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Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
La malattia mentale
 Visita al “Complesso Riabilitativo San Giovanni
di Dio Fatebenefratelli”, Genzano (RM)
Grafica:
Federico Lustrati
A.s. 2013-2014
classe 4SA
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FATEBENEFRATELLI: SAN GIOVANNI DI DIO
VISITA ALL’ISTITUTO RIABILITATIVO DI GENZANO DI ROMA IN DATA 06/02/2014
In data 06/02/2014
Giovanni di Dio.
ho effettuato uno stage presso l’Istituto riabilitativo San
Gli operatori ci hanno accolto mostrandoci l’Istituto per poi tenere una conferenza
aperta alle nostre domande. Abbiamo anche incontrato qualche “ Ospite “ della
struttura, ( gli operatori li chiamano ospiti e non pazienti e tengono molto a questa
puntualizzazione) durante la visita, e durante la conferenza gli operatori ci hanno
spiegato il comportamento da tenere in presenza degli ospiti. Abbiamo avuto la
possibilità di visitare il giardino, dove gli ospiti sono curati con la onoterapia, infatti
la struttura del Fatebenefratelli si è dotato di un’insolita area dove affiancare alle
normali cure l’onoterapia: 4 asinelli che dal lunedì al venerdì si dedicano agli ospiti
con malattie neurodegenerative nella Happy Valley. Un operatore ci ha spiegato che
con l’asino si instaura subito un rapporto non verbale, in cui la comunicazione
avviene con il contatto dello sguardo, e la relazione è finalizzata ad attività pratiche
come dargli mangiare, spazzolarlo, condurlo in passeggiata.
Abbiamo visto il laboratorio artistico dove gli ospiti hanno la possibilità di lavorare
manualmente.
Stage molto formativo e interessante.
ALERA CHIARA 4SA
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FONDATORE
La melagrana, simbolo dell'Ordine dei Fatebenefratelli, è' anche lo
stemma dell'antica città spagnola di Granada, dove visse e operò
sino alla morte San Giovanni di Dio, fondatore dell'Ordine
Ospedaliero dei Fatebenefratelli.
L'approdo alla rivelazione fu per lui una predica di San Giovanni
d'Avila, che nel 1538 ascoltò predicare nel Romitorio dei Martiri di
Granada. Da quel giorno Giovanni si gettò con tale fervore nella
denuncia dei propri peccati, nelle penitenze ed umiliazioni in
pubblico, che venne preso per pazzo e rinchiuso nell'Ospedale
Reale. Qui prese coscienza della misera condizione dei malati di
mente e dei feroci metodi di cura che a quel tempo venivano loro somministrati, tanto che decise
di dedicare il resto della sua vita ai poveri e agli infermi.Prima cominciò a raccogliere i poveri, in
cerca di un riparo per la notte, nell'atrio di un palazzo nobiliare, poi aprì un minuscolo ospedale in
un'edificio di calle Lucena, preso in affitto con l'aiuto di alcuni generosi.
Agli inizi del 1547 Giovanni riuscì a trasferire l'ospedale in un fabbricato assai più ampio, dove poté
predisporre ambienti separati per i vecchi abbandonati, per le persone di transito e per i vari tipi di
ammalati.Fu una vera innovazione per quei tempi, tanto che il Lombroso l'avrebbe definito per
questo motivo "il'creatore dell'Ospedale moderno".
L'iniziativa di Giovanni e dei suoi discepoli ricevette un primo importante riconoscimento morale
dal vescovo Michele Munoz, che suggerì al Santo di aggiungere al proprio nome la qualifica "di
Dio".
Tra gli episodi della sua vita, celebre è quello dell'incendio dell'Ospedale Reale di Granada, che non
si riusciva a domare (3 luglio 1549). Giovanni di Dio vi accorse, si gettò in mezzo alle fiamme e da
solo portò in salvo i malati, rimanendo illeso. E in ricordo di questo episodio che i pompieri di
Firenze, Madrid e varie altre città venerano il Santo come loro speciale Patrono.
Morì nel 1550.
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ISTITUTO FATEBENEFRATELLI
L'istituto San Giovanni di Dio di Genzano, situato a pochi chilometri
dal centro abitato e circondato da un ampio parco, è stato costruito
nel 1954 dalla Provincia Religiosa di San Pietro dei Fatebenefratelli.
La struttura svolge dal 1956 servizio di assistenza e riabilitazione
pschiatrica nel territorio dei castelli romani: negli ultimi anni, a
seguito della nuova legislazione in materia psichiatrica, ha ottenuto il
riconoscimento ufficiale come Istituto di riabilitazione polivalente per
le attività integrate (I.d.R), continuando l'attività di assistenza a lungo termine come Residenza
Sanitaria Assistenziale (R.S.A.).Oltre all'assistenza residenziale con 230 posti letto , l'istituto svolge
attività giornaliere ambulatoriali, di day
hospital, e attività riabilitative come la
fisioterapia,
la
logopedia
e
l'assistenza
psicologica.
Dal 2003 ottenuto il riconoscimento come
Centro
Sperimentale
Alzheimer:
ospita
persone adulte affette da demenza di
Alzheimer in fase avanzata, per le quali
propone forme sperimentali di trattamento,
da quello farmacologico a quello riabilitativo
e di mantenimento. l'Istituto è, inoltre, sede
della sezione locale dell'AFMAL - Associazione
con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani che propone iniziative di solidarietà e
beneficenza, e realizza progetti di sviluppo e
sostegno alle popolazioni del Terzo Mondo.
L'istituto è particolarmente attento alle
attività ludico-ricreative come strumento di
riabilitazione, la struttura offre una piscina,
alcune palestre, e diversi laboratori educativi
di sport, pittura, ceramica, floricoltura, onoterapia.
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L'attività che mi ha incuriosito di più è stato l'allevamento poichè il suo obbiettivo è di far
conoscere il carisma della Chiesa ed accompagnare le persone che si sentono chiamate a seguire
Gesù, secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
La Pastorale Vocazionale ha fondamentalmente due obiettivi specifici da una parte presentare con
un linguaggio intelligibile i valori, gli atteggiamenti e lo stile di vita che comporta la loro scelta
vocazionale di Fatebenefratelli e dall'altra di realizzare un primo discernimento vocazionale, tanto
da parte dell'Ordine quanto del candidato partendo dalla reciproca conoscenza, e analizzare
congiuntamente le motivazioni vocazionali, evidenziando le aspettative e la disponibilità
all'opzione.
E' questa una tappa di iniziazione, caratterizzata dalla reciproca conoscenza tra il candidato e
l'Ordine
poichè nessuno può scegliere né arrivare a desiderare ciò che gli è sconosciuto.
Trasmettere il nostro carisma fa parte della nostra missione.
Maria Cristina Argumaniz Fernandez Prada
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RELAZIONE FATEBENEFRATELLI
Il 6 Febbraio ci siamo recati all’Istituto di riabilitazione psichiatrica del
Fatebenefratelli. Arrivati nel centro siamo andati in una sala delle conferenze dove
i collaboratori hanno parlato del loro operato anche attraverso la visone di un
filmato. Ma anche attraverso il contatto con gli stessi ospiti percependo subito la
loro simpatia. Tra i vari collaboratori ci sono i fisioterapisti, l’assistente, educatori
e psicologi che si interessano dei bisogni primari del paziente dandogli cure e
assistenza. I collaboratori ci hanno spiegato che prima della legge Basaglia i
metodi utilizzati negli istituti erano differenti, infatti si interveniva con docce
fredde o con le botte. I metodi utilizzati in questo istituto come in qualsiasi altro ,
dopo questa legge, riconoscono il paziente come persona e lo riconoscono come
“ospite”. Inoltre sono interventi mirati ed individuali. L’istituto nasce nel 195354,fin dall’origini ospita soprattutto uomini. Comprende varie fasce di età.
Principalmente gli ospiti dell’età adolescenziale e infantile usufruiscono del
servizio diurno. Le donne sono accolte perlopiù nel reparto dell’ Alzheimer,
struttura che ospita anche uomini. Oggi questo reparto è in restauro. Durante la
giornata , il paziente è impegnato in molte attività. Tra le quali l’onoterapia che
consiste nell’affidare all’ospite la cura degli asini in modo da responsabilizzarlo.
Un'altra è la pittura per far esprimere l’ospite ,ma anche ceramica e bricolage.
Queste attività sono formative e permettono di gestire i comportamenti dei
pazienti. Non tutti possono uscire dall’istituto, ma coloro che hanno questa
possibilità saranno accompagnati da un collaboratore. Bisogna tenere determinati
comportamenti nei loro confronti come ad esempio bisogna essere cortesi , usare
frasi chiare ,ma anche evitare di urlare e mostrare paura che incita
all’aggressività . Fondamentale è il rapporto tra operatore e il paziente basato
sulla fiducia. Quest’esperienze è stata coinvolgente e formativa, se inizialmente
c’era un pò di paura nello stare a contatto con loro, questa è subito scomparsa
perché si sono rivelati fin da subito simpatici e dolci. Una collaboratrice ha
sottolineato l’importanza di andare oltre l’apparenza che appunto inganna.
Durante l’intervallo abbiamo parlato con un ospite dell’età di 44-46 anni ci ha
parlato della sua permanenza e della sua squadra del cuore.
Chiara Chiapparicci
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Relazione sullo stage all’Istituto S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli
Il giorno 6 febbraio 2014 noi classi quarte del Liceo James Joyce indirizzo delle Scienze Umane
abbiamo trascorso una giornata di stage all’Istituto S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli.
La giornata si è aperta con l’incontro tra noi alunni, insegnanti del James Joyce e rappresentanti
dell’istituto Fatebenefratelli. Psicologhe/gi, psicoterapeute/i e altri componenti dell’istituto ci
hanno mostrato un video riguardo alla struttura del Fatebenefratelli e alla sua nascita. Inoltre ci
hanno spiegato i loro ruoli all’interno della struttura e raccontato le loro esperienze.
L’incontro è proseguito con la visita di una piccola ma importante parte della struttura del
Fatebenefratelli. Dopo esserci divisi in due macro gruppi, a turno, ci hanno portati a visitare :
l’orto, che gli ospiti dell’istituto curano con premura e dedizione, e gli animali, tra cui l’asino,
utilizzato per l’ “onoterapia” , uno speciale tipo di terapia che si avvale del rapporto che viene ad
istaurarsi tra l’asino e l’ospite che si prende cura quotidianamente dell’animale; e le varie sale
artistiche dell’istituto, dove sono raccolte opere, svariati dipinti, e ancora moltissimi disegni che
ogni giorno vengono realizzati dagli ospiti, che in questo modo riescono a dare sfogo non solo alla
loro creatività, ma soprattutto alle loro angosce e ai loro sentimenti, alle loro emozioni.
Oltre alla tecnica pittorica, nelle sale artistiche sono incluse altre tecniche ancor più manuali, come
ad esempio il lavoro con la ceramica e molto altro ancora, il gesso etc. .
Durante la visita vari operatori del posto intervenivano per spiegarci il loro lavoro insieme agli
ospiti, per farci capire l’obiettivo da raggiungere e per aiutarci ad apprendere al meglio il discorso
sulla discriminazione sociale.
Quasi al termine dell’esperienza noi tutti ci siamo riuniti nella stessa sala in cui eravamo stati
ospitati all’inizio della giornata, questa volta per parlare ed interagire con domande, curiosità,
dubbi ed impressioni al riguardo della giornata. Inoltre durante questo lasso di tempo alcuni ospiti
della struttura si sono presentati, aiutandoci a coinvolgerci.
