come ai partiti, Pd in primis, fa sapere che i tempi delle riforme non cambiano: entro il 25 maggio via libera all’Italicum e primo ok al superamento del bicameralismo. Solo così Renzi punta ad avere un posto in prima fila in Europa. E a depotenziare Beppe Grillo, di cui ufficialmente non ha paura: «il problema non è fermare l’onda M5S. Per la prima volta da qualche mese lui non gioca più in attacco, ma sulla difensiva». Il presidente del Consiglio, invece, non ha intenzione di passare la palla. E chissà se la maglia numero 10 di Totti, regalatagli da Massimo D’Alema, gli porterà fortuna. Con D’Alema pace fatta alla presentazione del suo libro LA STRATEGIA Il leader 5 Stelle ridicolizza Renzi Cinque i miliardi in arrivo Grillo in campagna elettorale Scure su statali e pensioni ha nel mirino solo il premier ROMA - Sono 5 i miliardi in arrivo nel 2014 dalla spending review. Ascoltato di nuovo in Senato a meno di una settimana di distanza dalla precedente uscita pubblica, il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha chiarito innanzitutto le cifre: quest’anno i miliardi che si potranno risparmiare in 8 mesi da maggio in poi sono appunto 5, così come indicato da Matteo Renzi. I numeri del 2014 sono stati il primo punto su cui i conti della grande operazione di revisione della spesa sembravano inizialmente non tornare: 3 erano i miliardi annunciati una settimana fa dal Commissario per i risparmi possibili quest’anno, 7 quelli su cui aveva invece puntato il presidente del Consiglio. Ieri il chiarimento ufficiale: 3 era una stima prudenziale, minima, ha spiegato Cottarelli, 5 sono i risparmi massimi, ottenibili in otto mesi di applicazione (considerando che siamo già a metà marzo), 7 quelli a regime se il 2014 fosse stato utilizzato in pieno. Il commissario ha quindi passato in rassegna tutte le ipotesi di lavoro, comprese quelle su cui si sono scatena- di TEODORO FULGIONE Il commissario alla spending review Carlo Cottarelli te le polemiche più accese. Si tratta solo di stime, scenari, proposte tecniche, ha sottolineato, ridimensionando in un certo senso il lavoro portato avanti finora, diventato oggetto di un’attenzione spasmodica da quando il governo lo ha legato a doppio filo alla riduzione del cuneo fiscale. E «bozze» le ha definite anche Palazzo Chigi. Gli statali dunque innanzitutto. Ad essere coinvolti da tagli ed esuberi sarebbero, secondo le simulazioni di Cottarelli, ben 85.000, ma si tratta appunto, ha puntualizzato l’ex dirigente del Fondo monetario, di «una prima stima di massima» che va “affinata” continuando a lavorare. Idem per le pensioni. Il contributo una tantum per quelle tra i 2.000 e i 3.000 euro è solo uno «scenario illustrativo». La scelta, in questo come in tutti gli altri casi, spetta alla politica. Cottarelli lo ha ripetuto più volte: sta al governo decidere se, come e dove intervenire. Sta al governo optare per le sinergie tra le forze dell’ordine, senza rinunciare in nessun modo alla sicurezza. ROMA - La lunga marcia di Beppe Grillo in vista delle Europee è iniziata e ha un unico obiettivo: ridicolizzare Matteo Renzi, farlo apparire non credibile. E’ questa la strategia in vista del voto continentale di maggio che, nelle intenzioni dei cinque stelle, dovrebbe sancire il sorpasso del M5S sul Pd e costringere il presidente Giorgio Napolitano a valutare il ritorno anticipato alle urne. Forti dei sondaggi interni che, a dir loro, premierebbero un atteggiamento più aggressivo, i cinque stelle sono passati dalle critiche (spesso anche molto feroci) all’attacco personale nei confronti del premier. Così, in un solo giorno, «Renzie» (come lo chiama Grillo, facendo riferimento a Fonzie il protagonista di una serie tv degli anni ‘80) diviene il protagonista negativo ed unico del blog dell’ex comico genovese. In home per tutta la giornata campeggia l’immagine del premier con la parola «Schiappa»: è un link con un video che riprende l’ex sindaco fiorentino durante una partita di calcetto. Le immagini, montate con una Beppe Grillo con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio musichetta da circo, fanno vedere Renzi che gioca a calcio: molti errori e qualche fallo. Il video si chiude con il premier che, accasciato a terra dopo aver ricevuto un calcio, reagisce mandando a quel paese l’avversario. Immagini che suscitano le proteste di alcuni parlamentari che parlano di metodo Boffo. Renzi viene paragonato, poi, all’allenatore del Milan Clarence Seedorf: entrambi spiega Grillo - danno sempre «la colpa dei loro errori a chi li ha preceduti». Inoltre, «hanno lo stesso padrone, ovvero Silvio Berlusconi». Ma l’attacco più pesante e, forse, più politico chiama in causa l’incontro a Berlino con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Per il leader cinque stelle, Renzi è come Mario Monti ed Enrico Letta, ovvero «a servizio della Merkel». «Ha assicurato alla cancelliera che l’Italia rispetterà il Fiscal compact - prosegue Grillo - Ma come può uno che davanti alla Merkel si emoziona come un bimbo al primo giorno di scuola, avere le palle di sfidare la Germania ?». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 6 Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it IL FATTO Il “compagno” Luongo diventa il favorito numero uno ma non si esclude un nuovo tentativo per il rinvio di SALVATORE SANTORO POTENZA - Altro che unità. Sono addirittura sei i candidati alla segreteria regionale del Partito democratico di Basilicata. E tra loro, a sorpresa, c’è anche il consigliere regionale Mario Polese, fedelissimo di Gianni e Marcello Pittella. Una candidatura nata ieri mattina per “reazione” alla riunione di Direzione regionale di lunedì sera in cui non è passata la linea del rinvio. Ma al netto delle valutazioni di merito di registra una estrema divisione dell’area Renzi. Quella che allo scorso congresso nazionale di dicembre superò abbondantemente in Basilicata la percentuale del 60 per cento. Per la corsa alla segreteria regionale sono quattro infatti i candidati che fanno riferimento al presi- Tre candidati alla segreteria regionale durante le fasi di presentazione dei documenti. Da sinistra Luongo, Polese e Mitidieri dente del Consiglio Matteo Renzi. Nell’ordine di presentazione delle documentazioni ci sono i due che si candidarono il 28 febbraio scorsso. E cioè l’ex assessore regionale Luca Braia e il senatore Salvatore Margiotta. A loro ieri sera, sempre per l’area Renzi, si sono aggiunti il renziano della “prima ora”, Francesco Mitidieri di Policoro e appunto Mario Polese. A completare il sestetto c’è quindi il candidato lucano di Civati, Dino Paradiso di Bernalda (diventato noto anche per l’attivita di cabarettista alla trasmissione televisiva “Made in Sud”) e quello dell’area Cuperlo - Bersani, Antonio Luongo. A caldo emerge un dato: mentre l’area cuperliana ha trovato la quadratura sull’ex parlamentare e segretario diessino Luongo (classe ‘58) quella renziana no. Da un punto di vista politico è una sorta di “suicidio”. Così divisa l’area Renzi difficilmente può sperare di vincere il congresso e cioè le Primarie del 13 aprile prossimo. E’ anche vero che alla fase finale arriveranno solo in tre. Per regolamento con più di tre candidature si devo svolgere le “convenzioni comunali”. In pratica sono delle primarie di scrematura riservate solo ai tesserati. E si svolgeranno in 4 giorni: dal 27 al 10 marzo. Poi i primi tre si sfideranno alle Primarie aperte a tutti i simpatizzanti e votanti del Partito democratico. A qual punto i renziani realisticamente non potranno essere più di due. Questo se Sopra da sinistra, le operazioni di presentazione delle candidature al tavolo della Commissione di garanzia per ii congresso prima non dovesse prevalere la linea della e un momento della Direzione regionale di lunedì sera con Vito Giuzio che spiegava le ragioni del no al rinvio mediazione. E’ evidente infatti che ora con stata per il “niet” di Vito Giuzio a nome del- chiesta di rinvio di tutto il congresso. Ma a più liste collegate. L’area Antezza - Braia le sei candidature in campo inizieranno le l’area Antezza - Braia. Il rinvio - non è un questo punto, sarebbe un segnale di estre- contesta la decisione e ne chiede l’annullamistero - non sarebbe dispiaciuto nemme- ma debolezza per tutto il Pd lucano. Ad mento. La questione è complessa. Nelle trattative. Nei corridoi del Pd ieri sera a caldo, più no a Marcello e Gianni Pittella che spera- ogni modo in questo quadro tutto è ancora prossime 24 ore la stessa Commissione di garanzia del congresso regionale dovrebdi qualcuno leggeva la candidatura di Po- vano in una fase unitaria del partito in un possibile: non si può escludere più nulla. Anche perchè c’è già un ricorso sul tavo- be decidere su un ricorso presentato conlese come un modo per aprire un nuovo momento delicatissimo per le sorti dell’ententativo di addivenire a un rinvio. In pra- te Regione (che di fatto è ancora in fase di lo. Presentato da Giuzio ieri pomeriggio tro se stessa. Impossibile. La vicenda verrà tica durante la Direzione di lunedi con gli partenza con la legislatura) e in vista delle alle 18. In pratica viene contestata la deci- trasferita agli organi competenti nazionainterventi di Piero Lacorazza e poi di Anto- elezioni europee e amministrative di mag- sione della Commissione regionale di ga- li. In ballo ci sarebbe addirittura la validità nello Molinari era stata sollevata la que- gio. Le cose però hanno preso una piega di- ranzia per il congresso (guidata da Giu- delle candidature. Insomma dire che la sistione di chiedere un rinvio a Roma (pro- versa. Le prossime ore diventano cruciali. seppe Laguardia) di modificare il regola- tuazione è esplosiva è poco. [email protected] babilmente a giugno) di tutto il congresso In questo clima c’è ancora chi spera in una mento: è stato deciso di permettere a ogni © RIPRODUZIONE RISERVATA regionale. Ma serviva l’unità che non c’è sorpresa finale con magari una nuova ri- candidato segretario la presentazione di C’è anche il giallo del ricorso di Giuzio contro la modifica del regolamento congressuale sulle pluri liste deciso dalla Commisione di garanzia. Si rischia l’annullamento. Pd sempre più diviso sono sei i candidati A sorpresa si iscrive alla corsa per la segreteria regionale anche il delfino di Pittella, Polese. Quattro i renziani Spaccature: alle due candidature renziane dello scorso 28 febbraio (Braia e Margiotta) si sono aggiunte ieri sera quella di Francesco Mitidieri e quella di Polese. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano I CANDIDATI Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 7 LUCA BRAIA SALVATORE MARGIOTTA DINO PARADISO VERSO UN PARTITO FEDERALISTA, SOLIDALE ED EFFICIENTE CAMBIAMO VERSO RI-FORMIAMO IL PD #NOICAMBIAMO. PER UN PARTITO DEMOCRATICO CON LA D MAIUSCOLA ALLA BASILICATA: FRANCESCO MITIDIERI ANTONIO LUONGO MARIO POLESE IL TEMPO DI CAMBIAREVERSO IL FUTURO ENTRA IN NOI PRIMA CHE ACCADA IL PROGETTO BASILICATA DEL PD L’EDITORIALE GLI ABITI USATI di LUCIA SERINO Insomma. Quella chiarezza tanto evocata dal presidente Pittella ieri mattina nel rapporto con i cittadini a proposito delle scelte sul petrolio, manca completamente nel dialogo interno al maggior partito di governo, il Pd. Cambiano le sigle, cambiano i premier, le correnti spirano sempre forti insieme al gonfiarsi delle prevedibili ambizioni individuali e gli uomini non smettono di combattersi. Intanto gli uomini, precisiamo il genere. Perchè ancora una volta, a ogni appuntamento buono, il Pd lucano non perde occasione per dimostrare il suo ancestrale sessismo. A parte questo, e al netto di retroscena che potrebbero portare a rinvii in extremis, il quadro della disaggregazione del partito non ci racconta nulla di nuovo di quello che è sempre stato. I “vecchi” comunisti si affidano a uno dei loro migliori uomini, Antonio Luongo, la corrente Civati sceglie di esserci con Paradiso, i renziani ballano in quattro: il nuovo che avanza porta lacerazio- ni, rimescolamento di equilibri, avanzamenti nelle postazioni. E così il capo dei capi, cioè l'indomito ma solitario governatore, primus renziano inter pares, da che parte doveva stare dopo che, solo qualche settimana fa aveva dichiarato di voler appoggiare Braia, suo supporter elettorale, in contesa con un altro renziano, il senatore Margiotta, entrambi, a loro volta, respinti dai depositari del verbo autentico del sindaco d'Italia, quelli della prima ora? Ecco spuntare il fido Polese, schermo di protezione che non basta a evitare la rottura della squadra che portò Marcello al trionfo alla fine dello scorso anno. Sara un bluff? Per ora appare un bel frullato di pezzi acerbi. Il punto vero è il supporto politico all'azione per il governo della Basilicata che è poi è quello che ci interessa. Il presidente con chi sta? Ma soprattutto chi sta col presidente? Le danze sono aperte e a noi poveri spettatori senza biglietto non resta che osservare una malvagità: in fondo vanno alla festa con gli abiti usati. © RIPRODUZIONE RISERVATA | DA FACEBOOK | Gianni Pittella esalta il lavoro europeo di Renzi GIANNI Pittella su Facebook: «Vuoi vedere che alla fine Matteo Renzi è riuscito a tradurre anche in tedesco ‘cambiare verso’…? La sola e mera austerità, infatti, è il concime perfetto per populismi ed euroscettici. Bisogna partire da qui per valutare l’apertura della Merkel alle proposte di riforma e di maggiore flessibilità avanzate dal nostro Premier, pur nel rispetto dei vincoli comunitari. In Germania gli euroscettici stanno aumentando, in Francia Le Pen rischia di diventare il primo partito, in Italia i populismi del Movimento 5 Stelle, della Lega e di Forza Italia promettono una campagna tutta all’insegna della lotto all’euro e all’Europa. Probabilmente anche a Berlino si sono resi conto che non possiamo permetterci un Parlamento Europeo assediato da forze contrarie all’Unione Europea». ERRATA CORRIGE La risposta è di Leporace L articolo pubblicato ieri a pagina 7 “ A Restaino quello che è d Restaino” è di Paride Leporace. Per un errore di stampa la firma è uscita tagliata. Ce ne scusiamo con i lettori e gli interessati RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 8 Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it RISORSE E CITTADINI Dopo i fischi, Pittella replica: «Erano la minoranza, ma così non va bene. C’erano molti “no” a prescindere» Petrolio, si cambia «Chiarezza e coraggio» Il governatore: «Ci sono stati errori nel governare i processi Per la Basilicata rinunciare alle estrazioni sarebbe un suicidio» di MARIATERESA LABANCA POTENZA - «E’ innegabile che negli anni passati si sia venuto a creare malcontento per le criticità che hanno accompagnato la gestione della risorsa petrolio. Ma siamo anche consapevoli del fatto che tali criticità potranno essere superate solo attraverso il confronto e una politica più coraggiosa e determinata nelle scelte per la Basilicata». Risponde così il presidente Pittella alle contestazioni che lunedì scorso lo hanno costretto ad abbandonare, insieme agli assessori Liberali e Berlinguer, l’incontro sul nuovo pozzo Eni “Pergola 1”. Ma la conferenza stampa convocata nella sala Verrastro della Giunta regionale, ieri mattina, non è servita solo a replicare ai fatti del giorno prima, ma anche a delineare l’approccio del presidente rispetto a un nodo cruciale per lo sviluppo lucano, qual è quello del petrolio. Ammette gli errori del passato, ribadisce la necessità del dialogo costante con le comunità e le istituzioni locali (lasciando intendere un deficit di comunicazione che fino a questo momento non avrebbe giovato alla causa) e annuncia un cambio di passo, appellandosi alla responsabilità della politica. Ma, soprattutto, ribadisce il principale punto di partenza: «A mio avviso la Basilicata non può rinunciare al petrolio. Sarebbe un suicidio. Dobbiamo però capire insieme come trarne i maggiori benefici possibili, senza fare nessuno sconto a Eni». In premessa, però, la risposta ai contestatori. La replica Il governatore spiega: «Sono realmente rammaricato per come si sia chiuso l’incontro a Marsico. Eravamo lì per confrontraci con tutti. Anche e soprattutto con chi la pensa in maniera differente rispetto a noi. Ma tutto questo ci è stato impedito. Si è capito da subito che si era venuto a creare un clima che non avrebbe consentito l’approfondimento che ci eravamo riproposti di fare». Pittella precisa pure: «Da quello che ho potuto vedere con i miei occhi, si è trattato comunque di una minoranza rispetto ai presenti che avrebbero voluto ascoltare quello che avevamo da dire. Ma i toni sono stati molto forti. E io, per mia cultura, non accetto un confronto di questo tipo. Quello che è accaduto non mi piace affatto. Non si può andare avanti così. Soprattutto nel rispetto della maggioranza di chi invece aveva voglia di ascoltare. Ho avuto «Pronto a scelte coraggiose ma la Basilicata ha bisogno di più politica, maggiore fermezza e determinazione» Lo striscione di contestazione del Movimento 5 Stelle la netta sensazione che gli oppositori re fermezza e determinazione». in questione fossero quelli del “no” a Senza petrolio sarebbe un suiciprescindere. Ci sono delle condizioni dio che attengono alla condotta etica che Per il governatore, in questo monon possono venire a mancare». Poi mento, immaginare una Basilicata aggiunge: «Non ci sto a far passare la senza petrolio sarebbe un errore, olBasilicata per la terra dei fuochi. per- tre che impossibile. Convinto che i luché una cosa è perseguire il dolo e e le cani abbiano per le mani una grande problematicità, differente è dipinge- ricchezza da cui poter trarre imporre un quadro che non corrisponde al- tanti occasioni di sviluppo. «Dobbiala realtà. Soprattutto qui, dove la qua- mo, quindi, aprirci al confronto per lità ambientale deve essere volano di capire come sfruttare al meglio quesviluppo. sta occasione. Sono sicuro che in molGli errori del passato ti scopriremmo più punti di affinità, Che ci siano stati degli errori “è in- che di divergenza». negabile”. Pittella lo dice con chiarezQuesto, però non significa “conseza. «Se i cittadini percepiscono un ter- gnarsi” alla multinazionali del petroritorio che non porta i segni delle in- lio. «Non faremo sconti a Eni, così cogenti risorse affluite in questi anni a me abbiamo già dimostrato in questi titolo di compensazione, qualche pro- mesi. Anche se, devo dire, che fino a blema evidentemente deve esserci ora non ho riscontrato volontà da stato». Così come, il presidente am- parte loro di creare subalternità». mette, per gli anni passati, «una diffi- Mentre da parte dei sindaci «ho ricoltà di comunicazione sulla spesa» e scontrato una voglia di maggiore un utilizzo delle risorse «no sempre protagonismo nelle decisioni che atvirtuosissimo». Ma il governatore in- tengono l’utilizzo delle risorse deriviata pure a considerare che gli accor- vanti dalle compensazioni». di tra Regioni ed Eni risalgono alla fiUna cosa è certa: la prima battaglia ne degli anni ‘90. «E quando si è alla da fare a Roma, «è quella dell’escluprima volta - aggiunge - commettere sione delle royalty dal patto di stabilialcuni errori è naturale e comprensi- tà». «Sono per un sostanziale superabile”. “Certo - continua - si potrebbe mento della logica dei 'bonus' e per obiettare che dal ‘98 ad oggi sono pas- l'individuazione di più complessive sati un bel pò di anni. Ed ecco perché misure di sostegno a favore dagli ulora deve essere questa la partita». timi e dai penultimi. Servono poi ricaPiù fermezza della politica dute in termini di efficientamento «Mi preoccupo quando Renzi an- energetico e di vantaggi localizzativi nuncia la Riforma del Titolo 5, che per le imprese». Dal consenso al coraggio vuol dire soprattutto un diverso apPittella la dice così: «Su tutto occorproccio in fatto di energia, con ovvie conseguenze per la Basilicata. Ma rono scelte coraggiose. In fatto di pequesto fa il palio con l’incapacità di trolio, come di riorganizzazione della governare, a livello regionale, un macchina amministrativa. E io non processo complesso come questo. ho timore di passare da “uomo delle Ora al presidente si chiede di fare una preferenze” a “uomo delle decisioni”, battaglia per cambiare il decreto at- anche se impopolari. “Dalla maglia tuativo del memorandum o per il fon- rosa, a quella nera”, aggiunge lui. Ma do che finanzia il bonus benzina. Ma - a chi gli chiede se le contestazioni di continua - non possiamo nasconderci lunedì scorso siano già la manifestache gran parte delle previsioni del- zione di un consenso che inizia a scel’accordo del ‘98 sono rimasti insoddi- mare, replica: «Vi assicuro che godo sfatte a causa di un cortocircuito po- di ottima salute. Fisica, mentale e popolazioni-cittadini-sindaci-Regione. litica. Arriverà il momento in cui poEcco perché per rivendicare a Roma trò dimostrarlo. Ma ora è il tempo del le legittime ragioni dei lucani abbia- lavoro». [email protected] mo bisogno di più politica, di maggio- | IL RETROSCENA | Incarichi alla Colella per più di 80.000 euro «Tra i contestatori anche ex collaboratori della Regione» MARSICO NUOVO - Poco meno di un mese fa, erano state le associazioni ambientaliste a organizzare un convegno a Marsico Nuovo sul pozzo “Pergola 1” con le osservazioni tecnico-geologico e legali dei professori Civita, Colella, Ortolani e dell’avvocato Bellizzi. Le istituzioni, invitate, non vi aveano preso parte. Poi, qualche settimana dopo, l’iniziativa annunciata dal primo cittadino di Marsico, con la Regione e Eni. Fuori dal tavolo dei relatori, invece, proprio le associazioni ambientaliste. E su facebook le polemiche erano scoppiate subito. A partire da quelle che hanno visto protagonista la docente di geologia all’Unibas, Albina Colella. «Attenzione lucani - la professoressa lanciava l’appello già una settimana prima - Un incontro organizzato senza contraddittorio». E lunedì, le persone che hanno fischiato e contestato Regione, Comune ed Eni, lamentavano proprio l’assenza dall’elenco dei relatori degli esperti ambientalisti. Eppure qualcuno insinua che tra i contestatori non ci fossero solo voci che si sono fatte sentire in nome degli interessi del territorio. La cosa è stata pure oggetto di una precisa domanda nella conferenza stampa del presi- dente Pittella. «Che, a sua volta, ha risposto: «Sì, mi risulta che tra i contestatori ci siano anche persone che hanno avuto precedenti rapporti di collaborazione con la Regione». Il governatore non fa nomi, e non sappiamo a chi si riferisse. Ma tra coloro che per esempio hanno avuto collaborazioni con gli uffici di viale Verrastro c’è anche la professoressa Colella. Che lunedì scorso non era presente all’incontro, come aveva ampiamente annunciato su facebook. Ma che in qualche modo, nei giorni precedenti, aveva “chiamato alla armi”. Sono diversi gli incarichi che dal 2003 la Regione ha affidato alla geologa, per un totale complessivo di oltre 80 mila euro. L’ultimo è stato liquidato solo qualche settimana fa, a fine febbraio. E’bene ribadire che il suo nome non è mai stato fatto in conferenza stampa. Così come c’è da dire che da sempre la docente dell’Unibas è tra gli attivisti che in questi anni si sono battuti per la salvaguardia dell’ambiente, soprattutto in Val d’Agri e nello specifico per la diga del Pertusillo. Ma di certo ci sono le parole del governatore: «Sappiamo che tra i contestatori ci sono anche ex collaboratori della Regione». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 9 Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it La conferenza stampa del presidente Pittella nella sala Verrastro. In basso il sindaco Vita | AMBIENTE | Il presidente «L’Osservatorio diventerà un’Authority» di ANGELA PEPE L’INTERVENTO I fischi antidemocratici vanno censurati Ma la diffidenza è comprensibile di VITTORIO PRINZI* L’APPROVAZIONE a opera della Prefettura di Potenza del Piano di emergenza esterna relativo al Centro Olio Eni di Viggiano è un ulteriore importante passo avanti verso la messa in sicurezza delle comunità viggianese, grumentina e dell’intera Val d’Agri. Quanto accaduto ieri a Marsiconuovo con la contestazione al presidente Pittella, che va censurata senza alcuna esitazione perché non ha consentito il democratico ed indispensabile confronto con i cittadini è purtroppo anche questo il frutto di una situazione che si è fatta difficile per ritardi, inadempienze ed inadeguatezze proprio in materia di tutela della salute pubblica, dell’ambiente e della sicurezza dei residenti nelle aree interessate alle attività petrolifere. Si è creata, specie nelle comunità che vivono a ridosso dei pozzi e tanto più nell’area industriale di Viggiano, una sorta di diffidenza nei confronti delle istituzioni e della politica che va rimossa con gradualità oltre che attraverso il dialogo con atti concreti come il Piano di emergenza esterna all’impianto di Viggiano che è stato aggiornato. Anzi si pone il problema adesso di farlo conoscere nei dettagli e di rafforzare la concertazione interistituzionale che fa capo alla Prefettura di Potenza di intesa con i Comuni di Viggiano e Grumento Nova e al Gestore dello stabilimento. E’ importante sostenere l’impegno della Prefettura che al fine di garantire uno standard addestrativo soddisfacente ha in programma esercitazioni di complessità differenziata, in altre parole strutturate su livelli diversi d’attivazione delle risorse e di coinvolgimento delle strutture operative e della popolazione interessata. In questa ottica saranno organizzate le se- guenti esercitazioni in ordine di complessità crescente: Esercitazioni per posti di comando – (Livello A), esercitazione che prevede il solo coinvolgimento della Sala operativa della Prefettura di Potenza e degli altri enti ed istituzioni previste dal PEE, senza il coinvolgimento in campo delle risorse umane e strumentali dei soccorritori e della popolazione; Esercitazioni per i soccorritori – (Livello B), esercitazione che prevede, oltre alle attività previste nella precedente esercitazione, il coinvolgimento in campo delle risorse umane e strumentali dei soccorritori e delle relative sale operative, senza il coinvolgimento della popolazione; Esercitazioni su scala reale (Livello C), esercitazione che prevede, oltre alle attività previste nella precedente esercitazione, il coinvolgimento della popolazione. Poiché la riuscita di un’esercitazione, come evidenzia la Prefettura, dipende dal livello d’informazione e di addestramento dei soccorritori, nonché dall’efficacia dell’informazione effettuata su questa tematica nei riguardi della popolazione interessata all’emergenza, dovranno essere organizzati – preliminarmente - specifici seminari e corsi di formazione, cui parteciperanno, in qualità di docenti, i soggetti che a vario titolo partecipano all’attivazione ed alla gestione del PEE. Per Prinzi “è questa la strada da seguire, quella del coinvolgimento dei cittadini, per gestire nel migliore dei modi l’impatto del petrolio sulla vita delle comunità locali interessate e ricucire lo “strappo” innanzitutto con la Regione anche dando maggiore informazione sull’attività dell’Osservatorio Ambientale di Marsiconuovo. *Consigliere provinciale IdV UGL «Pronti a sostenere Pittella» «L’UGL è pronta a sostenere il Presidente della giunta della regione Basilicata, Marcello Pittella, per affrontare in modo trasparente e ognuno con la propria competenza e responsabilità su tale questione seria e delicata sullo sfruttamento sostenibile delle risorse minerarie e su quali benefici per il territorio. Ripartiamo a condizione che oggi le priorità si chiamino difesa del lavoro e del sistema produttivo locale e soprattutto creazione di nuova occupazione, sostegno alla ricerca e all’innovazione, investimenti in coesione sociale». E’ quanto fanno sapere i segretari dell’Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi e Pino Giordano. Per i quali: «L’intesa con l’Eni del 1998 non è stata per niente soddisfatta. Una parte di questa responsabilità è da attribuire proprio alla mala politica che in questi anni ha governato la regione creando solo illusioni ‘gratuite e prese in giro’ ai cittadini”. Per la procedura sull’attuazione del ‘memorandum’ e più complessivamente dell’articolo 16 del decreto legge sulle liberalizzazioni, abbiamo già consumato un passaggio presso il Mise con l’ex ministro, Flavio Zanonato, consegnando un dossier del centro studi Ugl Basilicata, riportante pochi e buoni punti realizzabili, dove si ipotizzavano nuove strategie e risoluzioni in tal merito a beneficio dei lucani. La governance regionale precedente alla gestione Pittella, ha sempre visto l’Ugl come o.s. di scomodo – proseguono Giordano e Tancredi – ed oggi il risultato è che, la gente è arrabbiata perché nulla si è ricavato in termini occupazionali ed in termini economici. Condividiamo che, fatto salvo il rispetto per l’ambiente, non utilizzare la risorsa sarebbe un suicidio». MARSICO NUOVO – A pochi anni (2011) dall’inaugurazione già si ripensa ad una riformulazione nella funzione dell’Osservatorio ambientale. La riflessione è stata tratta nel breve incontro svoltosi presso il palazzo municipale del centro marsicano, che ha anticpato l’incontro, poi sospeso, di lunedì scorso. Uno strumento utile, l’Osservatorio, che a giudizio del governatore regionale, Marcello Pittella deve essere «irrobustito per funzioni e missione». «All’Osservatorio Ambientale - ha spiegato - dobbiamo dare le gambe necessarie per agire». «Non più pensato come un luogo accademico – didattico, ma come un’autority sull’ambiente che possa essere parte di un’articolazione più ampia», ha spiegato il governatore. Secondo il presidente «è utile per il territorio della Val d’Agri, ovviamente per quello che rappresenta in Val d’Agri ma deve essere inserito in una capacità regionale. Deve osservare, monitorare e guidare processi di approfondimento sulle varie matrici che possono riguardare l’inquinamento in tutta la Regione Basilicata. Ecco perché il pensiero va a un’Autorità Ambientale. «Può mantenere la stessa missione attuale – ha evidenziato - ma deve inserita in un meccanismo un po’ più ampio che può riguardare sostanzialmente l’intero territorio regionale. Noi dobbiamo porci il tema di che cosa accade sul territorio regionale e sul versante dell’inquinamento. Dobbiamo portare in sintesi le varie espressioni e articolazioni istituzionali: dando autonomia, dando gambe , responsabilità e mezzi. Dobbiamo moltiplicare e decuplicare queste articolazione e pensare a fare una cosa unica per la Regione, all’interno della quale ci sono realtà come queste che hanno avuto già uno sturt up e possono svolgere una funzione. Io penso – ha aggiunto che si possa fare». On line la votazione Progetto del Cnr di Tito tra i migliori scelti da Focus C’E’anche il progetto Fire Sat del Cnr di Tito tra quelli di valenza internazionale che la rivista Focus, con il patrocinio del Politecnico di Milano, ha selezionato con propri criteri per assegnare un premio innovazione sulla base di votazioni on-line. Tra la rosa di candidati per il settore energia ed ambiente è stato selezionato proprio il progetto del Cnr di Tito , già considerato degno di attenzione da parte della Nasa che lo segnala sul suo proprio portale istituzionale (http://modis.gsfc.nasa.gov/sci_team/pubs/abstract.php?id=07741). Il progetto Fire-Sat riguarda l’uso di tecnologie satellitari low cost per il monitoraggio incendi, dalla fase di previsione a quella di perimetrazione delle aree bruciate, dalla stima dell’impatto del fuoco sul suolo e vegetazione, alla capacità di recupero ecosistemico. Per votare il progetto lucano, basta collegarsi al sito “Http://innovazione.focus.it/energia_ambiente.aspx” RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 10 Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it PROVINCE I trasferimenti regionali alzano lo scontro tra gli enti Clamorosa decisione «Pronti a lasciare» di PIERO QUARTO MATERA - «In queste condizioni non si può andare avanti e di fronte ad una delibera che ci vede ancora soccombenti non possiamo che pensare alle dimissioni». Il presidente della Provincia di Matera Franco Stella non usa mezze misure: «non chiediamo risorse perchè siamo un ente in dissesto, la Provincia ha un suo bilancio sano ed ha anticipato 2,1 milioni di euro di spese che devono essere restituite dalla Regione più una serie di stati di avanzamento a saldo del 2013 per altrei 3,6 milioni di euro. Abbiamo segnalato sin dal gennaio scorso questa situazione, abbiamo chiesto incontri al presidente della Regione Pittella senza avere nessun tipo di riscontro. Si tratta di crediti su prestazioni rese dalla Provincia. Per non parlare», aggiunge dei lavori sostenuti senza alcun aiuto a livello regionale e nazionale per il ponte di Craco». Stella esclude la sospensione dei servizi ma la presa di posizione di queste ore sottintende il rischio inevitabile che ciò possa accadere. «Io non permetterò che servizi essenziali per i cittadini possano essere interrotti e se non potrò più farvi fronte ed allora non avrà più senso svolgere il mio compito». Non manca anche l’accenno ad una evidente disparità di trattamento che Stella sottolinea: «si tratta dell’ennesima pesante penalizzazione perpetrata a danno della comunità materana, la giunta provinciale della coalizione di centrosinistra della Provincia di Matera annuncia le proprie dimissioni. Inaccettabile. Così si sono espressi gli amministratori provinciali sul provvedimento in materia di patto di stabilità, in fase di definizione, che vedrebbe il territorio della provincia di Matera danneggiato dalla discriminazione in favore di quello di Potenza». «La Provincia di Matera aveva sollecitato la Regione affinché manifestasse la medesima attenzione assicurata, in passato, nei confronti di analoghe richieste da parte di altri enti. Richiesta completamente disattesa. Se è vero che la delibera regionale relativa alla distribuzione di risorse per alleggerire il patto di stabilità assegna 1 milione e 900 mila euro alla Provincia di Matera e circa 4 milioni di euro a quella di Potenza – hanno commentato gli assessori – a questa giunta non resta che prendere atto dell’ennesima disparità di trattamento attuata nei confronti delle comunità del Materano e dimettersi». Una presa di posizione molto forte che vede concordi le forze di maggioranza all’interno dell’ente provincia ma che non trova contrarie nemmeno le opposizioni tanto che il consigliere di Forza Italia Antonio Stigliano nel segnalare la gravità della situazione ricorda anche che «Come forze responsabili di opposizione in consiglio provinciale abbiamo sempre denunciato in questa consiliatura lo strabismo e la voluta disattenzione della giunta regionale rispetto alle sacrosante istanze del materano». «Ci auguriamo un cambiamento di atteggiamento della Regione, nel senso di concedere alla Provincia di Matera gli spazi finanziari