a p r il e -1 2 Q UA RT O N U M E RO TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica veryone t s r m f o r e IMPEGNO E DEDIZIONE P O R TA N O A L L A G R AT I F I C A Z I O N E ro nume o t s e u In q RADIOPROTEZIONE Il tsrm nellʼintervento di osteosintesi femorale con chiodo endomidollare RISONANZA MAGNETICA Stato dellʼarte della RM della Mammella e prospettive future TC TSRM FOREVERYONE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO :-) E’ INIZIATA LA RACCOLTA FONDI PER FINANZIARE LE NOSTRE INIZIATIVE .......... Ottimizzazione di un protocollo TC ai fini della riduzione di dose nello studio dei seni paranasali RADIOPROTEZIONE Analisi di un campione di pazienti di sesso femminile di una sezione di radiodiagnostica MEDICAL IMAGING LAW & RADIOLOGY Riconoscimento di pensione privilegiata a vedova di tecnico di radiologia deceduto per la malattia insorta per la causa di servizio Bacheca Corsi ECM PRODOTTA DALLʼASS. DI VOLONTARIATO C.R. Sistemi di Backup nella gestione informatizzata delle informazioni radiologiche RISONANZA MAGNETICA Nuove tecniche di spettroscopia H1 su fegato mediante rielaborazione delle sequenze NMR: Nostre esperienze PSICOLOGIA Rubrica Smartphone Elementi di comunicazione efficace 1 TSRM FOR EVERYONE PERIODICO QUADRIMESTRALE TECNICO-SCIENTIFICO Direttore Responsabile: Ciliberto Antonio Vice Direttore: Vaiti Vincenzo Segretaria: Chiriaco Carmelina Segretaria: Mauro Gioconda Come i nostri numerosi lettori già sanno, oltre ad articoli scientifici di notevole spessore, abbiamo anche inserito delle rubriche aggiuntive con lʼobiettivo di rendere la lettura più piacevole. Il nostro obiettivo per il prossimo futuro è quello di ampliare ulteriormente gli orizzonti della rassegna, per questo chiediamo, se possibile un contributo ai vari collegi Italiani per cercare di ripagare gli investimenti fatti e se possibile, riuscire ad offrire anche un piccolo incentivo economico a tutti i colleghi che si sono fino oggi impegnati per buona riuscita del progetto. Rimane ben inteso che “NON CHIEDIAMO” nessun importo, semplicemente una donazione spontanea, visto che finora abbiamo potuto contare solo sul nostro impegno personale e s u l l a n o s t r a b u o n a v o l o n t à p e r r i u s c i r e a d o ff r i r e GRATUITAMENTE a tutti un prodotto, crediamo, di qualità. Comitato Scientifico • Dalle Monache Daniele • Graziano Michelina • Lopez Antonio • Paolicchi Fabio • Parisi Carmelo • Rigott Irene • Santoro Vincenzo • Santucci Stefano • Sciacca Francesco • Vaiti Vincenzo • Vitulo Felice Lo Staff. Il progetto per la realizzazione di questa rivista nasce dalla volontà di promuovere la Professione del Tecnico Sanitario di Radiologia Medica. TSRM for everyone spazia nei diversi campi di interesse del TSRM. Le nuove tecnologie trovano immediata applicazione, in ambito sanitario, proprio nei settori nei quali opera il TSRM e da ciò consegue una continua evoluzione di strumenti e metodiche: TSRM for everyone intende proporsi come luogo di incontro, confronto e aggiornamento. Perché TSRM “for everyone”, “per tutti” ? -# Direzione, Redazione, Amministrazione Via loc. Cantone cap 88020 Jacurso. Progetto Grafico ed Impaginazione TSRM Vaiti Vincenzo Autorizzazione N°1/2011 Reg.Stampa del Tribunale di Lamezia Terme Iscrizione al ROC N°21176 -# Perché questa iniziativa editoriale prevede il coinvolgimento non solo dei TSRM ma anche di ogni altro Professionista dell'Area Sanitaria che voglia collaborare ed apportare il proprio contributo; Perché TSRM for everyone vuole essere, oltre che pubblicazione tecnico-scientifica, anche “riflettore” per illuminare con la giusta luce il TSRM, la sua Formazione, le sue Conoscenze e le sue Competenze, al fine di migliorare i rapporti con gli altri Professionisti Sanitari, con tutti gli Stakeholders e con gli Utenti. Speriamo che l'iniziativa sia apprezzata e che sempre maggiore sia il numero di coloro che intendano aderire ad essa attraverso la produzione e l'invio, alla Redazione di TSRM for everyone, di lavori tecnico-scientifici. La Redazione di TSRM for everyone. 2 TSRM FOR EVERYONE PERIODICO QUADRIMESTRALE TECNICO-SCIENTIFICO INDICE Il tsrm nell’intervento di osteosintesi femorale con chiodo endomidollare Pag 4 Stato dell’arte della RM della Mammella e prospettive future Pag 9 Ottimizzazione di un protocollo TC ai fini della riduzione di dose nello studio dei seni paranasali Pag 23 Analisi di un campione di pazienti di sesso femminile di una sezione di radiodiagnostica Pag 31 Sistemi di Backup nella gestione informatizzata delle informazioni radiologiche Pag 35 Nuove tecniche di spettroscopia H1 su fegato mediante rielaborazione delle sequenze NMR: pag 38 Nostre esperienze Introduzione al linguaggio tc Pag 43 Elementi di comunicazione efficace Pag 56 Riconoscimento di pensione privilegiata a vedova di tecnico di radiologia deceduto per la Pag 58 malattia insorta per la causa di servizio Rubrica dedicata alle applicazioni per smartphone Pag 63 Malattie Rare, l’informazione passa per Osservatorio Malattie Rare E’ l’unico quotidiano on line, ad accesso libero e gratuito, interamente dedicato all’argomento pag 66 IL TSRM nel terzo millennio: la tecnologia al servizio del paziente Pag 67 English Radiology Pag 69 Bacheca Corsi ECM Pag 75 Potete scaricare nostra gratuitamente rivista www.radiologia.us, dal la sito vogliamo che l’informazione sia libera priva di costi per il lettore, partecipate alle prossime edizioni inviandoci una mail [email protected] 3 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica INTRODUZIONE AL LINGUAGGIO TC