Corte dei Conti Sezione Regionale di Controllo per la Lombardia Giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Lombardia per l’esercizio finanziario 2013 Saluto del Presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri conclusioni dei MagistratiRelatori Paolo Bertozzi Cristian Pettinari Gianluca Braghò Andrea Luberti Intervento del Procuratore regionale Antonio Caruso °°° Intervento del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni Milano 30 giugno 2014 PARIFICAZIONE DEL RENDICONTO E CONCLUSIONI SULLA LEGITTIMITA’ E REGOLARITA’ DELLA GESTIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA NELL’ESERCIZIO 2013 (art. 1, comma 5, della legge 7 dicembre 2012, n. 213) La gestione finanziaria del bilancio regionale Quadro di sintesi Magistrato relatore Referendario Paolo Bertozzi 5 1. Il progetto di rendiconto generale della gestione 2013 della regione Lombardia, oggetto del presente giudizio di parificazione, è stato predisposto ed approvato secondo le regole ed i principi applicabili agli enti partecipanti alla sperimentazione contabile prevista dall’art. 36 del Decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118. Quest’ultimo, al fine di garantire il coordinamento della finanza pubblica tra i diversi livelli territoriali, ha previsto, com’è noto, un percorso di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni e degli enti locali destinato ad entrare in vigore dall’esercizio finanziario 2015, al termine di un periodo triennale di sperimentazione limitato ad un numero ristretto di enti. Tale sperimentazione, disciplinata dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 dicembre 2011, le cui disposizioni si applicano “in via esclusiva”, in deroga a quelle previste dal sistema contabile previgente, ha riguardato, in particolare, i seguenti aspetti: - la classificazione del bilancio finanziario per missioni e programmi; - la tenuta della contabilità finanziaria sulla base di una definizione del principio della competenza secondo il quale le obbligazioni attive e passive, giuridicamente perfezionate, sono registrate nelle scritture contabili con l'imputazione all'esercizio nel quale vengono a scadenza (c.d. “principio della competenza rinforzata”); - l’affiancamento alla contabilità finanziaria della contabilità economico- patrimoniale onde consentire la rilevazione unitaria dei fatti gestionali, sia sotto il profilo finanziario che sotto il profilo economico; - il consolidamento dei conti tra gli enti e gli organismi partecipati. La Regione Lombardia, nell’esercizio finanziario 2013, ha proseguito il percorso sperimentale, già avviato con l’approvazione del bilancio di previsione del 2012, dando ulteriore corso agli adempimenti richiesti dal DPCM per il passaggio al nuovo sistema contabile, attraverso: - l’approvazione del rendiconto secondo i nuovi schemi di bilancio; - la contabilizzazione del fondo pluriennale vincolato a garanzia degli impegni differiti ad esercizi successivi per effetto del principio della competenza rinforzata; - la redazione del conto economico e dello stato patrimoniale secondo i principi della contabilità economico-patrimoniale. Non è stato viceversa predisposto il progetto di rendiconto consolidato che l’amministrazione si è riservata di approvare, contestualmente al rendiconto generale, nei termini di legge. 7 La Sezione, nel rinnovare l’apprezzamento per la partecipazione della Regione alla sperimentazione, osserva che, a prescindere da alcune criticità legate alla confrontabilità dei dati attuali con quelli degli esercizi pregressi, il nuovo sistema contabile, una volta entrato a regime, potrà consentire un controllo decisamente più efficiente e più esaustivo sulla gestione finanziaria delle autonomie territoriali. Si consideri, tra l’altro, come la tecnica dell’iscrizione contabile dell’impegno alla scadenza del pagamento consenta di monitorare in modo mol to più preciso l’attuazione e la sostenibilità nel tempo dei programmi di spesa. Si deve ulteriormente rilevare che il consolidamento dei conti delle società e degli organismi partecipati e, più in generale, di tutti gli enti di pertinenza regionale rappresenta un adempimento imprescindibile al fine di fornire una rappresentazione completa e realistica della situazione del “sistema regione”, globalmente inteso, sia sotto il profilo finanziario che sotto quello economico patrimoniale. Ciò nella consapevolezza che, oggigiorno, una quantità sempre maggiore di risorse pubbliche affluisce a soggetti “esterni” alla tradizionale organizzazione della Regione, non trovando di conseguenza riscontro nel bilancio pubblico. Questa Sezione si riserva di effettuare una compiuta analisi del consolidato regionale nell’ambito degli ulteriori controlli ad essa demandati sulla gestione finanziaria a cominciare da quelli previsti dall’art. 1, commi 3 e 4, del decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174. 2. Il progetto di legge recante il “Rendiconto generale annuale della gestione 2013” è stato approvato con deliberazione della giunta regionale n. 1675 del 17 aprile 2014 nel rispetto del termine previsto dall’art. 18, comma 1, del decreto legislativo n. 118/2011. Il rendiconto, allegato alla deliberazione di Giunta, si compone del conto del bilancio, del conto economico e dello stato patrimoniale secondo lo schema definito dall’art. 9 del DPCM 28 dicembre 2011 per gli enti in sperimentazione. Il progetto di legge, all’art. 1, riporta i risultati della gestione finanziaria dell’esercizio 2013 nei termini di seguito esposti. A fronte di previsioni definitive di entrata (al netto dell’avanzo di amministrazione e del fondo pluriennale vincolato) di 37.509,99 milioni di euro, si sono registrati accertamenti per 30.142,62 milioni e riscossioni per 22.576,59 milioni. A fronte di previsioni definitive di spesa per 42.847,73 milioni di euro, gli impegni sono risultati pari a 30.728,93 milioni e i pagamenti a 24.050,59 milioni di euro. 8 Il fondo pluriennale vincolato, costituito a copertura di impegni differiti in esercizi successivi, risulta pari a 465,01 milioni di euro. La gestione di competenza, che presenta quindi una differenza tra accertamenti ed impegni dell’esercizio negativa per 586,31 milioni di euro, chiude con un saldo positivo di 2.737,49 milioni per effetto dell’applicazione dell’avanzo di amministrazione del precedente esercizio. Dei residui attivi iniziali, pari a 21.027,70 milioni di euro, sono stati riscossi 15.005,61 milioni ed eliminati 14,72 milioni (minori accertamenti). I residui attivi conservati nel conto del bilancio alla chiusura dell’esercizio sono quindi pari a 13.573,40 milioni di euro, di cui 6.007,37 milioni provenienti dalla stessa gestione dei residui e 7.566,03 milioni prodotti dalla gestione di competenza. Dei residui passivi iniziali, di contro, pari a 17.961,17 milioni di euro, sono stati pagati 12.894,63 milioni ed eliminati 54,98 milioni (minori impegni). I residui passivi conservati nel conto del bilancio alla chiusura dell’esercizio sono pari a 11.689,90 milioni di euro, di cui 5.011,56 milioni provenienti dalla stessa gestione dei residui e 6.678,34 milioni prodotti dalla gestione di competenza. La gestione dei residui presenta pertanto un saldo positivo di 40,26 milioni di euro, dato dalla differenza tra minori accertamenti e minori impegni. Rispetto ad un fondo cassa iniziale di 722,27 milioni di euro si sono registrate riscossioni per 37.582,20 milioni e pagamenti per 36.945,22 milioni. Il fondo cassa alla chiusura dell’esercizio risulta pertanto pari a 1.359,25 milioni di euro. Il risultato di amministrazione dell’esercizio 2013 registra un avanzo contabile di 2.777,75 milioni di euro a fronte del quale si registra un disavanzo sostanziale di 1.465,53 milioni derivante dalle necessità di reiscrivere quote vincolate ed accantonate per complessivi 4.243,28 milioni. 3. Il confronto tra i dati del bilancio di previsione e i dati del rendiconto conferma che gli impegni si sono mantenuti nei limiti degli stanziamenti. Sono stati inoltre mantenuti, al termine della gestione, gli equilibri di bilancio, già definiti in fase previsionale. Non è stato viceversa possibile verificare, nel dettaglio, lo stato di conseguimento degli obiettivi programmatici fissati con il bilancio di previsione rispetto ai quali era stato predisposto il “Piano degli indicatori e dei risultati attesi” di cui all’art. 17 del DPCM sulla sperimentazione. Non risulta infatti tra la documentazione contabile allegata al rendiconto il “Piano con le risultanze osservate in termini di raggiungimento dei risultati attesi e le motivazioni degli eventuali scostamenti” richiesto dall’art. 18, comma 4, dello 9 stesso DPCM in ordine al quale la Regione, in sede di riscontro istruttorio, ha dichiarato di averne differito la stesura rispetto all’approvazione del progetto di rendiconto. Si osserva al riguardo che la predisposizione del “Piano” contestualmente al progetto di rendiconto appare di fondamentale importanza al fine di fornire i necessari elementi conoscitivi sullo stato di attuazione della politica economica del governo regionale sia all’organo consiliare, chiamato all’approvazione del rendiconto, sia agli organi di controllo. 4. L’analisi dell’andamento delle entrate di competenza, condotta al netto delle poste relative ai servizi conto terzi-partite di giro, rivela che, rispetto alle previsioni finali di 25.445,40 milioni di euro, sono state accertate entrate per 22.788,85 milioni con una capacità di realizzazione del bilancio dell’89,56 per cento, in lieve aumento rispetto a quella registrata nel precedente esercizio. Le riscossioni in conto competenza sono state di 16.501,18 milioni con una capacità di riscossione che passa dal 67,57 per cento del 2012 al 72,41 per cento del 2013. Diminuisce di conseguenza l’ammontare dei residui attivi prodotti dalla gestione di competenza, passati da 7.559,62 milioni di euro a 6.287,67 milioni (16,83%). La gestione delle entrate si mantiene quindi su buoni livelli di efficienza, facendo registrare, in generale, un aumento degli accertamenti e delle riscossioni rispetto al precedente esercizio. Più nel dettaglio, le entrate tributarie del titolo I, accertate per 18.882,47 milioni di euro, costituiscono il 62,64 per cento delle entrate totali, seguite dal trasferimenti correnti (6,15%) e dalle entrate extratributarie (3,74%). Le entrate in conto capitale risultano pari a 505,81 milioni di euro (1,68%). Analizzando le entrate tributarie, gli accertamenti più consistenti riguardano: - la compartecipazione regionale all’IVA (40,77%). - l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (38,11%); - l’addizionale regionale all’Irpef (11,88%); - la tassa automobilistica (4,88%). 5. L’analisi dell’andamento delle spese di competenza, al netto dei servizi conto terzi-partite di giro rivela, di contro, che, rispetto alle previsioni finali di 29.234,21 milioni di euro, le spese impegnate nell’esercizio sono pari a 23.375,16 milioni con una capacità di impegno dell’81,55 per cento, in sensibile aumento rispetto a quella registrata nel precedente esercizio del 77,42 per cento. 