dpi-osservazioni-sel-capena-marzo-2014

OSSERVAZIONI DEL CIRCOLO SEL CAPENA AL
DOCUMENTO PRELIMINARE DI INDIRIZZO AL
P.U.C.G.
(Deliberazione del Consiglio comunale di
Capena, 13 settembre 2013, n. 35)
indirizzate ai Cittadini e all’Amministrazione Comunale
MARZO 2014
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INDICE
1.
COSA E’ IL DPI
2.
COME NASCE IL DPI DEL NUOVO PIANO REGOLATORE
3.
I TENTATIVI DI PARTECIPAZIONE E LA SCARSA DISPONIBILITA’
DELL’AMMINISTRAZIONE
4.
LINEE ESSENZIALI DEL DPI
5.
VALUTAZIONE DEI CONTENUTI: UN DPI CON LUCI ED OMBRE
1. LE LUCI: UN APPROCCIO CULTURALE IN LARGA PARTE
CONDIVISIBILE FONDATO SU PARTECIPAZIONE E
SOSTENIBILITA’
2. LE OMBRE/1 – DUE LIMITI DELL’APPROCCIO CULTURALE:
L’INEFFICACIA DELLA “PICCOLA DIMENSIONE” PER RENDERE
CAPENA RICONOSCIBILE ED IL POCO INNOVATIVO PRINCIPIO
“SERVIZI IN CAMBIO DI CEMENTO”
3. LE OMBRE/2 – MANCANZA DEGLI ELEMENTI MINIMI
ESSENZIALI DEL DPI, CHE CONSENTANO DI PROGETTARE IL
FUTURO TENENDO CONTO DEL PASSATO E DEL PRESENTE
4. LE OMBRE/3 – ASSENZA DI UNA REALE PARTECIPAZIONE E
SUE CONSEGUENZE NEGATIVE
5. LE OMBRE/4 – IL MANCATO AVVIO DELLA VALUTAZIONE
AMBIENTALE STRATEGICA
PROPOSTE DI MODIFICA E INTEGRAZIONE
1. PIU’ TRASPARENZA: INTEGRAZIONE DEL DPI CON TUTTI I DATI
MANCANTI RELATIVI ALLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PRG
VIGENTE
2. PIU’ PARTECIPAZIONE: INTEGRAZIONE DEL DPI CON LA
DISCIPLINA DEL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE PER
L’ADOZIONE DEL PUCG
3. PIU’ ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE:
IMMEDIATO AVVIO DELLA PROCEDURA DI VAS
4. GLI SCENARI PROGETTUALI/1: LE 13 PIAZZE
1. PIAZZA MANCIANO
2. PIAZZA INGRESSO S. MARCO
3. PIAZZA INGRESSO MATTATOIO
4. PIAZZA DEL POPOLO
5. PIAZZA 2 AGOSTO
6. PIAZZA S. LUCA
7. PIAZZA EUROPA
8. PIAZZA PANORAMICA
9. PIAZZA SELVOTTA
10. PIAZZA SCORANELLO ALTO
11. PIAZZA OSTERIA – PIAZZA S. MARTA
12. PIAZZA DEL COLLE
5. GLI SCENARI PROGETTUALI/2: I 5 PROGETTI
1. PROGETTO SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO DI
CAPENA
6.
2
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7.
2. PROGETTO PARCO ARCHEOLOGICO-AGRICOLO DI
CIVITUCOLA
3. PROGETTO PARCO AGRICOLO DEL TEVERE DI
CAPENA
4. PROGETTO INTORNO DEL LUCUS FERONIAE
5. PROGETTO I GIARDINI DI CAPENA
6. GLI SCENARI PROGETTUALI/3: IL PROGETTO SPECIALE CASA
CAPENA
CONCLUSIONI
ALL. A – TAV. P4A DEL DPI: SINTESI DEGLI INTERVENTI
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1. Cosa è il DPI?
Il DPI è il Documento Preliminare di Indirizzo che, in base alla legge
regionale 38 del 1999, il Comune deve adottare “prima di avviare la
formazione di un nuovo PUCG (Piano urbanistico comunale generale)”
(art. 32). L’innovativo strumento è figlio di lunghe battaglie condotte
dall’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) e di una convinzione
culturale che vede il territorio contemporaneo come entità in continua
trasformazione e di conseguenza non più governabile solo attraverso
la strumentazione rigida del classico PRG (Piano regolatore generale).
Nella legge regionale 38 del 1999 il DPI è la parte programmatica del
piano regolatore (ora denominato PUCG). Non ha “efficacia
prescrittiva”, nel senso che non modifica la classificazione urbanistica
delle aree (ad es. da agricole ad edificabili), ma è il momento
“veramente politico” della pianificazione, cioè il momento in cui la
politica stabilisce quali sono gli “obiettivi” da raggiungere con il nuovo
piano, che poi la tecnica (gli urbanisti, gli architetti, gli ingegneri, i
geometri) dovrà realizzare (disegnare e scrivere) con i classici
strumenti della zonizzazione (stabilendo cioè dove si può fare cosa),
delle norme tecniche di attuazione e del regolamento edilizio (cioè
come va fatto ciò che si può fare: quanti metri quadrati, quali altezze,
con quali materiali, etc.).
2. Come nasce il DPI del nuovo piano regolatore
Il piano regolatore vigente (il secondo di Capena dopo quello del 1978)
è stato approvato dal Comune nel 1997 e dalla Regione nel 2001. Nel
2006 l’Arch. Sebasti viene incaricato di preparare una relazione
ricognitiva dello stato di attuazione del piano regolatore vigente. Di
questa relazione - secondo la quale il piano regolatore vigente ha
esaurito la propria “capacità edificatoria” e quindi c’è bisogno di un
nuovo piano - il Consiglio comunale prende atto con la delibera n. 17
del 17 maggio 2007. Il 29 luglio 2008 la precedente amministrazione,
giunta quasi alla fine del mandato elettorale, conferisce l’incarico per la
redazione del nuovo piano regolatore. A seguito della rinuncia dei due
progettisti incaricati, l’incarico viene riassegnato al progettista Ing.
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Paolo Colarossi il 5 novembre 2010. Bozze del DPI sono in
circolazione tra i consiglieri dal mese di ottobre 2012.
3. I tentativi di partecipazione e la scarsa disponibilità
dell'Amministrazione
Il 30 settembre 2012 - vista la totale mancanza di trasparenza sui
lavori in corso in Comune per il nuovo piano - SEL Capena cerca di
riavviare un dibattito pubblico sul tema, con l’incontro intitolato “Nuovo
PRG di Capena: dagli interessi di pochi ai diritti di tutti” 1. Dall’incontro
emergono due risultati.
