Martedì 21 Gennaio 2014

Rassegna stampa dell'Eurodeputato Andrea Zanoni www.andreazanoni.it
L’ARENA DEL 21 GENNAIO 2014
IL ROGO IN VIA CAMPO MARZO
Gli esperti confermano che la causa è stata un corto circuito
«Da vent'anni la città aspetta un canile decente»
L'assessore Toffali: «Sarà pronto a fine primavera»
Protestano gli animalisti: «Cani vittime dei ritardi»
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 13
È stato un corto circuito a provocare l'incendio che nella notte fra sabato e domenica ha incenerito
quattro recinti del canile veterinario dell'Ulss 20, in via Campo Marzo, e gli otto cani che vi erano
rinchiusi. Lo conferma il direttore del presidio, il veterinario Andrea Pagan de Paganis: «La
Scientifica e i vigili del fuoco hanno individuato in un quadro elettrico sostituito un anno fa l'origine
della scintilla che, nonostante la pioggia battente, ha trovato facile esca nelle strutture in legno dei
recinti e quindi nel catrame che ricopriva la tettoia e nelle cucce in Pvc. Per i cani non c'è stato
scampo».
Per ricordarli alcune associazioni animaliste hanno realizzato una cartolina digitale che sta
rimbalzando nei social network. «Erano cani che vivevano in un box da anni», scrivono le
volontarie, «Sergio era stato sequestrato dopo una vita a catena; Vecchietta e Tobi erano anziani;
Gioia e Clope erano dolci e inseparabili, Dante e Sissi timidi e riservati. Poi c'era Tigre». Quindi
l'invito: «Adottate chi ha avuto la fortuna di salvarsi».
Decine, ieri mattina, le telefonate giunte al canile. «Si è scatenato il mondo», conferma Pagan, «ma
per quanto possa essere apprezzabile l'immediata risposta dei veronesi, suggerisco calma. Un cane
non è purtroppo per sempre, ma è comunque un impegno. È una scelta che va ponderata».
L'incendio dell'altra notte ha evidenziato, semmai ce ne fosse bisogno, le carenze strutturali del
canile, dove personale e volontari fanno letteralmente i miracoli. Per questo un cartello di
associazioni (Animalisti Verona, Enpa, Lav, Lega nazionale per la difesa del cane di Verona e di
Legnago, Oipa e Tribù animale) in una nota congiunta parlano di «tragedia annunciata» e
evidenziano «i ritardi incomprensibili con cui la municipalità ha gestito negli anni la costruzione del
nuovo canile», per il quale - lo ricordiamo - la Regione Veneto aveva stanziato 800 milioni di lire
dopo le proteste degli animalisti, che nel 1991 erano arrivati a occupare la sede di via Campo
Marzo. «L'incendio», scrivono gli animalisti, «è l'ennesima dimostrazione del potenziale negativo
di una società ben lontana dall'avere una cultura accettabile sul versante dei diritti degli animali,
propria di un paese arretrato, distante dagli standard organizzativi e di civiltà europei. Oggi le
associazioni animaliste di Verona piangono gli otto poveri innocenti, ma vogliono anche
condannare, con rabbia e fermezza, i ritardi, le lungaggini burocratiche, le indecisioni, i rinvii, le
false promesse di tante amministrazioni che si sono succedute negli anni e chiedono all'attuale di
ultimare la nuova struttura, che deve essere resa agibile quanto prima per poter accogliere i cani
attualmente ospiti del vecchio, obsoleto, insicuro canile di via Campo Marzo».
In proposito, comunica l'assessore comunale con delega al benessere animale, avvocato Enrico
Toffali: «Sono dispiaciuto per quanto accaduto, il destino si è accanito contro quelle povere
bestiole. Comprendo la protesta delle associazioni, ma non sono a conoscenza della lunga trafila del
nuovo rifugio, che sarà pronto per la fine della prossima primavera. Il tempo purtroppo non è
benigno: gli operai dovrebbero stendere le piazzole in cemento, ma con questa pioggia è
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impossibile».
Il Comune dovrà poi sciogliere un nodo: «Una delibera del sindaco Zanotto del 2007 indicava
l'Enpa come soggetto cui affidare la gestione del rifugio, ma secondo i legali del Comune non è
applicabile. Dovremo bandire un regolare concorso per affidarne la gestione, prevedendo
eventualmente una sorta di prelazione dell'Enpa. Ma l'affidamento diretto non possiamo farlo».
P.COL.
«Tragedia purtroppo annunciata»
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 13
Di «tragedia annunciata», in una nota, parlano anche i consiglieri comunali Pd Michele Bertucco ed
Orietta Salemi e il consigliere regionale Franco Bonfante, che preannunciano un'interrogazione in
Regione in cui chiederanno «di individuare le responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare sulla
sicurezza dei cani ospiti, del personale e dell'utenza che ogni giorno frequenta la struttura, di chi ha
effettuato i lavori di manutenzione e di chi avrebbe dovuto verificarne la corretta esecuzione.
Chiederemo venga immediatamente effettuata una precisa e attenta valutazione delle condizioni
strutturali della parte restante dei box destinati ad ospitare i cani e della palazzina servizi, oggetto
alcuni anni fa di un parziale restauro ma sulla quale erano stati previsti altri interventi mai realizzati.
Se dai sopralluoghi tecnici dovessero emergere carenze importanti tali da compromettere la
sicurezza di chi opera nel canile e non sanabili a breve, si dovrà procedere al trasferimento dei cani
e l'interruzione dell'attività sanitaria».
«Da anni denunciamo», ricordano i consiglieri, «le carenze strutturali del canile, i colpevoli ritardi
nella realizzazione di quello nuovo e la mancanza di trasparenza nell'impiego dei fondi destinati a
dotare la nostra città di una struttura adeguata».
I DANNI DEL MALTEMPO
La pioggia intensa caduta nel fine settimana ha ancora una
volta creato voragini sull'asfalto
Strade gruviera, è di nuovo allarme
Alessandra Galetto
Via Carducci è ridotta a colabrodo. Molte buche anche a San
Zeno, Borgo Trento, Stadio e Parona
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 7
Strade cittadine ridotte come un colabrodo. Questa volta sono davvero poche le vie che si salvano:
la pioggia battente dell'ultimo fine settimana ha infatti ridotto la grande maggioranza delle strade sia
del centro che dei quartieri periferici in condizioni pietose e, in più di qualche caso, decisamente
pericolose per la circolazione di scooter e motorini prima di tutto, ma anche delle auto. Non è la
prima volta che accade: piuttosto, ogni episodio di intenso maltempo ha sempre comportato danni al
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manto d'asfalto, con la necessità poi di intervenire con rattoppi. Questa volta però non è esagerato
dire che ci sono più buche che asfalto, con tanti cittadini arrabbiati per le ruote dell'auto
danneggiate.
Proprio il fatto che ogni pioggia intensa riporti come allarme la situazione delle strade apre qualche
dubbio sui lavori che poi, su queste, vengono effettuati: se bastano due giornate di pioggia a bucare
l'asfalto, forse significa che non è un asfalto fatto come si deve. Anche perchè, altrimenti, non si
capisce come mai ci sono strade che, sia pure di grandissimo passaggio, sono rimaste intatte, altre
che appaiono come un capo di battaglia. Un esempio per tutti? Basta guardare a Borgo Trento.
Qui infatti la strada centrale del quartiere, via Quattro Novembre, è intatta: su questa via passano
centinaia di autobus al giorno, la pioggia è caduta come sulle strade circostanti, ma senza danni.
Basta però letteralmente girare l'angolo, cioè imboccare via Adua, via Tonale o via Anzani per
trovare grossi crateri capaci di far sbandare uno scooter o di danneggiare un'auto. Due grossi crateri
si sono aperti anche in piazzale Cadorna.
Situazione ancor più disastrosa in via Carducci, perfetto esempio di via gruviera: qui le buche sono
tante, ma in particolare c'è un cratere quasi al centro della carreggiata in cui farsi del male per chi
viaggia sulle due ruote è davvero facile. Una buca ancor più grande e pericolosa si era aperta
domenica sulla strada per Parona, poco prima della galleria, sulla carreggiata di destra per chi
viaggia verso Parona: ieri però questa voragine appariva già rattoppata.
