pdf, 40 KB - USI - Servizio comunicazione e media

 Piero Martinoli
Presidente dell’Università della Svizzera italiana
Perché una Facoltà di scienze biomediche in Ticino
Con l’istituzione della nuova Facoltà il Ticino dimostrerà la forza e la volontà di contribuire alla
risoluzione di un problema, quello della carenza di medici formati nelle università svizzere,
urgente e di rilevanza nazionale. Grazie a questo progetto, sarà inoltre possibile migliorare
l’offerta clinico-sanitaria nel Cantone. Incrementando le attività di ricerca, nel medio-lungo
periodo si potranno infine verificare ricadute importanti per il tessuto industriale e aziendale
della regione. La nuova Facoltà potrebbe, in sintesi, contribuire a un futuro nuovo e innovativo
per tutto il Cantone, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche da quello economico,
sociale e culturale.
La struttura accademica
La struttura accademica a sostegno del progetto è chiara. La nuova Facoltà di scienze
biomediche dell’USI accoglie al suo interno – per il momento – due entità: (1) un Istituto di
medicina umana, a cui è preposta l’organizzazione e la gestione del Master in Medicina, che
dovrà essere realizzato in stretta collaborazione con l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) che ha garantito un “convinto e consapevole” sostegno al progetto – e con l’appoggio di altre
strutture ospedaliere/sanitarie presenti sul territorio; (2) l’attuale Istituto di ricerca in
biomedicina (IRB) con le relative attività di ricerca fondamentale in immunologia/vaccinologia
e, quindi, di formazione a livello dottorale (PhD).
Per quanto riguarda l’IRB, la struttura prevista garantisce la completa integrazione
accademica dell’istituto, pur preservandone l’autonomia gestionale, logistica e finanziaria: il
Consiglio di fondazione manterrebbe invariate le sue attuali competenze, ma le nomine dello
staff accademico passerebbero al Consiglio dell’USI, come già avviene per il direttore
dell’IRB.
Progressivamente la nuova Facoltà potrà divenire sede di altre attività di ricerca in comune
con le Facoltà di scienze della comunicazione (nel campo della comunicazione sanitaria),
scienze economiche (nel campo della salute pubblica) e scienze informatiche (nel campo
delle scienze computazionali) dell’USI, oltre che della European School for Advanced Studies
in Ophthalmology (ESASO), ospitata sul Campus di Lugano ormai dal 2008. In aggiunta sarà
costituito un centro in cui confluiranno i corsi già offerti nel settore della formazione continua
in imprenditorialità biomedica.
In futuro sarà possibile e auspicabile integrare nella nuova Facoltà altri istituti di ricerca
presenti nella Svizzera italiana - che si stanno sempre più consolidando, come l’Institute of
Oncology Research (IOR) presso lo IOSI e le unità di ricerca presso il Cardiocentro Ticino e il
Neurocentro della Svizzera italiana (NSI) - purché si seguano principi fondati su una massa
critica sufficiente, un’ottima reputazione internazionale e una solida sostenibilità finanziaria.
Il Master
Così contestualizzato, all’interno di un Istituto di medicina umana entro una Facoltà di scienze
biomediche, il Master in medicina dell’USI potrà svilupparsi e consolidarsi collaborando con
varie università convenzionate, di cui una – Basilea – assumerà il ruolo di università di
riferimento per l'accreditamento del Master e il riconoscimento dei primi titoli. Altre Facoltà
convenzionate collaboreranno comunque in egual modo sul fronte della didattica, della
ricerca clinica e a vario titolo nell’acquisizione degli studenti. Per quanto riguarda quest’ultimo
aspetto, di fondamentale importanza per la nuova Facoltà, la Conferenza dei rettori delle
università svizzere (CRUS), stimolata dall’iniziativa ticinese, ha deciso di istituire un gruppo di
lavoro per rispondere da un lato alla crescente richiesta di aumentare il numero di posti di
formazione in medicina e dall’altro per elaborare soluzioni condivise per il passaggio dal
Bachelor al Master. L’USI farà parte di questo gruppo di lavoro. L’idea è quella di trovare
meccanismi di ammissione agli studi di medicina comuni a tutte le università che praticano il
test attitudinale (AMS), un modello che anche l’USI intende seguire.
Il Master in medicina dell’USI, che dovrebbe accogliere annualmente e a regime circa 70
studenti, si inserirà con successo nel panorama accademico svizzero se saprà offrire non
solo un insegnamento di alta qualità, ma anche formazioni originali che lo distinguano dai
Master di altre università. Nel rispetto del Catalogo delle competenze dell’Ufficio federale
della sanità pubblica (UFSP), il Master dell’USI si differenzia per due caratteristiche:
1. un approfondimento - grazie alle competenze dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) e
dell’Istituto di scienze computazionali (ICS) – in biomedicina computazionale e
bioinformatica; questa formazione dovrebbe essere particolarmente attrattiva per quegli
studenti che dopo il conseguimento del Master avessero l’intenzione di dedicarsi alla
ricerca scientifica. Questa offerta potrebbe essere il seme per avviare una proficua
collaborazione con la Scuola politecnica federale di Zurigo (ETH), che mostra molto
interesse e sostiene il progetto ticinese;
2. un approfondimento nella gestione della salute pubblica con particolare attenzione alla
medicina di famiglia, attualmente al centro dell’attenzione pubblica e del dibattito politico.
La formazione in medicina di famiglia è sì una specializzazione FMH, ma si possono
offrire insegnamenti mirati già nel corso del Master. Le competenze presenti all’USI in
comunicazione sanitaria e salute pubblica con le relative reti scientifiche (si pensi, per
esempio, alla Scuola Svizzera di Sanità Pubblica, SSPH+) costituiscono un’offerta
interessante in questo settore.
La lingua d’insegnamento adottata, come avvenuto con successo per altri Master dell’USI,
sarà l’inglese, affiancato in determinate circostanze dalle altre lingue nazionali. Per quanto
concerne la pratica clinica, dove conta anche la lingua del paziente così come quella del
personale paramedico e amministrativo, gli iscritti al Master dell’USI saranno tenuti ad
accrescere il proprio bagaglio linguistico con nozioni di italiano, a vantaggio di maggiori
opportunità professionali e di un autentico plurilinguismo elvetico.
Il progetto prevede l'istituzione di 11 cattedre che saranno dirette da altrettanti professori. Essi
avranno nel contempo una posizione accademica in qualità di professori e una posizione
clinica come medici primari presso i servizi ospedalieri. Ogni cattedra avrà una dotazione di
base per la ricerca e un numero congruo di assistenti e di docenti a tempo parziale per
garantire la formazione teorica, seminariale e pratica.