Catalogo - Alessandro Turchetti

UNA STORIA ITALIANA
LE CERAMICHE
ROMETTI
RENDONO OMAGGIO
AL DESIGNER
AMBROGIO POZZI
1931-2012
Comune di Umbertide
UNA STORIA ITALIANA
LE CERAMICHE ROMETTI RENDONO OMAGGIO
AL DESIGNER AMBROGIO POZZI 1931-2012
15 ottobre 2014 - 4 gennaio 2015 - Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette
Roma Capitale
Ignazio Roberto Marino
Sindaco
Giovanna Marinelli
Assessore alla Cultura, Creatività
e Promozione Artistica
Comune di Umbertide
Marco Locchi
Sindaco
Claudio Parisi Presicce
Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali
Cura della Mostra
Nicoletta Giannoni
Massimo Monini
Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne
Renata Piccininni, Responsabile
Teresa Franco
Cura del catalogo
Massimo Monini
Annalisa Bargelli
Servizio Mostre e Attività Espositive e Culturali
Federica Pirani, Responsabile
Monica Casini
Gloria Raimondi
Progetto allestimento
Fortunato Pititto
Direzione Tecnico Territoriale
Maurizio Anastasi, Direttore
Servizio Allestimenti Museali
Temporanei e Permanenti
Roberta Rosati, Responsabile
Lucia Pierlorenzi
Simona De Cubellis
U.O. Ville e Parchi Storici
Alberta Campitelli, Dirigente
Maria Grazia Massafra
Responsabile Museo della Casina delle Civette
Testi
Vittorio Amedeo Sacco
Giampiero Giulietti
Maria Grazia Massafra
Dino Finocchi
Lorenzo Fiorucci
Referenze Fotografiche
Archivio Rometti
Metalli Photo Design Studio
Relazioni Esterne ed Istituzionali
Ufficio Stampa
Zètema
Realizzazione editoriale
Litograf Editor
Assicurazioni
Generali Assicurazioni
Si ringraziano per la preziosa collaborazione
Maria Antonietta Pozzi
Franco Pozzi
Giancarlo Minoli
Maurizio Pucci
Gabriella Garognoli
Elisabetta Gnudi (Caparzo)
la mostra è inserita nel sistema
con la collaborazione di
con il contributo tecnico di
servizi museali
La Forma dell’Utile
Mai avevo incontrato un uomo così burbero e così dolce allo stesso tempo, così
aspro e così limpido, così grande e così semplice. Che sapeva intimidirti e regalarti
simpatia. L’ho visto piangere nel raccontarmi del suo papà e l’ho visto inorgoglirsi
raccontandomi i successi professionali del figlio Franco. Ho capito quanto amore e
considerazione nutriva per la moglie Etta. Ora da lassù, ne sono certo, passato il
tempo delle sofferenze, non avrà ancora voglia di riposarsi. Lo penso intento a progettare per ridisegnare il mondo, per renderlo migliore e quasi perfetto, per noi, nel
segno dell’eleganza e dell’armonia, così come lo sono stati i progetti di tutta la sua
vita. Del lavoro di Ambrogio Pozzi resta una traccia duratura.
Un Gentiluomo del Design
È stato, Ambrogio Pozzi, un gentiluomo italiano artefice di un good-design in cui
l’estetica industriale del prodotto colloquia profondamente con spinte etiche e comportamentali. Dal secondo dopoguerra italiano, è stato l’autorevole artefice di una
progettualità semplice, lineare, raffinata ed essenziale, che è riuscita ad imporsi
all’attenzione internazionale, anche in termini di collaborazioni. Antesignano della
progettazione industriale è da additare come elemento di eccellenza agli occhi di
una produzione nazionale spesso incapace di rettilinee tenacità, di un pubblico
stordito da miriadi di proposte effimere e dal corto respiro di nuove generazioni
di designer bisognosi di chiari riferimenti. I suoi lavori sono tesi a coniugare l’impostazione razionalista e l’approccio tecnologico con un vivo senso della forma e
dell’ambientazione. Il rigore progettuale, unito all’inesauribile creatività, ha guidato
da sempre la ricerca di Ambrogio Pozzi, nelle opere pittoriche e scultoree, nel design, nei meravigliosi disegni progettuali e negli appunti di viaggio.