Tante buche anche nel quartiere Stadio, in particolare in via Longhena, ma anche in via Fra'
Giocondo, così come a San Zeno, dove via Tommaso da Vico impone agli autisti un rapido slalom,
mentre piazzetta Portichetti rischia di essere una vera e propria trappola.
Anche le circonvallazioni hanno le loro buche: basta guardare lo stato di via Oriani, dove spesso le
macchine arrivano anche a velocità sostenute e finiscono per cadere nella trappola. E ancora in via
Santa Maria in Organo, via Santa Chiara, via San Giuseppe lo spettacolo è lo stesso.
Sulla strada per Montorio poi ieri da una buca usciva l'acqua del vicino fosso Squaranto. Scena non
tanto differente ad Avesa, dove il progno ha allagato la sede stradale di via Camposanto, in
prossimità di piazzetta Peroni. Sul posto sono intervenuti sia gli agenti della polizia municipale che
i tecnici del Genio civile, che hanno disposto la chiusura della strada fino a oggi.
Tangenziale sud, chiusi alcuni tratti
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 7
Lavori in corso sulla tangenziale sud nei prossimi giorni, con conseguente deviazione della
viabilità, limiatat però solo alle ore notturne.
Nella notte tra domani, mercoledì 22, e giovedì infatti, per lavori di manutenzione di un cavalcavia
sulla tangenziale sud, resterà chiuso al traffico il tratto compreso tra Borgo Roma e l'entrata di La
Rizza, in direzione Verona Nord.
La chiusura alla circolazione è stata prevista dalle 20 di domani alle 6 del mattino di giovedì 23.
Resterà chiusa anche l'entrata di Borgo Roma, in direzione Verona Nord.
In caso di maltempo i lavori potranno slittare di qualche giorno.
Il numero verde dell'Autostrada Brescia Padova, 800 012 812, è a disposizione dei viaggiatori 24
ore su 24, per informazioni sulla viabilità.
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Frana, la via resta chiusa ma il transito è garantito
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 7
Sono già stati effettuati i sopralluoghi della circoscrizione e del Nucleo controllo edilizio del
Comune in via Abate Caliaro a Poiano, dove nel notte tra sabato e domenica si è staccato un blocco
di terra dalla collina, franando a bloccare del tutto la strada. Subito erano intervenuti la polizia
municipale e i vigili del fuoco, chiudendo la via al traffico. È una strada poco frequentata, quindi i
disagi sono limitati.
«Certo se fosse stata in transito una macchina o una persona a piedi, se la sarebbe vista brutta»,
ammette il presidente dell'ottava circoscrizione, Dino Andreoli. «Per fortuna non è successo nulla,
anche perché è una strada di scarso traffico, conduce solo a una comunità di recupero, non ci sono
altre case. Al momento il passaggio è interrotto, anche se una carreggiata è stata già liberata, ma il
transito è assicurato». Pochi metri prima della frana si può infatti svoltare e attraversare una stradina
in un campo privato, ora aperta al traffico vista la situazione di emergenza. Superato il punto critico,
ci si può nuovamente immettere in via Abate Caliaro. La comunità non è quindi mai rimasta isolata,
se non negli attimi immediatamente successivi alla frana.
La polizia municipale domenica mattina ha presidiato il luogo per tre ore, fino alla chiusura della
strada, per evitare che chiunque incorresse in pericoli. Adesso sarà necessario eseguire un
intervento di contenimento e consolidamento della parete che è in tufo, quindi molto friabile.
Un episodio simile era già successo nella stessa strada, poche decine di metri più avanti. Era il
novembre del 2010 e anche in quel caso lo smottamento era stato provocato dalle piogge insistenti,
sempre su questa stradina. La zona poi era stata sistemata con reti di ancoraggio, lo stesso
intervento che probabilmente bisognerà ripetere nel nuovo punto franato. Non si sa ancora però la
competenza dei lavori, come ammette Andreoli. «Si stanno già verificando le mappe catastali per
capire se quel punto di scarpata sia di proprietà privata o comunale. Nel primo caso toccherebbe al
proprietario accollarsi le spese di intervento, altrimenti come circoscrizione chiederemmo uno
stanziamento straordinario per sistemare il tratto. Se il proprietario fosse un privato e non
provvedesse in tempi rapidi a sgombrare la strada, se ne farebbe carico il Comune, salvo poi
rivalersi economicamente. L'importante al momento è che il transito sia comunque
garantito».E.INN.
INCENERITORE
Dopo le dichiarazioni dei vertici sulla possibilità che
l'impianto non si faccia, si moltiplicano i commenti
Ca' del Bue, pioggia di critiche su Agsm
Pd: «Chi pagherà i danni?» Valdegamberi: «Comune e Cda
sono responsabili» Sel-Fds: «Cambiare rotta»
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 8
Sull'inceneritore di Ca' del Bue non pende solo l'attesa sentenza del Tar del Lazio che stabilirà se
Agsm avrà o meno diritto agli incentivi (Cip6) per il nuovo impianto progettato dal colosso
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spagnolo Urbaser. A giudicare dalle reazioni della politica cittadina, l'intera vicenda del progettato
termovalorizzatore peserà sulla credibilità dei vertici e degli amministratori che finora lo hanno
sostenuto. Le critiche più dure arrivano dal Partito democratico: il capogruppo in Comune, Michele
Bertucco, e il consigliere Elisa La Paglia sostengono che si tratti di un enorme «flop». E dicono:
«Tutto quello che sta accadendo sull'inceneritore, dall'incertezza sui Cip6 al calo dei rifiuti
indifferenziati, era ampiamente prevedibile e previsto. Ma che razza di management pubblico è
quello che ignora le tendenze e fallisce completamente il piano di prospettiva sul breve e medio
periodo? E che classe politica è quella che carica la città di enormi costi di progettazione,
consulenza e propaganda per un progetto palesemente sbagliato?».
E chiedendo che il sindaco Flavio Tosi riferisca in Consiglio del ricorso promosso da Agsm per gli
incentivi, infieriscono: «Tutti i punti qualificanti del programma del Sindaco fin dal 2007,
dall'inceneritore al traforo, vengono rasi al suolo per mancanza di presupposti reali. E chi pagherà i
danni?».
Sulla stessa linea il consigliere regionale, presidente di Futuro Popolare, Stefano Valdegamberi che
dice: «Se il nuovo termovalorizzatore non verrà fatto, i milioni di euro di perdite che avrà Agsm
dovranno essere pagati personalmente dagli amministratori dell'azienda e del Comune». E
aggiunge: «Io, già da consigliere comunale, avevo fatto interventi puntuali sia verbali che scritti nei
quali chiedevo di sospendere la gara d'appalto per il termovalorizzatore, spiegando che mancavano i
presupposti per il funzionamento dell'impianto. Che sarebbe stato non sostenibile economicamente
e che non avrebbe avuto sufficienti quantità di rifiuti da bruciare per poter essere efficiente. Allora
nessuno mi ha ascoltato. Anzi, sono andati avanti con l'appalto senza nemmeno avere la certezza dei
Cip6».
Della questione si interessa anche Giuseppe Campagnari, consigliere provinciale Sel-Fds, che ha
presentato una mozione sostenendo che «è arrivato il momento di cambiare rotta abbandonando la
filosofia dell'incenerimento utilizzando metodologie e tecniche innovative per la chiusura del ciclo
dei rifiuti». Campagnari chiede quindi al presidente , alla giunta e al Consiglio provinciale di
convocare urgentemente un Consiglio provinciale alla presenza dell'assessore regionale Conte «per
chiarire di chi sono le responsabilità dell'ormai anacronistica scelta dell'inceneritore di Ca' del Bue»
e a sollecitare il Comune di Verona a rinunciare al nuovo impianto. G.COZ.