Dott.ssa Barbara Damen(1), Dott.ssa Claudia Coccia(1), Dott. Damiano Ciriaci(1),Dott Luigi La Riccia(2), Dott Giovanni Mazzoni(3) (1) Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (2) Guida di Tirocinio Pratico del Corso di Laurea (3) Coordinatore di Tirocinio Pratico del Corso di Laurea Corso di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Radioterapia Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Politecnica delle Marche - Ancona INTRODUZIONE La Tomografia Computerizzata (TC) rappresenta una delle principali innovazioni mediche degli ultimi quarantʼanni. Dalla sua introduzione, avvenuta nel 1972, la metodica si è trasformata in uno strumento indispensabile per la definizione diagnostica di una molteplicità di situazioni cliniche. lʼacquisizione di ampi volumi anatomici (con conseguente riduzione degli artefatti da movimento e da volume parziale), ma anche lʼimpiego della TCMD in numerose altre procedure diagnostiche (studi multifasici, cardio-TC, colon-TC, angio-TC, ecc) fino a pochi anni fa inimmaginabili. Il suo grande vantaggio è stato sicuramente quello di superare le limitazioni della radiologia convenzionale. In TC le informazioni, ottenute misurando lʼattenuazione del fascio X nelle diverse proiezioni derivanti dalla rotazione del sistema tubo-detettori intorno al paziente, sono opportunamente integrate, mediante un calcolatore, per ricostruire lʼimmagine finale dellʼanatomia in esame secondo sezioni assiali. In ogni sezione, ciascun elemento dʼimmagine (pixel) presenta unʼintensità di segnale direttamente correlata alle proprietà di attenuazione locale dei raggi X, che condiziona la differente visibilità delle strutture anatomiche mai occultate da altre strutture, non presentando la metodica TC quei problemi di sovrapposizione tipici dellʼimmagine radiografica bidimensionale. Lʼevoluzione della TC convenzionale (sequenziale) a TC spirale ha rappresentato un importante balzo avanti che ha rivoluzionato la modalità di generazione delle immagini dallʼacquisizione diretta di una serie di strati indipendenti alla ricostruzione di una successione di immagini da un volume continuo di dati. Di seguito verranno analizzati alcuni dei molteplici parametri che condizionano la qualità delle immagini TC ottenute, in funzione di una successiva postelaborazione ed un loro utilizzo ottimale nelle varie situazioni cliniche, argomento questʼultimo che verrà trattato dettagliatamente in un successivo contributo. Il successivo passaggio dalla TC spirale a singolo strato alla TC spirale multistrato o multidetettore (TCMD) può essere visto come unʼestensione dei concetti teorici alla base della tecnologia spirale; sia lʼevoluzione tecnologica dei sistemi di detezione, capaci di acquisire una quantità sempre maggiore di informazioni, che i risultati conseguiti in termini di risoluzione temporale con la progressiva riduzione dei tempi di rotazione del tubo, hanno avuto importanti ripercussioni sulle applicazioni cliniche, sui protocolli di acquisizione delle immagini e sulla realizzazione di nuovi iniettori e nuove tecniche per la somministrazione del mezzo di contrasto nei vari ambiti diagnostici. Lʼevoluzione tecnologica della metodica ha altresì reso possibile non solo una maggiore rapidità di esecuzione dell'esame che ha consentito Conoscenza delle caratteristiche dello scanner TC, velocità di rotazione del tubo, collimazione del fascio RX, configurazione delle file dei detettori, spessore nominale di strato, intervallo di ricostruzione, pitch, algoritmi di ricostruzione, mA/kV/ noise index, volume-concentrazione e protocolli di infusione dellʼMDC, bolus tracking rappresentano solo alcuni del molteplici fattori da tenere in considerazione per ottenere un ottimale risultato dʼesame con la TCMD. SCANNER TC La perfetta conoscenza delle caratteristiche tecniche dello scanner TC impiegato è, in assoluto, il primo parametro da tenere sempre in considerazione; essa ha un ruolo fondamentale nella scelta dei parametri da impostare per una pertinente ed ottimale acquisizione dei dati in relazione al tipo di esame da eseguire, perfettamente calibrata sulle caratteristiche e performance disponibili. VELOCITÀ DI ROTAZIONE DEL TUBO Rappresenta il tempo necessario per una rotazione completa del sistema tubo radiogeno-detettori intorno al paziente. Selezionando un tempo di rotazione più breve, la copertura lungo lʼasse Z di una determinata scansione può essere aumentata a vantaggio di una maggiore risoluzione temporale (fig. 1, 2), potenzialità questʼultima importante negli esami vascolari (angioTC), negli studi multifasici (es. fegato), nelle procedure su pazienti politraumatizzati e negli studi di 43 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica pazienti poco collaboranti, riuscendo ad ottenere scansioni di più fasi contrastografiche su volumi corporei anche estesi con una minore incidenza degli artefatti da movimento. La selezione di un tempo di rotazione più lungo, viceversa, è auspicabile in tutte quelle circostanze dove è richiesta unʼelevata risoluzione di dettaglio e risoluzione di contrasto (es. esami scheletrici) o in tutti gli esami ove non è necessaria una considerevole velocità di acquisizione. permette una perfetta visualizzazione di tutto l’albero arterioso anche su ampi volumi anatomici. COLLIMAZIONE DEL FA S C I O RX CONFIGURAZIONE DELLE FILE DEI DETETTORI E Il concetto di collimazione è relativamente semplice se si fa riferimento ad una apparecchiatura TCSS (single slice), cioè con una sola fila di detettori. In questo caso, essa coincide con le dimensioni