Art Report Aprile 2014 - Banca Monte dei Paschi di Siena

MPS Chinese Art Report
Art-product
Area Research e Investor Relations
Banca Monte dei Paschi di Siena
Aprile 2014 - n. 185
ISSN: 2284-0168
Nero su Bianco
理念 Idea
Moneta 金錢
Antico proverbio cinese:
Se tu mi dai una moneta e io ti dò una moneta,
ciascuno di noi se ne andrà via con UNA moneta…
Fonte: www.amazon.it
A cura della Dott. Paolo Ceccherini
…Se tu mi dai un'idea e io ti dò un'altra idea,
ciascuno di noi se ne andrà via con DUE idee.
… Anonimo
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 2
Andamento mensile del Mps Art Market Value Index degli ultimi tre
anni (01/04/2011 – 01/04/2014)
200
180
160
+58.9%
140
+40.6%
120
100
-4.3%
80
Matrice di correlazione
(X): MPS Index Vs. S&P 500
(Y): MPS Index Vs. FTSE Mib
X
+88.0%
Y
+55.4%
60
40
20
0
01/04/11
01/10/11
01/04/12
Mps Art Market Value
01/10/12
FTSE Mib
01/04/13
01/10/13
01/04/14
S&P 500
Fonte: Il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da info
provider.
Il rendimento espresso dall’MPS Art Market Value Index resta
superiore agli altri due indici considerati, raggiungendo nel
triennio la performance del +58.9%, rispetto al +40.6% dello
S&P500 e al dato del -4.3% di Piazza Affari.
Con riferimento alle performance dei 3 indici dall’inizio dell’anno
(01/01/2013) ad oggi, si registrano le seguenti variazioni: miglior
performer il Ftse Mib (+8.0%), seguito dal S&P500 (+0.5%),
chiude il MPS Art Market Value Index (-3.5%).
L’analisi mensile del MPS Art Market Value Index* mostra
negli ultimi tre anni (Aprile 2011 – Aprile 2014) una
correlazione con il Ftse Mib** diretta (+55.4%); rimane
positiva anche la correlazione con il principale indice del
mercato americano S&P 500, il cui dato aggiornato
sull’ultima settimana si attesta a: +88.0%.
* Indice costruito su un paniere di 10 società quotate su mercati finanziari internazionali e operanti nel comparto artistico, ponderato per le capitalizzazioni medie giornaliere; l’indice è
espresso in dollari poiché il fatturato del mercato artistico è realizzato prevalentemente in tale valuta (principio di competenza territoriale).
** Tutti e tre gli indici sono espressi in dollari
Per poter accedere a tutti i lavori sul mercato dell’arte visita il sito:
http://www.mps.it/Investor+Relations/ResearchAnalisis/Settori/MercatoArte/default.htm
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 3
Il MPS Global Painting Art Index: evoluzione dal 2008 al 2013
120
(in $)
100
80
Andamento €/$ e £/$
MPS Global Painting Art Index
2H13 vs 2H12
+20,6%
60
40
20
0
2,0
1,9
1,8
1,7
1,6
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
I sem II sem I sem II sem I sem II sem I sem II sem I sem II sem I sem II sem
2008 2008 2009 2009 2010 2010 2011 2011 2012 2012 2013 2013
 I risultati consuntivi del II semestre 2013 mostrano una ripresa rispetto al
precedente semestre e dopo la fase di assestamento degli ultimi 3 anni: il MPS
Global Painting Index è in aumento del +20,6% su a.p.
£/$
€/$
 Il mercato resta ancora lontano dal picco del 2008, favorito dal boom dell’arte
contemporanea e dall’effetto valuta, e la ripresa sembra oggi trainata dai
segmenti a maggior capitalizzazione in particolare: MPS Art Pre war Index
(+16,7% su a.p.) e Mps Art Post war Index (+69,8% su a.p.) sulla scia dei record
mondiali di questo semestre.
 Il catalogo fa la differenza: la clientela è molto più attenta ed esigente
rispetto alla fase euforica del 2008. Bene le opere di qualità, a conferma di un
pubblico orientato ai capolavori di rilevanza storica.
 Il rafforzamento della sterlina sul dollaro e la continua crescita dell’euro
hanno influito positivamente sulla performance complessiva dell’indice globale.
Fonte: I grafici sono frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da i siti delle maggiori case d’asta
http://imgpublic.artprice.com/pdf/artprice-contemporary-2012-2013-it.pdf
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 4
L’arte cinese, struttura del report
Struttura del report:
Mercato dell’arte cinese
Pittura e calligrafia
Ceramiche
Oltre la Cina
Da pagina 6
Da pagina 15
Da pagina 24
Da pagina 31
Informazione
Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori
avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel.
0577.288426) che provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate.
Maneki neko
Leggende e racconti:
Maneki
neko
è
protagonista
di
varie leggende. Tre delle più famose, che
spiegano l'origine del gatto sono le
seguenti:
Il gatto del Tempio: Un ricco feudatario,
durante un temporale, si stava riparando
sotto un albero vicino al tempio Gotokuji (nella parte Ovest di Tokio). Il feudatario
vide il gatto delmonaco del tempio che lo
chiamava e andò verso di lui; un attimo
dopo l'albero fu colpito da un fulmine. Il
ricco signore, che era così scampato al
fulmine, fece amicizia col povero monaco e
ciò portò prosperità al tempio. Quando il
gatto morì, probabilmente in suo onore fu
costruito il primo Maneki neko
Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Maneki_neko
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 5
Mercato dell’arte Cinese
Su Shi 1037-1101, Gong Fu Tie
Calligraphy. Prezzo realizzato 8,2
mln di dollari.
Area Research
e Investor Relations
Informazione
Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero
qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che
provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 6
Obiettivi e premessa metodologica del report
 La presente indagine sul mercato dell’arte cinese si pone l’obiettivo di analizzare l’andamento dei due principali filoni artistici che
caratterizzano le aste di questo affascinante comparto, pittura e ceramiche .
 Per quanto riguarda la pittura lo studio analizza due segmenti distinti di riferimento, sintetizzando i risultati delle maggiori transazioni
di case d’asta di carattere ricorrente* in 2 settori di riferimento a seconda del periodo storico di riferimento:
 Per quanto riguarda il comparto ceramiche, l’analisi come nel caso della pittura, sintetizza i risultati delle maggiori transazioni di case
d’asta di carattere ricorrente* nell’indice “MPS Art Chinese ceramics. Relativamente a tale indice, l’analisi approfondisce la distribuzione
geografica del fatturato.
Modern &
Contemporary
Chinese painting
USA Ceramics
Classic Chinese
painting
UK Ceramics
ASIAN Ceramics
Scomposizione
Fatturato
MPS Chinese
ceramics Index
Scomposizione
Fatturato
MPS Chinese
PAINTING index
Indici
Ceramiche
Indice
Pittura
Zhang Daqian (Chang DaiChien), Lotus and Mandarin
Ducks, aggiudicato per 24.5
milioni di $
MPS Chinese Art Index
Vaso imperiale cinese
battuto a Londra per 9
milioni di sterline,
 Le considerazioni a cui si perviene non vogliono e non possono essere considerate come assolute, in quanto in taluni casi, sono
viziate da nostre assunzioni econometriche e osservazioni periodiche. Si ritiene tuttavia che i trend evidenziati siano significativi e
rappresentativi delle condizioni in atto sui singoli segmenti analizzati.
A cura della Dott.ssa Silvia Gattola e Dott. Arnaldo Castelli
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 7
MPS Chinese Art Index: evoluzione degli ultimi sette anni
MPS Chinese Art Index
Fatturato per comparto pittura/ceramica
35000%
100%
29391,00%
30000%
27956,00%
80%
25000%
60%
20000%
18701,00%
19236,00%
15000%
40%
10000%
10974,00%
20%
10000,00%
5000%
0%
0%
2008
+ 45% nel
2013
rispetto al
2012
2009
2010
2011
+ 179%
nel 2013
rispetto al
2012
2012
2013
Oltre 90 milioni il
fatturato Asian
Week su Pittura e
ceramica cinese
 L’analisi della serie Storica relativa alle vendite di pitture e ceramiche
cinesi, da ora in poi denominata “MPS Chinese art Index” mostra la
straordinaria crescita del comparto +45% nel 2013 e un sorprendente
+179% dal 2008, tornando sui livelli record del 2011 (+194%). Nel 2012 si
registra invece una consistente flessione. Incoraggiante ripresa per il 2013
con dati in riallineamento con il record raggiunto nel 2011. Per quanto
riguarda le stime dell’anno in corso si prevedono risultati per la prima
parte dell’anno apparentemente in linea con quelli del 2011 e del 2013,
ipotizzando un’altra annata molto interessante per questo comparto.
A cura della Dott.ssa Silvia Gattola e Dott. Arnaldo Castelli
2008
2009
2010
2011
2012
2013
% Chinese Painting on Total Chinese ArtMarket
% Chinese Ceramics on Total Chinese ArtMarket
 La scomposizione del fatturato sul
MPS Chinese Art Index mostra un forte
trend di crescita della pittura che si
afferma sempre di più sulla ceramica. Il
La ciotola in ceramica da
2013 è stato l’anno della consacrazione di
record, della dinastia Song,
un settore sempre in maggior espansione
aggiudicata per 27 milioni
grazie anche all’interessamento dei
collezionisti locali disposti ad investire
ingenti somme. Ottimi risultati sono stati
raggiunti dal comparto contemporaneo e
moderno della pittura che ha fatto
registrare un boom di fatturati
soprattutto nel 2011 e nel 2013.
Zhang Daqian (Chang Dai-chien 1899-1983)
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 8
Il MPS Global Painting Art Index: evoluzione degli ultimi sette anni
Chinese Painting Index
300,00
280
254
250,00
+ 180% nel
2013
rispetto al
2008
200,00
168
150,00
100,00
+ 67% nel
2013
rispetto al
2012
127
100
50,00
62
0,00
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Oltre Eur 22
mln realizzati
nell’Asian week
2014
 Dal grafico, del “MPS Chinese Painting
Index”, emerge un 2013 stellare per il settore
della pittura con un incremento record del 67%
rispetto al 2012 e ben del 180% sul 2008. Lo
confermano, ad esempio, le cifre incassate dalla
pittura monderna e contemporanea che sta
raggiungendo cifre astronomiche nelle aste.
