18 APRILE 2014 CAMBIO DELLA GUARDIA. Sostituito l'ex vicesindaco e assessore all'Urbanistica Giacino in carcere da due mesi. Tosi: «Continuità» Marchi, un ex segretario in giunta Giorgia Cozzolino Toscano, 70 anni, in Comune dal 2002: «Daremo risposte veloci e adeguate all'economia cittadina» venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 9 A due mesi esatti dall'arresto dell'ex vicesindaco e assessore all'Urbanistica Vito Giacino, avvenuto appunto il 17 febbraio, il sindaco Flavio Tosi nomina il successore: il già segretario comunale Francesco Marchi. Una fortuita coincidenza che dimostra, però, quanto la scelta sia stata a lungo meditata dal primo cittadino: le dimissioni di Giacino risalgono infatti al 14 novembre scorso. Le deleghe, fino a ieri, erano state redistribuite tra Stefano Casali, nominato vicesindaco e assessore all'Urbanistica, oltre che ai Lavori pubblici ed Edilizia monumentale. L'edilizia privata e quella popolare, invece, erano andate all'assessore alle Finanze Pierluigi Paloschi. Entrambi ora felici che il nuovo collega di giunta li sollevi da pratiche piuttosto gravose che si erano aggiunte sulla loro scrivania. Come aveva già preannunciato L'Arena, ieri è arrivata la nomina ufficiale a Marchi. In un Palazzo Barbieri agghindato a festa, con tanto di tappeto rosso sui gradoni del municipio, per il matrimonio di due ufficiali dell'esercito americano di stanza alla caserma Ederle di Vicenza, Francesco Marchi ha fatto il suo ingresso nell'amministrazione Tosi. In realtà Marchi, dal 2002 - quando è stato chiamato dall'allora sindaco Paolo Zanotto ad occupare l'incarico di segretario generale - non ha mai lasciato il Palazzo: è stato infatti confermato da Tosi con il quale condivide anche una profonda amicizia e la passione per la caccia - di tanto in tanto vanno insieme in Toscana (Marchi è nativo di Grosseto) a caccia di cinghiali - e dopo la pensione (tre anni fa) ha continuato a collaborare con il Comune offrendo le sue consulenze a titolo gratuito. Da ieri, Marchi, classe 1944, laureato in giurisprudenza, è ufficialmente assessore alla Pianificazione urbanistica, Edilizia privata, Edilizia economica popolare, Risorse comunitarie ed Estimo. «Si tratta di una nomina non politica, ma tecnica che nasce dalla necessità di individuare una persona di alto profilo, di grande competenza professionale e con una conoscenza approfondita della macchina amministrativa», spiega Tosi. «Il dottor Marchi ha i requisiti giusti per garantire la continuità amministrativa, con una capacità operativa immediata, che una figura scelta all'esterno non avrebbe potuto garantire». E aggiunge: «È al servizio del Comune di Verona come segretario generale dal 2002, scelto dall'amministrazione di centrosinistra del sindaco Zanotto e riconfermato nel 2007 dall'amministrazione Tosi, proprio per la fiducia e la stima personale». Dal canto suo, Marchi, uomo di poche parole, ci tiene a precisare che pur andando a votare, ritenendolo un dovere civile («non mi perdo nemmeno una consultazione», dice), si ritiene nell'ambito del municipio «totalmente apolitico, come tutta la mia carriera sta a dimostrare». E aggiunge: «Credo infatti di essere uno dei pochi segretari generali in Italia confermati da amministrazioni di diverso colore politico. Sono stato nominato a Trieste dal sindaco di centrosinistra Illy e riconfermato dalla successiva amministrazione di centrodestra e anche a Verona sono stato chiamato da un sindaco di centrosinistra e riconfermato da uno del centrodestra». E riguardo al fatto di prendere il posto di una persona che si trova da due mesi in prigione per presunta nuova corruzione e concussione, dice: «Non sono preoccupato, piuttosto sono dispiaciuto. Ma io sono Francesco Marchi e ho sempre operato in un certo modo». E conclude: «Intendo lavorare quindi per il bene della città, cercando di far funzionare con la massima efficienza la macchina amministrativa, per dare risposte adeguate alle esigenze delle attività economiche e delle imprese, che hanno necessità di uscire dalla crisi e di ripartire». «Brava persona ma non è un segno di novità» venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 9 «Ci aspettavamo qualche novità...». È il commento del capogruppo del Pd, Michele Bertucco dopo l'incarico a Marchi in Giunta. «Con il dovuto rispetto per l'interessato, in considerazione dell'indiscussa professionalità che ha saputo dimostrare in tanti anni di competente servizio in Comune, non può essere l'ex segretario generale Francesco Marchi il simbolo della rinascita e del cambio di marcia di questa amministrazione. Mentre presta opera di consulenza a titolo gratuito nei confronti del Comune, l'immarcescibile Marchi riceve dalle partecipate contratti di consulenza retribuiti. Ne sono stati accertati alcuni in Agsm, mentre la Fiera rifiuta di rendere pubblici i dati delle sue consulenze appellandosi a una sorta di segreto di Stato. Niente di illegale né di inopportuno, si tratta semplicemente di chiamare le cose col loro nome. In urbanistica, poi, le competenze giuridiche sono necessarie ma non sufficienti, soprattutto se si deve mettere le mani nel vespaio lasciato in eredità da Giacino che lo stesso sindaco mostra di apprezzare sopra ogni cosa». Il sindaco: «Caso Giorlo, mi prendo del tempo» venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 9 Dopo la nomina di Francesco Marchi all'Urbanistica, che va a sostituire il posto lasciato vuoto da Vito Giacino, un altro scranno in giunta resta da occupare: quello all'assessorato allo Sport che era ricoperto da Marco Giorlo, dimessosi pochi giorni prima della trasmissione Report. Tosi però è lapidario: «Per il momento non intendo nominare nessuno, la delega allo Sport la tengo io. Mi riservo del tempo per pensarci, così come ho voluto fare prima di nominare Marchi». Aspetta forse l'esito delle elezioni Europee del 15 maggio (in cui Tosi è candidato per la Lega Nord, dietro al collega lombardo Matteo Salvini)? «Non necessariamente», risponde sibillino. Oppure, come si vocifera nei corridoi di palazzo Barbieri, attende il 16 maggio, quando ci sarà la sentenza al processo di Fabio Venturi (vice presidente della Provincia, presidente della 5acircoscrizione nonché braccio operativo di "Ricostruiamo il Paese")? Anche a questa domanda Tosi scrolla la testa che torna velocemente a infilare tra le carte che affollano la sua scrivania. Venturi è infatti da più parti indicato come possibile successore di Giorlo, ma il suo effettivo ingresso in giunta sembra lastricato di ostacoli, primo fra tutti, il fatto che Giorlo intende rientrare nell'esecutivo dal quale dice di non essersi dimesso, ma di aver preso solo una «pausa». L'aveva infatti affermato alla vigilia della messa in onda della contestata puntata di Report: «Ho voluto perciò liberare il sindaco e i miei colleghi assessori, che mi sono stati vicini, ma proprio perché io n Il governo licenzia Serpelloni «Gestione senza equilibrio» La replica: accuse infamanti Bufera sulla gestione: «Troppi vantaggi all'Usl 20» VERONA — «Non mi interessa se mi mandano via. Ma non accetto che lo si faccia infamando me, il mio lavoro e quello di questo dipartimento». Si definisce un «asburgico», Giovanni Serpelloni. Ma questa volta la serafica calma e la diplomazia le lascia ad altri. Mantenendo però il piglio. Perchè smessa, almeno momentaneamente, la veste di direttore del Dipartimento per le politiche antidroga del governo, Serpelloni si è trovato in un vortice di critiche proprio per la conduzione di quel Dpa a cui è arrivato nel 2008 da «anonimo» direttore del dipartimento delle dipendenze dell'Usl 20. Un dipartimento, il Dpa, che come gli altri è soggetto alle scelte del governo. Come lo è la figura del direttore. Ne ha scavallati tre, Serpelloni, di esecutivi. E adesso si è incagliato nel quarto. Quello di Renzi. Che lo ha «congelato» in quel limbo dei 45 giorni riservati alla decisione, in cui i capi dipartimento finiscono in «quiescenza amministrativa». A lui non era mai successo. Sempre riconfermato senza