bea 4414-8f Cergas_bea 20/10/14 17:06 Pagina 1 biblioteca dell’economia d’azienda Copyright Egea 2014 bea 4414-8f Cergas_bea 20/10/14 17:06 Pagina 2 Copyright Egea 2014 bea 4414-8f Cergas_bea 20/10/14 17:06 Pagina 3 a cura di CERGAS Bocconi e Confindustria Lombardia Sanità Servizi La sanità privata accreditata in Lombardia Politiche regionali ed esperienze aziendali Copyright Egea 2014 Indice Prefazione, di Ivan Colombo pag. 7 1. Le aziende sanitarie private accreditate: il contesto di riferimento di Francesco Longo 2. Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia di Clara Carbone e Francesca Ferrè 2.1. La spesa sanitaria privata accreditata 2.2. Gli attori della sanità privata accreditata: caratteristiche dimensionali e quote di mercato 2.3. La domanda soddisfatta 2.4. Trend e prospettive di sviluppo 3. Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia di Marianna Cavazza, Francesca Ferrè e Alberto Ricci 3.1 Analisi dei sistemi di riparto del FSR: effetti sul comportamento degli erogatori privati accreditati 3.1.1 Assegnazione del FSR per quota capitaria 3.1.2 Assegnazione a tariffa 3.1.3 Finanziamento per funzioni non tariffabili e finanziamenti indistinti 3.1.4 Conclusioni 3.2 Analisi del processo di negoziazione e controllo della committenza regionale per l’erogazione di prestazioni ospedaliere da parte di soggetti privati accreditati 3.2.1 Il sistema di accreditamento istituzionale 3.2.2 Accordi contrattuali 3.2.3 Sistemi di monitoraggio dell’applicazione dei contratti 3.2.4 Conclusioni 5 Copyright Egea 2014 11 15 15 19 30 34 37 41 46 47 49 53 55 57 58 63 65 Indice 3.3 Modelli innovativi di committenza per l’integrazione ospedale-territorio: CReG e cure sub-acute 3.3.1 Impostazione e primi sviluppi della sperimentazione dei CReG 3.3.2 Impostazione e primi sviluppi delle cure sub-acute 3.3.3 Possibili sviluppi dei nuovi modelli di integrazione ospedale-territorio: quali prospettive per il privato accreditato? 3.3.4 Conclusioni 65 69 78 80 83 4. Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate di Giuliana 85 Bensa, Clara Carbone e Carlo De Pietro 4.1 Confronto tra i posizionamenti strategici degli ospedali pubblici e privati accreditati in Lombardia 85 88 4.1.1 Obiettivo e metodologia di ricerca 4.1.2 I risultati dell’indagine 90 4.1.3 Conclusioni e prospettive di sviluppo della ricerca 103 4.2 Confronto sui sistemi retributivi degli ospedali pubblici e privati accreditati in Lombardia 105 4.2.1 Metodologia della rilevazione 106 4.2.2 Risultati 109 4.2.3 Discussione 116 Bibliografia 119 6 Copyright Egea 2014 Prefazione di Ivan Colombo La crisi economica e sociale del Paese impone riflessioni rigorose e pragmatiche sul futuro del nostro SSN. In una fase confusa come quella attuale, ogni proposta deve essere fondata su fatti reali, poi interpretati secondo i criteri di correttezza logica e di onestà intellettuale, evitando le ideologie e gli interessi di parte. Allo stesso tempo, è sterile proporre rivoluzioni copernicane e principi inapplicabili alla realtà. Chi lavora nelle aziende sanitarie (sia pubbliche che private) incontra quotidianamente bravi professionisti, che mettono il loro ingegno e la loro passione al servizio delle persone che hanno davanti. Non è solo la somma di molti sforzi individuali, però, a costituire la forza degli ospedali e, più in generale, di tutte le organizzazioni che si occupano di tutela della salute. Negli ultimi vent’anni, una molteplicità di innovazioni scientifiche e cliniche, di modelli istituzionali e di strumenti manageriali efficaci sono nati o cresciuti nella sanità lombarda, per poi estendersi all’intero SSN. I principi cardine del sistema lombardo (separazione tra committenza ed erogazione, competizione governata tra pubblico e privato, ricorso a forme innovative di finanziamento degli investimenti, sussidiarietà orizzontale) hanno dato buoni frutti, anche se molta strada resta da fare. Il sistema lombardo è riuscito ad investire, pur mantenendo un sostanziale equilibrio economicofinanziario; a riconfigurare buona parte della propria rete d’offerta nel segno di una maggiore attenzione ad anziani e ai disabili, raggiungendo una quota di posti letto in strutture residenziali per abitante quasi doppia rispetto alla media nazionale; ad ottenere importanti risultati di appropriatezza, attraverso uno spostamento delle prestazioni sanitarie verso setting assistenziali diversi da quelli ospedalieri, accompagnato da una presenza crescente degli attori privati accreditati nell’area della riabilitazione, della specialistica ambulatoriale, dell’assistenza residenziale e semiresidenziale. Tutte le verifiche ministeriali hanno confermato la capacità del SSR lombardo di raggiungere soddisfacenti livelli di erogazione dei LEA, sia in ambito ospedaliero che territoriale. A conferma di ciò, la Lombardia riceve più del 7 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia 20 per cento di tutta mobilità sanitaria nazionale. Qui giocano un ruolo fondamentale i 18 IRCCS (di cui 14 privati accreditati), strutture in grado di generare ricerca pre - clinica e clinica di riconosciuta qualità, e in grado trasferire al letto del paziente le scoperte del laboratorio. Infine, tutti gli IRCCS e diversi altri ospedali lombardi, pubblici e privati, sono sede di insegnamento universitario e luoghi di formazione di giovani talenti: futuri medici, infermieri e ricercatori che studiano in strutture all’avanguardia, alimentando ogni giorno il circolo virtuoso che esiste tra ricerca, attività clinica e formazione universitaria. Naturalmente, i livelli di razionalità, qualità ed efficienza possono sempre migliorare; in alcuni ambiti (dalla continuità assistenziale, all’integrazione del mondo ospedaliero con quello territoriale) il sistema lombardo “paga” storiche mancanze a cui si è recentemente cercato di rimediare, anche attraverso soluzioni istituzionali innovative (ad esempio, con l’introduzione del CReG). Fino ad oggi, la Regione Lombardia ha lavorato intensamente alla costruzione di un buon sistema di strumenti di governo per orientare i comportamenti degli erogatori pubblici e privati accreditati. L’obiettivo della committenza è sempre stato di rispondere al fabbisogno di salute della collettività, da parte di tutte le strutture di erogazione del SSR, siano esse di alta specialità per pazienti acuti oppure di media-bassa complessità per l’area delle post-acuzie, e più in generale, per le prestazioni di assistenza territoriale. Per queste motivazioni, il SSR lombardo resta, in ogni caso. un interessantissimo campo di osservazione per i ricercatori, i professionisti e i policy maker dell’intero Paese. Da diversi anni, l’Osservatorio curato da Assolombarda - Confindustria Lombardia Sanità Servizi, AIOP Lombardia, ANISAP Lombardia e CeRGAS – Bocconi studia le caratteristiche e i punti di forza del SSR lombardo, con una particolare attenzione al ruolo della sanità privata accreditata, che ne costituisce una componente fondamentale. Questa pubblicazione vuole raccogliere e sistematizzare il lavoro via via messo a disposizione della comunità scientifica e dei practitioner. Offre una fotografia nitida dell’ospedalità privata lombarda in termini di dotazione strutturale, attività, contributo alla soddisfazione del bisogno di salute. Analizza le politiche di committenza e di finanziamento regionali, particolarmente importanti per, da un lato, orientare i case mix delle strutture erogatrici, e, dall’altro, dare spazio all’autonomia imprenditoriale dei privati. Il volume ricostruisce le recenti politiche per rafforzare la presa in carico dei pazienti anziani e cronici, attraverso l’introduzione dei CReG e delle cure sub-acute, attraverso meccanismi di governance che valorizzino la vivacità degli attori pubblici e privati del sistema. Infine, gli autori entrano nella «scatola nera» degli ospedali lombardi, anche qui nell’ottica di comparazione pubblico-privato, per compiere una prima analisi della loro efficienza operativa e delle loro politiche di retribuzione del personale. Il libro rappresenta un utile strumento per chi voglia ricevere un quadro d’insieme della sanità lombarda e apprezzare del contributo dei privati accreditati 8 Copyright Egea 2014 Prefazione all’eccellenza del sistema. Dalla lettura derivano molti spunti per il dibattito sulla direzione delle politiche sanitarie e sul ruolo delle aziende. Innanzitutto, un richiamo al valore della pluralità degli erogatori. Pubblici, privati for profit e privati not for profit, se opportunamente regolati da istituzioni attente, possono convivere e fertilizzare a vicenda le proprie pratiche gestionali, anche nell’ambito del SSN universalistico; a patto, però, che si creino spazi di autonomia gestionale e di semplificazione burocratica. Inoltre, sono necessarie scelte coraggiose sul versante dell’impiego delle risorse pubbliche, sempre più scarse e vitali per le imprese e le famiglie a cui vengono prelevate, e che non possono più essere distribuite senza verificare il loro impatto finale sui bisogni dei cittadini. Infine, non bisogna dimenticare che i servizi alla persona, indipendentemente dalla proprietà di chi li eroga, generano benessere socio-economico anche in termini di occupazione (30.000 operatori qualificati nella sola Lombardia) e di innovazione tecnico-scientifica, due ingredienti ormai irrinunciabili per la crescita del Paese. 9 Copyright Egea 2014 Copyright Egea 2014 1. Le aziende sanitarie private accreditate: il contesto di riferimento di Francesco Longo Fin dall’introduzione del Servizio Sanitario Nazionale, nel 1978, il tema del ruolo di soggetti privati e delle aziende sanitarie private è stato al centro di un ampio e articolato dibattito, che si è via via articolato nei seguenti termini (Borgonovi, 2013): • • • • il riconoscimento della tutela della salute come diritto del cittadino e, più in generale, della persona non vuol dire affatto che le attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione debbano essere riservate solo a strutture pubbliche; la copertura universale non vuol dire affatto «garantire tutto a tutti» o imporre una visione «statalista» che elimina lo spazio del privato, ma garantire livelli di assistenza considerati essenziali e «sostenibili» sul piano economico e sociale (LEA), valorizzando il contributo che possono dare diversi soggetti, comprese le aziende sanitarie private for profit e non profit, al fine di «recuperare, mantenere, promuovere il benessere fisico, psichico (è il caso di aggiungere spirituale nel senso laico e religioso del termine) delle persone» (si veda l’articolo 1 della legge 833/78); il ruolo del privato non può essere considerato residuale, ma deve essere integrato con la funzione delle strutture di offerta pubbliche (Asl, ospedali, ambulatori, laboratori, etc.); deve essere superata la contrapposizione tra soggetti di produzione ed erogazione di servizi pubblici e privati, che è molto ideologica, sia da parte di chi ritiene che le aziende private (specie for profit) vivano soprattutto sulle inefficienze (reali o provocate) delle strutture di offerta pubbliche, sia da parte di chi considera le strutture di offerta private (ospedali, ambulatori, laboratori, etc.), nella maggior parte dei casi, migliori (in termini di qualità dei servizi, efficienza, costi) di pubbliche, nelle quali sarebbero molto elevati gli sprechi e le inefficienze. 11 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Alla luce di queste considerazioni, è utile ribadire che il fine istituzionale di tutela della salute del SSN non è un compito esclusivo del sistema pubblico, ma deve diventare un obiettivo dell’intero sistema sociale cui concorrono, sebbene con diversi ruoli, soggetti pubblici e privati con pari dignità. Pertanto, il carattere pubblicistico del SSN, più volte richiamato dalla normativa del sistema sanitario del nostro paese, non è da associare a un’idea di esclusività dell’offerta sanitaria pubblica, quanto, piuttosto, all’unicità pubblica del governo delle regole e delle relazioni tra i soggetti del sistema, siano essi pubblici o privati. L’obiettivo della regolazione pubblica è quello, quindi, di allineare interessi diversi, al fine di creare un clima di fiducia in cui le relazioni di scambio possano svolgersi nell’interesse collettivo per la crescita e lo sviluppo economico-sociale. In questa logica, il soggetto pubblico, in generale, e il livello regionale, in particolare, ha il compito di favorire la creazione delle condizioni per supportare lo sviluppo degli attori privati e orientarne i comportamenti attraverso una chiara definizione e applicazione degli strumenti di governo (come, per esempio, i sistemi di pianificazione strategica, i meccanismi di allocazione delle risorse, i sistemi di accreditamento e di controllo ecc.), coerentemente con le caratteristiche dei diversi assetti istituzionali, le priorità della programmazione sanitaria regionale e i livelli di sussidiarietà tra erogatori pubblici e privati accreditati. Nel SSN italiano il privato accreditato ha assunto connotazioni differenti in relazione ai diversi contesti regionali: nell’ambito dei produttori accreditati vi sono grandi gruppi sanitari, distribuiti geograficamente e focalizzati su alti livelli di specializzazione, così come, all’opposto, vi sono tanti piccoli produttori locali con una missione generalista a bassa intensità specialistica. Ogni regione italiana racconta una propria storia di stratificazione dell’erogazione privata accreditata: la sanità privata accreditata rappresenta un quinto del sistema di offerta complessivo (la spesa per gli erogatori sanitari privati accreditati si attesta al 20 per cento della spesa sanitaria pubblica), con un’elevata variabilità tra le varie regioni (si passa da un’incidenza della spesa sanitaria privata accreditata del 28 per cento della Lombardia e dal 23 per cento del Lazio a circa il 9 per cento di Umbria, Friuli Venezia Giulia e PA di Bolzano). Alla luce della pluralità e dell’eterogeneità di tali attori, riscontrabile nel territorio nazionale, è inevitabile che un sistema sanitario, nazionale o regionale che sia, debba rispondere ai bisogni collettivi attraverso un apporto coordinato di un insieme di soggetti pubblici e privati accreditati che operino in nome e per conto del SSR. Tale condizione va ricercata e costruita in termini sia di sussidiarietà orizzontale, quale l’opportunità di attivare sinergie, politiche di rete, cooperazione da parte degli erogatori pubblici e privati accreditati, sia di sussidiarietà verticale, quale l’investimento fatto dal SSR nel definire un sistema di regole per incentivare determinati comportamenti da parte degli erogatori privati accreditati nella loro funzione di offerta di prestazioni sanitarie finanziate dal SSR. Le logiche di committenza e monitoraggio delle prestazioni sanitarie rappresentano, quindi, delle leve regionali di governo fondamentali per orientare i volumi, i mix di produzione e i livelli qualitativi delle prestazioni offerte 12 Copyright Egea 2014 Le aziende sanitarie private accreditate: il contesto di riferimento dai produttori pubblici e privati accreditati, nel rispetto delle politiche e degli indirizzi che ciascun SSR intende perseguire. A fronte della diversità citata sopra, dobbiamo immaginare categorie di analisi e logiche di policy distinte e specifiche, minimizzando pericolose generalizzazioni. Gli strumenti di governo pubblico per regolare il comportamento delle strutture private accreditate - dalla programmazione contrattuale ai tetti di remunerazione, dal valore delle tariffe agli incentivi per la qualità, dagli standard infrastrutturali e organizzativi fino agli istituti contrattuali di incentivazione dei professionisti autorizzati – devono essere utilizzati internamente in maniera armoniosa e coerente, al fine di evitare costose e inutili ridondanze, ma anche pericolosi buchi nell’esercizio della funzione di indirizzo e controllo. Le declinazioni degli strumenti devono, infatti, essere molto diversificate in funzione degli obiettivi dei singoli contesti regionali e della coerenza complessiva dello schema di governo. Pertanto, si possono avere tariffe molto alte per singola prestazione laddove queste ultime siano attentamente programmate per volumi e appropriatezza. Al contrario, si devono adottare tariffe sotto la media laddove non vi siano grandi capacità di monitorare i volumi e la loro appropriatezza. Una grande enfasi su sistemi di monitoraggio e di incentivazione degli esiti può permettere di indebolire la pressione sulla verifica di standard infrastrutturali e di processo e viceversa. L’esigenza di costruire un buon sistema di strumenti di governo per orientare i comportamenti degli erogatori privati accreditati risulta ancora più urgente se consideriamo che il mondo della sanità privata accreditata sta subendo una veloce trasformazione, legata, da un lato, ai fisiologici passaggi generazionali e, dall’altro, ai fenomeni di concentrazione e di creazione di grandi gruppi privati, con la conseguenza di un aumento delle dimensioni medie degli attori privati accreditati e una riduzione del livello di frammentarietà delle loro strutture di governance. Può, quindi, diventare importante e inevitabile un investimento da parte delle regioni sugli strumenti contrattuali, sul potenziamento dei sistemi di controllo (che non possono limitarsi alle verifiche di tipo amministrativo dei singoli casi trattati, ma devono consentire una valutazione più complessiva dei livelli di efficacia, qualità e appropriatezza) e sul coinvolgimento degli erogatori privati nelle attività regionali di programmazione sanitaria e di definizione di percorsi integrati di diagnosi e cura. Alla luce delle considerazioni sopra riportate, il presente volume propone: • un approfondimento descrittivo, analitico e interpretativo sul posizionamento e sullo sviluppo strategico delle aziende sanitarie private accreditate in Italia. Il volume propone, attraverso una rappresentazione della spesa sanitaria privata accreditata, delle caratteristiche dimensionali e di produttività degli erogatori privati accreditati, delineandone le principali tendenze degli ultimi dieci anni in una logica di sussidiarietà tra erogatori pubblici e privati accreditati (capitolo 2); 13 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia • • una lettura interpretativa delle regole del contesto istituzionale del SSR lombardo approfondendo gli strumenti utilizzati dai decisori pubblici per la regolazione del ruolo dei privati accreditati (sistemi di allocazione delle risorse finanziarie e strumenti di committenza per l’erogazione delle prestazioni sanitarie ospedaliere e territoriali). L’analisi adotta l’approccio del caso studio, focalizzandosi sul SSR lombardo, che è stato selezionato perché particolarmente rilevante nel panorama nazionale: dal punto di vista quantitativo, risponde alle esigenze di salute del 10 per cento circa della popolazione nazionale e attira il 20 per cento della mobilità sanitaria interregionale; dal punto di vista qualitativo, si tratta dell’unica regione italiana caratterizzata dalla completa separazione istituzionale tra funzioni di committenza ed erogazione (capitolo 3); un’analisi di benchmarking tra produttori pubblici e privati accreditati lombardi per mettere a confronto comportamenti e performance dei soggetti erogatori di prestazioni sanitarie operanti nel settore ospedaliero in Lombardia. In particolare, vengono riportati due approfondimenti: un confronto tra i posizionamenti strategici degli ospedali pubblici e privati accreditati e un confronto sui sistemi retributivi degli ospedali pubblici e privati accreditati (capitolo 4). 14 Copyright Egea 2014 2. Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia1 di Clara Carbone e Francesca Ferrè 2.1. La spesa sanitaria privata accreditata Le prestazioni sanitarie a carico del SSN erogate da soggetti terzi accreditati o convenzionati possono essere classificati per tipologia di attività (prestazioni di specialistica ambulatoriale, prestazioni di riabilitazione, ricoveri ospedalieri e altri servizi sanitari offerti presso strutture territoriali per lungodegenti). La Tabella 2.1 evidenzia, per le varie attività acquistate da soggetti terzi nelle ventuno regioni italiane, il valore espresso in termini di spesa pro-capite per il 2011 e il tasso di crescita medio annuale 2005-2011 (CAGR). Per ciascuna voce di spesa è espressiva l’elevata variabilità interregionale, misurata dal coefficiente di variazione 2, che riflette la differenziazione delle politiche di governo e di coinvolgimento del settore privato nelle diverse realtà regionali, in virtù del processo di regionalizzazione del SSN. La spesa privata accreditata rappresenta il 21,2 per cento della spesa complessiva del SSN, con una forte differenziazione a livello interregionale (un massimo rappresentato dalla Lombardia - quasi il 30 per cento- e un minimo dalla Valle D’Aosta - circa l’8 per cento -). Rispetto a questo dato, è importante evidenziare due aspetti: • • in termini di composizione, la spesa sanitaria per l’assistenza ospedaliera privata accreditata rappresenta più del 37 per cento (147 euro pro-capite) del totale della spesa sanitaria privata accreditata; in termini longitudinali, la spesa sanitaria privata accreditata ha registrato, nel periodo 2005-2011, una crescita media annua del 3,2 per cento, con un 1 Il capitolo è a cura di Clara Carbone e Francesca Ferré, e presenta i dati di spesa raccolti ed elaborati nel corso del triennio 2010-2013 dall’Osservatorio sull’assistenza sanitaria privata in Italia finanziato da Assolombarda. 2 Calcolato come rapporto tra deviazione standard e media. 15 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia ruolo rilevante del segmento «altra assistenza convenzionata e accreditata» (+32,3 per cento) quale spesa per l’assistenza territoriale offerta dalle strutture sanitarie private accreditate dedicate alla lungodegenza (per esempio, strutture residenziali sanitarie assistenziali – RSA) e specialistica convenzionata (+21,5 per cento). Invece, la riabilitazione ha riscontrato una diminuzione media del 5,2 per cento rispetto al livello del 2005 (Figura 2.1). Per quanto riguarda l’assistenza territoriale (in particolare lungodegenza), lo sviluppo del settore privato è stato legato anche a una crescita del numero di strutture: nel periodo 1997-2010 le strutture territoriali semiresidenziali e residenziali private accreditate sono passate, rispettivamente, dall’8 per cento al 60 per cento e dal 5 per cento al 75 per cento (si veda la Figura 2.6), spostando l’offerta da prevalentemente pubblica a prevalentemente privata. Tabella 2.1 La spesa sanitaria privata accreditata pro capite (2011) e CAGR 2005-11 Altra Integrativa e Specialistica Assistenza Protesica Ospedaliera Riabilitativa convenzionata e convenzionata e accreditata convenzionata e accreditata accreditata accreditata accreditata PIEM ONTE Totale per spesa privata accreditata Incidenza spesa sanitaria privata accreditata sul totale Spesa privata accreditata CAGR 20052011 123 62 127 40 43 394 20.8% 3.8% 37 15 61 40 21 173 7.8% -2.7% LOM BARDIA 231 106 172 24 24 559 29.9% 4.7% PA BOLZANO 46 12 121 12 78 269 11.9% -4.5% PA TRENTO 106 52 287 13 41 500 22.6% 5.7% VENETO 108 73 171 7 28 387 21.3% 3.0% 51 41 40 51 38 220 10.6% 1.4% LIGURIA 153 33 114 60 23 383 18.7% 4.7% E. ROM AGNA 138 43 139 2 27 349 18.2% 4.0% TOSCANA 63 37 104 23 21 247 13.0% 4.5% UM BRIA 47 19 92 9 43 210 11.4% 3.2% M ARCHE 70 28 71 46 22 237 13.2% 5.3% 241 91 87 38 43 500 25.4% 0.8% 95 42 68 55 19 279 15.9% -2.8% M OLISE 224 112 67 52 22 476 23.2% 3.1% CAM PANIA 141 131 31 47 28 378 22.1% 1.7% PUGLIA 176 60 58 59 28 382 22.0% 3.0% BASILICATA 22 65 59 85 45 276 15.2% 7.2% CALABRIA 97 66 67 32 39 302 17.7% 4.1% 138 103 68 33 39 381 22.0% 2.8% SARDEGNA 54 70 59 35 42 261 13.6% ITALIA 2011 147 77 106 33 32 393 21.2% 20.4% V. AOSTA FRIULI VG LAZIO ABRUZZO SICILIA ITALIA 2005 136 55 73 38 25 327 Coefficiente Variazione 58% 56% 60% 57% 40% 31% Differenza min/max 9.88 9.71 8.26 49.73 3.14 2.23 4.4% 3.2% Nota: La spesa include le prestazioni erogate a pazienti provenienti da altre regioni. La voce «altra assistenza convenzionata e accreditata» comprende: termale, medicina dei servizi, psichiatria, anziani, tossicodipendenza e alcolisti, contributi, sussidi vari e rimborsi. Fonte: Elaborazioni OASI su RGSEP 2005-2011. 16 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia Figura 2.1 Variazioni medie pro-capite delle componenti di spesa per assistenza erogata da privati accrediti e convenzionati (2005-2011) Fonte: Elaborazioni OASI su RGSEP 2005-2011. Rispetto a questo quadro complessivo, il peso della spesa sanitaria privata accreditata varia nei diversi SSR (si passa dal 30 per cento della Lombardia e dal 25,4 per cento del Lazio all’11 per cento della PA di Bolzano, del Veneto e della Toscana e al 7,8 per cento della Valle d’Aosta) e altrettanto differenziati sono i tassi di crescita annui nel periodo 2005-2011(superiori al 5 per cento della PA Trento, delle Marche e della Basilicata; tra il 4 e 5 per cento in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Calabria e Sardegna; e negativi in Valle D’Aosta, nella PA di Bolzano e in Abruzzo). 17 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Se si considera la crescita della spesa privata accreditato nelle otto regioni in cui è maggiore l’incidenza di tale componente di spesa (Lombardia, Lazio, Veneto, Campania, Puglia, Sicilia, Piemonte ed Emilia Romagna), tra il 2005 e il 2011 risulta evidente come la Lombardia si distingua per un tasso di crescita significativamente più elevato, in aumento anche tra il 2009 e il 2010, in controtendenza all’andamento nazionale (Figura 2.2). Da notare come, durante gli ultimi quattro anni, la Lombardia abbia mantenuto costante il livello di spesa privata accreditata (+0.8 punti percentuali), a differenza delle altre regioni, che hanno registrato un andamento meno costante, in particolare il Lazio (-1.7 punti percentuali). Figura 2.2 Variazione percentuale spesa per assistenza erogata da privati accrediti e convenzionati per regione su totale spesa sanitaria (2005-2011) Fonte: Elaborazioni OASI su RGSEP 2005-2011. Dal commento dei primi dati, si evince come la spesa sanitaria privata accreditata pro-capite, sostenuta nei diversi SSR per assistenza ospedaliera, specialistica, riabilitativa, integrativa, protesica e per altre forme di assistenza (per esempio, cure termali, medicina dei servizi, assistenza psichiatrica e agli anziani, ai tossicodipendenti, agli alcolisti, ai disabili, comunità terapeutiche), risulti fortemente differenziata tra le varie regioni. Questa è una conseguenza sia di eredità storiche sia di esplicite politiche in merito al ruolo da assegnare al privato all’interno del servizio pubblico. Tuttavia, un’elevata spesa pro-capite per 18 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia assistenza convenzionata e accreditata non implica necessariamente un’elevata spesa pro-capite complessiva, né un elevato disavanzo cumulato pro-capite, a conferma della non significativa correlazione tra scelte di mix tra produzione interna ed esterna dei servizi sanitari e andamento della spesa (Figura 2.3). Per esempio, la Lombardia e il Lazio si posizionano a livelli elevati di spesa per l’acquisto di prestazioni presso soggetti privati accreditati (rispettivamente 30 per cento e 25,4 per cento), ma registrano livelli di disavanzo differenti. Ne deriva che l’aspetto più critico non sia la presenza del privato accreditato nel SSR, quanto, piuttosto, la capacità delle regioni di governare il SSR nel suo complesso e il ruolo del privato accreditato (Cantù et al., 2010). Figura 2.3 Incidenza spesa per erogatori privati e disavanzo sanitario pro-capite cumulato (2001-2011) Fonte: Elaborazioni OASI su RGSEP 2011. 2.2. Gli attori della sanità privata accreditata: caratteristiche dimensionali e quote di mercato Come precedentemente anticipato, questo paragrafo intende descrivere il settore delle aziende sanitarie private accreditare, evidenziando le diverse caratteristiche dei soggetti erogatori di prestazioni sanitarie in termini dimensionali (distribuzione posti letto, numero di strutture e distribuzione per tipologia ecc.) e le principali tendenze in atto nell’offerta di prestazioni sanitarie per tipo di assistenza. Per descrivere la complessa rete dei soggetti privati accreditati del nostro paese, si è scelto di distinguere le strutture di offerta per ambito assistenziale di 19 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia afferenza: assistenza ospedaliera e assistenza territoriale 3. Da questa preliminare fotografia rimangono esclusi gli ambiti legati all’assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro (prevenzione, igiene, sanità pubblica ecc.) e alla medicina generale. Infatti a oggi, tali ambiti sono quasi esclusivamente presidiati dalle strutture pubbliche (attraverso i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL) e le strutture private intervengono solo in alcuni specifici programmi di prevenzione (per esempio, lo screening per i tumori). In prospettiva, non si esclude uno sviluppo di investimenti nel campo della prevenzione da parte del mondo della sanità privata. Nell’ambito dell’assistenza ospedaliera, le aziende private accreditate sono: • • • • • gli ospedali privati accreditati (o Case di Cura private accreditate) gli IRCCS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) di diritto privato i Policlinici privati a gestione diretta dell’Università gli ospedali classificati gli ospedali qualificati presidio di ASL Con riferimento agli ospedali privati accreditati 4, la Tabella 2.2 ne presenta la distribuzione geografica e la variazione in valore assoluto nel periodo 2001-2010: la riduzione degli ospedali privati non accreditati (da 112 a 67) è stata solo minimamente compensata da un aumento di quelle accreditate (da 503 del 2001 a 521 del 2010). La regione che ha accreditato di più nel corso degli anni considerati è stata la Lombardia (+16), seguita da Sicilia (+15) e Puglia (+9); quella che ha registrato la più elevata variazione in diminuzione è stata il Lazio (-12). Riguardo alle strutture non accreditate, tutte le regioni registrano dei decrementi, eccezione di Piemonte (+3) e Lombardia (+1). 3 Per assistenza ospedaliera si intendono le seguenti prestazioni: a) di pronto soccorso, b) di degenza ordinaria, c) di day hospital, d) di day surgery, e) interventi ospedalieri a domicilio (in base ai modelli organizzativi fissati dalle regioni), f) di riabilitazione, g) lungodegenza, h) raccolta, lavorazione, controllo e distribuzione degli emocomponenti e servizi trasfusionali e i) attività di prelievo, conservazione e distribuzione di tessuti; attività di trapianto di organi e tessuti. Per assistenza distrettuale si intendono le seguenti prestazioni: a) assistenza sanitaria di base, b) attività di emergenza sanitaria territoriale, c) assistenza farmaceutica erogata attraverso le farmacie territoriali, d) assistenza integrativa, e) assistenza specialistica ambulatoriale, f) assistenza protesica, g) assistenza territoriale ambulatoriale e domiciliare, h) assistenza territoriale residenziale e semi-residenziale e i) assistenza termale. 