Sempre dal grafico, possiamo notare coma le
flessione dell’intero comparto nel 2012 abbia
riguardato anche il settore della pittura. Ma le
stime per il 2014 si confermano in linea con i
livelli 2013, facendo sperare in un’altra grande
annata per la pittura orientale
Fatturato per periodo storico
100%
80%
60%
40%
20%
0%
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Classical Chinese Painting % ON GLOBAL MPS Chinese Painting Index
Contemp & Modern Chinese Painting % ON GLOBAL MPS Chinese Painting Index
A cura del Dott. Arnaldo Castelli
 Dall’analisi sul fatturato della pittura
cinese, divisa per periodo storico di
riferimento, effettuata sul “MPS Chinese
Painting Index” si nota immediatamente la
palese differenza nel fatturato prodotto dalla
pittura classica, rispetto a quello della pittura
moderna e contemporanea. A svantaggio
della pittura classica pesa sia il minor numero
di aste a quest’ultima dedicate, sia il forte
appeal del settore moderno/contemporaneo
che sta vivendo questo comparto.
Li Keran
(Jinggang Mountains , 1907-1989)
Aggiudicato per 10.9 mln di $
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 9
Il MPS Global Ceramic Art Index: evoluzione degli ultimi sette anni
Chinese Ceramic Index
400
350
300
250
200
150
100
50
0
+ 17% nel
2013
rispetto al
2012
367
278
298
+ 178%
nel 2013
rispetto al
2008
197
237
100
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Oltre Eur
70 mln di
Asian
week
2014
 Il mercato della ceramica, sintetizzato nel “MPS Chinese
Ceramic Index” mostra un andamento crescente +17% nel
2013 e +178% rispetto ai valori 2008, confermando
l’appetito degli investitori per questo settore. Risultati, che
fanno pensare ad un ritorno verso i massimi 2010-2011
quando le aste di ceramiche cinesi raggiunsero i record
storici sugli acquisti. La stima per il 2014 è positiva, i
risultati delle aste di marzo mostrano livelli in linea con il
2013, (oltre Eur 70 mln di fatturato tra Sotheby’s e
Christie’s) facendo prevedere un anno interessante per
questo comparto.
Fatturato per geografica
100%
80%
60%
40%
20%
0%
2008
2009
2010
2011
2012
2013
% SOLD IN LONDON ON MPS Chinese ceramic index
% SOLD IN NY ON MPS Chinese ceramic index
% SOLD IN HK ON MPS Chinese ceramics index
A cura della Dott.ssa Silvia Gattola
 Dall’analisi del fatturato per area georgrafica,
emerge che il “MPS Chinese Ceramic Index”
segmentato per piazza di provenienza, New York,
Londra e Hong Kong, osserviamo gli USA risultano
essere la piazza principale. Nel periodo considerato
la domanda di ceramica cinese è più alta per la
piazza newyorkese mentre le altre due seguono con
andamenti altalenanti. Il 2012 fu l’anno d’oro per
Londra mentre Hong Kong rivela segni di ripresa
rispetto al 2011. dove LN e NY fecero la parte del
leone.
A Rare Pair Of Blue And
White ‘Bajixiang’
Moonflasks
Qianlong Seal Marks And
Period , aggiudicato per
3.8 mln di $
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 10
Da New York, ecco l’ASIAN WEEK
E’ stata una settimana impegnativa per tutti i
collezionisti amanti dell’est, quella dedicata alle aste
del mondo asiatico. In pochi giorni della seconda
metà del mese di Marzo si sono infatti concentrate a
New York le vendite di arte contemporanea e
moderna del sud e sud-est asiatico, antichità, oggetti
d’arte da Cina, Giappone, Corea e India. La casa
d’aste Christie’s si è confermata leader di questa
sessione di vendite, annunciando un fatturato di
$72,114,126 realizzato con otto aste durante soli
quattro giorni, dal 18 al 21 Marzo. Sotheby’s ha
annunciato invece un fatturato totale di $56,145,252,
realizzato con cinque aste e con un incremento nelle
vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente; la casa d’aste ha registrato una media
dell’80% di venduto (per valore), con una forte
percentuale di lotti aggiudicati oltre la stima
massima, grazie a bidders provenienti non solo
dall’Asia, ma anche dagli Stati Uniti e dall’Europa.
South Asian Modern + Contemporary Art
L’Asian Week si è aperta con l’asta di Christie’s del 18
Marzo, South Asian Modern + Contemporary Art, che
ha presentato opere di artisti del XX e XXI sec.
dell’India, Sri Lanka e Pakistan. Sono state proposte
opere di Syed Haider Raza, Tyeb Mehta, Maqbool
Fida Husain, oltre che di Bharti Kher, Subodh Gupta,
Rashid Rana, Jitish Kallat, per un totale di 78 lotti.
L’asta ha totalizzato $7,242,500, con il 68% dei lotti
venduti (e il 75% di venduto considerando il valore). Il
top lot dell’asta è l’opera di Syed Haider Raza, La
Terre, dipinta nel 1973; con stima su richiesta, il lotto
è stato battuto per $3,105,000, realizzando il
secondo prezzo record di aggiudicazione per l’artista,
offerto da un collezionista americano.
A cura della Dott.ssa Manuela Porcu
1/3
SUBODH GUPTA, Untitled , 2007, olio su tela, 167.5 x 228.5 cm,
Credits: Christie’s
Durante l’asta si è evidenziato un interesse
crescente da parte di compratori internazionali,
confermato anche dai risultati dell’asta
monografica dedicata alle opere di Francis
Newton Souza, uno degli artisti indiani più
conosciuti e presenti nel mercato delle aste
internazionali. La collezione di 165 opere
proposta in asta è stata offerta dalla figlia
dell’artista mancato nel 2002, ed ha realizzato il
91% dei lotti venduti (ben il 97% considerando il
valore), per un totale di $2,842,375 di fatturato.
Top lot dell’asta è Reclining Nude on Brocade,
eseguito nel 1961-62; stimato $80,000-120,000
è stato venduto ad un compratore statunitense
per $275,000. Poche migliaia di dollari in meno
per l’opera Supper at Emmaus, del 1987,
aggiudicata per $269,000 rispetto ad una stima
preasta di $80,000-120,000.
Inclusa in asta anche l’opera Untitled di Tyeb
Mehta, eseguita nel 2002, stimata
$2,000,000-3,000,000 e aggiudicata ad un
compratore indiano per $2,285,000, che
rappresenta il toro divenuto simbolo delle
opere dell’artista. Aggiudicata ad un
collezionista indiano anche l’olio su tela di
Akbar Padamsee, realizzato nel 1967,
stimato $200,000-300,000 e battuto per $
245,000.
L’opera Untitled di Subodh Gupta che
rappresenta le iconiche stoviglie di metallo
tipiche del vocabolario stilistico dell’artista
sia nelle sculture che nei dipinti, è stata
aggiudicata ad un collezionista asiatico per
$125,000 (stima preasta: $100,000 $150,000).
TYEB MEHTA, Untitled (Bull), 2000, acrilico su tela, 183 x
152.4 cm. - Credits: Christie's
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 11
Da New York, ecco l’ASIAN WEEK
L’asta
dedicata
al
moderno
e
contemporaneo asiatico di Sotheby’s si è
tenuta il 19 marzo ed ha realizzato un
fatturato di $6,663,874, con il 72% di lotti
venduti. Secondo il comunicato finale della
casa d’aste, il 97% dei lotti venduti sono
stati aggiudicati ad un prezzo vicino o
maggiore alla stima massima, grazie alla
proposta di opere nuove sul mercato e con
quotazioni ancora interessanti. Il top lot
dell’asta è anche cover lot, opera
dell’artista Vasudeo S. Gaitonde, Painting
No. 3, stimata $2,000,000 — 3,000,000 e
aggiudicata per $2,517,000; opera di
dignità museale dalle dimensioni di 99.5 x
126 cm, dipinta nel 1962, è stata realizzata
da uno dei primi artisti moderni indiani a
cui sia stata dedicata una retrospettiva
negli Stati Uniti, al Guggenheim Museum di
New York, proprio questo autunno.
QI BAISHI, CICADA AND AMARANTH, inchiosto e colore su
carta, 30 x 39.4 cm. - credits: Christie's
A cura della Dott.ssa Manuela Porcu
2/3
Vasudeo S. Gaitonde è anche uno dei pochi
artisti indiani ad aver superato il milione di
dollari di aggiudicazione in aste internazionali.
Incluse nell’asta di Sotheby’s anche diverse
opere di Francis Newton Souza - otto in tutto
e tutte aggiudicate - ma anche di artisti midcareers che hanno registrato un buon
interesse: aggiudicato, ad esempio, per
$221,000, il trittico Sweatopia di Jitish Kallat,
del 1974, delle dimensioni di 274.3 x 518.2
cm., acquistato dal precedente proprietario
da Haunch of Venison nel Maggio 2008, e che
rientra tra le cinque più alte aggiudicazioni di
quest’asta.
Indian & Southeast Asian Art
Il 19 Marzo si è tenuta Indian & Southeast
Asian Art, l’asta di Christie’s che ha offerto
130 lotti appartenenti a diverse categorie di
collectibles, dalle sculture classiche indiane ai
dipinti e opere di diversa natura provenienti
da regioni come Tibet, Nepal, Tailandia e
Indonesia. Il top lot di quest’asta, che in totale
ha realizzato $8,005,125, è una figura di
bronzo tibetano-cinese che rappresenta una
divinità Pancha Raksha, del XIV-XV sec.,
stimata $150,000-250,000 e battuta per
$197,000. Per la prima volta Christie’s ha
presentato una particolare asta, The Sublime
and the Beautiful: Asian Masterpieces of
Devotion, dedicata ai capolavori legati alla
devozione della regione Pan-Asiatica: una
collezione di 32 lotti di oggetti legati al
Buddismo, Induismo, Taoismo, Shintoismo,
dai manoscritti ai tessili votivi, dai dipinti alle
sculture, per un totale di $18,985,250 di
vendite (64% di lotti venduti).
