informazione - DIVULGAZIONE - EDUCAZIONE www.veronadiabete.org Anno 4 - NUmero 2 - agosto 2014 Diabete e gravidanza oggi Cosa fare e come comportarsi... L a gravidanza rappresenta in generale un momento molto importante nella vita di una donna, garantito nei Paesi evoluti da tutele specifiche dal punto di vista medico e sociale. Se la donna è affetta da diabete sono necessarie però attenzioni straordinarie, perché il binomio diabete-gravidanza è una condizione che si associa a molti rischi potenziali, se non viene monitorata con attenzione e trattata appropriatamente. In un recente passato i timori legati alle possibili gravi conseguenze di una gravidanza portavano spesso i medici a contrastare il desiderio di maternità di una donna con diabete e in ogni caso a concludere sempre la gravidanza anticipatamente mediante taglio cesareo. Oggi le cose sono cambiate profondamente, grazie al miglioramento delle nostre conoscenze, alla disponibilità di insuline con profili d’azione differenti, alla possibilità di un monitoraggio glicemico accurato e alla introduzione delle moderne tecnologie di ecografia ostetrica. La gravidanza in una donna diabetica resta però un momento particolare, che richiede continua e grande attenzione da parte del medico e della paziente e uno scambio reciproco di informazioni fra specialista diabetologo e ginecologo ostetrico. Questa particolarità è legata in primo luogo al fatto che in gravidanza è di estrema importanza, per la salute sia della mamma che del futuro bambino, che la glicemia resti per quanto possibile nella norma. Questo risultato non è semplice da raggiungere e va molto oltre gli obiettivi che i medici cercano in genere nella persona con diabete, quando non ci sia di mezzo la gravidanza. La figura 1 confronta, a titolo di esempio, il range di glicemie considerato ottimale a digiuno in gravidanza e fuori gravidanza. Ma sono importanti (e il medico deve tenerli attentamente presenti) anche gli effetti che la gravidanza ha a sua volta sul controllo glicemico e che variano nel corso della gestazione. Gli ormoni prodotti in gravidanza dalla placenta provocano infatti insulinoresistenza, cioè una minor efficacia dell’insulina sull’utilizzazione degli zuccheri e su altri aspetti controllati da questo importante ormone. Questo fenomeno è normale ed è molto utile in gravidanza perché permette di razionalizzare l’utilizzo dei substrati energetici nella madre e di indirizzarli verso il feto, favorendone la crescita. In una donna diabetica questa ridotta efficacia dell’insulina può però compromettere la capacità di mantenere a buoni livelli la glicemia, se non si interviene modificando la terapia. Inoltre, in molte donne non diabetiche che siano però predisposte al diabete, più spesso per motivi genetici e/o per un eccesso di peso, l’insulinoresistenza può determinare la comparsa di alterazioni glicemiche che non erano presenti prima della gravidanza. Questo fenomeno si manifesta più spesso al passaggio fra il secondo e il terzo trimestre della gravidanza, quando l’insulinoresistenza diventa più importante. L’iperglicemia che compare in gravidanza viene chiamata diabete gestazionale (GDM, dal termine inglese Gestational Diabetes Mellitus) ed è una situazione assai comune e che ha ugualmente importanti implicazioni sulla salute materna e fetale, anche se può essere di grado diverso. In genere questa alterazione scompare subito dopo il parto ma testimonia la presenza della predisposizione al diabete, che si può poi manifestare nuovamente con il passare degli anni. Aver avuto un diabete gestazionale è quindi per una donna un buon motivo per controllare nel tempo la glicemia anche negli anni successivi e per assumere tutte le iniziative che possano ridurre il rischio dell’evoluzione a distanza verso un diabete definitivo. Un aspetto che rende il diabete in gravidanza una situazione profondamente diversa da tutte le altre condizioni di diabete è quello degli obiettivi glicemici che si cerca di raggiungere con la terapia. Come già ricordato, solo nella donna gravida l’obiettivo del trattamento è infatti una glicemia del tutto normale. A questo si aggiunge il fatto che durante la gravidanza, nella donna non diabetica, la glicemia è normalmente più bassa che nel periodo precedente e successivo la gestazione. Questo insieme di cose fa si che valori glicemici che sono considerati buoni al di fuori della gravidanza possono divenire non accettabili nel corso della gestazione. Così, una glicemia a digiuno di 100 mg/dl, che è il limite della norma al di fuori della gravidanza e richiede qualche attenzione ma certamente non una terapia farmacologica, in gravidanza può avere effetti negativi importanti per il feto, se il problema non viene riconosciuto e corretto, e richiede l’uso di farmaci qualora dieta e attività fisica non riescano a normalizzarla rapidamente. Con le attuali modalità di diagnosi, il diabete gestazionale è una patologia molto frequente. Nello studio Trilogy, uno studio in corso a Verona da circa 5 anni che vuole individuare le modalità con cui riconoscere in fase molto precoce le donne a rischio di sviluppare GDM, la frequenza di questa patologia è risultata intorno al 15% delle gravidanze, su un campione di circa 600 donne seguite per tutta la durata della gestazione. Il GDM rappresenta dunque, in sostanza, la conseguenza di modificazioni fisiologiche legate alla gravidanza, che in presenza di fattori predisponenti provocano però alterazioni della glicemia. Diversi fattori aumentano la probabilità di sviluppare il GDM. La tabella 1 elenca i principali fra questi fattori, che sono legati all’individuo, alla sua storia familiare, alla gravidanza in corso e alla precedente storia