SANITÀ
Azienda sanitaria al lavoro per tagliare i tempi. Con risultati
Liste d'attesa eccessive? Troppi esami «urgenti»
Lorenza Costantino
Ma la situazione migliora dopo che l'Ulss 20 ha siglato un
protocollo con 310 medici di famiglia e degli specialisti per
l'appropriatezza prescrittiva
martedì 21 gennaio 2014 CRONACA, pagina 9
«Ciascuno aspetti un po' di più, in modo che tutti possano aspettare di meno». All'Ulss 20 si
mettono in campo strategie contro l'annosa questione delle liste d'attesa.
Alcune misure sono già state adottate con successo. Fare alcuni esami in orario serale o domenicale
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ha aumentato la capacità di risposta tempestiva dal 64 a quasi l'80 per cento. Ma è indispensabile
muoversi anche su altre due le linee d'azione: eliminare la tendenza a prescrivere esami quando non
servono, in particolare ecografie, radiografie, risonanze magnetiche e Tac inutili, e osservare le
giuste classi di priorità. Sul tema si terrà un convegno, il primo febbraio, all'ospedale di San
Bonifacio.
Si è rilevato che, fra le cause dei tempi biblici, spesso vi è l'ingiustificata fretta dei cittadini di
ottenere la prestazione sanitaria. Anche quando il caso non è urgente. Paolo Costa, direttore del
Servizio di medicina territoriale e specialistica, spiega: «Si fa pressione sul medico di famiglia
affinché apponga sull'impegnativa la lettera B, che significa "A breve", prestazione da erogare entro
10 giorni. Ma non è corretto, né etico, né salutare fare una prescrizione dietro l'induzione del
paziente».
Come ricorda il bioeticista Giovanni Bonadonna, coordinatore scientifico della Scuola medica
dell'Ulss 20, un'indagine nazionale ha rivelato che almeno il 30 per cento dei codici B potrebbero
tranquillamente essere mutati in D: «Differibile, fra i 30 e i 60 giorni».
La corsa in massa all'ambulatorio intasa il sistema sanitario. Perciò l'Ulss 20 ha appena siglato un
protocollo d'intesa con i 310 medici di famiglia del territorio, nonché con i radiologi e con gli
specialisti, in primis ortopedici e gastroenterologi (i più richiesti). Scopo: praticare l'appropriatezza
prescrittiva che, anche a causa di risorse sempre più scarse, è divenuta la regola d'oro nel decalogo
della sanità pubblica. Il protocollo è frutto di un lavoro iniziato qualche anno fa, con risultati già
visibili. Francesca Fornasa, direttore della Radiologia dell'Ulss 20, svela che «l'appropriatezza
prescrittiva è molto migliorata. Analizzando un migliaio di impegnative effettuate nel 2013 dai
medici di base, è emerso che oltre l'80 per cento era appropriato». Cioè, l'esame prescritto era
necessario. Però, solo in quattro casi su dieci la priorità assegnata era quella giusta.
Bisogna lavorarci. «Medici di base e specialisti, suddivisi in piccoli team, vengono perciò coinvolti
in un percorso formativo», ricorda Piergiorgio Trevisan, direttore delle Cure primarie all'Ulss 20.
Secondo i medici di medicina generale, «serve dialogo maggiore con gli specialisti», dice Claudio
Salvatore. Sempre per «trovare il rimedio giusto, al momento giusto, per il paziente giusto», dice
Giulio Rigon.
CA' DEL BUE
Trovare un accordo
martedì 21 gennaio 2014 NECROLOGI, pagina 16
Il 16 gennaio ho seguito il dibattito su TeleArena. Per quel che riguarda l'inceneritore di Ca' del Bue
il sindaco Tosi è evidentemente sulla difensiva, quando si chiama fuori ed addossa tutta la colpa del
fallimento e dei danni conseguenti alla Regione Veneto. Certo, l'ex assessore regionale all'Ambiente
Conta e l'ingegner Fior (qualche mese fa indagato dalla Procura) hanno una fortissima
responsabilità per il disastro Ca' del Bue. In sostanza però è stato il sindaco, spalleggiato dai vari
dirigenti di Agsm ed Amia (che sono moltissimi, troppi) a sostenere a spada tratta il riavviamento
dei forni inceneritori di Ca' del Bue. A niente sono serviti i consigli e gli avvertimenti di quanti,
soprattutto comitati di cittadini, lo invitavano a riflettere e confrontarsi, spiegandogli in tutti i modi,
che gli inceneritori erano e sono obsoleti e dannosi.
Esiste anche un documento, datato 29 giugno 2010 e protocollato in Comune, che ha per titolo
«Appello ai cittadini e alle istituzioni. Perché dopo non si possa dire che non si sapeva». Ora
sarebbe il momento, come si augura il direttore de L'Arena alla fine del dibattito televisivo, e anche
l'ex sindaco di San Giovanni Lupatoto, Zerman, su L'Arena del 17 gennaio 2014, di fare cose
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sensate, come per esempio, visto che l'inceneritore non si farà, sarebbe meglio trovare un accordo
con Urbaser per realizzare un impianto di recupero a freddo, meno costoso e non inquinante,
evitando un contenzioso.
Sul mercato ci sono le attrezzature adatte: 1. Le compostiere di comunità, per separare molto bene
l'umido dal secco e risparmiare su trasporto e conferimento; 2. Quando il secco è separato molto
bene dall'umido, si differenzia più facilmente ottenendo così materiali da vendere, di più alta
qualità. 3. Il residuo non separabile, quasi tutte plastiche eterogenee sporche, si fonde in un mix
plastico da cui per iniezione si ottengono manufatti. Si chiuderebbe così il ciclo dei rifiuti con grossi
vantaggi economici ed ecologici.
Giampaolo Butturini
VERONA
SAN BONIFACIO
Continua la raccolta straordinaria dei sacchetti non prelevati
dalla Sit nei quartieri e anche in centro
Raccolta rifiuti, multe in arrivo ai «furbetti» della differenziata
Gianni Bertagnin
Il Comune annuncia la linea dura contro chi non rispetta le
regole con sanzioni fino a 500 euro e intanto rinnova
l'informazione
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 18
L'operazione di raccolta rifiuti «porta a porta spinto» sembra cominciare a dare i primi frutti, anche
se il consuntivo reale arriverà solo tra un paio di settimane. Sia la società appaltatrice del servizio,
la Sit di Vicenza, sia il commissario straordinario Iginio Olita, che tiene monitorata la raccolta
quotidianamente, ritengono che la situazione sia migliorata rispetto ai primi giorni, essendo
prevedibili le difficoltà iniziali. «Dovunque venga attuata questa piccola rivoluzione nelle abitudini
della gente», riferiscono alla Sit, «è scontato un periodo di rodaggio di alcune settimane».
Dopo il vertice convocato la scorsa settimana dal commissario con i tecnici, è scattata anche
l'operazione della raccolta di emergenza per non vedere le strade trasformate in depositi di
immondizia: incaricata dal Comune, una cooperativa locale ha iniziato una raccolta straordinaria dei
sacchetti lasciati in strada dalla Sit perché non conformi o contenenti materiale
indifferenziato.Questa raccolta proseguirà fino alla fine del mese, per dar modo così ai cittadini di
abituarsi alla novità. Sta di fatto però che, anche in questa occasione, i «furbetti» si sono subito
messi in mostra continuando a lasciare sacchetti non regolari, approfittando della eccezionalità della
raccolta straordinaria decisa dal commissario.
Sono così riapparsi nuovi mucchi di sacchetti di immondizia soprattutto nei quartieri già interessati,
nei giorni scorsi, dai problemi più gravi per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, e cioè
Praissola, Ambrosini (dove sono molto numerose le famiglie di immigrati), piazzetta Cavour e
persino in corso Venezia, davanti alla ex caserma dei carabinieri. Tutte zone che, nei giorni scorsi,
erano già state ripulite dal Comune.La tolleranza però, ha preannunciato il commissario, finirà
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presto perchè tra stanno per iniziare i controlli da parte della polizia locale, che comminerà ai
«distratti» le sanzioni previste dall'abbandono di rifiuti, cioè multe dai 100 ai 500 euro. Per
migliorare l'informazione ai cittadini, intanto, il dirigente dell'Ufficio tecnico comunale Franco
Volterra ha fatto distribuire a tutte le famiglie, con consegna personale, un foglio illustrativo delle
scadenze di raccolta dei singoli rifiuti, consegna che, in assenza del destinatario, è stata effettuata
non nelle cassette postali ma infilando il messaggio sotto ogni porta. Ogni foglio, in francese e
inglese per gli immigrati, porta la scritta «Avviso importante». Ciò per evitare l'equivoco provocato
con la distribuzione dei calendari avvenuta nelle scorse settimane, la cui copertina a colori ha
confuso più di un cittadino che, credendo si trattasse di pubblicità, li ha buttati via. Il foglio
multilingue stavolta non dovrebbe sfuggire all'attenzione dei destinatari.