ripetutamente richiesti in questo ultimi due mesi, ristabilendo così le minime condizioni di corretta rapportazione istituzionale e territoriale. Se così non dovesse essere, le forze di mi- Stigliano (FI) «Anche la minoranza è pronta a lasciare» Matera Si Muove: «Solo ora Stella si accorge finalmente di questa disparità» Il presidente della Provincia di Matera, Franco Stella e nei due riquadri i ragazzi del Movimento Matera si Muove e il capogruppo di Forza Italia Osvaldo Stigliano «Matera discriminata La giunta si dimette» Annuncio shock di Stella: «Avanziamo 5,6 milioni di euro e ci danno solo 1,9 contro i 4 di Potenza. E’ inaccettabile» noranza in consiglio provinciale, come preannunciato non più tardi di un mese fa, confermano la disponibilità a rassegnare le proprie dimissioni». Ovviamente la questione legata fortemente ai limiti imposti alla Regione dal Patto di stabilità finisce per riproporre anche la contrapposizione Matera-Potenza tanto che il Movimento Matera si Muove interviene e spiega: «dopo pochi mesi dalle Elezioni Regionali, che il Presidente della Provincia Franco Stella, si dimette con tutta la giunta perché il territorio materano è discrimina- to a differenza di quello di Potenza. Forse ora che si avvicinano le comunali, e si avvicina la possibilità di una candidatura a sindaco, il nostro caro ex Presidente si accorge involontariamente di questa enorme disparità, che affligge la nostra Regione. Matera SI Muove ha da sempre fatto della difesa di Matera il suo cavallo di battaglia, e la sua unica battaglia, lo abbiamo fatto quando ci volevano togliere la Provincia, lo abbiamo fatto durante le Elezioni Regionali e lo continueremo a fare. Il Presidente Franco Stella fino a ieri è stato complice dei misfatti che la Regione Basilicata “offre” alla nostra città, e solo ora, ad un anno dalle elezioni Comunali e dopo la presentazione della Lista di cui lui fa parte, si sveglia da questo suo accondiscendente sonno molto lungo, urlando alla discriminazione del nostro territorio. Matera si Muove chiede che ai cittadini Materani di diffidare da tali personaggi che fino a ieri hanno retto il gioco alla Regione filopotentina, e solo alle porte delle Elezioni Comunali si svegliano». [email protected] L’Unione sindacale di base contro la soppressione «La riforma non ci piace I posti di lavoro prioritari» di Francesco Castelgrande* Province a rischio, sopra la sede di Potenza, e riforma imprevedibile Ancora una volta e con molto ritardo nella nostra regione ci si ricorda che vi sono dei problemi da affrontare come quello della riforma delle province. USB cioè l’Unione sindacale di base da subito, appena si è parlato di questo argomento a livello nazionale, si è schierata contro l’idea di chiusura di questi enti e soprattutto a difesa del personale che rischia di diventare precario. Siamo rammaricati come USB di non essere stati invitati al Consiglio provinciale aperto per portare le nostre valutazioni e le nostre perplessità sull’intera vicenda. Per l’Unione Sindacale di Base lo stato di emergenza continua: il testo del disegno di legge non migliora le condizioni salariali dei lavoratori e non tiene conto del blocco dei contratti che prosegue e del costo della vita che aumenta di giorno in giorno. Per non parlare degli eventuali esuberi che sono presenti anche in caso di passaggio da Provincia a Città metropolitana. Che si voglia risparmiare con la riduzione del personale ormai è chiaro a tutti. Lo stesso Commissario per la spending review ha dichiarato che si risparmia di più se la fusione fra due Enti porta ad una riduzione del personale. Rispetto al disegno di Legge Delrio chiediamo in primo luogo la necessità del mantenimento dei livelli occupazionali e retributivi compresa la stabilizzazione per il personale precario delle attuali province. In secondo luogo la necessità di accompagnare il percorso di riordino, per quello che riguarda la riallocazione del personale sui territori, attraverso specifici tavoli negoziali. Terza questione riguarda la necessità che le cosiddette funzioni di area va- sta se cessano di essere svolte dalle province ricadano in capo alle Regioni e che si arrivi ad un pronunciamento più chiaro, da parte delle stesse Regioni, rispetto alle misure che riguarderanno tanto le città metropolitane che i piccoli comuni. Le prime risposte a questi nostri problemi sono state sfuggenti sul piano degli impegni, ma piuttosto chiare su aspetti. E’ stato sostanzialmente confermato che ci saranno esuberi e che la loro richiesta di mantenere la mobilità in ambito regionale e coordinata direttamente dalle Regioni non ha avuto alcuna risposta positiva da parte del Governo .Usb è la sola forza di opposizione che si frappone a questa trasformazione di sistema, ma occorre far crescere la dimensione di questo dissenso affinchè la lotta continui per cancellare la riforma Delrio ed azzerare le leggi Brunetta. No al Provincicidio. *coordinarore regionale Usb pubblico impiego RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 12 Primo piano DROGA Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it Chiuse le indagini per i traffici sull’asse Potenza-Terzigno I carabinieri notificano avvisi di garanzia a 18 persone Cocaina spacciata pure in obitorio Più di cento gli episodi contestati, tra i clienti anche alcuni “vip” orbitanti nel capoluogo POTENZA - Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio ed estorsione. Sono le accuse contenute nell’avviso di conclusione delle indagini che ieri è stato notificato a 18 persone coinvolte, a vario titolo, nell’ultima inchiesta dell’antimafia lucana sui giri di coca nel capoluogo e dintorni. Tra i clienti individuati dai militari del reparto operativo dei carabinieri di Potenza ci sono vari nomi noti, che di qui a qualche mese potrebbero sfilare in Tribunale. Gli investigatori hanno accertato oltre un centinaio di episodi di spaccio che sarebbero avvenuti sotto casa, come pure all’obitorio dell’ospedale San Carlo di Potenza, un luogo scelto evidentemente per la sua riservatezza. O in un bar poco lontano dagli uffici della Provincia, dove prestava servizio almeno uno dei presunti consumatori. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, guidati dai capitani Antonio Milone e Francesco Mandia, la piazza dello spaccio nel capoluogo sarebbe rimasta per un po’ “terra di nessuno”. In particolare dal 2010, dopo l’arresto e il pentimento del boss dei basilischi Antonio Cossidente e di Savino Giannizzari, considerato uno dei suoi luogotenenti. A fiutare l’affare a quanto emerso dall’inchiesta coordinata dal pm Francesco Basentini sarebbe stato Maurizio Finzi - nell’ambiente conosciuto con il soprannome di Jack Daniel’s perché amante di quella marca di whisky - che, dopo essere entrato in contatto con i fratelli Gigi Andrea e Gigi Massimiliano - entrambi di Terzigno in provincia di Napoli - ha deciso che poteva prendere in mano le redini del traffico di droga. La collaborazione tra il gruppo campano e quello lucano, secondo gli investigatori, è cominciata in carcere: quella di Terzigno, infatti, è un’area nuova per i compratori della Basilicata, che in passato si sono sempre riforniti a Scampia o a Secondigliano. E se Maurizio Finzi, 46 anni, assumeva per sé il ruolo di capo dell’associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di cocaina - i fratelli Gigi erano i fornitori - Francesco Triani, 43 anni, diventava il suo braccio destro. A lui toccava il compito di vendere la cocaina a quei clienti abituali rimasti orfani di Cossidente. Per Finzi, Triani e i fratelli Gigi a gennaio erano scattati gli arresti per traffico di ingenti quantità di cocaina. Mentre per altre sei persone tutte residenti a Potenza o nel suo hinterland erano state richieste misure cautelari ma il gipnon ne TUTTII NOMI ha ravvisato l’esiMaurizio Finzi, Potenza 1969 genza: Massimiliano Gigi, Terzigno 1974 Giuseppe Andrea Gigi, Terzigno 1971 Fontini, Francesco Triani, Potenza 1971 GianfranGiuseppe Fontini, Potenza 1964 co GallicaGianfranco Gallicano, Potenza 1974 no, Fabio Anastasio Pane, Pignola 1969 Musolino, Maurizio Finzi Fabio Musolino, Potenza 1981 Anastasio Luigi Quaranta, Tito 1990 Pane, GreAndrea Brienza, Tito 1990 gorio Antonio Gentile, Muro Lucano 1981 Troiano e Domenico Laviano, Tito Scalo 1990 Andrea Gregorio Troiano, Picerno 1990 Brienza. Martina Quaranta, Tito 1988 Adesso Donato Salvia, Tito 1985 avranno Franco Finzi, Potenza 1966 20 giorni Carmine Galiffa (Gabriele), Potenza 1971 per difenRaffaele Rescigno, Potenza 1972 dersi ed evitare il processo assieme ad altri 8 Un’auto dei carabinieri davanti al Tribunale di Potenza indagati per singoli episodi Francesco Triani di cessione: Carmine Galiffa, Franco Finzi, Martina Quaranta, Domenico LaLE FIAMME GIALLE ARRESTANO UN CORRIERE ALBANESE viano, Antonio Gentile Donato Salvia, e Raffaele Rescigno. La cocaina veniva acquistata in grossi quantitativi a Terzigno dai fratelli Andrea e Massimiliano Gigi. A fare il carico, ogni dieci giorni, proprio Maurizio Finzi che in alcuni casi pa- L’intercape- POTENZA - E’ in carcere a Matera gialle della compagnia di Polico- effettuato dalle Fiamme gialle di da lunedì Ilir Ulquinaqu, albane- ro ai comandi del capitano Fran- Policoro nel giro soltanto di qualgava la merce subito e in al- dine con se di 38 anni, l’ultimo corriere del- cesco Milano. che mese. tri attraverso vaglia veloci - l’eroina L’uomo, che risulta incensuraIl 4 marzo i finanzieri avevano diciotto quelli documentati sequestrata la droga arrestato dalle Fiamme to, è stato fermato alla guida di scoperto 4 chili di cocaina nasconel periodo compreso tra una Volkswagen Passat sulla sta- sti in un’altra intercapedine rical’aprile del 2010 e il febbraio tale 104 Jonica all’altezza di San vata sul fondo di una monovoludel 2011 - a parziale saldo o Teodoro a un posto di blocco di ba- me arrestando un corriere tedein alcuni casi come acconto schi verdi e unità cinofile. sco, ma di origini calabresi. per le prossime partite di La droga era nascosta in un’inA febbraio invece era stata la coca da prelevare. Una volta tercapedine ricavata all’interno volta di 3 chili eroina per cui è fiche la droga arrivava a Podella carrozzeria dell’auto vicino nito in carcere un incensurato catenza veniva data a Francealla marmitta. Per questo è stato labrese. sco Triani e altri che si occunecessario portarla in officina e La droga sequestrata ieri era pavano di rivenderla a crealzarla su un ponte per provvede- stata camuffata con del dentifridito. re ad aprire le lamiere ed estrarne cio per provare a ingannare il fiuMa se gli spacciatori taril carico, 14 panetti di eroina pu- to dei cani. Ma il tentativo dei redavano nei pagamenti Finrissima del peso complessivo di sponsabili del carico è andato a zi non avrebbe esitato a riquattordici chili. Una quantità vuoto. Restano ancora da chiaricorrere alle minacce, anche che sul mercato avrebbe potuto re - infatti - mittenti e destinatari telefoniche. Per questo è acfruttare fino a 2 milioni di euro. dell’eroina, su cui nei prossimi cusato anche di estorsione Quello appena effettuato è il giorni è probabile che gli investinei confronti di Musolino e terzo sequestro di ingente valore gatori proveranno a fare luce. Troiano. [email protected] | | Nuovo maxi-sequestro sulla Jonica Scoperti 14 chili di eroina in un nascondiglio sotto l’auto L’Aquila: denunciato un 21enne lucano, I.L., trovato con 51 grammi di marijuana Potentino guida la polizia dagli studenti-pusher L’AQUILA - La squadra mobile dell’Aquila ha arrestato tre studenti iscritti all’università del capoluogo, due siciliani e uno calabrese, con l’accusa di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Denunciato un quarto studente originario di Potenza, come gli altri domiciliato all’Aquila per motivi di studio. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati 320 grammi di droga, oltre a bilancini di precisione e dosi già pronte per lo spaccio. Secondo gli investigatori, i tre ragazzi arrestati all’Aquila avevano messo su una sorta di piccola centrale operativa dello spaccio nella loro abitazione. Gli arrestati sono F.C., 22 anni, nato a Mistretta, studente di infermieristica, con prece- Iscritto alla facoltà di Scienze motorie, una volta scoperto ha indicato agli investigatori dove l’aveva acquistata denti specifici per droga essendo stato trovato nel 2008, da minorenne, in possesso di due panetti di hashish con 187 grammi a Cefalù in provincia di Palermo; F.B., 25, nato a Locri, studente di riabilitazione psichiatrica; A.B., 23, nato a Palermo, studente di fisioterapia. Sono tutti domiciliati all’Aquila, in zona Pettino, per motivi di studio. Tutto è cominciato ieri pomeriggio, quando, dopo un appostamento, è stato fermato e controllato un giovane, I.L., 21, che, a bordo di una Opel Corsa, era appena uscito da un’abitazione già sotto osserva- zione da parte dei poliziotti. Originario di Potenza, universitario che frequenta Scienze motorie, è stato trovato con un involucro di cellophane contenente 51 grammi di marijuana. Il giovane ha raccontato spontaneamente che la droga era stata acquistata poco, per un importo di 250 euro, da un giovane di cui ha fatto il nome, che abitava al quarto piano dello stabile dove era stato visto uscire. Gli agenti hanno proceduto alla perquisizione domiciliare dell’appartamento al cui interno si trovavano cinque giovani. Ai tre è stata attribuita la ma- rijuana, trovata in più stanze: un vaso in vetro e una scatola metallica con 58,75 grammi, tre vasi in vetro con 82,3 grammi, ancora un vaso in vetro con 48 involucri in carta argentata da un grammo ciascuno, già pronti per essere ceduti, una ciotola con dieci involucri in carta argentata di 121,14 grammi pronti per essere ceduti; due bilancini di precisione per la pesatura. Gli altri due, studenti universitari di fisioterapia e di psicologia, si sono dimostrati estranei ai fatti anche se si sta valutando l’ipotesi di favoreggiamento, visto che la cucina era a uso comune e che non potevano non sapere del giro di droga in casa; in più uno dei due ha ammesso di fumarne un pò ogni tanto. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 13 GIUSTIZIA Il segretario nazionale Capece «Le case circondariali luogo dell’assenza di diritti e prospettive» POTENZA - A differenza di quanto dicono i dati ministeriali e il sopralluogo stesso di Marco Pannella, che l’estate scorsa ha visitato gli istituti lucani, le carceri della Basilicata non sono un luogo confortante, anzi, all’interno di quelle mura si nascondono storie drammatiche, di isolamento e sofferenza che non riguardano solo i detenuti, ma anche il personale che lavora al suo interno. A rivelarne una parte ieri è stato il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, il Sappe, che si è riunito a congresso a Tito con un convegno destinato proprio al sovraffollamento delle carceri. Ed è bene partire da questo punto. Le case circondariali lucane non sono sovraffollate, ma hanno una cronica carenza di personale. Si parla di 70 unità presenti a fronte di un organico previsto di 447 persone con un numero di detenuti superiore a 500 su una capienza di 440 unità. I numeri sull’affollamento non sono così drammatici ma non a caso il taglio del segretario generale, Donato Capece, dato all’incontro parte dal presupposto che negli istituti penitenziari lucani «sono sempre più luogo dell’assenza. Assenza di taluni diritti, di prospettive, di senso. Uomini e donne ammassati in luoghi sempre più stretti ed angusti, a fronte di una capienza complessiva delle carceri italiane di circa 38mila posti ce ne sono attualmente circa 63mila, gli stanziamenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria quasi del tutto assenti». UN BILANCIO DEL 2013 - I numeri sono drammatici perché in tutto il 2013 si sono verificati tra Potenza, Melfi e Matera 28 episodi di autolesionismo e un tentato suicidio sventato dagli operatori della Polizia Penitenziaria. E non solo: la situazione all’interno è piuttosto calda, con situazioni di violenza preoccupante. Nel corso dell’anno sono state registrate 18 colluttazioni e 14 ferimenti. C’è anche un’evasione per un mancato rientro da permesso premio, 29 scioperi della fame per protesta sulle condizioni di detenzione, 21 rifiuti di vitto e terapie mediche e 9 danneggiamenti per un totale di 470 detenuti distribuiti in tutto il territorio. Insomma, gli uomini del sindacato non nascondono una situazione quasi “esplosiva”e difficile da tenere sotto controllo. So- Alla guida del sindacato rieletto Saverio Brienza Una cella da due posti letto attrezzata per quattro nel carcere di Potenza Carceri, la Basilicata non è un’isola felice Il Sappe si riunisce a congresso e mostra le cifre dell’anno 2013 Il bilancio è di un tentato suicidio, 14 ferimenti e un’evasione lo nel carcere di Potenza sono stati registrati lungo tutto il 2013 18 atti di autolesionismo che vanno dai tagli diffusi all’ingestione di chiodi, pile, lamette e altri corpi estranei. Altri 9 sono stati segnalati a Matera e uno soltanto a Melfi dove un detenuto non è ritornato dal suo permesso premio. Diciamo che il Sappe ha una sua proposta, ovvero il «ripensamento della pena, favorendo maggiormente il lavoro obbligatorio in carcere, il potenziamento delle misure alternative alla de- tenzione e l’espulsione dei detenuti stranieri». Ma è chiaro che la Basilicata, in termini carcerari, non è quell’isola felice all’interno di un regime che ha bisogno di una riforma radicale e senza tentennamenti. Questo perché le cifre del Sappe restituiscono uno scenario a tinte fosche dove regna disuguaglianza e soprattutto isolamento. ELETTO IL SEGRETARIO - A margine dell’incontro è stato eletto il nuovo segretario regionale del sindacato autono- mo. Ed è stato riconfermato all’unanimità Saverio Brienza, sostituto commissario della Polizia Penitenziaria, coordinatore del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti della Casa Circondariale di Potenza. Al suo fianco ci saranno due vice segretari: l’ispettore capo Eustacchio Paolicelli che è in servizio al carcere di Matera e l’assistente capo Mauro Autobello, di stanza a Melfi. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il bilancio del Simpse, la società di medicina penitenziaria: «Il sovraffollamento incide molto» Pericolo tubercolosi tra i detenuti «Nelle strutture italiane il rischio è 26 volte maggiore che per la popolazione generale» La struttura di Melfi LE CONDIZIONI disumane in cui vivono i detenuti italiani, con celle stracolme e un’assistenza sanitaria carente, sono perfette per far esplodere la “bomba” Tbc, che già colpisce un carcerato su cinque nel nostro paese. L’allarme lanciato dagli esperti della Simpse, la societá italiana di medicina penitenziaria, è confermato da un rapporto dello European Center for Disease prevention and Control (Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie) pubblicato ieri, secondo cui per un detenuto il rischio di ammalarsi è 26 volte maggiore che per la popolazione generale. «Il sovraffollamento incide molto sul rischio di contrarre la malattia - conferma Massimo Andreoni, presidente della Società Italiana di Malattie Infet- L’interno della casa circondariale di Matera tive e Tropicali - per il contagio basta un colpo di tosse, e si pensi quanto può essere facile in una stanza in cui invece di quattro persone ce ne sono dieci o dodici». Ad aumentare il rischio è anche la provenienza di molti detenuti. «La Tbc è molto presente in alcuni paesi dell’Est Europa - spiega Andreani - da cui spesso provengono i detenuti. Le condizioni nelle celle poi fanno il resto, favorendo la diffusione della malattia. Per questo noi chiediamo che la Tbc rientri tra le malattie per cui viene offerto lo screening al momento dell’arrivo del detenuto nel carcere». Secondo l’agenzia europea, il 7,2% dei casi di tubercolosi nel continente viene notificato in carcere, con 942 casi ogni 100mila abitanti che si verificano dietro le sbarre, un tasso 26 volte maggiore rispetto a quello nella popolazione generale. Dai dati Simpse risulta invece che nel 2012 nelle carceri italiane il 21,8% dei detenuti aveva la malattia, che si sta diffondendo anche tra gli agenti di polizia penitenziaria, una cifra in crescita rispetto al 2004 quando era del 17,9%. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 14 Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it TURISMO I LUOGHI VISITABILI Provincia di Matera Da Casa Noha fino a quella di Orazio a Venosa E gli studenti saranno le guide POTENZA - Sono venitrè i siti che questo weekend resteranno aperti per le tradizionali giornate del Fai. Sabato e domenica quindi si avrà l’opportunità di esplorare il bello della Basilicata, la sua storia e le architettura che l’anno contraddistinta per secoli. Ovviamente la provincia di Matera fa da apripista, ma anche a Potenza, anche se è esclusa la città capoluogo, non nasconde le sue bellezze. Palazzi gentilizi, scavi archeologici, chiese e musei, ma anche il geosito dei Cinti, vera e propria perla naturale della regione. Matera, Grassano, Irsina, Metaponto, Pisticci, Policoro, Tricarico, Grumento Nova e Venosa sono i comuni interessati dalle visite del Fondo Ambiente italiano. Unico posto riservato agli iscritti del Fai è il palazzo Arcivescovile di Matera, per il resto si potrà accedere liberamente a tutti i luoghi. Le visite coinvolgeranno i volontari dell’associazione, i giovani delle scuole e gli studenti di archeologia dell’Università della Basilicata, ma anche gli studenti dei licei, come per esempio a Venosa nel caso della visita alla Casa di Orazio. A Matera, accanto a Casa Noha, che propone «I Sassi invisibili. Un viaggio straordinario nella storia di Matera», sarà possibile visitare il salone degli Stemmi nel palazzo Arcivescobile e Palazzo Ferrau. A Grassano la Chiesa Madre e il Geosito dei Cinti, a Irsina il Centro studi «Giovanni Maria Trabaci» e il museo archeologico «Michele Janora», a Tricarico la cattedrale e il Palazzo ducale. A Metaponto si potranno visitare il museo archeologico e le Tavole Palatine, a Pisticci la cappella di Santa Caterina e la chiesa dell’Immacolata, a Policoro il museo archeologico della Siritide e il Parco archeologico di Heraclea. E gli itinerari archeologici segneranno anche le visite a Grumento Nova, al museo nazionale dell’Alta val d’Agri e al sito di Grumentum, e a Venosa, alle aree archeologiche, delle terme e dell’anfiteatro e alla Casa di Orazio. Tra questi c’è anche il sito di Bernalda Metaponto, finito l’autunno scorso sotto montagne di acqua e fango a causa di un cedimento delle barriere che contengono il fiume. Una “rivincita” per un pezzo di Basilicata tra i più suggestivi e attrattivi. Il sito di Metaponto infatti è stato letteralmente sommerso per diversi giorni a causa del maltempo che ha colpito tutta l’area. Ci è voluto molto per poter rimettere la struttura a posto, ricostruendo i ponticelli che attraversano tutte le zone archeologiche e migliorando i canali di scolo. Per diversi mesi Soprintendenza, Vigili del Fuoco e Consorzio di Bonifica hanno lavorato per poter prima eliminare l’acqua stagnante e poi procedere alla pulizia completa del sito dal fango. Un po’ la stessa situazione degli scavi archeologici di Sibari, in Calabria, dove la situazione però resta ancora oggi drammatica. Ovviamente la visita prevede l’apertura di luoghi non sempre fruibili dal pubblico, è il caso per esempio della galleria all’interno di palazzo Ducale a Tricarico. Ma c’è anche la sede espositiva permanente della Soprintendenza, sempre a Tricarico, che conserva l’elmo di tipo corinzio in uso dall'avanzato VI sec. a. C. e parte del corredo proveniente dalla necropoli di Serra del Cedro. In ogni caso il Fai ha anche preparato un’app per smartphone in modo da poter agevolmetne individuare i siti aperto per questo lungo weekend di cultura e soprattutto di esplorazione. Sviluppata un’app con tutti i siti e la loro storia Bernalda Tempio di Hera, Museo Archeologico. Grassano Chiesa Madre, Geositi dei Cinti. Irsina Centro sudi “Giovanni Maria Trabaci”, Museo Archeologico “Michele Janora”. Matera Casa Noha, Palazzo Ferraù, oggi Bernardini, Salone “Degli Stemmi” - Palazzo Arcivescovile (solo iscritti al Fai). Pisticci Cappella di S. Caterina di Alessandria d'Egitto, Chiesa dell'Immacolata Concezione. Policoro Nelle foto in alto: Le Tavole Palatine e l’area archeologica di Venosa Museo archeologico della Siritide, Parco Archeologico di Heraclea. I luoghi del Fai tutti da scoprire Tricarico Questo weekend l’appuntamento di primavera per esplorare le bellezze e la storia della regione Venosa Da sinistra in senso orario: La casa di Orazio, gli scavi di Metaponto, il palazzo ducale di Tricarico e Casa Noha Cattedrale di Santa Maria Assunta, Palazzo Ducale, Sede espositiva permanente della Soprintendenza Archeologica della Basilicata. Provincia di Potenza Grumento Nova Museo nazionale dell'Alta Val d'Agri, Area Archeologica Grumentum. Parco Archeologico, Terme e Anfiteatro, Venusia-Parco Archeologico, Casa di Orazio. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 15 VERSO IL 2019 Aspettando i filmmaker dell’Efa il “Deserto rosso” del maestro Antonioni in visione gratuita alla città di MARGHERITA AGATA “LA grande bellezza della cineteca lucana” si svelerà agli occhi degli ospiti internazionali dell’Efa (European Film Academy), nel tardo pomeriggio di sabato, solo a conclusione dei lavori dell’associazione internazionale che raduna sotto le sue insegne produttori, registi e professionisti della celluloide di tutta Europa. Una scelta non casuale, quella operata dalla Lucana film commission di concerto con la Soprintendentenza di Matera, sotto la guida illuminata di Marta Ragozzino: l’ultimo sapore che si imprime nel ricordo di un ospite che si tiene particolarmente a cuore, infatti, si sa, è quello del brindisi del congedo. E, senza dubbio lo stesso effetto “inebriante” farà sul direttivo dell’Efa, presieduto dalla regista polacca Agnieska Holland, trovarsi, nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi, di fronte ad un piccolo assaggio della sterminata collezione di Gaetano Martino: macchine precinema, visori ottici stereoscopici e a colonna, lanterne magiche, centinaia di vetrini dipinti a mano, episcopi e proiettori fissi, 400 macchine da proiezione (Goumont, Pathè, Pion ed altre ancora), 120 macchine da presa funzionanti e corredate di obiettivi originali, mascherine e bobine, decine di macchine dell’ottocento e decine di macchine del suono, oltre ad una collezione di pellicole, tra le più ricche d’Europa (12 mila lungometraggi, 12 mila cortometraggi, di 36 e 16 millimetri), manifesti e locandine una serie infinita di documenti burocratici necessari per girare un film. Un’autentica miniera d’oro che la soprintendente Marta Ragozzino, fedele alla sua visione del museo come luogo d’incontro e di fruizione collettiva del patrimonio, si è affrettata ad accogliere nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi. «E’ un grande patrimonio culturale che mette i brividi quando ti ci trovi davanti. Non è solo la semplice raccolta di oggetti antichi o desueti, è il racconto di una storia che, altrimenti, sarebbe andata perduta. Il nostro museo mi è sembrato il posto ideale per ospitare una parte di questo prezioso materiale, in quanto eredità collettiva. Gaetano Martino, tra la sua Oppido lucana e Roma ha salvato dal macero un patrimonio di valore inestimabile a cui la Regione sarebbe giusto trovasse un’adeguata sistemazione». Certo è che i creativi del collettivo “La luna al guinzaglio”, che tanto bene hanno interagito finora con le attività più “classiche” del museo, saprebbero bene cosa fare dei tesori della Cineteca, terrebbero viva la memoria insufflandone nuova vita, con il rispetto che si deve alle cose preziose. L’anteprima della mostra “La grande bellezza della Cineteca lucana” sarà presentata alla stampa nella mattinata di domani. Il preludio, dopo le proiezioni del mattino per le scuole, dell’apertura alla città delle iniziative della Settimana dell’Efa. Il film d’autore proposto in visione, con ingresso libero, alle 19.45, è “Deserto Rosso’’ di Michelan- Ragozzino: «E’ un grande patrimonio eredità collettiva» Alcuni dei tesori della Cineteca lucana La grande bellezza della Cineteca lucana Palazzo Lanfranchi spalanca le porte ai tesori della preziosa collezione di memorabilia e cimeli gelo Antonioni , il primo a colori, girato nel 1964 (lo stesso anno del Vangelo secondo Matteo), con la fotografia di Carlo DiPalma , sceneggiatura di Tonino Guerra e protagonisti con Monica Vitti, Richard Harris, Carlo Chionetti, Xenia Valderi. L’idea, come spiega il direttore della Lfc Paride Leporace è quello di un omaggio in controcanto al film di Pier Paolo Pasolini. La giornata clou, ovviamente venerdì, quando i vertici dell’Efa terranno a Matera il loro congresso. Tra gli ospiti più attesi il regista e produttore Via Ridola, via del Corso e via delle Beccherie mostrano qualche timido segnale Cinema in vetrina in sordina Scarsa la partecipazione all’iniziativa dei commercianti MATERA - Pellicole in celluloide, fotografie del set del Vangelo Secondo Matteo, abiti e video della ricostruzione della Congiura dei Baroni di Miglionico. Non si può, purtroppo, definire omogenea la partecipazione dei commercianti materani all’appello lanciato dalle associazioni di categoria, per la rassegna “Cinema in vetrina”, in occasione della settimana di manifestazioni e incontri previsti in città. Venerdì e sabato, l’evento clou ovvero la seduta del consiglio di amministrazione dell’Efa, ovvero l’ente che riunisce i rappresentanti di settore di tutto il mondo. Prendendo spunto da questo importante appuntamento, Confsercenti e Confcommercio avevano invitato gli esercenti a “vestire” le loro Latorre e la salumeria Il Buongustaio in via Del Corso e la macelleria Cappiello (foto Martemucci) vetrine ispirandosi al Vange- di un’adesione ridotta a me- per dimostrare il legame che lo secondo Matteo, film gira- no di una decina di negozi nei unisce la città al cinema, che quali si intuiscono elementi ne ha costruito la storia negli to a Matera nel 1964. ultimi 60 anni. Su circa 50 commercianti legati al cinema. Un po’ poco, francamente contattati, il risultato è stato [email protected] Krzysztof Zanussi che sarà tra i protagonisti della diretta radiofonica della trasmissione di Radio 3 Rai “Hollywood Party’’ a cura del Comitato Matera 2019. Intanto ogni sera, a partire dalle 2, al Vicolo Cieco di via Fiorentini, nel Sasso Barisano, prosegue la rassegna ‘’Proiezioni e interazione’’ l’incontro con i filmaker locali promosso da Rete Cinema Basilicata . [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 17 Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it Operazione “freedom”: accolta la costituzione della fondazione “Interesse uomo” Usura a Venosa, al via il processo Martedì prossimo l’inizio delle discussioni, assente una delle parti offese POTENZA - La fondazione antiusura “Interesse uomo” sarà parte civile contro Salvatore RAPOLLA Prago, 44enne di Venosa, il suo collaboratore Rocco Lagala, 52enne sempre di Venosa, sua moglie Nicoletta CON una calamita di circa Mossucca, il 3,5 chili influenzava la regi- 28enne di Melfi strazione del contatore del Santo Fabio Pasuo negozio, a Rapolla, riu- triziano e il 64enscendo, in due anni, a rubare ne Riccardo Marenergia elettrica per un totale tucci, noto predi circa diecimila euro: A.M., giudicato di Veun commerciante di 43 anni, nosa. è stato arrestato dai CarabiLo ha deciso ienieri e ora si trova ai domici- ri il gup Luigi liari. Durante un controllo sul Spina durante la contatore effettuato ieri mat- prima udienza tina dai Carabinieri con un del processo sui tecnico dell’Enel, vi è stato giri di usura scoanche un piccolo incendio, perti durante subito spento: lo stesso con- l’inchiesta sotatore e la calamita sono stati prannominata sequestrati. L’Enel ha poi in- “freedom” per stallato un nuovo contatore. cui a novembre sono finiti in carcere in 3, e restano tuttora detenuti. Trucca il contatore con la calamita, finisce ai domiciliari Stando alle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Venosa al comando del capitano Vincenzo Varriale avrebbero prestato denaro a tassi d’interesse tra il 240 e il 360 per cento all’anno. Tradotto in soldoni, vuol dire che a quelli a cui andava bene in un mese 5mila euro potevano diventare 6.100. Ma per quelli a cui andava male 4mila euro riuscivano a lievitare nello stesso tempo fino a 5.200. Una cravatta stretta sul collo di almeno 4 vittime accertate. Le indagini sono state coordinate dal pm Francesco Diliso che ha ottenuto anche il sequestro dell’immobile dove ha sede la rivendita Autoprestige di “Rino” Prago, che è rimasta aperta grazie all’impegno di persone di sua fiducia. Stando agli inquirenti quella in via Albergo Colonnello Ruggiero, nella periferia a nord della città di Orazio, era diventata una specie piccola centrale del credito abusivo. Di fatto oltre all’usura e all’estorsione la procura ipotizza anche l’esercizio di attività finanziaria senza le do- TRAPIANTI Salvatore Prago vute autorizzazioni per quanto il gip Amerigo Palma si sia mostrato scettico sul punto. A dare il via all’inchiesta agli inizi di aprile è stata la denuncia di una delle vittime, un imprenditore agricolo di Venosa. Poi si sono aggiunte le altre. «Intrinsecamente attendibili - secondo Palma - in quanto precise, coerenti e soprattutto spontanee perché risultano essere la conseguenza di una reiterata ed attuale condotta intimidatoria». Il blitz negli uffici della Autoprestige è scattato a luglio così sono saltati fuori documenti, assegni, cambiali varie in copia e in originale, che hanno confermato quanto già emerso dalle intercettazioni. «Costanti contegni ad evidente sfondo intimidatorio», li chiama il gip. Rivolti a chi andava in sofferenza coi pagamenti per rientrare di prestito e interessi. Quando non si arrivava alla violenza vera e propria. A quel punto c’è stato chi ha pensato di rivolgersi altrove per ripianare il debito col “mite”Prago e il vulcanico Lagala, condannato per l’omicidio di un giovane nel 1999 all’uscita di un locale di Venosa. Per questo è finito nelle mani del melfitano Patriziano che applicava tassi d’interesse ancora più alti millantando amicizie con il clan dei Cassotta. Ieri soltanto 2 delle 3 vittime individuate si sono costituite come parti civili. La terza potrà ancora farlo entro la prima udienza del dibattimento, dopo la decisione sulle richieste di rinvio a giudizio. [email protected] RICERCA zioni del divario esistente tra il numero di accertamenti eseguiti e donatori utilizzati sono molteplici e non possono essere riconducibili solo alle opposizioni, che per il 2013 si attestano al 29.6%. Per l’Anisap - ha sottolineato il presidente, Antonio Flovilla (nella foto) - va intensificata in Basilicata la campagna per accrescere la cultura della donazione: l’informazione è la base imprescindibile per costruire una sensibilità in grado di sviluppare la collaborazione da parte di più ampie fasce possibili della popolazione». BASILICATA FANALINO di coda tra le regioni italiane che investono sulla ricerca. E’ quanto emerge dal Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca presentato a Roma dall’Agenzia per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, Anvur. Rapporto che ha anche collocato l’Italia in una posizione marginale nel quadro europeo. Infatti, nel nostro paese si investe nella ricerca appena lo 0,52% del Pil: il 2% in meno rispetto alla media Europea, seguita solo da Grecia e Polonia. Rispetto al Giappone, l’investimento dell’Italia è pari a un terzo. E’ una situazione complessa, Associazioni di diabetici Sì al coordinamento unitario ANCHE IN BASILICATA, come in altre regioni del Paese, sarà attivato un coordinamento unitario delle associazioni di persone con diabete: lo hanno annunciato, in una nota, i presidenti di Diabete Italia, Salvatore Caputo, e di Fand-Associazione italiana diabetici, Egidio Archero, augurando «buon lavoro ad Antonio Papaleo (nella foto), per molti anni vicepresidente nazionale Fand, nominato giovedì scorso coordinatore regionale delle associazioni del territorio lucano». «La Basilicata è stata fra le prime Regioni a recepire il Piano nazionale per la malattia diabetica e, quindi, per poter dare concretamente le gambe ad uno strumento così tanto importante, specie per il diverso e più incisivo ruolo che assegna all’associazionismo, ha voluto organizzarsi con un proprio Coordinamento delle diverse Associazioni, presenti ed operanti sul territorio», ha spiegato Papaleo, che rappresenterà «l’articolato mondo dei diabetici lucani nella speciale commissione Diabete, voluta dalla legge regionale del 2010». Venerdì Zarrilo davanti al gip DOVRA’ comparire venerdì mattina davanti al gip Rosa Larocca, Mario Zarrillo, l’ex capo di stato maggiore della Finanza agli arresti domiciliari da venerdì scorso. Zarrillo è indagato per una serie di accessi abusivi al database delle Fiamme gialle, millantato credito, traffico d’influenze, falso, sostituzione di persona, danneggiamento aggravato e peculato. Gli investigatori della Mobile di Potenza sono arrivati a lui seguendo le tracce di un impenditore potentino, Leonardo Mecca, o meglio di suo figlio che si era accorto di essere seguito da un’auto “civetta” e ha segnalato al padre la targa. Per capire chi pedinava il figlio Mecca si sarebbe rivolto proprio al «comandante». Assieme a Zarrillo sono sottoposti all’obbligo di firma lo stesso Mecca e Veronica Vasapollo, sua amante e presunta socia in “affari”. GOVERNANCE E PRECARIATO Nel 2013 calano Investimenti le donazioni di organi da minimo nazionale POTENZA - Nel 2013 si è registrato in Basilicata un calo di donazione di organi (cinque) rispetto alle undici del 2012; i donatori utilizzati sono stati quattro rispetto ai sette dell’anno precedente, mentre i decessi con accertamento neurologico sono invece piuttosto stabili (21,4% nel 2013 e 21,9% nel 2012). Lo ha reso noto l’Anisap (l’associazione delle istituzioni sanitarie ambulatoriali private) della Basilicata «che ha rielaborato su scala regionale i dati del Centro Nazionale Trapianti». Secondo l’Anisap, «le motiva- VENTO DEL SUD quella dell’Italia, dove a spendere poco per la ricerca sono anche i privati (circa la metà della media Ue e poco più di un terzo dei Paesi Ocse). Ci sono poi notevoli differenze fra le regioni. Il Piemonte, per esempio, è la regione italiana che spende di più e si attesta ai livelli del Regno Unito. Sopra la media Ue sono anche Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Mentre sono al di sotto della media italiana Calabria, Molise, Valle d’Aosta, Sardegna e Basilicata. In generale negli ultimi quattro anni le risorse erogate su base competitiva sono calate notevolmente. Apof Il, la Cgil chiede a Pittella un confronto La CGIL esprime preoccupazione per lo stato di caos in cui versa Apof-Il e chiede un intervento del governatore Pittella. Si tratta di lavoratori che da almeno 10 anni sono stati impegnati nello svolgimento di attività istituzionali in una condizione di progressiva precarietà, è scritto in una nota. “Come Cgil pensiamo che sia necessario decidere su quella che deve essere la nuova governance di Apof-il e di come la stessa Agenzia possa diventare un modello pubblico di eccellenza lucana sulle attività di formazione e di orientamento anche attraverso una reale integrazione con la scuola pubblica e i centri per l'impiego dei quali pure si dovrà discutere per un vero rilancio della loro funzione. Basilicata o Lucania? Discussione aperta sul nome POTENZA - «Non possiamo mettere lo stesso vestito a realtà territoriali differenti e usare l’uno o l’altro nome disinvoltamente, Basilicata o Lucania, crea una grande confusione». Lo ha detto il presidente della Deputazione storia patria per la Lucania, Antonio Lerra, nel corso della riunione della prima Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale della Basilicata che si è svolta oggi, a Potenza. Al centro del dibattito, secondo quanto ha reso noto l’ufficio stampa del Consiglio, il nuovo Statuto regionale: Lerra ha quindi «tracciato il profilo storico sia dell’ambito territoriale che della denominazione del popolo partendo dal periodo di maggior espansione dell’antica Lucania sino al 1806, anno in cui la Basilicata assunse la configurazione territoriale ancora vigente». Nel corso della riunione, secondo quanto spiegato dal presidente della Commissione, Vito Santarsiero (Pd), «si è ricordato che la questione onomastica fu dibattuta già tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nelle posizioni contrapposte di Giacomo Racioppi e Michele Lacava (Basilicata o Lucania): una contesa ancora aperta, e che il nuovo Statuto cercherà di dirimere». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 18 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 POTENZA [email protected] In settimana il tavolo del centrosinistra per individuare un metodo di scelta «Dal Pd un candidato unico» La direzione cittadina ratifica: un solo nome da mettere in trattativa con gli alleati «PER il partito è importante, lasciatemelo dire, è stato faticoso forse, me è un gran risultato». Nomi, non vogliono farne dalla sede del Pd di corso XVIII Agosto. Troppo delicata la situazione, spiegano, per agitare acque già parecchio mosse. Però il segretario cittadino Gianpiero Iudicello ribadisce più volte che il punto fermo messo durante l’ultima direzione del Pd è «un passo importante». Un documento votato in maniera unanime ratifica la scelta di correre con un candidato unico: il Pd farà solo un nome. Durante la direzione cittadina di sabato scorso - nell’organismo ci sono una sessantina di persone, con diritto di presenza anche per gli amministratori locali - il partito ha dato mandato al segretario cittadino e al sindaco Santarsiero di fare sintesi. Interno o esterno al partito, purché un candidato unitario e forte. Che poi questo candidato debba sottoporsi alle primarie di coalizione è un altro nodo da sciogliere. Se ne discuterà al tavolo di maggioranza che sarà convocato a metà settimana. Il Pd farà un nome, gli alleati probabilmente metteranno in gioco altre ipotesi. È facile prevedere che la decisione di organizzare o meno le primarie per la scelta del candidato sindaco dipenderà molto dal profilo che proporrà il Pd. Per il Pd le primarie non sono una strategia a cui guardano con diffidenza («Non può certo farlo il Pd che ne ha fatto un metodo frequente»). Ma non sono neanche un feticcio, non sono l’unica soluzione possibile. Gli alleati hanno più volte in questi giorni chiesto di svolgere le primarie. Ma è chiaro che la richiesta somigli soprattutto a un avvertimento sul metodo: non pensi il Pd di calare dal- l’alto nome, programma, campagna elettorale. Probabilmente un candidato forte, dal profilo alto, capace di proporre un cambiamento e uno sguardo nuovo tanto richiesto in città, potrebbe trovare l’accordo interno. Al momento la trattativa è aperta e serve anche a ridefinire il perimetro di coalizione, incerto fino a poche settimane fa. Il centrosinistra potentino che sta discutendo di scelte, nomi e - si spera programmi per #Potenza2014 mette insieme Pd, Sel, Idv, Psi, Realtà italia e Centro democratico. Al tavolo ci sono anche i Popolari uniti, che dopo aver subito una spaccatura interna e perso buona parte del gruppo dirigente e della base (confluita in Centro democratico) si stanno organizzando per garantire una propria presenza nello schieramento. Nel frattempo, continua il balletto di nomi, indiscrezioni, ipotesi che circolano tra palazzi e corridoi della politica. Uno dei nomi che con più insistenza è stato fatto nelle ultime settimane è quello di Roberto Falotico. L’ex assessore regionale, riavvicinatosi al centrosinistra da un po’, ha sempre avuto ruoli centrali nella politica potentina. Ma ormai fuori dal Pd, non potrebbe essere il candidato democratico. Forse, piuttosto, in caso di primarie decidere di sfidare gli altri candidati nella consultazione popolare. Sara Lorusso © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PROPOSTA «Chiediamo se fare le primarie» Il Comune di Potenza; in alto Iudicello RICONOSCIMENTO Silvana Arbia Cavaliere Onoreficenza prestigiosa ricevuta dal magistrato Silvana Arbia. Il giudice, lucana di Senise, è stata insignita del grado di "Chevalier de la Légion d'Honneur". La comunicazione ufficiale è stata formulata il 12 marzo: «Attraverso decreto del 18 giugno 2013, il Presidente della Repubblica francese vi ha riconosciuto il grado di cavaliere nell'Ordine Nazionale della Legion d'Onore». (Davide Di Vito) Incontro organizzato dall’ex sindaco Gaetano Fierro pensando alle prossime comunali Fierro: «Non mi candido, però...» L’idea è quella di far correre il Laboratorio di Centro: un appello ai moderati NON sa, non crede, l’ex sindaco di Potenza Gaetano Fierro, «di entrare ancora in lizza per una poltrona da primo cittadino o da amministratore del capoluogo». Tuttavia «se i concittadini me lo chiederanno sono pronto a rimettermi in gioco.» Lo ha detto ieri pomeriggio l’ex sindaco, a margine d’un incontro propedeutico alle prossime consultazioni comunali, alle quali Fierro vorrebbe comunque far partecipare quel “Laboratorio di Centro” rimasto, all’ultimo momento, ai box nella recente tornata regionale. Un incontro in sordina quello di ieri pomeriggio all’hotel Vittoria, per pochi intimi, durante il quale più che a programmare il futuro del “Laboratorio” (che Fierro vorrebbe composto da Grande Lucania, Verdi europei e Scelta civica) si è provato a «riflettere insieme»; con l’intento di capire «se ci sono le forze e la volontà di creare, per le prossime amministrative, un’alternativa al sistema che da anni governa la città capoluogo.» Perché, ha sottolineato Fierro parlando di Potenza, «senza voler L’incontro organizzato da Fierro all’Hotel Vittoria; tra i relatori anche l’ex assessore comunale Rocco Lepore (foto MATTIACCI) esprimere giudizi sull’operato di chi ha amministrato fino ad oggi, le pesanti criticità della città sono sotto gli occhi di tutti.». «Attraverso il Laboratorio -ha detto ancora l’ex sindaco e assessore regionale - vogliamo parlare al ceto medio affinchè rinsavisca. Bisogna riportare gli elettori alle urne perchè a governare non sia più una minoranza.» Per riportare però il popolo al voto, oltre ai nomi che ancora non so- no stati annunciati «perchè al momento non ce ne sono», c’è bisogno, ha concluso Fierro, «di un programma serio, in grado di arrestare il declino e di guardare oltre i confini territoriali della città. Un programma che ponga al centro le tematiche del lavoro, dell’ambiente e dell’agricoltura. Lancio per questo un appello ai moderati perchè si stringano attorno ad un progetto comune di solidarietà.» Presenti all’incontro di ieri, oltre all’ex sindaco Fierro, anche il commissario di Scelta Civica ed europarlamentare, Marcello Vernola. Quest’ultimo, tuttavia, ha preferito non rilasciare dichiarazioni alla stampa perchè, ha spiegato: «sono in Basilicata per ricostruire un partito e confrontarmi con le forze in campo senza essere in grado tuttavia, in questo momento, di poter assumere impegni per eventuali coalizioni.» Michele Russomanno «IN questi giorni tra tutti coloro che sono alternativi al centrosinistra si è creata una diversità di vedute in merito ai criteri per la scelta del candidato alla carica di sindaco». Perché allora non provare a dare un indirizzo? L’idea a Mario Guarente, che ha lanciato la proposta con un post su Facebook, ma già da ore è all’opera per passare alla presenza nei quartieri, è semplice: lasciare che sia la comunità, o almeno un suo pezzo, a indicare la modalità migliore per individuare il candidato sindaco. «L’idea è molto semplice - dice Guarente Lancerò già nella prossima settimana una raccolta di firme in diverse piazze e quartieri della città per chiedere ai cittadini che vorranno partecipare se preferirebbero che il candidato sindaco fosse scelto con le primarie». Una domanda secca: primarie sì, primarie no? E poi, magari, come suggerito in qualche commento al post, qualche domanda sul profilo che il candidato ideale dovrebbe avere. «So solo che da quando ho lanciato la proposta subito si sono fatti avanti in tanti, con i commenti, certo, ma anche con l’impegno a essere presenti, a partecipare nell’organizzazione della petizione». La tempistica non è larga, ma «ce la possiamo fare. Se dalla petizione emergesse il suggerimento a svolgerle, ci basterebbero poi quindici giorni per metterle in piedi. Non è questione di numeri o affluenze. «Importa riuscire a chiedere ai cittadini. Poi sarà dei partiti, della politica valutare l’esito e assumersi al responsabilità di una decisione». sa.lo RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Potenza Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 19 Nuovo incontro sul Nodo complesso: l’obiettivo è chiudere i lavori entro agosto Così “scavalchiamo” i problemi Proposte due travi al posto di una più grande. Ciò dovrebbe velocizzare l’opera PRIMA della definitiva chiusura della legislatura, Santarsiero prova a velocizzare i lavori per la conclusione del Nodo complesso del Gallitello. Il sindaco, infatti, ha avanzato la possibilità di sostituire la trave da ml 50,00, ipotizzata per evitare l’area archeologica con due travi di ml 25,00. Sarebbe questo un modo per scavalcare il problema dell’area archeologica e sulla questione sembra esserci già un parere positivo della Soprintendenza archeologica. Di Siena, infatti, ha dato la disponibilità della Sovrintendenza a valutare la possibilità di realizzare una pila, dal minimo inpatto, nella zona archeologica, per evitare la lunga trave oggi prevista. Ovviamente tale circostanza si potrà conseguire a determinate condizioni: prima della realizzazione delle fondazioni della nuova pila dovranno essere smontati, con i criteri previsti dai protocolli utilizzati per gli scavi archeologici, tutti gli elementi murari interessati che saranno rimontati successivamente nelle stesse posizioni iniziali, al di sopra delle fondazioni. Si dovrà comunque garantire il reinterro degli scavi così come da prassi. Tutto questo quanto emerso nel corso dell’ennesimo incontro della Commissione, dopo il sopralluogo dei giorni scorsi. Obietti- Il cantiere aperto vo della Terza Commissione consiliare permanente, presieduta dal vice presidente Roberto Lo Giudice quello di verificare lo stato di fatto dei lavori, il loro andamento e l’attendibilità della data di consegna dell’opera fissata per il prossimo agosto. Secondo Santarsiero la soluzione prospettata renderà più facile e più veloce la costruzione delle travi, il loro trasporto in cantiere e il loro montaggio in opera. Il tutto avverrà senza costi aggiuntivi, perchè li oneri di tale intervento non saranno a carico dell’amministrazione ma degli attuatori dell’opera. Nel frattempo il cantiere continuerà l’attività lavorativa per tutti i lavori ancora in essere. I lavori - ricorderete - erano stati sospesi per consentire alla Soprintendenza di completare gli studi conseguenti il ritrovamento di un sito archeologico proprio nei pressi delle fondazioni di alcune pile di sostegno del cavalcavia posto in sinistra del corso del Basento, sito archeologico per il quale l’amministrazione comunale di Potenza ha speso un milione di euro. Infine, relativamente ai problemi evidenziati nei mesi scorsi dall’ingegnere Giuseppe Cancellieri, il sindaco e il direttore dei lavori hanno spiegato che si è trattato di un refuso tra i calcoli regolarmente realizzati e il disegno che riguarda la parte inferiore dell’armatura della trave di fondazione. «Appena avuta notizia di tale situazione - ha detto Santarsiero - è stato verificato se ci fossero altri refusi di tal tipo e la verifica ha dato esito negativo, è stato effettuato quindi il calcolo della trave di fondazione rispetto agli scarichi che attualmente vengono trasferiti ed è stato verificato che la trave risulta essere assolutamente idonea agli scarichi attualmente in vigore. «La ripresa dei lavori avvenuta dopo aver superato complesse problematiche amministrative successive al fallimento della Dec, consentirà di poter rapidamente andare alla chiusura di un’opera di valore strategico: circa 30 milioni sono stati impegnati». REGOLAMENTO URBANISTICO Scadono i vincoli: altro grave rischio per l’edilizia IL prossimo 26 aprile decadranno i «vin- alla predisposizione, poi, di tutta la impocoli conformativi della proprietà», previ- nente documentazione tecnica preordisti dal Regolamento Urbanistico della nata all’approvazione dei piani non ultiCittà di Potenza, per effetto della decor- mi quelli di alcuni uffici regionali che nerenza del termine quincessitano, a volte, di tempi quennale dalla sua entrata inevitabilmente lunghi». in vigore, relativamente alle «In un momento così deliaree destinate ad opere di urcato, quale quello che la difbanizzazione primaria e seficile crisi economica sta condaria. sempre più connotando, «Ciò comporterà - spiega il pensare che si possa bloccavicesindaco Pietro Campare lo sviluppo urbanistico gna - che, fatti salvi i piani ed edilizio della Città, così attuativi già regolarmente come programmato solo approvati entro tale data, cinque anni orsono, e con tutto il resto delle previsioni questo mortificare un settourbanistiche del medesimo re importantissimo per l’eRegolamento Urbanistico, è conomia cittadina e comdestinato a decadere ed a riprensoriale, mi appare una manere inattuato, almeno Pietro Campagna eventualità talmente inacsino a quando l’amministracettabile da imporre misure zione non avrà provveduto all’approva- tanto urgenti quanto eccezionali». Camzione di un nuovo piano operativo. Ciò, pagna ha già segnalato la situazione alovviamente, con buona pace di numerosi l’assessore e al Direttore generale della Consorzi edilizi ed anche di quei singoli Regione Basilicata competenti per mateimprenditori che, pur essendosi nel frat- ria. tuno quindi «che il Consiglio regiotempo attivati, vedranno comunque va- nale approvi urgentemente un apposito nificati tutti gli sforzi sin qui fatti per co- emendamento alla legge regionale n. stituire i consorzi, prima, e per procedere 23/1999». RIFIUTI STRANI CORTO CIRCUITI Oggi riparte la raccolta Auto in fiamme nella notte RIPARTE oggi la raccolta dei rifiuti, con il ritiro del materiale arretrato e la pulizia delle strade: lo ha annunciato il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero. Oggi è anche previsto un tavolo di confronto sul settore della raccolta dei rifiuti: l’attività si era fermata da un paio di giorni. VENGONO segnalate in diverse zone della città le auto che prendono fuoco nella notte. Circa una decina i casi segnalati in città e classificati dai Vigili del fuoco come “corto circuito”. Capitano però spesso di notte e questo desta nei cittadini diversi sospetti. Presentata dal Comune una proposta di legge contro il gioco d’azzardo La conferma dell’Arma Previste riduzioni dell’Irap e della Tarsu per chi eliminerà le slot-machine La Caserma resta ai carabinieri Incentivi contro le ludopatie BISOGNA agire e anche subito. Così l’assessore alle Politiche e ai Servizi sociali Donato Pace ha presentato ieri mattina la bozza di proposta di legge per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico. La bozza ora sarà sottoposta all’esame del Consiglio regionale di Basilicata «quale esito di un lavoro di programmazione interistituzionale e di concertazione con il privato sociale, finalizzato alla individuazione di azioni conoscitive e di buone prassi», ha spiegato Pace. Sono previsti incentivi ai gestori dei locali pubblici lucani, con una riduzione Aveva 18 anni Un altro suicidio Una strage silenziosa delle tasse, e divieto di installare le slot-machine in prossimità di «luoghi sensibili», come le scuole, i luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali sanitarie o luoghi di aggregazione giovanile. E ancora: è previsto un incentivo fiscale per gli esercizi che decideranno di disattivare le slot-machine, con uno sconto dell’Irap dello 0,92 per cento per quattro anni. E’ anche prevista una riduzione dell’Imu o della Tarsu, su cui però dovranno decidere i Comuni dopo aver aderito alla proposta. Il sindaco di Potenza Vito Santarsiero ha assicurato, in qualità di presidente del- la Prima commissione regionale e di consigliere regionale, che farà propria l’iniziativa che consentirà alla Basilicata di adottare provvedimenti concreti volti alla prevenzione. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti oltre al Comune, Sert, Polizia locale, Confcommercio, Ascom e Ascom Centro e le associazioni Iskra, Insieme, Altri Mondi, Famiglie Fuori Gioco e Coreland. Il vicecomandante della Polizia locale Maria Carmela Senatore ha evidenziato come si svolgano «controlli mirati, sistematici, quasi quotidiani per disincentivare il gioco d’azzardo». E’ ACCADUTO ancora qualche giorno fa. Un altro giovane - appena 18 anni - ha deciso di togliersi la vita. Frequentava, fino a qualche mese fa, l’Istituto Alberghiero di Potenza, poi aveva abbandonato gli studi. E qualche giorno fa ha scelto di abbandonare definitivamente la vita. Una lista che si allunga, mese dopo mese, alimentando il grande disagio di questa piccola città. Giovani, troppo giovani per morire. E’ una cosa che fa rabbia. Perchè a 18, come a 16 o 25 anni, non si può pensare che un problema (qualunque esso sia) sia insormon- CORPO FORESTALE A Tiera già multato Al IN merito alle denunce fatte ieri dagli abitanti di alcune contrade di Potenza, il Corpo Forestale dello Stato segnala che, già dall’estate 2013 si è occupato della vicenda. Sono state elevate tre sanzioni amministrative ad Acquedotto Lucano spa per scarichi non autorizzati. L’importo complessivo della sanzione varia da un minimo di 6.000 euro a un massimo di 60.000 euro. Le analisi chimico-fisiche sono state svolte dall’Arpab e i risultati sono al di sotto dei limiti. tabile. Fa rabbia assistere a questa strage silenziosa, che si porta via i più giovani e forse più fragili. Altri migranti, verso il nulla. Che non immaginano neppure, però, la violenta ferita che infliggono a quanti restano. Se un attimo prima di preparare la loro morte questi ragazzi pensassero alle loro mamme, allo strazio delle nonne e dei padri. Se solo immaginassero cosa significa sopravvivere a un figlio che si è tolto la vita. Basterebbe questo per farli tornare indietro. an. g. L’interno della Caserma Lucania NEI piani del governo Ren- no i carabinieri - non sarà zi c’è anche quello di mette- interessata da eventuali re mano alle spese della Di- vendite. Sono già in corso i fesa. In particolare il pre- lavori e, non appena saranmier ha puntato il dito con- no terminati, è già stato pretro le caserme che spesso so- disposto il nostro trasferino in disuso, con costi enor- mento. Questi provvedimi per il Ministero. «Ma la menti quindi non toccheCaserma Lucania - presisa- ranno l’immobile». TRIBUNALE DI POTENZA ESEC. IMM. N. 1/12 R.G.E. Lotto unico - Comune di Ruoti (PZ), Via Salita San Vito, 40. Piena proprietà di unità abitativa. Occupata dal debitore. F. 10, p.lla 417, sub. 27. Prezzo base: Euro 73.332,00 in caso di gara aumento minimo Euro 4.000,00. Vendita senza incanto: 20/05/2014 ore 17.00, innanzi al professionista delegato Dott. Michele Lacerenza presso lo studio in Potenza, Via Mazzini, 171. In caso di mancanza di offerte, vendita con incanto: 25/07/2014 ore 17.00 allo stesso prezzo e medesimo aumento. Deposito domande e/o offerte, previo appuntamento, entro le 12.00 del giorno non festivo precedente le vendite c/o suddetto studio. Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, tel. 0971/23849 e su www.tribunale.potenza.it, www.giustizia.basilicata.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A258892). RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 22 potenza e provincia Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it Il primo cittadino di Ruoti lo deve risarcire per alcune frasi dette durante un comizio Offende Di Carlo e paga 1.400 euro Protagonisti della querelle il sindaco di Balvano e il suo collega Angelo Salinardi RISPOSTA IRONICA ARRIVA a conclusione la querelle che ha visto protagonisti due rappresentanti delle istituzioni. Da una parte Costantino Di Carlo, sindaco di Balvano, dall’altra quello di Ruoti, Angelo Salinardi. Pomo della discordia alcune frasi che quest’ultimo avrebbe rivolto al collega durante un comizio. La vicenda si è conclusa e a spiegarla è lo stesso Di Carlo che ha scritto una lettera al “Quotidiano”. Riceviamo e pubblichiamo. Caro Direttore dopo aver occupato tante volte le pagine del Suo Giornale per tematiche differenti, alcune delle quali rimaste lungamente appese, finalmente siamo giunti alla fine di una querelle fra me ed il signor Angelo Salinardi (già Sindaco di Ruoti). Quando il bisogno di chiarezza preme nell'animo, sembra che il giorno della verità non arrivi mai, tranne poi affacciarsi all'improvviso in un giorno qualunque di fine inverno, come è accaduto a me. Infatti, nel maggio 2012, in occasione della campagna elettorale per il rinnovo delle amministrative al Comune di Ruoti, a cui io come altri sindaci partecipammo, il signor Angelo Salinardi, candidato Sinda- «Felice di pagare» A sinistra Costantino Di Carlo, a destra Angelo Salinardi co in quel Comune, mi rivolse pubblicamente, aggettivandomi, parole poco gradevoli, che offendevano la mia dignità, le mie doti intellettive, finanche la mia altezza fisica. Mai mi sono spiegato come, un comizio, per quanto acceso e da campagna elettorale, possa scendere in un attacco così duro ed a mio avviso insensato, considerando che io non ero neppure candidato, ma semplicemente | ero andato ad un comizio in piazza, come altri Sindaci. Forse alla mia età ancora sfuggono degli aspetti, che gli anni di una età più matura ti fanno apprezzare, ma sta di fatto che io, non me lo sono spiegato mai. La sostanza è stata che dopo qualche mese, toccato anche da altri comportamenti, mi sono recato in Procura, dove lo stesso Salinardi aveva detto avermi visto “avere molto da fare” (chissà per significare che co- Infatti, la nonnina, vive tranquillamente a casa propria, autonoma per buona parte delle attività quotidiane, ama mangiare soprattutto legumi, accompagnati da verdure e tanta frutta, non trascurando mai un buon bicchiere di vino a pranzo. Un gesto d’altri tempi, quello di Giovanni, che bisognerebbe far riflettere tutte quelle persone prese da sa) ed ho querelato la persona che mi aveva rivolto le offese. Dopo essere stato rinviato a giudizio per ingiuria (art. 594, comma 4°, del Codice Penale), il signor Angelo Salinardi, al fine di evitare la prosecuzione del giudizio a suo carico, avvalendosi di quanto stabilito nel Decr. Leg 274/2000, si è immediatamente ravveduto attraverso una lettera di scuse comprensiva di un'offerta riparatrice pari a 1.400 euro, BASILICATA “CENTENARIA” Terranova in festa per Peppina Labanca TERRANOVA – Davvero una grande festa per celebrare la centenaria Peppina Labanca (nella foto a fianco con i due figli), nata, esattamente, il 15 marzo del 1914. La simpatica nonnina, ha vissuto la sua vita, a Terranova di Pollino, tra difficoltà e sacrifici, ma piena di amore, di semplicità, di saggezza in cui ha fondato la sua famiglia, sempre unita, su valori fondamentali e indissolubili. Contraria sino a pochi giorni prima nel festeggiare il compleanno, «io che non ho mai festeggiato un compleanno in gioventù …..figuriamoci adesso», aveva detto ai figli. La festa, si è svolta nell’aula del Consiglio comunale, alla presenza del sindaco Enzo Golia e del parroco Pablo Alberto Heis. Unita in matrimonio, nel 1944, con Francesco Lufrano, dal quale ha avuto i due figli, Giovanni e Antonio, è rimasta vedova nel 1990. Nel 2001, dopo una caduta accidentale, che gli causa la frattura di una gamba, lascia tutti pensare al peggio, e di una sicura non ripresa, ma ecco invece la scelta coraggiosa dei figli, soprattutto del figlio Giovanni, il quale, abbandona addirittura il proprio lavoro di artigiano, per dedicarsi a tempo pieno alla madre. La accudisce in tutti i modi, come la migliore delle badanti ed oggi se la nonna Peppina la troviamo così in forma, gran merito è sicuramente suo. RUOTI - Usa le armi dell’ironia Angelo Salinardi nel commentare la lettera di Costantino Di Carlo. Raggiunto telefonicamente nel pomeriggio di ieri spiega: «Sono ben felice di aver contribuito al suo matrimonio con 1.400 euro. Quando avrà un bambino, se mi avvisa, gli pagherò le bomboniere per il battesimo». una realtà sempre più frenetica che spesso fa trascurare i veri valori della vita. Cento anni di storia anche del paese, quelli di Peppina testimoniata proprio da chi, come lei, ha la fortuna di essere ancora in buona salute, tra l’amore della sua famiglia e di tutti i cari che con lei hanno festeggiato questo importantissimo evento. Stefano Riccardi | Marsico, 104 anni per Mariantonia Mazziotta LATRONICO Auguri a nonna Giuseppina SAN PAOLO ALBANESE Un secolo per Rosa Scutari SAN PAOLO ALBANESE - E’nata il 19 marzo del 1914. Il più piccolo paese della Basilicata si appresterà nella giornata di oggi a festeggiare “i primi cento anni” di Rosa Scutari. «La neocentenaria - spiega il sindaco Anna Santamaria - è esile, leggera coma una nuvola, con i capelli bianchi e la pelle di carta velina; forse il segreto della sua “lunga giovinezza” sono stati l’impegno, la voglia di fare, la generosità, una vita semplice». «Questo “traguardo” - ha concluso il primo cittadino - è per la nostra comunità motivo di compiacimento e gioia». con la quale ha inteso soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e di prevenzione, anche al fine di evitare che in futuro vi siano comportamenti analoghi. L'uso della “carta bollata” non proprio mi appartiene, ma quando la “parola è inopportunamente sfrenata” bisogna adoperarsi. D'altra parte, bisogna dare atto che, quando la Giustizia fa chiarezza e/o si manifesta un vero pentimento per gli errori commessi, come ho avuto modo di leggere nella bellissima lettera che mi ha scritto Angelo Salinardi, ogni richiesta di scuse merita perdono. Quindi a fronte di cose da perdonare, io le ho sinceramente perdonate. Se incassare o meno l'assegno di 1.400 euro sono stato onestamente un po’ titubante, ma solo per cinque minuti, anche per non sconfessare il proverbio secondo cui “chi non accetta non è degno”. Ed io ho inteso onorare ed essere degnissimo! Anche perché il 2012 non è solo l'anno in cui si sono verificati questi fatti, ma è anche quello in cui mi sono sposato. Considererò, quindi, i 1.400 euro ricevuti da Salinardi, come un pensiero per il matrimonio. Costantino Di Carlo Sindaco di Balvano LATRONICO - E’ la terza centenaria residente nel Comune di Latronico. Ieri Giuseppina Orofino è stata festeggiata dai familiari e dall’amministrazione comunale. MARSICO NUOVO – Il traguardo dei 104 anni dell’arzilla Mariantonia. Circondata dall’affetto dei familiari con i figli Luigi, Romilda ed Elena, i nipoti (nove) e i pro e tris nipoti, oggi nonna Mariantonia Mazziotta, festeggia il suo 104esimo compleanno. Nonostante il peso degli anni, nonna Mariantonia si presenta come una dolce e tenace signora dal carattere solare ed una discreta forma fisica. Una lunga vita quella vissuta dall’ultra centenaria, tra momenti difficili, gioie ed emozioni. Originaria di Galaino, frazione del comune di Marsico Nuovo, la donna è stata una mamma comprensiva, sempre presente per la famiglia. Un esempio di duro sacrificio e di saggezza sui valori indissolubili della vita. Nel tempo la sua esistenza è stata segnata da momenti difficili come la perdita del marito, Angelo Votta, deceduto nel 1982 e la scomparsa di uno dei figli. Bracciante agricola e casalinga, per lei il segreto di tanta longevità sta in un’alimentazione sana e tradizionale e, naturalmente, a tavolo non deve mai mancare un bicchiere di vino. Visibilmente commossa, la dolce nonnina ha incontrato il Primo cittadino del paese, Domenico Vita che gli ha fatto gli auguri da parte di tutta l’amministrazione comunale. «Lei rappresenta – ha detto il sindaco Vita – la storia del nostro paese ed è motivo di orgoglio per la nostra comunità. Con immensa gioia – ha aggiunto - che oggi la festeggiamo». Angela Pepe RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 23 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 VULTURE [email protected] VENOSA Resta in piedi anche l’ipotesi Gammone. Duino può scendere in campo Pd: è Bochicchio il candidato? L’ex segretario potrebbe correre alla carica di sindaco: ma i giochi sono ancora aperti VENOSA - Svolta nel Pd in vista delle elezioni comunali. Sembra, infatti, tramontata definitivamente l’ipotesi di primarie interne al partito per la scelta del candidato a sindaco. Il motivo è presto detto: c’è un candidato che potrebbe fare “sintesi” delle varie anime all’interno dei democratici. Se fino a qualche giorno fa restava in pole il consigliere provinciale Tommaso Gammone, nelle ultime ore si è fatto strada un altro nome, quello di Giovanni Bochiccio che pare abbia accolto i consensi anche dei pittelliani. In molti lo ricordano attivo a livello politico perchè ha guidato il Pd locale dal 2010 fino al maggio del 2013 quando si dimise per «mere ragioni di incompatibilità» tra la carica di segretario e il suo lavoro di medico. Il partito passò poi sotto la guida di un triunvirato formato da Carmela Sinisi, Donato Altieri e Filippo Argenzio. Quest’ultimo anche a seguito di frizioni interne dovute al tema delle primarie, si è dimesso proprio nelle scorse settimane. A questo “strappo” si sta lavorando per cercare di presentare un candidato credibile anche agli occhi dell’opinione pubblica. Allo stato attuale - anche se non c’è nulla di ufficiale - restano in piedi le candidature di Tommaso Gammone anche se le sue quotazioni sembrano essere in ribasso e quella dell’ex segretario Pd Bochicchio. Chi sta alla finestra al momento è Nuova Venosa. Attende l’ufficializzazione del candidato del Pd per poi intavolare un discorso di coalizione. Nel centrodestra pare ormai tramontata l’ipotesi di una lista unica. Da una parte c’è Forza Italia di cui si sono perse le tracce dopo il convegno sull’agricoltura, dall’altra potrebbe giocare un ruolo importante Fratelli D’Italia. Il portavoce, Michele Duino, starebbe ragionando con una fetta della società civile venosina. L’obiettivo, chiaramente è quello di formare una lista da contrapporre a quella del Pd. Resta alla finestra l’Udc che a Venosa, anche grazie alla presenza del Consigliere regionale Francesco Mollica, può contare su un bacino di voti di tutto rispetto. Chi invece già da tempo è sceso in campo è l'avvocato Raffaele Covella, candidato alla carica di sindaco per il Movimento 5 Stelle. I prossimi giorni saranno decisivi per capire chi si affronterà per contendersi la poltrona di sindaco. A poco più di un mese dalla consegna delle liste, i giochi sono ancora aperti. g. r. Il M5S da tempo ha presentato Raffaele Covella MELFI Tutto pronto per il Mediashow Sono 150 gli studenti che parteciperanno alla gara MELFI - Tutto pronto a Melfi per accogliere i 150 studenti provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa che parteciperanno alla XVI edizione del Mediashow. Dal 28 al 30 marzo 2014 l’Istituto Superiore “Federico II di Svevia” di Melfi in collaborazione con il M.I.U.R., la Regione Basilicata, l’Università di Basilicata, la Provincia di Potenza, e i comuni di Melfi e Lavello, darà vita ancora una volta alle olimpiadi della multimedialità dove i ragazzi si confronteranno sullo sviluppo dell’uso delle tecniche multimediali nelle scuola e valorizzare le potenzialità degli studenti. Gli studenti sono invitati a realizzare un prodotto con carattere di short pubblicitario, fatto su supporto audiovisivo ed interoperabile tra diversi sistemi multimediali, della durata di circa 3 minuti. Il Comitato scientifico, presieduto dal Prof. Nicola Cavallo dell’Università di Basilicata, si avvale della partecipazione del Ministero della Pubblica Istruzione. La competizione tra gli studenti La gara dello scorso anno non è l’unico aspetto dell’iniziativa che punta anche a far conoscere le risorse produttive, ambientali e artistiche della Basilicata. I partecipanti, infatti, saranno guidati lungo una serie di percorsi che li porteranno a scoprire gli itinerari storici Melfitani e i tesori del Vulture. Le delegazioni saranno ospitate a Melfi dal 27 al 30 marzo: durante questi giorni, oltre alla gara in sé, saranno proposti dibattiti, corsi di aggiornamento, laboratori, workshop e stand espositivi. I momenti più significativi della XVI edizione saranno la gara tra gli alunni, che si svolgerà il 28 marzo dalle ore 10 alle ore 18; il corso di aggiornamento per i docenti, che si svolgerà venerdì 28 marzo dalle 10 alle 18 e sabato dalle 9 alle 13. Lo spettacolo teatrale “Grease”, venerdì sera presso la palestra dell’Itis. E’ previsto tra le altre cose anche un incontro con l’attore Rocco Papaleo. Domenica mattina è prevista la cerimonia di premiazione. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 24 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 VULTURE [email protected] MELFI I giovani vivono in una struttura gestita dalla cooperativa “Solidarietà” La comunità dell’accoglienza L’esperienza di sei ragazzi africani fuggiti dal Gambia e ospitati in città MELFI - Sei ragazzi africani, tutti di età compresa tra i diciotto ed i venticinque anni, che arrivano dalla lontanissima nazione del Gambia sono ospiti presso il centro di accoglienza di Melfi. La struttura, donata da Fs è magnificamente gestita da una cooperativa che: «nasce nell’anno 1995 da un’esperienza di volontariato - spiega il presidente della cooperativa Solidarietà, Antonella Robortaccio – e che negli anni ha realizzato una serie di incontri non ultimo questo di Melfi». I ragazzi africani sono sbarcati dalla nave San Giusto il 18 febbraio scorso in Sicilia e da Augusta sono stati successivamente trasportati in aereo a Crotone: «per poi arrivare qui in Basilicata – prosegue il presidente, Robortaccio – dove hanno richiesto regolare permesso di soggiorno. Siamo in attesa di essere convocati a Crotone dove si definirà la pratica per ottenere il permesso di soggiorno. Loro hanno richiesto asilo po- Sopra l’incontro tra i ragazzi con il vescovo Todisco. A lato la struttura in cui sono ospitati litico». Dolcissimi ed educati negli atteggiamenti, disponibilissimi ad incontrare la gente del posto, i sei giovani cittadini africani hanno bisogno di socializzare e dimenticare gli stenti di un viaggio assurdo e la miseria di una nazione infinitamente povera. A Melfi i sei ragazzi hanno trovato pasti sicuri, solo sognati in Gambia, abiti degni di questo nome e l’ospitalità dei soci di una cooperativa molto ben organizzata. Nei giorni scorsi i giovani extracomunitari sono stati invitati ad una partita di basket dai dirigenti della loca- le squadra del Melfi che milita nel campionato di promozione e nonostante la difficoltà di lingue diverse, parlano lingua madre africana ed un buon inglese, in palestra hanno conosciuto tanti nuovi amici. «Possono essere aiutati anche con un semplice abbraccio – conclude il presidente della coo- perativa, Solidarietà, Anonella Robortaccio – perché abbiamo avuto modo di comprendere che chiedono soprattutto di essere accettati qui da noi. Realizzano dei lavori in perline di plastica e lo fanno con il capo chino ed una pratica esemplare. Chiunque può venire a trovarli per semplice com- pagnia o con doni di ogni tipo». Il vescovo della diocesi di Melfi Rapolla Venosa, Gianfranco Todisco ha incontrato i ragazzi africani e con un ottimo inglese, frutto delle sue numerose missioni nei paesi più poveri del pianeta, ha immediatamente stabilito un contatto con gli ospiti del centro di accoglienza. La diocesi si è impegnata nel coadiuvare il lavoro della cooperativa Solidarietà ed un padre missionario già da una settimana ha cominciato a fornire lezioni in lingua italiana per favorire l’integrazione di tutti. Il commissario di pubblica sicurezza, Aniello Ingenito quotidianamente si reca in visita nella struttura del piazzale antistante la stazione ferroviaria di Melfi ed anche la sua disponibilità dimostra la grande umanità che hanno generato questi ragazzi giunti in Italia impauriti ma che stanno trovando una città capace di ospitarli con grande civiltà. Vittorio Laviano VENOSA Dibattito alla presenza di Alessandro Meluzzi Viaggio della Fidapa intorno al concetto di “Femminicidio” VENOSA- Le dinamiche relazionali e gli aspetti legali relativi al “Femminicidio” saranno esaminati e discussi nel corso dell’incontro con Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, organizzato per domani alle 18, dalla sez. Fidapa di Venosa nella Chiesa di S. Domenico della cittadina oraziana. Al centro dell’attenzione del convegno un tema di estrema attualità, che riguarda un fenomeno in preoccupante aumento. Un recente rapporto Eures evidenzia, infatti, una media annuale di 171 omicidi l’anno, uno ogni due giorni, il 70 per cento nell’ambito familiare-affettivo. L’apice si è raggiuto proprio in coincidenza con la Festa della donna: tre donne assassinate dai compagni o dagli ex in provincia di Frosinone, a Vigevano e a Gualdo Tadino. Il profilo della donna-vittima che emerge dagli studi è quello di una donna normale: di età compresa tra i 35 e i 54 anni; il 53 per cento con diploma media superiore, e il 22% con laurea. «Le cronache descrivono le vicende di donne, che diventano “oggetto” di vendetta da parte di fidanzati, mariti , compagni o addirittura di ex, ma anche di persone conosciute occa- Nicla Marangelli della Fidapa sionalmente tramite siti web e/o social network - sottolinea Nicla Marangelli, Presidente sez.Fidapa Venosa - Sono vicende drammatiche che rimandano a un fenomeno radicato nella storia della relazione fra i sessi». Un problema, che deve essere affrontato soprattutto a livello culturale. L’iniziativa della Fidapa di Venosa, che gode del patrocinio della Regione Basilicata e del Comune di Venosa, intende, infatti, fornire informazioni corrette e mirate, far acquisire consapevolezza del problema e favorire atteggiamenti e comportamenti che facilitino i rapporti di coppia. «Il fenomeno della vio- lenza maschile sulle donne è un argomento molto importante e delicato, erroneamente considerato dalle popolazioni occidentali, come qualcosa che ormai non ci riguarda più - sottolinea Nicla Marangelli - Sicuramente alcuni comportamenti affondano le loro radici in un’ eredità culturale arcaica. In Italia, infatti, fino a non molti anni fa, l’uomo che uccideva la moglie o la fidanzata "per gelosia" poteva contare su una attenuante giuridica: il movente "d' onore", grazie alla quale se la cavava con pochi anni di prigione». Alla base di tutto la concezione della femmina come proprietà del maschio. Bisogna, quindi sensibilizzare maschi e femmine al tema del rispetto e delle reciproca accettazione. Con interventi mirati alle donne: «Spesso le donne sono le prime a non voler denunciare per il bene e la pace della famiglia - conclude la Presidente, Nicla Marangelli - Bisogna prendere coscienza che se c’è violenza quella pace non esiste più». Nel corso dell’incontro relaziona Vito Barbuzzi, avvocato penalista. Partecipa ai lavori anche Rosa Correale, Commissario Prefettizio di Venosa. Modera Ernesto Miranda. g. o. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 25 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 LAGONEGRESE [email protected] LAURIA Il tribunale ha bloccato all’uomo circa 2 milioni di euro Ancora guerra tra Sala e Lagonegro «Fascicoli buttati Imprenditore evade le tasse in uno scantinato» Confermato il sequestro dei beni La denuncia di Buemi LAURIA – Il Tribunale di Potenza ha confermato il maxi sequestro di immobili, autovetture e conti correnti all’imprenditore lauriota P. S. per un valore di circa 2 milioni di euro. E’ stata depositata nella cancelleria l’ordinanza con cui il Riesame, presidente Romaniello e giudice Catena e Minio, conferma il decreto di sequestro preventivo emesso in data 13 febbraio scorso dal Gip del Tribunale di Lagonegro, condannando l’indagato al pagamento delle spese del procedimento incidentale. Il collegio, presieduto da Gerardina Romaniello, ha anche evidenziato che non appaiono pertinenti le argomentazioni relative al sequestro dei beni. Infatti secondo il collegio il decreto impugnato espressamente interessa i beni nella disponibilità dell’indagato e non della società della quale egli risulta amministratore nonché socio unico. Secondo i giudici l’assenza di pertinenze LAGONEGRO Fiaccolata in ricordo di Pasqualino LAGONEGRO- Si terrà questa sera alle 20 una fiaccolata in memoria del giovane Pasqualino di Silvio, il ragazzo appena diciottenne finito accoltellato in una rissa avvenuta il 19 febbraio. Dopo la triste vicenda il paese, come era prevedibile, si è chiuso in un silenzio assordante, connotato da un profondo rispetto e dalla voglia di comprendere piuttosto che di giudicare. La famiglia e gli amici di Pasqualino invitano la comunità a raccogliersi nel corteo che partirà dal Midi Hotel e terminerà al parcheggio multipiano. Alla fiaccolata parteciperanno anche don Salvatore, priore della chiesa di S. Giuseppe, ed il parroco don Mario Tempone. f. f. delle argomentazioni difensive impongono la conferma integrale del decreto impugnato, con conseguente condanna dell’istante al pagamento delle spese del procedimento incidentale. Lo scorso 27 febbraio i militari della guardia di finanza di Lauria e Molfetta hanno sequestrato beni mobili ed immobili all’imprenditore 38enne di Lauria titolare di una società operante nel commercio al- l’ingrosso di elettrodomestici, elettronica e di consumo audio e video con un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca “per equivalente” disposto dal Gip presso il tribunale di Lagonegro sui beni nella sua disponibilità. Il provvedimento è scaturito da mirati accertamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lagonegro che hanno visto una perfetta sinergia tra i reparti della guardia di finanza, la collaborazione tra la Compagnia di Lauria e la Tenenza di Molfetta. Gli 007 del fisco hanno scoperto un vero e proprio stratega dell’evasione che, per sfuggire ai controlli, spostava la sede della società tra la Campania e la Puglia, società spostata nel 2012 a Molfetta e poi trasferita nuovamente a Sala Consilina nel 2013, subito dopo una visita della guardia di finanza. In particolare, in esecuzione del decreto emesso dal gip del Tribunale di Lagonegro, sono stati sottoposti a sequestro preventivo quattro fabbricati, di cui un opificio, tutti ubicati a Sala Consilina, tre auto una Smart, una Lancia Thesis di grossa cilindrata e un’Opel Astra e disponibilità bancarie, per un ammontare pari a circa due milioni di euro, da considerare quale “profitto del reato” di evasione fiscale. Emilia Manco LAGONEGRO – Ancora polemiche a distanza tra Sala e Lagonegro. Ad alzare i riflettori sulla vicenda è il senatore Enrico Buemi. «I fascicoli giudiziari dell’ex Tribunale di Sala Consilina - spiega il parlamentare - sono stati posizionati a Lagonegro nello scantinato sotterraneo di un parcheggio pubblico facilmente accessibile. L’ho constatato direttamente. Ho fotografato tale scempio essendomi recato personalmente a Lagonegro». Enrico Buemi, componente della Commissione Giustizia del Senato, lo ha spiegato nel corso di una conferenza stampa, svoltasi presso l’aula consiliare di Sala Consilina, nel corso della quale si è discusso della soppressione del tribunale di Sala Consilina accorpato dallo scorso mese di settembre a quello di Lagonegro. «La soppressione del presidio di giustizia salese – ha continuato Buemi - rappresenta un’ingiustizia da rimuovere. Insieme ad altri parlamentari, di diverse Il tribunale di Lagonegro formazioni politiche, abbiamo presentato una mozione al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al fine di far ripristinare il tribunale di Sala Consilina che rappresenta l’unico presidio di giustizia in Italia ad essere stato trasferito al di fuori del proprio territorio regionale, ovvero dalla Campania alla Basilicata». e. m. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 27 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 MATERA [email protected] L’imprenditore annuncia un investimento tra i 5 e i 7 milioni nell’area di San Vito Benedetto acquista Mulino Alvino «Una struttura turistico-ricettiva e museale che farà rinascere la filiera della pasta» PASSA di mano la proprietà del Mulino Alvino da Tamburrino a Benedetto. L’imprenditore pisticcese ha annunciato ieri di aver rilevato la struttura per portare avanti il progetto di un’area museale e della creazione di un struttura che possa risultare un punto di riferimento vero e proprio all’ingresso della città. «Complessivamente prevedo un investimento tra i 5 e i 7 milioni di euro che cercheremo di realizzare il prima possibile. Al più presto cercheremo di approntare il progetto esecutivo di intervento e poi una volta avuto il via libera al progetto definitivo dal Comune nel giro di un anno, massimo 18 mesi sono convinto che la struttura potrà essere pronta e funzionante» ha spiegato lo stesso Benedetto al “Quotidiano” nel definire nel dettaglio i termini del proprio impegno sull’opera. «L’obiettivo rimane quello di far tornare a produrre pasta, valorizzando i grani della filiera cerealicola lucana, formando le professionalità di settore e aprendo spazi e occasioni per la degustazione dei prodotti tipici, l’ex Mulino «Alvino» di Matera, che fino agli Ottanta è stato uno dei luoghi e dei simboli dell’attività molitoria della «Città dei Sassi». Nella struttura sarà realizzato anche un museo dell’arte bianca e delle tecniche di produzione e saranno ospitate attività legate alla cultura gastronomica del territorio. «Il modello Eataly avviato da Oscar Farinetti - ha detto Benedetto - è un esempio concreto di promozione, valorizzazione e tutela della tipicità italiana a tavola. La Basilicata si contraddistingue per la unicità e genuinità di molti prodotti. L'ex Mulino Alvino diventerà il punto di riferimento per la filiera agroalimentare lucana in una città come Matera che è la punta avanzata del turismo lucano nel mondo. Senza dimenticare le ricadute positive per le aziende e per l’occupazione». Ovviamente il progetto di cui si parla ricalca essenzialmente quello che ha ottenuto il via libera dal Comune nei mesi passati nell’ambito del cosiddetto piano Casa 2 anche se in quel caso vi era una questione compensativa con la costruzione in via Dante che è stata oggetto di numerose polemiche. «L’idea è essenzialmente quella di rispettare il progetto già approvato nel- Un progetto discusso che subisce una nuova trasformazione Potranno riprendere presto i lavori al Mulino Alvino acquistato dall’imprenditore Nicola Benedetto (nel riquadro in alto) «Poco più di 12 mesi per completare l’opera» «Non sarà albergo, ma una sala che può ricevere oltre mille persone» Congresso del Pd, su parità di genere Ricorso respinto perchè “tardivo” E’STATO rigettato nella giornata di lune- zata è stata sostanzialmente rigettata. dì a Potenza il ricorso presentato da una Il ricorso si fondava sulla necessità di parte del Partito Democratico che fa capo una parità di genere all’interno della lista a Ernesto Bocchetta come candidato alla che non è stata rispettata da chi ha vinto segreteria cittadina. cioè la lista capeggiata dal seIl ricorso è stato considerato gretario Cosimo Muscaridoirricevibile perchè sotto un la. profilo essenzialmente temNella fattispecie la parità porale è avvenuto ampiamenviene intesa come numero te dopo i termini previsti dal uguale di componenti all’inregolamento che prevedevaterno della segreteria e non no entro le 24 ore dal congresdirettamente nella composiso di inoltrare il ricorso. Inzione della lista. somma una sorta di vizio forEvidenti questioni che sono male che ha di fatto confermastate dibattute per giorni prito quella che era stata la prassi ma di produrre il ricorso e anseguita all’interno del con- Muscaridola segretario Pd che poi la decisione da parte gresso e l’esito della votazione dei garanti regionali che si sosia del segretario Muscaridola sia della no espressi respingendo nella sostanza le segreteria che è chiamato in questo mo- obiezioni che venivano fatte in primis permento a sostenerlo chè avanzate fuori dai tempi consentiti e Anche sulla sostanza del ricorso stesso quindi definendo irricevibile il ricorso sarebbero stati avanzati dei dubbi ma di stesso. [email protected] fatto il provvedimento e la richiesta avanl’ambito di una convenzione con il Comune, i volumi saranno quelli già previsti. Un altro albergo? Direi di no, lo escludo nella maniera più assoluta. Penso ad una grande struttura turistico ricettiva che possa ospitare anche mille persone che vogliono ritrovarsi in città. Un’opzione che oggi manca e che sarebbe particolarmente importante oltre che necessaria» ha aggiunto ancora Benedetto. L’imprenditore ha poi svelato un piccolo retroscena del contatto che ha portato poi a definire questo tipo di passaggio: «il primo passo lo ha fatto una terza persona che conosce bene tutte le parti e che ha suggerito questo tipo di soluzione. Poi è chiaro che per fare un’operazione di questo ti- po ci vuole la volontà di tutti». I prossimi mesi saranno essenziali per capire la definizione in termini di progettazione dell’intervento che dovrà poi arrivare ad un’accelerazione definitiva mentre per ora solo la parte delle demolizioni sembra essere stata completata. Piero Quarto © RIPRODUZIONE RISERVATA Il plastico del progetto del Mulino Alvino quando sarà ultimato Non è stata mai una questione indolore. Ampio il dibattito sulla possibilità di applicare al Mulino Alvino il Piano Casa 2 bypassando di fatto, anche in termini di autorizzazione alla variante, il Consiglio comunale ma procedendo con la sola autorizzazione del dirigente. Un caso che è diventato ancora più complicato perchè collegato, come intervento compensativo, ad un ulteriore intervento in via Dante per la costruzione di alcuni alloggi (circa una trentina) che è stato oggetto di un ricorso (il cui esito è ancora pendente) davanti al Tar di Basilicata. In tutto questo un’ampia polemica politica, il rischio di non arrivare a proseguire il progetto in essere perchè il progetto esecutivo tra presentare entro sei mesi non è stato presentato rendendo necessaria una prima deroga. In più una commissione consiliare che ha affrontato e discusso una serie di atti ma con un esito a dir poco controverso e con un ritorno in Consiglio comunale più volte evocato e mai nei fatti realmente realizzatosi. Insomma il caso del Mulino Alvino è sempre rimasto al centro del dibattito e della discussione politica dei mesi e dei giorni passati. In realtà sin dai primi atti il dibattito è stato molto aspro e duro non tanto sul progetto in sè quanto sulla sua reale realizzabilità che dovrebbero di fatto far rivivere quei locali come uno dei fulcri del mondo produttivo materano che possono in qualche modo ritrovare ad avere un proprio pregio ed un proprio valore, mostrando al mondo come si lavorava e si faceva la pasta in quei luoghi attraverso un vero e proprio salto nel passato ma attraverso i mezzi e le tecnologie attuali. Ambizioni che oggi toccherà ad un nuovo proprietario dover portare a compimento nell’ambito di un passaggio di consegne che non cambia i termini degli impegni presi da privato e amministrazione comunale sulla questione. «Io credo che c’è stato un passaggio semplice di proprietà ma i problemi sulla questione rimangono quelli che abbiamo sollevato fino ad ora cioè un progetto che non è passato in Consiglio comunale, una variante che non ha ottenuto alcun via libera politico» racconta Angelo Cotugno che da sempre ha segnalato questo tipo di critica sulla vicenda. In realtà la discussione sull’applicazione del Piano Casa rimane oggi in controluce rispetto all’evidenza di un progetto che ha bisogno di avere da subito un nuovo impulso per poter essere portato a compimento perchè in questo momento, e da non poco tempo, sembrava essere sostanzialmente bloccato alimentando retropensieri e dietrologie. [email protected] Cotugno: «Il problema resta lo stesso» RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Matera Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 29 Francesco Salvatore presidente dell’associazione da cui nasce la candidatura scrive a Grima «A chi guida il Carro serve coraggio» «Mi aspettavo volesse incontrare chi gli ha dato fiducia: il comitato scientifico» di FRANCESCO SALVATORE* "....per guidare il Carro della Bruna serve grande capacità, grande coraggio ma servono soprattutto conoscenza degli eventi, freddezza e convinzione ed ancora rispetto e devozione. Soprattutto devozione alla Festa, alla Madonna, alla Città." Matera è una città capace di farti innamorare al primo sguardo, capace di rapirti ed ammaliarti, ma che nasconde segreti ed insidie millenarie che solo conoscendo le tradizioni, le volontà, le aspirazioni è possibile gestire e superare. Matera una città capace nei secoli di reinventarsi perchè è scritto nel DNA, perchè i materani nel loro "giorno più lungo" sono capaci di ammirarsi, criticarsi, contestarsi ma al tempo stesso di difendersi, onorificarsi e poi distruggersi davanti al Mondo intero. Così come la storia più recente ci ha insegnato: dallo spopolamento dei Sassi, agli esperimenti urbanistici, alle scoperte culturali ed alla iscrizione nelle liste Unesco, sino all'IDEA, un pò folle, di Candidarsi a Capitale Europea della Cultura. Ma la storia ci ha anche insegnato che ogni volta i materani, così come può succedere ad un uomo che al cospetto di una donna sublime, la nostra Matera, perda il senso delle proprie capacità e resti in attesa di un "aiutino" per recuperare fiducia, si siano dimenticati delle proprie esperienze e delle proprie professionalità recuperando il senso di appartenenza solo quando era ormai troppo tardi, assistendo inermi ai trionfalismi del momento dei colonizzatori di turno. Oggi no. L'IDEA di Candidatura a Capitale Europea della Cultura non può prescindere dalla città, dai materani e dalle «Non basta un curriculum rispettabile per vincere» «Decisivi sono carisma e voglia di riscatto dei materani» Joseph Grima con i Sassi sullo sfondo, in basso Francesco Salvatore dell’Associazione Matera 2019, a destra Verri e Adduce loro aspirazioni. Non può bastare un curriculum di tutto rispetto ed esperienza internazionale a lanciare Matera verso il titolo ambito quanto ambizioso. Solo il carisma della città, misto alla voglia di riscatto dei materani, sommato ad un percorso con una governance condivisa e partecipata, in un mix esplosivo come un big bang primordiale, potranno essere il fare illuminante capace di evidenziare agli occhi della commissione selezionatrice la volontà di cambiamento che l'IDEA ha avuto il merito di sollevare. Queste sono le riflessioni che come materano promotore del percorso sin da quanto nessuno immaginava che potesse esserci la minima speranza di riuscita, avrei voluto raccontare al neo Direttore Artistico Joseph Grima al suo arrivo a Matera. Ma avrei voluto dirgli anche, questa volta in qualità di Presidente dell'Associazione Culturale Matera 2019, nella quale si sono incontrate le intelligenze e professionalità locali, per discutere di come presentare il percorso senza violentare la psicologia di una città nella quale il disagio economico, sociale, politico sono tutt'oggi evidenti, avrei voluto dirgli che le stesse professionalità sono a sua disposizione, a partire dal maestro Giovanni Pompeo Direttore Artistico del Progetto Culturale "CADMOS: alla ricerca di Europa", che avrebbe potuto raccontargli di come fosse già in essere un esperimento di partecipazione condivisa per la progettazione culturale finalizzata alle buone pratiche di utilizzo dei fondi pubblici. Ma oggi le riflessioni che affido alle colonne di questo giornale riguardano più che altro uno stato d'animo di delusione, in quanto immaginavo, sulla base della mia esperienza e della mia educazione, che il neo Direttore Artistico al suo arrivo a Matera, dopo i cerimoniali tecnico-politici, avrebbe chiesto di incontrare, se non altro per guardare negli occhi chi ha riposto in lui una fiducia importante, il Comitato Tecnico Scientifico che ne ha valutato le competenze e lo ha selezionato. Sarebbe stata l'occasione per condividere l'intero percorso sino ad ora svolto e per presentare al gruppo di lavoro la sua idea di attività condivisa e partecipata. Un suggerimento vogliamo comunque darglielo: Matera ha già vinto la sua partita. Se è vero che oggi nelle tasche dei materani ci sono pochi soldi e altrettanto vero che in ogni casa c'è un Dossier nel quale è scritto con precisione qual'è l'IDEA di sviluppo culturale, sociale ed economico da percorrere nei prossimi quattro anni. E che posta alla base questa considerazione, il lavoro che lo attende non è tanto quello di buttar giù una lista della spesa per acquistare gli eventi del cartellone 2019, ma bensì quello di diventare l'animatore del fermento culturale per trasformarlo in industria creativa capace di generare nuovo benessere. Ma in conclusione dico, anche, alla politica, ai burattinai di lasciare che l'intelligenza di Joseph Grima si fonda con il genius loci senza interferire, di guardare con attenzione agli eventi che stanno animando la città in questi giorni, perchè pare che questa volta i materani siano ben consapevoli delle proprie possibilità. *presidente associazione culturale Matera 2019 A SCUOLA I progetti in campo a cominciare da Unmonastery spiegati ad 800 ragazzi Gli studenti del Morra verso il 2019 E’ ripreso il viaggio del comitato Matera 2019 nelle scuole medie superiori della città. Al teatro Duni, nel corso dell’assemblea dell’Istituto professionale “Morra”, davanti a circa 800 studenti sono stati illustrati il cammino della città di Matera a Capitale europea della Cultura e il progetto pilota “UnMonastery”. All’incontro con gli studenti sono intervenuti Ilaria D’Auria, Raffaella Pontrandolfi, Rita Orlando, del Comitato Matera 2019, Kei Kreutler e Maria Juliana Byck di UnMonastery. In particolare, Kei Kreutler e Maria Juliana Byck hanno illustrato agli studenti il progetto UnMonastery. Infatti Kei Kreutler è a Matera per offrire un corso introduttivo in informatica e programmazione come primo passo per la creazione di una scuola aperta e condivisa dove ognuno nella comunità possa condividere le proprie conoscenza ed apprendere. Mentre Maria Juliana Byck, sempre nell’ambito di UnMonastery, sta avviando una produzione video intergenerazionale, cocreata con i giovani e gli an- ziani di Matera. Durante l’assemblea d’istituto Kei Kreutler e Maria Juliana Byck hanno lanciato il worhshop pratico sulla programmazione, la manipolazione digitale di immagini, su internet, sul web design e la produzione video. Il workshop, interamente gratuito, proseguirà fino alla fine di Unmonastery ogni martedì e giovedì, dalle 17 alle 19 e il sabato dalle ore 16 alle 18. Il workshop è un nodo della Open Tech School, un’iniziativa internazionale (www.opentechschool.org) finalizzata a rendere l’apprendimento delle competenze tecniche facile, divertente e soprattutto condiviso socialmente. I contenuti dei workshop si arricchiranno in base agli interessi e alle proposte di progetti da parte dei partecipanti alla Open Tech School. Ancora più che l’apprendimento di competenze tecniche, l’Open Tech School di Matera mira ad insegnare a trasferire le competenze acquisite ad altre persone creando le condizioni per una duratura vita della scuola all’interno di una comunità interconnessa. Il viaggio nelle scuole I progetti di Matera 2019 per gli studenti delle scuole continua con la partecipa- 21, nella sede dell’istituto. zione del comitato Matera Anche in quella circostanza 2019 e di UnMonastery al- si parlerà del percorso di l’assemblea d’istituto del Li- candidatura e del progetto ceo artistico in programma pilota di Matera 2019, Unsabato, 22 marzo, alle ore monastery. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 30 Matera Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it «L’idea della chiusura dell’area con i cancelli? Prima o poi dovremo sperimentarla» «L’attenzione rimane sempre alta» Il presidente dell’Ente Parco, Pierfrancesco Pellecchia, sulle discariche in zone protette L’ENTE Parco della Murgia materana si estende per oltre 6000 ettari fra Matera e Montescaglioso e al suo interno custodisce ben 923 specie di flora e fauna di cui 61 di nuova scoperta. Un patrimonio, insomma, che rappresenta ancora oggi l’esempio concreto di quanto l’ambiente possa coniugarsi alla storia senza, per questo, rimanere lontano dalla contemporaneità. Lo dimostrano le numerose iniziative di sensibilizzazione e promozione che ogni anno coinvolgono la città e i tuPierfrancesco Pellecchia risti e che vedono come centri nevralgici la struttura di Jazzo Gattini (sede del Cea, Centro di educazione ambientale) e il Belvedere. Pierfrancesco Pellecchia, presidente dell’Ente Parco, commenta il fenomeno dell’abbandono abusivo dei rifiuti nei Sassi. Qualche anno fa, contro alcuni atti vandalici nell’area del Belvedere, l’Ente Parco organizzò una pulizia pubblica che si aggiungeva alla diffusione di questionari ai cittadini. «Non possiamo dire che nella nostra area ci sia un’emergenza rifiuti - chiarisce Pellecchia ma l’attenzione è sempre alta. Non possiamo nascondere che ci sia penuria Matera vista dal Belvedere di personale, tanto è vero che il servizio di perlustrazione lo svolge la Forestale». Pur in mancanza di episodi, il presidente sottolinea comunque: «Purtroppo c’è chi, in prossimità delle zone urbane, come Agna o le strade marginali del Parco o nella zona della Madonna delle Vergini, in modo poco ortodosso abbandonano rifiuti dopo un bivacco. Per quanto ci riguarda, abbiamo continuato con l’azione di sensibilizzazione e qualche migliora- «Tra un po’ arriveranno altre quattro guardie che hanno vinto il concorso per poter tenere sotto controllo sia la flora che la fauna nei prossimi due anni» Un’immagine eloquente a San Nicola all’Ofra, nel Parco della Murgia, vicina alla grotta dei Pipistrelli mento lo notiamo». L’idea di delimitare con cancelli l’ingresso del Parco, non è del tutto abbandonata. «Abbiamo svolto un sondaggio con più di 1000 persone e abbiamo registrato questa volontà che nasce dalla cittadinanza. Prima o poi dovremo sperimentarla. Bisogna, però, fare una riflessione: chiudendo il Parco nei pressi del Belvedere, le conseguenze dei bivacchi si sposterebbero nell’area di Jazzo Gattini o alla Madonna delle Vergini. E’ una politica che va vista nella sua complessità, anche se non la escludo a priori. Credo che adesso la città sia più matura ad accettare l’eventuale chiusura del Parco. Tra un mese dovrebbero arrivare altre 4 unità che si aggiungerebbero alla vigilanza. Il Parco ha fatto un concorso con la Regione, vinto da quattro persone, due per la vigilanza e due per la fauna e la flora. Si tratta di personale che per i prossimi due anni, ci aiuterà». Da cittadino materano, Pierfrancesco Pellecchia torna sul caso dei rifiuti abbandonati nei Sassi: «Molto dipende dalla nostra coscienza, dalla consapevolezza di essere cittadini di una comunità che dobbiamo difendere e tutelare a tutti i costi. Non siamo in grado di comprendere al 100% del grande bene che abbiamo. Lasciare una bottiglia per strada, non ci fa ancora capire qual è il valore di un luogo che invece deve rimanere incontaminato. E’ una questione - conclude il presidente dell’Ente Parco Pellecchia - di coscienza ed educazione civica che deve aumentare fra i cittadini». L’arrivo della primavera, intanto, aumenta l’appeal dei luoghi simbolo, come il Belvedere. Anche per questo l’attenzione deve rimanere alta, garantendo la tutela di una risorsa non solo naturalistica che appartiene a tutta la città. Antonella Ciervo [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SEGNALAZIONE E in rete si apre il dibattito a cui partecipa anche l’assessore Rifiuto selvaggio nei Sassi Aumenta il fenomeno abusivo negli antichi rioni «I materani dovrebbero essere coinvolti, sentire che questa città appartiene a loro. Così, forse, non abbandonerebbero rifiuti nei Sassi e in altri luoghi della città». Pio Acito, disaster manager ma soprattutto appassionato difensore dell’ambiente e del territorio, commenta così le foto che ha scattato in questo giorni vicino a Porta Pistola e lungo il viale che costeggia il cimitero nuovo in contrada Pantano. In questo ultimo caso, si potrebbe trattare di rifiuti chimici ed altamente tossici. Negli antichi rioni, invece, sacchetti dei rifiuti aperti, sono stati disseminati lungo le scale e in alcuni angoli. «Non c’è senso di appartenenza tra i cittadini mentre l’amministrazione usa il bastone la carota, ma non è sufficiente. I materani devono sentirsi a casa loro, e per questo stare attenti ai rifiuti che vengono abbandonati da chi è più incivile». Le immagini che Acito ha postato su Facebook hanno provocato un intenso dibattito. In molto hanno chiesto che si pun- Dall’alto, rifiuti nei pressi di porta Pistola e del cimitero nuovo ti ancora una volta e in modo più deciso sui controlli con le telecamere nei Sassi. Lo conferma anche Pio Acito sottolineando che finora, un servizio costato 300 mila euro, non ha svolto il proprio lavoro fino in fondo. E proprio dai social network arriva la prima reazione dell’amministrazione comunale. A rappresentarla è l’assessore comunale all’Iigiene, Rocco Rivelli che scrive di aver inviato agenti di Polizia municipale e dell’Ufficio igiene per verificare la situazione. Rivelli sottolinea inoltre che «E’ interesse di tutti tenere pulita la città», ricordando inoltre che i bidoni per la raccolta devono essere conferiti in precisi orari e manutenuti pulendoli e disinfettandoli. «Se mettessimo un po’ di cura in più, la nostra città migliorerebbe». [email protected] RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 31 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 PISTICCI [email protected] E’ accaduto intorno alle 4, qualcuno ha avvertito il movimento molto lieve La terra trema in otto comuni Scossa rilevata solo dagli strumenti dell’Ingv nella Piana metapontina POMARICO - Alle 4.07 di ieri, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato una piccola scossa sismica nella piana di Metaponto. Difficilmente gli abitanti dell'area compresa fra i comuni di Pomarico, Miglionico, (centri abitati entro 10 km dall'epicentro del terremoto) e Pisticci, Craco, Ferrandina, Bernalda, Matera, Montescaglioso (entro i 20 km) hanno avvertito l'evento, registrato e segnalato dalla Rete sismica nazio- nale dell'Ingv nel distretto sismico denominato convenzionalmente "Piana di Metaponto". Perché la scossa aveva una magnitudo 2.2 gradi della scala Richter. L'epicentro era a 37,6 km di profondità. In Italia l'Ingv non ha registrato altre scosse di terremoto durante la notte, ma solo eventi sismici strumentali, concentrati per la maggior parte in Umbria. Mentre nella serata di lunedì erano state segnalate due scosse in Sicilia, più esattamente distretti Piana di Catania e Golfi di Patti e di Milazzo. Quest'ultimo evento sismico che ha interessato la Piana metapontina non è avvenuto in un punto considerato a rischio. Comunque, inoltre, proprio i comuni di Pomarico, Miglionico e anche Montescaglioso furono tra i primi a rientrare in una mappatura del rischio sismico voluta nel 2013 dalla Regione Basilicata. Mentre il vero problema, al di là della contingenza degli eventi, sta nel fatto che ancora la maggior parte degli edifici pubblici di questi paesi non risponde ancora alle ultime e più aggiornate nor- L’area del terremoto di ieri mattina mative antisismiche. Che que- quelli maggiormente interessast’area della Basilicata e del Mate- ti, dopo quelli potentini confinanrano sia particolarmente esposta ti con l’Irpinia, dove si registrò l’ea fenomeni sismici è un dato sto- picentro. Nunzio Festa rico, tant’è che durante il [email protected] matico terremoto del 1980, i co© RIPRODUZIONE RISERVATA muni del Metapontino furno tra MIGLIONICO La partenza non ha coinvolto tutti, ma i progetti sono concreti MONTESCAGLIOSO Iniziano i riti della Quaresima Pupi appesi Primo workshop organizzato dal neonato gruppo “Profumo di svolta” in tutta la città I giovani si mettono in gioco MIGLIONICO - Voglia di partecipazione. Un workshop d’azione sulle politiche giovanili. L’idea, proposta alla cittadinanza e all’amministrazione, che ha dato il patrocinio, è partita dalla voglia di essere proattivi di due giovanissimi studenti universitari miglionichesi. Giulio Traietta e Vittorio Ventura hanno avviato un esperimento di cittadinanza attiva, invitando i loro coetanei a un confronto costruttivo su problematiche della cittadina del Malconsiglio. “E’ sempre il momento giusto per fare quello che è giusto”, una citazione di Martin L. King sull’invito al workshop, tenutosi nel weekend. Una serata cui non hanno fatto mancare il proprio ascolto, il sindaco Angelo Buono e l’assessore Michelangelo Piccinni. Una serata in cui, però, sono mancati proprio quei giovani, cui il richiamo a costruire un qualcosa di nuovo era diretto. Assenza rimarcata da Vittorio Ventura, studente a Torino ed amante della propria terra alla pari dei tanti studenti che hanno dato vita all’associazione “Profumo di svolta”. Un’associazione, www.profumodisvolta.it, che si propone di fungere da raccoglitore e volano d’idee e proposte per migliorare, partecipando attivamente, la vita della collettività. Un piano strategico per Miglionico alla pari di quello esistente per Matera, è l’idea presentata da questi due ragazzi. Un piano strategico che tenga conto della risorsa principe, il Castello federiciano di recente ristrutturato. Proposte concrete per la sua valorizzazione creando sinergie fra le diverse attività commerciali, la Pro loco, l’amministrazione e gruppi di giovani volenterosi di diffondere la cultura, il sapere ed i sapori del territorio. Cooperazione, collaborazione, idee, solidarietà e volontà le parole chiave della serata dedicata da giovani a giovani, che ha commosso i presenti con il video storico dove un grande presidente Pertini, nel saluto di fine anno del 1983, spronava, incitava ed incoraggiava i giovani ad essere propositivi perché i giovani erano allora e sono ancora oggi, il futuro della Nazione. «Abbiamo il diritto di chiedere un luogo migliore in cui vivere. Abbiamo il diritto di esigere e di pretendere un cam- biamento. Vogliamo impegnarci noi stessi per un cambiamento e per far crescere Miglionico», le parole di Giulio Traietta, che ha aggiunto: «Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme». Un vecchio proverbio africano per specificare che Miglionico potrà contare sull’aiuto dei suoi giovani e sulla loro voglia di coinvolgere e di andare lontano. Parole che hanno riscosso ammirazione da parte dei presenti ed esternazioni di stima da parte del Sindaco che cogliendo la palla al balzo ha subito proposto una fattiva collaborazione per le visite guidate alla Sala tecnologica del Malconsiglio in funzione da pochi giorni. E Vittorio Ventura, dopo gli interventi di Domenico Perrone con sottofondo musicale della chitarra di Vincenzo Bertugno ha ribadito i concetti del coinvolgere e del partecipare. «Ci piacerebbe avere il supporto e l’aiuto di chi la pensa come noi. –ha precisato- Questa volta ha vinto l’indifferenza e ce ne dispiace perché come asseriva Gramsci, chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, parassitismo, vigliaccheria, non è vita. E noi lotteremo perché l’indifferenza non vinca. Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta». Antonio Centonze © RIPRODUZIONE RISERVATA Giulio Traietta BREVI A FERRANDINA A MONTESCAGLIOSO FERRANDINA - “Pensiero attivo”, in collaborazione con la città, avvi oggi l’VIII edizione di “Fuochi nella notte” (di San Giuseppe), il tradizionale evento che vede come protagonisti i falò del 19 marzo. Tra canti, musica, ceci, bruschette e vino, saluteremo il passaggio tra l’inverno e la primavera intorno ad un caldo fuoco, con qualche impavido giovane in sfida con il “salto nelle fiamme”. Oggi dalle ore 19, in Largo Ponzione, MONTESCAGLIOSO - Un'antica tradizione strettamente legata al mondo agropastorale ed ai cicli agricoli. Oggi si festeggia San Giuseppe con l’accensione dei falò nei vari quartieri del paese tradizione ancora viva che tutt’oggi si ripete puntualmente. La frasca si accumula per tempo, qualche settimana prima. Si scatena una gara tra quartieri e comitive di ragazzi per il fuoco più grande e duraturo. Tutti intorno all’ultimo fuoco Accensione dei Falò I pupi appesi a Montescaglioso MONTESCAGLIOSO - Uno dei momenti più alti dell'espressione religiosa di Montescaglioso è quello della Quaresima. Riti, consuetudini e tradizioni conservati da secoli e giunti ai nostri giorni quasi immutati. Con i quaranta rintocchi di campana, che segnano la fine del Carnevale a mezzanotte del Martedì Grasso, è iniziato il periodo della Quaresima. Secondo un’antica tradizione, si espongono sulla strada sette pupazze nere ed una bianca, realizzate con stoffe e abiti in disuso, come spiegano dal sito montescaglioso.net. «Le pupe in nero rappresentano le sette settimane della Quaresima e sono di diversa statura; la maggiore (prima settimana) e la minore (ultima settimana) fino ad arrivare all’unica pupa bianca che rappresenta la Pasqua. Ciascuna pupazza ha un nome: “Anna, Susanna, Rebecca, Rebanna, Pasqua, Pasquaredda, Palma e Pasquairanna”». Allarme della Coldiretti per l’uso intelligente delle dighe Primizie fiorite, serve più acqua Un pescheto in fiore A MARZO, in Italia, si registra una temperatura minima superiore di 2 gradi alla media di riferimento. Anche in Basilicata, tale situazione ha favorito la maturazione anticipata delle pri- mizie, dalle fragole alle fave fino agli asparagi, che sono già presenti sui banchi di vendita. Il caldo ha stravolto completamente i calendari delle operazioni agricole. «Desta preoccupazione fanno sapere dalla Coldirettivedere le piante da frutto, dai mandorli agli albicocchi fino ad alcune varietà di pesche, che si sonorisvegliate in forte anticipo rispetto all’arrivo della primavera e, in molti casi, sono fiorite e risultano ora particolarmente vulnerabili a un eventuale cambiamento climatico. Le novità climatiche hanno, di conseguenza, anticipato tutte le operazioni colturali e, in considerazione dell’incremento delle temperature edei trapianti in atto di colture sotto serra (fragole, angurie, meloni) nel comprensorio del Metapontino, al fine di praticare le operazioni colturali collegate (fertirrigazione),la Coldiretti di Basilicata ha inviato una nota all’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata, Michele Ottati, al Consorzio di Bonifica Bradano e Metaponto e al dirigente del Dipartimento Agricoltura, Oliva, per chiedere l’incremento dell’erogazione dell’acqua uso irriguo, dalla diga di Monte Cotugno, nello specifico sulle vasche dei comuni di Bernalda, Pisticci e Rotondella». Nella stessa nota si chiede anche la chiusura della diga di Gannano per l’approvvigionamento idrico dei territori di Scanzano Jonico e Policoro. [email protected] RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 32 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 TRICARICO [email protected] POMARICO Prima impongono il pagamento, poi staccano la luce. Interviene Adiconsum Cittadina in balìa di Fly Energia La vicenda assurda di un utente a cui è stato calcolato male il consumo «POMARICO commette l’errore madornale di lasciare il mercato tutelato di Eni Gas Power per il mercato libero, con Fly Energia Spa di via Donatori di Sangue, 6/D 25050 di Paderno Franciacorta (Bs) e piomba nell’inferno più assoluto». E’ la denuncia di Vito Pantone di Adiconsum Pomarico, raccontando la disavventura capitata alla signora Alessandra Martino, 41 anni sposata e madre di 2 figli, abitante in via Francesco Zizzi, da mesi in lotta con Fly Energia, «a causa di un errore nelle fatturazioni del consumo di gas -spiega Pantone- che codesta società, dopo vari solleciti per telefono e per raccomandata della signora Martino che chiedeva il ricalcolo, ancora non ha provveduto a risolvere; infatti a testimonianza di ciò i continui solleciti di pagamento (non chiari e dettagliati) che pervengono alla signora con importi che lievitano sempre di più». Tutto inizia nell’Ottobre 2012, quando Martina viene contattata da operatori del mercato libero di Fly Energia, che le propongono un pacchetto offerta gas-luce denominato G105 Fly Casa Dolce Casa, «per mia sfortuna accetto (data attivazione fornitura gas 1.12.2012, lettura iniziale mc 858) spiega- e iniziano i guai: prima che mi arrivi la prima fattura, il 28 gennaio 2013 chiamo il call center di Fly Energia comunicando l’autolettura (mc 858), in quanto nell’abitazione non risiede più nessuno e non c’è consumo di gas. Mi arriva la prima fattura di 173,05 euro (consumi stimati mc 176), altra fattura di 185,10 ( consumi stimati 364). Richiamo ancora una volta il call center, comunicando gli errori nelle fatturazioni, in quanto nell’abitazione non risiedendo più nessuno, non c’è consumo di gas e, quinUn contatore del gas di, il contatore è ancora fermo a mc 858 e che voglio pagare il giusto, la quota fissa e le imposte varie (le mie continue auto letture di mc 858 non sono state proprio prese in considerazione), anzi per sgombrare il campo da equivoci decido di chiudere il contatore del gas. L’operatrice del call center mi dice di pagare per forza e poi chiedere il rimborso, io mi rifiuto. A questo punto inizia il martellante invio di solleciti di pagamento tramite raccomandate (mi saranno pervenute almeno una decina di raccomandate, il primo sollecito di importo di euro 300 circa fino all’ultimo sollecito lievitato ad euro 554,47,), dicendomi di provvedere subito al pagamento altrimenti mi avrebbero staccato il gas e anche la luce. Nel frattempo, dopo l’arrivo dei primi solleciti, avevo inviato un reclamo tramite raccomandata chiedendo la rettifica e il ricalcolo delle fatture, ma non c’è stato verso, non mi hanno neanche risposto, hanno continuato a inviarmi diffide e solleciti di pagamento, disinteressandosi delle mie rimostranze. Hanno continuato nella linea dura e cioè che dovevo pagare e basta, non si discuteva. Nel periodo antecedente il Natale 2013 trovo la sorpresa nel panettone, l’Enel Distribuzione di Matera, su mandato della società Fly Energia, mi ha ridotto la potenza del contatore, con incalcolabili danni materiali subìti (il contenuto del mio frigorifero e congelatore tutto a buttare), oltre ai danni morali. A questo punto ho deciso di rivolgermi all’Adiconsum». Una storia assurda che potrebbe coinvolgere presto anche altri cittadini. [email protected] La risposta «Signora ora lei paghi e poi chiederà il rimborso» PISTICCI Festa del papà con il Lucano PISTICCI - «La festa del papà è l’occasione migliore per passare un po’ di tempo assieme al proprio papà e ai propri cari, magari organizzando un aperitivo a base dei cocktail Lucano Cup e Apple Spice, o una cena in famiglia, dove Amaro Lucano rappresenta la conclusione perfetta». E’ l’ultima iniziativa dell’azienda pisticcese, che propone i prodotti Lucano, come regalo ideale per ogni papà. «Oltre ad Amaro Lucano -si legge in una nota dell’azienda- la collezione comprende il Caffè Lucano, che racchiude l’intensità del vero espresso italiano, la Sambuca Lucano, dal tradizionale sapore di anice stellato unito a sentori di spezie e fiori e il Limoncello Lucano, contraddistinto dall’infusione dei limoni più profumati. Ciascun prodotto racconta una storia di passione, amore e autenticità: la storia di una famiglia, la Famiglia Vena, che continua da 120 anni». Pomarico Iniziativa dell’associazione “Gian Franco Lupo” La genetica alla portata di tutti Incontro di esperti a Salandra SALANDRA - “Il Dna e la genetica”, questo il tema di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Salandra. Ad organizzare l’evento, nel cineteatro dell'Istituto comprensivo "Ten. Rocco Davia", l'associazione “Gian Franco Lupo” e un “Sorriso alla Vita” , nell'ambito del progetto di Educazione alla salute. Sono intervenuti Domenico Dell'Edera, genetista; Teresa Bengiovanni, ingegnere clinico, e Michele Lupo, genitore di Gian Franco, nonchè fondatore dell'associazione. Agli argomenti di indubbia importanza scientifica, esposti con un linguaggio fluido, talvolta informale, e quindi accessibile a tutta la platea, si sono sovrapposte forti emozioni, scaturite dalla lettura di alcune pa- gine del diario di Gian Franco. Da queste si è compreso che Il sorriso alla vita e l'amore per essa di Gian Franco, sono stati e sono il motore dell'associazione che, con i fondi raccolti, riesce ad investire nel nostro territorio, in termini di strumentazioni e professionalità. Particolarmente sentiti sono stati gli interventi della dottoressa Rosa Maria Uricchio e della preside Nicolina Vitillo Davia che, lodando l'attività dell'associazione e dei suoi componenti, hanno rivolto un accorato appello alla solidarietà in ogni sua forma. A fine serata, i genitori e gli alunni presenti si sono congratulati con i componenti dell'associazione per il lavoro svolto e per la grande importanza sociale che essa riveste nel nostro territorio. Alla buona riuscita dell'incontro hanno collaborato Ventrelli e i docenti Grazia Coppolecchia, Anna Felicia Grassi, Filomena Tosti e Donata Zagaria. Ci si è voluti soffermare sul senso della solidarietà, che non significa solo donare denaro, ma donare se stessi, donare il proprio tempo, la propria professionalità a servizio della comunità, della società, e dei più deboli. In sintesi questo il messaggio che i relatori hanno voluto lanciare soprattutto ai giovani: non abbandonate mai i vostri sogni e le vostre ambizioni, lottate e sacrificatevi per raggiungerli. Giovanni Spadafino Salandra l’incontro dell’associazione “Gian Franco Lupo” IRSINA Seconda edizione con tante novità e l’associazione “SE Montepeloso” Tutti intorno al grande falò di San Giuseppe IRSINA - Ha preso il via la seconda edizione del Falò di San Giuseppe ad Irsina, con numerose novità in due giornate di grande attivismo, in favore di una tradizione che era quasi scomparsa e che l’associazione “SE Montepeloso”, ha voluto fortemente riscoprire. Dopo il buon esito della prima edizione, quest’anno gli organizzatori in collaborazione con le altre associazioni culturali presenti ad Irsina, insieme ai commercianti e con il patrocino del comune La grande pira di Irsina di Irsina hanno portato la festa da un giorno a due. La festa organizzata in favore del Santo che rappresenta tutti i papà del mondo, ha preso il via nella solita area adiacente il poliambulatorio di irsina, dove è stato allestito il grande falò, con un mini torneo di calcetto, una esibizione di danzatori irsinesi, e sempre sotto la grande catasta di legna accumulata nei mesi scorsi sono stati allestiti numerosi stand gastronomici ed un mercatino delle pulci. Oggi, invece, la festa entrerà nel vivo con l’esibizione di uno spettacolo itinerante, di musica popolare a cura dell’associazione culturale “Gli amici de U Bandon” provenienti da Tursi, dal titolo: “Dall’Amore al Brigantaggio”. La seconda edizione del Grande falò di San Giu- seppe si pone l’obiettivo di accogliere numerose persone anche da fuori comune; il grande Falò verrà acceso intorno alle 19 con diverse centinaia di persone, alle tante iniziative in programma, non si escludono come al solito sorprese dell’ultima ora. La festa terminerà con dei fuochi pirotecnici di ultima generazione. Anche quest’anno tanto impegno da parte di tutti i volontari, nella raccolta della legna ricavata soprattutto dalla potatura degli uliveti e dei vigneti. C’è grande entusiasmo tra gli addetti ai lavori, soprattutto per le condizioni climatiche che stanno accompagnando queste ultime giornate di inverno, sarà una invitante serata e e un pubblico numeroso. Mimmo Donvito RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Mercoledì 19 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 33 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 POLICORO [email protected] NOVA SIRI Il legale Vinci: «Si opera solo dove la Regione autorizza e ci sono i controlli» «Tutto regolare sul San Nicola» La “Cave Sinni” si difende dalle accuse di non ripristinare gli argini del torrente NOVA SIRI - Dopo la denuncia del Quotidiano sulla situazione di potenziale emergenza, che si sta verificando da mesi lungo il tratto terminale del torrente San Nicola, in territorio di Nova Siri, la società “Cave Sinni”, titolare dell’estrazione di inerti dall’alveo, come stabilisce una determina regionale, si difende dalle accuse di inadempienza del progetto di messa in sicurezza. In una nota, il legale della società, l’avvocato Filippo Vinci, evidenzia che per la Cave Sinni la notizia del presunto mancato intervento sui punti di criticità in piena stagione invernale, «è totalmente destituita di fondamento e non aderente alla realtà dei fatti. -spiega il legale- Contrariamente a quanto appreso dal Quotidiano, la società Cave Sinni svolge i compiti affidati dalla Regione con estremo scrupolo e a perfetta regola d’arte. Tutto ciò, peraltro, sotto la continua e diretta vigilanza della stessa Regione, che non ha mai mosso alcun rilievo o contestazione alla stessa; prova ne è che ci sono agli atti regolari certificati di ultimazione dei lavori regolarmente controllati dalla Regione, la quale sottopone i lavori eseguiti a continuo monitoraggio e, lo si ribadisce, non ha mai mosso nei confronti della Cave Sinni alcuna obiezione. La società lavora nel ri- spetto assoluto e totale del progetto di sistemazione idraulica regolarmente approvato e depositato agli atti dell’ente -prosegue Vincile opere di ripristino e i relativi interventi, avvengono esclusivamente nell’ambito delle autorizzazioni rilasciate e nei soli tratti interessati, sempre allo scopo della salvaguardia dell’ambiente». La situazione di criticità è stata evidenziata dal Quotidiano con tanto di prove fotografiche e riguarda le contrade “Fontanelle” e “Lucido”, per una lunghezza di circa tre chilometri a monte della foce, prima e dopo il cantiere della Cave Sinni. Ma la ditta sostiene che quel tratto non è di sua competenza. «La Cave Sinni -sottolinea ancora Vincievidenzia che la lunghezza dell’argine è pari a circa dieci Km per ogni lato; la stessa società effettua quindi i lavori relativi nei punti precisi in cui la Regione concede l’autorizzazione. Di certo, la stessa non può eseguire lavori di ripristino degli argini in punti in cui non è autorizzata, poiché diversamente eseguirebbe lavori abusivi, in violazione di leggi che la società ha, invece, sempre rispettato. La stessa Cave Sinni, sul punto, specifica di aver sempre rifiutato le richieste, che pure le sono perve- nute, di qualche privato cittadino che pretendeva, in maniera del tutto arbitraria e illegittima, la irregolare apertura di piste di accesso non autorizzate da alcuno al fine di creare collegamenti a terreni siti nell’ alveo del fiume. La società, che conta più di cinquanta dipendenti e costituisce un punto di riferimento da oltre trenta anni, per la occupazione lavorativa nella intera Basilicata, non può, quindi, più tacere di fronte a quelli che considera degli inutili allarmismi, creati probabilmente ad arte, da qualcuno che non si è visto accogliere richieste personali e assoluta- © RIPRODUZIONE RISERVATA Filippo Vinci Iniziativa social del Comune per raccogliere immagini e impressioni Turismo, città in promozione con l’hashtag #myPolicoro POLICORO - “Che tu la viva tutti i giorni o ci passi solo le vacanze...svelaci la TuaPolicoro attraverso le immagini ed i pensieri, aiutandoci a raccontarla meglio”. Parte all’insegna della promozione turistica nel modo più social possibile, la campagna promozionale della città di Policoro, in vista della prossima stagione estiva 2014. E’ questo, infatti, l’annuncio che accompagna la nascita dell'hashtag “#mypolicoro”. Il cancelletto davanti alla parola chiave è uno strumento di ricerca utilizzato nei social network (facebook, twitter, instagramm), che permettono il raggruppamento di immagini, post e twit. Così basterà aggiungere l'hashtag nelle proprie foto e si potrà partecipa- re al racconto della propria Policoro. «E' un modo – dichiara l’assessore al Turismo Massimiliano Padula- per creare una rete di fruitori della nostra città, siano essi policoresi o frequentatori di Policoro; utilizzeremo spesso i social nella comunicazione, soprattutto per accompagnare gli eventi, perché siamo convinti che il miglior modo di fare promozione è provando a far raccontare direttamente le esperienze che si vivono qui da noi». Si tratta di una prima piccola azione, che porterà Policoro nella sua piena fase di promozione turistica che quest'anno conta di partire in anticipo. «Stiamo lavorando incessantemente per poter programmare al meglio la prossima stagione turistica; l’imminente uscita del bando ANGOLO DELLO SPORT Calcio a 5, dodicesima giornata di campionato Gran goleada del Tursi Bernalda travolto dall’iniziativa degli uomini di Pitrelli TURSI BERNALDA mente illegittime. La Cave Sinni -conclude Vinci- è in possesso di concrete prove che dimostrano in maniera chiara ed evidente, la sua assoluta buona fede e correttezza, avendo sempre operato nel totale rispetto della legalità e con comportamenti esclusivamente finalizzati al rispetto dell’ ambiente, con scelte imprenditoriali capaci di portare sul territorio crescita ed occupazione». In conclusione la società invita a riscontrare che i lavori affidati siano stati eseguiti «nei punti autorizzati, a perfetta regola d’ arte». Antonio Corrado 8 2 ASD REAL TURSI GROUP: Mango, Tantone, Adduci, De Marco, Padula, Virgallito, Braiano, Bolettieri, Pitrelli, Stalfieri, Santamaria. ASD BERNALDA FUTSAL: Tuzio, Caporusso, Gallitelli R., Buono, Mianulli, Risimini, Plati, Alianelli, Centone, Malvasi. All: Gallitelli M. Arbitro: Lofrano di Bernalda. Reti: Mianulli al 1’ del pt e al 16’ del st; Tantone al 4’ e al 18’ del pt e al 25’ del st; Adduci al 7’ e al 30 del pt; Virgallito al 15’ del pt e al 22’ del st; De Marco al 12’ del pt. Si è giocato al campo di calcetto “Tonino Parziale”. TURSI – Nella 12° giornata del campionato regionale di calcio a 5, Pitrelli schiera tra i pali Mango, Tantone, De Marco, Adduci e Padula. Gli ospiti si presentano con Tuzio in porta, Plati, Gallitelli R., Buono e Mianulli che già nel primo minuto di gioco porta in vantaggio il Bernalda, che attualmente è al primo posto in classifica. Pronta la reazione di Adduci e compagni, con Tantone che pareggia il risultato segnando il suo primo gol al 4’ minuto di inizio partita. Infatti, il Bernalda reagisce subito e al 7’ guadagna un calcio La squadra del Tursi Rotondella che domenica scorsa ha travolto con otto gol Bernalda di punizione parato dal giovane Mango. Poi inizia la goleada dei tursitani. Prima c’è l’autorete di Gallitelli che aveva deviato un forte tiro in porta di Adduci. A seguire il gol di Virgallito da poco entrato e poi altra rete di Tantone su un passaggio dello stesso Adduci. Il Bernalda colpisce due volte il palo, ma l’eroe della giornata è stato il giovane portiere Mango che ha parato tantissimi tiri dei giocatori ospiti. Dopo un altro gol a fine primo tempo ad opera di Adduci, il Tursi Group condu- ce per 5 a 1. Nella ripresa gli ospiti attaccano in continuazione. Al 9’ Gallitelli fa partire un tiro insidioso e Mango para in tuffo. Al 12’ altro tiro di Caporosso e grande parata del giovane Mango. Al 16’ Mianulli accorcia le distanze con la seconda rete. Dal 20’ in poi segnano i tursitani con De Marco, Virgallito e Tantone. Reazione ospite, con il portiere che si spinge in attacco e Mango che para l’ultimo tiro di Buono. Salvatore Martire degli eventi permetterà, quest'anno, di avere un cartellone estivo che comprenda pienamente giugno e, quindi, con una promozione che partirà con largo anticipo. Stiamo collaborando con il Museo Nazionale della Siritide per realizzare alcune azione volte finalmente ad unire il Museo e l'area archeologica con il resto della Città –prosegue Padula- Stiamo continuando a pianificare la promozione insieme agli altri comuni dell'area con azioni sempre più incisive. Sono convinto che esista anche una nuova consapevolezza tra gli operatori turistici della nostra città; un fermento che sicuramente potrà portare Policoro a diventare sempre più turistica». [email protected] MONTALBANO JONICO Più di un milione per le strade rurali MONTALBANO JONICO Iniziata la fase progettuale che cambierà il volto delle contrade rurali montalbanesi. Per farlo si utilizzeranno i finanziamenti richiesti dall’amministrazione comunale e messi a disposizione dalla Regione per fare fronte ai danni causati dalle frequenti alluvioni, in particolare di ottobre, novembre e dicembre dello scorso anno che prevedono appunto interventi per le strade rurali di alcuni comuni della provincia. Tra questi, come fanno sapere dal Comune jonico, c'è anche Montalbano Jonico, destinataria di un finanziamento di 1.236.000 euro, «come richiesto ed ottenuto dalla nostra Amministrazione. -spiegano il sindaco Devincenzis e l’assessore all’Agricoltura Leonardo Rocco Tauro- L'intero agro verrà coinvolto: con interventi nelle contrade “Vento Mare”, “Canace”, Monte Sottano e Soprano, Noce, Pantano, Pantoni, Capolevata e Iazzitelli ecc». Devincenzis, Tauro e l’assessore Massimo Zaccaria insieme ai tecnici progettisti, la settimana scorsa hanno effettuato un sopralluogo sull’intero agro per predisporre i progetti. «Dopo anni di interventi modesti -concludono- con fondi propri effettuati su Granatella, Scarano, Summulco, Ischia, Monte Sottano e Soprano, Capolevata ora è la volta di opere strutturali definitive con sistemazione delle cunette per lo scarico delle acque piovane, ponticelli e bitumazione finale per consentire un agevole transito dei mezzi agricoli e delle merci. Il progetto sarà pronto entro la prima metà di aprile dopo di che si passerà alle gare di appalto. I tempi previsti per l'inizio dei lavori veri e propri cominceranno durante l’estate, la fine dei lavori è prevista per la fine del 2014 inizio 2015». RASSEGNASTAMPA IV I BASILICATA PRIMO PIANO POLITICA VERSO IL CONGRESSO DEL PD Mercoledì 19 marzo 2014 GLI SCENARI L’area Pittella a sorpresa presenta la candidatura di Mario Polese, scombinando le carte per il congresso UNA POLTRONA PER SEI Sei le candidature presentate: per i renziani Braia, Margiotta, Polese e Mitidieri. Per i cuperliani Luongo e per i civatiani Paradiso STATUTO REGIONALE L’intesa Protocollo Corecom e Crpo per tutelare l’immagine femminile Il presidente del Corecom Ercole Trerotola e la presidente della Commissione regionale Pari Opportunità Antonietta Botta hanno sottoscritto un protocollo di intesa che tende a rafforzare la tutela dell’immagine del mondo femminile. Il Co.Re.Com e la Crpo di Basilicata si impegnano a collaborare per sensibilizzare le emittenti radiotelevisive locali ad evitare rappresentazioni che possano incitare direttamente o indirettamente ad atti di violenza contro le donne, a tutelare la dignità e a rispettare l’identità di uomini e donne in coerenza con l’evoluzione dei ruoli nella società. Con la sottoscrizione del protocollo d’intesa che si inserisce nella «tabella di marcia per la parità tra uomini e donne» ci impegniamo a favorire e rafforzare l’applicazione del divieto di utilizzare l’immagine della donna in modo offensivo e discriminatorio. Basilicata o Lucania? Che dilemma Oggi la presentazione delle candidature per le primarie Corsa per la segreteria il Pd finisce in coriandoli Renziani sempre più divisi: anche i pittelliani hanno un loro candidato. Ma è tattica? ANTONELLA INCISO l Nel day after della direzione regionale, i democrat appaiono ancora più divisi di quanto si immaginasse. Dopo il rifiuto giunto da più parti a trovare un candidato unitario, lo scenario di frammentazione che viene fuori l’ultimo giorno utile per la presentazione delle candidature, è decisamente dirompente. Perchè alla segreteria regionale in corsa, ora, ci sono ben sei candidati. Il cuperliano Antonio Luongo e il civatiano Dino Paradiso. Ed altri quattro, tutti di area renziana: l’antezziano Luca Braia, Salvatore Margiotta, il renziano della prima ora Franco Mitidieri ed il pittelliano Mario Polese. Quest’ultimo presentatosi all’ultimo momento, con una mossa tattica dell’area Pittella che scombina non poco i piani e di fatto segna l’ulteriore frammentazione di una cor- LA DATA Ieri il termine per le candidature, il 13 aprile le primarie aperte rente che all’inizio sembrava convergere granitica sul nome di Braia. L’unità dei renziani, invece, non c’è. Si è sciolta come neve al sole. E le primarie del segretario regionale ne segneranno la conta definitiva. Sempre che la scelta dei pittelliani alla fine, non si confermi una tattica per spingere la correte a ritrovare l’unità. Già perchè se ieri - nonostante le diplomazie al lavoro - nessuno dei renziani ha ritirato la candidatura, per farlo c’è tempo fino al giorno prima delle primarie. Non quelle aperte, ma quelle dei circoli che a questo punto da Statuto - diventano improrogabili considerato che i candidati sono più di tre. Unità, dunque. Unità complessiva, però. Perchè la mossa dei pittelliani potrebbe portare ad un’intera ricomposizione della vicenda segreteria regionale. Con il ritiro delle candidature dei ren- ziani, un’eventuale rinvio del congresso, e la nomina di Antonio Luongo a «traghettatore» del partito fuori dal pantano di questa difficile fase. Uno scenario non proprio improbabile, considerato che lo stesso governatore, in più occasioni, avrebbe auspicato una scelta unitaria, l’unica capace di facilitargli anche il lavoro in questa complessa fase regionale. La candidatura di Polese, dunque, è l’estremo tentativo dei pittelliani di convincere gli altri renziani, e soprattutto Luca Braia, a recedere dalle ambizioni di segreteria. Se ci riusciranno è presto per dirlo. Di sicuro, però, quella di ieri è stata la mossa per imporre, se non una decisione, quanto meno una linea: o si è uniti in vista del congresso o se tutti presentano un loro candidato anche la corrente Pittella può farlo. E ieri lo ha fatto. AMMINISTRATIVE INTANTO PER LA SOLUZIONE INTERNA, PACE SI RITIRA A FAVORE DI CARRETTA COMUNE Continuano le fibrillazioni per la scelta dei candidati sindaci a Potenza Potenza, i dem corteggiano gli avvocati della città Contatti con gli avvocati Sarli e Petrone. Intanto nel Centrodestra si fa largo il nome di De Luca l Avvocati. Sarà un caso ma è nell’ambiente forense che il Partito democratico sta cercando il nome unitario per la candidatura a sindaco della città di Potenza. Il «comitato di saggi» è al lavoro da giorni, ormai, nel tentativo di comporre un mosaico fatto di troppi pezzettini. È al lavoro alacremente, ma senza successo. Perchè sino ad oggi due dei professionisti esterni che sono stati contattati, gli avvocati Enzo Sarli e Luigi Petrone, hanno