UNA STORIA ITALIANA LE CERAMICHE ROMETTI RENDONO OMAGGIO AL DESIGNER AMBROGIO POZZI 1931-2012 Comune di Umbertide UNA STORIA ITALIANA LE CERAMICHE ROMETTI RENDONO OMAGGIO AL DESIGNER AMBROGIO POZZI 1931-2012 15 ottobre 2014 - 4 gennaio 2015 - Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette Roma Capitale Ignazio Roberto Marino Sindaco Giovanna Marinelli Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica Comune di Umbertide Marco Locchi Sindaco Claudio Parisi Presicce Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali Cura della Mostra Nicoletta Giannoni Massimo Monini Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne Renata Piccininni, Responsabile Teresa Franco Cura del catalogo Massimo Monini Annalisa Bargelli Servizio Mostre e Attività Espositive e Culturali Federica Pirani, Responsabile Monica Casini Gloria Raimondi Progetto allestimento Fortunato Pititto Direzione Tecnico Territoriale Maurizio Anastasi, Direttore Servizio Allestimenti Museali Temporanei e Permanenti Roberta Rosati, Responsabile Lucia Pierlorenzi Simona De Cubellis U.O. Ville e Parchi Storici Alberta Campitelli, Dirigente Maria Grazia Massafra Responsabile Museo della Casina delle Civette Testi Vittorio Amedeo Sacco Giampiero Giulietti Maria Grazia Massafra Dino Finocchi Lorenzo Fiorucci Referenze Fotografiche Archivio Rometti Metalli Photo Design Studio Relazioni Esterne ed Istituzionali Ufficio Stampa Zètema Realizzazione editoriale Litograf Editor Assicurazioni Generali Assicurazioni Si ringraziano per la preziosa collaborazione Maria Antonietta Pozzi Franco Pozzi Giancarlo Minoli Maurizio Pucci Gabriella Garognoli Elisabetta Gnudi (Caparzo) la mostra è inserita nel sistema con la collaborazione di con il contributo tecnico di servizi museali La Forma dell’Utile Mai avevo incontrato un uomo così burbero e così dolce allo stesso tempo, così aspro e così limpido, così grande e così semplice. Che sapeva intimidirti e regalarti simpatia. L’ho visto piangere nel raccontarmi del suo papà e l’ho visto inorgoglirsi raccontandomi i successi professionali del figlio Franco. Ho capito quanto amore e considerazione nutriva per la moglie Etta. Ora da lassù, ne sono certo, passato il tempo delle sofferenze, non avrà ancora voglia di riposarsi. Lo penso intento a progettare per ridisegnare il mondo, per renderlo migliore e quasi perfetto, per noi, nel segno dell’eleganza e dell’armonia, così come lo sono stati i progetti di tutta la sua vita. Del lavoro di Ambrogio Pozzi resta una traccia duratura. Un Gentiluomo del Design È stato, Ambrogio Pozzi, un gentiluomo italiano artefice di un good-design in cui l’estetica industriale del prodotto colloquia profondamente con spinte etiche e comportamentali. Dal secondo dopoguerra italiano, è stato l’autorevole artefice di una progettualità semplice, lineare, raffinata ed essenziale, che è riuscita ad imporsi all’attenzione internazionale, anche in termini di collaborazioni. Antesignano della progettazione industriale è da additare come elemento di eccellenza agli occhi di una produzione nazionale spesso incapace di rettilinee tenacità, di un pubblico stordito da miriadi di proposte effimere e dal corto respiro di nuove generazioni di designer bisognosi di chiari riferimenti. I suoi lavori sono tesi a coniugare l’impostazione razionalista e l’approccio tecnologico con un vivo senso della forma e dell’ambientazione. Il rigore progettuale, unito all’inesauribile creatività, ha guidato da sempre la ricerca di Ambrogio Pozzi, nelle opere pittoriche e scultoree, nel design, nei meravigliosi disegni progettuali e negli appunti di viaggio. Protagonista di primo piano Ambrogio Pozzi ha rappresentato, con linearità e progressiva continuità progettuale, una delle massime espressioni del design italiano. È stato protagonista