4 Si segnala che, in questa ricerca, la denominazione «ospedali privati» (accreditati e non) indica l’aggregato delle «case di cura» (accreditate e non). 20 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia Tabella 2.2 Numero case di cura private accreditate e non (2001; 2010) Regione Piemonte Valle d'Aosta Lombardia PA Bolzano PA Trento Veneto Friuli VG Liguria Emilia Rom. Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Case di Cura private Case di Cura private accreditate non accreditate 2001 2010 2001 2010 38 57 4 5 16 5 3 41 27 5 13 76 13 2 73 25 1 37 49 13 503 38 1 73 5 5 15 5 3 45 27 5 13 64 11 3 67 34 3 31 64 9 521 6 11 4 4 9 5 5 1 44 5 8 10 112 9 12 1 2 3 2 3 3 5 67 Fonte: Indirizzario Ministero della Salute, 2001 e 2010. Gli erogatori privati accreditati rappresentano, a livello nazionale, il 28 per cento dei posti letto del SSN, con un’elevata differenziazione tra i vari SSR: in Lazio, circa il 49 per cento dei posti letto è allocato presso strutture private accreditate, seguito da Campania e Lombardia, che si attestano al 36 per cento; nella PA di Bolzano, in Liguria, in Umbria, in Basilicata e in Valle D’Aosta i posti letto presso gli erogatori privati accreditati sono, invece, meno del 15 per cento (Figura 2.4). 21 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 2.4 Incidenza PL privati accreditati per regione 2010 Fonte: Elaborazioni OASI su Dati Ministero Salute 2010 – posti letto acuti e non acuti, regime ordinario e day hospital. In termini dimensionali, il 60 per cento di tali aziende si caratterizza per una dotazione media di posti letto inferiore a 100 e solo l’11 per cento ha una dotazione superiore a 200 PL (Figura 2.5). Rispetto a questo quadro, si distinguono Lazio, Molise e Lombardia in cui le strutture di offerta presentano mediamente una maggiore dotazione di PL. In particolare, Lazio e Lombardia congiuntamente rappresentano quasi la metà dei grandi complessi sanitari accreditati presenti sul territorio. 22 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia Figura 2.5 Classi dimensionale strutture private accreditate in termini di PL (2010) Lazio Molise Liguria Abruzzo Campania Sicilia Toscana Basilicata Umbria PA Trento Val d'Aosta 0% 20% PL > 200 40% 60% PL < 100 80% 100% 100< PL <200 Fonte: Elaborazioni OASI su Dati Ministero Salute 2010. Nel tempo, la presenza del privato accreditato si è consolidata ed è cresciuta, sia in termini di posti letto e, quindi, di ricoveri per acuti, ma anche nel numero delle strutture per i servizi territoriali: ambulatori e laboratori, strutture semiresidenziali (per esempio centri diurni psichiatrici), residenziali (per esempio RSA, case protette, etc.). Come mostra la Figura 2.6, l’assistenza per acuti rimane prevalentemente pubblica in ambito ospedaliero, sebbene nel periodo 1997-2010 il numero di posti letto privati accreditati siano passati dal 17 per cento a 28 per cento. Nell’ambito delle cure territoriali rimane prevalente la presenza di strutture private. Anche questo segmento di attività mostra tassi di crescita significativi: sempre osservando il periodo 1997-2010, le strutture territoriali semiresidenziali e residenziali private accreditate sono passate, rispettivamente, dall’8 per cento al 60 per cento e dal 5 per cento al 75 per cento. 23 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 2.6 Incidenza del numero di strutture private accreditate sull’offerta complessiva del SSN (1997; 2010) 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Posti letto Strutture Ambulatori e semiresidenz laboratori . Strutture residenziali 1997 17% 54% 8% 5% 2010 28% 60% 63% 75% Fonte: Elaborazioni OASI su Dati Ministero Salute 1997 e 2009. Analizzando l’erogazione delle prestazioni territoriali, i distretti delle ASL si avvalgono di una pluralità di strutture intermedie pubbliche e private, classificabili come segue: • • • • strutture in cui si erogano prestazioni specialistiche, come l’attività clinica, di laboratorio e di diagnostica strumentale; strutture semiresidenziali, come, per esempio, i centri diurni psichiatrici; strutture residenziali, quali le residenze sanitarie assistenziali (RSA) e le case protette; strutture territoriali, come i centri dialisi ad assistenza limitata, gli stabilimenti idrotermali, i centri di salute termale, i consultori materno-infantili ecc. In generale, l’offerta di servizi territoriali è gestita prevalentemente dal privato. Analizzando il dettaglio regionale, la situazione appare più diversificata: • nel 2010, in totale sono stati censite 9.635 strutture sanitarie di tipo «Ambulatori e Laboratori». Sicilia, Campania, Lazio, Puglia, Lombardia e Abruzzo si caratterizzano per un contributo del privato accreditato superiore alla media, compreso tra il 60 per cento dell’Abruzzo e l’82 per cento della Sicilia. Tutte le altre regioni, al contrario, presentano valori inferiori alla media nazionale, segnando, i valori più bassi in Piemonte (19 per cento) e Umbria (24 per cento). Risulta prevalente la presenza di strutture per l’assistenza specialistica ambulatoriale nelle regioni del Sud e nelle Isole, con livelli massimi registrati in Sicilia 95 per cento (circa 27 strutture per 100.000 abitanti contro una media di 10 strutture per 100.000 abitanti). In generale, tali strutture 24 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia • operano, per lo più, in ambito extra-ospedaliero (solo il 7 per cento degli ambulatori e laboratori privati accreditati svolge la propria attività all’interno di presidi o stabilimenti ospedalieri) e, a differenza degli ambulatori pubblici, dove è presente un certo grado di assistenza clinica, le strutture private accreditate si limitano all’erogazione di prestazioni di laboratorio; con riferimento alle strutture «Semiresidenziali» e «Residenziali», nel 2010 si contano 6.153 strutture dedicate all’assistenza territoriale residenziale e 2.644 all’assistenza territoriale semiresidenziale. In questo caso sono soprattutto le regioni del Nord Italia (oltre al Molise e la Puglia) a presentare le percentuali più elevate di strutture private accreditate (>60 per cento). Anche l’offerta delle strutture residenziali è prevalentemente privata accreditata. Solo in Umbria, Basilicata, Campania e Marche il privato accreditato conta meno del 50 per cento delle strutture totali presenti nei diversi sistemi regionali. Figura 2.7 Presenza di strutture territoriali pubbliche e private accreditate nelle regioni (2009) 25 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Fonte: Elaborazioni OASI su Dati Ministero Salute 2009. Rispetto al contributo che gli erogatori privati accreditati forniscono al SSN per l’attività ospedaliera in termini di quote di mercato (distruzione e incidenza ricoveri e giornate di degenza) e segmenti di attività prevalente (gli output in termini di tipologie e volumi delle prestazioni erogate), di seguito sono proposti alcuni confronti tra strutture pubbliche e strutture private accreditate a livello di sistema e di singoli SSR. Con riferimento all’ambito ospedaliero, la maggior parte dei ricoveri (RO + DH) è eseguita in strutture pubbliche (76 per cento), il privato accreditato 5 conta il 23 per cento dei ricoveri e solo l’1 per cento è attribuito al privato non accreditato 6 (Figura 2.8). In media, le strutture private accreditate effettuano il 73 per cento dei ricoveri in regime ordinario (RO) e il 27 per cento in day hospital (DH). Sicilia, Molise, Marche, Veneto, Umbria, Sardegna, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Liguria registrano tassi di ricoveri in DH maggiori rispetto alla media nazionale. In particolare, Friuli Venezia Giulia e Liguria raggiungono oltre il 40 per cento. I ricoveri erogati da soggetti privati accreditati si distribuiscono per il 43 per cento da case di cura private accreditate (o ospedali privati accreditati), il 35 per cento da clinica o policlinico universitario, il 10 per cento da ospedale classificato o assimilato e il 3 per cento da istituti qualificati presidio USL. Incrociando i dati dimensionali medie delle strutture private accreditate per regione (posti letto accreditati/ posti letto totali) e il livello di attività prodotta (ricoveri privati accreditati/ ricoveri totali), è interessante osservare come le regioni si posizionino in media lungo la bisettrice, sebbene ci sia una tendenza al sovradimensionamento: significa, cioè, che, in media, a fronte di una disponibilità del 28 per cento posti letto regionali, si contano 23.5 per cento di ricoveri regionali (Figura 2.9). 5 Con il termine privato accreditato si considerano gli Ospedali privati accreditati, gli IRCCS di diritto privato e Policlinici privati, gli Ospedali classificati e Istituti qualificati presidio ASL (ex art. 43 – Legge 833/78). 6 Il privato non accreditato concentra l’attività in sei regioni del Centro-Nord e in Lazio. 26 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia Figura 2.8 Percentuale ricoveri privati accreditati per regione (2010) Fonte: Elaborazioni OASI su Dati Ministero Salute 2010-ricoveri acuti e non acuti, regime ordinario e day hospital. Figura 2.9 Percentuale posti letto privati accreditati (x) e ricoveri privati accreditati (y) (2010) Fonte: Elaborazioni OASI su Dati Ministero Salute 2010– ricoveri e posti letto acuti e non acuti, regime ordinario e day hospital. 27 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia È interessante osservare anche la ripartizione dei ricoveri ospedalieri tra strutture pubbliche e private per classi d’età (Figura 2.10). In giovane età (fino a 24 anni) la frequenza dei ricoveri è bassa e i pazienti sono ammessi con maggior frequenza in strutture pubbliche (81 per cento). All’aumentare dell’età, crescono le ammissioni ospedaliere e la quota di ricoveri si sposta leggermente verso strutture private accreditate (25 per cento nella fascia 25- 75 contro il 19 per cento nella fascia 0-24 anni). Per i pazienti anziani (fascia over 75 anni), di nuovo, la ripartizione delle quote di ricovero si sposta sulle strutture pubbliche, indicando come le strutture ospedaliere private rispondono ai bisogni di pazienti che manifestano eventi acuti in età lavorativa, mentre le strutture pubbliche sopportano, in media, una quota maggiore di ricoveri ospedalieri dei pazienti più fragili e, spesso, con multicronicità. Figura 2.10 Distribuzione ricoveri pubblici e privati accreditati per classi d’età (2010) Nota: l’area delle bolle è proporzionale ai ricoveri effettuati. Fonte: Elaborazioni OASI su Dati SDO Ministero della Salute 2010 – ricoveri acuti e non acuti, regime ordinario e day hospital. La Figura 2.10 mostra il contributo del privato, espresso in percentuale, per le principali linee produttive in termini di volumi di ricoveri 7. Sebbene il pubblico 7 L’utilizzo delle linee produttive per analizzare i volumi di attività delle strutture ospedaliere è un metodo per raggruppare gli eventi di ricovero sulla base dei dati SDO, con l’obiettivo di riuscire a rappresentare la produzione ospedaliera secondo un’ottica gestionale, di sintesi e funzionale alle analisi di benchmarking. Questo metodo riesce a superare i principali limiti dei tradizionali strumenti di analisi della produzione ospedaliera (sistema DRG, sistema MDC, sistema di classificazione per reparto di dimissione). Per esempio, il sistema DRG parcellizza le prestazioni ed è poco funzionale all’elaborazione di un dato di sintesi e, in alcuni casi, non è possibile distinguere specifici fenomeni patologici di estremo interesse per l’analisi di mercato (per esempio, ricoveri di natura oncologica); il 28 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia registri percentuali significativamente maggiori rispetto al privato, quest’ultimo registra una prevalenza di ricoveri per DRG afferenti a patologie chirurgiche nella branca osteomuscolare (38 per cento), oculistica (31 per cento), urinario, cardiaco, ginecologia e aborto/parto chirurgico, digerente mediche (range tra 27 e 25 per cento). I dati aggregati sui ricoveri per tipo di DRG (chirurgico o medico) mostrano, infatti, come il privato accreditato, rispetto a una quota media di ricoveri pari al 23 per cento (Figura 2.8), sia maggiormente orientato verso ricoveri classificati come DRG chirurgico ( 29 per cento) rispetto ai ricoveri con DRG medico (20 per cento). Al contrario, per le principali linee produttive, in termini di volumi di giornate di degenza per l’area della riabilitazione ospedaliera, sono attribuite oltre il 70 per cento al privato nel caso di patologie osteomuscolari e vascolari mediche (Figura 2.11). Significativa anche la presenza privata per le patologie neurologiche e cardiaco medica e di riabilitazione (67 e 65 per cento) (Figura 2.12). Figura 2.11 Prime venti LP per numerosità di ricoveri per acuti (RO e DH) – cfr. pubblicoprivato Fonte: Elaborazioni OASI su Dati SDO Ministero Salute 2010. sistema MDC rappresenta un criterio di aggregazione basato sull’organo anatomico e, quindi, poco adeguato per le analisi gestionali; il sistema basato sulla segmentazione per reparto di dimissione può essere poco attendibile per la possibile eterogeneità delle prestazioni di ricovero afferenti allo stesso reparto. 29 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 2.12 Prime cinque LP per numerosità giornate di degenza area riabilitazione (RO e DH) – cfr. pubblico-privato Fonte: Elaborazioni OASI su Dati SDO Ministero Salute 2010 . 2.3. La domanda soddisfatta Visti i crescenti e significativi livelli di prestazioni sanitarie erogate da soggetti privati, è rilevante valutare l’attuale capacità di risposta ai bisogni che gli stessi sono in grado di soddisfare, individuando adeguati indicatori dei livelli di efficacia raggiunti (rapporto output/outcome). Tali analisi dovrebbero rappresentare la base per la definizione delle scelte strategiche e organizzative delle aziende e dei sistemi regionali di committenza. Tra gli indicatori di efficacia gestionale, assumono particolare rilevanza quelli relativi ai flussi di mobilità, insieme ai tempi di attesa e al grado di soddisfazione dei cittadini. Rispetto alla migrazione sanitaria, ossia alla fruizione di una prestazione sanitaria in una struttura localizzata in un’altra regione rispetto a quelli di residenza, essa può essere motivata da ragioni oggettive (centri di alta specialità, malattie rare), da esigenze geografiche o familiari, da un’inadeguata distribuzione dei servizi diagnostico-terapeutici, da disinformazione, oppure da differenze reali o percepite rispetto alla qualità delle cure offerte dalle strutture regionali ed extraregionali. L’analisi dei flussi di mobilità può essere, quindi, utilizzata per valutare la qualità dei servizi sanitari offerti dalle diverse strutture o regioni, considerando le scelte di mobilità dei pazienti come una proxy della reputazione delle stesse. Nella Figura 2.13, Figura 2.14 e Figura 14 si presentano alcune analisi 30 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia sui flussi di mobilità interregionale relative ai ricoveri effettuati in strutture private accreditate. In media, il 41 per cento dei ricoveri dei pazienti in mobilità sono erogati da strutture private accreditate, con differenziazioni regionali molto forti. In Lazio, Lombardia, Molise, Abruzzo e nella PA Trento il privato ha un’attrazione molto elevata e assorbe oltre il 45 per cento dei pazienti extra regione, mentre regioni più piccole e con minor presenza di erogatori privati presentano livelli di ricoveri per pazienti extra regionali inferiori all’10 per cento (Sardegna, Basilicata e PA Bolzano e Valle d’Aosta). Figura 2.13 Attrazione dal privato accreditato: ricoveri da privato accreditato per fuori regione / tot ricoveri per fuori regione (2010) 80% 70% 69% 60% 53% 50% 40% 50% 45% 45% 44% 43% 41% 39% 38% 38% 28% 30% 26% 26% 23% 22% 21% 20% 13% 10% 6% 3% 3% 2% 0% Fonte: Elaborazioni OASI su Dati SDO Ministero Salute 2010 (acuti RO e DH). Nella Figura 2.14, i dati di mobilità sono stati elaborati calcolando l’assorbimento della mobilità del privato accreditato, ossia il rapporto tra la mobilità attiva di una regione (numero totale regionale pazienti provenienti da fuori regione ricoverati in strutture private accreditate) e la mobilità totale a livello nazionale tra le regioni (numero totale nazionale pazienti provenienti da fuori regione ricoverati in strutture private accreditate). A differenza della figura precedente, l’indicatore utilizzato nella Figura 2.15non sconta le dimensioni relative delle diverse regioni. È, quindi, 31 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia meno adatto a rappresentare la maggiore o minore capacità di attrazione delle singole regioni, ma, allo stesso tempo, fornisce una rappresentazione più immediata del volume di mobilità generato e assorbito dagli erogatori privati di ogni regione. A questo proposito, la Lombardia attrae quasi il 24 per cento della mobilità privata accreditata complessiva fuori regione, seguita da Lazio (21,5 per cento), Emilia Romagna (13,3 per cento), Veneto (8,2 per cento) e Piemonte (5,5 per cento). Figura 2.14 Assorbimento della mobilità del privato accreditato: ricoveri regionali per pazienti fuori regione da privato acc./totale ricoveri nazionali da privato acc. per pazienti fuori regione (2010) LOMBARDIA LAZIO E. ROMAGNA VENETO PIEMONTE TOSCANA ABRUZZO MARCHE MOLISE CAMPANIA PUGLIA UMBRIA LIGURIA SICILIA PA TRENTO FRIULI VG CALABRIA BASILICATA SARDEGNA PA BOLZANO V. AOSTA 23,6% 21,5% 13,3% 8,2% 5,5% 4,9% 3,8% 3,3% 2,9% 2,8% 2,3% 1,6% 1,4% 1,4% 1,3% 1,3% 0,7% 0,2% 0,1% 0,1% 0,0% 0% 5% 10% 15% 20% 25% Fonte: Elaborazioni OASI su Dati SDO Ministero Salute 2010 (acuti e non acuti; RO e DH). Nella Figura 2.15, i dati di mobilità sono stati elaborati mettendo in relazione due variabili: • • incidenza dei ricoveri di alta specialità per fuori regione: rapporto tra ricoveri di alta specialità da privato accreditato per fuori regione sul totale dei ricoveri da privato accreditato per fuori regione; assorbimento della mobilità per privato accreditato (si veda supra). 32 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia Il grafico permette di apprezzare il grado di complessità dei ricoveri per pazienti fuori regioni operato da strutture private accreditate. La distribuzione delle regioni lungo la bisettrice indica come, a livelli di assorbimento maggiori, corrispondano maggiore incidenza di ricoveri di alta specialità, con l’eccezione evidente del Lazio, in cui, a fronte di un elevato livello di assorbimento (21.5 per cento ) corrisponde solo un 6.8 per cento di casi di alta specialità. Figura 2.15 Assorbimento della mobilità del privato accreditato per regione (2010) Fonte: Elaborazioni OASI su Dati SDO Ministero Salute 2010 (acuti e non acuti). Riguardo al grado di soddisfazione dei cittadini verso i servizi erogati da strutture ospedaliere, i dati disponibili fanno riferimento all’indagine annuale presentata in «Ospedali&Salute 2010», a cura di AIOP e Ermeneia. Lo studio mostra i risultati di sintesi sulla qualità percepita di un campione di pazienti che ha usufruito l’intervista delle strutture e servizi nei dodici mesi precedenti. La Tabella 2.3 evidenzia il giudizio sintetico degli intervistati per tipologia di struttura ospedaliera. Gli ospedali privati non accreditati fanno registrare la percentuale più elevata di «molto positivo» (11,7 per cento), seguiti dagli ospedali pubblici e da quelli privati accreditati, consolidando un posizionamento relativo stabile dal 2006 (con l’eccezione del 2007, in cui gli ospedali pubblici hanno raggiunto la percentuale più elevata di giudizi «molto positivi», pari al 12,1 per cento). Se si considerano congiuntamente i giudizi positivi («molto positivo» e «abbastanza positivo»), gli ospedali pubblici presentano, però, la percentuale più elevata (60,6 per cento), seguiti dagli ospedali privati accreditati (59,3 per cento) e dalle cliniche private non accreditate (41,8 per cento). 33 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Tabella 2.3 Giudizio di sintesi rispetto alle diverse strutture ospedaliere (2010). Ospedale pubblico Molto positivo Ospedale privato accreditato Clinica privata non accreditata 9,7 7,5 11,7 Abbastanza positivo 50,9 51,8 30,1 Parzialmente negativo 12,6 25,0 13,1 Del tutto negativo 4,8 2,0 4,6 Non sa/non risponde 9,6 25,6 41,0 Fonte: Elaborazione su dati Ermeneia per «Ospedali&Salute», 2010. 2.4. Trend e prospettive di sviluppo Come descritto nei paragrafi precedenti, l’insieme degli erogatori privati accreditati di prestazioni sanitarie rappresenta una quota importante dell’offerta complessiva del sistema sanitario del nostro paese (nel 2011 l’incidenza di spesa a carico del SSN per prestazioni erogate dalla sanità privata accreditata si attesta al 20 per cento), con una variazione interregionale rilevante. Il livello di spesa della sanità privata accreditata dipende dal coinvolgimento delle strutture private nel sistema di offerta: esso è prevalentemente pubblico in ambito ospedaliero (il 28 per cento dei posti letto del SSN sono allocati a strutture di ricovero private accreditate che erogano, in regime SSN, quasi il 25 per cento dei ricoveri) e prevalentemente privato in ambito territoriale (per esempio, gli ambulatori e i laboratori privati accreditati rappresentano il 60 per cento delle strutture di specialistica ambulatoriale, le strutture residenziali private accreditate sono il 74 per cento). Oltre ai dati dimensionali e di struttura rilevabili a livello nazionale, una valutazione del coinvolgimento degli erogatori privati accreditati va fatta anche in relazione ai volumi di ricoveri e ai segmenti di attività presidiate dai soggetti privati accreditati nei vari SSR (per esempio, in alcune regioni la quota di ricoveri per acuti classificabile come di «alta specialità», ovvero interventi e terapie complesse, è più elevata nel privato rispetto al pubblico, pur mantenendo quote di inappropriatezza modeste). Alla luce dei dati commentati sopra, è importante ribadire il concetto che all’interno del settore sanitario la risposta ai bisogni collettivi necessita dell’apporto di un insieme di soggetti pubblici e privati (individui, imprese, associazioni ecc.). Il sistema sanitario, o meglio i diversi SSR che lo compongono, rappresentano, quindi, un sotto-insieme del settore sanitario in cui, con maggiore intensità, si esprimono le scelte collettive attraverso sia la diretta assunzione della responsabilità di produzione ed erogazione dei servizi da parte dell’operatore pubblico, sia l’acquisizione di servizi erogati da operatori privati variamente configurati. In questo panorama, le condizioni di coordinamento e cooperazione tra soggetti pubblici e privati accreditati che operano in nome e per conto del SSR 34 Copyright Egea 2014 Stato dell’arte e prospettive di sviluppo delle aziende sanitarie private accreditate operanti in Italia vanno ricercate e costruite (Del Vecchio, 2012) sia nella dimensione orizzontale, quale l’opportunità di attivare sinergie, politiche di rete, cooperazione da parte degli erogatori pubblici e privati accreditati, sia nella dimensione verticale, quale l’investimento fatto dal SSR nel definire un sistema di regole per orientare i comportamenti degli erogatori privati accreditati nella loro funzione di offerta di prestazioni sanitarie finanziate dal SSR. L’analisi dei dati e degli indicatori proposti in questo capitolo fornisce delle indicazioni sul livello di sussidiarietà orizzontale di ciascun SSR. Tuttavia, queste elaborazioni andrebbero, poi, interpretate alla luce delle regole che il sistema regionale mette in atto per governare e controllare i comportamenti (ovvero il livello di sussidiarietà verticale) degli erogatori privati accreditati. L’estensione e il peso ricoperto, oggi, dall’assistenza privata accreditata nelle varie regioni può dipendere da scelte strategiche deliberate di medio-lungo periodo o da interventi di politiche parziali, non di rado influenzate da interessi particolari. La riflessione più generale che deve essere, quindi, condotta è relativa alla capacità delle regioni di governare il SSR nel suo complesso e di regolare e indirizzare i diversi attori, tra cui gli erogatori privati accreditati. 35 Copyright Egea 2014 Copyright Egea 2014 3. Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia di Marianna Cavazza, Francesca Ferrè e Alberto Ricci Il presente capitolo approfondisce gli strumenti utilizzati dai decisori pubblici per la regolazione del ruolo dei privati accreditati. L’analisi adotta l’approccio del caso studio, focalizzandosi sul SSR lombardo. Quest’ultimo è stato selezionato perché particolarmente rilevante nel panorama nazionale: dal punto di vista quantitativo, risponde alle esigenze di salute del 10 per cento circa della popolazione nazionale e attira il 20 per cento della mobilità sanitaria interregionale; dal punto di vista qualitativo, si tratta dell’unica regione italiana caratterizzata dalla completa separazione istituzionale tra funzioni di committenza ed erogazione. Si presentano di seguito alcuni dati utili a inquadrare le caratteristiche del SSR lombardo, con un particolare focus sul ruolo del privato accreditato. Tabella 3.1 Dati di contesto sanità privata accreditata Indicatore Incidenza della spesa sanitaria privata accreditata su totale regionale (2011) Incidenza dei PL privato accreditato su totale PL a livello regionale (2010) Incidenza degli ambulatori e laboratori privato accreditato su totale ambulatoriale. e laboratori a livello regionale (2009) Quota di mercato degli erogatori privati accreditati (ricoveri erogati da soggetti privati accreditati sul totale dei ricoveri a livello regionale) (2010) Lombardia Media Nazionale 30% 21 % 36% 28% 62% 60% 31% 23% 37 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Peso dei ricoveri per acuti da privato accreditato su ricoveri privato accreditato (2010) Peso dei ricoveri per non acuti, riabilitazione e lungodegenza da privato accreditato su ricoveri privato accreditato (2010) Attrattività dei soggetti privati accreditati (ricoveri erogati dal privato accreditato per pazienti fuori regione su totale ricoveri per fuori regione) (2010) Incidenza dei ricoveri in strutture private dei pazienti fuori regione sul totale ricoveri in strutture private (2010) Assorbimento della mobilità dei soggetti privati accreditati (ricoveri regionali per pazienti fuori regione da privato accreditato su totale ricoveri nazionali da privato accreditato per pazienti fuori regione) (2010) 83% 85% 17% 15% 53% 41% 14% 13% 24% / Fonte: Estrazione Database SDO 2009,Attività Gestionali ed Economiche delle ASL e aziende ospedaliere 2008, RGSEP 2010 Figura 3.1 Percentuale spesa privato accreditato su totale spesa sanitaria (2005-2011), Regione Lombardia vs Italia 40% 30% 28% 28% 28% 29% 29% 30% 30% 20% 20% 20% 21% 21% 21% 21% 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 20% 10% LOMBARDIA ITALIA Nota: Il totale della spesa per privato è dato dalla somma della spesa ospedaliera accreditata, specialistica convenzionata e accreditata, riabilitativa accreditata e altra assistenza accreditata e convenzionata. Fonte: RGSEP 2005-2011. 38 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Figura 3.2 Andamento delle componenti di spesa per privato accreditato Regione Lombardia (2005=100) 200 Ospedaliera accreditata 180 160 Specialistica convenzionata e accreditata 140 120 Altra Assistenza convenzionata e accreditata 100 Riabilitativa accreditata 80 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Nota: Il totale della spesa per privato accreditato è dato dalla somma della spesa ospedaliera accreditata, specialistica convenzionata e accreditata, riabilitativa accreditata e altra assistenza accreditata e convenzionata. Fonte: RGSEP 2005-2011. 39 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 3.3 Incidenza delle componenti di spesa privata accreditata sul totale per privato accreditato Regione Lombardia (2005; 2011) 4% 6% 2005 Ospedaliera accreditata Specialistica convenzionata e accreditata 48% 27% Altra Assistenza convenzionata e accreditata Riabilitativa accreditata Integrativa e Protesica convenzionata e accreditata 14% 2011 4% 4% Ospedaliera accreditata 41% Specialistica convenzionata e accreditata Altra Assistenza convenzionata e accreditata 31% Riabilitativa accreditata Integrativa e Protesica convenzionata e accreditata 19% Fonte: RGSEP 2005 e 2011. 40 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Dai dati analizzati sopra emerge chiaramente che nel SSR lombardo gli erogatori privati accreditati rivestono un ruolo rilevante, non solo per il peso quantitativo in termini di posti letto allocati e di volumi di prestazioni erogate, ma anche per il livello qualitativo delle attività offerte creando un sistema di sussidiarietà orizzontale in cui soggetti pubblici e privati accreditati cooperano per il funzionamento complessivo del sistema sanitario regionale. Tali sinergie sono ulteriormente favorite dall’azione di governo del SSR che definisce un sistema di regole per orientare i comportamenti degli erogatori pubblici e privati accreditati nella loro funzione di offerta di prestazioni sanitarie 1. Il caso della Regione Lombardia è efficacemente esemplificativo in quanto, già a partire da 2004, l’impianto generale del SSR, da una parte, richiama l’applicazione estesa dello schema del quasi-mercato, che assegna una notevole discrezionalità alle aziende sull’allocazione delle risorse in base ad indicazioni regionali, e dall’altra introduce degli strumenti propri di una Programmazione & Controllo (P&C) centralizzata a livello regionale(Jommi, 2004a). Questo capitolo si propone di descrivere le regole di funzionamento del SSR lombardo valutandogli effetti sul ruolo delle strutture private accreditate. In particolare, vengono analizzati gli indirizzi regionali relativi ai sistemi di allocazione delle risorse e agli strumenti di committenza sia per l’assistenza ospedaliera che per quella territoriale. 3.1 Analisi dei sistemi di riparto del FSR: effetti sul comportamento degli erogatori privati accreditati 2 Prima di entrare nel merito della distribuzione del FSR e dei criteri utilizzati, è utile fornire un quadro generale dei volumi oggetto di analisi. Nella Tabella 3.2 si riporta la quota di bilancio destinata al FSR e la sua distribuzione tra spesa corrente e in conto capitale, insieme allo scostamento tra quanto preventivato e rendicontato nel quinquennio 2007 – 2011. Si è, infine, inserito anche il dato di preventivo per il 2012 e il 2013, benché non siano ancora disponibili i valori a consuntivo. In termini generali, si ha una sostanziale stabilità del valore del FSR: questo è stato intorno ai 17 miliardi di euro tra il 2007 e il 2011, per poi subire un consistente incremento nei due anni successivi, almeno a livello previsionale, arrivando a circa 20 miliardi di euro. 1 Tali strumenti potevano essere ricondotti a due gruppi (Carbone et al., 2003): i. il primo include strumenti definiti sostanziali e mirati ad imporre regole di allocazione e trasferimento delle risorse (Del Vecchio, 2001) avendo così un impatto sulla spesa complessiva, ma non sugli obiettivi di output ed outcome perseguiti dalla regione; ii. il secondo gruppo comprendeva, invece, strumenti denominati di indirizzo in quanto finalizzati ad indirizzare concretamente il comportamento delle aziende rispetto alle risorse loro allocate. 