Guida Pratica di Riproduzione Equina Cesare Rognoni Prima Edizione di Cesare Rognoni Indice Indice Prefazionepag. 9 Capitolo 1 1.1 1.2 Anatomia e fisiologia dell’apparato genitale femminile pag. 10 Apparato genitale della cavalla Anatomia apparati atti alla riproduzione pag. 10 pag. 14 Capitolo 2 Fisiologia del ciclo estrale pag. 16 2.1 Ciclo estrale pag. 18 Capitolo 3 Apparato genitale maschile pag. 20 3.1 Esame dello sperma pag. 23 3.2 Fertilizzazione pag. 25 Capitolo 4 La Fecondazione Artificiale pag. 26 4.1 Introduzione pag.26 4.2 Prelievo del seme pag. 28 4.3 Diluitore o Mestruo pag. 31 4.4 Dose inseminante pag. 32 4.5 Preparazione seme fresco pag. 33 4.6 Preparazione seme congelato pag. 34 4.7 Per fecondare pag. 35 4.8 Problematiche successive alla fecondazione pag. 36 4.9 Trapianto di embrione pag. 37 5 6 Indice Capitolo 5 Monitoraggio del calore pag. 40 5.1 Monitoraggio pag. 40 5.2 Il funzionamento dell’ ecografo pag. 42 5.3 Monitoraggio dell’ ovulazione con l’ ecografia pag. 43 5.4 Correlazioni utero e ovaie pag. 44 5.5 Protocolli di sincronizzazione dei cicli pag. 44 5.6 Sincronizzazione con Altrenogest pag. 44 Capitolo 6 Prevenzione e terapia della ipofertilità pag.46 6.1 Ipofertilità derivante dalla fattrice pag. 46 6.2 Infezioni del tratto genitale pag. 48 6.3 Esami diagnostici pag. 52 Capitolo 7 Ipofertilità derivante dallo stallone pag. 54 7.1 Problemi legati alla monta pag. 54 7.2 Ipofertilità legata allo sperma pag. 57 Capitolo 8La gravidanza pag.60 8.1 La diagnosi di gravidanza pag. 63 8.2 Problemi della gravidanza pag. 66 8.3 Infezioni feto-placentari pag. 68 8.4 Gravidanza gemellare pag. 69 8.5 Cisti uterine pag. 71 8.6 Aborto pag. 73 8.7 Rinopolmonite o aborto virale, EHV1 pag. 74 8.8 Arterite virale pag. 75 8.9 Temperature fredde rigide pag. 75 8.1 0Attorcigliamento del cordone ombelicale pag. 76 8.11 Distacco placentare di origine traumatica pag. 76 8.12 Minaccia di aborto pag. 77 8.13 Le complicazioni nel periodo antecedente al parto pag. 77 8.14 Prevenzione dell’ aborto pag. 78 8.15 Monitoraggio della gravidanza pag. 79 Capitolo 9Il parto pag. 82 9.1 La preparazione al parto pag. 82 9.2 Il controllo del parto pag. 83 9.3 Il parto fisiologico pag. 86 Capitolo 10 I problemi durante il parto pag. 90 10.1 Problematiche pag. 90 Indice 10.2 Le distocie pag. 91 10.3 Testa piegata pag. 92 10.4 Arti piegati pag. 93 10.5 Gomito incastrato pag. 93 10.6 Puledro ruotato pag. 93 10.7 Presentazione posteriore pag. 94 10.8 Distacco placentare pag. 94 10.9 Parto in piedi pag. 95 10.10 Piedi verso l’alto pag. 95 10.11 Lacerazioni da parte pag. 95 10.12 Emorragia interna pag. 96 10.13 Prolasso uterino pag. 97 10.14 Ritenzione placentare pag. 97 10.15 Endometrite/metrite post parto pag. 98 10.16 Lacerazioni cervicali pag. 99 10.17 Induzione del parto pag. 99 Capitolo 11 Alimentazione della fattrice pag.102 7 9 PREFAZIONE Questa guida è stata redatta senza alcuna pretesa scientifica o didattica, si rivolge agli appassionati ed addetti all’allevamento del cavallo. L’intento è stato quello di trattare in parallelo cenni salienti di Anatomia e Fisiologia della riproduzione, correlandoli alle manifestazioni esterne dell’animale, in modo che il neofita guadagni in termini di tempo l’esperienza che la pratica e il tirocino prevedono. Si è cercato di confrontare e spiegare il funzionamento e l’utilità di varie tecniche riproduttive sviluppate nel tempo e in particolare: la Fecondazione Artificiale, l’Ecografia e l’Alimentazione. Essendo questa disciplina molto articolata, che abbisogna di consulenze specifiche e specializzate, pone il conduttore dell’azienda o semplicemente il proprietario di una fattrice a dover recepire, elaborare ed eseguire pratiche e concetti che, se carente di nozioni almeno sufficienti della materia da affrontare, non potrebbero essere recepiti, elaborati, ed eseguiti con cognizione di causa. In tutta questa nostra illustrazione si è cercato di dare un’infarinatura teorica da riversare nella pratica. L’esperienza di campo sarà il riscontro certo se questa lettura sarà stata utile. Cesare Rognoni 10 Capitolo 1 CAPITOLO 1 ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARATO GENITALE FEMMINILE. 1.1 Apparato genitale della cavalla L’apparato riproduttivo femminile si trova nella cavità addominale, compreso tra l’intestino retto superiormente e la vescica inferiormente. Dal punto di vista anatomico possiamo distinguere organi esterni destinati alle funzioni dell’accoppiamento e di collegamento con l’esterno, ed organi interni destinati alla produzione di oociti (cellule uovo) e al loro sviluppo come embrione e feto. La vagina, destinata ad accogliere l’organo genitale maschile durante l’accoppiamento è collegata con l’esterno mediante le labbra vulvari, l’insieme della vulva e della vagina è lungo 25-30 cm. Sul pavimento della vagina, a 5-7 cm dall’esterno sbocca anche l’ orifizio dell’uretra da cui viene eliminata l’urina. Generalmente non esiste nella cavalla un vero e proprio imene, ovvero la piega all’interno della vagina che si lacera col primo rapporto sessuale, anche se in qualche raro caso si può osservare una separazione. Nella maggior parte dei casi si nota un restringimento più o meno consistente della vagina che all’atto dei primi rapporti sessuali scompare. Mentre la vagina (che vuol dire fodero) è destinata ad accogliere durante l’accoppiamento l’organo maschile (pene), l’utero è il luogo ove avviene lo sviluppo dell’embrione. La zona di passaggio tra vagina ed utero è Fig. 1.1 Sezione longitudinale apparato genitale formata dalla cervice che protende all’interno femminile della vagina a forma di muso lungo 4-8 cm. La Anatomia e fisiologia dell’apparato genitale femminile 11 cervice funge da vera e propria “porta” di collegamento tra l’utero, ove avviene la fecondazione e lo sviluppo dell’embrione e la vagina. Quindi protegge l’utero da infezioni e infiammazioni derivanti dall’ambiente esterno. Come descritto in precedenza la vagina è un organo collegato all’esterno, atto alla minzione e copula, quindi suscettibile di contaminazione. La cervice subisce delle modificazioni, ovvero si apre e si chiude a seconda delle fasi del ciclo riproduttivo, aprendosi per il tempo strettamente necessario al passaggio del materiale seminale durante la fecondazione e per eliminare sostanze di scarto. Infatti nella cavalla Fig. 1.2 Sezione longitudinale apparato genitale femminile in calore la cervice si rilascia afflosciandosi e secerne del liquido che permette l’ingresso del materiale seminale in utero. Nella cavalla gravida o a fine ciclo la cervice si contrae chiudendosi con notevole forza e produce un vero proprio tappo mucoso che la sigilla in maniera totale evitando ogni possibile contatto con l’esterno, ed quindi ogni ingresso di germi o materiale infettante. L’utero è formato da un piccolo corpo lungo circa 25 cm. e da due corna molto sviluppate poste ad un angolo di circa 90 gradi rispetto al corpo, le corna sono lunghe 20-30 cm, al termine delle corna si trova l’ovidotto che collega l’utero alle ovaie che sono ovviamente due. Nelle ovaie avviene la produzione delle Fig. 1.3 Schema apparato genitale femminile cellule uovo (d’ora in poi Oociti). Nell’ ovaio avviene la crescita e la maturazione del follicolo: questa struttura funge da incubatrice per l’oocita. Durante lo sviluppo la vescicola diventa sempre più grossa e cresce fino ad arrivare ad un diametro di 40-50 mm, una volta venuto a maturazione, il follicolo implode all’interno e rilascia l’oocita maturo nella fossa ovulatoria. Questo evento prende il nome di ovulazione. (Fig. 1.4) In sincronia all’ovulazione, anche la cervice cambia di volume e consistenza, con il progredire del calore, da chiusa, si rilascia e si apre sempre di più per consentire l’ingresso del liquido 12 Capitolo 1 Fig. 1.4 Fossa ovulatoria e raccordo Fig. 1.5 Sezione Ovaio seminale durante la monta. Anche gli atteggiamenti della cavalla cambiano in sicronia alle dinamiche precedentemente descritte: diventa sempre meno riluttante alla presenza e contatto dello stallone fin al punto di accettare avvicinandosi allo stallone, anzi dimostrando la sua disponibilità alzando la coda, urinando e contraendo il clitoride: alla monta. A volte cambia anche il comportamento verso l’uomo: cavalle normalmente scontrose si fanno a volte più socievoli, oppure possono cambiare anche in lavoro, alcune di loro, se in calore, alle stretta delle gambe del cavaliere, invece che avanzare si fermano ed urinano ripetutamente, perché la stretta di gambe evoca quello dello stallone, e le punizioni sono inutili poiché l’istinto è più forte della paura. Fig. 1.6 Cervice Anatomia e fisiologia dell’apparato genitale femminile 13 La cavalla ha dei calori dipendenti dalla stagione, dal punto di vista riproduttivo viene definita: Poliestrale Stagionale. In generale inizia a ciclare alla fine dell’inverno, spesso senza ovulazione. Verso la metà della primavera i cicli si regolarizzano e terminano in autunno. Queste fasi si possono distinguere in: Anaestro Invernale, Transizione Primaverile e Periodo Fertile. Fig. 1.7 Anaestro invernale e transizione primaverile Fig. 1.8 Periodo fertile estivo La durata della luce è il fattore essenziale per la stimolazione dei cicli estrali. Nel periodo invernale la luce diurna ha una durata molto più breve che in primavera e aumenta sempre di più fino all’estate. L’ organo preposto a recepire questa variazione stagionale è l’apparato oculare: l’occhio attraverso la retina e il chiasma ottico poi, sollecitano la neocorteccia cerebrale che rilascerà dei fattori di rilascio (ormoni Gnrh e Melatonina) che agiranno sull’ipofisi. La variazione dei cicli dipende dalla secrezione di melatonina regolata dalla luce. Dato che la melatonina inibisce le secrezione delle gonadotropine e viene a sua volta inibita dalla luce, in 14 Capitolo 1 inverno la secrezione di melatonina aumenta, e diminuisce di conseguenza quella degli ormoni destinati a stimolare le ovaie In presenza di luce avviene il contrario, la secrezione di melatonina diminuisce e l’ipofisi produce le gonadotropine che stimolano le ovaie a produrre gli ormoni che inducono il calore ed il ciclo conseguente. Questa è la ragione per cui le cavalle iniziano ad andare in calore quando le giornate si allungano. 1.2 Anatomia degli apparati atti alla riproduzione della cavalla Prima di continuare diventa necessario approfondire l’aspetto anatomico degli organi coinvolti (vedi figura). Fig. 1.9 Ipotalamo Il Chiasma Ottico è un nervo che trasmette, attraverso meccanismi e altre strutture cerebrali, le “sensazioni ottiche” dell’ occhio all’ Ipotalamo. L’ Ipotalamo è una parte del cervello che traduce, codifica ed elabora anche i messaggi inviati dal chiasma ottico. Questo apparato nella scala evolutiva, viene denominato Cervello Primordiale infatti: regola l’istinto della la fame, della sete, l’aggressività e tante altre necessità primarie che non abbisognano di elaborazione intellettiva tipica delle specie più evolute. Anche l’istinto alla riproduzione dipende da questo apparato. Anatomia e fisiologia dell’apparato genitale femminile 15 L’ Ipofisi è una ghiandola dell’ipotalamo atta alla secrezione di ormoni che attivano o inibiscono quindi regolano l’attività ovarica. Ovaio: è l’organo che produce e porta a maturazione l’oocita. Sempre nell’ovaio si forma il corpo luteo. Questo è una ghiandola che regola la secrezione del progesterone. Altre strutture ovariche che necessita conoscere, sono: la fossa ovulatoria e l’ovidutto. La tipica forma ad imbuto della prima, chiarisce le sue funzioni di raccolta e raccordo con l’ovidutto. A deiescenza avvenuta, l’ oocita viene prima raccolto e in seguito si incanala verso la fertilizzazione. Gli ormoni Il comportamento dell’animale, la produzione degli oociti, l’ annidamento dell’ embrione vengono tutti governati dagli ormoni. Queste sostanze sono vere e proprie “regolatrici” delle funzioni organiche, secrete da parti specializzate del cervello, dalle ovaie e dall’utero. Gli ormoni Fig. 1.10 Follicolo, immagine ecografica oltre ad agire su organi e funzioni bersaglio interagiscono tra loro per cui ogni variazione del livello di un ormone si riflette sul livello degli altri. Fig. 1.11 Corpo luteo, immagine ecografica Fig. 1.12 Sezione anatomica corpo luteo 16 Capitolo 1 Il Cervello produce il Gnrh, si attiva in funzione della luce e regola la melatonina che a sua volta regola la secrezione ipofisaria delle gonadotropine in funzione della luce. L’ ipofisi produce le gonadotropine che regolano la secrezione degli ormoni ovarici (estrogeni e progesterone). Le ovaie producono ormoni sessuali: • Estrogeni, che inducono i cambiamenti responsabili del calore: secrezione di liquidi, inturgidimento, rilassamento ed apertura della cervice, disponibilità all’accoppiamento. • Progesterone, che induce i fenomeni tipici della gravidanza: chiusura della cervice, ambiente uterino favorevole, alterazioni del comportamento. L’utero produce le prostaglandine che bloccano, tra gli altri effetti, la produzione di progesterone da parte delle ovaie. Le gonadotropine sono essenzialmente due: FSH (ormone follicolo stimolante), stimola la crescita del follicolo dell’ovaio che produce l’oocita e gli estrogeni responsabili del calore. Sotto l’effetto del FSH il follicolo cresce producendo sempre estrogeni e la cavalla manifesta il calore in maniera sempre più evidente. Perché l’oocita possa essere emesso dall’ovaio e la cavalla fecondata di è necessario che il follicolo “scoppi”. (deiescenza follicolare, ovulazione). LH (ormone luteinizzante) è l’ormone che fa scoppiare il follicolo. Ed induce la formazione del Corpo Luteo. Le ovaie sotto l’effetto delle gonadotropine producono: Estrogeni che aumentano l’afflusso di sangue agli organi genitali, facendo produrre secrezioni che lubrificano la vagina ed aprono la cervice per consentire alle cellule maschili di fecondare la cellula uovo. Gli estrogeni inoltre influenzano il comportamento rendendo la cavalla recettiva al maschio. Dopo l’ovulazione, nella cavità svuotata del follicolo, si crea un versamento di sangue. Questa piccola emorragia crea in seguito un coagulo ricco di fibrina. Questa proteina servirà da impalcature che, epitelizzata dalle cellule ovariche, formerà un ghiandola denominata Corpo Luteo. Quest’ultima struttura secerne Progesterone. Esso prepara la mucosa uterina ad accogliere l’oocita fecondato, chiude la cervice per rendere l’ambiente impermeabile ai germi e induce un comportamento di rifiuto verso il maschio. Anatomia e fisiologia dell’apparato genitale femminile 17 18 Capitolo 2 CAPITOLO 2 FISIOLOGIA DEL CICLO ESTRALE Fisiologia del ciclo estrale 19 La disquisizione precedente è servita a fornire informazioni comportamentali, nozioni anatomiche e fisiologiche, sufficienti a far intendere che tra le manifestazioni esteriori della fattrice, gli ormoni e gli organi deputati al ciclo estrale, esiste una correlazione. Il direttore d’Orchestra di questi mutamenti comportamentali della fattrice, dei cambiamenti tissutali degli organi interessati, che modula e che detta i ritmi estrali è l’ormone. Infine l’impresario che ingaggia il direttore dei lavori è il fotoperiodo, cioè la durata della luce. Fig. 2.1 Transizione invernale: nella figura vediamo un grafico che illustra in ascissa i mesi dell’anno e in ordinata il tasso di progesterone nel sangue. Come si vede i livelli ematici sono minimi da Dicembre a Marzo ed in seguito la curva si innalza e si abbassa con un ritmo molto simile da Aprile a Settembre. Cosa ci spiega questo schema? Fig. 2.2 Innanzitutto si conferma che il fotoperiodo attiva i cicli estrali e che l’attivazione del progesterone è in cima alla genesi dei cicli estrali propriamente “Fertili”. La ghiandola che produce il progesterone sappiamo già che è il corpo luteo. Abbiamo già visto che il corpo luteo si forma dopo l’ovulazione. Nella transizione però, non si forma un follicolo vero e proprio che arriva all’ovulazione, ma bensì un follicolo imperfetto definito “Anaovulatorio”. Questa formazione imperfetta è dovuta alla disarmonica produzione di LH e FSH. Il follicolo 20 Capitolo 2 anaovulatorio è generalmente sterile: non porta a maturazione alcun oocita ma, dopo una media di quattro cicli anaovulatori, forma un coagulo idoneo alla formazione di un vero CL. Questa ghiandola darà vita al ciclo estrale propriamente fertile, con gli equilibri ormonali in perfetta armonia che detteranno cadenza e ritmo tra un ciclo estrale rispetto all’altro. Siamo in primavera e la stagione di monta può iniziare. 2.1 Ciclo estrale Fig. 2.3 (A) Fig. 2.4 (B) Fig. 2.5 (A1) Fig. 2.6 (B1) Fisiologia del ciclo estrale 21 In questo grafico si vuole illustrare la fisiologia del ciclo con il riscontro anatomico sull’ovaio in ogni momento del ciclo estrale. Le figure A, A1 rappresentano modelli anatomici di ovaie nei vari mutamenti strutturali durante il ciclo. Le figure B,B1 rappresentano in ascissa i giorni e in ordinata i livelli ematici di tutti gli ormoni coinvolti nel ciclo estrale. La tecnica ecografica, introdotta da molto tempo in ginecologia, ha permesso di riconoscere la struttura dell’ovaio in tutti i suoi cambiamenti. Un attento studio del grafico appena descritto, dà la possibilità all’operatore pratico di conoscere il momento fisiologico del ciclo con una semplice ecografia. Questa correlazione pone le basi: per interventi fecondativi corretti, ed interventi per: l’induzione, sincronizzazione all’ovulazione. Ritorniamo ora alla lettura del grafico: A correla con A1 la formazione del CL da CH (corpo emorragico), fino alla lisi (regressione) dello stesso. Da qui deduciamo che da quando si forma il CH che costituisce il CL maturo: 1) passano dai 5/7 gg 2) il progesterone in presenza di CH è molto basso. 3) il progesterone è al massimo in presenza del CL maturo. Di seguito vediamo il CL regredito e contemporaneamente: 1) un calo repentino di progesterone causato da un innalzamento PG (prostaglandina) prodotta dall’utero. B e B1 raffigurano la ripartenza del ciclo. In B vediamo la formazione di più follicoli, di seguito lo sviluppo di due dominanti (questo stadio viene denominato Diestro) per finire alla maturazione di un follicolo (stadio nominato Proestro) che in seguito ovula (stadio denominato Estro). Le deduzioni possibili sono: 1) tutto questo periodo dura dai 14 ai 16 gg, 2) il Diestro circa 10 gg, 3) l’ insieme del Proestro ed Estro 5/6 gg, 4) dalla lisi del CL c’ è un notevole abbassamento del livello di LH, così anche nel diestro. Mentre in questo stadio c’è un rialzo di FSH, che cala in prossimità del Proestro favorendo l’aumento di LH che indurrà l’ ovulazione. Questo excursus fisiologico, come vedremo nei prossimi capitoli, sarà molto utile nella pratica per una buona gestione della fattrice in riproduzione. 22 Capitolo 3 CAPITOLO 3 APPARATO GENITALE MASCHILE L’apparato genitale maschile consta essenzialmente di due parti: il pene, che è l’organo destinato al compimento meccanico dell’atto sessuale con la deposizione del materiale seminale nella vagina ed utero della femmina; i testicoli, che sono invece i produttori del materiale seminale stesso. Il pene è un organo erettile, che si inturgidisce aumentando di volume con l’eccitazione sessuale. L’ aumento del volume è dovuto al corpo cavernoso che è una struttura ricca di cavità comunicanti tra loro, che vengono invase dal sangue durante l’ eccitazione. Queste strutture bloccano al loro interno il versamento ematico provocando l’erezione. Ad eiaculazione avvenuta o, a eccitazione interrotta per altri motivi, il corpo cavernoso permette il rifluire del sangue fino a che il pene ritorna ad una consistenza flaccida e ridotta di volume. In assenza di stimoli il pene è riposto dentro nel fodero detto anche prepuzio a da questo fuoriesce flaccidamente per l’urinazione o rigidamente per l’accoppiamento sessuale. Il pene in erezione ha dimensioni molto variabili da soggetto a soggetto, può arrivare fino ad un metro di lunghezza e ad una circonferenza di 35 cm. L’estremità anteriore del pene, chiamata glande, allo stato di quiescenza e nella prima fase della erezione non si distingue dal resto della “verga”, prima della eiaculazione invece si rigonfia assumendo notevoli diametri (circa 20 cm), in Fig. 3.1 Pene, sezione longitudinale gergo si dice che fa il fiore o la rosa. Apparato genitale maschile 23 I testicoli sono in numero di due, spesso uno è più basso dell’altro, sono posti con il loro asse longitudinale orizzontalmente, misurano 6-12 cm di lunghezza e 4-8 di larghezza, le loro dimensioni sono in genere proporzionali a quelle del cavallo. Il testicolo deve trovarsi ad una temperatura 35°C, inferiore a quella del corpo 37°C, in quanto è la temperatura ideale per produrre gli spermatozoi. E’ quindi posto esternamente al corpo ed è contenuto in una sacca chiamata scroto. Il mantenimento di una temperatura costante viene effettuato alzando od abbassando i testicoli nello scroto. In condizioni di freddo il testicolo viene avvicinato il più possibile al corpo, in condizioni di caldo lo scroto si rilascia ed i testicoli si espongono di più all’esterno per essere così maggiormente ventilati. Nel testicolo vengono prodotte le cellule germinali cioè gli spermatozoi. Questi, mano a mano che sono prodotti, vengono immagazzinati nell’ epididimo, una struttura posta dorsalmente al testicolo, dove subiscono un processo di maturazione. Il funicolo spermatico comprende i vasi (arterie e vene) che vanno ad irrorare il testicolo ed il dotto deferente, lungo il quale gli spermatozoi maturi risalgono prima e durante l’atto sessuale e, lungo appositi condotti, arrivano fino a vescicole e ghiandole, che secernono fluidi che si Fig. 3.2 Testicolo, sezione longitudinale mischiamo a costituire così lo sperma. Per entrare in addome il funicolo passa attraverso il canale inguinale, una fessura di dimensioni adatte per fare passare il funicolo verso il testicolo, cavalli con canale inguinale più dilatato del necessario sono soggetti ad ernie inguinali ovvero al passaggio di anse di intestino nel sacco scrotale, con gravi conseguenze. Il condotto deferente prosegue e si congiunge con l’uretra, che lo raccorda con l’esterno. L’uretra è circondata dalla prostata, dalle vescicole seminali e dalle ghiandole bulbo-uretrali che producono il liquido seminale. Nel pene, l’uretra è ricoperta da un muscolo le cui contrazioni spingono il seme lungo l’uretra all’esterno. Dopo la penetrazione in vagina il glande si gonfia formando la cosiddetta “rosa”. Appoggiandosi alla cervice la dilata e la apre, permettendo cosi di versare direttamente in utero lo sperma. L’ eiaculazione consiste in una eiezione di serie di frazioni precedute da movimenti del bacino e contemporanei a oscillazioni della coda con contrazioni dello sfintere anale. Appoggiando una mano sotto il pene è possibile avvertire l’onda pulsante che segnala il passaggio del seme. Le prime tre frazioni di eiaculato sono particolarmente ricche di spermatozoi, e le successive sono formate solo da liquido seminale e gel. 24 Capitolo 3 Come nella cavalla anche nello stallone le gonadotropine (FSH ed LH) stimolano i testicoli, in particolare: LH stimola la produzione e la messa in circolazione di ormoni maschili androgeni e una piccola parte di estrogeni, L’ FSH regola la produzione degli spermatozoi. Gli androgeni come il testosterone sono ormoni maschili che stimolano le caratteristiche