Il momento ultimo della giornata sarebbe potuto essere vissuto in modo migliore se solo
l’ambiente lo avesse permesso. Ritengo che per coinvolgere le persone e per spingerle alla
partecipazione sia di fondamentale importanza un rapporto meno formale, anzi il meno informale
possibile, specialmente quando si ha a che fare con ragazzi dell’età compresa tra i 13 e i 19 anni.
Nonostante ciò l’esperienza è stata interessante e formativa.
Giada Chiavarini
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Relazione dello stage all'istituto "San Giovanni di Dio"
Giovedì 6 febbraio 2014 ci siamo recati a Genzano di Roma a fare uno stage presso l'Istituto San
Giovanni di Dio o più conosciuto come Fatebenefratelli. È un Istituto di Riabilitazione Psichiatrica
Residenziale o di Mantenimento. Ci lavorano molte figure professionali dentro questo istituto
come dottori, educatori, assistenti, infermieri, psicologi e psichiatri. L'istituto offre ai pazienti,
chiamati ospiti, molti servizi : infermieristici, assistenziali, terapeutici, educativi, di riabilitazione e
di diagnosi. La finalità è quella di salvaguardia della vita dell'ospite e rispettare i suoi diritti sia
come paziente che come cittadino.
La riabilitazione psichiatrica consiste in un insieme di "strategie riabilitanti", che portano ad
un'apertura delle relazioni, alla ridefinizione del tempo e degli spazi della quotidianità con lo scopo
di favorire un reinserimento sociale e lavorativo del paziente. È importante tener presente che c'è
una stretta interazione tra individuo ed ambiente, perché ognuno modifica l'altro, per questo
motivo è importante che la riabilitazione attui un processo di adattamento di entrambi. Questo
avviene sviluppando sia le risorse e le abilità del soggetto che le risorse dell'ambiente. Ci sono
quattro livelli di riabilitazione che sono intrattenimento, socializzazione, riabilitazione
propriamente detta e reinserimento sociale. Per il reinserimento sociale è fondamentale che il
paziente attui un passaggio dal ruolo di "malato" e quello di "cittadino". Molto importante è anche
la terapia occupazionale, cioè l'apprendimento attraverso il "fare". Noi dopo la conferenza tenuta
con il team dell'istituto, siamo andati a visitare il laboratorio di pittura, dove ci hanno spiegato
l'importanza di questa forma di comunicazione e poi abbiamo visitato la parte dove c'è l'orto e gli
animali, di cui si occupano gli ospiti. Inoltre essi partecipano ad eventi come le attività sportive,
campionati regionali o nazionali oppure mostre
mercato e la partecipazione corale in
manifestazioni teatrali. Questo stage è stato davvero bello, molto interessante e formativo.
Un'esperienza da rifare!
Dalila Cicala
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Relazione FATE BENE FRATELLI
Il 6 Febbraio io e la mia classe abbiamo affettuato uno stage all’Istituto San Giovanni
di Dio Fatebenefratelli a Genzano di Roma. Ci hanno accolto con molto piacere
all’interno di un’aula conferenze, dove dalle 9.30 alle 11.30 educatori professionali
ed educatori socio-culturali ci hanno esposto le loro varie attività per persone con
disturbi mentali. La struttura svolge dal 1956 servizio di assistenza e riabilitazione
polivalente per le attività integrate(I.D.R) continuando l’attività di assistenza a lungo
termine come Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A).Oltre all’assistenza
residenziale con 230 posti letto, day-hospital e attività riabilitative come la
fisioterapia, la logopedia e assistenza psicologica. I ricoverati dell’istituto presentano
le più diverse patologie psichiatriche. Si svolgono attività di lettura, di ascolto
musica, di manualità ed espressione artistica e lavori artigianali. Alle ore 12.30 gli
assistenti ci hanno incuriosito nel vedere dove questi pazienti svolgono le loro
attività: primo luogo abbiamo visitato il loro orto, abbiamo visto gli animali,oche;
secondo luogo: la loro sala dove molto spesso dipingono per esprimere il loro stato
d’animo o una parte della loro vita rimasta impressa nella loro mente, infatti
all’interno di questa sala era presente una ragazza laureata nel 2012 in Storia
dell’Arte la quale ci ha informato che i pazienti grazie al disegno rappresentano ciò
che vorrebbero dire tramite il linguaggio.
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E’ stata una bellissima esperienza, mi sono emozionata quando un paziente a fine
conferenza si è avvicinato a me e mi ha chiesto se lo prendevo “a braccetto” io
senza paura ho condiviso la sua idea e lui fidandosi mi ha cominciato a dire che
aveva fatto colazione e che mi avrebbe fatto per il giorno successivo un disegno, ma
purtroppo quest’esperienza durava solo un giorno e io questo disegno non lo potevo
ricevere, ma sicuramente mi sarebbe piaciuto rimanere per molti altri giorni a
contatto con tutti i pazienti. Molto spesso la società esclude questo tipo di persone
dalla vita che viviamo, ma come ci ha affermato la dottoressa alla conferenza:” Le
azioni che svolgiamo nella vita quotidiana le esercitano anche loro, ad esempio noi
litighiamo con sorelle, fratelli, o genitori, loro litigano con educatori, con coetanei
che si trovano nello stesso istituto”. Finisco dicendo che nella vita non bisogna
trattar male una persona che a noi sembra diversa anzi bisogna capirla, aiutarla,
starli vicino in ogni momento bello o brutto che sia.
Milena Cieri
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RELAZIONE FATEBENEFRATELLI
Il 6 Febbraio 2014 tutte le classi quarte si sono recate al Fatebenefratelli di Genzano, chiamato
volgarmente “TORRETTA”, per incontrare i dottori, gli educatori e i collaboratori che ci hanno
illustrato la struttura e le attività che svolgono i pazienti. Ci sono più strutture divise in settori,
ognuno dei quali ospita pazienti con determinate patologie. Ci hanno spiegato che ognuno di loro
ha un personalità, ha bisogno di qualcosa di diverso, ha delle capacità, che gli educatori cercano di
far emergere. Ci sono stati presentati alcuni pazienti, erano tutti molto curiosi, spesso ripetevano
le stesse cose, mentre parlavano al microfono davanti a noi , per loro un grande pubblico, che li
faceva imbarazzare. Questa struttura offre agli ospiti servizi Assistenziali, diagnostici, terapeutici,
educativi/riabilitativi di qualità. Ci sono persone che ci vivono tutti i giorni, altri che arrivano la
mattina e tornano a casa nel primo pomeriggio. Naturalmente le attività che iniziano nell’istituto
vengono portate aventi dalle famiglie a casa. Loro dipingono fanno onoterapia, in quanto gli asini
sono gli animali più dolci, essi si trovano nella “fattoria” dell’istituto e sono gli stessi ospiti a
prendersi cura di loro, ossia ogni mattina gli portano da mangiare, puliscono le loro stalle, gli ospiti
fanno atletica, piscina , calcio , e molto altro, come informatica e recitazione. È quasi una città
nella città, è enorme, si estende dall’entrata principale fino a quasi il distributore di benzina. Sono
pochi coloro che escono, ma ognuno è libero di movimento anche nella struttura. Del paziente
bisogna rispettare i propri diritti: deve essere curato e assistito; bisogna rispettare la sua dignità;
deve essere consapevole di tutte le cure; bisogna rispettare la sua riservatezza; devono esprimere
il proprio giudizio; e segnalare il non gradimento di visite. Hanno orari diversi rispetto ai nostri, ad
esempio si svegliano alle 7:30 e vanno a dormire alle 20:00- 20:30. Gli operatori cercano, anche, di
aumentare il livello di tolleranza degli altri nei loro confronti. Gli obiettivi di rallentare il
progressivo deterioramento delle capacità funzionali, cognitive e motorie; controllare i disturbi
comportamentali; monitorare la frequenza dei disturbi psicomotori; promuovere e garantire la
continuità degli interventi prefissati dall’equipe cooperativa. Quando gli educatori interagiscono
con i pazienti devono essere calmi, cortesi, devono fermarsi a parlare qualche minuto, devono
usare brevi frasi e chiare, e avere sempre il controllo della comunicazione non verbale. Invece i
comportamenti da evitare sono: non mettersi allo stesso piano del paziente; non chiamare più
persone; non ridicolizzare; non urlare; non dare informazioni errate; non avere paura, che può
aumentare la loro aggressività. Tra i laboratori per le attività lavorative, vi sono anche quelli per le
attività espressive, sportive e ricreative. Dopo la conferenza abbiamo visitato i laboratori e la “
fattoria”, i loro lavori vengono poi venduti nelle mostre mercato del Comune di Genzano.
È stata una bella ed emozionante esperienza, prima avevo paura a vederli, ma poi ho capito che
loro sono persone, hanno qualche problema, però sanno darti affetto. Perciò i “matti” siamo noi
che estraniamo loro dalla società, giudicandoli “matti”.
Emanuela Conte
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Istituto “San Giovanni di Dio”
L’istituto “San Giovanni di Dio” offre servizi infermieristici, assistenziali,educativi e
riabilitativi per salvaguardare la vita del malato, qualunque sia la sua patologia.
Durante la conferenza i diversi responsabili e direttori hanno spiegato il loro ruolo
all’interno della struttura. Il Dottor Cardarelli, si occupa della disabilità psichica e
fisica, Rita coordinatrice infermieristica, Angelo terapista, Paolo e Simonetta
educatrici, insieme ad altre figure di fondamentale importanza. All’interno della
struttura c’è un mondo che non viene capito dalle persone che vivono al di fuori
dell’Istituto, il compito degli educatori è quello di tradurre e fare da “interpreti” tra
mondi diversi. La riabilitazione è un insieme di “strategie abilitanti” che si occupano
della reintegrazione del paziente nella società. Il paziente svolge attività di
laboratorio come la pittura e la ceramica, si dedica ad attività sportive e visite
guidate. Tra le diverse terapie, è fondamentale quella con gli animali, in particolare
con gli asini. Ogni giorno un certo numero di pazienti si occupa di dar da mangiare
agli animali, di pulire i loro spazi e di accudirli. Uno degli spazi che abbiamo visitato è
appunto, quello dove sono tenuti gli animali e il laboratorio di pittura, dove
Paolo,l’educatore, ci ha mostrato molti dipinti dei diversi pazienti. Tramite la pittura
esprimono parte del loro comportamento e delle loro emozioni che non sempre
riescono ad esprimere a parole a causa della loro disabilità. Durante la mattinata il
momento più bello è stato sentir parlare i pazienti, che si sono divertiti ad interagire
con noi ed a raccontare le loro attività nella struttura. La sensibilità con cui
raccontavano le loro esperienze era talmente forte che bastava vederli per rendersi
conto della loro fragilità e del bisogno di essere ascoltati.
Denise Conti
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Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Il giorno 6 Febbraio 2014, la nostra classe insieme alle altre IV dell’istituto James Joyce, ha avuto
l’opportunità di fare una stage nell’istituto di riabilitazione psichiatrica “San Giovanni di Dio” a
Genzano di Roma. Appena arrivati ci hanno guidato presso la sala conferenze dove ci hanno
fornito alcune informazioni riguardanti la struttura. Essa è stata fondata intorno al 1500. Rispetto
ad oggi, la struttura di prima era estremamente differente sia a livello strutturale sia a livello di
cure; prima in un'unica sala si trovavano donne uomini e bambini, mentre ora la struttura è ben
divisa. Anche le tecniche di cura sono molto cambiate; prima venivano usati metodi molto violenti
come docce fredde e “centrifughe”. Ci hanno detto che è molto importante considerare il malato
in quanto uomo e non come paziente. E’ una struttura religiosa all’interno della quale sono
presenti pazienti nella RSA (120), nella riabilitazione neuromotoria (40), nel centro diurno (20), ci
sono i dipartimenti ambulatoriali, ambulatori per adulti e il centro Alzheimer.