2 Il paragrafo è a cura di Marianna Cavazza e riporta e aggiorna i contenuti della ricerca «Criteri di riparto del FSR lombardo» finanziata da Assolombarda e svolta nel 2010. 41 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Entrando nel merito degli scostamenti, è da segnalare che il dato del 2007 è in parte problematico in seguito ad alcuni elementi critici di rendicontazione. Resta, tuttavia, il fatto che, nel triennio 2008 – 2010, si è avuto uno scostamento positivo tra quanto previsto e poi effettivamente rendicontato a fine anno. Tale situazione non si è più verificata nel 2011, essendoci un valore negativo di circa 900 milioni. È, tuttavia, importante leggere questo dato alla luce di quanto, poi, effettivamente avvenuto nel corso del 2012 e del 2013: infatti, le risorse messe a preventivo in questi ultimi due anni sono assai più consistenti di quanto fatto nel quadriennio precedente. È, probabilmente, avvenuto, a livello di sistema, un incremento di domanda di risorse, di cui si è dovuto tenere conto, nonostante i crescenti vincoli di bilancio imposti dal patto di stabilità. Tabella 3.2 Andamento del FSR lombardo distribuito nelle voci principali 2007 – 2013 (euro) Fonte: Documento tecnico di accompagnamento al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013; Documento tecnico di accompagnamento al rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2007, 2008, 2009, 2010, 2011. 42 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Figura 3.2 Distribuzione della spesa corrente e del totale FSR rendicontato tra il 2007 e il 2011 Fonte: nostra elaborazione sui dati dei documenti tecnici di accompagnamento ai bilanci di previsione e ai rendiconti generali degli esercizi finanziari compresi tra il 2007 e il 2011. 43 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Facendo riferimento all’impostazione fornita da Carbone et al. (2004), Jommi (2004b) e Cantù – Carbone (2007), si vuole, ora, entrare nel merito delle voci a cui è destinata la spesa corrente del FSR lombardo 3, alla luce dei provvedimenti regionali del periodo 2007-2013 (si veda la Tabella 3.5). In particolare, seguendo la Figura 3.3, si possono identificare le seguenti voci: • • • • • spese centralizzate a livello regionale: queste includono le risorse necessarie al funzionamento dell’assessorato alla sanità e all’intero sistema regionale. Qui rientrano, per esempio, le attività di ricerca ed innovazione o di formazione; finanziamento a quota capitaria ponderata trasferito dalla regione alle Asl sia per fornire servizi quali la prevenzione e la medicina veterinaria, sia per acquistare prestazioni da strutture pubbliche o private accreditate mediante tariffe; finanziamento a tariffa per prestazione costituito dalle risorse impiegate dalle Asl per acquistare le prestazioni per i propri assistiti; finanziamento per funzioni non coperte da tariffe predefinite (o altrimenti dette non tariffabili) assegnato sia alle strutture pubbliche (A.O. ed Asl) sia a quelle private accreditate ed è mirato a coprire tutte quelle attività svolte dagli erogatori non riconducibili a prestazioni già tariffate; finanziamenti «indistinti», cioè assegnazioni residuali rispetto alla logica capitaria, tariffaria e per funzioni non tariffabili. La Figura 3.3 fornisce una rappresentazione d’insieme del meccanismo di distribuzione del FSR lombardo basato sul modello dell’Asl, che i) è erogatrice di servizi principalmente nell’area della salute pubblica, dell’assistenza sociosanitaria integrata e della medicina veterinaria, e ii) è contemporaneamente acquirente delle restanti prestazioni da erogatori ospedalieri pubblici e privati accreditati. 3 Dati gli obiettivi del lavoro, si è preferito concentrare l’attenzione sulla spesa corrente rispetto a quella in conto capitale. Basti, quindi, accennare ai seguenti dati: la voce del finanziamento in conto capitale nel 2007 e nel 2008 riporta rispettivamente i valori di 563 e di 550 milioni di euro, la cui principale fonte è costituita dagli Accordi di Programma Quadro tra stato e regioni del 3 marzo 1999 e le numerose successive integrazioni sottoscritte tra il 2004 e il 2009 (Cfr. L’Accordo Programma Quadro in materia di Sanità sottoscritto il 3 marzo 1999 tra la Regione Lombardia e i Ministeri della Sanità, del Tesoro e della Programmazione economica e i successivi Atti integrativi sottoscritti nel 2004, 2005, 2007, 2008 e 2009 nell’ambito del programma di investimenti ex art. 20 della L. 67/1988). 44 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Figura 3.3 Rappresentazione delle voci tra cui è distribuita la spesa corrente del FSR della Regione Lombardia Partendo dalla voce di maggiore entità, rappresentata , denominata Copertura dei Livelli di Assistenza (LEA), che corrisponde mediamente al 94 per cento dell’intero FSR ed è attribuita attraverso il meccanismo della quota capitaria, la Tabella 3.3 riporta la sua distribuzione tra le principali tipologie di assistenza. Tabella 3.3 Quota FSR lombardo per il finanziamento dei LEA (2007 – 2013) (euro) Fonte: Determinazioni in ordine alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l’esercizio 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013. 45 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Dall’osservazione dell’andamento dei due principali livelli di assistenza inclusi nei LEA, ossia l’assistenza territoriale e quella ospedaliera, emerge che questi sono cresciuti entrambi del 13 per cento nei cinque anni considerati, mantenendo, così, un andamento parallelo. 3.1.1 Assegnazione del FSR per quota capitaria Le risorse destinate alla copertura dei LEA sono, in gran parte, trasferite alle Asl, che, appunto, svolgono la doppia funzione di erogatrici di alcune prestazioni prevalentemente nell’area della salute pubblica e dell’assistenza sociosanitaria integrata e di acquirenti delle restanti prestazioni per i residenti di propria competenza presso le strutture erogatrici pubbliche e private accreditate. Nel 2007, le risorse assegnate alla copertura dei LEA sono state pari a 15.680.138.405,51 euro, ossia il 94 per cento del Fondo sanitario regionale e negli anni successivi la quota percentuale è rimasta sempre su questi valori elevati. Circa, invece, i criteri usati per distribuire la quota capitaria tra le Asl, si assiste a un’evoluzione nel corso del quinquennio, almeno nella terminologia. Infatti, con la DGR 3776 del 2006, si fa riferimento alla quota capitaria pro capite per assistibile, dove quest’ultimo è il cittadino in carico all’Asl di competenza. I criteri per la determinazione della quota capitaria sono: ( i) la spesa storica per una quota pari al 75 per cento; (ii) la percentuale di popolazione con un’età maggiore di 65 anni e con problemi sanitari cronici 4, rispettivamente per una quota dell’8 per cento per ciascuna categoria; (iii) la densità abitativa e l’altimetria, rispettivamente per il 2 per cento e il 7 per cento. Tuttavia, già in questo decreto della giunta regionale si menziona l’obiettivo di assegnare la quota capitaria in base a un costo regionale delle grandi categorie epidemiologiche, creando nuovi parametri in base ai livelli di appropriatezza e al soddisfacimento dei bisogni sanitari. Dietro questa dichiarazione di intenti c’è l’obiettivo di rendere maggiormente sofisticati i criteri di assegnazione, utilizzando le indicazioni della letteratura scientifica relativa al risk adjustment, come già sperimentato nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. In altri termini, si tratta di utilizzare i fattori di rischio per prevedere, in modo più preciso e, quindi, più efficace, il fabbisogno di prestazioni dei cittadini residenti in un determinato territorio. Questo obiettivo programmatico non è menzionato nella successiva programmazione regionale per il 2008, tuttavia nella Delibera delle Regole per il 2009 (DGR 8501 del 2008) si afferma che la quota capitaria è calcolata in via sperimentale in base ai costi standard territoriali calcolati sulle serie storiche della spesa necessaria alle Asl per garantire i LEA in modo sempre più efficace. A tale scopo, si afferma, è necessario che le Asl siano in grado di fornire alle strutture 4 In particolare, queste due tipologie di popolazione sono pesate utilizzando lo scostamento tra i valori dell’Asl e quello medio regionale. 46 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia erogatrici, sia pubbliche sia private accreditate, gli indirizzi utili per ottenere la documentazione richiesta da questo strumento di governo del sistema. Infine, nella Delibera delle Regole per il 2011, si dichiara che l’Assessorato regionale fornirà alle Asl degli indirizzi circa le voci più significative che costituiscono il costo standard territoriale, ossia il personale e la spesa farmaceutica, protesica e per l’assistenza di base (MMG e PLB). Nelle delibere delle regole successive si menziona l’uso di questo strumento per la distribuzione della quota capitaria, senza aggiungere nessuna nuova informazione o chiarimento. Un ulteriore ragguaglio è, tuttavia, fornito dal documento di programmazione per il 2013 dell’Asl di Sondrio, che riporta come i costi standard regionali siano rilevati a livello regionale. Non sono state trovate altre informazioni più precise circa la metodologia e i criteri usati per l’applicazione di questo nuovo approccio nella distribuzione della quota capitaria 5: è da supporre che l’Assessorato regionale abbia utilizzato, come riferimento, la spesa storica, come già precedentemente fatto, e poi abbia cominciato a introdurre livelli regionali di riferimento per le principali voci di spesa, verso cui le Asl sono chiamate a convergere anche attraverso una distribuzione sempre più mirata delle risorse. 3.1.2 Assegnazione a tariffa Un secondo aspetto, che è stato oggetto di evoluzione nel corso del quinquennio qui considerato, sono le modalità con cui le Asl acquistano le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali per i propri residenti presso le strutture erogatrici. Si tratta di uno strumento di governo assai rilevante, su cui la Regione Lombardia ha investito in modo significativo nel corso degli anni. Infatti, dalla Delibera delle Regole per il 2007 (DGR 3776 del 2006), si evince che la contrattazione per le prestazioni ospedaliere è ancora coordinata a livello regionale, mentre alle Asl è delegata la contrattazione della specialistica. Queste possono diminuire le risorse allocate a ciascuna struttura erogatrice, nel caso si rilevino situazioni di mancata appropriatezza, di decremento della domanda o di mancato rispetto dei tempi di attesa. Circa i ricoveri ospedalieri, si prevede che la regione assegni direttamente il 97,5 per cento delle risorse previste in base allo storico e che il 2,5 per cento sia, invece, attribuito alla Asl. Quest’ultima, a sua volta, lo alloca presso le strutture erogatrici in base a specifiche valutazioni di carattere epidemiologico e a situazioni critiche in termini di tempi di attesa. Solo un evidente squilibrio tra una domanda inattesa e l’offerta programmata consente un superamento dei volumi soglia stabiliti contrattualmente da parte delle strutture erogatrici. 5 Al di fuori della normativa regionale, l’unico materiale individuato sono due presentazioni di due dirigenti regionali del 2009 e del 2011 in cui si menziona l’uso di questo criterio per la distribuzione della quota capitaria, ma non si forniscono ulteriori indicazioni in merito a questa sperimentazione. 47 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Questo impianto è conservato nel 2008, salvo l’esclusione dell’area della neuropsichiatria infantile dal tetto di spesa definito in 1.650 milioni di euro per la diagnostica strumentale e la specialistica ambulatoriale contrattata con gli erogatori pubblici e privati accreditati. L’anno successivo, 2009, la quota percentuale di quest’ultima, di competenza delle Asl al fine di ovviare a problemi di liste di attesa, diminuisce di mezzo punto e resta tale anche negli anni successivi. È, poi, esplicitata una serie di valori soglia il cui sfondamento comporta un diminuito o mancato rimborso degli erogatori: in particolare, se il volume delle prestazioni è compreso tra il 97 e il 103 per cento di quanto concordato, si può prevedere un abbattimento fino al 20 per cento; se il monte delle prestazioni è compreso tra il 103 e il 106 per cento di quanto previsto contrattualmente, l’abbattimento è pari al 60 per cento; infine, il superamento della percentuale del 106 per cento comporta la risoluzione del contratto. È, infine, previsto un aumento annuale tendenziale dei ricoveri non superiore all’1,2 per cento. Questi sono evidenti strumenti di applicazione della programmazione regionale all’interno del sistema: si tratta, infatti, di precise regole di determinazione dell’allocazione e del trasferimento delle risorse. Nelle delibere delle regole che si succedono nel periodo considerato, tuttavia, si continua a far riferimento a un processo in corso di decentramento della contrattazione a livello di Asl e aziende erogatrici di prestazioni, come si ricorda, per esempio, nella delibera delle regole del 2011. Se questa evoluzione dovesse effettivamente realizzarsi, allora fondamentali sono due strumenti di monitoraggio messi a punto tra il 2010 e il 2011. Il primo è costituito da un set di indicatori di performance delle strutture, che nel tempo dovrebbe assumere connotati sempre più precisi; il secondo è un sistema di controllo trimestrale del bilancio delle aziende ospedaliere e delle Fondazioni IRCCS. La loro combinazione dovrebbe consentire al governo regionale, e di conseguenza alle Asl, di usare lo strumento contrattuale nell’ambito di un sistema altamente monitorato. Ultimo tassello di questo quadro di regolamentazione del sistema è stata la revisione del nomenclatore tariffario, con una rilevazione dei costi delle prestazioni di ricovero e un incremento del punto DRG del 2,4 per cento nel 2009. Riprendendo la Figura 3.5, si tratta di mezzi tesi a controllare la distribuzione delle risorse immesse nel sistema sanitario dal FSR attraverso le Asl. Pur restando, quindi, l’iniziale schema di quasi mercato, introdotto con la Legge regionale 33 del 1997, nella seconda metà degli anni Duemila, si sono progressivamente introdotti strumenti mirati a garantire l’applicazione della programmazione regionale e, quindi, il controllo della spesa sanitaria, seppure in un contesto di contrattazione tipica di un quasi mercato. Si è, di fatto, creato un sistema di monitoraggio piuttosto rigido a cui sottoporre sia le strutture pubbliche sia quelle private accreditate, che insieme concorrono a determinare la spesa sanitaria regionale disponendo di volumi predeterminati di risorse da parte della regione. Resta, in altri termini, la situazione già osservata da Jommi (2004a) all’inizio degli anni 2000. 48 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia 3.1.3 Finanziamento per funzioni non tariffabili e finanziamenti indistinti In base alla consapevolezza che non tutte le attività erogate dalle aziende ospedaliere possono essere retribuite attraverso un sistema di tariffazione e di contrattazione, nel 2003 è stato introdotto un flusso diretto di finanziamento dal FSR alle aziende ospedaliere pubbliche, alle Fondazioni IRCCS e agli ospedali privati accreditati. In particolare, le prime delibere hanno individuato un insieme di funzioni svolte sia dalle strutture pubbliche sia da quelle private accreditate, che non possono essere retribuite attraverso un sistema di tariffazione. Tra queste sono comprese, per esempio, l’attività di emergenza urgenza, l’assistenza a pazienti affetti di AIDS, la presenza di unità di trapianti ecc. ecc. Nel 2007 sono introdotte cinque nuove funzioni non tariffabili, quali: (i) funzione di complessità di erogazione dell’attività di ricovero per enti gestori con più presidi sul territorio di una stessa Asl; (ii) molteplicità di presidi ambulatoriali e di specialistica sul territorio, a esclusione di quelli presenti all’interno della stessa struttura ospedaliera; (iii) molteplicità e complessità di servizi UNPIA e di psichiatria; (iv) prestazioni odontoiatriche per pazienti anziani affetti da handicap grave; (v) stabilimento di ricovero a più padiglioni. Da una parte, si tiene conto del costo di assegnare alle aziende ospedaliere l’assistenza ambulatoriale e specialistica territoriale, dall’altra si includono aree sempre critiche, come la psichiatria e l’assistenza odontoiatrica agli anziani. Infine, la quinta funzione non tariffabile, emerge da uno studio sull’AO Sacco, in cui si dimostra come una struttura ospedaliera ancora caratterizzata dalla molteplicità di padiglioni abbia un impatto anche in termini di costi accresciuti in seguito alle maggiori difficoltà organizzative e all’impossibilità di sfruttare le economie di scala per alcuni servizi replicati nei diversi padiglioni. Nella delibera delle regole del 2008, si ha un’ulteriore modifica della lista delle funzioni non tariffate. In particolare, si attribuisce una quota rilevante di risorse allo svolgimento di attività di ricerca da parte degli IRCCS e di didattica universitaria. Si introduce, inoltre, la presenza di un’elevata complessità del casemix e dell’assistenza riabilitativa: quest’ultima funzione, probabilmente, sostituisce la precedente denominata qualità dell’assistenza riabilitativa. È da rilevare, infine, l’incentivo a diminuire i ricoveri di un giorno in seguito a un accesso al Pronto Soccorso: la diminuzione, infatti, di questo tipo di assistenza comporta l’assegnazione del 10 per cento delle risorse destinate alla funzione di emergenza urgenza. Dal punto di vista dei contenuti, questo flusso di finanziamento si aggancia a un’ampia letteratura, che dimostra come la presenza di alcune attività, come il Pronto Soccorso, l’insegnamento e la ricerca implichino un incremento dei costi comuni e generali della struttura difficilmente ribaltabili sulla singola prestazione. Inoltre, è da rilevare anche la tempistica dell’assegnazione di questi fondi: almeno fino al 2010, infatti, sono assegnati generalmente durante l’estate dell’anno successivo a quello di riferimento. Si potrebbe essere, quindi, in presenza di uno di 49 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia quegli escamotage per consentire un ripiano non esplicito dei bilanci aziendali da parte della regione (Jommi, 2004b). Nella Figura 3.4, si riporta il flusso di questa tipologia di finanziamento tra il 2007 e il 2013. Le assegnazioni iniziano nel 2003 con un valore assai inferiore a quanto, poi, erogato dal 2007: si passa, infatti, dai 560 milioni a 870 milioni di euro nel 2007 6. Segue un picco nel 2009, che poi decresce nei tre anni successivi. L’andamento delle assegnazioni alle strutture pubbliche e a quelle private accreditate è parallelo. Figura 3.4 Finanziamento delle funzioni non tariffabili 2007 – 2013 Fonte: Determinazioni in merito alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2007, 2008, 2009, 2011, 2012 e 2013. Tuttavia, analizzando la distribuzione percentuale tra strutture pubbliche e private accreditate nel corso del quinquennio 2007 – 2013, si nota un incremento di 5,5 punti percentuali tra il 2007 e il 2009 della quota destinata alle strutture private accreditate, per poi assestarsi poco al di sotto del 18 per cento negli anni successivi. Tabella 3.4 Distribuzione percentuale del finanziamento per funzioni non tariffate tra strutture pubbliche e private accreditate tra il 2007 e il 2013 Fonte: Determinazioni in merito alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2007, 2008, 2009, 2011, 2012 e 2013. 6 Data la focalizzazione del lavoro sul quinquennio 2007 – 2013, si riportano nel dettaglio i dati relativi a questo specifico arco di tempo. 50 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia A livello aziendale, l’insieme di questi strumenti di controllo e programmazione messo a punto nel tempo sembrano avere garantito il pareggio di bilancio a tutte le aziende lombarde dal 2004 – 2005 in poi. Tuttavia, anche la Regione Lombardia ha stabilito, almeno per il 2008, un meccanismo di compensazione interno per il bilancio delle strutture pubbliche. Questo è incluso in ciò che è stato denominato nella Figura 3.3 «Finanziamento indistinto per il contributo a fini istituzionali al SSSR», non identificabile all’interno del FSR, ma che è stato possibile stimare attraverso un’analisi delle voci del conto economico delle aziende sanitarie pubbliche. In particolare, l’attenzione si è concentrata sulla voce denominata «Contributo dalla Regione per la quota del Fondo Sanitario indistinta a strutture pubbliche» al cui interno avviene il trasferimento per le funzioni non tariffabili, e altre voci, quali risorse aggiuntive regionali per il personale, quota per la sanità penitenziaria ecc., ecc. Come emerge dalla Figura 3.5, per il 2008, una volta sommati tutti i contributi provenienti dalla regione alle Asl e alle AO, registrati nei conti economici aziendali, per la quota del Fondo sanitario indistinta a strutture pubbliche assegnate, se si sottrae l’ammontare del finanziamento per funzioni non tariffabili destinate a strutture pubbliche, si ottiene un flusso di finanziamento composto da una molteplicità di voci, che includono anche gli eventuali ripiani dei bilanci aziendali. La spiegazione fornita dall’Assessorato a tale strategia di intervento è stata che, effettivamente, le strutture pubbliche sono chiamate a sostenere un tale complesso carico assistenziale, difficilmente riconducibile alle sole tariffe, che è stato necessario predisporre di questo ulteriore flusso di finanziamento, oltre a quello identificato nelle funzioni non tariffabile. È da supporre che, nel 2008, la parte di finanziamento destinata al ripiano di alcune aziende lombarde sia stata intorno al milione di euro. Figura 3.5 Procedura per la stima della quota di finanziamento indistinto per il contributo a fini istituzionali al SSSR nel 2008 (euro) *Questa voce include oltre ad eventuali ripiani di perdite aziendali, altre voci di finanziamento quali risorse aggiuntive regionali per il personale, quota per sanità penitenziaria. 51 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Tabella 3.5 Delibere regionali relative alla distribuzione del FSR per gli anni 2007 – 2013 presentate per l’anno di riferimento Anno di riferimento 2007 2008 2009 2010 2011 Delibere d.g.r.13 dicembre 2006 - N. 8/3776 Determinazioni in merito alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l’esercizio 2007 d.g.r. 17 luglio 2008 – N. 8/7532 Documento tecnico di accompagnamento di rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2007 d.g.r. 19 maggio 2008 - N. 8/7294 Determinazione in ordine alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2007 d.g.r. 31 ottobre 2007 – N. 8/5743 Determinazioni in merito alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l’esercizio 2008 (Delibera delle regole) d.g.r. 7 agosto 2009 – N. 8/10046 Documento tecnico di accompagnamento di rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2008 d.g.r. 30 giugno 2009 – N. 8/9765 Determinazione in ordine alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2008 d.g.r. 26 novembre 2008 – N. 8/8501 Determinazioni in merito alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l’esercizio 2009 (delibere delle regole) d.g.r. 5 agosto 2010 – N. 9/374 Documento tecnico di accompagnamento di rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2009 d.g.r. 17 giugno 2010 – N. 9/133 Determinazione in ordine alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2009, integrata dalla d.g.r. 9/271 del 14 luglio 2010. d.g.r. 2009 – N. 8/10804 Determinazioni in merito alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l’esercizio 2010 (delibera delle regole e allegati) d.g.r.. 4 agosto 2011 – N. 9/2100 Documento tecnico di accompagnamento di rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2010 d.g.r. 5 agosto 2011 – N. 9/ 2132 Determinazione in ordine alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2010 d.g.r. 1 dicembre 2010 - N. 9/937 Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2011 52 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia 2012 2013 d.g.r. 25 luglio 2012 - N. 9/3810 Documento tecnico di accompagnamento di rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2011 d.g.r. 25 ottobre 2012 - n. 9/4231 Determinazione in merito alla remunerazione di alcune funzioni non coperte da tariffe predefinite svolte dalle aziende ed enti sanitari pubblici e privati accreditati per l’anno 2011 d.g.r. 6 dicembre 2011 – N. 9/2633 Determinazioni in merito alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l’esercizio 2012 U.O. Programmazione e gestione finanziaria Documento tecnico di accompagnamento di rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2012 d.g.r. 25 ottobre 2012 – N. 9/4232 Determinazione in ordine ai criteri e alla gestione delle risorse destinate alle funzioni nn tariffabili per l’anno 2011 d.g.r. 26 ottobre 2012 – N. 9/4334 Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2013 d.g.r. 19 dicembre 2012 – N. 9/4518 Documento tecnico di accompagnamento al Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale 2013 – 2015 a legislazione vigente 3.1.4 Conclusioni Dall’analisi dei flussi di finanziamento trasferiti dalla regione al sistema sanitario regionale lombardo, emerge che l’impianto registrato da Jommi nei primi anni Duemila è rimasto, in buona sostanza, il medesimo nei dieci anni successivi, benché gli strumenti e le modalità siano stati, in parte, modificati. In particolare, si registra lo sviluppo parallelo delle due principali modalità di governo del sistema da parte della regione. Da una parte, è proseguita l’estensione e la continua messa a punto dello strumento delle tariffe quale via per il trasferimento delle risorse finanziarie al sistema sanitario regionale attraverso contratti interaziendali: per esempio, in un lavoro di Cantù e Carbone 2007, si rileva che la Lombardia, tra le regioni analizzate, è quella in cui maggiormente le tariffe potrebbero essere utilizzate per orientare le strategie aziendali verso quelle regionali e dove queste stesse regolano il trasferimento della principale quota di finanziamento alle strutture erogatrici. Nelle evidenze qui emerse, si registra un notevole sforzo di manutenzione del sistema tariffario con il monitoraggio dei costi delle prestazioni e la rilevazione dello scostamento tra quest’ultimo e la tariffa. Dall’altra, sono stati introdotti tetti al volume di prestazioni erogate assai stringenti e il prospettato decentramento dell’attività contrattuale dalla Regione alle Asl - con l’estensione all’attività di ricovero e non solo a una quota dell’ambulatoriale - è stato rimandato negli anni, lasciando, di fatto, alla regione la programmazione dell’erogazione delle prestazioni. Forse, proprio questo impegno espresso e 53 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia rimandato di anno in anno nella delibera delle regole esprime le difficoltà effettivamente presenti nello sviluppo di questo sistema di governo basato sul modello del quasi-mercato, nella versione yard-stickcompetition (dove gli erogatori concorrono in base ad una tariffa prefissata), e al permanere, di fatto, di un sistema di Programmazione & Controllo centralizzato in cui la Regione utilizza strumenti più sofisticati rispetto a quelli rilevati da Jommi. Proprio questa evoluzione è stata descritta da Vincenzo Rebba come passaggio da un modello di yardstickcompetition tra erogatori di prestazioni a uno definito con l’ossimoro «concorrenza pianificata» (Rebba, 2013). Se Jommi, nel 2004, notava uno scarso investimento nella costruzione di criteri della quota capitaria, l’introduzione del costo standard territoriale sembrerebbe segnalare una strategia di maggiore elaborazione dei criteri di assegnazione già seguita da altre regioni. La documentazione disponibile non consente, tuttavia, di appurare se l’introduzione di questo strumento abbia effettivamente comportato, nel tempo, un superamento delle regole della spesa storica, della situazione demografica e geografica. Infine, nei bilanci regionali esaminati nel lavoro di Jommi, la voce del finanziamento straordinario mirato ai ripiani aziendali era denominata fino al 2001 «Fondo interventi aziende in dissesto e, nei due anni successivi, «Fondo autorizzazione di spesa extra preventivo». Dal biennio 2004 e 2005, le aziende sanitarie lombarde non sono risultate essere, sostanzialmente, in disavanzo. Sembra, quindi, essere stato introdotto un cosiddetto «Finanziamento indistinto per il contributo a fini istituzionali al SSSR», che include anche le risorse necessarie ai ripiani aziendali. La quota sempre più consistente di finanziamento per le funzioni non tariffabili, messa disposizione negli anni, è stata giustificata con la consistente quota di risorse allocate attraverso il sistema di tariffazione. A margine, è da rilevare che, se Jommi osserva che l’assegnazione di questo finanziamento riferito all’anno 2002 è effettivamente avvenuta nel maggio del 2003, questa abitudine si è perpetuata e ulteriormente estesa nel tempo, posticipando l’attribuzione sempre più nel corso dell’anno successivo a quello di riferimento. L’impressione è che questa voce di finanziamento rappresentasse un’ulteriore voce di ripiano per alcune aziende. Questa tempistica nell’assegnazione non si è più verificata negli ultimi due anni. Resta il fatto che il FSR lombardo risulta essere stato, comunque, ben gestito, soprattutto rispetto ad altre realtà regionali, facendo sorgere la questione se effettivamente solo un sistema di Programmazione & Controllo, seppure in un sistema sanitario già profondamente improntato dalle logiche di management, garantisca un efficace controllo sul processo di allocazione delle risorse al sistema. 