del fascio RX che irradia il paziente ed è quindi equivalente allo spessore di sezione. Diversamente, nel caso delle apparecchiature TCMD è necessario distinguere la collimazione del fascio da quella di sezione, in quanto questi termini assumono significati diversi in relazione al fatto che la tecnologia TCMD si caratterizza per l'acquisizione simultanea di più strati dellʼanatomia esaminata nel corso di una singola rotazione (su 360°) del tubo radiogeno (fig. 3, 4, 5). Fig.1 Angio–TC eseguita con TCMD dual GE. Il lungo tempo di scansione non permette un’ottimale visualizzazione dell’albero arterioso. Fig.3 Geometria di collimazione scanner TCSS e geometria scanner TCMD Fig.2 Angio–TC eseguita con TCMD 64 strati GE. La possibilità di impiegare un tempo di rotazione di 0,4”, unitamente ad una collimazione del fascio più ampia, Fig.4 Esempio di una TC del Torace con TCSS Philips Tomoscan, dove con uno spessore di strato di 5 mm, rotazione del tubo 1” e pitch 1.5:1, la durata dell’acquisizione totale risulta essere pari a 44”. 44 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica Fig.5 Esempio di una TC del Torace con TCMD GE VCT 64 strati, dove con uno spessore di strato di 3.75 mm, rotazione del tubo 0,5” e pitch 1.375:1, la durata dell’acquisizione totale risulta essere pari a 3.7”, oltre 40” in meno rispetto alla TCSS come da esempio riportato in fig.4. La collimazione del fascio rappresenta il volume coperto lungo l'asse Z per ogni rotazione, dovuto dal movimento di apertura o chiusura dei collimatori. La collimazione varia in base al distretto anatomico da studiare e specificatamente all'eventuale necessità di studiare piccoli dettagli. In particolare, l'impiego di collimazioni sottili permette una migliore definizione dell'immagine, dovuta ad una riduzione dell'effetto di volume parziale nei voxel esaminati, mentre una collimazione più ampia consente l'acquisizione di un maggior volume in tempi ridotti (si pensi ai pazienti con ridotta capacità di apnea respiratoria o agli esami angiografici in cui è necessario acquisire rapidamente un determinato distretto corporeo). La collimazione di fascio varia in base allʼarchitettura dello specifico scanner TC, in particolar modo in base allʼarchitettura delle multiple corone di detettori tra loro affiancate lungo lʼasse Z e dal modo in cui vengono combinate (configurazione detettori). Questo concetto è basilare per la comprensione dei principi di acquisizione dei dati negli apparecchi TCMD e può essere chiarito tenendo presente la conformazione fisica dei detettori in tali scanner TC. (fig. 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13). Fig.7.Esempio di configurazione 8x2.5mm dei detettori di uno scanner TC LigthSpeed Ultra 8 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 20 mm. Fig.8 Esempio di configurazione 16x1.5mm dei detettori di uno scanner TC Brilliance 16 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 24 mm Fig.9 Esempio di configurazione 64x0.625mm dei detettori di uno scanner TC GE 64 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 40 mm. Con questo tipo di matrice e configurazione dei detettori sarà sempre possibile retroricostruire il volume anatomico acquisito ad uno spessore minimo di 0.625 mm. Fig.6 Esempio di configurazione 8x1.25mm dei detettori di uno scanner TC LigthSpeed Ultra 8 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 10 mm. 45 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica Fig.10 Esempio di configurazione 4x1 mm dei detettori di uno scanner TC Philips Quad 4 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 4 mm. Fig.11 Esempio di configurazione 4x2.5 mm dei detettori di uno scanner TC Philips Quad 4 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 10 mm. Fig.13 Esempio di configurazione 16x1.25mm dei detettori di uno scanner TC GE 16 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 20 mm. Gli esempi sopra richiamati fanno riferimento a matrici di detettori di tipo fixed array (matrice fissa), mixed array (matrice variabile) e adaptive array (matrice ibrida). Nel fixed array (rivelatori a matrice fissa) sono accoppiati elementi della stessa dimensione per tutta l'estensione del banco dei detettori; l'adaptive array (rivelatori a matrice ibrida) presenta invece banchi formati da detettori di spessore variabile, le cui dimensioni aumentano allontanandosi dal centro. Infine, i mixed array (rivelatori a matrice variabile) sono costituiti da elementi centrali con uguali dimensioni, ma ridotte rispetto agli elementi laterali. La tendenza generale delle varie case costruttrici sarà sempre più quella di impiegare detettori fixed a r r a y ( m a t r i c e fi s s a ) e c o n u n n u m e r o progressivamente maggiore, consentendo così una copertura dello stesso volume anatomico in tempi progressivamente più brevi. In questo modo, man mano che aumenta il numero dei canali a disposizione, il numero delle possibili combinazioni delle file dei detettori (come dagli esempi sopra rappresentati) tende a ridursi, con un conseguente semplificazione dei protocolli operativi (fig. 9). LA COLLIMAZIONE DI SEZIONE Fig.12 Esempio di configurazione 16x0.625mm dei detettori di uno scanner TC GE 16 strati con conseguente collimazione del fascio Rx di 10 mm. Lo spessore di strato determina la risoluzione spaziale delle immagini prodotte lungo lʼasse Z, ovvero secondo la direzione dello spostamento del tavolo. Più sottile è lo spessore dello strato e più i dati ottenuti dalla scansione si riferiscono a voxel isotropici (uguale dimensione nei tre piani x, y, z), con