entrare in quel limbo. Fino al 9 aprile scorso. Fino a quando gli è stato comunicato che forse no, forse non sarebbe stato riconfermato. Allora, stando alla procedura, sarebbe dovuto tornare in seno a quell'Usl 20 da cui economicamente e fisicamente - era distaccato da anni. Invece lui ha preso ferie. E in questi giorni è comunque a Roma, in quel dipartimento dalla testa mozzata. «Sono qui - spiega - per gli eventuali passaggi di consegne. In ferie non retribuite, dando una consulenza gratuita». Perchè Serpelloni ha già capito che per lui il vento è girato. E quello che soffia, adesso, è di chi da tempo lo va accusando di una gestione alquanto «personale» del dipartimento, con «favori» - sotto forma di consulenze, progetti e contributi - a chi gli aggrada, a partire da quell'Usl 20 da cui è arrivato. Venti che hanno sempre soffiato ma ai quali Serpelloni ha sempre resistito. Mentre ora la riconferma dello «zar» tintinna. Fondi milionari per il dipartimento in tempo di crisi, progetti affidati a consorzi «vicini», come il Cueim che ha sede a Verona, la scelta dell'Usl 20 spesso - per alcuni troppo spesso - come coordinamento operativo e collaborazione. Lui ribatte punto su punto. E lo fa anche verso chi ritiene direttamente responsabile della sua mancata riconferma. Quel Federico Gelli, responsabile nazionale Sanità del Partito democratico, che ha dichiarato che a capo del Dpa serve «una persona di equilibrio. Lo stesso che Serpelloni non ha tenuto in questi anni». Dura la replica del medico veronese. «Gelli e i miei detrattori - dice - non usano elementi tecnici, ma diffamatori. Troppi progetti all'Usl 20? Il Dpa dal 2009 al 2013 ne ha finanziate 73 di Usl e oltre 500 centri collaborativi. Se la 20 ha fatto da capofila a certi progetti è per un indubbio fatto: quei progetti, con il fatto che la 20 ha già delle strutture sue, sono stati fatti a costo zero per lo Stato». Ribatte, Serpelloni, anche sul Cueim. «Era già attivo con il dipartimento quando sono arrivato io, per un progetto dell'allora ministro Paolo Ferrero. Tutto è stato visionato, in via preventiva, dalla Corte dei Conti che ha dato il suo parere positivo. E i progetti sono andati avanti con i governi Monti e Letta. Che il Cueim avesse una sede a Verona l'ho saputo l'anno scorso. Se ci fosse stato del marcio la Corte dei Conti o altri se ne sarebbero accorti...». E poi arriva la scudisciata politica. «Io e chi ha lavorato in questo dipartimento abbiamo fior fiore di attestati e riconoscimenti che arrivano da tutto il mondo. Sono stati tutti scemi? E mi dica l'onorevole Gelli con chi mi vuole sostituire. E che riconoscimenti ha questa persona. Io resterò qui, al di là del rinnovo del contratto, a battermi contro tutte queste corbellerie...». E su questo non si può che credere, ad un «asburgico». Angiola Petronio Mostra in Gran Guardia, la verità di Ranucci alla procura Due ore e mezzo dai pm come «persona informata sui fatti» VERONA - Sigfrido Ranucci sotto torchio in procura. Non nella veste di indagato ma come «persona informata sui fatti». Si è protratta per quasi due ore e mezzo, nella tarda mattinata di ieri, l'audizione dell'inviato diReport davanti al pm Valeria Ardito, che l'ha convocato «d'urgenza» nel proprio ufficio per «chiedermi tutto ciò che è di mia conoscenza in merito a quell'ormai famosissima mostra della Pinna alla Gran Guardia… ». Parole, quelle del giornalista che ha realizzato e firmato la puntata-scandalo andata in onda due lunedì fa sul «caso-Verona» in prima serata su Raitre (calamitando l'interesse di oltre tre milioni di telespettatori), riferite all'esposizione per circa un mese, tra il 29 agosto e il 26 settembre scorsi, dei quadri dell'artista romana Barbara Pinna, moglie del comandante provinciale della Guardia di finanza Bruno Biagi. Una mostra per il cui allestimento, effettuato da Veronafiere Servizi, è «spuntata» una fattura non pagata (perlomeno, non dall'Accademia delle Belle Arti, che l'ha rispedita al mittente) di poco superiore ai quarantamila euro. «Nessun favoritismo», ha precisato Palazzo Barbieri, spiegando che la sala della Gran Guardia è stata ed è posta a disposizione anche di altri artisti «senza oneri per l'allestimento». Se tale procedura sia stata o meno regolare, in ogni caso, è quanto puntano adesso ad accertare due procure: quella presso la Corte dei conti di Venezia, che ipotizza un danno erariale per le casse comunali, e quella della Repubblica di Verona, che ha aperto un fascicolo per il reato di abuso d'ufficio. A coordinare le indagini, è proprio quel pm Ardito che ieri ha «voluto sapere nei minimi particolari» da Ranucci «cosa e come fossi venuto a conoscenza di quella mostra alla Gran Guardia». Tanto è vero che l'esposizione della Pinna, «e soprattutto i relativi conti che, secondo noi, non tornavano» sono stati portati alla ribalta nazionale dall'inviato di Report nel corso della puntata su Verona. «In particolare - ha rivelato ieri lo stesso Ranucci lasciando la procura scaligera -, dal pm mi è stato chiesto come sia nata la mia inchiesta, in che modo fossi venuto a conoscenza di quella mostra alla Gran Guardia e chi me l'avesse segnalata: ho spiegato che, sia a Report che alla Corte dei conti, è giunto un dettagliato esposto dove si enumeravano tutte le cifre di quell'esposizione di quadri e si faceva notare come, in realtà, non quadrassero né le cifre relative all'allestimento dell'evento né quelle, per esempio, correlate alla pubblicazione del catalogo della kermesse». A gestire l'interrogatorio a Ranucci, per tutto il tempo, è stata il pm Ardito, ma «per una breve parte» del colloquio è entrato nella stanza del magistrato anche il collega pm Gennaro Ottaviano: «Oltre alla mostra della Pinna, su cui si è incentrata la maggior parte delle domande, mi è stato chiesto conto anche di altri aspetti della mia inchiesta su Verona, nello specifico - ha svelato lo stesso giornalista di RaiTre - di quel famigerato video-trappolone sul sottoscritto… ». La storia è ormai nota: a marzo i due vicentini Massimo Giacobbo e Sergio Borsato avevano filmato le trattative dell'inviato della Gabanelli «per procurarsi un video che mostrerebbe il sindaco Flavio Tosi in compagnia di alcuni trans». Tanto è vero che Ranucci, secondo la coppia di amici, «era disposto a utilizzare i soldi pubblici, pur di averlo. Ci ha perfino mostrato i moduli da firmare per consentire alla Rai di versare a una società di mia fiducia una cifra compresa tra i 10mila e i 15mila euro». Accuse «palesemente false e calunniose», si difende Ranucci, che ieri ai pm scaligeri ha ribadito che «ovviamente, non avrei mai pagato per il filminohard. Ci mancherebbe altro, so come si fa questo lavoro e il mio era solo un bluff. I moduli Rai che ho mostrato a Giacobbo erano un falso: basti solo pensare dietro al primo foglio c'era la ricerca di Scienze di mia figlia...». Chi si attendeva ieri un faccia a faccia anche con il procuratore Mario Giulio Schinaia, invece, è rimasto deluso: «Non l'ho visto - ha detto Ranucci uscendo dal tribunale -. Però so che mi ha iscritto nel registro degli indagati per diffamazione dopo la querela presentata contro di me dal colonnello Biagi». Un'inchiesta a suo carico, questa, che non sembra tuttavia scalfire l'intenzione dell'inviato di Report di «continuare a indagare su Verona: dopo la puntata andata in onda, abbiamo ricevuto e stiamo continuando a ricevere decine e decine di segnalazioni ed esposti dalla vostra città... Materiale per un'altra puntata? Prima lo verifichiamo, poi lo manderemo in onda». Laura Tedesco DEPOSIZIONE. Il giornalista ha risposto sulle vicende raccontate nella trasmissione del 7 aprile Report, Ranucci sentito per due ore in Procura Giampaolo Chavan È una persona informata sui fatti, è stato ascoltato come testimone Sul contenuto del colloquio con il pm c'è però il massimo riserbo venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 16 Il giornalista di Report, Sigfrido Ranucci ha deposto per due ore e mezza ieri mattina in procura davanti al pm Valeria Ardito con l'intervento