Protagonista di primo piano
Ambrogio Pozzi ha rappresentato, con linearità e progressiva continuità progettuale, una delle massime espressioni del design italiano. È stato protagonista di primo
piano della storia del design contemporaneo, altamente apprezzato in tutto il mondo
per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recuperare i valori culturali del patrimonio produttivo italiano. Con Franco Albini, Achille e
Piergiacomo Castiglioni, Vico Magistretti, Roberto Sambonet, Carlo Scarpa, Marco
Zanuso, ha contribuito a fare la storia del design italiano che così tanto successo ha
avuto nel mondo intero. Un Maestro nel campo della ceramica, arte unica la sua,
ma nel suo operare ha indagato anche altre materie: legno, argento, acciaio, vetro,
cristallo, plastica, tessuto. È stato, semplicemente, un creatore di oggetti d’uso, giusti
e perfetti. Pochi possono vantare un percorso così ampio e tanto diversificato.
3
Ambrogio Pozzi al lavoro, Arch. Fam. Pozzi
Una visione internazionale
Rosenthal lo ha selezionato in una ristrettissima cerchia di testimonial e lo ha schierato
al fianco di Andy Warhol, Victor Wasarely, Tapio Wirkkala. Numerosi sono stati i
premi ricevuti, tra i quali si ricordano: il Premio Andrea Palladio per il disegno industriale di Vicenza, vinto diverse volte all’inizio della sua carriera insieme al Die Gite
Industrieform di Hannover; il Premio Internazionale Faenza; la Medaglia d’Oro del
Presidente della Repubblica per Forma Duo di Rosenthal nel 1968 e per il servizio
da bordo Alitalia nel 1973; i Premi Macef nel 1973, 1976 e 1997; il Premio Internazionale Design Ceramico nel 2000; infine il Premio Oscar Ballardini 2011 per il
Design, promosso dal Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. Alcune sue creazioni sono state esposte alle Triennali, alle Eurodomus di Milano ed in permanenza
al MoMa di New York ed al Victoria & Albert Museum di Londra.
Ambrogio Pozzi e le Ceramiche Rometti
Ambrogio Pozzi aveva intuito immediatamente le potenzialità di questa collaborazione e i suoi primi rapporti con la Rometti furono dettati dalla necessità di saggiare
la volontà dell’azienda di seguirlo per tentare un rilancio produttivo. I primi disegni
inviati da Pozzi alla Rometti risalgono alla metà degli anni ‘90. Ad esaminare i progetti, insieme a Dino Finocchi, c’è l’architetto Maurizio Pucci. È lui l’artefice di parte
dei servizi per la casa che Rometti sta realizzando in quegli anni. Maurizio Pucci si
rende conto immediatamente della portata innovativa che il Maestro sta insinuando
nell’azienda ed esprime il suo parere favorevole. La produzione della manifattura,
su precisa indicazione di Pozzi, viene completamente cambiata per adattarla alla
necessità dei nuovi modelli. La prima collezione Dolly, composta da 8 pezzi per un
servizio di cucina e tavola, viene realizzata in grès smaltato bianco matt a 1200°,
lo stesso materiale e la stessa finitura utilizzata dalla Ceramica Franco Pozzi. Questa
serie ottiene, nello stesso anno di produzione, il Premio della Critica Macef Autunno,
Milano 1997. Dino Finocchi capisce di aver imboccato la strada giusta. Inizia così
una collaborazione che darà risultati duraturi ed eccellenti. Seguono altri progetti
per la casa, primo fra tutti Atelier Rometti, un servizio da cucina e tavola, composta
da 15 diverse forme, realizzato sempre in grès smaltato bianco matt a 1200°. La
collaborazione dell’artista con la Ceramiche Rometti diventa, a poco a poco, totalizzante. Nel 1999 Pozzi disegna anche il nuovo logo aziendale, per poi dedicarsi
alla progettazione della nuova sede della manifattura, un nuovo fabbricato nella
zona industriale di Umbertide. Il rapporto di Ambrogio Pozzi con Dino Finocchi si
sta rivelando, più che una consulenza professionale, un forte stimolo per guardare