sessuali secondarie ed influenzano il comportamento mantenendo nello stallone la libido nei confronti della femmine. Nello stallone vengono prodotti anche rilevanti quantità di estrogeni. I livelli di ormoni variano durante la giornata, a seconda della stagione e della attività sessuale, anche la vista di femmine fa aumentare la produzione di ormoni. Vediamo ora di approfondire la spermatogenesi e le caratteristiche quali-quantitative del seme finalizzate alla fertilità e alla lavorazione del seme. Spermatogenesi: Fig. 3.3 Spermatogenesi Nell’immagine si vede una sezione istologica nel testicolo di un tubulo seminifero che illustra come avviene la spermatogenesi. Vediamo un primo strato di cellule che si chiamano Spermatogoni che si specializzano in Spermatociti ed in seguito in Spermatidi. Quest’ultima struttura mantiene il contatto attraverso la membrana citoplasmatica fino a al momento del distacco e migrazione nell’epididimo, in questo stadio prende il nome di Spermatozoo. Spermatozoo: Apparato genitale maschile 25 Questa struttura è una cellula particolare che si differenzia da altre: è una cellula aploide, in possesso cioè, di metà del patrimonio genetico dello stallone ed ha la capacità di movimento. Lo spermatozoo è provvisto di una coda in grado muoversi a frusta, questo gli dà la possibiltà di fluttuare nei fuidi e la capacità di coprire distanze in modo lineare e circolare. Fig. 3.4 Sezione trasversale tubulo seminifero Questa cellula è provvista di una “testa” che contiene il patrimonio genetico. Di raccordo tra la testa e la coda esiste una struttura “acrosoma” che funge da energia motrice per la coda. La maturità sessuale viene raggiunta circa verso i 18 mesi, a seconda della razza e condizioni ambientali. Fig. 3.5 3.1 L’esame dello sperma Prima di procedere alla inseminazione od allo stoccaggio il seme deve essere esaminato, per valutare la sua possibilità di impiego. L’esame deve essere fatto immediatamente dopo il prelievo e per valutare la sopravvivenza, va ripetuto a regolari intervalli di tempo sul seme conservato a 37°C ed a 5°C, come vedremo quando parleremo dell’impiego del seme refrigerato. Il seme non va esaminato puro, ma bisogna diluirlo con un apposito diluitore, nel seme “crudo” come si usa dire, gli spermatozoi tendono rapidamente ad agglutinarsi fra loro, incollandosi insieme e formando come dei mazzetti che non consentono una valida valutazione. La diluizione va fatta nella misura di 1:20 con appositi mestrui/ diluitori di cui parleremo più avanti e può essere variata in funzione della concentrazione del seme. Fig. 3.6 26 Capitolo 3 Del seme si determinano vari parametri, qui di seguito elencati. Volume: è la quantità di eiaculato senza gel (gel-free). Concentrazione: rappresenta la quantità di spermatozoi per ml, il valore medio e di 150 milioni/ml (150x106) con un minimo di 30x106/ml, alcuni stalloni possono anche produrre concentrazioni anche superiori a 300x106/ml. Colore: un seme normale deve avere un colore bianco o bianco grigio, un colore giallo o rosato è indicativo di fatti patologici. Odore: il seme non deve avere odore di urina. Ph: indica l’acidità che deve essere tra 7,3 e 7,8. Percentuale di spermatozoi vivi: ci indica la quantità di spermi vivi di tutto l’eiaculato. Percentuale di motilità progressiva: ci indica la quantità di spermatozoi vivi, che si muovono però, in maniera lineare e progressiva e quindi potenzialmente in grado di fecondare la cavalla. Mediamente, in un buon stallone, questo valore si aggira sul 50-60%. Il valore può variare anche in relazione all’operatore che esegue l’analisi, in assenza di un esame oggettivo come quello computerizzato. Morfologia: gli spermatozoi non devono avere eccessive anomalie nella loro forma, le alterazioni morfologiche sono le più disparate come teste anormali, assenza di coda, coda difettosa, spezzata ecc... , mediamente la loro percentuale non deve superare il 20 % sui vivi. Una valutazione di insieme viene fatta anche immediatamente dopo il prelievo mettendo una goccia di sperma su un vetrino ed osservandolo al microscopio. Poiché gli spermatozoi sono molto sensibili alla temperatura, in condizioni ideali il vetrino deve appoggiare su una base riscaldata alla temperatura corporea, in assenza di un ambiente temperato (20°c) e una catena strumentale di 36/37°C questo esame non sarebbe oggettivo. A temperatura corretta, possiamo invece; valutare soggettivamente la concentrazione degli spermatozoi e soprattutto la loro vitalità. Aumentando l’ingrandimento vediamo quanti di loro si muovono in linea retta e quindi, potenzialmente più capaci di fecondare l’ovul., Lo spermatozoo deve avanzare e coprire distanze, per trovare e fecondare la cellula: uno spermatozoo immobile o che si muove in circolo non è in grado di assolvere al suo compito. Apparato genitale maschile 27 3.2 Fertilizzazione Dopo questa carrellata di aspetti anatomo-fisiologici del maschio e della femmina, cercheremo ora di illustrare il maccanismo della fertilizzazione, accentuando e approfondendo tempi e meccanismi utili alla pratica della fecondazione artificiale. Come già descritto precedentemente l’Oocita maturo viene spinto nella fossa ovulatoria, dell’ovaio corrispondente, dal fluido del follicolo che refluisce durante l’ovulazione, ed in seguito entra nell’ovidutto. Questo apparato è fornito di ciglia che, con un movimento ondulatorio, trasportano l’oocita verso la papilla uterina. (vedi fig. ). Il seme una volta depositato oltre la cervice, nel corpo dell’utero, inizia la risalita verso l’apice del corno in un tempo non superiore alle quattro ore. Per un meccanismo chemiotattico, si aggrappa intorno e nella papilla uterina. (Questo meccanismo si definisce periodo di Capacitazione del seme). Pochissimi spermi, risalgono poi l’ovidutto ed uno solo incontrerà l’oocita per fertilizzarlo e dar vita all’embrione. L’embrione prodotto staziona nell’ovidutto per non meno di cinque giorni e poi discende nell’utero dove si avvia la gestazione. Questo argomento verrà descritto nel capitolo dedicato ed inserito nel prossimo argomento che farà da filo Fig. 3.7 Papilla uterina conduttore per approfondire le tecniche di FA, manipolazione del seme. Fig. 3.8 Incontro dello sperma e ovocita nell’ovidutto 28 Capitolo 4 CAPITOLO 4 LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE 4.1 Introduzione Per fecondazione artificiale si intende la fecondazione della fattrice eseguita in modi differenti dalla monta naturale. Impiegata ampiamente nei bovini, per molti anni nell’ambiente equino è stata osteggiata dagli allevatori stessi ed e tuttora vietata da alcune associazioni come quella del purosangue. Le ragioni sono essenzialmente di tipo economico e di mercato. Fig. 4.1 Pratica della F.A. La Fecondazione Artificiale 29 Nel mondo del purosangue la necessità è quella di non inflazionare gli stalloni di moda a detrimento di altri meno noti, poiché la monta naturale viene limitata a 50 cavalle coperte per ogni stagione di monta, non sussistono in questo modo turbative del mercato. Per motivi analoghi nel mondo del mezzo sangue la fecondazione artificiale è stata per lungo tempo osteggiata, temendo che potesse verificarsi quanto si era notato per i bovini ove un toro può fecondare artificialmente migliaia di soggetti un anno. Se ciò si fosse verificato nel cavallo, i risultati in condizioni di mercato libero sarebbero stati disastrosi, nel senso che pochi cavalli alla moda avrebbero fecondato tutte le cavalle esistenti sulla piazza, danneggiando altri proprietari di stalloni e rischiando di perdere preziose linee genetiche. Questo timore è col tempo scomparso quando ci si è resi conto che esistono delle profonde differenze tra il seme del cavallo e quello del bovino, nel senso che nel cavallo possono essere preparate solo 3-5 dosi inseminanti per ogni eiaculato. Poiché un cavallo in regime di FA eiacula circa tre volte alla settimana, durante una stagione di monta possono essere prodotte dalle 180 alle 300 dosi ed in un anno in piena produzione, ammettendo almeno due mesi di riposo non più di 600 dosi. Caduta la paura di tipo inflazionistico, ci si è resi conto che la principale motivazione che aveva decretato il successo della FA nei bovini, cioè la economicità, nel cavallo non esisteva e che anzi la FA implica costi più elevati della fecondazione naturale. Infatti il costo della preparazione delle dosi essendo diviso solo su 3-5 dosi per eiaculato, va ad incidere sensibilmente sul prezzo della dose inseminante. A questo va aggiunto un altro fattore: mentre nel bovino la determinazione del giorno della ovulazione è facile, essendo il calore brevissimo dalle 12 alle 24 ore, per cui si richiede la somministrazione di una unica dose per calore, nel cavallo le determinazione del momento della ovulazione richiede l’intervento di un operatore esperto ed a volte bisogna ripetere la fecondazione 2 o 3 volte per essere certi di aver inseminato la cavalla al momento giusto. Tutto questo incide sensibilmente sui costi, al punto tale da rendere la fecondazione artificiale conveniente solo per cavalle di pregio, in cui i costi elevati della fecondazione o della scelta dello stallone incidono in misura minore, dato l’elevato valore finale del prodotto. Su cavalle di poco pregio il costo della FA finisce col superare il valore del puledro. Numerosi preconcetti sono quindi caduti: quello che la FA fosse una turbativa del mercato e quello che la FA fosse un mezzo per rendere più economiche le monte, fosse cioè una pratica per calmierare o rendere accessibili a prezzo ragionevole le monte di stalloni di pregio. Niente di tutto questo, la FA aumenta sensibilmente i costi delle monte e trova la sua giustificazione nel reperimento di materiale genetico prezioso in località ove non è possibile o conveniente andare con la fattrice, oppure in periodi in cui lo stallone può essere impegnato in altre attività come ad es. quella agonistica. Il fattore che gioca molto a favore della FA è quello sanitario. Infatti evitando il contatto sessuale diretto non vi è diffusione di malattie veneree che sono spesso causa di ipofertilità. 30 Capitolo 4 La sola eccezione è la arterite virale, malattia trasmessa dagli stalloni portatori attraverso il materiale seminale. Per questa ragione la normativa che consente lo scambio internazionale di seme congelato prevede controlli relativi alla arterite virale ma di fatto lo scambio risulta bloccato nel 1992, in attesa di normative internazionali uniformi a proposito. Possiamo avere principalmente tre tipi di fecondazione artificiale: 1) con seme prelevato artificialmente dallo stallone e messo immediatamente nell’utero della cavalla. Questo sistema viene impiegato in alcune stazioni di monta ove lo stallone ha un grande numero di fattrici da coprire, in questo modo una eiaculazione viene suddivisa tra più fattrici risparmiando così lo stallone. 2) con seme prelevato artificialmente dallo stallone, trattato e refrigerato a +4°C,+5°C, in questo modo il seme si conserva per 24-48 ore in appositi contenitori e dopo essere stato suddiviso in più dosi inseminanti viene usato per fecondare cavalle nello stesso allevamento a distanza di 24-48 ore oppure viene spedito tramite corriere per fecondare cavalle distanti dalla stazione di monta. 3) con seme prelevato artificialmente, trattato in maniera particolare e congelato in azoto liquido. In questo modo il seme si conserva per anni, può essere spedito ovunque ed impiegato al momento opportuno. 4.2 Prelievo del seme Agli albori della FA il seme veniva prelevato raccogliendolo dalla vagina della cavalla, dopo aver posto un grosso tampone di cotone sulla cervice. Un certo numero di cavalle sono state ingravidate con questo sistema, che ha lo svantaggio di consentire un recupero solo parziale del materiale spermatico ed essere fonte possibile di inquinamento del seme se la cavalla usata per raccogliere il seme è infetta. Altro sistema è quello del preservativo, ovviamente fatto di dimensioni e consistenza adatte allo stallone. A fronte della economicità presenta lo svantaggio, della non facile applicabilità, del fatto che alcuni stalloni non eiaculano bene, e che a volte con l’afflosciamento del pene dopo l’eiaculazione il preservativo cade a terra o comunque si svuota del contenuto prima che si faccia a tempo a raccoglierlo. Il sistema ormai correntemente in uso è quello della raccolta mediante la vagina artificiale: esistono vari tipi di vagine artificiali per tutti i gusti e per tutti gli usi, la loro scelta dipende da preferenze personali o da particolari impieghi. La Fecondazione Artificiale 31 Essenzialmente la vagina artificiale consta di una camera di gomma mantenuta a temperatura corporea mediante una intercapedine contenente acqua calda. Nella pratica corrente esistono tre tipi di vagine artificiali: 1) vagina Missouri, è una vagina con involucro esterno morbido in cuoio, si tratta di una vagina molto leggera e maneggevole. 2) vagina Colorado, è una vagina con involucro esterno rigido che consente un buon mantenimento della temperatura per periodi di tempo relativamente lunghi, è però sensibilmente più pesante della Missouri. 3) vagina Tischner o aperta, è una vagina molto maneggevole e leggera di tipo aperto, cioè il glande del pene sporge dalla sua estremità durante la monta e questo permette la raccolta frazionata di getti successivi dell’eiaculato. Fig. 4.2 Tre tipi di vagina artificiale Il pene dello stallone viene introdotto nella vagina durante la monta, cercare di introdurre il pene nella vagina con lo stallone in stazione quadrupedale significa correre il rischio di pigliarsi un pedata in quanto lo si può indispettire e non raccogliere niente, anche se alcuni stalloni zoppi o con mal di schiena, bene abituati e condizionati si fanno prelevare il seme in questo modo. Il concetto è che bisogna ingannare lo stallone facendogli credere che stia realmente penetrando la vagina di una cavalla, oppure di aver condizionato lo stallone in modo appropriato. Lo stallone deve quindi salire su una fattrice in calore o su un manichino. Il sistema più comodo è quello di condizionare lo stallone a montare un manichino, fatto di foggia simile ad un cavallo, a volte questo può essere fatto con stalloni giovani che non hanno mai montato, stalloni che hanno già montato cavalle si rifiutano spesso di montare il manichino. Se non si riesce a condizionare con il manichino, lo stallone va fatto montare su un fattrice in calore, la fattrice deve essere di indole buona perché la raccolta del seme espone l’operatore a calci da parte della fattrice. 32 Capitolo 4 Fig. 4.3 Prelievo del seme Quando lo stallone monta il pene viene deviato nella vagina artificiale. Gli stalloni possono manifestare gusti abbastanza personali circa le modalità del prelievo con la vagina artificiale, alcuni la preferiscono più o meno calda, altri preferiscono una vagina morbida piuttosto che con una pressione interna elevata, con inclinazioni o angolature differenti, con pressioni su un punto piuttosto che un altro del pene. Il prelievo con la vagina artificiale richiede insomma un certo genere di capacità interpretative, sviluppate con l’esperienza e con una dose innata di sensibilità. Alcuni stalloni possono addirittura rifiutarsi di eiaculare in vagina e perdere l’erezione o smontare se ci si avvicina con la vagina artificiale. Le vagine chiuse hanno al loro fondo cieco un sacchetto sterile ove si raccoglie lo sperma, nelle vagine aperte il seme deve essere invece raccolto prendendo il getto al volo, bisogna conoscere lo stallone per sapere se il getto andrà più o meno lontano. Il seme raccolto nella vagina chiusa va filtrato per eliminare lo sporco grossolano e il gel che è una frazione gelatinosa inutile se non dannosa per la FA. Il seme raccolto con la vagina aperta risulta invece particolarmente pulito e privo di gel e non viene filtrato. Con la vagina aperta vanno infatti raccolti solo le prime due-tre frazioni che costituiscono la parte ricca di spermatozoi mentre vengono scartati le successive composte anche dal gel. Il gel in natura ha la funzione essenziale di battericida: serve a disinfettare quel tratto di cervice e corpo La Fecondazione Artificiale 33 dell’utero durante il transito del seme. La sua azione è immediata e molto breve, in quanto la mucosa uterina annulla questa sostanza in qualche secondo. La sua peculiarità di “sostanza proteolitica” (che lide i batteri) lo fa divenire tossico per gli stessi spermatozoi (anche loro costituiti di proteine) utilizzati in F.A. Ecco perché l’ eiaculato deve essere filtrato. Lo sperma così raccolto va trattato in maniera diversa a seconda che venga usato per la fecondazione con seme fresco, refrigerato o congelato. La scelta del tipo di vagina da impiegare dipende da preferenze personali o esigenze tecniche come nel caso della vagina aperta per la raccolta frazionata. Nella raccolta del seme bisogna fare attenzione a due cose, la pulizia e lo shock termico. La vagina artificiale deve quindi essere perfettamente pulita, e disinfettata, non deve avere tracce di acqua o disinfettanti che sono entrambi tossici per gli spermatozoi anche in piccoli quantitativi, deve essere calda alla temperatura voluta (in genere 38°-40° C) ma il sacchetto ove si raccoglie il seme non deve avere una temperatura superiore ai 37° C, allo stesso modo non deve essere fredda, perché come abbiamo detto gli spermatozoi non sopportano bruschi sbalzi di temperatura, ogni cambio di temperatura deve essere graduale, specialmente dai 20°C ai 5°C. 4.3 Il Diluitore o Mestruo Fig. 4.4 Diluitore o Mestruo Il seme impiegato per la FA viene raramente usato tal quale ma va di solito diluito. La diluizione viene fatta perché il seme, qualora debba essere conservato, durerà più a lungo se viene miscelato con appositi liquidi (i diluitori). Esistono vari tipi di diluitori, ma possiamo fare due grandi divisioni: quelli per seme fresco e quelli per seme congelato di cui diamo due formule tipo (tabella diluitore-fresco e congelato). Il diluitore per seme fresco consente una sopravvivenza più a lungo del seme perché gli fornisce una serie di fattori che lo proteggono dagli insulti dell’ambiente esterno e lo dotano dei mezzi nutritivi, oltre all’effetto tampone. Nel caso di alcuni stalloni con seme particolarmente delicato, il diluitore viene 34 Capitolo 4 addirittura messo nell’utero della fattrice immediatamente prima o dopo la monta naturale, oppure nel caso di prelievo con vagina artificiale direttamente nella bottiglia della vagina stessa. Il mestruo per seme congelato, contiene glicerina e tuorlo d’uovo che proteggono gli spermatozoi dagli effetti del congelamento (crioprotezione), poiché però la glicerina risulta più o meno tossica per gli spermatozoi la sua quantità deve essere il minimo indispensabile, per questi motivi (tossicità) il diluitore per seme congelato non deve essere impiegato per il seme fresco. Fig. 4.5 Densimetro per concentrazione seme 4.4 Dose inseminante L’ esame dello sperma ci consente di determinare quale deve essere il quantitativo di sperma che dobbiamo usare per inseminare la cavalla. Si calcola che una buona dose inseminante debba essere costituita da un totale di 500 milioni di spermatozoi vitali e dotati di motilità progressiva. Da qui si deduce che la dose inseminante non dipende dal volume ma dalla concentrazione e dalla qualità del seme. Una buona dose inseminante di seme fresco deve avere un volume tra i 10 ml ed i 20 ml, questo perché l’utero della cavalla in calore può a volte essere molto grande, un corno uterino può divenire lungo anche 30 cm. Un volume sufficiente consente il diffondersi per capillarità del liquido inseminante su tutta la superficie dell’utero, riducendo cosi la strada che gli Fig. 4.6 conta del seme e stima ottica motispermatozoi devono fare. lità La Fecondazione Artificiale 35 Quantità molto piccole di liquido costituiscono un certo ostacolo alla fecondazione, specie in cavalle con utero di grosse dimensioni. Allo stesso tempo però non possiamo usare volumi eccessivi di mestruo perché questo significherebbe diminuire sensibilmente la concentrazione degli spermatozoi e le possibilità di incontro tra spermatozoo e cellula uovo. Nel caso di seme fresco la dose viene quindi preparata come tale immediatamente dopo il prelievo e prima della spedizione, nel caso di seme congelato in cui a volte i volumi delle dosi conservate sono molto ridotti, alla inseminazione vera e propria viene a volte immediatamente fatta seguire la introduzione in utero di una opportuna dose di mestruo a seconda delle tecniche. Nella preparazione della dose inseminante si deve quindi tenere conto dell’esame dello sperma e fare gli opportuni calcoli per fornire un numero sufficiente di spermatozoi validi. Questo concetto è particolarmente importante nel caso di impiego del seme congelato. Poiché gli stalloni cambiano molto per quanto riguarda la capacità dei loro spermatozoi a superare il congelamento, nel calcolo delle dosi bisogna tenere conto delle precedenti prove di congelamento. Ad esempio: se noi sappiamo che in un determinato stallone gli spermatozoi che sopravvivono al congelamento sono il 50%, dovremo calcolare già prima del congelamento, delle dosi inseminanti contenenti non più 500 milioni, ma un miliardo di spermatozoi dotati di motilità progressiva. 