Da una parte, la redazione di un documento di indirizzo, intitolato
“Patto per un PRG trasparente, partecipato e sostenibile” 2 (d'ora in
avanti: Patto), che raccoglie le idee e gli spunti emersi dal dibattito. In
esso, si chiede in particolare:
-
-
-
Trasparenza: cioè la messa a disposizione di tutti i cittadini dei
dati sull’attuazione del piano regolatore vigente, con
riferimento non solo al “costruito” ed ai “residui” di edificazione
ma anche e soprattutto al “verde e servizi pubblici” che erano
stati previsti;
Partecipazione: cioè l’individuazione di un percorso di
coinvolgimento dei cittadini tramite questionari, assemblee di
quartiere, forum telematici e tavoli di lavoro, già sul DPI, cioè
sull’individuazione degli “obiettivi” del nuovo piano;
Sostenibilità ambientale, sociale ed economica del piano: cioè
la redazione di un piano che tenda ad azzerare il consumo di
nuovo suolo, a tutelare il paesaggio e a riqualificare ciò che è
già stato costruito, prevedendo entrate alternative che
facciano fronte almeno in parte alla diminuzione degli introiti
derivanti dagli “oneri di urbanizzazione”.
1
Tutti gli interventi del dibattito possono essere visti all’indirizzo web
http://www.selcapena.it/?page_id=22.
2
L’intero contenuto del Patto può essere letto all’indirizzo web
http://www.selcapena.it/?page_id=105
5
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Dall’altra, la costituzione di un Comitato locale della campagna
Salviamo il paesaggio (SIP Capena) 3, impegnata nella lotta contro
l'abusivismo ed il consumo di suolo, cui partecipano forze politiche e
singoli cittadini, che si attiva immediatamente con la campagna per il
censimento delle case vuote, sfitte e abbandonate e con la
realizzazione di un evento intitolato “La città che vogliamo”. In
quest’ultimo, SIP Capena, il 12 e 13 Maggio 2013, coinvolge i cittadini
tramite un’attività di individuazione di criticità e positività su una mappa
catastale e la raccolta di circa 200 questionari. Le risposte vengono
elaborate e diffuse tramite il sito web e manifesti nel mese di Agosto
20134, ed indicano le priorità generali ed alcuni interventi specifici che i
cittadini coinvolti individuano come necessari o utili per la
riqualificazione del proprio territorio.
Nonostante le reiterate richieste di trasparenza e partecipazione sul
PRG da parte di SEL e di altre forze politiche politiche e sociali, deve
passare quasi un anno prima che si ottenga una presentazione
pubblica del DPI, che avviene presso la Sala del Consiglio comunale
solo il 23 luglio 2013.
Anche in questo frangente, nonostante l’ampia partecipazione
all’incontro pubblico, le importanti questioni poste dai cittadini e le
ulteriori richieste di individuare un percorso partecipato per la
condivisione e l’integrazione degli “obiettivi” del Piano 5, il DPI viene
adottato dal Consiglio comunale il 13 settembre, esattamente nella
versione predisposta dal progettista fin da gennaio 2013, e quindi
senza che la “partecipazione” si traduca in modifiche, correzioni o
integrazioni del DPI, con l’impegno, tuttavia, da parte
dell’amministrazione, di svolgere percorsi partecipati per la stesura del
Piano dopo la sua adozione da parte del Consiglio comunale, come
prescrive obbligatoriamente la legge regionale.
4. Linee essenziali del DPI
3
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http://salviamocapena.wordpress.com
http://salviamocapena.wordpress.com/2013/08/09/la-citta-che-vogliamo-le-propostedei-cittadini/
Gli interventi all’incontro pubblico organizzato dal Comune possono essere visti su
http://www.youtube.com/watch?v=1Hc_uGFcAUA
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Il DPI è strutturato nelle seguenti grandi linee:
1. 7 sistemi di quartieri, costituiti ciascuno da un quartiere o da
aggregazioni di quartieri, attrezzati con 10 nuove piazze (più 3
piazze esistenti da riqualificare), ciascuna con edilizia
residenziale / commerciale di contorno (il numero di nuovi
abitanti è indicato tra parentesi), grazie alla quale si dovrebbe
finanziare la relativa dotazione urbanistica pubblica:
1. Sistema centro storico – città consolidata
1. Piazza Manciano (48)
2. Piazza Ingresso S. Marco (115)
3. Piazza Ingresso Mattatoio (45)
4. Piazza del popolo (esistente da riqualificare)
5. Piazza 2 agosto (esistente da riqualificare)
6. Piazza S. Luca (esistente da riqualificare)
2. Sistema Pastinacci
1. Piazza Europa (64)
3. Sistema Portularo – Campo sportivo – Monte Cecchitto
alto
1. Piazza panoramica (76)
4. Sistema Monte Cecchitto basso - Selvotta
1. Piazza Selvotta (80)
5. Sistema Rosetole – Scoranello alto
1. Piazza Scoranello alto
6. Sistema Scoranello basso – Santa Marta
1. Piazza Osteria (70)
2. Piazza S. Marta
7. Sistema Colle del fagiano
1. Piazza del Colle (116)
2. 5 progetti per valorizzare la bellezza del paesaggio capenate:
1. Salvaguardia del paesaggio di Capena
2. Parco archeologico-agricolo di Civitucola
3. Parco agricolo del Tevere di Capena
4. Passeggiata “Intorno del Lucus Feroniae”
5. I 13 giardini di Capena
1. della Casa di Capena
2. del Campo sportivo
3. di Civitucola
4. di Selvotta
5. di Rosetole
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6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
Maleranca
delle Capannelle
di Scoranello
Archeologico della Tiberina
dei Laghetti
del Tevere
di Scorano
del Lucus
Complessivamente la quantità di nuovi abitanti da insediare risulta
dalla seguente somma:
Edilizia residenziale presso le nuove piazze: 650
Rimarginature/Ricuciture/Completamento primario: 460
Progetti in corso di realizzazione, approvati o in corso di
approvazione: 865.
Totale: 1975 nuovi abitanti circa, pari al 78,74% dell'incremento
massimo ammissibile alla luce del Piano Territoriale Provinciale
Generale (PTPG), determinato in non più del 24% della popolazione
attuale (definito dal PTPG come “forte incremento”, il massimo
consentito per i Comuni della Provincia di Roma), che è pari a 2508
nuovi abitanti. Nel DPI invece gli 865 nuovi abitanti insediabili in base a
progetti in corso di realizzazione non vengono calcolati, abbassando la
somma a 1110 abitanti, pari al 44,25%.
5. Valutazione dei contenuti: un DPI con luci ed ombre
Il DPI predisposto dall'Ing. Paolo Colarossi presenta a nostro avviso
luci ed ombre: le prime relative ad un approccio culturale per noi in
larga parte condivisibile, le seconde invece relative agli strumenti e
modalità di attuazione del Piano, che tradiscono, a nostro avviso, le
premesse culturali, non consentendo in definitiva che esse si
traducano in una conseguente gestione del territorio ed in
un'augurabile ridefinizione del futuro di Capena e di chi la abita.
5.1 Le luci: un approccio culturale in larga parte condivisibile
fondato su partecipazione e sostenibilità
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Nel Cap. 1 del DPI sono contenuti i “principi, metodi e obbiettivi
generali fondativi per il Piano”, che ci paiono ampiamente condivisibili,
seppur con due importanti criticità evidenziate nel paragrafo
successivo.
