Un autunno pieno di incognite(PDF)

8°Consumer & Retail Summit
Un autunno pieno di incognite
Gregorio De Felice
Servizio Studi e Ricerche
Milano, 9 ottobre 2014
Agenda
1 Italia: in lento recupero dal 2015
2 Consumi: il peggio è alle spalle?
1
Perché il ciclo è stato finora così deludente in Italia?
La sorpresa negativa è venuta soprattutto dagli investimenti:
costruzioni ampiamente in recessione;
andamento flettente degli investimenti in macchinari e attrezzature
(-1,5% t/t nel 2°trimestre);
contributo negativo dall’energia, visto l’inverno particolarmente mite.
Anche le esportazioni hanno deluso, a causa di:
tensioni geopolitiche, in particolare con la Russia (in giugno,
caduta del 18,6% a/a dell’export italiano verso il Paese);
minore domanda dai Paesi emergenti (export verso: America Latina
-17,1% a/a, Turchia -15,4%, OPEC -7,5%);
euro forte (1,37) nel 1°semestre.
2
La ripresa deve passare prima dagli investimenti
L’incertezza frena le decisioni di investimento. Le condizioni di domanda
dovrebbero però migliorare nel 2015, malgrado il ripiegamento degli indici di
fiducia. Previsti maggiori incentivi agli investimenti da parte del Governo.
Tra le motivazioni della domanda di prestiti, cresce l’importanza relativa di
quelle legate agli investimenti.
Gli investimenti potranno trovare supporto
nel consolidarsi delle attese di ripresa
40
Fid.impr.,attese sull'economia
Investimenti in macchinari (reali)
20
0
Cresce la domanda di credito finalizzata
a nuovi investimenti
30
100
20
50
Domanda di credito per investimenti
30
Investimenti in macchinari (reali)
20
10
10
0
-20
0
-40
-10
-60
-20
-100
-30
-150
s-04
-80
s-04
s-06
s-08
s-10
s-12
0
-50
s-14
Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat, Markit
3
-10
-20
-30
s-06
s-08
s-10
s-12
s-14
L’euro debole spinge la crescita…
Se permanente, un deprezzamento del cambio EUR/USD pari al 10%
esercita dopo un anno un impatto del 2,4% sull’export e dell’1,1% sul PIL.
Di conseguenza:
Export e tasso di cambio effettivo nominale
(deviazioni dalla media)
se il cambio EUR/USD si
muovesse in linea con le
nostre previsioni (1,25)
l’impatto nel 2015 sarebbe
dello 0,6%;
30
-15
20
-10
10
-5
0
l’impatto potrebbe essere
significativo già nella parte
restante del 2014: se in linea
con le nostre previsioni il
cambio si attestasse a 1,30
nel 2°semestre, dall’1,37 del
primo, l’impatto sul PIL nella
seconda metà dell’anno
sarebbe di 0,2%.
0
-10
5
-20
-30
10
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Export Italia a/a (sx)
Cambio effettivo nominale a/a (scala dx inv.)
Fonte: Istat, Markit, BIS, elaborazioni Intesa Sanpaolo
4
… in un contesto di crescita globale moderata e stabile
2010
2011
2012
2013
2014P
2015P
Stati Uniti
Giappone
2.5
4.7
1.8
-0.4
2.8
1.4
1.9
1.5
2.2
1.3
3.2
1.3
Area euro
1.9
1.8
-0.6
-0.4
0.8
1.1
- Germania
- Francia
- Italia
- Spagna
OPEC
Europa Orientale
America Latina
Cina
India
Crescita mondiale
3.8
1.9
1.7
-0.2
2.9
3.7
2.9
10.4
3.8
5.2
3.6
2.1
0.6
0.0
2.4
4.0
2.4
9.3
7.5
3.9
0.4
0.4
-2.4
-1.6
2.2
2.4
2.2
7.7
4.4
3.2
0.1
0.4
-1.8
-1.2
2.7
1.7
2.7
7.7
4.7
3.0
1.5
0.4
-0.2
1.3
2.3
2.2
2.3
7.3
4.8
3.2
1.7
0.7
0.6
1.7
4.7
3.1
2.3
7.1
5.3
3.8
Fonte: Intesa Sanpaolo - Servizio Studi e Ricerche
5
Mercati esteri: un sostegno importante per i produttori
di beni di consumo
Anche nei prossimi anni il principale sostegno alla crescita del fatturato dei
produttori di beni di consumo verrà dalla domanda estera.
