1 Bond strength Orthodontic composite resin bond strength with conventional light and Power Slot curing F. Garino*, V. Cacciafesta**, M. F. Sfondrini*** Objectives: the purpose of this clinical trial was to compare the clinical performance of a new composite resin using two different kind of light curing systems, one conventional and one turbo boosted in a split-mouth design, by using both systems for direct bonding of orthodontic stainless steel brackets in every patient. Materials and methods: fifty patients, 32 females and 18 males, of which 13 were adults (> 18 years of age) with fixed appliances were followed for a mean period of 12 months (range 6-16 months). The performance of 1200 steel brackets was evaluated: 600 were bonded with a conventional light curing (Kulzer light curing machine), curing every bracket for 20 seconds using Quick Cure Composite resin (Reliance Orthodontics), 600 were bonded with a new curing light machine (Reliance Ortho 2000 curing light with Power slot), curing every bracket for 6 seconds. Brackets were bonded both on permanent and on deciduous teeth, since many of these patients were growing patients. Results: the conventional light curing recorded an overall failure rate (26 brackets - 4,3%) significantly higher (p< 0.0360) than Power Slot light curing (13 brackets -2,3%). There were no statistically significant differences (p>0.07) between the failure rates in the upper and lower arches with either light curing systems and also in between anterior and posterior areas. A significant difference was evident, however, among the failure rate of upper total and lower total (p<0.0463) brackets bonded with both systems and was more evident in upper arches bonded with conventional curing system (p<0.0170). It was evident also a higher failure rate in the upper arch compared to the lower arch bonded with conventional light (p<0.0269). Conclusions: the Power Slot light curing was more effective. But both bonding systems failed mainly at the enamel-adhesive interface, without causing damage to the enamel. Key words: direct bonding; light curing; failure rate; composite resins. 38 PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Adesione degli attacchi ortodontici 1 Confronto tra l’adesione di una resina composita polimerizzata con lampada convenzionale e una lampada dotata di Power Slot F. Garino*, V. Cacciafesta**, M. F. Sfondrini*** Obiettivi: lo scopo di questo trial clinico consisteva nel mettere a confronto il comportamento clinico di una nuova resina composita utilizzando due differenti sistemi di fotopolimerizzazione, uno convenzionale ed un altro di tipo potenziato da un puntale “turbo”, utilizzando entrambi i sistemi per il bondaggio di attacchi ortodontici in ogni paziente usando per il bondaggio un design a “split mouth”. Materiali e metodi: cinquanta pazienti, 32 femmine e 18 maschi, 13 dei quali erano adulti (> di 18 anni) trattati con apparecchiature fisse erano stati seguiti per un periodo medio di 12 mesi(media 6-16 mesi). È stata valutata la performance di 1200 attacchi metallici: 600 erano stati bondati utilizzando un sistema convenzionale di fotopolimerizzazione (utilizzando una lampada Kulzer), polimerizzando ogni attacco per 20 secondi utlizzando una resina composita Quick Cure (Reliance Orthodontics), gli altri 600 erano stati bondati con una nuova lampada fotopolimerizzatrice (Reliance Ortho 2000 con puntale turbo Power slot), polimerizzando ogni attacco per 6 secondi. Gli attacchi erano stati bondati sia sui denti da latte che permanenti, dal momento che molti di questi pazienti erano dei pazienti in crescita. Risultati: la lampada convenzionale ha rivelato in totale una percentuale di insuccesso (26 attacchi – 4,3%) significativamente più alta (p<0.0360) rispetto ad una fotopolimerizzazione effettuata con Power Slot (13 attacchi-2,3%). Non si era riscontrata nessuna differenza statisticamente significativa (p>0.07) nelle percentuali di distacco tra le due arcate dentali con i due sistemi di polimerizzazione e anche tra le zone posteriore e anteriore. Era evidente una differenza significativa, comunque, nella