Si lavora trasversalmente in equipe e si lavora sul singolo paziente. Ci sono altre tre o quattro
strutture di questo tipo che si trovano a Napoli, Roma e Benevento. La costruzione della struttura
è avvenuta nel 1954, ma la struttura aprì solamente nel ’56. L’istituto ha ottenuto il
riconoscimento di “Istituto sperimentale Alzheimer” (non prevede cure di tipo farmacologico). Per
quanto riguarda le attività riabilitative ci sono piscine, sale di pittura nate nel ’93 come libera
espressione e vengono anche svolte attività di onoterapia e ludoterapia. Usciti dalla sala
conferenze, ci hanno diviso in due gruppi; un gruppo ha visitato un grande spazio aperto dove
vengono svolte le attività di onoterapia, ci sono campi da calcio e anche una piccola serra con un
piccolo orticello. L’altro gruppo invece ha visitato la zona dedicata all’attività di pittura all’interno
della quale hanno dialogato a lungo con un educatore.
A mio parere è stata davvero una bellissima esperienza perché è importante sapere che esistono
strutture dove ci si prende cura delle persone affette da malattie psichiche e soprattutto
conoscere i metodi di approccio con questi ultimi.
Margherita D’Abronzo
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Stage: “Fatebenefratelli”
1234-
Il 6 febbraio sono andata con la mia classe nell’istituto San Giovanni di Dio.
Che è un Istituto di Riabilitazione Psichiatrica Residenziale/Mantenimento .Lo scopo di questo
istituto è quello di offrire agli “ospiti”, cioè i pazienti, servizi di assistenza, diagnosi, terapia e
riabilitazione.
All’interno di questo istituto ci sono dottori, educatori, assistenti, infermieri, psicologi e psichiatrici
che collaborano tra loro.
Ogni paziente ha dei diritti che non devono essere violati come l’assistenza e la cura continuativa
inoltre il rispetto della propria dignità.
Nell’Istituto è previsto un programma di riabilitazione psichiatrica che consiste in un insieme di
“strategie abilitanti” che porta i pazienti alla riapertura delle relazioni personali e lo riporta alla
quotidianità.
Si occupa infatti di far reintegrare l’ospite nella società, con la massima autonomia possibile.
Un buon percorso di riabilitazione deve produrre una “guarigione sociale” del paziente facendolo
reinserire completamente e dignitosamente nell’ambiente socio-lavorativo.
I livelli di riabilitazione sono quattro:
Intrattenimento
Socializzazione
Riabilitazione propriamente detta
Reinserimento sociale
La cosa importante è che il paziente effettui il passaggio dal ruolo di “malato” a quello di
“cittadino”.
Questo istituto prevede attività organizzate per il paziente come i laboratori per le attività
lavorative, i laboratori per attività espressive, attività sportive e ricreative, l’onoterapia, ludoterapia
e molte altre. Questo stage per me è stato molto interessante perché ho appreso più conoscenze
sull’argomento, ed è stato bello interagire con i pazienti.
Beatrice Davado
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
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RELAZIONE “FATE BENE FRATELLI”
Il giorno 6 febbraio 2014 le classi quarti del liceo James Joyce hanno
avuto l’opportunità di partecipare ad uno stage presso l’istituto “Fate
Bene Fratelli”.
Gli alunni si sono recati alle ore 8.45 davanti la struttura dell’istituto a
Genzano di Roma, dove sono stati accompagnati dai collaboratori presso
la sala delle conferenze dove hanno assistito alla presentazione delle
informazioni riguardanti la struttura e i metodi di cura utilizzati da essa.
La struttura è stata fondata nel 1500 ed era completamente diversa
rispetto a quella di oggi.
Prima era fornita di un’unica sala dove venivano inseriti uomini,donne e
bambini,le cure che venivano attuate erano molto violene e pensanti, per
esempio venivano utilizzate docce fredde ,violenze sui pazienti e infine
anche le centrifughe.
La costruzione della struttura di oggi è avvenuta nel 1954 ed ha aperto
nel 1956.
Possiamo parlare di una struttura non privata ma pubblica e religiosa
nella quale si suddividono: RSA, riabilitazione neuromotoria, centro
diurno, centro Alzheimer e dipartimenti ambulatoriali.
La struttura dispone di circa 230 posti letto, i collaboratori lavorano
trasversalmente e sempre in equipe sul singolo paziente.
La struttura presenta diverse sale per le attività
terapeutiche,
possiamo trovare la sala in cui i pazienti possono dipingere, lavorare
l’argilla e realizzare dei propri quadri.
Inoltre la struttura dispone di una piscina e di un vasto orto del quali i
pazienti stessi si prendono cura.
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Alle ore 7.00 del mattino i pazienti si alzano da fanno colazione e vanno
nella fattoria dove si prendono cura degli animali , lavandoli e dandogli
da mangiare.
Noi “visitatori” siamo stati suddivisi in due gruppi , e ci hanno spiegato
tutte le funzioni di questa struttura.
E’ stata a mio parere un’esperienza molto interessante e la cosa che più
mi ha affascinata è stata quella di avere l’opportunità di sentire parlare
alcuni pazienti.
Spero
di
poter
riavere
l’occasione
di
uno
stage
alternativo
più
approfondito e di poter stare più a contatto con i pazienti per conoscerli
meglio.
De Negri Marika
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
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Relazione Fate Bene Fratelli
Il giorno 6 febbraio ’14 la mia classe, il 4SA e le altre classi quarte dell’istituto James Joyce di
Vallericcia, ci siamo recate all’ Istituto di Riabilitazione Psichiatrica “ San Giovanni di Dio”, presso
Genzano. Il punto di incontro era nella sala conferenze del centro dove gli operatori e alcuni
pazienti ci hanno accolto calorosamente.
Lì, dopo una breve presentazione ci hanno fatto vedere un video riguardante la nascita del centro
avvenuta nel 1954 per opera dell’Ordine di San Giovanni di Dio. I medici e gli educatori
successivamente ci hanno illustrato il loro lavoro spiegandoci la “ MISSION “ dell’istituto, offrire
servizi infermieristici, assistenziali, terapeutici ma soprattutto educativi , di qualità. La finalità del
centro è la salvaguardia della vita ed ogni paziente ha diritto di essere educato, al rispetto della
propria dignità e a partecipare attivamente al processo di cura, tutto ciò per dire che deve essere
visto e considerato come una persona normale. L’obiettivo della riabilitazione è favorire il
reinserimento sociale e/o lavorativo dell’utente sviluppando le risorse e le abilità del soggetto. Un
valido percorso riabilitativo dovrebbe produrre la “guarigione sociale” per reinserirsi
completamente nell’ambiente. I coordinatori e gli infermieri, anche per questo hanno dei compiti
fondamentali, essi devono prendersi cura e dare assistenza totale di terze persone che non sono in
molti casi autosufficienti nella quotidianità. L’interrelazione con il paziente avviene secondo
specifici comportamenti dove i punti principali sono la calma e la comunicazione sia verbale che
meta-verbale. Dopo averci spiegato in grandi linee le funzioni dell’istituto, ogni educatore o
medico si e presentato parlando del proprio ruolo nel centro e ha fatto parlare uno o due dei suoi
pazienti. L’impatto emozionale, almeno per quanto riguarda il mio vissuto, è stato molto forte.
Venire a contatto con la loro realtà mi ha fatto capire che ciò che per noi è scontato o banale come
il lavarsi o il vestirsi per loro potrebbe essere un compito arduo. Usciti dalla sala abbiamo fatto
una pausa di circa un quarto d’ora dove a tenerci compagnia vi erano i pazienti, tra questi
Alessandro, un ragazzo di quarantadue anni che ha subito cercato di instaurare un rapporto con
noi. Ci ha chiesto il nostro mese di nascita, il nostro segno zodiacale e cosa più importante la
nostra squadra di calcio preferita poiché lui era della Roma, infatti indossava una maglietta con
tutte le partite tra Lazio e Roma. Conoscerlo mi ha fatto molto piacere, prima infatti ero scettica
sull’interagire con persone affette da disagio mentale, da una parte per i pregiudizi, dall’altra
perché non sapevo come farlo. In quel momento però, difronte a me avevo solo un uomo che
voleva condividere con noi i suoi pensieri.
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Finita la pausa abbiamo visitato il centro, per quanto fosse possibile vedere, dividendoci in due
grandi gruppi. Esso prevede una sezione residenziale, che non abbiamo visitato a causa del
numero eccessivo del gruppo; una diurna, dove i pazienti trascorrono gran parte del loro tempo
nella quale troviamo diversi laboratori artistici quello di ceramica e di pittura. Il mio gruppo è
andato prima a visitare la parte esterna del centro: la Fattoria, dove vi erano animali come anatre,
papere, galli ed anche asini, dei quali si usufruisce per l’Onoterapia, una trattamento che consiste
nel dare ai pazienti la responsabilità di prendersi cura degli animali sia quando c’è bel tempo che
quando piove o fa freddo. Successivamente siamo entrati nei laboratori dove ad accoglierci vi era
Paolo, un educatore che ha spiegato l’utilità di questi, attraverso la pittura ogni individuo esprime i
propri sentimenti, paure, pensieri, sia con i colori che con i soggetti rappresentati; con la ceramica
invece il lavoro è molto più concreto poiché ciò che veniva con la pittura disegnato ora prende
letteralmente forma.
Al termine della visita siamo tornati nuovamente nella sala conferenze dove abbiamo fatto un
resoconto dell’esperienza vissuta. Alcuni di noi ragazzi hanno posto delle domande ai medici e ai
collaboratori, i quali nelle loro spiegazioni sono stati molto esaurienti.
L’esperienza è stata molto significativa, ma soprattutto formativa, poiché mi ha fatto aprire gli
occhi su una realtà evidente, ma molto spesso dimenticata. Coloro che sono affetti da malattia
mentale sono sicuramente più fragili di chi non risente di ciò, ma le emozioni che trasmettono ed il
loro modo di essere è molto più genuino del nostro.
Angela Di Marino
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
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Il 6 Febbraio io e la mia classe abbiamo fatto lo
stage nell’istituto”San Giovanni di Dio” che è stato
realizzato
dall’ordine
Religioso
dei
FateBeneFratelli, fondato in Spagna nel 1539 da
San Giovanni di Dio. I Religiosi che appartengono
a questo ordine hanno come finalità specifica
l’assistenza all’interno di ospedali,
cliniche
psichiatriche, ricoveri per anziani. Giovanni di Dio
rimase sconvolto dalla sua conversione tanto da
sembrare pazzo, infatti viene ricoverato in un ospedale, dove la malattia mentale a
quei tempi viene curata con le catene e con la frusta. Presto viene riconosciuto sano e
rimesso in libertà. Così decide di consacrare la sua vita al servizio degli infermi e dei
bisognosi, ciò dopo aver subito lui in prima persona maltrattamenti e dopo aver
incontrato la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed emarginati. I
suoi primi compagni danno inizio alla fondazione dell’ordine ospedaliero di San
Giovanni di Dio”FateBeneFratelli” a memoria dell’invito che il santo ripeteva
mendicando per le strade della città:”FateBeneFratelli a voi stessi per amore di Dio”.