VALPOLICELLA
Contro la Drosophila suzukii
Pronti i fitofarmaci: il moscerino killer ha due nuovi nemici
Coldiretti in aiuto dei produttori
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 18
Gioca duro il moscerino killer che viene dal Giappone, la Drosophila Suzukii. E altrettanto vuol
fare Coldiretti. L'insetto sta provocando un'emergenza fitosanitaria nella cerasicoltura, ma minaccia
anche piccole piante da frutto e frutti rossi, per non parlare della vite. A Verona, nella scorsa
campagna agraria, è andato perduto dal 25 al 30 per cento del raccolto di ciliegie. Per la prossima,
la produzione a rischio stimata in Veneto è di 150mila quintali di ciliegie e 320mila quintali di uva
della Valpolicella, destinata a Recioto e Amarone, per un valore di oltre 73 milioni.
Il Consorzio Tutela Vini Valpolicella ha deciso di attuare un monitoraggio in vigneto e fruttaio. Ma
intanto Coldiretti ha studiato la controffensiva. Ha chiesto infatti ai ministeri della Salute, delle
Politiche agricole e dell'Ambiente l'uso eccezionale di due nuove sostanze efficaci contro la
Drosophila Suzukii. La richiesta è stata fatta per l'uso di emergenza, cioè in un periodo di 120
giorni, di fitofarmaci da poco individuati, dopo studi e analisi di mercato, come efficaci contro il
moscerino killer. «È un importante passo in avanti» spiega il presidente di Coldiretti Verona,
Claudio Valente.
I prodotti sono: Exirel, a base di cyazypyr, usato da anni negli Usa per la lotta alla Drosophila
suzukii; Radiant 250WG e Delegate 120SC, a base di spineto ram, insetticida innovativo già
autorizzato in Francia e Spagna proprio per usi in emergenza contro la Drosophila. Exirel sarebbe
da adoperare su ciliegie per il periodo 1 maggio - 30 agosto, piccoli frutti (mirtillo, lampone, ribes e
fragola) dal 15 luglio al 15 ottobre e fragola dal 15 maggio al 15 settembre; il secondo per ciliegio e
pesco dal primo maggio al 30 agosto, piccoli frutti dal 15 luglio al 15 ottobre, vite dal primo agosto
al 30 novembre.
Valente garantisce che «queste sostanze non sono tossiche per uomo e ambiente, con effetti
trascurabili su piante, mammiferi, pesci e uccelli, alghe e piante acquatiche. Soprattutto non hanno
effetti sulle api». L'auspicio è che l'istanza di Coldiretti venga accolta, «per scongiurare l'emergenza
che sta provocando tale insetto nella frutticoltura italiana ed evitare ulteriori danni nel Veronese»
continua Valente.
Coldiretti spiega che la richiesta di avere disponibili entrambe le molecole è dettata dall'aggressività
del moscerino: meglio se frutticoltori e viticoltori hanno a disposizione più di un mezzo di difesa.
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Ma non solo. Sul piano agronomico le due sostanze attive si integrano in quanto il cyazypyr è più
persistente e da impiegare nel primo periodo dell'anno, mentre lo spineto ram è adatto alla fase di
pre raccolta. «Garantiamo la possibilità di ricorrere alle due molecole, in modo alternato e per più
trattamenti, anche per escludere l'insorgenza di fenomeni di tolleranza o resistenza» conclude
Valente. C.M.
DOLCÈ
Domenica movimentata per la Protezione civile che ha dovuto
tamponare i disagi creati dalle precipitazioni
Piogge, i torrenti esondano Scatta il piano di prevenzione
Giancarla Gallo
Gli interventi hanno interessato il vajo di Ossenigo la strada di
Pradasacco e la statale 12 a Vergnano Il vicesindaco: «Il
monitoraggio sarà continuo»
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 19
Le copiose piogge di questi ultimi giorni hanno creato problemi alla popolazione del territorio
comunale ed hanno richiesto l'intervento d'emergenza, per l'intera giornata di domenica, da parte
della Protezione Civile di Dolcè. Attivati dal vicesindaco Massimiliano Adamoli, tra l'altro
volontario del gruppo guidato da Renzo Andreoli, i volontari, una ventina, sono intervenuti in
diversi punti. A partire dalla zona del vaio nei pressi della chiesetta di Sant'Andrea ad Ossenigo.
«Come successo nel novembre 2010» racconta il vicesindaco di Dolcè, Massimiliano Adamoli «il
progno è esondato, per fortuna con minor portata d'acqua rispetto a quattro anni fa, ma recando
disagi e preoccupazione tra i cittadini». L'intervento dei volontari ha limitato i danni tanto che,
nonostante l'esondazione, nessuna struttura ha subito danneggiamenti. Alle 8,30 di domenica scorsa
i primi volontari erano già sul posto e sono intervenuti per cercare di limitare i disagi a persone e
cose; inoltre hanno segnalato, con cartellonistica stradale, l'eventualità che l'acqua esondata potesse
interessare la strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero. «La squadra di volontari si è prodigata
attraverso l'apposizione nei punti rivenuti critici, dopo un primo sopralluogo, di sacchi di sabbia.
Quindi alcuni volontari hanno operato al fine di limitare l'esondazione». Una squadra della
Protezione Civile di Dolcè è rimasta attiva per monitorare il territorio per tutta la giornata. Il
Gruppo aveva programmato la manutenzione del sentiero Vanzello a Peri, rinviato per le avverse
condizioni meteo. I volontari della Protezione Civile hanno eseguito anche altri interventi lungo la
statale 12 in località Vergnana, dove una caditoia intasata impediva il deflusso delle acque e
allagava la sede stradale. Giornata intensa anche sulla strada per località Pradasacco nei pressi della
frazione di Peri, dove il torrente che scende da mezza valle è uscito dall'alveo ed ha ripreso la sua
corsa sulla sede stradale. «Alla luce degli interventi di domenica» spiega il vicesindaco
Massimiliano Adamoli «visto il succedersi dei fenomeni meteorologici sempre più copiosi, sarà
nostra cura segnalare agli enti preposti, quali Genio Civile, Corpo Forestale e Veneto Agricoltura, le
criticità al fine di individuare le idonee soluzioni per prevenire in futuro danni e disagi a
cittadinanza e cose. L'intervento di domenica da parte della squadra coordinata da Renzo Andreoli
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costituisce uno dei punti cardine dell'attività dello stesso gruppo, impegnato nella constante
prevenzione e monitoraggio del territorio sia come singolo gruppo che attraverso un coordinamento
con altri gruppi di Protezione Civile limitrofi». A questo proposito era stata approvata dal consiglio
comunale di Dolcè, la convenzione obbligatoria per i comuni con meno di 3000 abitanti della
gestione in forma associata del Servizio di Protezione Civile per il triennio 2014/2016, nel rispetto
della Legge 24.02. 1992 n. 225 e del Decreto Legislativo 112/1998 che ha affidato ai Comuni
l'attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e prevenzione dei rischi, stabilite da
programmi e piani regionali.
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SAN PIETRO IN CARIANO
Assemblea in vista delle elezioni comunali
Il Pd pronto ad allearsi per cambiare il paese
Il candidato sindaco sarà scelto con le primarie
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 19
Il Partito democratico carianese si prepara ad affrontare le elezioni amministrative di fine maggio
con un'ampia alleanza e un nuovo programma amministrativo. L'8 gennaio scorso l'assemblea degli
iscritti al Pd di San Pietro in Cariano è stata chiamata a votare per scegliere se affrontare le urne con
l'ex sindaco Giorgio Accordini, candidato primo cittadino, e altri gruppi minori, o con il Pd
promotore di un'ampia alleanza.