4.5 Preparazione del seme fresco Il seme una volta prelevato con la vagina artificiale, viene filtrato per eliminare il gel e i detriti presenti e va immediatamente diluito 1:3, ovviamente con diluitore a 37° C. Una piccola parte viene prelevata per l’esame e mantenuta a 37° C, mentre il resto viene messo in termostato a 37° C o in frigorifero a 5° C a seconda che si preveda di effettuare la inseminazione con seme a temperatura corporea o refrigerato. Eseguite le analisi la quantità accantonata viene frazionata nelle singole dosi in base alle caratteristiche del seme. La scelta dell’uso di seme a temperatura corporea (35°-37°C) o meno dipende dal tempo che intercorre tra il prelievo e l’inseminazione. Se l’intervallo di tempo è inferiore alle 2 ore il seme va conservato a 37°C. Se il tempo tra prelievo e fecondazione supera le 2-3 ore il seme va invece conservato a temperatura ambiente 20°C, a questa temperatura lo sperma si conserva vitale a seconda degli stalloni fino a 12 ore, a 5°C si conserva per 48 ore sono così Fig. 4.7 Preparazione contenitore seme +5°C 36 Capitolo 4 possibili anche spedizioni intercontinentali per corriere. In alternativa fino a 12 ore il seme può essere conservato a 20 °C. Molto utili risultano per il trasporto del seme i contenitori chiamati Equitainer, dotati di accumulatori di freddo, che consentono un graduale abbassamento della temperatura da 37 a 5 C ed il mantenimento della stessa per 72 ore. Vengono comunque impiegati con successo contenitori in polistirolo espanso ed normali accumulatori di freddo in mattonelle, unica precauzione lo sperma non deve avere contatto diretto con l’accumulatore di freddo. Fig. 4.8 Contenitore in polistirolo conservazione seme refrigerato +5°C 4.6 Preparazione del seme congelato Più complessa è la preparazione del seme congelato. Mentre nella preparazione del seme fresco la tecnica è uniforme, nella preparazione del congelato esistono tecniche diverse. Anzitutto bisogna concentrare al massimo il seme. Per fare questo si può centrifugare il seme o raccoglierlo frazionatamente. La centrifugazione è un metodo scientificamente più corretto, ha però lo svantaggio di richiedere attrezzature costose e di sottoporre il seme a manipolazioni che poco o tanto sono causa di sofferenza. Con questo sistema il seme raccolto viene diluito con un apposito diluitore e centrifugato in una centrifuga refrigerata. La raccolta frazionata va invece fatta con la vagina aperta, con un aiuto che raccoglie dal glande dello stallone che sporge dalla estremità libera della vagina le prime frazioni di eiaculato. In questo modo si raccoglie una frazione che è assolutamente priva di detriti e gel e molto ricca di spermatozoi, senza manipolazioni del seme, richiede solo un team affiatato (stallone compreso) ed esperto nel raccogliere al volo le frazioni di sperma. Generalmente viene preferita la raccolta con vagina artificiale chiusa e la successiva concentrazione del seme mediante centrifugazione. Una frazione del seme viene diluita con il mestruo ed esaminata, il che ci consentirà poi preparare le dosi. Dopo la concentrazione effettuata con l’uno o l’altro metodo il seme viene diluito con il mestruo per il congelamento nella proporzione calcolata per le dosi. La Fecondazione Artificiale 37 Generalmente si preparano dosi di 800 milioni-1miliardo di spermi vitali, in modo da averne almeno 400-500 milioni validi dopo lo scongelamento. La capacità di sopportare il congelamento varia però molto da stallone a stallone, nel senso che alcuni producono un seme congelabile in maniera soddisfacente ed altri invece non sono congelabili, la valutazione di questo parametro è quindi indispensabile per un corretto impiego della FA con seme congelato. Il seme congelato può essere confezionato in: - Paillettes in plastica da 0,5 ml. - Paillettes in plastica da 4 ml. La confezione più comunemente usata e quella in paillettes da 0,5 ml, presenta il vantaggio che possono essere impiegate per il confezionamento le macchine per i bovini facilmente reperibili in commercio. Bisogna conoscere con precisione la concentrazione degli spermatozoi per sapere quante paillettes Fig. 4.9 Recupero seme da paillettes usare per dose inseminante. Le paillettes da 4 ml sono quelle più raramente impiegate. Una volta confezionato il seme va congelato, chi può usa dei congelatori computerizzati in cui la curva di congelamento viene programmata. Dopo congelazione il seme viene conservato immerso in una soluzione di azoto liquido, in queste condizioni il seme si conserva per anni, e può essere trasportato ovunque avendo l’avvertenza di rifornire regolarmente con azoto liquido i cilindri di stoccaggio. 4.7 Per fecondare Lo scongelamento si fa immergendo le paillettes per un tempo non inferiore a 30” in acqua a 37°C. Esistono vari metodi di scongelamento, alcuni a temperatura corporea altri a temperature più elevate per brevi periodi (3 secondi). Una volta scongelato il seme deve essere impiegato immediatamente. Per fecondare la cavalla, prima la si lava bene poi una mano guantata viene introdotta nella vagina e col dito si entra attraverso la cervice in utero. Un catetere di plastica viene guidato in utero attraverso il dito, ad attraverso la cannula il materiale seminale viene iniettato. Se si adoperano volumi ridotti (paillettes), si usa anche iniettare una dose di mestruo dopo il seme attraverso la stessa canna senza sfilarla in modo da lavare bene il contenuto della canula stessa e usare tutto il seme fino alla più piccola frazione di goccia. 38 Capitolo 4 Fig. 4.10 Fig. 4.11 4.8 Problematiche successive alla fecondazione In alcune cavalle si può verificare, dopo la inseminazione, la cosidetta “endometrite postcoitale persistente”, in cui i liquidi prodotti dalla normale reazione infiammatoria successiva alla inseminazione non riescono ad essere drenati, con conseguente accumulo, e successiva reazione infiammatoria. Le cavalle a rischio per questa patologia devono essere controllate verificando la presenza di liquido intrauterino oltre le 12 ore dalla inseminazione, e trattate lavando l’utero con un sifonaggio a base di soluzione fisiologica o Ringer lattato. Il lavaggio va ripetuto fino ad ottenere un liquido limpido entro i quattro giorni dall’ovulazione. Infatti come descritto precedentemente, l’embrione discende nell’utero al V giorno, per cui non si rischia di drenarlo e di vanificare il lavoro fatto. L’ eliminazione di liquidi ritenuti può anche essere effettuata tramite somministrazione di 20 U.I. di ossitocina I.M. . Un buon lavaggio o drenaggio sono efficaci quanto una terapia antibiotica nella prevenzione di infezioni post inseminazioni. Le fattrici considerate a rischio per una endometrite post-inseminazione dovrebbero essere fecondate una sola volta per ciclo. Il plasma seminale, cioè la parte liquida dello sperma ha un ruolo fondamentale nell’inibire e modulare la risposta infiammatoria successiva all’inseminazione della fattrice, e la sua eliminazione dal seme congelato se da un lato viene considerata utile per la conservazione in azoto liquido, dall’altro potrebbe indurre una abnorme risposta infiammatoria nella fattrice. In assenza di plasma seminale la reazione infiammatoria indotta dagli spermatozoi a livello uterino risulta quindi nettamente più marcata. Se l’infiammazione è da un lato utile per lo svolgimento di una buona pulizia post coitale, dall’altro se la risposta è eccessiva finisce con l’essere dannosa. La Fecondazione Artificiale 39 Dopo inseminazione, il livello di globuli bianchi in utero sale sensibilmente per raggiungere un picco a circa 12 ore, a distanza di 24 ore la loro presenza risulta del tutto trascurabile se l’inseminazione è avvenuta mediante un mestruo contenente spermatozoi e plasma seminale, mentre è ancora notevolmente elevata se il mestruo è privo di plasma seminale. All’ atto pratico significa che le cavalle fecondate con seme congelato sono soggette a parità di condizioni igieniche a maggior rischio di infiammazione postcoitale rispetto a quelle fecondate con seme fresco contente plasma seminale. Anche il glicerolo, crioprotettore essenziale per proteggere gli spermatozoi è comunque irritante. Nella fecondazione con seme congelato, ripetute inseminazioni a distanza di 24 ore possono indurre una tale endometrite da generare un ambiente intrauterino ostile. Viene quindi ad essere ancora sottolineata in questi casi la necessità, per quanto possibile, di eseguire un unico intervento fecondativo per calore. Nella cavalle fecondate con seme congelato è quindi indispensabile una precisa fecondazione in corrispondenza dell’ovulazione con un monitoraggio continuo del follicolo mediante ecografia più volte al giorno in particolare quando il diametro del follicolo supera i 4 mm. 4.9 Il trapianto di embrione Le biotecnologie stanno prendendo piede in maniera clamorosa ed il caso di Dolly, la pecora clonata ha fatto scalpore e suscitato polemiche. A qualcuno forse piacerebbe clonare il proprio cavallo, farne cioè una copia identica partendo, che so, da un frammento di pelle del naso. Siamo ancora lontani dalla applicazione commerciale di queste possibilità tecnologiche: basse percentuali di successo,e costi elevatissimi. Possiamo però trarre profitto da tecniche ormai collaudate come ad esempio il trapianto di embrione, conosciuto volgarmente nella donna come “utero in affitto”. Questo metodo si applica alle donne che non hanno un ambiente uterino adatto alla crescita del concepimento, negli animali il suo uso va ben oltre, con questo sistema si possono avere contemporaneamente più gravidanze in madri diverse. Per spiegare meglio il concetto, dato che la gravidanza di una cavalla dura all’incirca un anno, trapiantando più embrioni della stessa madre in più cavalle riceventi sarà possibile nel corso dell’anno avere più gravidanze e quindi più figli da una sola cavalla. Questa metodica trova due principali campi di applicazione: cavalle che pur venendo regolarmente fecondate non riescono a portare a termine una gravidanza, cavalle di elevata statura agonistica che possono così produrre figli senza interrompere la loro carriera. Come avviene il trapianto di embrione ? Bisogna anzitutto disporre della forza lavoro ovvero la 40 Capitolo 4 donatrice e più riceventi, più riceventi perché anche nel caso si volesse trapiantare solo un embrione sarebbe comunque bene aver la possibilità di scelta tra 2 o 3 donatrici perché così sono maggiori le possibilità di sincronizzare l’ovulazione. La prima tappa sta nel scegliere bene le riceventi che devono essere cavalle giovani e sane, di dimensioni comode per ospitare il feto, in altre parole la ricevente non deve essere di taglia inferiore a quella della donatrice altrimenti correremmo il rischio di avere un utero stretto per il puledro, che nascerà si, ma più piccolo di quanto ci si potrebbe aspettare. Accertatisi che le riceventi siano a posto bisogna sincronizzare l’ovulazione, questo perché l’embrione si annida nell’utero in un preciso periodo del ciclo e quindi il ciclo della donatrice e della ricevente devono corrispondere, quindi se per esempio togliamo un embrione di 7 giorni dalla donatrice la ricevente deve aver ovulato almeno da 5 o 8 giorni. La sincronizzazione si fa pilotando il ciclo con dei farmaci e controllando ecograficamente il momento preciso dell’ovulazione, che nella cavalla è più variabile rispetto ad altre specie e richiede quindi una verifica precisa e sicura. La donatrice viene fecondata al momento dell’ovulazione e contemporaneamente si esaminano le riceventi per individuare quella che ovula più vicino nel tempo rispetto alla donatrice.Al settimo - ottavo giorno dopo l’ovulazione, l’utero della ricevente viene lavato con una soluzione nutritizia ed il liquido raccolto esaminato per vedere se dentro c’è l’embrione. Mediante tecniche piu’ sofisticate l’ovulo viene prelevato mediante aspirazione del follicolo dalla donatrice, fecondato in ICSI (iniezione intracitoplasmatica) fatto sviluppare in vitro fino al V° giorno ed impiantato nella Fig. 4.12 Sifonaggio uterino ricevente. L’embrione viene lavato ed analizzato per vedere se non esistono anormalità,ed infine viene poi impiantato nell’utero della ricevente secondo due tecniche, una per via chirurgica (più sicura) ma poco commerciale e l’altra, la più frequente, per via vaginale con una lunga sonda. Al momento dell’impianto sarebbe possibile anche dividere l’embrione in due producendo gemelli identici da trapiantare in due differenti donatrici, questa tecnica viene però eseguita La Fecondazione Artificiale 41 raramente perché il raddoppiare la posta non è privo di rischio. Rispetto alle altre specie la cavalla presenta alcune particolarità che rendono più difficoltoso il trapianto di embrione: anzitutto non si riesce ad indurre una superovulazione. Nelle altre specie, donna compresa, con opportune stimolazione ormonali vengono prodotti 2-3-5 oociti e questo spiega le gravidanze plurigemellari ad esempio nelle vacche, la cavalla invece possiede un meccanismo non ancora ben noto per evitare le ovulazioni multiple generatrici di gemelli che la cavalla raramente riesce a portare a termine gravidanza. Fig. 4.13 Filtro per embrioni Fig. 4.14 ICSI dove si evidenzia il singolo spermatozoo nell’ ago 42 Capitolo 5 CAPITOLO 5 MONITORAGGIO DEL CALORE 5.1 Monitoraggio La cavalla manifesta il calore mediamente per otto giorni, il momento fertile cioè l’ovulazione, in genere avviene verso la fine. Con l’avvento della monta naturale, intesa come: il primo sistema di monta manipolata/guidata dall’uomo, a differenza della monta brada dove stalloni e fattrici facevano tutto in libertà, la tradizione stalloniera ha dettato i primi metodi di “monta” codificati. I primi due criteri utilizzati furono: - Un salto (monta) dal II° giorno di calore ben manifesto, ripetuto ogni due giorni fino al “rifiuto”. - Si testavano (“ruffianavano”) le manifestazioni da “calore” al 20° giorno dall’U.S.(Ultimo salto) e se la cavalla rifiutava veniva ritenuta gravida. Già questi metodi hanno aumentato la percentuale di gravidanze e sfruttato di meno lo stallone utilizzandolo però per un numero maggiore di fattrici ogni stagione. In seguito si monitorò “l’apertura della cervice” perché si comprese come quest’organo mutasse la conformazione rilassandosi ed aprendosi sempre di più , fino a chiudersi di nuovo anche prima del “rifiuto”. Questa tecnica favorì ulteriormente l’ottimizzazione dei salti e l’ulteriore aumento di fattrici gravide per stagione. Con l’avvento della esplorazione rettale si apprese la tecnica della palpazione delle ovaie ed il monitoraggio dello sviluppo del follicolo e la relativa ovulazione. Questa tecnica, ben applicata, ha portato più precisione nel prevedere l’ovulazione e di conseguenza l’utilizzo di un unico salto. Dalle quindici fattrici gravide ottenute mediamente nella monta brada, si arrivò alla possibilità di avere oltre cento gravidanze in una stagione sola. Monitoraggio del Calore 43 PALPAZIONE RETTALE MANUALE Fig. 5.1 Palpazione ovaio Manipolando e palpando l’ovaio, si riesce a percepire i follicoli dominanti che via via aumentano di diametro. La percezione tattile, è possibile quando il follicolo inizia a protundere dall’ovaio con un diametro di circa 20 mm e, seguendolo con più visite, diventa sempre più facile confrontarne l’aumento. Un follicolo maturo (preovulatorio) può raggiungere mediamente un diametro di 50mm. Un’altra senzazione tattile, importante per il monitoraggio dell’ovulazione, è la consistenza del follicolo : la tensione superficiale è molto utile da monitorare, anche questo dato segue in modo inequivocabile la maturazione di questa struttura. All’inizio della maturazione e sviluppo del follicolo, la sensazione tattile, è paragonata alla tensione superficiale del polpastrello del nostro dito indice, mentre più ci si avvicina al momento preovulatorio la consistenza diventa soffice come la superficie del palmo di una mano sottostante al pollice. Circa dodici ore precedenti all’ovulazione, la cavalla presenta algia alla palpazione del 44 Capitolo 5 follicolo, pur agendo con una manualità esperta e delicata. Inutile dire quanto sia utile questa tecnica, basterà elencarne i vantaggi. La monta naturale e artificiale, intese con seme fresco trasportato. Questa tecnica, ancora utilizzata, dota l’operatore esperto di capacità “previsionale” in stadi molto vicini all’ovulazione, circa trentasei ore. Questo significa tutto nella gestione delle fattrici, si può dare facilmente la precedenza ad alcune cavalle, rispetto ad altre che presentano ovulazioni simili, senza il rischio di perdere il ciclo. Se si gestisce anche lo stallone, si può programmare in tranquillità: il numero monte o dosi per eiaculato. Oppure mettersi facilmente in sintonia con i ritmi e tempistiche di uno stallone che opera in un’altra stazione di monta, lo stesso con l’organizzazione e gli orari degli spedizionieri. Unica carenza di questa tecnica è che “vedere col tatto” attraverso la palpazione rettale manuale, non permette di vedere direttamente quel che accade all’ interno di queste strutture. La tecnica ecografica ha aperto un altro nuovo mondo diagnostico permettendoci di vedere in vivo quel che prima si toccava. Oltre agli enormi vantaggi del monitoraggio del follicolo, si sono aggiunti nuovi dati prognostici all’ ovulazione quasi perfetti dal punto di vista della previsione all’ovulazione oltre al profilo patologico. L’ ecografia ha aiutato, in modo straordinario, la disciplina della FA con seme congelato, aumentando con successo la percentuale di gravidanza quasi paragonabile all’utilizzo del seme fresco. 5.2 Il funzionamento dell’ ecografo Fig. 5.2 Ultrasuoni emessi dalla sonda dell’ecografo (E) Fig. 5.3 Schema di come gli ultrasuoni attraversano le varie zone dell’ utero (D) Monitoraggio del Calore 45 La fig. E rappresenta una sonda che emette ultrasuoni in modo lineare. Queste onde emesse, quando urtano i vari tessuti degli organi bersagliati, possono attraversarli quasi completamente, oppure essere respinti in toto quanto più il tessuto è duro. Questi feedback ultrasonografici, vengono elaborati dal computer dello scanner in immagini molto facilmente interpretabili. La fig. D ci fa vedere come le onde attraversano il tessuto dell’organo interessato, ad esempio un corno dell’utero, le onde lo attraversano come se fossero una lama di coltello. Nella fig. F vediamo l’immagine elaborata della sezione scannerizzata. Nella fig. D la sezione del corno è ribaltata e vista frontalmente. Fig. 5.4 Immagine sezione da ecografo Le immagini sono costituite e disegnate da una (F) gamma di “grigi” che andranno a comporre la parte d’organo che andremo a ricercare. Come si diceva precedentemente più il tessuto o materia organica è molle/ fluida più viene attraversata per cui, i fluidi organici si vedranno neri, l’ovaio di una certa tonalità di grigio, e cosi l’utero. L’aria imprigionata nei tessuti risulterà quasi bianca. 5.3 Monitoraggio dell’ovulazione con l’ecografia La figura H illustra in A,B,C l’ovulazione correlata ai cambiamenti dell’utero, rappresentato in D,E,F. Imparando a correlare queste sei immagini di base la nostra approssimazione si avvicinerà sensibilmente 100% di operatività. Alcune premesse però, di ordine fisiologico e cronologico, sono essenziali per un buon apprendimento. Alla fig. C vediamo il versamento di sangue nella cavità del follicolo che avviene durante l’ovulazione, ecograficamente il fluido è grigio in quanto Fig. 5.5 Stadi ovulazione ricco di emazie (cellule ematiche) e quindi più denso del fluido precisamente nero del follicolo preovulatorio della figura B. 46 Capitolo 5 Fino a che il versamento di sangue non coagula, l’immagine C non cambia, contemporaneamente significa che siamo entro le sette ore dall’ovulazione e che l’oocita è vivo e vitale nell’ ovidutto in attesa dello spermatozoo. 5.4 Correlazioni utero e ovaie Il dato per eccellenza più preciso ed indicativo è il momento post-ovulatorio: è il dato oggettivo di ovulazione. Sappiamo in più che si feconda entro le sette ore dall’ovulazione come nell’immagine Fig. C siamo operativamente agevolati da dati standard ben definiti. Osserviamo come dal diestro al proestro l’utero cambia conformazione più definibile e precisa, rispetto alla maturazione del follicolo. Le pliche dell’utero all’inizio del calore sono molto gonfie e trasudano di fluido (Fig. D) tanto che la sezione appare come una fetta di arancia. Con l’avanzare del calore dal proestro in poi l’edema si riduce sempre di più e scompare durante l’ovulazione (Fig. E, F). Il diametro del follicolo non è determinante per predirre l’ovulazione. Non lo è altrettanto per decidere la frequenza delle visite. Fino a che persiste l’edema uterino della fig.D i controlli vengono cadenzati ogni 48 ore. Quando invece l’utero cambia come nella figure E, F i controlli vanno intensificati perché prossimi all’ovulazione. 5.5 Protocolli di sincronizzazione dei cicli L’esigenza di condizionare i cicli è diventata una routine molto utilizzata dagli operatori per svariati motivi: riuscire a sincronizzare più gruppi di fattrici che si cadenzino in tempi sucessivi e precisi, permette di utilizzare lo stallone o l’eiaculato molto meglio a ottimizzando il potenziale di fertilità del seme senza come si dice “spremiture” inutili. In tutte le tecniche di fecondazione guidata la sincronizzazione dell’ovulazione è essenziale. I protocolli terapeutici di base sono due. 5.6 Sincronizzazione con Altrenogest Questo farmaco è un ormone sintetico molto simile al Progesterone. Viene somministrato per via orale per un periodo che va dagli otto ai quindici giorni. Allo scadere di questa somministrazione si interviene con uno shot di Prostaglandina (Pg) e dopo 7/8 giorni avviene l’ovulazione. Rifacendoci alla fisiologia del ciclo (vedi Fig. G) e seguendo la curva del Monitoraggio del Calore 47 Fig. 5.6 (G) progesterone notiamo subito quanto, durante il diestro, sia elevato il tasso ematico e per quante giornate persista, per far sì che l’utero produca la Pg e faccia “partire” l’ovulazione. Il protocollo terapeutico non fa altro che condizionare un ciclo “provocando un diestro”, La somministrazione ripetuta di progesterone (40mg die) mantiene o porta il tasso ematico ad una concentrazione pari o di più, atta al mantenimento della fase diestrale. La terapia perdura il tempo (8/15gg) statisticamente simile al diestro. Allo scadere dell’ultima somministrazione di Altrenogest,l’intervento della Pg porta all’ovulazione. Questo metodo consente di colpire nel segno “alla cieca” riducendo drasticamente la movimentazione delle fattrici, che possono stare al prato ed essere trattate senza il bisogno di controllo dei cicli, integrando il farmaco con l’alimentazione giornaliera. Un altro protocollo di sincronizzazione è con l’utilizzo della Prostaglandina. Da come si è appreso (Fig.G) quando il tasso ematico di progesterone è ad alti livelli, significa che il Cl è nel pieno della sua attività ghiandolare. Se si traguarda la curva e la si collega al tempo di persistenza, si deducono le possibilità di intervento con la Pg, per attivare l’ovulazione. Quantificando la durata di questo periodo, deduciamo che abbiamo circa 8 gg di tempo per intervenire con PG in qualsiasi momento di questo stadio. Questo protocollo richiede però più visite in quanto bisogna riconoscere la presenza del CL. Senza questo dato la PG andrebbe a vuoto. 48 Capitolo 6 CAPITOLO 6 PREVENZIONE E TERAPIA DELLA IPOFERTILITA’ 6.1 Ipofertilità derivante dalla fattrice Con il termine di iporfertilità indichiamo tutte le situazioni in cui le probabilità che una gravidanza possa instaurarsi e progredire sono diminuite. Come nello stallone anche nella fattrice possiamo avere delle difficoltà ad ingravidare la cavalla derivanti da cause comportamentali ed altre derivanti da cause organiche. Cause Comportamentali Cavalle che non mostrano il calore In questo caso la cavalla ha un ciclo regolare ma non mostra segni di calore, si tratta spesso di cavalle timide, magari alla prima stagione di monta che portate a contatto con lo stallone lo rifiutano decisamente. Queste cavalle sono evidenziabili in calore a volte al pascolo con le altre cavalle, o se provate con uno stallone esploratore molto paziente. In alcuni casi è necessario sincronizzare il calore con farmaci e poi controllarle quotidianamente con una visita ginecologica per individuare il calore e l’ovulazione. Queste cavalle presentano a volte dei problemi alla monta, dato che si rifiutano di essere coperte anche se fertili, in questo caso è utile la fecondazione strumentale, oppure la somministrazione di sedativi in forti dosi. Prevenzione e terapia della ipofertilità 49 Cause Organiche Cavalle che non vengono in calore La cavalla ha normalmente una fase in cui non va in calore, questo periodo corrisponde in genere con l’autunno, inizio inverno, pur con le numerose eccezioni. Generalmente tutte le cavalle iniziano ad avere calori in primavera. La diagnosi di assenza di ciclo ovarico viene fatta mediante visita ginecologica ed in questo caso le ovaio sono piccole, dure e l’utero poco palpabile, completamente privo di tono. In queste cavalla si interviene in inverno stimolandole con la luce in modo che ne ricevano almeno 16 ore al giorno, la luce artificiale deve avere uno spettro simile a quello naturale ed una intensità di circa 200 watt. Dopo circa un mese di trattamento con la luce si interviene somministrando progestinici per via orale o per iniezione per 10 giorni. Circa 4 giorni dopo la sospensione del trattamento solitamente si ha l’inizio del calore. Oltre a cause stagionali si possono avere anche altre cause, in questo caso è bene consultare uno specialista. Anche le situazioni climatiche possono avere la loro influenza sui cicli della cavalla, una primavera particolarmente inclemente dal punto di vista meteorologico porta in genere a calori meno fertili, ed un improvviso e perdurante maltempo a metà primavera spesso causa irregolarità nella media dei calori. Cavalle che sono sempre in calore E` un problema che si verifica relativamente spesso con i primi calori a fine inverno. La cavalla sviluppa numerosi follicoli ovarici che non riescono a maturare, una ecografia può aiutare a valutare meglio la natura di questi follicoli che nella stragrande maggioranza dei casi sono Anaovulatori. Essi causano manifestazioni evidenti e prolungate che se non si accertano traggono in inganno, con la conseguenza di utilizzare lo stallone sovraccaricandolo inutilmente di lavoro senza nessun risultato. Questi cicli nel periodo di transizione dall’inverno alla primavera si ripetono anche più volte, ma non vanno visti come patologici. Diventano patologie quando la fattrice persiste con questi cicli anaovulatori anche in pena primavera-estate. Si usa, in questi casi, somministrare progestinici di sintesi per via orale o Progesterone iniettabile per 10 giorni in genere 3-4 giorni dopo la sospensione del trattamento la cavalla entra in un calore relativamente regolare, eventualmente dopo 4-5 giorni di calore si può provare a somministrare forti dosi di LH (1 fiala da 5000 UI ripetuta dopo 12 ore). Altra patologia non infrequente è la stenosi dell’ovidutto: in questo caso l’ oocita non può essere raggiunto dallo spermatozoo essendo il dotto occluso per svariati motivi. 