al futuro, tendere a nuovi mercati, intraprendere nuove soluzioni. Ormai l’azienda
ha acquisito tutte le competenze tecniche, strategiche e metodologiche e le capacità
di anticipare le nuove esigenze di comunicazione del pubblico. Segue una serie di
progetti che la Rometti, preoccupata dell’andamento del mercato, stenta a produrre. Poi, a poco a poco, l’entusiasmo e la fiducia nei confronti di Ambrogio Pozzi
prendono il sopravvento. Massimo Monini, collezionista appassionato, con un’esperienza imprenditoriale maturata nell’ambito dell’industria olearia di famiglia, esperto
d’arte e antiquariato, avendo rilevato tutte le quote della società, diventa nel 2011
proprietario della manifattura. Una vita, quella di Massimo Monini, vissuta negli anni
della maturità in Francia, tra Parigi e Tolosa, dove era stato inviato dalla famiglia per
curare gli interessi all’estero. Ma la sua passione l’aveva ben presto indotto a interessarsi anche di arte e antiquariato inducendolo ad aprire una galleria a Tolosa, ora
5
Ambrogio Pozzi, Per Matteo, Amore a prima vista, 18-07-2000,
incisione (XXIII/XXX), cm 16 x 20, Coll. Privata
diventata flagship store della Rometti. Di qui in poi i progetti di Ambrogio Pozzi non
sono stati più di product design, di servizi per la casa e per la tavola, ma progetti di
quel filone di art-design che lo avevano affascinato già nel 1952-53.
La presente mostra rappresenta un commosso tributo al Maestro che, anche durante
il doloroso periodo della malattia, ha voluto conservare vivo il rapporto di amicizia
e di collaborazione feconda con i titolari della Rometti.
Vittorio Amedeo Sacco
7
Ambrogio Pozzi, Italia incazzata, 2008,
Colaggio, Terra bianca smaltata con finiture in verde, bianco e rosso,
cm 39, Coll. Privata
Oggetti d’uso non comune
Da sempre le Ceramiche Rometti hanno avuto il pregio di saper aprire le porte all’innovazione e alla creatività, dando la possibilità ad artisti e designer di rielaborare
di volta in volta il loro inconfondibile stile in un connubio perfetto tra tradizione e
novità. Ambrogio Pozzi, tra i più grandi artisti e designer italiani, è l’esempio perfetto
di questa filosofia.
Il suo primo contatto con la Rometti avvenne a metà degli anni Novanta quando Dino
Finocchi affidò a Pozzi l’arduo compito di progettare prodotti innovativi in grado di
rispondere alle esigenze nuove di un mondo in continua evoluzione. Facendo leva
sulle sue ottime basi tecniche, condite con una giusta dose di creatività, l’esperto
ceramista fu in grado di rinnovare quegli oggetti d’uso quotidiano che con il tempo
sembravano aver perso il loro appeal, dando vita ad una nuova produzione di
oggetti a cavallo tra l’arte e il design ma soprattutto dando nuova linfa vitale alla
produzione ceramica della Rometti.
I pezzi firmati da Ambrogio Pozzi sono diventati subito dei classici perché sono oggetti equilibrati, semplici, di buon gusto, lontani dalla caducità delle mode. Le sue
opere afferiscono ad uno stile unico, che nonostante la diversità dei materiali e dei
prodotti realizzati, appare sempre uniforme, così come le tinte utilizzate, essenziali,
eleganti, come il bianco e nero, senza sfumature né decorazioni.
L’arte di Ambrogio Pozzi è immediata e accattivante, conquista con le sue forme
sobrie ed eleganti, stupisce per la grande manualità e l’incredibile originalità del
loro autore. Un’arte unica, originale e amabile, che rispecchia appieno lo stile e la
filosofia delle Ceramiche Rometti.
Giampiero Giulietti
9
Casina delle Civette, particolari degli elementi decorativi esterni ed interni,
primo quarto del sec. XX
Un esempio “storicistico” di living design:
la Casina delle Civette
La ricerca di una metodologia progettuale, che permei e vivifichi tutti gli elementi
dell’unità abitativa, è quello che ci propone la Casina delle Civette, che si può considerare un esempio “d’epoca” di concept design.