percentuale di distacchi di attacchi bondati con entrambi i sistemi totali tra l’arcata superiore ed inferiore (p<0.0463) e risultava più evidente nelle arcate superiori bondate con i sistemi tradizionali (p<0.0170). Era altresì evidente una maggiore percentuale di distacco sull’arcata superiore rispetto all’arcata inferiore bondata con luce convenzionale (p<0.0269). Conclusioni: la fotopolimerizzazione eseguita con il puntale Power Slot risultava essere più efficace. Entrambi i sistemi di bondaggio avevano avuto un insuccesso principalmente nell’interfaccia smalto-adesivo, senza provocare danni allo smalto. Parole chiave: bondaggio diretto; fotopolimerizzazione; percentuale di distacco; resine composite. PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 39 2 Bond strength Introduction The search for an ideal orthodontic bonding technique still continues1. Much has been written on the topic probably because bond failure is a common occurrence. The cost of emergency visits to replace broken brackets is significant both for the patient and for the practitioner. In fact, proper positioning and bonding of the orthodontic bracket determines much of the success of the treatment outcome2,3. In the process, the supremacy of self-curing vs. light-curing and resin vs. glass inonomer systems is heavily debated. Nonetheless, the ultimate goal is to develop a rapid curing light and composite combination that will yield the best possible bracket adhesion. Rapid curing may be achieved with plasma or laser lights, but is costly. Consequently, the visible light is still popular6-8. The focus of some of the supply companies was to somehow reduce the curing time by modifying the curing light and the composite resins. Bonding of brackets require a series of technique-sensitive steps (etch for 15-60 sec to produce a rough surface to allow resin infiltration, followed by primer application) in a completely dry field. Clinically, intraoral contaminations, moisture, temperature and other factors such as orthodontic mechanics, trauma and masticatory forces are all known to affect bond strength9. In vitro studies cannot completely reproduce the clinical conditions. Thus, a prospective longitudinal in vivo clinical study is needed to determine whether, using composite resins, a Power Slot curing light can provide better results compared to a conventional curing light. Accordingly, the aim of this study was to compare the clinical performance of a light cured composite resin cured with either conventional light curing machine or an enhanced light curing machine, and to locate the area with the highest degree of bond failure. Material and methods Sample Data for this study were collected in an orthodontic practice in Turin, Italy. Fifty consecutively treated patients (32 females and 18 males, of which 13 were adults > 18 years of age) with a range of Class I, Class II and Class III malocclusions were treated by one operator (FG). One selection criterion was the absence of occlusal interferences on any of the bonded brackets; enamel surface caries, fillings or hypoplasia were likewise excluded from the study. Gender, age or race differences were ignored. Using a split-mouth design, the oral cavity was divided into quadrants (Table 1). In 25 patients, the maxillary right and mandibular left quadrants were bonded with the composite resin, using a conventional light curing machine (Kulzer) for 20 seconds on each tooth. In the remaining quadrants the same composite resin was utilized using a new light curing machine (Ortho 2000 light, Reliance Orthodontics, Itasca, IL, USA with Po- Table1 Split-mouth desing used in this clinical trial. Kulzer Quick cure Power Slot Quick cure 40 Power Slot Quick cure Kulzer Quick cure PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Adesione degli attacchi ortodontici Introduzione Continua tuttora la ricerca di un sistema di bondaggio ideale1. Molto è stato scritto su questo argomento probabilmente perché l’argomento relativo al distacco degli attacchi costituisce un problema comune. Il costo degli appuntamenti di emergenza per rimpiazzare attacchi staccati risulta