successivo anche del collega Gennaro Ottaviano. Ma su ciò che ha detto, in qualità di persona informata sui fatti, è sceso implacabile il massimo riserbo. È inutile chiedere allo stesso ideatore con Milena Gabanelli della trasmissione di Raitre perchè seppur con un sorriso allarga le braccia e non rivela nulla del colloquio con i due sostituti. E ancora men che meno si riesce a sapere dai pm dai quali non trapela neanche una virgola. Resta il fatto che Ranucci ha riferito ieri in procura in qualità di testimone sulle numerose vicende, riportate nel programma andato in onda il 7 aprile. Si sono ripercorse, le inchieste giornalistiche con il cronista di Report che ha spiegato il loro sviluppo e i personaggi contattati. È facile intuire che al pm Ardito ha riferito dell'inchiesta sulla mostra di Barbara Pinna, moglie del colonnello Bruno Biagi, comandante della Guardia di finanza di Verona. Per quell'esposizione, svoltasi dal 19 agosto al 16 settembre 2013 nella sala polifunzionale della Gran Guardia, la procura ha aperto un'inchiesta per verificare la regolarità della procedura. In quell'occasione, infatti, Palazzo Barbieri ha concesso all'artista lo spazio a titolo gratuito. Per questa vicenda, ha aperto un fascicolo anche la procura della Corte dei conti, ipotizzando un danno erariale per il mancato incasso da parte di Palazzo Barbieri degli introiti della mostra. A tal proposito, sabato un comunicato del Comune ha ricordato che dal 2011 quella sala è stata concessa gratuitamente per 19 volte. Ciononostante, sul fronte penale, il pm Ardito ha ipotizzato il reato di abuso d'ufficio per la concessione di quella sala. Non si sa, però, almeno fino a ieri, se per questa vicenda ci sono iscritti nel registro degli indagati. Si sa, invece, che il Gico della finanza di Venezia e la polizia giudiziaria di Verona hanno effettuato dei sequestri l'11 aprile scorso sia in Fiera che all'Accademia Cignaroli. In quell'occasione, sarebbe emersa la fattura di 40.000 euro per il pagamento dell'allestimento fornito dalla Veronafiere servizi spa. Il destinatario dell'atto contabile è l'Accademia Cignaroli, promotrice della manifestazione di Barbara Pinna. Quella fattura, però, non è stata mai pagata. «Non tocca a noi», ha spiegato Stefano Pachera al nostro giornale. Ma le attenzioni degli investigatori sono concentrate anche sulla denuncia poi ritirata a carico di Marco Giorlo per aver allungato le mani nei confronti di una giovane romena. La donna si era rivolta all'esponente della lista Tosi per trovare un lavoro. Il fascicolo era finito in archivio ma nei giorni scorsi, il procuratore Mario Giulio Schinaia ha annunciato l'avvio di nuove indagini. Sulla vicenda, d'altro canto, ci sono alcuni aspetti da chiarire e fatti emergere da Report. La donna ha raccontato a Ranucci di essere stata minacciata dopo aver presentato la denuncia. Questa circostanza è stata confermata anche a L'Arena dalla stessa giovane che ha riferito di un personaggio (non identificato) che avrebbe detto di conoscere la residenza della donna e la scuola della figlia. L'ex assessore ha ripetutamente smentito la versione della romena, dichiarandosi pronto quanto prima a dare la sua versione dei fatti agli inquirenti. ENTI E GIUSTIZIA. Una segnalazione della nuova dirigenza dell'ente Agec, la buonuscita di Tartaglia nel mirino In un esposto si rivela che sarebbe stata aumentata Tocca alla Finanza rilevare eventuali irregolarità venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 16 L'esposto presentato in Procura pochi giorni fa dalla nuova dirigenza dell'Agec non avrebbe fatto emergere solo la distruzione degli atti, relativi al concorso per la nomina del nuovo direttore generale, risalente al 2012, come riportato da L'Arena due giorni fa. Al vaglio della procura ci sarebbero altri fatti sui quali, però, gli investigatori non fanno trapelare nulla. Uno su tutti: una decisione con la quale veniva aumentato di alcune decine di migliaia di euro la buonuscita dell'ex direttore Sandro Tartaglia nel caso della sua mancata riconferma al vertice dell'ente di via Noris. Attenzione, però: si tratta di un fatto riportato su un esposto con tanto di documentazione allegata ma ora toccherà agli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dal pm Gennaro Ottaviano, valutare se questa decisione presa dall'Agec un paio di anni fa, presa nella gestione Tartaglia, integri una fattispecie penale. Ma c'è un altro fatto riportato nell'esposto dell'Agec e sottoposto all'attenzione degli inquirenti e riguarda il ruolo di vice direttore dell'Agec. In base alla segnalazione depositata in Procura, quel ruolo era previsto nello statuto dell'ente ma a beneficiarne in questi anni è stato solo Stefano Campedelli, braccio destro di Tartaglia e sotto processo con le accuse di appalti pilotati e falso in atto pubblico con l'altra dirigente Francesca Tagliaferro e lo stesso ex direttore. Anche questo fatto è al vaglio della procura che dovrà decidere se procedere con nuove accuse agli ex vertici dell'ente o se archiviare queste segnalazioni. La bufera sull'ente di via Enrico Noris, quindi, continua dopo che L'Arena due giorni fa ha rivelato un secondo filone d'inchiesta con dodici indagati accusati di falso in atto pubblico e distruzione e soppressione di atti. Questa inchiesta si riferisce al concorso per la nomina del nuovo direttore generale, avviata nel 2012 in cui risultò vincitore proprio Stefano Campedelli, non indagato in questo secondo filone. In quell'occasione, furono distrutti gli atti relativi al concorso sulla base di una delibera dell'8 febbraio 2012 presa dal cda Agec. Una decisione ora finita sul tavolo del pm Ottaviano che l'ha giudicata degna di essere approfondita. La parola in questi giorni è passata ai 12 indagati che sono stati sentiti dagli agenti della polizia tributaria della Finanza di Verona.G.CH. Sei deputati Pd scrivono ad Alfano «Ministro, faccia intervenire il prefetto» VERONA — Il «caso Verona» torna in Parlamento. Sei deputati del Pd (Emanuele Fiano, Alessandro Naccarato, Alessia Rotta, Vincenzo D'Arienzo, Diego Zardini e Gianni Dal Moro) hanno presentato una interrogazione al ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Partendo dalle inchieste sull'Agec, su Vito Giacino, sulle partecipate, sul caso Giorlo e dalla trasmissione Report, i parlamentari pongono una serie di quesiti. I sei definiscono «strane e incomprensibili le ragioni per cui il sindaco di Verona, esponente di un movimento che, in alcuni periodi, ha sostenuto la secessione delle regioni settentrionali, abbia deciso di organizzare una cena per raccogliere fondi a Crotone, in Calabria, zona ad alta densità mafiosa». Ricordano poi una precedente interrogazione «sulle relazioni tra la criminalità organizzata e l'impresa veronese Soveco» e ricordano che tale ditta è una delle principali imprese operanti negli appalti pubblici di Verona e partecipa alla realizzazione di traforo, filobus, tre impianti di biogas, parcheggi e centri commerciali e alla ristrutturazione dell'ospedale di Peschiera. Antonino Papalia, ex marito della Colturato, si occuperebbe degli affari immobiliari della Soveco in Romania, è stato coinvolto nel 1989 in un'indagine per traffico di esplosivi e sembrerebbe essere il socio occulto della Soveco». Ciò detto, i sei deputati Pd affermano che «la situazione del Comune di Verona appare condizionata dall'azione dei diversi soggetti ora oggetto delle indagini dell'autorità giudiziaria». I parlamentari chiedono infine «se non ritenga il ministro di sollecitare un intervento del prefetto di Verona ai fini di verificare la presenza di rilevanti infiltrazioni criminali in grado di condizionare l'attività amministrativa». L.A. Vigilanza sugli appalti, la Corte dei conti: «Sì al progetto, ma nessuna retribuzione» VERONA - Istituire uno specifico organo di alta vigilanza sugli appalti interamente finanziato dai privati esecutori d'opera? Secondo la Corte dei Conti, il Comune di Verona è libero di creare questa figura, ma non di riconoscerle quell'incentivo