un effetto diretto e immediato sulla qualità dellʼimmagine assiale e, di conseguenza, anche sul risultato del successivo post-processing. Tuttavia, i maggiori svantaggi nella scelta di uno spessore di strato sottile sono rappresentati dallʼincremento del rumore di fondo nelle immagini assiali, dal maggior 46 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica numero di slices generate e, ultimo ma non meno importante, dallʼaumento complessivo della dose radiante erogata al paziente. Quest'ultima può essere significativamente ridotta grazie allʼimpiego, ormai indispensabile, di sistemi di controllo automatico dell'esposizione, adeguando il milliamperaggio in funzione del grado di attenuazione della radiazione nelle diverse proiezioni angolari, in relazione allo spessore della regione anatomica in studio. Il concetto di collimazione di sezione è più complesso rispetto a quello della collimazione del fascio in quanto determina lo spessore minimo di sezione che si può ottenere dalla ricostruzione dei dati grezzi. Infatti, le maggiori informazioni possono essere ottenute solo se ogni singolo detettore è accoppiato ad un singolo canale d'uscita (definito DAS: Digital Acquisition System), in quanto lʼaccoppiamento di più detettori ad un singolo canale DAS determina la combinazione del segnale con un processo irreversibile che non consente la ricostruzione di sezioni più sottili dello spessore impostato. Al contrario, è sempre possibile il processo inverso, consistente nella ricostruzione di strati più spessi sommando i dati di più detettori singolarmente acquisiti. Figura 14: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali che consente di acquisire sezioni assiali di 1.25 mm ciascuna, permettendo di retroricostruire dati dello stesso spessore di acquisizione. La collimazione di sezione dipende, quindi, da come vengono accoppiati i detettori. Più dettagliatamente, per configurazione di detettori si intende il numero e la loro dimensione minima determinata durante la procedura di acquisizione. Prendiamo in considerazione, per esempio, una apparecchiatura TC a 4 strati, in grado di acquisire 4 strati per singola rotazione del tubo, in quanto provvista di 4 canali DAS. Se lʼampiezza dei detettori lungo lʼasse z è pari a 1.25 mm, la configurazione del sistema è pari a 4x1.25 mm. In altri termini, per ogni singola rotazione del complesso tubo-detettori vengono illuminati 4 detettori tra loro adiacenti lungo lʼasse Z (ciascuno aventi uno spessore di 1.25 mm) da parte di un fascio di radiazione collimato avente ampiezza nominale di 4x1.25 mm = 5 mm (fig. 14, 18). Figura 15: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali dove sono acquisite 4 immagini con uno spessore di sezione pari a 2.5 mm, senza avere la possibilità di retroricostruire i dati grezzi ad uno spessore inferiore, in quanto l’accoppiamento dei detettori (a due a due) ad un unico canale di uscita (DAS) genera detettori della dimensione minima di 2.5 mm. Volendo acquisire strati più spessi (considerando la disponibilità di 4 canali DAS), il sistema consente di raddoppiare la collimazione del fascio, unendo a due a due le uscite dei detettori disponibili (che non saranno più 4 ma 8) ai 4 canali DAS di cui il sistema è costituito. La configurazione del sistema risulta essere, in questo caso, pari a 4x2.5 mm, con una collimazione di fascio pari a 4x2.5 mm = 10 mm (fig. 15, 19). Eʼ facilmente intuibile come, in questo caso, non sia possibile retroricostruire immagini con uno spessore inferiore a 2.5 mm, poiché tale è lo spessore di strato accoppiato, in maniera irreversibile, ad ogni singolo canale di uscita. Figura 16: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali dove sono acquisite 4 immagini con uno spessore di sezione pari a 3.75 mm, senza avere la possibilità di retroricostruire i dati grezzi ad uno spessore inferiore, in quanto l’accoppiamento dei detettori (a tre a tre) ad un unico canale di uscita (DAS) genera detettori della 47 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica dimensione minima di 3.75 mm. Figura 17: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali dove sono acquisite 4 immagini con uno spessore di sezione pari a 5 mm, senza avere la possibilità di retroricostruire i dati grezzi ad uno spessore inferiore, in quanto l’accoppiamento dei detettori (a quattro a quattro) ad un unico canale di uscita (DAS) genera detettori della dimensione minima di 5 mm. Figura 19: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali che consente di acquisire sezioni assiali di 2.5 mm ciascuna; questa condizione permetterà di ricostruire 4 immagini assiali di 2.5 mm o 2 immagini assiali di 5 mm o una immagine assiale di 10 mm. Nella pratica quotidiana si può essere tentati di eseguire esami adoperando la collimazione più sottile possibile, data la conseguente opportunità di effettuare sempre retroricostruzioni a spessori minimi e, quindi, di elevata qualità; ma, purtroppo, tale modello operativo determina un aumento considerevole della dose al paziente a seguito del maggior numero di fotoni impiegati. Figura 20.1: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali che consente di acquisire sezioni assiali di 3.75 mm ciascuna; questa condizione permetterà di ricostruire 4 immagini assiali di 3.75 mm o 2 immagini assiali di 7 mm. Figura 18: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali che consente di acquisire sezioni assiali di 1.25 mm ciascuna; questa condizione permetterà di ricostruire 4 immagini assiali di 1.25 mm o 2 immagini assiali di 2.5 mm o una immagine