10 I pagamenti in conto competenza sono passati da 22.375,15 milioni di euro del 2012 a 21.190,17 milioni del 2013 con una diminuzione, correlativamente, della capacità di pagamento, passata dal 94,95 al 90,65 per cento, attestandosi comunque su valori elevati che limitano la formazione dei residui di competenza a prescindere dalle operazioni di riaccertamento in applicazione dei nuovi principi contabili. Con riferimento alla distribuzione della spesa tra le singole missioni si osserva che la missione “Tutela della salute” che comprende la spesa sanitaria è quella cui sono destinate le maggiori risorse finanziarie della Regione. Rispetto alle previsioni definitive di 20.904,20 milioni di euro (71,51% del totale) sono state impegnate spese per 19.453,92 milioni (83,22% degli impegni totali) ed eseguiti pagamenti in conto competenza per 17.552,40 milioni (82,83% dei pagamenti totali). Le capacità di impegno e di pagamento si attestano, rispettivamente, al 93,07 e al 90,23 per cento. Le ulteriori “missioni” cui sono destinate le spese maggiori sono: - la missione “Trasporti e diritto alla mobilità” con impegni per 1.316,86 milioni di euro e pagamenti per 1.159,46 milioni che rappresentano, rispettivamente, il 5,63 e il 5,47 per cento del totale al netto dei servizi conto terzi; - la missione “Servizi istituzionali” con impegni e pagamenti pari a poco più del 3,5 per cento del totale. Gli impegni di parte corrente, pari a 21.790,55 milioni di euro, costituiscono il 70,91 per cento del totale della spesa impegnata contro i 997,85 milioni degli impegni di parte capitale (3,25%) in diminuzione rispetto al precedente esercizio. 6. Con riferimento alla gestione dei residui. 6.1. Risultano mantenuti nel conto del bilancio, al termine dell’esercizio, residui attivi per 13.573,40 milioni di euro e residui passivi per 11.689,90 milioni. Dell’ammontare totale dei residui attivi, 7.566,03 milioni provengono dalla gestione di competenza (entrate accertate ed esigibili nell’esercizio, ma non riscosse) e 6.007,37 milioni dalla stessa gestione dei residui, all’esito delle riscossioni e del riaccertamento compiuto in base ai criteri previsti dall’art. 7 del DPCM sulla sperimentazione. Passando all’analisi dei residui attivi al netto dei servizi conto terzi-partite di giro, i residui attivi finali, risultano pari a 11.958,34 milioni di euro con una diminuzione del 38,50 per cento rispetto ai residui iniziali pari a 19.444,11 milioni di euro. Le riscossioni in conto residui, si attestano a 13.758,73 milioni di euro in aumento del 57,24 per cento rispetto al 2012 (8.750,16 milioni). 11 La capacità di riscossione, che esprime il rapporto tra le riscossioni in conto residui e i residui attivi iniziali, è del 70,76 per cento contro il 42,26 del precedente esercizio. La procedura di riaccertamento ha determinato, complessivamente, minori accertamenti per 14,71 milioni di euro. Il tasso di riscossione e di smaltimento si mantiene quindi su buoni livelli, in linea con le riscossioni in conto competenza. La maggior mole di residui si riscontra per le entrate del titolo I che, con 8.569,57 milioni di euro, costituiscono il 71,66 per cento dell’intero ammontare dei residui attivi (con esclusione dei servizi in conto terzi) e incidono sul risultato di amministrazione per oltre il 300 per cento. Dell’intero ammontare dei residui attivi conservati all’esito della gestione dei residui, pari a 5.670,67 milioni di euro (sempre al netto dei servizi conto terzi), 761,23 milioni (13,42%) provengono da esercizi precedenti il 2011. Di questi, non particolarmente elevata appare tuttavia la percentuale dei residui del titolo I che, pari a 186,17 milioni di euro in valore assoluto, costituisce il 2,17 per cento dei residui totali dello stesso titolo. Di contro, per le entrate in conto capitale, l’incidenza dei residui del titolo IV anteriori al 2011 sul totale dei residui del medesimo titolo risulta del 42,84 per cento (375,33 contro 876,04 milioni). La Sezione, in sede istruttoria ha provveduto ad acquisire, mediante estrazione dal sistema informativo regionale, l’elenco dei residui attivi del titolo IV per procedere ad una verifica delle poste più risalenti nel tempo. Di 137 milioni risulta l’ammontare dei residui anteriori all’ultimo quinquennio pari a circa il 16 per cento del totale del titolo. Si riscontra, in particolare, la permanenza di residui per entrate in conto capitale risalenti agli anni ’90 per oltre 36 milioni di euro, per lo più relative a trasferimenti statali per la realizzazione di opere ed interventi di pubblica utilità sulla cui sussistenza sembra lecito esprimere perplessità. Si precisa, al riguardo, che il mantenimento nel conto del bilancio di poste attive così risalenti non possa basarsi esclusivamente sull’astratta esigibilità discendente dal titolo, ma richieda, soprattutto nell’ambito di rapporti finanziari con lo Stato o altre amministrazioni pubbliche, una verifica dell’iscrizione delle corrispondenti poste passive nei documenti contabili dell’ente debitore. 6.2. I residui passivi conservati nel conto del bilancio alla chiusura dell’esercizio 2013 sono pari a 11.689,90 milioni di euro, di cui 6.678,34 milioni derivanti dalla gestione di competenza e 5.011,56 milioni dalla stessa gestione dei residui, all’esito dei pagamenti e del riaccertamento degli stessi. 12 I residui passivi finali, al netto dei servizi conto terzi-partite di giro, risultano pari a 3.517,86 milioni di euro con un aumento del 51,90 per cento rispetto ai residui passivi iniziali (2.315,97 milioni). I pagamenti in conto residui passano da 4.517,50 milioni di euro del 2012 a 928,13 nel 2013 con un decremento di oltre il 79 per cento. La capacità di pagamento che esprime il rapporto tra i pagamenti in conto residui e i residui passivi iniziali si attesta al 40,08 per cento contro il 77,28 per cento del precedente esercizio. La procedura di riaccertamento ha determinato la cancellazione di residui passivi per 54,97 milioni di euro. Si riscontra quindi, in generale, un significativo aumento dei residui passivi, indice di una contrazione della capacità di pagamento dell’amministrazione che si attesta in valori percentuali poco superiori al 40 per cento. Il maggiore ammontare di residui passivi si riscontra per la missione “Tutela della salute”, pari a 3.131,97 milioni di euro, su un totale di 3.517,86, al netto dei servizi conto terzi. Nel corso dell’esercizio 2013 sono stati inoltre pagati residui perenti per 10,69 milioni di euro e cancellati per 3,17 milioni. L’ammontare complessivo dei perenti, a seguito delle predette operazioni, è passato da 238,36 milioni di euro a 224,38, conservando un tasso di copertura dell’80,71 per cento nell’apposito fondo accantonato. 7. Gli schemi contabili del progetto di rendiconto dell’esercizio 2013 evidenziano la consistenza del fondo pluriennale vincolato, già attivato dalla Regione nel precedente esercizio, consistente in un saldo finanziario a garanzia della copertura di spese imputate agli esercizi successivi a quello in corso, in applicazione del principio di competenza rinforzata. Il FPV a rendiconto 2013 risulta pari a 465 milioni di euro corrispondente agli impegni imputati agli esercizi successivi al 2013 (290 milioni per il 2014 e 175 milioni per il 2015). L’imputazione a seguito di impegni assunti nel 2013 è pari 338 milioni. La Sezione, preso atto delle operazioni eseguite sul FPV anche alla luce dei chiarimenti forniti rappresentazione dalla Regione, rimarca contabile completa la necessità ed esaustiva che sia data dell’evoluzione del una fondo nell’esercizio, con particolare riferimento all’esatta portata della consistenza iniziale e delle successive variazioni in dipendenza del riaccertamento dei residui e dei c.d. disimpegni nel corso dell’esercizio medesimo. Si concorda al riguardo con l’amministrazione nel ritenere opportuno un confronto riguardo alla metodologia e alle soluzioni operative adottate nell’ambito 13 della sperimentazione rispetto alla gestione del FPV che costituisce, senza dubbio, una delle principali novità del nuovo sistema contabile. 8. La gestione di cassa, alla chiusura dell’esercizio 2013, presenta un saldo positivo di 1.359,25 milioni di euro, dato dal fondo cassa iniziale (722,27 milioni di euro) cui si sommano le riscossioni (37.582,20 milioni di euro) e si detraggono i pagamenti (36.945,22 milioni) complessivi dell’esercizio. L’aumento dei pagamenti passati da 34.615,10 milioni del 2012 a 36.945,22 milioni del 2013 (+6,73%) è stato compensato da un più deciso aumento delle riscossioni passate da 33.784,42 milioni a 37.582,20 milioni (+11,24%). La Regione nel corso del 2013 non ha fatto ricorso ad anticipazioni di tesoreria come avviene da alcuni anni. 9. Il risultato di amministrazione dell’esercizio 2013 che riassume in maniera sintetica l’esito della gestione presenta un saldo contabile positivo di 2.777,75 milioni di euro, dato dal fondo cassa finale, aumentato dei residui attivi e diminuito dei residui passivi al netto del fondo pluriennale vincolato per gli enti in sperimentazione. La necessità di ripristinare le quote vincolate dell’avanzo, reiscritte alla competenza finanziaria 2014 per 4.243,28 milioni di euro porta a determinare il saldo finanziario netto della gestione in termini di disavanzo di 1.465,53 milioni di euro. 10. Nella relazione al Rendiconto si dichiara che per effetto dei residui attivi formatisi nell’esercizio e dei residui pregressi riaccertati l’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, previsto dal DPCM sulla sperimentazione, debba essere rideterminato nell’ammontare di 95,15 milioni di euro rispetto alla consistenza iniziale di 47,29 milioni di euro che costituisce circa lo 0,7 per cento del totale dei residui mantenuti a bilancio. Si osserva al riguardo che l’esclusione dei crediti nei confronti delle altre amministrazioni dall’obbligo di accantonamento, come previsto dal principio contabile applicato alla contabilità finanziaria, non esonera l’amministrazione dal verificare la persistenza del titolo e, in particolare, che alla posta attiva nel proprio bilancio corrisponda una posta passiva nella contabilità degli enti debitori. 11. Dalla certificazione trasmessa al Ministero dell’Economia e delle Finanze, acquisita dalla Sezione, emerge che la Regione ha rispettato gli obiettivi del Patto di stabilità per l’esercizio 2013. La Sezione prende atto della tecnica contabile adottata dalla Regione (e, come dichiarato in sede istruttoria, concordata con la Ragioneria generale dello 14 Stato) al fine di sterilizzare gli effetti del nuovo sistema contabile rispetto alla disciplina del patto, consistente nell’escludere dal computo del saldo le spese già impegnate in precedenti esercizi e re-impegnate nell’esercizio di riferimento in applicazione del principio della competenza rinforzata. Si segnala, al riguardo, la mancanza di una specifica disciplina legislativa diretta a coordinare le rilevazioni ai fini del rispetto del patto di stabilità con il nuovo sistema contabile. La Regione ha dato inoltre seguito all’esperienza del Patto di Stabilità Territoriale, con l’ampliamento a 250 milioni, per il 2013, del plafond di spesa assegnato agli enti locali, valorizzando ulteriormente la virtuosità nei criteri di riparto e prevedendo spazi dedicati a fronteggiare eventi eccezionali. 