essere significativo sia per il paziente che per l’ortodontista. Infatti, un corretto posizionamento degli attacchi ed una corretta tecnica di bondaggio degli attacchi rappresenta una parte del successo del trattamento ortodontico2,3. Risulta essere molto dibattuta la supremazia tra i sistemi autopolimerizzanti e fotopolimerizzanti e tra le resine composite e cementi vetroionomerici. Non per ultimo un altro obiettivo consiste nello sviluppare una combinazione tra un ottimo composito ed una rapida fotopolimerizzazione che garantisca la migliore adesione degli attacchi ortodontici. Una rapida polimerizzazione può essere ottenuta con delle luci al plasma o laser, ma risultano costose. Di conseguenza, la luce visibile risulta ancora quella che ha maggior successo6-8. L’obiettivo di alcune delle compa- gnie che forniscono queste lampade consisteva nel ridurre i tempi di fotopolimerizzazione modificando la luce polimerizzante e le resine composite. Il bondaggio degli attacchi richiede una sequenza di passaggi che risulta essere molto tecnica-sensibile (mordenzare tra i 15 e 60 secondi per ottenere una superficie ruvida che consenta l’infiltrazione della resina, seguita dall’applicazione del primer) in un campo totalmente asciutto. Clinicamente, la contaminazione intraorale, l’umidità, la temperatura e altri fattori come la meccanica ortodontica, i traumi e le forze masticatorie sono tutti conosciuti come elementi che influiscono sulla resistenza al distacco9. Gli studi in vitro non possono riprodurre completamente le condizioni cliniche. Perciò, uno studio clinico longitudinale in vivo risulta essere necessario per stabilire se, usando resine composite ed una lampada dotata di puntale Power Slot si possano ottenere migliori risultati rispetto a quelli che si otterrebbero utilizzando una lampada convenzionale. L’obiettivo di questo studio consisteva nel mettere a confronto il comportamento clinico di Tabella1 Disegno a split mouth usato in questo trial clinico. Kulzer Quick cure Power Slot Quick cure PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Power Slot Quick cure Kulzer Quick cure 2 una resina composita fotopolimerizzata sia con lampada convenzionale che con lampada a luce visibile più potente, e di localizzare anche l’area che presentava la percentuale più alta di distacchi. Materiali e metodi Campione I dati per questo studio sono stati raccolti in uno studio ortodontico a Torino in Italia. Cinquanta pazienti trattati consecutivamente (32 femmine e 18 maschi, 13 dei quali erano adulti con meno di 18 anni) con una media di malocclusioni di classe I, II e III erano stati bondati dallo stesso operatore (FG). Un criterio di selezione era rappresentato dall’assenza di interferenze occlusali su nessuno dei denti bondati; casi che presentavano carie sulle superfici smaltee, otturazioni o ipoplasie erano stati altresì esclusi da questo studio. Il sesso, l’età e le differenze di razza erano state ignorate. Utilizzando un disegno a splitmouth, la bocca era stata divisa in quattro quadranti (Tabella 1). In 25 pazienti, i quadranti superiore destro ed inferiore sinistro erano stati bondati con la resina composita utilizzando una lampada a luce convenzionale (Kulzer), polimerizzando ogni dente per 20 secondi. Nei restanti quadranti, la stessa resina composita era stata adoperata utilizzando una nuova lampada fotopolimerizzatrice (Ortho 2000, 41 3 Bond strength wer Slot addition) curing each tooth 6 seconds. Brackets (because many patients were in mixed dentition) were bonded both on permanent and deciduous teeth. A total of 1200 stainless-steel self-ligating brackets with .022” slot (Speed, Strite Industries, Cambridge, Ontario, Canada) were evaluated. The brackets were bonded by the same clinician (FG), left-handed, and the split mouth design was randomly alternated from patient to patient in order to eliminate any bias that may have been introduced by the clinician’s left-handedness. Fig. 1 Quick cure composite. Adhesive The light-cured composite resin used in this clinical trial was “Quick Cure” (Reliance Orthodontics, Itasca, IL, USA) (Fig. 1). The sealant was “Light