Il metodo proposto dal progettista, definito “urbanistica della piccola
dimensione”, pone infatti la partecipazione e la sostenibilità – cioè 2
dei 3 punti indicati anche nel nostro Patto - tra i suoi punti
fondamentali.
In particolare, secondo il progettista, questo metodo (v. par. 1.2):
 “fonda i suoi metodi e le sue tecniche sulle percezioni,
sensazioni, memorie, immagini, che nascono dal rapporto
“diretto” tra abitante e spazio urbano”;
 “assume la partecipazione degli abitanti ai processi delle
scelte riguardanti le trasformazioni urbanistiche del loro ambito
urbano come metodo per meglio conoscere le realtà locali
anche nei dettagli e per progettare un assetto in accordo con
quelle conoscenze e con i desideri o aspirazioni degli stessi
abitanti”;
 “privilegia lo spazio pubblico rispetto al costruito”;


“pratica esplicitamente la sostenibilità come condizione
necessaria per le trasformazioni urbane” e “matrice delle
quattro dimensioni della qualità urbana: ambientale,
economica, estetica e sociale”;
“pone la bellezza della città tra i suoi obiettivi di sostenibilità”.
Tali condivisibili “proposizioni” si traducono poi in altrettanto
condivisibili “indirizzi”, pienamente in linea con quanto espresso dal
nostro Patto (v. par. 1.3):
 “aprire una fase qualitativa della organizzazione territoriale del
comune, per cui il nuovo piano dovrebbe essere
prevalentemente un piano di riqualificazione urbana e del
territorio fondata sull'esistente”;
 “ottenere un sostanziale contenimento del nuovo sviluppo,
minimizzando nuove occupazioni di suolo o, per meglio dire,
privilegiando un consumo sostenibile del territorio”;
 “caratterizzare le operazioni di riqualificazione urbana
prevalentemente
attraverso
la
riqualificazione
e
il
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
miglioramento dello spazio pubblico esistente o la creazione di
nuovi spazi pubblici”;
“perseguire la condivisione delle scelte sul futuro attraverso la
partecipazione dei cittadini e la concertazione con associazioni
e operatori”.
5.2 Le ombre/1 - Due limiti dell'approccio culturale: l'inefficacia
della “piccola dimensione” per rendere Capena riconoscibile ed
il poco innovativo principio “servizi in cambio di cemento”
In questo condivisibile approccio culturale, ci sono però due aspetti
che non convincono.
Il progettista, nel DPI, individua a nostro parere correttamente la
principale problematica che affligge il territorio di Capena e che
condiziona negativamente il suo presente, quando parla (v. par. 2.1) di
“incertezza e debolezza del ruolo di Capena alla scala territoriale”.
Tradotto dal linguaggio tecnico, significa non solo che “risulta
difficoltosa l'individuazione delle linee portanti di sviluppo urbanistico”,
cioè che Capena si è sviluppata in modo prevalentemente abusivo e
quindi disordinato, ma soprattutto che risulta difficoltosa
l'individuazione del “ruolo del territorio comunale in confronto ed
interazione alla scala più grande della città metropolitana”, cioè che
Capena non riesce ad esprimere una sua vocazione territoriale e
quindi a risultare in alcun modo attrattiva.
Oggi Capena è infatti, essenzialmente, un comune tra la Tiberina e la
Flaminia, tra Morlupo e Monterotondo, o – come ci troviamo a dire
spesso a chi non sappia dove si trova - “vicino al casello autostradale
di Roma nord” o “vicino a Fiano Romano”. Un non-luogo nel quale non
si hanno buoni motivi per passare né per risiedere né per investire
economicamente.
Capena non è riconoscibile e quindi, per chi non vi abita,
semplicemente non esiste. Il che si ripercuote sulla sua attrattività dal
punto di vista turistico ed economico e, conseguentemente, sul
benessere dei suoi cittadini.
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E' a questa problematica, tipica di un paese come Capena inserito in
un'area metropolitana come quella di Roma, che l'”urbanistica della
piccola dimensione” - metodo elaborato dal prof. Colarossi con
riferimento non alle piccole città ma al quartiere o all'aggregato di
quartieri delle grandi metropoli - non riesce a dare risposta, proprio
perché non consente di inserire il “nodo Capena” nella “rete” territoriale
rappresentata dall'area metropolitana né a portare verso di esso quei
flussi (della mobilità, sociali, economico-finanziari) che possano
renderlo un “nodo vitale” e non sclerotizzato.
Il tentativo di rendere riconoscibile Capena – o di costruirne una
“narrazione”, come il progettista afferma - come “città del buon abitare
sostenibile” (par. 2.1), semplicemente caratterizzandola come “non
solo città d'arte, ma anche (…) città di piazze e di giardini” (par. 5.2)
appare debole e velleitario e più che altro frutto di una strategia
applicabile a qualunque contesto. Una Capena piena di piazze e di
giardini certamente ci piace (e a chi non piacerebbe). Ma, considerata
la situazione attuale del territorio e le risorse disponibili, è un'ipotesi
percorribile? E' questo che veramente ci serve?
Il dubbio appare ancor più legittimo, se consideriamo il secondo punto
di critica che ci è dato rilevare, quando, tra i “cinque indirizzi”, si parla
di “utilizzare strumenti e modalità di attuazione che permettano nello
stesso tempo di massimizzare i vantaggi per la collettività e di
minimizzare il ricorso a risorse pubbliche per sostenere i costi di
intervento sugli spazi pubblici, attrezzature e servizi pubblici”.
Tale indirizzo si traduce essenzialmente nell'idea di un “piano a costo
zero”, cioè nel pressoché esclusivo ricorso alla finanza privata per
dotare il paese di quegli spazi e servizi pubblici di cui è oggi
gravemente carente. E' quella che il progettista chiama “la qualità della
quantità”, ovvero “la qualità urbana producibile con le quantità di nuova
edificazione”, ricorrendo in questo caso ad una “inversione logica” che
rischia di tradursi in una vera e propria “eterogenesi dei fini”.
In realtà, infatti, l'idea è quella – per nulla innovativa e per nulla in linea
con il principio di contenimento del consumo di territorio – di
individuare negli oneri di urbanizzazione (o eventualmente nelle opere
a scomputo) che i costruttori privati devono al Comune l'unica risorsa
per fornire spazi e servizi pubblici ai cittadini.
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Si tratta proprio di quella stessa idea che era alla base del piano
regolatore vigente e che si è rivelata fallimentare, dal momento che
negli ultimi 10 anni – come riportato nello stesso DPI (v. Tav. P3) –
sono stati cementificati più di 180.000 mq di territorio e la popolazione
è raddoppiata da 5000 a 10000 abitanti, mentre il verde e i servizi
pubblici che si dovevano realizzare con i relativi oneri di
urbanizzazione sono rimasti praticamente “al palo” (v. le aree F1 ed F2
di cui alla Tav. G1a e G1b – Individuazione delle aree residue di Piano
non attuate – sovrapposizione PRG vigente – CTR2010).