La maggiornaza dell'assemblea (60 per cento) ha scelto l'ampia alleanza «per un progetto di
cambiamento che metta insieme tutte le persone di buona volontà e spirito di servizio». Il Partito
democratico si rivolge quindi a «tutti i cittadini e ai vari gruppi che condividono l'idea del
cambiamento per definire insieme i punti significativi del programma amministrativo»
coinvolgendo «tutte le altre forze politiche o movimenti che, sulla base di un programma condiviso,
intendono scegliere il candidato sindaco della coalizione mediante primarie aperte a tutti i cittadini
di San Pietro. Il Pd candiderà un suo esponente, così pure i gruppi e movimenti con loro
candidature. Tutti concordi a sostenere il candidato sindaco che la maggioranza dei cittadini
sceglierà».
Il direttivo del Pd invita quindi i cittadini ad esprimere proposte scrivendo una mail a
[email protected] o collegandosi al sito www.pdsanpietroincariano.it.
L'assemblea ha inoltre approvato la bozza del programma presentato dal segretario Giancarlo
Paiola. «Si parte da interventi che non costano nulla», spiega, «con una amministrazione amica
vicina ai cittadini che si riappropriano del ruolo di proposta e controllo. Nelle scelte importanti
l'amministrazione deve confrontarsi con i cittadini, come previsto dallo statuto».
In materia urbanistica il Pd si impegna a coltivare e sostenere il bello. «Diremo no al nuovo
consumo di territorio», continua Paiola, «condividendo il coordinamento della pianificazione
urbanistica e la gestione dei servizi con i Comuni della Valpolicella. Per quanto riguarda l'ecologia
e l'ambiente punteremo sulla raccolta differenziata, incentivando le energie alternative, realizzando
impianti fotovoltaici su edifici pubblici e aree comunali».
Sul sociale, il Pd intende mantenere pubblico il controllo della casa di riposo, «favorire le varie
realtà associative culturali, sportive e di volontariato. Dare maggiore importanza ed autonomia alle
Consulte di frazione».
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Altri punti del programma elettorale riguardano le opere pubbliche: «Faremo quelle realmente
necessarie e completeremo quelle già avviate»,
In primo piano «il recupero della viabilità esistente, il sostegno della mobilità pubblica, ad esempio
con metro di superficie intercomunale, e sviluppo di piste ciclabili». E ancora: massima trasparenza
e visibilità alle delibere di Giunta e del Consiglio, wi-fi gratuito e diffuso, fonte pubblica di
distribuzione dell'acqua potabile, incentivazione della vocazione turistica della Valpolicella,
sicurezza dei cittadini.G.R.
NEGRAR
Partiti i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche
Il Comune si rifà il look pensando ai disabili
Verrà creato un percorso per ciechi in pieno centro
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 19
Un comune a prova di disabile. Non solo nei principi o sulla carta, ma nei fatti. Sono partiti il 15
gennaio i lavori per il rifacimento di via Mazzini, in centro a Negrar, ad opera della ditta negrarese
Faettini Flavio: in circa un anno, e in tre tranche distinte, saranno rifatti tutti i sottoservizi, la
pavimentazione e l'arredo urbano, con un'attenzione particolare riservata all'abbattimento delle
barriere architettoniche e un percorso per ciechi tra municipio e biblioteca comunale.
Sul posto, al momento dell'avvio del cantiere nella parte finale della via, verso i campi sportivi,
erano presenti mercoledì scorso l'assessore al commercio Nicola Silvestri e il consigliere delegato
alle barriere architettoniche, Giuseppe Righetti. Quest'ultimo a dicembre, in un'assemblea pubblica
organizzata dal Comune durante la quale si si era pure scontrato con l'assessore ai lavori pubblici
Claudio Castagna, aveva ribadito che è pronto a tutto, «anche a fermare i lavori e denunciare», per
garantire che «i lavori siano eseguiti ad opera d'arte, con la dovuta attenzione nei confronti delle
persone disabili, ma anche degli anziani e dei bambini».
La stessa attenzione nei confronti delle categorie più deboli, nel rifacimento di via Mazzini, è stata
sottolineata anche dal sindaco Giorgio Dal Negro durante l'inaugurazione del murales in sala giunta
eseguito dai disabili del gruppo di vita indipendente «Cuore della Stella».
«D'ora in avanti ogni ristrutturazione, a Negrar, dovrà tener conto delle esigenze legate
all'handicap» afferma Dal Negro. «Il cantiere in via Mazzini sancisce questo principio, mentre in
paese arriverà un percorso per persone non vedenti, che loro potranno percorrere in modo del tutto
autosufficiente».
Anche il consigliere Righetti, durante l'inaugurazione, ha approfittato per allargare lo sguardo.
«Sono felice che molte iniziative si stiano concretizzando» dice, annunciando che il protocollo da
lui ideato col nome «Valpolicella senza barriere» si sta allargando in Veneto e in tutta Italia.
«Sta riscuotendo molto successo ed è un buon segno» continua. «Il prossimo 21 febbraio, a Garda, è
in programma un incontro a cui parteciperanno oltre una cinquantina di sindaci da tutti i comuni del
Lago, anche di sponda trentina e bresciana, assessori regionali ed esponenti della Comunità
europea. Parleremo di mobilità e disabilità, anche per promuovere la ricerca di finanziamenti
specifici per agevolare gli spostamenti di chi deve tener conto di una sedia a rotelle o di altri
problemi».
Righetti ha poi lanciato un augurio, davanti al «Cuore della Stella», amici e volontari: «Vorrei che
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alle prossime elezioni amministrative si facciano avanti persone disabili o loro familiari, che
conoscono da vicino questo mondo, le sue esigenze e le sue problematiche, in modo da accorciare
ancora di più le distanze». C.M.
SAN GIOVANNI LUPATOTO
Vantini a sorpresa vuole «inserirsi» nella vertenza AgsmGoverno
Ca' del Bue, il Comune ora entra a gamba tesa
Renzo Gastaldo
Il sindaco chiede spiegazioni a Tosi su chi ha fatto il ricorso
contro lo stop ai contributi Cip6 e rilancia il no
all'inceneritore
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 20
Il Comune di Verona dice che è stata la Regione a volere l'inceneritore di Ca' del Bue ma sostiene
indirettamente il ricorso di Agsm contro il ministero e il Gse, il gestore dei servizi elettrici, che
negano i contributi Cip6 (mettendo in forse tutto il progetto) per i nuovi forni del
termovalorizzatore delle basse di San Michele.
A rilevare l'incongruenza è il sindaco Vantini che spara a zero anche sulla confusione che emerge
su chi ha veramente fatto il ricorso. «Prima il sindaco di Verona Flavio Tosi dice che a proporre il
ricorso è stata la ditta Urbaser, assegnataria del progetto di ampliamento, due giorni dopo il
direttore generale di Agsm, Giampietro Cigolini, precisa che è stata Agsm.
«Dicono cose diverse», osserva Vantini, «questo è un caso tipico di mancata trasparenza della
politica. Le recenti dichiarazioni dell'assessore del comune di Verona Enrico Toffali sul tema dei
Ca' del Bue sono un altro esempio», aggiunge Vantini, «l'assessore afferma che la questione è stata
ereditata dall'attuale giunta ma poi si apprende che l'amministrazione comunale fa il tifo per
l'assegnazione dei contributi Cip6 e quindi sostiene apertamente l'inceneritore. Certo, ad inserire il
termovalorizzatore nel piano rifiuti regionale è stata la Regione ma è chiara la volontà del Comune
di Verona di portarne avanti la realizzazione. Insomma, la responsabilità è quanto meno da
suddividere tra i due enti».