rifiutato. Insomma, nonostante la ricerca continua le indicazioni non si sono concretizzate. Tanto che gli stessi democrat hanno continuato a lavorare anche all’ipotesi interni. Cercando di trovare la sintesi fra i quattro tra consiglieri ed assessori uscenti che aspirano alla carica ossia Giampaolo Carretta, Pinuccio Messina, Federico Pace ed Antonio Pesarini. Perchè su una cosa non si discute: il Pd deve trovare un candidato unitario da sottoporre alle eventuali primarie della coalizione. Un dato rafforzato dal passo indietro fatto, proprio ieri, da Federico Pace a favore di Giampaolo Carretta. Dei quattro interni, quindi, oggi, in campo ne restano tre, uno dei quali l’assessore Pesarini sarebbe disposto anche a ritirarsi ma a condizione «di poter continuare - certo della rielezione a fare l’assessore». Una garanzia che, però, nel partito nessuno al momento sembra in grado di dargli. Insomma, nomi a parte, la l Il nuovo Statuto e il tema della denominazione territoriale al centro della discussione che si è tenuta ieri durante i lavori della prima Commissione consiliare permanente, presieduta da Vito Santarsiero (Pd). «Non possiamo mettere lo stesso vestito a realtà territoriali differenti e usare l’uno o l’altro nome disinvoltamente, Basilicata o Lucania, crea una grande confusione». Lo ha detto il professor Antonio Lerra, presidente della Deputazione Storia Patria per la Lucania, nel corso dell’audizione che si è svolta ieri mattina. Lerra ha quindi tracciato il profilo storico sia dell’ambito territoriale sia della denominazione del popolo partendo dal periodo di maggior espansione dell’antica Lucania sino al 1806, anno in cui la Basilicata assunse la configurazione territoriale ancora vigente. Nel corso del dibattito al quale hanno partecipato oltre al presidente Santarsiero i consiglieri Galante (Ri), Spada (Pd), Rosa (Lb-Fdi), Romaniello (Sel) e Mollica (Udc) si è ricordato che la questione onomastica fu dibattuta già tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, nelle posizioni contrapposte di Giacomo Racioppi e Michele Lacava (Basilicata o Lucania). Una contesa tutt’ora in auge e che il nuovo Statuto cercherà di dirimere. L’organismo consiliare ha successivamente aggiornato i lavori a oggi pomeriggio con l’esame degli emendamenti sui titoli I, II e III. Ai lavori hanno partecipato, oltre al presidente Santarsiero, i consiglieri Robortlla, Miranda Castelgrande e Spada (Pd), Bradascio (Pp), Pietrantuono (Psi), Galante (Ri), Benedetto (Cd), Perrino (M5s), Romaniello (Sel), Mollica (Udc), Napoli (Fi) e Rosa (Lb-Fdi). . scelta del candidato sindaco per i democrat sta diventano una vera e propria partita di risiko. Questo mentre anche il Centrodestra naviga in acque agitate. Forza Italia continua a frenare sulle primarie e questo starebbe creando frizioni con gli alleati di Fratelli d’Italia che, invece, le primarie le chiedono con insistenza. Per trovare la sintesi, quindi, si sta cercando anche qui un nome condiviso. Non, quindi, il consigliere uscente Antonino Imbesi sostenuto da Fi, non il giovane Alessandro Galella portato da Fdi, ma un professionista noto in città l’ingegnere Dario De Lu[a.i.] ca. RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ I V Mercoledì 19 marzo 2014 SINDACATO LE RISPOSTE ALLA CRISI PROPOSTE Rilancio delle dieci priorità per la giunta Pittella e il Piano per il lavoro che porta la firma unitaria di Cgil, Cisl e Uil Assise Spazio anche per musica e teatro La Cgil della Basilicata arriva al suo undicesimo congresso con 64.981 iscritti e 478 assemblee effettuate alle quali ha preso parte all’incirca un terzo degli aderenti (21.259). Il confronto è avvenuto su due documenti: uno a firma Camusso-Landini (in Basilicata ha raccolto 29.020 voti); l’altro documento, della minoranza interna, porta la firma dell’ex leader della Fiom, Giorgio Cremaschi (in Basilicata ha raccolto 161 adesioni). Il congresso regionale Cgil Basilicata punta anche su momenti di cultura e di espressione artistica. Domani, 20 marzo, le assise saranno aperte da un concerto dell’orchestra del Conservatorio di Basilicata, diretto dai Maestri Rocco Eletto e Donato Semeraro, che suoneranno Filippo Turati «Inno dei Lavoratori», Francesco Cardaropoli «Celebration Fanfare»,Donato Semeraro «Souvenir», «Carmen Fantasy», «Satiric Mozart», che precederà la relazione di Alessandro Genovesi, segretario generale Cgil Basilicata. La chiusura dei lavori sarà affidata a Fabrizio Solari, della segreteria Cgil nazionale. Si chiude con il recitativo «Canto clandestino», di Mimmo Sammartino, per raccontarie storie di migranti, respingimenti, accoglienza, speranze, diritti attessi (e talvolta negati) nel bacino del Mediterraneo. Le priorità lucane lavoro al primo posto Due giorni di congresso della Cgil. Le proposte per la Regione l In una fase cruciale per i destini del Paese e anche per il futuro stesso della Basilicata, la Cgil regionale, a margine di una fitta rete di assemblee nei singoli settori, celebra il proprio congresso. Un congresso che risente della pesantezza dell’aria e che ha vissuto, nel suo percorso preparatorio, anche confronti accesi. Come quello che si è aperto, e poi chiuso con la conferma del segretario regionale uscente, all’interno della Fiom Cgil. Domani, 20 marzo, e dopodomani 21, presso il Giubileo Hotel di Rifreddo, si terrà la fase conclusiva dell’undicesimo congresso della Cgil regionale di Basilicata. In Basilicata sono stati circa ventinovemila le lavoratrici e lavoratori, disoccupati, pensionati che si sono confrontati con le azioni proposte nel documento «Il lavoro decide il futuro», con le proposte contenute nel documento della Cgil Basilicata sulle dieci priorità per il Governo regionale e nel Piano del lavoro che, unica Regione d'Italia, è stato redatto unitariamente anche con la Cisl e la Uil. Perché, sottolinea la Cgil lucana, «se la crisi assume tratti specifici nel Mezzogiorno e in quell'area “interna per definizione” che è la Basilicata, è dentro la più generale necessità di avviare una forte politica di redistribuzione verso il basso, di rilancio dell'intervento pubblico, di creazione di occupazione che la Cgil Basilicata ha concentrato il proprio percorso congressuale». «L'abbondanza di risorse naturali (acqua e petrolio) - prosegue il sindacato - la presenza di un significativo patrimonio ambientale e culturale, la particolarità del tessuto produttivo (con grandi player industriali quali Fiat, Eni, Total, Barilla, Ferrero, Coca Cola, Telespazio, SINDACATO La Cgil regionale della Basilicata apre domani e dopodomani il suo undicesimo congresso. A sinistra: il segretario generale della Cgil della Basilicata, Alessandro Genovesi [foto Tony Vece] . Italcementi, ecc.), le sfide di rilanciare eccellenze come l'agricoltura e la produzione del mobile imbottito: dentro QUASI 65MILA ISCRITTI Domani e dopodomani al Giubileo Hotel di Rifreddo a congresso il sindacato dei 65 mila iscritti lucani queste coordinate si è mossa e si muove la discussione della Cgil Basilicata». Una Cgil che, attraverso i congressi delle proprie categorie e Camere del lavoro, ha cercato di «tenere insieme tanto le proposte nazionali (le richieste più sentite sono quelle di rimettere mano al sistema pensionistico post Fornero e la definizione di un piano nazionale per l'occupazione giovanile) e l'esigenza di valorizzare il positivo “salto di qualità” che il nuovo modello sindacale ci consegna (che da più protagonismo proprio a delegati e ai territori), quanto la costruzione dal basso di una vertenzialità diffusa che faccia del Piano del Lavoro uno strumento di azione, mobilitazione, confronto reale con tutti gli interlocutori, siano essi aziende private che istituzioni». Cgil: «Apof-Il cambi e si superi presto il precariato storico» l «Forte preoccupazione per lo stato di caos in cui versa Apof-Il e, in particolare, per la condizione di abbandono del precariato storico dell'Agenzia». Ad affermarlo Angelo Summa, segretario generale Cgil Potenza, e Roberta Laurino, segretario Fp Cgil. Chiedono l’apertura di «un immediato confronto su governance e sul superamento del precariato storico». «Sono lavoratrici e lavoratori - affermano Summa e Laurino - che da almeno dieci anni sono stati da sempre impegnati nello svolgimento di attività istituzionali in una condizione di progressiva precarietà. Una condizione di continuo peggioramento dove si è passati negli anni da contratti a tempo determinato a contratti sempre più precari, quali quelli interinali e, successivamente, co.co.co e co.co.pro, con contratti di poche ore al mese con una crescente discontinuità lavorativa». «Nonostante da tempo, come Cgil, abbiamo posto il tema del precariato storico in Apof-Il e più volte abbiamo sollecitato una nuova governance dell'agenzia, a partire da una radicale riforma della legge regionale 33/2003 - spiegano i sindacalisti - nessuna vera discussione è stata avviata». Non si affronta il merito, denuncia la Cgil, e ci si sottrae al confronto vero con il sindacato. Di qui l’auspicio di «una nuova fase in cui si discuta e si decida di quella che deve essere la nuova governance dell’Apof-Il e di come la stessa Agenzia possa diventare un modello di eccellenza lucana sulle attività di formazione e di orientamento anche attraverso una reale integrazione con la scuola pubblica e i centri per l'impiego». Per la Cgil, «investire sul lavoro» significa «investire sul precariato storico» che dev’essere superato, con «la riforma della legge 33, la nuova governance dell’Agenzia, la programmazione delle attività formative». I 400 ex lsu settore scuola L’Udb chiama alla protesta oggi davanti alla Regione i lavoratori precari della scuola «Pittella onori gli impegni» «Censimento, prepensionamento e assunzione diretta» POTENZA MANIFESTAZIONE EX LSU PROCLAMATA PER VENERDÌ PROSSIMO 21 MARZO l Circa 400 lavoratori ex lsu (lavori socialmente utili) e appalti storici impegnati nelle pulizie delle scuole di ogni ordine e grado della Basilicata saranno in piazza oggi, alle 9.30, presso il Palazzo della giunta regionale della Basilicata, a Potenza. La vertenza - fanno sapere Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil - presenta un carattere nazionale e riguarda tutti i ventiquattromila addetti al settore che rischiano una riduzione dell’orario di lavoro di oltre il cinquanta per cento». Perché oggi i lavoratori lucani scendono in piazza? «Chiedono di essere ricevuti - spiegano le organizzazioni sindacali - dal presidente della giunta regionale Marcello Pittella. Il governatore lucano, infatti, lo scorso 26 febbraio, ha promosso, con una nota inviata al governo nazionale, la proproga degli attuali appalti fino al 30 giugno prossimo». Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil ribadiscono «la necessità di riaprire il confronto a livello nazionale e chiedono al Governo che si CGIL-CISL-UIL Oggi protesta degli lsu attivi concretamente affinché vengano garantiti i livelli occupazionali attuali, retributivi e contributivi, nonché le condizioni igienico sanitarie di tutte le scuole di ogni ordine e grado». «Seriamente preoccupati per la salute di quanti operano all’interno delle istituzioni scolastiche - concludono Filcams, Fisascat e Uiltucs - confidiamo in una soluzione definitiva e repentina della controversia». l «Nonostante la proroga delle risorse decisa fino al 31 marzo la gara Consip e i tagli del decreto del fare non sono stati rivisti, si stanno comunque attuando e stanno causando, come noi abbiamo da tempo denunciato, dei disastri incredibili anche oltre le nostre previsioni». Lo afferma l’Unione sindacale di base (Usb) . In tutta Italia, osserva l’Usb, si verificano «licenziamenti degli ex lsu, fortissime riduzioni di orario (a nostro avviso anche strumentali) e di salario, fin sotto i minimi contrattuali delle 15h per meno di 12 mesi, senza contributi e con nuovi e inaccettabili ricatti sui carichi di lavoro e a fronte di stipendi di circa 200 euro al mese e evidenti ripercussioni sul servizio». Dal 1° aprile «anche la Basilicata, con la Calabria, entrerà in gara Consip, sicuramente con le stesse condizioni delle altre regioni mentre per la Campania e la Sicilia, non essendoci alcuna gara Consip in corso, rimane il pericolo licenziamento al 31 marzo o la prospettiva di una proroga fino a giugno in attesa della ban- ditura di una nuova gara». Dal governo (che si era preso un mese di tempo per risolvere), per l’Usb, non arrivano soluzioni. E le concertazioni non sembrano portare risposte serie ai lavoratori. L’Unità sindacale di base, «giorni fa, ha inviato all’attenzione del ministro Stefania Giannini soluzioni utili ad evitare le disastrose conseguenze della gara Consip. Abbiamo proposto anzitutto un censimento dei lavoratori in servizio nelle scuole, abbiamo proposto il prepensionamento dei lavoratori che hanno due anni per la pensione e l’inter nalizzazione del servizio di pulizia attraverso l’assunzione diretta degli ex lsu». «In questi giorni - aggiunge l’Usb stiamo coinvolgendo tutte le istituzioni e tutti i soggetti che sono direttamente e indirettamente coinvolti nel mondo della scuola per dimostrare che la soluzione da noi proposta è realmente condivisa da chi è parte integrante della scuola, da chi vive la scuola tutti i giorni, da chi conosce le vere esigenze e le vere priorità della scuola e dei lavoratori e UDB Con gli ex lsu sciopero venerdì non di qualche lobbies economica e/o sindacale». «Un messaggio chiaro e tangibile va dato a un Governo che dichiara mediaticamente di voler mettere al primo posto delle sue priorità proprio la scuola - proseguono le Udb ma che entro la fine del mese deve dare risposte vere e utili per difendere concretamente qualità della scuola e mantenimento dell’occupazione». Le Unità sindacali di base hanno deciso di manifestare venerdì prossimo, 21 marzo, anche a Potenza, in occasione della giornata di sciopero nazionale proclamata dalle Udb. L’appuntamento per i lavoratori ex lsu è fissato per le ore 10 del 21 marzo con presidio organizzato davanti al Palazzo della Giunta Regionale. RASSEGNASTAMPA VI I POTENZA CITTÀ Mercoledì 19 marzo 2014 AMBIENTE E SALUTE LA CITTÀ INVIVIBILE STAZIONE DI TRASFERENZA Contenzioso economico tra la stazione di trasferenza e il Comune: porte chiuse per la spazzatura potentina a Tito Scalo ALTERNATIVE L’amministrazione sta cercando di risolvere la situazione. Intanto si pensa ad alternative come il trasferimento diretto in discarica La raccolta rifiuti ancora bloccata Si ammassano i sacchetti di spazzatura dentro e fuori i cassonetti grigi GIOVANNA LAGUARDIA l La città di Potenza è sempre in piena emergenza rifiuti. I sacchetti dell’immondizia continuano a straripare dai cassonetti stracolmi, mentre la raccolta è ferma ormai da venerdì scorso: la stazione di trasferenza di Tito non accetta più la spazzatura proveniente da Potenza a causa dei debiti accumulati dal Comune di Potenza. Non è la prima volta che si verifica un intoppo del genere: anche nel mese di aprile del 2013 la stazione di trasferenza della B & B Eco aveva chiuso temporaneamente le porte per i rifiuti del Comune di Potenza e del bacino centro a causa della pesante debitoria accumulata. E oggi, a disatnza di circa un anno, la storia si ripete. Sempre a causa della debitoria accumulata, infatti, venerdì scorso la stazione di trasferenza, con una nota inviata all’Acta, ha interrotto il flusso dei rifiuti. Che hanno incominciato ad accumularsi. Come si vede dalle immagini riprese dal nostro reporter Tony Vece in vari punti della città, da lunedì a ieri la situazione si è già notevolmente aggravata. E i primi tepori di marzo non lasciano presagire nulla di buono dal punti di vista igienico-sanitario. La preoccupazione tra i cittadini aumenta e la Gazzetta ha interpellato l’assessore comunale all’Ambiente, Nicola Lovallo, per avere lumi sulle prospettive di risolvere celermente la questione. «Il problema - ha spiegato Lovallo - non è certo dovuto alla cattiva gestione del sistema di raccolta. Purtroppo l’anello debole della catena èp quello economico, che in questo caso è venuto a mancare. Al Comune stiamo lavorando per cercare una soluzione che possa metterci in condizione di riprendere al più presto la raccolta». Ma cosa potrebbe accadere se il contenzioso tra il Comune di Potenza e la B & B Eco dovesse andare per le lunghe? «Nel frattempo - spiega Lovallo - stiamo anche studiano possibili soluzioni alternative, come ad esempio la possibilità di conferire direttamente i rifiuti alla discarica di Atella senza passare dalla stazione di trasferenza». Per quanto riguarda la raccolta differenziata, invece, in questo caso i rifiuti non vanno alla stazione di trasferenza di Tito, ma ad una piattaforma ecologica dove vengono smistati ed avviati alle operazioni per riciclarli. RIFIUTI SPECIALI Piattaforma ecologica POTENZA IL CAPOLUOGO FA DA TRAINO LA SITUAZIONE IERI Rifiuti elettronici la Basilicata medaglia d’oro per la raccolta RACCOLTA RIFIUTI I sacchetti di spazzatura straripano dai cassonetti stracolmi in tutti gli angoli della città [servizio fotografico Tony Vece] l La Basilicata «medaglia d’oro» per l’aumento di rifiuti da apparecchiature elettrotecniche (+75%) rispetto al 2012. È quanto emerso dal “Rapporto Annuale 2013 sul Sistema di Ritiro e Trattamento dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche in Italia”, realizzato dal Centro di Coordinamento Raee. La Basilicata registra una crescita dei quantitativi di Raee raccolti nel 2013 del 75% (con 2.274.241 kg). La media pro capite è pari a 3,93 kg di Raee per abitante al di sopra del dato nazionale. Aumenta il numero di Centri di Raccolta che passano da 48 a 51 strutture; i Centri di Conferimento si attestano pertanto sulla media di 8,82 ogni 100.000 abitanti. Potenza nel corso dell’anno ha trainato la variazione positiva registrando i migliori risultati per raccolta assoluta con 1.830.250 kg, a seguire Matera con 443.991 kg. Il Raggruppamento più raccolto a livello regionale è R1 (Freddo e Clima) con 1.232.830 kg, seguito da R3 (Tv e Monitor) con 774.070 kg di Raee. Quasi a pari merito i quantitativi raccolti nell'ambito dei Raggruppamenti R2 (Grandi Elettrodomestici) e R4 (Piccoli Elettrodomestici), rispettivamente con 133.000 kg e 132.000 kg raccolti. Chiude la classifica R5 (Sorgenti Luminose). . Movimento 5 Stelle: Giannizzari Auto incendiata all’alba incontra i negozianti del centro Corto circuito o vandalismo? l Attivisti del Movimento 5 Stelle, con il candidato sindaco di Potenza Savino Giannizzari, hanno incontrato ieri mattina i commercianti del centro storico del capoluogo lucano, alle prese con una crisi senza fine. I negozi continuano a chiudere a ritmo vertiginoso, a testimonianza di una gestione dell’area antica della città che, secondo i «grillini», non ha risposto alle esigenze di chi lavora qui. Giannizzari ha raccolto una serie di testimonianze che tradurrà nel suo programma elettorale in proposte per rilanciare il centro. Una presa di coscienza diretta di quanto sta accadendo in via Pretoria e dintorni per poter tarare la propria eventuale futura azione di governo. È un «modus operandi» che il M5S e Giannizzari contano di utilizzare per affrontare altre tematiche che riguardano il capoluogo. POLITICA Il «giro» tra i commercianti [foto T. Vece] . l Il caso è stato liquidato dai vigili del fuoco: un banale corto circuito. Ma a Macchia Giocoli, a Potenza, ci credono in pochi. L’auto che è andata letteralmente in fumo all’alba di ieri era parcheggiata dalle 19 e, secondo la ricostruzione dell’accaduto, sarebbe stata avvolta dalle fiamme alle 4 del mattino. Motore freddo, dunque. Coinvolta l’altra vettura che le stava di fianco, danneggiata irrimediabilmente. Si tende ad escludere la matrice intimidatoria anche perché il proprietario dell’utilitaria è conosciuto come un cittadino esemplare, onesto, tranquillo, senza scheletri nell’armadio. Ecco che prende corpo l’ipotesi di un atto vandalico. L’ennesimo. Negli ultimi due mesi sono stati almeno sei i casi di auto incendiate a Potenza. Anche nei precedenti episodi si è parlato di guasto, di corto circuito. Siamo di fronte ad un virus delle quattroruote? RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ I VII Mercoledì 19 marzo 2014 INCREDIBILE, MA VERO? DENARO SOTTO IL MATTONE DA TRIESTE IN GIÙ Spuntano casi analoghi in tutta Italia. Ieri il «contagio» a Potenza. Che sia soltanto una manovra pubblicitaria? Trova 12 milioni di vecchie lire la banca rifiuta di cambiarglieli Banconote «carta straccia». Si affida a uno studio legale per tentare di avere i soldi in euro. La storia, però, sa di bufala MASSIMO BRANCATI l Qualche giorno fa una donna di Siracusa ha trovato in una vecchia damigiana, dimenticata in garage, 43 milioni delle vecchie lire. Li ha portati in banca per convertirli in euro, ma allo sportello si è sentita dire che quelle monete ormai erano carta straccia. Trascorsi i dieci anni dall’entrata in vigore dell’euro, le è stato spiegato, non aveva ormai più titoli per rivendicarne l’equivalente. È cominciata così una battaglia legale contro Bankitalia che non vuole schiodare un centesimo. La stessa battaglia la sta portando avanti una signora di Pesaro che di milioni del vecchio conio ne avrebbe trovati addirittura cento nella casa dello zio defunto. Una strana epidemia di fortunati «cercatori delle lire» che avrebbe contagiato anche un potentino, Rocco Giuzio, il cui nome è citato in una nota di Agitalia (Associazione per la Giustizia in Italia), catalizzatore di casi analoghi. L’uomo avrebbe trovato tra le carte del padre Antonio, 92enne colpito da ictus, circa 12 milioni di cui nessuno della famiglia sapeva dell’esistenza. Erano stati nascosti dal pensionato sotto la mattonella nella convinzione che depositarli in banca avrebbe fruttato poco o nulla. Inutile il tentativo di cambiare le lire in euro e così Giuzio si è rivolto all’ufficio legale di Agitalia che ha sede a Milano e Roma. Gli avvocati dell’associazione insistono su un particolare: è vero che c’è un termine decennale per il cambio delle monete (2002-2012), ma è anche vero, come sostiene ampiamente la giurisprudenza, che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto. In altre parole, i dieci anni per il cambio lire-euro decorrono dal giorno del ritrovamento dei soldi. «Lo stato di salute gravemente compromesso del signor Giuzio senior - spiega Agitalia - ha impedito che lo stesso si potesse attivare tempestivamente presso Bankitalia per chiedere il cambio che ora ha intenzione di chiedere il figlio, amministratore di sostegno dell’anziano genitore». La storia è di quelle che attirano l’attenzione dei media. Tant’è che sui casi di improvvisi ritrovamenti di lire in cantine, anfratti, vecchi contenitori e quant’altro si sono L’APPELLO DELLA GAZZETTA Anche Pittella firma per l’alta velocità CAMBIO Il cambio delle lire in euro ha un termine decennale (2002-2012), ma il termine, così come sostiene la giurisprudenza, decorrerebbe dal giorno del ritrovamento delle somme in lire . fiondati giornali a tiratura nazionale e trasmissioni televisive. L’arrivo in redazione del comunicato di Agitalia ha solleticato anche la nostra curiosità. Ci sono tutti gli in- FANTOMATICO Protagonista della vicenda è il potentino Rocco Giuzio. Inutili i tentativi di contattarlo gredienti per un servizio giornalistico di impatto: l’estrema attualità della vicenda, visto che proprio in questi giorni in diverse zone d’Italia sono sbucate storie analoghe, il nome del fortunato protagonista (con tanto di cellulare), il numero telefonico dell’associazione. Il nostro primo pensiero è stato quello di contattare Rocco Giuzio, nome e cognome che trasuda potentinità. Il telefonino risulta spento. Non resta che «armarsi» di pazienza e passare in rassegna tutti i Giuzio dell’elenco telefonico. Una faticaccia. Ma del Rocco citato da Agitalia e dell’anziano padre non c’è traccia. Pare che non ci sia un solo parente a Potenza città. Tutti omonimi. Nessuno sa di un 92enne colpito da ictus. La ricerca infruttuosa semina il sospetto che tutta questa storia possa essere una bufala. Anche perché appare strana la coincidenza di casi analoghi spuntati qua e là in Italia. All’improvviso riemergono milioni di lire da Trieste in giù con il comune denominatore rappresentato da Agitalia. Abbiamo tentato di metterci in contatto con questa agenzia, ma tutti i cellulari segnalati sul sito internet www.agitalia.info sono risultati spenti. Sulla rete troviamo altre vicende segnalate da Agitalia che hanno avuto vasta eco sulla stampa. Tutte storie curiose come la nonnina di 110 anni che lascia in eredità alla badante 400mila euro: a distanza di qualche mese un’altra nonna, sempre di 110 anni, lascia tutto all’infermiera. Sempre una ultracentenaria annuncia di voler cedere la sua pensione a Berlusconi e, infine, una donna di 107 anni festeggia il compleanno aspettando la telefonata da papa Francesco. Prima della «riemersione» marzolina delle vecchie lire, Agitalia ha disseminato le redazioni di casi di ritrovamento di buoni postali e titoli di Stato rivalutati. Agita(lia) le acque per farsi pubblicità e prendersi gioco di giornali e tv? POTENZA LA PROPOSTA DI LEGGE DEL COMUNE ALLA REGIONE PER COMBATTERE IL GIOCO D’AZZARDO. DIMINUIZIONE DI IMU O TARSU Incentivi fiscali ai gestori dei locali che non installano slot-machine l Il gioco d’azzardo è diventato, con il passare degli anni, una vera e propria « piaga sociale» sempre più complessa da affrontare e risolvere. In molti ci stanno provando preoccupati dai dati sempre più allarmanti sull’incidenza di questo fenomeno nel tessuto sociale ed economico del paese. Anche nel capoluogo lucano qualcosa si sta muovendo in tal senso anche se i numeri pongono Potenza al terz’ultimo posto per spesa pro-capite (590 euro) nella graduatoria nazionale per spesa-gioco. Proprio per cercare di tenere sotto controllo il fenomeno, magari riducendolo ulteriormente il Comune di Potenza ha preparato una proposta di legge da sottoporre all’attenzione del Consiglio Regionale che ha come obiettivo disincentivare l’apertura di nuove sale giochi, favorire gli esercenti che rinunceranno alle slot machine e contrastare il gioco patologico. A presentare la proposta di legge l’as- sessore alle Politiche e ai Servizi sociali del Comune di Potenza Donato Pace che ha sottolineato come questo lavoro «sia frutto di una programmazione interistituzionale e di concertazione con il privato sociale». Diverse infatti sono state i soggetti pubblici e privati che hanno contribuito nel «tavolo tecnico» istituito dal Comune per arrivare alla definizione di una proposta che raccolga in se idee concrete per contrastare questa emergenza sociale. Sert, Polizia Municipale Confcommercio, Ascom, Ascom Centro, le associazioni Iskra, Insieme, Altri Mondi, Famiglie Fuori Gioco, Coreland hanno dato il loro supporto in tema di idee e proposte. Tra i punti chiave della proposta (complessivamente 16 articoli) spicca «l’incentivo fiscale (o diminuzioni di Imu e Tarsu) in favore degli esercizi che provvederanno volonta- l Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ha annunciato di «condividere la battaglia che da mesi La Gazzetta del Mezzogiorno sta portando avanti sulle pagine del giornale per avere treni ad alta velocità anche sulla dorsale adriatica». Il governatore Pittella, ha annunciato che firmerà l’appello che il quotidiano ha proposto venerdì prossimo, nella sede di Bari, incontrando il direttore della Gazzetta, Giuseppe De Tomaso, e il gruppo di lavoro che sta animando il tour del giornale nei diversi capoluoghi del Mezzogiorno. Nell’occasione, il governatore lucano vorrà «rilanciare il patto tra Basilicata e Puglia proposto di recente al collega pugliese, Nichi Vendola, nel corso del convegno organizzato dalla Cisl a Bari alla presenza del segretario nazionale Bonanni. PRESIDENTE Marcello Pittella Sul piano dei collegamenti ferroviari la Basilicata è fortemente interessata a rafforzare l'asse Salerno-Potenza-Taranto e la Matera-Bari – ha aggiunto il governatore lucano – per creare un effetto cerniera tra la dorsale adriatica e quella tirrenica nell’ambito di un più vasto disegno strategico che le Regioni meridionali devono porre in essere utilizzando, per la realizzazione di opere infrastrutturali di grande respiro, i fondi della prossima programmazione europea 2014-2020». le altre notizie VOLONTARIATO Il futuro di Potenza: idee per viverla meglio n Si terrà domenica prossima a Potenza una Ost (Open Space Technology) dedicato ai temi che riguardano la città, organizzato da Ame-Rete Potenza. L'evento «Potenza: quali idee per viverla meglio?» si svolgerà presso il Principe di Piemonte dalle 9 alle 17 e coinvolgerà il mondo del volontariato. LA NOSTRA SALUTE Coordinamento di associazioni sul diabete n Anche in Basilicata, come in altre regioni del Paese, sarà attivato un coordinamento unitario delle associazioni di persone con diabete: lo hanno annunciato i presidenti di Diabete Italia, Salvatore Caputo, e di Fand-Associazione italiana diabetici, Egidio Archero, augurando «buon lavoro ad Antonio Papaleo, per molti anni vicepresidente nazionale Fand, nominato giovedì scorso coordinatore regionale delle associazioni del territorio lucano». ASSOCIAZIONISMO riamente alla completa disinstallazione degli apparecchi da gioco, il divieto di collocare nuovi apparecchi (sloot) ad una distanza inferiore a 500 metri da luoghi sensibili come istituti scolastici luoghi di culto, impianti sportivi, strutture sanitarie, luoghi di aggregazione giovanile ed altre». [san.maio.] Nasce la nuova sede di Prima Persona Basilicata n Domani a Potenza, alle 18.30 in via Sicilia n. 20, verrà inaugurata la sede di Prima Persona Basilicata. Nata nel 2011 in un contesto nazionale, da un'intuizione del vice presidente vicario del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, l'associazione politico-culturale Prima Persona oggi conta sul territorio lucano ben quarantotto circoli attivi, animati da giovani coordinatori che hanno posto le basi per una condivisione attiva sul territorio all'insegna del bene comune. RASSEGNASTAMPA VIII I POTENZA CITTÀ E PROVINCIA Mercoledì 19 marzo 2014 MARSICO NUOVO DOPO L’ABBANDONO DELLA RIUNIONE SUL POZZO PERGOLA 1 . DISPIACIUTO ll governatore lucano Marcello Pittella ieri nel corso di una conferenza stampa ha spiegato i motivi che lo hanno spinto ad abbandonare l’incontro di Marsico Nuovo sul petrolio ll presidente Pittella: «Nell’incontro è mancata l’educazione democratica» Per la presenza di un gruppo di contestatori ALESSANDRO BOCCIA l «A Marsiconuovo è mancata l’educazione democratica». A ribadirlo è il governatore lucano Marcello Pittella, all’indomani dell’incontro che si è svolto nel piccolo comune della Val d’Agri, durante il quale un gruppo di manifestanti ha impedito ai relatori di confrontarsi sui temi petroliferi ed in particolare sul nuovo pozzo Eni denominato «Pergola 1», alla presenza anche dei dirigenti della compagnia petrolifera. Per commentare l’episodio il presidente della Regione Basilicata ha convocato ieri mattina una conferenza stampa, nel corso della quale ha voluto spiegare i motivi che lo hanno spinto ad abbandonare l’incontro aperto alla cittadinanza. «Sono rammaricato e dispiaciuto – ha spiegato Pittella perché un gruppo minoritario di persone, rispetto ad una più vasta platea, si è assunto la responsabilità di non favorire lo svol- gimento di un dialogo necessario per comprendere a fondo i problemi legati alla realizzazione del quarto pozzo previsto degli accordi del ’98». Poi una precisazione: «Noi siamo aperti al contraddittorio e al dialogo e anche, se necessario, a cambiare il nostro percorso con proposte concrete, ma non accettiamo 'nò strumentali o proteste senza contenuti, con atteggiamenti prevenuti da parte di una minoranza che non vogliamo rincorrere». Per Pittella è sembrato di trovare a Marsiconuovo una «saracinesca preimpostata». Nel corso della conferenza stampa Pittella ha anche provato ad esaminare i motivi alla base delle ritrosie delle comunità della Val d’Agri in tema di petrolio. «L’intesa con l’Eni del 1998 non è stata per buona parte soddisfatta. Una parte di questa responsabilità è da attribuire proprio a un corto circuito tra cittadini e istituzioni. Chi governa ha il dovere di comprendere che la gente è arrabbiata perché non sono state messe in piedi ottimali condizioni per l’occupazione. Ma, fatto salvo il rispetto per l’ambiente, non utilizzare questa risorsa sarebbe un suicidio. La Val d’Agri merita un ristoro ambientale ma sono per un sostanziale superamento della logica dei ‘bonus’ e per l’individuazione di più complessive misure di sostegno a favore dagli ultimi e dai penultimi. Servono poi ricadute in termini di efficientamento energetico e di vantaggi localizzativi per le imprese. Il patto di stabilità è il nodo dei nodi. A partire dalla prossima finanziaria dovremo dimostrare una nuova capacità di pianificazione delle risorse. Ce lo chiede l’Europa, ma ce lo chiede soprattutto la Basilicata che non vuole fermarsi». Infine un impegno, e cioè quello di ritornare presto a Marsiconuovo a condizione che sia garantita un’ «educazione democratica». LE REAZIONI DI VITTORIO PRINZI E FILIPPO MASSARO «Una contestazione che va censurata» PROTESTE Il gruppo di contestatori che hanno mandato all’aria la riunione di Marsico Nuovo sul tema delò pozzo petrolifero «Pergola 1» POTENZA DA 11 NEL 2012 SIAMO PASSATI A 5 NEL 2013. 