L'impressione è che “la qualità della quantità” sia in realtà il suo esatto
opposto, ovvero “la quantità della qualità”, cioè che non si parta dalla
qualità urbana necessaria per definire la quantità di nuova edificazione
privata che possa finanziarla, ma che l'esigenza di verde e servizi
pubblici costituisca il “velo pietoso” sotto cui si vuole nascondere una
ulteriore cementificazione di alcuni tra i tratti più pregiati del nostro
territorio.
5.3 Le ombre/2 - Mancanza degli elementi minimi essenziali del
DPI, che consentano di progettare il futuro tenendo conto del
passato e del presente
La legge urbanistica regionale n. 38/1999 prescrive, tra gli elementi
minimi essenziali del DPI, quelli che consentono di pianificare il futuro
tenendo conto del passato e del presente e, in particolare, dello stato
di attuazione del piano regolatore vigente del quale si va a prevedere
una “variante generale”, tra i quali, in particolare:
 “a) la relazione sulle linee di sviluppo storico delle
trasformazioni del territorio comunale ed il loro rapporto con gli
strumenti di pianificazione comunale”;
 “c) la quantificazione del patrimonio edilizio esistente, ivi
compresa la suddivisione tra edilizia legale ed abusiva”;
 “e) la definizione e quantificazione della struttura dei servizi
pubblici esistenti”;
 “g) la cartografia in scala adeguata dell'assetto urbano attuale,
del piano generale vigente e della sintesi della proposta di
piano”.
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Quanto alla lettera a), nel DPI manca ogni collegamento tra le linee di
sviluppo storico e gli strumenti di pianificazione comunale. Quanto alla
lettera c) ci si limita a quantificare il patrimonio edilizio esistente, senza
tuttavia suddividerlo tra edilizia legale ed abusiva. Quanto alla lettera
e), nessuna definizione e quantificazione viene fatta dei servizi pubblici
esistenti. Quanto alla lettera g) non vi è una cartografia che renda
sovrapponibili e quindi confrontabili l'assetto urbano attuale, il piano
generale vigente e la sintesi della proposta di piano, dalla quale
emergerebbe chiaramente l'inattuato ed il deficit di verde e servizi.
Oltre a quanto previsto dalla legge regionale, bisogna inoltre rilevare
che simili previsioni sono contenute anche all'art. 54, comma 2, delle
Norme di attuazione del Piano Territoriale Provinciale Generale
(PTPG), in base al quale il DPI deve contenere:
 “f) la documentazione dei regimi urbanistici vigenti, piano
generale, piani esecutivi, convenzioni; provvedimenti per i
recupero dell’abusivismo edilizio, ecc. con il relativo stato di
attuazione”;
 “g) la valutazione per ogni zona omogenea dell’edificazione
esistente e residua di piano; le dotazioni di aree ed
attrezzature, acquisite alla proprietà pubblica, pubbliche o di
uso pubblico; infrastrutture ed opere di urbanizzazione; gli
eventuali elementi da salvaguardare”.
Anche in questo caso, non sembrano presenti all'interno del DPI
informazioni specifiche sullo stato di attuazione dei piani esecutivi, né
“la valutazione per ogni zona omogenea dell’edificazione esistente e
residua di piano; le dotazioni di aree ed attrezzature, acquisite alla
proprietà pubblica, pubbliche o di uso pubblico; infrastrutture ed opere
di urbanizzazione; gli eventuali elementi da salvaguardare”.
Eppure si tratta di elementi, come detto, essenziali per legge, ed inoltre
particolarmente importanti per il Comune di Capena, all'interno del
quale l'attuazione del PRG vigente limitata all'edificazione privata
(l'esaurimento della “capacità edificatoria” rilevato già dalla Relazione
Sebasti nel 2006) e la pressoché totale inattuazione dello stesso con
riferimento a verde e servizi pubblici sono percezione comune presso
la
cittadinanza,
ma
non
quantificata
e
non
spiegata
dall'Amministrazione.
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Nel DPI predisposto dall'Ing Colarossi, quanto allo stato di attuazione
del PRG vigente, ci si limita, in un paio di passaggi, a rilevare che:

“le parti urbane costruite nel corso del XX secolo e fino ad oggi
sono di scarsa qualità per l'abitare, in particolare per quanto
riguarda la dotazione di spazi pubblici, attrezzature e servizi”
(v. Par. 2.1);

“si rileva una grave criticità riscontrata sino ad ora
nell'attuazione del Prg vigente e in vigenza delle relative NTA.
Le unità di misura mq/mq non devono sottendere volumi non
computati siano essi seminterrati, tecnici o sottotetti, come già
successo in passato e che a seguito di condoni edilizi, leggi
sui sottotetti, piano casa e similari ne hanno stravolto la
destinazione “tecnica”, facendoli emergere come unità
abitative. Nel paradosso urbanistico capenate la sommatoria
dei singoli casi di cambio di destinazione d'uso da locali tecnici
ad abitazione ha generato – in alcuni casi – la nascita di veri e
propri quartieri che ne impone la trattazione urbanistica come
nuclei spontanei ai sensi della L.R. Lazio n. 28/80. L'ulteriore
danno alla collettività è stato determinato dallo stravolgimento
del numero di abitanti convenzionali previsti dal PRG vigente a
seguito del “pagamento” urbanistico della sola quota
residenziale e non dell'arbitraria quota di cubatura sottesa
dalla realizzazione di seminterrati e sottotetti, divenuti per la
loro natura distributiva delle ampie zone giorno e zone notte.
L'interpretazione delle NTA – invalsa nella progettazione
ordinaria – prevede, infatti, di incrementare la quota
residenziale della percentuale “porticato” pari al 20% e di
proiettare il tutto nel seminterrato (extra cubatura fondiaria) e –
per l'obbligo di coperture a tetto – creare un altro piano di pari
superficie con copertura spiovente di altezza massima pari a
m. 2,40. L'incremento delle cubature fondiarie con la
realizzazione di tali seminterrati e sottotetti (divenuti abitabili,
se non nel diritto, certamente di fatto) ha triplicato la cubatura
realizzata con una stima, verosimile, di raddoppio degli abitanti
convenzionali. Tutto questo deve essere rigorosamente evitato
per il futuro”.
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Poco convincenti, per non dire assenti, appaiono i correttivi individuati
per far sì che “tutto questo” venga effettivamente “evitato per il futuro”.
Appare tuttavia imprescindibile, per chi voglia fare un nuovo piano
regolatore, partire da qui, da quello che si doveva realizzare per i
cittadini e non è stato realizzato e dai motivi per cui ciò è accaduto, al
fine, da una parte, di pianificare un “risarcimento” ai cittadini stessi
mediante la realizzazione degli standard previsti per legge, e, dall'altra,
di individuare i correttivi necessari per evitare il mancato incasso degli
oneri di urbanizzazione o la “distrazione” degli stessi dalla finalità loro
propria, come è accaduto negli anni passati.
5.4 Le ombre/3 - Assenza di una reale partecipazione e sue
conseguenze negative
Si è già detto della buona disponibilità alla partecipazione dimostrata
dai cittadini di Capena, in diverse occasioni.