Dal 1956 la provincia Romana si è dedicata alla cura dei disturbi mentali dall’ultimo
dopo guerra con l’Istituto S.Giovanni di Dio. Inizialmente l’Istituto ha svolto la sua
attività verso i malati psichici senza pericolosità. Negli anni successivi al ‘78
nell’istituto di Genzano sono continuate le attività come casa di cura, creando
riabilitazione e assistenza a lungo termine (R.S.A) per coloro che non sono
autosufficienti. Per le attività manuali ed espressive a scopo terapeutico c’è un
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laboratorio gestito da educatori professionali, sport-terapia e fisioterapia. Proprio
grazie alla giornata di stage abbiamo conosciuto tanti dottori i quali hanno raccontato
la loro esperienza e il lavoro che svolgono, è stato molto interessante ascoltarli perché
in tutti è emerso che lavorare in questo istituto richiede oltre alle conoscenze
specifiche, un grande carisma, una grande forza di volontà interiore e soprattutto
assumere un adeguato comportamento in modo da
mantenere sia la propria vita privata, che saper gestire
al meglio e quindi aiutare il paziente nella sua cura.
Dopo aver ascoltato gli operatori abbiamo visto il
luogo dove i pazienti si dedicano a pitturare o a creare
oggetti con la ceramica, queste sono vere e proprie
forme di espressione con le quali ognuno di loro comunica e si esprime. Inoltre una
vasta parte di quella “città” poiché è un grande l’istituto, comprende dei terreni dove
ci sono asini, orti e coltivazioni. Alcuni gruppi di pazienti ogni mattina
indipendentemente dalle condizioni atmosferiche vanno ad accudire e alimentare gli
asini, questa terapia è chiamata “onoterapia”. Dopo l’accudimento ogni paziente
descriverà la propria esperienza e sensazione. Così anche gli orti sono coltivati dai
pazienti. E’ stata una bella esperienza, ho capito meglio questa realtà così grande, mi
aspettavo un po’ più di contatto con i pazienti per poter comunicare con loro, ma
essendo noi come classi numerosi c’è stato poco contatto. Le attività che svolgono i
pazienti e che quindi vengono fatte, lavorative,
espressive e ricreative, hanno lo scopo di potenziare e
riacquisire le proprie abilità. E’ un po’ lo scopo
essenziale dell’istituto di reintegrare il paziente nella
società, aiutandolo a riguadagnare ruoli e diritti perduti,
puntando alla massima autonomia possibile e alla
massima qualità di vita, riaprendo anche i canali
relazionali, l’obiettivo dell’istituto è di reinserire
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l’utente nella società. Tutti i pazienti di questa struttura hanno da offrire a tutti noi
grandi emozioni, e senso di vita, e ci fanno uscire da quella che è la solita realtà dove
predomina la perfezione. Ci fanno capire inoltre che ognuno di noi ha le proprie
caratteristiche specifiche e che siamo diversi solo in base ai nostri caratteri, ma
essenzialmente non vanno emarginate le persone più deboli poiché anche esse hanno
tanto da offrire e farci imparare, in quanto ognuno di noi ha bisogno dell’altro.
Fazi Federica
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Stage al Fatebenefratelli di Genzano
Il Poliambulatorio "San Giovanni di Dio" è un'istituzione senza scopo di lucro che si trova a
Genzano di Roma, legato ad altri quattro ospedali sparsi in Italia, in modo particolare nelle città di
Palermo, Roma, Napoli e Benevento.
L'istituto "Fatebenefratelli" dei Castelli nasce nel 1954 e, dopo la nuova legislazione, riceve la
nomina di "istituto per la riabilitazione polivalente delle attività psichiatriche" e di "centro
sperimentale Alzheimer".
Il nome richiama la personalità di un uomo, fatto santo, che verso i quarant'anni fu rinchiuso in un
manicomio durante il Cinquecento, nel quale si pensava di poter curare i malati con doccie fredde,
macchine simili a centrifughe e con l'utilizzo della violenza fisica.
L'ospedale ospita pazienti con disabilità psichica e fisica (quest'ultima chiamata anche disabilità
complessa), e ogni paziente ha il proprio piano di assistenza individuale, affinchè tutti possano
essere degnati della giusta attenzione da parte delle numerose figure professionali presenti. Le
valutazioni dei pazienti, inoltre, sono pluridisciplinari, in quanto tutti i professionisti lavorano
trasversalmente
sul
paziente,
facendo
fronte
a
tutte
le
disabilità.
Nel poliambulatorio lavorano medici, infermieri, educatori, terapisti di riabilitazione come i
logopedisti, fisioterapisti e psichiatri, e la struttura è divisa in più reparti assistenziali, vi è il recente
reparto Alzheimer, i diversi ambulatori per bambini e per adulti, e il centro diurno, dove viene
trattata la disabilità psicofisica.
Ad oggi vi sono quaranta pazienti nel reparto di riabilitazione motoria, centoventi pazienti in RSA,
sessanta pazienti in riabiltazione e venti pazienti del centro diurno, che arrivano la mattina,
svolgono le attività che preferiscono e poi, nel pomeriggio, tornano in famiglia.
Le attività riabilitative vengono svolte in appositi luoghi, e ogni attività è mirata al raggiungimento di
un determinato fine: la piscina, la palestra e il campo di atletica servono per promuovere il
movimento e la comunicazione mediante il corpo; i laboratori artistici e musicali sono finalizzati allo
sviluppo della creatività e a permettere al paziente di raccontare come meglio crede la sua storia;
la serra e l'orto, così come il laboratorio di falegnameria e di ceramica, si propongono come attività
lavorative; l'onoterapia e la cura di animali da cortile propongono la promozione della costanza e
dell'attenzione rivolta ad altri esseri viventi, tanto che anche con la pioggia, con il buio, i pazienti
che decidono di dedicarvisi devono recarsi all'esterno, dare il cibo agli animali, strigliare gli asini.
E' inoltre concesso ad alcuni pazienti di uscire dall'istituto talvolta accompagnati dagli operatori,
talvolta e solo in casi particolari autonomamente.
Giada Guercia
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
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FATEBENEFRATELLI
Il 6 febbraio del 2014,il liceo James Joyce ha dato l’opportunità alle
classi quarte di fare uno stage presso il “San Giovanni di Dio,Fate bene
fratelli”
Tutti gli alunni si sono recati presso la struttura alle ore 8:45,e alcuni
collaboratori li hanno guidati all’interno della struttura presso la sala
conferenze,luogo in cui ci hanno spiegato la nascita della struttura,i
metodi e via dicendo.
La struttura ha avuto origine nel 1500, ed era completamente differente
rispetto alle strutture di oggi. Con il tempo, c’è stato un progresso degli
ospedali. Inizialmente all’interno dei cosiddetti “manicomi” i pazienti
erano sottoposti a docce fredde, erano picchiati, ma ora sono migliorate
le strutture che accolgono queste persone. Inizialmente la struttura era
formata da un’unica sala, dove venivano inseriti uomini,donne e bambini
assieme.
La costruzione della struttura di oggi è avvenuta nel 1954 ed ha aperto
nel 1956.
L’assistente ci ha spiegato che deve entrare in contatto con i malati, e
capire la ricchezza che loro hanno. Per questo la struttura si suddivide in
RSA, riabilitazione neuromotoria, centro diurno Alzhaimer e vari
dipartimenti ambulatori. L’assistente ha parlato di un rapporto con il
paziente, affinchè lo si possa conoscere fino in fondo,spesso il malato ha
una serie di problemi alle spalle,che non vengono neanche rappresentati a
livello sociale e politico. Per trattare queste patologie il malato deve
essere considerato uomo. Per questo hanno inserito vari professionisti
per ogni tipo di malattia o malato. RSA ospita 120 pazienti, e una parte
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dei posti letto sono riservati ai disabili psichici. Momentaneamente il
reparto Alzhaimer è chiuso per problemi burocratici.
Nella struttura è presente anche un laboratorio, dove i pazienti possono
dipingere e lavorare l’argilla.
Ci hanno fatto visitare queste sale e abbiamo osservato dei quadri
realizzati dai pazienti, ed è proprio in quei quadri che i pazienti
raccontano la loro vita.
I collaboratori ci hanno fatto visitare la fattoria, che si trova in fondo
alla struttura. La fattoria ospita vari animali ,asini , papere, conigli ecc. i
pazienti hanno il compito di prendersi cura di loro e tutte le mattine
suddivisi in gruppi si recano dagli animali per lavarli e dargli da mangiare.
È stata una bella esperienza, anche se inizialmente avevo timore di
entrare nella struttura,perche essendo io una persona molto sensibile, non
sapevo quello che mi si sarebbe presentato sotto agli occhi. È stata
davvero una grande esperienza.
Jennifer Del Pidio
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STAGE AL “FATE BENE FRATELLI”
Il 6 Febbraio 2014 ci siamo recati al “Fate Bene Fratelli” per lo stage sulla malattia
mentale. Appena siamo arrivati subito un paziente ci ha chiesto una sigaretta e noi
non sapevamo come comportarci. All’inizio eravamo un po’ tutte intimorite, ma poi
mano a mano ci siamo ambientati e abbiamo capito che è bene comportarsi in una
maniera adeguata davanti ad una persona affetta da deficit mentale. Nelle prime
due ore abbiamo assistito ad un’interessante conferenza nella quale tutti i dottori ci
hanno esposto il loro tipo di lavoro ed occupazione all’interno della clinica: psicologi,
psichiatri ed infermieri tutti molto giovani, che collaborano per un efficiente
servizio. Una cosa che mi ha colpito è stata la presenza dello psicologo nella
struttura: infatti pensavo che i malati potessero essere supportati solo dallo
psichiatra; invece anche lo psicologo può contribuire alla guarigione del paziente:
questa è la dimostrazione del fatto che queste persone non sono poi “così lontane”
da noi. Abbiamo incontrato Marco, Alessandro e tanti altri; c’erano molti pazienti
giovani, ed altri più avanti con l’età, quasi tutti uomini. Successivamente ci hanno
portato a visitare tutti i luoghi dove si svolgono le principali attività
ricreative/lavorative finalizzate a sviluppare , recuperare o a mantenerel’espressività
motoria, verbale ed emotiva, relazionale e soprattutto all’autonomia . Quella
dell’ospedale S. Giovanni di Dio è una realtà molto dura da affrontare, e gli psichiatri
ci spiegano che la maggior parte dei pazienti non usciranno mai da quel luogo: ci
sono persone che non sanno neanche com’è fatto il mondo fuori dall’ospedale. E’
anche per questo motivo che si promuovono attività come il decoupage, la
falegnameria e la ceramica. Abbiamo anche visitato la fattoria, il campo sportivo e il
laboratorio artistico. Nella fattoria si pratica l’onoterapia con gli asini che è una sorta
di pet-terapy. La cosa che più mi ha stupito è stato vedere i magnifici dipinti dei
pazienti e come li descriveva la psicologa: ogni pittore aveva la propria caratteristica
proprio come i pittori professionisti. Infine abbiamo parlato dello stigma, cioè del
pregiudizio ancora molto forte che è presente nei confronti di queste persone.