assiale di 5 mm. Figura 20.2: Esempio di collimazione in TCMD a 4 canali che consente di acquisire sezioni assiali di 5 mm ciascuna; questa condizione permetterà di ricostruire 4 immagini assiali di 5 mm o 2 immagini assiali di 10 mm. 48 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica Per questo motivo, la collimazione di sezione è un parametro fondamentale da valutare, sia nella progettazione dei diversi protocolli d'esame che nelle varie fasi di ogni singolo esame TC, con la necessità di bilanciare i dati ottenuti con il quantitativo di dose rilasciato. L’INTERVALLO DI RICOSTRUZIONE collimazione del fascio Rx, creando non poca confusione tra gli operatori. Tuttavia, lʼesigenza di una uniformità di espressione, ha indotto recentemente la IEC (International Electrotechnical Commission) a definire il pitch come “il rapporto tra la velocità di scorrimento del lettino porta-paziente durante una rotazione del complesso tubo-detettori diviso la collimazione del fascio Rx: Lʼintervallo di ricostruzione (o indice di ricostruzione o spacing) rappresenta la distanza che intercorre tra il centro di un'immagine ricostruita e la successiva. Esso è un parametro indipendente dalla collimazione del fascio RX e dallo spessore di strato nominale ed il suo valore condiziona il grado di sovrapposizione, lungo lʼasse Z, di due immagini assiali adiacenti. Infatti, la differenza tra lʼintervallo di ricostruzione e lo spessore di strato può risultare: üminore di zero (lʼintervallo di ricostruzione è inferiore allo spessore di strato): le immagini ricostruite sono parzialmente sovrapposte (fenomeno dellʼoverlap), üuguale a zero (lʼintervallo di ricostruzione è uguale allo spessore di strato): le immagini sono contigue, ümaggiore di zero (lʼintervallo di ricostruzione è superiore allo spessore di strato): le immagini sono distanziate lʼuna dallʼaltra di un valore esattamente corrispondente alla differenza tra intervallo di ricostruzione e spessore di strato. Risulta evidente come spesso si ricorra ad un intervallo di ricostruzione con overlapping fino al 50% per migliorare la qualità delle elaborazioni 2D e 3D. Dʼaltra parte, una ricostruzione non embricata rende inefficace un importante vantaggio della TC volumetrica, poiché piccole lesioni situate in zone periferiche, al confine tra due sezioni, possono sfuggire a causa dellʼeffetto da volume parziale. PITCH Il pitch è un parametro proprio della tecnologia spirale. Mentre nella TCSS la sua determinazione è sempre stata di univoca interpretazione, in quanto in TCSS, come ampiamente già descritto, lo spessore di strato corrisponde alla collimazione di detettore, nella TCMD tale concetto è più complesso perché influenzato dalla configurazione delle file dei detettori che a loro volta condizionano la collimazione del fascio Rx. Con lʼavvento della TCMD sono stati inizialmente definiti due formulazioni di Pitch, il “detector pitch” (pitch del detettore) che fa riferimento allo spessore di fetta acquisito ed il “beam pitch” (pitch del fascio) che si riferisce alla Le indagini eseguite con un pitch minore di 1 forniscono un pattern di scansioni embricate che aumenta da un lato il numero di campionature a vantaggio dellʼimmagine finale, ma dallʼaltro, a parità degli altri fattori, aumenta anche la dose al paziente, visto che risulta inversamente proporzionale al suo valore; infatti maggiore è il valore del pitch minore è la radiazione erogata, e viceversa. Dʼaltra parte, allʼaumentare del pitch si riducono proporzionalmente il tempo totale di acquisizione e la dose radiante somministrata al paziente, con un miglioramento della risoluzione temporale a fronte, tuttavia, di un allargamento del profilo di sensibilità di strato ed una contestuale diminuzione del rapporto segnale/rumore. Tuttavia, nelle moderne apparecchiature TCMD, è possibile acquisire ampi volumi anatomici in tempi sostanzialmente brevi impiegando anche pitch inferiori a 1; ciò è realizzato aumentando la velocità di rotazione del sistema tubo-detettori e conservando, in tal modo, una buona risoluzione spaziale longitudinale e una densità di campionamento dei dati sufficientemente alta. ALGORITIMI DI RICOSTRUZIONE Le immagini TC sono ottenute dalla misurazione dellʼattenuazione del fascio radiante utilizzando algoritmi matematici dedicati, conosciuti come filtri di ricostruzione. Questi algoritmi presentano diverse caratteristiche a seconda che sia privilegiata la risoluzione spaziale o di contrasto. Questi due aspetti inerenti la qualità delle immagini sono, in generale, inversamente correlati tra loro: se si vuole esaltare la risoluzione di contrasto si ha una perdita di quella spaziale, e viceversa. Unʼelevata risoluzione di contrasto è importante per il riconoscimento di lesioni allʼinterno di organi parenchimali quali ad esempio il fegato o il pancreas, mentre unʼelevata risoluzione spaziale è necessaria per minime alterazioni morfologiche nel parenchima polmonare o nellʼosso. 