previsto dal Codice dei contratti. Era stato lo stesso sindaco Flavio Tosi, a gennaio, a chiedere un parere ai magistrati contabili. Nella richiesta del primo cittadino, si faceva riferimento alla volontà di attivare «una più stretta sorveglianza sulle procedure che gli operatori economici, soggetti attuatori dei piani urbanistici esecutivi, pongono in atto nelle vesti di stazione appaltante». E in base all'articolo 92 del Codice dei contratti (che prevede che «il 30% della tariffa professionale relativa alla redazione di un atto di pianificazione comunque denominato è ripartito tra i dipendenti dell'amministrazione aggiudicatrice che lo abbiano redatto») il sindaco chiedeva se fossero incentivabili le funzioni di un organo di vigilanza che oltre che sulla progettazione e sull'esecuzione dei lavori, puntasse i fari anche su quelle opere che sarebbero venute a far parte del patrimonio indisponibile del Comune (come ad esempio le opere di urbanizzazione primaria e secondaria a scomputo). Nello specifico, il piano del Comune prevedeva che il fondo per finanziare detto organo fosse calcolato nella misura del 10% di quello previsto a favore del responsabile unico comunale dello stesso procedimento e che fosse integralmente finanziato dal soggetto attuatore privato. Ma la Corte dei Conti ha sostenuto che «non si comprendono le ragioni per le quali detti incentivo debba essere riconosciuto». Il «bonus» è previsto per chi redige gli atti di pianificazione, non per chi deve eventualmente valutare gli atti stessi. Derivati, Paloschi fa il punto «Se il Tar ci darà torto dovremo pagare Merrill Lynch» VERONA — A che punto siamo con la vicenda dei «derivati»? L'assessore al Bilancio, Pierluigi Paloschi, ha fatto il punto sulla situazione, presentando il conto consuntivo del 2013. Paloschi ha ricordato che la vicenda con Unicredit (contratti per 43 milioni) si è chiusa con un accordo: la banca ha restituito al Comune 2 milioni di perdite e in più ha erogato un altro mezzo milione per iniziative e sponsorizzazioni varie. Con Merrill Lynch invece (contratti per 256 milioni di euro) la questione è aperta e c'è una notevole suspence. «Con l'ausilio dello studio Iaquinta di Milano – ha detto l'assessore – abbiamo agito in autotutela, annullando i contratti perché dannosi per il Comune: ma se il Tar ci darà torto, dovremo pagare, e per questo abbiamo dovuto accantonare in bilancio i soldi necessari». Paloschi ha peraltro aggiunto che, da gennaio ad oggi, l'indice è positivo. Coi derivati, insomma, ci stiamo guadagnando. Per quanto riguarda il bilancio, Paloschi ha confermato, come avevamo anticipato una settimana fa, che a Palazzo Barbieri si è riusciti a chiudere i conti del 2013 con un avanzo di 16.502.000 euro, da una parte «risparmiando» sei milioni e rotti di euro, e dall'altra, grazie a 10 milioni di attivo, registrati nel corso del 2012. L'assessore ha ribadito la preoccupazione per il fatto che ci sono ben 4 milioni di euro di tassa sui rifiuti che non sono stati pagati e che non si riesce a riscuotere, neanche con la riscossione coattiva. Chi deve sborsare o è sparito, o è irreperibile o chissà cos'altro. Tra gli interrogativi emersi nel dibattito uno, posto da Daniele Polato, sulla Passalacqua: la Sovrintendenza vuole sia solo un parco, senza alcuna zona sportiva o altro. Ma se è così – ha chiesto Polato – siamo sicuri che non cambino le condizioni del bando di gara (vinto da Sarmar) e che chi è arrivato secondo o terzo non possa perciò fare ricorso, annullando tutto? L.A. BILANCIO. Nel rendiconto 2013 del Comune il gettito è sceso da 15,4 milioni a 14,7 Multe, incassi in calo per colpa degli sconti Forte riduzione anche per gli utili delle aziende comunali ed enti partecipati: da 27 a 15,6 milioni venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 15 Lo sconto sulle multe pagate entro cinque giorni piace agli automobilisti indisciplinati, ma un po' meno alle casse dei Comuni. Tra le entrate extratributarie di Palazzo Barbieri infatti, una voce importante è data dalle sanzioni per violazioni del Codice della strada: in poche parole, dalle multe. Come risulta dal bilancio 2013, l'ammontare complessivo delle somme riscosse è diminuito rispetto all'anno precedente, passando da 15,422 milioni di euro del 2012 a 14,712 milioni. Anche questo tema è stato affrontato dalla seconda Commissione, presieduta dal consigliere Cristiano Maccagnani, che ieri ha dato il via libera alla presentazione della delibera sul rendiconto della gestione 2013 nella prossima seduta di Consiglio del 30 aprile. «Con tutta probabilità la riduzione delle entrate per le sanzioni è stata determinata dalla nuova normativa, che prevede uno sconto del 30 per cento per chi paga subito», è stato ieri il commento dell'assessore al Bilancio Pier Luigi Paloschi. «Il dato dei 14,712 milioni di euro è relativo alle somme effettivamente già riscosse, perché il dato complessivo delle sanzioni sarebbe stato altrimenti ben più elevato». La normativa è entrata in vigore il 21 agosto scorso e prevede agevolazioni estese alla maggior parte delle violazioni stradali, ad eccezione di quelle più gravi come ad esempio la guida in stato di ebbrezza, l'eccesso di velocità oltre i 40 chilometri orari, i sorpassi pericolosi come quelli effettuati in curva, agli incroci, o all'attraversamento pedonale. È plausibile che molti veronesi, in questi ultimi mesi, abbiano approfittato dello sconto: già prima delle nuove regole, infatti, nella provincia scaligera il 58 per cento delle multe veniva pagato entro i 60 giorni previsti, una percentuale tra le più alte in Italia. «Le sanzioni hanno un ruolo importante nel bilancio del Comune, che conta molto su questi proventi per sostenere spese, a cui altrimenti non riuscirebbe a far fronte», ha commentato Michele Bertucco, capogruppo del Pd in Consiglio. «Tra le entrate extratributarie rappresentano la seconda voce, ormai quasi al pari degli utili in arrivo dalle società partecipate, che sono scesi dai 27,118 milioni di euro del 2012 ai 15,607 milioni del 2013». Gli utili arrivano da Agsm, Amia e A22, ma quasi dimezzati rispetto al 2012. Altri enti da tempo non danno utili.M.Tr. Zaninelli a giudizio «Avvilito ma sereno, demolirò le accuse» VERONA - «Il mio rinvio a giudizio» per la vicenda delle due presunte assunzioni «sospette» in seno all'Atv? «Notizia che mi avvilisce, certo, ma che allo stesso tempo non incrina minimamente la mia serenità e tranquillità. Sono certo di essere nel giusto e lo dimostrerò al processo». Parola di Stefano Zaninelli, il direttore generale dell'azienda di trasporto pubblico di Verona, chiamato al banco degli imputati a partire dall'udienza-filtro del prossimo 7 ottobre per rispondere di «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente» prevista e sanzionata dall'articolo 353 bis del codice penale. Un appuntamento, quello che lo vedrà chiamato a difendersi dopo l'estate davanti al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Paola Vacca (a latere i colleghi Raffaele Ferraro e Monica Sarti), che il dg condividerà con altri tre imputati: il responsabile del personale di Atv, Giannantonio Nicolis; Vinicio Bistaffa, genitore del giovane che sarebbe stato assunto nonostante la presunta assenza dei requisiti (ovvero del punteggio) previsti, ed Eva Buttura, la seconda persona che avrebbe beneficiato dell'assunzione «poco chiara» ipotizzata dalla magistratura scaligera. «Da parte mia, sono consapevole e convinto di aver aver salvaguardato a pieno la regolarità delle procedure mette in chiaro il dg Zaninelli -. Il consiglio d'amministrazione di Atv aveva dato l'incarico di gestire le due procedure a una società esterna. Il sottoscritto non ha mai partecipato ad alcuna commissione giudicante, mi sono unicamente limitato a prendere atto dei risultati finali». In ogni caso, preannuncia Zaninelli, «quello che che inizierà a ottobre nei miei confronti sarà un processo a cui interverrò in prima persona per spiegare e argomentare ancora una volta, come del resto ho già fatto più volte, la totale