ostetrica della donna. FATTORI MATERNI PRECEDENTI OSTETRICI FATTORI GRAVIDICI Età maggiore di 35 anni Malformazioni e mortalità perinatale Elevato incremento ponderale in gravidanza Gravidanze precedenti Macrosomia Ipertensione in gravidanza Obesità Parto cesareo Gemellarità Gruppo etnico a rischio Precedente GDM Familiarità per diabete (primo grado) Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) mg/dl Fig. 1. Confronto fra l’ambito degli obiettivi glicemici a digiuno in gravidanza e fuori gravidanza. In gravidanza l’ambito di glicemia giudicato ottimale è molto più ristretto e vicino alla soglia dell’ipoglicemia. Diabete senza gravidanza 130 90 I Tale rischio non è spiegato solo dai fattori genetici ereditati dai genitori ma appare influenzato anche direttamente dalle glicemie che la madre ha avuto durante la gestazione. Anche per questo motivo è importante che il diabete in gravidanza venga trattato nel migliore dei modi. Diabete in gravidanza 70 RISCHI ASSOCIATI AL DIABETE IN GRAVIDANZA l diabete in gravidanza si può associare a diverse complicanze, sia nella madre che nel feto (tabella 2). Molte di queste sono comuni al diabete preesistente alla gestazione, sia tipo 1 che tipo 2, e al GDM. Alcune sono invece esclusive del diabete pre-esistente. Nel feto l’iperglicemia materna, se non viene controllata dalla terapia, si associa ad un incremento del rischio di morte durante le ultime settimane di gestazione e nelle prime settimane dopo il parto. Inoltre, stimola la produzione di insulina da parte del feto e aumenta considerevolmente il rischio di una eccessiva crescita del bambino in via di formazione (macrosomia fetale), fenomeno che se non riconosciuto espone madre e figlio a potenziali problematiche, anche gravi, al momento del parto. Il diabete materno aumenta anche la frequenza di varie altre patologie neonatali, che coinvolgono capacità respiratorie, metabolismo della bilirubina ed altri aspetti, ed espone il bambino al rischio di ipoglicemia alla nascita, una volta che viene improvvisamente a mancare, dopo il parto, l’afflusso di zucchero materno. Tali rischi sono aumentati dalla frequente prematurità di questi bambini. Anche il rischio di malformazioni è aumentato, ma solo se il diabete è già presente al momento del concepimento e nelle settimane immediatamente successive, quando si formano gli organi. I figli delle donne che hanno avuto un diabete in gravidanza hanno infine un aumentato rischio di sviluppare obesità e diabete in età giovane-adulta. Tabella 1. Principali fattori di rischio per il diabete gestazionale (GDM). Nella madre il diabete in gravidanza si associa al rischio di scompenso metabolico e di varie complicanze ostetriche, fra cui ipertensione e preeclampsia. Quest’ultima è una sindrome in cui accanto all’ipertensione sono presenti segni clinici quali edemi (accumulo di liquidi nei tessuti) e abbondan- Madre FETO Grave scompenso metabolico (fino alla chetoacidosi) Malformazioni (se l’iperglicemia è già presente nel 1° trimestre di gestazione) Aggravamento complicanze diabetiche (soprattutto retinopatia) Cardiomiopatia ipertrofica Ipertensione/preeclampsia/eclampsia Morte perinatale (rara) Altre complicanze ostetriche (insufficienza placentare, parto pretermine, parto cesareo) Macrosomia (rischi di distocia meccanica al momento del parto) o ritardo di crescita (meno frequente) Pielonefriti e altre infezioni Polidramnios (eccesso di liquido amniotico) Ipoglicemie (indotte dalla terapia) Problemi connessi alla prematurità (spontanea o indotta) Sindrome da distress respiratorio Policitemia, ipoglicemia, ipocalcemia, iperbilirubinemia, ipomagnesiemia Conseguenze tardive (obesità, diabete in adolescenza/età adulta) Ipoglicemia te perdita di proteine con le urine. Le complicanze materne possono a loro volta compromettere la crescita fetale e provocare un parto anticipato, con i rischi della prematurità già ricordati. Nelle donne con un diabete che esisteva già prima della gestazione vi è anche il rischio di un aggravamento delle complicanze croniche del diabete, in particolare di quella a carico degli occhi. E’ importante quindi che nella donna con diabete la situazione oculare venga attentamente esaminata, possibilmente prima e comunque una volta avviata la gravidanza. La grande importanza di evitare glicemie elevate comporta poi, inevitabilmente, un rischio aumentato di ipoglicemie indotte dalla terapia. Anche per questo motivo in queste donne il monitoraggio della glicemia con i glucometri deve essere particolarmente frequente e attento durante tutta la gestazione. Come ricordato, dopo la conclusione della gravidanza il GDM abitualmente scompare, con un miglioramento brusco delle glicemie che si realizza nell’arco spesso di poche ore, ma questo non è sempre vero: l’iperglicemia può talora persistere o più spesso ripresentarsi a variabile distanza di tempo, più frequentemente come diabete tipo 2 ma talora anche come tipo 1. Questa probabilità è risultata di grado variabile nei diversi studi e vari aspetti, fra cui la gravità del GDM, il gruppo etnico, lo stile di vita e la durata dell’osservazione nel tempo, possono influenzarlo. E’ stato riportato che il rischio a lungo termine è comunque elevato, dell’ordine del 70%. Tabella 2. Rischi per la madre e per il feto connessi al diabete in gravidanza. Presidente, Gaetano Savino Direttore Responsabile, Luigi Sabelli Editore, Associazione Diabetici Verona Ospedale Maggiore di Borgo Trento 37126 Verona – Piazzale Stefani, 1 Tel. e Fax 045-8343959 Service editoriale, Editoriale Omnibus S.r.l. Via Fleming, 17 - 37135 - Verona Tel. 045 9275024 [email protected] Grafica, Elena Bonuzzi Stampa, Intergrafica Verona S.r.l. NE/VR0309/2011 ATTUALI