4 I DONATORI UTILIZZATI RISPETTO AI 7 DELL’ANNO PRECEDENTE Calano in Basilicata i donatori di organi l «Quanto accaduto l’altro giorno a Marsiconuovo con la contestazione al Presidente Pittella, che va censurata senza alcuna esitazione perché non ha consentito il democratico ed indispensabile confronto con i cittadini», dice il consigliere provinciale di Potenza Vittorio Prinzi. Per Prinzi «è purtroppo anche questo il frutto di una situazione che si è fatta difficile per ritardi, inadempienze ed inadeguatezze proprio in materia di tutela della salute pubblica, dell’ambiente e della sicurezza dei residenti nelle aree interessate alle attività petrolifere. Si è creata, specie nelle comunità che vivono a ridosso dei pozzi e tanto più nell’area industriale di Viggiano, una sorta di diffidenza nei confronti delle istituzioni e della politica che va rimossa con gradualità oltre che attraverso il dialogo con atti concreti come il Piano di emergenza esterna all’impianto di Viggiano che è stato aggiornato». L’Anisap: «Deve crescere la cultura della sensibilità» l Nel 2013 si è registrato in Basilicata un calo di donatori di organi rispetto al 2012 (da 11 del 2012 a 5 del 2013); i donatori utilizzati sono stati 4 rispetto ai 7 dell’anno precedente; i decessi con accertamento neurologico sono invece piuttosto stabili (21,4% nel 2013 e 21,9% nel 2012). Lo riferisce l’Anisap Basilicata che ha rielaborato su scala regionale i dati del Centro nazionale trapianti per l’attività di donazione e trapianto di organi nel 2013. Le motivazioni del divario esistente tra il numero di accertamenti eseguiti e donatori utilizzati sono molteplici e non possono essere riconducibili solo alleopposizioni, che per il 2013 si attestano al29.6%. Tra i principali fattori di interruzione del processo di donazione c’è lanon idoneità clinica del potenziale donatore, a causa di controindicazioni cliniche al trapianto, un segnale, questo, dell’elevato livello di sicurezza raggiunto dal sistema italiano. ). A livello territoriale, la Regione con il maggior numero di donatori è la Lombardia (245), anche se alla Toscana va il record di donatori per milioni di abitanti (45,7), seguita dal Friuli Venezia Giulia (34,5) e dalle Valle d’Aosta (31); in Basilicata (8,6). Ma restano in lista d’attesa 8.828 persone. I dati – commenta l’Anisap – confermano una sostanziale stabilità del sistema italiano dei trapianti. Nel2013sono stati trapiantati2.841 pazienti, in leggera flessione rispetto all’anno precedente (2.902); nel dettaglio:1501trapianti direne,998difegato,219dicuore,141dipolmonee58dipancreas.I dati sono diversificati per organo: i trapianti di cuore e di rene sono leggermente diminuiti rispetto al 2012. I trapianti di cuore, nel 2013, sono 219 rispetto ai 231 del 2012; questo calo deve essere letto anche alla luce del crescente utilizzo dei VAD (Ventricular Assist Device), soluzioni «ponte» al trapianto o terapia definitiva.I trapianti di rene, nel 2013, sono 1501 rispetto ai 1589 del 2012 ma si registra un aumento del trapianto di rene da donatore vivente (210 nel 2013, dati in proiezione al 30 novembre 2013, rispetto ai 189 del 2012). In sostanziale crescita sono il trapianto di polmone e quello di fegato, rispettivamente nel 2013 sono stati trapiantati 30 e 12 pazienti in più rispetto al 2012.Stabili anche le liste d’attesa: ipazientiiscritti in lista sono8.828come lo scorso anno.Per l’Anisap va intensificata in Basilicata la campagna per accrescere la cultura della donazione. L’informazione è la base imprescindibile – ha sottolineato il presidente Antonio Flovilla – per costruire una sensibilità in grado di sviluppare la collaborazione da parte di più ampie fasce possibili della popolazione. MEDICO Antonio Flovilla RIONERO L’ELENCO DI TUTTI I VINCITORI La famiglia al centro del concorso letterario Un successo la 6^ edizione del centro anziani l Anche la 6° edizione del concorso letterario sul tema della famiglia, indetto, dal Centro comunale anziani di Rionero, con patrocinio del Comune ed in collaborazione con l’Unilabor–Università delle Tre Età, con l’Azione Cattolica della parrocchia SS. Sacramento e della Laf (Laboratorio Analisi Flovilla) è alle spalle. Il presidente del centro anziani, Mauro Sasso, ha aperto i lavori della consegna dei premi ai 6 vincitori, 3 per ciascuna categoria (studenti di 4° e 5°classe di scuole secondarie di 2° grado e cittadini di età inferiore ai 70 anni, anche stranieri, purché residenti in Basilicata). «I lavori pervenuti, - ha detto Sasso - hanno approfondito il tema “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana ed europea. Quali le politiche per realizzarla?” e sono risultati tutti di ottima fattura». Alla serata, moderata da Clemente Carlucci, hanno portato un contributo di idee Antonio Flovilla, Maria Domenica Gioiosa, Maria Luigia Bozza,Roberta Maulà e per il sindaco Antonio Placido, l’assessore comunale Paola D’Antonio che ha confermato la volontà del Comune di sostenere l’ iniziativa. Per la categoria studenti, partecipante con 32 elaborati provenienti da varie scuole lucane, i premi sono andati a: 1- Tetta Vincenzo Pio, (Melfi), classe IV-A del Liceo Classico «Levi» di Rionero in Vulture; 2-Carlomagno Silvia (Trecchina) ,classe V, Istittuo Tecnico «D’Alessandro» di Lagonegro; Premio speciale: Cappiello Rosanna (Melfi), classe V-A, Liceo Classico «Levi» di Rionero in Vulture. Per la categoria cittadini under 70, (20 gli elaborati pervenuti), premiati: 1Madacki Emma, giovane serba trapiantata e sposata a Palazzo S. Gervasio»; 2-Lamorte Stefania (Melfi). Premio spe[ddl] ciale: Calderone Domenico, 64 di Ruvo del Monte. l Dopo la contestazione al governatore lucano interviene anche il presidente del Csail Filippo Massaro che esprime solidarietà a Pittella. Ecco Massaro: «pensiamo che è stata tesa una “trappola” al Presidente. Ho discusso con il presidente Pittella, nel suo ufficio di quello che una volta era un Palazzo inaccessibile ai comitati civici, di petrolio, aree interne, problemi concreti della gente in carne ed ossa. E' stato un vero piacere intanto essere ricevuto ed essere ascoltato e poi conversare amabilmente di temi che riguardano la vita quotidiana dei cittadini. Uno scambio di idee su cosa è possibile fare e tanta disponibilità al confronto. Il Presidente ha dato prova di grande umiltà e senso civico perchè l'ascolto è sempre un atto di civiltà e di democrazia. Un piccolo-grande gesto che conferma la novità avvenuta in Basilicata in pochi mesi e che lascia ben sperare. Insomma abbiamo parlato di fatti concreti». LATRONICO TERRA DI CENTENARI Nonna Peppina varca il secolo di vita CENTO ANNI Nonna Peppina Orofino festeggiata per il suo secolo di vita anche dal sindaco l LATRONICO. Il centro termale dell’area sud lucana si conferma terra di centenari. In questo 2014 appena avviato sono già tre i cittadini di Latronico che hanno superato il secolo di vita. L’ultima in ordine di tempo nonna Peppina Orofino che ieri ha centrato i suoi...primi cento anni. A festeggiarla nella frazione Procoio di Agromonte insieme a tutti i suoi familiari ed i residenti della zona, in rappresentanza dell’amministrazione comunale anche il sindaco di Latronico Fausto De Maria, l’assessore Vincenzo Casella ei vigili urbani. Grande festa per nonna Peppina che ha mostrato di gradire le attenzioni alle riservate. Il segreto della sua longevità? Una vita sana, vissuta all’insegna del lavoroe dell’amore per la famiglia, e l’aria buona del centro termale lucano. [a.zac.] le altre notizie COMITATO REGIONALE Arbia riconfermato alla presidenza Arci n Ottorino Arbia è stato riconfermato alla presidenza del comitato regionale Arci (Associazione ricreativa e culturale italiana). «Il primo obiettivo – ha detto Arbia– è quello di potenziare la rete dei circoli che sono storia e tradizione ma anche futuro». Arbia ha poi annunciato l’avvio di un nuovo progetto denominato «Cantiere aperto», per sviluppare nuovi programmi culturali. NELLE PARROCCHIE Genzano, celebrazioni per la «Festa del papà» n Oggi 19 marzo, «Festa del papàpà». Si festeggia un pò ovunque. Una celebrazione particolare è in programma a Genzano di Lucania. In particolare nelle chiese di Maria SS delle Grazie e della Platea la giornata con momenti solenni sotto l’egida del parroco don Peppino Maraula, un gruppo di giovani genitori ha organizzato la giornata di festa. RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ E PROVINCIA I IX Mercoledì 19 marzo 2014 RAPOLLA UN COMMERCIANTE 43ENNE È STATO ARRESTATO DAI CARABINIERI. IL FURTO QUANTIFICATO IN 10 MILA EURO Manomesso il vecchio contatore rubava energia elettrica da 2 anni L’impianto era «influenzato» dalla presenza di un grosso magnete ANTONIO MASSARO l RAPOLLA. Ruba energia elettrica per oltre 10 mila euro, manomettendo il vecchio contatore. Per mettere in atto il furto ha utilizzato un magnete, ma è stato arrestato dai carabinieri. La storia a Rapolla. Ma cominciano dal principio. Nel variegato «panorama» di obiettivi da rubare da qualche tempo a questa parte sta prendendo corpo, uno molto speciale. Quello dei furti di energia elettrica. Si sa la corrente costa, e il momento economico non è dei migliori. La congiuntura e la crisi fanno sentire il loro peso e allora perchè non «alleggerire» la bolletta elettrica? È quanto ha pensato e messo in opera un commerciante 43 enne di Rapolla che ha messo in atto il furto continuato di corrente elettrica. La cosa andava avanti dal marzo del 2012. Il tutto è stato pensato e ideato con la manomissione del contatore. Il furto di energia però si è bruscamente interrotto grazie all’azione dei carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Melfi che negli ultimi avevano avuto diverse avvisaglie su questo nuovo tipo di reato. I militari, infatti, coordinati dal capitano Giovanni Diglio, dopo le opportune indagini e con la collaborazione di un tecnico Enel hanno fatto «visita» all’attività commerciale del 43enne. Il tecnico nominato per l’occasione ausiliario di polizia, ha scoperto che vicino al vecchio contatore era presente un grosso magnete di 3 chili e mezzo che «influenzava» in maniera determinante la registrazione del consumo di energia elettrica. E ancora nel corso del sopralluogo e delle verifiche all’impianto elettrico i carabinieri hanno rilevato che «le maldestre modifiche» apportate dal com- Nel corso del controllo dei militari si è verificato un piccolo incendio, subito spento FURTO DI ENERGIA ELETTRICA Con la manomissione del vecchio contatore un commerciante di Rapolla asportava energia, ma è stato scoperto dai carabinieri di Melfi merciante hanno scatenato un principio d’incendio. Infatti si è verificata una fiammata che solo grazie all’intervento di un’altra squadra di tecnici Enel, è stato evitato che l’incendio si propagasse nei locali creando conseguenze sicuramente disastrose. Il commerciante è in regime di arresti domiciliari. Va detto che quello dei furti di energia elettrica è un fenomeno in espansione. Difatti qualche giorno addietro sempre i carabinieri del nucleo operativo e sempre a Rapolla avevano arrestato un altro cittadino per lo stesso reato: In quell’ occasione era stata asportata energia elettrica per circa 5 mila euro. LAGONEGRO LINA CONSOLI MOGLIE DI VICECONTE, ACCUSATO DEL DELITTO, HA SCRITTO ALLA MADRE DELLA VITTIMA 18ENNE Lettera tra mamme dopo l’omicidio Nella missiva si legge: «Perdere un figlio è come perdere sè stessi e tutto quello che si è costruito» l LAGONEGRO. «Scrivo questa lettera da madre a madre. Solo ora ho trovato il coraggio di manifestare a modo mio ciò che provo». Lina Consoli, moglie di Nicola Viceconte, accusato di aver accoltellato il diciottenne Pasqualino Di Silvio, ha scritto alla mamma della vittima, la signora Filomena De Rosa. La lettera è stata affidata al parroco don Mario Tempone che l’ha consegnata alla signora Filomena. «Un gesto nobile quello della signora Lina – ha detto il sacerdote -. Solo una madre può comprendere il dolore di un’altra madre». Ed è stato lo stesso don Mario a svelarci alcuni passi della lettera. «Credo che perdere un figlio sia la cosa più brutta, più dolorosa, più struggente che una madre possa subire – scrive la signora Lina -. Perdere un figlio è perdere sé stessi, perdere tutto ciò che nella vita si è costruito… Non trovo le parole adat- LA VITTIMA Pasqualino Di Silvio, 18 anni, ucciso a Lagonegro il 19 febbraio scorso al culmine di una rissa. La lettera è stata affidata al parroco don Mario Tempone te per descrivere quello che provo , nel pensare a quello che è successo. Come mamma posso solo associarmi al vostro dolore per la perdita del vostro caro Pasqualino. Tutto questo non doveva succedere. Forse sono la persona meno adatta per dirvi fatevi forza, conservate il ricordo di Pasqualino che non c’è più. Così lui sarà sempre tra di noi». SANT’ARCANGELO UN MEDICO DI GUARDIA. LA VICENDA RISALE AL 2007 Oggi è un mese dall’uccisione di Pasqualino Di Silvio, avvenuta il 19 febbraio scorso a Lagonegro al culmine di una rissa. Un mese in cui la città ha continuato ad interrogarsi su come sia potuta accadere una tragedia del genere. Un mese in cui gli investigatori hanno continuato a svolgere un lavoro certosino di verifica delle responsabilità. Oggi ad SANT’ARCANGELO GRAZIE ALL’INTERVENTO DEL 118 Lesioni contro una paziente «Assolto. Il fatto non sussiste» Francesco e la fretta di nascere il parto avviene nella sua casa l «Assolto perché il fatto non sussiste». Una medico di guardia di Sant’Arcangelo era finito sotto accusa per lesioni nei confronti di una paziente. Oggi quel medico è stato riconosciuto innocente dal giudice monocratico del tribunale di Lagonegro. La vicenda risale al mese di maggio del 2007 quando una paziente di 31 anni di Sant’Arcangelo lo aveva denunciato per lesioni gravi. La donna accusava forti dolori addominali ma il medico non intervenne immediatamente dopo la chiamata che arrivò, secondo la querela presentata dalla paziente, verso le dieci di sera. Solo alle cinque del mattino il medico si recò a casa della paziente e le praticò un’iniezione antidolorifica. Ma il dolore non passava e la donna verso le otto venne portata nel vicino ospedale di Policoro. Lì fu subito operata in laparotomia. I medici le asportarono un’ovaia. La donna aveva un’emorragia, sviluppatasi in seguito all’ovulazione per la mancata chiusura di un vaso sanguigno. Ce n’era abbastanza per convincere il gup ad accogliere il rinvio a giudizio chiesto a suo tempo dal pm. Oggi invece il colpo di scena. Il giudice monocratico, Antonello Bellusci, assolve il medico per insussistenza dei fatti denunciati. “In attesa di leggere le motivazioni – spiega il difensore del medico, l’avvocato Michele Castronuovo- si può già ritenere che per il magistrato non è provato il nesso tra la presunta omissione del mio assistito e le l SANT’ARCANGELO. Parto d’urgenza in casa ieri a Sant’Arcangelo. Allertata intorno alle 8.05 di mattina, l’équipe del «118», con postazione proprio a Sant’Arcangelo, si è recata presso l’abitazione della signora Lucia Assunta, alla quale già si erano rotte le acque. Non c’era tempo per portare la signora in ospedale. A raccontarlo gli stessi operatori. Gli infermieri Giovanna Tasselli e Francesco Iannotta, l’autista soccorritore Fabrizio Spagnuolo e la dottoressa Antonella Pesce del Poliambulatorio, coadiuvati dal ginecologo Giovanni Amorosi e dall’arrivo, successivamente, della dottoressa Retta, hanno così consentito che, anche in casa, potesse nascere il piccolo Francesco, di 3 chili e 300 grammi. Alla fine del parto, andato per il meglio, tutti sorridenti in posa per la foto ricordo, tra la felicità e la soddisfazione di aver contribuito, in una situazione critica, a far nascere un bambino, con tanti auguri a mamma Lucia Assunta e a papà An[mpv] tonio. PALAZZO DI GIUSTIZIA Il tribunale di Lagonegro lesioni derivate alla paziente dall’asportazione dell’ovaia. I medici dell’ospedale di Policoro chiamati a deporre dalla difesa hanno dichiarato che se anche la paziente fosse giunta la sera prima in ospedale l’intervento chirurgico era comunque inevitabile. L’eventuale terapia antiemorragica non avrebbe sortito alcun effetto». Ovviamente occorrerà rifarsi alle considerazioni riportate nelle motivazioni della sentenza (che saranno depositate tra sessanta giorni) prima di analizzare la [p.perc.] vicenda sotto tutti i punti di vista. un mese è ancora il tempo del dolore e del ricordo. Alle 20 è prevista una fiaccolata per ricordare Pasqualino. La fiaccolata è stata promossa da due sue amiche, Eugenia Ucchino e Fabrizia Sanza. Il corteo partirà dallo svincolo di Lagonegro sud della Salerno – Reggio Calabria e sfilerà per tutto il paese, fino al parcheggio multipiano in via Umberto I, teatro della tragedia. Il parroco invita «ad un silenzio bianco che si apra alle ragioni del bene per squarciare il silenzio nero in cui cova odio e vendetta». Prima della fiaccolata verrà celebrata una messa di suffragio alle 18 nella concattedrale. Intanto, il gip di Lagonegro, Vincenzo Del Sorbo, ha concesso gli arresti domiciliari ad Antonio Di Silvio, fratello di Pasqualino. Il giovane lascia il carcere e va a Lauria a casa di una zia. Il gip ha accolto la richiesta del suo difensore, l’avvocato Italo Grillo. POTENZA IERI Carceri, Brienza confermato segretario del Sappe Non c’era tempo per portare la mamma in ospedale Basilicata FOTO COL NEONATO L’équipe medica e la signora Lucia Assunta l Negli istituti penitenziari lucani «si registra una carenza complessiva ed effettiva di circa 70 unità a fronte di un organico previsto di 447 persone nei vari ruoli, con un numero di detenuti superiore a 500, su una capienza di appena 440 unità». Così il segretario regionale del Sappe, Saverio Brienza, che ieri è stato riconfermato nella carica, all’unanimità, nel corso del congresso. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece ha invece evidenziato come «per troppo tempo il carcere è stato luogo dell’oblio, della rimozione sociale, elemento quasi catartico di una società violenta e diseguale. Il carcere è sempre più luogo dell’assenza. Assenza di taluni diritti, di prospettive, di senso. Uomini e donne ammassati in luoghi sempre più stretti ed angusti, a fronte di una capienza complessiva delle carceri italiane di circa 38 mila posti ce ne sono attualmente circa 63 mila, gli stanziamenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria quasi del tutto assenti». RASSEGNASTAMPA X I MATERA CITTÀ VERGOGNA Mercoledì 19 marzo 2014 L’ALTRO VOLTO DELLA CITTÀ DENUNCIA DEGLI EX RESIDENTI Hanno notato uno strano movimento nella ex zona rossa subito dopo l’avvenuta sospensione della guardiania Ma che brutta storia quegli «sciacalli» in azione segnalati in vico Piave Ferito ulteriormente lo stato d’animo di chi ha già perso tutto sotto le macerie l Non ci sono dubbi, tra le forme di furto più riprovevoli c’è lo sciacallaggio. Azione di un cinismo che supera ogni giustificazione, perchè viene compiuta a discapito di chi è già in difficoltà. Come lo sono le otto famiglie colpite dalla tragedia dello scorso 11 gennaio, il crollo di una palazzina e la dolorosa ferita aperta e difficile da rimarginare di una giovane vita rimasta schiacciata sotto quelle macerie. Succede anche questo, purtroppo. Sono gli ex residenti a segnalare un in- credibile furto e il timore di possibili saccheggi dei luoghi e, di conseguenza, delle persone già colpite da una disgrazia che ha completamente cambiato la loro vita. In vico Piave, dallo scorso 3 marzo non c’è più vigilanza e piantonamento dell’area interdetta a mezzi e persone. Ora, volendo - cosa che è accaduta - può entrare chiunque, anche per semplice (ma soprattutto morbosa) curiosità. I residenti, costretti ad andare via dall’alloggio in cui hanno abitato fino all’ini- VICO PIAVE Il luogo della disgrazia come si presenta oggi zio dell’anno, lentamente, stanno cercando di recuperare quello che possono, a partire dai loro mobili. Insomma, per causa di forza maggiore, sono costretti a recarsi sul posto, la «zona rossa». Le transenne ci sono, bisogna dirlo. E sono anche belle alte, da una parte. Eppure, con grande tristezza, si sono accorti, non solo dello strano via vai di gente estranea, ma anche di un furto consumato ai danni del numero civico 26. Si tratta di placche per gli interruttori nel portone. Prima c’erano e, poi, dalla mattina alla sera sono sparite. Divelte. Non è un danno irreparabile, per carità. I residenti che hanno denunciato il fatto, anche alle forze dell’ordine, non reclamano il valore commerciale del danno subito. Ma quello morale sì, non riescono davvero a digerirlo e temono che, senza guardiania, altri episodi dello stesso genere continueranno a consumarsi da parte sicuramente di pochi, ma pure a discapito di una comunità che ha invece saputo dare prove evi[p.d.] denti di solidarietà. VITA POLITICA VIENE DENUNCIATA UNA PESANTE PENALIZZAZIONE PERPETRATA A DANNO DELLA COMUNITÀ MATERANA CON LA DEFINIZIONE DEL NUOVO PATTO DI STABILITÀ Provincia: «Tutti dimissionari» Annunciata una clamorosa forma di protesta dalla Giunta e dai consiglieri d’opposizione l Ad un passo dalle dimissioni l’Amministrazione provinciale. «Dopo l’ennesima pesante penalizzazione perpetrata a danno della comunità materana - evidenzia un comunicato stampa - la giunta provinciale della coalizione di centrosinistra della Provincia di Matera annuncia le proprie dimissioni». Una notizia che ha del clamoroso e che sancisce una contrapposizione tra enti spesso latente, ma mai prima d’ora sfociata in un’iniziativa così dirompente. «Inaccettabile. Così si sono espressi gli amministratori provinciali - va avanti la nota - dell’ente di via Ridola - sul provvedimento in materia di patto di stabilità, in fase di definizione, che vedrebbe il territorio della provincia di Matera danneggiato dalla discriminazione in favore di quello di Potenza. La Provincia di Matera aveva sollecitato la Regione affinché manifestasse la medesima attenzione assicurata, in passato, nei confronti di analoghe richieste da parte di altri enti. Richiesta completamente disattesa». Evidentemente, a parere degli esponenti dell’esecutivo provinciale, questa esigenza non è stata recepita, sicuramente non nella misura in cui erano maturate alcune specifiche aspettative. «Se è vero che la delibera regionale re- PROVINCIA La sede dell’Amministrazione provinciale in via Ridola lativa alla distribuzione di risorse per alleggerire il patto di stabilità assegna 1 milione e 900 mila euro alla Provincia di Matera e circa 4 milioni di euro a quella di Potenza – hanno commentato gli assessori – a questa giunta non resta che prendere atto dell’ennesima disparità di trattamen- to attuata nei confronti delle comunità del Materano e dimettersi». Il concetto, a scanso d’equivoci che viene ribadito anche alla luce delle risorse pubbliche messe a disposizione in contesti diversi e che ribadisce «una dura presa di posizione che vede d’accordo le forze po- litiche della maggioranza della Provincia di Matera». «Apprendiamo con preoccupazione le dimissioni della giunta provinciale - scrive in proposito Antonio Stigliano, consigliere capogruppo di FI-Pdl - perchè in questa fase finale di consiliatura e di incertezza istituzionale, la crisi preannunciata finerebbe per aggravare la già difficile situazione economica e sociale del nostro territorio e dei nostri cittadini. Come forze responsabili di opposizione in consiglio provinciale abbiamo sempre denunciato in questa consiliatura lo strabismo e la voluta disattenzione della giunta regionale rispetto alle sacrosante istanze del materano. Rispetto alle decisioni che la giunta sta adottando in ordine alla ripartizione delle risorse finanziarie per alleggerire il patto di stabilità, ci auguriamo un cambiamento di atteggiamento della Regione, nel senso di concedere alla Provincia di Matera gli spazi finanziari ripetutamente richiesti in questo ultimi due mesi, ristabilendo così le minime condizioni di corretta rapportazione istituzionale e territoriale. Se così non dovesse essere, le forze di minoranza in consiglio provinciale, come preannunciato non più tardi di un mese fa, confermano la disponibilità a rassegnare le proprie dimissioni». INDUSTRIA ALIMENTARE LA NECESSARIA CONVENZIONE LEGATA AL RIUSO DEL SITO DOVRÀ COMUNQUE ESSERE PORTATA E DISCUSSA IN CONSIGLIO COMUNALE Potrà tornare a produrre pasta l’ex mulino Alvino Lo ha annunciato l’imprenditore Nicola Benedetto che ha acquistato la struttura di contrada San Vito l Tornerà a produrre pasta, valorizzando i grani della filiera cerealicola lucana, formando le professionalità di settore e aprendo spazi e occasioni per la degustazione dei prodotti tipici, l’ex Mulino “Alvino” di Matera, che fino agli Ottanta è stato uno dei luoghi e dei simboli dell’attività molitoria della “Città dei Sassi”. Lo ha annunciato l’imprenditore Nicola Benedetto, che ha acquistato da privati la struttura ubicata in località San Vito. Nella struttura sarà realizzato anche un museo dell’arte bianca e delle tecniche di produzione e saranno ospitate attività legate alla cultura gastronomica del territorio. «Il modello Eataly avviato da Oscar Farinetti - ha detto Benedetto, che è anche consigliere regionale, rieletto alle elezioni di novembre scorso - è un esempio concreto di promozione, valorizzazione e tutela della tipicità italiana a tavola. La Basilicata si contraddistingue per la unicità e genuinità di molti prodotti. L'ex Mulino Alvino - secondo l’imprenditore materano - diventerà il punto di riferimento per la filiera agroalimentare lucana in una città come Matera che è la punta avanzata del turismo lucano nel mondo. Senza dimenticare le ricadute positive per le aziende e per l’occupazione». Su tutta questa vicenda, che si lega con la realizzazione di un edificio di 45 alloggi dentro il perimetro del rione Villa Longo, nella zona d’angolo tra le via Dante e dei Bizantini, permane, tra l’altro, uno scambio di volumi e il permesso a costruire concesso prima della presentazione della convenzione, che avrebbe dovuto essere discussa in Consiglio comunale. Una lesione della sovranità espressa dalla massima assemblea cittadina, chiamata a pronunciarsi nelle sue specifiche prerogative sulle questioni urbanistiche, segnalata a più riprese anche da alcuni consiglieri comunali, tramite dettagliate note stampa. Su questa vicenda, inoltre, pende un ricorso al Tar da parte dei cittadini di Villa Longo che si chiedono come mai l’area verde che avevano sotto casa adesso è stata sposta altrove, a ridosso della discesa San Vito, così lontano dalle loro abitazioni. In più, se nel frattempo le cose non sono ulteriormente cambiate, tutta l’area non una parte di essa, era e rimane a destinazione industriale. Quanto alla convenzione, è comunque chiaro che su questa dovrà pronunciarsi prima il Consiglio comunale, non potrà essere aggirata la necessaria discussione in aula. Chissà quanto influiranno sul confronto, poi, il vario comporsi e scomporsi dei gruppi - una situazione molto confusa per la verità, lontanissima da quella di partenza e con partiti che non esistono neppure più - già in fibrillazione in vista de prossimo rinnovo del Consiglio comunale. le altre notizie SCIOPERO NAZIONALE Trasporto pubblico possibili disagi n Le organizzazioni sindacali di Filt-Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore per la giornata di oggi a sostegno del contratto nazionale autoferrotranvieri. L’agitazione per il trasporto pubblico locale avrà la durata di 24 ore. I lavoratori potrebbero aderire all’iniziativa sindacale astenendosi dal lavoro per l’intera giornata. L’azienda Miccolis che gestisce il trasporto pubblico urbano assicura che saranno garantiti i servizi minimi essenziali secondo l’ordinario programma di esercizio nelle fasce orarie comprese tra le 7 e le 10 e tra le 12 e le 15. VOLONTARIATO I clown portano un sorriso in corsia n Uscita straordinaria oggi nei reparti dell’ospedale Madonna delle Grazie, dei clown dell’Oasi del sorriso. Gli aderenti all’associazione, con i loro nasi rossi ed occhialoni e baffi finti, risponderanno, così, alla chiamata della mamma di un bambino ricoverato in un reparto difficile e con gravi problemi che ha espresso il desiderio di una loro visita. Ed i clown andranno a trovarlo. Visiteranno, altresì, anche i degenti nei reparti di pediatria, geriatria, utic, rianimazione, chirurgia, oncologia ed ortopedia. [fi.me.] SOCIETÀ MUTUO SOCCORSO Si festeggia il patrono San Giuseppe n La Società di Mutuo Soccorso festeggia il suo patrono San Giuseppe. Oggi alle 17.30 è prevista la riunione dei soci nella sede del sodalizio al Recinto XX Settembre n° 18. Alle 18 santa messa celebrata dal parroco don Mimì Falcicchio nella chiesa di San Giovanni Battista. Alle 19 rientro in sede con la cerimonia di consegna delle pergamene. RASSEGNASTAMPA MATERA CITTÀ I XI Mercoledì 19 marzo 2014 LA STORIA DA BERNALDA A BOSTON UNA CARRIERA RAPIDA «Giunsi nel 2010 per un post doc nella facoltà di Ingegneria. Dopo meno di un anno mi offrirono il ruolo di faculty member instructor alla Hms» ORGOGLIO LUCANO Gianluca De Novi è nato a Bernalda nel 1975 UNIVERSITÀ L’edificio principale della prestigiosa Harvard Medical School di Boston (Usa) PREMIATO De Novi alla cerimonia «PrimiDieci» C’è un lucano in cattedra alla Harvard University Gianluca De Novi si divide tra insegnamento e ricerca scientifica ENZO FONTANAROSA l Com’è essere docente di Harvard? La curiosità è tale che, sia pure banale, la domanda è inevitabile. Non capita tutti i giorni, insomma, di poter parlare con un docente di quell’ateneo che nel mondo è praticamente sinonimo di università. Specie, poi, se il cattedratico è un giovane lucano. Gianluca De Novi si è ben inserito a Boston in quella comunità di professori e ricercatori probabilmente senza confronti nel resto del mondo. Da Bernalda, dove è nato il 17 luglio 1975, ne ha percorsa di strada, studiando con tenacia e voglia di affermarsi e contando soltanto sulle proprie capacità. Il suo cammino, per ora, si è fermato nella capitale dello stato del Massachusetts (Usa). Ma, allora, prof. De Novi, cosa significa essere “uno” di Harvard? «Come dovrei sentirmi? Certo che sono orgoglioso di fare parte di una così importante istituzione», risponde con la semplicità del ragazzo umile qual è rimasto. Di certo c’è che non si diventa per caso un instructor of radiology e ricercatore nei settori della chirurgia robotica, simulazione chirur- gica e medical imaging alla Harvard Medical School ed è anche un ricercatore del Massachusetts General Hospital. Inoltre, per conto della prestigiosa Istituzione, è anche visiting professor del Campus biomedico dell’Università di Roma. «Mi sono trasferito negli Usa nel 2010 per seguire un “post doc” alla facoltà di Ingegneria di Harvard – racconta –. Dopo meno di un anno, mi è stata offerta la posizione di “faculty member instructor” alla Harvard Medical School». Avvia, così, anche una parallela attività di imprenditore nel campo delle tecnologie e applicazioni più innovative nei settori del social networking e della telemedicina. «Da ultimo – continua – sto lavorando a una ricerca finanziata dalla US Army su algoritmi che consentono di interpretare i movimenti del chirurgo mentre effettua gli interventi, verificandone in tempo reale, ad esempio, il livello di sicurezza riconoscendo tutti i gesti per capire se procede bene o se è sotto stress e ha bisogno di essere sostituito». Che i confini lucani, prima, e poi quelli nazionali non potessero contenere il talento di De Novi, lo dimostra come lo abbia portato a Boston la sua esigenza di opportunità e stimoli nuovi, cercando di fare convivere i suoi brillanti progetti imprenditoriali con la vita accademica. Il punto di partenza della sua storia è un garage, quello di famiglia. Un luogo che si presta, come in molti altri casi famosi, a fare nascere parecchie idee rivoluzionarie. Pensiamo, su tutti, a quello in cui Steve Jobs, il geniale imprenditore, informatico e inventore statunitense, assemblò i suoi primi modelli di computer Apple. Era, invece, inun garage di Bernalda e non della California (anche se poi il racconto ci porterà negli Usa) dove l’allora giovanissimo Gianluca si dilettava da semplice studente appassionato e curioso. In quel suo improvvisato laboratorio, troppo piccolo per contenere i suoi sogni e la fantasia RUOLI DI PRESTIGIO Tra l’Harvard Medical School e il Massachusetts General Hospital AIUTO AI CHIRURGHI È uno dei progetti sviluppati da De Novi creativa, si cimentava in ciò che da grande diventerà il suo campo di uomo di scienza. Metteva a frutto gli insegnamenti appresi all’Itis “Pentasuglia” di Matera. Erano gli albori degli anni Novanta. E, tra odori di olio per auto e di saldature di circuiti elettronici, modificava un visore ottico, uno dei primi modelli reperibili per la realtà virtuale. Opportunamente, lo adattò al suo progetto. «Fui l'unico studente a presentarne uno personale agli esami di Stato – racconta -. Il mio consisteva in una una piattaforma di realtà virtuale con casco e guanto tutto fatto in casa. M’incoraggiò nell’impresa il prof. Epifania (Antonio Epifania, attuale dirigente scolastico dell’Istituto, ndr), che ricordo sempre come ottimo docente e fonte di ispirazione. Modificai degli “I-glasses” della Amiga, comprati a caro prezzo dando fondo ai miei risparmi guadagnati lavorando, dopo la scuola, come vetrinista per alcuni negozi di Matera. Si completava con un guanto cui avevo applicato dei sensori per acquisire i movimenti delle dita, e fatto cucire da mia madre, oltre ad un joystick. Il software che gestiva il sistema lo scrissi durante l’anno scolastico e fu il primo della lunga serie di programmi e sistemi di virtual reality che ho progettato e costruito nella mia carriera. L’allora preside Michele Tucci, lo provò con grande entusiasmo e rimproverò la commissione per non aver compreso la reale portata del progetto». Seguirono gli studi in Ingegneria elettronica con dottorato in Robotica all'Università di Bologna. «E l’idea di quel guanto – spiega – la ripresi costituendo nel 2003 la società Digitec in Emilia Romagna e iniziando a produrre “datagloves”, guanti usati per l'animazione, che sono stati venduti in tutto il mondo. Poi nel 2005 nacque la Hipervision, in cui sviluppavo sistemi di telemedicina utilizzati sul territorio della laguna veneta per visite specialistiche in remoto». REALTÀ VIRTUALE Il suo primo sistema lo realizzò quando studiava all’Itis «Pentasuglia» L’ESEMPIO DE NOVI HA COSTRUITO LA SUA FORMAZIONE CON TENACIA TENENDO BEN CHIARI GLI OBIETTIVI Premio negli Usa È stato insignito del «PrimiDieci» «Ai giovani dico credete nei sogni e impegnatevi» l Gianluca De Novi porta alto il nome della Basilicata negli Usa. Non solo nell’Università di Harvard, ma partecipando a congressi e collaborando con grandi nomi e società conosciute in tutto il mondo. Ma, come docente, che tipo è? «Ho un rapporto informale con chi mi circonda e soprattutto con gli studenti – spiega –. Non amo farmi chiamare “professore”, al contrario preferisco che usino direttamente il mio nome. Lascio ai ragazzi molto spazio per esprimersi e fare esplodere la loro creatività. Esigo però la massima dedizione alla causa, e li considero soprattutto delle risorse preziose. È chiaro, poi, che fare parte di Harvard dia un’aura di autorevolezza e consenta praticamente di arrivare ovunque. Crea anche una pressione dovuta alle aspettative di chi ti circonda nel sapere che ne fai parte, così come si è responsabili di rappresentare quella università. Oltre il mio Paese». Quell’Italia che costringe i suoi talenti migliori, che pure ha formato, ad andare via per esprimersi ed essere apprezzati in Nazioni dove si investe sulle idee e sugli individui. Nonostante questo, il suo legame per le origini è fortissimo: «Se posso fare qualcosa per la Lucania, lo faccio col cuore. E vorrei farlo tanto di più. Cerco le persone e le idee giuste per questo. Ad ora, non c’è stato nulla a parte qualche approccio. La mia vita ora è a Boston e, nonostante tutto, sto cercando di portare indietro qualcosa per i lucani. Se tornerò a vivere in Basilicata? È difficile, perché quello che faccio è importante non solo per me. La mia ricerca è indirizzata ad aiutare la gente, e