correttezza e buona fede del mio operato». Quanto alla contestazione da parte del pm Valeria Ardito della presunta violazione del principio di pubblicità nelle due procedure concorsuali finite sotto accusa, «l'annuncio è stato pubblicato sulla stampa la domenica di Pasqua e, stando alle rilevazioni sulla diffusione dei quotidiani, si tratta di uno dei giorni all'anno in cui le tirature raggiungono le cifre più elevate - ribatte il dg di Atv -. Riprova ne è, del resto, il fatto che siano pervenute 25-30 domande di partecipazione: qualcuno, insomma, quell'annuncio l'ha visto, eccome». In ogni caso, di tutto ciò si riparlerà tra sei mesi all'ex Mastino. «E io - si prenota Zaninelli - ci sarò». La. Ted. Cemento «depotenziato» per la scuola demolita Il sindaco accusa in aula VERONA - Nella sua veste di parte civile, è intervenuta al banco dei testimoni il sindaco di Povegliano Anna Maria Bigon, ieri pomeriggio, al processo che vede davanti al giudice Giorgio Piziali il costruttore della famigerata scuola elementare risultata «non a norma» e quindi demolita, chiamato a rispondere del reato di «inadempimento del controllo sulle pubbliche forniture» previsto e sanzionato dall'articolo 355 del codice penale. Insieme al primo cittadino, in aula, si sono dati il cambio nel corso dell'udienza di ieri altri testi dell'accusa (pm Giorgia Bonini), tra cui il direttore dei lavori per conto del Comune. Era il 2008 quando un'azienda casertana si aggiudicò l'appalto per realizzare la nuova ala dell'edificio. I controlli di legge sembrarono dare esito positivo, eppure nella struttura c'era qualcosa che non andava e ad accorgersene furono proprio tecnici comunali e giunta che, non a caso, fecero eseguire esami supplementari e carotaggi alle mura portanti. Il responso fu dei peggiori: nella struttura in elevazione risultò la presenza di cemento «depotenziato», ancor meno resistente nelle fondamenta. Il rischio crollo, per una scuola destinata ad ospitare bambini, risultava altissimo. A quel punto, all'inizio 2009, vennero sospesi i lavori e venne risolto il contratto, mentre si avviò la demolizione. Quattro, finora, le cause civili avviate e vinte dal Comune; in sede penale, invece, l'appuntamento è stato aggiornato a ottobre. La. Ted. Blitz sulle cave A Fumane nei guai tecnici e funzionari VERONA - Sono tecnici e funzionari le persone su cui si stanno concentrando le indagini coordinate dal pm Beatrice Zanotti all'indomani del blitz, con relativa acquisizione di carte e cd, negli uffici del municipio di Fumane. Al centro dell'inchiesta aperta dalla procura scaligera, risultano cave, autorizzazioni all'escavazione ma anche presunti depositi incontrollati di rifiuti potenzialmente pericolosi. Tanto è vero che, stando alle indiscrezioni che filtrano dall'ex Mastino, i reati fin qui ipotizzati risultano quelli di falso materiale, discarica abusiva oltre a presunte irregolarità nel rilascio dei nullaosta. Sempre ieri, al secondo piano del tribunale, si è presentato anche l'avvocato Luca Tirapelle per conto dell'associazione Legambiente, che ha depositato «un'istanza finalizzata al riconoscimento come parte offesa». Mercoledì mattina, nel corso del sopralluogo in Comune, l'attenzione della Forestale si sarebbe rivolta in particolare a Cava Leoni, una delle realtà più importanti del settore della pietra della Lessinia, ma non solo. Le indagini, infatti, riguarderebbero attività svolte nelle cave che risulterebbero al di fuori delle autorizzazioni concesse, quindi irregolari. Sotto esame anche i capannoni che sarebbero stati costruiti in alcune di queste cave per accogliere tali lavorazioni. Cinque di queste strutture, in particolare, non avrebbero le carte in regola. Effettuato il «prelievo» di documenti in municipio, gli agenti della Forestale sono stati accompagnati all'esterno dal comandante della polizia municipale di Fumane, Mauro Valentini. E le indagini, in ogni caso, proseguono. La. Ted. FUMANE. L'indagine «Interramenti di rifiuti a Gorgusello? Lo escluderei» venerdì 18 aprile 2014 PROVINCIA, pagina 25 C'è attesa a Fumane dopo il blitz della Forestale in municipio per accertamenti sulle autorizzazioni alle cave di Gorgusello. La perquisizione nell'ufficio tecnico comunale di mercoledì e i sopralluoghi nelle cave del giorno precedente sono stati ordinati dalla Procura, su mandato del pm Beatrice Zanotti, e sono legate ai capannoni dei cavatori autorizzati in origine come deposito attrezzi e per la prima lavorazione della pietra. Una indagine di vecchia data relativa a una materia per la quale si attende una più precisa legislazione regionale. Il fatto che si sia mossa la Procura ha scatenato curiosità e domande, specie in questo periodo di campagna elettorale. Senza riscontri le voci che parlano di «interramento di bidoni contenenti scarti di fonderia ritenuti rifiuti speciali», come si legge nella notizia dell'agenzia Ansa di mercoledì. E proprio su questo l'avvocato Daniele Zivelonghi, che segue legalmente alcuni cavatori, precisa le sue affermazioni in merito: «Relativamente alle cave site in Gorgusello, per la mia conoscenza degli operatori, delle modalità di lavorazione e dei luoghi, escluderei che si possano essere verificati episodi di interramento di rifiuti. Relativamente all'indagine de quo, non posso dire nulla su Cementirossi che, peraltro, non mi risulta indagata».G.G. SAN MARTINO B.A. Le infiltrazioni delle mafie sono al centro di un dibattito venerdì 18 aprile 2014 PROVINCIA, pagina 29 Genitori, rappresentanti di istituto delle scuole e l'Associazione 37036 - San Martino Città - organizzano martedì 22 aprile, nell'auditorium «Carlo Urbani» alle scuole Barbarani di via Bentegodi 2, una serata di dibattito per approfondire tematiche inerenti l'educazione alla legalità, coinvolgendo genitori, studenti e cittadinanza. Interverranno Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di «Avviso pubblico», Francesca Turra e Maria Scala del coordinamento di Libera per Verona. L'idea è nata da alcuni genitori e insegnanti che, partecipando a inizio marzo ad un incontro, sempre organizzato dall'Associazione 37036, nel quale si parlava di mafia al Nord, hanno deciso di coinvolgersi dando un segnale di partecipazione nella lotta alla criminalità e nella difesa della legalità. «Uno degli strumenti più utili per combattere le infiltrazioni mafiose al Nord e mantenere alto il senso della legalità è quello di investire molto sia sull'informazione che sullo studio dei fenomeni», aveva detto Roberto Cornelli, criminologo e sindaco di Cormano nel recente incontro di San Martino, e ancora: «Occorre che i giovani siano coscienti di ciò che accade anche vicino a loro e che percorrano la strada dell'onestà e della legalità». La serata è organizzata proprio per riflettere e confrontarsi con persone che dedicano gran parte della loro vita a combattere l'illegalità.V.Z. UN'AREA CONTESA. Da ieri mattina il marciapiede dell'istituto di credito è circondato da paletti in ferro con catene La Domus Mercatorum ora è vietata agli scooter Ilaria Noro La Banca Popolare mette i paletti con il plauso della soprintendenza Ma molti motociclisti protestano: «E ora dove parcheggeremo?» venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 10 Niente più parcheggio selvaggio sotto il loggiato della Domus Mercatorum. Da ieri, venti paletti color ruggine uniti da pesanti catene in ferro, tono su tono, sbarrano la strada agli utenti delle due ruote che utilizzavano quei metri quadrati di zona franca a due passi da piazza Erbe, per posteggiare scooter e motorini. E che ora protestano per carenza di stalli a diposizione. Lo spazio è di proprietà come il resto dello stabile del Banco popolare di Verona, che ha lì una delle sue sedi. I cartelli già avvisavano del divieto di posteggio sotto il loggiato. Ma data la cronica carenza di posti dedicati alla sosta dei motorini, da tempo era di fatto un parcheggio per le due ruote. Così, ieri, la proprietà ha deciso di mettere fine alla sosta selvaggia sulla storica costruzione nell'unico modo realmente