MODALITà DI DIAGNOSI DEL DIABETE GESTAZIONALE Procedure per la diagnosi di diabete gestazionale - Raccomandazioni 2011 SNLG-ISS Alla 1° visita in tutte le gravide Paolo Moghetti U.O.C. di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Università e Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona A nche se può apparire sorprendente, i criteri con cui si fa la diagnosi di GDM differiscono fra i diversi Paesi. In Italia, un documento pubblicato nel 2011 dal Sistema Nazionale delle Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità, di concerto con la società scientifiche diabetologiche nazionali e a seguito delle conclusioni di una task force internazionale (denominata IADPSG, International Association of Diabetes and Pregnancy Study Groups), ha semplificato le procedure rispetto al passato e permette oggi di fare diagnosi con il riscontro di un singolo valore di glicemia alterato, a digiuno o dopo l’assunzione di una soluzione standardizzata di 75 grammi di zucchero (OGTT, oral glucose tolerance test), la stessa che si utilizza per fare diagnosi di diabete nella popolazione adulta generale. La tabella 3 riporta i valori oggi utilizzati per diagnosticare il diabete in gravidanza. Questa nuova procedura ha portato all’abbandono della vecchia strategia che differiva per diversi aspetti e che in particolare era basata su una diagnosi in due tappe, con un minicarico di glucosio che serviva da screening e l’OGTT che seguiva poi, nei casi con minicarico positivo, per confermare o escludere la diagnosi. Glicemia a digiuno se positivo* A 24^- 28^ sett se familiarità diab., età>35, BMI≥ 25, etnia alto rischio A 16^-18^ sett se pGDM, BMI ≥30, FPG 100-125 mg/dl OGTT se neg se positivo Diabete manifesto in gravidanza OGTT se neg non GDM se positivo GDM GDM FPG: glicemia a digiuno; RBG: glicemia random; pGDM: pregresso GDM * richiede conferma http://www.snlg-iss.it/cms/files/LG_Gravidanza.pdf Fig. 2. Sintesi schematica delle modalità con cui effettuare lo screening del diabete gestazionale, secondo i criteri in vigore attualmente in Italia (Sistema Nazionale delle Linee Guida-ISS, aggiornamento 2011). Glicemia mg/dl Basale, a digiuno ≤ 92 1 ora ≤180 2 ore ≤ 153 Questa decisione ha seguito la pubblicazione dei risultati dell’HAPO Study, un grande studio multicentrico internazionale, condotto su circa 25000 donne gravide, che ha documentato come in gravidanza il rischio legato alla glicemia elevata aumenti già a partire da livelli di glicemia relativamente bassi e diventi clinicamente significativo a valori inferiori rispetto a quelli che venivano utilizzati prima per porre la diagnosi di GDM. Queste modifiche ai criteri di diagnosi hanno portato a un sensibile incre- Tabella 3. Valori glicemici all’OGTT utilizzati nella diagnosi di diabete gestazionale, secondo i criteri attuali. La diagnosi di GDM richiede che almeno uno dei tre valori glicemici ottenuti durante il test con 75 g di glucosio risulti uguale o superiore ai valori indicati. mento dei casi diagnosticati come GDM, con una maggior protezione della donna in gravidanza dai rischi associati all’iperglicemia ma aumento considerevole dell’impegno assistenziale legato a questa condizione. Per questo motivo altri Paesi hanno preferito non adottare questi criteri, giudicandoli troppo impegnativi in termini organizzativi ed economici e con costi non adeguatamente giustificati dai possibili benefici. Questi aspetti sono ancora molto discussi nell’ambito scientifico internazionale. Dato che la probabilità di avere un GDM è influenzata da vari fattori, come prima ricordato, nel 2011 le linee guida Italiane hanno anche stabilito che il test diagnostico non debba essere effettuato in tutte le gravide ma solo in quelle che presentano alcuni di questi fattori, distinguendo anche momenti diversi di esecuzione dell’esame in base ai fattori presenti. La figura 2 riassume i fattori che devono essere considerati a questo fine e il momento della gravidanza in cui eseguire i controlli, sulla base di quanto indicato nelle linee guida del nostro Paese. Dato che gli effetti della gravidanza sulla glicemia si manifestano pienamente solo a partire dall’inizio del secondo trimestre di gestazione, è stato inoltre deciso di considerare per la diagnosi solo le glicemie misurate dopo almeno 16 settimane di gestazione, a meno di non trovare prima valori francamente alterati che facciano pensare ad un diabete presente prima della gravidanza. Con queste nuove modalità è stato per questo introdotto anche il termine “diabete manifesto in gravidanza”, che identifica appunto le donne con verosimile diabete pre-esistente non noto. Come mostrato nella figura, nelle donne con rischio più elevato di GDM (quelle con pregresso GDM in altre gravidanze, obesità o glicemia di almeno 100 mg/dl nei controlli effettuati in precedenza) l’OGTT deve essere effettuato precocemente, a 1618 settimane di gestazione, e va eventualmente ripetuto, tra 24 e 28 settimane, in caso di normalità di questo primo test. Nelle donne con rischio moderato (quelle che hanno genitori o fratelli con diabete, età sopra 35 anni, sovrappeso, caratteristiche etniche ad alto rischio) il test va effettuato invece solo a 24-28 settimane e non va più ripetuto se negativo. Infine, in quelle a rischio basso, senza nessuno di questi fattori, non si ritiene necessario effettuare alcuna valutazione relativa alla glicemia, a parte la misura prevista in tutte le donne fra i controlli di routine della prima parte della gestazione. Va comunque ricordato che l’assenza di fattori di rischio non esclude totalmente la possibilità di un GDM. Monitoraggio della gravida con diabete Il monitoraggio metabolico della paziente affetta da diabete