In primo luogo, nel partecipato incontro promosso da SEL Capena il 30
settembre, per il quale furono realizzate anche video-interviste a
numerosi cittadini; in secondo luogo, nell'evento organizzato da SIP
Capena con circa 200 persone che hanno accettato di rispondere ai
questionari somministrati in piazza ed anche di indicare su cartografia
le criticità e le opportunità del territorio; in terzo luogo, nel partecipato
incontro di presentazione del DPI avvenuto a luglio 2013 presso la
Sala del Consiglio comunale. Oltre a questo si aggiungano anche le
osservazioni fatte pervenire, dopo l'incontro, da associazioni di
cittadini, quali il Movimento I ragazzi di oggi, gli uomini di domani o il
Comitato Sviluppo Colle del fagiano.
A fronte di questa disponibilità, e della centralità che la stessa
partecipazione doveva assumere nell' “urbanistica della piccola
dimensione”, del tutto inadeguata appare fino ad oggi la partecipazione
realmente effettuata dall'amministrazione comunale, visto che essa si
è ridotta in un'unica assemblea di presentazione del DPI ed in 5
incontri avvenuti successivamente alla pubblicazione del DPI sul sito
istituzionale del Comune, al quale non sono stati invitati i singoli
cittadini ma solo forze politiche o sociali organizzate, in ambedue i casi
con scarsissimo preavviso. E senza, come detto, che nessuna di tali
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occasioni abbia fin qui determinato una qualche apprezzabile modifica
delle linee di indirizzo del nuovo piano.
Si tratta di una carenza di forma che, leggendo il DPI, emerge con
evidenza come carenza di sostanza.
Infatti, il DPI – che secondo l'”urbanistica della piccola dimensione”
doveva derivare da una “esperienza percettiva dello spazio urbano (…)
da altezza d'occhio d'uomo” - appare prevalentemente frutto di
un'analisi del territorio “a volo d'uccello”, basata essenzialmente su
cartografie e foto satellitari.
Da quest'analisi dall'alto, infatti, emerge in maniera evidente la
conformazione urbanistica di Capena basata su “nuclei urbani
(“quartieri”)” che rappresentano “frammenti lontani non in senso
assoluto (parliamo di un comune di circa 29 kmq), ma non comunicanti
e non raggiungibili attraverso una pedonalità urbana e tutti carenti di
spazi pubblici e di servizi di vicinato”.
E' proprio tale analisi ad essere posta alla base dell'idea fondamentale
di variante, tesa a “riconnettere” questi frammenti e a dotarli di piazze,
nelle quali dovrebbero essere realizzate nuove edificazioni residenziali
da cui trarre le risorse economiche per attrezzarle e collocati nuovi
servizi e/o esercizi commerciali.
Un'idea in astratto da non respingere, ma che, certamente, la
partecipazione dei cittadini già nella fase di elaborazione del DPI
avrebbe certamente aiutato a definire in modo più efficace.
Ad esempio, consultando i cittadini, si sarebbe potuto evitare di
collocare piazze in zone totalmente disabitate ed irraggiungibili con
percorsi pedonali, come la piazza di Manciano (tav. P5h), o dove
esistono aziende con attività di allevamento avviate, come la piazza
del Colle del fagiano (tav. P5b), o di concepire piazze più simili a
rotatorie carrabili (peraltro già esistenti) per fare le quali si vanno a
realizzare palazzine sull'unica area verde che i cittadini hanno
autonomamente attrezzato per loro e per i loro figli, come per piazza
Europa a Pastinacci (tav. P5f).
Ancora, consultando le comunità presenti sul territorio, si sarebbe
potuto rilevare che a Capena mancano non solo piazze ma anche e
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soprattutto luoghi coperti di aggregazione, ai quali poca o nessuna
attenzione è dedicata dal DPI, come avviene per la riqualificazione
dell'ex Cantina Sociale, al quale sembra accennarsi quando si parla
del progetto Casa Capena come di un “centro di informazione e di
gestione e e indirizzo per la fruizione del territorio e della città di
Capena” (par. 2.2), o per il Mattatoio comunale, che si prevede di
demolire per costruirvi la piazza del Mattatoio (tav. P5g) – anch'essa
irraggiungibile con percorsi pedonali – invece che riqualificarlo e
riconvertirlo ad es. in centro socio-culturale. Neppure un cenno viene
fatto ad altri spazi pubblici esistenti, sottoutilizzati o inutilizzati, da
riconvertire o riqualificare, come la Sala Gregorini nel centro urbano,
l'ex Lavatoio o la Torre dell'orologio nel centro storico.
Infine, consultando le realtà produttive, si sarebbe ancora potuto
prendere atto che a Capena non esiste solo un paesaggio “bello” da
salvaguardare e valorizzare, ma anche un paesaggio “produttivo”, che
forse, nell'epoca dello slow-food e della green-economy può dire la
sua quanto alla vocazione di Capena e alla sua riconoscibilità alla
scala territoriale, non tanto forse come improbabile “città delle piazze e
dei giardini”, quanto piuttosto come “città del buon vivere”, fatta non
solo di un “buon abitare”, ma anche di un “buon mangiare”, di un “buon
bere” e di un “bel visitare”.
In quest'ottica forse converrebbe leggere la riqualificazione dell'ex
Cantina Sociale, come polo di esposizione, commercio, ristorazione e
promozione delle produzioni agro-eno-gastronomiche di qualità locali,
collegato ad una rinnovata vocazione della zona artigianale già
prevista nel piano vigente e mai realizzata come polo di lavorazione di
quelle stesse produzioni.
Si tratta solo di alcuni piccoli esempi di come la partecipazione dei
cittadini avrebbe potuto e potrebbe migliorare il DPI e di conseguenza
il nuovo piano regolatore.
5.5 Le ombre/4 – Il mancato avvio della Valutazione ambientale
strategica
La valutazione ambientale strategica (VAS) è un processo disciplinato
dal Codice dell'ambiente (D. Lgs. 152/2006) e finalizzato a valutare gli
effetti ambientali dei piani o dei programmi, prima della loro
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approvazione (ex ante), durante (in-itinere) ed al termine del loro
periodo di validità (ex post). A norma dell'art. 6, comma 2, del Codice
dell'ambiente, la VAS si applica certamente al PUCG.
Con una circolare congiunta del 16 giugno 2011 indirizzata a tutti i
Comuni del Lazio, le Direzioni regionali Ambiente e Territorio ed
Urbanistica hanno ritenuto che il DPI “costituisca il momento più
appropriato per l'avvio della procedura di VAS” applicata al PUCG,
auspicando, altresì, “un'integrazione tra i due iter procedurali” “per una
maggiore economicità temporale”, dal momento che la sola procedura
di VAS può durare fino a 9 mesi.
In particolare, contestualmente all'adozione del DPI da parte del
consiglio comunale, il Comune di Capena avrebbe dovuto inviare alla
Direzione regionale Ambiente il “rapporto preliminare sui possibili
impatti ambientali significativi dell'attuazione del piano”.
Fino alla fine di Gennaio, non risulta che la procedura di VAS fosse
stata avviata dal Comune di Capena con l'invio del suddetto rapporto
preliminare.