efficace. E cioè sbarrando fisicamente l'accesso, prima bucando la pietra dei basamenti, poi inserendo i pali alti circa un metro fissandoli con una resina particolare e, infine, unendoli con delle catene a 60 centimetri circa dal suolo. «Si tratta dell'esigenza di far rispettare la proprietà privata. Ma servirà anche a tutelare i disabili», spiega Manuel Zanini, responsabile dei lavori. Per chi si muove su una sedia a rotelle, infatti, l'unico accesso percorribile al loggiato, da cui si raggiunge anche la filiale della Banca, è proprio la parte di Domus che si inoltra su via Pellicciai e via Portici. Quella cioè priva di scalini ma sempre stipata di motorini. Ora, invece, i motorini non ci saranno più e una delle arcate, pur transennata, sarà provvista di un'apertura con lucchetto, apribile proprio in caso di necessità. La recinzione del loggiato - le catene sono solo su 10 dieci arcate e non riguardano l'angolo che si affaccia su piazza Erbe - è stata tra l'altro non solo autorizzata ma anche «caldamente consigliata dalla Soprintendenza», precisa Zanini. Scontenti, però, sono i motociclisti, orfani da ieri di un prezioso – per quanto illegale – parcheggio. Tanto che sui cartelli affissi alcuni giorni fa dalla Banca per avvisare dei lavori di recinzione, qualche mano ignota ha manifestato, letteralmente nero su bianco, il proprio disagio. «Complimenti. E dove si parcheggia che non ci sono stalli?». Una domanda che si sono posti in molti. Anche ieri con gli operai al lavoro, infatti, molti hanno ugualmente tentato di far rotta sotto la Domus per lasciare il motorino, salvo poi andarsene arrabbiati e preoccupati. «E adesso dove parcheggio? Negli ultimi anni hanno rimosso parecchi stalli per i motorini, gli ultimi in via Sella», si chiede Alessandro Orlandi, commesso in un negozio di via Mazzini. «Ci dicono di non utilizzare le auto, ma anche con lo scooter è diventato impossibile muoversi in centro», protesta un altro motociclista. La rivolta di tabaccai ed edicolanti «Senza cartoline e gadget chiuderemo» VERONA — Ci saranno pure le foto in digitale, quelle con lo smartphone e iselfie, ma per i turisti, le cartoline restano un must. Magari non più da spedire, ma da tenere come ricordo eppure il loro valore, anche commerciale, è di rilievo. Ecco spiegata la grande preoccupazione che si è diffusa tra tabaccai ed edicolanti veronesi alla notizia che non verranno più rinnovate le licenze per gli espositori una volta che siano giunte alla scadenza. Questione di decoro, soprattutto nelle piazze storiche, sarebbe la nuova indicazione della Soprintendenza agli uffici del Comune e, per questo, gli espositori rotanti sarebbero destinati a sparire. «Se davvero non potremo più esporre le cartoline, le calamite e gli altri gadget per i turisti ci condannano alla chiusura – attacca, però, Stefano Sbardellini la cui famiglia gestisce l'edicola tra via San Nicolò e via Mazzini da 35 anni – Le esponiamo da sempre e, prima di noi, i precedenti gestori. Con la crisi che c'è in giro sono la nostra salvezza». Sbardellini ha rinnovato da pochi mesi il permesso per i propri espositori, ma è pronto a dare man forte a chi si è visto negare il rinnovo: «Se ci mettiamo insieme sono pronto a fare una raccolta firme per sostenere i colleghi: alla fine parliamo di cartoline e di gadget, prodotti che esponiamo nelle piazze e nelle vie da moltissimo tempo. Non si capisce in che modo possono danneggiare il decoro». Che il problema, però, sia complesso lo dimostra la cautela con cui lo affronta Roberto Forini, presidente veronese della Federazione Italiana Tabaccai. «Il tema è noto: se i colleghi hanno la concessione, decoro o non decoro, hanno tutto il diritto di esporli. Riconosco, però, che in alcuni casi si è esagerato: usare 6 o 7 espositori è oggettivamente troppo». L'impegno, perciò, che si assume il presidente è quello di confrontarsi con l'amministrazione per capire quali sono le linee guida da seguire: «A livello sindacale – conferma Forini – parlerò con gli uffici per riuscire a trovare una soluzione, anche perché uno o due espositori servono anche per individuare le tabaccheria e caratterizzare il tipo di negozio in cui si entra». Ma c'è un'altra ragione, più meramente commerciale, che sottolineano i colleghi di Forini: «La gente compra ciò che vede. Quindi se esponiamo la merce riusciamo a venderla, altrimenti tanto vale non tenerla. E tutto ciò che interessa i turisti, le cartoline e i souvenir, è fondamentale per i nostri bilanci». In realtà, un'altra questione indispettisce i venditori di cartoline, siano essi tabaccai o edicolanti, cioè la vera questione del decoro nelle piazze e nelle vie storiche. «Guardano ai nostri piccoli espositori e non vedono cosa sta succedendo in piazza Bra?». In effetti, proprio ieri, hanno aperto le casette di legno e i tendoni, giusto sotto l'Arena. «Mi chiedo – indica un commerciante della piazza – cos'è più impattante: le cartoline o tutto il resto?» BORGO TRENTO. In via Todeschini l'area temporanea di sosta che sarà a tariffa oraria Arsenale, ripresi i lavori per il nuovo parcheggio Marco Cerpelloni «Lo stop del cantiere era dovuto ad alcune difficoltà burocratiche», tiene a sottolineare il presidente della circoscrizione Grigolini venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 19 In Arsenale sono ripresi i lavori per il nuovo parcheggio interrato e in via Todeschini è stata sistemata l'area temporanea di sosta. Sono stati disposti gli stalli a pagamento e le sbarre per l'ingresso, creata una rotonda ed installati il pannello che indica i posti disponibili e le casse automatiche. Lo stop all'avvio dei lavori in via Capellini si deve ad «alcune difficoltà burocratiche» e a riferirlo è il presidente della seconda circoscrizione, Filippo Grigolini. Sull'area temporanea di via Todeschini, lo stesso presidente ammette una prima informazione sbagliata: «Si credeva fosse solo per abbonati, ma non è così. Può essere libera con tariffa oraria». Grigolini sebbene riconosce «una effettiva differenza tra un parcheggio a rotazione ed uno per soli abbonati» precisa che «nell'area sono pochi i posti liberi, circa 30/35 contro i 180 stalli in abbonamento». «Va considerato», prosegue il presidente, «che il parcheggio precedente con ingresso da piazza Arsenale aveva una capienza di 400 auto. Con la sua chiusura a seguito della cantierizzazione per il nuovo parcheggio interrato, queste auto si sarebbero interamente riversate sulle strade vicine all'ex caserma austriaca. Pertanto, la temporanea apertura dell'area di via Todeschini ha in parte colmato la carenza di posti togliendo dal quartiere circa 200 auto». La ripresa del cantiere di via Cappellini ha alleviato le preoccupazioni dei residenti che da tempo lamentavano «uno stallo di troppi cantieri in Borgo Trento» con un preciso riferimento al «cantiere di viale della Repubblica, fermo dalla scorsa estate». La preoccupazione è di «essere costretti a convivere con camion e rumori senza avere un riferimento temporale». «C'è stato un fermo dei lavori imposto dalla Sovrintendenza», spiega Grigolini. «A cui si sono aggiunte lungaggini burocratiche. Ma ora, tutto è risolto ed è stata firmata la convenzione in Comune dinanzi al notaio. Si è così sbloccata una situazione che stava mettendo in difficoltà sia la ditta appaltatrice sia l'impresa concessionaria». Il parcheggio Saba di via Cappellini sarà disposto su tre livelli interrati per una superficie complessiva di 12.900 metri quadrati. I posti auto a rotazione oraria saranno 200, di cui tre riservati ai disabili. A questi, si aggiungono 148 box. Al primo livello interrato saranno creati 90 posti auto di cui 63 in box, al secondo saranno 116 di cui 85 in box e al terzo i restanti 142 che saranno tutti stalli auto senza alcun box. Il varco di ingresso al parcheggio non intacca il muro asburgico dell'ex caserma perché è stato creato nel tratto di parete non originale. Con l'apertura del nuovo parcheggio cambierà il senso di marcia di via Cappellini che sarà da Piazzale Cadorna a scendere con uscita sul