12. Nel corso dell’esercizio finanziario 2013 la Regione non ha fatto ricorso ad indebitamento con la conseguente riduzione del debito precedentemente contratto per effetto della prosecuzione dell’ammortamento. Su un’esposizione totale debitoria di 2.898,11 milioni di euro il debito a carico della Regione è pari a 2.104,10 milioni di euro, derivante per 1.816 milioni da mutui e per 288,10 milioni da obbligazioni. Risulta peraltro rispettato, come accertato a seguito di specifica istruttoria, il limite di indebitamento previsto dall’art. 10, della legge 16 maggio 1970, n. 281 e dall’art. 44, comma 2, della legge di contabilità regionale per cui l’importo complessivo delle annualità di ammortamento per capitale e interesse dei mutui e delle altre forme di indebitamento in estinzione nell’anno deve essere contenuto nel 20 per cento dell'ammontare complessivo delle entrate tributarie non vincolate della Regione iscritte nel bilancio, sempre a condizione che gli oneri futuri dell'ammortamento trovino copertura nell'ambito del bilancio pluriennale. 13. Al conto del bilancio fanno seguito, secondo il nuovo schema di rendiconto per gli enti in sperimentazione, il conto economico e lo stato patrimoniale redatti secondo i principi della contabilità economico patrimoniale. Il conto economico registra componenti positive per 23.284,39 milioni di euro e componenti negative per 22.761,48 milioni. Il saldo tra proventi ed oneri finanziari è negativo per 55,52 milioni di euro. Il saldo dei proventi e degli oneri straordinari è positivo per 21,10 milioni. Il risultato di esercizio è pari a 487 milioni di euro. Alla chiusura dell’esercizio 2013 l’attivo e il passivo dello stato patrimoniale pareggiano a 19.141,29 milioni di euro. L’attivo conta immobilizzazioni per 3.256,09 milioni di euro. Il passivo comprende il patrimonio netto pari a 1.332,38 milioni di euro di cui il fondo di dotazione (cioè la parte indisponibile a garanzia della struttura 15 patrimoniale della P.A risulta pari a 0,84 milioni di euro). I fondi rischi ed oneri sono di 0,30 milioni di euro e il fondo per il TFR di 0,16 milioni. I debiti complessivi ammontano a 14.723,42 milioni di euro. I ratei e i risconti passivi sono di 2.789,18 milioni di euro. 14. In conclusione nel quadro di un giudizio sostanzialmente positivo sulla gestione finanziaria dell’esercizio 2013, la Sezione, sulla base della documentazione acquisita e dell’attività svolta, formula i seguenti rilievi al fine di indurre l’amministrazione ad adottare le necessarie misure autocorrettive: 1) l’importo negativo del risultato di amministrazione “in termini sostanziali”, ossia tenendo conto delle c.d. economie vincolate. La Sezione rinnova la raccomandazione ad un attento monitoraggio del disavanzo effettivo, seppur in miglioramento rispetto a quello rilevato nel precedente esercizio 2012. Siffatto indicatore consente di verificare in che misura l’equilibrio di bilancio sconti la mancata utilizzazione di risorse trasferite alla Regione e la cancellazione dalle scritture contabili di debiti non prescritti sul piano civilistico (Corte Conti, Sez. Autonomie, delibera n. 14/2012); 2) il disavanzo nel risultato della gestione di competenza derivante dal maggior importo accertamenti degli impegni dell’esercizio, in di competenza rispetto peggioramento rispetto a ai corrispondenti quello già rilevato nell’esercizio 2012; 3) la mancata predisposizione del “Piano con le risultanze osservate in termini di raggiungimento dei risultati attesi e le motivazioni degli eventuali scostamenti” richiesto dall’art. 18, comma 4, del DPCM 28 dicembre 2011. La Sezione ne raccomanda la redazione contestualmente al progetto di rendiconto generale al fine di fornire all’organo consiliare e agli organi di controllo i necessari elementi conoscitivi sullo stato di attuazione degli obiettivi fissati in sede previsionale; 4) l’elevato ammontare dei residui attivi del titolo IV derivanti da entrate per trasferimenti statali in conto capitale accertate in esercizi risalenti nel tempo. Si richiama, al riguardo, la necessità di confermare, a prescindere dagli obblighi di accantonamento, la persistenza del titolo giuridico, verificando l’iscrizione delle corrispondenti poste passive nella contabilità dell’ente debitore; 5) la contrazione dei pagamenti in conto residui rispetto al dato rilevato nel precedente esercizio con conseguente accumulo dei residui passivi mantenuti nel conto del bilancio. 16 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA LEGITTIMITA’ E REGOLARITA’ DELLA GESTIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA NELL’ESERCIZIO 2013 (art. 1, comma 5, della legge 7 dicembre 2012, n. 213) L’area istituzionale Quadro di sintesi Magistrato relatore Referendario Cristian Pettinari 17 In sintesi, rinviandosi per l’approfondimento all’apposito volume della presente relazione, dal controllo sulla gestione regionale effettuato in vista della parifica del bilancio emergono tratti di continuità con le gestioni precedenti, elementi che indicano un miglioramento nella gestione regionale e qualche criticità, in alcuni casi già oggetto di specifici rilievi ad opera di questa Corte. La valutazione, nel complesso, non può comunque che essere positiva. 1.1 Indubbiamente un tratto di continuità ed, al contempo, un trend di miglioramento possono essere ravvisati nei dati relativi alla tempestività dei pagamenti, in attuazione del d.lgs. 231/2002 (come modificato dal d.lgs. 192/2012). Infatti, nel mese individuato come campione per il 2013, il 92% delle fatture è stato pagato nel termine di sessanta giorni ed il 67% in quello di trenta. Si rileva, peraltro, che la tempestività dei pagamenti trova ora disciplina in un sistema di norme imperative, inderogabili dalle parti, cosicché il dato accertato diviene espressivo in modo peculiare della complessiva capacità gestionale della Regione. 1.2 Quanto al personale dirigenziale – rispetto a cui questa Corte ha già osservato che il numero degli incarichi deve rispettare il limite dell’8% della dotazione organica dirigenziale ai sensi dell’art. 19, comma 6, del d.lgs. n. 165/2001, come ora previsto dal comma 6-ter del medesimo articolo – si osserva che i relativi limiti risultano superati anche al 31 dicembre 2013, pur rilevando, al contempo, una lieve riduzione rispetto all’esercizio precedente. In particolare, tale dato si desume dal numero complessivo dei dirigenti “esterni”, sia provenienti sia non provenienti dai ruoli di altre pubbliche Amministrazioni, come richiesto – secondo i criteri ermeneutici dell’interpretazione letterale e logico-sistematica – dal terzo periodo del predetto comma 6, il quale fa espresso riferimento, fra l’altro, ad incarichi conferiti a “persone di particolare e comprovata qualificazione professionale” “che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private”. Si osserva al contempo una complessiva diminuzione delle unità di personale impiegate, sia con riferimento al personale di ruolo sia con riferimento a quello a tempo determinato. Una medesima tendenza emerge anche con riguardo al personale dirigenziale della Regione. Restano quantitativamente assai rilevanti, in termini assoluti, le posizioni organizzative previste, peraltro in minor misura rispetto a quanto avviene in altre regioni; tuttavia, come rilevato dalla regione Lombardia in sede d’istruttoria, tale dato trova ora giustificazione nell’esigenza di preservare i servizi resi a fronte della riduzione del contingente dei dirigenti regionali. 19 2. Sono state invece rilevate alcune criticità, che, in parte, si riferiscono a questioni di fondo della struttura amministrativa e di bilancio regionale e, per il resto, a singoli rilevanti istituti. 2.1. Riguardo all’assetto organizzativo, risultano pubblicati solo sull’intranet, come s’è potuto rilevare in sede di specifica istruttoria, rilevanti atti di organizzazione, quali i “provvedimenti organizzativi” 2013; tale scelta, sotto i profili della legittimità e della regolarità della gestione, parrebbe dover essere rimeditata, in considerazione – oltre che della legge n. 190/2012, prima, e del d.lgs. n. 33/2013, poi – anche dell’art. 1, comma 1, della legge n. 241/1990, come modificata dalla legge n. 15/2005, che nel dettare criteri di pubblicità e di trasparenza per l’attività amministrativa, secondo la giurisprudenza costituzionale fissa “prestazioni” delle quali lo Stato è competente a fissare i “livelli essenziali” «a fronte di una specifica pretesa di individui, imprese, operatori economici ed, in generale, di soggetti privati» (sentenze n. 399 e n. 398 del 2006; n. 322 del 2009; n 207 e n. 203 del 2012; n. 62 del 2013). La Regione deve dunque attenersi a detti criteri, anche in parte qua, procedendo ad una ripubblicazione di quegli atti, fra l’altro, in una sezione aperta del proprio sito istituzionale ed in formato intellegibile secondo le ordinarie conoscenze. 2.2. Riguardo alla disciplina del bilancio, si è invece rilevato che in sede di attuazione della normativa sull’armonizzazione non è stata data ancora piena applicazione all’art. 14, comma 2, del medesimo d.lgs. n. 118/2011, il quale prevede che la realizzazione di ciascun programma sia attribuita ad un unico centro di responsabilità amministrativa. Questa Sezione osserva che la corrispondenza tra centro di responsabilità e programma va rispettata, in quanto funzionale alle esigenze di fondo della riforma della disciplina di bilancio: infatti, mentre le missioni rappresentano le funzioni fondamentali della spesa pubblica e ne delineano gli obiettivi di fondo, il programma rappresenta un aggregato omogeneo di attività svolte, caratterizzato dall’individuazione dei risultati da perseguire in termini di impatto dell’azione pubblica sui destinatari della stessa; è dunque evidente che, anche ai fini amministrativa, dell’agevolazione della la del realizzazione rilevazione programma dei risultati dell’azione deve essere imputabile, possibilmente, ad un unico centro gestionale. Al riguardo, in istruttoria è comunque emerso l’orientamento della Regione verso una più piena attuazione del principio sopra richiamato in concomitanza con il progredire ed il consolidarsi dell’attuale fase di sperimentazione; e ciò anche in considerazione delle rilevanti implicazioni, pure sotto il profilo del costo complessivo connesso all’implementazione di sistemi organizzativi e informatici, di un processo di riorganizzazione amministrativa di così ampio respiro. 20 2.3. Sempre dal punto di vista del controllo sul processo di bilancio, s’è appurata la legittimità, alla luce delle modalità ordinamentali concretamente adottate, della scelta gestionale di demandare al Segretario generale o al suo delegato: i) l’identificazione dei capitoli all’interno rispettivamente di ciascuna categoria di entrata; ii) l’individuazione di ciascun macroaggregato di spesa del bilancio; iii) la relativa assegnazione alle Direzioni Generali. Infatti, mentre l’art. 7 della legge reg. 20/2008 demandava tali compiti – insieme all’esplicitazione degli obiettivi e dei progetti da attuare, con le relative priorità e gli indirizzi generali – alla Giunta, cioè all’organo politico, l’art. 1, comma 3, della legge reg. n. 19 del 2012 ed il D.s.g.r. 21 dicembre 2012 – n. 12497 – li riserva al Segretario Generale o al suo delegato. Al riguardo, la Sezione ha rilevato che la previsione risulta conforme ai principi di contabilità in quanto tale attività dell’organo burocratico sia vincolata a chiari indirizzi espressi dalla Giunta, cioè dall’organo politico, che ne viene così a rispondere, anche politicamente, di fronte all’organo rappresentativo; ciò in considerazione del fatto che il processo di bilancio si innesta imprescindibilmente sul rapporto fiduciario sussistente a livello statale, regionale e locale, in varia misura, fra “esecutivo” e “legislativo”. 