Quello che ho imparato da questa esperienza è che non c’è un limite tra pazzia e
normalità: chi ci dice che noi non potremmo essere definiti “matti”? Ho anche
capito, forse sbagliando, che c’è poca speranza per queste persone di essere
nuovamente inserite nella società, anche se si può guarire con i medicinali, che
devono essere accompagnati da affetto e cura delle attività. Sicuramente, chi sceglie
di intraprendere questo lavoro, non può farlo in modo superficiale, ma bisogna
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avere una sorta di “vocazione” per questa attività: è molto difficile affrontare un
lavoro del genere; non solo perché è difficile prepararsi dal punto di vista dello
studio, ma soprattutto perché prima di essere preparati, bisogna saper essere delle
persone umane, delle persone con un grande cuore che si dedicano al loro lavoro
credendoci. La psichiatra ci ha parlato infatti, anche dei rapporti di affetto che si
creano tra paziente e dottore e di quanto sia difficile affrontare la perdita di un
paziente: il rapporto di amicizia naturalmente deve coesistere con un giusto
distacco, proprio perché si sta parlando di un lavoro, e non della vita.
Angela Di Marino
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STAGE AL “FATE BENE FRATELLI”
Il 6 Febbraio 2014 ci siamo recati al “Fate Bene Fratelli” per lo stage sulla malattia
mentale. Appena siamo arrivati subito un paziente ci ha chiesto una sigaretta e noi
non sapevamo come comportarci. All’inizio eravamo un po’ tutte intimorite, ma poi
mano a mano ci siamo ambientati e abbiamo capito che è bene comportarsi in una
maniera adeguata davanti ad una persona affetta da deficit mentale. Nelle prime
due ore abbiamo assistito ad un’interessante conferenza nella quale tutti i dottori ci
hanno esposto il loro tipo di lavoro ed occupazione all’interno della clinica: psicologi,
psichiatri ed infermieri tutti molto giovani, che collaborano per un efficiente
servizio. Una cosa che mi ha colpito è stata la presenza dello psicologo nella
struttura: infatti pensavo che i malati potessero essere supportati solo dallo
psichiatra; invece anche lo psicologo può contribuire alla guarigione del paziente:
questa è la dimostrazione del fatto che queste persone non sono poi “così lontane”
da noi. Abbiamo incontrato Marco, Alessandro e tanti altri; c’erano molti pazienti
giovani, ed altri più avanti con l’età, quasi tutti uomini. Successivamente ci hanno
portato a visitare tutti i luoghi dove si svolgono le principali attività
ricreative/lavorative finalizzate a sviluppare , recuperare o a mantenerel’espressività
motoria, verbale ed emotiva, relazionale
e soprattutto all’autonomia . Quella
dell’ospedale S. Giovanni di Dio è una realtà molto dura da affrontare, e gli psichiatri
ci spiegano che la maggior parte dei pazienti non usciranno mai da quel luogo: ci
sono persone che non sanno neanche com’è fatto il mondo fuori dall’ospedale. E’
anche per questo motivo che si promuovono attività come il decoupage, la
falegnameria e la ceramica. Abbiamo anche visitato la fattoria, il campo sportivo e il
laboratorio artistico. Nella fattoria si pratica l’onoterapia con gli asini che è una sorta
di pet-terapy. La cosa che più mi ha stupito è stato vedere i magnifici dipinti dei
pazienti e come li descriveva la psicologa: ogni pittore aveva la propria caratteristica
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proprio come i pittori professionisti. Infine abbiamo parlato dello stigma, cioè del
pregiudizio ancora molto forte che è presente nei confronti di queste persone.
Quello che ho imparato da questa esperienza è che non c’è un limite tra pazzia e
normalità: chi ci dice che noi non potremmo essere definiti “matti”? Ho anche
capito, forse sbagliando, che c’è poca speranza per queste persone di essere
nuovamente
inserite nella società, anche se si può guarire con i medicinali, che
devono essere accompagnati da affetto e cura delle attività. Sicuramente, chi sceglie
di intraprendere questo lavoro, non può farlo in modo superficiale, ma bisogna
avere una sorta di “vocazione” per questa attività: è molto difficile affrontare un
lavoro del genere; non solo perché è difficile prepararsi dal punto di vista dello
studio, ma soprattutto perché prima di essere
preparati, bisogna saper essere delle persone umane, delle persone con un grande
cuore che si dedicano al loro lavoro credendoci. La psichiatra ci ha parlato infatti,
anche dei rapporti di affetto che si creano tra paziente e dottore e di quanto sia
difficile affrontare la perdita di un paziente: il rapporto di amicizia naturalmente
deve coesistere con un giusto distacco, proprio perché si sta parlando di un lavoro, e
non della vita.
Maria Luigia Laurenza
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
L’assistenza agli anziani, e ai pazienti che fanno parte dell’Istituto San Giovanni di
Dio è un compito difficile e impegnativo. Non esistono delle soluzioni semplici ai
problemi, né regole fisse valide per ogni occasione. Bisogna tener conto
principalmente di una buona conoscenza delle difficoltà fisiche, psicologiche e
sociali che spesso caratterizzano il disagio. Il 6 Febbraio 2014 con la mia classe e le
docenti di scienze umane ci siamo recati presso l’Istituto e abbiamo iniziato il nostro
percorso di conoscenza con gli utenti.
Siamo stati accolti da persone gentili, che ci hanno fatto visitare la struttura, dandoci
spiegazioni e mostrando grande disponibilità nel soddisfare le nostre curiosità.
L’incontro con i pazienti si è svolto con molta naturalezza, alcuni di loro si sono
aperti raccontandoci la loro storia, e nei loro occhi si poteva cogliere un senso di
felicità nel vederci lì.
Era la prima volta che mi trovavo a stretto contatto con persone affette da malattie
mentali, inizialmente mi sentivo un po’ disorientata ma quando iniziarono a parlare
raccontandoci le loro storie la mia tensione iniziale si sciolse e iniziai a guardarli con
occhi diversi, senza pregiudizi. Erano persone che meritavano rispetto, attenzione e
considerazione da parte nostra.
Gli utenti del centro appartenevano a varie fasce di età, tutti con esigenze e
attenzioni diverse.
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Mi ha particolarmente colpito vedere persone adulte che avevano nei loro occhi,
ancora l’innocenza di bambini, assumerne spesso anche gli atteggiamenti come
quello di farsi i dispetti ad esempio. Spesso mostrando anche la loro creatività
disegnando o cantando, esibendo le loro opere d’arte. Purtroppo questa esperienza
è durata solo metà giornata ma posso dire che mi è servito per scoprire un mondo
diverso. Il lavoro con queste persone richiede molto affetto e aiuto e per questo c’è
bisogno di operatori sensibili, capaci e fortemente motivati.
Luciana Maione
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Relazione Istituto San Giovanni di Dio
Il 6/2/14 ci siamo recati all'istituto di riabilitazione psichiatrica “San Giovanni di Dio”,
a Genzano di Roma, per partecipare ad uno stage con lo staff. Appena arrivati ci
hanno accolti nella sala conferenze e, dopo le presentazioni, ci hanno spiegato
l'importanza dell'istituto per la cura degli “ospiti”: ogni paziente ha il diritto di essere
curato in modo appropriato rispettando i suoi diritti umani e personali; a
partecipare alla sua riabilitazione attivamente e potersi esprimere liberamente
attraverso il linguaggio verbale e non.
Questo passaggio da “malato” a “cittadino” avviene attraverso diverse attività:
terapia in cortile dove, ogni giorno, i malati effettuano l'onoterapia e il giardinaggio;
diverse aule di laboratorio a disposizione per dipingere e fare piccoli lavori
d'artigianato, musicoterapia ecc.
Assistiti da medici, infermieri e diverse figure
riabilitative i pazienti vengono curati in modo appropriato e continuativo, vengono
rispettati i diritti del paziente, facendoli partecipare alla terapia, mantenendo il
segreto professionale e a, eventualmente, ascoltando il loro lamentarsi.
La riabilitazione permette la riapertura dei canali relazionali e la quotidianità
permettendo al paziente di reintegrarsi nella società riacquistando il maggior
numero di diritti persi durante la malattia. Purtroppo non è sempre possibile guarire
completamente per i pazienti e in questi casi i medici si impegnano a rallentare il
deterioramento delle capacità sociali, mentali e motorie e garantire assistenza e
costanti controlli. E' notevole il lavoro che ogni giorno impegna moltissimi medici e
operatori per migliorare la vita degli ospiti dell'istituto e fare uno stage con lo staff è
stato veramente importante poiché, secondo il mio punto di vista, è molto diffuso il
pregiudizio sui malati mentali, visti come degli emarginati da evitare, ed è proprio
grazie a stage come questi che è possibile superare i pregiudizi.
Davide Mammarella
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Relazione “FateBeneFratelli”
La malattia mentale è una tematica sempre più difficile da fronteggiare, che ha visto
nel corso del tempo numerosi e profondi cambiamenti; dalle leggi a tutela degli
infermi della seconda metà del Novecento, fino alla chiusura dei manicomi.
In seguito a tutti questi mutamenti e trasformazioni si trovano delle soluzioni
sempre più innovative per occuparsi dei malati, un esempio lampante si trova
proprio nella zona limitrofa al nostro Istituto scolastico “James Joyce”: centro San
Giovanni di Dio “Fatebenefratelli”, a Genzano di Roma. Questo ente offre
accoglienza ed assistenza non solo agli anziani, ma si occupa anche di persone
affette da infermità mentali; all’interno il centro sperimentale Alzheimer che
consiste nella valutazione neuropsicologica della patologia ed il progetto clinico
assistenziale riabilitativo.
Parallelamente, psicologi, assistenti sociali ed educatori, fanno parte dell’RSA
(Residenza Sanitaria Assistenziale) che prevede assistenza infermieristica, attività
educative, attività ludico-ricreative, supporto di igiene personale e alimentazione nei
confronti degli ospiti che vi sono ricoverati.
La nascita di questi istituti segna una tappa fondamentale nel progresso della sanità;
molto spesso, infatti, i malati affetti da patologie mentali, non vengono considerati
al pari delle altre persone definite “normali”, di conseguenza anche l’assistenza
ospedaliera ed educativa viene a mancare, causa una società che vive nel
pregiudizio e nella più totale forma di disinteresse nei confronti di ciò che gli accade
intorno, pensando che il diverso sia solo causa di problemi e preoccupazioni: ma,
come disse Albert Einstein <<Siamo tutti un po’ matti, ma la maggior parte di noi
non lo sa, perché frequentiamo soltanto gente con il nostro tipo di pazzia>>.
Andrea Palmarini
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Il giorno giovedì 6 febbraio 2014, siamo andati a fare una stage all’istituto di
riabilitazione psichiatrica Residenziale/Mantenimento “San Giovanni di Dio” detto
anche “Fatebenefratelli”. Appena arrivati ci hanno portato in una sala conferenze, in
cui dei medici, operatori e educatori ci hanno spiegato il loro compito all’interno
dell‘istituto e anche i tipi di pazienti presenti. Inoltre ci hanno spiegato l’origine di
questo istituto, esso inizialmente nasce nel 1539 e inizialmente era un manicomio
dopo di che, grazie alla legge Basaglia del 1978 è diventato un istituto di
riabilitazione psichiatrica. Successivamente ci hanno illustrato il motivo per il quale i
pazienti si trovano lì; essi sono delle persone con delle disabilità psichiche, complesse
anche fisiche; dopo di che ci hanno spiegato il loro approccio con i pazienti che è
multilaterale poiché tante persone come i medici, gli educatori, gli psicologi ,
assistenti, infermieri e operatori socio-sanitari, psichiatri e fisioterapisti si occupano
di un determinato soggetto, convergendo in modo ben organizzato. Dopo di che ci
hanno spiegato che esistono varie residenze per i pazienti ad esempio, il centro
semiresidenziale, il centro diurno, il day hospital, trattamenti ambulatori per i
bambini e anche un reparto di Alzheimer, quest’ultimo però attualmente chiuso.