Prospettive della domanda mondiale e di quella interna
(var. % a prezzi costanti, media 2015-16)
Elettronica di consumo
Farmaceutica
Oli e grassi
Mobili
Calzature e pelletteria
Ortofrutta
Altro Alimentare
Chimica per il consumo
Elettrodomestici
Bevande
Carni
Latte e derivati
Abbigliamento
Maglieria
Tessile
Domanda estera
Domanda interna
0.0
1.0
2.0
3.0
4.0
Fonte: Intesa Sanpaolo - Prometeia
6
5.0
6.0
7.0
8.0
9.0
Lo «spettro» della deflazione
L’inflazione continua a sorprendere verso il basso (è diventata negativa da
agosto, per la prima volta dal 1959).
Vediamo un lungo periodo di bassa inflazione (CPI 0,3% nel 2014 e 0,8%
nel 2015) ma non di vera e propria deflazione.
Non c’è evidenza del fatto che
le aspettative di deflazione stiano
causando un rinvio degli acquisti
-41
-43
5
Fiducia dei consumatori
(indagine Comm. UE)
3.5
Domanda
Offerta
Totale
3.0
0
2.5
-45
-5
-47
-49
2.0
1.5
-10
1.0
-51
-15
-53
-55
s-13
Il calo del CPI è dovuto più ai
settori legati all’offerta che a quelli
connessi alla debolezza della domanda
0.5
0.0
-20
n-13
g-14
m-14
Intenzioni di acquisto
-0.5
g-13
m-14
l-14
s-14
Aspettative inflazione (dx)
s-13
Fonte: Thomson Reuters-Datastream, EU Commission, Istat, elaborazioni Intesa Sanpaolo
7
d-13
m-14
g-14
s-14
Agenda
1 Italia: in lento recupero dal 2015
2 Consumi: il peggio è alle spalle?
8
Per i consumi il peggio è passato
L’andamento della domanda per consumi non è stato finora deludente:
0,2% a metà 2014, prima volta dopo tre anni.
L’impatto del bonus Irpef è stato attenuato dall’aumento delle imposte sulla
casa e dall’incertezza gravante sullo scenario economico e fiscale.
Potere d’acquisto e tasso
di risparmio delle famiglie
Fiducia dei consumatori e
spesa per consumi
110
2
1
105
0
100
-1
95
-2
-3
90
-4
85
Jun-07
Dec-08
Jun-10
Dec-11
Jun-13
-5
Dec-14
Fiducia dei consumatori (+3m)
Spesa per consumi a/a, dx
Fonte: Istat, elaborazioni Intesa Sanpaolo
99
Il mercato del lavoro resta assai debole
La disoccupazione resta molto vicina ai massimi storici (12,3% ad agosto,
dal picco di 12,7% toccato lo scorso novembre).
Non ci aspettiamo un significativo aumento della disoccupazione dagli
attuali livelli, ma nemmeno un calo.
Occupazione e ciclo
Tasso di disoccupazione
totale e giovanile
4
-2
3
-2
2
-1
1
-1
0
0
-1
1
-2
1
-3
2
Output
gap
-4
2
-5
Disoccup. diff. ann. (dx inv.)
3
-6
3
d-96 d-98 d-00 d-02 d-04 d-06 d-08 d-10 d-12 d-14
13.5
50
12.5
Tasso di disoccupazione (sx)
45
11.5
Tasso di disoccupazione 15-24
40
10.5
35
9.5
30
8.5
25
7.5
20
6.5
15
5.5
10
04
Fonte: Istat, stime output gap OCSE
10
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
Per una ripresa più solida occorre aspettare il 2015
Dopo la sostanziale stabilità attesa per il 2014, i consumi delle famiglie
italiane registreranno una lieve accelerazione nel 2015, con ritmi di crescita
comunque modesti.