50 Capitolo 6 6.2 Infezioni del tratto genitale E` una delle cause più frequenti di ipofertilità. L’infezione può essere causata dalla trasmissione di una malattia venerea a seguito della monta o dal contatto con strumenti infetti. Nelle forme più evidenti si nota la presenza di uno scolo che fuoriesce dalla vulva, residuando delle croste sulle labbra vulvari e sulle cosce. Spesso una infezione può essere presente senza dare manifestazioni macroscopicamente evidenti. L’infezione è causa di iporfertilità per via di due meccanismi: Diretto, per cui la presenza di germi risulta dannosa per gli spermatozoi al momento della fecondazione. Indiretto, in quanto l’infezione causa una infiammazione all’utero (endometrite) che impedisce l’annidamento dell’ovulo fecondato. Una cavalla sana ha generalmente il mezzo di opporsi Fig. 6.1 Scolo vaginale ad infezioni di lieve entità sostenute da germi non particolarmente patogeni o “cattivi”. Infatti durante la monta stessa quantità più o meno grandi di germi vengono proiettati nell’apparato genitale, perché il pene o il fecondatore nella penetrazione trascina all’interno sporco e i germi presenti sulla verga e sulla vulva, se i germi non sono “cattivi”, la cavalla ha una breve reazione infiammatoria grazie alla quale elimina i germi. Se però i germi sono tali da non poter essere eliminati, vuoi per la loro virulenza, vuoi perché le capacita di difesa della cavalla sono diminuite allora si instaura una endometrite. Il tampone La presenza di germi nell’apparato genitale femminile viene verificata mediante il tampone, che altro non è che il prelievo di una parte delle secrezioni genitali mediante una asticciola rigida che alla sua estremità porta appunto un piccolo tampone di cotone. Il tampone può essere prelevato, dal clitoride, dalla vagina e dalla cervice. Il prelievo del tampone va fatto usando una tecnica Ved.Fig che escluda la contaminazione da parte di altri germi. Prima di effettuare il prelievo quindi, i genitali esterni vanno Fig. 6.2 Tampone Prevenzione e terapia della ipofertilità 51 abbondantemente lavati ed alcuni tipi di prelievo come quelli in cervice-utero vanno fatti con tamponi particolari, a doppia guaina, per evitare contaminazioni da parte della parete vaginale. Il tampone deve poi essere seminato in un mezzo apposito per fare crescere i germi. Se questa semina viene fatta immediatamente non vi sono problemi, altrimenti il tampone deve essere immerso in un mezzo di trasporto per conservare i germi in buone condizioni al laboratorio. I mezzi Fig. 6.3 Tampone di trasporto dei tamponi, preconfezionati in provette monouso solitamente hanno come base della gelatina e carbone, sono quindi di colore nero, nel mezzo di trasporto ed in condizioni di temperatura normali i germi possono sopravvivere qualche giorno. A seconda di quello che cresce dopo la semina, il tampone può essere negativo, oppure positivo: in questo caso la gravità dell’infezione varia a seconda del tipo e della quantità di germi presenti. Nel caso di presenza di Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aureoginosa e Taylorella equigenitalis (CEM), l’ infezione va considerata come una vera e propria malattia venerea. Una cavalla con tampone positivo a questi germi non deve essere assolutamente coperta, per il rischio di infettare lo stallone e da questi disseminare l’infezione alle altre fattrici, oppure inficiare la fertilizzazione col relativo spreco di seme. Altre infezioni sostenute da Streptococchi, Staffilococchi e Coli sono spesso la conseguenza di fattori predisponenti individuali che quindi vanno Fig. 6.4 Piastra petri crescita batterica possibilmente identificati ed eliminati, prima di intraprendere una terapia antibiotica. Infezioni specifiche del tratto genitale: CEM La CEM (Contagious Equine Endometritis) è una malattia scoperta nel 1977, ma alcuni autori dicono che fosse gia presente da molti anni, e che non fosse mai stata scoperta perché i metodi di indagine che permettono di isolare il germe non rientravano nei metodi di routine adottati dai laboratori. In Italia la malattia, a parte una sporadica e fugace apparizione molti anni fa, non è presente o quanto meno il germe non è stato isolato. La malattia causa una infiammazione acuta dell’apparato genitale, peraltro facilmente 52 Capitolo 6 curabile con gli antibiotici normalmente in uso. Per la prevenzione della CEM il tampone deve essere prelevato per le cavalle vuote in utero e dal clitoride nella gravide solo dal clitoride. Streptococchi, Staffilococchi, Coli Questi batteri sono normalmente presenti sulla pelle e nella zona genitale del cavallo. Un soggetto sano, con buone difese organiche, in normali condizione di igiene riesce facilmente a combatterli. Se vengono trovati nel tampone bisogna anzitutto verificare se questo è stato inquinato per errori nella tecnica di prelievo, ad esempio toccando parti sporche come la pelle. Poi va eseguito un esame clinico per vedere se esistono fattori predisponenti alla malattia quali la pneumovagina (aspirazione di aria in vagina), urovagina ( raccolta di urina in vagina) o altri più generici come la scarsa capacita a sviluppare difese locali. Tali problemi se esistono vanno corretti per quanto possibile. Il trattamento si effettua irrigando degli antibiotici in utero, vengono usati antibiotici iniettabili diluiti con soluzione fisiologica, il trattamento ha durata variabile per un minimo di tre giorni e può essere associato ad un trattamento per via generale. Nelle cavalle con problemi di immunità locale risultano utili le infusioni in utero di 500 ml plasma sanguigno (sangue senza i globuli rossi) della cavalla stessa, o i lavaggi in vagina con brodi ove sono stati coltivati germi “buoni” normalmente presenti nell’apparato genitale delle fattrici. Klebsiella e Pseudomonas La loro presenza va sempre considerata con molta attenzione, in quanto sono germi che a differenza dei precedenti non sono normalmente presenti sul cavallo, ma sono agenti di vere e proprie malattie veneree. Ripetiamo quindi che le cavalle positive a questi germi non vanno coperte dallo stallone, ma eventualmente solo con fecondazione strumentale, per evitare il contagio, ovviamente dopo il trattamento specifico con antibiotici. Si tratta purtroppo di germi facilmente resistenti agli antibiotici, il loro trattamento richiede quindi l’esecuzione di un antibiogramma, con cui individuare l’antibiotico più attivo, e la rimozione delle cause predisponenti alla malattia. Morbo Coitale Nella cavalla colpita sono presenti numerose vescicole sulle labbra della vulva e nella zona circostante, queste vescicole poi si ulcerano lasciando delle piccole ulcere. La malattia guarisce spontaneamente nel giro di circa 20 giorni. Come esito della malattia residuano delle macchie bianche sulla vulva e nelle zone circostanti. Le cavalle sono infettanti nella fase in cui vi sono ulcere. Si possono quindi coprire le cavalle che presentano le macchie Prevenzione e terapia della ipofertilità 53 bianche come esito della malattia. Attenzione, spesso queste cavalle dopo il parto presentano una riacutizzazione della malattia per un breve periodo di tempo e diventano infettanti, per cui il salto da parto va evitato in queste fattrici. Questa malattia interessa più la monta naturale ed il danno rilevante è per lo stallone che la contrae dalla fattrice infetta. Il glande manifesta un edema crostoso con la conseguenza di togliere lo stallone dalla attività per qualche mese con danni economici evidenti. La prognosi è comunque fausta. Alterazioni anatomiche del tratto genitale Pneumovagina Le cavalle con questa condizione aspirano aria in vagina che inoltre può trascinare all’interno batteri patogeni all’interno. Ciò è la conseguenza di una cattiva conformazione della vulva, in queste condizioni il pavimento del bacino che normalmente fa da valvola da impedendo all’ingresso di aria in vagina è posto più in basso e quindi non riesce a chiudere il passaggio. Inoltre la posizione della vulva da verticale ad obliqua facilita il deposito sulle labbra di feci che contaminano l’ apparato genitale. La condizione va corretta con un intervento chirurgico suturando le labbra dall’alto verso il basso, fino all’altezza del pavimento del bacino in modo da ripristinare la funzione di valvola. In caso in cui la posizione delle labbra vulvari tenda all’orizzontale o faccia un gradino bisogna fare un’intervento più complesso per rimettere la vulva in posizione verticale. L’ operazione andrebbe fatta prima di cominciare le monte per dar modo alla flora in vagina di normalizzarsi. Le cavalle possono essere coperte anche se suturate, ma è bene fare passare circa 20 giorni dall’intervento perché la cicatrizzazione sia sufficientemente forte. Non sussistono in genere problemi alla penetrazione da parte del pene o del braccio dell’operatore, bisogna comunque lubrificare bene la parte e guidare manualmente il pene o il catetere. Le labbra vulvari cucite vanno riaperte nei giorni predenti il parto per evitare lacerazioni. Urovagina In questo caso le cavalle per un difetto di conformazione accumulano urina in vagina. Ovviamente in queste condizioni la fecondazione non è possibile in quanto l’urina oltre ad agire da spermicida causa delle infezioni croniche. Il problema può presentarsi nelle cavalle giovani che non hanno iniziato ancora ad avere cicli regolari o in cavalle vecchie per il rilasciamento dei legamenti ed il peso degli organi conseguenti alla perdita pei pannicoli adiposi. Nel primo caso il problema spesso si corregge spontaneamente con la maturità sessuale altrimenti può essere necessario ricorrere ad un intervento di plastica ricostruttiva chiamata Uretropessi. Sostanzialmente si prolunga lo sbocco uretrale di qualche centimetro per far sì che all’atto della minzione l’urina non refluisca all’interno. 54 Capitolo 6 6.3 Esami diagnostici Oltre al tampone esistono altri due esami che risultano utili per valutare lo stato dell’apparato genitale. Esame citologico Per fare questo esame il tampone viene strisciato su un vetrino in modo da depositarvi il materiale raccolto, il vetrino viene poi esaminato al microscopio per evidenziare la presenza di germi ma soprattutto il tipo di cellule presenti. Se si evidenziano più di cinque neutrofili per campo ottico si è di fronte ad una infiammazione acuta. Fig 6.5 Esame citologico, cellule neutrofile Fig. 6.6 Esame citologico, cellule macrofagiche Prevenzione e terapia della ipofertilità 55 Se questi sono mischiati e sovrastati da macrofagi siamo di fronte ad un infezione. Questo esame ci permette di vedere se vi e uno stato infiammatorio puro o un infezione batterica. Biopsia uterina Nelle cavalle che hanno difficoltà a restare gravide questo esame risulta molto utile. Con una pinza da biopsia si preleva un frammento della mucosa dell’utero, che viene poi esaminato al microscopio. In questo modo è possibile fare una diagnosi sullo stato dell’utero, trarne indicazioni sulla terapia ed una prognosi per valutare la fertilità. 56 Capitolo 7 CAPITOLO 7 IPOFERTILITA’ DERIVANTE DALLO STALLONE Bisogna essere osservatori acuti e cogliere la chiave per scatenare l’istinto sessuale. Tutte le indicazioni di seguito descritte vanno tenute presenti anche per la monta artificiale, e soprattutto si invita il lettore a cogliere il buon “horse management” essenziale in questa pratica. 7.1 Problemi legati alla monta Stalloni con scarsa libido Sono quegli stalloni che non si eccitano alla presenza della cavalla. Il problema è solitamente di tipo psicologico, legato in parte all’indole ed in parte ad condizionamenti negativi durante la monta. Lo stallone è un animale psichicamente molto sensibile e di conseguenza può presentare tutta una serie di problematiche molto variate fra loro. Non è possibile dare un elenco esauriente completo di tutte le situazioni che si possono verificare in quanto le sfaccettature del problema sono molto varie e d’altra parte anche nell’uomo le problematiche psicologiche di tipo sessuale sono molto complesse e richiedono un approccio sensibile e ponderato. Ipofertilità derivante dallo stallone 57 1) Stalloni timorosi: hanno paura di montare sulla cavalla perché sono stati calciati in passato, devono quindi riacquistare fiducia e bisogna far in modo che coprano solo cavalle ben disponibili, a volte con alcuni stalloni basta solo che la fattrice faccia un movimento brusco perché questi scenda precipitosamente. Immaginiamoli con il manichino e una vagina artificiale. 2) Stalloni distratti: sono poco determinati, durante la monta basta un rumore od un movimento, perché distolgano la loro attenzione dalla monta perdendo l’eccitazione. Bisogna trovare per la monta luoghi molto tranquilli ed isolati. 3) Stalloni maniaci: per eccitarsi hanno bisogno di situazioni speciali come profumi, rumori, persone o cavalle particolari. Anche stalloni, normali ma semplicemente esordienti alla monta su manichino hanno bisogno di riferimenti analoghi e aggiungeremmo anche una cavalla da avvicinare e allontanare immediatamente all’atto del salto e deviare contemporaneamente lo stallone sul manichino. Stalloni ipereccitabili e violenti Questa categoria di stalloni non rientra propriamente nelle cause di iporfertilità, ma piuttosto nelle problematiche che si hanno durante la monta, ma li trattiamo comunque in questa sezione. Gli stalloni ipereccitabili possono creare dei problemi, in quanto la monta può diventare difficoltosa per via dei danni che lo stallone può provocare alle persone o alle cavalle che copre. Alcuni stalloni diventano violenti al punto da mordere gravemente la fattrice o di montarla brutalmente calciandola con gli anteriori durante l’impennata, o coi posteriori se questa non subisce. Questi stalloni devono essere maneggiati da personale esperto che reprima sul sorgere comportamenti violenti e consenta la monta solo se il cavallo è sufficientemente gentile. Altri stalloni si eccitano al punto tale da fare la rosa, cioè il rigonfiamento del glande, prima di aver penetrato la cavalla. Il cavallo va fatto smontare immediatamente, ogni tentativo di penetrazioni col glande gonfio oltre ad infastidire la cavalla, fa arrabbiare lo stallone, può causare delle ferite al glande. Lo stesso problema c’ è con la vagina artificiale.Con questi cavalli la monta deve essere assistita guidando velocemente il pene in vagina prima che il glande si gonfi. Stalloni che emettono urina col seme Alcuni stalloni soffrono di forme di incontinenza per cui durante la monta emettono urina che si 58 Capitolo 7 mischia allo sperma eiaculato. Lo sperma in questo caso appare diluito e con odore di urina. Poiché l’urina è spermicida in queste situazioni la fertilità è ovviamente bassa. Un accorgimento è quello di fare la monta dopo che lo stallone ha urinato, quando cioè con la vescica vuota le possibilità di contaminazione sono minime. Stalloni che sembra che eiaculino ed invece non hanno eiaculato E` un problema che capita non di rado, bisogna controllare il movimento oscillatorio della coda durante la eiaculazione e tenere una mano alla base del pene per avvertire l’onda pulsante del passaggio del seme. Stalloni che smontano dalla cavalla durante la monta o prima della eiaculazione In questo caso in genere lo stallone avverte dei fastidi dopo avere penetrato la cavalla, le cause sono varie e tra le più frequenti: Presenza di ulcere sul pene, in genere da herpes virus, le ulcere causano bruciore durante la monta quindi lo stallone scende, osservare bene la verga durante l’erezione, le ulcere da herpes hanno forma rilevata rotondeggiante del diametro di pochi centimetri (figura, ulcere), guariscono spontaneamente nel giro di circa un mese, in questo periodo la monta va interrotta per non condizionare negativamente lo stallone e per non contagiare le fattrici, si consiglia localmente di attuare delle normali norme di igiene, lavando con acqua e detergenti molto diluiti e risciacquare bene. Una volta cicatrizzate le ulcere, lo stallone non è più infettante. Altro caso è quello in cui vi sono dei restringimenti in vagina, oppure un glande che si gonfia molto in una vagina stretta per cui lo stallone avverte fastidio e smonta. Verificare la vagina della cavalla e le proporzioni con il pene in piena erezione (rosa). Anche la vagina artificiale va controllata se è troppo calda, se ha troppa o poca pressione rispetto alle dimensioni del pene. Anche le guaine usate a protezione della vagina artificiale, va poste in modo che non si formino pieghe che infastidiscono o addirittura feriscano il pene. Stalloni che smontano dalla cavalla durante l’eiaculazione E un problema legato a fattori negativi che lo stallone associa alla eiaculazione. Le cause sono molteplici. Una forma di uretrite, lo stallone sa che al momento della eiaculazione avvertirà del bruciore e quindi tenta di affrettare al massimo la fine della monta, l’uretrite deve essere diagnosticata e curata con antibiotici. Paura della cavalla, lo stallone teme di essere calciato Ipofertilità derivante dallo stallone 59 a monta avvenuta, come a volte capita, e quindi vuole squagliarsela al più presto, bisogna tentare di ricondizionarlo psicologicamente, con cavalle brave e disponibili, così col manichino e la vagina artificiale. Fatica a stare nella posizione di monta per dolori articolari, cerca quindi di velocizzare il tutto, somministrare eventualmente degli antidolorifici come il fenilbutazone (non dei cortisonici). Oppure fare un prelievo a terra. Il problema va quindi individuato e curato specificatamente. Bisogna essere osservatori acuti e cogliere la chiave per scatenare l’istinto sessuale. Fig. 7.1 Glande che si giustappone alla cervice 7.2 Ipofertilita’ legata allo sperma Uno stallone produce per ogni eiaculato da 30 a 250 ml di seme. La fertilità e legata più alla qualità che non alla quantità del seme, possono così darsi casi di stalloni con poco seme (20 ml) molto concentrato e vitale, quindi molto fertili ed altri stalloni con seme abbondante però diluito e scarsamente vitale, quindi poco fertili. La combinazione ottimale è quella di un 60 Capitolo 7 stallone con seme abbondante, concentrato e molto vitale. Una frazione del seme eiaculato è costituita dal cosiddetto gel, sostanza gelatinosa, la valutazione del seme va fatta sulla frazione cui è stato tolto il gel mediante filtrazione. Il gel viene considerato inutile al fine della fecondazione, anzi e dannoso. La quantità ottimale di seme senza gel è di 50-70 ml. Il seme è formato oltre che dal gel, dagli spermatozoi che sono le cellule maschili fecondanti e dal liquido spermatico, che veicola gli spermatozoi e contiene varie sostanze che servono alla loro sopravvivenza. Gli spermatozoi con la loro coda compiono dei movimenti attivi progredendo in una certa direzione alla ricerca della cellula uovo da fecondare. Un buon seme deve quindi contenere un numero sufficientemente elevato di spermatozoi dotati di movimento progressivo lineare, con una buona capacità di sopravvivenza nel tempo. Si considera che la concentrazione media di spermatozoi nel seme privo di gel sia di 80-90 milioni per ml, con un minimo di 50 ad un massimo di 300 milioni. Stalloni molto fertili possono arrivare fino a 300-400 milioni per ml. La motilità progressiva non deve essere inferiore al 30% degli spermatozoi vivi. La sopravvivenza a 37° C dovrebbe arrivare alle 24 ore, ma la valutazione di questo parametro varia molto a seconda del metodo come è stata determinato, la sua interpretazione va quindi effettuata da uno specialista. I problemi di scarsa fertilità legati al seme possono quindi dipendere da: 1)Volume Insufficiente 2)Breve tempo di sopravvivenza 3)Bassa concentrazione di spermatozoi 4)Scarsa motilità Inoltre possiamo avere : Sangue nello sperma Emospermia, la cui presenza danneggia la vitalità degli spermatozoi. Pus o batteri nello sperma che oltre a danneggiare gli spermatozoi sono causa di infezione alla cavalla. Con lo sperma possono essere trasmessi anche virus come quello della arterite virale. E` quindi necessario eseguire periodicamente delle analisi dello sperma: prima dell’inizio della stagione di monta, durante la stagione di monta , una o più volte a seconda delle necessità, ed a fine stagione di monta. Questo ci consente di valutare la qualità del seme e la presenza o meno di sangue, batteri o pus che ci indicano la necessità di un trattamento immediato. Nel trattamento degli stalloni con problemi di qualità del seme può essere sufficiente dare un esercizio quotidiano regolare e mettere gli stalloni in un recinto ampio e ricco di erba, spesso le cause di iporfertilità sono semplicemente legate al fatto che lo stallone viene chiuso 24 ore al giorno in un box buio, completamente isolato e che l’unico movimento che fa è quello di Ipofertilità derivante dallo stallone 61 uscire qualche minuto per la monta. Lo stallone deve essere quotidianamente mosso, montato o alla corda, per almeno 20-30 minuti al giorno, e possibilmente avere un ampio e robusto recinto che gli permetta di respirare aria buona, prendere la luce, mangiare erba e guardare gli altri cavalli. Questa è in genere la migliore medicina, utile è anche la integrazione con elevate dosi di vit E e Vit C. Controindicati sono i trattamenti con ormoni maschili come il testosterone che possono aumentare la eccitazione sessuale, ma diminuiscono notevolmente la qualità del seme, per cui all’apparenza sembra che lo stallone stia meglio ma se andiamo a controllare il seme dopo qualche tempo in genere è più povero e meno vitale. Se si notano problemi al seme sotto forma di sangue o pus va verificata la presenza di piccole ferite od ulcere che devono guarire prima