Vasudeo S. Gaitonde, PAINTING NO. 3, olio su tela, 1962, 99.5 by
126 cm. - credits: Sotheby's
Sotheby’s ha presentato, lo stesso giorno, l’asta Indian, Himalayan &
Southeast Asian Art la quale, con 109 lotti aggiudicati su 132 proposti,
ha realizzato un totale di $5,794,000, oltre due milioni di dollari in più
rispetto ad una stima prevista tra i $2.3/3.4 milioni. Top lot dell’asta è
una figura in lega di rame della divinità Tara, stimata $300,000500,000 e aggiudicata per oltre il doppio della sua stima massima,
$1,025,000; il lotto proveniva dalla Tamashige Tibet Collection, inclusa
in quest’asta e battuta per una cifra totale di oltre 3 milioni di dollari.
Chinese paintings e Works of Art
L’ atteso focus sulla Cina arriva con le
aste di Fine Chinese Paintings: il 19
Marzo, Christie’s ha presentato una
vendita con oltre 120 lotti (76% di lotti
venduti), dipinti tradizionali e calligrafie,
che ha realizzato un fatturato di
$2,874,938, mentre Sotheby’s il giorno
seguente ha venduto 216 lotti (l’83% di
quelli proposti) per un totale di
$18,884,875.
Figura in bronzo dorato del Buddha della Medicina,
Dinastia Ming, XV sec, h 27.7 cm - credits: Christie's
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 12
Da New York, ecco l’ASIAN WEEK
In entrambi i casi i prezzi di aggiudicazione sono saliti ben
oltre le stime proposte dalle case d’asta, con opere stimate
intorno ai $10,000 che hanno visto decuplicare le offerte: è
questo il caso di Li Ruiqing (Qing Daoren, 1867-1920),
Calligraphy Couplet del 1916, stimata $7,000 - 9,000 ma
aggiudicata per $125,000, oppure di Zhang Shanzi e Zhang
Daqian, Tigers, stimata $12,000 - 15,000 e battuta per
$125,000, o ancora di un’opera di Qi Baishi, Cicada And
Amaranth, stimata $10,000-15,000 e aggiudicato per
$125,000 ad un compratore statunitense, relativamente alla
vendita Christie’s; da Sotheby’s, il caso più eclatante rimane
quello dell’aggiudicazione per $509,000 dell’opera di Wang
Da, Calligraphy in regular script, stimata $10,000-12,000.
I compratori di queste aste sono stati, prevedibilmente,
prevalentemente asiatici. Fine Chinese Ceramics and Works
of Art è l’asta presentata da Sotheby’s il 18 e 19 Marzo, che
ha realizzato un fatturato di $21,311,252, che supera di
diversi milioni la stima prevista preasta di $11/16 milioni,
grazie all’aggiudicazione di 260 lotti, il 67% del totale. E’ un
compratore europeo ad aggiudicarsi il top lot, un raro piatto
decorato blu e bianco della Dinastia Yuan del XIV sec. che non
era mai passato in asta prima, battuto $4,197,000, rispetto ad
una stima preasta di $200,000-300,000.
FRANCIS NEWTON SOUZA, Reclining Nude on Brocade, 1962, olio su broccato,
118.1 x 163.8 cm. - credits: Christie's
A cura della Dott.ssa Manuela Porcu
3/3
Jitish Kallat, 'Sweatopia - 1', 2008, acrilico su tela, 274.3 by 518.2 cm
Anche l’asta di Christie’s si è svolta nel corso di due giorni,
con 574 lotti (di cui l’82% sono andati venduti), per un
fatturato totale di $27,401,250. Il top lot è un raro vaso in
vetro decorato a rilievo, del ‘700, stimato $600,000 800,000 e aggiudicato ad un compratore statunitense per
$1,445,000, più che raddoppiando la stima massima
preasta.
Non è mancata una selezione di bronzi da entrambe le
case d’asta: Sotheby’s ha presentato Archaic Bronzes and
the Wu Dacheng Jijin, vendita con 12 lotti che ha
realizzato $3,491,250 (stima $850,000/1.2 milioni), con il
92% dei lotti venduti, mentre Christie’s si apprestava a
presentare un’asta composta da un unico lotto, The 'Min'
Fanglei, con un importante contenitore rituale che aveva
segnato il record all’asta per la sua categoria nel 2001,
quando fu aggiudicato al suo ultimo proprietario; il lotto,
con stima su richiesta, è stato però aggiudicato ancora
prima del 20 marzo, data prevista per l’apertura dell’asta,
e grazie ad una trattativa privata sarà conservato presso il
cinese Hunan Museum, museo che conserva altri tesori
nazionali.
Japanese & Korean Art
Spazio anche all’arte coreana e
giapponese, durante l’Asian
Week. E’ Christie’s a proporre
due aste dedicate: l’annuale
vendita di Japanese & Korean
Art e la collezione privata di
Robert Moore, The Ten Signs of
Long Life: The Robert Moore
Collection.
La prima ha proposto 210 opere
da stampe a porcellane, fino a
dipinti di artisti moderni, per un
fatturato totale di $3,139,125;
uno dei protagonisti è la
scultura di un dragone del
periodo Edo (XVIII-XIX sec.),
firmato da uno dei più
conosciuti artigiani di armature
dell’epoca. La scultura è stata
presentata con una stima
preasta di $200,000-300,000 ed
è
stata
aggiudicata
per
$425,000; la collezione di Robert
Moore, uno dei più noti
collezionisti di arte coreana in
America, che ha iniziato la sua
collezione negli anni ’50 in
seguito
al
suo
servizio
nell’esercito
americano
in
Corea, ha incluso 120 lavori
acquisiti nel corso di più di 20
anni, raggiungendo $1,623,563
di fatturato.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 13
Mercato dell’Arte Cinese, la view di ArtsLife
Erano in molti a preannunciarne il declino e
la fine di un periodo d’oro che ha segnato il
mercato mondiale, ma la Cina non ha
mollato e per il quarto anno consecutivo è
salita trionfante sul podio, andando ad
occupare la prima posizione nella classifica
mondiale dei fatturati d’asta. Con un giro
d’affari di 4,1 miliardi di dollari, in crescita
del 13% rispetto al 2012, ha rubato ancora
una volta lo scettro della leadership agli
USA. I collezionisti d’arte asiatica non sono
un gruppo ristretto di persone abbienti che
uscendo dal gioco del mercato ne
causerebbe il crollo; essi sono invece buyers
d’alta gamma, alla ricerca di firme costose
ed iconiche, con un particolare occhio per
gli artisti del XX secolo. Siamo quindi di
fronte ad un’economia che funziona e
progredisce dando vita ad un mercato in
continua crescita, stimolato da una sempre
più alta attrazione verso l’arte asiatica che
ammalia non solo i collezionisti di tutto il
mondo, affascinati dalla qualità e dalla
storicità delle opere e degli oggetti offerti,
ma che suscita curiosità anche a diverse
gallerie di fama internazionale come la
Gagosian o White Cube che di recente
hanno messo gli occhi su Hong Kong, la
principale piazza del continente e la quarta
nella classifica mondiale. E così con tre
artisti cinesi nella top ten degli artisti più
venduti nel 2013, l’arte cinese e l’arte
asiatica in generale si classificano come
uno dei settori più seguiti del mercato
nonché fattore di attrazione mondiale nelle
periodiche Asian Week organizzate
Syed Haider Raza. La Terre (1973)
Top lot di Christie’s battuto a $3,105,000
Raro piatto con decorazioni in blu e bianco. Dinastia
Yuan. Top lot di Sotheby’s battuto a $4,197,000
A cura di Greta Beretta - ArtsLife, portale di critica ed economia dell’arte
nelle più importanti sedi d’asta.“La
vendita dedicata all’arte moderna e
contemporanea del Sud Asia ha
dimostrato un enorme interesse
internazionale” – ha commentato
Deepanjana Klein, a capo della
vendita South Asian Modern &
Contemporary Art di Christie’s
rivelando il grande entusiasmo
dimostrato da tutti i buyers che
hanno partecipato. Con un totale di
$7,242,500, il top lot dell’asta di
Christie’s è stato “La Terre”, un
acrilico su tela di Syed Haider Raza
del 1973, venduto ad un privato
statunitense per $3,105,000. Sono
stati ottimi anche da Sotheby’s i
risultati della vendita d’arte moderna
e contemporanea che ha totalizzato
$6,663,874, vendendo diversi lotti al
di sopra delle stime proposte. Top
price: $2,517,000, ottenuto da
“Painting No.3” realizzato da
Vasudeo S. Gaitonde nel 1962. Di
grande interesse da Sotheby’s è stata
anche l’asta dedicata alle ceramiche
cinesi, altra vera grande attrazione
per i collezionisti. Con 400 lotti in
catalogo, divisi in quattro sessioni di
vendita, Sotheby’s ha archiviato
infatti un totale di $21,311,252,
proponendo pezzi di grande qualità,
provenienti da importanti collezioni
private e lontani dal mercato da
molti anni. Top lot dell’asta è stato
un raro piatto con decorazioni in
blu e bianco risalente alla
dinastia Yuang (XIV secolo)
battuto a $4,197,000. Si può
dire quindi che non solo la
Cina rappresenta il 90% del
fatturato
del
mercato
asiatico, proponendosi come
motore di crescita del
mercato dell’arte mondiale,
ma possiamo affermare che la
stessa arte cinese suscita
grande interesse e attenzione
da parte dei collezionisti di
tutto il mondo, tanto che nella
Top Ten degli artisti, accanto a
Warhol, Picasso, Basquiat,
Bacon e altri nomi dello star
system,
troviamo
Zhang
Daqian, Qi Baishi e Zao WouKi.
www.artslife.com/tv
www.artslife.com
ART REPORT– APRILE 2014
pag. 14
Pittura e Calligrafia
Fonte: http://www.artribune.com/2014/03/la-cina-nellagrande-mela-da-protagonista/
Area Research
e Investor Relations
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provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 15
FOCUS ON – CALLIGRAFIA CINESE
Lo studio delle lingue orientali trova il suo maggiore ostacolo
nella diversa impostazione della scrittura. Se nelle lingue
indoeuropee e od occidentali in genere, ad ogni simbolo scritto
corrisponde un suono, nel cinese ci si scontra con una diversa
impostazione: gli ideogrammi. La calligrafia cinese è stata
iscritta nel 2009 all’UNESCO come
Patrimonio orale e
immateriale dell'umanità.