bond with fuoride.” The composite resin is a mixture of bisphenol A diglycidmethacrylate, fused silica and triethyleneglycol dimethacrylate. Whereas, the sealant contantains bisphenol diglycidylmethacrylate, triethyleneglycol dimethacrylate and morpholinoethyl methacrylate hydrofluoride. Light curing machines Two light curing machines were tested in this clinical trial. The first was “Kulzer” light curing device; it uses halogen light with an output wavelength range of 450 nm and an output light intensity of 600 42 mW/cm2. This unit light is an electronically controlled polymerisation lamp for photocuring composites and sealants. The second was “Ortho 2000” light (Reliance Orthodontic Products, Itasca, IL, USA), which uses halogen light with an output wavelength range of 400500 nm and an output light intensity of 1000 mW/cm2. The Ortho 2000 can use a wide range of pre-programmed curing time, from 2 to 30 seconds. The machine includes a new device, named “Power Slot” which is an angled probe. It allows the light to cure the adhesive in 6 seconds (3 seconds from any two sides of the bracket). The Power Slot has different unique features: • flat tip computer-optimized for maximum light transfer; • no wasted light energy; • maximum tapered optics in- creases the output of the light 2.5 times to ensure fast curing with maximum strength; • flat tip assures easy placement of light guide against the surface of tooth and bracket. Method All brackets were identically bonded by the operator (FG). Teeth were isolated, cleaned with pumice, and each tooth etched with 37% orthophosphoric gel for 20 seconds, rinsed for 20 seconds and dried for the same amount of time. A thin coat of primer (was applied and light cured for 5 seconds following manufacturer’s instructions. The adhesive was applied in a thin layer onto the bracket base and the bracket was placed on the tooth. PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Adesione degli attacchi ortodontici Reliance Orthodontics, Itasca, IL, USA con aggiunta del puntale Power Slot) polimerizzando ogni dente per 6 secondi. Gli attacchi (dal momento che molti pazienti erano in dentizione mista) erano stati bondati sia su denti permanenti che sui denti da latte. Sono stati presi in considerazione un totale di 1200 attacchi autoleganti con slot .022” (Speed, Strite Industries, Cambridge, Ontario, Canada). Fig. 1 (a sinistra) Composito Quick Cure. Gli attacchi erano stati bondati dallo stesso operatore(FG), mancino, e il disegno a split mouth veniva alternato da paziente a paziente per eliminare ogni fattore dovuto al fatto che il paziente era mancino. Adesivo La resina composita usata in questo trial clinico è stato il “Quick Cure” (Reliance Orthodontics, Itasca, IL, USA) (Fig.1). L’adesivo invece è stato il “Light bond con fluoro.” La resina composita è una miscela formata da bisfenolo A diglicidemetacrilato, silice fusa e trietilenglicolo dimetacrilato. L’adesivo invece è composto da bisfenolo diglicidemetacrilato, trietilenglicolo dimetacrilato e morfolinoetil metacrilato idrofluorico. PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Lampade fotopolimerizzatrici In questo trial clinico sono state testate due lampade fotopolimerizzatrici. La prima era una “Kulzer”; utilizza una luce alogena che lavora nello spettro di luce intorno ai 450 nm e ha una intensità della luce in uscita di 600 mW/cm2. Questa lampada è una lampada a controllo elettronico per fotopolimerizzare resine composite ed adesivi. La seconda era una lampada “Ortho 2000” (Reliance Orthodontic Products, Itasca, IL, USA), che utilizza una luce alogena che lavora nello spettro di luce che va dai 400 ai 500 nm e ha una intensità della luce di 1000 mW/cm2. La Ortho 2000 può utilizzare un ampio range di tempi di polimerizzazione pre-programmati, dai 2 ai 30 secondi. La macchina comprende anche un nuovo elemento, il “Power Slot” che è un puntale angolato. Permette alla luce di polimerizzare l’adesivo in 6 secondi (3 secondi su due lati del bracket a scelta, mesiale e distale oppure gengivale e occlusale). 