Il sindaco lupatotino preannuncia poi che l'amministrazione comunale verificherà se c'è possibilità
di inserirsi nella vertenza tra Agsm (ammesso che sia stata la spa del Comune di Verona a
presentare ricorso) e Gse. «Faremo una verifica con i nostri legali ma io ritengo che il nostro
Comune ne abbia titolo», dice Vantini, «e staremo dalla parte del Governo che non vuole erogare i
contributi Cip6. La mancata assegnazione dei contributi taglierà definitivamente le gambe
all'inceneritore».
Vantini si dice convinto che Ca' del Bue vada ripensato radicalmente. «Siamo di fronte a una
vicenda ultra ventennale nella quale chi prende le decisioni non ha ancora avuto il coraggio di
affrontare nel modo dovuto la questione. Intendo dire che per il “mostro” delle basse di San
Michele va ripensata la funzione da bruciatore a riutilizzatore di rifiuti», spiega, «se si vuole
superare l'attuale situazione di stallo per Ca' del Bue non c'è altra via se non quella del cambio di
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approccio culturale. I rifiuti devono essere considerati una risorsa da valorizzare e non semplici
scarti da bruciare».
Su questa linea si muovono da tempo anche i comitati spontanei che contrastano l'inceneritore della
basse di San Michele e il suo progettato ampliamento. «Bisogna cambiare strada cominciando per
prima cosa ad estendere la raccolta porta a porta in maniera più incisiva in tutti i quartieri della
città», fanno sapere dai Comitato contro Ca' del Bue, «bisogna abbandonare la vecchia logica dell'
incenerimento utilizzando delle metodologie innovative per la gestione del ciclo dei rifiuti così
come ha fatto il Comune di Venezia che ha chiuso l' inceneritore di Fusina o quello di Genova che
nel nuovo piano industriale ha cancellato il previsto inceneritore passando da una gestione lineare
dei rifiuti (produci, consuma, smaltisci) ad una gestione circolare (produci, usa, riusa, ricicla)».
«Rifiuti zero come fanno negli Usa e in Australia»
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 20
Il cambio di approccio sullo smaltimento dei rifiuti da parte della Regione, del Comune di Verona e
dell'Agsm viene sollecitato anche dai comitati spontanei che combattono l'inceneritore di Ca' del
Bue e il suo progettato ampliamento.
Gianni Giuliari, esponente del Comitato Cittadini Tutela Territorio dice: «Stando alle ultime
dichiarazioni del sindaco di Verona Flavio Tosi sembra proprio che la vicenda di Ca' del Bue stia
trovando degli ostacoli insormontabili. Il fatto che gli incentivi governativi per l'energia prodotta da
fonti rinnovabili, noti come Cip6, non spettino all'inceneritore ha provocato una battuta d'arresto
nell'iter del progetto. Gli incentivi statali, valutati in 53 milioni di euro, non arriveranno perché Ca'
del Bue è considerato un nuovo impianto, e non la ristrutturazione di quello vecchio, come
subdolamente si voleva far credere. Non siamo ancora alla decisione definitiva, perché Urbaser, la
ditta spagnola vincitrice del bando, ha presentato ricorso ma è abbastanza prevedibile che il Tar
respinga questa istanza».
«Con la pubblica ammissione del sindaco, diventa chiaro che il vero obiettivo del progetto Ca' del
Bue non mirava tanto a risolvere in modo ottimale il ciclo dei rifiuti, quanto a innestare un
meccanismo appetibile per i suoi risvolti economici e finanziari su cui l'amministrazione comunale,
e non solo, faceva conto», aggiunge Giuliari. «Adesso bisogna per forza cambiare strada per
affrontare il nodo dei rifiuti con uno sguardo più innovativo che punti ad un futuro sostenibile,
cominciando per prima cosa ad estendere la raccolta porta a porta in maniera più incisiva in tutti i
quartieri della città. A questo punto perché non potrebbe anche Verona imboccare la via del
progetto Rifiuti Zero che grandi città come San Francisco negli Usa e Canberra stanno percorrendo
con buoni risultati?». R.G.
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VALEGGIO
I quadri di comando per frantoi, nastri, sfangatrici e altri
macchinari divelti e gettati nel piazzale alla Vantina.
L'allarme è scattato
Ladri rubano rame, la cava si ferma
Alessandro Foroni
Il metallo trafugato nella centralina elettrica della Bastian
Beton Danni per 100mila euro e impianto bloccato per oltre
due settimane
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 22
Anche Cava Vantina, di proprietà della Bastian Beton è finita nel mirino dei ladri di rame e adesso,
a causa dei danneggiamenti subiti all'apparato elettrico che muove tutti i macchinari, l'attività di
lavorazione della ghiaia rimarrà ferma per qualche settimana. La cava, che nei decenni scorsi era a
pieno regime, attualmente lavora la ghiaia che arriva da altre parti e occupa cinque persone.
A scoprire l'intrusione è stato il comproprietario della cava, Luca Cordioli, che, ieri mattina alle
7,30, s'è recato nell'impianto valeggiano e, dopo essere entrato dal cancello che ha un'apertura
meccanica, s'è accorto che mancava l'elettricità nella zona della pesa. L'ufficio che supporta le varie
attività sembrava a posto, con i computer sul tavolo, ma l'attenzione è andata immediatamente alle
centraline che governano tutti i macchinari: frantoi, mulini, sfangatrici, nastri e così via.
«Così ho raggiunto», dichiara Cordioli, «il locale che raccoglie i vari quadri di comando e ho visto
le porte divelte e i quadri elettrici gettati sul piazzale. I ladri hanno pazientemente provveduto a
tagliare i cavi di rame che portano l'elettricità ai vari macchinari, bloccandoci di fatto l'attività.
Infatti mi sono subito reso conto che, oltre a subire un furto gravissimo perche ripristinare i
collegamenti potrebbe costare anche 100mila euro, avremo anche un ulteriore impatto economico
perché saremo costretti a star fermi per 15-20 giorni».
Immediatamente dopo aver chiamato i carabinieri, Cordioli ha chiesto al sindaco, Angelo Tosoni, la
cui famiglia abita a poca distanza dalla cava se lui o i suoi familiari avevano notato qualche
movimento sospetto nella giornata di domenica, ma nessuno aveva visto nulla. Poi s'è fatta strada
l'idea che a coprire le manovre dei ladri potrebbe essere stato il terribile incidente accaduto
domenica mattina sulla statale 249, tra Valeggio e Roverbella (Mn). «In effetti l'allarme antifurto»,
ricorda Cordioli, «s'è attivato verso le 10,30 e siamo accorsi per verificare che non ci fossero
problemi. Poi abbiamo pensato che il terribile urto dell'incidente, che è avvenuto vicino alla cava e
ha causato un morto, avrebbe potuto far scattare l'allarme. Così abbiamo controllato la zona, ma
rimanendo fuori dal cantiere e non ci siamo accorti di nulla. Tutta la confusione che c'è stata, con la
strada bloccata e l'arrivo dei mezzi di soccorso, ha senz'altro creato un diversivo utile se qualcuno si
fosse trovato all'interno».
Non è nemmeno la prima volta che la cava è nel mirino dei ladri. «In altre occasioni», rivela
Cordioli, «c'hanno rubato dei computer o anche il gasolio che serve ai nostri macchinari, al punto
che adesso ho messo un masso di 100 quintali sul deposito di carburante per impedirne il
trafugamento. In condizioni difficili come quelle che vivono adesso le aziende, questi furti sono
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veramente colpi al cuore. Rimango convinto che l'unica strada per limitare questi furti, avvenuti
anche in altre cave della zona, sia quella di rintracciare i ricettatori che comprano il rame (che arriva
a costare, quando è nuovo, anche 20-25 euro al metro)»
Il metallo sul mercato nero trova acquirenti proprio per il suo valore che è aumentato negli ultimi
anni.