di primo piano della storia del design contemporaneo, altamente apprezzato in tutto il mondo per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recuperare i valori culturali del patrimonio produttivo italiano. Con Franco Albini, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Vico Magistretti, Roberto Sambonet, Carlo Scarpa, Marco Zanuso, ha contribuito a fare la storia del design italiano che così tanto successo ha avuto nel mondo intero. Un Maestro nel campo della ceramica, arte unica la sua, ma nel suo operare ha indagato anche altre materie: legno, argento, acciaio, vetro, cristallo, plastica, tessuto. È stato, semplicemente, un creatore di oggetti d’uso, giusti e perfetti. Pochi possono vantare un percorso così ampio e tanto diversificato. 3 Ambrogio Pozzi al lavoro, Arch. Fam. Pozzi Una visione internazionale Rosenthal lo ha selezionato in una ristrettissima cerchia di testimonial e lo ha schierato al fianco di Andy Warhol, Victor Wasarely, Tapio Wirkkala. Numerosi sono stati i premi ricevuti, tra i quali si ricordano: il Premio Andrea Palladio per il disegno industriale di Vicenza, vinto diverse volte all’inizio della sua carriera insieme al Die Gite Industrieform di Hannover; il Premio Internazionale Faenza; la Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica per Forma Duo di Rosenthal nel 1968 e per il servizio da bordo Alitalia nel 1973; i Premi Macef nel 1973, 1976 e 1997; il Premio Internazionale Design Ceramico nel 2000; infine il Premio Oscar Ballardini 2011 per il Design, promosso dal Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. Alcune sue creazioni sono state esposte alle Triennali, alle Eurodomus di Milano ed in permanenza al MoMa di New York ed al Victoria & Albert Museum di Londra. Ambrogio Pozzi e le Ceramiche Rometti Ambrogio Pozzi aveva intuito immediatamente le potenzialità di questa collaborazione e i suoi primi rapporti con la Rometti furono dettati dalla necessità di saggiare la volontà dell’azienda di seguirlo per tentare un rilancio produttivo. I primi disegni inviati da Pozzi alla Rometti risalgono alla metà degli anni ‘90. Ad esaminare i progetti, insieme a Dino Finocchi, c’è l’architetto Maurizio Pucci. È lui l’artefice di parte dei servizi per la casa che Rometti sta realizzando in quegli anni. Maurizio Pucci si rende conto immediatamente della portata innovativa che il Maestro sta insinuando nell’azienda ed esprime il suo parere favorevole. La produzione della manifattura, su precisa indicazione di Pozzi, viene completamente cambiata per adattarla alla necessità dei nuovi modelli. La prima collezione Dolly, composta da 8 pezzi per un servizio di cucina e tavola, viene realizzata in grès smaltato bianco matt a 1200°, lo stesso materiale e la stessa finitura utilizzata dalla Ceramica Franco Pozzi. Questa serie ottiene, nello stesso anno di produzione, il Premio della Critica Macef Autunno, Milano 1997. Dino Finocchi capisce di aver imboccato la strada giusta. Inizia così una collaborazione che darà risultati duraturi ed eccellenti. Seguono altri progetti per la casa, primo fra tutti Atelier Rometti, un servizio da cucina e tavola, composta da 15 diverse forme, realizzato sempre in grès smaltato bianco matt a 1200°. La collaborazione dell’artista con la Ceramiche Rometti diventa, a poco a poco, totalizzante. Nel 1999 Pozzi disegna anche il nuovo logo aziendale, per poi dedicarsi alla progettazione della nuova sede della manifattura, un nuovo fabbricato nella zona industriale di Umbertide. Il rapporto di Ambrogio Pozzi con Dino Finocchi si sta rivelando, più che una consulenza professionale, un forte stimolo per guardare al futuro, tendere a nuovi mercati, intraprendere nuove soluzioni. Ormai l’azienda ha acquisito tutte le competenze tecniche, strategiche e metodologiche e le