Le sue origini si fanno risalire al 6500 a.C., epoca a cui risalgono
i primi pittogrammi scolpiti nei gusci di tartaruga. Altre
testimonianze risalgono tra il 2500 e il 1900 a.C., quando i
simboli erano incisi su ossa di animali facenti parte di
cerimonie: si trattava per lo più di arte divinatoria. Da materiali
naturali, con il tempo si passò al bronzo e metallo.
I primi tipi di caratteri utilizzati comunemente mancavano, però,
dell'uniformità e della regolarità caratteristici di una scrittura
standardizzata.
Tuttavia servirono come origine pittorica dei caratteri comunemente in uso oggi. Con il passare del tempo la scrittura si
sviluppò sempre più, ma è con la dinastia Qin che si ha un grande spartiacque nella storia della scrittura cinese. Il nuovo
impero, all'interno della politica di standardizzazione di cose quali pesi e misure, valuta e statuti legali, si impegnò
anche in una politica di riforma della scrittura. Questo significò l'obbligo dell'uso della scrittura Qin in tutto l'impero. La
scrittura che fu adottata sotto la dinastia Qin esistette in due forme differenti, una forma standard più complessa e una
forma più popolare semplificata. La prima scrittura è conosciuta come "scrittura del sigillo", dal suo diffuso uso sui
sigilli, che discende direttamente dalla scrittura in bronzo. Ma è la scrittura popolare che ebbe più fortuna nel futuro
sviluppo dell’attuale scrittura cinese. Questa forma venne ad essere conosciuta come "scrittura degli scribi" dalla sua
associazione con i vari tipi di impiegati del governo.
A cura di Vernice Progetti culturali
www.verniceprogetti.it
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 16
FOCUS ON – CALLIGRAFIA CINESE
Con l’avvento della dinastia Han (dal 206 a.C al 220
d.C.), la scrittura conobbe una maggiore diffusione e
lo stile del sigillo venne relegato, appunto, ai sigilli,
mentre per tutti gli altri usi si preferì impiegare una
scrittura più veloce e sbrigativa. I caratteri furono
semplificati e persero ogni radice pittografica. I tratti
da rotondi si fecero retti, i caratteri divennero più
spigolosi e assunsero forma quadrata. Questo stile
deriva dalla scrittura popolare della dinastia Qín e
prende il nome di stile clericale o anche stile
cancelleresco. Durante la dinastia Han si affermò
gradualmente anche uno stile corsivo, informale,
usato per stesura di bozze e documenti non ufficiali:
dapprima si sviluppò lo stile corrente (un semicorsivo), poi lo stile d’erba
(un corsivo vero e proprio, con caratteri che si presentano in forma irregolare, simili a fili d’erba agitati dal vento). Infine,
durante il III secolo d.C., apparve lo stile regolare: presenta dei tratti che ricordano lo stile corsivo, ma non è una forma
corsiva. Con i Tang (618-907 d.C.), la scrittura diventa definitivamente standardizzata (zhèngkǎi) ed i calligrafi fissano
definitivamente la struttura e la tecnica del tratto. Il bisogno di una scrittura semplice, il più leggibile possibile, molto
regolare, rispondeva alle necessità di accentramento del potere. Questa scrittura, vettore dell'amministrazione, ha dunque
partecipato, attraverso la sua stabilità, all'egemonia del potere imperiale, a tal punto che fino alle semplificazioni
del 1958 e del 1964 adottate nella Repubblica popolare cinese, non fu mai ritoccata né modificata. La semplificazione
adottata nel XX secolo ebbe lo scopo di rendere più facile e veloce la scrittura e di incrementare l’alfabetizzazione: per
eseguire certi caratteri tradizionali occorrono infatti anche 40 o più segni. La maggior parte dei testi della Cina continentale
viene attualmente stampata con caratteri semplificati, mentre a Hong Kong, Macao e Taiwansi usa ancora il cinese
tradizionale.
A cura di Vernice Progetti culturali
www.verniceprogetti.it
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 17
CHEN LI: l’espressione del segno
1/2
La cosa più superba è la notte
La cosa più superba è la notte
quando cadono
gli ultimi spaventi
e l’anima si getta
all’avventura.
lui tace nel tuo grembo
come
riassorbito dal sangue
che finalmente si colora
di dio
e tu preghi che taccia per sempre
per
non sentirlo come rigoglio fisso
fin dentro le
pareti
E’ una mattinata piovosa di inizo primavera quella
in cui Chen Li mi accoglie nel suo atelier al Cortile
del Maglio, un luogo d’altri tempi oggi diventato un
piccolo polo di laboratori e studi di designer nel
cuore di Torino.
Calligrafa di origini cinesi ma ormai di adozione
italiana, nasce nel 1972 nella provincia dello
Zehjiang e all’età di 10 anni si trasferisce in Italia.
Questa giovane donna mi accoglie nel suo studio
che divide con due ceramiste impegnate ad
insegnare quest’arte antica ai torinesi vogliosi di
apprendere questa pratica, nell’aria si respira la
creatività e la voglia di tanti di esprimersi facendo
arte.
La formazione di Chen Li inizia 1987, quando inizia
a studiare Illustarzione presso la Scuola del Castello
Sforzesco, nel 1998 consegue la Laurea in Tecniche
e Arti della stampa presso il Politecnico di Torino e
continua ad approfondire la sua tecnica nel 2003
studiando Incisione ad Urbino ed all’Accademia
Albertina di Torino.
I suoi studi calligrafici si concentrano nel decennio
1995-2005, periodo nel quale studia
calligrafia con maestri di fama internazionale quali
Jean Larcher (Francia), Ricardo Rousselot (Spagna)e
Brody Neuenschwander (USA), ed inizia ad esporre le
sue opere in tutto il Mondo. Iniziamo la nostra
intervista, parlando con questa giovane artista
emergono in modo importante due esperienze
chiave per l’evoluzione della sua arte, nel 2009
partecipa
al
“Laboratorio
sull’abolizione
dell’autocensura nelle pratiche artistiche” tenutosi
presso la Galleria Soffiantino, occasione in cui ha per
la prima volta la possibilità di confrontarsi
approfonditamente con il tema della censura, ed è
A cura del Dott.ssa Lidia Fasciana, foto a cura di Andrea Bonventre
http://www.chenli.it/?q=node/76
da qui che parte uno studio sulle proprie censure,
che riconosce nella non rappresentazione della
figura umana e nella non esibizione della propria
immagine. E’ in quest’occasione che cerca di
creare un legame più stretto con lo spettatore
della sua opera, parte dalla riflessione che la sua
cultura orientale la porta ad avere un rapporto
molto particolare col proprio corpo e di riflesso
con la propria immagine, un rapporto che un pò
come accade nel mondo arabo tende a censurare
la propria immagine e da qui da vita ad una serie
di opere in cui la calligrafia si fonde con l’arte della
fotografia, l’artista trasferisce questa nuova
consapevolezza in una serie di autoscatti sui quali
imprime la sua arte calligrafica, unisce queste due
forme figurativamente molto diverse tra loro ma
così simili, entrambe infatti si concentrano sul
segno, la fotografia cerca di raccontare con la luce,
mentre la calligrafia si esprime attraverso il segno.
E’ questa per lei l’occasione per avvicinarsi al
pubblico in un modo più esplicito, se dapprima
vede nella calligrafia l’espressione del corpo nella
sua forma più pura ed intima in quanto gesto
ART REPORT –APRILE 2014
pag. 18
CHEN LI: l’espressione del segno
creato da esso, che nasce dalla mano dell’artista e ne diventa sua
espressione diretta, decide ora di esprimere questa sua interiorità
attraverso l’autoscatto fotografico, realizza quindi gli scatti da se,
immortalando il suo volto più intimo. L’idea è quella di raccontare la propria
arte con un taglio più personale non facendosi più schermare dalla calligrafia
, che fino ad ora le ha permesso di celare sempre un pò la propria intimità,
ma mettendo l’immagine del corpo nella sua opera in modo da avvicinarsi in
modo forte allo spettatore.
La scrittura diventa quindi rivelatrice della propria arte unendosi all’esplicita
raffigurazione del corpo umano. Questa ricerca continua nel 2010 con la
partecipazione alla Triennale di Bovisa, occasione in cui l’artista espone tre
opere ,tra cui appunto “get out of my mind, “get out of this room”, opera
fotografica che ha maturato nel 2009 e “Superba è la notte”. Quest’ultima
opera , ispirata dalla poesia di Alda Merini, alla quale Chen Li è molto legata,
le da un ulteriore spunto per far emergere nella propria arte la propria
intimità, decide di riportare i versi della poetessa su una camicia da notte
che cela castamente un corpo umano che non esiste, ma che diventa il
supporto perfetto per questi versi cosi intimi e sensuali.
A cura del Dott.ssa Lidia Fasciana, foto a cura di Andrea Bonventre
http://www.chenli.it/?q=node/76
2/2
Ad oggi l’opera di Chen Li è in continua evoluzione, è arrivata ad avere una
perfetta padronanza della calligrafia occidentale e chissà, in un futuro non troppo
lontano deciderà anche di addentrarsi nell’antica arte della scrittura cinese, arte
molto complessa che come lei stessa ci racconta, genera il segno a partire
dall’immagine. Ovunque io mi volti in questo piccolo atelier, fanno capolino opere
che raccontano Chen Li in modo profondo, da un lato spicca una scultura realizzata
con rete metallica, è l’opera sulla quale sta attualmente lavorando concentrandosi
sul tema della materia e del movimento, l’obiettivo è quello di rendere questo
materiale pesante leggero e in movimento, proprio come la sua calligrafia.
Appoggiata su una scrivania appare una piccola tela realizzata con materiale
raccolto nella discarica di Scampia con su scritto un materico “happyness”, una
piccola opera carica di magnetismo, chiedo a Chen Li di raccontarmela, e mi
sembra di vederla li, mentre seleziona con cura tra le cose ormai buttate perchè
ritenute inutili, il materiale da far rivivere nelle sue opere. Di Scampia ricorda la
bellezza della naturalezza delle persone e del loro operato, semplice, genuino,
normale, che agli occhi dell’Italia viene invece mostrato come non luogo in cui
regna la anormalità.