3 zazione con un’altissima adesione; • la punta piatta permette un facile posizionamento della luce sulla superficie del dente e dell’attacco. Metodo Tutti gli attacchi sono stati bondati con la stessa procedura dallo stesso operatore (FG). I denti sono stati isolati, disinfettati con la pomice, e ogni dente è stato mordenzato con acido ortofosforico al 37 % in gel per 20 secondi, lavato per 20 secondi e asciugato per 20 secondi. È stato applicato un sottile strato di adesivo e polimerizzato per 5 secondi, secondo le istruzioni del produttore. Uno strato sottile di resina composita è stata applicata sulla base dell’attacco e l’attacco è stato applicato sul dente. Il Power Slot ha delle caratteristiche uniche: • punta piatta del puntale per un trasferimento ottimale della luce; • nessuna perdita della luce; • un’ottica ad alta precisione aumenta lo spettro d’uscita della luce di 2 volte e mezza per assicurare una veloce polimeriz- 43 4 Bond strength The excess adhesive was squeezed out by gentle pressure, which was then removed from the margins of the bracket base with an explorer prior to polymerization. In two quadrants (e.g., upper right and lower left) brackets were cured for 20 seconds each, while in the other two quadrants, 6 seconds each. Results Over the mean period of 12 months of active orthodontic treatment of the 1200 bonded brackets there were 39 failures: 26 (4.3% ) in the standard light group, and 13 (2.3%) in the Power Slot group (Table 2). The difference in the performance of these two types of lights was significant (p<0.0360). The distribution of bracket failures is presented in Tables 3-5. With each light curing system, no statistically significant differences were found (p>0.07) between the upper and lower arches. The performance of the “Kulzer” light was poor, showing a significantly higher (p<0.0170) failure rate (6.3%) than Power Slot curing (2.3%) in the upper arch, 2.3% vs. 2% in the lower arch. When the bonding of six anterior teeth was compared with that of first and second premolars, no statistically significant differences Table 2 Numbers and percentage of failed brackets bonded with Kulzer and Power Slot. Bonding agent Kulzer Power Slot Total No. Bonded 600 600 1200 No. Failed 26 13 39 Percent failed 4,3% 2,2% 6,5% Paired T-test * * *p <0.05 Table 3 Combined upper and lower numbers and percentages of failed brackets of anterior versus posterior segments. Bonding agent Anterior No.bonded No.failed Kulzer 300 9 Power Slot 300 6 Total 600 15 Paired t-test NS Percentage 3% 2% 5% No.bonded 300 300 600 Posterior No. failed 17 7 24 NS Paired t-test Percentage 5,7% 2,3% 8% NS NS NS NS: not significant *p<0.05 44 PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Adesione degli attacchi ortodontici L’adesivo in eccesso è stato rimosso una volta data una certa pressione all’attacco sul dente, rimuovendolo poi dai margini della base dell’attacco con uno specillo prima della polimerizzazione. In due quadranti (per esempio superiore destro e inferiore sinistro) gli attacchi sono stati polimerizzati ciascuno per 20 secondi, mentre negli altri due quadranti ogni attacco è stato polimerizzato per 6 secondi. Risultati Dopo un periodo medio di trattamento ortodontico attivo di 12 mesi, tra i 1200 attacchi bondati ci sono stati 39 distacchi: 26 (4,3%) nel gruppo polimerizzato con luce standard, e 13 (2,3%) nel gruppo polimerizzato con Power Slot (Tabella 2). La differenza nella prestazione tra questi due tipi di lampade risultava essere significativa (p < 0.0360). La distribuzione dei distacchi degli attacchi viene presentata nelle tabelle 3-5. Con nessuno dei sistemi di fotopolimerizzazione, era stata riscontrata alcuna differenza statisticamente si- 4 gnificativa (p > 0.07) tra l'arcata superiore ed inferiore. La prestazione della lampada “Kulzer” non è stata buona, mostrando una precentuale di distacchi (6,3%) significativamente più alta (p > 0.0170) rispetto alla polimerizzazione fatta con Power Slot (2,3%) sull’arcata superiore, il 2,3% rispetto al 2% nell’arcata inferiore. Quando il bondaggio dei sei denti anteriori veniva messo a confronto con quello dei primi e secondi premolari, nessuna differenza statisticamente