6. Proposte di modifica e integrazione
Essendo il DPI un documento di indirizzo, e quindi essenzialmente
politico-amministrativo,
di
carattere
essenzialmente
politicoamministrativo saranno le proposte di modifica e integrazione elencate
di seguito, riservandoci osservazioni di carattere più tecnicourbanistico in sede di adozione del PUCG (art. 33, comma 2, L.R.
38/1999).
6.1 Più trasparenza: integrazione del DPI con tutti i dati
mancanti relativi allo stato di attuazione del PRG vigente
Il DPI va integrato con i dati mancanti indicati al punto 5.3, essenziali ai
sensi dell'art. 32, comma 1, della l.r. 38/1999, e dell'art. 54, comma 2,
delle Norme di attuazione del Piano Territoriale Provinciale Generale
(PTPG), che consentano di effettuare una seria e trasparente
“rendicontazione” sullo stato di attuazione del PRG vigente, non solo
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con riferimento al “costruito”, ma anche al verde e ai servizi pubblici
realizzati ed esistenti sul territorio.
Ribadiamo in particolare la necessità, già espressa nella lettera aperta
inviata al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio comunale di Capena il 27
maggio 2013 congiuntamente al Movimento Capena Anno Zero e al
Movimento I ragazzi di oggi gli uomini di domani, che dai suddetti dati
emergano chiaramente risposte alle sottoelencate domande:
Quanti immobili privati sono stati costruiti rispetto a quelli
previsti dal PRG vigente;
Quanti di questi sono autorizzati e quanti sono stati realizzati
abusivamente;
Quanti oneri concessori sono stati incassati dalla realizzazione
degli immobili autorizzati e quante oblazioni dagli abusi condonati;
Come questi introiti sono stati utilizzati e in quale parte sono
stati destinati alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria
e secondaria;
Quanto verde e servizi sono stati realizzati rispetto a quelli
previsti dal PRG vigente;
 Quanti immobili privati vuoti, abbandonati, sfitti o invenduti
esistono oggi sul territorio di Capena (si veda la richiesta di
censimento fatta dal Comitato locale del Forum Salviamo il
paesaggio).
Tali dati, come da sempre abbiamo chiesto, dovrebbero essere messi
per tempo a disposizione dei cittadini, al fine di realizzare, come
proposto nel punto seguente, una partecipazione consapevole ed
informata sulla necessità e sugli obiettivi generali e specifici di una
nuova pianificazione urbanistica generale.
6.2 Più partecipazione: integrazione del DPI con la disciplina
del processo di partecipazione per l'adozione del PUCG
Per restituire credibilità al metodo dell'“urbanistica della piccola
dimensione” indicato dal progettista, secondo il quale il medesimo
“assume la partecipazione degli abitanti ai processi delle scelte
riguardanti le trasformazioni urbanistiche del loro ambito urbano come
metodo per meglio conoscere le realtà locali anche nei dettagli e
progettare un assetto in accordo con quelle conoscenze e con i
desideri o aspirazioni degli stessi abitanti”, è necessario recuperare in
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sede di adozione del PUCG quel grave deficit di partecipazione che il
DPI approvato si trova oggi a scontare.
A tal fine, si propone di aggiornare il DPI approvato con un nuovo
allegato recante la disciplina di un processo avanzato e strutturato di
partecipazione dei cittadini al PUCG, al fine di riempire di contenuti e di
conferire centralità alla fase descritta dall'art. 33, comma 2, della l.r.
38/1999, in base al quale “il comune adotta il PUCG ai sensi della l.
1150/1942 e successive modifiche dopo aver effettuato consultazioni
con gli enti pubblici e con le organizzazioni sociali, culturali,
ambientaliste, economico-professionali e sindacali interessate e
comunque avendo attivato processi di partecipazione e di
informazione finalizzati a promuovere forme di intervento diretto dei
cittadini”.
Si propone, in particolare, di prevedere l'invio via posta a ciascun
nucleo familiare residente nel comune di Capena di un questionario
per la rilevazione dei bisogni, l'attivazione di un forum telematico ad
hoc sul sito istituzionale del Comune, l'attivazione di un tavolo di lavoro
di urbanistica partecipata e la previsione di una o più assemblee nei
diversi sistemi di quartieri individuati, al fine di sottoporre alla
partecipazione dei cittadini le linee di indirizzo e le proposte progettuali
contenute nel DPI.
6.3 Più attenzione alla sostenibilità ambientale: immediato
avvio della procedura di VAS
Al fine di approfondire maggiormente l'impatto ambientale del piano, si
propone di avviare immediatamente la procedura di VAS con la
redazione e l'invio del Rapporto preliminare, da pubblicare anche on
line a fini di trasparenza e partecipazione dei cittadini, seguendo l'iter
individuato dalla circolare congiunta delle Direzioni regionali Ambiente
e Territorio ed Urbanistica del 16 giugno 2011.
6.4 Gli scenari progettuali/1: le 13 piazze
6.4.1 Piazza Manciano: da eliminare o riconvertire (-48 abitanti)
La piazza in questione risulta collocata in zona disabitata e
irraggiungibile tramite percorsi pedonali. Oltre a ciò essa andrebbe a
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cementificare quello che è attualmente un uliveto secolare. Si propone
pertanto di eliminare la piazza o, in subordine, di riconvertirla in
giardino, senza previsione di nuove cubature, ma solo di un piccolo
parcheggio di servizio.
6.4.2 Piazza ingresso S. Marco: da mantenere previa revisione
della proposta progettuale
La piazza in questione risulta collocata in zona utile. Perplessità si
esprimono tuttavia sulla proposta progettuale, sia per la pericolosità
della strada provinciale, che la attraverserebbe, sia per le dimensioni
molto limitate e la collocazione “in seconda battuta” del verde pubblico
rispetto al fronte-strada, sia, infine, per la preponderanza della parte
residenziale-commerciale. Si propone pertanto di sottoporre la
proposta progettuale alla partecipazione dei cittadini, al fine di
verificarne l'opportunità/fattibilità o la eventuale necessità di modifiche.
6.4.3 Piazza ingresso Mattatoio: da sostituire con riconversione
e riqualificazione ex Mattatoio (-45 abitanti)
La piazza in questione risulta collocata in zona poco opportuna, sia per
la quantità limitata di residenti serviti, sia perché irraggiungibile tramite
percorsi pedonali, vista la totale assenza di marciapiedi che
caratterizza via Madonna due ponti. Appare inoltre del tutto
inopportuno prevedere la demolizione di una delle poche strutture
coperte disponibili di proprietà comunale. Si propone pertanto di
eliminare la piazza e di prevedere un progetto di riconversioneriqualificazione del Mattatoio, al fine di destinarlo, ad esempio, a centro
socio-culturale. Il piazzale attualmente esistente, parzialmente
inutilizzato come deposito della segnaletica mobile o come parcheggio
di mezzi comunali, potrebbe essere riconvertito a parcheggio pubblico
a servizio della struttura.
