Simulazione g Ilmas Bayati*, Alfredo Cigada*, Federico Cheli*, Edoardo Sabbioni*, Emanuele Zappa* *Politecnico di Milano, Dipartimento di Meccanica M. Cantù#, P. Caramuscio# #Enel Ingegneria e Innovazione SpA Analisi di differenti configurazioni per turbine eoliche offshore L’eolico offshore sta catturando l’attenzione del mondo scientifico e industriale per la sua potenziale capacità di sfruttare l’ampia disponibilità di vento presente al largo delle coste. Lo studio di turbine eoliche offshore è però un compito estremamente complesso in quanto deve includere la deformabilità delle struttura, le caratteristiche aerodinamiche della turbina e la sua interazione con il campo di forze idrodinamico. Questo articolo presenta una analisi di differenti tipologie di ormeggio e configurazione per turbine eoliche flottanti effettuata con un modello multibody flessibile della struttura in grado di interagire con il campo di forze aerodinamico e idrodinamico L a costante ricerca di fonti di energia alternativa, negli ultimi anni, si sta focalizzando, tra le altre, sull’eolico offshore data la sua potenziale capacità di sfruttare l’ampia disponibilità di vento presente al largo delle coste ed in particolare in corrispondenza di fondali considerevolmente profondi (profondità di 200 m). In questo scenario, l’installazione di turbine eoliche su piattaforme galleggianti sembra essere l’obiettivo predominante. Tuttavia l’ostilità di tali siti, in termini di forzamento eolico e idrodinamico, rende necessario lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti di calcolo integrati, in fase analitico-progettuale, in grado di tenere in considerazione l’eterogeneità di fenomeni fisici legati il funzionamento di queste macchine. In particolare, il fattore predominante che deve necessariamente essere incluso nella simulazione del funzionamento di turbine eoliche galleggianti (o floating offshore wind turbines) è il moto accoppiato del sistema (noto come aero-servo-idro-elasticità) dovuto alla simultanea interazione tra il rotore della turbina ed il vento incidente e tra il moto ondoso e la fondazione flottante. All’interno della simulazione, deve inoltre essere inclusa l’azione di controllo del rotore e, nel caso di turbine di elevate dimensioni, la flessibilità di pale e struttura. In questo articolo viene proposto un confronto tra differenti sistemi di ancoraggio e condizioni di funzionamento (upwind e downwind) per turbine eoliche offshore effettuato presso il Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano utilizzando il software multibody MSC ADAMS per la modellazione a corpi flessibili della struttura ed i toolbox AdWiMo e WaveLoads per la modellazione dei campi di forze aerodinamico e idrodinamico, rispettivamente. Specificatamente lo studio ha riguardato i due sistemi di ancoraggio mostrati in Figura 2 e la loro applicazione ad una turbina tripale da 5MW, le cui principali caratteristiche (con riferimento a Figura 1) sono ripor- a b Figura 1 - Configurazione upwind (a) e downwind (b). 44 gennaio 2014 Figura 2 - Sistemi di ancoraggio analizzati. tate in Tabella 1 [1]. Il sistema Hywind [2] è costituito da un galleggiante ancorato al fondale da tre cavi. Nel sistema Sway [3] il galleggiante è collegato tramite un palo di ormeggio (tension leg) ad una fondazione pesante posta sotto il fondale. In entrambi i sistemi i pesi sono distribuiti in modo che il baricentro del sistema cada al di sotto del centro di spinta e quindi la turbina abbia sufficiente stabilità. Prototipi di entrambi i sistemi sono attualmente stati testati su turbine da 2.3MW e fondali con profondità approssimativamente di 200m e 100m, rispettivamente. È però in fase di studio di studio la loro applicazione a fondali più profondi e turbine a maggiore potenza/dimensione. Tali sistemi di ancoraggio risultano infatti praticamente indipendenti dalla profondità del fondale e dalle sue condizioni [4]. La distribuzione dei pesi può inoltre essere facilmente modificata in modo che le frequenze proprie di beccheggio, rollio e serpeggio della struttura siano al di fuori del range eccitato dal moto ondoso e dalla turbina1. Modello multibody della piattaforma flottante Il modello della turbina eolica galleggiante e dei diversi sistemi di ancoraggio, come anticipato, è stato realizzato in ambiente MSC ADAMS, utilizzando in particolare i tool AdWiMo [5]-[6] e WaveLoads [7] per effettuare la modellazione rispettivamente del carico aerodinamico e quello idrodinamico. Il modello realizzato include la deformabilità di