gestazionale si basa principalmente sul controllo della glicemia, a digiuno e dopo i pasti. Soprattutto quando venga introdotta una terapia insulinica è fondamentale quindi il monitoraggio glicemico domiciliare mediante stick, con rilevazioni pre e post-prandiali. Riguardo quest’ultima misura, in molti centri si privilegia il controllo della glicemia un’ora dopo il pasto, date alcune evidenze di un più stretto legame di questa misura, rispetto a quella a due ore dal pasto, con alcuni effetti negativi sul feto dell’iperglicemia materna. E’ però necessario tenere presente che la precisione dei glucometri non è assoluta e che la gravidanza determina alcune interferenze nelle misure ottenute con questi strumenti. Occorre quindi verificare che queste misure corrispondano alla realtà e tenere presente che singole determinazioni possono discostarsi anche sensibilmente dalle misure reali. I controlli devono essere dunque frequenti e mantenuti per tutta la durata della gestazione, data l’evoluzione continua delle condizioni che influenzano il valore della glicemia. Le modificazioni glicemiche che si verificano normalmente in gravidanza comportano anche una riduzione dei valori di emoglobina glicata (HbA1c), il parametro che abitualmente viene considerato l’elemento principale su cui basare il giudizio sul controllo glicemico e su cui tarare la terapia farmacologica nella persona con diabete al di fuori della gravidanza. E’ stato stimato che nelle donne sane gravide il limite superiore dell’intervallo di riferimento della emoglobina glicata è intorno al 5.5%, contro il 6.0% fuori gravidanza. Manca però ancora una precisa standardizzazione degli intervalli di normalità di questo parametro in gravidanza e inoltre ci sono diversi possibili fattori interferenti, primo fra tutti la carenza di ferro che è frequente in gravidanza. Inoltre, la rapida evoluzione delle modificazioni metaboliche nel corso della gestazione e la necessità di adattare continuamente e rapidamente la terapia in base a queste variazioni limitano l’utilità di un parametro che indica i valori medi di glicemia relativi a un arco di tempo di alcuni mesi. Questo insieme di cose fa si che l’emoglobina glicata abbia un valore limitato nel monitoraggio del diabete in gravidanza e comporta la necessità di controlli molto frequenti dei valori glicemici. Assai importante nella donna diabetica gravida è anche il monitoraggio mediante ecografia ostetrica, che permette di valutare in particolare la regolarità della crescita fetale e la quantità di liquido amniotico, che nel diabete mal controllato può aumentare (poliidramnios). Fra i parametri di crescita fetale particolare importanza, in termini di monitoraggio del diabete, ha il riscontro di un eccessivo aumento della circonferenza addominale fetale, che rappresenta un indicatore della tendenza alla macrosomia. Questo fenomeno, quando presente, è documentabile soprattutto in fase avanzata di gravidanza e nella donna con diabete è quindi bene programmare un’ecografia ostetrica anche nella fase conclusiva della gestazione, a 34-36 settimane, e non limitarsi alla tradizionale ecografia conclusiva a 30 settimane. Questi accertamenti, unitamente alla verifica periodica del peso e dei valori pressori materni, sono elementi indispensabili per un adeguato monitoraggio della donna con diabete in gravidanza. Come già ricordato, nel caso di un diabete preesistente alla gravidanza va sempre effettuato un controllo del fondo oculare, per il rischio di peggioramento di una eventuale retinopatia, che può essere accelerata anche da un brusco miglioramento delle glicemie, in una paziente con retinopatia già presente e con un controllo glicemico in precedenza scadente. In questi casi può esistere infatti un difettoso afflusso di nutrienti alla retina e la riduzione delle glicemie può paradossalmente peggiorare questa situazione. OBIETTIVI GLICEMICI NELLA DONNA CON DIABETE IN GRAVIDANZA La gestione del diabete in gravidanza deve tener conto del fatto, già ricordato, che nella donna gravida gli obiettivi glicemici sono molto più stretti che fuori gravidanza, per le differenze nei valori glicemici che vanno considerati normali durante la gravidanza e per la gravità dei rischi associati all’iperglicemia materna, se non adeguatamente e prontamente trattata. Gli obiettivi glicemici che si cerca di raggiungere in gravidanza, sia che vi sia un diabete pre-esistente che un GDM, sono oggi valori inferiori a 90 mg/dl a digiuno, a 130 mg/dl 1h dopo i pasti e a 120 mg/dl 2 h dopo i pasti. Questi obiettivi sono in realtà al di sopra dei valori glicemici rilevati abitualmente nella gravidanza fisiologica ma è in genere molto difficile fissare obiettivi ancora più bassi, per il rischio elevato di provocare ipoglicemia che a sua volta può determinare effetti negativi, talora anche gravi, su madre e feto. E’ già stato ricordato che il dosaggio dell’HbA1c presenta delle problematiche in gravidanza che ne limitano l’utilità come parametro di monitoraggio metabolico. L a terapia del diabete in gravidanza si basa sulla dieta, ove possibile sull’attività fisica e, quando questo non sia sufficiente a normalizzare la glicemia e comunque sempre nel caso di diabete pre-esistente, sul trattamento con insulina, unico farmaco approvato in Italia per la terapia del diabete in una donna gravida. Anche in gravidanza la dieta è il primo e fondamentale strumento per controllare la glicemia e in questo caso deve mirare a garantire comunque un adeguato apporto calorico e di nutrienti per la madre e per il bambino, oltre che al controllo della glicemia e del peso materni. E’ opportuno pertanto un piano dietetico personalizzato, che va modulato sulla base del peso materno