capacità di anticipare le nuove esigenze di comunicazione del pubblico. Segue una serie di progetti che la Rometti, preoccupata dell’andamento del mercato, stenta a produrre. Poi, a poco a poco, l’entusiasmo e la fiducia nei confronti di Ambrogio Pozzi prendono il sopravvento. Massimo Monini, collezionista appassionato, con un’esperienza imprenditoriale maturata nell’ambito dell’industria olearia di famiglia, esperto d’arte e antiquariato, avendo rilevato tutte le quote della società, diventa nel 2011 proprietario della manifattura. Una vita, quella di Massimo Monini, vissuta negli anni della maturità in Francia, tra Parigi e Tolosa, dove era stato inviato dalla famiglia per curare gli interessi all’estero. Ma la sua passione l’aveva ben presto indotto a interessarsi anche di arte e antiquariato inducendolo ad aprire una galleria a Tolosa, ora 5 Ambrogio Pozzi, Per Matteo, Amore a prima vista, 18-07-2000, incisione (XXIII/XXX), cm 16 x 20, Coll. Privata diventata flagship store della Rometti. Di qui in poi i progetti di Ambrogio Pozzi non sono stati più di product design, di servizi per la casa e per la tavola, ma progetti di quel filone di art-design che lo avevano affascinato già nel 1952-53. La presente mostra rappresenta un commosso tributo al Maestro che, anche durante il doloroso periodo della malattia, ha voluto conservare vivo il rapporto di amicizia e di collaborazione feconda con i titolari della Rometti. Vittorio Amedeo Sacco 7 Ambrogio Pozzi, Italia incazzata, 2008, Colaggio, Terra bianca smaltata con finiture in verde, bianco e rosso, cm 39, Coll. Privata Oggetti d’uso non comune Da sempre le Ceramiche Rometti hanno avuto il pregio di saper aprire le porte all’innovazione e alla creatività, dando la possibilità ad artisti e designer di rielaborare di volta in volta il loro inconfondibile stile in un connubio perfetto tra tradizione e novità. Ambrogio Pozzi, tra i più grandi artisti e designer italiani, è l’esempio perfetto di questa filosofia. Il suo primo contatto con la Rometti avvenne a metà degli anni Novanta quando Dino Finocchi affidò a Pozzi l’arduo compito di progettare prodotti innovativi in grado di rispondere alle esigenze nuove di un mondo in continua evoluzione. Facendo leva sulle sue ottime basi tecniche, condite con una giusta dose di creatività, l’esperto ceramista fu in grado di rinnovare quegli oggetti d’uso quotidiano che con il tempo sembravano aver perso il loro appeal, dando vita ad una nuova produzione di oggetti a cavallo tra l’arte e il design ma soprattutto dando nuova linfa vitale alla produzione ceramica della Rometti. I pezzi firmati da Ambrogio Pozzi sono diventati subito dei classici perché sono oggetti equilibrati, semplici, di buon gusto, lontani dalla caducità delle mode. Le sue opere afferiscono ad uno stile unico, che nonostante la diversità dei materiali e dei prodotti realizzati, appare sempre uniforme, così come le tinte utilizzate, essenziali, eleganti, come il bianco e nero, senza sfumature né decorazioni. L’arte di Ambrogio Pozzi è immediata e accattivante, conquista con le sue forme sobrie ed eleganti, stupisce per la grande manualità e l’incredibile originalità del loro autore. Un’arte unica, originale e amabile, che rispecchia appieno lo stile e la filosofia delle Ceramiche Rometti. Giampiero Giulietti 9 Casina delle Civette, particolari degli elementi decorativi esterni ed interni, primo quarto del sec. XX Un esempio “storicistico” di living design: la Casina delle Civette La ricerca di una metodologia progettuale, che permei e vivifichi tutti gli elementi dell’unità abitativa, è quello che ci propone la Casina delle Civette, che si può considerare un esempio “d’epoca” di concept design. L’idea di semplificare l’aspetto degli oggetti, eliminando tutti quegli elementi che non sono