All’interno dell’istituto ci sono 120 pazienti nell’RSA(Residenza Sanitaria
Assistenziale) con disabilità mentale, 40 pazienti per la riabilitazione e 20 per i centri
diurni. Ogni dottore lavora su un paziente insieme a una equipe e ogni paziente ha un
proprio piano di riabilitazione. Successivamente ci hanno spiegato le varie terapie di
riabilitazione, portandoci a visitare i luoghi dove svolgono le varie terapie, ad
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
esempio nella mattinata a turno i pazienti svolgono l’onoterapia :una terapia insieme
agli asini, i pazienti passano un pò di tempo lavando le stalle, spazzolando e pulendo
gli animali; altre terapie di riabilitazione possono essere ad esempio, attività di
laboratorio come la pittura, ceramica e bricolage. Inoltre ci hanno portato a visitare un
laghetto artificiale con tutti gli animali e qui ci hanno spiegato che i pazienti si
prendono cura degli animali dandogli da mangiare, da bere ecc… Durante tutta la
conferenza c’erano alcuni pazienti che prendevano la parola e spiegavano le attività
che svolgevano all’interno dell’istituto, ciò ha reso molto più divertente e molto più
curiosa la conferenza! A mio parere la giornata trascorsa è stata molto interessante e
particolare, poiché è un’esperienza che mi ha segnato e che mi porterò dietro per tutta
la vita; anche perché ci ha fatto aprire gli occhi su un probabile lavoro futuro,
sicuramente un giorno in più per familiarizzare con i pazienti sarebbe servito!
Claudia Pedico
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
RELAZIONE STAGE: FATEBENEFRATELLI
La prima struttura ospedaliera del “Fatebenefratelli” fu fondata da San Giovanni di
Dio nel 1539, inizialmente essa era un semplice ospedale ma, nel 1550 (anno della
sua morte), si avviò la fondazione dell’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio
“Fatebenefratelli”.
La struttura oggi (ex manicomio) è un complesso riabilitativo integrato, esso si
occupa di varie condizioni mediche e necessità riabilitative, infatti, la struttura è
suddivisa in diversi reparti per adattare le cure mediche a seconda di ciò che
necessita ad ogni singolo paziente. All’interno vi è il reparto della “residenza
sanitaria assistita” che si occupa di pazienti anziani i quali, precedentemente, si
trovavano nei manicomi che una volta chiusi non sono più rientrati nelle loro
famiglie. Inoltre vi è un reparto chiamato “Day-Hospital” che è finalizzato
all’accoglienza di giovani pazienti disabili ed offre esperienze di riabilitazione e
mantenimento di abilità attraverso delle terapie di recupero e mantenimento come:
musicoterapia, onoterapia, sporterapia, arteteerapia e falegnameria. Infine vi è il
reparto “ Altzheimer” che si occupa di pazienti anziani diversamente abili con
situazioni di demenza, per questi ultimi è previsto il ricovero per tre mesi durante i
quali svolgono diverse terapie di recupero e mantenimento.
All’interno del centro di riabilitazione di San Giovanni di Dio si svolgono, inoltre,
diverse attività riabilitative come: musicoterapia, onoterapia e arteterapia.
Veronica Pernaci
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Il 6 Febbraio 2014 ci siamo recati
all’ospedale San Giovanni di Dio, in cui
abbiamo avuto l’opportunità di conoscere
alcuni degli operatori, una piccola parte
dell’Istituto e anche il modo in cui gli
operatori e i pazienti lavorano.
Durante la conferenza ci sono state
presentate dagli operatori e da alcuni
pazienti le attività che si svolgono all’interno del F.B.F (musicoterapia, onoterapia,
teatro, cura dell’orto ecc..),ci è stato spiegato a grandi linee cosa si cerca di fare, e
da ciò che ho capito avviene una sorta di riabilitazione di base, ciò che noi diamo per
scontato in realtà lì non lo è poi così tanto.
Ci siamo divisi in gruppi e abbiamo visitato l’orto, la serra, la “stalla” con gli asini, il
laghetto artificiale con coniglietti, papere, pavoni e anatre; poi siamo andati
nell’aula in cui i pazienti svolgono attività di pittura, creazione di ceramiche , dove
l’addetto ci ha presentato i lavori effettuati dai pazienti.
Durante la conferenza ci sono stati molti interventi dei pazienti che mi hanno fatto
capire che in realtà, come ci dicevano gli operatori , non è poi cosi facile lavorare
con i pazienti.
Abbiamo conosciuto Alessandro, un ragazzo che ormai si trova in questo istituto a
tempo pieno da circa 4 anni, sembrava interessato a parlare con noi” vorrei sapere il
nome di tutte voi” ci ha detto, in questo momento ho capito che la situazione anche
se è cambiata molto rispetto al passato, può ancora migliorare; ho avuto
l’impressione che i pazienti stessi si sentano inferiori rispetto agli altri .
Per quanto mi riguarda l’esperienza mi è piaciuta molto, anche se me lo aspettavo in
maniera diversa, più spazio testimonianze (più formative a mio parere) e meno
spazio alla parte teorica che pur’essendo molto interessante riguardava cose già in
nostra conoscenza.
Elisa Perri
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Relazione Fatebenefratelli
Il giorno 6 febbraio ci siamo recati al Poliambulatorio "San Giovanni di
Dio" che si trova a Genzano di Roma. Nacque nel 1954 e, dopo la nuova
legislazione, divenne "istituto per la riabilitazione polivalente delle
attività psichiatriche" e "centro sperimentale Alzheimer". Nell’ospedale
troviamo pazienti con disabilità psichica e fisica (o disabilità complessa),
assistiti individualmente.
Nel poliambulatorio lavorano medici, infermieri, educatori, terapisti di
riabilitazione come fisioterapisti e psichiatri, e la struttura è divisa in più
reparti assistenziali. E’ nato di recente il reparto Alzheimer, ci sono
diversi ambulatori per bambini e adulti, e il centro diurno(20 pazienti),
dove viene trattata la disabilità psicofisica. Ci sono 40 pazienti nel reparto
di riabilitazione motoria, 120 pazienti in RSA, 60 in riabilitazione.
Le attività riabilitative vengono svolte all’interno di appositi ambienti
come nella piscina o nella palestra per promuovere l’attività motoria;
troviamo poi i laboratori di arte e musica per sviluppare la creatività e per
lasciare il paziente libero di trovare il modo migliore per esprimersi; la
serra e l'orto, così come il laboratorio di falegnameria e di ceramica, si
propongono come attività lavorative; c’è poi l'onoterapia e la cura di
animali da cortile che sviluppano nei pazienti una predisposizione ad
assistere un altro essere vivente. E' inoltre concesso ad alcuni pazienti di
uscire dall'istituto talvolta accompagnati dagli operatori, talvolta e solo in
casi particolari autonomamente, addirittura alcuni di loro svolgono
qualche lavoretto al di fuori del poliambulatorio. Abbiamo quindi assistito
ad una sorta di conferenza a cui hanno partecipato anche alcuni pazienti
del poliambulatorio che hanno preso la parola. Essi hanno parlato un po’
di loro e hanno raccontato la loro esperienza e ad esempio uno di loro, ci
ha mostrato con orgoglio il risultato ottenuto in una gara di atletica. La
cosa che mi ha colpito più di tutto è il sorriso con il quale si mostrano
sempre.
Alessia Pucci
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
RELAZIONE STAGE FATE BENE FRATELLI
Il giorno 6 febbraio 2014 io e la mia classe 4sa del James Joyce siamo andati a un
Istituto di riabilitazione psichiatrica per affrontare un argomento molto importante
e delicato sulla malattia mentale. Questo istituto offre
ai pazienti servizi
infermieristici , terapeutici, educativi e riabilitativi. Siamo stati a contatto con
educatori, operatori, fisioterapisti che stanno costantemente con persone che
presentano questa problematica, di qualsiasi età più o meno dai trent’anni ai
cinquanta. Tutto il personale dell’istituto ci ha spiegato le proprie mansioni,
accogliendoci nell’auditorium dell’istituto. Siamo venuti a contatto anche con i
pazienti, dei quali qualcuno ha raccontato ciò che fanno all’interno di questo centro
mostrandoci i propri lavori. Chi aveva più possibilità nel fine settimana poteva
tornare dai propri familiari tornando il pomeriggio. Nell’istituto sono ospitati più
uomini che donne. Ogni paziente ha il diritto di essere curato, assistito ed al rispetto
della dignità. I loro bisogni primari sono : la cura, assistenza, amicizia, libertà,
movimento e comunicazione. Più o meno tutti gli ospiti cenano verso le sette e
vanno a dormire verso le otto. Dopo averci mostrato tutte le funzioni del centro ci
hanno fatto vedere i laboratori di arte dove i pazienti dipingono e disegnano tutto
ciò che gli passa per la mente, poi ci hanno mostrato i laboratori per le attività
lavorative ad es : lavorazione dei materiali, ceramica, decoupage Un altro lavoro
pratico è l’onoterapia dove si devono prendere cura degli animali accudendoli
rispondendo ai loro bisogni. Oltre a quanto detto prima svolgono anche attività
sportive come: giochi, sport, atletica , calcio, escursioni. Durante l’interrelazione con
il paziente gli operatori devono essere calmi, cortesi, devono fermarsi a parlare
qualche minuto con il paziente usando frasi brevi e chiare. Gli educatori devono
fargli capire che non gli si vuole far del male ma solo aiutarli. Non devono mettersi
sullo stesso piano del paziente e soprattutto non devono manifestare paura o ansia
altrimenti l’ospite potrebbe aumentare la propria aggressività. Questa esperienza è
stata molto bella e ricca di informazioni che mi hanno aperto gli occhi su quello che
c’è fuori dal mio piccolo mondo e mi hanno fatto vedere tante realtà diverse.
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Relazione su ISTITUTO S. GIOVANNI DI DIO
L'istituto San Giovanni di Dio di Genzano, situato a pochi chilometri dal centro abitato e
circondato da un ampio parco, è stato costruito nel 1954 dalla Provincia Religiosa di
San Pietro dei Fatebenefratelli.
La struttura svolge dal 1956 servizio di assistenza e riabilitazione pschiatrica nel
territorio dei castelli romani: negli ultimi anni, a seguito della nuova legislazione in
materia psichiatrica, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale come Istituto di riabilitazione
polivalente per le attività integrate (I.d.R), continuando l'attività di assistenza a lungo
termine come Residenza
Sanitaria Assistenziale (R.S.A.).Oltre all'assistenza
residenziale con 230 posti letto , l'istituto svolge attività giornaliere ambulatoriali, di day
hospital, e attività riabilitative come la fisioterapia, la logopedia e l'assistenza
psicologica.
Dal 2003 ottenuto il riconoscimento come Centro Sperimentale Alzheimer: ospita
persone adulte affette da demenza di Alzheimer in fase avanzata, per le quali propone
forme sperimentali di trattamento, da quello farmacologico a quello riabilitativo e di
mantenimento, utilizzando specifiche professionalità e valorizzando particolarmente le
interazioni positive tra il paziente e il proprio nucleo familiare e sociale. Particolarmente
attenta alle attività ludico-ricreative come strumento di riabilitazione, la struttura offre
una piscina, alcune palestre, e diversi laboratori educativi di sport, pittura, ceramica,
floricoltura, onoterapia. l'Istituto è, inoltre, sede della sezione locale dell'AFMAL Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani - che propone iniziative di
solidarietà e beneficenza, e realizza progetti di sviluppo e sostegno alle popolazioni del
Terzo Mondo
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
I ricoverati dell'Istituto di Genzano presentano le più diverse patologie psichiatriche:
dal frenastenico grave a quello lieve. Per tali categorie nosologiche si sta effettuando
una riorganizzazione assistenziale che tenga conto sia degli aspetti terapeutici che di
quelli riabilitativi. Dopo la ultimazione della nuova struttura residenziale e riabilitativa, si
è proceduto in tempi brevi alla ristrutturazione dei reparti esistenti secondo i requisiti
previsti per le istituzioni che erogano assistenza nel settore riabilitativo ed in quello per
le lungodegenze, con la realizzazione di un Centro Riabilitativo, comunità residenziale
riabilitativa e residenza sanitaria assistenziale per complessivi 275 posti letto.