Evoluzione del PIL e dei consumi delle famiglie (var.% a prezzi 2005)
3
1.7 1.5
2
1
0.4
0.2
0.6
0.9
0
-1
-2
-0.2
-0.3
-0.8
-1.2
-1.6
-1.8
-2.4
-3
-2.6
-4
-4
PIL
-5
Consumi delle Famiglie
-6
2008
-5.5
2009
2010
2011
Fonte: Istat, elaborazioni Intesa Sanpaolo
11
2012
2013
2014
2015
Ritmi non sufficienti a recuperare i livelli pre-crisi
La ripresa attesa non sarà comunque sufficiente a riportare i consumi
pro-capite ai livelli precedenti la crisi.
Consumi pro-capite (euro a prezzi 2005)
15,500
14.922
15,000
14,500
14,000
13.538
13,500
13.248
13,000
12,500
12,000
1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016
Fonte: Istat, Eurostat, elaborazioni Intesa Sanpaolo
12
Pesa l’impoverimento di molte famiglie …
Quota di popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale (%)
35
2005
2012
30
25
20
15
10
5
0
Islanda
Francia
Germania
Slovenia
Fonte: Eurostat
13
EU15
Regno Unito
Spagna
Italia
… in particolare nel Mezzogiorno …
Quota di popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale (%)
55.0
50.0
45.0
2005
40.0
2013
35.0
30.0
25.0
20.0
15.0
10.0
Nord-Est
Nord-Ovest
Centro
Italia
Fonte: Eurostat
14
Sud
Isole
… che ha comportato tagli, anche negli acquisti di base
La crisi, con l’impoverimento delle famiglie, ha profondamento inciso sui
comportamenti di spesa: la maggioranza delle famiglie italiane ha ridotto la
qualità e/o la quantità degli acquisti di beni alimentari primari.
Famiglie che riducono la qualità e/o la quantità della spesa (%)
70
2004
2008
2013
60.4
61.4
60
55.9
53.5
50
49.1
40
30
20
10
0
pane
pasta
carne
Fonte: Intesa Sanpaolo su dati ISTAT
15
pesce
frutta e verdura
Aumenta il peso delle spese obbligate
Anche a causa del maggiore incremento dei prezzi, la quota di spesa
destinata a spese obbligate (affitti, luce, gas, trasporti) è cresciuta molto,
riducendo le effettive possibilità di scelta dei consumatori.
Quota % di spesa
Indice di possibilità effettive di scelta
(reddito disponibile meno spese obbligate per
abitante, euro a prezzi 2014)
60
1992
50
15.0
2015
14.5
14.0
40
13.5
13.0
30
12.5
12.0
20
11.5
10
11.0
10.5
0
Spese obbligate
e affitti imputati
Beni comm.
10.0
1992 1995 1998 2001 2004 2007 2010 2013
Servizi comm.
Fonte: Ufficio Studi Confcommercio
16
La struttura demografica non aiuta
La struttura demografica, che vede l’Italia tra i paesi più anziani d’Europa
seconda dietro la Germania, implica per il nostro paese una minore
propensione al consumo.
Spesa media per adulto equivalente per
fasce di età del referente
(euro, 2010)
Indice di vecchiaia
(%, pop. >65 anni/pop.<15)
22,000
158,4
Germania
Italia
Italia
EU28
116,5
Spagna
116,5
Germania
20,000
151,4
18,000
16,000
14,000
Regno Unito
97,7
Francia
94,7
12,000
2013
2003
10,000
0
50
100
150
200
< 30
Fonte: Eurostat, elaborazioni Intesa Sanpaolo
17
30-44
45-59
>60
In sintesi
La deludente serie di dati diffusa nel corso dell’estate ha portato ad una
nuova revisione al ribasso delle stime di crescita dell’economia italiana.
In prospettiva si delinea però qualche elemento positivo: nuovi incentivi
fiscali e miglioramento delle condizioni monetarie contribuiranno alla
ripresa degli investimenti.
L’euro debole, inoltre, offrirà sostegno all’export, anche per i produttori di
beni di consumo, e potrà aiutare ad allontanare lo «spettro» della
deflazione, pur in un quadro di debole dinamica dei prezzi.
Per i consumi delle famiglie, il peggio sembra essere alle spalle ma la
ripresa sarà graduale e non tale da recuperare il forte calo registrato negli
ultimi anni.
Continueranno a pesare le modeste prospettive occupazionali, i mutamenti
indotti dagli elevati livelli di povertà raggiunti, l’invecchiamento della
popolazione ed il peso elevato raggiunto dalle spese «obbligate».
18