necessari alla loro funzione, nasce già alla fine dell’Ottocento. Con il movimento dell’Art Nouveau, infatti, si afferma il rifiuto degli stili del passato, ancora usati nella produzione di arredi e soprammobili, per ricercare una nuova ispirazione nelle forme naturali. Il moderno concetto di design viene però adottato solo a partire dai primi del Novecento, quando disegnare un mobile, una serie di posate o una tazzina inizia a essere considerato importante quasi quanto progettare un edificio. Si afferma l’idea di un’unità delle arti, secondo una nuova modalità di progettazione e di invenzione, le cui parole chiave sono: semplicità, bellezza e funzionalità. In Scozia, l’architetto Charles Rennie Mackintosh progetta case e negozi, disegnando secondo un’unica ispirazione sia gli edifici sia gli arredi in essi contenuti. Anche nella Casina delle Civette si realizza un progetto omogeneo e pervasivo, applicato al concetto di villino borghese di inizio Novecento. L’edificio, risultato di varie fasi successive di lavori, prende la sua forma attuale ad opera dell’architetto Vincenzo Fasolo tra il 1916 e il 1920. L’architetto operò insieme a uno stuolo di artigiani e artisti che progettarono tutti gli elementi decorativi, a partire dalle vetrate (Dui lio Cambellotti, Paolo Paschetto, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi, insieme ad altri meno conosciuti). L’edificio realizzato rispecchia fedelmente il “progetto” ideologico di William Morris, nella ricerca di una metodologia progettuale di tipo naturalistico e storicistico. In tutti gli elementi architettonici, decorativi e arredativi di questo luogo vi è una chiara visione di artisticità diffusa, che è uno dei principi base del design. La Casina delle Civette mantiene, in tutte le sue parti, una continuità di dialogo tra artista, artigiano e designer, ma rimane ancora estranea, pur presagendola, a quella logica di industrializzazione che è fondamentale per gli sviluppi futuri della cultura del design contemporaneo. Questo edificio, con tutti i suoi arredi e decorazioni, si può considerare uno dei primi esempi della progettazione ”tutta italiana”, del “Made in Italy”, in cui vengono valorizzate le qualità di realizzazione, la cura dei dettagli, la fantasia del disegno e delle forme, la durevolezza nel tempo. Da quanto detto, è evidente come un artista a tutto tondo come Ambrogio Pozzi, profondamente legato alle arti applicate e al design, possa perfettamente integrarsi in un luogo come la Casina delle Civette. Le opere in ceramica progettate da Ambrogio Pozzi per la storica manifattura Rometti sono perfettamente coerenti con la filosofia del luogo e con quel concetto di “artigianato spirituale” che propugnava Walter Gropius nel laboratorio della Bauhaus. Maria Grazia Massafra 11 Ambrogio Pozzi, Auguri a Gabriella, 2001, Pennarello su carta intestata, cm 21 x 29.5, Arch. Gabriella Garognoli Un grande Maestro, un grande Amico Sono troppo coinvolto emotivamente dal legame con Ambrogio per riuscire a distinguere l’amico dal designer e il collaboratore dall’Artista. Voglio solo riportare una frase che mi ha dedicato e che fino ad oggi ho conservato nel mio cuore senza condividerla con nessuno: “COME SEMPRE QUESTE NOTE DA AMICO, PERCHÈ ANCHE SE LA COLLABORAZIONE FINISSE QUI, L’AMICIZIA ALLA QUALE TENGO MOLTO RIMANE E TROVERÒ SEMPRE TEMPO PER VENIRE AD UMBERTIDE PER LAVORARE UN PO’ NEL TUO NUOVO ATELIER E CREARE PEZZI UNICI” (Ambrogio Pozzi 24 Maggio 2008) Ambrogio con me e mia moglie Gabriella era così. Il rapporto di amicizia superava qualsiasi interesse. Appassionato di tutto, ha condiviso con noi difficoltà ed emozioni, un grande Maestro che forse ha trovato nella Rometti l’ambiente ideale per sviluppare le sue ricerche e realizzare in piena libertà le sue idee. Dino Finocchi 13 