pale, torre e struttura di ancoraggio, nonché quelle della trasmissione del generatore (Figura 3). Potenza nominale 5MW Numero pale 3 Diametro rotore 126m Altezza rotore 90m Velocità di cut-in, nominale e di cut-off del vento 3m/s, 11.4m/s, 25m/s Velocità di cut-in e nominale del rotore 6.9rpm, 12.1rpm Rapporto di trasmissione 1:97 Configurazione upwind downwind Tilt angle 5° 0° Cone angle 2.5° -2.5° Tabella 1 - Caratteristiche della turbina 1 Tuttavia, la resistenza a fatica della torre potrebbe diventare un problema non trascurabile. AeroDyn consente all’utente di modellare le forze aerodinamiche utilizzando l’approccio TLM (Tip-Loss Model) alternativamente all’approccio BEM. 2 45 gennaio 2014 Nel seguito è descritta l’interazione della turbina con vento e moto ondoso. Interazione turbina-vento Le forze aerodinamiche che agiscono sulla turbina sono calcolate tramite la routine AeroDyn sviluppata da NREL (National Renewable Energy Laboratory) e NWTC (National Wind Technology Center) ed implementata all’interno del tool AdWiMo [5]-[6]. Specificatamente AeroDyn suddivide la lunghezza di ciascuna pala in segmenti e calcola le forze aerodinamiche di portanza (lift, L) e resistenza (drag, D) che agiscono su ogni segmento sulla base delle caratteristiche geometriche del profilo e del flusso locale. Figura 4-a mostra, per un segmento di pala, il triangolo di velocità che definisce la velocità relativa locale tra la sezione della pala e il vento, nonché gli angoli caratteristici necessari per determinare le forze aerodinamiche di lift e drag e la loro proiezione in direzione perpendicolare (thrust, T) e parallela (torque, Q) al piano del rotore (Figura 4-b). Le componenti di thrust e di torque (dT e dQ) per un segmento di pala di spessore infinitesimo dr posto ad una distanza r dall’asse del rotore sono calcolate secondo la teoria BEM2 Simulazione (Blade Element Momentum, [8]): 1 2 Vtot (CL cos + Cd sin )cdr 2 1 2 dQ = Vtot (CL sin – Cd cos )cdr 2 dT = In eq. (1), ρ è la densità dell’aria, c è la corda della sezione, CL e CD sono i coefficienti di lift e drag e Vtot è la velocità relativa locale tra vento e pala. I coefficienti aerodinamici dipendono dalle caratteristiche geometriche della pala e dall’angolo di attacco locale del flusso sulla pala stessa. In particolare, si può notare come l’angolo di incidenza del flusso φ dipenda dal beccheggio locale della pala β e dall’angolo di attacco α. Inoltre, l’angolo di beccheggio locale della pala è definito dalle caratteristiche geometriche e dalle deformazioni subite dalla pala, nonché dalle azioni di controllo. L’angolo di attacco è invece funzione della velocità di rotazione della sezione della pala (Vrot), della velocità di deformazione della pala (vpe, vpi) e della velocità del vento incidente (U). E’ fondamentale rilevare che siccome le forze aerodinamiche influenzano la deformazione delle pale e viceversa, si ha una b a Figura 3 - Modello multibody della turbina: modi di vibrare della turbina (a); modello della trasmissione (b). interazione pienamente aeroelastica. Nel caso in cui la turbina operi in configurazione downwind (il rotore lavora in scia alla torre, Figura 1-b), la velocità del vento è corretta in modo da tenere in considerazione la sua riduzione per effetto della presenza della torre. Facendo riferimento a Figura 5, la riduzione di velocità uwake è data da [9]: a b Figura 4 - Triangolo di velocità (a); forze aerodinamiche (b). 46 gennaio 2014 U = (u – uwake )U∞ uwake = y cos 2 d d Cdt dove U è la velocità locale del vento, U∞ è la velocità del vento lontano dalla torre (velocità indisturbata), Cdt è il coefficiente aerodinamico di drag della sezione torre, d è la distanza radiale del punto di interesse dall’asse del rotore e u rappresenta la distribuzione locale adimensionale di velocità del vento parallelamente all’asse del rotore ed in corrispondenza della torre. L’effetto di schermatura della torre produce quindi una riduzione delle forze aerodinamiche ogni volta che una pala passa dietro di essa. Nel caso di una turbina a tre pale, questo produce un forzamento con frequenza pari a tre volte la velocità del rotore (componente 3xgiro), che deve essere tenuto in considerazione in fase di progettazione della turbina. Interazione struttura-moto ondoso Le forze legate all’interazione tra turbina e moto ondoso FH includono componenti idrostatiche FHs, componenti idrodinamiche legate alla diffrazione e rifrazione delle onde FHd, componenti legate al sistema di ormeggio Fl [11],[12]: FH 0 FHs +FHd + Fl Le forze