iniziale (tabella 4) e va eventualmente modificato nel corso della gravidanza. Il controllo dell’incremento di peso della donna gravida è infatti un aspetto importante di questa strategia, perché varie conseguenze negative del diabete in gravidanza possono essere più gravi in caso di eccessivo aumento di peso. E’ importante quindi monitorare con attenzione il peso della donna diabetica gravida, che deve aumentare con il progredire della gestazione ma rimanere all’interno di precisi limiti (tabella 4). La composizione della dieta si basa in genere su una quota prevalente di carboidrati complessi (50-60% delle calorie totali introdotte), su una quota adeguata di proteine (15-20%) e per il resto sui grassi (25-30%). L’introduzione di piccoli spuntini in aggiunta ai tre pasti principali è in genere indicata in caso di terapia con insulina, ma un piccolo spuntino serale può talora essere utile anche per evitare un eccesso di corpi chetonici, fenomeno non desiderabile che è favorito dal digiuno prolungato e che in gravidanza si verifica con maggiore facilità. Esiste spesso un pregiudizio sull’attività fisica in corso di gravidanza e molte donne, anche attive prima della gravidanza, assumono abitudini molto sedentarie durante la gestazione, soprattutto per il timore che l’affaticamento associato all’esercizio possa causare danni al feto. In realtà l’attività fisica è molto utile per il benessere della donna gravida e del bambino in via di formazione ed è raccomandata in gravidanza, in assenza di specifiche controindicazioni ostetriche. Per quanto riguarda specificamente la problematica del diabete va ricordato poi che l’esercizio fisico incrementa l’utilizzo muscolare di zucchero e può essere utile sia nel prevenire la comparsa del GDM che nel controllare le glicemie post-prandiali nella donna che soffra di diabete, pre-esistente o gestazionale. Se compatibile con le eventuali patologie ostetriche, in gravidanza viene consigliata dunque attività fisica lieve-moderata regolare, possibilmente tutti i giorni e meglio dopo i pasti, in particolare di tipo aerobico. Una passeggiata quotidiana di buon passo, della durata di 30-40 minuti al giorno, può essere un modo semplice per realizzare questa prescrizione. Soprattutto nella fase più avanzata della gestazione, quando il peso di placenta e bimbo rende difficoltoso il cammino, l’attività in piscina può essere una valida alternativa. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, nessun antidiabetico orale è raccomandato per la terapia del diabete in gravidanza in Italia, anche se questo aspetto resta controverso e in altri Paesi alcuni farmaci orali vengono utilizzati, in particolare nell’ultimo trimestre di gestazione e comunque limitatamente al GDM o al diabete tipo 2. Per motivi di sicurezza, nel nostro e in molti altri Paesi la terapia insulinica rappresenta comunque l’unico trattamento farmacologico specifico ammesso nelle donne gravide con diabete, sia pre-gestazionale che gestazionale. Nel caso del GDM questo trattamento è indicato quando le modifiche dello stile di vita non risultino sufficienti a normalizzare rapidamente la glicemia. Data la grande importanza per una donna gravida di avere valori di glicemia per quanto possibile sempre normali, la gestazione è una condizione del tutto particolare anche in termini di gestione della terapia e non consente al medico di attendere troppo a lungo prima di modificare le modalità di trattamento del diabete, nei casi in cui questo appaia opportuno. Infatti, ogni alterazione persistente della glicemia deve essere corretta prontamente, se si vuole evitare che possa influenzare negativamente la gravidanza. Nella pratica clinica abituale l’attesa concessa all’osservazione dell’evoluzione delle glicemie non supera in genere un paio di settimane. Questo implica anche la necessità di controlli molto frequenti per monitorare l’evoluzione della situazione. Se una donna è già diabetica prima della gravidanza deve essere consapevole che il controllo della glicemia è fondamentale già nella fase che precede il concepimento, dato che questo influenza il rischio di varie Rischio assoluto di malformazioni LA TERAPIA DEL DIABETE IN GRAVIDANZA 10x 5x 2x 3x Valori al concepimento di HbA1c materna (%) Fig. 3. Probabilità di malformazioni in un neonato in rapporto ai valori di emoglobina glicata (HbA1c) della madre al momento del concepimento (metanalisi di circa 2000 gravidanze con diabete pregestazionale, modificato da Guerin et al, Diabetes Care 2007). Il valore è minimo e corrispondente a quello presente nella popolazione generale (circa 2%) per valori normali di emoglobina glicata e aumenta esponenzialmente con la crescita di questo parametro. E’ indicato l’incremento di rischio a vari valori di HbA1c. conseguenze del diabete in gravidanza, fra cui quello di malformazioni. A questo proposito esiste una chiara relazione fra i valori di emoglobina glicata della mamma al momento del concepimento e la frequenza di malformazioni riscontrate nel neonato (fig. 3). E’ quindi importante che la donna con diabete che desideri una gravidanza pianifichi accuratamente questo programma e ottenga un buon controllo del diabete prima ancora che la gravidanza abbia inizio. Se necessario, in questi casi si può valutare anche l’uso di un microinfusore, per ottimizzare la terapia insulinica. Riguardo alla scelta delle tipologie di insulina da utilizzare in queste donne, va tenuto presente che non tutte trovano al momento indicazione in gravidanza. La terapia tradizionalmente utilizzata dopo il superamento delle insuline animali è quella con insulina biosintetica umana, rapida e ad azione pro- Categoria di peso BMI pregravidico (kg/m2) Fabbisogno calorico