Ambrogio Pozzi, Corea, 2004, Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata Ambrogio Pozzi: Presenze alla Rometti Come ha recentemente evidenziato Laura Conconi, nella produzione di Ambrogio Pozzi convive una dualità tra la produzione artistica e design industriale1. Considerando in una prospettiva più ampia la sua opera, è facile notare come la componente artistica sia particolarmente dominante in due fasi specifiche della sua attività: all’inizio e alla fine del suo percorso2. Cronologicamente, potremmo circoscrivere queste fasi nei primi anni cinquanta e nel primo decennio dei duemila, anche se nella seconda egli riesce ad unire i due elementi in un’efficace sintesi. Nel mezzo, la grande stagione del design3, che ha di fatto consacrato Pozzi tra i protagonisti principali del secolo appena trascorso. Alla Rometti, Pozzi capita quasi per caso negli anni novanta, grazie alla conoscenza del ceramista tifernate Giorgio Ricciardi, il quale lo presenta all’allora proprietario della fabbrica, Dino Finocchi. Una storia che si ripete nella migliore tradizione della manifattura umbra, nella quale, in modo quasi casuale, capitarono anche Cagli, Di Giacomo e successivamente Leoncillo. Il primo progetto realizzato per Rometti è il servizio da cucina Dolly del 1997, vincitore del premio della critica al Macef di Milano. Seguiranno altri progetti sul finire degli anni novanta, e collaborazioni non strettamente legate alla produzione ceramica, come il rinnovamento del marchio della Rometti del 1999 e la decorazione della facciata della nuova fabbrica nei primi anni duemila. Nella sua attività, il segno di un rinnovato interesse per la ceramica artistica si coglie già nel pieno clima postmodernista degli anni ottanta, in cui un certo decorativismo riaffiora inserito nella semplice funzionalità delle forme. Tuttavia, il ritorno ad un design artistico di grande formato, più vicino ad opere scultoree che ad oggetti di puro design, è maggiormente evidente proprio nella produzione Rometti, a partire dal ciclo denominato Profili del 1999. Questo consiste in una serie di sculture che si liberano dalle forme geometriche compiutamente realizzate e che evocano, in un gioco ironico di curve e linee, volti e profili di persone. Una maggiore definizione figurativa e severità formale acquisteranno i vasi successivi: Presenza e Doppia Presenza del 2006, in cui, in un elegante monocromatismo bianco e nero, tipico di Pozzi, affiora la purezza di matrice classica, evidenziata maggiormente anche dal punto di vista iconografico. Nel caso della Doppia Presenza, ad esempio, l’artista sembra restituire, in chiave contemporanea, un moderno Giano Bifronte4. Fortemente ironica è invece la serie monumentale delle Presenze Sciamane; Equestre e Pugnace, figure che fanno la loro comparsa nel 2006 accanto alla produzione di piccolo formato, rappresentata dai Fantasmi. In entrambi i casi, l’autore si riappropria dell’elemento fantastico che pervade il progetto, le cui forme si lasciano trascinare in una corsività più libera, quasi totalmente sgombra dalla ferma geometria funzionalista. Coevo a queste è il ciclo Jazz, tema già affrontato nel 1982, impiegando il metallo per la Padova Argenti, ma rielaborato in ceramica per la Rometti e declinato in tre 15 Ambrogio Pozzi, Algarve, 1992, Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata varianti: Sassofono, Clarino e Tromba. L’impegno di Pozzi, in questo caso, si riversa nel trasmettere, attraverso le diverse forme, il timbro espresso da ogni strumento con una maggiore o minore sinuosità delle curve. Una simile soluzione formale si ritrova anche nel ciclo dei Fiori, attraverso le due diverse lunghezze del gambo che sorregge un variegato ed elegante stelo. L’opera che, tuttavia, più delle altre incarna il rapporto di Pozzi