ESTRAZIONE
La cava Vantina, appartenente alla Bastian Beton, è stata
autorizzata il 30 settembre
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 22
ESTRAZIONE. La cava Vantina, appartenente alla Bastian Beton, è stata autorizzata il 30
settembre 1997, con una superficie totale di 238 mila metri quadrati. Il volume d'escavazione
autorizzato era di 375 mila metri cubi, ormai completamente utilizzati. La scadenza iniziale era stata
collocata al 31 dicembre 2001, data entro la quale la cava avrebbe dovuto essere sottoposta a
recupero ambientale, passaggio fondamentale per essere dichiarata estinta. La cava s'inserisce in un
ambito territoriale estrattivo (Ate) di grandi dimensioni (5 chilometri quadri), individuato dal
Comune di Valeggio fin dall'inizio dell'attività escavativa, per evitare l'effetto gruviera disseminato
nel territorio e per permettere un più facile recupero ambientale. Recupero in gran parte disatteso,
come conferma pure la storia di cava Gabbia che doveva scadere nel 1987 ed è arrivata al 2013.A.F.
FERRARA DI MONTE BALDO
La stazione sciistica con due tapis roulant, riaperta sabato
dopo 14 anni, è molto lontana dall' area in cui si sono verificati
i distacchi di neve
Pericolo valanghe: «Novezza è al sicuro»
Barbara Bertasi
L'esordio è stato soddisfacente nonostante il maltempo:
«Domenica pomeriggio i trecento posti auto erano tutti pieni,
un bel traguardo»
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 24
E' stato un debutto penalizzato dal maltempo e da ben tre valanghe (per fortuna senza vittime),
staccatesi dalle cime del Baldo, «ma la riapertura, dopo 14 anni, degli impianti di Novezza alla fine
si è rivelata un successo». Parola di Luigi Ballini, direttore di stazione, amministratore di Novezza
Futura srl che, sabato 18 gennaio, ottenuta l'ultima concessione del settore trasporti della Provincia,
ha messo in moto i due tapis roulant montati a quota 1.450 metri. «Li abbiamo fatti partire alle 9,
nonostante la pioggia», informa Ballini ricordando che la stazione è aperta tutti i giorni dalle 9 alle
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17 e lo rimarrà fino a Pasqua. «Dapprima non c'erano molte persone. Verso le 14, però, nonostante
gli annunci, anche su facebook, di pericolo valanghe, la gente è arrivata, soprattutto famiglie con
bambini, tutti lieti di trovare i tapis roulant funzionanti e un'abbondante coltre di neve».
«Domenica», prosegue, «abbiamo aperto di nuovo, nonostante la leggera pioggia che non ha
scalfito il bellissimo manto bianco che si stende fino a Novezzina». È presto per i dati: «La
frequentazione si è accentuata», informa, «tanto che nel pomeriggio i 300 posti auto di Novezza
erano tutti pieni. Un bel traguardo».
Le attività si sono moltiplicate: «Oltre ai molti bambini, anche numerosi adulti sono scesi lungo la
pista del Marocco e le attività imprenditoriali locali ne hanno beneficiato. Noleggi, ristoranti e bar si
sono riempiti fino a sera, oltre l'orario di chiusura (le 17)». Ne valeva la pena: «Lo skipass
giornaliero costa 5 euro per bambini fino a 8 anni, 10 per ragazzi fino a 14 anni e 15 per gli adulti.
I ristoratori hanno proposto il menu neve: piatti tipici locali che si possono ordinare fino a Pasqua a
10 euro». Poi Ballini torna all'eccezionale contesto di sabato: «I distacchi di neve, lontani da
Novezza, sono eventi normali e possono creare pericolo a chi s'avventura in situazioni
d'escursionismo e sci alpinismo con condizioni meteo negative. La stazione, invece, è fuori dal
pericolo valanghe. La gente lo ha capito e ci ha raggiunto».
Interviene il sindaco, Paolo Rossi: «Le valanghe sono state nei valloni a nord di Novezza, verso il
Trentino, nel Vallone Osanna e a Punta Pettorina. Questa zona è oltre Cavallo di Novezza, dove non
ci sono né strade aperte né piste percorribili. Purtroppo, ciò non impedisce ad inesperti e incoscienti
di avventurarvisi nonostante il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas) avvisi
costantemente della pericolosità. Tutto il versante est del Baldo, soprattutto costoni e valloni, va
assolutamente evitato. Lo consigliamo anche noi quotidianamente agli escursionisti. I percorsi per
ciaspole ai Paloni e la zona riservata ai tapis roulant sono invece in sicurezza, come dimostrano le
autorizzazioni appena rilasciate dagli enti preposti. Ad ogni modo», aggiunge il primo cittadino, «il
responsabile di stazione è pronto a chiuderli, se dei pericoli dovessero riguardarci».
Torna quindi allo storico esordio: «Il tempo non ci ha aiutati, ma la curiosità dei turisti ci fa sperare
in un interessamento maggiore quando le condizioni meteo si saranno stabilizzate. Per me è stata
una soddisfazione, un'emozione, rivedere le piste con bambini e famiglie». E chiude: «Visto quant'è
accaduto sabato, ringrazio i responsabili del Cnsas e la protezione civile comunale per la
professionalità dimostrata nelle fasi sia di preallarme e informazione sia d'intervento, quando hanno
accertato che nessuno era stato coinvolto dagli scarichi di neve. Invito chi fa sci alpinismo ed esce
con le ciaspole a partire informato e con esperti».
CAPRINO. Lettera firmata da 12 Comuni per salvare la
sanità locale
Cordata dei sindaci per il primo intervento
«Residenti in area montana e turisti da tutelare»
martedì 21 gennaio 2014 PROVINCIA, pagina 24
Nuovo appello per il Punto di primo intervento (Ppi) di Caprino. Il diritto alla salute «è sacrosanto».
Le procedure previste dai protocolli dell'emergenza non possono essere stravolte per tagliare spese.
Anche con questo spirito, di agguerrita difesa del proprio territorio, il 17 gennaio, i sindaci dei
comuni di Affi, Brentino Belluno, Brenzone, Caprino Cavaion Costermano, Dolcè, Ferrara di
Monte Baldo, Malcesine, Rivoli, San Zeno di Montagna, Torri - su iniziativa di quelli di Caprino e
Brentino Belluno Stefano Sandri e Virgilio Asileppi - hanno inoltrato alla Conferenza dei sindaci
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dell'Ulss 22 la «Richiesta di mantenimento del Ppi al Centro sanitario polifunzionale (Csp)»,
chiedendo di inserire l'argomento all'ordine del giorno.
Alla Conferenza, che sarà convocata entro la fine del mese, i sindaci chiedono di condividere
«l'importanza di riattivare il Ppi per garantire il diritto alla salute dei residenti in questa zona
montana». Invitano quindi il presidente, Umberto Chincarini, ad inviare il documento al presidente
della Regione Luca Zaia e all'assessore alla Sanità Luca Coletto, al presidente della quinta
commissione Sanità Leonardo Padrin, ai consiglieri regionali veronesi e al presidente della
Provincia Giovanni Miozzi.
I sindaci si basano su più premesse. Ricordano che il territorio di Caprino e del circondario, che fa
parte della Comunità Montana del Baldo, è «prevalentemente montano, con numerosi centri e
attività commerciali, artigianali e turistiche. Una zona su cui – vedi Spiazzi, Ferrara di Monte Baldo
e Novezza, Prada e Lumini di San Zeno di Montagna e dai paesi del lago - gravitano, soprattutto
d'estate, migliaia di persone».
Ricordano che nel 2006 hanno tutti condiviso il progetto di riconversione dell'ospedale di Caprino
in Csp, poi attivato con ospedale di comunità, residenza sanitaria assistita (Rsa), servizi di
emodialisi e radiologia, poliambulatorio, punto di prelievo, Rsa psichiatrica e, appunto, punto di
primo intervento.
Evidenziano che «il Csp ha svolto un importante servizio alla popolazione del Baldo Garda e della
Valdadige, sia per i ricoveri sia per l'emergenza urgenza e come, «nella pianificazione regionale,
tali strutture di ricovero intermedio», siano considerate «strategicamente importanti soprattutto nelle
zone montane e/o periferiche sfornite di immediato collegamento con altre strutture sanitarie».
Attualmente è stato riattivata l' ambulanza medicalizzata 24 ore su 24, «ma non erano questi né gli
accordi né le promesse», evidenziano Sandri e Asileppi.