Stiamo per salutarci quando Chen Li ci fa l’ultimo regalo, tra le opere appese ad
una delle pareti fa capolino anche una poesia, l’unica che abbia ad oggi composto.
E’ li, dipinta con la sua magnifica calligrafia su di un pannello, le lettere si snodano
sinuose, il movimento delle parole è l’espressione più alta del suo pensiero si
fondono.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 19
La Cina nella Grande Mela. Da protagonista
Il 2014 a New York è iniziato con un rinnovato
interesse nei confronti dell’arte contemporanea
cinese. Il Metropolitan, l’e-flux Centre, l’Armory Show
e diverse gallerie private hanno dato spazio ad artisti,
più o meno noti, appartenenti a quella che ancora
una volta si dimostra essere una scena artistica in
pieno fermento, capace di attirare grandi interessi,
culturali ed economici.
Al Metropolitan Museum, nelle sale dedicate alle
collezioni di arte classica estremo-orientale, Ink Art:
Past as Present in Contemporary China presenta una
selezione di lavori che rielaborano, giocano,
stravolgono o semplicemente si richiamano alla
raffinata tradizione artistica cinese. Dalla rivisitazione
del tipico paesaggio su rotolo, con cui si confrontano
artisti come Ai Weiwei, Hong Hao, Yang
Yongliang, Duan Jianyu, si sviluppano una serie di
inquietanti riflessioni sui problemi ambientali e gli
stravolgimenti socio-culturali originati dalla feroce
speculazione edilizia e dalla rapida, smisurata crescita
dei conglomerati urbani. Mentre prendendo come
punto di partenza quella millenaria tradizione di arte
calligrafica che da sempre, in Cina, coniuga scrittura,
New York // fino al 6 aprile 2014
pensiero filosofico, estetica ed espressione visiva, si
Ink Art: Past as Present in
originano
ricerche
artistiche
che
vanno
Contemporary China
dall’amplificazione del gesto calligrafico, accomunato THE METROPOLITAN MUSEUM OF ART
all’azione pittorica, come nei lavori monumentali di
1000 Fifth Avenue
+1 (0)212 5357710
Wang Dongling, fino a un
www.metmuseum.org
A cura di Valentina Gioia Levy
Fonte: http://www.artribune.com/2014/03/la-cina-nella-grande-mela-da-protagonista/
New York // fino al 12 aprile 2014
Outside the lines:
new art from Chinaa
a cura di Melanie Ouyang Lum
RH CONTEMPORARY ART
437 W 16th Street
www.rhcontemporaryart.com
ricongiungimento con l’astrattismo, come
testimonia invece la più recente produzione di Li
Huasheng; da pratiche di sovvertimento della
funzione semantica della parola come nelle opere
di Gu Wenda, a una reiterazione del segno fino alla
sua perdita e cancellazione come nel famosissimo
lavoro Family Tree diZhang Huan e nelle
performance di Qiu Zhuje.
Una delle opere più impressionanti è
l’installazione di Xu Bing, Book from the sky,
costituita da quattro grandi libri a ventaglio, aperti
in modo da rivestire tutta la sala espositiva, dal
pavimento al soffitto, che riportano, stampati in
xilografia,
4mila
ideogrammi
inesistenti.
Outside the lines: new art from China è invece la
mostra curata da Melanie Ouyang Lum per la RH
Contemporary Art, galleria lo scorso novembre,
con quattro piani espositivi nel quartiere di
Chelsea, un programma di residenza, una rivista
quadrimestrale, una serie di eventi nel corso di
ogni mostra, con conferenze, artist talk e
performance.
La collettiva, che vede protagonisti dodici artisti,
coniuga lavori iconici come Mao’s guilt(2009)
e The Utopian of Hug dei Gao Brothers, presentati
per la prima volta negli Stati Uniti, con altri meno
noti
in
Occidente
e
alcuni
inediti,
come Zilch (2013), una serie di minisculture in
sapone di Ni Youyu che giocano con l’iconografia
buddhista interrogando il tema dell’iconoclastia;
altri lavori, come le installazioni Cow
herd e Up(rispettivamente di Yang Bing e Gao
Weigang) sono frutto del progetto di residenza e
dell’interazione degli artisti invitati con il territorio
americano.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 20
Collezionisti: a conversazione con Vittorio Gaddi
La rubrica “Collezionisti” è dedicata ad
approfondire, di volta in volta, il pensiero, le
scelte e le opere dei principali collezionisti
d'arte contemporanea del territorio
nazionale.
IDENTIKIT
Nome e cognome: Vittorio Gaddi
Luogo e data di nascita: Pisa, 29 ottobre 1952
Città di residenza: Lido di Camaiore (Lucca)
Attività lavorativa: Notaio
Stato civile: Coniugato
Prima opera acquistata: "La figlia del Sole", una
scultura di Giò Pomodoro
Foto di
Vittorio Gaddi.
Vittorio, esiste una linea che guida la tua collezione?
La risposta è no. Trovo noiose le raccolte
monotematiche. Colleziono - o meglio collezioniamo,
io e mia moglie Nunzia - tutto quello che trovo
interessante e stimolante (ovviamente nei limiti delle
mie possibilità economiche) e a prescindere dalla
tecnica utilizzata (pittura, fotografia, scultura,
installazioni, video). L'unica linea guida, che si è
venuta consolidando con il procedere degli acquisti, è
la necessaria "contemporaneità" dell'autore, nel
senso di prediligere gli artisti non ancora storicizzati.
Questo però non significa acquistare artisti
giovanissimi, sconosciuti, magari alla loro prima
esibizione, poiché non mi piacciono le scommesse
troppo azzardate. In genere, l'artista di cui acquisto
un'opera ha già un curriculum di un certo rilievo e
vanta esposizioni in spazi pubblici importanti. La mia
ambizione è infatti quella di scegliere artisti che
superino la "sfida del tempo". Quindi amo il rischio
(altrimenti collezionerei arte storicizzata), ma deve
essere un rischio calcolato. Per questo motivo dedico
parecchio tempo all'esame delle riviste più autorevoli
del settore, sia nazionali che internazionali, leggo
monografie e recensioni, frequento le gallerie e, nei
limiti del possibile, cerco di visitare le fiere e le
manifestazioni più importanti.
«Gli artisti cinesi? Non posso negare la loro
crescente importanza nel sistema dell'arte
internazionale. Ma nella mia collezione sono
presenti in una percentuale assolutamente
irrilevante». A conversazione con Vittorio
Gaddi.
A cura della Dott.ssa Marianna Agliottone
1/3
Oggi poi esiste la possibilità di "girare il mondo" tramite
internet, il che facilita molto il lavoro di scouting.
In ogni caso, pur seguendo i criteri sopra indicati,
acquisto solo opere di cui mi innamoro.
Per questo motivo se devo scegliere tra un'opera minore
di un grande artista ed un'opera di grande qualità di un
artista di livello un po' meno elevato, punto decisamente
su quest'ultima, perché non mi interessa la raccolta di
figurine o souvenirs, ma cerco opere che mi suscitino una
forte emozione.
Quante opere ci sono nella tua collezione, in che
percentuale sono di autori cinesi ?
Non ho mai contato quante opere ho in collezione, ma
posso affermare senza timore di smentite che la
presenza di artisti cinesi è assolutamente irrilevante.
Devo confessare che l'arte cinese in genere non mi
affascina, pur riconoscendo che esistono artisti di grande
spessore. Potrei citare il defunto Chen Zen o altri come
Yang Fudong, Cai Guo-Qiang e Ai Weiwei, anche se
ritengo quest'ultimo un po' sopravvalutato e la sua fama
in parte dovuta alla sua figura di dissidente ed alle
conseguenti vicissitudini personali.
Gli unici artisti cinesi presenti nella mia collezione sono
Qiu Anxiong, noto per il vagone ferroviario trasportato
dalla Cina a Basilea (in occasione di Unlimited del 2008) e
trasformato in sala per proiezioni cinematografiche sulla
ex Repubblica di Mao, e Terence Koh, quest'ultimo
peraltro nato a Pechino ma cresciuto in Canada e
residente attualmente a New York (il cui humus culturale
è pertanto più occidentale che orientale).
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 21
Collezionisti: a conversazione con Vittorio Gaddi
Secondo te, di chi si parla quando si parla di
artisti cinesi contemporanei e quale è il ruolo
che essi oggi svolgono nel sistema dell’arte
internazionale?
Non posso negare l'importanza crescente, nel
sistema dell'arte internazionale, degli artisti
cinesi come quelli che ho ricordato
rispondendo alla precedente domanda, ed altri
come Yan Pei Ming, Zhang Xiaogang e Zeng
Fanzhi, che hanno raggiunto quotazioni
milionarie registrando risultati a volte
sensazionali
nelle
aste.
L'espandersi
dell'economia cinese con la nascita di un
numero rilevante di nuovi milionari è la causa
principale di questo fenomeno, per la cui
comprensione bisogna anche tenere conto
degli investimenti fatti dalla Cina per la
promozione dell'arte nazionale. Partendo da
un dato di fatto innegabile, come è appunto
l'apparentemente inarrestabile crescita delle
quotazioni degli artisti cinesi, non posso però
fare a meno di indignarmi quando vedo nelle
aste aggiudicazioni a prezzi assurdi di artisti
insignificanti che se, per fare un esempio,
fossero
stati,
anziché
cinesi,
nostri
connazionali, non avrebbero oltrepassato i
confini dell'esposizione nei mercatini di paese.
Dove è collocata attualmente la tua collezione
La mia Collezione è collocata in parte
all'interno del mio studio a Lucca e
nell'appartamento ad esso sovrastante ma la
maggior parte si trova a pochi chilometri di
distanza, in un paese chiamato Vorno (nel
Comune di Capannori), in due fabbricati
adiacenti.
A cura della Dott.ssa Marianna Agliottone
2/3
Pensi che l’apertura al pubblico della propria
collezione diventi, ad un certo punto, una sorta
di passaggio obbligatorio per il collezionista
privato?