54 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia 3.2 Analisi del processo di negoziazione e controllo della committenza regionale per l’erogazione di prestazioni ospedaliere da parte di soggetti privati accreditati 7 Il presente paragrafo approfondisce le attività di committenza che la Regione Lombardia svolge nei confronti dei soggetti privati accreditati e, dunque, riconosciuti all’interno del perimetro del SSN, che erogano servizi sanitari. La rilevanza di tali strumenti a supporto del ruolo di committenza attribuito alle regioni e alle ASL è accolta nell’ordinamento nazionale, laddove il comma 3 dell’art. 8-bis del D.lgs. 502/1992 (come modificato dal D.lgs. 229/1999) afferma che «(…) l’esercizio di attività sanitarie per conto del Servizio sanitario nazionale e l’esercizio di attività sanitarie a carico del Servizio sanitario nazionale sono subordinate, rispettivamente, al rilascio (…), dell’accreditamento istituzionale (…), nonché alla stipulazione degli accordi contrattuali (…)». In particolare, la stipula di tali accordi attribuisce ai potenziali erogatori la qualifica di concessionari del servizio sanitario pubblico. Spetta, poi, alle singole regioni definire l'ambito di applicazione degli accordi contrattuali e individuare i soggetti interessati, con specifico riferimento ai seguenti aspetti: (i) riparto di responsabilità tra la regione e le ASL nella definizione degli accordi contrattuali e nella verifica del loro rispetto; (ii) definizione di indirizzi per la formulazione dei programmi di attività delle strutture interessate, con l’indicazione delle funzioni e delle attività da potenziare e depotenziare, secondo le linee della programmazione regionale; (iii) determinazione del piano delle attività relative alle alte specialità e alla rete dei servizi di emergenza; (iv) individuazione dei criteri per la determinazione della remunerazione delle strutture in caso di sovrapproduzione (D.lgs. 502/1992 art.8quinquies, c. 1, come modificato dal D.lgs. 229/1999). Nel 1997, la Lombardia ha introdotto la propria riforma in ambito sanitario e stabilito la totale separazione degli ospedali dalle ASL e la loro costituzione in AO (L.R. 31/1997), riforma che è rimasta unica nel panorama nazionale, ma di rilevante significato. La riforma del 1997 ha dato, così, avvio alla separazione di funzioni tra le ASL acquirenti di prestazioni, da una parte, e i fornitori (aziende ospedaliere pubbliche ed erogatori privati) dall’altra, con un particolare accento sull’equiparazione pubblico-privato 8. A fronte di questa configurazione, per la regione sorge il compito di organizzare e controllare l’attività svolta da tutti gli erogatori presenti sul proprio territorio. In particolare, si tratta di definire e 7 Il paragrafo è a cura di Francesca Ferré e riporta e aggiorna i contenuti della ricerca «Negoziazione e controllo della committenza regionale sulle aziende sanitarie private accreditate e pubbliche» finanziata da Assolombarda.. 8 Il Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità pone, tra i principi alla base delle norme sul SSR lombardo, «la parità di diritti e di doveri fra soggetti accreditati di diritto pubblico e di diritto privato, nell'ambito della programmazione regionale, e il concorso degli stessi, nonché dei soggetti in possesso dei soli requisiti autorizzativi, alla realizzazione dell'integrazione sociosanitaria» (art. 2, LR 33/2009). 55 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia aggiornare i requisiti di autorizzazione e accreditamento utili per poter esercitare l’attività sanitaria, di regolare il processo e i contenuti degli accordi contrattuali (con le strutture pubbliche) e i contratti (con i privati) che stabiliscono formalmente l’impegno degli erogatori a fornire attività sanitaria e il livello di finanziamento corrisposto, e, infine, di sviluppare e attivare meccanismi di controllo delle attività sanitarie svolte. Complessivamente, il disegno del sistema sanitario Lombardo e, più in generale, dell’SSN appare «sui generis, perché un ibrido tra il modello integrato e quello contrattuale, con gli ospedali di maggiori dimensioni, tipicamente le Aziende Ospedaliere (AO), divenuti contraenti delle ASL e gli altri (i presidi ospedalieri) rimasti all’interno come stabilimenti di produzione, con il supporto esterno degli ospedali privati a contratto» (Mapelli, 2012) (Figura Figura 3.6). Figura 3.6 Elementi del modello sanitario italiano Fonte: adattato da Mapelli, 2012. Questo paragrafo si limita ad analizzare il sistema di accreditamento, di contrattazione e di controllo delle sole prestazioni di ricovero vigente in Lombardia. Le regioni governano, infatti, in modo generalmente separato e con modalità diverse l’attività ospedaliera e quella specialistica. La maggiore affidabilità e completezza dei flussi informativi relativi ai ricoveri ha consentito, inoltre, lo sviluppo e consolidamento dei sistemi di governo di tali prestazioni. Per la raccolta dei dati sono stati utilizzati fonti e metodi diversi, al fine di realizzare la triangolazione dell’evidenza empirica e garantire la validità interna attraverso la replicabilità dell’osservazione e dell’interpretazione (Stake, 1995). Si 56 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia è fatto ricorso sia all’analisi documentale sia all’effettuazione di interviste. I documenti analizzati sono stati la normativa regionale sull’accreditamento, sulla negoziazione dei tetti e sui controlli, i contratti e altri documenti reperiti presso la Direzione Regionale della Sanità e le ASL. Le interviste sono state condotte con i referenti della Regione e i Direttori Generali di alcune ASL. La ricostruzione e l’analisi del profilo di committenza regionale si è basata su griglie di rilevazione specifiche per ciascuna dimensione oggetto di indagine: accreditamento, accordi contrattuali e sistemi dei controlli attivati per verificare il comportamento degli erogatori accreditati. Si rimanda al capitolo OASI 2010 per un maggior dettaglio sulle dimensioni investigate e la raccolta delle fonti informative (Cantù et al., 2010). Di seguito, si presenta il quadro sinottico della Regione Lombardia secondo le più recenti disposizioni normative. 3.2.1 Il sistema di accreditamento istituzionale Il DPR 14 gennaio 1997, recependo quanto sancito dal D.lgs. 502/1992 e ss.mm.ii, attribuisce alle regioni il compito di definire «gli standard di qualità che costituiscono requisiti ulteriori per l’accreditamento di strutture pubbliche e private in possesso dei requisiti minimi per l’autorizzazione» per l’esercizio di attività sanitarie in nome e per conto del SSN. All’interno della normativa nazionale, nell’ultimo decennio le regioni si sono mosse seguendo percorsi differenti (Brusoni et al,2007); in alcuni casi, il processo di accreditamento definitivo è ancora in atto (Mapelli, 2012). In Lombardia, già nel 2010 tutte le strutture risultano accreditate definitivamente. Il rilascio o il diniego dell’accreditamento istituzionale avviene con provvedimento della Giunta regionale, mentre il controllo del possesso dei requisiti per l’accreditamento è svolto delle ASL competenti per territorio. In termini di requisiti di accreditamento, la Lombardia, in linea con le altre regioni italiane, privilegia requisiti di input a scapito di quelli in grado di valutare la qualità dei processi e dei risultati. In generale, i requisiti generali richiesti fanno riferimento ai seguenti aspetti organizzativi, già individuati dal DPR 14 gennaio 1997: (i) politica, obiettivi e attività; (ii) struttura organizzativa; (iii) gestione delle risorse umane; (iv) gestione delle risorse tecnologiche; (v) gestione, valutazione e miglioramento della qualità, linee guida e regolamenti interni; (vi) sistema informativo. Per quanto riguarda quelli specifici (previsti da Regione Lombardia), si indicano standard di riferimento specifici in termini di organico medico e nonmedico da garantire (Cantù et al., 2010). Il monitoraggio del mantenimento dei requisiti di accreditamento è affidato alla ASL sul cui territorio è localizzata la struttura accreditata. Ogni struttura è assoggetta a controllo in base a specifiche segnalazioni e, comunque, almeno una volta ogni cinque anni, in quanto, come specificato nella DGR 9014/2009 - Allegato 7, il rinnovo dei contratti è subordinato anche all’esito positivo dei controlli sul mantenimento dei requisiti di accreditamento. In caso di mancato possesso o mantenimento dei requisiti, la regione prevede l’applicazione di tre tipologie di sanzioni: (i) sanzioni 57 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia amministrative pecuniarie, in caso di assenza o mancato rispetto di uno o più requisiti di accreditamento; (ii) sanzioni amministrative aggiuntive che consistono nella sospensione dell’accreditamento e nell’eventuale revoca in caso di mancato adeguamento ai requisiti in seguito alla sospensione; (iii) sanzioni civili che comportano la risoluzione del contratto. Le suddette sanzioni, a partire dalla DGR 9014/2009 possono essere applicate anche a singoli dipartimenti / unità operative e/o branche specialistiche. Infine, accanto all’accreditamento istituzionale, la Regione Lombardia promuove, su base volontaria, lo sviluppo dell’accreditamento di eccellenza, inteso come riconoscimento dell’applicazione delle migliori pratiche organizzative e tecniche disponibili (si veda il progetto sperimentale di adozione del modello di certificazione internazionale Joint Commission (JC) introdotto nel 1999) 9. I due modelli di accreditamento presenti in Lombardia, istituzionale e di eccellenza, non si intendono escludibili, ma complementari tra loro; infatti, hanno dimostrato, in questa fase, di consentire alle aziende sanitarie di compiere passi avanti, costruendo sulla certificazione preesistente e aggiungendo a essa alcuni specifici vantaggi, quali il maggior coinvolgimento della parte clinica e professionale e la più ampia prospettiva di osservazione del sistema aziendale nella sua complessità (Brusoni et al., 2007). 3.2.2 Accordi contrattuali Come già accennato, gli accordi contrattuali consentono alle strutture accreditate l’esercizio di attività sanitarie a carico del Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, le ASL lombarde, ai sensi dell’art.12 della L.R. 31/1997, assicurano ai propri assistiti l’erogazione delle prestazioni specialistiche (comprese quelle ospedaliere, riabilitative, di diagnostica e di laboratorio) contemplate dai livelli essenziali di assistenza e definite dal piano sanitario nazionale e dalla programmazione regionale. Nell’esercizio di queste funzioni, le ASL stipulano annualmente con le aziende ospedaliere pubbliche e private accreditate un contratto con il quale viene definito, per ogni erogatore, il finanziamento per l’attività sanitaria programmata a favore di tutti i pazienti lombardi. la giunta regionale, dopo aver consultato la competente commissione consiliare, approva lo schematipo di tali contratti. L’attività negoziale delle quindici ASL si muove nell’ambito del quadro generale definito dalla Regione, la quale provvede all’individuazione di un budget per ASL, a fronte dei valori storici e di una serie di incontri con i rappresentanti degli erogatori finalizzati alla programmazione e alla definizione delle linee di attività. 9 Dal 2004, inoltre, la regione utilizza una selezione di standard contenuti nel manuale internazionale della JC, al fine di valutare la performance di tutte le strutture erogatrici della regione. 58 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia All’interno di questo quadro, ogni ASL sottoscrive e definisce il contenuto dei contratti integrativi per l’erogazione di attività di ricovero con gli erogatori accreditati del proprio territorio; per ciascuno di essi, anche per gli enti pubblici di diritto internazionale, la ASL determina la valorizzazione delle attività di ricovero, tramite la ratifica della quota nel contratto integrativo; definisce le quote di risorse da attribuire nel contratto con gli erogatori privati accreditati finalizzati al raggiungimento di specifici progetti, legati, per esempio, alla riduzione dei tempi di attesa delle prestazioni soggette a monitoraggio periodico delle attese. Il contratto di fornitura tra ASL ed ente accreditato (sia pubblico che privato) è, dunque, lo strumento giuridico che autorizza quest’ultimo a erogare assistenza ospedaliera a carico del SSR. Tabella 3.6 Delibere regionali 2009-2012 contenenti le linee di indirizzo di per la gestione del servizio sanitario regionale lombardo e allegato con la proposta dei contratto tipo per gli erogatori privati accreditati DGR 4334/2012 Regole del sistema sanitario regionale 2013, allegato n.9 “Indici di offerta e negoziazione” DGR 2633/2011 Regole del sistema sanitario regionale 2012, allegato n.9 “Indici di offerta e negoziazione” DGR 937/2010 Regole del sistema sanitario regionale 2011, allegato n.13 “Indici di offerta e negoziazione” DGR 10804/2009 Regole del sistema sanitario regionale 2010, allegato n.14 “Indici di offerta e negoziazione” LR 33/2009 Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità. Programmazione annuale attività ricovero e cura e di specialistica ambulatoriale LR 31/1997 Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali. Programmazione fabbisogni sanitari 59 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia La delibera regionale più recente (DGR 4334/2012 - Allegato 9) definisce, per l’esercizio 2013, le condizioni e lo schema-tipo di contratto cui far riferimento. In particolare, la contrattazione tra i due soggetti riguarda tutta la produzione erogata a favore dei pazienti lombardi, valorizzata utilizzando le tariffe deliberate dalla giunta regionale. Figura 3.7 Schema del modello di negoziazione Regione Lombardia ex. DGR4334/2012 Nota (*):tetto finanziario comprende la spesa per l’acquisto di prestazioni presso strutture private accreditate per tutti i residenti della Regione Lombardia. Fonte: nostra elaborazione. Secondo la modalità di allocazione delle risorse su base storica, per l’anno 2013 si prevede di mantenere il valore negoziato per l’anno precedente, senza provvedere ad aumenti, come tradizionalmente avveniva nel biennio 2009-2010 10. Le quote così definite sono disponibili per i soggetti erogatori solo nella misura in cui gli stessi effettuino prestazioni di valore corrispondente. I contratti includono anche l’indicazione di risorse vincolate al conseguimento di specifici obiettivi legati a progetti, finalizzati a contenere le criticità sui tempi di attesa e/o a soddisfare particolari esigenze di tipo clinico epidemiologico e indicati in un allegato al contratto. Il raggiungimento di tali obiettivi rappresenta il presupposto per accedere a tali risorse vincolate. 10 Nel 2009 e nel 2010 è stato applicato un incremento medio tendenziale delle risorse contrattate, per ciascuna struttura, dell’1,5 per cento rispetto al valore negoziato per l’anno precedente, con possibilità limitate di rivalutazione da parte delle singole ASL. 60 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia I soggetti accreditati che producono attività di ricovero al di sopra dei valori soglia contrattualmente definiti non sono remunerati dal SSR, sebbene la ASL territorialmente competente possa, in corso d’anno, provvedere a un’eventuale integrazione di risorse laddove si registri uno squilibrio tra domanda e offerta per specifiche prestazioni sanitarie e, comunque, per un valore economico non superiore al 30 per cento di quanto fatturato dall’erogatore 11. Tra le attività negoziate nell’accordo contrattuale tra ASL ed erogatore non rientrano le prestazioni ai pazienti provenienti da altre regioni (mobilità attiva extra-regione), che vengono remunerate a consuntivo rispetto alla produzione effettiva, applicando la TUC ed eventuali integrazioni per alcune patologie con endoprotesi. Inoltre, non sono comprese nella quota di risorse assegnate alle strutture erogatrici, in quanto remunerate a consuntivo sulla base di quanto effettivamente erogato, le seguenti prestazioni: • • • • • • • • DRG chirurgici con diagnosi principale di neoplasia maligna già individuate con la DGR 19688/2004; prestazioni per impianto di protesi mammaria in seguito a quadrantectomia o mastectomia tumore maligno; attività di chemioterapia effettuate in day hospital, che prevedono l’utilizzo di farmaci antineoplastici ad alto costo; parti (DRG dal 370 al 375); dimessi da strutture con Pronto Soccorso, DEA o EAS con diagnosi principale, come da allegato alla DGR 3776/2006; pazienti dimessi da Unità Operative di riabilitazione specialistica che abbiano avuto in atto nel giorno della loro accettazione una sindrome post-comatosa, caratterizzata da un punteggio Glasgow Coma Scale < 13; pazienti dimessi da Unità Operative di riabilitazione specialistica che abbiano avuto in atto, nel giorno della loro accettazione, postumi di mielolesione traumatica, vascolare, infettiva, infiammatoria e post–chirurgica; le quote relative agli accompagnatori di pazienti ricoverati presso unità operative di cure palliative, fino a un valore massimo di 3 milioni di euro complessivi su base regionale. Al fine di garantire continuità ai servizi resi ai cittadini e di dare certezze contrattuali ai soggetti erogatori, la regione ha individuato due scadenze entro cui definire la valorizzazione per le attività di ricovero: (i) siglare entro il 31 dicembre 11 Inoltre, i soggetti accreditati sia per le prestazioni di ricovero che ambulatoriali, in caso di mancato raggiungimento della soglia di risorse negoziate per i ricoveri per cause oggettivabili, possono spostarle sull’attività ambulatoriale. La quota trasferita è concordata con la ASL di riferimento, che verifica con la Direzione Generale Sanità la compatibilità di sistema. La citata variazione non può, però, costituire elemento di consolidamento delle risorse assegnate per gli esercizi successivi. Non è, invece, ammesso uno spostamento di risorse dall'attività ambulatoriale a quella di ricovero, in quanto non compatibile con gli indirizzi programmatori regionali. 61 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia i contratti per l'esercizio seguente, dove si individua la valorizzazione relativa alle attività di ricovero, indicando un valore pari ai 3/12 di quanto negoziato tra ASL ed erogatore per l'anno in conclusione; (ii) definire entro il 31 marzo del nuovo anno l'esatta valorizzazione delle risorse disponibili per l’attività di ricovero su base annua e le modalità di attribuzione dell'eventuale quota aggiuntiva definita dalle ASL. Lo schema regionale di contratto tipo tra la ASL e i singoli erogatori privati per l’acquisto di prestazioni ospedaliere e specialistica ambulatoriale in vigore per il 2013 è contenuto nella delibera 4334/2012. I documenti contrattuali si focalizzano sul rispetto delle regole di erogazione delle prestazioni in nome e per conto SSR (appropriatezza), la loro valorizzazione tariffaria, le procedure di controllo ed eventuali sanzioni per inadempimento o sovrapproduzione. Le prestazioni erogabili non sono elencate, ma comprese in due macro categorie: ricovero e specialistica ambulatoriale/diagnostica strumentale. Nello specifico, il contratto riporta la valorizzazione complessiva corrispondente all’attività di ricovero e di specialistica ambulatoriale/diagnostica strumentale erogate a favore di residenti in Regione Lombardia. Definisce, inoltre, gli obiettivi per progetti specifici, regionali e di ASL, collegati a risorse aggiuntive. Alla luce di questa premessa, è evidente che nella maggior parte dei casi i vari contratti stipulati tra le ASL e le strutture sanitarie private accreditate sono uguali, a eccezione dell’indicazione dei volumi e degli obiettivi specifici di ASL. I documenti contrattuali sono annuali e sono previsti dei monitoraggi trimestrali da parte dell’ASL, secondo il Piano dei Controlli. Nel contratto sono chiaramente richiamate le sanzioni in caso di sovra produzione: • non riconoscimento dell’extra produzione per prestazioni di ricovero e cura; • abbattimento tariffario per le prestazioni di specialistica ambulatoriale oltre soglia. Inoltre, è evidenziato come eventuali minori valorizzazioni derivanti dall’esito negativo delle contestazioni incidano, riducendo il valore delle prestazioni sanitarie erogate nel periodo di validità del contratto. Dal punto di vista formale, i contratti sono costituiti da dieci - dodici pagine e riprendono quanto definito nella delibera regionale (DGR 4334/2012). Solitamente sono allegate, dieci o più pagine dove sono descritti gli obiettivi dei progetti regionali ai quali la ASL concorre e che gli erogatori si impegnano a sottoscrivere (per esempio Qualità 2010 12) e i progetti specifici di ASL i cui obiettivi sono raggiunti da tutti gli erogatori del territorio (privati e pubblici). Per i 12 Il Progetto Qualità per il 2010 prevedere il potenziamento della comunicazione, la completezza dei flussi informativi, il miglioramento dell’appropriatezza, lo sviluppo reti di patologia, ecc. 62 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia progetti specifici sono definiti degli obiettivi, degli indicatori di riferimento e le modalità di verifica/controllo raggiungimento degli stessi. Se il soggetto eroga prestazioni sia di ricovero sia specialistica ambulatoriale/diagnostica strumentale, la ASL può stipulare un unico contratto con separata valorizzazione economica. Si tratta di contratti bloccati (blockcontracts), ossia è definito il tetto massimo di risorse riconosciute per le due macro categorie di prestazioni (ricovero e specialistica ambulatoriale/diagnostica strumentale). I contratti contengono articoli/clausole propri dei documenti legali formali. C’è una chiara identificazione delle parti, una premessa, l’oggetto del contratto, gli ambiti di applicazione, la valorizzazione, il raggiungimento del valore di produzione assegnato, il controllo, la validità e durata, per un totale di otto articoli (come da contratto tipo regionale). 3.2.3 Sistemi di monitoraggio dell’applicazione dei contratti Per quanto riguarda i meccanismi di controllo degli erogatori privati attivati a livello regionale e aziendale, in tutti i contesti regionali sono svolti dei controlli sui flussi dei dati inviati dagli erogatori. Inoltre, in alcuni contesti regionali (si vedano Emilia Romagna, Piemonte e Campania) sono stati istituiti degli organi ad hoc deputati a monitorare quanto previsto dagli accordi. In Lombardia, la ASL monitora trimestralmente, attraverso strumenti definiti nei Piani di Controllo, l'andamento quantitativo, la sostenibilità organizzativa e la plausibilità epidemiologica dei servizi erogati dai soggetti sotto contratto (DGR. 7/19688 3/12/2004). Le attività di valutazione e controllo sono oggetto di confronto con gli erogatori durante gli incontri trimestrali di monitoraggio della negoziazione. Inoltre, ogni tre mesi l’ASL monitora la quota necessaria al pagamento delle prestazioni erogate extra-regione (mobilità passiva) e la comunica alla Direzione Generale Sanità. Il governo della mobilità passiva è obiettivo specifico dei DG delle ASL. La DGR 9014/2009 ha introdotto una verifica quinquennale dei contratti in essere con le strutture accreditate, al fine di promuovere la qualità e la sicurezza delle prestazioni. Tale verifica si baserà sui seguenti aspetti: le risultanze dei controlli sui requisiti di accreditamento e sull’appropriatezza delle prestazioni erogate; l’accessibilità alle strutture in termini di tempi di attesa; il contenzioso amministrativo in essere con le ASL e con l’amministrazione regionale inerente le regole di sistema; le valutazioni di qualità ed efficacia effettuate nei progetti regionali attivi; le valutazioni di customer satisfaction e le valutazioni di coerenza rispetto all’efficienza tecnica e finanziaria. Qualora l’esito di tali verifiche fosse negativo, si prevede la revoca o sospensione, anche solo temporanea e parziale, dei contratti. Inoltre, l’art. 79 della legge 6 agosto 2008, n. 133 prevede che, al fine di garantire l’appropriatezza e la congruenza delle prestazioni erogate a carico del SSN, «le Regioni assicurino, per ciascun soggetto erogatore, un controllo analitico annuo di almeno il 10% delle cartelle cliniche e delle corrispondenti schede di 63 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia dimissione, in conformità a specifichi protocolli di valutazione. L’individuazione delle cartelle e delle schede deve essere effettuata secondo criteri di campionamento rigorosamente casuali. Tali controlli sono estesi alla totalità delle cartelle cliniche delle prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza individuate dalle Regioni tenuto conto di parametri definiti con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze». Quest’ultimo Decreto (approvato il 10/12/2009 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 122 del 27 maggio 2010) identifica i parametri generali cui le regioni si devono ispirare per l’individuazione delle prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza, che includono: (i) l’elevato scostamento del volume di ricoveri erogati in aree territoriali sub-regionali; (ii) l’elevato valore tariffario dei singoli ricoveri; (iii) l’elevata valorizzazione tariffaria complessiva di gruppi di ricoveri nell’ambito dei quali le prestazioni sono state erogate; (iv) la sbilanciata proporzione, per specifici ricoveri, tra i volumi erogati da diverse tipologie di strutture e/o da singole strutture ospedaliere del territorio sub-regionale. Le regioni, inoltre, possono utilizzare i tradizionali parametri in grado di evidenziare fenomeni di opportunismo nella codifica, di selezione della casistica e di inappropriatezza, quali quelli individuati dall’Allegato 2C del DPCM del 29 novembre 2001. A partire dalle disposizioni normative nazionali, la Lombardia, già nell’Allegato 13 della DGR 10804/2009, conferma la necessità che almeno il 10 per cento delle attività di ricovero sia soggetto a controllo. I controlli esterni sono effettuati dal personale delle ASL. In particolare, la Regione Lombardia, con la DGR 34809/1998, ha stabilito che i controlli fossero attuati dalle ASL, con l’attivazione di propri Nuclei Operativi di Controllo (NOC) aziendali. Il Piano dei controlli, previsto dalla DGR 15324/2003, è lo strumento in cui sono esplicitate le linee di intervento previste dalle ASL per le attività di controllo. La normativa regionale non specifica la composizione dei NOC, lasciando autonomia alle ASL. Essa si limita ad affermare che il responsabile dell’ispezione NOC, nell’esercizio della specifica funzione, è pubblico ufficiale con potere autoritativo e certificativo. I NOC possono recarsi presso la struttura oggetto di controllo senza preavviso e assoggettare la medesima pratica a controllo sia di appropriatezza sia di congruità. È previsto che il controllo avvenga in base a criteri mirati e che possa essere esteso a tutta la casistica nel caso di rilevazione di errori che superano la soglia statistica di significatività. Inoltre, al fine di favorire l’«efficacia delle attività di controllo attraverso anche il confronto tra e con diversi operatori» (DGR 10804/2009), i controlli possono essere espletati in modo sovraterritoriale, consentendo alle ASL di verificare le prestazioni a favore di propri residenti erogate da strutture ubicate presso altre ASL. Gli esiti dei controlli devono essere comunicati mensilmente alla Direzione Generale Sanità. Quest’ultima, con cadenza bimestrale, fornisce alle ASL i dati aggiornati relativi all’andamento dei controlli rispetto agli erogatori del proprio territorio e alle prestazioni usufruite dai propri residenti in altre ASL lombarde. 64 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia L’operatività dei controlli prevede che gli stessi terminino con un verbale. Le strutture possono avanzare delle controdeduzioni, che, se non risolte a livello locale, vengono sottoposte al livello regionale. In particolare, in Lombardia la ASL ha l’obbligo di concludere il procedimento che riguarda le pratiche per cui sono state presentate contro-deduzioni entro sessanta giorni lavorativi, altrimenti la contestazione decade. L’eventuale riscontro di anomalie o incongruenze produce effetti economici: la regione non rimborsa le cartelle cliniche incomplete, in quanto non chiaramente rappresentative del percorso di cura del paziente. 3.2.4 Conclusioni Il sistema sanitario regionale lombardo, nell’ambito della propria funzione di pianificazione, prevede un coinvolgimento rilevante dei soggetti privati accreditati per l’erogazione di prestazioni sanitarie a favore dei propri cittadini. A fronte di tale coinvolgimento dichiarato da parte del livello regionale, dovrebbe innescarsi un processo di negoziazione pubblico-privato che agevoli l’attività di programmazione degli erogatori privati, nonché di pianificazione di medio-lungo periodo. Tale esigenza risulta ancora più urgente se consideriamo che il mondo della sanità privata accreditata è sempre più caratterizzato da fenomeni di concentrazione, con la creazione di grandi gruppi sanitari privati. Queste operazioni di aggregazione derivano dalla volontà di aumentarne la presenza sul territorio nazionale (acquisendo strutture che operano su diversi SSR), di ampliarne il portafoglio di attività (aggregando aziende che operano in segmenti differenti) e di diversificarne le possibili fonti di finanziamento (includendo soggetti privati che operano in regime di accreditamento e non). Può, quindi, diventare critico un investimento sull’utilizzo degli accordi contrattuali come strumento di esercizio di una vera committenza, sul potenziamento dei sistemi di controllo - che non possono limitarsi alle verifiche di tipo amministrativo dei singoli casi trattati, ma devono consentire una valutazione più complessiva dei livelli di efficacia, qualità e appropriatezza - e sul coinvolgimento degli erogatori privati nelle attività regionali di programmazione sanitaria e di definizione di percorsi integrati di diagnosi e cura. 3.3 Modelli innovativi di committenza per l’integrazione ospedaleterritorio: CReG e cure sub-acute 13 Il presente paragrafo indaga i nuovi modelli di committenza delineati dalla Regione Lombardia per rafforzare l’integrazione tra l’ambito assistenziale ospedaliero e 13 Il paragrafo è a cura di Alberto Ricci e riporta e aggiorna i contenuti della ricerca «Il ruolo delle strutture private accreditate nell’ambito assistenziale delle patologie croniche» finanziata da Assolombarda e svolta nel biennio 2011-2012 insieme a Clara Carbone, Francesca Ferré e Francesco Longo. 65 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia quello territoriale, con una particolare attenzione al possibile ruolo del privato accreditato. In particolare, lo studio analizza: • • la sperimentazione dei CReG (ChronicRelated Group), un’innovativa modalità di presa in carico del paziente cronico, remunerata attraverso una tariffa annuale. Quest’ultima è il corrispettivo per la fornitura dei servizi extraospedalieri in un’ottica di continuità assistenziale; l’introduzione delle cure sub-acute, una tipologia di ricovero diretta a rispondere più adeguatamente alle necessità assistenziali di pazienti cronici e/o anziani in condizioni di stabilità clinica. Tali innovazioni organizzative sono state introdotte con la DGR IX/937 del 01/12/2010 («Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio-sanitario lombardo per l’esercizio 2011») e la DGR IX/1479 del 30/03/2011 («Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio-sanitario lombardo per l’esercizio 2011- II provvedimento di aggiornamento in ambito sanitario») 14. CReG e cure sub-acute sono modalità assistenziali che presentano tratti propri; tuttavia, è evidente che entrambe le innovazioni sono dirette a rispondere in maniera più efficace ed efficiente ai bisogni sanitari originati dall’invecchiamento demografico e dall’aumento nella prevalenza delle malattie croniche (Suhrcke, 2006; Busse et al., 2010; Carbone et al., 2012). Secondo i dati raccolti dall’ISTAT nel 2011, il 38,6 della popolazione dichiara almeno una malattia cronica, il 20,1 per cento almeno due patologie 15. La prevalenza cresce con l’età, interessando frequentemente dei soggetti fragili, non solo sotto il profilo sanitario, ma anche sociale. Oltre all’impatto sulla qualità della vita dei pazienti, le patologie croniche hanno rilevanti ricadute economiche, con costi sanitari pro capite 16 che superano di gran lunga quelli dei pazienti non cronici (Borgonovi, 2011). A questo proposito, 14 Ulteriori specifiche relative ai CReG sono state indicate attraverso il Decreto 4383 della DG Sanità del 16/05/2011 e attraverso la DGR IX/3976/12 («Ulteriori determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2012 anche alla luce dei provvedimenti nazionali»). Il percorso di sviluppo delle cure sub-acute è stato specificato dalla DGR IX /2633/11 («Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio-sanitario lombardo per l’esercizio 2012»). Infine, alcune disposizioni riguardanti entrambi i modelli innovativi si ritrovano nella DGR IX/4334/12 («Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio-sanitario lombardo per l’esercizio 2013»). Nel corso dell’esposizione, la fonte normativa dei contenuti è indicata in nota nell’intestazione dei sotto-paragrafi. 