2.4. In riferimento a specifici istituti della contabilità pubblica, innanzi tutto si deve ricordare che la Sezione, analizzando la Relazione annuale sulla regolarità della gestione e sull’efficacia e sull’adeguatezza dei controlli interni trasmessa dal Presidente della Regione Lombardia in data 13 maggio 2013, aveva già rilevato, quanto alle modalità di nomina dei dirigenti, due vizi di regolarità/legittimità del sistema adottato, vizi, in particolare, consistenti: a) nel difetto di motivazione in merito alla carenza qualitativa di idonee professionalità nel ruolo dirigenziale dell’amministrazione procedimentalizzazione regionale; per il b) nella conferimento mancanza di della incarichi di necessaria direzione. Successivamente a tali rilievi, con la d.g.r. X/1098, allegato B, del 20 dicembre 2013 è stata definita la procedura per l’assegnazione degli incarichi di Direttore generale/centrale; è stato altresì approvato l’art. 7 della legge reg. n. 19/2013 che ha riavvicinato la disciplina dell'accesso alla dirigenza regionale ai principi espressi dal decreto legislativo n. 165 del 2001 (anche sotto il profilo quantitativo, di contenimento del numero dei dirigenti). Recependo l’orientamento espresso dalla Corte, l’attribuzione di incarichi di Direttore su base fiduciaria è stata fortemente limitata nel numero (non più di cinque posizioni) e collegata alle aree strategiche del programma di governo. Al riguardo, questa Sezione deve comunque rilevare che se da un lato risulta innegabile il predetto avvicinamento delle complessive discipline, dall'altro alcuni aspetti rimangono tuttora critici, quali il cospicuo periodo transitorio, che non 21 solo fa salve le nomine già disposte alla data dell'entrata in vigore della novella, ma, per ulteriori specifici effetti, fissa come termine ultimo per l'adeguamento ai principi vigenti in materia di dirigenza pubblica il 31 dicembre 2014, protraendo così in parte qua la disciplina anche per gli anni a venire. 2.5. Infine, a seguito di specifica istruttoria, è emerso che, nel sistema degli enti regionali, i limiti di legge alla corresponsione di emolumenti ad amministratori e/o dirigenti non sono stati rispettati, sia pure in un numero molto ridotto di fattispecie. In un caso, tuttavia, in considerazione del cumulo degli emolumenti in capo al medesimo soggetto, si registra uno scostamento quantitativamente assai rilevante. 3. Anche l'analisi sui controlli interni effettuata mostra sia linee di continuità con l'attività rilevata negli anni precedenti sia elementi di rilevante novità. Una sostanziale continuità può osservarsi, in estrema sintesi, per quanto riguarda: a) i controlli "Audit Interno" e "SIREG"; b) il controllo di regolarità contabile (anche se in tal caso s'è al contempo rilevato un sensibile aumento dei decreti impugnati); c) il controllo di gestione e la valutazione dei dirigenti (il decreto n. 5796/2012, con cui è stata formalizzata una nuova metodologia valutativa delle prestazioni dirigenziali, si colloca invero sulla stessa linea di fondo del decreto legislativo n. 150 del 2009). Quanto al controllo strategico, si sono rilevate alcune incongruenze nella definizione negli obiettivi e inoltre, come s’è detto, è riemerso il problema della corrispondenza, anche al fine della rilevazione degli obiettivi, tra centro di responsabilità e programma, problema auspicabilmente in via di superamento con il procedere del regime di sperimentazione in atto. In particolare, la regione ha riferito, quanto agli obiettivi strategici, che medio tempore utilizzerà il Programma regionale di sviluppo per riconciliare obiettivi e strutture amministrative incaricate, ovviando così anche per tale aspetto, sia pure parzialmente, agli inconvenienti prima evidenziati. D’altro canto, costituisce indubbiamente un elemento positivo il fatto che il Consiglio regionale abbia provveduto alla nomina dei membri del collegio dei revisori dei conti della Regione Lombardia per il triennio 2014-2016 con deliberazione n. X/383, superando le osservazioni mosse a più riprese da questa Sezione in ordine alla tempestività di tale nomina, prevista dall’art. 14, co. 1, lett. e), del d.l. n. 138/2011. Si osservano invece criticità, rilevate dal sistema dei controlli interni regionale, circa l'adempimento ad opera degli enti del sistema Lombardia degli 22 obblighi di trasparenza. Infatti sono emersi numerosi profili problematici in ordine alla conformità della struttura di ciascuno dei siti istituzionali degli enti in questione ai dettami normativi previsti dal d.lgs. n. 33/2013; tuttavia la Regione ha riferito, in sede d’istruttoria, che è in corso l’adeguamento alle disposizioni di legge di tutti i soggetti appartenenti al sistema regionale. In conclusione, si conferma, alla luce dei dati emersi in sede d’istruttoria, un giudizio complessivamente positivo sulle strutture di pertinenza dell’Area istituzionale. 23 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA LEGITTIMITA’ E REGOLARITA’ DELLA GESTIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA NELL’ESERCIZIO 2013 (art. 1, comma 5, della legge 7 dicembre 2012, n. 213) L’area territoriale Quadro di sintesi Magistrato relatore Referendario Cristian Pettinari 25 1. In considerazione delle tendenze, tuttora presenti nell’ordinamento, verso l’attuazione di nuove forme di decentramento dei centri di elaborazione politica e di azione amministrativa, ancora palesate dalla recente approvazione della legge n. 56 del 2014, l’indagine sulla gestione della Regione Lombardia per l’esercizio 2013, in riferimento all’area territoriale, si è concentrata sulla struttura di decentramento burocratico che la Regione stessa ha nel tempo realizzato (cc.dd. STER – Sedi Territoriali). Tale processo di decentramento, storicamente inveratosi per sedimentazioni progressive determinate dal trasferimento di funzioni, specie in materia di demanio idrico, acquista oggi una più articolata configurazione complessiva, dato che il sistema degli uffici decentrati regionali viene ad essere incaricato dello svolgimento di attività ulteriori, oltre che in ambiti che direttamente evocano specifiche esigenze di localizzazione sul territorio, anche in riferimento ad ipotesi diverse, in cui emergono forme d’intervento delle cc.dd. STER in procedure complesse in materia di edilizia, appalti, validazione e di rendicontazione degli interventi finanziati dalla regione, attività tutte oggigiorno in parte svolte in sede decentrata. L’analisi gestionale di tale strutturazione amministrativa decentrata diviene dunque oggi necessaria in considerazione del contestuale venir meno, a livello nazionale, di una valutazione positiva circa l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa svolta a livello provinciale, valutazione che s’accompagna all’emersione di una linea di superamento o comunque di riordino di tale livello di governo (v. l’art. 5 del decreto legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011; l’art. 17 del decreto legge n. 95 del 2012, convertito dalla legge n. 135 del 2012; il decreto legge, poi decaduto, n. 188 del 2012; la legge 228 del 2012 ed ora la legge n. 56 del 2014). Tale esigenza d’analisi diviene tanto più pressante laddove si consideri la linea di sviluppo del sistema delle STER verso una perdurante moltiplicazione delle sedi che, ad oggi, finiscono con il superare lo stesso livello provinciale. In alcuni casi nella medesima provincia vi sono infatti strutture territoriali site in comuni diversi, oltre al capoluogo della provincia stessa (anche se tale fenomeno pare ora contrastato dalla diversa tendenza, emersa in istruttoria, alla dismissione di alcune sedi, quali la seconda sede di Lecco e Mantova); evidentemente, in un’ottica marcatamente gestionale, una tale scelta di decentramento si giustifica solo allorquando vi sia stata una specifica valutazione del pubblico interesse alla costituzione o al mantenimento della sede periferica, anche in un’ottica complessiva di costi/benefici. 27 2. Le funzioni svolte dalle STER, come s’è già avuto modo di rilevare, derivano da una congerie di previsioni diverse, che, nel trasferire alla Regione funzioni prima svolte da uffici periferici statali, hanno indotto e agevolato, in considerazione della concreta dislocazione degli uffici, correlate forme di decentramento nello svolgimento dell’azione amministrativa. È in primo luogo il caso delle funzioni in materia di gestione dei beni del demanio idrico, demandato a regioni ed enti locali (competenti per territorio) dall’art. 86 del d.lgs. n. 112/1998. Su tale originario conferimento – che, per natura, giustifica forme di decentramento territoriale degli uffici preposti – si sono successivamente innestate, per previsione di legge statale o regionale, ulteriori funzioni, in parte connesse, in materia di ambiente e territorio, nonché le funzioni conferite alla regione in materia di protezione civile (ex art. 108 del d.lgs. n. 112/1998). Anche in tali ipotesi, è quindi evidente che la tipologia di intervento possa – e in alcune ipotesi finanche debba – richiedere specifiche dislocazioni territoriali degli uffici preposti. A questo “nucleo originario” di funzioni, che come tale richiede specifiche professionalità negli ambiti d’intervento coinvolti, si sono successivamente affiancate competenze ulteriori, delegate sostanzialmente in una prospettiva interorganica dalle strutture centrali della Regione; in quest’ottica si va da attività accessorie e strumentali, dunque più direttamente collegate agli ambiti prima individuati (ad es. funzioni di stazione appaltante, di progettazione, di direzione dei lavori; espressione del parere ai fini della congruità tecnico/amministrativa degli interventi; controllo sui progetti nelle aree sismiche della Lombardia) ad attività che acquistano invece una propria autonomia e che trovano giustificazione, quantomeno ad un primo livello d’indagine, nell’opportunità di fornire attività di supporto amministrativo per interventi diversamente localizzati sul territorio regionale (ad es., per quanto riguarda la protezione civile, funzioni di validazione delle richieste e di rendicontazione degli interventi finanziati; quanto alle opere pubbliche, funzioni di supporto all’Osservatorio regionale sui contratti e lavori pubblici e inserimento dati; espressione dei pareri di competenza nell’ambito di diverse Commissioni collegiali situate sul territorio). In particolare, l’evoluzione del sistema degli STER passa attraverso l’attribuzione progressiva di compiti, sostanzialmente istruttori e di ricezione delle domande, sia con riferimento a contributi/agevolazioni/spese erogate dalla regione (v. gli art. 10 ss. del regolamento regionale n. 2 del 2009; la deliberazione n. IX/4737 del 23 gennaio 2013, in materia di spese elettorali; il D.g.r. n. 9/431 del 5 agosto 2010, in materia di agevolazioni per il trasporto pubblico locale) sia con riferimento a progetti comunitari (funzioni amministrative e controllo nell'ambito del 28 Programma Sviluppo Rurale 2007-2013 in BURL, 5° suppl. straord., 29 luglio 2010; decreto NSB n. 2136 del 13 marzo 2014). Inoltre gli STER sono stati coinvolti nelle attività connesse all’esazione ed al recupero crediti in relazione alla tassa automobilistica. 