L’idea di semplificare l’aspetto degli oggetti, eliminando tutti quegli elementi che non
sono necessari alla loro funzione, nasce già alla fine dell’Ottocento. Con il movimento dell’Art Nouveau, infatti, si afferma il rifiuto degli stili del passato, ancora usati
nella produzione di arredi e soprammobili, per ricercare una nuova ispirazione nelle
forme naturali. Il moderno concetto di design viene però adottato solo a partire dai
primi del Novecento, quando disegnare un mobile, una serie di posate o una tazzina
inizia a essere considerato importante quasi quanto progettare un edificio. Si afferma l’idea di un’unità delle arti, secondo una nuova modalità di progettazione e di
invenzione, le cui parole chiave sono: semplicità, bellezza e funzionalità. In Scozia,
l’architetto Charles Rennie Mackintosh progetta case e negozi, disegnando secondo
un’unica ispirazione sia gli edifici sia gli arredi in essi contenuti.
Anche nella Casina delle Civette si realizza un progetto omogeneo e pervasivo,
applicato al concetto di villino borghese di inizio Novecento. L’edificio, risultato di
varie fasi successive di lavori, prende la sua forma attuale ad opera dell’architetto
Vincenzo Fasolo tra il 1916 e il 1920. L’architetto operò insieme a uno stuolo di artigiani e artisti che progettarono tutti gli elementi decorativi, a partire dalle vetrate (Dui­
lio Cambellotti, Paolo Paschetto, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi, insieme ad altri
meno conosciuti). L’edificio realizzato rispecchia fedelmente il “progetto” ideologico
di William Morris, nella ricerca di una metodologia progettuale di tipo naturalistico e
storicistico. In tutti gli elementi architettonici, decorativi e arredativi di questo luogo vi
è una chiara visione di artisticità diffusa, che è uno dei principi base del design.
La Casina delle Civette mantiene, in tutte le sue parti, una continuità di dialogo tra
artista, artigiano e designer, ma rimane ancora estranea, pur presagendola, a quella
logica di industrializzazione che è fondamentale per gli sviluppi futuri della cultura
del design contemporaneo. Questo edificio, con tutti i suoi arredi e decorazioni, si
può considerare uno dei primi esempi della progettazione ”tutta italiana”, del “Made
in Italy”, in cui vengono valorizzate le qualità di realizzazione, la cura dei dettagli,
la fantasia del disegno e delle forme, la durevolezza nel tempo.
Da quanto detto, è evidente come un artista a tutto tondo come Ambrogio Pozzi, profondamente legato alle arti applicate e al design, possa perfettamente integrarsi in un
luogo come la Casina delle Civette. Le opere in ceramica progettate da Ambrogio
Pozzi per la storica manifattura Rometti sono perfettamente coerenti con la filosofia
del luogo e con quel concetto di “artigianato spirituale” che propugnava Walter
Gropius nel laboratorio della Bauhaus.
Maria Grazia Massafra
11
Ambrogio Pozzi, Auguri a Gabriella, 2001, Pennarello su carta intestata,
cm 21 x 29.5, Arch. Gabriella Garognoli
Un grande Maestro, un grande Amico
Sono troppo coinvolto emotivamente dal legame con Ambrogio per riuscire a distinguere l’amico dal designer e il collaboratore dall’Artista. Voglio
solo riportare una frase che mi ha dedicato e che fino ad oggi ho conservato nel mio cuore senza condividerla con nessuno:
“COME SEMPRE QUESTE NOTE DA AMICO, PERCHÈ ANCHE SE LA
COLLABORAZIONE FINISSE QUI, L’AMICIZIA ALLA QUALE TENGO MOLTO RIMANE E TROVERÒ SEMPRE TEMPO PER VENIRE AD UMBERTIDE PER
LAVORARE UN PO’ NEL TUO NUOVO ATELIER E CREARE PEZZI UNICI”
(Ambrogio Pozzi 24 Maggio 2008)
Ambrogio con me e mia moglie Gabriella era così. Il rapporto di amicizia
superava qualsiasi interesse. Appassionato di tutto, ha condiviso con noi
difficoltà ed emozioni, un grande Maestro che forse ha trovato nella Rometti l’ambiente ideale per sviluppare le sue ricerche e realizzare in piena
libertà le sue idee.