di continuare con le monte, in caso di pus il seme va prima raccolto frazionato per determinare la provenienza del pus stesso ed il cavallo trattato con antibiotici previo antibiogramma. Per ricapitolare • • • • • • SAPER MANEGGIARE LO STALLONE ESSERE PSICOLOGICAMENTE SENSIBILI NON SOVRACCARICARE LO STALLONE CON NUMEROSE MONTE DARGLI UN ESERCIZIO REGOLARE SE POSSIBILE METTERE LO STALLONE IN UN RECINTO ALL’ APERTO CONTROLLARE PERIODICAMENTE IL SEME 62 Capitolo 8 CAPITOLO 8 LA GRAVIDANZA La monta è l’atto con cui il maschio deposita all’interno della femmina gli spermatozoi che dovranno fertilizzare l’oocita prodotto dalla cavalla. L’incontro tra gli spermatozoi e l’oocita da fecondare avviene nell’ovidotto che è il piccolo condotto che unisce l’utero all’ ovaio. Perché la fecondazione sia valida, questa deve avvenire proprio in quel punto. Gli spermatozoi devono quindi salire lungo l’ovidotto e qui fermarsi ad attendere l’oocita che discende provenendo dall’ovaio. Si considera che dei buoni spermatozoi possano sopravvivere nell’ovidotto per circa 48 ore, questo è il motivo per cui si considera che uno stallone che produce un seme di buona qualità basta che copra la fattrice ogni 48 ore. Vi sono stati casi di cavalle rimaste gravide pur avendo ovulato 4-5 giorni dopo la fecondazione. Diverso è invece il caso di stalloni con seme poco vitale o di fecondazione con seme congelato, che sopravvive per un tempo inferiore, in questo caso, poiché la sopravvivenza del seme è minore, bisogna che gli spermatozoi attendano l’oocita nell’ovidotto per poche ore. Per fare questo è necessario uno stretto controllo dell’ovulazione. Quando gli spermatozoi trovano l’oocita, uno solo di loro riesce ad entrare nell’uovo. Una volta fecondato, l’uovo prosegue nella sua discesa ed entra nell’utero ove più tardi si anniderà per proseguire la sua crescita. Se l’oocita non viene fecondato resta nell’ovidotto e col tempo degenera. Pochi giorni (5gg) dopo la fecondazione l’oocita fecondato entra nell’utero e qui vaga qua e là per l’utero per circa 14 giorni prima di impiantarsi, prima cioè di trovare un posto dove annidarsi. Mentre girovaga per l’utero manda dei segnali all’organismo ospite, ovvero quello della madre, per avvertirlo della sua presenza ed impedire che si inizi un nuovo ciclo di calore che provocherebbe la sua espulsione. La madre quando riconosce la La gravidanza 63 presenza di un embrione nel suo utero reagisce anzitutto bloccando il successivo calore e aumentando il tono dell’utero con cui chiude fermamente la cervice. Verso i 15-20 giorni la gravidanza ha l’aspetto di una piccola vescica, contenente liquido, del diametro di pochi centimetri e un piccolissimo embrione. In questa fase è già possibile fare una diagnosi precoce di gravidanza. E` possibile alla palpazione notare un caratteristico aumento del tono dell’utero, e con l’ecografo è possibile visualizzare la presenza all’interno dell’utero della vescicola contenente il liquido e l’embrione sotto forma di una macchia nera rotonda. Intorno ai 16 giorni di gravidanza il prodotto smette di migrare in giro per l’utero e si annida nello stesso. Il processo di annidamento ha lo scopo di permettere la assunzione dall’utero materno delle sostanze necessarie alla crescita del puledro. Con l’annidamento ha inizio la secrezione di particolari Fig. 8.1 (A) Ecografia embrione a 12gg. ormoni (gonadotropine) e del progesterone, e la Diametro circa 5-7mm gravidanza si stabilizza dal punto vista ormonale, questo significa che se prima dell’annidamento l’interruzione della gravidanza non ha alcuna conseguenza sulla fertilità in quanto il ciclo del calore riparte normalmente, dopo l’annidamento, anche in caso di riassorbimento o comunque di perdita del concepimento, la cavalla non ritorna in calore prima di due tre mesi. L’impianto del concepimento avviene in genere Fig. 8.2 (B) Ecografia embrione a 22gg. alla congiunzione dei corni, in uno o nell’altro, la Diametro circa 30mm (feto in basso) dimensione che a 20 giorni è come una pallina da ping-pong, ad un mese è come una palla da tennis, a 45 giorni come un’arancia, a due mesi come un pompelmo, a tre mesi come un pallone da calcio. A partire da trenta giorni si può palpare manualmente facilmente in quasi tutte le cavalle perchè è possibile avvertire una dilatazione a partire dai 20 giorni nelle cavalle con un utero molto tonico e che abbiano avute Fig. 8.3 Dilatazione percepibile alla poche gravidanze. La palpazione precoce può essere più palpazione difficoltosa in cavalle che abbiano avuto più gravidanze. Per svilupparsi il feto ha bisogno di trarre nutrimento dalla madre, questo scambio tra madre e feto avviene attraverso la placenta. La placenta è una membrana che si impianta nella parete dell’utero materno e vi infiltra una serie di piccole 64 Capitolo 8 villosità che hanno lo scopo di scambiare dalla madre le sostanze necessarie alla crescita del feto. Si stabilisce così un interscambio tra madre e figlio, ognuno dei due ha un sistema circolatorio autonomo che diffonde nell’organismo il sangue apportatore di quanto è necessario alla vita, ma mentre la madre, tramite il sistema respiratorio, digerente, ecc., trae dall’esterno quanto gli è necessario, il feto trae a sua volta quanto gli è necessario dalla madre tramite la placenta. A differenza di altre placente, la cavalla ha bisogno di una zona di impianto la più ampia possibile che si estende su tutto l’utero, al punto che se per qualche ragione parte della placenta si stacca o se non è funzionante il feto può soffrirne fino a morire ed essere quindi abortito. Il feto è a sua volta contenuto in una membrana molto sottile: l’amnios. Mano a mano che il feto cresce del liquido si accumula nell’intercapedine tra placenta (allantocorion) e amnios. Fig 8.4 A partire dal IV mese il feto ingrossandosi scende per gravità nell’addome e verso il V mese si trova nel punto più basso nell’addome e continua a crescere fino al parto che avviene al XI mese. Fig. 8.5 La gravidanza 8.1 65 La diagnosi di gravidanza La diagnosi di gravidanza tradizionalmente viene fatta mediante la esplorazione rettale, introducendo cioè una mano nel retto e attraverso la parete di questo palpando l’utero sottostante. Apprezzando la forma, consistenza e volume dell’utero stesso è possibile raccogliere una serie di elementi che consentono di emettere una diagnosi di gravidanza più o meno probabile. Fig. 8.6 L’ esplorazione rettale non è una procedura dannosa se eseguita da mani esperte e con prudenza. Gli incidenti sono rari ma a volte purtroppo succedono e consistono nella lacerazione del retto. Questo problema è sempre grave per la vita della cavalla. Per evitare questi inconvenienti non bisogna lottare con la cavalla cercando di palpare ma assecondarla ed approfittare delle pause nei premiti e se si tratta di cavalle particolarmente reattive, a volte può essere addirittura necessario rinunciare alla esplorazione rettale. Il pericolo per la gravidanza non esiste a meno che la procedura non sia eseguita da mani particolarmente maldestre, infatti l’utero va palpato senza schiacciarlo ma facendo scorrere dolcemente la mano lungo la sua superficie senza comprimerlo. La esplorazione rettale resta a tutt’oggi la procedura diagnostica fondamentale nella diagnosi di gravidanza della cavalla, altri mezzi si sono affiancati a questa in funzione complementare ma non sostitutiva: l’ecografia e le analisi di laboratorio. Negli ultimi anni l’ecografia è entrata nella pratica corrente della ginecologia fino al punto da diventare indispensabile in alcuni allevamenti più evoluti. L’ecografo è uno strumento che emette onde sonore (ultrasuoni) che vengono riflesse, captate come echi dallo strumento e visualizzate su un monitor, la sonda che emette e capta le onde viene introdotta nel retto ed appoggiata sopra all’utero. Si visualizza così una sezione trasversale del corno uterino e facendo scorrere la sonda lungo le due corna dell’utero è 66 Capitolo 8 possibile esplorarne il contenuto. L’uso dell’ecografia nella diagnosi precoce di gravidanza ha notevolmente aiutato la gestione delle stazioni di monta, consentendo una diagnosi precoce prima dei 20 giorni, senza perdere quindi un ciclo di calore nelle cavalle in cui questo sia silente (es. Fattrici che allattano) e fornendo una conferma a quelle gravidanze dubbie con la sola esplorazione manuale. Come spesso capita però, potendo vedere più cose vengono visti anche più problemi, possono così sorgere ragionevoli dubbi sul fatto che una eco sia ad es. una gravidanza piuttosto che una ciste o altro, per questo è necessario che l’ecografista abbia una certa esperienza. L’uso dell’ecografo è subordinato al fatto di essere in grado di saper eseguire una esplorazione rettale e fare una diagnosi ginecologica, in quanto lo strumento è complementare e non sostitutivo della diagnosi clinica. Una prima diagnosi di gravidanza può essere fatta a partire dai 12-14 giorni mediante ecografo, a questo periodo la diagnosi non è sicura, sia perché la percentuale di assorbimenti è circa del 10 % ed è tanto più elevata quanto più precocemente viene fatta la diagnosi, sia perché a questo stadio altri fenomeni presenti nell’utero come ad esempio delle cisti uterine possono avere un aspetto simile a quello della gravidanza. Tra 17 e 20 giorni una diagnosi favorevole alla gravidanza può essere fatta anche manualmente senza ecografo rilevando il particolare tono dell’utero e in alcune cavalle una piccola dilatazione, ma è bene avere una conferma ecografica. A partire da questo periodo (21° giorno) mediante l’ecografia si vede anche l’embrione. A 30 giorni è possibile fare in genere diagnosi manuale, palpando una dilatazione delle dimensioni (figura a fianco) di una palla da tennis alla congiunzione dei corni uterini, mano a mano che la gravidanza procede le dimensioni della dilatazione palpabile crescono sempre più ed a circa tre mesi si palpa una dilatazione sferica delle dimensioni di un pallone, solitamente molto consistente ed elastica, Fig. 8.7 a partire da questo periodo l’utero gravido si appesantisce e scende nell’addome al punto tale che verso il V mese capita spesso di non poter raggiungere e palpare il corno gravido, in questo caso la diagnosi di gravidanza viene emessa proprio perché non si riesce a palpare l’utero per tutta la sua lunghezza, presumendo che sia stato trascinato verso il basso dalla gravidanza. In questo caso però la diagnosi resta dubbia in quanto altre cause possono aver appesantito l’utero trascinandolo verso il basso fuori dalla portata della mano, si richiedono quindi a volte una o più palpazioni successive per valutarne le modifiche. A partire dal VI mese il feto si sviluppa in maniera tale che è possibile iniziare a palpare la testa od i piedi come piccoli corpi duri che fluttuano all’interno di una sacca piena d’acqua, questo reperto si fa via sempre più evidente finché a partire dal La gravidanza 67 VIII mese si può nettamente palpare la testa o altre formazioni consistenti che ci indicano la presenza del feto. A supporto, non poco rilevante ma utilissimo e consigliato, l’utilizzo dell’ecografia transaddominale ha consentito l’accertamento di parametri vitali per utilissimi per il Fig. 8.8 Schema di Ecografia monitoraggio della gravidanza: Frequenza Cardiaca, Spessori Placentari, Movimenti Fetali, Posizioni Preparto ecc... Esternamente la gravidanza può essere più o meno evidenziabile con parametri molto soggettivi che comunque possono validamente concorrere a formare un giudizio di probabilità. In alcune cavalle nervose, l’indole si fa più docile, sotto l’influsso degli ormoni placentari il pelo si fa lucido e le forme rotondeggianti. L’ aumento di volume dell’addome dovuto alla presenza del feto non è evidente prima del VII mese, e si manifesta come una dilatazione asimmetrica sul lato destro della cavalla, il profilo dell’addome osservato da dietro assume una forma sempre più a pera, nel movimento della cavalla al passo è possibile vedere come questa dilatazione si muova decisamente verso l’esterno sincronicamente con il passo della cavalla. A partire da questo periodo in cavalle particolarmente trattabili è anche possibile a volte palpare il feto appoggiando una mano nella parte bassa del fianco e spingendo, dopo di che si rilascia la mano e tendendola sempre appoggiata alla parete è possibile a volte avvertire il rimbalzo del feto. Movimenti del feto sono a volte indovinabili osservando la parete dell’addome, e vengono invece facilmente palpati con l’esplorazione rettale dandogli dei colpi delicati. La diagnosi di gravidanza non può essere fatta solo sulla base della dimensione dell’addome, molto spesso addomi dilatati e penduli sono solo espressione di cattiva nutrizione, insufficiente, scarsa di proteine e troppo ricca di fibra, questo capita specialmente in cavalle anziane che abbiano già avuto molte gravidanze. 68 Capitolo 8 8.2 Problemi della gravidanza La gestione delle gravidanze a rischio Non bisogna illudersi che una volta ingravidata la cavalla abbiamo messo a sicuro il nostro patrimonio allevatorio, una serie di pericoli sono in agguato tra cui l’aborto con il quale si intende la perdita del prodotto attraverso il canale del parto e l’assorbimento ovvero la perdita del prodotto senza che si noti niente all’esterno, in genere si tratta di aborti inosservati sia per le piccole dimensioni del prodotto sia perché vengono calpestati e portati via senza farvi caso, anche se a volte si può verificare un disfacimento del prodotto in utero. Primi tre mesi di gravidanza Questo periodo viene considerato come quello maggiormente a rischio e ciò deriva dal particolare tipo di impianto del prodotto nell’utero. La interfaccia attraverso la quale avvengono gli scambi nutritizi tra madre e feto è la placenta, una membrana che si impianta aderendo alla superficie uterina da cui trae le sostanze necessarie allo sviluppo fetale. Nel cavallo il tipo di attacco della placenta è piuttosto superficiale in quanto i suoi villi, ovvero le “radici” con le quali si impianta nelle placenta penetrano poco in profondità e si fermano allo strato più superficiale dell’utero, in altre specie, come nella donna i villi placentari penetrano molto in profondità, questo consente una radicazione molto più stabile con scambi di sostanze nutritizie molto più facili di quanto non avvenga invece nella cavalla. L’impianto relativamente primitivo condiziona un tipo di Fig. 8.9 Connessione utero-placentare La gravidanza 69 placentazione con una superficie di interscambio madre/figlio che deve essere estesa al massimo possibile ed un tipo di unione relativamente “fragile”. Anche il meccanismo ormonale con il quale viene riconosciuta e mantenuta la gravidanza e l’epoca della radicazione sono differenti rispetto al altre specie animali in cui l’impianto avviene già fin dai primi giorni di sviluppo dell’embrione. Nella cavalla invece la vescicola contente l’embrione si sposta in continuazione viaggiando all’interno dell’utero fino al sedicesimo giorno circa. Questo è il motivo per cui facendo delle ecografie in serie prima del sedicesimo giorno può capitare di trovare prima l’embrione in un corno e poi magari nell’altro o comunque in posizioni differenti. Poiché il ciclo della cavalla dura circa 20 giorni l’embrione deve segnalare in qualche modo all’utero la sua presenza per evitare di essere buttato fuori con il nuovo ciclo, probabilmente lo scopo di questo suo continuo girovagare è quello di emettere dei segnali che rendano l’utero ed il sistema ormonale correlato edotto della sua presenza.. In questa fase se vi sono dei disturbi nello scambio di messaggi tra embrione ed utero il ciclo estrale riparte con un nuovo calore, quindi la cervice uterina si apre e con le secrezioni del calore l’embrione viene lavato via. Questo si verifica in cavalle con una mucosa uterina anormale o a volte senza motivi apparenti, per questa ragione in cavalle a rischio o con storie pregresse di gravidanze “scomparse” in epoca precoce, la diagnosi di gravidanza viene fatta presto (14-17 giorni) tramite ecografia ed una volta certi della presenza della vescicola embrionaria si somministra del progesterone. Il progesterone blocca il ciclo estrale, chiude la cervice e predispone l’utero alla radicazione dell’embrione. Superato questo primo ostacolo la vescicola embrionaria si impianta nell’utero, con un meccanismo che in altre specie non trova l’uguale, alcune cellule dell’embrione migrano nell’utero della madre e provocano una reazione immunitaria con il conseguente loro lento disfacimento e la conseguente produzione di sostanze ormonali , le gonadotropine seriche (PMSG) che inducono nelle ovaie della madre la produzione di progesterone secondario per un periodo di circa tre mesi. Se la perdita della gravidanza avviene prima del 30° giorno la cavalla presenta dei nuovi calori e quindi ce ne accorgiamo, se la perdita avviene dopo il 45° giorno il meccanismo ormonale peculiare della cavalla blocca il ciclo per circa due-tre mesi. Questo caso è il classico esempio di quanto necessario sia il monitoraggio della gravidanza. Due tre mesi di blocco del ciclo, traghetta la fattrice nel periodo stagionale di riposo sessuale per cui si aspetta fiduciosi il prosieguo della gravidanza fino al nuovo inverno convinti di avere la cavalla gravida. Quando la cavalla riprende i calori stagionali ci rendiamo conto di aver perso un anno. Perché si instauri una buona gravidanza è necessario che l’impianto avvenga in una zona buona ovvero con una mucosa uterina in buono stato e che non vi siano infezioni in utero. L’ ovulo può essere fecondato e svilupparsi regolarmente fino al periodo in cui deve annidarsi (20 giorni circa) avremo quindi una cavalla riscontrata gravida all’esame ecografico di gravidanza, ma se esiste uno stato infiammatorio acuto uterino dato da infezioni od altro la reazione dell’utero induce una nuovo ciclo con 70 Capitolo 8 conseguente espulsione dell’embrione. Nel caso invece che la infiammazione sia cronica la risposta reattiva sarà minore se non assente, ma la mucosa ovvero la zona dell’impianto avrà subito delle alterazioni irreversibili creando delle condizioni che non consentono l’impianto dell’embrione al momento previsto, quindi sviluppo dell’embrione fino al 30°/40° giorno e poi perdita della gravidanza. In questo caso la sola possibilità sta nella prevenzione, ovvero nell’intervenire per tempo prima della fecondazione della cavalla, verificando la assenza di infezioni mediante un tampone batteriologico, in alcuni casi il tampone può essere negativo ma la cavalla non si ingravida o soffrire di riassorbimenti precoci, in questo caso potremo avere un endometrite cronica e la sua diagnosi può solo essere confermata tramite una biopsia della mucosa uterina. L’esame è relativamente semplice, non rischioso e viene eseguito sulla cavalla in piedi. Se i primi tre mesi di gestazione sono quelli statisticamente più a rischio per la perdita della gravidanza, il periodo tra il quarto ed il decimo mese è quello invece più tranquillo, durante il quale le cause di aborto sono infezioni acute per via generale come ad esempio arterite virale, salmonellosi, leptospirosi, herpes, piroplasmosi, febbri acute in genere, intossicazioni, ecc. in sostanza malattie sistemiche gravi che colpiscono la cavalla ed il feto. La cavalla supera la malattia mentre il feto muore e viene quindi espulso. La prevenzione consiste nell’evitare il contagio o l’intossicazione, quindi normali misure di igiene che vengono applicate in una corretta gestione della scuderia. In genere si consiglia di separare l’attività allevatoria da quella sportiva o di addestramento, non perché le due attività siano incompatibili tra loro ma perché l’attività agonistica comporta una movimentazione più o meno frequente dei cavalli con il conseguente ingresso in scuderia di agenti di malattie infettive che non sempre sono evidenti, esistendo gli stati di portatore sano od il periodo di incubazione per cui, nonostante una attenta gestione possiamo introdurre in scuderia soggetti veicolo di malattie infettive. Non sempre le malattie infettive danno aborto immediato, a volte la sofferenza fetale si prolunga nel tempo per cui la morte e la successiva espulsione del feto possono avvenire settimane o mesi dopo la avvenuta infezione. In caso di aborto quindi l’analisi cronologica di eventuali contagi deve risalire molto addietro nel tempo. 8.3 Infezioni feto-placentari Le infezioni della placenta e del feto rappresentano una delle maggiori cause di aborto, si tratta in genere di infezioni batteriche che penetrano nell’utero attraverso la cervice, colpendo quindi in genere prima la stella cervicale, ovvero la parte della placenta che si interfaccia alla cervice , per diffondersi poi al resto della placenta. Le infezioni della placenta portano ad un diminuito scambio di sostanze tra madre e figlio con un eventuale distacco più o meno esteso della placenta. Le fattrici colpite presentano lattazione prematura e scolo vaginale, per salvare il puledro è necessario intervenire molto precocemente, la diagnosi La gravidanza 71 può essere fatta con una ecografia sia transaddominale che per via transrettale, che consente una buona visione della placenta, valutandone lo spessore e la inserzione sull’utero. In questa zona si può anche valutare la ecogenicità del liquido amniotico e di quello allantoideo. In caso di diagnosi di placentite deve essere immediatamente intrapresa una terapia antibiotica di almeno due settimane, antiinfiammatori per un breve periodi e progestinici. Fig. 8.10 Monitoraggio trans-rettale zona cervicale (cervical star) misurazioni spessore 8.4 Gravidanza gemellare Nella cavalla la gravidanza gemellare è fonte di problemi perché solitamente la cavalla abortisce prima di arrivare a termine o se partorisce a termine produce dei prodotti più piccoli della media e che non recuperano con la crescita. A volte vi è una tendenza alla gemellarità. nel senso che alcune fattrici di alcune famiglie producono gemelli più facilmente di altre, anche se la selezione naturale tende spontaneamente ad eliminare queste linee genetiche. La ragione per cui la gravidanza gemellare crea dei problemi alla cavalla risiede nel tipo di impianto che in questa specie la placenta ha con l’utero materno. Infatti nella cavalla la zona di contatto tra placenta ed utero è distribuita su tutta la superficie della placenta mentre in altre specie è limitata ad una porzione di essa. In conseguenza di questo, se nell’utero sono presenti due placente, anche la zona di interscambio con la madre è notevolmente più piccola rispetto alla situazione in cui di placenta ve ne sia una sola. Poiché le esigenze nutritizie crescono con l’aumentare di volume del feto arriveremo fatalmente ad un punto in cui la sua nutrizione sarà insufficiente, con due possibili conseguenze. I prodotti soffrono di malnutrizione e vengono espulsi, oppure la gravidanza viene portata a termine, anche se i prodotti sono notevolmente più piccoli del dovuto e non recuperano la crescita col tempo. In alcuni casi, i più fortunati, può 72 Capitolo 8 capitare che uno dei due feti cresca sensibilmente più dell’altro al punto di bloccarlo oppure che uno dei due feti muoia prima di crescere troppo, consentendo così un normale sviluppo dell’altro. Non è molto chiaro come avvenga il meccanismo della gravidanza gemellare nella cavalla, o meglio come venga controllata la gravidanza gemellare che in altre specie è più o meno frequente se non la regola e comunque priva di gravi conseguenze. Anzitutto si considera che dei vari follicoli uno solo giunga a maturazione, tanto è vero che nella cavalla è molto difficile indurre una superovulazione, cioè la maturazione nell’ovaio di più ovuli contemporaneamente, superovulazione che in altre specie comprese quella umana è facile da ottenere con trattamenti ormonali, come testimoniano i numerosi casi di gravidanze plurigemellari nella donne che hanno avuto trattamenti contro la sterilità. Sembra anche che quando più follicoli maturano esista una specie di filtro a livello delle tube per cui un solo uovo fecondato passa in utero. Una volta entrati in utero i due oociti fecondati fluttuano liberamente ed è possibile evidenziarli tra i 15 ed i 25 giorni come due vescicole distinte, a volte la evidenziazione è facile perché una vescicola è in un corno e Fig. 8.11 Immagine ecografica gravidanza gemellare 15gg Fig. 8.12 Immagine ecografica gravidanza gemellare 20gg l’altra nell’altro, altre volte riesce meno facile perché le vescicole sono adiacenti, oppure non si evidenziano perché le vescicole sono sovrapposte. La diagnosi di gravidanze gemellari può essere alcune volte facile ad altre richiedere successive ecografie. La gravidanza 73 E’ anche possibile palpare manualmente a partire dai 25 giorni, in cavalle con un utero sufficientemente tonico, le due dilatazioni nei corni opposti, ma la diagnosi va sempre confermata dal punto di vista ecografico. Passati i 40 giorni può essere difficile fare una diagnosi di gravidanza gemellare, in quanto a partire da questo periodo i due sacchi tendono solitamente ad unirsi tra loro e ad essere indistinguibili manualmente, con l’ecografo si possono a volte distinguere ma la diagnosi non è così facile e sicura come nei primi 30 giorni di gravidanza. La diagnosi di gravidanza gemellare può essere di nuovo fattibile dal VI mese in poi con l’elettrocardiogramma fetale, in cui è possibile distinguere il battito della madre e due piccoli battiti regolari con frequenze diverse. Una volta accertata la presenza certa di una gravidanza gemellare bisogna decidere sul da farsi, infatti se lasciamo proseguire la gravidanza si corre il rischio di avere un aborto o di avere dei prodotti di qualità scadente. E’ molto difficile dare delle indicazioni generali, ogni caso va valutato a se e la scelta è a volte una scommessa. Le opzioni sono tre: 1)Lasciare le cose come stanno e sperare che si risolvano da sole, in qualche caso uno dei due prodotti si riassorbe spontaneamente, in qualche altro caso la gravidanza viene portata a termine. 