3. Con riguardo a tali strutture, analizzate in un’ottica costi/benefici, sono emerse plurime criticità. In primo luogo – a prescindere dalle modalità di scelta degli immobili, che tuttavia avrebbe dovuto meglio attuare i principi della contabilità di stato e, comunque, dell’evidenza pubblica – pare difettare una programmazione razionale e complessiva in relazione ai seguenti punti: a) dislocazione territoriale delle sedi (salvo che per le due sedi di Roma e Bruxelles, che hanno una propria giustificazione specifica, con fondamento in peculiari aspetti istituzionali); b) necessità della doppia sede anche in realtà territoriali quantitativamente – per incidenza del numero d’abitanti – minori (fenomeno quest’ultimo peraltro in fase, come s’è già rilevato, di parziale superamento); c) opportunità di dotarsi di immobili aventi caratteristiche pari a quelle degli immobili concretamente acquistati e non invece definite in stretta correlazione ai pubblici interessi alla cui cura le STER sono effettivamente preposte. In secondo luogo, s’è cercato d’approfondire – in un ottica d’analisi basata non solo sui parametri della regolarità e della legittimità, ma pure dell’economicità, dell’efficienza e dell’efficacia – la concreta disciplina delle locazioni attive per la Regione, anche con riferimento alle sedi di Bruxelles e di Roma. In particolare, non è emersa un’analitica individuazione in termini di convenienza economica dell’opzione in concreto seguita, nelle diverse evenienze, dalla Regione (acquisto di un immobile di maggiori dimensioni ed eventuale locazione degli spazi in eccedenza) rispetto all’acquisto o alla locazione di immobili di dimensioni più ridotte. Peraltro, nel corso dell’istruttoria sulle sedi regionali, la Regione ha comunicato che è in atto uno studio per la razionalizzazione e l’accorpamento delle sedi STER/ERSAF ed ARPA con l'obiettivo di una maggiore integrazione e gestione più efficiente ed economica, anche sotto il profilo della razionalizzazione del patrimonio immobiliare regionale. Ciò permette di delineare un potenziale percorso per il superamento, almeno in parte, delle criticità riscontrate. Le strutture decentrate hanno infatti un costo di gestione rilevante, peraltro non sempre spiegabile, come emerge dalla previsioni di elevate fees contrattuali a favore della partecipata ILSpa, incaricata della assegnazione e gestione dei servizi. Peraltro tali corrispettivi accedono ad un meccanismo di rendicontazione delle 29 prestazioni svolte dalla società medesima eccedente l’anno di competenza, con effetti sui conguagli da iscrivere anno per anno a bilancio. Le spese delle STER – ivi comprese quelle relative alle hard e soft facilities – sono state tutte vagliate anche se in qualche caso non è stato possibile ricavare il dato analitico relativo a ciascuna sede (ad es. voce “movimentazione”). Particolarmente rilevante, a tali fini, è risultato il costo del personale, dato che nelle STER risultano impiegate al 31.12.2013 complessivamente 471 unità di personale, con rilevante aumento rispetto alle 378 unità dell’anno precedente. Peculiare attenzione, sempre dal punto di vista dei costi, richiede infine il servizio di vigilanza armata nelle sedi territoriali. Richiesta in via istruttoria la motivazione che ha reso necessario tale servizio e l'attuale utilità dello stesso per l'Ente regione, si è ricevuta una risposta parziale, relativa alla peculiare situazione di specifiche sedi. È tuttavia in corso – come emerso sempre in sede d’istruttoria – un processo di uniformazione delle prestazioni richieste per le varie sedi. 4. Ciò rilevato, non si può fare a meno di sottoporre al Consiglio regionale, in un’ottica di regolarità, di contenimento della spesa e di maggior economicità, efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, la valutazione circa l’opportunità di procedere ad una revisione complessiva della strutturazione territoriale dell’ente Regione. 30 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA LEGITTIMITA’ E REGOLARITA’ DELLA GESTIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA NELL’ESERCIZIO 2013 (art. 1, comma 5, della legge 7 dicembre 2012, n. 213) L’area sociale e la spesa sanitaria Quadro di sintesi Magistrato relatore Primo Referendario Gianluca Braghò 31 Per quanto concerne la spesa sanitaria, nel rinviare all’apposita partizione contenuta nel volume della presente relazione, si riportano di seguito, in estrema sintesi, i principali elementi individuati dalla Sezione. a. Le risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale nel 2013 sono state ripartite in base agli accordi raggiunti in sede di Conferenza Permanente StatoRegioni in ossequio al principio di leale collaborazione fra poteri della Repubblica. Al riguardo si rammenta che la Regione Lombardia ha partecipato alla sperimentazione prevista dal d.lgs. n. 118/2011 che ha dettato norme in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi. Per effetto della sperimentazione, a partire dal 2012 sia le entrate che le spese vengono contabilizzate al netto delle risorse per il concorso al Fondo di solidarietà nazionale. Sui capitoli di entrata, risultano stanziamenti pari a 17.593,04 milioni di euro, oltre agli accertamenti definitivi al netto del finanziamento sanità, per 17.158,6 milioni di euro e riscossioni nette di competenza pari a 16.882,54 milioni di euro. Sui capitoli di entrata, oltre agli accertamenti definitivi al netto del finanziamento sanità, (17.158,6 milioni di euro), risultano anche i seguenti importi per un totale di 771,35 milioni di euro: A) 411,55 milioni di somme relative ai gettiti di addizionale regionale all’IRPEF da restituire allo Stato in quanto eccedenti gli importi spettanti per il finanziamento della sanità. Nel dettaglio, si tratta di: - 158 milioni di eccedenze per recupero anticipazioni concesse a titolo di finanziamento del FSR 2012. Tale importo è stato stanziato con variazione di bilancio nel 2013, in entrata sul capitolo dell’addizionale IRPEF ed a pareggio in spesa sul capitolo di restituzione del maggiori gettiti relativi al finanziamento della sanità, a seguito di comunicazione del MEF con nota del 24 maggio 2013; - 159,5 milioni di eccedenze per recupero anticipazioni concesse a titolo di finanziamento del FSR 2013. Tale importo è stato accertato entro i termini di approvazione del rendiconto a seguito di comunicazione del relativo movimento di Tesoreria e sarà reiscritto nel 2014 al capitolo di spesa per la restituzione dei maggiori gettiti. - 94 milioni di maggiori gettiti incassati nel 2013 nell’ambito delle mensilità per il finanziamento del FSR 2013; anche detto importo sarà reiscritto nel 2014 al capitolo di spesa per la restituzione dei maggiori gettiti. B) 353,8 milioni quale quota di mobilità attiva che si compensa in spesa con la quota stanziata a titolo di mobilità passiva (quest’ultima costituita, in base all’atto di riparto 2013, dalla somma della mobilità sanitaria passiva prevista a 33 livello nazionale e di una quota di saldo conguagli relativo alla mobilità internazionale regolata nel 2013). C) 6 milioni a titolo di recupero della seconda ed ultima rata dell’anticipazione concessa alla Regione Abruzzo in sede di riparto FSR 2011 ed operante sul saldo netto di mobilità. Con riferimento alla mobilità sanitaria, attiva e passiva, si precisa che l’iscrizione di tali poste al lordo – ovvero come definite nelle tabelle allegate all’atto di riparto – e la relativa collocazione nel bilancio regionale è coerente con quanto previsto dai nuovi principi contabili e applicati per il settore sanitario, di cui al Titolo II del D.Lgs 118/2011. Il saldo netto - pari a 530,7 milioni per il 2013 - sarà di fatto erogato nell’ambito della compartecipazione IVA sulla base dei meccanismi di finanziamento mutuati dal D.Lgs 56/2000 sopra richiamato, e nelle more della piena attuazione del D.Lgs 68/2011 in materia di federalismo fiscale. Le spese stanziate per il Fondo Sanitario Regionale indistinto (al netto delle reiscrizioni di somme provenienti dall’esercizio precedente) ammontano a 17.115 milioni di euro, inferiori di 43,6 milioni rispetto all’effettivo fabbisogno determinato dal riparto (17.158,60 milioni di euro corrispondenti al valore dell’accertamento al netto del finanziamento sanità); nell’impossibilità di adeguare gli stanziamenti di spesa all’effettivo fabbisogno dopo l’approvazione del riparto del Fondo indistinto (avvenuta oltre il termine per le variazioni di bilancio) la differenza rispetto all’importo definitivo accertato (17.158,6 milioni) costituirà avanzo vincolato da reiscrivere all’esercizio successivo per la medesima destinazione. Gli stanziamenti per la spesa sanitaria sono pari ad euro 15.381,9 milioni di cui: - 15.023,9 milioni costituiscono trasferimenti alle aziende sanitarie pubbliche (ASL, Aziende Ospedaliere, IRCCS e Agenzia Regionale Emergenza Urgenza) per il finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (94,4%), per le funzioni non tariffabili (5,4%) e per progetti (0,2%); - 187 milioni sono destinati ai trasferimenti agli enti sanitari privati per le funzioni non tariffabili, per il finanziamento dei livelli uniformi di assistenza e per progetti; - 171 milioni sono destinati alle spese direttamente gestite dalla Regione nell’ambito della Gestione Sanitaria Accentrata, per attività di carattere strumentale alle funzioni sanitarie, quali i servizi informatici, studi e ricerche, servizi di comunicazione, stampati ed altre spese. La spesa socio-sanitaria è pari a 1.661 milioni destinati quasi totalmente ai trasferimenti alle ASL (99,5%) e per la restante parte alle spese direttamente 34 gestite dalla Regione (0,5%). Tra le altre spese finanziate con il FSR indistinto rientra infine il finanziamento delle funzioni dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), pari nel 2013 a 72,1 milioni. Nell’esercizio finanziario 2013 la capacità di impegno relativamente alle spese del FSR indistinto (considerando anche 41,9 milioni di reiscrizioni) è stata pari complessivamente al 97,1%, con una maggiore capacità di impegno sulla spesa sanitaria (97,8%) rispetto a quella sociosanitaria (90,8%). La capacità di pagamento si attesta al 92,9%, con una maggiore incidenza per la spesa sociosanitaria (prossima al 100%) rispetto alle spese della gestione sanitaria (92,2%). Considerando nel loro complesso le spese relative al FSR indistinto (2013 e precedenti) la gestione di competenza ha generato economie di stanziamento pari a 925,3 milioni (di cui 500,4 milioni riferiti all’anno 2013 ed i restanti 424,9 milioni relativi agli anni pregressi) che saranno reiscritte all’esercizio 2014. Questo dato rappresenta comunque un indice del processo di velocizzazione degli impegni innescato a partire dal 2012 proprio in virtù di quanto disposto dall’art. 20 del D. Lgs. 118/2011 al fine di garantire effettività al finanziamento dei livelli di assistenza sanitaria. Negli ultimi tre esercizi finanziari, le somme da reiscrivere all’esercizio successivo sono in diminuzione come segue: - 2.057,6 milioni derivanti dalla gestione finanziaria 2011 (FSR anno 2011 e precedenti); - 1.593,4 milioni derivanti dalla gestione finanziaria 2012 (FSR anno 2012 e precedenti); - 925,3 milioni derivanti dalla gestione finanziaria 2013 (FSR anno 2013 e precedenti). Nella gestione di competenza 2013 peraltro sono stati generati residui passivi per complessivi 1.282,11 milioni di euro, superiori all’importo della gestione 2012 (596,6 milioni) ed a quello del 2011 (pari a 72 milioni). Risultano evidenti gli effetti del predetto art. 20 che impone la velocizzazione degli impegni nell’esercizio di competenza per conferire maggiore tracciabilità ed effettivi tà dell’utilizzo del FSR. Al termine dell’esercizio, residuano comunque somme da erogare, il cui smaltimento è fisiologicamente connesso con le tempistiche di definizione certa del fabbisogno. L’incidenza percentuale della spesa sanitaria complessiva (corrente ed investimenti) sulla spesa regionale complessiva, al netto delle partite di giro, è pari all’80,2% per cento del bilancio regionale. Gli impegni del FSR hanno rappresentato nel 2013 il 76,23% degli impegni complessivi dalla Regione. 