idrostatiche includono la spinta di Archimede e un termine elastico che dipende dalla profondità del fondale e dalle proprietà geometriche della piattaforma. Tali forze sono modellate tramite forze concentrate applicate al centro di spinta. Le forze idrodinamiche sono invece state inserite nel modello avvalendosi del tool WaveLoads [7]. Tale tool suddivide il galleggiante (ovvero la parte di struttura sottostante il pelo libero dell’acqua) in segmenti e per ogni segmento calcola, secondo la teoria di Morrison [14], la forza idrodinamica agente su di esso sulla base delle sue caratteristiche geometriche, del moto relativo tra segmento e moto ondoso, della profondità del segmento considerato sotto il pelo libero del mare e delle caratteristiche del moto ondoso. Nel presente studio, il moto ondoso è calcolato attraverso la trasformazione inversa di Fourier dello spettro del forzamento, definito secondo l’approccio JONSWAP (Joint North Figura 5 - Rappresentazione dell’effetto di scia dovuto al palo e relative convenzioni. Spettro del moto ondoso Velocità vento Hs [m] Tp [s] [m/s] 1.5 8.5 5.0 2.5 9.5 9.0 2.5 6.5 11.4 3.0 6.0 14.0 Tabella 2 - Caratteristiche del moto ondoso. Sea Wave Project, [10]). Tale approccio consente di caratterizzare il moto ondoso tramite l’altezza (ovvero l’altezza media in metri dell’onda da cresta a valle) ed il periodo (ovvero il periodo temporale medio che intercorre fra due onde successive) dell’onda significativa. Tabella 2 mostra i valori di altezza (Hs) e periodo (Tp) dell’onda significativa utilizzati nell’arco dello studio in funzione della velocità del vento. Tali dati sono relativi al sito di coordinate 63°N–20°W per un area di 500x500km [11]. Due differenti approcci sono stati utilizzati per modellare le forze dovute ai due sistemi di ormeggio considerati. Nel caso del sistema Sway (Figura 6-b), le forze idrodinamiche agenti sul tension leg (ipotizzato incernierato al fondale) sono state calcolate, come nel caso del galleggiante, tramite il tool WaveLoads. Viceversa le forze trasmesse dai cavi di ormeggio del sistema Hywind (Figura 6-a) sono state modellate come una forza equivalente applicata al punto di attacco dei cavi, funzione della rigidezza e del precarico statico dei cavi d’ormeggio stessi. Per entrambi i sistemi di ormeggio è stata considerata la medesima profondità del fondale (200m) e le medesime caratteristiche geometriche ed 47 gennaio 2014 inerziali del galleggiante. Sistema di controllo Due sistemi di controllo indipendenti sono stati messi a punto per velocità del vento inferiori e superiori alla velocità nominale (11.4m/s). Al di sotto della velocità nominale, viene controllata la coppia del generatore al fine di massimizzare la potenza prodotta, mentre l’angolo di beccheggio delle pale viene mantenuto costante. Al di sopra della velocità nominale del vento, viene invece controllato l’angolo di beccheggio delle pale (mentre la coppia del generatore è mantenuta costante) per regolare la velocità del rotore al di sopra del punto di funzionamento nominale. Risultati Il modello sviluppato è stato utilizzato per studiare l’influenza del sistema di ormeggio (sistema Sway o Hywind) sulla potenza generata dalla turbina eolica. Per ciascun sistema di ormeggio è stata considerata sia la configurazione upwind che downwind. Bisogna a tal proposito precisare che, mentre in configurazione upwind è indispensabile tiltare l’asse del rotore (Figura 1-a) per Simulazione a b Figura 6 - Schema dei modelli di ormeggio realizzati in ADAMS: (a) sistema Hywind; (b) sistema Sway. Figura 7 - Storie temporali della potenza in configurazione upwind alle velocità del vento di: (a) 11,4m/s, (b) 9m/s, (c) 7,5 e (d) 5m/s: in blu il sistema Sway, in rosso il sistema Hywind. evitare il rischio che le pale, data la loro deformabilità, urtino la torre, in configurazione downwind non si ha tale necessità (Figura 1-b). Dunque le simulazioni in configurazione upwind e downwind non sono state svolte a parità di inclinazione dell’asse del rotore (Tabella 1). Le simulazioni sono state effettuate imponendo e mantenendo costanti velocità di vento e rotore. I sistemi di controllo precedentemente descritti regolano, durante le simulazioni i valori di angolo di beccheggio delle pale e coppi del generatore. Figura 7 e Figura 8 mostrano i risultati delle simulazioni effettuate in configurazione upwind e downwind rispettivamente, una volta raggiunta la condizione di regime. In entrambe le figure sono riportate le storie temporali delle potenze generate dalle turbine