La richiesta fa altre considerazioni: «Visto che il 15 luglio la Conferenza ha adottato un documento
unitario che prevede il mantenimento del Csp con tutti i servizi operanti», che «l'iter di
approvazione delle schede sanitarie regionali per l' emergenza/urgenza è in corso», che «se non si
riattivasse il Ppi, i tempi di percorrenza dei mezzi di soccorso per raggiungere i Pronto Soccorso di
Bussolengo, Peschiera, Negrar e Malcesine sarebbero enormemente dilazionati» e non
rispetterebbero «gli standard previsti dal sistema urgenza/emergenza».
I sindaci dunque, rilevando che le procedure previste dai protocolli in tale materia non possono
essere eliminati o distorti per ragioni di spesa, essendo il diritto alla salute garantito dalla
Costituzione, chiedono, appunto, di condividere l'importanza di riattivare il Ppi. B.B.
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AGROALIMENTARE
I vertici dell'ente in un incontro con i parlamentari veronesi
lanciano l'allarme: un freno per l'export «Veronamercato
penalizzato dai limiti su pagamenti cash»
Valeria Zanetti
Perbellini: «È un ostacolo che favorisce i nostri competitor
europei nell'internazionalizzazione» Giomaro: «Serve una
modifica urgente alla legge»
martedì 21 gennaio 2014 ECONOMIA, pagina 31
Il limite dei mille euro di spesa massima in contante per le transazioni commerciali, in vigore da
due anni (L.214/11), sta diventando un boomerang per l'export di prodotti freschi deperibili, come
l'ortofrutta. A suonare il campanello d'allarme ieri, alla sede di Veronamercato, la presidente,
Erminia Perbellini, il vice Gianni Dalla Bernardina, il direttore generale, Paolo Merci, il presidente
di Fedagro, Giuseppe Giomaro, ed il presidente nazionale dei mercati all'ingrosso, Giuseppe Pavan,
insieme ai rappresentanti dei grossisti e degli agricoltori. L'appello di istituzioni ed operatori è stato
indirizzato all'eurodeputato, Lorenzo Fontana (Lega Nord) e ai parlamentari veronesi presenti:
Cinzia Bonfrisco (Fi), Matteo Bragantini (Lega Nord) e Mattia Fantinati (M5S). Che tornano
dunque a Roma con l'agenda colma di questioni poste dal territorio: i problemi degli operatori
dell'agrimercato, in aggiunta a quelli sollevati sabato, nella sede di Cna, da autotrasportatori e
carrozzieri.
«Basterebbero 20 parole per modificare la legge, specificando che il limite dei mille euro non si
applica a cittadini residenti in paesi esteri Ue ed extra Ue», chiarisce Perbellini.
«Internazionalizzare è d'obbligo, considerando il calo dei consumi interni, ma questa norma ci
penalizza rispetto ai competitor europei». Infatti, esemplifica Fontana, «in Germania non ci sono
limiti, in Spagna il tetto per i non residenti è molto più elevato che per i residenti». «Forza Italia ha
già tentato di intervenire con un emendamento alla legge di Stabilità, tornerà alla carica in fase di
conversione del Destinazione Italia», promette Bonfrisco.
Il mercato agroalimentare di Verona è il primo per esportazione di ortofrutta fresca, soprattutto
verso i Paesi dell'Est (Ungheria, Romania, Polonia, Bosnia, Serbia, Slovenia, Montenegro o
Croazia, tutti Ue, pochi in zona euro), ma la questione della soglia per il contante è sentita in tutto il
Nord, in particolare dai mercati all'ingrosso di Padova ed Udine. I tre centri commercializzano circa
un miliardo di euro in ortofrutta all'anno, il 50% destinato ad esportazione. «Nel 2013, anche a
causa del limite dei mille euro, l'export da Padova e Verona è calato del 5%, circa», quantifica
Fantinati. Le tre realtà nordestine stanno dunque facendo squadra per vincere una battaglia comune.
«Nel frattempo si consolidano i mercati di Austria e Slovenia, con norme sull'uso del contante meno
stringenti. Il sindaco di Lubiana sta proponendo la città per aprire una piattaforma agroalimentare.
In Albania e Croazia stanno seguendo l'esempio. Se i grossisti si allontanano dall'Italia, dove sono
già aumentati costi di trasporto e logistica, gli agrimercati perderanno appeal e posti di lavoro. E
anche gli agricoltori ne risentiranno», ragiona Pavan. «Chiediamo al legislatore un intervento
urgente», interviene Giomaro. «La norma europea consente l'importazione di contante intra Ue fino
a 12.500 euro, che da noi è impossibile spendere. La politica deve mettersi nei panni delle imprese,
anche di chi commercia ai turisti articoli di lusso nelle vie del centro. Per rispettare questa legge
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dobbiamo rifiutare la vendita».
I commercianti di ortofrutta dell'Est, tra l'altro, arrivano ai mercati triveneti con il contante, non
potendo sapere in anticipo quanto compreranno, da quale operatore e a che prezzo: impossibile
dunque predisporre anche pagamenti internazionali. I grossisti locali non possono vendere a credito,
rischiando di non ricevere il dovuto. Difficilmente si può procedere con bonifici bancari, perché le
transazioni avvengono di notte ad istituti chiusi e perché gli importatori non hanno banche a cui
appoggiarsi. «Noi comunque emettiamo fattura; è tutto tracciabile», conclude. Ora la palla passa
alla politica.
VINO VALPOLICELLA
Consorzio di tutela
Per l'Anteprima Amarone 2010 conto alla rovescia
Gran Guardia, il 25 e 26 gennaio Sale l'interesse per il nobile
rosso
martedì 21 gennaio 2014 ECONOMIA, pagina 31
Conto alla rovescia per la «Anteprima Amarone 2010», l'evento promosso dal Consorzio di tutela
della Valpolicella che si terrà come ogni anno a fine gennaio. Un'occasione, che quest'anno si terrà
al Palazzo della Gran Guardia a Verona sabato e domenica 25 e 26 prossimi, per poter conoscere il
più nobile vino rosso veronese dell'annata 2010 alla vigilia della sua possibile immissione sul
mercato. Il disciplinare di produzione prevede appunto l'uscita dalla cantina per il consumo dopo tre
anni dalla vendemmia, ma molti produttori attendono anche vari anni in più prima proporlo per
consentire all'Amarone di maturare ed esprimere al meglio le sue caratteristiche. La fama mondiale
dell'Amarone lo ha fatto diventare anche vittima un po' del suo successo, come avviene peraltro per
molti prodotti del made in Italy con la contraffazione.
Per questo è serrata la battaglia del Consorzio di tutela della Valpolicella di concerto con gli
organismi competenti, che nei mesi scorsi ha avuto come risultato - ricorda il Consorzio - la
rimozione dai relativi siti internet alcuni dei kit per la fabbricazione «fai da te» di vini riconducibili
alle denominazioni della doc Valpolicella e all'Amarone in primis. Anche i dati della piattaforma
Google Trends testimoniano la crescente notorietà conquistata dall'Amarone.
Prendendo in considerazione il termine «Amarone» infatti si nota che, nell'ultimo decennio,
l'interesse degli internauti è cresciuto in particolare dal 2005, con picchi ricorrenti nei mesi tra
dicembre e gennaio, in coincidenza cioè con la presentazione sul mercato delle varie annate. Il
maggior numero di click che hanno come oggetto il Grande Rosso, provengono da Danimarca,
Svezia, Svizzera, Norvegia, Italia. E le ricerche effettuate confermano il legame con il territorio,
poiché ad Amarone si abbina nella maggior parte dei casi il termine Valpolicella.
I navigatori del web che sulla tastiera hanno digitato «Amarone wine» provengono da Canada, Stati
Uniti e Regno Unito. All'Anteprima Amarone di fine gennaio, che è all'11a edizione, parteciperanno
57 aziende. Per il pubblico ingresso a pagamento su invito, da richiedere a
[email protected]. Il programma completo sul sito
http://www.consorziovalpolicella.it/anteprima_amarone.php.Lu.Bu.