Dino Finocchi
13
Ambrogio Pozzi, Corea, 2004, Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata
Ambrogio Pozzi: Presenze alla Rometti
Come ha recentemente evidenziato Laura Conconi, nella produzione di Ambrogio
Pozzi convive una dualità tra la produzione artistica e design industriale1. Considerando in una prospettiva più ampia la sua opera, è facile notare come la componente artistica sia particolarmente dominante in due fasi specifiche della sua attività:
all’inizio e alla fine del suo percorso2. Cronologicamente, potremmo circoscrivere
queste fasi nei primi anni cinquanta e nel primo decennio dei duemila, anche se
nella seconda egli riesce ad unire i due elementi in un’efficace sintesi. Nel mezzo,
la grande stagione del design3, che ha di fatto consacrato Pozzi tra i protagonisti
principali del secolo appena trascorso.
Alla Rometti, Pozzi capita quasi per caso negli anni novanta, grazie alla conoscenza
del ceramista tifernate Giorgio Ricciardi, il quale lo presenta all’allora proprietario
della fabbrica, Dino Finocchi. Una storia che si ripete nella migliore tradizione della
manifattura umbra, nella quale, in modo quasi casuale, capitarono anche Cagli,
Di Giacomo e successivamente Leoncillo. Il primo progetto realizzato per Rometti è
il servizio da cucina Dolly del 1997, vincitore del premio della critica al Macef di
Milano. Seguiranno altri progetti sul finire degli anni novanta, e collaborazioni non
strettamente legate alla produzione ceramica, come il rinnovamento del marchio della Rometti del 1999 e la decorazione della facciata della nuova fabbrica nei primi
anni duemila. Nella sua attività, il segno di un rinnovato interesse per la ceramica
artistica si coglie già nel pieno clima postmodernista degli anni ottanta, in cui un certo decorativismo riaffiora inserito nella semplice funzionalità delle forme. Tuttavia, il
ritorno ad un design artistico di grande formato, più vicino ad opere scultoree che ad
oggetti di puro design, è maggiormente evidente proprio nella produzione Rometti, a
partire dal ciclo denominato Profili del 1999. Questo consiste in una serie di sculture
che si liberano dalle forme geometriche compiutamente realizzate e che evocano, in
un gioco ironico di curve e linee, volti e profili di persone. Una maggiore definizione figurativa e severità formale acquisteranno i vasi successivi: Presenza e Doppia
Presenza del 2006, in cui, in un elegante monocromatismo bianco e nero, tipico di
Pozzi, affiora la purezza di matrice classica, evidenziata maggiormente anche dal
punto di vista iconografico. Nel caso della Doppia Presenza, ad esempio, l’artista
sembra restituire, in chiave contemporanea, un moderno Giano Bifronte4. Fortemente
ironica è invece la serie monumentale delle Presenze Sciamane; Equestre e Pugnace,
figure che fanno la loro comparsa nel 2006 accanto alla produzione di piccolo formato, rappresentata dai Fantasmi. In entrambi i casi, l’autore si riappropria dell’elemento fantastico che pervade il progetto, le cui forme si lasciano trascinare in una
corsività più libera, quasi totalmente sgombra dalla ferma geometria funzionalista.
Coevo a queste è il ciclo Jazz, tema già affrontato nel 1982, impiegando il metallo
per la Padova Argenti, ma rielaborato in ceramica per la Rometti e declinato in tre
15
Ambrogio Pozzi, Algarve, 1992, Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata
varianti: Sassofono, Clarino e Tromba. L’impegno di Pozzi, in questo caso, si riversa
nel trasmettere, attraverso le diverse forme, il timbro espresso da ogni strumento con
una maggiore o minore sinuosità delle curve. Una simile soluzione formale si ritrova
anche nel ciclo dei Fiori, attraverso le due diverse lunghezze del gambo che sorregge un variegato ed elegante stelo.
L’opera che, tuttavia, più delle altre incarna il rapporto di Pozzi con la Rometti è la
monumentale Venere del 2007. Anche qui affiora la citazione classica, aggiornata
sui modelli contemporanei, attraverso un’abile sintesi geometrica di coni sovrapposti
tagliati da due sfere. La Venere è forse l’ultima testimonianza di rilievo della sua produzione. Qui l’artista riafferma la propria coerenza nella ricerca dei volumi puri, i
cui insigni precedenti, come la sfera TR 13 del 1964 e il Cono Environnement Pierre
Cardin del 1969, sono reinterpretati nella rappresentazione della divinità classica
che tradizionalmente incarna l’idea del bello.