con la Rometti è la monumentale Venere del 2007. Anche qui affiora la citazione classica, aggiornata sui modelli contemporanei, attraverso un’abile sintesi geometrica di coni sovrapposti tagliati da due sfere. La Venere è forse l’ultima testimonianza di rilievo della sua produzione. Qui l’artista riafferma la propria coerenza nella ricerca dei volumi puri, i cui insigni precedenti, come la sfera TR 13 del 1964 e il Cono Environnement Pierre Cardin del 1969, sono reinterpretati nella rappresentazione della divinità classica che tradizionalmente incarna l’idea del bello. La produzione Rometti segna dunque per Pozzi un ritorno alla figura in modo organico e continuato, in cui la sintesi geometrica, come nella fase iniziale della sua attività, ritorna ad essere al servizio di un’immagine appena evocata, ma sempre riconoscibile e determinata5. Egli inoltre appare più libero di sperimentare soluzioni formali slegate dalla funzionalità tipica del design, pur conservando quella capacità di sintesi che ha reso inconfondibile la sua cifra stilistica. Lorenzo Fiorucci L. Conconi, Ambrogio Pozzi. La ceramica sempre in testa, in Ambrogio Pozzi Tra arte e design, Catalogo della mostra (Varese - Viggiù, maggio - luglio 2013), a cura di L. Conconi, Esse Zeta, Varese, 2013, pp.18-30. 2 Per una ricognizione esaustiva del percorso di Ambrogio Pozzi si veda F. Gualdoni, Ambrogio Pozzi. Storie di forme 1950 - 2000, Electa, Milano, 2000. 3 G. Dorfles, Ambrogio Pozzi: un designer dall’artigianato all’industria, in Ambrogio Pozzi, XLV Concorso internazionale della Ceramica d’Arte (Faenza, luglio - ottobre 1987), Electa, Milano, 1987, pp.11-13. 4 L. Conconi, Ambrogio Pozzi … cit., p. 29. 5 Si veda ad esempio il vaso “Squalo” del 1953. 1 17 CATALOGO OPERE ROMETTI 19 Presenza sciamana, 2006 (progetto), 2014 (produzione), Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in oro zecchino, cm 90 x 55, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti 20 Presenza pugnace, 2006 (progetto), 2014 (produzione), Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in platino, cm 91 x 52, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti 21 Presenza equestre, 2006 (progetto), 2014 (produzione), Colaggio, Terra bianca smaltata in nero opaco, cm 83 x 96, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti Presenza sciamana, 2006 (progetto), 2014 (produzione), Colaggio, Terra bianca smaltata in bianco lucido, cm 90 x 55, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti Presenza pugnace, 2006 (progetto), 2014 (produzione), Colaggio, Terra bianca smaltata in nero opaco, cm 91 x 52, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti Venere, 2007, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in rame, cm 60, (particolare), Coll. Rometti 24 Venere, 2007, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in platino, rame, oro, cm 60, Coll. Rometti 25 Venere, 2007, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in platino, cm 60, Coll. Rometti 26 Venere, 2007, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in oro, cm 60, Coll. Rometti Venere, 2007, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in rame, cm 60, Coll. Rometti 27 Venere, 2007, Colaggio, Terra bianca smaltata colori vari, cm 60, Coll. Rometti 28 29 Venere Macro, 2012, Terra etrusca calcata a mano su stampo in gesso, cm 180, edizione limitata (I-XXX), Coll. Rometti 30 Venere Macro, 2012, Terra refrattaria calcata a mano su stampo in gesso con ingobbio bianco, cm 180, edizione limitata (I-XXX), Coll. Rometti Venere Macro, 2012, Terra refrattaria calcata a mano su stampo in gesso con ingobbio nero, cm 180, edizione limitata (I-XXX), Coll. Rometti 31 Presenza, 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata in nero opaco, lucido, bronzo, cm 53, Coll. Rometti 32 Presenza, 