35 Nel quadriennio 2010 – 2013 la spesa sanitaria ha registrato un andamento altalenante, passando, in termini di impegni, dai 16.551,28 milioni di euro del 2010, scesi ai 16.104,72 milioni di euro del 2011, a 18.038,64 milioni di euro nel 2012, (con un incremento pari a 1.487,36 milioni di euro) per poi attestarsi a 18.754,93 milioni di euro (18.754.927,19 tabella pag 18 della relazione definitiva) nel 2013. Al contrario la spesa complessiva regionale, in termini di impegni, è passata dai 23.584,88 milioni di euro del 2012 ai 23.375,63 milioni di euro del 2013 con un decremento in termini assoluti di 209,25 milioni di euro, pari allo 0,89%. Spesa FSR / Spesa corrente autonoma regionale 17.819.560,74 20.017.902,10 89,02% Spesa FSR / Spesa corrente regionale 17.819.560,74 21.790.748,12 81,78% Spesa FSR / Spesa regionale totale 17.819.560,74 23.375.630,94 76,23% Spesa sanitaria complessiva corrente / Spesa 18.440.409,29 21.790.748,12 84,62% corrente regionale Spesa sanitaria complessiva (corrente + 18.754.927,19 23.375.630,94 80,23% investimenti) / Spesa regionale totale Valori in migliaia di euro Note: impegni 2013 al netto delle partite di giro; la spesa sanitaria è comprensiva degli investimenti autonomi Fonte: Relazione al rendiconto di gestione 2013 b. La Sezione ha completato le verifiche sulla contabilità e sulla gestione del settore sanitario alla luce delle novità introdotte dai principi dettati dal D. Lgs. n. 118/2011, operanti a regime a partire dal primo gennaio 2012, e segnatamente l’attività istruttoria ha riguardato l’esatta perimetrazione delle entrate e delle uscite relative al finanziamento del SSR (c.d. trasparenza); i conti correnti di tesoreria intestati alla sanità, nonché l’organizzazione della gestione sanitaria accentrata. Al riguardo si osserva che il nuovo sistema di Gestione Sanitaria Accentrata appare ancora in evoluzione ed in via di perfezionamento, anche alla luce delle sessioni di lavoro avviate il 6 novembre 2012 con il Ministero della Salute per rispondere ai criteri di omogeneità contabile fra tutte le Regioni interessate. c. Specifica attività di controllo è stata compiuta sulla gestione delle risorse del Fondo socio sanitario per l’esercizio 2013, in ragione delle ripercussioni finanziarie ed organizzative sulla sanità regionale, e, più in generale, in ragione dell’impatto economico positivo derivante dall’esatto e puntuale adempimento delle obbligazioni assunte dagli enti del Servizio sanitario regionale nei confronti dei fornitori, che già nel 2010 ha visto il consolidamento del pagamento centralizzato per il tramite di Finlombarda S.p.A. Per quanto concerne specificamente il giudizio di parifica ai sensi dell’art. 1, comma 5, del D.L. 10 ottobre 2012, n. 174, sotto il profilo strettamente contabile, si osserva che Finlombarda effettua pagamenti ai fornitori di beni e servizi per 36 conto delle Aziende Sanitarie e produce specifica rendicontazione diretta a regolarizzare le partite debitorie verso i fornitori e creditorie verso la Regione, nonché i propri flussi di tesoreria ai fini SIOPE. Da parte sua, la Regione Lombardia provvede all’imputazione dei pagamenti sui titoli di spesa di competenza del SSR e alla relativa commutazione in quietanza d’entrata al correlato capitolo delle partite di giro. Nel corso dell’esercizio 2013 i pagamenti ai fornitori effettuati tramite il Fondo sono stati pari ad euro 3.042,95 milioni di euro. Dall’analisi che accompagna il rendiconto 2013, si evince che nell’esercizio in esame i pagamenti effettuati sul Fondo Sociosanitario sono in riduzione rispetto al 2012 (3.117,59 milioni di euro), ma in aumento rispetto ai 2.037,92 milioni di euro del 2008, ai 2.718,44 milioni di euro del 2009, ai 2.747,46 milioni di euro del 2010 e ai 2.827,66 milioni di euro del 2011. Distinto dal giudizio di parifica è il profilo gestionale relativo al Fondo Socio Sanitario. La Regione opera da tempo nell’ottica della riduzione dei tempi di pagamento dei fornitori degli enti del SSR, tramite il Fondo Socio Sanitario gestito dalla società controllata Finlombarda, che opera in house. A seguito della piena operatività del Fondo Socio Sanitario, nel 2012 la relazione che accompagna il rendiconto dell’esercizio 2012 specifica che i tempi medi di pagamento dei fornitori si sono ridotti da 90 giorni a circa 60 giorni, dalla data di erogazione della prestazione del fornitore di beni o di servizi (data fattura). Al riguardo si sottolinea che l’art. 1, comma 5, del D.lgs. n. 192/2012 prescrive che i tempi di pagamento per gli enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria non possano essere superiori a 60 giorni. In realtà, occorre specificare che dal report quantitativo 2013, redatto da Finlombarda nel marzo 2013 su dati di febbraio 2013, risulta che i tempi medi di pagamento nel periodo 2011-2013 scendono da 89 giorni a 81 giorni e per i pagamenti relativi ai contratti di nuova stipulazione, in ossequio alla l.r. n. 19/2010, i termini del pagamento sono stati fissati a 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura. In chiusura dell’esercizio 2013, i tempi medi di pagamento delle aziende sanitarie si sono attestati a 73 giorni, considerando i pagamenti delle fatture oggetto di contestazione e dei pagamenti a 90 giorni, in conformità alle clausole contrattuali ancora in vigore presso talune Aziende. La Sezione ribadisce il giudizio positivo, espresso già nella Relazione relativa all’esercizio 2012, sul sistema adottato dalla Regione poiché vengono raggiunti contemporaneamente due risultati di estremo rilievo. 37 Da un lato, i fornitori ottengono il pagamento dei loro crediti in tempi ridotti e, quindi, viene stabilita una corretta prassi economica, funzionale ad un regolare svolgimento dell’attività commerciale ed alla regolare gestione aziendale dei fornitori. Il raggiungimento dell’obiettivo è confermato dalle statistiche periodicamente pubblicate che evidenziano i tempi di pagamento dei fornitori delle Aziende Sanitarie lombarde rispetto a quelli della più parte delle altre Regioni. Dall’altra, ricorrendo ad una misura organizzativa interna alla Regione e ad un meccanismo centralizzato di utilizzo delle risorse finanziarie, si è verificato un risparmio netto di risorse pubbliche. La spesa per interessi passivi è scesa nel 2013 a 442.000 euro, rispetto ai 728.000 euro registrati nel 2012, pur in crescita rispetto ai 345.000 euro del 2011 e ai 258.000 euro del 2010, ma sempre molto lontani dai 26 milioni di euro pagati nel 2007, dai 15 milioni di euro del 2008. Alla luce della normativa settoriale sui tempi di pagamento prevista anche da direttive europee, l’obiettivo di eliminare le anticipazioni di tesoreria è un traguardo sostanzialmente raggiungibile nel breve periodo, soprattutto tenendo conto della possibilità di porre a regime il sistema informatico “Portale fornitori” quale misura organizzativa che consenta l’ulteriore riduzione dei tempi di pagamento. In risposta a specifica richiesta della Sezione regionale in ordine all’utilizzo dell’anticipazione delle somme finanziate con il fondo c.d. sblocca pagamenti della Cassa Depositi e Prestiti, ai sensi dell’art. 7 commi 4 e 4 bis del D.L. n.35/2013, convertito nella legge 64/2012, è stata acquisita apposita certificazione regionale (datata 12 settembre 2013) attestante l’assenza di posizione debitorie non estinte e maturate sino al 31 dicembre 2012. La certificazione negativa di sussistenza di debiti liquidi, esigibili e non estinti al 31 dicembre 2012 e il mancato utilizzo delle anticipazioni statali è indice di sana gestione finanziaria del bilancio regionale, ed in particolare del settore socio-sanitario. Con riferimento al 2013 gli uffici regionali hanno comunicato che sulla piattaforma certificazione crediti sono stati dichiarati debiti certi liquidi ed esigibili alla data del 31.12.2013, per 19.485 euro, per i quali non è stata richiesta alcuna anticipazione di liquidità. La Regione indica altresì di aver provveduto al pagamento di tali debiti fino all’importo di 12.770 euro nei mesi di maggio e giugno 2014. d. Il totale della spesa farmaceutica regionale nel 2013, considerando gli aggregati della spesa territoriale (ospedaliera e per distribuzione diretta, con l’aggiunta della compartecipazione del cittadino) è pari a 2.762 milioni di euro, dato in aumento rispetto al 2012 di 39 milioni di euro (totale generale dell’anno 2012 pari a 2.723,6 milioni di euro). 38 La spesa territoriale (convenzionata netta) si attesta a 1.382 milioni di euro. La spesa ospedaliera si attesta a circa 1.127 milioni di euro. La spesa per distribuzione diretta a 393 milioni di euro. In attesa delle certificazioni AIFA sui valori del pay back, la percentuale d’incidenza della spesa farmaceutica territoriale lombarda rispetto al FSN è pari all’10,04% ed è inferiore di 1,31% rispetto alla quota programmata pari al 11,35% di spesa potenzialmente ammontante a 1.968,07 milioni di euro. La compartecipazione dei cittadini alla spesa farmaceutica aumenta rispetto al dato 2012, passando da 246,60 milioni di euro a 253,51 milioni di euro, con un incremento del 2,80%. La spesa programmata sui farmaci File F aumenta dall’anno 2010, passando da 459 milioni di euro a 519 milioni di euro del 2013. e. Nel 2013 i trasferimenti regionali alle A.S.L. sono stati pari a 12.490,80 milioni di euro (12.420,16 milioni di euro nel 2012). I maggiori trasferimenti sono stati effettuati a favore delle A.S.L. Milano (2.181,02 milioni di euro) e Provincia di Brescia (1.470,76 milioni di euro). I minori trasferimenti sono stati quelli verso l’A.S.L. Valcamonica (158,19 milioni di euro) e l’A.S.L. Provincia di Sondrio (232,64 milioni di euro). f. La seconda parte della relazione esamina taluni aspetti della gestione finanziaria sanitaria regionale, partendo da specifiche tipologie di spesa degli enti che fanno parte del sistema sanitario regionale. I dati utilizzati per questa analisi sono stati forniti dalla Direzione Generale Sanità ed elaborati dalla Sezione regionale di controllo (adempimenti conseguenti alle deliberazioni della Sezione sugli enti del SSR; spesa per acquisto di beni e servizi; riassetto territoriale del servizio di emergenza ed urgenza affidato all’AREU; funzionamento ARCA e sistema dei pagamenti centralizzato; Fondazione regionale per la ricerca biomedica e gruppo Nerviano; la programmazione negoziata per l’edilizia sanitaria; Città della Salute della Ricerca e della Didattica). g. La spesa per incarichi esterni e collaborazioni autonome registra un leggero incremento rispetto al 2012 (+0,03%). La politica contenitiva nei diversi enti del SSR stenta a produrre l’effetto della progressiva riduzione del fenomeno. Per la disamina dei dati si rinvia alle tabelle e alle considerazioni svolte nell’apposito paragrafo. h. La spesa complessiva per beni sostenuta dagli enti sanitari nel 2013 è stata pari a 2.166,24 milioni di euro, in aumento rispetto a quella dello scorso esercizio (2.107,1 milioni di euro) del 2,81%; gli aumenti più significativi si sono registrati nelle ASL (+6,29%), mentre più contenuto è stato l’incremento nelle AO (+1,84%). 