medio giornaliero (kcal/kg) Incremento di peso totale desiderato (kg) Incremento di peso desiderato per settimana* (kg) Sottopeso <18.5 40 12.5-18 0.51 (0.44-0.58) Normopeso 18.5-25 30 11.5-16 0.42 (0.35-0.50) Sovrappeso 25.1-29.9 24 7-11.5 0.28 (0.23-0.33) Obesità >30 18 05-set 0.22 (0.17-0.27) Tabella 4. Fabbisogno energetico raccomandato e obiettivi di incremento ponderale nella donna in gravidanza (raccomandazioni IOM 2009), in rapporto al peso pre-gravidico. *Incremento valido per secondo e terzo trimestre di gestazione. tratta. Negli ultimi anni, tuttavia, con l’obiettivo di ottenere risultati metabolici migliori e/o una minor frequenza di ipoglicemie, è stato introdotto anche l’uso di alcuni analoghi dell’insulina, ultrarapidi e a lunga durata d’azione. Nel complesso queste insuline hanno dimostrato di poter effettivamente contribuire a ridurre il rischio di ipoglicemia, anche se le evidenze di un miglioramento complessivo dei valori glicemici sono ancora limitate e incerte. Anche se nella pratica clinica non vi sono dimostrazioni di effetti negativi, per la madre e per il feto, derivanti dall’uso in gravidanza di questi analoghi dell’insulina, solo per alcuni di questi farmaci sono disponibili i risultati di studi condotti con il rigore necessario, anche se sempre su numeri limitati di soggetti. Allo stato attuale, sulla base di questi studi, sono state approvate specificamente per l’uso in gravidanza due insuline ad azione ultrarapida, lispro e aspart, e una ad azione lenta, detemir. L’utilizzo di altri analoghi dell’insulina è comunque possibile, nei casi in cui il medico ritenga necessario utilizzarli, e in particolare nella pratica è diffuso l’utilizzo dell’insulina ad azione lenta glargine. Un aspetto importante da tenere presente, per quanto riguarda la terapia con insulina nella donna gravida con diabete, è quello relativo alle variazioni del fabbisogno insulinico che si verificano nel corso della gestazione. Questo fabbisogno aumenta progressivamente, in rapporto con le modifiche della secrezione degli ormoni prodotti dalla placenta, e comporta quindi la necessità di un continuo controllo delle glicemie e di un progressivo adattamento della terapia per mantenerle nella norma. MODALITà DEL PARTO CONTROLLI DOPO IL PARTO Se il diabete è stato controllato in modo ottimale durante la gravidanza la tempistica e le modalità del parto possono essere quelle naturali, anche se nel caso del diabete tipo 1 è opportuno che la sua conclusione avvenga in condizioni controllate data l’instabilità glicemica propria di questa forma di diabete. Se il controllo del diabete non è stato invece ottimale è prudente che il parto avvenga in ogni caso in modo controllato, stimolandone la conclusione in anticipo e ove necessario ricorrendo al taglio cesareo, per diminuire i rischi materni e soprattutto fetali. Il rischio è ovviamente condizionato anche dalla presenza di complicanze insorte durante la gravidanza, quali pre-eclampsia, ritardo di crescita fetale, scarsità del liquido amniotico, o di altre patologie materne o fetali. Fra queste condizioni associate frequente e clinicamente importante è l’obesità materna. Ogni caso va comunque valutato individualmente dal medico ostetrico, tenendo conto della condizione di benessere fetale e della possibilità o meno di guadagnare tempo ai fini della maturazione fetale. Le linee guida nazionali e internazionali raccomandano che dopo 6-12 settimane dalla conclusione della gravidanza la paziente che ha presentato un GDM e che dopo il parto ha una glicemia normale sia comunque rivalutata con un OGTT per riclassificare la sua tolleranza ai carboidrati, utilizzando a questo fine gli abituali criteri in vigore al di fuori della gestazione. Se la tolleranza post-partum risulta normale la paziente va comunque informata della necessità di un monitoraggio nel tempo, con controlli periodici della glicemia a digiuno e/o dell’emoglobina glicata, di regola annuali, e con ripetizione a distanza di alcuni anni dell’OGTT. La paziente deve essere anche informata dell’importanza di uno stile di vita corretto, con attenzione al peso e adeguata e regolare attività fisica, ai fini della prevenzione del rischio di comparsa di un diabete definitivo di tipo 2. numeri telefonici utili Ass. Diabetici Verona 045 8343959 377 9880864 Ass. Giovani e Diabete 045 992527 348 4104110 Prenotazione visite CUP (B. Trento e B. Roma) 045 8121212 POLICLINICO DI BORGO ROMA Segreteria ambulatori 045 8124628 fax 045 8124629 Diabetologia Pediatrica 045 8124722 OSPEDALE MAGGIORE DI BORGO TRENTO Segreteria di Direzione 045 8123110 Segreteria ambulatori e day hospital 045 8122362 045 8122497 Infermieri Diabetologia 045 8122611 Ambulatorio del Piede Diabetico 045 8123330 Prenotazione prime visite diabetologiche 045 8122497 Prenotazione visite di controllo diabetologiche 045 8122611 COMUNICATO CONTEGGIO DEI CARBOIDRATI Sulla base delle lezioni della dietista P. Branzi, i volontari operanti nella Sede della Associazione Diabetici Verona sono in grado di dare supporto gratuito a chiunque nel CONTEGGIO DEI CARBOIDRATI. Chi desidera usufruire di questa opportunità potrà venire a trovarci al padiglione 22 Ospedale di Borgo Trento EMOZIONI DALLA VAL DI SOLE 14 e 15 giugno ‘14 T erzo appuntamento a Malé per il gruppo “microinfusi”. Neofiti e veterani della terapia con microinfusore insulinico si sono confrontati in varie attività in cui aspetti pratici si sono alternati ad aspetti più emotivi. Tutti i partecipanti al campus si sono cimentati in una biciclettata lungo il Noce e sebbene la fatica fosse tanta il gruppo è riuscito a superare i suoi limiti spingendosi a fare ciò che il singolo da solo non avrebbe potuto o saputo