lungadige Campagnola. Una scelta che ancora oggi desta qualche preoccupazione, perché l'immissione sul lungadige avverrebbe nel suo punto più stretto. Infine, in via Cappellini saranno tolti tutti gli attuali stalli a raso per creare un passaggio pedonale protetto, oltre alla corsia di accesso al parcheggio. ISOLA DELLA SCALA. Il componente della lista Miozzi difeso dalla sua maggioranza dopo l'esito del secondo processo Brugnettini assolto in appello Scambi di accuse in Consiglio Mariella Falduto Bissoli attacca l'opposizione «Volevate farlo dimettere» La replica: «Un condannato in primo grado deve farlo» venerdì 18 aprile 2014 PROVINCIA, pagina 33 Botta e risposta in consiglio comunale tra maggioranza e opposizione dopo l'assoluzione in appello dall'accusa di falso in atto pubblico di Massimo Brugnettini, ex sindaco ed ex senatore, consigliere della lista Miozzi per Isola. Il capogruppo Irene Bissoli ha letto una dichiarazione spontanea in cui oltre ad esprimere «la soddisfazione e il compiacimento della maggioranza per l'assoluzione dell'amico consigliere», accusa l'opposizione di avere avuto un «intento strumentale» quando, dopo la condanna in primo grado dell'ex sindaco, ne aveva chiesto le dimissioni da consigliere. «Siamo sempre stati convinti dell'innocenza di Massimo», ha detto Bissoli con tono deciso, «l'abbiamo sempre sostenuto ed incoraggiato; riteniamo che, come previsto dall'articolo 27 della Costituzione, l' imputato non sia da considerarsi colpevole fino alla condanna definitiva. Certi e consapevoli dell'integrità morale e dell' onestà intellettuale del dottor Brugnettini, la sua presunzione di innocenza non era semplicemente un principio giuridico da applicare, bensì una ferma convinzione e per tale motivo abbiamo sempre voluto mantenere saldo il nostro sostegno, opponendoci ad ogni maldestro tentativo da parte di chi, in mala fede, ha inteso attaccare la persona e la dignità di Massimo, con l' unico intento di destabilizzare la maggioranza». «Ci chiediamo», ha continuato, «con quale logica l'opposizione, Isola nostra bene comune e Movimento 5 stelle, abbia potuto presentare, a processo ancora in corso e senza conoscerne compiutamente i fatti, una mozione di sfiducia nei confronti di Brugnettini, che nella remota ed impensabile ipotesi di accoglimento, avrebbe comportato la decadenza dalla sua carica di consigliere, interrompendo violentemente un rapporto fiduciario venutosi ad instaurare con la cittadinanza, con i suoi elettori, sostenitori, ma anche simpatizzanti che non l' hanno votato. Era oggetto di processo, ma all'epoca della vostra mozione, non eravate nella condizione di poter prevedere l'esito del giudizio. La vostra richiesta è equivalsa implicitamente ad una sentenza di condanna, condanna che puntualmente non vi è stata. Quella mozione, oltre che inopportuna, in quanto spinta da mero intento strumentalistico, si è rivelata infondata, offensiva e calunniatoria». Accuse respinte altrettanto decisamente dall'opposizione. Alessando Meneghelli, Isola nostra, dopo aver detto che il proprio gruppo «non può che essere contento per il consigliere Brugnettini e per l'esito dell'appello», ha ribattuto: «L'intervento della maggioranza non può essere accettato in quanto impreciso e in certi punti strumentale. Vi è il principio della presunzione di innocenza fino all'ultimo grado di giudizio che non è ancora stato espletato. Ben venga se questo è l'esito del secondo grado. Non siamo giustizialisti. Ci ispiriamo a principi che evidentemente sono diversi dalla maggioranza. La nostra richiesta legittima è stata fatta a seguito della condanna ed era un buon motivo per sospendere l'esercizio della carica pubblica. Sarebbe stato opportuno che la cittadinanza ricevesse spiegazioni e un segno di responsabilità politica». Renzo Gasparella del Movimento 5 stelle, ha aggiunto: «È necessario far fare ai magistrati il loro lavoro. Noi facciamo un'altra cosa. È opportuno che un uomo politico condannato in primo grado continui a esercitare il suo mandato? È ovvio che la risposta è no. Poi la magistratura deciderà, ma a noi non interessa perché non è il nostro mestiere». GREZZANA. Il percorso temporaneo alternativo tra Sengie e Coda presentava sempre maggiori fessurazioni Alcenago, aperto il «by- pass» Più sicuri verso la Valpolicella Alessandra Scolari La frana del 2011 aveva tagliato in due la strada provinciale 12 A Sul nuovo percorso si dovrà però procedere a 10 chilometri orari venerdì 18 aprile 2014 PROVINCIA, pagina 23 Un passo in avanti. Atteso da tempo. Ad Alcenago è stato aperto il nuovo by pass che collega la Valpantena alla Valpolicella. Il percorso temporaneo alternativo (la «strada rossa») costruito a seguito degli eventi franosi che il 2 ottobre 2011 hanno tagliato in due la strada Provinciale 12A di «Fiamene» nel tratto compreso tra Sengie e Coda, presentava sempre maggiori fessurazioni, specialmente a seguito dei nuovi smottamenti del 23 ottobre scorso. Si sono create così non poche preoccupazioni negli automobilisti che transitavano su questo percorso frequentatissimo. Preoccupazione mista a disagio, che non ha comunque lasciato indifferente l'amministrazione comunale, che si era impegnata ad intervenire il prima possibile. La strada di Alcenago, in sostituzione della Provinciale di Fiamene, è usata da moltissimi cittadini della Valpantena e della Lessinia Centrale che lavorano in Valpolicella o che si recano all'ospedale di Negrar per visite e cure. Durante l'inverno sono stati numerosi gli incontri della Conferenza dei servizi, durante i quali «al fine di scongiurare pericoli per la pubblica incolumità» è stato deciso di costruire una nuova strada alternativa, al di sopra dell'area colpita dalla frana e dalle voragini (sinkholes) che hanno interessato la parte sud est della cava denominata «Rie Lunghe». L'ordinanza del sindaco Mauro Fiorentini ha dato una svolta alla delicata situazione che si era venuta a creare negli ultimi tempi. «Da lunedì 14 aprile 2014 il percorso provvisorio emergenziale, eseguito in conformità del progetto redatto dal dottor Nicola Dell'Acqua (già responsabile della Protezione Civile e consulente dell'Amministrazione), è aperto e transitabile, con limitazione della velocità a 10 chilometri orari». Nello stesso documento si conferma «la chiusura, con idonee barriere, dell'esistente by pass» e si ordina alla ditta «Micromarmo Granulati srl di eseguire su questo tratto (la stradina rossa) l'immediato ripristino dei terreni». Nella nuova strada sterrata «l'asfaltatura è prevista entro il mese di giugno 2014». Nel frattempo la Micromarmo Granulati srl si dovrà far carico di «qualsiasi danno a persone e cose» e della manutenzione di questo tragitto stradale che collega le due valli e che porta in località Sengie e Maso. Il sindaco Mauro Fiorentini è soddisfatto per questo traguardo che «permette di salvaguardare l'incolumità dei cittadini» e per la fattiva collaborazione con la ditta Micromarmo Granulati Srl che ringrazia. Fa presente inoltre «il lungo iter burocratico per le autorizzazioni all'apertura» ed esprime ancora «molta preoccupazione per lo smottamento franoso che, seppur lentamente, continua il suo cammino» e lo costringe a continuare «a inibire la lavorazione dei terreni sovrastanti la cava Rie Lunghe coinvolta nel movimento franoso». Una richiesta pervenuta all'amministrazione durante i molti incontri dai proprietari dei terreni e degli orti sulla collina di Alcenago. MONTEFORTE. Sarà pronta in sei mesi Arriva l'idrovora che scongiura gli allagamenti Spesa sostenuta di 920mila euro venerdì 18 aprile 2014 PROVINCIA, pagina 31 Addio paratoie e notti in bianco in caso di piogge abbondanti: al via, a giorni, i lavori del primo stralcio funzionale dell'impianto idrovoro di San Carlo a Monteforte d'Alpone. Con un intervento da 920 mila euro (questo il costo complessivo del progetto esecutivo) via San Carlo e via De Gasperi mandano in soffitta il timore di allagamento. Ma ci guadagna anche l'area a Sud di via XXVII Aprile, pure attanagliata da problemi di