39 i. Quanto al riassetto territoriale del servizio di emergenza urgenza affidato all’AREU, si osserva che le previsioni di riduzione dei costi di personale derivanti dalla riorganizzazione aziendale sono in linea con quanto deliberato nella DRG n. IX/4967/2013, in ragione della compensazione a livello di sistema regionale rispetto ai maggiori oneri posti a carico delle singole Aziende sedi di SOREU, a condizione che si esca dalla fase attuale di transizione, già procrastinata dalla fine del 2013 al primo trimestre 2015. Il maggiore fabbisogno di personale necessario alla riorganizzazione deve essere più che compensato dalla contestuale riduzione delle dotazioni organiche delle attuali A.O. sedi di COEU (chiusura delle COEU di Cremona Mantova e Brescia). Pertanto qualora non si proceda alla copertura di personale in relazione alla pianificata riorganizzazione del soccorso sanitario, i risparmi a regime in punto di costi struttura e di risorse umane non saranno realizzati. In merito a tale osservazione, l’Azienda ha precisato quanto segue: “La compensazione in riduzione del personale, a seguito della riorganizzazione, presso le Aziende Ospedaliere non sede di SOREU, richiamata dalla Sezione della Corte dei Conti, potrà avvenire sia attraverso l’utilizzo del personale in riduzione da riconvertire in attività sui mezzi di soccorso (con contestuale riduzione, pertanto, delle ore prestate in regime di sistema premiante) sia attraverso la presa in carico da parte delle singole Aziende Ospedaliere di tale personale da riconvertire in attività aziendali (e pertanto a compensazione del normale turn over del personale e/o coperture di eventuali carenze di organico)”. l. Si registra positivamente un forte incremento della centralizzazione degli acquisti di beni e servizi tramite i sistemi gestiti da ARCA. Nell’ambito della forte specializzazione di ARCA nel settore del public procurement, ARCA nel 2013 ha collaborato con Regione Lombardia per l’implementazione di progetti innovativi come l’appalto pre-commerciale bandito con l’Azienda Ospedaliera Niguarda – tra i primi a livello nazionale ed europeo - e per la prosecuzione del progetto assicurativo sanitario, una sfida complessa e innovativa. Ha inoltre condotto numerosi studi sia in ambito sanitario (ad esempio per gli ausili per diabetici, per i farmaci bio-similiari, per i servizi di trasporto ospedaliero) sia per la gestione della spesa di funzionamento; uno tra tutti, la terza edizione della gara energia elettrica, di forte impatto soprattutto per gli Enti Sanitari. Nel corso del 2013 ARCA ha inoltre svolto attività di affiancamento alla Giunta di Regione Lombardia per lo svolgimento di 6 procedure di gara per il funzionamento dell’Ente regionale, gestite dal personale dell’Agenzia. Tra le procedure bandite, le gare per i servizi di corrispondenza, per la fornitura delle postazioni di lavoro, per il servizio di call center regionale. Nel 2013 sono stati 40 inoltre aggiudicati gli Accordi quadro di Assicurazioni RCT/O Ed.2, Assicurazioni RCT/O Ed.3 e l’Appalto pre-commerciale (Fase 1). Al riguardo, la Sezione ha osservato nella deliberazione n.312/2013/PAR che il ricorso ai sistemi telematici o agli strumenti elettronici messi a disposizione dalla Regione Lombardia deve essere intesa quale vera e propria forma equipollente di e-procurement che permette l’approvvigionamento di beni e servizi mediante procedure telematiche previste dalla legge (sugli obblighi di utilizzare le strutture telematiche di e-procurement messe a disposizione dalla Regione per gli enti del Servizio Sanitario Regionale si veda il recente approdo del Consiglio di Stato, sentenza 18 gennaio 2013, n.288). Occorre inoltre rilevare che le funzionalità offerte dai sistemi telematici resi fruibili dalle centrali di committenza regionali alla platea delle amministrazi oni locali possono garantire talune funzionalità aggiuntive rispetto ai cataloghi predefiniti di beni e di servizi presenti sul MEPA, consentendo l’individuazione selettiva di una categoria merceologica non presente nel sistema o nel mercato elettronico, ovvero la possibilità di utilizzare una piattaforma telematica per la gestione dell’intera procedura di acquisto, indipendentemente dalla forma di gara in concreto utilizzata. m. Le prospettive di gestione del c.d. Gruppo Nerviano per l’esercizio 2013 sono state oggetto di un approfondito monitoraggio in un apposito capitolo della relazione al giudizio di parifica in ambito socio-sanitario. Da annotare quale evento significativo per la gestione 2013, l’accordo di quadro di ristrutturazione dei debiti in esecuzione del piano di risanamento del Gruppo Nerviano, redatto ai sensi dell’art. 67, coma 3 lett. d della L.F. sottoscritto in data 16 ottobre 2013 con il creditore UniCredit. L’accordo quadro neutralizza eventuali pretese revocatorie in violazione della par condicio creditorum, purché si attesti ragionevolmente, da parte di un revisore contabile in possesso dei requisiti di legge, che gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore posti in essere in esecuzione di un piano, appaiano idonei a consentire il risanamento della esposizione debitoria dell’impresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria. Orbene, si tratta sicuramente di un miglioramento nelle prospettive di risanamento finanziario del Gruppo societario, in conseguenza alla prevista clausola di concessione del merito creditizio per accedere ai finanziamenti del M.I.U.R. (punto 2.2.4 dell’Accordo). Peraltro, la corretta riuscita dell’Accordo è intimamente connessa, da un lato, a fattori di rischio imprenditoriale (mantenimento dei valori di bilancio da parte delle società del Gruppo, in conformità al piano industriale), dall’altro, al recupero dei mezzi di auto-finanziamento (piano di valorizzazione degli immobili in proprietà del Gruppo finalizzato all’alienazione), anche attraverso il 41 soccorso diretto della Fondazione regionale mediante la messa a disposizione delle società del Gruppo di risorse finanziarie per complessivi 40 milioni di euro, entro il 31 dicembre 2013 (c.d. Ulteriore Apporto), incrementabili nell’arco del Piano delle ulteriori somme assegnate alla Fondazione con decreto n.1285 del 18 febbraio 2013 a cura della Direzione Generale della Sanità della regione Lombardia, pari a complessivi euro 19.750.356,67, Iva inclusa, per le sinergie connesse al progetto “Città della Salute e della Ricerca” nel comune di Sesto San Giovanni. A tale riguardo UniCredit ha richiesto alla Fondazione di sottoscrivere e trasmettere la lettera di impegno della Fondazione. Si tratta, in sostanza, di garantire che la Fondazione possa mettere a disposizione fondi sufficienti per circa 60 milioni di euro per la corretta riuscita del piano di ristrutturazione del debito. Non appare chiaro se la formula utilizzata ricomprenda o meno il patrimonio di dotazione già in pancia alla Fondazione (20.352.000 di euro ai sensi dell’art. 3 della legge regionale 17 dicembre 2012, n.18); né in che termini, limiti e modalità, l’impegno della Fondazione imponga, a cascata, obblighi alla Regione Lombardia. Si deve tra l’altro annotare che il diretto intervento della Fondazione nell’esecuzione dell’accordo di risanamento ne vincola la gestione a precisi requisiti di conformità industriale delle società possedute, tali da revocare in dubbio l’affermazione proveniente dall’amministrazione regionale circa la natura meramente finanziaria del ruolo svolto dalla Fondazione nei confronti delle società del Gruppo Nerviano (affermazione dedotta in risposta alle indicazioni della Corte in occasione della relazione al Giudizio di Parificazione per l’anno 2012). Occorre, pertanto, uscire dalla situazione di incertezza circa la natura giuridica data dallo schema della Fondazione holding, non essendo sufficiente allo scopo dichiarato, ovvero sostenere la natura di mera partecipazione finanziaria della Fondazione senza alcuna ingerenza nell’attività gestionale attuata dalla capofila NMS Group s.r.l., la presa d’atto indicata nel verbale del Consiglio di amministrazione della Fondazione del 15 febbraio 2013. A termini di verbale, residuerebbe per la fondazione un ruolo partecipativo meramente finanziario che escluderebbe comunque eventuali chiamate di responsabilità in solido ai sensi dell’art. 2497 c.c., in caso di inadempimento delle obbligazioni contratte dal gruppo societario. In realtà, difetta la sussistenza di una clausola statutaria che conformi, limitandolo, il ruolo meramente finanziario della Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica finanziaria, adottata con un’apposita deliberazione regionale di modifica dello statuto della Fondazione. Sul punto la Sezione non può che ribadire il mancato superamento della criticità riferito alla risposta interlocutoria proveniente 42 dall’amministrazione regionale circa la “fase di predisposizione” di tale DRG, che evidenzi la natura meramente partecipativa della Fondazione in conformità alla presa d’atto di quanto assunto nel verbale del Consiglio di amministrazione della Fondazione del 15 febbraio 2013, in merito alla convergenza dell’attività di direzione e coordinamento in capo alla società NMS Group s.r.l. In altri termini, in assenza di una chiara previsione statutaria che impedisca alla Fondazione qualsiasi interferenza gestionale nell’attività del Gruppo Nerviano, espone detta istituzione, e con essa la Regione Lombardia, alle pretese dei creditori del Gruppo societario di Nerviano e alla responsabilità solidale, ai sensi dell’art. 2497 ultimo comma c.c. La richiesta di emissione di formale lettera d’impegno da parte della Fondazione ai sensi della lett. Q dell’Accordo Quadro di Ristrutturazione (data per emessa il 16 ottobre 2013), stipulato fra soggetti diversi rispetto all’emittente (Nerviano Medical Sciences S.r.l., NMS Group S.r.l. ed UniCredit) contribuisce ad alimentare l’incertezza negli assetti giuridici della Fondazione medesima, confermando le perplessità evidenziate dalla Sezione. Per quanto concerne l’analisi compiuta sui bilanci al 31 dicembre 2012 delle società del c.d. Gruppo Nerviano, i tratti comuni sono individuati nell’andamento negativo della gestione, nella manifestazione di perdite d’esercizio in modo diffuso su tutte le società del gruppo, nella presenza di immobilizzazioni finanziarie reperite quasi per la totalità facendo ricorso al capitale di terzi, nella scarsa autonomia finanziaria del gruppo. A livello di gruppo, il conto economico registra ricavi pari a 56,2 milioni di euro; l’EBITDA è negativo per 29,2 milioni di euro. Il risultato netto di esercizio (2012) è negativo per 32 milioni di euro, pur beneficiando di 3,8 milioni di euro di proventi derivanti dall’applicazione del principio fiscale del differimento