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in oro, cm 53, Coll. Rometti 33 Doppia Presenza, 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in rame, cm 48, Coll. Rometti 34 Doppia Presenza, 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco e bianco opaco, cm 28, Coll. Rometti 35 Profili, 1999 (progetto), 2013 (produzione), Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, misure varie (da cm 47 a 75), Coll. Rometti 36 37 Fiori, 2007, Porcellana, misure varie, Coll. Rometti 38 Tromba (serie Jazz), 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, cm 32 x 14, Coll. Rometti Clarino (serie Jazz), 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, cm 34 x 14, Coll. Rometti Sassofono (serie Jazz), 2006, Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, cm 39 x 14, Coll. Rometti 39 OPERE DISEGNI DOCUMENTI 41 Totem Idolo, 1953, Colaggio, Terra bianca smaltata, cm 120, Coll. Privata Totem, Marziano, Polipo, Gallo, 1953, Colaggio, Terra bianca smaltata, cm 100 - 130, Coll. Privata Prima classe F/C, Servizio di bordo Alitalia, (realizzato con Joe Colombo), 1970-71, Porcellana a doppio spessore, produzione Richard Ginori, Coll. Privata Cono Environnement Pierre Cardin, 1969-70, Colaggio e modine, Terra bianca smaltata, cm 44 x 27, produzione Franco Pozzi, Coll. Privata Ambrogio Pozzi, Bali, 1999, Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata Ambrogio Pozzi, Bang Kok l’altalena gigante, 1993, Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata Ambrogio Pozzi, Caricatura, 1992, Pennarello su cartoncino, cm 21 x 29,7, Coll. Privata Gio’ Pomodoro, Lettera ad Ambrogio Pozzi, Milano 12-1-1997, Arch. Fam. Pozzi Enrico Baj, Dedica ad Ambrogio Pozzi, 1-12-1977, Pennarello su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata Bjorn Wiinblad, Dedica a Franco e Maria Antonietta Pozzi, 7-11-79, Penna su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata Raymond Peynet, Dedica a Maria Antonietta Pozzi, 13-5-67, Pennarello su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata Pierre Cardin, Dedica a Carlo e Ambrogio, 29 marzo 1969, Pennarello su carta, cm 35 x 50, Coll. Privata Ambrogio Pozzi, Ritratto di Tapio Wirkkala, 1967, Pennarello su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata Ugo Nespolo, Dedica a Ambrogio Pozzi con “antica” stima, febbraio 2001, Penna su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata Indice 3 La Forma dell’Utile Vittorio Amedeo Sacco 9 Oggetti d’uso non comune Giampiero Giulietti 11 Un esempio “storicistico” di living design: la Casina delle Civette Maria Grazia Massafra 13 Un grande Maestro, un grande Amico Dino Finocchi 15 Ambrogio Pozzi: Presenze alla Rometti Lorenzo Fiorucci 19 CATALOGO OPERE ROMETTI 41 OPERE DISEGNI DOCUMENTI Bibliografia essenziale Ambrogio Pozzi, XLV Concorso internazionale della Ceramica d’Arte (Faenza, luglio-ottobre 1987), Electa, Milano, 1987. Ambrogio Pozzi. Il mio rosso brucia, Catalogo della mostra (Castellamonte, 2008), a cura di Sacco A.V., Stendhal, Torino, 2008. Ambrogio Pozzi, Storie di Forme, Catalogo della mostra (Faenza, 11 novembre 2007 - 3 febbraio 2008), a cura di Bertoni F., Ediemme, Firenze, 2007. Ambrogio Pozzi. Tra arte e design, Catalogo della mostra (Varese - Viggiu, maggio-luglio 2013), a cura di Conconi L., Esse Zeta, Varese, 2013. Dal Pozzo T., La qualità sociale del design di Ambrogio Pozzi, in “Faenza”, n. 74, 1988, pp. 132-135. Goldschmiedt M., Ambrogio Pozzi. Trent’anni di design, Como, 1985. Gualdoni F., Ambrogio Pozzi. Storie di forme 1950 - 2000, Electa, Milano, 2000. © 2014 ICONA - Città di Castello ISBN 978-88-98633-03-6 Tutti i diritti sono riservati Finito di stampare nel mese di settembre 2014 da Litograf Editor, Città di Castello
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