Con i frenastenici i risultati migliori
L'impegno riabilitativo del S. Giovanni di Dio è stato sempre fortemente sentito dagli
operatori sociosanitari. Fin dagli anni '70 in collaborazione con i servizi psichiatrici
territoriali, sono state fatte molte dimissioni, mantenendo, in seguito, i contatti con
queste strutture per valutarne l'esito. I risultati migliori sono stati osservati con i
frenastenici: la riacquistata autonomia, la maggiore responsabilizzazione,
l'arricchimento degli stimoli hanno prodotto i risultati più notevoli, talvolta sorprendenti,
anche sul quoziente d'intelligenza che quasi sempre ha avuto un buon incremento.
Risultati in genere modesti si sono avuti con gli psicotici, risultati dovuti alla chiusura
autistica ed alla difficoltà da parte di tali pazienti a relazionarsi con il mondo
circostante. Ridotta al minimo indispensabile la terapia farmacologica si tende a dar
spazio a psicoterapie individuali e di gruppo, secondo le specifiche necessità, ed a
programmi riabilitativi che tendono a far riacquistare al paziente quelle qualità umane e
di contatto con gli altri rimaste danneggiate o, per lo meno, evitarne l'ulteriore
deterioramento. L'esperienza viene vissuta attraverso il Centro Sociale, frequentato da
una cinquantina di pazienti e animato da alcune volontarie AVULSS e le altre sezioni di
musicoterapia, attività artistica, agricola, ecc
.
L'importanza delle attività di recupero e l'aiuto dei volontari
Si svolgono attività ludicoricreative, di lettura, di ascolto musica, di manualità ed
espressione artistica e lavori artigianali. Per un più efficace svolgimento di queste
attività, si pensa dare in futuro una maggiore impronta tecnica con l'istituzione di
laboratori attrezzati aventi un indirizzo chiaramente professionale. Attività di recupero
viene svolta, inoltre, dal servizio di fisioterapia, come pure dalla scuola di
alfabetizzazione che si tiene all'interno dell'Istituto da parte di due maestre del Circolo
didattico di Genzano. E risultato molto valido l'aggiornamento professionale del
personale, con incontri stabili bisettimanali.Sul piano religioso, infine, il Consiglio
Pastorale si è fatto promotore da alcuni anni di un cammino di fede comunitario che
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
vede coinvolti religiosi, religiose e laici impegnati nel difficile servizio all'handicappato
mentale.
Il trattamento del morbo di Alzheimer-Perusini
In regime di ricovero consiste in ospitalità protetta, prestazioni sanitarie ed
assistenziali di recupero funzionale e prevenzione dell'aggravamento funzionale su
specifico progetto a 60 giorni mirato a consentire il reinserimento nell'ambito familiare e
sociale.
In tal senso per la patologia Alzheimer negli ultimi anni si sono dimostrati sempre più
utili i cosiddetti approcci non farmacologici/riabilitativi per:




la prevenzione dell’ingravescenza delle funzioni cognitive e del comportamento;
il rallentamento del declino cognitivo;
la riduzione della frequenza dei disturbi comportamentali;
la gestione del paziente affetto da malattia di Alzheimer, e dalle altre forme di
demenza senile e presenile in generale.
Tali metodiche costituiscono anche una risorsa fondamentale per ridurre il carico
assistenziale delle famiglie.
L'Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Genzano svolge attività di
riabilitazione a 360 gradi anche attraverso il lavoro dei Laboratori Educativi che,
mediante l'espressione artistica, sportiva e didattica, propongono progetti concreti di
supporto all'attività riabilitativa tradizionalmente intesa. Uno di questi, il progetto
"riabilitare all'abitare", prevede la presa in carico del paziente non solo dal punto di
vista sanitario, ma considerando anche il suo percorso educativo e la possibilità di
avere un "luogo" in grado di ricostruire un'immagine di sé nella quale riconoscersi.
l servizi offerti dai Laboratori Educativi sono a disposizione degli ospiti della struttura
afferenti all'I.d.R (Istituto di Riabilitazione), alla R,S.A. (Residenza Sanitaria
Assistenziale) al C.S.A (Centro Sperimentale Alzheimer) e a tutti le attività riabilitative
ambulatoriali.
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
LABORATORIO ARTISTICO "IL MATTONE"
Nato nel luglio del '93 come spazio e luogo di espressione attraverso Il processo
creativo, favorisce il potenziamento e la valorizzazione degli aspetti sani degli ospiti,
incoraggiando la comunicazione e l'espressione di sé. "Il Mattone" prevede diverse
attività artistiche la pittura, la ceramica, il irato, il decoupage, la cucina, e propone
momenti di condivisione ira i pazienti e gli operatori.
FATTORIA DIDATTICA
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Nata in uno spazio all'aperto dell'Istituto, esplicitamente dedicata prevede le seguenti
attività:


onoterapia: pratica equestre che utilizza rasino come strumento terapeutica Da
qualche anno in Istituto vivono 5 asinelle che aiutano gli ospiti in questo
percorso di riabilitazione;
ortoterapia: l'attività di giardinaggio la coltivazione delle piante e degli ortaggi
permettono di applicare, attraverso il "progetto Setta", una terapia riabilitativa
adatta a soggetti con difficoltà comportamentali e relazionali.
Vi è una fattoria all’interno di un ospedale, dove chi è affetto da patologie come
autismo e Alzheimer può sperimentare benefici concreti sulla malattia e più in
generale sulla qualità della vita attraverso l’onoterapia.
Da sempre considerato un animale da lavoro, in realtà l’asino è più simile a un cane o
a un gatto piuttosto che a un cavallo. È docile, addomesticabile, prevedibile e calmo:
tutte caratteristiche fondamentali per approcciarsi ad alcune malattie come l’autismo e
l’Alzheimer.
A rendere unico l’esperimento dell’Ospedale di Genzano è il fatto che l’onoterapia non
si pratica in una struttura esterna ma il Fatebenefratelli ospita una vera e propria minifattoria, dove vivono 4 asinelli (i loro nomi sono Concetta, Yura, Rosina, e la piccola
Margot che ha 1 mese) gestiti dagli operatori di Antas Onlus che da anni si impegna a
divulgare e dimostrare l’efficacia dell’onoterapia in ausilio alla medicina tradizionale.
L’asino però è un animale estremamente docile e riesce ad avere un effetto
stabilizzante dell’umore. I pazienti ricoverati sono migliorati a livello cognitivo e
comportamentale: grazie alle emozioni positive che ricevono dall’animale, diventano
più attenti, concentrati, presenti e tranquilli. E’ stato notato anche effetti a lungo
termine nel ritmo sonno veglia e nell’appetito. Nel concreto si rallenta ulteriormente il
progredire della malattia e i familiari osservano anche una riduzione dell’aggressività.
L’esperimento di Genzano è un unicum mondiale perché il medico stesso si arricchisce
molto sia a livello umano, nel rapporto con il paziente, sia nella comprensione stessa
della malattia.Unanime il parere dei medici che praticano l’onoterapia all’Ospedale di
Genzano: i risultati sui pazienti sono positivi. Non ci sono ancora schede
standardizzate perché per ora i medici si limitano all’osservazione visto che il dato che
interessa di più in questo tipo di patologie è la qualità di vita del paziente. Ma
l’onoterapia è già entrata nel dibattito scientifico ed alcune sperimentazioni sono state
presentate a convegni importanti come quelli dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’obiettivo è comunque quello di riuscire ad avere un riscontro scientifico dei benefici
dell’onoterapia.
Laura Romani
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Relazione su ISTITUTO S. GIOVANNI DI DIO
L'istituto San Giovanni di Dio di Genzano,
situato a pochi chilometri dal centro
abitato e circondato da un ampio parco, è
stato costruito nel 1954 dalla Provincia
Religiosa
di
San
Pietro
dei
Fatebenefratelli.
La struttura svolge dal 1956 servizio di
assistenza e riabilitazione pschiatrica nel
territorio dei castelli romani: negli ultimi
anni, a seguito della nuova legislazione in
materia psichiatrica, ha ottenuto il
riconoscimento ufficiale come Istituto di riabilitazione polivalente per le attività integrate
(I.d.R), continuando l'attività di assistenza a lungo termine come Residenza Sanitaria
Assistenziale (R.S.A.).Oltre all'assistenza residenziale con 230 posti letto , l'istituto
svolge attività giornaliere ambulatoriali, di day hospital, e attività riabilitative come la
fisioterapia, la logopedia e l'assistenza psicologica.
Dal 2003 ottenuto il riconoscimento come Centro Sperimentale Alzheimer: ospita
persone adulte affette da demenza di Alzheimer in fase avanzata, per le quali propone
forme sperimentali di trattamento, da quello farmacologico a quello riabilitativo e di
mantenimento, utilizzando specifiche professionalità e valorizzando particolarmente le
interazioni positive tra il paziente e il proprio nucleo familiare e sociale. Particolarmente
attenta alle attività ludico-ricreative come strumento di riabilitazione, la struttura offre
una piscina, alcune palestre, e diversi laboratori educativi di sport, pittura, ceramica,
floricoltura, onoterapia. l'Istituto è, inoltre, sede della sezione locale dell'AFMAL Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani - che propone iniziative di
solidarietà e beneficenza, e realizza progetti di sviluppo e sostegno alle popolazioni del
Terzo Mondo
I ricoverati dell'Istituto di Genzano presentano le più diverse patologie psichiatriche:
dal frenastenico grave a quello lieve. Per tali categorie nosologiche si sta effettuando
una riorganizzazione assistenziale che tenga conto sia degli aspetti terapeutici che di
quelli riabilitativi. Dopo la ultimazione della nuova struttura residenziale e riabilitativa, si
è proceduto in tempi brevi alla ristrutturazione dei reparti esistenti secondo i requisiti
previsti per le istituzioni che erogano assistenza nel settore riabilitativo ed in quello per
le lungodegenze, con la realizzazione di un Centro Riabilitativo, comunità residenziale
riabilitativa e residenza sanitaria assistenziale per complessivi 275 posti letto.
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Con i frenastenici i risultati migliori
L'impegno riabilitativo del S. Giovanni di Dio è stato sempre fortemente sentito dagli
operatori sociosanitari. Fin dagli anni '70 in collaborazione con i servizi psichiatrici
territoriali, sono state fatte molte dimissioni, mantenendo, in seguito, i contatti con
queste strutture per valutarne l'esito. I risultati migliori sono stati osservati con i
frenastenici: la riacquistata autonomia, la maggiore responsabilizzazione,
l'arricchimento degli stimoli hanno prodotto i risultati più notevoli, talvolta sorprendenti,
anche sul quoziente d'intelligenza che quasi sempre ha avuto un buon incremento.