La produzione Rometti segna dunque per Pozzi un ritorno alla figura in modo organico e continuato, in cui la sintesi geometrica, come nella fase iniziale della sua
attività, ritorna ad essere al servizio di un’immagine appena evocata, ma sempre
riconoscibile e determinata5. Egli inoltre appare più libero di sperimentare soluzioni
formali slegate dalla funzionalità tipica del design, pur conservando quella capacità
di sintesi che ha reso inconfondibile la sua cifra stilistica.
Lorenzo Fiorucci
L. Conconi, Ambrogio Pozzi. La ceramica sempre in testa, in Ambrogio Pozzi Tra arte e design, Catalogo della mostra (Varese - Viggiù, maggio - luglio 2013), a cura di L. Conconi, Esse Zeta, Varese,
2013, pp.18-30.
2
Per una ricognizione esaustiva del percorso di Ambrogio Pozzi si veda F. Gualdoni, Ambrogio Pozzi.
Storie di forme 1950 - 2000, Electa, Milano, 2000.
3
G. Dorfles, Ambrogio Pozzi: un designer dall’artigianato all’industria, in Ambrogio Pozzi, XLV Concorso internazionale della Ceramica d’Arte (Faenza, luglio - ottobre 1987), Electa, Milano, 1987,
pp.11-13.
4
L. Conconi, Ambrogio Pozzi … cit., p. 29.
5
Si veda ad esempio il vaso “Squalo” del 1953.
1
17
CATALOGO OPERE ROMETTI
19
Presenza sciamana, 2006 (progetto), 2014 (produzione),
Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in oro zecchino,
cm 90 x 55, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti
20
Presenza pugnace, 2006 (progetto), 2014 (produzione),
Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in platino,
cm 91 x 52, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti
21
Presenza equestre, 2006 (progetto), 2014 (produzione),
Colaggio, Terra bianca smaltata in nero opaco,
cm 83 x 96, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti
Presenza sciamana, 2006 (progetto), 2014 (produzione),
Colaggio, Terra bianca smaltata in bianco lucido,
cm 90 x 55, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti
Presenza pugnace, 2006 (progetto), 2014 (produzione),
Colaggio, Terra bianca smaltata in nero opaco,
cm 91 x 52, edizione limitata (I-X), Coll. Rometti
Venere, 2007, Colaggio,
Terra bianca smaltata con finitura in rame,
cm 60, (particolare), Coll. Rometti
24
Venere, 2007, Colaggio,
Terra bianca smaltata con finitura in platino, rame, oro,
cm 60, Coll. Rometti
25
Venere, 2007, Colaggio,
Terra bianca smaltata con finitura in platino,
cm 60, Coll. Rometti
26
Venere, 2007, Colaggio,
Terra bianca smaltata con finitura in oro,
cm 60, Coll. Rometti
Venere, 2007, Colaggio,
Terra bianca smaltata con finitura in rame,
cm 60, Coll. Rometti
27
Venere, 2007, Colaggio,
Terra bianca smaltata colori vari,
cm 60, Coll. Rometti
28
29
Venere Macro, 2012,
Terra etrusca calcata a mano su stampo in gesso,
cm 180, edizione limitata (I-XXX), Coll. Rometti
30
Venere Macro, 2012,
Terra refrattaria calcata a mano su stampo in gesso con ingobbio bianco,
cm 180, edizione limitata (I-XXX), Coll. Rometti
Venere Macro, 2012,
Terra refrattaria calcata a mano su stampo in gesso con ingobbio nero,
cm 180, edizione limitata (I-XXX), Coll. Rometti
31
Presenza, 2006, Colaggio,
Terra bianca smaltata in nero opaco,
lucido, bronzo,
cm 53, Coll. Rometti
32
Presenza, 2006, Colaggio,
Terra bianca smaltata
con finitura in oro,
cm 53, Coll. Rometti
33
Doppia Presenza, 2006,
Colaggio, Terra bianca smaltata con finitura in rame,
cm 48, Coll. Rometti
34
Doppia Presenza, 2006,
Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco e bianco opaco,