15 Le due malattie croniche più diffuse sono l’artrite, che interessa il 17,3 per cento della popolazione, e l’ipertensione (16 per cento). Seguono le malattie allergiche (9,8 per cento), l’osteoporosi (7 per cento), la BPCO (6,1 per cento) e il diabete (4,9 %per cento). 16 Lo studio, che utilizza i principali dati di spesa sanitaria territoriale (farmaci e prestazioni di specialistica ambulatoriale prescritti dal MMG) forniti dalla Società italiana di medicina generale (SIMG), evidenzia come, a fronte di una spesa media pro capite annuale di circa 278 euro, i pazienti cronici si collocano a livelli ben più elevati. Un paziente iperteso spende in media 626 euro, un diabetico 846 euro, uno scompensato fino a 980 euro. Anche uno studio condotto dalla Regione Lombardia nel 2009 conferma questa tendenza: la spesa pro capite dei cronici è circa quattro volte quella dei non-cronici (Agnello et al., 2011). 66 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia una rielaborazione della piramide Kaiser-Permanente a cura della Regione Lombardia (Deliberazione DG Sanità 4383 del 15/05/2011, schematizza le patologie in base alle caratteristiche del bisogno assistenziale (colore) e alla gravità clinica (maggiore procedendo verso il vertice della piramide). Ai lati della rappresentazione, i grafici a torta rappresentano i costi riconducibili ai tre grandi gruppi di pazienti cronici non gravi, intermedi e gravi. Lo schema indica che il 4 per cento dei pazienti cronici in condizioni cliniche più gravi consuma il 19 per cento delle risorse. Questi elementi motivano la necessità di modificare i sistemi di offerta dei paesi più sviluppati, Italia compresa. La sfida è intercettare e curare efficacemente la malattia cronica ai primi stadi di manifestazione. Figura 3.8 La «Piramide della Cronicità» in Regione Lombardia Popolazione cronici Costi cronici 4% 19 % 1 16% 25 % 2 80% 54 % 3 Consumatori sani Costi 1.473.718.874,00 4 Popolazione 5.262.332 Fonte: DDG Sanità 4383 del 15/05/2011. Dal punto di vista operativo, la risposta alla domanda di salute indotta da una malattia cronica richiede (Wagner et al., 1996; Renders et al., 2001; Tozzi, 2010): • un regolare contatto del cittadino-paziente con i servizi. Ciò presuppone l’accessibilità degli stessi e la presenza di un soggetto in grado di seguire il malato durante tutti i passaggi della sua storia clinica, coordinando gli interventi dei molteplici professionisti impegnati nel ristabilimento dello stato di salute. Gli aspetti organizzativi, di conseguenza, rivestono un’importanza 67 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia • • cruciale nel trattamento della cronicità, mentre l’elemento della specializzazione medico-clinica è meno determinante rispetto al trattamento dell’acuzie; la centralità del contenuto assistenziale, oltre che sanitario, per il paziente cronico. Questo elemento determina la necessità di integrare diversi saperi professionali e di sviluppare forme di collaborazione tra differenti realtà istituzionali; la corretta informazione e il coinvolgimento del cittadino-paziente: alcune condizioni patologiche possono essere efficacemente auto-gestite con il supporto e la formazione da parte dei professionisti. Su impulso degli ultimi Piani Sanitari Nazionali (PSN 2006-2008 e PSN 20102012), diverse regioni italiane hanno impostato policy specifiche per la cronicità (Carbone et al., 2012). La scelta di approfondire i modelli dei CReG e delle cure sub acute deriva, oltre che dalla rilevanza epidemiologica e socio-economica del tema, dall’originalità del loro assetto dichiarato. L’impostazione dei CReG, in particolare, appare coerente con le logiche di fondo del SSR lombardo e rappresenta un interessante esempio di innovazione istituzionale e organizzativa, discostandosi, come si approfondirà in seguito, da forme più tradizionali di rafforzamento e integrazione dell’offerta territoriale. La ricerca è stata condotta in due fasi con lo scopo di: • fase 1: analizzare l’impianto generale dei sistemi dei CReG e delle cure subacute in base a: disciplina regionale (si vedano le delibere e i decreti sopra citati); indicazioni fornite dalla dirigenza regionale; primi sviluppi del sistema CReG e delle cure sub-acute (2012-Giugno 2013); fase 2: raccogliere e sistematizzare pareri e prospettive espressi dagli attori che rivestono un ruolo chiave nell’assistenza al malato cronico e anziano (Medici di Medicina Generale - MMG, case farmaceutiche, dirigenza ASL, Enti Erogatori Privati Accreditati), con particolare riferimento a: o punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce dei sistemi dei CReG e delle cure sub-acute; o ruolo e prospettive dei singoli attori chiave; o ruolo e prospettive del privato accreditato. o o o • Le due fasi della ricerca si basano sulla seguente metodologia: • fase 1: analisi della letteratura nazionale e internazionale sul tema della cronicità; analisi documentale della disciplina regionale su CReG e cure 68 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia • sub-acute; interviste ai dirigenti regionali 17 coinvolti nell’elaborazione della predetta disciplina; ricerca di materiale documentale su siti istituzionali; rassegna stampa; fase 2: focus group con le rappresentanze dei MMG, con dirigenti di aziende farmaceutiche, con dirigenti di alcune ASL lombarde 18; interviste telefoniche a rappresentanti di Cooperative/consorzi di MMG gestori 19. Il paragrafo è così strutturato: • • • • il § 0 descrive l’impianto complessivo del sistema dei CReG; il § 3.3.2 riprende, invece, le caratteristiche principali del sistema di cure subacute in Lombardia; il § 3.3.3 indaga i futuri sviluppi del sistema CReG e delle cure sub acute e analizza le prospettive per i privati accreditati; il § 3.3.4 raccoglie le conclusioni della ricerca. 3.3.1 Impostazione e primi sviluppi della sperimentazione dei CReG 20 Il rinnovato interesse di Regione Lombardia verso l’assistenza alla cronicità è giustificato, innanzitutto, a partire dai dati di prevalenza e di spesa riportati nel precedente paragrafo. In aggiunta, il SSR lombardo sconta le seguenti problematiche sotto il profilo dell’organizzazione delle cure per le malattie croniche: • • • • la notevole frammentazione dei percorsi di cura proposti nelle aziende; la scarsa conoscenza dei servizi disponibili da parte dei cittadini; il disomogeneo coinvolgimento dei MMG nel seguire i singoli pazienti durante la loro storia clinica, a causa del debole ruolo dei distretti e delle premesse contrattuali inadeguate; i limiti del modello fondato sugli «ambulatori per patologia» ospedalieri, che offrono un’assistenza specialistica di qualità, ma coinvolgono prevalentemente i pazienti più gravi e/o collaborativi secondo un approccio esclusivamente clinico; 17 Si ringraziano particolarmente Carlo Lucchina, Luca Merlino, Carlo Zocchetti, Francesco Laurelli, Mauro Agnello. 18 Si ringraziano tutti i partecipanti ai focus group: Alberto Aronica (CMMC); Fiorenzo Corti (FIMG); Giorgio Carlo Monti (SIMG); Luca Manera (Lilly); Carlo Giuliani e Francesca Pagliula (Astrazeneca); Stefania Barsanti (Menarini);. Luca Bonvissuto (Biogenidec); Irene Colangelo (Novartis); Pier Angelo Antognazzi (Roche); Fabio Bordin (GSK); Claudio Garbelli e Maria Grazia Silvestri (ASL Lodi); Daniela Bianchi e Carlo Alberto Tersalvi (ASL Como); Flavia Bernini e Giudo Fontana (ASL Pavia). 19 Antonio Di Malta (Consorzio Sanità); Alberto Rigamonti(Paxme); Renato Botti (Telbios). 20 DGR IX/937/10, DGR 1479, DDG San 4383/11, DGR IX/4334/12 69 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia • le scarse competenze e risorse disponibili per potenziare gli aspetti organizzativi e la dotazione tecnologica della presa in carico. CReG e tariffe CReG: definizioni La regione ha deciso di fondare il nuovo sistema sperimentale sull’individuazione di un soggetto «garante della presa in carico», che deve assicurare tutti i servizi extraospedalieri necessari per la cura della patologia cronica a fronte di una tariffa annuale («tariffa CReG»). È evidente il richiamo terminologico al sistema di rimborso dei ricoveri ospedalieri tramite DRG; i CReG, più precisamente, sono raggruppamenti di patologie croniche che presentano profili clinici e terapeutici assimilabili e che possono, quindi, essere definiti isorisorse. La regione, a partire dalle serie storiche dei consumi per le patologie incluse nei CReG (a partire dai dati della Banca Dati assistito -BDA 2009), ha determinato le tariffe di remunerazione del soggetto gestore incaricato della presa in carico continuativa del paziente e, allo stesso tempo, responsabilizzato sui livelli di consumo sanitario dei propri assistiti. La disciplina regionale stabilisce che la tariffa CReG comprende i servizi amministrativi connessi alla patologia, la spesa ambulatoriale per visite ed esami, la fornitura di farmaci e altri eventuali servizi sanitari e socio-sanitari da offrire sul territorio 21. In definitiva, la tariffa CReG include tutti i servizi sanitari extraospedalieri dell’assistito, compresi quelli non direttamente correlati alla patologia cronica di riferimento. Il tariffario dei CReG comprende un elenco di patologie «prevalenti», considerate singolarmente oppure in abbinamento ad altre patologie/comorbidità (CReG multi - patologici) per un totale di 157 tariffe (Figura 3.9). Per ciascun CReG multi - patologico è indicato un valore base e un valore standard di incremento per ciascuna patologia in più rispetto alle due costituenti il CReG. 21 Per esempio, l’ossigeno, la protesica minore a domicilio e il trasporto dei pazienti dializzati. 70 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Figura 3.9 Patologie croniche incluse nei CReG I comorbidità Patologie prevalenti Insufficienze renali Diabete Ipercolesterolemia Ossigenoterapia BPCO Asma Cardiopatie-vasculopatie Scompenso cardiaco Ipertensione Insufficienze renali Diabete Ipercolesterolemia Gastro - enteropatie Epilessie Scompenso Cardiopatie-Vasculopatie Ipertensione Asma Trapianti AIDS Sclerosi multipla Malattie neuromuscolari Malattie rare Lupus Artrite BPCO Ossigenoterapia Demenze Parkinson Tireopatie Fonte: DDG Sanità 4383 del 15/05/2011. Ruolo e requisiti del gestore dei CReG Come già anticipato, il modello CReG prevede l’introduzione di un soggetto gestore (DGR IX/1479/11) che ha, innanzitutto, il compito organizzativo di coordinare tutti i soggetti coinvolti nell’assistenza al paziente cronico, assicurando la continuità delle cure trasversalmente ai tre livelli essenziali di assistenza (prevenzione, assistenza territoriale e assistenza ospedaliera). Secondo la normativa regionale, tale soggetto può essere un Medico di medicina generale (MMG), una ONLUS, una Fondazione, un’Azienda Ospedaliera oppure un privato accreditato. I MMG godono, comunque, di un «diritto di prelazione» come gestori unici. In particolare, il soggetto gestore deve prendere in carico il paziente nel corso della 71 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia malattia, occupandosi del reclutamento dei pazienti su base territoriale 22, della redazione del Piano di Assistenza Individuale e del monitoraggio delle condizioni del malato, secondo quanto prescritto dal PDT di riferimento 23. Deve, quindi, occuparsi di mantenere i contatti tra il paziente e le strutture di erogazione, facilitando l’aderenza terapeutica. Il gestore, infine, assicura una serie di servizi amministrativi (per esempio, le pratiche per il rilascio dell’esenzione per patologia) con l’obiettivo di semplificare la gestione quotidiana della malattia. Per svolgere tutti questi compiti, il soggetto coordinatore (gestore) deve disporre di un vero e proprio «Centro Servizi» che deve rispettare precisi requisiti organizzativi e funzionali, tra i quali riportiamo i principali : • • • • • • apertura dalle 8 alle 20 per 365 giorni l’anno, con la presenza di personale tecnico-sanitario che riceva aggiornamenti professionali annuali certificati; organizzazione basata su un case manager 24 per ogni paziente cronico, con la supervisione di un medico coordinatore; attivazione di un EPR (electronic patient file) costantemente aggiornato con riferimento alle prestazioni sanitarie incluse nel PDT/profilo di cura, integrato con il SISS di Regione Lombardia; garanzia di specifici servizi: installazione a domicilio delle strumentazioni (se necessario); triage clinico e tecnico; servizio di compliance farmacologica; programmi di formazione; sistema informativo con gestione degli allarmi; conclusione di protocolli di intesa con altri soggetti coinvolti nell’assistenza al malato cronico (a partire dai medici specialisti, dai medici di Continuità assistenziale e dalle strutture dell’Emergenza-Urgenza); esistenza di un sistema di valutazione della qualità del sevizio, basato sia su indicatori di processo/risultato che su strumenti di customer satisfaction (servizio reclami). Tali requisiti vincolano i soggetti che si propongono come gestori del CReG a munirsi di una struttura professionale, organizzativa e di una dotazione tecnologica rilevanti. 22 Nello specifico, ciascun MMG riceve dal livello regionale e, quindi, dalla ASL la lista dei pazienti cronici; a partire da questo elenco ciascun medico, se aderente alla cooperativa del soggetto gestore, provvede all’arruolamento del singolo paziente. 23 Il riferimento ai PDT è ricorrente nella disciplina regionale (sono inclusi tra i «Pilastri tecnologici» della sperimentazione, insieme alla Banca Dati Assistito e al sistema di tariffe), ma non è precisamente definito. Mentre la DGR IX/937/10 accenna a «processi di cura» come indicazioni diagnostico terapeutiche di massima propedeutiche al piano assistenziale vero e proprio, la DGR IX/1479/11 si riferisce direttamente ai percorsi diagnostico terapeutici, che rappresentano azioni monitoraggio e cura per il governo clinico della patologia. Tra il 2012 e il 2013, la regione non ha individuato specifici percorsi/processi, lasciando alle ASL e/o ai singoli gestori del CReG la scelta del protocollo clinico di riferimento. 24 La normativa regionale non specifica la figura professionale incaricata del case management del paziente. 72 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Per esercitare il diritto di prelazione a loro riconosciuto, i MMG devono presumibilmente rivolgersi a società di servizi (SdS), che offrono i servizi richiesti (call center e prenotazione delle prestazioni; gestione dei sistemi informatici; installazione, utilizzo e manutenzione di apparecchiature per la telemedicina – home care, formazione, triage clinico e tecnico, sistemi d’allarme, ecc.). Le società di servizi, anche se non previste esplicitamente dalla disciplina regionale, si apprestano, quindi, a rivestire un ruolo rilevante in partnership con i soggetti gestori del CReG. Il finanziamento del sistema CReG (fase sperimentale) Il soggetto gestore del CReG è contrattualizzato e finanziato dall’ASL di riferimento. I contenuti dei contratti tra ASL e gestore riguardano: (i) aspetti amministrativi, come le modalità di pagamento e di trasmissione delle informazioni; (ii) forme di coinvolgimento e d’integrazione tra i MMG e gli specialisti dell’area ospedaliera; (iii) forme di presa in carico del paziente (per esempio, elenco degli assistiti, valutazione iniziale dei bisogni attesi per paziente ecc.). Il contratto stipulato con la ASL deve, inoltre, contenere meccanismi di premialità o penalizzazione in base ai livelli qualitativi del servizio misurati attraverso indicatori di processo e di risultato. Da un punto di vista finanziario, il gestore ottiene una remunerazione annuale pari al valore complessivo delle tariffe CReG, diminuita dei consumi diretti dei pazienti che utilizzano i servizi extraospedalieri (farmaci, esami diagnostici, visite specialistiche, etc.) (Figura 3.10). Figura 3.10 Meccanismo di liquidazione periodica del CReG (fase sperimentale) ASL Pagamento prestazioni, farmaci e altri servizi extraospedalieri Pagamento tariffa CReG al netto del valore delle prestazioni erogate Erogatori/Farmacie Gestore del CReG Pagamento servizi di recall, telemedicina, ecc. Società di servizi Fonte: Agnello et al., 2011. 73 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Dato questo innovativo meccanismo di rimborso, esistono diverse leve con cui il gestore del CReG può ricercare migliori livelli di efficienza nella gestione dei propri pazienti cronici. Le principali sono: la riduzione dei consumi impropri dei pazienti e, quindi, la diminuzione della variabilità di consumi tra pazienti; l’ottenimento di premialità conseguenti ai buoni/ottimi livelli quali-quantitativi del servizio, come nel caso dell’installazione di servizi di telemedicina; l’aumento dell’efficienza nell’impiego dei propri fattori produttivi per lo svolgimento dei servizi svolti in house,ecc. Governance del sistema CReG: quadro d’insieme Oltre al soggetto garante della presa in carico, molti altri attori si trovano a interagire all’interno del sistema dei CReG, alcuni mantenendo le loro tradizionali funzioni, altri modificandole in maniera piuttosto radicale (Figura 3.11). La governance qui descritta è da riferire a quanto delineato dalla normativa regionale e dai primi sviluppi della sperimentazione (Giugno 2013): • • • la regione mantiene il proprio ruolo di regolatore del sistema. Saranno le autorità regionali a decidere se mettere a regime, rivedere alcuni aspetti organizzativi o finanziari o addirittura se abbandonare la sperimentazione dei CReG. Inoltre, la regione continua a negoziare con gli erogatori (pubblici e privati accreditati) i valori economici delle prestazioni sanitarie da erogare anche per i pazienti cronici coinvolti nel sistema dei CReG; le ASL, attraverso un rafforzamento dei distretti, dovrebbero affinare e sviluppare le proprie capacità di controllo focalizzandosi sulla qualità della presa in carico del paziente oltre che sui volumi di prestazioni erogate. Per quanto riguarda la funzione di acquisto delle prestazioni, le ASL mantengono le loro tradizionali funzioni. In base ai consumi registrati dai sistemi informativi aziendali, le ASL remunerano direttamente i diversi erogatori dei servizi (specialistica, farmaceutica, protesica, ossigeno, ecc.) per poi fatturare i relativi corrispettivi al gestore del CReG; gli MMG mantengono le precedenti responsabilità in relazione ai propri assistiti e le relative quote capitarie. I medici conservano il ruolo di prescrittori, anche per i pazienti che dovessero essere presi in carico da un gestore del CReG «terzo». Bisogna aggiungere, però, che sia la disciplina regionale, sia le dichiarazioni di numerosi dirigenti della Regione Lombardia associano l’introduzione dei CReG ad uno sforzo di policy compiuto per ampliare e valorizzare il ruolo della Medicina Generale. Lo stesso «diritto di prelazione» esercitabile sui CReG da parte dei MMG è facilmente interpretabile come un invito rivolto ad assumersi più responsabilità nell’assistenza alla cronicità, al di fuori degli strumenti di contrattazione integrativa tradizionalmente propri della medicina convenzionata; 74 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia • • le società di servizi/di telemedicina sono ritenute dalla dirigenza regionale «fornitori di tecnologia» nei confronti dei gestori del CReG, il cui supporto risulta, in alcuni casi, imprescindibile per rispettare i requisiti organizzativi e tecnologici posti dalla disciplina regionale. Da rilevare, tra l’altro, il sostanziale oligopolio nel campo delle SdS, che vede la presenza di tre soggetti organizzati. Tra i servizi a maggiore valore aggiunto, la telemedicina (teleconsulto, homecare e formazione) riveste naturalmente un’importanza crescente, rappresentando un’opportunità per gestire pazienti assistiti a domicilio e caratterizzati da necessità assistenziali a intensità medio – bassa; gli erogatori pubblici e privati accreditati, le case farmaceutiche e le farmacie mantengono le loro funzioni tradizionali, dovendosi, però, coordinare maggiormente con il soggetto gestore del CReG. Tale coordinamento può concretizzarsi nella predisposizione di specifici servizi (si pensi agli ambulatori dedicati per patologia), nella programmazione congiunta dei flussi di pazienti, nell’integrazione dei sistemi informativi, ecc. Figura 3.11 Ruolo e interazioni tra i soggetti chiave del sistema CReG Definizione volumi, controllo produzione Regione -Pagamento farmaci (*) Pagamento produzione ASL -Regolamentazione e monitoraggio di sistema -Pagamento tariffe CReG al netto dei consumi sanitari Trasmissione flussi informativi dei pazienti MMG Gestore del CReG Indirizzo e monitoraggio consumi farmaceutici Aziende farmaceutiche CENTRO SERVIZI Prenotazione prestazioni Specialistica Amb. Farmacie Accompagnamento paziente; (erogazione?) Distribuzione farmaci (*): si presume l’esenzione per patologia Prescrizione Società di servizi Telemedicina; (supporto/gestione Centro Servizi) attori che concludono contratti o accordi con il gestore del CreG Erogatori pubblici e privati Erogazione Pazienti Fonte: nostra elaborazione. L’avvio della Sperimentazione dei CReG (2011-2013) Chiarita la configurazione complessiva del sistema CReG, è interessante capire come questo innovativo modello sia entrato nella fase di implementazione. Il nuovo sistema è stato introdotto in cinque ASL «pilota»: Milano (ex ASL «Milano 75 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Città»), Milano 2 (Melegnano), Bergamo, Como, Lecco. Queste cinque aziende, nella seconda metà del 2011, hanno emanato di primi bandi per l’«affidamento del servizio sperimentale di gestione del CReG», riservati, «in prima pubblicazione» a MMG in forma singola o associata. Per approfondire le logiche di committenza in questo innovativo ambito e cogliere il contenuto dei servizi offerti dal gestore del CReG, è utile riportare alcuni estratti dei relativi bandi di gara 25: • • • • • si ribadisce il riferimento alle patologie, alle tariffe e ai requisiti organizzativi e tecnologici della DGR IX/1479/11 e della DDG Sanità 4383/11; i professionisti che intendono aderire devono costituire un Ente Gestore dotato di personalità giuridica (società di servizio, cooperativa, associazione temporanea di impresa o altro) 26; la durata del contratto tra ASL e gestore è di 12 mesi, rinnovabile per altri 12; l’offerta deve indicare il numero di pazienti che prenderà in carico e dovrà definire chiaramente i percorsi clinico - gestionali relativi ai diversi gruppi di patologie; la ASL, attraverso un’ apposita commissione nominata dal Direttore Generale, valuta l’offerta secondo criteri esclusivamente qualitativi, che sono riassunti nella seguente tabella: Tabella 3.7 Elementi di valutazione per l’assegnazione dei CReG (ASL Mi e Mi 2) Elemento Flussi informativi Protocollli operativi e procedure di controllo Forniture Parametri 1. Coordinamento delle prestazioni sanitarie e registrazione in un EPR compatibile con il SISS 2. Sviluppo di interfacce di accesso ai sistemi 3. Condizioni di raccolta, elaborazione, trasmissione dati (allarmi compresi) 1. Somministrazione, elaborazione e trasmissione trimestrale alla ASL di questionari di custode satisfaction 2. Sviluppo di un sistema di gestione dei reclami e delle relative azioni correttive 1. Consegna, gestione, manutenzione e ritiro a domicilio delle apparecchiature richieste dai profili di cura 2. Formazione dei pazienti e dei familiari in riferimento alle apparecchiature installate 3. Fornitura e supporto di altri servizi Peso/100 20 Punti 20 10 15 5 10 25 Si tratta delle ASL di Milano e Milano 2 - Melegnano, pubblicati rispettivamente il 22 e il 25 Luglio 2011 e con scadenza nel corso di settembre 2011. 26 Il gestore del CReG «opera nel rispetto di quanto contenuto nell’art. 54 («Forme associative dell’assistenza primaria») dell’ «Accordo Collettivo Nazionale per la Disciplina dei Rapporti con i Medici di Medicina Generale in materia di ambiti territoriali di scelta»». 76 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia Organizzazione e gestione Centro Servizi Personale Proposte migliorative 1. Condizioni di avvio e funzionamento: orari, protocolli di gestione documentale e formazione degli operatori 2. Esperienza nel campo della telemedicina (priorità a progetti svolti in Lombardia) 3. Gestione delle situazioni critiche, dei triage e della documentazione 4. Servizio di compliance farmacologica, di personalizzazione del farmaco e di formazione del paziente 1. Accordi di collaborazione con MMG del territorio e modalità di raccordo con specialisti, CA e 118. 2. Individuazione di coordinatore medico e case manager opportunamente formati Innovazioni tecnologiche e di processo finalizzate al miglioramento qualitativo del servizio e al contenimento dei costi. 35 30 25 20 5 5 Fonte: avviso pubblico rivolto ai MMG della città di Milano per l’affidamento del servizio sperimentale di gestione del CReG. • • il vincitore è selezionato calcolando un «indice di valutazione del progetto» pari alla sommatoria dei punteggi ponderati ottenuti per ciascun elemento di valutazione (Tabella 3.7).; la ASL fissa il numero di pazienti coinvolti nella sperimentazione (a Milano, 50.000, con l’obbligo per ogni singolo gestore di prendere in carico almeno 8.500 malati; a Milano 2, i pazienti coinvolti sono 15.000). Se il vincitore offre di assistere meno pazienti rispetto a quelli complessivamente interessati dal progetto, sono incaricati altri gestori ritenuti idonei, secondo la graduatoria di gara e fatto salvo un punteggio minimo di idoneità. A livello regionale, con l’aggiudicazione dei «primi bandi» a Marzo 2012, il 15,5 per cento dei MMG aveva aderito al nuovo modello CReG, coinvolgendo oltre 40.000 pazienti 27. Dopo la divulgazione di questi dati, la DGR IX/4334/12 ha confermato la sperimentazione nel 2013, precludendo, però, fino al 31/06/12, l’ingresso di nuovi medici nelle cooperative esistenti. La regione, inoltre, con la stessa delibera ha incoraggiato gli accordi tra MMG ed erogatori accreditati (sia pubblici che privati) per fornire assistenza specialistica ambulatoriale presso gli studi medici del gestore del CReG. Infine, la DGR IX/4334/12 ha esplicitato, per la prima volta, la possibilità di un’integrazione del sistema CReG coni servizi ADI e le reti cliniche. 27 Comunicato stampa di Regione Lombardia del 24/03/2012, disponibile on line http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=News&childpagename=Regione%2FDetail&cid=1213 504631429&pagename=RGNWrapper. 77 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Per quanto riguarda il livello aziendale, a Como, Bergamo, Lecco e Milano 2 le cooperative hanno iniziato la fase di presa in carico dei pazienti e si attendono tuttora comunicazioni ufficiali sui primi outcome clinici e gestionali. Nella ASL di Milano, invece, la Direzione ha stimolato l’ingresso di altri gestori, emanando in rapida successione (Agosto 2012 e Gennaio 2013) due bandi per l’affidamento di nuove coorti di pazienti (allegato alla Del.1317 del 06/08/2012 recante il bando ASL a scadenza 19/10/2012 e bando ASL Milano a scadenza 20/02/13). Nel corso del 2012 e nel 2013 il numero complessivo dei MMG partecipanti è lievemente aumentato. A Novembre 2013, avevano aderito ai CReG il 17,3% dei MMG lombardi operanti nelle ASL della sperimentazione, con marcate differenze territoriali (Tabella 3.8). Tabella 3.8 MMG e pazienti coinvolti nella sperimentazione dei CReG a Novembre 2013 ASL MMG totali MMG coinvolti 28 Milano Milano 2 Bergamo Como 1.093 379 679 370 Lecco 213 Totale 2.734 Pazienti coinvolti 30 51 (4,7%) 41 (10,9%) 206 (30,3%) 103 (27,8%) Pazienti eleggibili 29 12.232 10.433 43.093 23.697 75 (35,2%) 18.114 11.921 (65,8%) 476 (17,4%) 107.569 64.158 (59,6%) 6.730 (55%) 5.857 (56,1%) 21.845 (50,7%) 17.805 (75,1%) Fonte: Zocchetti, 2013. 3.3.2 Impostazione e primi sviluppi delle cure sub-acute 31 Secondo la definizione della disciplina regionale, le cure sub-acute sono trattamenti sanitari erogati senza soluzione di continuità dopo un ricovero acuto o in alternativa allo stesso, per contrastare uno o più problemi clinici in fase attiva, diretti a pazienti prevalentemente anziani e affetti da patologie croniche. Le attività di cura, tipicamente a medio - bassa medicalizzazione, dovrebbero essere svolte in moduli da venti posti letto tecnici. La durata media delle degenze in strutture per cure sub-acute non dovrebbe essere inferiore ai 10-15 giorni, comunque non superiore ai 30/40 giorni. 28 Numero totale di professionisti aderenti al CReG. Tra parentesi, la percentuale di MMG aderenti sul totale dei Medici operanti nella ASL. 29 Numero di pazienti dei MMG coinvolti che rientrano nei requisiti dei CReG. 30 Pazienti effettivamente presi in carico. La percentuale indica l’incidenza sui pazienti eleggibili. 