Risultati in genere modesti si sono avuti con gli psicotici, risultati dovuti alla chiusura
autistica ed alla difficoltà da parte di tali pazienti a relazionarsi con il mondo
circostante. Ridotta al minimo indispensabile la terapia farmacologica si tende a dar
spazio a psicoterapie individuali e di gruppo, secondo le specifiche necessità, ed a
programmi riabilitativi che tendono a far riacquistare al paziente quelle qualità umane e
di contatto con gli altri rimaste danneggiate o, per lo meno, evitarne l'ulteriore
deterioramento. L'esperienza viene vissuta attraverso il Centro Sociale, frequentato da
una cinquantina di pazienti e animato da alcune volontarie AVULSS e le altre sezioni di
musicoterapia, attività artistica, agricola, ecc
.
L'importanza delle attività di recupero e l'aiuto dei volontari
Si svolgono attività ludicoricreative, di lettura, di ascolto
musica, di manualità ed espressione artistica e lavori
artigianali. Per un più efficace svolgimento di queste
attività, si pensa dare in futuro una maggiore impronta
tecnica con l'istituzione di laboratori attrezzati aventi un
indirizzo chiaramente professionale. Attività di recupero
viene svolta, inoltre, dal servizio di fisioterapia, come pure
dalla scuola di alfabetizzazione che si tiene all'interno
dell'Istituto da parte di due maestre del Circolo didattico di
Genzano. E risultato molto valido l'aggiornamento
professionale del personale, con incontri stabili
bisettimanali.
Sul piano religioso, infine, il Consiglio Pastorale si è fatto promotore da alcuni anni di
un cammino di fede comunitario che vede coinvolti religiosi, religiose e laici impegnati
nel difficile servizio all'handicappato mentale.
Il trattamento del morbo di Alzheimer-Perusini
In regime di ricovero consiste in ospitalità protetta, prestazioni sanitarie ed
assistenziali di recupero funzionale e prevenzione dell'aggravamento funzionale su
specifico progetto a 60 giorni mirato a consentire il reinserimento nell'ambito familiare e
sociale.In tal senso per la patologia Alzheimer negli ultimi anni si sono dimostrati
sempre più utili i cosiddetti approcci non farmacologici/riabilitativi per:

la prevenzione dell’ingravescenza delle funzioni cognitive e del comportamento;
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane



il rallentamento del declino cognitivo;
la riduzione della frequenza dei disturbi comportamentali;
la gestione del paziente affetto da malattia di Alzheimer, e dalle altre forme di
demenza senile e presenile in generale.
Tali metodiche costituiscono anche una risorsa fondamentale per ridurre il carico
assistenziale delle famiglie.
L'Istituto
San
Giovanni
di
Dio
Fatebenefratelli di Genzano svolge
attività di riabilitazione a 360 gradi
anche attraverso il lavoro dei Laboratori
Educativi che, mediante l'espressione
artistica,
sportiva
e
didattica,
propongono
progetti
concreti
di
supporto all'attività riabilitativa tradizionalmente intesa. Uno di questi, il progetto
"riabilitare all'abitare", prevede la presa in carico del paziente non solo dal punto di
vista sanitario, ma considerando anche il suo percorso educativo e la possibilità di
avere un "luogo" in grado di ricostruire un'immagine di sé nella quale riconoscersi.
l servizi offerti dai Laboratori Educativi sono a disposizione degli ospiti della struttura
afferenti all'I.d.R (Istituto di Riabilitazione), alla R,S.A. (Residenza Sanitaria
Assistenziale) al C.S.A (Centro Sperimentale Alzheimer) e a tutti le attività riabilitative
ambulatoriali.
LABORATORIO ARTISTICO "IL MATTONE"
Nato nel luglio del '93 come spazio e luogo di espressione attraverso Il processo
creativo, favorisce il potenziamento e la valorizzazione degli aspetti sani degli ospiti,
incoraggiando la comunicazione e l'espressione di sé. "Il Mattone" prevede diverse
attività artistiche la pittura, la ceramica, il irato, il decoupage, la cucina, e propone
momenti di condivisione ira i pazienti e gli operatori.
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
FATTORIA DIDATTICA
Nata in uno spazio all'aperto dell'Istituto, esplicitamente dedicata prevede le seguenti
attività:


onoterapia: pratica equestre che utilizza rasino come strumento terapeutica Da
qualche anno in Istituto vivono 5 asinelle che aiutano gli ospiti in questo
percorso di riabilitazione;
ortoterapia: l'attività di giardinaggio la coltivazione delle piante e degli ortaggi
permettono di applicare, attraverso il "progetto Setta", una terapia riabilitativa
adatta a soggetti con difficoltà comportamentali e relazionali.
Vi è una fattoria all’interno di un ospedale, dove chi è affetto da patologie come
autismo e Alzheimer può sperimentare benefici concreti sulla malattia e più in
generale sulla qualità della vita attraverso l’onoterapia.
Da sempre considerato un animale da lavoro, in realtà l’asino è più simile a un cane o
a un gatto piuttosto che a un cavallo. È docile, addomesticabile, prevedibile e calmo:
tutte caratteristiche fondamentali per approcciarsi ad alcune malattie come l’autismo e
l’Alzheimer.
A rendere unico l’esperimento dell’Ospedale di Genzano è il fatto che l’onoterapia non
si pratica in una struttura esterna ma il Fatebenefratelli ospita una vera e propria minifattoria, dove vivono 4 asinelli (i loro nomi sono Concetta, Yura, Rosina, e la piccola
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Margot che ha 1 mese) gestiti dagli operatori di Antas Onlus che da anni si impegna a
divulgare e dimostrare l’efficacia dell’onoterapia in ausilio alla medicina tradizionale.
L’asino però è un animale estremamente docile e riesce ad avere un effetto
stabilizzante dell’umore. I pazienti ricoverati sono migliorati a livello cognitivo e
comportamentale: grazie alle emozioni positive che ricevono dall’animale, diventano
più attenti, concentrati, presenti e tranquilli. E’ stato notato anche effetti a lungo
termine nel ritmo sonno veglia e nell’appetito. Nel concreto si rallenta ulteriormente il
progredire della malattia e i familiari osservano anche una riduzione dell’aggressività.
L’esperimento di Genzano è un unicum mondiale perché il medico stesso si arricchisce
molto sia a livello umano, nel rapporto con il paziente, sia nella comprensione stessa
della malattia.Unanime il parere dei medici che praticano l’onoterapia all’Ospedale di
Genzano: i risultati sui pazienti sono positivi. Non ci sono ancora schede
standardizzate perché per ora i medici si limitano all’osservazione visto che il dato che
interessa di più in questo tipo di patologie è la qualità di vita del paziente. Ma
l’onoterapia è già entrata nel dibattito scientifico ed alcune sperimentazioni sono state
presentate a convegni importanti come quelli dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’obiettivo è comunque quello di riuscire ad avere un riscontro scientifico dei benefici
dell’onoterapia.
SPORT-TERAPIA E MUSICOTERAPIA
L'istituto ha dedicato all'attività fisica per la sportterapia spazi specifici un campo sportivo, una
palestra, un campo di bocce. Sono state anche
costituite due squadre, una di atletica leggera, l'altra
di bocce, che partecipano a livello agonistico a
diversi campionati sportivi regionali e nazionali.
La musicoterapia si propone come obiettivo lo
sviluppo del coordinamento motorio dell'individuo
Cattività musicale come strumento di i:abilitazione
favorisce, inoltre., un atteggiamento di rilassamento: si svolge mediante l'uso eh
strumenti musicali ci semplice utilizzo (chitarra, triangolo), e si basa sull'ascolto e sulla
produzione di musica.
La Riabilitazione funzionale su progetto riabilitativo viene effettuata in regime di
ricovero o in Day Hospital o con trattamento ambulatoriale.
Il trattamento può essere orientato al recupero della funzionalità neuromotoria o della
Disabilità psichica nell'ambito di unità operative dedicate alle diverse tipologie.
La modalità di accesso alle liste di attesa è subordinata all'invio da parte di struttura
Pubblica Distrettuale della Asl di Residenza o da struttura Ospedaliera Pubblica.
Chiara Sparano
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
Fatebenefratelli
La mia classe ha passato un giorno nella struttura di Genzano, “il fatebenefratelli”
ma io, a causa di un imprevisto, non ho potuto partecipare pertanto ho fatto
alcune ricerche .
Al Fatebenefratelli di Genzano sorge la prima fattoria all’interno di un ospedale,
dove chi è affetto da patologie come autismo e Alzheimer può sperimentare
benefici concreti sulla malattia e più in generale sulla qualità della vita attraverso
l’onoterapia.
Da sempre considerato un animale da lavoro, in realtà l’asino è più simile ad un
cane o a un gatto, piuttosto che a un cavallo. È docile, addomesticabile,
prevedibile e calmo: tutte caratteristiche fondamentali per approcciarsi ad alcune
malattie come l’autismo e l’Alzheimer.
A rendere unico l’esperimento dell’Ospedale di Genzano è il fatto che l’onoterapia
non si pratica in una struttura esterna, in quanto il Fatebenefratelli ospita una
vera e propria mini-fattoria, dove vivono 4 asinelli gestiti dagli operatori di Antas
Onlus che da anni si impegna a divulgare e dimostrare l’efficacia dell’onoterapia in
ausilio alla medicina tradizionale.
L’organizzazione non profit è stata tra le prime a credere nell’importanza delle
coterapie tanto da aver organizzato l’Happy Valley, una struttura sperimentale
che sorge nei pressi di Tivoli dove laboratori di arte e musica, oltre all’onoterapia e
alla pet therapy, entrano a far parte di un percorso terapeutico strutturato da una
equipe di professionisti. Nella fattoria di Genzano tutti i giorni, dal lunedì al
Liceo delle Scienze Umane ‘James Joyce’
Laboratorio di ricerca per le Scienze Umane
venerdì, gli operatori Antas sono impegnati insieme a medici e pazienti in un
percorso di riabilitazione che ha, alla base, un concetto molto semplice: prendersi
cura dell’animale per migliorare il rapporto con se stessi.
I ragazzi autistici praticano l’onoterapia sotto la supervisione di un neuropsichiatra
infantile e psicoterapeuta che spiega come il rapporto con l’asino porti a una
riduzione dei sintomi. Prima di tutto questi ragazzi difficilmente si lasciano
coinvolgere in qualche attività, mentre con l’asino si instaura subito un rapporto
non verbale, in cui la comunicazione avviene con il contatto dello sguardo, e la
relazione è finalizzata ad attività pratiche come dargli mangiare, spazzolarlo,
condurlo in passeggiata. A beneficiare dei risultati dell’onoterapia sono anche le
famiglie dei ragazzi in cura. I genitori sono molto contenti e dicono che notano
maggiore autostima ed equilibrio nei loro figli.
Il direttore medico scientifico del centro sperimentale Alzheimer si occupa dei
pazienti con patologie neurodegenerative. Purtroppo l’Alzheimer non ha cura e le
ultime realtà di gestione di questa malattia vengono da terapie non
farmacologiche .L’asino però è un animale estremamente docile e riesce ad avere
un effetto stabilizzante dell’umore. I pazienti sono migliorati a livello cognitivo e
comportamentale; grazie alle emozioni positive che ricevono dall’animale,
diventano più attenti, concentrati, presenti e tranquilli. L’onoterapia è già entrata
nel dibattito scientifico ed alcune sperimentazioni sono state presentate a
convegni importanti come quelli dell’Istituto Superiore di Sanità. L’obiettivo è
comunque quello di riuscire ad avere un riscontro scientifico dei benefici
dell’onoterapia.
Arianna Vicanò