fare. Ecco alcune impressioni emerse a Malè alla fine del campus: ..Si dice che “mal comune mezzo gaudio” per me e penso per tutti i miei amici partecipanti il gaudio in quei pochi ma intensi giorni fosse intero! Mi ero iscritta per un motivo pratico riguardante la gestione della glicemia durante l’attività fisica ma dal corso ho avuto molto di più di nozioni teoriche riguardanti lo sport. In quei giorni mi sono sentita capita e coccolata da tutti, anche dal fantastico staff medico che aveva sempre tempo per ascoltarmi e rispondere alle mie domande, cosa non così comune e scontata! Consiglio questa esperienza a tutti, neofiti e diabetici “datati”, per lo spirito di collaborazione e amicizia che si è formato per le nuove nozioni acquisite e per il rispolvero di quelle già conosciute…… ….ho il Diabete da 15 anni. Fino ad ora non sono mai stata in un campo scuola per diabetici, non sentivo l’esigenza di parlare di diabete con persone che avevano il mio stesso problema e comunque frequentavo poco anche i dottori…... Fino ad oggi ho sempre pensato di poter gestire la malattia da sola con le mie poche conoscenze e adeguando la malattia al mio essere. Bene!!! Malè mi ha fatto capire che il confronto è un’opportunità per migliorare tutto ciò: migliorare i valori glicemici, capire le dinamiche del glucosio, ma soprattutto sapere che esistono delle persone da contattare in grado di aiutarci in momenti dubbiosi. Tutti quanti, dal più giovane al più “vecchio”, dallo sportivo al sedentario, dal diabetico al dottore, nella loro diversità mi hanno dato delle informazioni preziose per la gestione del mio diabete. Malè è stata un’esperienza positiva, da consigliare. Un gruppo composto da persone molto diverse accomunate da un unico obiettivo: convivere con il diabete con una certa serenità. Oggi dico che questo si può ottenere con molta facilità insieme ad un gruppo bello e affiatato come quello di Malè. In questo gruppo, ovviamente è inclusa l’equipe medica che ci ha accompagnati nei due giorni e ha reso questa esperienza positiva. Un bel gruppo! Belle persone! …Mi sono resa conto durante questo campo che in quasi tutti i miei interventi ho buttato fuori tanta rabbia (come mi hanno fatto notare) ... quella rabbia che solo ora, dopo 15 anni di “onorata attività” mi rendo conto di avere ancora dentro ... sì ... perché un conto è “gestire” il diabete, un altro è accettarlo ..... ci sto lavorando ... anche con l’aiuto dello splendido staff medico. Sono consapevole di essermi “alleggerita” ..... sì perché ho buttato fuori la rabbia ma mi sono caricata di amicizie, di fiducia, di voglia di farcela .... insomma ... mi avete tutti trasmesso una carica positiva che spero mi duri a lungo. Ora quando leggo un vostro post su facebook o e-mail non posso fare a meno di pensare a quei due giorni passati insieme a raccontarci ... e sorridere. ...Dopo i due giorni passati a Malè, mi sono reso conto che il diabete capita solo alle persone davvero in gamba...staff medico incluso. ...Il corso mi è parso congeniato in maniera molto efficace e proficua. Utili gli esercizi per il calcolo dei carboidrati; importanti le sedute in gruppo per esprimere le esperienze di ognuno e la possibilità di conoscere ciascuno durante i pasti della giornata. Peccato per la mancata camminata; magari l’anno prossimo si potrebbe pensare ad una alternativa in caso di pioggia, vedi nuotata in piscina per esempio... …Ciao a tutti, a Malè ho trascorso due giorni bellissimi insieme a tutti voi..mi è stato molto utile confrontarmi con voi e capire come ognuno si comporta nelle varie situazione che deve affrontare..sono stati molto interessanti gli argomenti trattati da tutto lo Staff medico che ringrazio molto e per la loro disponibilità nel saper spiegare, nel saper inserirsi nel gruppo e nella loro professionalità…con il diabete nulla è impossibile e possiamo avere anche noi le nostre soddisfazioni perchè se vogliamo riusciamo a fare cose che altri non fanno…. Mi sono sentito come se facessimo parte di un’unica famiglia e si è visto e capito che questo ‘problema’ che abbiamo in comune ci rende persone speciali dove riusciamo a vedere cose che altre persone non vedono come il fatto di essere tutte persone umili che si aiutano e sanno gestire la propria vita dando il giusto peso ai valori. Ricordiamoci che il diabete lo dobbiamo trattare come un nostro ‘amico’ perchè non ci abbandona mai e allo stesso tempo è come un ‘bambino’ perchè siamo noi che dobbiamo stargli dietro e gestirlo..non dobbiamo aver paura di condividere di essere diabetici e di giudizi degli altri…con il diabete possiamo fare tutto e poi chi ti è amico ti capisce mentre chi ti guarda in maniera diversa o si allontana quella persona ti dimostra di essere stata solo un falso amico. Ho accettato nell’immediato la proposta di Malè, un po’ per capire in modo più approfondito le funzioni del microinfusore e un po’ per condividere esperienze e per conoscere finalmente altre persone con il diabete. Ragazzi!!!!! Che persone che ho conosciuto, non avrei un aggettivo adatta per ognuno di voi, forse eccezionali, fantastiche o forse penetranti, si penetranti è l’aggettivo corretto perché sono entrate totalmente nella mia mente e nel mio cuore, persone con le quali parli la stessa lingua e che affrontano la vita con mille fatiche, insicurezze, speranze proprio come me, ma anche con tanta determinazione e Il gruppo “microinfusi” a Malè nella Val di Sole voglia di fare……ora la mia parola d’ordine è avanti sempre, sempre e comunque. …Anche per me è stata un’esperienza fantastica, mi sono trovata quasi in un mondo surreale perché per la prima volta in 14 anni non mi sono sentita malata, non più sola. Tutti eravamo sulla stessa