2)Schiacciare uno dei due gemelli per far si che l’altro possa crescere normalmente. Questa manualità va fatta prima dei 25-30 giorni, perché se fatta dopo diventa molto più difficile e rischiosa. L’intervento non da sempre certezza di riuscita e vi è il rischio che entrambi i prodotti vengano persi. 3)Fare abortire entrambi i prodotti. Per fare questo si deve fare una iniezione di prostaglandine. L’iniezione va fatta prima dei 30 giorni, cioè prima che si innesti il ciclo ormonale, attraverso il quale la cavalla riconosce una gravidanza presente in utero, altrimenti non tornerà in calore prima del IV mese. Se l’aborto viene fatto in un periodo non troppo avanzato nella stagione di monta è possibile ingravidare nuovamente la cavalla e non perdere il prodotto di un anno. 8.5 Cisti uterine Le cisti uterine sono delle formazioni presenti in utero, più frequenti nelle cavalle anziane o che hanno avuto più gravidanze. si presentano come delle piccole vescicole ripiene di liquido, di numero e forma variabile. Sono piuttosto resistenti e non è possibile schiacciarle manualmente dal retto, a volte si tenta di 74 Capitolo 8 eliminarle con trattamenti chimici in utero, viene adottata con successo, ove lo strumentario sia a disposizione, la rimozione chirurgica tramite il laser ed un endoscopio a fibre ottiche inserito in utero. Altro problema connesso alla gravidanza gemellare è la difficoltà che si ha a volte nel distinguere una gravidanza precoce da una cisti uterina. Senza entrare troppo nel tecnico, una diagnosi differenziale si basa anche sulla esperienza dell’operatore e sull’uso di un ecografo con una definizione di immagine particolarmente elevata, risulta anche più facile se la cavalla è stata ecografata prima della gravidanza in modo da segnalare la presenza di cisti preesistenti, anche se queste cambiano di aspetto a Fig. 8.13 Immagine ecografica cisti endometriali Fig. 8.14 Cisti endometriali La gravidanza 75 seconda della fase del ciclo in cui vengono viste. Una serie di ecografie successive può permettere di distinguere la ciste dalla gravidanza in base alla sua crescita oltre che all’aspetto. Se nel caso del dubbio di una gravidanza singola l’unico rischio è quello di perdere tempo, nel caso di dubbio di gravidanza gemellare, e si vuole intervenire manualmente per schiacciare uno dei due gemelli, il problema è quello di distinguere la ciste dai gemelli. Infatti potrebbe capitare il malaugurato evento del caso che se invece di due gravidanze si ha una ciste ed una gravidanza, venga schiacciata la gravidanza e lasciata la ciste. Poiché lo schiacciamento dei gemelli ha tanto più successo quanto più precocemente viene fatto, ci si rende conto di come a volte situazioni del genere possano essere fonte di problemi. 8.6 Aborto Per aborto intendiamo la perdita del prodotto della gravidanza. Solitamente parliamo di aborto quando il feto viene visto dopo l’espulsione e di assorbimento quando questo non viene visto. In realtà si dovrebbe parlare più spesso di aborto, anche nelle prime fasi della gravidanza, perché l’embrione può essere eliminato senza essere visto. Infatti un embrione di 3 mesi è grande circa 7-8 cm e se cade nella lettiera viene mescolato al letame e calpestato, passando inosservato. A partire dal V mese è comunque molto difficile che un aborto non venga notato nella lettiera in condizioni normali di scuderizzazione. L’aborto nella cavalla può avvenire facile ed improvviso senza sintomi premonitori e senza conseguenze, ancora più facilmente di un parto normale, pochi minuti dopo l’aborto, spesso la cavalla riprende tranquillamente a mangiare come se niente fosse successo. Sarebbe sempre utile poter risalire alle cause dell’aborto per prevenirne altri casi futuri ed evitare nel caso di aborti infettivi la diffusione di casi nella scuderia. L’aborto gemellare è solitamente veloce e senza conseguenze particolari, l’unico pericolo può essere causato dal fatto che i feti si incrociano nel canale del parto, ostacolandosi a vicenda, anche se in genere, date le loro dimensioni ridotte, il parto avviene abbastanza velocemente. La diagnosi delle cause di aborto non è facile e richiede un esame necroscopico fatto sul feto e sulla placenta da un patologo esperto del ramo, i campioni devono essere consegnati in buone condizioni ed Fig. 8.15 Feto di 5 mesi 76 Capitolo 8 integralmente, spesso è necessario integrare con degli esami di laboratorio. Nella prima fase della gravidanza le cause di assorbimento od aborto derivano generalmente da infezioni croniche all’utero ed alterazioni dell’ambiente uterino tali da rendere impossibile l’annidamento e la crescita dell’embrione. In questa situazione l’embrione sopravvive finché fluttua nell’utero e come tale viene visto all’esame ecografico, al momento dell’annidamento, dopo la prima fase di impianto la nutrizione non è sufficiente oppure si infetta e quindi muore. Per prevenire questa patologia è necessario un accurato esame batteriologico, citologico ed istologico dell’utero. A volte nel caso di semplici infezioni può essere sufficiente un trattamento antibiotico, anche se generalmente il problema è misto ovvero l’infezione cronica e la alterazione della mucosa dell’utero sono dipendenti una dall’altro e vanno quindi trattati insieme per quanto sia possibile fare. Risulta utile in queste situazioni fare dei raschiamenti uterini con metodi meccanici o chimici a seconda delle situazioni, associati a trattamenti antibiotici. Poiché dopo tali trattamenti bisogna fare trascorrere almeno 45 giorni prima di fecondare nuovamente la cavalla, è bene impostare le diagnosi e la terapia prima della stagione di monta, dato che tra prelievi, analisi, trattamento e riposo passano due mesi abbondanti. Nella prevenzione dell’assorbimento si fa anche uso di ormoni quali il progesterone che viene somministrato qualora si rilevi alla diagnosi di gravidanza uno scarso tono dell’utero. Si può somministrare progesterone deposito oppure progesterone in soluzione Nelle situazione più avanzate di gravidanza le cause possono essere tante e le più diverse: Infezioni specifiche da Salmonelle, Arterite Virale e altro possono dare aborto lungo tutto l’arco della gravidanza, l’infezione da Herpes Virus EHV1 causa invece un aborto di solito a fine gravidanza. La prevenzione delle infezioni si basa su norme igieniche evitando il contagio con animali o materiali infetti. Non sempre però le norme di igiene sono sufficienti, per alcune malattie come l’arterite virale o l’herpes virus i portatori sani sono relativamente frequenti. 8.7 Rinopolmonite o aborto virale, EHV1 E’ una malattia sostenuta dall’herpes EHV1. Causa aborto a termine gravidanza o la nascita di puledri poco vitali. L’infezione avviene verso metà gravidanza trasmessa da cavalli affetti dalla forma respiratoria. Per questo motivo sono esposti al rischio gli allevamenti con entrate ed uscite di molti animali dalle provenienze disparate. Nelle condizioni attuali molti allevamenti sono però esposti ad un vario interscambio di cavalli e quindi il rischio di contagio è comunque elevato. La gravidanza 77 Il virus che entra in un allevamento indenne, dove le fattrici non hanno mai avuto contatto in precedenza: causa aborti a catena e danni gravissimi. Fattrici che hanno contratto l’infezione od aborti negli anni precedenti sono più resistenti all’infezione. La prevenzione può essere fatta mediante la vaccinazione. Esistono due tipi di vaccini: vivo e spento. Il vaccino vivo va usato con prudenza e prima del III mese di gravidanza, anche se è consigliabile eseguire le vaccinazioni sulla cavalla vuota. Il vaccino spento è più sicuro ma meno efficace e richiede tre vaccinazioni da eseguire al V, VII e IX mese di gravidanza. Il virus non stimola molto la produzione di anticorpi per cui il ciclo vaccinale deve ripetuto ogni anno. 8.8 Arterite virale Causa aborto in qualunque periodo della gravidanza, anche se sporadico e non epidemico come nelle infezioni da EHV1. Si sta tuttora dibattendo molto sulla gravità o meno della malattia, sostenendo alcuni che si tratti di una malattia relativamente innocua ed altri di una malattia grave. La diagnosi di aborto da Arterite Virale va fatta da un laboratorio specializzato. Esiste un vaccino il cui uso è vietato perché non consentirebbe di distinguere tra cavalli vaccinati e portatori sani. Salmonellosi e leptospirosi In questi due tipi di infezioni i topi svolgono il ruoli di vettori, disseminando gli agenti infettivi sul cibo con l’urina e le feci, per la prevenzione è quindi importante una periodica derattizazione e tenere il mangime in contenitori ben chiusi al riparo dalle incursioni dei roditori. 8.9 Temperature Fredde Rigide In paesi in cui vi sono improvvisi e sensibili cali di temperatura in condizioni di maltempo, situazioni cioè in cui è possibile un calo della temperatura corporea per notevole 78 Capitolo 8 dispersione termica, vengono segnalati casi di aborto da freddo. 8.10 Attorcigliamento del cordone ombelicale Può capitare che il cordone ombelicale a seguito dei continui movimenti del feto si attorcigli su stesso al punto da strangolarsi, questo problema viene facilitato se il cordone ombelicale è particolarmente lungo. Attorcigliandosi il cordone, il sangue non passa più dalla placenta al feto provocandone la morte e quindi l’aborto. 8.11 Distacco placentare di origine traumatica Raggruppa tutta quella serie di problemi derivanti da traumi esterni all’utero, traumi che possono essere colpi, scossoni ecc., causano un distacco della placenta dall’utero materno, come conseguenza la placenta non è più in grado di nutrire il feto che muore e viene abortito. Tipico è il caso della fattrice molto nevrile a gravidanza avanzata e che viene liberata al prato senza esservi abituata. La cavalla scorazza e sgroppa ripetutamente per il recinto e con gli Fig. 8.16 Esempio distacco della placenta dall’utero a sx scossoni stacca la placenta dall’utero. La gravidanza 79 La cavalla va quindi tenuta al prato (un po’ di movimento è salutare), ma bisogna evitare delle situazioni che la facciano correre all’impazzata. Il lavoro, con buon senso, è compatibile con i primi mesi di gravidanza, alcune cavalle vengono fatte addirittura correre fino al III mese, a partire dal V mese però è consigliabile rallentare notevolmente il lavoro e negli ultimi mesi è bene lasciare un riposo assoluto, anche se sono noti casi di cavalle che hanno lavorato fino a poche ore prima del parto, ma questi sono casi estremi. 8.12 Minaccia di aborto Può capitare che nella seconda metà della gravidanza, prima di quello che viene considerato il limite di giorni che possono precedere il termine teorico previsto. cioè 20 giorni, la cavalla manifesti i segni premonitori del parto, sotto forma di inturgidimento della mammella con perdita di latte. Questo viene interpretato come minaccia di aborto. In questo caso la cavalla deve essere tenuta ferma in box, dandole una dieta con frequenti pastoni per evitare la costipazione intestinale conseguente all’immobilità. Lo scopo di tenerla ferma in box è quello di evitare movimenti che potrebbero facilitare un eventuale distacco placentare. In aggiunta a questo viene somministrato del progesterone ed eventualmente miorilassanti uterini 8.13 Le complicazioni nel periodo antecedente al parto Vene varicose vaginali Nella cavalla gravida, specialmente verso il termine si possono verificare delle dilatazioni delle vene vaginali per effetto dell’aumento di pressione dato dal peso del feto. In questa situazioni può esservi un ostacolo al ritorno venoso con conseguente formazione di vene varicose, a volte queste vene possono rompersi e dare luogo ad un emorragie. Nel caso di emorraggia dalla vagina di una cavalla gravida, la loro provenienza va quindi sempre verificata, se la provenienza è vaginale non c’è da preoccuparsi, in caso di gravi perdite si può legare il vaso. In genere il problema cessa dopo in parto. 80 Capitolo 8 Torsione Uterina La torsione dell’utero è un evento grave che si verifica in genere verso il termine della gravidanza, l’utero ruota su se stesso e compromette in maniera più o meno grave a seconda del grado di torsione gli organi coinvolti. I segni clinici sono quelli di una colica, all’esplorazione si nota una differenza nella tensione dei legamenti dell’utero che appaiono tesi, e con direzioni opposte. Il trattamento consiste nel tentativo di risolvere la torsione per via chirirgica o facendo rotolare la cavalla. La prognosi e riservata Idrope Amniotica ed Idrope Allantoidea Nella idrope allantoidea od amniotica si ha un eccessivo accumulo di liquido in utero, evidenziate da un notevole aumento di volume dell’addome, che quando raggiunge dimensioni notevoli porta a difficoltà respiratorie e cardiache. Se è possibile bisogna cercare di portare alla fine della gravidanza, oppure aspirare molto lentamente il liquido in eccesso. La prognosi à riservata. Rottura del Tendine Prepubico e Ernia Ventrale Addominale La rottura del tendine prepubico avviene in fattrici con feti molto pesanti, si nota un rigonfiamento con edema dalla mammella e lungo il ventre, la mammella si trova spostata in avanti rispetto alla posizione abituale, a volte vi può essere anche emorragia e shock. La cavalla deve essere tenuta in box, il parto è difficoltoso perché le contrazioni addominali sono inefficaci e molto dolorose: il parto deve comunque essere assistito. 8.14 Prevenzione dell’aborto 1)Prima della stagione di monta eseguire il tampone batteriologico, nelle cavalle vuote anche un esame citologico ed eventualmente un esame istologico. 2)Tenere le cavalle gravide isolate, evitando contatti con cavalli provenienti dall’esterno specie se da ambienti con molto movimento come ippodromi, stalle di sosta dei commercianti ecc. 3)Nel caso si tratti di scuderie non isolate vaccinare contro l’aborto da EHV1 con le modalità già descritte. La gravidanza 81 4)Evitare bruschi sbalzi di temperatura ed esposizione a freddi violenti 5)Abituare le fattrici a stare nei recinti in libertà, nei primi mesi di gravidanza un lavoro moderato non da alcun problema, evitare a gravidanza avanzata sforzi violenti o comunque scuotimenti ripetuti dell’addome. Il trasporto non è da considerarsi stress violento e quindi può essere eseguito in tutta tranquillità nelle fattrici a termine. 6)In caso di aborto isolare la fattrice, sterilizzare il box, fare seguire le analisi necessarie ad individuarne per quanto possibile le cause. 8.15 Monitoraggio della gravidanza E’ possibile seguire l’andamento della gravidanza e valutare se sussistano o meno delle forme patologiche o degli stati di sofferenza. Un parametro di valutazione utile è l’esame ecografico per via transrettale dello spessore complessivo utero placentare. Si cerca di posizionare la sonda in modo da avere una buona immagine e si eseguono 5 misurazioni in punti diversi e si fa una media dello spessore. Lo spessore medio a termine gravidanza è di 8–12 mm: soprattutto al di sotto di questo parametro sono da interpretare come segni patologici. In questa fase si possono anche rilevare eventuali scollamenti della placenta dall’utero che sono da interpretare come segni critici per la sopravvivenza del feto. Altro parametro utile è la ecogenicità del liquido allantoideo e amniotico che rivelano la presenza di particelle solide o di intorbidamento nei liquidi che circondano il feto. Un eccesso di questi fenomeni è indicativo di una sofferenza fetale. Con l’ecografia è anche possibile evidenziare il battito cardiaco del feto e quindi indirettamente la sua vitalità, una frequenza cardiaca inferiore a 60 è indice di un non ottimale stato di salute del feto. Tutti gli stati patologici precedentemente rilevati e descritti danno, sostanzialmente come unico effetto/conseguenza di causare un rallentamento generalizzato di scambio ematico utero-placentare, oppure interessare aree comunque importanti di questa struttura. La sofferenza fetale così definita si riassume in un’unica causa: “Ipossia del Feto”. In termini più semplici si spiega così: rallentando la circolazione, diminuisce il supporto nutritivo per il feto e soprattutto l’apporto di ossigeno in quantità insufficiente, questa carenza penalizza lo sviluppo, la vitalità del feto e a secondo dello stadio di gravidanza puo’ causare aborto, mortinatalità o problemi al neonato. Il parto è l’evento con il quale il prodotto del concepimento, fino a quel momento contenuto in addome, in totale dipendenza e protezione dalla madre, viene espulso e deve iniziare una vita autonoma. 82 Capitolo 8 Un evento come il parto, di apparente semplicità è invece un complesso meccanismo di fenomeni collegati e dipendenti fra loro. Alcuni organi come il polmone devono iniziare a funzionare per la prima volta, i meccanismi nervosi che coordinano la stazione quadrupedale e il movimento devono permettere un apprendimento estremamente rapido, e non è cosa da poco se pensiamo che un puledro dopo 1 ora è gia in grado di alzarsi in piedi, camminare e cercare la mammella cui attaccarsi e che tale processo nell’uomo impiega svariati mesi, il sistema immunitario deve essere pienamente e perfettamente funzionante dato che il puledro nasce totalmente privo di anticorpi, ecc. La gravidanza 83 84 Capitolo 9 CAPITOLO 9 IL PARTO 9.1 La preparazione al parto La gravidanza della cavalla dura circa 11 mesi, il calcolo del termine della gravidanza viene solitamente calcolato sulla base della data dell’ultimo salto meno un mese, ad esempio se la data dell’ultimo salto è il 10 aprile la data del termine è il 10 marzo. Il termine non è preciso, ma ci da una data indicativa sul periodo in cui bisogna attendersi il parto. Rispetto al termine previsto il parto può anticipare di circa 10 e posticipare fino a 20 giorni con punte anche di 30 giorni. Circa 20-30 giorni prima del parto la mammella comincia ad inturgidirsi e mano a mano che si avvicina al parto accumulando latte. Piccole quantità di latte possono essere munte in questo periodo, ma è consigliabile di non toccare eccessivamente la mammella. Avvicinandosi al parto i legamenti del bacino e in generale tutte le strutture legate in qualche modo all’apparato genitale tendono a rilasciarsi. Questo rilasciamento avviene per effetto di ormoni secreti dalla cavalla ed ha lo scopo di facilitare la espulsione col parto del puledro. Si nota quindi un abbassamento dei glutei che assumono un aspetto Fig. 9.1 Abbassamento glutei Il parto 85 scavato ed un allungamento della vulva. In alcune cavalle negli ultimi giorni della gravidanza si gonfiano le gambe, questo è un problema legato a una stasi circolatoria causata da un difficile ritorno venoso per la presenza del puledro in utero. Il problema non è preoccupante e si risolve spontaneamente con il parto. Alla esplorazione rettale si nota che il puledro si avvicina al canale del parto e a termine introducendo una mano nel retto è possibile avvertire il puledro posizionato all’ingresso del bacino. Nei giorni o nelle ore precedenti al parto la mammella comincia a secernere qualche goccia di una specie di latte chiamato colostro, che si raggruma sul capezzolo formando la cosiddetta cera. Questo è uno dei segni considerati più significativi anche se non determinanti, alcune Fig. 9.2 Tappo ceroso cavalle infatti possono partorire senza aver “cerato” ed altre partorire diversi giorni dopo. Il colostro differisce dal latte per avere un aspetto più denso e giallastro, e gradualmente viene sostituito dal latte dopo le prime 24 ore di vita del puledro, a differenza del latte normale è molto ricco di anticorpi, cioè le sostanze che combattono i microrganismi presenti nell’ambiente e che la madre trasmette al figlio appena questo nasce, inoltre ha un effetto lassativo utile all’espulsione del meconio, che tratteremo nel capitolo dedicato. A volte la produzione di latte è tale che questo sgocciola abbondantemente dalla mammella, se questo fenomeno precede di qualche ore il parto non vi sono problemi. Se invece la perdita di latte prosegue per giorni, senza che la cavalla partorisca, vi è il pericolo che venga perso il colostro, e che al momento del parto il puledro neonato succhi solo comune latte, perdendo cosi gli anticorpi indispensabili alla sua sopravvivenza. E’ bene quindi nel caso di abbondante perdita preparto di latte raccogliere il colostro, mungendo la cavalla, è sufficiente metterne da parte circa 1 litro, il colostro va filtrato per eliminare la particelle di sporco che fatalmente vi cadono dentro, dopo di che va 86 Capitolo 9 conservato in freezer a -20 °C, al momento del parto va scongelato ed intiepidito a 37 gradi prima di somministrarlo al neonato col biberon in porzioni separate di 250 ml a distanza di 2-3 ore. L’imminenza del parto può essere determinata in base alla composizione del latte. Quando la cavalla è pronta a partorire, la composizione del latte cambia, aumentando il suo contenuto in calcio. Esistono in commercio kit che consistono in strisce reattive del tipo di quelle usate per l’analisi della durezza dell’acqua, immergendo queste strisce in pochi ml di latte prelevato dalla mammella della madre, è possibile determinare con una accuratezza accettabile se la cavalla è pronta a partorire o meno. Prima del parto bisogna predisporre un box adatto, che deve misurare almeno 3x4 metri, per consentire margini di manovra durante il parto e successivamente uno spazio sufficiente per madre e figlio. Il box deve avere una lettiera abbondante, soffice e pulita, non per comodità, ma per evitare ferite ed infezioni al neonato. Si consiglia in genere della buona paglia, pulita, asciutta senza muffa o polvere, che rispetto ai trucioli ha il vantaggio di avere meno polvere e quindi di attaccarsi meno a possibili zone fonte di infezione del puledro, come ad es. l’ombelico. Però piuttosto che una paglia scadente meglio un buon truciolo depolverato. Bene vanno anche le lettiere di carta che risultano molto valide dal punto di vista igienico. Se siamo in condizioni di clima freddo è bene predisporre il box da parto in modo che sia riscaldabile, vanno bene le lampade ad incandescenza con lo specchio parabolico da 500 W a colorazione rossa. Quattro lampade appese al soffitto sono in grado di scaldare quanto basta il neonato in condizioni di temperatura non particolarmente inclementi. Quando la cavalla è pronta per il parto è bene controllare la vulva per vedere che non sia stata cucita, ed in questo caso la stessa va riaperta. Inutile dire, ma bene ripeterlo, che per riaprirla bisogna tagliare con una buona forbice chirurgica affilata lungo la linea di giunzione delle labbra e che nel fare questo bisogna porsi opportunamente al riparo, ed eventualmente fare una piccola anestesia locale. Infine è buona norma lavare con acqua tiepida le mammelle ed i genitali esterni. 