49 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica Il filtri di ricostruzione ad alta risoluzione (HR, Sharp) aumentano la risoluzione spaziale, ma aumentano anche in maniera sproporzionata la rumorosità dellʼimmagine. Dʼaltra parte, i filtri cosiddetti “morbidi o lisci” tipo (soft) determinano una concomitante riduzione della rumorosità e della risoluzione spaziale. I filtri standard rappresentano un buon compromesso tra le due situazioni sopra descritte, in quanto consentono di ottenere una buona risoluzione spaziale e una rumorosità di fondo ragionevolmente bassa nella maggior parte degli studi. In ultimo, bisogna precisare che i nomi attribuiti ai vari algoritmi di ricostruzione variano a seconda delle case costruttrici, anche se le funzioni sopra descritte rimangono sostanzialmente simili in tutti i casi. proiezioni angolari ü modulazione temporale della dose (TDM), che riduce la corrente al tubo nelle Cardio TC durante quelle fasi del ciclo cardiaco che non sono necessarie alla ricostruzione delle immagini angiografiche (fig.23). Il noise index è un altro parametro molto importante che consente al TSRM di erogare la dose effettivamente necessaria in base al tipo di paziente, al segmento in esame (es.: torace vs addome), alla necessità di garantire una sufficiente qualità dellʼimmagine. Tale parametro è basato sullʼindice di rumore. mA / noise index / kVp La corrente del tubo radiogeno, misurata in milliampere (mA), regola la quantità di fotoni X che attraversa lʼanatomia del paziente in studio, nellʼunità di tempo. Nella pratica, si imposta un valore numerico che indica il livello di rumore, e quindi di granulosità dellʼimmagine desiderato e lo scanner TC adegua, in modo continuo, i valori dei mA alla quantità di rumore impostata: è ovvio che il sistema è attivo insieme a quello che modula i mA sui vari assi (fig. 21, 22). La scelta della corrente al tubo deve essere determinata sulla base delle caratteristiche della strumentazione TCMD, del paziente (dimensioni, peso, spessore e grado di assorbimento dei tessuti in esame) e del tipo di esame da eseguire. Ad esempio, esaminare strutture contenenti alto contrasto intrinseco (polmone, osso), permette un utilizzo ridotto di mAs senza alterare la qualità dellʼimmagine. Tuttavia, non avendo mai la presunzione di riuscire, in ogni occasione, ad individuare lʼesatta dose da erogare per garantire una corretta qualità dellʼimmagine e quindi dellʼesame, diventa fondamentale il ricorso ai controlli automatici dellʼesposizione. Figura 21: Schema dei valori di noise index applicati per i vari distretti anatomici con relativi spessori di strato impiegati. I tomografi più moderni sono dotati di dispositivi che erogano automaticamente la corretta dose in funzione dei parametri sopra elencati; più in particolare, questi sistemi offrono diverse funzionalità che possono essere utilizzate da sole o in combinazione tra loro: ü controllo automatico dellʼesposizione (AEC), che tiene conto dellʼattenuazione media della regione corporea in esame, ottenuta dallʼesecuzione di due Scout ( AP o PA e LL) ü modulazione lungo lʼasse Z della dose (LDM), che adatta i mAs settandoli localmente, scansione per scansione e rotazione per rotazione ü modulazione angolare della dose (ADM), che Figura 22: Schermata di controllo mA di una TCMD 64 strati GE dove è possibile applicare tutti i parametri di controllo automatico dell’esposizione. adatta la corrente al tubo in funzione dellʼattenuazione ottenuta in diverse 50 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica determina un aumento della dose di un fattore 1,4 mentre una riduzione di tale parametro a 80 kVp riduce la dose di un fattore pari a 2,2. In generale, il valore del kVp impostato è di: ü 80-90 kVp, per la densitometria ossea, lʼimaging di perfusione cerebrale, gli esami angiografici, gli studi parenchimali con MDC in pazienti magri, ü 80-100 kVp, nellʼimaging pediatrico, Figura 23: Schermata di controllo mA di una TCMD 64 strati GE dove è possibile applicare tutti i parametri di controllo automatico dell’esposizione che riduce la corrente al tubo nelle Cardio-TC durante le quelle fasi del ciclo cardiaco che non sono utilizzate per la ricostruzione delle immagini angiografiche. I vantaggi di un utilizzo dei sistemi di modulazione della dose sono notevoli: ü ridotta quantità della dose/esame (30/40%); viene utilizzata solo la dose necessaria alla produzione dell'immagine, ü ridotto riscaldamento del tubo; il risparmio di dose implica anche una minore usura del tubo radiogeno ü si sottolinea, infine, la considerazione che un incremento della dose radiante, al di sopra di un certo livello, non migliora ulteriormente la qualità dellʼimmagine, ma deposita semplicemente più radiazioni nel corpo del paziente. Altro parametro fondamentale da prendere in considerazione per una corretta acquisizione è la tensione del tubo (kVp), che rappresenta la differenza di potenziale applicata tra anodo e catodo nel tubo radiogeno. Tale differenza di potenziale consente di accelerare, proporzionalmente, gli elettroni prodotti dal filamento catodico verso lʼanodo dalla cui interazione verrà generato il fascio radiante X. Solitamente la scelta corretta del valore dei kVp da impiegare si basa sulle dimensioni del paziente e sulla tipologia dellʼesame da eseguire, tenendo presente che aumentando la tensione al tubo, risultano maggiori lʼenergia del fascio, il suo potere di penetrazione ed il numero di fotoni che arrivano al rivelatore. Eʼ importante ricordare come la scelta dei kV utilizzati incide significativamente sulla dose finale erogata al paziente; un aumento del kVp da 120 a 140 ü 120 kVp, nellʼimaging di routine dellʼencefalo, del torace, dellʼaddome e dellʼarea pelvica, ü 140 kVp, nellʼimaging di tutte le aree spesse, nei pazienti brachitipi ed in tutti quei casi in cui si è costretti ad eseguire lʼesame con gli arti superiori posizionati lungo il corpo. Recentemente, il dibattito relativo alla problematica di un contenimento della dose erogata dalle nuove apparecchiature TCMD, ha indotto alcuni Autori a proporre lʼutilizzo di dosi di MDC iodati ad elevata concentrazione unitamente a bassi valori di