Su questa domanda sarei indotto a operare dei
distinguo. Non credo che l'apertura al pubblico
sia un passaggio obbligatorio. Ci sono alcuni
collezionisti che hanno dei veri e propri musei
aperti al pubblico tutti i giorni della settimana,
altri, come me, che consentono a chiunque di
visitare
la
Collezione,
ma
solo
su
appuntamento, altri ancora che depositano "in
comodato" le opere presso i musei, ed infine
collezionisti, anche molto importanti, che
tengono tutte le opere chiuse nelle casse e
depositate in magazzini, per poi prestarle per
le esposizioni nei Musei. Trovo tutte queste
scelte, che a volte si combinano (io ad esempio
presto spesso e volentieri le opere per le
mostre), altrettanto valide e, a volte,
condizionate dalla impossibilità, per la eccessiva
onerosità, di creare una struttura museale
permanente dotata di personale fisso.
Collezione Nunzia e Vittorio Gaddi, una veduta delle opere
Secondo te, il sistema fiscale italiano
sfavorisce le vendite nel settore?
Non conosco le legislazioni degli altri Stati, e
non saprei quindi dare una risposta precisa.
L'unico dato di cui sono a conoscenza è che
l'aliquota IVA italiana, a quanto mi risulta, è la
più alta esistente e questo non favorisce certo
le gallerie italiane rispetto a quelle straniere.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 22
Collezionisti: a conversazione con Vittorio Gaddi
Hai idee, proposte, suggerimenti utili ad
migliorare la legislazione ed il sistema fiscale
italiano in materia di collezionismo?
La misura più ovvia da suggerire è una
riduzione sostanziale dell'aliquota IVA per i
trasferimenti di opere d'arte, ma temo che,
permanendo la crisi economica, difficilmente
questo risultato sarà possibile ottenerlo
(anche se in realtà l'abbassamento
dell'aliquota provocherebbe un incremento
delle contrattazioni e, alla fine, lo Stato
incasserebbe molto probabilmente più di
adesso
anche
perché
risulterebbe
disincentivato il ricorso al "nero"). C'è poi da
osservare (e lo dice uno che della correttezza
fiscale ha fatto sempre una bandiera) che uno
strumento fiscale come il redditometro ha
seminato il panico anche, anzi direi
soprattutto, tra i contribuenti onesti, che
temono comunque di essere sottoposti a
controlli estenuanti e a dover produrre prove,
spesso diaboliche, della propria onestà. Il
risultato, percepibile da tutti, è stato il crollo
dei consumi nel settore del mercato
immobiliare e del commercio dei beni
cosiddetti di lusso, tra i quali assumono
particolare rilievo le opere d'arte.E'
necessario che chi ci governa si renda conto
che il terrorismo psicologico di cui si sta
abusando negli ultimi anni, produce per le
Casse dello Stato risultati ben diversi ed
addirittura opposti a quelli auspicati e che i
controlli vanno fatti ma con serietà e senza
creare allarmismi inutili che finiscono per
essere deleteri.
A cura della Dott.ssa Marianna Agliottone
3/3
Cosa ci dici invece del "Diritto di Seguito"?
Personalmente la trovo una regola assurda,
che fra l'altro trova applicazione solo nel
campo dell'arte. E' però anche vero che è una
normativa ormai diffusa in molte nazioni.
Quella che comunque non è assolutamente da
condividere è l'interpretazione che è stata
data dalla Siae secondo la quale i compensi
per il Diritto di Seguito sarebbero dovuti ogni
volta che, nel passaggio di proprietà di
un'opera d'arte, intervenga una Galleria,
perché si tratterebbe sempre di una vendita
successiva alla prima, anche qualora il
trasferimento avvenga nel mercato primario, a
seguito di un'esposizione di nuove opere in
occasione di una mostra dell'artista. Questa è
veramente una tesi priva di fondamento che
tradisce completamente lo spirito della norma
e penalizza gravemente le Gallerie a carico
delle quali è posto l'obbligo del pagamento.
Collezione Nunzia e Vittorio Gaddi, una veduta delle opere
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 23
Ceramiche
Fonte: www.maotorino.it
Area Research
e Investor Relations
Informazione
Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero
qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che
provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 24
A Torino “la Cina è (più) vicina”…
1/2
Prendendo in prestito il titolo del film diretto da Marco Bellocchio nel 1967 possiamo dire che a Torino “la Cina è (più) vicina”
Nella città sabauda nasce infatti nel 2008 il
MAO: un museo dedicato all’ arte orientale
che aspira alla più ampia rappresentazione
della produzione artistica dei vari paesi
dell’Asia. Obiettivo del museo non è poi
soltanto quello di mostrare le creazioni di
diverse culture, adempiendo così alla
propria vocazione di luogo di conservazione
ed esposizione, ma soprattutto quella di
indurre il visitatore ad un confronto
costruttivo, ad un ampliamento del proprio
orizzonte, attraverso moltissime mostre
tematiche, laboratori ed eventi collaterali
come dibattiti e convegni. Palazzo Mazzonis
riunisce i nuclei di diverse collezioni
preesistenti, frutto di acquisti sul mercato
d’arte internazionale e poi conferiti o
concessi in comodato al MAO: prima di
tutto il materiale della sezione Orientale del
Museo Civico d’Arte Antica, poi quello
messo insieme durante gli anni Ottanta
dalla Regione Piemonte e dalla Compagnia
di San Paolo e infine un’importante raccolta
di arte cinese antica di proprietà della
Fondazione Agnelli. La collezione cinese,
incentrata soprattutto sulle manifestazioni
dell’arte
funeraria,
sorprende
per
l’ampiezza dell’arco cronologico coperto dai
vari reperti e la qualità di quest’ultimi.
Come mi spiega il dottore Marco
Guglielminotti, curatore e conservatore
presso il MAO, vi sono vasi preistorici
perfettamente integri risalenti addirittura al
IV millennio a.C. I manufatti, di diverse
dimensioni, sono realizzati ancora secondo l’antichissima tecnica detta “a
cercine” e presentano decorazioni geometriche nere con tendenze
all’astrattismo molto forti che vanno poi ad affievolirsi in favore di forme
più naturalistiche e figurative negli oggetti di epoche più vicine a noi.
Oltre a urne e giare, fra le varie tipologie di vasellame rinvenute
all’interno delle sepolture sono stati trovati spesso anche coppe e calici,
oggetti che fanno pensare a riti e banchetti in onore del defunto o degli
dei venerati. Al MAO sono conservati due bellissimi bicchieri e un calice
in terracotta nera (effetto ottenuto grazie a una particolare tecnica di
fumigazione), lavorati così finemente che la superficie, definita a “guscio
d’uovo”, è perfino traforata. Dopo aver passato in rassegna moltissimi
Shandong:
Bicchiere con alto piede cavo,
Cultura Longshan, ca. 2550-2300 a.C.
Terracotta nera cotta in atmosfera densa di
fumo h 21,8 cm
Shaanxi ,”Straniero dal volto velato”,
VII-prima metà VIII secolo d.C
terracotta beige con ingobbio grigio,
ingobbio e pigmenti h cm 28
“Cavallo con ciuffo e corta criniera”,
Cina centrale, (Sichuan)
Seconda metà II-inizio III secolo d.C
Terracotta rossa, invetriatura ocra con inclusioni
scure e ritocchi di invetriatura verde h cm 110.7.
Proprietà Regione Piemonte
A cura ella Dott.ssa Francesca Rosini, in collaborazione con il Dott. Marco Guglielminotti
www.maotorino.it
Il 2014 è, per il calendario cinese, l’anno del
cavallo. Fra tutte gli oggetti raffiguranti
questo animale presenti al MAO scelgo, per
augurarvi buon anno, un cavallo di notevoli
dimensioni risalente alla seconda metà del II
secolo d.C., ricoperto da una invetriatura
monocroma color ocra. La statua ha una
postura piuttosto rigida ma gli occhi
tondeggianti, la bocca aperta e le labbra
sollevate a mettere in evidenza la dentatura e
la lingua in una smorfia contro gli spiriti
maligni rendono l’animale molto meno statico
e serioso.
ART REPORT –APRILE 2014
pag. 25
A Torino “la Cina è (più) vicina”…
http://www.maotorino.it/
Shaanxi ,”Straniero dal volto velato”, VII-prima metà
VIII secolo d.C terracotta beige con ingobbio grigio,
ingobbio e pigmenti h cm 28
vasi e oggetti fittili rappresentanti animali e
persone, una piccola statuetta funeraria
colpisce la mia attenzione. La posizione del
suo corpo, l’intensità del suo sguardo e
perfino il suo abbigliamento la rendono
unica e assolutamente originale rispetto a
tutto quello che avevo visto fino a quel
momento.
Si tratta di una terracotta plasmata a mano
libera anziché ottenuta attraverso matrici e
raffigura un uomo con il volto coperto da
un velo. L’uomo è rappresentato come se
fosse seduto su uno sgabello, su un carro o
sul dorso di un animale. Le braccia sono
ripiegate verso il petto mentre le mani sono
chiuse a pugno e rivolte frontalmente. Del
volto
dell’uomo,
sicuramente
uno
straniero, si vedono soltanto le folte
sopracciglia, gli occhi sporgenti di taglio
occidentale e il grande naso aquilino
parzialmente coperto. Vero e proprio
gioiello del museo, questo pezzo suscita
l’interesse di tutti i visitatori e perfino le
invidie dei turisti cinesi. Un paio di anni fa il
dottore Guglielminotti aveva rilasciato
un’intervista al Wall Street Journal
presentando il manufatto e suscitando
intorno ad esso un interessamento davvero
eccezionale, tanto da coinvolgere diversi
studiosi di fama internazionale che si sono
appassionati al mistero cercando di dare
un’interpretazione convincente della vera
identità dell’ “uomo misterioso”.
A cura ella Dott.ssa Francesca Rosini, in collaborazione con il Dott. Marco Guglielminotti
www.maotorino.it
2/2
Gansu-Qinghai:
“Giara carenata”, Cultura
Majiayao, tipo Majiayao, ca. 3300
a.C.Terracotta arancione con
decorazione dipinta in nero e bianco
h 47,7 cm, diam. 43,3 cm
Che si tratti di un teatrante, di un
suonatore di tamburo, di un
mercante in viaggio o di un
sacerdote di Zoroastro il suo fascino
e la potenza della sua espressione
rimangono intatti, così come la
maestria e l’arte di chi l’ha plasmato.