31 DGR IX/937/10, DGR IX/1479/11, DDG San 4383/11, DGR IX/2633/11, DGR IX 4334/12 78 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia La regione stabilisce specifici criteri clinici per il trasferimento in strutture subacute, oltre ai requisiti di accreditamento delle stesse. Indica, inoltre, una scheda - tipo per l’arruolamento del paziente nella struttura e un relativo indice di intensità assistenziale. La tariffa giornaliera indicativa individuata dalla regione è variabile tra i 150 e i 190 euro, stimata in base ai dati raccolti tramite le sperimentazioni già in atto (distretto Soncino ASL Cremona, ASL Milano e ASL Varese). Secondo la dirigenza regionale, i costi di attivazione delle cure sub – acute troveranno parziale compensazione nei risparmi dovuti a un più appropriato utilizzo delle strutture per acuti. Secondo quanto stabilito dalla disciplina regionale, le strutture accreditate di tipo sanitario in cui sono attivati i posti letto subacuti sono preferibilmente di dimensione medio - piccola, non inserite nella rete dell’emergenza-urgenza. In realtà, diverse aziende ospedaliere dell’area metropolitana milanese hanno avviato, o progettano di avviare, attività di cure subacute. I posti letto sub-acuti possono essere gestiti sia da personale interno, già impiegato presso le strutture, che da personale esterno, dipendente da operatori specializzati privati accreditati. Il fabbisogno strutturale per le attività subacute in Lombardia è quantificato dalla DGR IX/937/10 in 1.146 posti letto, nella classica proporzione pubblico/privato «7/3». Nel corso del 2011, però, la Regione ha registrato la conversione di circa 880 posti letto da acuti a sub-acuti totali (aziende pubbliche e private accreditate). Con le determinazioni per la gestione del SSR per il 2013, la regione ha stabilito che è possibile incrementare le attività per sub acuti convertendo posti letto ordinari realmente utilizzati. Infine, il budget collegato a questa particolare tipologia di posti letto tecnici deriva, per il 2012 come per il 2013, per il 50 per cento dal budget della struttura e per il 50 per cento dalle risorse del SSR «nel suo complesso». A quasi due anni dall’avvio delle attività sub acute, è interessante approfondire quali sono le caratteristiche degli utenti di questa tipologia di servizi. Da uno studio condotto dalla Fondazione Poliambulanza di Brescia (Boffelli, 2012) su propri pazienti (N=102) risulta che la maggior parte di essi proviene da reparti di geriatria (32,4 per cento) o medicina generale (23,5 per cento), seguiti da ortopedia (18,6 per cento). L’età media è molto avanzata (circa 80 anni), con una percentuale di donne pari al 67,6 per cento. Le principali diagnosi in ingresso sono l’intervento ortopedico e la malattia respiratoria (entrambe 20,6 per cento), oltre alla categoria residuale «altro» (16,7 per cento) e alle malattie gastrointestinali o epatiche (15,7 per cento). Il domicilio è la principale destinazione post-dimissione (53,5 per cento), con l’attivazione del servizio ADI nel 29 per cento dei casi. Più rari i trasferimenti verso reparti per acuti (16,2 per cento) o verso la riabilitazione geriatrica (15,2 per cento). Le attività per sub acuti, dal pur ristretto campione analizzato, sembra, quindi, svolgere in maniera effettiva la funzione di raccordo tra la degenza ospedaliera e il domicilio o la riabilitazione. Da segnalare, infine, che ben il 45,1 per cento dei pazienti sub-acuti vive solo, a testimoniare la funzione di alternativa alla dimissione o alla permanenza in un reparto per acuti, soluzioni spesso non adeguate per pazienti fragili anche dal punto di vista sociale. 79 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia 3.3.3 Possibili sviluppi dei nuovi modelli di integrazione ospedale-territorio: quali prospettive per il privato accreditato? Al termine dell’analisi documentale e della rielaborazione dei materiali raccolti attraverso i focus group, è stato possibile delineare il ruolo e le prospettive del privato accreditato nell’ambito delle recenti politiche lombarde a sostegno dell’integrazione ospedale-territorio. Il paragrafo che segue si propone di identificare i driver evolutivi sia del sistema CReG che del sistema di cure sub-acute, individuando le opportunità, le minacce e i fattori critici di successo per i privati accreditati. Secondo le dichiarazioni dei dirigenti regionali intervistati, il sistema CReG potrebbe subire modifiche al termine della fase di sperimentazione; è, comunque, improbabile che l’impianto generale del sistema sia radicalmente messo in discussione. Tale affermazione è motivata da diverse considerazioni: • • • il trend delle politiche nazionale e regionali nell’ambito delle cure primarie registra una crescente attenzione sia verso le forme di aggregazione della Medicina Generale 32, sia verso modalità di presa in carico globale del paziente cronico 33; la sperimentazione dei CReG è coerente con l’assetto del SSR lombardo, che prevede un sistema fondato sulla separazione tra committenza ed erogazione. Di fatto, la ASL esternalizza a un soggetto accreditato la funzione di raccordo tra gli erogatori e di indirizzo e supporto del paziente, provvedendo poi (i) al monitoraggio periodico delle sue condizioni di salute e (ii) al controllo dell’equilibrio finanziario di sistema. Da una dimensione di presa in carico diretta, relativamente critica in Lombardia (sia per le difficoltà nel coinvolgere i MMG, sia per la disarticolazione dei servizi specialistici sul territorio) le Aziende passano, anche in questo ambito, all’esercizio delle funzioni PAC. Si tratta di un ruolo da affinare e adattare, in cui, comunque, le ASL lombarde godono di competenze consolidate; il sistema dei CReG è un efficace strumento di programmazione e controllo economico delle risorse destinate alla cronicità. A eccezione delle premialità e 32 Si consideri, per esempio, l’importanza attribuita alle AFT (aggregazioni funzionali territoriali) e alle UCCP (Unità Complesse delle Cure Primarie) dall’ accordo collettivo nazionale con la medicina generale sottoscritto il 29/07/2009. Le UCCP sono state riproposte dal c.d. «Decreto Balduzzi», art. 1 (convertito nella L.189/2012). 33 Ci si riferisca, per esempio, al progetto «Dote Sanitaria», introdotto sperimentalmente nel 2009 in quattro ASL lombarde. La «dote sanitaria» prevedeva l’assegnazione di risorse aggiuntive a gruppi di MMG («comunità di professionisti che condividono conoscenze e metodi di lavoro») in base al numero di pazienti cronici assistiti, con riferimento alle principali patologie a elevato impatto sociale (diabete, ipertensione e TAO). L’ammontare della dote era determinato a partire da costi registrati dalla BDA, dagli interventi previsti dai PDT. Ogni anno il distretto era incaricato di valutare la compliance del paziente al PDT e la percentuale di dote sanitaria «consumata» in termini di prescrizioni per farmaci e prestazioni. Si capisce, quindi, come il sistema CReG si ponga in continuità con gli obiettivi di continuità della presa in carico e di responsabilizzazione dei MMG già delineati con il progetto «dote sanitaria». 80 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia delle sanzioni dovute alle performance, la tariffa CReG ha il grande pregio di definire e delimitare le risorse destinate alla cronicità; il rischio economico viene trasferito, almeno in buona parte, dall’ente pubblico al gestore (che potrà, a sua volta, condividerlo con altri soggetti come la SdS). Nel breve periodo, non è facile prevedere se i CReG condurranno a un aumento o a una diminuzione dei livelli di spesa per paziente: più elevati consumi dovuti alla maggiore aderenza terapeutica potrebbero compensare o meno la diminuzione dell’inappropriatezza. Al di là degli esiti iniziali della sperimentazione, comunque, il sistema CReG appare coerente con le attuali necessità di razionalizzazione e contenimento della spesa sanitaria. In tale contesto, i MMG appaiono come gli attori teoricamente più idonei per la presa in carico del paziente: localizzati sul territorio, caratterizzati da un approccio olistico e da un contatto diretto con il paziente, potenzialmente in posizione privilegiata per coordinare sia gli interventi sanitari che socio-assistenziali. Nel valutare le prospettive degli erogatori privati accreditati all’interno del sistema CReG, è necessario distinguere tra due scenari: • • le cooperative di MMG, presumibilmente in partnership con altri attori (società di servizi, o la stessa ASL), riescono a dotarsi degli strumenti gestionali e tecnologici per rispondere da soli alla consistente domanda di assistenza. I MMG si confermano, quindi, come soggetti gestori del sistema CReG. I privati accreditati mantengono invece il ruolo di erogatori «puri». Ciò non significa che questi ultimi debbano restare ai margini del sistema: è facile prevedere la conclusione di accordi con cui il gestore del CReG assicura ai propri assistiti una porzione di agenda di uno o più erogatori accreditati. Così facendo, il gestore assicura ai pazienti minori tempi d’attesa e alti standard qualitativi; gli erogatori hanno, invece, l’opportunità di «blindare» parte dei propri volumi produttivi; le cooperative di MMG non riescono a rispondere in maniera esaustiva alla domanda assistenziale; di conseguenza, la regione apre alla candidatura come gestori di altri soggetti già delineati dalla DGR IX/937/10. I privati accreditati potrebbero, quindi, proporsi come gestori del CReG, facendo leva sulla dotazione organizzativa e tecnologica (per esempio, call center e strumentazioni per la telemedicina già disponibili) oppure sul know-how clinico specialistico (per esempio, centri per patologia interni alle strutture ospedaliere). Una funzione chiave per acquisire centralità nel sistema resta la verifica della compliance dei pazienti (aderenza al piano terapeutico) e dell’esito clinico. Quest’ultima può essere potenzialmente svolta dall’Azienda per monitorare l’efficacia dello schema, dai MMG, dalla società di servizi (che nei propri sistemi informativi dispone dei dati di accesso alle cure e dei referti, con gli indicatori di 81 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia esito), così come dagli erogatori pubblici e privati accreditati. L’esercizio della funzione di monitoraggio della compliance determina l’empowerment istituzionale dell’attore che la agisce, perché, utilizzando una metrica clinico- professionale difficilmente contestabile, permette di esprimere valutazioni di merito sull’efficacia organizzativa e clinica dei singoli attori coinvolti nello schema. Assumendo che la direzione di policy sia ormai stata imboccata, è possibile prevedere una crescente integrazione tra assistenza sanitaria e sociale, che potrebbe aprire nuove possibilità di ingresso nel mercato per alcuni erogatori privati accreditati che si occupano, per esempio, di residenzialità territoriale o assistenza domiciliare. Spesso i malati cronici più gravi sono anziani con disabilità, per i quali appare sensata, dal punto di vista organizzativo, una fusione tra il sistema dei CReG e l’ADI. A questa considerazione si aggiunge l’esigenza di razionalizzare le competenze all’interno della Regione Lombardia: benché ADI e CReG siano entrambi finanziati attraverso il SSR, il primo servizio dipende dall’Assessorato Famiglia e Solidarietà Sociale, mentre i CReG fanno riferimento all’assessorato Sanità. La nascita di un eventuale sistema integrato di risposta alla cronicità (che includa una quota rilevante di care giving) porterebbe a rilevanti modifiche delle fonti di finanziamento dell’assistenza. Mentre le prestazioni sanitarie incluse nei LEA sono tradizionalmente a totale carico del SSR, l’introduzione di una forte componente sociale implicherebbe un significativo contributo privato out of pocket. Opportunità e minacce per i privati accreditati, sia come erogatori «puri» (scenario 1) che come gestori-erogatori (scenario 2), sono sintetizzate nella Figura 3.12. EEPA erogatori puri Figura 3.12 Opportunità (O) e minacce (T) per gli erogatori privati accreditati (EPA) nel sistema CReG O Aumento dei volumi di produzione e del budget attraverso accordi con il provider Ritorno in termini di notorietà e immagine T Scarso potere contrattuale in caso di provider monopolista/oligopolista EEPA erogatori e gestori del CReG O Aumento dei volumi di produzione e del budget Economie di scala Economie di scopo Ritorno in termini di notorietà e immagine Allargamento e diversificazione delle attività in un’area strategica (territorio e cronicità) T Quadro regolatorio ancora incerto Complessità gestionale Rischio di conflitti con altri attori del sistema (MMG) Fonte: nostra elaborazione. 82 Copyright Egea 2014 Strumenti pubblici per regolare il ruolo degli attori privati accreditati: il caso della Regione Lombardia In entrambi gli scenari, il principale elemento da tenere in considerazione è la possibilità che il gestore del CReG possa modificare la ripartizione del budget di specialistica ambulatoriale tra i differenti erogatori. Negli ultimi anni, gli erogatori di prestazioni ambulatoriali hanno raggiunto, di norma, il tetto produttivo fissato dalla regione. Considerata l’attuale necessità di contenere la spesa sanitaria, è improbabile che siano significativamente riconosciute le eventuali eccedenze. A livello di sistema, quindi, i budget dell’ambulatoriale non hanno concrete prospettive di crescita (si veda § 3.2). In termini relativi, invece, la possibilità di stringere accordi con un gestore in grado di indirizzare i consumi sanitari dei propri pazienti cronici potrebbe costituire un elemento in grado di accrescere i volumi di produzione (e, dunque, le attribuzioni di budget) del singolo erogatore a scapito di altri, lasciando invariata la spesa complessiva. Con riferimento alle cure sub-acute, non si profilano, invece, grandi opportunità di sviluppo né per i privati accreditati né per altri attori del sistema. La policy appare principalmente motivata da obiettivi di risparmio finanziario, oltre che dall’adeguamento ai bisogni di salute emergenti e dalle indicazioni nazionali di programmazione sanitaria. La dirigenza regionale tende a escludere l’apertura di nuove strutture per sub-acuti, chiudendo di fatto l’ingresso a MMG o operatori dell’assistenza socio-sanitaria. Per quanto riguarda, invece, gli erogatori accreditati nell’ambito ospedaliero, è terminata con il 2011 la fase di incentivo alla conversione dei posti letto da acuti a sub-acuti, durante la quale la produzione relativa ai nuovi posti letto tecnici è stata mantenuta extrabudget. La programmazione di spesa ad hoc per i posti letto sub-acuti che si profila per i prossimi esercizi ha il chiaro obiettivo di spostare una quota delle risorse verso modalità di ricovero a minore intensità assistenziale, riducendo in termini assoluti le attribuzioni ai singoli erogatori. 3.3.4 Conclusioni I CReG e le cure sub-acute costituiscono due significative innovazioni di politica sanitaria dirette a colmare la relativa debolezza del SSR lombardo nell’ambito dell’assistenza territoriale ai malati cronici e anziani. L’ambizioso obiettivo è quello di trasferire una parte dell’eccellenza clinica maturata in ambito ospedaliero verso livelli di cura a minore intensità assistenziale, responsabilizzando in primis la categoria dei Medici di Medicina Generale. Il downshifting verso il territorio, all’insegna della prevenzione e dell’appropriatezza, dovrebbe garantire ai pazienti trattamenti di minore intensità a parità di efficacia clinica, garantendo al contempo un risparmio per il SSR. Inoltre, con particolare riferimento al sistema CReG, le nuove politiche sanitarie aprono spazi per il protagonismo e lo spirito imprenditoriale dei soggetti convenzionati (MMG) o privati (Società di servizi), in coerenza con l’impostazione di fondo del sistema lombardo. Una criticità da tenere in considerazione è la complessità del sistema, almeno sotto il profilo della numerosità degli attori di sistema e delle reciproche relazioni. Ogni soggetto 83 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia fortemente coinvolto (si veda la Figura 3.11) deve compiere uno sforzo nel rivedere e rafforzare il proprio ruolo secondo nuovi paradigmi del sistema. La regione, dopo una prima fase in cui l’identità del soggetto gestore non era ancora chiaramente definita, tra il 2012 e il 2013 ha scommesso sul ruolo centrale delle cooperative di MMG come gestori dei CReG, soprattutto in un’ottica di rivalorizzazione e stimolo della funzione della Medicina Generale. Il presupposto per il successo della sperimentazione resta, comunque, la capacità dei professionisti di dotarsi di adeguati strumenti per ampliare e integrare i servizi da loro offerti e, parallelamente, per gestire il rischio economico. Qui la regione deve assicurare la chiarezza normativa, la semplicità amministrativa e la necessaria apertura all’ascolto e all’accompagnamento dei professionisti. Resta insostituibile il ruolo della regione e della ASL, con riferimento alla funzione di programmazione e controllo di sistema. I CReG devono garantire il difficile equilibrio tra tariffe adeguate a remunerare i fattori produttivi dell’erogatore, efficacia delle cure e contenimento della spesa. La chiave per riuscire in tale complesso percorso è, innanzitutto, l’elaborazione (regionale/aziendale) di percorsi, linee guida e/o standard minimi per le attività di diagnosi e terapia. A seguire, è necessario definire e monitorare indicatori relativi ai processi di cura e agli outcome di salute in grado di indirizzare le attività cliniche verso appropriatezza e qualità. Tali indicatori vanno, poi, accompagnati da adeguati meccanismi, anche economici, di premialità e sanzione. È, poi, opportuno che la regione inizi a riflettere sulle modalità con cui integrare l’assistenza medica e quella sociale per i pazienti fragili. È necessario irrobustire l’integrazione interprofessionale, che storicamente rappresenta un altro punto di relativa debolezza del sistema lombardo rispetto ad altri modelli regionali come quello emiliano - romagnolo o toscano (Carbone et al., 2012). Infine, un fattore di incertezza, sebbene connaturato alla fase di sperimentazione, è il ruolo che il policy maker intende delineare per gli erogatori accreditati. Nel complesso, l’introduzione dei CReG e delle cure sub-acute denota la positiva volontà di innovare la sanità lombarda. Le nuove politiche di integrazione ospedale-territorio sono coerenti sia con i bisogni di salute, sia con l’impostazione e gli indirizzi strategici del SSR, che tradizionalmente riservano spazio e attenzione all’iniziativa e alle capacità imprenditoriali del privato, sia esso profit o non profit. Si tratta di un’impostazione che ha dato prove positive in ambito ospedaliero, ma che dovrà essere diversamente declinata sul piano dell’assistenza territoriale. Ancora una volta, la sfida della funzione regolativa consiste nel mantenere la regia del sistema attraverso rigorosi sistemi informativi, regole chiare ed efficaci incentivi, lasciando poi spazio al dinamismo e all’inventiva degli attori sociali e di mercato nella risposta al bisogno. 84 Copyright Egea 2014 4. Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate di Giuliana Bensa, Clara Carbone e Carlo De Pietro 4.1 Confronto tra i posizionamenti strategici degli ospedali pubblici e privati accreditati in Lombardia 1 Il presente paragrafo si inserisce nel quadro degli studi sul tema del benchmarking 2 in ambito sanitario. Tale metodologia ha avuto, negli ultimi anni, una rilevante diffusione nel contesto delle aziende sanitarie del nostro paese, in parte legata al processo di riforme del SSN dei primi anni ‘90, che ha introdotto strumenti e logiche tipici delle imprese nell’ambito delle aziende sanitarie. Rispetto alle diverse forme che ha assunto la tecnica del benchmarking nel settore pubblico in generale e nelle aziende sanitarie in particolare, questo lavoro si basa sull’applicazione della tecnica di benchmarking delle performance (o data benchmaking) 3. L’elaborazione dei dati e la costruzione di ranking delle 1 Il paragrafo è a cura di Giuliana Bensa, Clara Carbone e Carlo De Pietro, e riporta i contenuti della ricerca “Il benchmarking delle performance: una metodologia di analisi della produzione ospedaliera” finanziata da Assolombarda e svolta nel biennio 2006-2007. 2 In generale, una definizione completa ed esaustiva di benchmarking si trova in Spendolini (1992) che lo definisce un processo di misurazione sistematico e continuo di prodotti, servizi e processi organizzativi di aziende riconosciute come best practices mediante il quale le aziende stesse, ponendo a confronto le loro performance, ottengono informazioni che possono contribuire al miglioramento di queste ultime. 3 Le altre forme di benchmarking riconosciute dalla letteratura (Ammons et al., 2001; Lucianelli, 2002, Valotti e Turrini, 2006) sono: il benchmarking strategico (processo direttamente collegato con lo sviluppo della pianificazione strategica di un’azienda sanitaria e consistente nella definizione exante di alcuni «standard assoluti» che rappresentano i termini di confronto in base a cui misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi strategici) e il benchmarking funzionale o competitivo (attività di confronto che sottolinea la comparazione con specifici processi gestionali di organizzazioni che non sono necessariamente concorrenti diretti). Si segnala, inoltre, che mentre la forma di benchmarking funzionale è mutuata direttamente dal mondo delle imprese, le altre due forme (benchmarking strategico e benchmarking delle performance) si sono sviluppate autonomamente nel settore pubblico (Valotti e Turrini, 2006). 85 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia performance delle aziende che partecipano al percorso di benchmarking sono la base per un confronto successivo sui processi gestionali che hanno prodotto i risultati osservati. In pratica, le iniziative di benchmarking di performance vedono l’alternarsi di due momenti distinti: la misurazione e valutazione dei risultati ottenuti delle aziende coinvolte e il confronto successivo sui processi che hanno portato a tali risultati (Fine e Snyder, 1999). Prima di presentare l’obiettivo e la metodologia dello studio oggetto del paragrafo, è necessario sottolineare alcuni aspetti teorici sul processo di avvio di iniziative di benchmarking e sulle sue fasi. Riguardo al primo aspetto, la letteratura ha evidenziato, con particolare riferimento al settore sanitario, l’esistenza di due tipologie di iniziative di benchmarking classificabili sulla base del soggetto che le promuove (Del Vecchio e Galli, 2005): benchmarking top-down e benchmarking bottom-up. La prima categoria comprende le esperienze legate ai vari osservatori, nazionali e regionali, che periodicamente sottopongono a indagine l’attività svolta da tutti i soggetti operanti nel SSN al fine di guidare dall’alto un percorso di riforma, o un semplice insieme di cambiamenti 4. Il percorso top-down può avere indubbi vantaggi legati alla realizzazione di confronti sistematici tra le strutture coinvolte, all’identificazione di posizionamenti relativi di ogni azienda studiata fino alla creazione di un portato informativo rilevante, dal momento che sono applicati strumenti di rilevazione e attivati flussi informativi standardizzati. Tuttavia, una delle problematiche connesse a tale approccio risiede nel fatto che i fenomeni vengono per lo più osservati senza essere interpretati e indagati nelle loro determinanti. Tale operazione, del resto, non è pensabile se svolta in maniera sistematica da un soggetto esterno con finalità prevalentemente valutative (Del Vecchio e Galli, 2005). La seconda categoria, l’approccio bottom-up, ha visto due fasi del suo sviluppo. Nella prima fase (anni ‘90), le aziende sono state spinte più da logiche competitive che di cooperazione e le esperienze di benchmarking hanno fatto leva sulle comunità professionali che si andavano consolidando attorno alla diffusione degli strumenti aziendali. Verso la fine degli anni ‘90, a fronte di un ruolo più invasivo del livello istituzionale regionale nei sistemi di pianificazione, programmazione e controllo delle aziende e di un mutato quadro di risorse e di condizioni ambientali, si sono favorite esperienze di confronto realizzate spontaneamente dalle aziende attraverso la costituzione di network o progetti 4 Uno dei più recenti esempi di benchmarking top-down è rappresentato dal Progetto Mattoni. Si tratta di un progetto promosso dal centro con una pluralità di obiettivi, tra cui quello di favorire, una volta a regime il NSIS, la diffusione di una cultura della valutazione nell’ottica del confronto costruttivo tra i SSR e, quindi, tra le aziende dell’intero SSN su temi specifici collegati a ciascun mattone quali, per esempio, liste di attesa, specialistica ambulatoriale, appropriatezza delle prestazioni, etc.. Altri esempi sono rappresentati, a livello centrale, dal comitato per la verifica dell’erogazione dei LEA in condizioni di efficienza e appropriatezza o dal progetto SIVeAS (Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria); a livello regionale, dai progetti con finalità di creazione di cruscotti direzionali del SSR (per esempio, il progetto bersaglio della Regione Toscana). 86 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate interaziendali. Tali iniziative si sono aggiunte a quelle in corso su base professionale. In questo approccio, contrariamente a quello top-down, l’osservazione avviene da parte di un soggetto che opera all’interno dell’azienda e il network che viene a delinearsi non configura più una relazione interistituzionale fra aziende, ma un rapporto personale e, spesso, informale tra i soggetti interessati. Tuttavia, i punti di debolezza di tale approccio sono naturalmente collegabili al limitato commitment aziendale, che può ostacolare, da una parte, la costruzione e il trasferimento di conoscenze a livello collettivo e, dall’altra, la rapida ed efficace trasformazione delle conoscenze in azione di cambiamento (Del Vecchio e Galli, 2005). Rispetto alle fasi da seguire nell’applicazione di un qualsiasi percorso di benchmarking delle performance, Valotti e Turrini (2006) evidenziano quattro fasi: • • • • individuazione delle unità organizzative dei settori dell’azienda da porre a confronto: tale selezione può derivare dall’importanza che essi rivestono rispetto alle strategie delle aziende partecipanti, dal fatto che sono rivolti alla maggior parte della popolazione o che assorbono la maggior parte della spesa (Coe, 1999); individuazione delle dimensioni di performance e loro misurazione: queste variabili possono essere di natura economica (costo per servizio erogato) e/o di natura tecnica (misurazione della produttività delle aziende sanitarie) 5; raccolta ed elaborazione dei dati: questa fase vede l’uso di tecniche e competenze ascrivibili alle metodologie quantitative e/o strutturate (questionari con risposte chiuse e altamente standardizzati come strumento di raccolta dati e analisi di statistica descrittiva per l’elaborazione delle informazioni e la costruzione di ranking) 6; confronto e valutazione dei risultati ottenuti e dei processi che hanno portato a tali risultati: questa fase richiede il ricorso a tecniche di gestione delle dinamiche di gruppo attraverso lo strumento dei focus group o workshop, che hanno l’obiettivo di agevolare il confronto e far emergere i punti di contatto fra le diverse esperienze. 5 In generale, mentre la selezione dei settori può risultare agevole, la condivisione delle dimensioni di analisi di performance può risultare problematica, soprattutto se tale fase è partecipata con le aziende messe a confronto. 6 Questa fase risulta di estrema importanza, in quanto il grado di disponibilità degli enti a partecipare al benchmarking è proporzionale all’efficienza e alla qualità dei flusso informativo necessario per la costruzione del ranking fra le aziende coinvolte. Nel coinvolgimento delle aziende devono essere contemplate tre esigenze: (i) l’azienda partecipante deve percepire l’utilità del lavoro di benchmarking ed essere consapevole dei benefici a esso correlati (Ammons et al., 2001); (ii) la similarità tra le aziende partecipanti al progetto che, se seguito, agevola il confronto e aumenta la spinta motivazionale al cambiamento del singolo ente (Coe, 1999); (iii) nel caso di progetti sviluppati e sostenuti da livelli di governo sovraordinati è fondamentale mantenere una buona rappresentatività del campione selezionato rispetto alla popolazione di riferimento (Valotti e Turrini, 2006). 87 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Il lavoro di ricerca presentato in questo paragrafo, promosso direttamente da un gruppo ristretto di aziende sanitarie 7, ha seguito un percorso bottom-up, ponendosi l’obiettivo di proporre una metodologia di analisi delle prestazioni di assistenza ospedaliera per avviare la diffusione di confronto costruttivo e di sistemi di collaborazione in ambito sanitario. In particolare, il paragrafo, dopo una descrizione puntuale dell’obiettivo e della metodologia della ricerca (§4.1.1), presenta i risultati dell’indagine ottenuti attraverso un percorso di analisi e di rappresentazione delle più significative similitudini e differenze delle unità comparate (§4.1.2). Infine, trae alcune considerazioni conclusive, sottolineando i punti di originalità e i limiti dello studio (§4.1.3). 4.1.1 Obiettivo e metodologia di ricerca Come già anticipato, l’obiettivo della presente ricerca è di individuare una metodologia di analisi della produzione delle prestazioni ospedaliere, erogata a livello di reparto, partendo dai flussi informativi periodicamente raccolti dai SSR. La finalità ultima perseguita è quella di definire un percorso di analisi da cui ricavare un set di indicatori di performance capaci di qualificare i reparti e di spiegare, laddove necessario, le diversità che possono emergere fra le realtà di indagine. Le fonti informative utilizzate sono state, quindi, le schede di dimissione ospedaliera (SDO), riferite all’anno 2005, di cui la Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia ha reso disponibile un’estrazione compatibile con la tutela dei dati personali dei pazienti 8. Il campione oggetto dell’analisi è costituito da dieci strutture di ricovero (cinque pubbliche e cinque private accreditate) che operano nei confini della provincia di Milano. Di queste strutture sono stati selezionati nove reparti, scelti sulla base di criteri predefiniti. Da un lato sono stati inclusi i reparti più diffusi, presenti in tutte (o quasi) le strutture, dall’altro i reparti ad alta complessità, presenti in una parte delle strutture. Le specialità analizzate sono le seguenti 9: • • • chirurgia generale (presente in tutte le strutture) urologia (presente in tutte le strutture) cardiologia (presente in nove strutture) 7 Lo studio oggetto del presente capitolo è stato promosso da Assolombarda – gruppo merceologico Sanità – con la collaborazione delle aziende sanitarie pubbliche selezionate. 8 Il database su cui sono state effettuate le elaborazioni non conteneva le informazioni identificative del paziente, nel rispetto della legge che tutela la riservatezza dei dati sensibili. Rispetto alle potenzialità offerte dalle SDO complete, non è stato possibile, quindi, svolgere indagini più puntuali sull’insieme complessivo di prestazioni erogate a un singolo soggetto in un determinato periodo di tempo (per esempio, i ricoveri ripetuti per la stessa patologia nell’ambito di una stabilita finestra temporale risultano come due ricoveri separati). 9 In questo capitolo i termini «specialità» e «reparti» sono usati come dei sinonimi. Ciò ha generato dei problemi di rilevazione nel caso di alcune strutture considerate in cui non sempre esiste tale sovrapposizione tra il reparto e la specialità. 