kVp, al fi n e d i s f r u t t a r e a l m e g l i o i l f e n o m e n o dellʼassorbimento specifico dello Iodio con una concomitante significativa riduzione della dose erogata. Infatti, il picco di massimo assorbimento per effetto fotoelettrico nello Iodio è pari a 33.2 keV. Si tenga presente che un fascio radiante di 80 kVp ha unʼenergia media di 43.7 keV, quindi molto prossima al picco di assorbimento dello Iodio, diversamente a quanto si verifica per un fascio X di 120 kVp la cui energia media è pari a 56.8 keV. Ne deriva che lʼimpiego di una tensione al tubo di 80 kVp rende molto probabile lʼassorbimento dei fotoni X da parte dello Iodio, con conseguente notevole incremento del contrasto delle strutture da questo opacizzate (soprattutto nellʼangio-TC) rispetto alle strutture circostanti e contestuale riduzione della dose erogata. Eʼ necessario evidenziare che lʼincremento del rumore, legato al basso kilovoltaggio impiegato, è contenuto e che lo stesso, pertanto, non disturba significativamente lʼimmagine finale. Lʼunico ostacolo reale allʼadozione del basso kilovoltaggio, specie negli esami di angio-TC, resta lʼeventuale elevata corporatura del paziente, 51 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica situazione questa che richiede, necessariamente, un incremento della tensione applicata al tubo radiogeno. Figura 24: Angio-TC aorta addominale eseguita con TC 64 strati GE: 100 kV mA modulati 80 mL di MDC iodato alla concentrazione di 400 40 mL di soluzione fisiologica 4,5 mL/s di flusso iniettore doppia testata Figura 25: Angio-TC arterie polmonari eseguita con TC 64 strati GE: 100 kV mA modulati 60 mL di MDC iodato alla concentrazione di 400 30 mL di soluzione fisiologica 3,5 mL/s di flusso iniettore doppia testata Figura 26: Angio-TC arterie polmonari eseguita con TC 16 strati Philips Brilliance: 90 kV mA modulati 70 mL di MDC iodato alla concentrazione di 400 3,3 mL/s di flusso iniettore mono testata Figura 27: Angio-TC vasi epiaortici eseguita con TC 64 strati GE: 100 kV mA modulati 60 mL di MDC iodato alla concentrazione di 400 40 mL di soluzione fisiologica 4,5 mL/s di flusso iniettore doppia testata 52 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica Figura 28: Angio-TC vasi epiaortici eseguita con TC 64 strati GE: dettaglio poligono di willis 100 kV mA modulati 60 mL di MDC iodato alla concentrazione di 400 40 mL di soluzione fisiologica 4,5 mL/s di flusso iniettore doppia testata Figura 29: Angio-TC aorta toracica eseguita con TC 64 strati GE: 80 kV mA modulati 70 mL di MDC iodato alla concentrazione di 370 40 mL di soluzione fisiologica 4 mL/s di flusso iniettore doppia testata Figura 30: Angio-TC aorta addominale + arti inferiori eseguita con TC 64 strati GE: dettaglio ramificazioni arteriose del piede 80 kV mA modulati 80 mL di MDC iodato alla concentrazione di 400 40 mL di soluzione fisiologica 4,5 mL/s di flusso iniettore doppia testata Figura 31: info dose Angio-TC aorta addominale e arti inferiori con Bolus Tracking + addome in bianco eseguita con TC 64 strati GE 53 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica SOMMINISTRAZIONE DEL MEZZO DI CONTRASTO Lʼavvento della TC multistrato con la sua notevole velocità di acquisizione di ampi volumi anatomici, insieme alla diffusione di nuovi iniettori a doppia testata e alla realizzazione e diffusione di MDC iodati ad alta concentrazione, hanno reso cruciale la conoscenza delle differenti modalità di somministrazione del MDC in base sia al distretto anatomico esaminato, sia alla patologia da studiare, sia, come ampiamente descritto, allo scanner TC utilizzato. Attualmente la somministrazione di MDC può avvalersi di diverse tecniche di infusione, a seconda anche del tipo di iniettore impiegato di cui si riportano alcuni esempi: assiali ripetute a ritardi prestabiliti, atti a valutare il raggiungimento della soglia HU pre-impostata. Al raggiungimento del valore soglia impostato (es. 120/150 HU) inizia la scansione contrastografica. ü Bolo di MDC singolo (monofasica) ü Bolo di MDC ad alto flusso di iniezione + Bolo di MDC a basso flusso di iniezione (bifasica) ü Bolo di MDC + bolus di soluzione fisiologica (bifasica) Figura 32: esempio di utilizzo del bolus tracking (denominato smartPrep dalla casa costruttrice GE) ü Bolo di MDC + bolo misto di MDC/fisiologica + bolus di soluzione fisiologica (trifasica), particolarmente utile nello studio delle camere cardiache di destra, permettendone unʼadeguata opacizzazione senza generare artefatti da iper-concentrazione di MDC. Molti sono i parametri che influenzano lʼiniezione del MDC: alcuni sono modificabili dal Radiologo, come il flusso, il volume, la posizione del monitoraggio (Bolus Tracking) e il tempo di ritardo dopo lʼiniezione della scansione; altri sono intrinseci al MDC utilizzato, come la sua viscosità e la concentrazione, senza dimenticare altri fattori intrinseci al paziente come il peso, gittata cardiaca, accesso venoso, collaborazione, ecc. In considerazione delle molteplici variabili da valutare legate alle apparecchiature utilizzate, in aggiunta a quelle, come precedentemente descritto, legate al paziente, è ormai di parere comune il ricorso allʼimpiego del bolus tracking per il monitoraggio e rilevamento del flusso dellʼMDC iniettato. BOLUS TRACKING Il bolus tracking consiste nellʼutilizzo di software dedicati (con nomi commerciali diversi in base allo scanner utilizzato; Bolus Tracking, SmartPrep, CAREbolus, SureStart ecc) al monitoraggio in tempo reale dellʼopacizzazione vascolare. Previa selezione di un livello anatomico di