E anche se non riusciremo mai
(chissà)a risolvere quest’enigma
riusciremo senz’altro, con una visita
in questo eccezionale museo, a farci
un’idea dell’arte e della cultura di
paesi così lontani e altrettanto
affascinanti. Giusto a un passo da
casa nostra.
A destra, Gansu-Qinghai:
“Giara a due anse con viso
modellato”, Cultura Majiayao, tipo
Machang, ca. 2300-2100
a.C.Terracotta beige-arancio con
decorazione nera e screziature rosse
h. 37,9 cm, diam. 32,6 cm
A sinistra, Sala Han: “Vasellame
funerario”
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 26
Dalla Cina a Parigi, la collezione d'arte cinese de Les arts Dècoratifs dal 13 febbraio al 29
giugno 2014
Musèe des Arts décoratifs Paris è il
titolo della bella mostra che si può
visitare a Parigi fino al 29 giugno. E’
un’occasione unica per scoprire la
ricchezza e la diversità dell'arte
cinese custodita nelle raccolte del
Museo, che dimostra il gusto per
quest'arte durante il 19° secolo; gli
oggetti sono quasi tutti frutto delle
donazioni di grandi collezionisti come
David Weill e la Baronessa Salomon
de Rothschild. Magnifica la sala con i
vestiti cerimoniali, le armature e i
campionari
di
stoffe
che
costituiranno una fonte di ispirazione
di
tecniche
e
motivi
che
affascinarono molto gli europei. Due
sale sono dedicate alle ceramiche
prodotte per l'esportazione, incluso
un preziosissimo piatto YUAN con le
decorazioni blu cobalto, un'altra
sezione è dedicata agli smalti
cloisonnè, ai magnifici manufatti di
giada, agata e lapislazzuli, vasi, piatti,
recipienti che illustrano l'estrema
raffinatezza della cultura cinese.
Per l'occasione sono esposti anche
due spettacolari album di acquerelli
eseguiti nel 18° e 19° secolo per il
mercato occidentale che illustrano la
vita e le decorazioni cinesi. Sempre a
Parigi in questi giorni la Cina è l'ospite
A cura del Dott.ssa Paola Gribaudo
Fonte: www.lesartsdecoratifs.fr
d'onore di “ART PARIS ART FAIR”
che coincide con il 150esimo
anniversario delle relazioni tra la
Francia e la Repubblica Popolare
Cinese. Ci saranno 90 artisti di
diverse generazioni rappresentati
da gallerie di Pechino, Shanghai e
Hong Kong animeranno la fiera.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 27
Arte e Collezionismo: i viaggi di Carlo Sacco nell’Estremo Oriente
<<Nell’ormai lontano 1978 effettuai un
viaggio in Sri Lanka ed in tale occasione
ebbi modo di acquistare da un
commerciante di Galle - una città
bellissima e coloniale nella costa Sud
Ovest dell’Isola - quattro ciotole di
fabbricazione cinese per un importo che al
tempo ed in quella località era un cifra che
si poteva paragonare ad uno stipendio di
un medio impiegato del settore pubblico
italiano. Da quel momento partì il mio
interesse per le ceramiche cinesi,
soprattutto quelle bianco-blu del periodo
Ming, prodotte però dai forni provinciali,
soprattutto destinate ai ceti popolari ed
all’esportazione verso l’Europa. Non avrei
potuto certamente permettermi quelle
prodotte dai forni che producevano per gli
imperatori. Nel corso del tempo sono
diventato un modesto collezionista ed al
giorno d’oggi ne posseggo circa 300 pezzi
acquistati in tutti paesi dell’Asia. Quello
delle ceramiche cinesi bianco-blu è un
mondo a parte, che se ti ‘’prende’’ e se
non hai un buon controllo di te stesso
puoi farti “male”. Seguendo la rotta dei
commerci e dell’esportazione verso
l’Europa, ho nel tempo acquistato pezzi in
Vietnam, Thailandia, Birmania, India,
Malaysia. In India, soprattutto, ho
acquistato diversi pezzi in epoche diverse
poiché ho avuto la fortuna di conoscere
un “Parsi”, figlio del più grande
collezionista di cineserie di
A cura di Carlo Sacco
FONTE: www.thefaceofasia.org
Mumbai. Ridotto in miseria a causa della
separazione da due mogli ha via via dovuto
svendere la sua ‘’Chinese Blue and White
Collection’’. Entrato nelle sue grazie negli anni ’80
non badai a spese e riuscii a prendere alcuni degli
ultimi pezzi più belli, ma purtroppo mi avevano già
preceduto nell’impresa alcuni Giapponesi ed
Americani che avevano setacciato la sua collezione
mozzafiato custodita nella sua villa a Valkheswar
Road da dove si poteva ammirare un panorama
che nulla aveva a che invidiare a quello di Rio
oppure di Diego Suarez in Madagascar. Negli anni
’80 ho setacciato Sulawesi, Malacca, il Thieves
Market della Chinatown di Bangkok, Mumbai e
Calcutta, assistito al recupero delle
1/3
ceramiche del carico di Hoi An in
Vietnam ospite dell’Unesco, gli
antiquari e raccoglitori di Hanoi e
Hochiminh City, e la mia passione
nell’ambito della nicchia del Blue
and White si è fermata alle
ceramiche Kraak, il cui nome
sembra derivare dai galeoni
olandesi che facevano la spola
verso i porti del Nord Europa come
Rotterdam e Amsterdam partendo
dai
loro
possedimenti
dell’Indonesia. Nella via del ritorno,
i porti di attracco per i rifornimenti
erano i luoghi dove ancor oggi si
possono trovare pezzi di assoluta
qualità, sempre più rari, ma che
sono oggetto di contesa nelle aste
di Sotheby’s e Christie’s di tutto il
mondo. Hong Kong chiaramente è
stato un mercato immenso ed
ancora oggi gode di particolari
legislazioni che ne consentono il
commercio e l’esportazione. Basta
andare ad Hollywood Road nella
dorsale che corre sopraelevata a
Des Voeux Road nel quartiere
Central, per scoprire che genere di
tesori i negozianti cinesi hanno
accumulato
nel
tempo.
Chiaramente il turista ignaro rischia
anche di acquistare oggetti
riprodotti nel migliore dei modi,
dei veri capolavori di ‘’fake’’ e per
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 28
Arte e Collezionismo: i viaggi di Carlo Sacco nell’Estremo Oriente
2/3
quanto riguarda le ceramiche l’esame della
termoluminescenza per la loro datazione è
pressoché inutile e solo dispendiosa, non
garantendo
comunque
la
certezza
matematica
dell’autenticità
che
chiaramente deve essere riferita al tempo
in cui certi pezzi sono stati prodotti. Una
parte delle ceramiche Kraak bianco-blu che
si trovano nel mercato internazionale
proviene dal recupero delle giunche e dei
galeoni che per la maggioranza partivano
dalle coste del Mar Cinese Meridionale per
toccare i porti del sud Est Asiatico,
dell’India, della penisola arabica e che poi
dovevano circumnavigare l’Africa per
raggiungere l’Europa. A Galle, nel sud dello
Sri Lanka, la guarnigione militare
Portoghese di stanza in un castello che
sovrasta
la
cittadina,
soppiantata
successivamente dagli Olandesi e ancor
dopo dagli Inglesi, si dice che aveva
accumulato suppellettili in ceramica cinese
di ogni tipo e dimensione, comperati anche
dagli stessi pirati che non si facevano
scrupoli di assaltare i galeoni ed
impadronirsi del loro carico.
Il Vietnam non possedeva la tecnologia necessaria per il recupero ed ha dovuto chiedere la collaborazione di Giapponesi
ed Americani. La stragrande quantità dei pezzi recuperati è finita nei musei del Vietnam, essendo il Cargo affondato in
acque territoriali vietnamite, mentre la rimanenza è andata all’asta nelle sale della Bonhams di San Francisco e di Los
Angeles raggiungendo prezzi da visibilio, a livello di quelli del primo grande Cargo del Capitan Hatcher, il famoso
cercatore di tesori sommersi, andato in asta alla Christie’s di Amsterdam negli anni ’80. Altri recuperi sono stati fatti negli
anni 90 e successivi intorno alle coste vietnamite, essendosi accorti i pescatori che ogni tanto nelle reti rimanevano
impigliati pezzi di ceramica bianco-blu. I famosi Tek Sing Cargo, Diana Cargo, Ca Mau Cargo ed altri hanno
contrassegnato una vera e propria epopea da ‘’Chinese Blue and White Fever’’ evidenziando il meccanismo che segue ad
un ritrovamento di un carico del genere.
A cura di Carlo Sacco
FONTE: www.thefaceofasia.org
*LA FOTO CON I CAVALLI FA RIFERIMENTO ALL’OPERA “Bronze chariots” ESPOSTA ALLO Xian museum
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 29
Arte e Collezionismo: i viaggi di Carlo Sacco nell’Estremo Oriente
Una parte di tale meccanismo ruota
autonomamente e sfugge alle autorità
governative sia per ragioni di corruzione sia
per interessamento di grossi nomi perlopiù
di commercianti cinesi che dispongono di
una quantità enorme di denaro e che
s’incaricano di accaparrarsi l’esclusiva per
l’acquisto e la vendita. Questo gioco riesce
però sempre meno poiché, giustamente, gli
stati interessati intervengono d’autorità con
leggi sempre più severe e restrittive sia sul
commercio sia sul vietare a compagnie senza
scrupolo il recupero dei cargo sommersi.