9.2 Il controllo del parto Solitamente la cavalla non ha problemi nel parto, specie se ha la possibilità di avere a sua disposizione spazio per rotolarsi, coricarsi ed espellere il puledro. Il diametro del bacino in rapporto alle dimensioni del puledro è sufficientemente ampio da permettere un passaggio relativamente agevole, ed i forti premiti che la cavalla ha Il parto 87 consentono un parto veloce, circa 15-20 minuti dall’inizio del travaglio, cioè dalla rottura delle acque. Purtroppo se si verificano dei problemi sono quasi sempre gravi per la vita del puledro, nel senso che se il puledro non viene partorito nel giro di mezz’ora circa muore soffocato nel canale del parto a causa dei violenti premiti della madre. Nel caso di puledri di valore si cerca per quanto possibile di assistere al parto, per ovviare agli inconvenienti più comuni che possono essere causa di mortalità: Parto distocico, in questo caso il puledro è posizionato male e non riesce ad uscire, bisogna se possibile cercare di manovrarlo in modo che la presentazione sia corretta e possa essere espulso. Puledro poco vitale, che alla nascita non ha la forza di rompere il sacco amniotico e muore soffocato se questo non viene rotto manualmente. Purtroppo i segni premonitori come la cera Fig. 9.2 Rottura delle acque ai capezzoli e gli altri sono indicativi solo in maniera approssimativa dell’imminenza del parto, ragion per cui negli allevamenti con numerose fattrici che devono partorire vengono organizzati durante la stagione dei turni di sorveglianza notturna del parto. La sorveglianza deve essere continua o intervallata al massimo di 15 minuti, il parto della cavalla avviene frequentemente senza particolari sintomi premonitori e non è raro il caso in cui il personale di guardia si allontani per bere un caffè e al ritorno trovi il puledro nato o quasi. Oltre alla guardia esistono anche altri sistemi di allarme del parto che consentono di inviare via radio l’allarme alla persona di turno senza che questa debba essere necessariamente sveglia. Un sistema consiste in un apparecchio fissato con delle cinghie al petto della cavalla che misura la conducibilità elettrica della pelle. Quando la cavalla, per effetto delle doglie comincia a sudare al petto, la conducibilità elettrica sale e viene inviato l’allarme. Il problema di questo tipo di allarme è di non essere molto specifico, nel senso che si attiva in tutte le situazioni in cui vi è sudorazione al petto in genere e che qualche parto può anche sfuggire, se si tratta di fattrici che scodellano il puledro con molta disinvoltura. Un altro sistema molto più preciso consiste in un filo cucito sulle labbra della vulva e collegato ad un sensore, quando per effetto del parto le labbra si dilatano, il filo si rompe e il sensore invia l’allarme via radio. La cavalla che sta per partorire emette spesso dei gemiti sincroni con le spinte, e chi ha il sonno leggero e dorme in scuderia può accorgersi di un parto in questo in modo, anche se alcune cavalle sono piuttosto silenziose. 88 Capitolo 9 Le altre fattrici avvertono il parto della loro compagna ed in una scuderia, quando una fattrice partorisce spesso le cavalle dai box adiacenti si agitano. Al prato se vedete un capannello di fattrici è bene andare a vedere, perché le cavalle si mettono frequentemente a cerchio attorno alla loro compagna che partorisce. 9.3 Il parto fisiologico Le prime avvisaglie del parto iniziano con irrequietezza della fattrice, che appare pìù o meno ansiosa, a volte raspa con gli anteriori, si alza e si corica ripetutamente. In questa fase si hanno le prime contrazioni dell’utero che generano delle lievi coliche e posizionano il puledro indirizzandolo verso il canale del parto, gli stessi movimenti della fattrice che si alza, si corica ed esegue dei piccoli rotolamenti servono a posizionare il puledro nel modo migliore. In concomitanza con l’inizio delle contrazioni aumenta spesso anche la produzione di latte dalle mammelle. La fase preparatoria termina con la emissione delle acque che segnano l’inizio della fase espulsiva (figura acque). Le acque emesse sono il liquido amniotico, cioè quello contenuto nella spazio tra la placenta, adesa all’utero e l’amnios, adeso al puledro, in seguito ai premiti della madre la placenta “scoppia” rompendosi sul suo punto più debole, Fig. 9.3 Presentazione in posizione normale al parto cioè dove non è attaccata all’utero. La fuoriuscita delle acque si presenta come un improvviso violento ed abbondante getto di liquido, attenzione a non confondere la rottura delle acqua con una abbondante urinazione, per quanto possa sembrare strano, capita non di rado che dei profani facciano questo errore. A partire da questo momento i premiti espulsivi si fanno più forti sia per le contrazioni dell’utero che per quelle dell’addome della madre, nella prima fase del processo espulsivo la placenta resta adesa all’utero mentre il puledro ricoperto dal sacco amniotico avanza nel canale del parto. In questo modo il puledro anche durante il parto riceve sempre dalla madre quanto gli serve per la sua sopravvivenza. Il parto 89 Il puledro si presenta e si incunea nel bacino con gli arti anteriori protesi ed estesi verso l’avanti, rivolti verso il basso, come un tuffatore, allo scopo di avere il minor diametro trasversale possibile. Affinché il parto si svolga regolarmente la posizione deve essere questa, ogni variazione da questa posizione, può causare problemi più o meno gravi a seconda del tipo di malposizione. Mi è sempre oggetto di meraviglia pensare come la natura abbia fatto in modo che poco prima del parto un essere con delle gambe così lunghe come un puledro che parte da una posizione casuale, riesca a ruotare e ad estendere gli arti nella posizione giusta, stando in un sacco chiuso. In questo momento sarebbe bene essere presenti ed effettuare un piccolo controllo della situazione che va fatto circa 5 minuti dopo la rottura delle acque introducendo la mano ricoperta da un guanto o quanto meno ben lavata in vagina ed avanzandola con delicatezza, dopo essere entrati circa con tutta la mano si dovrebbero avvertire i piedi, uno più avanzato dell’altro di circa 10-20 cm e poco dopo dietro il secondo piede, il muso, che dovrebbe preferibilmente essere sopra i piedi e non sotto. Cerchiamo di notare se il puledro è posizionato bene palpando i piedi, la cui suola deve essere rivolta verso il basso, può anche darsi che il riconoscimento della direzione del piede non sia facile e che per aiutarsi si debba palpare il pastorale che è lievemente piegato. Se notiamo che la posizione è buona ci resta solo da stare attenti Fig. 9.4 Parto normale che i piedi non puntino troppo verso l’alto spingendo verso la divisione tra vagina e retto, in genere con l’avanzare i piedi si piegano e proseguono la loro corsa verso l’esterno, ma può capitare che si incastrino in una piega della parete e che con il proseguire del spinte lacerino la parete vaginale penetrando nel retto, e proseguendo il parto, aprano completamente la divisione retto-vaginale causando una lacerazione molto difficile a guarire. E’ quindi bene con una piccola manovra guidare i piedi piegandoli nella direzione giusta verso l’esterno. Tutta questa manovra deve essere fatta in maniera non concitata, ma abbastanza velocemente. Adesso non ci resta che aspettare per 5-10 minuti, con calma. La fattrice continua le sue spinte e alcune si alzano e si coricano cercando la posizione più adatta, altre, di solito le più esperte, si coricano tranquillamente ed iniziano a dare brevi ma molto potenti spinte. I movimenti della cavalla che si corica e si alza possono essere causati da ansia, ma a volte servono per posizionare ancora meglio il 90 Capitolo 9 puledro nel canale, non dimentichiamo infatti che oltre agli anteriori , a questo punto già ben indirizzati anche i posteriori devono “sistemarsi”. Lentamente il puledro avanza nel canale e vedremo via via spuntare un piede e poi l’altro e poi la testa con il puledro lievemente ruotato su un lato. Quando il collo è fuori possiamo prepararci a dare una mano alla cavalla, rompiamo il sacco biancastro che ricopre i piedi e liberiamo il muso. Quando si presenta l’inizio del torace è ora di dare una mano, perché a questo punto la placenta inizia a staccarsi, l’ombelico viene schiacciato sul bacino ed il sangue arriva con difficoltà al puledro, che non può respirare perché ha il torace compresso in una morsa dal canale del parto, il parto ora deve essere molto veloce (pochi minuti), pena la morte del per soffocamento del puledro, ed a questo punto infatti le spinte della cavalla raggiungono il loro massimo di intensità. Afferriamo i pastorali del puledro e tiriamo applicando una trazione regolare, aumentando la trazione in sincronia con le spinte della cavalla, è bene tirare lievemente verso il basso per seguire l’arco ideale della traiettoria di espulsione. Nella situazione ideale, in sincronia con pochi spintoni della madre il puledro sarà uscito, tiriamolo bene fuori però in modo che i piedi posteriori non fuoriescano, così facendo, la fattrice non si alza e il cordone ombelicale non si romperà da solo e il puledro resterà attaccato al cordone per consentire il deflusso della maggior quantità possibile di sangue dalla placenta al puledro. Questa manovra e molto importante per la salute del neonato: favorire il reflusso di sangue dalla placenta significa compensare la perdita che l’azione del parto causa al puledro, il neonato viene letteralmente “spremuto”, con le conseguenze immaginabili : calo della pressione con debolezza conseguente, ischemie cerebrali e tanto altro. Se questa manovra non riuscisse, è bene sostituire gli arti con un braccio ed il risultato sarà identico. In seguito si potrà afferrare il puledro per i piedi ed allontanarlo ancora un poco dalla madre, e il cordone a questo punto si romperà da solo ed in modo sicuro. Il consiglio è di non tagliare il cordone ombelicale, questo deve rompersi da solo in un punto ben preciso, ove esiste un anello elastico che da solo frena l’emorraggia, se lo tagliate in un altro punto dove non vi è l’anello elastico, vi è pericolo di emorragia. Afferrate il puledro per i piedi e portatelo un poco più lontano dai posteriori ed in vista della fattrice in una zona più asciutta e scostatevi in modo che la madre lo possa vedere. Il piccolo scuote la testa ed i più svegli fanno anche il loro piccolo primo verso, la madre invece chiama il puledro e poi si abbandona esausta sul fianco. Noterete che i piedi del puledro hanno sulla suola come una barba della stessa materia dell’unghia, ma molto più molle. La cosa è del tutto normale, madre natura ha fatto si che questa “barba” renda la punta del piede meno aguzza e tagliente per non ferire la madre durante il parto, dopo pochi passi questa parte viene distrutta ed i piedi del puledro prendono il loro aspetto normale. A questo punto vi sentirete un poco emozionati ed imparentati col puledro, capita a tutti, anche ai più incalliti e duri, la nascita è un momento troppo coinvolgente a livello emotivo per non esserne colpiti. E` il momento di dare 10 minuti di Il parto 91 intimità ai due, il tempo di lavarsi, e rilassarsi dopo di che il lavoro prosegue. Quando il puledro è nato la madre gli si avvicina, lo lecca e lo annusa, per memorizzare il suo odore, che gli permette di distinguerlo dagli altri puledri. La placenta pende fuori dalla vulva fino a toccare terra, è bene annodarla in modo che resti sollevata da terra e la cavalla non la calpesti. Se la cavalla calpesta la placenta può strapparla e questo può dare due inconvenienti: primo non siamo più in grado di ricostruire la placenta dopo la sua espulsione per controllarla nella sua integrità, secondo la espulsione di una placenta strappata viene ritardata perché manca la continua trazione data dal peso. La placenta solitamente viene espulsa da sola nel giro di un paio d’ore in condizioni normali, se non viene espulsa non si deve staccarla manualmente, questo lavoro è da sconsigliare perché può causare gravi emorragie alla cavalla. E sufficiente appendere alla placenta un sacchetto d’acqua di due tre litri e somministrare dei farmaci che facciano contrarre l’utero ad es. l’Ossitocina. La placenta può essere staccata manualmente con molta delicatezza da una persona esperta nel caso si laceri in maniera tale che non sporgono porzioni abbondanti di essa fuori dalla vulva. Se la placenta non si stacca entro un paio d’ore la conseguenza può essere una infiammazione che ha causato della aderenze tra placenta ed utero, questo va segnalato come patologico e potenziale causa di danneggiamenti all’utero e quindi successivamente origine di ipofertilità. Uno dei rischi della ritenzione placentare è la infezione dell’utero e la podoflemmatite, per cui è consigliabile dare un ombrello antibiotico e degli antistaminici a titolo preventivo. Una volta staccata la placenta va esaminata per notare se vi sono alterazioni, e Fig. 9.5 Nodo alla placenta se è stata espulsa interamente, bisogna comunque avere un occhio esercitato per giudicare lo stato di una placenta. Dopo il parto, se siamo in un clima freddo è bene asciugare il puledro ed accendere le lampade del riscaldamento che abbiamo eventualmente predisposto, si considera che la temperatura di un box da parto non debba essere inferiore ai 10 gradi, anche se il puledro è in grado di termoregolarsi abbastanza bene già dopo le prime 24-48 ore di vita.Una temperatura ambientale bassa, ad esempio attorno o sotto lo zero, può essere causa di assideramento oppure di scarsa vitalità del puledro, che quindi si alimenta meno del dovuto, e si indebolisce alimentandosi sempre meno e così via, si instaura cioè un pericoloso circolo vizioso. Dopo il parto il box è umido di acqua, va quindi almeno sommariamente pulito, asportando le parti di lettiera intrise di liquido e apportando della paglia asciutta, la stessa paglia asciutta può essere usata per frizionare energicamente il puledro. 92 Capitolo 10 CAPITOLO 10 I PROBLEMI DURANTE IL PARTO 10.1 Problematiche I problemi durante il parto e le malposizioni (distocie), sono per fortuna relativamente rari, (meno del 10 %), purtroppo però a differenza di altre specie come ad es. il bovino, si tratta di problemi che devono essere risolti immediatamente pena gravi danni alla madre od al puledro. Alcuni casi possono essere risolti se si è attenti e pronti, in altri casi purtroppo il problema è di difficile soluzione. In queste situazioni il puledro viene sempre perso, perché una volta iniziata la fase espulsiva, se non esce entro mezz’ora muore per soffocamento. Per quanto riguarda la madre invece, ove si abbia la possibilità di ricorrere al taglio cesareo la prognosi per la vita della madre è buona, restano comunque delle riserve sul suo futuro riproduttivo, in funzione di come si svolgono l’intervento chirurgico ed il decorso postoperatorio. Fig. 10.1 Accertamento posizione feto Il problemi durante il parto 93 10.2 Le distocie Se dopo la perdita delle acque non si vede apparire il puledro, verificare anzitutto che le acque che sono state emesse siano liquido amniotico e non una abbondante urinata. Dopo la rottura delle acque la cavalla inizia ad avere dei premiti espulsivi in maniera evidente, se invece è tranquilla e si mette a mangiare non siamo di fronte ad un parto imminente.In caso di dubbio introduciamo una mano ben lubrificata e il più possibile asettica in vagina per controllare la posizione del puledro, se non avvertiamo niente, la mano va fatta avanzare delicatamente fino alla cervice che deve essere ben aperta e si deve poter sentire il puledro al di la, se la cervice è chiusa vuol proprio dire che le acque non erano acque ma urina. In questo caso è bene non pasticciare troppo sulla cervice e ritirare delicatamente la mano Ben più grave si presenta il caso se si avverte chiaramente il puledro, ma questo non riesce ad uscire. In questa situazione spesso si avverte solo la testa od il posteriore o comunque qualcosa di non ben definito che non sono i piedi incuneati nel canale. Se non siete esperti di manovre ostetriche è meglio chiamare qualcuno esperto, le manovre ostetriche nella cavalla sono molto difficoltose perché le forti spinte e le dimensioni del puledro consentono pochi spazi di manovra. Non di rado inoltre le malposizioni in utero sono la conseguenza di malformazioni congenite, come anchilosi di alcune articolazioni che non è possibile ridurre. Durante il parto normale, il puledro nasce con una presentazione antero-longitudinale, in posizione dorso-sacrale con gli arti anteriori estesi. Deviazioni da questa posizione sono la causa più comune di una parto ritardato e difficoltoso. Il parto normale è diviso in tre stadi. Durante il primo stadio, si hanno le contrazioni uterine, il feto ruota dalla posizione dorso ventrale o dorso laterale che aveva durante la gestazione alla posizione dorso sacrale, e la cervice si dilata. La cavalla è irrequieta, suda dietro ai gomiti o ai fianchi, urina frequentemente piccole quantità di urina, si corica e si alza ripetutamente e manifesta segni di colica. Il primo stadio del parto dura da 30 minuti a 4 ore ed al principio di questo stadio la cavalla può volontariamente ritardare il parto se disturbata. Ad un certo punto la stella cervicale della membrana corioallantoidea si rompe ed il liquido allantoideo (“prime acque”) viene liberato. Questo segna la fine del primo stadio del parto. Durante il secondo stadio, il feto viene espulso attraverso il canale pelvico grazie alle continue contrazioni uterine e a forti contrazioni addominali. Il secondo stadio normalmente richiede meno di 30 minuti. Durante il terzo stadio, l’utero continua a contrarsi e le membrane fetali vengono espulse entro 15-90 minuti. Se la placenta non viene espulsa dopo tre ore, bisogna iniziare un trattamento. Se il secondo stadio non progredisce normalmente - ad esempio se dopo 15-20 minuti non compaiono tra le labbra vulvari i due anteriori ed il naso - bisogna fare un’ispezione per 94 Capitolo 10 determinare se vi è una cattiva presentazione. La coda della fattrice sarà già stata fasciata ed il perineo deve essere pulito a fondo. Il mantenimento dell’igiene è un fattore critico e bisogna lubrificare abbondantemente. L’operatore deve lavare a fondo braccia e mani. Si preferisce che la fattrice resti in piedi durante i primi esami. Bisogna stare attenti nel prevenire i danni alla cavalla ed all’operatore. In alcuni casi il contenimento col torcinaso può permettere l’esame iniziale. Le cause di distocia sono molte, e comprendono cattiva presentazione, disproporzione tra feto e madre, anomalie uterine (come torsione, inerzia, rottura del tendine prepubico, anomalie pelviche e del perineo), ed anomalie fetali (come malformazioni scheletriche ed enfisema fetale). La causa più comune di distocia nella cavalla è la cattiva presentazione del feto, in particolare la flessione degli arti anteriori o della testa e del collo. La discussione sul trattamento verrà limitata a queste frequenti problematiche. Dopo che è stata fatta una diagnosi di cattiva presentazione, bisogna pianificare la correzione della situazione. Il canale del parto e l’utero devono essere ben lubrificati con lubrificanti idrosolubili. Bisogna stare molto attenti nel mantenimento di una buona igiene ed evitare un’inutile contaminazione dell’utero. Alcune cattive presentazioni sono riducibili con una semplice manovra manuale altre richiedono manovre ostetriche più complesse. In questo caso è necessario spingere indietro il puledro in utero per poter manovrare, perché nel canale non vi è lo spazio neanche per la mano, a volte si devono somministrare alla madre dei farmaci che frenano le spinte uterine e rilassano la muscolatura uterina. Per applicare le trazioni al puledro in modo più efficace a volte è meglio applicargli dei lacci di morbida corda al pastorale. Se non si riesce a risolvere la distocia nel giro di una mezz’ora, è bene considerare la eventualità di un taglio cesareo, che va eseguito nel giro di poche ore, per la salvezza della cavalla. 10.3 Testa piegata Gli arti sono estesi ma la testa è piegata da un lato o verso il basso restando incastrata contro l’ingresso del bacino. Il puledro va respinto in utero e la testa raddrizzata. Fig. 10.2 Presentazione con testa piegata Il problemi durante il parto 95 10.4 Arti piegati Uno dei due arti resta piegato al di la del bacino. Respingere il puledro nel bacino ed afferrare il piede, raddrizzandolo, a volte può essere utile mettere un laccio sul pastorale. Fig. 10.3 Presentazione con arto piegato 10.5 Gomito incastrato I due piedi sono nel canale, ma il puledro non avanza perché il gomito di uno dei due si è incastrato all’ingresso del bacino. Spingere all’indietro il puledro e tirare sull’arto incastrato. Fig. 10.4 Presentazione con gomito incastrato 10.6 Puledro ruotato Raddrizzare il puledro ruotandolo, per aiutarsi si può legare tra gli arti un bastone . Fig. 10.5 Presentazione puledro ruotato 96 Capitolo 10 10.7 Presentazione posteriore Fig. 10.6 Presentazione posteriore del puledro Se gli arti posteriori sono impegnati nel canale, bisogna fare in modo che il parto sia il più veloce possibile, perché quando la presentazione del puledro avviene da dietro, l’ombelico viene ad essere compresso appena il puledro si impegna nel canale levandogli l’ossigeno. Se gli arti non sono impegnati nel canale, il parto riesce molto più difficile perché non si riescono ad afferrare i piedi per incanalarli nel bacino, in genere si deve ricorrere al taglio cesareo. 