Premio Letterario Nazionale “Galbiate” – Edizione 2014 FINALISTA IVANO COGO – VEDANO OLONA (VA) * Attendiamo in questa pensione vivi nella crepa della metropoli se domani il caso ci radunerà mostrandoci le creazioni di Rodin i suoi cartigli, adottando per qualche giorno secoli, musei e l'ansia fusa nei marmi caleidoscopici come autoritratti afflitti dei dormienti. Osservo, ora, con cura i movimenti della guida nello spiegare a tutti lo spazio pacificatore degli affreschi, i salotti ostaggi dei serafini sopravvissuti ai secoli più duri. Volti privi di una carezza, dèi dell’arte che nella nudità parlano a noi acquattati a prendere appunti e altri in ozio dispersi nell’oltremare di Friedrich, gelido giaciglio. Premio Letterario Nazionale “Galbiate” – Edizione 2014 FINALISTA FRANCESCO GABELLINI – MONTE COLOMBO (RN) A LA BDÒSA D’E’ TÈMP Dal volte, masèd t’un’ômbra dènsa a guèrd sta strèda ch’l’a s’invròcia t’un ghèt ad chèse bàse, la s mèsa e ilè e’ pèr ch’la mòra. A’ dèggh che un dè a partirò me d’iché par andè finènta in chèva e’ mônd. Mò a n vagh invèl. A stagh bòn, come un livre te chèld dla côva, a tèngh e’ fid a la bdòsa d’e’ tèmp. AL RIPARO DAL TEMPO A volte, nascosto in un’ombra densa guardo questa strada che s’intreccia in un ghetto di case basse, si nasconde e sembra morire là. Dico che un giorno partirò da qui per arrivare in capo al mondo. Ma non vado in nessun posto. Me ne sto buono, come una lepre nel caldo della cova, trattengo il respiro al riparo dal tempo. Premio Letterario Nazionale “Galbiate” – Edizione 2014 FINALISTA LINA SALVI – CALOLZIOCORTE (LC) DEL DESERTO Cosi vicino, cosi distante il Dio Selvatico, il Dio inerme Nella domenica di S. Orsola, l’ultima Castagna , sfiorando le mani, La corsa a valle, lungo il sentiero, Con la gola stretta, il buio Oltre la siepe di martellina, nelle stanze Inseguendo un’ombra, accecante, Sospendere il tracciato, tattile Un verso o una fotografia Anche per un cercatore di funghi. Premio Letterario Nazionale “Galbiate” – Edizione 2014 AUTORE SEGNALATO DALLA GIURIA MARCO BIANCHI – SAN LAZZARO DI SAVENA (BO) BARBECUE mi sono svegliato e ho guardato la sveglia erano le sette del mattino mia moglie e mia figlia dormivano lì di fianco ricordo di essermi addormentato tenendo abbracciata la bimba era dopo mezzanotte in sala un ragazzo buttato sopra la poltrona un altro amico con la figlia sul divano il tavolo ingombro di bottiglie di vino seccate sono andato in cucina ho messo su il caffè l'ho bevuto senza mangiare niente con molto zucchero ho tirato su il sacco pieno zeppo dal bidone suonare di vetro me lo sono portato fuori faceva molto freddo ghiaccio sulle macchine e silenzio il cielo velato ho acceso una sigaretta e mi son messo a pulire il barbecue Premio Letterario Nazionale “Galbiate” – Edizione 2014 AUTORE SEGNALATO DALLA GIURIA CORRADO GUERRAZZI – CASCIAGO (VA) ALTA VAL DI SUSA [ PRIMA PARTE ] Spazzola d’acciaio l’asprezza del paesaggio. Il poco verde delle erbe minime tra la ghiaia e quanti altri minimi rintanati per traghettare grumi di esistenza oltre la neve sulla punta delle lingue, i quarti di luna che battevano i denti. Le cime di vedetta – il solido ai suoi confini – e l’opacità del cielo aspettavano acqua, che si prendeva il suo tempo – sempre una signora – per decidere se veste di pioggia o neve. Qualcosa riaprì sulla vampa dell’estate – dove si tendono i legamenti delle stagioni, con uccelli di piuma ventosa e giovani di piede lontano per rivelare come il reale sia la forma dell’attimo e si insegua nella fuga di quello. Il nord stava mobilitando, mostrava intenzioni di espandere con passi nevicati. Si doveva scendere, la mappa chiamava la strada. Muta sempre in un cassetto ci prendeva per mano. Ci guidava. Premio Letterario Nazionale “Galbiate” – Edizione 2014 AUTORE SEGNALATO DALLA GIURIA ANGELO MOCCHETTI – RESCALDINA (MI) L’ANATRA Lascia indietro la roccia e taglia l’acqua in linea retta. La coda a punta nella corrente per una lunghezza misurabile. Il percorso breve. Con indifferenza, le zampe palmate a nuoto in una musica di orina, tenta la traversata in solitaria, lieve quanto basta, nella tenue nebbia della superficie. Il mondo, secondo le stagioni, è fatto di case sedute sulla corda della riva, temporali interi di terra umida, un’agenda di foglie da leggere con lo sguardo. Fra le zolle opposte, scritture di radici, da togliere la vista, l’occhio nero dello scarico fognario. L’anatra attraversa il fiume come un’attrice. È calma, abbassa a tratti la testa, nel riflesso cieco che le somiglia. Spinge l’acqua in un mulinello elastico, fatto di forza senza pressione. Le gocce contrarie, tutte in coro, le scivolano sul petto e poi ai lati come i grani di un rosario. Nel tratto finale, cerca l’appoggio nell’ombra mobile delle alghe. Una volta a riva, scrolla le penne allibite ai bordi. Aspetta. Tra poco sarà il turno delle altre.
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