88 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate • • • • • • ortopedia e traumatologia (presente in nove strutture) oculistica (presente in nove strutture) oncologia medica (presente in sette strutture) recupero e riabilitazione funzionale (presente in otto strutture) cardiochirurgia (presente in sei strutture) ematologia (presente in quattro strutture). È importante sottolineare che per quanto l’analisi si sia focalizzata solo sui reparti sopra riportati, il primo passo è stato quello di collocare tali reparti nell’ambito dell’attività dell’intera struttura organizzativa, per valutarne il grado di specializzazione e le conseguenti possibili influenze sulla produzione complessiva della struttura. Per fornire una chiave di lettura dell’attività di ciascun reparto, la ricerca ha sviluppato un percorso finalizzato a descrivere le caratteristiche dell’attività erogata (quali sono le prestazioni erogate?), le modalità organizzative e operative (come vengono erogate le prestazioni?) e le caratteristiche della popolazione servita (a chi sono rivolte le prestazioni erogate?), attraverso un insieme di indicatori significativi e di facile interpretazione. Al fine di confrontare le strutture del campione, i risultati dello studio vengono presentati sulla base delle tre suddette dimensioni di analisi, proponendo per ciascuna di esse un set di indicatori. Si sottolinea, infine, che per ogni dimensione, le analisi vengono condotte seguendo due fasi successive: la prima prevede confronti di carattere generale e complessivi di tutti i reparti delle dieci strutture del campione; la seconda prevede approfondimenti specifici di alcuni reparti scelti di volta in volta in base alla loro significatività (si veda la Tabella 4.1). Infine, l’indagine non ha preso in considerazione la valutazione dei dati strutturali espressi in termini di PL (RO e DH) e indicatori basati su di essi (per esempio, analisi sui tassi di occupazione dei PL delle strutture nei vari reparti), in quanto i dati sui PL ufficiali che vengono solitamente resi disponibili dalle banche dati istituzionali non riflettono il reale utilizzo dei PL. A tal fine, dovrebbero essere avviate indagini ad hoc sul tempo medio di apertura dei PL nei singoli reparti 10. 10 Si rimanda comunque all’appendice per un approfondimento sui dati strutturali (PL complessivi e distinti in RO e DH) dei reparti considerati nelle dieci strutture del campione. I dati sono stati ricavati dalla Banca dati della Regione Lombardia. 89 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Tabella 4.1 Step logici di presentazione dei risultati dell’indagine Domande (dimensioni di analisi) 1° step (analisi generale) 2° step (approfondimento su alcuni reparti) Quali sono le prestazioni erogate? (caratteristiche dell’attività erogata all’interno del reparto) - Analisi quantitativa delle prestazioni erogate complessivamente e nei singoli reparti oggetto di indagine - Analisi qualitativa della casistica trattata in reparti selezionati (linee produttive, DRG, raggruppamenti di diagnosi ICD9, ecc.) Come sono erogate le prestazioni? (modalità organizzative ed operative con cui vengono erogate le prestazioni all’interno del reparto) - Analisi del setting/processo organizzativo adottato per le prestazioni erogate nei reparti oggetto di indagine - Analisi dell’appropriatezza delle prestazioni erogate dai reparti oggetto di indagine - Approfondimento sull’efficienza operativa di reparti selezionati(degenza media) Approfondimento sui casi con degenza di 1 giorno in ricovero ordinario (RO) e i casi Oltre Valore Soglia (OVS) di reparti selezionati Approfondimento sui trasferimenti dei pazienti di reparti selezionati - - A chi sono rivolte le prestazioni? (caratteristiche del bacino di utenza servito) - Analisi della provenienza dei pazienti trattati nei reparti oggetto di indagine - Approfondimento sull’età media dei pazienti ricoverati in reparti selezionati 4.1.2 I risultati dell’indagine Quali sono le prestazioni erogate? In questo paragrafo vengono analizzate le caratteristiche della produzione dei reparti selezionati nelle dieci strutture del campione seguendo le due fasi descritte sopra: in primo luogo, è stata elaborata un’analisi sui pazienti dimessi da ciascun reparto delle dieci strutture del campione proponendo degli indici di concentrazione della casistica; successivamente, si è focalizzata l’attenzione su una selezione di reparti su cui è stata effettuata un’elaborazione qualitativa delle attività erogate, raggruppando i casi dimessi sulla base dei sistemi di classificazione DRG (o relative sovra-categorie) e/o delle diagnosi principali ICD 11 (o relative sovra-categorie). 11 La classificazione internazionale delle malattie (ICD) è basata su due assi principali: l’eziologia e la sede anatomica della malattia. Sulla base di tali assi la classificazione si articola in diciassette capitoli: il criterio eziologico definisce sette «capitoli speciali» (malattie infettive e parassitarie, tumori, etc.); il criterio anatomico definisce dieci «capitoli locali», riferiti ad una specifica sede anatomica. A loro volta i capitoli sono suddivisi in: • blocchi: insieme di condizioni tra loro strettamente correlate (per esempio, il blocco 140-195 che rappresenta i Tumori maligni primari); • categorie: codice a tre caratteri, alcuni dei quali specifici e non ulteriormente suddivisibili (per esempio, 179 Tumori maligni dell’utero); 90 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate Dall’analisi sui pazienti dimessi da ciascun reparto (si veda la Tabella 4.2) emerge come le strutture private presentino una casistica più concentrata su un numero più basso di specialità rispetto a quello delle strutture pubbliche, facendo ipotizzare una maggiore propensione alla specializzazione: l’attività dei reparti selezionati rappresenta in media il 53 per cento di quella complessiva nelle strutture private (con tre strutture che superano il 60 per cento); in quelle pubbliche, il valore medio si attesta intorno al 38 per cento (con tre strutture che registrano valori uguali o inferiori al 37 per cento). Rispetto a questa tendenza fa eccezione la struttura «privata A», che, invece, evidenzia dei tratti simili a quelli delle strutture pubbliche sia in termini di numero di specialità presenti nella struttura, che in termini di concentrazione della casistica nell’ambito dei reparti selezionati. Tabella 4.2 Incidenza dei ricoveri (RO e DH) dei reparti selezionati sull’attività complessiva delle strutture, Casi complessivi e Numero specialità trattate Strutture campione Reparto Pubb A Pubb B Pubb C CARDIOCHIRURGIA 1% 3% 1% CARDIOLOGIA 11% 6% CHIRURGIA GENERALE 7% EMATOLOGIA 3% OCULISTICA ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA UROLOGIA Priv A Priv B Priv C 3% 2% 4% 10% 7% 9% 9% 9% 12% 4% 7% 7% 6% 3% 18% 8% 6% 4% 5% 7% 5% Pubb D Pubb E 3% 4% 5% 11% 8% 12% 12% 1% 4% 4% 4% 10% 8% 6% 3% 3% 3% 7% 3% 4% 4% 9% RRF 1% 1% 1% 5% ONCOLOGIA 4% 3% Totale reparti campione 37% 37% 34% Altre specialità 63% 63% 66% Priv D Priv E 6% 43% 11% 2% 13% 20% 5% 3% 4% 10% 1% 10% 8% 22% 12% 46% 44% 37% 61% 55% 70% 67% 54% 56% 63% 39% 45% 30% 33% 100 % 100% 100% Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% Casi complessivi 54.172 28.398 50.023 14.776 25.627 52.627 37.104 12.800 18.509 14.575 Numero specialità complessive 37 31 17 18 19 9 14 24 26 12 Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. • • sotto-categorie: codice a quattro caratteri, dove il quarto carattere fornisce un’ulteriore specificità o informazione relativamente all’eziologia, localizzazione e manifestazione clinica (quando presenti prevalgono rispetto al codice a tre caratteri); sotto-classificazioni: codici a cinque caratteri (quando presenti prevalgono rispetto al codice a tre caratteri). 91 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Il secondo passaggio ha affrontato la questione proponendo un’elaborazione qualitativa delle attività erogate raggruppando i dimessi sulla base di diversi sistemi di classificazione che permettessero una rappresentazione più appropriata rispetto dell’attività svolta. Per questo motivo, si sono proposti alcuni confronti relativi all’attività in RO di tre reparti classificata secondo metodologie diverse: Chirurgia Generale, Cardiochirurgia e Oncologia. Per il reparto di Chirurgia generale, l’analisi si è basata sul sistema di classificazione per linee produttive 12, da cui si evince che tutte le strutture (ad eccezione della struttura «Pubblica E» e, soprattutto, della «Pubblica D») erogano maggiormente prestazioni di tipo chirurgico nell’ambito della linea produttiva dell’apparato digerente (tra il 40 e il 70 per cento della casistica trattata complessivamente nel reparto, Figura 4.1). Altri due esempi proposti riguardano: (i) il reparto di cardiochirurgia (si veda la Figura 4.2), per il quale si è scelto di seguire la classificazione dei principali DRG, indicandone per ognuno il peso medio (PM) e dalla cui analisi si evince un’elevata eterogeneità dei DRG erogati sia tra le strutture considerate che nell’ambito della singola struttura; (ii) il reparto di Oncologia (si veda la Figura 4.3), per il quale si è scelto un metodo combinato dato dall’incrocio della classificazione dei DRG e quella derivante dalla classificazione internazionale delle diagnosi principali ICD (DRG «Trapianto del midollo osseo» e «blocchi» di diagnosi principali relativi al settore nosologico dei Tumori) 13 e dalla cui analisi si evidenzia una maggiore rilevanza della Chemioterapia in tutte le strutture considerate e la presenza degli interventi di «Trapianto del midollo osseo» solo in due delle cinque strutture con il reparto di Oncologia (Pubblica A e Privata E). 12 Le linee produttive sono costruite sulla base delle MDC e dei DRG trattati in ciascuna disciplina e classificati in base a criteri anatomici, eziologici, terapeutici e di età. 13 La classificazione DRG non consente di individuare attraverso un'unica Major Diagnostic Category (MDC) la casistica dei Tumori, che risultano «dispersi» in diverse MDC. Per avere una rappresentazione complessiva di tale casistica è, pertanto, indispensabile usare la classificazione internazionale delle diagnosi principali ICD (nelle sue varie versioni IX, X, ecc.), in grado di individuare attraverso il settore nosologico 2 (Tumori) tutti i dimessi che rientrano in tale categoria di diagnosi. Nell’analisi del reparto di Oncologia l’analisi proposta ha consentito, in primo luogo, di evidenziare una specifica prestazione di natura particolarmente complessa, quale il Trapianto di midollo osseo attraverso lo specifico DRG ad essa associato, in secondo luogo di raggruppare tutte le altre prestazioni del reparto in base ai blocchi di diagnosi principali del settore nosologico Tumori. 92 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate Figura 4.1 Incidenza percentuale delle linee produttive più frequenti nel reparto di Chirurgia Generale (2005) 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Pubb A Pubb B Pubb C Pubb D Pubb E App. Digerente chirurgico Priv A Priv B App. Digerente medico Priv C Priv D Priv E Tumori chirurgico Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. Figura 4.2 Incidenza percentuale dei DRG più frequenti (DO) nel reparto di Cardiochirurgia (2005) 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Pubb A Pubb B Pubb C Priv A Priv B Priv C 109 Bypass coronarico senza catet.card. (PM 109) 107 Bypass coronarico con catet.card. (PM 5,31) 105 Int. valvole card. maggiori cardiotoracici senza catet.card. (PM 5,68) 104 Int. valvole card. maggiori cardiotoracici con catet.card. (PM 7,84) Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. 93 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 4.3 Incidenza percentuale delle patologie più frequenti nel reparto di Oncologia (2005) 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Pubb A Pubb B Priv B Priv C Priv D Trapianto di midollo osseo Malattie del sangue e degli organi ematopoietici TM secondari Chemioterapia Come si erogano le prestazioni? Per la seconda dimensione di indagine, l’analisi si è concentrata sulle modalità organizzative e operative con cui vengono erogate le prestazioni all’interno del reparto proponendo delle elaborazioni che si basano su due tipologie di osservazioni diverse: da una parte, sui pazienti dimessi da ciascun reparto in regime di ricovero ordinario, dall’altra, sui pazienti ammessi e dimessi da ciascun reparto in regime di ricovero ordinario. Rispetto ai pazienti dimessi dal reparto sono state condotte: (i) per tutte le specialità considerate (1° fase), analisi sulla scelta del setting organizzativo e sull’appropriatezza delle prestazioni erogate e (ii) per alcuni reparti (2°fase), analisi sull’efficienza operativa di reparto in termini di degenza media. Con riferimento alla scelta del setting organizzativo (si veda la Tabella 4.3), le considerazioni sull’utilizzo del DH rispetto al ricovero ordinario nelle diverse strutture non possono prescindere dalle caratteristiche organizzative (variabili di contesto) 14 delle singole realtà aziendali: per esempio, la presenza o meno di un reparto dedicato al trattamento dei casi in DH «reparto di day hospital 14 Non vengono proposte considerazione in merito alla dotazione dei PL in quanto, come già citato, i dati strutturali espressi in termini di PL (DO e DH) e resi disponibili dalle banche dati istituzionali non riflettono il reale utilizzo dei PL. A tal fine, sarebbe opportuno avviare indagini ad hoc sul tempo medio di apertura dei PL nei singoli reparti. 94 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate multispecialistico» (per esempio, nella struttura «Privata A» i reparti non erogano casi in DH, ma solo attività in DO, ad eccezione della specialità di ematologia). A tal proposito, si segnala un’elevata eterogeneità nell’erogazione di casi in DH nei reparti considerati da parte delle strutture campione. In particolare, è interessante sottolineare come in alcuni casi l’attività in DH rappresenta più dell’80 per cento della casistica trattata: questo è il caso del reparto di Cardiochirurgia della struttura «Pubblica D», di Ematologia delle strutture pubbliche B e D e di Oculistica della strutture pubbliche B e D e della struttura privata E. Riguardo all’appropriatezza delle prestazioni erogate dai reparti (si veda la Tabella 4.4), è emersa un’incidenza contenuta dei casi LEA 15 per la maggioranza dei reparti del campione, a eccezione della specialità di Chirurgia generale (soprattutto per le strutture pubbliche) e di Oculistica (soprattutto per le strutture private). Tabella 4.3 Incidenza percentuale dei ricoveri in regime ordinario e diurno per i reparti selezionati e per singola struttura del campione (2005) Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. 15 Tale incidenza è stata calcolata come rapporto tra i casi a elevato rischio di inappropriatezza (così come individuati dal DPCM sui LEA) dimessi dal reparto (a esclusione dei casi di un giorno) in DO sui casi complessivi del reparto. Si è scelto di escludere i casi di un giorno erogati in DO, in quanto l’erogazione di questi ultimi, sebbene possa essere inappropriata, potrebbe dipendere da una dotazione non adeguata di PL accreditati in DH e/o dalla necessità di garantire la possibilità di un pernottamento ai pazienti non residenti nella regione. 95 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Tabella 4.4 Incidenza percentuale casi LEA, esclusi ricoveri di 1 giorno (2005) Strutture campione Reparto Pubb A Pubb B Pubb C Pubb D Pubb E CARDIOCHIRURGIA 0% 1% 2% CARDIOLOGIA 1% 1% 0% 3% 1% CHIRURGIA GENERALE 12% 12% EMATOLOGIA 2% 23% 24% 24% OCULISTICA 42% 57% 35% ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA 5% 5% 5% UROLOGIA 6% 8% 5% RRF 6% 0% 3% ONCOLOGIA 0% 6% 4% Priv A Priv B Priv C 2% 2% 0% 1% 2% 2% 16% 10% 4% Priv D Priv E 3% 7% 13% 4% 90% 57% 79% 100% 8% 13% 6% 1% 2% 19% 6% 7% 6% 2% 2% 0% 3% 7% 4% 1% 3% 3% 75% 3% 4% 9% Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. Riguardo agli approfondimenti sui reparti, sono state condotte delle elaborazioni sull’efficienza operativa di alcune specialità usandola proxy della degenza media correlata alla complessità della casistica trattata (peso medio – si veda la Figura 4.4 e la Figura 4.5). Per esempio, considerando i due reparti che sono presenti in tutte le strutture del campione (Chirurgia generale e Urologia), a parità di valore del PM, distribuito in modo omogeneo tra strutture pubbliche e private, si registra, per entrambi i reparti considerati, una maggiore efficienza nelle strutture private misurata in termini di degenze medie, che si pongono a livelli più bassi rispetto a quelle delle strutture pubbliche (a eccezione della struttura «Privata A» nel reparto di Urologia). A tal proposito, è opportuno segnalare che, per alcuni reparti, l’indicatore tradizionale della degenza media non è significativo, ma sarebbe opportuno affiancarlo a delle elaborazioni ad hoc. Questo è il caso delle specialità (i) in cui le prestazioni sono remunerate a giornata di degenza (per esempio, il reparto di Recupero Riabilitazione Funzionale - RRF), dove è più significativo considerare l’incidenza dei Casi Oltre Valore Soglia (OVS) e (ii) in cui prevale un’attività erogabile in regime di DH (come, per esempio, il reparto di Oculistica), dove è rilevante valutare anche l’incidenza dei casi di un giorno erogati in regime ordinario. In particolare, per il reparto di RRF emerge una più significativa incidenza dei casi OVS nelle strutture pubbliche (a eccezione della struttura «Pubblica B») confermando la tendenza di una maggiore efficienza tecnica nelle strutture private (si veda la ); per il reparto di Oculistica è significativo valutare, sia per le strutture pubbliche che per quelle private, l’incidenza dei casi in RO di un giorno. Anche se tali ricoveri,, da una parte, contribuiscono a ridurre i valori della degenza media del reparto, dall’altra rischiano di aumentare l’incidenza dei ricoveri inappropriati. Per questo motivo, si è deciso di affiancare e, quindi, 96 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate analizzare l’incidenza dei casi a elevato rischio di inappropriatezza, come definiti dal DPCM sui LEA 16,e quella dei reparti dei casi di un giorno erogati in RO nel reparto di oculistica (si veda la Figura 4.7): le strutture che registrano incidenze dei ricoveri di un giorno in RO più elevate sono anche quelle con il peso dei DRG a rischio di inappropriatezza più alto (struttura «Pubblica D», «Pubblica E» e «Privata C»). Figura 4.4 Posizionamento delle strutture rispetto a degenza media e peso medio del reparto di Chirurgia Generale (2005) 1,70 1,60 Priv E 1,50 Priv B Pubb A Pubb B Priv A Peso Medio 1,40 Priv C 1,30 Pubb E 1,20 Priv D Pubb C 1,10 Pubb D 1,00 0,90 0,80 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0 11,0 12,0 Degenza Media Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. 16 Si segnala che i valori percentuali dei casi LEA riportati in Figura 4.7 per il reparto di Oculistica includono i casi di un giorno in DO e per questo sono diversi da quelli della Tabella 4.4,dove vengono, invece, esclusi. 97 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 4.5 Posizionamento delle strutture rispetto a degenza media e peso medio del reparto di Urologia (2005) 1,25 Priv D 1,20 Priv C 1,15 Peso Medio Priv B 1,10 Pubb C 1,05 Priv A 1,00 Pubb B Pubb A 0,95 Priv E Pubb D Pubb E 0,90 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0 Degenza Media Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. Figura 4.6 Incidenza percentuale dei casi OVS nel reparto di RRF (2005) 20% 18% 19% 19% 17% 16% 14% 14% 12% 10% 8% 8% 7% 6% 4% 3% 2% 1% 0% Pubb A Pubb B Pubb C Pubb D Pubb E Priv A Priv B % Casi OVS 98 Copyright Egea 2014 Priv E Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate Figura 4.7 Incidenza percentuale dei casi LEA (inclusi i casi di 1 giorno in DO) e dei casi con degenza 1 giorno nel reparto di Oculistica (2005) 100% 100% 92% 99% 100% 95% 90% 85% 80% 73% 72% 73% 69% 70% 61% 60% 56% 50% 53% 48% 50% 47% 37% 40% 32% 30% 20% 10% 0% Pubb A Pubb B Pubb C Pubb D Pubb E % LEA Priv A Priv B Priv C Priv E % Casi 1 giorno Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. Una seconda metodologia di analisi si è basata sui pazienti ammessi ed è servita a valutare l’attività complessiva effettivamente erogata da ogni reparto e a tracciare per ciascun paziente il percorso tipico di «transito» nella struttura oggetto di indagine, evidenziando i trasferimenti fra i reparti. Questo livello di indagine, meno consueto dei precedenti, è particolarmente utile per rappresentare le modalità di assistenza tipiche di reparti che si «appoggiano» nell’ambito dello stesso ricovero, ad altri reparti (per esempio, la Cardiochirurgia che si appoggia alla terapia intensiva) o, viceversa, «servono» altri reparti, dimettendo di conseguenza un numero di pazienti molto inferiore rispetto a quelli effettivamente trattati (per esempio, per ragioni opposte, la stessa terapia intensiva). La Figura 4.8 evidenzia come, per la quasi totalità dei pazienti dimessi dal reparto di Cardiochirurgia, la maggior parte delle strutture prevede un trasferimento nei reparti di Terapia intensiva o di Cardiologia con la presenza della Terapia intensiva. Rispetto a tale tendenza, fa eccezione la struttura «Pubblica B» in cui il 73 per cento dimessi non 99 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia ha subito un trasferimento. Ciò è legato al fatto che il reparto di Cardiochirurgia di tale struttura ha al proprio interno la Terapia intensiva 17. Figura 4.8 Incidenza percentuale dei casi (DO) con e senza trasferimento di pazienti dimessi dalla Cardiochirurgia (2005) 70% 60% 50% 40% 73% 66% 30% 52% 49% 41% 20% 10% 39% 21% 17% 15% 10% 16% 16% 11% 10% 13% 10% Pubb A Pubb B Pubb C Priv A Priv B TI Cardiologia+TI No trasf. Cardiologia+TI TI No trasf. Cardiologia+TI TI No trasf. Cardiologia+TI TI No trasf. Cardiologia No trasf. Cardiologia+TI No trasf. 0% TI 4% Priv C Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. A chi sono rivolte le prestazioni erogate? La terza dimensione di analisi si è posta l’obiettivo di indagare le caratteristiche del bacino di utenza servito dalle strutture. È stata, infatti, effettuata un’indagine sui pazienti dimessi da ciascun reparto per determinarne l’indice di attrazione di pazienti non residenti nella regione Lombardia (1° fase) e un approfondimento, per alcuni reparti, sull’età dei pazienti trattati (2° fase). Riguardo alla provenienza dei pazienti, la Tabella 4.5evidenzia per tutti i reparti delle strutture pubbliche (a eccezione della specialità di Oculistica) un maggior orientamento a servire il proprio bacino di riferimento (pazienti residenti in Lombardia), in relazione anche al fatto che viene erogata una gamma più ampia di prestazioni (si veda la Tabella 4.2). Le specialità delle strutture private, invece, 17 Questa informazione di natura qualitativa non è stata dedotta dall’analisi delle SDO, bensì da un’intervista ad hoc con il referente del controllo di gestione della struttura. 100 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate si distinguono per una maggiore capacità di attrazione di pazienti residenti fuori dalla Lombardia. Alcuni approfondimenti sono stati effettuati a livello di reparto correlando l’età dei pazienti dimessi dal reparto al PM dei casi trattati per le due specialità presenti in tutte le strutture del campione (Chirurgia Generale e Urologia). In particolare, per il reparto di Urologia si evidenzia come le strutture pubbliche si rivolgono a pazienti con un’età media più bassa rispetto ai pazienti trattati dalle strutture private e con un livello di gravità/complessità dei casi tendenzialmente inferiore (a eccezione della struttura «Privata E» – si veda la Figura 4.9). Nell’interpretare i risultati di queste tipologie di analisi è necessario, però, sottolineare che non appare sempre possibile generalizzare i comportamenti dei due gruppi «strutture pubbliche» e «strutture private». Infatti, in alcuni casi, è doveroso fare dei ragionamenti ad hoc per singolo reparto individuando altri raggruppamenti di strutture ed, eventualmente, analizzare le differenze tra le strutture all’interno di ciascun gruppo indentificato. A questo proposito, per esempio, nel reparto di Chirurgia Generale (si veda la Figura 4.10) è possibile distinguere due raggruppamenti: strutture con valori del PM basso (<1,32) e strutture con PM elevato (>1,5). Nel primo (PM<1,32), le strutture pubbliche si rivolgono soprattutto a pazienti di età più elevata(strutture «Pubbliche D, E e C») rispetto a quella dei pazienti trattati dalle strutture private (strutture «Private D e C»); nel secondo gruppo (PM > 1,5), si riflette l’andamento contrario. Rispetto a questo quadro, fa eccezione la struttura «Privata B», che, pur essendo caratterizzata da un PM elevato (>1,5), tratta pazienti con un’età media assimilabile a quella delle strutture pubbliche. In sintesi, per entrambi i reparti analizzati sembra esistere una correlazione positiva tra il peso medio e l’età media dei pazienti dimessi dal reparto e, in particolare, sembra emergere, con le dovute eccezioni, che le strutture private si collocano prevalentemente nell’area in alto a destra (PM e età media elevati), mentre le strutture pubbliche nell’area in basso a sinistra o nell’intorno di questa (PM basso e età media bassa). 101 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Tabella 4.5 Incidenza percentuale dei ricoveri (DO) di pazienti provenienti da altre regioni per reparto (2005) Strutture campione Reparto Pubb A Pubb B Pubb C Pubb D Pubb E Priv A Priv B Priv C CARDIOCHIRURGIA 11% 10% 5% CARDIOLOGIA 12% 5% 3% 3% 2% CHIRURGIA GENERALE 10% 7% 5% 3% 1% EMATOLOGIA 10% 60% 25% 29% 54% 32% 30% 20% 20% 8% OCULISTICA 24% 8% 29% 3% 4% ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA 45% 19% 4% 20% 6% 6% 5% 6% 1% 13% 45% 6% 11% UROLOGIA 6% 9% 4% RRF 3% 6% 3% 5% 2% 27% 14% 6% 42% 6% 0% 33% 46% ONCOLOGIA 23% 3% 10% 42% 3% Priv D Priv E 5% 54% 7% 27% 38% 7% 8% Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. Figura 4.9 Posizionamento delle strutture rispetto all’età media dei pazienti trattati e al peso medio del reparto di Urologia (2005) 65 Priv D Pubb E Priv E Età Media 60 Priv A Pubb B 55 Priv C Pubb C Pubb D E 50 Priv B Pubb A 45 0,70 0,90 1,10 1,30 1,50 Peso Medio Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. 102 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate Figura 4.10 Posizionamento delle strutture rispetto all’età media dei pazienti trattati e al peso medio del reparto di Chirurgia Generale (2005) Priv A 60 Pubb E Età Media 59 58 Priv E Pubb D 57 56 Pubb A Pubb B Priv B Pubb C 55 54 Priv D Priv C 53 1,00 1,20 1,40 1,60 1,80 Peso Medio Fonte: elaborazione su dati SDO – Regione Lombardia. 4.1.3 Conclusioni e prospettive di sviluppo della ricerca Nel presente paragrafo si traggono alcune considerazioni conclusive in merito alla metodologia di analisi proposta, evidenziandone i punti di originalità e i principali limiti. Questo lavoro di ricerca, basato sull’applicazione della tecnica del benchmarking delle performance delle aziende sanitarie, non si è posto solo l’obiettivo di valutare i risultati dell’indagine. In particolar modo, infatti, ha voluto individuare una metodologia di analisi dei dati e di rappresentazione dei risultati da poter replicare in studi di benchmark sull’attività ospedaliera erogata a livello di reparto, promossi direttamente dalle aziende (approccio bottom-up) o dal livello regionale o nazionale (approccio top-down). Il carattere di originalità della presente ricerca è costituito, principalmente, dalle modalità con cui sono stati utilizzati ed elaborati i dati di attività dei reparti, in particolare rispetto: • • all’analisi qualitativa della casistica trattata, ovvero alla scelta di una specifica modalità di rappresentazione della casistica trattata in relazione alla tipologia di attività svolta da ogni reparto (classificazione DRG, ICD 9, linee produttive DRG); all’approccio adottato nell’analisi dei dati delle SDO, che vengono esaminati secondo la prospettiva dei pazienti dimessi, per l’elaborazione degli indicatori di performance, e quella dei pazienti «transitati» da un reparto per descrivere il 103 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia percorso tipico del paziente nel processo assistenziale, cercando di rendere i confronti più significativi. Lo studio, tuttavia, presenta alcune problematiche relative alle fonti dei dati, all’unità di indagine scelta e alle modalità di interpretazione dei risultati. Tali limiti sono riconosciuti e sintetizzati nei seguenti tre punti: • • • nonostante i flussi informativi disponibili attraverso le SDO, tali fonti costituiscono un prezioso strumento per effettuare analisi di questo tipo sulle prestazioni sanitarie erogate dalle strutture di ricovero. È opportuno, tuttavia, non dimenticarne i limiti , derivanti, soprattutto, dalle finalità di natura essenzialmente amministrativa della loro raccolta. Nella sostanza, le SDO non sono sufficientemente accurate nel descrivere le caratteristiche cliniche dei pazienti e, molto spesso, anche nel registrare i processi assistenziali effettivamente eseguiti, gli eventi riportati sono fortemente correlati alle implicazioni economiche che producono (determinazione della tariffa di rimborso) 18.Tuttavia, le SDO, con le dovute cautele interpretative, restano comunque una fonte preziosa di informazioni per la valutazione delle performance aziendali; il reparto è, da un lato, l’unità di base più significativa per effettuare analisi di benchmarking fra strutture ospedaliere, ma, dall’altro, essendo parte di un’organizzazione ben più ampia e complessa, non può essere isolato dal suo contesto, di cui riflette importanti caratteristiche; la lettura degli indicatori usati per il confronto dei singoli reparti deve necessariamente essere associata alle specificità della produzione effettuata perché a fronte di unità organizzative con la stessa denominazione possono svolgersi prestazioni di natura e peso molto diverso. Alla luce di queste considerazioni, almeno due sono le prospettive di ricerca su cui lavorare: da una parte, sarebbe interessante proseguire lo studio da un punto di vista metodologico, proponendo una tecnica di analisi anche per quanto riguarda il confronto e la valutazione qualitativa dei processi che hanno portato ai risultati ad oggi rilevati (in questo caso, gli strumenti tipici sono i focus group o i workshop,, che hanno, appunto, l’obiettivo di agevolare il confronto e far emergere i punti di contatto fra le diverse esperienze); dall’altra, potrebbe essere statisticamente significativo allargare il campione delle aziende coinvolte nello studio ad altre aziende sanitarie (pubbliche e private) appartenenti a realtà con caratteristiche simili. 18 Per un approfondimento sugli strumenti e metodologie per il monitoraggio delle performance cliniche, si rimanda a Berti et al. (2004). 