significativa era stata riscontrata tra i due sistemi di polimerizzazione in nessuna delle due arcate. Tabella 2 Numeri e percentuale di distacchi di attacchi bondati con sistema Kulzer e Power Slot. Lampada Kulzer Power Slot Totale n. Bondati 600 600 1200 n. Distacchi 26 13 39 Percent. Distacchi 4,3% 2,2% 6,5% Paired T-test * * *p <0.05 Tabella 3 Combinazione bondaggi superiori e inferiore e percentuale di distacchi tra settori anteriori e posteriori. Lampada Kulzer Power Slot Total Paired t-test n. Bondati 300 300 600 Anteriore n. Distacchi 9 6 15 NS % 3% 2% 5% n. Bondati 300 300 600 Posteriore n. Distacchi 17 7 24 NS Paired T-test % 5,7% 2,3% 8% NS NS NS NS: non significativa *p<0.05 PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 45 5 Bond strength Table 4 Numbers and percentages of failed brackets of anterior versus posterior segments. Bonding agent Upper arch anterior No.bonded No.failed Percentage Kulzer 150 7 4,7% Power Slot 150 3 2% Lower arch anterior Kulzer 150 2 1,3% Power Slot 150 3 2% Paired t-test NS Upper arch posterior No.bonded No. failed Percentage 150 12 8% 150 4 2,7% Lower arch posterior 150 5 3,3% 150 3 2% NS Paired t-test NS NS NS NS NS: not significant *p<0.05 Table 5 Combined upper and lower numbers and percentages of failed brackets of upper versus lower segments. Bonding agent Upper No.bonded No.failed Kulzer 300 19 Power Slot 300 7 Paired t-test * Percentage 6,3% 2,3% No.bonded 300 300 Lower No. failed 7 6 Paired t-test Percentage 2,3% 2% * * NS NS: not significant *p<0.05 could be found between the two light systems in neither arch. Table 4 shows the distribution of failures of anterior versus posterior segments. Conventional light curing showed a failure rate significantly higher (p<0.0360) than Power Slot light curing, both in the anterior and posterior segments. When the risk of recourrence-of-failures were analyzed, the first failure did not have any impact on the risk of successive failures (Table 5). Both bonding systems failed mainly at the enamel-adhesive interface, with most of the adhesive being attached to the bracket base. No enamel damage was clinically detected in this study. 46 Discussion Quick cure is a new generation lightcured paste that provides a much broader area of sensitivity to blue light for a faster and more complete cure. It can be polymerized with any visible light source, but is cured fastest by using the Power Slot™ light director which can be fitted to most halogen curing lights. A strong chemical bond is formed between the sealant and the paste. Because Quick cure paste is highly filled material, it delivers maximum bond strength in all situations with all types of appliances10, 11. Quick cure paste is highly viscous PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Adesione degli attacchi ortodontici 5 Tabella 4 Numeri e percentuali di distacchi di attacchi tra segmenti anteriori e posteriori. Lampada Kulzer Power Slot Kulzer Power Slot Paired t-test Arcata superiore anteriore Nr. bondati Nr. distacchi % 150 7 4,7% 150 3 2% Arcata inferiore anteriore 150 2 1,3% 150 3 2% NS Arcata superiore posteriore Nr. bondati Nr. distacchi % 150 12 8% 150 4 2,7% Arcata inferiore posteriore 150 5 3,3% 150 3 2% NS Paired t-test NS NS NS NS NS: non significativa *p<0.05 Tabella 5 Numeri e percentuali combinati superiori e inferiori di attacchi staccati tra il segmento superiore e inferiore. Lampada Kulzer Power Slot Paired t-test Superiore Nr. bondati Nr. distacchi 300 19 300 7 * % 6,3% 2,3% Nr. bondati 300 300 Inferiore Nr. distacchi 7 6 Paired t-test % 2,3% 2% * * NS NS: non significativa *p<0.05 La tabella 4 mostra la distribuzione degli insuccessi dei segmenti anteriori rispetto ai segmenti posteriori. Una polimerizzazione con una luce convenzionale ha mostrato una percentuale di distacco (p < 0.0360) rispetto ad una polimerizzazione con Power Slot, sia nei segmenti anteriori che posteriori. Quando viene analizzato il rischio di distacco, il primo distacco non dimostrava avere nessun impatto sul rischio di distacchi successivi (Tabella 5). Entrambi i sistemi di bondaggio hanno avuto insuccesso all’interfaccia