d’imposta, in relazione agli ammortamenti d’esercizio e al maggior valore delle immobilizzazioni rispetto al valore fiscalmente riconosciuto, iscritto a seguito del conferimento operato da Nerviano Medical Sciences S.r.l. alle controllate Accelera S.r.l., Nerpharma S.r.l. e Nerpharma DS S.r.l. Per quanto, infine concerne l’identità degli amministratori della Fondazione donataria e della società oggetto di donazione, le indicazioni della Corte circa le criticità derivanti dalla sostanziale identità dei componenti degli organi di vertice della Fondazione e della società NMS S.r.l. sono state recepite da Regione Lombardia. Infatti, con DRG n.335 del 27 giugno 2013 sono state assunte determinazioni in ordine alla definizione dei nuovi assetti della Fondazione. E’ in fase di prossima pubblicazione un bando per la definizione del nuovo Consiglio di 43 amministrazione. Allo stato, non vi è conferma del perfezionamento delle nuove nomine, già programmate per il mese di settembre e ottobre 2013. Con la pubblicazione del Comunicato Regionale n. 95 del 02 agosto 2013 la Direzione Centrale Legale, Legislativo, Istituzionale e Controlli della Presidenza ha avviato la raccolta di candidature per rinnovare il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, già dimissionario dal 26 luglio 2013; si evidenzia che sono in corso di valutazione le candidature pervenute. E’ altresì in corso la procedura per la nomina del Direttore Generale, in sostituzione dell’attuale, già dimissionario dal 22 ottobre 2012. In relazione alla gestione del recupero del credito vantato dalla società Life Lab S.r.l. nei confronti dell’ASL ROMA E, Regione Lombardia afferma che alla Fondazione Regionale per la ricerca Biomedica non risulta siano intervenuti mutamenti in ordine al vincolo di svalutazione del relativo credito, e che la stessa Fondazione è stata informata del fatto che il Consiglio di Amministrazione della società Nerviano Medical Sciences S.r.l., controllante di Centro di Ricerca LIFE LAB S.r.l., e di NMS Group S.r.l., società che svolge attività di direzione e coordinamento sull’intero gruppo, hanno deliberato il conferimento di un incarico ad uno studio legale per intraprendere le opportune azioni finalizzate al recupero del credito vantato nei confronti di ASL Roma E/Regione Lazio. o. Per quanto concerne, da ultimo, lo stato di avanzamento della programmazione negoziata per l’edilizia sanitaria e per il progetto di costruzione della Città della Salute, si rinvia ai dati e alle analitiche osservazioni contenute negli appositi approfondimenti della relazione allegata al giudizio di parifica Area Sanità. 44 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA LEGITTIMITA’ E REGOLARITA’ DELLA GESTIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA NELL’ESERCIZIO 2013 (art. 1, comma 5, della legge 7 dicembre 2012, n. 213) L’area economica e i fondi UE Quadro di sintesi Magistrato relatore Referendario Andrea Luberti 45 L’analisi della complessiva gestione dell’area economica consente di esprimere un giudizio positivo sulla stessa. In realtà, più che sulla rendicontazione finanziaria (attesa la già esaminata non elevata incidenza delle risorse gestite sul complessivo bilancio regionale), la valutazione positiva si deve correlare soprattutto all’attività procedimentale dei relativi uffici, attesa la misurazione dell’incidenza percentuale dei casi di violazione dei termini di conclusione del procedimento. Ebbene, tale misurazione mostra una incidenza del tutto marginale, considerando la sporadicità addirittura dei casi in cui la violazione di detti termini si riscontra o, comunque, la bassa incidenza quantitativa di tali fenomeni. Uniche eccezioni possono essere riscontrate con riferimento ad alcune attività autorizzatorie, significativamente di precipua competenza della Direzione generale agricoltura, vale a dire: i. L’ autorizzazione allo svolgimento dell’attività di inanellamento degli uccelli a scopo scientifico, per cui il tasso di mancato rispetto degli obblighi procedimentali si attesta al 50%; ii. L’autorizzazione per gestire una stazione di monta naturale bovina/bufalina ed equina pubblica, che presenta un tasso del 47 %; iii. L’autorizzazione alla cattura di fauna selvatica a scopo di studio e ricerca scientifica, per cui detto tasso risulta pari al 43%; iv. L’autorizzazione alla fecondazione in monta naturale pubblica/privata per riproduttori equini di interesse locale, con un tasso del 40%. La concentrazione dei casi di sforamento del termine in un’unica direzione generale dovrebbe, nella Regione, suscitare opportuni interrogativi circa l’idoneità degli attuali moduli gestionali e/o procedimentali anche in relazione alla normativa primaria e secondaria di settore. Inoltre, si rammenta che il provvedimento autorizzatorio, secondo la più tradizionale ricostruzione giurisprudenziale e dottrinaria, rappresenta il presupposto di efficacia di un diritto soggettivo che risulta, però, già incardinato in capo al privato in modo assoluto e perfetto. Conseguentemente, laddove il procedimento inefficiente incida sulla possibilità di esplicazione di un’attività professionale o imprenditoriale, le già cennate disfunzioni potrebbero risultare severamente censurabili da parte del giudice amministrativo, sub specie di conseguente risarcitorie a carico dell’amministrazione, e riverberarsi quindi negativamente sul bilancio regionale. Deve peraltro essere sottolineato che entrambi i procedimenti presentano un elevato tasso di settorialità, cosa che con ogni probabilità li rende non completamente espressivi della realtà amministrativa della Regione. 47 Inoltre, si rammenta che la Regione ha precisato di avere (con d.g.r. 4536 del 19 dicembre 2012) coordinato i procedimenti relativi alla riproduzione animale con nuove linee guida le procedure e tempistiche di tali attività, che potrebbero essere sintomi di una più generale volontà di procedere a una rivisitazione del complesso di dette procedure. Un esame più approfondito è stato dedicato alle attività incardinate in capo alla u.o. Programmazione, sviluppo rurale e semplificazione amministrativa, sotto il profilo delle attività di raccordo con l'Autorità centrale di coordinamento e con l'Organismo Pagatore Regionale per la gestione fondi europei agricoli FEAGA e FEASR, e alle attività di gestione del fondo sociale europeo; nonché a quelle della Struttura - sistema informativo e asse 4 POR Competitività, e della Struttura - asse 1 POR Competitività, economia della conoscenza e reti d’impresa. Al riguardo, si rammenta che la mala gestio afferente a progetti finanziati con fondi di derivazione comunitaria presenta rilevanti elementi di responsabilità, anche a titolo di danno erariale. Come noto, a fronte di un indirizzo tradizionalista più cauto circa la possibilità di ascrivere il danno erariale derivante dall’indebita percezione o irregolare attuazione dei fondi di provenienza comunitaria alla giurisdizione contabile, pare ormai acclarata la possibilità di attrarre tali illeciti nell’alveo della giurisdizione della Corte dei conti in virtù di un duplice (e alternativo) percorso ermeneutico. Per una prima tesi, infatti (espressiva di questo indirizzo è ad esempio C. conti, sez. giur. reg. Calabria, 11 dicembre 2009, n. 750), l’ascrizione del danno da frodi comunitarie si fonda su un danno indiretto allo Stato italiano, atteso che il diritto dell’Unione europea prevede una forma di rivalsa verso lo stato attraverso le c.d. «rettifiche», vale a dire il defalco, in sede di assegnazione di nuovi fondi spettanti agli stati di un ammontare rapportato all’entità complessiva delle irregolarità e frodi accumulatesi in precedenza e non recuperate. Di conseguenza, le irregolarità e le frodi nell’utilizzo dei fondi costituirebbero, oltre che un depauperamento delle finanze comunitarie, un danno anche per lo stato membro, atteso che lo stesso può ottenere assegnazioni sui fondi stessi solo per programmi o progetti dei quali si assuma il cofinanziamento; pertanto, tanto maggiore è l’importo defalcato dai successivi finanziamenti comunitari attraverso le «rettifiche» causate dalle irregolarità e frodi, tanto minore è la possibilità per lo stato di proporre al cofinanziamento comunitario nuovi programmi e nuovi progetti , con conseguente necessità di assumersene in proprio l’integrale finanziamento. Per un diverso (e complementare) indirizzo, invece (antesignana risulta la sentenza n. 128/2004 della Sez. Lombardia), la giurisdizione della Corte dei conti 48 dovrebbe essere fondata sul c.d. “principio di assimilazione”, contenuto nell’art. 280 del Trattato CE, (ora art. 325 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) che impone agli Stati membri l’obbligo di combattere le frodi che pregiudicano gli interessi della Comunità con mezzi analoghi a quelli previsti in relazione alle frodi nazionali, con misure “dissuasive e tali da permettere una protezione efficace negli Stati membri”. Il riconoscimento della giurisdizione contabile, e l’applicazione delle regole proprie della responsabilità erariale, impongono rigorosi obblighi sulla gestione e la vigilanza dei fondi alle amministrazioni interessate. Nella sede che qui interessa (essendo presi in considerazione elementi che presentano profili di problematicità, ma che rimangono al di sotto della soglia di responsabilità), in un’analisi limitata a profili essenzialmente cartolari, può sostanzialmente osservarsi un impegno delle disponibilità finanziarie, e un’attività di recupero di quelle che presentino elementi di irregolarità, sostanzialmente in linea con i parametri di efficiente gestione e buona amministrazione. Si à già riferito, in particolare, sulle difficoltà incontrate nella rendicontazione delle irregolarità relative alla gestione dei fondi comunitari. Si tratta, peraltro, di errori e incompletezze che non pregiudicano la complessiva ricostruzione delle poste contabili relative a tale area e che, quindi, non inficiano la valutazione positiva relativamente al giudizio di parifica. Considerazioni a parte dovranno essere effettuate sulla programmazione FESR relativa alla cooperazione Italia – Svizzera: su di esso, in disparte valutazioni giuscontabili, sarà necessaria una profonda valutazione politica sulla realizzabilità degli obiettivi sottesi all’ideazione di detta programmazione, in relazione alle conseguenze del referendum tenutosi nella Confederazione elvetica il 9 febbraio 2014, che ha previsto la possibilità di imposizione di contingenti alla libera circolazione delle persone anche con riferimento ai lavoratori provenienti dall’Unione europea, e anche in presenza di specifici accordi con la stessa stipulati. Ciò considerando, in particolare, che tra i punti di forte contatto tra le due realtà rientrava (nell’ultimo quinquennio) l’esponenziale aumento dei lavoratori transfrontalieri nei cantoni confinanti con il territorio lombardo. In conclusione, comunque, si conferma che il giudizio complessivo sulla funzionalità delle strutture di pertinenza dell’Area economica sostanzialmente positivo: tale conclusione, ovviamente, non esime ma anzi impone alla Regione, nella definizione dell’assetto strutturale e funzionale dell’area interessata, dall’adottare tutte le ulteriori forme di miglioramento dell’efficienza complessiva del proprio sistema organizzativo. 49
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