104 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate 4.2 Confronto sui sistemi retributivi degli ospedali pubblici e privati accreditati in Lombardia 19 Obiettivo del paragrafo è offrire una rilevazione e un’analisi dei livelli retributivi 2005 per alcune figure professionali chiave in un campione di aziende sanitarie dell’area metropolitana milanese, anche attraverso una comparazione tra i livelli prevalenti nelle aziende pubbliche e nelle aziende private. Guardando ai livelli retributivi medi aziendali per ciascun profilo professionale, è possibile valutare il grado di dispersione o di uniformità dei livelli retributivi tra le aziende che insistono sullo stesso mercato locale del lavoro e, quindi, condividono lo stesso bacino di reclutamento. A tale proposito, le ipotesi più frequentemente sostenute sono le seguenti: • • per ogni profilo professionale, le aziende sanitarie pubbliche mostrerebbero livelli retributivi assai simili – se non uguali – perché determinati sostanzialmente dalle previsioni contrattuali e dalla loro applicazione aziendale. Detto in altri termini, le aziende pubbliche avrebbero scarsi spazi di autonomia nel determinare le politiche retributive; le aziende sanitarie private potrebbero, invece, determinare con maggiore autonomia le proprie politiche retributive e, in generale, riconoscere livelli maggiori delle aziende pubbliche. Ciò comporterebbe un vantaggio competitivo per le aziende private sul mercato del lavoro, soprattutto per le figure professionali o nelle aree geografiche con offerta limitata, come nel caso del personale infermieristico, o di alcune specialità mediche, quali gli anestesisti-rianimatori o i radiologi. In altre parole, di fronte a una disponibilità limitata di alcuni professionisti sul mercato locale, le aziende private sarebbero capaci di attrarre di più rispetto alle pubbliche grazie a retribuzioni che possono essere aumentate con maggiore flessibilità. D’altra parte, tale maggiore flessibilità permetterebbe alle aziende private di retribuire relativamente meno le figure professionali per le quali sul mercato del lavoro prevalgono condizioni di offerta abbondante e domanda limitata. L’analisi svolta offre, inoltre, alcuni commenti circa il ricorso delle aziende alle diverse voci stipendiali e accessorie. Tale aspetto sarà commentato esclusivamente per le aziende pubbliche, per le quali disponiamo di dati adeguati. A questo proposito, le ipotesi correnti per il pubblico impiego sono le seguenti: • il ricorso alle voci accessorie non sarebbe sempre coerente con le loro finalità originarie. Tradizionalmente ciò è (o è stato) vero, per esempio, per l’uso dello straordinario, che veniva contrattato ex ante quale incremento retributivo poco 19 Il paragrafo è a cura di Carlo De Pietro, e riporta i contenuti della ricerca “Indagine sui sistemi retributivi” finanziata da Assolombarda e svolta nel biennio 2006-2007. 105 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia • collegato a situazioni di effettiva, eccezionale e contingente necessità di prolungare la presenza del personale oltre l’orario di lavoro ordinario. Ma è anche il caso, per fare un altro esempio rilevante per il SSN, della «indennità di esclusiva» per i medici che avessero optato per la c.d. libera professione intramuraria (o intramoenia) a seguito del dlgs 229/1999. È, difatti, evidente che tale indennità, se anche ha avuto una ragione al momento della sua istituzione (guadagnare il consenso dei medici sui contenuti della «riforma Bindi» e incentivare la riconduzione delle attività libero-professionali sotto il controllo delle strutture pubbliche), ha via via indebolito il legame con i suoi obiettivi originari per diventare progressivamente una voce stipendiale «ordinaria»; l’uso delle voci accessorie dipenderebbe, in gran parte, dalla normativa nazionale e regionale o dalla storia dell’azienda (per esempio dalla sua dotazione organica passata, che ha influito sulla dotazione dei fondi contrattuali per la retribuzione della «produttività») e, quindi, rimarrebbe fuori dagli spazi di autonomia e decisione aziendali. Il capitolo proverà a discutere o verificare la fondatezza di tali ipotesi, presentando le esperienze di alcune aziende sanitarie pubbliche e private che operano nell’area metropolitana milanese. 4.2.1 Metodologia della rilevazione L’indagine prende in considerazione tre aziende ospedaliere pubbliche e dodici aziende sanitarie private (case di cura, Irccs, poliambulatori) dell’area metropolitana milanese. Le strutture private rappresentano un campione di quelle associate al Gruppo Merceologico Sanità di Assolombarda 20, che già da tempo produce a cadenza annuale un’indagine retributiva a favore dei propri associati. Le aziende che hanno partecipato alla rilevazione relativa al 2005 hanno un numero complessivo di oltre undicimila dipendenti. La rilevazione per tali aziende è stata curata direttamente dal Gruppo di Lavoro Sindacale del GM Sanità di Assolombarda, sulla base di uno schema di rilevazione, che – ricalcando quello già usato negli anni precedenti – prendeva in considerazione, per ciascuna figura professionale oggetto di rilevazione, i seguenti dati: • • numero di dipendenti full time equivalent; «retribuzione annua lorda» (Ral) complessiva, data dalla sommatoria per tutti i dipendenti di tutte le voci stipendiali «fisse» o, comunque, assicurate al dipendente dal Ccnl o da altre norme a carattere generale (la Ral include dunque la retribuzione di base o tabellare, l’anzianità, altre voci previste dal Ccnl); 20 Assolombarda è l'associazione delle imprese industriali e del terziario dell'area milanese, con circa 6.000 imprese associate (www.assolombarda.it). 106 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate • «retribuzione globale annua» (Rga) complessiva, data dalla sommatoria per tutti i dipendenti di tutte le voci stipendiali e accessorie 21. Al fine di affinare ulteriormente lo strumento di rilevazione, il formato dei dati richiesti relativi al 2005 è stato condiviso con i responsabili del personale delle aziende oggetto d’indagine. Una volta ricevuti i dati dalle strutture, il Gruppo di Lavoro ha provveduto a controllarne la coerenza rispetto alle istruzioni impartite. Infine, come negli anni precedenti, Assolombarda ha inviato ai propri associati i risultati della rilevazione. Ogni azienda ha, dunque, ricevuto un report con il proprio posizionamento per figura professionale, rispetto alle medie retributive relative sia alle aziende private che a quelle pubbliche 22. Le aziende ospedaliere pubbliche che hanno partecipato alla rilevazione sono tutte attive nell’area metropolitana milanese e, quindi, operano su un mercato del lavoro sostanzialmente comune. Esse, però, presentano differenze marcate per dimensioni complessive, prossimità alla città di Milano, ruolo all’interno della rete di offerta sanitaria, presenza o meno di regime di convenzionamento con l’università. In complesso, le tre aziende hanno oltre novemila dipendenti. Il basso numero di aziende pubbliche reclutate è, almeno in parte, il frutto di una ritrosia a partecipare alla ricerca riscontrata nelle direzioni del personale. Alcuni responsabili del personale contattati nel corso della ricerca giustificano ciò con la percezione di poca utilità di tali analisi (tesi ricorrente è che, come già ricordato, i livelli retributivi non possano essere in alcun modo diversi, essendo così vincolati alle prescrizioni contrattuali). A fronte di richieste telefoniche e via posta elettronica reiterate a venti aziende nella seconda metà del 2006 (e nonostante l’assicurazione dei ricercatori di una rilevazione poco onerosa per i servizi amministrativi aziendali e il rispetto di condizioni di anonimato), quelle disponibili a partecipare sono, quindi, risultate soltanto tre. Nel caso delle aziende pubbliche si è preferito non chiedere i dati secondo lo schema predisposto per le aziende private. Per incentivare la partecipazione alla ricerca, ridurre al minimo l’onere di produzione dei dati ed evitare problemi di diversa interpretazione, alle tre aziende pubbliche è stato chiesto, infatti, di presentare i dati nel formato che era a loro più comodo, a condizione che risultassero, comunque, evidenti il profilo professionale dei dipendenti, l’unità operativa di afferenza, il loro eventuale impegno a tempo parziale. In ogni caso, è stato chiesto di fare in modo che i dati forniti mantenessero adeguati gradi di 21 La Rga aggiunge, rispetto alla Ral, tutte quelle voci che si possono considerare parte della retribuzione cosiddetta «variabile» (Var) e, cioè, gli incentivi individuali e/o di gruppo correlati ai risultati conseguiti, lo straordinario, le indennità legate ai ruoli o agli incarichi ricoperti, ecc. In altre parole, vale l’equivalenza Rga = Rla + Var (cfr. De Pietro 2003). 22 Rispetto agli anni precedenti, il report relativo al 2005 contiene un’ulteriore indicazione del livello retributivo massimo e del livello retributivo minimo dei due campioni. 107 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia aggregazione, così da tutelare il diritto alla riservatezza dei dipendenti e impedirne l’identificazione. Oggetto di analisi sono state le retribuzioni mensili medie lorde del 2005. Convenzionalmente per la rilevazione è stato scelto il mese di ottobre 2005, integrando o modificando la retribuzione in modo da attribuire a quel mese un dodicesimo della retribuzione di performance (produttività) e degli eventuali ricavi da libera professione intramuraria relativi al 2005 23. Le figure professionali oggetto d’indagine sono riportate nella Tabella 4.6. Tabella 4.6. Le figure oggetto d’indagine ACHIR – Infermiere di area chirurgica ACRIT – Infermiere di area critica ALTRO – Altro infermiere DEG – Infermiere di degenza FESTR – Ferrista e strumentista FISIO – Fisioterapista OSS – Operatore socio-sanitario PERF – Tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e della perfusione cardiovascolare TLAB – Tecnico sanitario di laboratorio biomedico TSRM – Tecnico sanitario di radiologia medica A esse, per le sole aziende ospedaliere pubbliche, si sono aggiunte le seguenti figure mediche: • • • • • anestesista-rianimatore; chirurgo generale; internista; medico di pronto soccorso; radiologo. Con riguardo alle unità operative di afferenza, per le aziende pubbliche la rilevazione ha prediletto l’obiettivo di chiarezza a quello di esaustività. Tale scelta, da un lato, è stata dettata dalla struttura organizzativa, spesso complessa, delle tre aziende; dall’altra è stata resa possibile dal numero, comunque, elevato di professionisti operanti in azienda. Lì dove possibile, ciò ha consigliato di considerare, per esempio, come «infermieri di area chirurgica» quelli impegnati nelle chirurgie generali e non anche in unità operative di dimensioni limitate o dalla collocazione disciplinare ambigua 24, 25. 23 La tredicesima non è stata, invece, inclusa nell’analisi. Nel caso di due aziende pubbliche, la figura «infermieri altro» è stata associata agli infermieri di day hospital, di direzione sanitaria, ecc. Nella terza azienda pubblica, invece, la categoria «infermieri altro» è stata (forse “considerata”?) come residuale rispetto alle altre figure infermieristiche. Questo diverso metodo di trattamento, se da un punto di vista metodologico 24 108 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate 4.2.2 Risultati Le retribuzioni medie del comparto nelle aziende pubbliche La Figura 4.11, Figura 4.12, Figura 4.13mostrano le retribuzioni medie mensili per figura professionale del comparto nelle tre aziende ospedaliere pubbliche, rispettivamente individuate come AO1, AO2 e AO3. Figura 4.11. AO1 – Retribuzioni lorde mensili medie del comparto PERF PS ACRIT TSRM FESTR RAL MEDIA ACHIR VAR MEDIA DEG TLAB ALTRO FISIO OSS - 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 rappresenta un limite, ha, però, facilitato la rilevazione da parte delle aziende e, quindi, anche la loro partecipazione alla ricerca. 25 Così facendo, per le aziende pubbliche sono state considerate le retribuzioni di circa 3.600 persone (full time equivalent). In particolare: • per la prima azienda ospedaliera pubblica, la rilevazione retributiva ha riguardato 12 Tecnici sanitari di radiologia medica, 17 Tecnici sanitari di laboratorio biomedico, 20 Infermiere di pronto soccorso, 18 Infermiere di area critica, 13 Ferristi e strumentisti, 15 Infermieri di degenze chirurgiche, 23 Infermieri di degenze mediche, 4 Infermieri «altri», 10 Fisioterapisti, 20 Operatori socio-assistenziali, 17 Anestesisti, 8 Radiologi, 15 Internisti, 15 Chirurghi; • per la seconda azienda ospedaliera pubblica, la rilevazione ha riguardato 70 Tsrm, 97 Tlbm, 3 Perfusionisti, 66 Inf P.S., 134 Inf area critica, 86 Ferristi strumentisti, 325 Inf degenze chirurgiche, 500 Inf degenze mediche, 316 Inf «altro», 10 Fisioterapisti, 771 Oss, 87 Anestesisti, 30 Radiologi, 48 Internisti, 47 Chirurghi; • per la terza azienda ospedaliera pubblica, i numeri sono stati i seguenti: 96 Tsrm, 140 Tlbm, 73 Inf P.S., 38 Inf area critica, 86 Ferristi strumentisti, 59 Inf degenze chirurgiche, 87 Inf degenze mediche, 18 Inf «altro», 100 Fisioterapisti, 353 Oss, 75 Anestesisti, 21 Radiologi, 37 Internisti, 32 Chirurghi. 109 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 4.12. AO2 – Retribuzioni lorde mensili medie del comparto PERF PS ACRIT TSRM FESTR RAL MEDIA ACHIR VAR MEDIA DEG 4 TLAB ALTRO FISIO OSS - 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 Figura 4.13. AO3 – Retribuzioni lorde mensili medie del comparto PERF PS ACRIT TSRM FESTR VAR MEDIA ACHIR VAR MEDIA DEG TLAB ALTRO FISIO OSS - 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 Per una corretta lettura dei dati, è utile tener conto della diversa numerosità delle osservazioni relative a ciascuna figura professionale (si veda il nota 25), che impone prudenza nella lettura dei dati e sconsiglia generalizzazioni rispetto alle altre aziende pubbliche del SSN. Ciò premesso, in media nelle tre aziende pubbliche la figura con retribuzione più elevata è risultata il tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e della perfusione cardiovascolare 26, seguito dall’infermiere di 26 Presente, peraltro, solo in una delle tre aziende. 110 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate pronto soccorso: queste due figure hanno una Rga media di poco superiore a 2.500 euro lordi mensili. Tra i 2.500 e i 2.250 euro sono, in ordine decrescente, gli infermieri di area critica, i tecnici sanitari di radiologia medica, i ferristi e strumentisti, gli infermieri di area chirurgica e quelli delle degenze di area medica. Tra i 2.250 e i 2.000 euro si trovano, sempre in ordine decrescente, i tecnici di laboratorio biomedico, gli infermieri «altro», i fisioterapisti. Unica figura con Rga inferiore a 2.000 euro è, come prevedibile, l’Oss, unico non professionista tra le figure considerate dalla rilevazione e inquadrato in una categoria contrattuale inferiore: in tal caso la Rga è appena superiore a 1.400 euro mensili lordi, mentre la media per tutte le altre figure (tutte inquadrate in categoria D) è di circa 2.230 euro. Sempre come risultato complessivo a livello delle tre aziende, per le figure considerate la retribuzione variabile (Var) costituisce in media il 17 per cento della Rga totale. In particolare, la quota della Var va da un minimo del 10 per cento circa per infermieri «altro» e fisioterapisti, fino a un massimo del 26-27 per cento per perfusionisti e infermieri di pronto soccorso o area critica. In particolare, queste tre ultime figure professionali riescono a essere le meglio pagate proprio grazie alla retribuzione variabile 27. Le retribuzioni medie del comparto nelle aziende private La Figura 4.14 mostra le retribuzioni medie per figura professionale del comparto nelle aziende sanitarie private 28. Come risulta evidente, il quadro complessivo è relativamente simile a quello offerto dalle tre aziende pubbliche. Ciò è vero sia per l’ordinamento delle varie figure professionali dalle retribuzioni più alte a quelle più basse (in tal senso, le eccezioni sono tre e tutte limitate negli importi), sia per i livelli retributivi medi complessivi. 27 Infatti, se si guarda alla sola Ral, le figure più pagate sono il tecnico di radiologia e l’infermiere altro» (quest’ultima figura, verosimilmente, perché concentra una maggiore percentuale di persone con molta anzianità). 28 In totale, l’analisi ha riguardato la retribuzione di circa 4.150 dipendenti delle aziende sanitarie private. 111 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Figura 4.14. Aziende private – Retribuzioni lorde mensili medie del comparto PERF PS ACRIT TSRM FESTR RAL MEDIA ACHIR VAR MEDIA DEG TLAB ALTRO FISIO OSS - 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 Le figure con Rga maggiore di 2.500 euro mensili lordi sono il perfusionista, il tecnico di radiologia e l’infermiere di pronto soccorso. Tra i 2.500 e i 2.250 euro si trovano ferristi e strumentisti e infermieri di area critica. Tra i 2.250 e i 2.000 si collocano gli infermieri di degenza medica, quelli di area chirurgica e i tecnici di laboratorio. Appena sotto i 2.000 euro si trovano infermieri «altro» e fisioterapisti. In complesso, quindi, la Rga media per tutte le citate figure rientranti nelle cosiddette «professioni sanitarie» ex l. 42/1999 è di 2.220 euro. Infine, staccati a circa 1.550 euro, si trovano gli Oss. Per le figure considerate la retribuzione variabile costituisce, in media, il 16 per cento della Rga totale. Tale quota va da un minimo del 10 per cento circa per infermieri «altro» e Oss, al 21-22 per cento per tecnici di radiologia e infermieri di pronto soccorso, fino ad arrivare al 32 per cento nel caso dei perfusionisti. Il confronto tra aziende pubbliche e private Come già osservato, il confronto tra aziende pubbliche e private è possibile unicamente per il personale del comparto. Il principale risultato dell’analisi sembra essere la già ricordata similitudine tra le aziende pubbliche e private oggetto d’indagine nelle retribuzioni medie erogate. Sembra verosimile che ciò sia l’effetto composto di due fattori: • la rilevanza dei Ccnl – molto simili per comparto pubblico e privato – nel determinare le condizioni retributive; 112 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate • la condivisione di uno stesso mercato locale del lavoro, sia nel senso di un bacino comune su cui le aziende reclutano i professionisti, sia nel senso di una mobilità interaziendale del personale, che probabilmente smussa le differenze di trattamento tra una struttura e un’altra. In particolare, le figure appartenenti alle c.d. «professioni sanitarie» hanno una Rga lorda media di 2.230 euro mensili nelle strutture pubbliche, praticamente uguale a quella delle strutture private (2.220). Ciò smentisce, peraltro, l’ipotesi che le aziende sanitarie private possano sistematicamente pagare di più, riuscendo così a reclutare o trattenere più facilmente delle aziende pubbliche. Anche il ricorso alla retribuzione variabile è simile nei due campioni: considerando la media di tutte le figure professionali considerate, la quota della Var sulla Rga è del 17 per cento nelle aziende pubbliche e del 16 per cento in quelle private. Si tratta, in entrambi i casi, di percentuali non basse, che mostrano ambiti di azione potenzialmente rilevanti per politiche retributive flessibili sia nelle aziende private (e questo conferma le aspettative), sia in quelle pubbliche (smentendo alcune letture riduttive circa gli spazi di gestione nel pubblico impiego). Ciò detto, sembra, tuttavia, utile notare almeno tre importanti differenze: • • • le retribuzioni medie delle diverse figure relative alle cosiddette «professioni sanitarie» sono molto più concentrate nelle aziende pubbliche che in quelle private (per esempio, la deviazione standard delle medie di ciascuna figura professionale è di 183 euro per le aziende pubbliche e 397 euro per le private). L’ipotesi di maggiore flessibilità retributiva interprofessionale nelle aziende private sembra, dunque, confermata dai dati. In altre parole, le aziende private – forse anche a ragione di una dimensione mediamente inferiore e, quindi, di una maggiore focalizzazione nelle attività e nelle discipline presenti – sembrano più capaci di allineare le retribuzioni alle condizioni del mercato locale del lavoro in termini di domanda e offerta per ciascuna diversa figura professionale; le aziende pubbliche mostrano retribuzioni più omogenee tra le diverse figure infermieristiche di quanto succeda nelle aziende private, che paiono, dunque, più capaci di adattare i livelli retributivi alle caratteristiche del lavoro svolto; le retribuzioni medie degli operatori socio-sanitari (Oss) nelle aziende pubbliche prese in considerazione sono assai diverse, ma in complesso sono di 150 euro lordi mensili più basse che nelle aziende private. Si tratta di un risultato la cui interpretazione non è univoca, ma per la quale si può, comunque, tentare un’ipotesi: le aziende private potrebbero essersi spinte più avanti di quelle pubbliche, operando un trasferimento di compiti dal personale infermieristico agli Oss. Se tale ipotesi fosse vera, le retribuzioni più elevate sarebbero spiegate da compiti e responsabilità di maggior peso. 113 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia Infine, dal confronto per singola figura professionale, le principali differenze relative al personale tecnico sanitario riguardano retribuzioni più alte nel privato per i tecnici di radiologia medica e più basse per i tecnici di laboratorio biomedico. Per il personale infermieristico, il privato paga di più i ferristi-strumentisti e di meno il personale di pronto soccorso. Come ultimo aspetto, è stato già notato che le aziende private pagano meglio gli Oss. In generale, le differenze rimangono comunque limitate (le maggiori eccezioni riguardano perfusionisti, che però, sono pochi in numero assoluto e, quindi, danno risultati meno solidi da un punto di vista statistico e non generalizzabili e, soprattutto, gli Oss). Le retribuzioni medie dei medici nelle aziende pubbliche Per le figure mediche, la rilevazione ha riguardato il solo personale SSN, escludendo cioè il personale universitario eventualmente presente nelle strutture oggetto di rilevazione. Le retribuzioni medie per figura professionale sono mostrate in Figura 4.15 29. In complesso, la Rga media per le figure professionali oggetto di rilevazione, ponderata per la numerosità dei medici appartenenti alle singole figure, è di oltre 6.100 euro al mese, composta per il 79 per cento da Rla e per il 21 per cento da Var. La figura medica che risulta avere retribuzione più alta è il radiologo, seguito a breve distanza dal chirurgo. Chiudono questa particolare e assai parziale classifica l’anestesista-rianimatore e, soprattutto, il medico di pronto soccorso. Figura 4.15. AO3 – Retribuzioni lorde mensili medie dei medici PS INTER CHIRU RAL MEDIA VAR MEDIA RADIO ANEST - 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 Ancora una volta, sembra opportuno sottolineare come il numero limitato di osservazioni per alcune figure professionali oggetto d’indagine e il numero ancor 29 Si noti che la scala delle retribuzioni (asse delle ascisse) non è uguale a quella usata per le figure professionali del comparto. 114 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate più limitato di aziende partecipanti alla rilevazione impongano molta prudenza nella lettura dei dati e non permettano generalizzazioni. Nonostante ciò, il quadro che emerge sollecita almeno due osservazioni: • • in primo luogo, la rilevazione conferma livelli retributivi in linea con la tradizione e la storia della professione medica. Per esempio, la retribuzione media rilevata per i medici è pari a circa il 275 per cento di quella media rilevata per le figure del comparto appartenenti alle c.d. professioni sanitarie qui analizzate 30; in secondo luogo, le cinque figure mediche considerate mostrano un discreto grado di differenziazione. In particolare, i medici di pronto soccorso si distaccano in modo netto dagli altri per una media retributiva marcatamente minore. Le voci stipendiali e accessorie nelle aziende pubbliche Per le aziende pubbliche, i dati resi disponibili dalla ricerca permettono di guardare anche alla composizione delle retribuzioni. Limitandoci a una prima ricognizione, per il personale del comparto risulta che: • • • • come prevedibile, per gli infermieri impegnati nei reparti di degenza medica o chirurgica – così come per gli Oss, anch’essi in larga parte lì occupati – la principale voce di retribuzione variabile è rappresentata dall’indennità notturna; per gli infermieri di pronto soccorso e area critica sono spesso previste integrazioni retributive importanti legate all’attività del 118; per le figure impegnate nelle sale operatorie (ferristi-strumentisti e infermieri anestesisti) la voce di retribuzione variabile più importante è la pronta disponibilità; meno univoche sono le situazioni dei tecnici di radiologia e dei tecnici di laboratorio, a volte premiati per il supporto alle attività acquistate dall’azienda in base ad accordi specifici e rientranti nella retribuzione di «libera professione intramuraria» dei medici intesa in senso lato (è il caso della radiologia), altre volte per la pronta disponibilità. Per le figure mediche qui considerate, le voci più importanti della retribuzione variabile sono quelle legate alle attività del 118 (soprattutto per anestesisti e rianimatori), alla libera professione individuale (internisti e chirurghi), all’acquisto 30 E pari quasi al 400 per cento delle retribuzioni degli Oss nelle aziende pubbliche. 115 Copyright Egea 2014 La sanità privata accreditata in Lombardia di prestazioni da parte dell’azienda per la riduzione delle liste di attesa (radiologi) 31. 4.2.3 Discussione I dati qui presentati riescono a rispondere almeno in parte alle domande di ricerca poste all’inizio del capitolo: • • • innanzi tutto, non è vero che le retribuzioni relative a ciascuna figura professionale sono simili tra le aziende sanitarie pubbliche. Al contrario, le aziende pubbliche sembrano avere spazi di autonomia per determinare proprie politiche retributive, tenuto conto delle attività svolte, delle risorse a disposizione, dei processi di relazioni sindacali, ecc. Infatti, se è vero che infermieri «altro», fisioterapisti e Oss occupano in tutte e tre le aziende le ultime tre posizioni retributive, l’ordinamento e gli importi delle retribuzioni medie per le altre figure cambiano da azienda ad azienda. Ciò conferma quanto messo in evidenza già in passato, per esempio in De Pietro (2003); con riguardo alla seconda domanda di ricerca, i dati qui presentati confermano la capacità delle aziende private di «sgranare» le retribuzioni delle diverse figure professionali. Ciò risulta evidente dalla Figura 4.14, relativa all’insieme delle dodici aziende private. In ogni caso, per molte figure professionali – anche infermieristiche –, i livelli retributivi delle aziende private non sembrano discostarsi in modo significativo da quelli delle aziende pubbliche. Quindi non è chiaro se, come ipotizzato nella domanda di ricerca, le aziende private riescano a essere maggiormente attrattive per le figure più ricercate sul mercato del lavoro locale; più difficile rispondere alla terza e alla quarta domanda di ricerca, relative al corretto utilizzo delle voci di retribuzione accessoria. I dati forniti dalle aziende non permettono, infatti, né di confermare né di smentire tali ipotesi. 31 La «libera professione intramuraria» in senso lato comprende quattro tipi di attività svolte dai medici: • libera professione intramuraria in senso proprio, svolta cioè all’interno delle strutture aziendali fuori l’orario di lavoro. Essa può essere svolta in forma individuale (tipicamente prestazioni ambulatoriali) o in équipe (tipicamente la prestazione complessa con intervento chirurgico); • libera professione intramuraria c.d. «allargata», svolta all’esterno delle strutture aziendali, in studi privati o in strutture private comunque non convenzionate col SSN; • prestazioni calcolate in termini orari o di volumi e acquistate da parte dell’azienda per ridurre – almeno in linea teorica – le liste di attesa (spesso riguardano radiologi e anestesisti); • area a pagamento aziendale, gestita dall’Azienda sanitaria pubblica, che diviene «soggetto imprenditoriale» di attività rivolte al mercato privato. Per un’analisi di tali diverse tipologie di «libera professione intramuraria» nelle aziende sanitarie pubbliche e delle loro conseguenze gestionali si rimanda a De Pietro (2002; 2006). 116 Copyright Egea 2014 Un confronto tra strutture pubbliche e private accreditate La ricerca permette di evidenziare almeno altri quattro aspetti, complementari alle osservazioni sopra fatte, su cui vale la pena porre attenzione: • • • • le figure mostrano atteggiamenti assai diversi delle tre aziende ospedaliere pubbliche circa i gradi di differenziazione tra le retribuzioni medie delle varie figure considerate. In particolare, è evidente la «prudenza» che l’azienda AO3 mostra nel differenziare tali retribuzioni rispetto alle altre due; le differenze retributive mostrate tra aziende che insistono sullo stesso bacino di reclutamento possono essere lette in due modi diversi. Da un lato, esse potrebbero essere il frutto di ostacoli alla mobilità interaziendale dei professionisti, che impedirebbero, quindi, il livellamento dei salari tra le diverse aziende. Sebbene sprovvisti di dati a supporto di tale tesi, è noto, però, che la mobilità interaziendale nell’area metropolitana milanese è elevata, per cui la spiegazione sembra poco convincente. Una spiegazione più probabile è, quindi, da ricercare in politiche retributive aziendali capaci di riconoscere le competenze dei singoli professionisti, nonché coerenti con le vocazioni caratteristiche delle singole aziende o con le loro visioni strategiche; allo stesso modo, differenze retributive importanti tra diverse figure professionali del personale infermieristico mostrano come le retribuzioni riescano a sganciarsi – almeno in una certa misura – da una determinazione puramente basata sull’appartenenza professionale e siano in grado di riconoscere differenze nelle attività svolte e nelle concrete condizioni di lavoro (turni, emergenza, ecc.) 32; infine, la ricerca ha confermato come, per alcune figure mediche delle aziende pubbliche, la parte variabile costituisca una quota decisamente importante della retribuzione. Ciò si spiega con l’apporto dei ricavi da libera professione (intramoenia in senso proprio o «intramoenia allargata») e dei ricavi frutto di accordi specifici con la direzione aziendale per la fornitura di prestazioni suppletive rispetto a quanto previsto per il normale orario di lavoro, «acquistate» per ridurre le liste di attesa (De Pietro 2002; 2006). 32 Evidentemente, si tratta di un’osservazione molto più valida per gli infermieri – figura professionale numerosa all’interno delle aziende sanitarie e differenziata al proprio interno – che per gran parte delle altre figure considerate nell’indagine, caratterizzate da competenze più focalizzate e, quindi, tipicamente impegnate in unità operative o servizi specifici. 117 Copyright Egea 2014 Copyright Egea 2014 Bibliografia Capitolo 1 Borgonovi E. (2013), «Prefazione», in Carbone C. (2013) Le aziende sanitarie private accreditate: regole e posizionamento strategico, Milano, EGEA. Capitolo 2 Cantù E., Ferré F. e Sicilia M. 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