smalto-adesivo, con la mag- PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 gior parte dell’adesivo che rimaneva attaccato alla base dell’attacco. Non è stato riscontrato clinicamente alcun danno allo smalto. Discussione La resina composita Quick cure rappresenta una resina di nuova generazione fotopolimerizzabile che fornisce uno spettro molto più ampio di sensitività alla luce visibile, determinando perciò una polimerizzazione più rapida e completa. Può essere polimerizzata con ogni sorgente di luce visibile, ma lo è in maniera più rapida usando il puntale Power SlotTm, puntale che può essere adattato alla maggior parte delle lampade fotopolimerizzanti alogene oggi in commercio. Si forma un notevole legame chimico tra l’adesivo e la resina composita. Dal momento che la resina Quick cure risulta essere un materiale altamente riempito, fornisce un notevole grado di adesione in tutte le situazioni con tutti i tipi di apparecchiature fisse10,11. Il Quick cure risulta essere altamente viscoso, perciò viene anche prevenuta la eccesiva mobilità 47 6 Bond strength thus, bracket flotation is prevented and the flash easily cleaned without stringing. It also is a fluoride releasing bonding system12. Overall, it was interesting to note the increase in the bond strength when the new composite resin is used with the boosted light source. Clearly, such combination is capable to reduce the chair time for bonding and for emergencies13,14. Fig. 2 Conventional light (Kulzer). During the course of this clinical investigation we were impressed with the performance of Power Slot. Although we used it with its original lamp, as in most other devices on the market, a turbo point can be added to the probe15. Thus, the clinican can keep the existing curing lights in the office, but boost their performance simply by adding a turbo tip. Fig. 3 Or tho 2000 light with Power Slot. Conclusions Bond strength with a turbo boosted light cure in conjunction with a new composite resin gave significantly better performance compared to conventional light curing. Chair time for bonding and emergencies were reduced significantly. Authors‘ affiliation: *Francesco Garino MD Ortho Sp. Department of Orthodontics, University of Padova **Vittorio Cacciafesta MD DDS, **M. Francesca Sfondrini MD DDS Department of Orthodontics, University of Pavia 48 Correspondence to: Dr. Francesco Garino Corso Matteotti 0 (zero) 10121 Torino, Italy ph. +39 011 5627728 fax +39 011 543634. e-mail: [email protected] PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 Adesione degli attacchi ortodontici Fig. 2 (a sinistra) Lampada convenzionale (Kulzer). mantenere le lampade che attualmene usa, ma aumentarne le sue prestazioni semplicemente aggiungendo una punta turbo. Conclusioni Per quanto si riferisce alla resistenza al distacco degli attacchi, l’adesione con una lampada potenziata da un puntale turbo insieme all’utilizzo di una nuova resina composita ha dato una performance significativamente migliore rispetto a quella ottenuta con una lampada convenzionale. Si sono ridotti anche il tempo alla poltrona e le emergenze. Fig. 3 (a sinistra) Lampada Ortho 2000 con Power Slot. References dell’attacco sul dente e gli eccessi possono essere rimossi facilemente. È anche un sistema di bondaggio a rilascio di fluoro12. Inoltre, è stato interessante osservare l’aumento dell’adesione degli attacchi quando questa resina composita è stata usata con la lampada potenziata con il Power Slot. In modo chiaro, questa combinazione è in grado di ridurre il tempo alla poltrona per il bondaggio e di ridurre anche le emergenze13, 14. Durante questo trial clinico siamo rimasti impressionati dall’efficacia del Power Slot. Nonostante lo avessimo usato con la sua lampada originale, una punta turbo può essere sostituita alla punta convenzionale15. Perciò, l’ortodontista può PROGRESS in ORTHODONTICS 2003; 4/II: 38-49 1. Knox J, Hubsch P, Jones ML, Middleton J. The influence of bracket base design on the strenght of the bracketcement interface. J Orthod 2000; 27(3):249-54. 2. Sunna S, Rock WP. 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