cm 28, Coll. Rometti
35
Profili, 1999 (progetto), 2013 (produzione),
Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco,
misure varie (da cm 47 a 75), Coll. Rometti
36
37
Fiori, 2007, Porcellana, misure varie, Coll. Rometti
38
Tromba (serie Jazz), 2006,
Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, cm 32 x 14, Coll. Rometti
Clarino (serie Jazz), 2006,
Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, cm 34 x 14, Coll. Rometti
Sassofono (serie Jazz), 2006,
Colaggio, Terra bianca smaltata nero opaco, cm 39 x 14, Coll. Rometti
39
OPERE DISEGNI DOCUMENTI
41
Totem Idolo, 1953,
Colaggio, Terra bianca smaltata,
cm 120, Coll. Privata
Totem, Marziano, Polipo, Gallo, 1953,
Colaggio, Terra bianca smaltata,
cm 100 - 130, Coll. Privata
Prima classe F/C, Servizio di bordo Alitalia, (realizzato con Joe Colombo), 1970-71,
Porcellana a doppio spessore, produzione Richard Ginori, Coll. Privata
Cono Environnement Pierre Cardin, 1969-70, Colaggio e modine, Terra bianca smaltata,
cm 44 x 27, produzione Franco Pozzi, Coll. Privata
Ambrogio Pozzi, Bali, 1999,
Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata
Ambrogio Pozzi, Bang Kok l’altalena gigante, 1993,
Pennarello su cartoncino, cm 10 x 15, Coll. Privata
Ambrogio Pozzi, Caricatura, 1992, Pennarello su cartoncino, cm 21 x 29,7, Coll. Privata
Gio’ Pomodoro, Lettera ad Ambrogio Pozzi, Milano 12-1-1997, Arch. Fam. Pozzi
Enrico Baj, Dedica ad Ambrogio Pozzi, 1-12-1977,
Pennarello su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata
Bjorn Wiinblad, Dedica a Franco e Maria Antonietta Pozzi, 7-11-79,
Penna su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata
Raymond Peynet, Dedica a Maria Antonietta Pozzi, 13-5-67,
Pennarello su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata
Pierre Cardin, Dedica a Carlo e Ambrogio, 29 marzo 1969,
Pennarello su carta, cm 35 x 50, Coll. Privata
Ambrogio Pozzi, Ritratto di Tapio Wirkkala, 1967,
Pennarello su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata
Ugo Nespolo, Dedica a Ambrogio Pozzi con “antica” stima, febbraio 2001,
Penna su carta, cm 21 x 29,7, Coll. Privata
Indice
3
La Forma dell’Utile
Vittorio Amedeo Sacco
9
Oggetti d’uso non comune
Giampiero Giulietti
11
Un esempio “storicistico” di living design: la Casina delle Civette
Maria Grazia Massafra
13
Un grande Maestro, un grande Amico
Dino Finocchi
15
Ambrogio Pozzi: Presenze alla Rometti
Lorenzo Fiorucci
19
CATALOGO OPERE ROMETTI
41
OPERE DISEGNI DOCUMENTI
Bibliografia essenziale
Ambrogio Pozzi, XLV Concorso internazionale della Ceramica d’Arte (Faenza, luglio-ottobre
1987), Electa, Milano, 1987.
Ambrogio Pozzi. Il mio rosso brucia, Catalogo della mostra (Castellamonte, 2008), a cura
di Sacco A.V., Stendhal, Torino, 2008.
Ambrogio Pozzi, Storie di Forme, Catalogo della mostra (Faenza, 11 novembre 2007 - 3
febbraio 2008), a cura di Bertoni F., Ediemme, Firenze, 2007.
Ambrogio Pozzi. Tra arte e design, Catalogo della mostra (Varese - Viggiu, maggio-luglio
2013), a cura di Conconi L., Esse Zeta, Varese, 2013.
Dal Pozzo T., La qualità sociale del design di Ambrogio Pozzi, in “Faenza”, n. 74, 1988,
pp. 132-135.
Goldschmiedt M., Ambrogio Pozzi. Trent’anni di design, Como, 1985.
Gualdoni F., Ambrogio Pozzi. Storie di forme 1950 - 2000, Electa, Milano, 2000.
© 2014 ICONA - Città di Castello
ISBN 978-88-98633-03-6
Tutti i diritti sono riservati
Finito di stampare
nel mese di settembre 2014
da Litograf Editor, Città di Castello