6.4.4 Piazza del popolo: riqualificazione da definire come
Passeggiata Piazza della libertà – Piazza del popolo ed
elemento centrale per il rilancio del centro storico
La destinazione della piazza resta identica ed è per questo che lo
scenario progettuale di riqualificazione non è definito all'interno del
DPI. Si ritiene tuttavia che il rilancio di quella che è, nei fatti e nella
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percezione dei residenti (come rilevato dai questionari proposti da SIP
Capena) la piazza storica di Capena debba costituire un elemento
strategico per la rinascita di un centro storico di indubbio valore
storico-archeologico-paesaggistico e quindi per il riassetto dell'intero
territorio. Si propone pertanto di inserire tra gli scenari progettuali una
Passeggiata Piazza della libertà – Piazza del popolo, con il relativo
percorso pedonale ed arredo urbano, con la previsione di servizi
pubblici e con l'incentivazione per l'apertura di attività commerciali
(utilizzando soprattutto le ex cantine oggi in buona parte adibite ad
abitazioni, anche abusive). Si ritiene, inoltre, che ulteriore elemento
strategico dovrebbe essere il proseguimento della passeggiata con
percorsi naturalistici, attraverso la realizzazione del Parco della Valle
Volpina (tra gli elementi irrealizzati del PRG vigente) e la riaperturariqualificazione dei sentieri che vi conducono da Piazza del popolo.
6.4.5 Piazza 2 agosto: riqualificazione da definire come
elemento centrale del riassetto del centro urbano
Anche questo scenario progettuale non è definito nel DPI in quanto
non incidente sulla attuale destinazione urbanistica. Si tratta però, a
nostro avviso, del vero elemento strategico per il riassetto del centro
urbano. Si propone pertanto l'elaborazione di uno scenario progettuale
e la sua sottoposizione alla partecipazione dei cittadini. Da parte
nostra, la proposta è quella di prevedere l'eliminazione di via Gramsci
(da lasciare eventualmente come strada chiusa ma utilizzabile in caso
di emergenza), l'allargamento e messa in sicurezza dei giardini ed il
ripristino presso piazza 2 agosto il mercato settimanale del sabato.
Opportuno sarebbe anche il prolungamento della piazza, tramite la
realizzazione di una struttura multipiano dove ora insiste il residuo del
campo sportivo, con all'interno parcheggi (anche a pagamento), attività
commerciali, strutture sportive e servizi pubblici.
6.4.6 Piazza S. Luca: da mantenere con modifica della viabilità o
da eliminare
Anche questo scenario progettuale non è definito nel DPI in quanto
non incidente sulla attuale destinazione urbanistica. La previsione di
una riqualificazione della piazza tuttavia pare avere senso solo se
l'idea è quella di eliminare la strada e sostituirla con una viabilità
alternativa. In questo caso si avrebbe una vera piazza pedonale al
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centro del paese, con la Chiesa e l'ingresso del Comune. In caso
contrario, la riqualificazione appare del tutto inutile per quella che oggi
è denominata piazza ma non è altro che una strada su cui si
affacciano il palazzo comunale e la Chiesa con il suo sagrato.
6.4.7 Piazza Europa: da sostituire con il giardino della Fonte di
Pastinacci (-64 abitanti)
La proposta progettuale della piazza appare da respingere in toto. Si
prevede infatti di realizzare, in un quartiere composto da solo
residenziale ed assolutamente privo sia di servizi che di spazi di
aggregazione, 10 nuove palazzine (delle quali 4 con spazi commerciali
al piano terra), per fornire in cambio alla cittadinanza meri marciapiedi
con alberature a contorno di una rotatoria carrabile. Appare inoltre
particolarmente grave che 2 delle suddette palazzine siano previste su
quella che è oggi un'area verde che i cittadini hanno autonomamente
attrezzato e che costituisce ad oggi l'unico spazio di aggregazione del
quartiere. Si propone pertanto di eliminare la “piazza” e le palazzine e
di rimodulare lo scenario come giardino, provvedendo esclusivamente
ad attrezzare l'area verde esistente, previa verifica del relativo assetto
proprietario.
6.4.8 Piazza panoramica: da eliminare (-76 abitanti)
La piazza in questione appare collocata in una zona poco abitata e
irraggiungibile con percorsi pedonali ed andrebbe a compromettere
un'area agricola di sicuro interesse paesaggistico. Sostanzialmente si
andrebbe a creare una nuova piazza a servizio di un nuovo miniquartiere ad oggi inesistente, scelta poco in linea con l'idea-guida del
DPI di ridurre la frammentazione e riconnettere le porzioni urbanizzate
di territorio. Peraltro, a fronte di 8 nuove palazzine, la proposta
progettuale prevede verde essenzialmente privato. In alternativa, al
fine di rendere godibili gli scorci di paesaggio visibili da via Monte
Cecchitto, appare piuttosto consigliabile prevedere un percorso
pedonale-ciclabile che da S. Marco arrivi fino a Selvotta.
6.4.9 Piazza Selvotta: da mantenere
La piazza in questione appare collocata tra le località Monte Cecchitto
e Selvotta con l'evidente fine di riconnetterle e di andare quindi
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complessivamente a servire le attuali 150 famiglie per circa 400
residenti, più gli 80 nuovi residenti che dovrebbero abitare le 11 nuove
palazzine previste. Essa appare quindi da mantenere, seppur dopo
averne sottoposto la collocazione e la proposta progettuale alla
partecipazione dei cittadini interessati, anche per verificare la
sostenibilità economica dei 288 mq di commerciale previsti.
6.4.10 Piazza Scoranello alto: in costruzione
La piazza in questione è già in costruzione nell'ambito del Programma
Integrato di Intervento (PIT). Appare opportuno il collegamento previsto
dal DPI con Rosetole in modo che essa sia fruibile anche dalle circa
100 famiglie ivi residenti.
6.4.11 Piazza Osteria – Piazza S. Marta: da mantenere previa
attivazione di servizi nell'area
Le piazze in questione, collegate da un viale già esistente da
trasformare in viale alberato, rappresentano un sistema complesso che
va a riconnettere le località di Scoranello Alto e S. Marta, tramite anche
un ponte pedonale che andrebbe a scavalcare il fossato adiacente alla
provinciale. La loro previsione appare opportuna, tenendo tuttavia
presente che, nelle adiacenze della Chiesa di S. Marta, esiste già un
giardino pubblico poco o per nulla frequentato ed oggetto di ripetuti atti
vandalici, nella desolazione della stazione COTRAL da poco realizzata
e mai entrata in funzione. E' evidente che, per il funzionamento
dell'intero sistema, l'area va resa “viva” innanzi tutto attraverso
l'attivazione della stazione COTRAL e con la presenza di servizi ed
attività commerciali (e possibilmente anche di uffici o presìdi comunali
posti a servizio del Bivio), che da quella potrebbero trarre giovamento
e divenire economicamente sostenibili.
6.4.12 Piazza del Colle: da mantenere ma da spostare
La piazza in questione appare concepita a servizio del sistema di Colle
del fagiano e dei circa 600 cittadini ivi residenti. Essa è tuttavia
collocata non in zona centrale rispetto al sistema ma al suo margine ed
insiste, per almeno metà della sua consistenza, su un'azienda agricola
in piena attività. Appare quindi opportuno mantenerne la previsione,
ma spostandola in area più consona, da individuare attraverso la
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partecipazione dei residenti, in parte peraltro già organizzati nel
Comitato Sviluppo Colle del fagiano.