flottanti per quattro differenti velocità del vento (che come detto in precedenza modifica anche 48 gennaio 2014 le caratteristiche del moto ondoso, secondo quanto riportato in Tabella 2): 11.4m/s, 9m/s, 7.5ms, 5m/s. In blu si riportano i risultati per il sistema di ancoraggio Sway, in rosso quelli del sistema Hywind. Data la modalità di simulazione (velocità di rotore e vento imposte), la potenza media prodotta dalla turbina risente poco della configurazione (upwind o downwind) e del sistema di ormeggio adottati (variazione massima pari a circa il 3%). Viceversa, le storie temporali della potenza generata dalla turbina presentano una dispersione decisamente superiore (oscillazioni di maggiore ampiezza) nel caso di configurazione upwind, indipendentemente dal tipo di ancoraggio. Questo fenomeno è imputabile al fatto che, come precisato, in tale configurazione, l’inclinazione dell’asse del rotore non è nulla. Come si può notare da Figura 9, dove si riporta lo spettro della potenza generata dalla turbina in configurazione upwind con angolo di inclinazione dell’asse del rotore nullo3 (rosso) o diverso da zero (blu) per una velocità del vento pari a 5m/s, tiltare l’asse del rotore, comporta un aumento del forzamento ad una frequenza sincrona con quella di rotazione del rotore (componente 1xgiro). Si verifica quindi un aumento delle oscillazioni nella potenza generata in configurazione upwind, soprattutto a velocità del vento comprese fra 7.5m/s e 11.4m/s, dove il forzamento 1xgiro cade in prossimità delle prime risonanze della struttura. Relativamente al sistema di ancoraggio, si osserva come questo abbia un effetto poco rilevante sia sul valor medio che sulla varianza della potenza. La rigidezza dei cavi di ancoraggio del sistema Hywind e del tension leg del sistema Sway è infatti paragonabile. Si può tuttavia notare generalmente si abbia generalmente una maggiore dispersione associata al sistema di ancoraggio Hywind che consente maggiore libertà di movimento alla turbina. La simulazione in configurazione upwind e angolo di tilt nullo è stata eseguita allontanando il punto di attacco delle pale dalla torre per evitare urti. 3 Dr. Daniele Catelani per il per i preziosi suggerimenti per la modellazione del sistema tramite il software MSC ADAMS. Bibliografia Figura 8 - Storie temporali della potenza in configurazione downwind alle velocità del vento di: (a) 11,4m/s, (b) 9m/s, (c) 7,5 e (d) 5m/s : in blu il sistema Sway, in rosso il sistema Hywind. Figura 9 - Confronto tra gli spettri delle potenze in caso angolo di tilt uguale e diverso da zero. Sistema Sway. Conclusioni La modellazione di turbine eoliche offshore flottanti è un compito estremamente complesso in quanto richiede di considerare la flessibilità della struttura e la sua interazione con i campi di forze aerodinamico ed idrodinamico, nonché con le leggi di controllo per regolare l’orientamento delle pale e la coppia del generatore. Nel presente lavoro, tale compito è stato affrontato utilizzando il software MSC ADAMS ed i tool interati AdWI- Mo e WaveLoads dedicati rispettivamente alla modellazione dell’interazione turbina-vento e turbina-moto ondoso. I modelli realizzati hanno consentito di analizzare l’effetto di differenti configurazioni e sistemi di ormeggio sulla potenza prodotta dalla turbina. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare Enel Ingegneria e Innovazione SpA per il supporto alla ricerca e il 49 gennaio 2014 J.M. Jonkman, S. Butterfield, W. Musial, and G. Scott. Definition of a 5-MW Reference Wind Turbine for Offshore System Development. Technical Report NREL/TP-500-38060. Statoil. Hywind – a proven floating offshore wind technology. 2011. E. Borgen. Floating Wind Power in Deep WaterCompetitive with Shallow-water Wind Farms. F.G. Nielsen. Some Hydrodynamic issues related to offshore wind turbines. International Workshop on Water Waves and Floating Bodies (IWWWFB), 2005. D.J. Laino, A.C. Hansen. AeroDyn Interface for ADAMS®-User’s guide, Windward Engineering, 2001. P.J. Moriarty, A.C. Hansen. AeroDyn Theory Manual. Technical Report NREL/TP- 500-36881, 2005. K. Mittendorf, B. Nguyen, M. Blümel. WaveLoads A computer program to calculate wave loading on vertical and inclined tubes-User Manual. 2005. J.G. Leishman. Principles of helicopter aerodynamics. Cambridge University Press, pp. 78-127, 2000. S.J.R. Powels. The effect of tower shadow on the dynamics of horizontal axis wind turbines. Wind Engineering, 7(1), pp. 26-42, 1983. 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