barca. Ho vissuto due giorni di gioia e spensieratezza, ho conosciuto persone speciali che ricordo sempre con un sorriso stampato in faccia! Non avrei mai immaginato di trovare così tanta spensieratezza e pace, sono tornata a casa con un peso in meno e con ancora più forza di volontà! Nelle mie giornate no ora ripenso a tutti voi e a Malè che mi ha cambiata profondamente, che mi da la forza di andare avanti! … Ho trovato anche quest’anno persone meravigliose, diverse, ma vere. Con voi ho condiviso con naturalezza la mia vita di diabetica da quasi sempre (ormai sono più di 44 anni!) cosa che non sono abituata a fare avendo un carattere piuttosto riservato, ma con voi è nato veramente spontaneo il desiderio di comunicare ed aprirmi mettendo a vostro servizio le mie piccole esperienze di donna, mamma….Noi siamo dei “non diversi”, possiamo permetterci di fare tanto, tutto anche se, sempre (ricordate?) con un po’ più di attenzione… …In questi 15 anni di diabete in un momento di grande sconforto, mio marito mi ha fatto trovare un biglietto sul quale era riportato il passo di un Anonimo brasiliano: “Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme: le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto un sola orma. Proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti difficili? E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che ti amo e non ti ho abbandonato mai: i giorni nei quali c’è soltanto un’orma nella sabbia sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”. Da quel momento ho capito che non dovevo più domandarmi il “perché” della malattia, ma viverla nel bene e nel male accettando l’aiuto delle persone a me più care. Dopo l’ esperienza a Malè ho la certezza che le orme sulla spiaggia non sono una o due, ma molte: quelle di medici che dimostrano non solo il proprio ruolo professionale e quelle di molti compagni di viaggio ai quali posso oggi dare un volto…. ….Inizialmente la mia scelta di partecipare al campo era più per l’aspetto pratico/formativo, ma una volta arriva- Alcuni partecipanti al campus durante la biciclettata lungo il Noce Realizzato con il contribuito di: ta effettivamente a Malè sono stata felicemente sorpresa, perché mai e poi mai avrei immaginato che lo scambio e il confronto con persone che ogni giorno vivono le mie stesse problematiche potesse essere così utile. Appena arrivata a casa ho sentito subito un senso di leggerezza e di serenità: non mi sentivo più sola! È incredibile come in così poco tempo si sia formato un legame così sincero tra di noi. Voglio quindi ringraziare ogni singola persona che ho avuto il piacere e l’onore di incontrare e tutto lo staff, perché voi ad ogni visita fate la differenza e siamo fortunati ad avervi. …esperienza unica, indimenticabile... personalmente mi ha dato molto avrei voluto fermare il tempo, li mi sentivo protetta, capita, accettata.. quando siamo tornati mi sono detta: “CE LA POSSO FARE ANCHE IO” La strada è ancora lunga per me, ma adesso alla mattina mi alzo con uno spirito diverso.. combattivo..Ognuno di voi mi ha lasciato qualcosa di importante non mi sento più sola!! …Sono trascorsi diversi giorni e ancora ho negli occhi le persone e nelle orecchie le cose che ci siamo detti. Scambio di esperienze, confronti, richieste di chiarimento e racconti personali. È stata un’esperienza breve ma sicuramente positiva che posso raccomandare a quanti volessero provarla in futuro. Il gruppo Malè era composto da persone eterogenee per età e vissuto personale ma ognuna disponibile a mettersi in gioco e questo a contribuito a creare da subito un ottimo clima . Grazie ancora all’equipe e ad ognuno del gruppo per il contributo. …l’aspetto pratico/formativo è stato interessante ed è necessario x gestire al meglio il nostro “compagno di viaggio” soprattutto perché non si è mai finito di imparare. Sono stato felicissimo e piacevolmente sorpreso del rapporto umano che si è creato in poco più di trenta ore assieme. C’è una grande sete di condivisione in tutti e il fatto che tutti ci siamo messi in gioco a pieno senza tanti pregiudizi e chiusure preventive, ha permesso di creare questo gruppo tanto diverso quanto unito nella condivisione delle gioie e delle fatiche quotidiane. Mi sono accorto che una gioia condivisa moltiplica il suo effetto positivo e un dolore o una fatica condivisa tolgono importanza alla fatica stessa; quindi grazie infinite a chi ha permesso questo, ai medici e agli infermieri del Pad 22 e agli Amici che mi hanno fatto crescere come persona e mi hanno dato tanto. Scoprendo che la nostra forza sta nella nostra debolezza non avremo più nulla da nascondere da coprire o da difendere e potremmo essere sostegno ed esempio per chi ci sta vicino. …che dire, sono stati per me due giorni sicuramente proficui sia sotto l”aspetto terapeutico, ma sopratutto sotto l’aspetto umano e relazionale….tutti noi ci siamo messi a nudo portando in risalto punti di forza e debolezze, la sensazione di UNA GRANDE FAMIGLIA che condivideva la stessa condizione di vita è stata veramente intensa e la sensazione che un filo sottile ci leghi tra di noi è ancora presente dopo due settimane dal termine del corso. È stata un’esperienza più che positiva e spero non fine a se stessa ma punto di partenza per un gruppo che possa dare stimoli, serenità e voglia di vivere a tutti coloro che intendano esserne protagonisti! Maddalena Trombetta, Liliana Indelicato NoN ti costerà Nulla! Devolvi se vuoi, il 5x mille dell’irpef alla associaZioNe DiaBetici VeroNa Il 5 mille È un’importante opportunità. Per sostenere x1000 cod. Fiscale 93016290236 Alla voce: sostegno delle associazioni ONLUS senza scopo di lucro.
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