interesse e posizionamento di una ROI (region of interest) in un vaso di riferimento, lo scanner acquisisce scansioni CONCLUSIONI Il principale vantaggio della tecnologia TCMD, rispetto alla TC spirale monostrato, è stato sicuramente la possibilità di acquisire, a parità di spessore di strato, volumi corporei più ampi in tempi uguali o addirittura di molto inferiori (come avviene negli ultimi scanner TC da 64 strati in poi). La maggiore rapidità di acquisizione è legata, come ampiamente descritto, ad una molteplicità di fattori che vanno dallʼampia collimazione del fascio, allʼaumentato incremento delle corone di detettori, alla disponibilità di un cospicuo numero di canali di rilevazione del segnale, alla possibilità di scegliere tempi di rotazione del complesso tubo-detettori molto bassi (fino a 0,33” per le applicazioni cardio-TC), alla selezione di correnti anodiche elevate (con un conseguente miglioramento del rapporto segnale/ rumore nelle immagini a strato sottile) resa possibile da un minor surriscaldamento del tubo radiogeno legato alla sua più elevata capacità termica. La notevole riduzione dei tempi di scansione ha avuto un impatto positivo anche al di fuori dellʼambito prettamente vascolare, tramite la predisposizione di protocolli di scansione multifasici, che hanno consentito di caratterizzare lesioni tissutali, permettendo di valutarne lʼenhancement contrastografico. La velocità di acquisizione ha consentito una più agevole gestione dei pazienti non collaboranti, come 54 TSRM FOR EVERYONE Rivista Tecnico-Scientifica del Tecnico di Radiologia Medica quelli politraumatizzati, nei quali la possibilità di acquisire fasi contrastografiche su volumi corporei estesi pone le condizioni per una migliore definizione diagnostica ed un successivo planning terapeutico. Eʼ sicuramente lʼangio-TC la metodica che più ne ha conseguito giovamento dallʼimpiego della TCMD, grazie sia alla sua elevata risoluzione spaziale longitudinale su volumi anche estesi (addome ed arti inferiori), sia ai brevi tempi di acquisizione che caratterizzano la metodica. Lʼelevata velocità di acquisizione consente oltremodo di ridurre la dose di MDC somministrata, permettendo di ottimizzare il bolo contrastografico in modo da opacizzare selettivamente lʼalbero arterioso o venoso nel momento in cui la distribuzione del mezzo di contrasto al suo interno è massima. I vantaggi sopra richiamati, fanno dellʼangio-TC la metodica elettiva nello studio del distretto vascolare, riservando allʼAngiografia Digitale il ruolo di metodica di approfondimento diagnostico e trattamento interventistico. Altro vantaggio della metodica TCMD è la possibilità di ricostruire retrospettivamente una serie di immagini con spessore di strato e/o intervallo di ricostruzione, FOV di visualizzazione, isocentro, algoritmo di ricostruzione, intervallo di scansione differenti rispetto al dataset nativo, intervenendo in tal modo ad una riduzione della dose radiante erogata, evitanto la ripetizione di scansioni aggiuntive. Infine, la disponibilità di dataset con voxel isotropico combinata con le più moderne ed avanzate workstation di elaborazione, ha consentito di generare ed analizzare immagini rappresentate su piani diversi da quello assiale tradizionale, facilitando il riconoscimento di strutture ed alterazioni cui corrisponde una migliore accuratezza diagnostica della metodica. Il ricorso sempre più routinario alle moderne tecniche di post-processing, oggetto di un successivo contributo scientifico, se da un lato ha determinato un potenziamento del ruolo della metodica TC nellʼiter diagnostico di numerose situazioni cliniche, dallʼaltro ha reso indispensabile ed indifferibile lʼacquisizione di specifiche competenze ed abilità da parte del TSRM in tale settore. Tali competenze potranno essere compiutamente e diffusamente espresse dal TSRM solamente se le tecniche di elaborazione bi- e tri-dimensionale hanno una puntuale, specifica ed approfondita definizione e applicazione nei percorsi formativi dei Corsi di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Radioterapia. Per quanto motivo il nostro Corso di Laurea negli ultimi anni si è sempre più caratterizzato in questo ambito formativo, cercando di fornire agli studenti, attraverso lʼacquisizione di abilità pratiche nel postprocessing, uno strumento di crescita culturale e caratterizzazione professionale, sicuri del ruolo sempre più insostituibile che il TSRM oggi riveste non solo nella TC ma nella complessa ed articolata Diagnostica per Immagini. BIBLIOGRAFIA 1. CARRIERO A., AMBROSINI R., BINASCHI F. Diagnostica per Immagini. TC Multidetettore. Tavole Teorico-Pratiche. Napoli, Idelson-Gnocchi, 2010. 2. CEI L. Tecniche di Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica. Roma, Società Editrice Universo, 2011. 3. FAGGIONI L., PAOLICCHI F., NERI E. Elementi di Tomografia Computerizzata. Milano, Springer-Verlag Italia, 2010. 4. MAZZUCATO F. Anatomia Radiologica. Tecnica e Metodologia Propedeutiche alla Diagnostica mediante Immagini. (III Edizione n.3 volumi). Padova, Piccin Nuova Libreria Spa, 2009. 5. DALRYMPLE N.C., PRASAD S.R., FRECKLETON M.W., CHINTAPALLI K.N.: Informatics in Radiology (infoRAD): Introduction to the Language of Three-dimensional Imaging with Multidetector CT Radiographics, 2005, 25:1409-1428. 6. NERI E., MARCHESCHI P., CARAMELLA D. Produrre ed Elaborare Immagini Diagnostiche. Milano, Springer-Verlag Italia, 2010. 7. PROKOP M., GALANSKI M.: Tomografia Computerizzata. Spirale e Multistrato. Milano, Elsevier (Masson S.p.A.), 2006. 55
© Copyright 2024 ExpyDoc