10.8 Distacco placentare Può capitare che si presenti la placenta anziché il puledro avvolto dal sacco amniotico. Normalmente alla fine del primo stadio del parto, la placenta protunde dalla cervice e poi si rompe in un’area corrispondente alla cervice stessa (stella cervicale), liberando il liquido allantoideo (“prime acque”). Queste lubrificano il canale del parto e consentono il passaggio del puledro. Normalmente, dato che la placenta resta ancora attaccata all’utero ed è funzionante, gli scambi di ossigeno continuano. In condizioni di normalità quindi la placenta si rompe e resta temporaneamente adesa all’utero, mentre il puledro avvolto dall’amnios fuoriesce attraverso la breccia aperta nella placenta. In questa situazione vedremo il puledro avvolto da una sottile membrana lattiginosa semitrasparente. Se invece si presenta prima la placenta vedremo un sacco rosso di aspetto vellutato, non trasparente, senza che il tutto sia stato preceduto dalla rottura delle acque, e la placenta non si è rotta come spesso capita in questa situazione. E’ questa una situazione grave per la sopravvivenza del puledro, perché il distacco della placenta lo priva dell’apporto nutritizio immediato (ossigeno) necessario alla sua sopravvivenza. Dovremo quindi rompere immediatamente il sacco placentare, afferrare il puledro per le zampe anteriori e aiutare energicamente la madre a partorire. Il problemi durante il parto 97 10.9 Parto in piedi Le cavalla partorisce quasi sempre coricata sul fianco, anche se prima della fase finale del parto può alzarsi e coricarsi più volte. Cavalle particolarmente ansiose, specialmente le primipare possono a volte partorire in piedi. L’ aiuto alla cavalla risulta in questo caso più agevole per l’operatore, salvo nella fase finale in cui deve raccogliere il puledro in braccio per evitare che si faccia male cadendo a terra da un’altezza di un metro un metro e mezzo. E’ bene essere in due in questo momento perché raccogliere 50 kg scivolosi non è tanto facile. 10.10 Piedi verso l’alto Abbiamo visto prima che se i piedi puntano verso l’alto appoggiandosi al setto che divide la vagina dal retto vi è il rischio che questo setto venga lacerato. La lacerazione della divisione tra vagina e retto non è grave per il puledro o per la vita della cavalla, ma comporta dei gravi problemi per il futuro riproduttivo della fattrice. E’ sufficiente con una mano guidare la punta dei piedi nella direzione giusta perché questo rischio sia evitato. Se la lacerazione dovesse verificarsi la sua riparazione va fatta dopo circa 20 giorni. A volte lacerazioni di piccola entità possono ripararsi spontaneamente casi più gravi richiedono un intervento chirirgico. 10.11 Lacerazioni da parto Nel parto la cavalla può lacerarsi in maniera più o meno grave. La maggior parte delle lacerazioni si hanno nella vagina o alla commessura tra vulva e retto. Dopo il parto è facile osservare delle tumefazioni dei genitali esterni della cavalla che si normalizzano nell’arco di 7-8 giorni. Le lacerazioni interne della vagina guariscono in genere bene e spontaneamente senza particolari trattamenti. Lacerazioni delle labbra vulvari vanno invece riparate al più presto dopo il parto, e alcune di queste lesioni possono essere prevenute con un piccolo esame manuale della posizione dei piedi del puledro o con la apertura prima del parto delle eventuali chiusure parziali della vulva della fattrice. 98 Capitolo 10 In alcuni casi, come conseguenza del parto, possono residuare lacerazioni della cervice, queste sono difficili da trattare anche chirurgicamente per via della posizione difficile. Le lacerazioni del setto tra vagina e retto possono essere più o meno estese e vanno riparate circa 20 giorni dopo il parto. Piccole lacerazioni di questo tipo sono riparabili facilmente, lacerazioni più Fig. 10.6 Sutura lacerazione cervice post-partum estese, che a volte possono approfondirsi anche per 20 cm sono invece molto più problematiche e se non riparate sono causa di sterilità nella cavalla. A volte e raramente,durante le spinte, si prolassa l’intestino attraversando la lacarazione con esiti disastrosi. Fig. 10.7 Prolasso intestinale 10.12 Emorragia interna Come conseguenza del parto le emorragie nell’utero sono frequenti, poco dopo il parto si nota la emissione di piccole quantità di sangue in occasione di premiti della fattrice. Piccole emorragie non richiedono trattamenti, quelle che invece persistono più di qualche ora vanno trattate con coagulanti e farmaci che contraggono l’utero (Ossitocina). Emorragie ben più gravi possono però verificarsi non all’interno dell’utero ma all’interno dell’addome e a carico delle arterie o vene che vanno ad irrorare l’utero. Il problema si verifica nelle cavalle non più giovani ed è una causa abbastanza frequente di morte delle fattrici anziane. Il problemi durante il parto 99 Queste fattrici non manifestano emorragia visibile dall’esterno perché tutto si svolge regolarmente fino a qualche ora dopo il parto (4-12 ore) allorché si nota che la cavalla è debole ed ha dei lievi barcollamenti. Se notiamo questo fenomeno bisogna subito guardare le mucose della cavalla sollevando un labbro, se le mucose sono di colore porcellana, siamo di fronte ad una gravissima emorragia interna. La prima cosa da fare è quella di uscire dal box portando con se il puledro. In queste condizioni la morte della cavalla può essere vicina e si tratta di una morte violenta nei suoi tempi finali, la cavalla per effetto della emorragia cade a terra, dopo aver avuto una fase convulsiva molto violenta che è assai pericolosa per chiunque si trovi nel box. Se si vuole tentare una terapia, bisogna porsi in posizione di sicurezza vicino alla porta del box e dare grosse quantità di coagulanti e sostituti del plasma o sangue in grandi quantità (5 litri alla volta) e velocemente. Purtroppo dal punto di vista pratico il tutto non è molto realizzabile con la tempestività necessaria. 10.13 Prolasso uterino Il prolasso uterino si verifica con maggiori probabilità in seguito a distocia o per ritenzione placentare. In seguito a grossi premiti o sforzi espulsivi. A volte la protusione dell’utero sotto forma di una massa rossa, facilmente sanguinante, congesta può essere anche imponente e rappresenta un’ emergenza. L’utero deve essere accuratamente ispezionato per lacerazioni e pulito con soluzione fisiologica sterile. Antisettici forti sono da evitare. Se la placenta è poco adesa, dovrebbe essere possibile rimuoverla con prudenza. L’utero viene riposto delicatamente in addome, stando attenti a non lacerarlo o sfondarlo con le dita nei tentativi di spingerlo in posizione, a volte questo può essere fatto meglio avvolgendo l’utero in un telo leggermente umido e per quanto possibile sterile. Spesso è necessario somministrare dei farmaci rilassanti uterini per evitare premiti che tendono a buttar fuori l’utero. Una volta riposizionato, la vulva viene chiusa con grossi punti di sutura per prevenire un nuovo prolasso. Se la placenta non è stata tolta bisogna lasciare fuoriuscire lasciando un minimo di spazio. 10.14 Ritenzione placentare Dopo aver partorito la placenta penzola fuori dalla vulva per circa 2-3 ore, se il tempo si prolunga siamo di fronte ad una ritenzione placentare, problema che può a volte avere 100 Capitolo 10 conseguenze gravi come laminiti o gravi infezioni o stati tossici. Anche nel caso in cui non si veda la placenta e questa sia già stata espulsa è bene ipezionarala per verificare se non vi siano porzioni mancanti. Se vi è ritenzione della placenta bisogna somministra antibiotici unitamente a ripetute iniezioni di ossitocina. In alcuni casi la placenta rimane parzialmente in utero. La rimozione manuale e in modo particolare ogni tipo di distacco forzato, sono controindicati perché si può verificare una emorragia e piccole porzioni di corion possono strapparsi e rimanere in utero. A volte parte della placenta viene lacerata perché la cavalla ci ha camminato sopra, in questo caso manca il naturale peso che stimola un distacco graduale, per cui conviene applicare un peso artificiale, come un sacchetto d’acqua. L’infusione dell’utero con 10-12 litri di sol. fisiologica ridistende l’utero e causa la liberazione di ossitocina endogena. Anche se questa tecnica può essere coronata da successo mimando un meccanismo fisiologico, bisogna usare una estrema igiene ed attenzioni per evitare una contaminazione uterina. 10.15 Endometrite/Metrite Postparto Dopo il parto l’utero torna rapidamente in condizioni di normalità entro un periodo di tempo di 7-10 giorni, durante in quale si verifica un lieve stato infiammatorio degli strati più superficiali dell’utero, in conseguenza di una piccola infezione da germi. Questa infiammazione pulisce l’utero e lo rende pronto al calore da parto e non necessita di trattamento. In casi in cui si verifichino complicazioni l’infezione può colpire gli strati più profondi, la cavalla può evidenziare segni di febbre, frequenza cardiaca elevata, mucose congeste, endotossiemia e laminite. L’utero deve essere sifonato giornalmente con molti litri di soluzione fisiologica sterile calda (40 °C) fino a che il liquido che fuoriesce ha un aspetto limpido. Antisettici drastici sono da evitare perché possono esacerbare l’infiammazione uterina. L’ ossitocina (20 UI EV a 20 UI IM) può aiutare lo svuotamento completo dell’utero. L’esercizio dopo la somministrazione di ossitocina migliora lo svuotamento meccanico dell’utero. L’infusione dell’utero con antibiotici è meno efficace in presenza di grandi quantità di liquido uterino. Se la cavalla mostra segni di malattia, bisogna somministrare degli antibiotici per via generale e farmaci antiinfiammatori. Il problemi durante il parto 101 10.16 Lacerazioni cervicali In conseguenza del parto si possono avere lacerazioni della cervice, la cui conseguenza può essere l’incapacità a mantenere una gravidanza. Una cervice lacerata deve essere esaminata quando la cavalla è fuori dal periodo del calore e la cervice deve essere naturalmente chiusa, in questa situazione si può valutare meglio la presenza di anomalie, asimmetrie o mancanze di parti di essa. Vanno anche esaminate le eventuali presenze di aderenze che possono chiudere la cervice. Il trattamento consigliato è la riparazione chirurgica, è bene valutare prima con una biopsia lo stato della mucosa uterina, in modo da effettuare le eventuali terapie prima della chiusura chirurgica della cervice. 10.17 Induzione del parto Il maggiore vantaggio dell’induzione è che in questo modo viene assicurata la presenza di un’assistenza a cavalle con precedenti complicazioni o che hanno evidenziato problemi durante la gestazione. Però una induzione del parto con un puledro non maturo può essere causa di gravi problemi per entrambi sotto forma di distocie (puledro mal posizionato) o di un puledro immaturo e quindi non in grado di sopravvivere normalmente. Metodi di induzione L’ossitocina è l’agente più comunemente impiegato per indurre il parto. Il parto si verifica rapidamente e con sicurezza impiegando piccole dosi di ossitocina. Venti U.I di ossitocina somministrate I.M. inducono una nascita lenta e tranquilla. Anche un bolo di 5-10 U.I endovena è efficace. L’infusione di 60 U.I in 1 litro di sol. fisiologica E.V. alla velocità di 0,5-1 U.I ossitocina/ min. genera un parto che appare fisiologicamente normale. Il secondo stadio del travaglio inizia in genere 20-35 minuti dopo l’inizio dell’infusione. Spesso la fattrice partorisce in piedi, il che può essere un vantaggio se si presume debba essere necessario un intervento manuale. Si può continuare l’infusione di ossitocina fino all’espulsione della placenta. 102 Capitolo 11 CAPITOLO 11 ALIMENTAZIONE DELLA FATTRICE 11.1 Linee guida per una corretta alimentazione della fattrice, dalla fecondazione alla gravidanza La buona ed oculata alimentazione di una fattrice rappresenta la base di partenza essenziale in riproduzione, oltre ad un buon stato di salute, significa elevare il tasso di fertilità, e la qualità dei prodotti assecondando la scelta genetica decisa dall’allevamento. Una ottima giumenta pur gravida di genetica eccelsa, non produrrà nulla di buono se malnutrita. La giumenta va avviata alla riproduzione nel corretto stato di nutrizione evitando qualsiasi grado d’ingrassamento e per raggiungere questo risultato si alimenta la fattrice in modo differenziato secondo le diverse fasi riproduttive. La fattrice richiede fieno di buona qualità e/o erba di pascoli fertili; i cereali, sono alimenti energetici, necessari per mantenere il corretto stato di nutrizione durante la gravidanza e la lattazione. Durante il periodo di Estro il fabbisogno energetico aumenta in modo importante quindi, aumentare la concentrazione energetica della razione almeno 4 settimane prima della monta e mantenere tale surplus energetico nei 20 giorni che seguono l’accoppiamento si aiuta la Alimentazione della fattrice dalla fecondazione alla gravidanza 103 fertilità. Nel periodo gestazionale anche se lo stato di nutrizione della cavalla è corretto, si dovrà adottare una dieta adeguata che soddisfi ai suoi fabbisogni, ma che ottemperi a quelli del feto. Energia per la gestazione Nonostante l’accrescimento del feto avvenga prevalentemente negli ultimi sessanta giorni di gestazione, approfondite ricerche scientifiche (Reynolds et. al., 1986 and Fowden et. al., 2000) hanno dimostrato come lo sviluppo della placenta incrementi i fabbisogni energetici della gestante già nel secondo trimestre di gravidanza. Per questo motivo il National Research Council’s, raccomanda di aumentare l’energia della dieta sino dal quinto mese di gestazione, con incrementi più consistenti nell’ultimo trimestre di gravidanza. Complessivamente le richieste energetiche della fattrice gravida aumentano del 20% rispetto quelle di una cavalla “vuota”. La tabella 5 elenca i fabbisogni energetici di una fattrice gravida (500 kg di peso) in funzione del mese di gestazione. Mese di gestazione Prima del V V Fabbisogni di energia digeribile (Mcal/giorno) di una fattrice di 500 kg 16.7 17.1 104 Capitolo 11 VI 17.4 VII 17.9 VIII 18.5 IX 19.2 X 20.2 XI 21.4 Tabella 5: Fabbisogni di E.D (Mcal/giorno) di una Fattrice di 500 kg Lo steaming-up che consiste nell’incrementare la somministrazione di alimenti ricchi di energia, di minerali e di proteine nell’ultimo mese di gestazione: permette di portare la fattrice al parto in modo ben integrato. Se la gestazione procede fisiologicamente, l’accrescimento del feto determina un equivalente incremento ponderale della madre. A fine gravidanza la cavalla ben alimentata aumenta il proprio peso del 15%, mentre quello del nascituro si assesta al 10% di quest’ultimo valore. Se è fecondata in buono stato di nutrizione, a 500 kg di peso e alimentata correttamente, la cavalla terminerà la gravidanza a 575 kg, partorendo un puledro di 50 kg e una volta sgravata riassumerà il peso originale da “vuota” (500 kg). Se, al contrario, la fattrice ricevesse un’alimentazione ipocalorica, sarebbe costretta a Alimentazione della fattrice dalla fecondazione alla gravidanza 105 intaccare il proprio patrimonio organico per consentire il normale sviluppo del feto; quindi non aumenterebbe di peso con il progredire della gravidanza e, dopo il parto, avrebbe serie difficoltà a sostenere una lattazione normale e questo avrebbe ripercussioni devastanti sulla nascita e crescita del foal. Inoltre, le gestanti che non ricevessero razioni sufficientemente energetiche tenderebbero a posticipare il parto nel tentativo di far nascere comunque puledri di peso adeguato.( Le gravidanze troppo prolungate sono a rischio di degenerazione della placenta.) Come fare ad aumentare il supporto energetico. Si può cercare di ricavare parte dell’energia supplementare aumentando la somministrazione di foraggi, ma questi, da soli, non bastano perché lo spazio occupato dal feto ne impedisce un’ingestione sufficiente. Detta limitazione si aggrava se si utilizzano fieni poveri, eccessivamente fibrosi e/o lignificati. I fabbisogni energetici della gestante possono essere facilmente soddisfatti integrando la sua razione con cereali o ancora meglio con specifici supplementi nutritivi ricchi di proteine nobili e minerali. Proteine? Sì! Tante? Certamente, ma nobili! Con il progredire della gravidanza, tutti i tessuti (utero, placenta e feto) richiedono una maggiore quantità di amminoacidi biodisponibili, aumentando quindi il fabbisogno proteico. Gli aminoacidi sono degli elementi costitutivi delle proteine esattamente come i mattoni lo sono per gli edifici.Quindi, le proteine vanno a costituire i tessuti. Se è vero che la fattrice gravida richiede una maggior quantità di proteine è altrettanto vero che le esige di elevato valore biologico. Detto valore però, dipende dal contenuto di amminoacidi essenziali ed esprime la capacità di far crescere gli embrioni e i giovani animali, migliora anche le capacità ovulatorie della fattrice. A livello ovarico è dimostrata una stretta correlazione positiva tra il contenuto di proteine nobili della dieta e la produzione di FSH, l’ormone responsabile della maturazione del follicolo ovarico e della successiva ovulazione. La genetica non può nulla senza le proteine nobili :negli ultimi decenni dall’America e dal nord Europa si sono diffuse nel nostro territorio genetiche equine tanto raffinate quanto esigenti. Questi genotipi, allevati sui ricchi pascoli d’origine, producono cavalli di grande sviluppo somatico dotati di eccellenti mezzi atletici, per cui richiedono grandi quantità di proteine nobili. Durante l’ultimo trimestre di gestazione, il feto accelera la crescita per raggiungere le 106 Capitolo 11 massime dimensioni, in questo periodo i fabbisogni proteici, aumentano anche sotto l’aspetto qualitativo e le proteine nobili rispondono a questo fabbisogno in modo eccellente. Si definiscono nobili le proteine ricche dei preziosi aminoacidi essenziali che si trovano in abbondanza nelle uova, nel latte, nel pesce, nella carne e nella soia, mentre scarseggiano nei foraggi e nei cereali. Mentre gli aminoacidi comuni sono normalmente sintetizzati dall’organismo, quelli essenziali, non possono essere autoprodotti, bensì devono essere assunti con gli alimenti per non provocare carenze. Ad esempio, per quanto riguarda il nostro argomento, la carenza di un solo aminoacido essenziale (aminoacido limitante), concorre a deprimere l’ovulazione, lo sviluppo dell’embrione e la crescita fetale. E’ bene ricordare che ogni giorno lo sviluppo del feto e degli invogli fetali sottrae alla madre 80 g di proteine nobili. Un buon supplemento nutritivo da steaming-up deve apportare il 25-30% di proteina grezza e l’1,8% di L-lisina, oltre a vitamine e minerali in proporzioni equilibrate. Minerali Il limite di molti foraggi consiste in un disequilibrio minerale che provoca le più frequenti patologie ortopediche nel feto e nel puledro. L’erba medica apporta sufficienti quantità di Calcio, Cloro, Iodio e Magnesio, ma la stessa cosa non si può dire di un fieno di medica scadente. Il Rame e lo Zinco non sono contenuti in misura adeguata dalla maggior parte dei foraggi ed è normale che le diete delle fattrici siano carenti di rame e zinco se non opportunamente integrate. L’osso del cavallo è composto per il 35% da Calcio e per il 16% da fosforo, cosicché le deficienze o gli squilibri di questi due elementi nella dieta della fattrice causano vari disordini ossei nel nascituro. L’ eccesso di fosforo, tipico delle razioni prevalentemente basate sui cereali, impedisce l’assorbimento del calcio e provoca le più comuni patologie ortopediche dello sviluppo. Il contenuto di fosforo della dieta non deve mai eccedere quello del calcio. La biodisponibilità del fosforo contenuto nei cereali è maggiore (50%) di quella del calcio contenuto nei foraggi (40%),quindi non è semplice compensare l’eccesso di fosforo dei cereali con un’alimentazione ricca di fieno. E se si pensa che ogni giorno il feto e gli invogli fetali sottraggono 7-8 g di calcio e 4-6 g di fosforo alla fattrice bisogna garantire che l’apporto di calcio nella dieta con sufficienti quantitativi, si debba curare un buon supporto di vitamina D per favorirne l’assorbimento. Per quanto riguarda i livelli di Ferro e Potassio, generalmente nei fieni di qualità, sono contenuti a sufficienza, cosicché le cavalle che se ne cibano non hanno bisogno di particolari integrazioni al riguardo. Alimentazione della fattrice dalla fecondazione alla gravidanza 107 Vitamine Le vitamine si dividono in due grandi categorie: idrosolubili (GRUPPO B, VIT. C, ACIDO FOLICO, VIT. H) e liposolubili (A,D,E,K). Con l’eccezione delle vitamine A ed E, tutte le altre possono essere sintetizzate dai cavalli sani in quantità sufficienti per coprire i fabbisogni basali; questo significa che l’integrazione di vitamine liposolubili è sempre consigliabile , specie in condizioni patologiche o di sfruttamento fisico elevato (gravidanza, lattazione). Sia la vitamina A, sia la vitamina E sono indispensabili per la fattrice, tant’è vero che la mancanza di beta-carotene (il precursore della vitamina A) nei foraggi causa alterazioni dell’ovulazione, infertilità e difficoltà di terminare la gravidanza. Il beta-carotene presente nel fieno può coprire le necessità metaboliche basali della fattrice ma in genere non basta per costituire riserve ovariche sufficienti per la fertilità. Nelle cavalle al pascolo con ampia disponibilità di erba, il beta-carotene plasmatico raggiunge valori 8-13 volte superiori a quelli delle cavalle alimentate con fieno (Lewis,1995). Per ogni mese di stoccaggio il fieno perde il 9.5% di vitamina A, così, 6 mesi dopo la raccolta apporterà solo il 50% della quantità originale. Inoltre, i foraggi dei pascoli invernali forniscono quantità inferiori di vitamina A e b-carotene rispetto quelli estivi. Fieni vecchi e foraggi invernali possono portare all’ ipovitaminosi A persino le cavalle al pascolo (Greiwe - Crandell et al., 1). La Vitamina E, essendo molto sensibile al calore, si degrada velocemente durante la fienagione ed il suo contenuto nel foraggio essiccato è sensibilmente inferiore a quello dell’erba fresca. Fattrici che ricevono 160 U.I. di vitamina E per kg di sostanza secca partoriscono puledri capaci di sviluppare alti livelli plasmatici di immunoglobuline Ig G e buona resistenza ai patogeni. Conclusioni La fattrice richiede fieno di buona qualità e/o erba di pascoli fertili; i cereali, quali alimenti energetici, sono necessari per mantenere il corretto stato di nutrizione durante la gravidanza e la lattazione. Supplementi proteici di elevato valore biologico, opportunamente integrati sono necessari per soddisfare i fabbisogni di aminoacidi essenziali, di vitamine e di minerali. Rame, Zinco e Vitamina E devono essere sempre somministrati assieme alla vitamina A. Questo breve exursus riteniamo sia servito a chiarire alcuni punti fissi necessari : Essere in grado di riconoscere foraggi e cereali di qualità. Lo stato di conservazione degli alimenti e le integrazioni necessarie all’alimento correlate al fabbisogno della fattrice durante la vita riproduttiva. Fanne un Campione con ALLEGATO PERIODICO UOFAA Via Portella della Ginestra, 9 42025 Cavriago (RE) - ITALY Tel. 0522.941919 [email protected] www.acmedrugs.com http://www.facebook.com/redazione.acmevip
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