scarico: con 120 centimetri di nuova tubazione che sfocia nella condotta di viale Europa, anche questa zona si godrà l'asciutto. Il sindaco Carlo Tessari ha voluto dedicare un momento ad hoc all'avvio dei lavori, che operativamente partiranno dopo Pasqua: lui che è il sindaco delle alluvioni, ha strappato con le unghie e con i denti il sì al Commissario per l'alluvione Perla Stancari (Prefetto di Verona) alla soluzione della annosa criticità idraulica montefortiana finita con l'esasperare i suoi limiti proprio con l'alluvione. E con il sì, Tessari ha portato a casa anche 650 mila euro di fondi commissariali che vengono così investiti nell'opera. Ecco perchè al muro della palestra della scuola elementare, nella zona che sarà interessata ai lavori, ci ha voluto affiggere una targa. Cosa si prevede di fare è semplice, cioè catturare l'eccesso di acqua piovana delle condotte prima che queste scoppino e rilanciarle in Alpone: è il come che è complesso. Partiamo dall'enorme baccinella destinata ad accogliere 95 metri cubi d'acqua che sarà interrata di oltre 5 metri e che accoglierà le acque in eccesso provenienti da via San Carlo e da via Dante. I collegamenti saranno realizzati mediante prolungamento delle condotte. Una volta incamerata, l'acqua sarà rilanciata in Alpone. Il sistema delle acque bianche attuale, essendo a quel punto totalmente sgombro, creerà le condizioni per far scaricare senza alcun problema le acque delle corti di via XXVII Aprile. Al rilancio in Alpone provvederanno due elettropompe sommerse della potenzialità di 250 litri al secondo ognuna: questo permetterà di superare il dislivello con l'argine dell'Alpone. A ridosso della destra idraulica, nel punto di scarico dell'idrovora, nell'alveo del torrente sarà realizzata una scogliera che si estenderà per 4 metri verso monte e per 6 metri verso valle. Tutto il sistema sarà dotato di sensori (ultrasuoni, infrarossi e meccanico in modo da garantirne la massima affidabilità e cautelarsi da guasti e anomalie segnalerà il problema ai tecnici addetti via e-mail e via sms) che si attiveranno automaticamente al raggiungimento, nelle condotte esistenti, di quote di piena stabilite. A far funzionare il tutto sarà un grosso generatore con un serbatoio da 4000 litri capace dunque di garantire autonomia all'impianto per trentacinque - quaranta ore. I lavori avranno una durata di sei mesi e salvo imprevisti faranno trascorrere il prossimo inverno più serenamente a decine di famiglie. P.D.C. PROPOSTA. Lotta al degrado in Borgo Venezia «Riqualificare le aree trascurate? Datele ai residenti» Il Pd: «Sono dei privati, basta un accordo con il Comune» venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 17 La proposta per riqualificare le tante aree abbandonate all'incuria che sono disseminate per Borgo Venezia è semplice e arriva dai cittadini stessi: prendersene carico volontariamente e gratuitamente per renderle spazi belli e fruibili alla popolazione. L'idea viene spiegata dai consiglieri del Partito Democratico, e residenti del Borgo, Damiano Fermo (consigliere comunale) e Giacomo Marani (capogruppo in sesta circoscrizione). «A Verona ci sono centinaia di spazi edificabili, come ad esempio quello in via Rosa Morando, tra i civici 10 e 18, su cui non si realizzano costruzioni per mille ragioni. Ogni due, tre anni, a cadenza regolare, arrivano segnalazioni da parte dei residenti per la crescita incontrollata di erbaccia, presenza di topi, degrado, ma il Comune non può intervenire perché sono aree private. L'unica azione possibile è quella di intimare al proprietario di sistemare, recintare o mettere in sicurezza. Ma anche quando viene fatto, come nel caso specifico di via Rosa Morando dove è appena stata falciata l'erba, si ritarda solo l'inevitabile, cioè che erbacce e sporcizia tornino a farla da padroni, come è normale in un'area abbandonata». E con la crisi del mattone in atto, è sempre più difficile che i proprietari riescano nell'intento di costruire. Il risultato è che i residenti continuino a segnalare, in un circolo vizioso, la situazione di degrado, senza che si possa fare molto per risolverla in modo definitivo. «La proposta che facciamo», spiegano i consiglieri, «è di chiedere ai cittadini di gestire quel quadrato di verde al meglio, finché il proprietario non potrà costruirci. Piantandoci magari alberi da frutto e costituendo un comitato di manutenzione dello spazio. Abbiamo anche già un'associazione che sarebbe disponibile a realizzare microprogetti di piantumazione adatta ad ogni singolo luogo. In questo modo il proprietario non si vedrebbe richiamato all'ordine ogni due anni per il degrado del posto, i vicini beneficerebbero di bella vista e il quartiere tutto di un luogo fruibile al posto di uno spazio abbandonato». In pratica il Comune andrebbe a stipulare un accordo con la proprietà, che manterrebbe il diritto a costruire, ma sarebbe esonerata dalla sistemazione continua dello spazio, concedendo la piantumazione e manutenzione ai cittadini interessati, che ne prenderebbero in carico la gestione. In questo modo si potrebbe ottenere un reale risultato, da una situazione altrimenti in stallo. E dai residenti arriva anche un'ulteriore proposta: nel quartiere, in mancanza di aree specifiche, i cani vengono portati a spasso in piazza Libero Vinco con un problema di igiene per bimbi e anziani. L'idea lanciata da alcuni residenti è di riservare una parte del terreno agli amici a quattro zampe.E.I. NEI GIORNI DI FESTA. Istruzioni per l'uso per chi resta in città e intende partecipare ai riti religiosi o visitare una mostra Ztl, musei, trasporti: cosa c'è da sapere Varchi di accesso al centro aperti dalle 21.30 di domani alle 00.30 di Pasqua. Autobus fermi venerdì 18 aprile 2014 CRONACA, pagina 13 Pasqua, istruzioni per l'uso per chi resta o viene in città. ACCESSO ZTL. Partiamo dall'accesso al centro: il Comune informa che per consentire ai cittadini di partecipare alla veglia pasquale, i varchi d'accesso alla Ztl saranno aperti dalle 21.30 di sabato 19 alle 00.30 di domenica 20 aprile. ORARI MUSEI. Domenica 20 e lunedì 21 i monumenti e i musei cittadini effettueranno i seguenti orari: l'Anfiteatro Arena, il museo di Castelvecchio, la Casa e la Tomba di Giulietta e il museo Maffeiano saranno aperti al pubblico dalle 9 alle 19. Chiusi invece per i lavori di riqualificazione il Teatro Romano e il Museo Archeologico. La Galleria d'Arte Moderna a Palazzo della Ragione sarà aperta dalle 11 alle 19; il Centro Internazionale Scavi Scaligeri dalle 10 alle 19. Il museo di Storia Naturale sarà chiuso domenica e aperto a Pasquetta dalle 14 alle 18. TRASPORTI. Fino a lunedì compreso gli orari del servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano e quelli degli uffici ATV subiranno alcune variazioni. Tutti i servizi di rinforzo (corse bis) e le corse scolastiche (indicate sul libretto degli orari come "SCO") saranno sospesi. Si invita pertanto ad utilizzare i normali servizi di linea feriali e festivi. In particolare per il servizio urbano di Verona (compresi i prolungamenti extraurbani delle linee urbane) fino a domani saranno in vigore gli orari del sabato; nel giorno di Pasqua il servizio sarà sospeso; a Pasquetta saranno in vigore gli orari festivi. Per il servizio extraurbano, compresa la linea 510, a Pasqua e Pasquetta saranno in vigore gli orari festivi, negli altri giorni quelli feriali. L'orario ordinario riprenderà da martedì 22, compresi tutti i servizi scolastici e le corse di rinforzo. Infine, il servizio navetta per l'aeroporto catullo sarà regolare. BIGLIETTERIE. Non sono previste modifiche ai consueti orari. Le biglietterie restano chiuse il giorno di Pasqua e Pasquetta ad eccezione di quella di Garda, che effettua servizio anche lunedì dalle 8 alle 12,30. L'agenzia di Garda sarà aperta anche nella festività del 25 aprile dalle 8 alle 12.30, mentre sarà chiusa giovedì 1 maggio, festa del lavoro. L'Ufficio Relazioni con il Pubblico resta chiuso sabato 19 e lunedì 21 aprile.
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