6.5 Gli scenari progettuali/2: i 5 progetti
6.5.1 Progetto Salvaguardia del paesaggio di Capena
Il progetto appare senz'altro opportuno e va meglio specificato.
6.5.2 Progetto Parco archeologico-agricolo di Civitucola
Il progetto appare senz'altro opportuno e va meglio specificato.
6.5.3 Progetto Parco agricolo del Tevere di Capena
Il progetto appare senz'altro opportuno.
6.5.4 Progetto Intorno del Lucus Feroniae
Più che un percorso “lungo recinzione”, evidentemente poco attrattivo
nella sua parte che costeggia la Tiberina, sembrerebbe opportuno
definire un progetto Parco del Lucus Feroniae, che preveda di
attrezzare l'ampia area verde circostante con alberature, aree pic-nic e
per lo sport, limitando i manufatti ad uno o più chioschi bar o di vendita
di prodotti tipici locali, in base alla sostenibilità economica, come
previsto dal PRG vigente e riducendo ulteriormente gli indici di
edificazione, in modo che alla visita al sito archeologico possa
abbinarsi, nella bella stagione, un'esperienza di relax all'aria aperta.
Opportuno sarebbe anche prevedere un cavalcavia pedonale-ciclabile
che renda comunicanti il Parco del Lucus Feroniae ed il Parco agricolo
del Tevere di Capena.
6.5.5 Progetto I giardini di Capena
Il progetto appare senz'altro opportuno e desiderabile. Una richiesta di
chiarimenti tuttavia si impone con riferimento al Giardino archeologico
della Tiberina, su cui risulta in corso un progetto incompatibile di
Centro Commerciale o Centro Conferenze di proprietà del Gruppo
Scarpellini, della cui esistenza e stato dell'arte andrebbero
adeguatamente informati i cittadini. Al di là di questo, si propone di
integrare il Progetto I giardini di Capena con la previsione di aree
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dedicate ad orti urbani o a SLURP (Spazi Ludici Urbani a
Responsabilità Partecipata), previa approvazione di appositi
regolamenti per la gestione degli orti urbani (si vedano, a titolo
esemplificativo, quelli vigenti presso i Comuni di Milano, Torino,
Genova, Firenze, Venezia, Municipio Roma XI, Rignano Flaminio) e
sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la
rigenerazione dei beni comuni urbani (si veda quello vigente presso il
Comune di Bologna). Tale integrazione può essere estesa anche ai
progetti dei due parchi agricoli Civitucola e Tevere di Capena.
6.6 Gli scenari progettuali/3: il progetto speciale Casa Capena
Si tratta di un progetto che, nel DPI, è presente solo su carta (v. Tav.
P3 e P4a), senza che poi lo stesso sia in alcun modo esplicitato
all'interno della relazione, salvo l'accenno fatto all'interno del progetto
Giardino della Casa di Capena, da cui risulta che la stessa, localizzata
presso l'ex Cantina Sociale, consisterebbe in un “centro di
informazione e di gestione e indirizzo per la fruizione del territorio e
della città di Capena”.
Al di là, anche in questo caso, dei progetti alternativi sull'ex Cantina
Sociale della cui esistenza e stato dell'arte sarebbe opportuno
informare i cittadini, il progetto speciale va senz'altro dettagliato in ben
altro modo. Da questo punto di vista, fare di una struttura della
consistenza dell'ex Cantina Sociale una sorta di Ufficio turistico
ampliato appare fin troppo riduttivo.
Nell'ottica che proponiamo, di individuare quale vocazione di Capena
quella di “città del buon vivere”, con un deciso rilancio dell'agricoltura e
delle produzioni locali, biologiche, a km zero e di qualità, l'ex Cantina
Sociale potrebbe avere ben altro ruolo, fungendo da vero e proprio
polo attrattivo e volano per l'intero settore agricolo ed enogastronomico
capenate (in particolare olio e vino), una sorta di piccola Eataly con
una parte commerciale a disposizione dei coltivatori diretti, una parte
dedicata alla ristorazione ed una a piccolo centro congressi. Nell'area
esterna si potrebbe inoltre attrezzare un'area fieristica ed un nuovo
piccolo mattatoio comunale per le limitate attuali esigenze del territorio.
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7. Conclusioni
In conclusione, ciò che del DPI appare maggiormente condivisibile è
l’approccio culturale, fondato su partecipazione e sostenibilità (par.
5.1), mentre non del tutto adeguate appaiono le modalità di attuazione
di tali principi, fortemente messe in discussione dalla mancanza di
elementi di conoscenza sullo stato di attuazione del PRG vigente (par.
5.3) e dalle gravi lacune del metodo partecipativo (par. 5.4), nonché
dalla mancata attivazione del processo di Valutazione Ambientale
Strategica (par. 5.5).
Tali mancanze portano infine alla “eterogenesi dei fini” del piano “a
costo zero”, in cui i nuovi servizi sono basati esclusivamente sugli
oneri concessori derivanti dalla nuova edificazione, e dal conseguente
insufficiente contenimento del consumo di nuovo suolo e
dell’insediamento di nuovi abitanti per colmare il gap di servizi
esistente.
Per quanto riguarda questi ultimi, in particolare, la proposta è di
ripartire da una seria “rendicontazione” dell’attuazione della parte del
PRG vigente dedicata a verde e servizi, per quantificare l’attuale deficit
a popolazione invariata, e di rielaborare il DPI in modo da colmare tale
deficit, non solo attraverso gli oneri concessori ma anche attraverso
forme di finanziamento basate su fondi europei, statali e regionali.
Se uno dei principali obiettivi del Piano diventa quello di colmare
l’attuale deficit di beni e servizi, per far diventare Capena una “città del
buon vivere”, è evidente che esso può essere perseguito solo con un
contenimento ulteriore dell’insediamento di nuovi abitanti, entro il 50%
del massimo consentito dal Piano Territoriale Provinciale Generale
(PTPG), pari a 1254 nuovi abitanti. I 721 abitanti in meno da prevedere
rispetto al DPI approvato possono derivare dai 233 abitanti in meno
per l’eliminazione di alcune piazze (par. 6.4) e da ulteriori 488 abitanti
in meno per l’eliminazione di alcune rimarginature/ricuciture.
Tramite l’attuazione di un serio processo partecipativo, da disciplinare
già in un apposito allegato al DPI, si dovrà dedicare la massima
attenzione non solo alla realizzazione di nuove piazze e giardini, ma
anche e soprattutto alla predisposizione di nuovi spazi pubblici o
pubblico/privati coperti per attività sociali, culturali e sportive (ad es.
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par. 6.4.3), nonché alla rivitalizzazione e alla promozione delle attività
agricole, enogastronomiche e culturali (ad es. e 6.5.5), che possono
contribuire a restituire a Capena una sua identità e una sua concreta
riconoscibilità alla scala territoriale metropolitana, in cui essa si trova
inserita.
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ALL. A – TAV. P4A DEL DPI: SINTESI DEGLI INTERVENTI
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