la posso realizzare solo dove ho speranze di farla. Mi impegno molto per dare agli studenti italiani la possibiltà di venire negli Usa a fare esperienze, a formarsi, a scrivere le loro tesi di laurea nei miei laboratori specie in ingegneria e informatica. Chi volesse candidarsi, può inviarmi il curriculum vitae all’indirizzo email: [email protected]. Mi preme, però, fare arrivare un messaggio ai giovani, quelli tra i 18 e i 30 anni di età, che fanno piani per il futuro e stanno cercando di costruire qualcosa. Dico loro che non è importante dove sei nato. Se credi in qualcosa e ti impegni perché si realizzi la tua idea, puoi arrivare dove vuoi. Da ragazzino ero convinto che l'essere nato in Basilicata fosse uno svantaggio perché, ad esempio, dovevo mandare a comprare libri e cercare riviste specializzate altrove. Vedevo la cosa molto penalizzante per poter seguire i miei interessi come volevo. Ma mi sono ricreduto: non succede solo nei film che i sogni possano avverarsi. Se davvero vuoi una cosa, se pure non la otterrai tutte le volte, almeno ci arriverai molto vicino. È importante avere un obiettivo da conseguire». [e.f.] CARATTERE SEMPLICE Con gli studenti ha un rapporto informale. Ma esige massimo impegno e studio serio . Lo scorso novembre Gianluca De Novi è stato insignito a New York di un riconoscimento per i giovani talenti italiani e italoamericani distintisi negli Usa nei più svariati settori. Le loro biografie e i meriti conseguiti sono stati raccolti nelle pubblicazioni “PrimiDieci” e “PrimiDieci-Under 40”, realizzate dallo scrittore Riccardo Lo Foro. Le premiazioni sono avvenute nel corso del 126.mo Gala annuale della Italian American Chamber of Commerce (la Camera di Commercio Italo americana, istituzione fondata nel 1887) che si è svolto nella cornice del celebre locale Cipriani, sulla 42.ma Strada, al quale hanno partecipato oltre 500 ospiti, tra i quali importanti personalità del mondo degli affari, della finanza, della politica e della cultura, quali rappresentanti del successo dei nostri concittadini e oriundi al di là dell’Atlantico. [e.f.] RASSEGNASTAMPA XII I MATERA CITTÀ E PROVINCIA SCANZANO JONICO Mercoledì 19 marzo 2014 MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE «LITIGANO» PER L’AFFIDAMENTO DEI LOCALI AI CARABINIERI Dopo il commissariato ora tocca alla caserma? FILIPPO MELE l SCANZANO JONICO. Dura controversia tra opposizione di centrodestra e maggioranza di centrosinistra per l’affidamento in comodato d’uso gratuito dei locali dell’ex centro anziani di Via Morlino al Comando dei carabinieri per farne una caserma dell’Arma. Ha cominciato l’opposizione con una nota a firma Raffaello Ripoli: «Il sindaco Iacobellis ha “sbroccato” e con lui i “mollicci” assessori. Sono impazziti. Queste le considerazioni che ci sono venute alla mente nel leggere una delibera, adottata alle 16.30. Forse a pranzo si erano ubriacati tutti. Nella stessa, dopo aver richiamato la delibera con cui si approvava il progetto di riqualificazione dell’edificio di via Morlino da concedere gratis all’Arma, si è sostenuto che non era stata specificata la durata del comodato e che, vista la richiesta del Comando carabinieri con cui si chiedeva un uso gratuito non inferiore ad anni sei, era necessario provvedere. Ci saremmo aspettati che la Giunta indicasse la durata in anni sei sicché dopo il Comune potesse percepire un canone. Ma sindaco ed assessori, invece, deliberavano la durata del comodato gratuito in 50 anni. Il Comune ha rinunciato per 44 anni a percepire un canone. Ipotizzando un fitto minimo di 500 euro mensili fanno 264.000 euro. Il sindaco e gli assessori sono impazziti si o no?». E questa la replica della maggioranza affidata al vicesindaco Angelo Lunati (Psi): «Abbiamo dato per 50 anni il locale in comodato d‘uso ai carabinieri per far risaltare la nostra volontà di arrivo dell’Arma. Così abbiamo fatto con la parrocchia affidandole la chiesetta del palazzo baronale. Forse che qualcuno, dopo sei anni, avrebbe chiesto il fitto al Comando generale? La Polizia di Stato che è stata qui per 30 anni in locali pubblici, siano essi della Regione o del Comune, non ha mai pagato un fitto. L’interesse pubblico è quello di avere un servizio importante. Se fosse rimasto il Commissariato avrebbe pagato un canone? E non dovevamo spendere 280 mila euro per restaurare lo stabile inagibile? A qualcuno va stretta la sicurezza di questo paese? I carabinieri arriveranno. Sul linguaggio offensivo di Ripoli e dei suoi diciamo che ognuno parla come mangia. Non possiamo inseguire a livello cosi basso i nostri oppositori. Ad ogni Giunta, però, ci sottoporremo alla prova del palloncino. In caso di positività ci rivolgeremo a qualche associazione operante nel nostro territorio». PISTICCI I cittadini denunciano Sicurezza, ritorna alla carica il comitato Problema sicurezza. Si è rifatto vivo il Comitato pro commissariato. «Ci è pervenuta – ha scritto il portavoce Nicola Suriano - la risposta del prefetto ad una nostra nota del 7 gennaio con cui rilevavamo che dopo 8 mesi dal trasferimento del commissariato a Policoro non era stata istituita la stazione del carabinieri. Il prefetto ci ha informati che è in itinere l’istruttoria per una stazione dell’Arma a Scanzano e che essa è all’esame del ministero dell’Interno. Prendiamo atto dell’informazione ma rileviamo che dalla nostra nota sono trascorsi altri 2 mesi e mezzo e che il servizio non è stato istituito e non sappiamo quando ciò avverrà visto che ancora manca la decisione del ministero dell’Interno». [fi. me.] PIERO MIOLLA BERNALDA l PISTICCI. Il sindaco di Pisticci, Vito Di Trani, «pensa all’effetto dell’inquinamento in Valbasento, ma non dimentichi la causa». No Scorie Trisaia interviene dopo la richiesta del primo cittadino pisticcese, fatta alla Regione, di applicare per la Valbasento il principio di precauzione. A giudizio di No Scorie esso «si applica a priori quando non si hanno quelle garanzie imparziali e scientifiche di tipo tecnico, economico, ambientale e sociale sull’impatto ambientale di CIRCOLO GRIECO E FORUM DEMOCRATICO EX ASILO NIDO La struttura destinata a stazione dei carabinieri «NO SCORIE» LO PROPONE AL POSTO DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE IPOTIZZATO DA DI TRANI «Al bando il trattamento dei rifiuti in Valbasento» AMBIENTE L’area industriale basentana POLIZIA La sede che ha ospitato il commissariato PISTICCI un impianto industriale, di una discarica o di un impianto di trattamento di reflui petroliferi prima di farlo entrare in funzione. In Valbasento il danno è già stato creato e l’unico principio di precauzione che si può applicare è quello di non autorizzare gli impianti a trattare altri rifiuti nell’area: Di Trani deve opporsi al rinnovo dell’Aia a Tecnoparco ed a tutti gli altri impianti presenti nel territorio per evitare altro inquinamento, danni alla salute, all’ambiente ed all’agricoltura. Siamo una regione di produttori agricoli e mentre gli operatori del trattamento rifiuti possono riconvertirsi in altri settori, l’intera economia agricola no». Da qui, dunque, l’invito a Di Trani a rendere «partecipe la popolazione quando sarà chiamato in conferenza di servizio in Regione ad esprimersi sul rilascio dell’Aia a Tecnoparco. Alle conferenze di servizio vanno convocate le amministrazioni della valle e della fascia jonica, i cittadini, le categorie colpite, gli agricoltori, associazioni e movimenti del contesto sociale del Metapontino». Infine, No Scorie avvisa Di Trani di non illudersi di poter «ottenere benefici economici dal petrolio, dal gas o, peggio ancora, dalla filiera dei rifiuti petroliferi: non otterrà alcun beneficio economico che possa compensare i danni subiti dalle popolazioni e dalle economie locali, perché la legislazione non lo prevede». L’EFFETTO DELLA SOPPRESSIONE DI SERVIZI PUBBLICI SU UN’AREA STORICA Appello delle associazioni a costituire liste civiche per le comunali di maggio Piazza Umberto I è ormai deserta dopo la chiusura del tribunale l BERNALDA. Movimenti culturali e associazioni territoriali si stanno organizzando per farsi trovare pronti alle imminenti consultazioni amministrative del 25 maggio. Il Circolo “Berardino Grieco” e il “Forum democratico” si sono riuniti in un’assemblea pubblica per invitare militanti e cittadini a rifuggire dalla logica della partitocrazia, dando vita a liste civiche che accorcino le distanze tra cittadini e politica. “Bisogna cercare nuovi canali - è stato detto - per una partecipazione più efficace della gente, vista la crisi dei partiti tradizionali. Gli stessi partiti riconoscono il loro scollamento dalla società. A Bernalda solo il Pd sembra un partito meglio organizzato degli altri, ma funziona secondo schemi Novecenteschi. Da 20 anni è al potere e determina le sorti della cittadina jonica, con risultati, purtroppo, non esaltanti e un declino l PISTICCI. Bella, spaziosa, alberata, ben pavimentata, modernamente illuminata, sempre popolata, incrocio di cinque importanti arterie del centro storico tra cui il Corso Margherita salotto di città, ma anche sede di affaccio dell’antica e suggestiva chiesa di Sant’Antonio e del palazzo degli uffici da qualche anno trasformato in Tribunale, ora dismesso. Questa è la Piazza Umberto I° di Pisticci, sicuramente una delle più ammirate del Metapontino. Da questo spazio, teatro ultracentenario di agguerrite battaglie politiche, sono passati importanti personaggi della politica, della cultura, della musica leggera e dello spettacolo. Ebbene, da qualche mese, la piazza si è improvvisamente trasformata in un vero e proprio deserto, terribilmente spopolata e priva di quella straordinaria vitalità che invitava a frequentarla. Presenze sporadiche di persone che l’attraversano o di qualche ragazzo interessato a tirare qualche calcio alla palla. Poi più nulla. Una piazza completamente addormentata, tenuta timidamente in vita dai frequentatori occasionali della farmacia, di due bar, della Biblioteca Comunale, dai soci dello storico ultracentenario Circolo Metapontino e della sede degli anziani. E’ così di giorno e di sera e a guardarla, per chi da sempre conclamato”. Circolo Grieco e Forum, perciò, chiamano a raccolta i gruppi organizzati che, nei mesi scorsi, si sono battuti per campagne di grande civiltà: dalla difesa dell’Ospedale di Tinchi alle questioni petrolifere. Li hanno invitati a voltare pagine, proponendo una serie di linee guida, come il superamento di divisioni e contrapposizioni davanti alle emergenze del Comune; evitando militanze da tifoseria sportiva e pregiudizi. Per i due movimenti “occorrerebbe sviluppare spirito di collaborazione, appartenenza e solidarietà, indispensabili per la crescita civile ed economica. Per evitare che la vittoria vada, ancora una volta, ai collettivi politici di mestiere, tra l’indifferenza dei cittadini e isolamento dal contesto civile. Uscire dal pantano vuol dire sganciarsi dagli interessi di [a.mor.] parte”. l’ha conosciuta frequentatissima, ti prende uno sconforto quasi da farti piangere. Ma come mai si è verificato tutto questo in pochi mesi ? Causa principe, la soppressione del Tribunale. Una istituzione importantissima per la vita della città, che ogni giorno richiamava a Pisticci centro tantissima gente proveniente da altri centri, soprattutto avvocati e loro clienti, ma anche consulenti, professionisti di ogni genere che facevano capo agli uffici giudiziari. Così veniva vivacizzata la piazza, ma anche i bar e i vari negozi, non solo quelli che si affacciano sullo spazio pubblico. Ma sarà sempre così ? Ci auguriamo di no, dal momento che sembra prossimo il trasferimento nei locali del palazzo che fino al 7 ottobre scorso ha ospitato la sede staccata del Tribunale, degli uffici municipali ora sparsi in tre o quattro sedi in svariate zone dell’abitato. Un’idea questa del sindaco Vito Di Trani, che ha fortemente voluto il ritorno nel cuore cittadino dei suoi uffici più importanti, sicuramente apprezzata dalla popolazione pisticcese che ama e rispetta la sua città, la difende e la vuole sempre al centro dell’attenzione della vita politica, amministrativa, sociale e culturale della nostra regione. Compresa [m.s.] piazza Umberto, naturalmente. VUOTA E DESOLATA Uno spazio bello, alberato, illuminato ma ora addormentato le altre notizie POLICORO Gli scrutatori selezionati tra studenti e inoccupati n «Gli scrutatori per le elezioni europee saranno scelti, come è avvenuto per le elezioni regionali, tra gli iscritti negli appositi elenchi comunali che risultino in stato di inoccupazione, disoccupazione e studenti». Lo rende noto il sindaco Rocco Leone, che ha preso parte nei giorni scorsi, in qualità di presidente, alla Commissione elettorale comunale per definire i criteri di nomina degli scrutatori per le prossime consultazioni elettorali di maggio per la nomina dei rappresentanti nel Parlamento europeo. «La nostra iniziativa – ha detto Leone – è stata presa ad esempio anche da altri comuni più grandi del nostro, anche del nord Italia, a riprova del fatto che il buon senso della politica policorese esiste e viene messo in pratica». L’avviso pubblico è scaricabile sul sito dell’ente [n.buc.] www.policoro.gov.it. SCANZANO JONICO Le tecniche di potatura sugli agrumeti n Prove dimostrative sul campo di potatura manuale e meccanica degli agrumi nelle aziende “Casa Teresa” Motta e “Santa Fara” Riccardi. L’iniziativa è organizzata dal Covil (Consorzio vivaisti lucani) di Scanzano, a cura dell’agrono[fi.me.] mo Vito Virelli. NOVA SIRI Lavori sulla «Jonica» chiuso un tratto di corsia n L’Anas comunica che sarà chiusa a Nova Siri, dalle 12 di oggi e sino alla fine dei lavori, la corsia in direzione Nord della 106 Jonica, nel tratto tra il km 417,380 e il km 418,710. Il provvedimento si è reso necessario per consentire il prosieguo dei lavori di ampliamento dell’asse viario nell’ambito della “Variante di Nova Siri”. I veicoli diretti a Taranto saranno deviati sulla viabilità di servizio adiacente alla carreggiata chiusa al traffico. [fi.me.] RASSEGNASTAMPA LETTERE E COMMENTI I XIII Mercoledì 19 marzo 2014 SARO ZAPPACOSTA * MIKO SOMMA * Quelle solite faide interne Il centro storico e la «nuova» città L’ eterno coordinatore, infatti, non ha invitato a intervenire, come invece ha fatto per altri, Giuseppe Moles – uomo di fiducia di Berlusconi – all’assemblea del partito a Potenza. Episodio odioso. Molti iscritti vorrebbero un chiarimento politico. Un interrogativo feroce ed eclatante al tempo stesso, percorre le stanza di Forza Italia e balza automaticamente in quelle degli ambienti politici e giornalistici lucani: è forse esplodo, ci si chiede, un forte contrasto tra il Coordinatore regionale Cosimo Latronico e il Responsabile per la Campagna elettorale di FI in Basilicata, l’onorevole Giuseppe Moles? Difficile rispondere all’interrogativo, perché stranamente in Forza Italia è sceso uno strano clima: sospetti, timori, addirittura paura, visto e considerato che il coordinatore regionale, Cosimo Latronico, è uomo che difficilmente subisce pressioni o diktat senza reagire. Evidentemente questa volta potrebbe aver reagito in un modo forse discutibile alla decisione di Berlusconi di nominare Giuseppe Moles suo consigliere responsabile per la campagna elettorale del partito. E proprio perché Latronico sa togliersi il sassolino dalla scarpa avrebbe colto la prima occasione per far vedere che vuole mettere in disparte uno dei fedelissimi di Berlusconi, non includendo il suo nome tra i relatori presenti all’assemblea di Forza Italia che si è svolta lunedì scorso. Il nome di Giuseppe Moles, infatti, non c’è perché l’elenco degli esponenti di partito invitati a riflettere su «Un progetto per la Basilicata, per il Paese, per l’Europa» è stato il seguente: On. Nicola Pagliuca, Dott. Antonio Stigliano, Dott Mariano Pici, Avv. Michele Napoli, On. Cosimo Latronico, On. Raffaele Fitto. Il tutto sotto una foto di Berlusconi osannato dai suoi fans. Come ben si vede, non c’è il nome di Moles, da me definito in un precedente articolo il «Toti Lucano»: anche i sassi sanno che è un fedelissimo di Berlusconi. Incredibile! Assurdo! Infantile e odioso! Perché è come se Forza Italia di Basilicata non abbia voluto invitare, non un millantatore, ma uno dei suoi più importanti riferimenti nazionali. Dubbi, supposizioni, interrogativi di rito a parte, poiché il caso è allarmante per la trasparenza politica e il futuro di Forza italia, equivoco e incerto, e poiché c’è solo un dato certo (il manifesto pubblico di FI) che illumina il quadro politico e i dirigenti di Forza Italia di Basilicata, chiediamo pubblicamente al Coordinatore Regionale lucano il perché di questa esclusione, se il tutto sia nato da un equivoco, un comprensibile errore o da un’evidente mancanza di rispetto. E non varrà come risposta che ci si dica che il manifesto era stato stampato prima della nomina di Moles, come ci è stato riferito da forze interne al partito, poiché bastava rifarlo. Ove non si dovesse ricevere risposta alcuna, riterremo legittimo supporre che in Forza Italia di Basilicata valgono le solite faide interne, altro che rilancio! Il risultato dell’esclusione di Moles è che in molti ci hanno detto che per questo non hanno partecipato all’assemblea regionale di Forza Italia. [* giornalista] PIETRO CAMPAGNA * Regolamento urbanistico C SEGUE DA PAGINA I >> iò comporterà, in buona sostanza, che, fatti salvi i piani attuativi già regolarmente approvati entro tale data, tutto il resto delle previsioni urbanistiche del medesimo Regolamento Urbanistico, è destinato a decadere ed a rimanere inattuato, almeno sino a quando l'Amministrazione non avrà provveduto, secondo le previsioni della legge regionale n. 23/1999, all'approvazione di un nuovo piano operativo. Ciò, ovviamente, con buona pace di numerosi Consorzi edilizi ed anche di quei singoli imprenditori che, pur essendosi nel frattempo attivati, vedranno comunque vanificati tutti gli sforzi (spesso assistititi dall’investimento di ingenti risorse economiche) sin qui fatti per costituire i consorzi, prima, e per procedere alla predisposizione, poi, di tutta la imponente documentazione tecnica preordinata all’approvazione dei piani, previa acquisizione di tutti i pareri necessari, non ultimi quelli di alcuni uffici regionali che necessitano, a volte, di tempi inevitabilmente lunghi. Ora, tale evenienza può anche essere sottovalutata o ritenuta addirittura normale ed ininfluente, come ho già avuto modo di verificare personalmente in taluni ambiti, evidentemente troppo inclini a ritenere perfetta una legge, per l’appunto la n. 23/1999 e per i quali è, quindi, del tutto scontato che, dopo appena cinque anni dall'appro- vazione del regolamento urbanistico di una Città complessa e complicata come Potenza, si possa tranquillamente voltare pagina e riprogrammare lo sviluppo urbanistico del territorio attraverso i piani operativi. Ma, per chi come il sottoscritto, ha vissuto giorno dopo giorno tutte le difficoltà di un corretto approccio culturale alle nuove logiche urbanistiche e di applicazione di uno strumento così innovativo e rivoluzionario, almeno per le nostre realtà, tutto ciò non è assolutamente né scontato né irrilevante. Anzi in un momento così delicato, quale quello che la difficile crisi economica sta sempre più connotando, pensare che si possa bloccare lo sviluppo urbanistico ed edilizio della Città, così come programmato solo cinque anni orsono, e con questo mortificare un settore importantissimo per l'economia cittadina e comprensoriale, mi appare una eventualità talmente inaccettabile da imporre misure tanto urgenti quanto eccezionali. È per queste e per tante altre circostanziate motivazioni (già esposte in una mia personale nota, inviata il 5 marzo scorso anche all'Assessore ed al Direttore Generale della Regione Basilicata, competenti per materia), che ho ritenuto di segnalare la necessità e l’opportunità che il Consiglio regionale approvi urgentemente un apposito emendamento alla legge regionale n. 23/1999, nelle more di una sua più profonda ed organica revisione, come viene da più parti e da lungo tempo richiesto. [* assessore comunale di Potenza] NICOLA GIANSANTI * Sistema economico e burocrazia A vere il coraggio di analizzare seriamente il sistema economico con le sue regole e le sue limitazioni, partendo dal mercato del lavoro e dalle esigenze della piccola e media impresa, dovrà rappresentare il punto di partenza di qualsiasi analisi futura. Un sistema economico troppo burocratizzato, incapace di rispondere alle vere esigenze delle piccole e medie imprese oggi rappresenta un grosso limite alla ripresa economica. Costruire una PA capace di essere un valore aggiunto per il sistema economico, e non un peso che rallenta le capacità competitive delle nostre imprese, dovrà essere il punto di approdo di un’azione forte da porre in essere anche a livello regionale. Abbiamo la necessità di costruire un modello di sviluppo economico chiaro e credibile. Oggi il problema è, Keynesianamente parlando, incrementare la domanda di beni di consumo. Le scelte paventate dal Governo Renzi in merito alle manovre volte a ridurre il cuneo fiscale ed incrementare la capacità di spesa dei lavoratori dipendenti, vanno in questa direzione. Il calo del Pil è stato determinato da un calo del consumo interno lordo tanto che le imprese che esportano rimangono competitive sui mercati internazionali e crescono di pari passo con le imprese tedesche. Continuare a pensare che il Pil non cresca perché il mercato del lavoro è ingessato risulta pura follia. Dobbiamo creare le condizioni per incrementare i consumi e ciò non avviene certo attraverso politiche di austerità che vanno assolutamente abbandonate nel più breve tempo possibile. Bisogna rivedere al più presto il sistema di ammortizzatori sociali. Non possiamo più permetterci di erogare prestazioni economiche improduttive senza poter utilizzare socialmente le prestazioni lavorative dei soggetti che ne beneficiano. Creare una banca ore lavoro utilizzabile dagli Enti locali per prestare servizi sociali o di pubblica utilità potrebbe rappresentare una risposta concreta ed immediata alle esigenze quotidiane cui sono chiamati a dare risposte i nostri amministratori locali. Immaginare la possibilità di utilizzare i lavoratori in mobilità (o che godono di altri analoghi ammortizzatori sociali) in progetti di servizi di assistenza alle persone inserite negli elenchi dei servizi sociali comunali o altre attività analoghe che possono riguardare la piccola manutenzione piuttosto che la guardianìa di immobili pubblici, strade, ville, ecc. Questo non significa drogare il mercato, né tanto meno risolvere i problemi del lavoro, si tratta però di dare un segnale rispetto alla possibilità di trasformare la spesa pubblica erogata in tale ambito in spesa produttiva e moltiplicativa del Pil invece che essere mero assistenzialismo. Si potrebbe immaginare la realizzazione di buoni lavoro per progetti di pubblica utilità e reddito minimo collegato a periodi di formazione garantito per giovani inoccupati; Occorre una radicale riforma dell’inter- vento pubblico nell’economia, rimodellando le istituzioni per innovare le modalità con cui si erogano i servizi pubblici ai cittadini. Abbiamo inoltre l’esigenza di accelerare su alcuni temi importanti e caratterizzanti quali ad esempio il potenziamento ed il rilancio dei centri per l’impiego con una riforma seria e strutturale per creare dei centri in grado di rispondere seriamente alle esigenze del mercato del lavoro. Inoltre non si può dimenticare il versante dell’offerta di lavoro con particolare attenzione a settori quali ad esempio il sistema del micro credito e dei prestiti a soggetti non bancabili, in modo da consentire ad imprenditori in difficoltà finanziarie o che non hanno garanzie reali per poter comunque garantire i propri investimenti con bilanci che dimostrino redditività e solvibilità con risorse proprie, di poter finanziare le attività che si dimostrino redditizie sul mercato. Per poter sviluppare una linea politica seria e costruttiva capace di incidere sui processi produttivi del territorio si ritiene utile ed indispensabile aprire un confronto serrato con la società civile e soprattutto con le forze politiche e sociali oltre che sindacali e produttive, attraverso un percorso tematico che vedrà da qui a qualche mese la realizzazione di alcuni workshop in cui discutere specificatamente di alcuni temi particolarmente pregnanti e da cui far emergere la linea di azione del partito all’interno delle singole istituzioni territoriali in cui vi è la presenza di amministratori socialisti. [* componente consiglio nazionale Psi] C omprendere le ragioni della crisi di Potenza, equivale forse ad intuirne la soluzione che, sebbene sia altra cosa dalla volontà effettiva di perseguirla, è già un primo passo nella direzione giusta, ma può una città cresciuta disordinatamente, con il mattone ed il metro cubo come strumento di regolazione, salvarsi dal declino senza salvare il suo centro storico? Il centro storico di una città, lungi dall’essere solo la sua parte più antica, è soprattutto un luogo di riconoscimento di una identità collettiva, il processo emotivo cioè del sentirsi parte integrante di una comunità, processo che richiede un luogo fisico, il centro storico appunto, e degli attori protagonisti, i cittadini, e mentre i secondi possono sopravvivere senza il primo, il primo non sopravvive senza i secondi. Un centro storico ha così necessità di essere vissuto, abitato, riconosciuto, identificato, e se in una città l’urbanistica cui ha insegnato essere le funzioni a determinare l’approccio emotivo dei cittadini verso un luogo, quale sia la funzione di un centro storico appare evidente essere il “luogo del riconoscimento del se nel noi”, non potendo più per ovvie ragioni di spazio e morfologia determinare ampie funzioni produttive in senso stretto. Il centro storico di Potenza, più che privato dei suoi cittadini, appare oggi privato di quella funzione di riconoscimento dell’appartenere ad una comunità che vi si incontra, sentendolo “luogo deputato”, ed è forse per tale ragione, che si aggiunge ovviamente ad una serie di ragioni peraltro note ed ampiamente dibattute, che oggi la sua crisi appare quasi irreversibile, nascendo la sua crisi commerciale ed urbanistica forse più da questa carenza di sentimento che da altri fattori. La città di Potenza già negli anni seguenti al terremoto comincia un precipitoso e disordinato percorso di allungamento e rarefazione dei suoi quartieri che perdono connessione al centro storico per la mancanza di “cerniere urbanistiche”, punti di snodo di una funzione urbana, finendo per trasformarsi ciascuno in un piccolo abitato, spesso peraltro sconnesso persino dai quartieri limitrofi, in un processo tipico delle grandi realtà metropolitane ed il cui elemento più visibile è quella “vita di quartiere” che tende a riprodurre i luoghi di aggregazione in spazi chiusi, bar, palestre, oratori, circoli, spesso mancando questi stessi quartieri per sciatteria urbanistica di luoghi all’aperto in grado di catalizzare significativamente il senso di appartenenza a quella comunità più stretta che è il quartiere residenziale di più vecchia edificazione (casi di rione verderuolo, rione risorgimento, rione lucania, etc). Ma evidentemente nella nostra città alcune linee di sviluppo edilizio hanno creato vere e proprie “insulae” urbanistiche del tutto sconnesse dal nucleo cittadino, e che, lungi dall’essere definibili quartieri, paiono assumere più le sembianze di dormitori dove la stessa identità dell’appartenere alla comunità diviene eterea, impalpabile, persino assente, consumandosi le relazioni dei suoi abitanti più nei luoghi di lavoro che nella fisicità relazionale con gli altri residenti nel quartiere (macchia romana, macchia giocoli, poggio tre galli, malvaccaro, per alcuni versi bucaletto). Ed in questo caso stiamo parlando di circa 12000 abitanti di questa città. Discorso a parte meritano poi le contrade, nella quasi unicità di una città che conta circa 17000 residenti “fuori dalla mura della città”, una realtà dove al dato storico-culturale della vecchia contrada agricola autosufficiente, ma non avulsa dalla città, si è aggiunto il dato residenziale di molte famiglie che si sono trasferite in ville e piccole palazzine sorte nel nulla in zone fino a pochi anni prima del tutto di uso agricolo e prive di qualsiasi riferimento comunitario. In poche parole la città di Potenza si è rarefatta, perdendo nel tempo ogni contatto con il centro storico sia nelle funzioni amministrative e commerciali che in esso vi risiedevano e che in numero sempre più massiccio e per molteplici fattori si sono traferite altrove, sia come luogo di incontro, in un processo collettivo di dis-identificazione che in parte è legato a tendenze socio-antropologiche generali, in parte a questioni più strettamente locali che riguardano la scorretta programmazione urbanistica con la quale si sono governati i processi edilizi più che le funzioni di indirizzo degli stessi in una visione urbanistica. Appare così più conseguenza di questa scorretta programmazione la crisi di funzione che anticipa e determina la crisi commerciale ed abitativa del centro storico, piuttosto che essere legata ad altri fattori epifenomenici quali la creazione di una ztl “critica” o l’abbandono del centro storico da parte degli uffici pubblici (fenomeno questo legato a contesti normativi specifici che obbligano ad una serie di parametri quali un certo numero di parcheggi disponibili, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la maggiore facilità di accesso). Scorretta programmazione urbanistica, ma anche scorretta programmazione della veicolarità del sistema dei trasporti, una certa tendenza alla “vetrinistica” dell’evento culturale scelto come funzione di elezione del centro storico che ne ha imbalsamato la fruizione dello stesso come salotto buono e non come luogo popolare, e molte altre cause (mercato degli affitti e delle compravendite) hanno determinato una crisi quasi terminale in un centro storico che è la stessa morfologia della città a volere che ritorni ad avere una sua funzione specifica di raccordo tra i quartieri, raccordo che ovviamente se poco può esserlo materialmente, molto invece può diventarlo in un’ottica di ripensamento globale delle sue funzioni, a partire dalla considerazione che è ciò che non trova spazio nelle dinamiche sociali e produttive dei nuovo quartieri a dover essere oggi riallocato ed esaltato come motivo per un ritorno dei cittadini potentini nel centro storico. [* lettore] RASSEGNASTAMPA repubblica.it Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini Dopo le primarie dell’8 dicembre che hanno eletto il nuovo segretario, per il partito impennata di ‘like’ e ‘followers’ su Facebook e Twitter. Un trend in crescita che spinge il Nazareno a utilizzare il web per creare una piattaforma unica in cui base e leader siano sullo stesso piano di MICHELA SCACCHIOLI Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini Matteo Renzi varca l’ingresso del Nazareno a Roma, sede del Partito democratico ROMA - L’hanno battezzata ‘Pd community’. Per “ricostruire il partito” e far sì che le nuove tecnologie siano strumento utile a riavvicinare i cittadini alla politica. Non solo. L’obiettivo reale è mettere in circolo le idee, condividerle e camminare tutti sulla stessa strada: una piattaforma online che tenga dentro il contributo di ogni singolo territorio. L’elezione di Matteo Renzi a segretario democratico - era l’8 dicembre dello scorso anno - e la successiva ‘staffetta’ con Enrico Letta ai vertici di Palazzo Chigi hanno accelerato un processo su cui da tempo gli stessi militanti sollevavano istanze. Al lungo e ripetuto dibattito sulla forma partito, infatti, lo scorso anno si era affiancato un altro interrogativo: quale metodo fosse meglio usare per rafforzare i cosiddetti “corpi intermedi” in crisi ormai da un pezzo. I circoli, la base. La risposta, almeno in parte, la fornisce il web. A mettere fine alla politica del ‘Lei’, ci ha pensato lo stesso Renzi, che su Twitter qualche mese fa ha inaugurato i #matteorisponde. Certo, come dice Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione della segreteria Pd, non basta un hashtag a ridurre le distanze e a dare vita a una forma - virtuale ma reale - di democrazia partecipata. I numeri forniti dai social come ‘ritorno’, però, qualcosa dicono. Ad esempio, dall’8 settembre 2013 al 4 marzo 2014, la pagina Facebook del Pd ha totalizzato 13.369 nuovi ‘mi piace’. Nel dettaglio, la data delle primarie (l’8 dicembre) segna un’ulteriore accelerata. Dall’8 settembre all’8 dicembre, infatti, i nuovi fan sono stati 5.675. Quelli dall’8 dicembre al 4 marzo sono arrivati a quota 7.694. Sempre nei 6 mesi, l’engagement (cioè quel ‘coinvolgimento’ che misura il successo del messaggio condiviso con il pubblico e che ha l’obiettivo di stringere legami forti tra il brand e i suoi fan) con la pagina Fb del Pd, espresso in numero di ‘mi piace’, ‘commenti’ e ‘condivisioni’ ha visto un notevole aumento dei ‘like’ ai post pubblicati dal 15 febbraio (Renzi premier) a oggi. Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini Condividi Ma anche l’analisi dei followers su Twitter restituisce cifre in salita. Dall’8 dicembre 2013 al 4 marzo 2014 l’incremento di chi ‘segue’ l’account Pd è di 21.434 unità in 3 mesi. Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini Condividi Di fatto, quasi il doppio di quelli ‘acquisiti’ tra l’8 settembre e l’8 dicembre 2013 (12.756 followers). Il Pd di Renzi promosso in Rete: e ora arriva la ‘community’ per dialogare con i cittadini Condividi Dal trend, inoltre, si evince che, sempre negli ultimi 3 mesi, l’account Tw @pdnetwork (113mila followers) mostra ritmi di crescita (+26,14%) superiori a quelli di tutti gli altri partiti tradizionali. Va da sé che in qualche modo è col M5S che si devono fare i conti (276mila followers). In casa Pd, tuttavia, ci tengono a rimarcare le distanze nel metodo e nelle finalità: il nuovo processo partecipativo non dovrà essere più top down (dai leader alla base) ma bottom up (dalla base ai leader). Lo scopo è passare dalla metafora comunicativa del sito web a quella della ‘app’, dal personal computer all’iPhone: un’impostazione meno rigida e centralizzata, più liquida e distribuita. Fulcro del lavoro saranno le ‘what room’ (in costruzione una per ogni regione), dove confluiranno le idee dall’alto e dal basso. Accanto a facilitatori, esperti e progettisti, anche i ‘big data’, quei dati, cioè, che vanno oltre i numeri nudi e crudi, ma che analizzano il sentiment, il gradimento e i flussi a seconda di quel che accade: le elezioni europee sono alle porte. E con le sue promesse Renzi si sta giocando tutto.
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