A cura di Carlo Sacco
FONTE: www.thefaceofasia.org
Accanto al commercio degli originali ruota un mercato di
falsi talvolta difficilmente riconoscibile all’occhio anche di
esperti. In Vietnam tutto questo commercio si trova lungo la
Le Kong Kieu davanti al Benthan Market di Hochiminh City
ed è bene che i turisti diffidino dei pezzi ricoperti da
concrezioni marine. Ai falsari non si insegna nulla ed una
volta finito il pezzo viene immerso nell’acqua di mare lungo
la costa ed in poco tempo si ricopre di concrezioni, lumache
di mare che si attaccano alla superficie dando un aspetto ed
un’aria di veridicità. Se si compera in Le Kong Kieu Street
diffidare dunque dei pezzi mostranti residui marini. La
maggior parte di questi sono dei mirabili falsi, anche perché
il loro prezzo è di molto inferiore ai prezzi ufficiali delle aste
internazionali riguardanti lo stesso genere di manufatti ed i
vietnamiti non sono affatto ingenui. Il famoso Hoi An Cargo
recuperato nel 1999- 2000 al largo delle coste del Vietnam
Centrale davanti l’omonima cittadina, contava 250.000 pezzi
stipati in una grande giunca affondata: non appena il mare
ha aumentato la sua forza è colato a picco intorno ai primi
del 1500. Di tale Cargo ho potuto acquistarne qualche pezzo
dai commercianti cinesi di Hochiminh City, che mostra
ancora le concrezioni marine. Ho creduto opportuno, a tale
scopo, pubblicare una parte dei pezzi a cui facevo prima
riferimento riguardanti la mia collezione. Sono pezzi tutti
autentici soprattutto pensando ai luoghi dove sono stati
acquistati. L’India era una volta un mercato straordinario
poiché, con relativa modesta spesa, si potevano portare a
casa dei pezzi originali che oggi su internet vengono venduti
a migliaia di euro e sono diventati introvabili.
Il subcontinente si trovava sulla via verso l’Europa e tali
ceramiche erano il vanto delle borghesie illuminate europee
che facevano a gara durante il dominio coloniale dell’Asia a
dotare le loro abitazioni di tali pezzi. Anche le alte caste
indiane comperavano tali manufatti per arredare i loro
palazzi, ed era un segno di
3/3
distinzione l’avere come arredamento delle
ceramiche cinesi. Agli inizi degli anni ’70 del 900
nelle grandi città indiane si trovavano, con relativa
facilità, ceramiche ed utensili di produzione
popolare cinese, anche di tre o quattro secoli
precedenti, a prezzi relativamente accettabili previa
lunghissima contrattazione. Da questo il detto
proveniente da quell’epoca che “una casa senza una
ceramica cinese non fosse ritenuta una casa”.
Colgo l’occasione per comunicare ai lettori che il
mio sito web www.thefaceofasia.org contiene le
foto di una parte della mia collezione personale di
ceramiche cinesi bianco-blu dell’epoca oltre che alle
foto antiche e nuove di mia esecuzione e di mio
reperimento riguardanti il mondo coloniale asiatico.
Le ceramiche sono impiegabili anche per eventuali
presentazioni, convegni e mostre sul tema, per
pubbliche amministrazioni e privati.>>
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 30
Oltre la Cina
Area Research
e Investor Relations
Informazione
Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero
qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che
provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 31
CAMPAGNA DEI CENTO FIORI:
processo di cambiamento culturale ed ideologico….Finito Male…
Scritta a mano di Mao, “che cento fiori sboccino e
cento scuole di pensiero dibattano”
Fonte: www.cw21s.info
Nella primavera del 1956 in Cina venne
effettuato un tentativo di liberalizzazione
della vita economico culturale, noto come ,
CAMPAGNA DEI CENTO FIORI, e che
riprendeva l'antico slogan: "Che cento fiori
sboccino, che cento scuole rivaleggino",
una formula che in passato aveva avuto
molto successo. Questo motto ben
riassume l’intento dell’allora leader cinese
Mao Zedong di avviare un profondo
processo di cambiamento culturale ed
ideologico
basato
sull'apertura
al
confronto non solo politico, ma anche
artistico e scientifico. Si lanciava quindi
l’invito agli uomini di cultura e agli
intellettuali a criticare liberamente
l’operato dei funzionari di partito.
Attraverso giornalisti, riviste, pamphlet e
soprattutto dazibao
(manifesti murali), intellettuali, studenti e
uomini politici (soprattutto quelli di basso
rango gerarchico, ovvero quelli poco noti)
espressero il loro punto di vista sui cruciali
cambiamenti che la Cina aveva compiuto e
sulle riforme da effettuare in futuro.
In ambito culturale questo processo
diventava strumento con il quale cambiare
la sovrastruttura culturale borghese ancora
esistente. Anche in questo campo accettare
le critiche significava in primis sapersi
opporre e soprattutto saper rispondere ed
esse. Da un punto di vista scientifico e
tecnologico, la campagna dei cento fiori
serviva a stimolare la ricerca e lo sviluppo
che iniziavano ad essere questione
fondamentale per lo stato Cinese, che
doveva costantemente fare i conti con un
territorio vastissimo ed una popolazione
che per la stragrande maggioranza lavorava
nel settore primario. Lo stesso Mao in un
suo celebre discorso era intervenuto per
incoraggiare la popolazione ad offrire le
proprie critiche alla classe dirigente, sulla
base dello slogan “che cento fiori sboccino
e cento scuole di pensiero dibattano”
(baihua qifang, baijia zhengming). Eppure,
anche se l’obiettivo, in linea teorica, era
quello di permettere al Partito di
raccogliere critiche e rettificare il proprio
stile di governo, inizialmente la società
aveva risposto con scarso entusiasmo.
Solamente dopo un periodo iniziale di
diffidenza, gli intellettuali cinesi, inebriati
A cura del Dott. Simone D’onofrio, in collaborazione con Monica Vannetti
1/2
I famosi ritratti di Mao realizzati da Andy Warhol
Fonte: http://www.tafter.it/2012/12/18/mostre-la-cina-censura-i-ritratti-di-maorealizzati-da-andy-warhol/
ART REPORT – APRIILE 2014
pag. 32
CAMPAGNA DEI CENTO FIORI:
processo di cambiamento culturale ed ideologico….Finito Male…
dalla ritrovata libertà, si erano lanciati in
un crescendo di critiche nei confronti dei
propri governanti. Ben presto però, la
situazione iniziò a sfuggire di mano,
facendo sì che le proteste si
moltiplicassero
e
radicalizzassero,
coinvolgendo il Partito Comunista Cinese
stesso e la forma di Stato e legandosi con
lo scontento di contadini ed operai.
Nemmeno la figura di Mao venne
risparmiata: "le sue collere, il suo
orgoglio e la sua impulsività" iniziavano a
stancare. Avvenne quindi un vero e
proprio
scossone
politico
che
inizialmente lasciò i dirigenti sbalorditi e
sorpresi. Mao decise allora di dichiarare
conclusa l'esperienza della campagna
dei cento fiori verso la fine della
primavera del 1957, ed ebbe così inizio
la repressione conosciuta in Cina con il
nome
di
Campagna
Antidestra
(fanyoupai yundong).
Di fatto, si trattava invece di un attacco senza
precedenti contro gli intellettuali che nei mesi
precedenti avevano espresso le proprie
opinioni.
Ai contestatori venne intimato di ritrattare, e
perfino di umiliarsi e di chiedere di venir
puniti. A centinaia di migliaia, i comunisti e i
non comunisti che si erano comportati da
"nemici di classe, borghesi di destra", vennero
mandati nelle campagne per essere rieducati
e per sentire il polso della vita contadina.
Moltissime persone furono arrestate e venne
lanciata un'ampia campagna di rettifica;
l'epurazione comportò revoche, sventure e
rieducazioni ed esecuzioni sommarie. Così,
paradossalmente, questo movimento che
andava alla ricerca di una liberalizzazione, di
fatto aveva avuto come risultato un
rafforzamento dell'autorità e della dittatura
del Partito, all’interno del quale i “puri e duri”,
gli intransigenti, riprendevano in mano le
redini meglio di prima.
2/2
Un ufficiale di polizia paramilitare raccoglie la bandiera Repubblica popolare cinese
davanti al ritratto di Mao Zedong a Pechino, in piazza Tiananmen il 2 marzo
2013. (Feng Li / Getty Images)
Fonte: http://epochtimes.it/news/discorso-di-mao-su-estinzione-nucleare-di-massatrasmesso-su-tv-cinese---122354
A cura del Dott. Simone D’onofrio, in collaborazione con Monica Vannetti
http://chineseposters.net/
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 33
LE KATANA: L’ARMA DEI SAMURAI DALLA STORIA DELL’ORIENTE ALLA
TRASFIGURAZIONE ICONICA
Qui in occidente sono divenute abbastanza
note durante gli ultimi anni perché sono
state rappresentate come armi da taglio dal
potenziale distruttivo nei film di Quentin
Tarantino (“Kill Bill”) ,nell’”Ultimo Samurai”
con Tom Cruise e in alcune serie di cartoni
animati molto popolari come “Lupin III” dove
uno dei protagonisti, Goemon XIII è il ritratto
del perfetto bushi (o samurai), animato da un
profondo senso dell'onore e un austero stile
di vita, apparentemente insensibile al fascino
femminile . Da buon guerriero, è di religione
shintoista,
ascolta
soltanto
musica
tradizionale giapponese e si ciba solo di
alimenti tipici della cucina del paese del Sol
Levante. È un maestro dello stile Iaidō, una
tecnica di scherma che consiste nel portare
fendenti nel momento stesso in cui la katana
viene sfoderata, per sfruttarne al meglio lo
slancio. Goemon XIII, come anche la
protagonista femminile di Kill Bill Beatrix
Kiddo –anche lei maestra nell’uso dell’armahanno contribuito in maniera decisiva a
diffondere la conoscenza della spada Katana
,divenuta nella nostro modo di pensare
occidentale, oggetto iconico e vero simbolo
dell’intera cultura e dell’antica potenza del
paese del sol levante.
Ciò è in gran parte vero se si pensa che
l’origine delle katana va molto indietro nel
tempo ed è legata a doppio filo alla storia del
medioevo giapponese, si tratta di uno di quei
casi in cui il confine tra mitologia e storia è
molto labile. Oggi le antiche spade Katana
ancora esistenti forgiate dai maestri
Masamune e Muramasa sono considerate
A cura del Dott. Andrea Dardi
Fonte: http://www.viverezen.it/quadri-lupin-goemon-disegno-2-572C184.phtm
Fonti: http://eliapeirone.altervista.org/pages/it/archive_lupin.html
ancora esistenti forgiate dai maestri
Masamune
e Muramasa sono
considerate oggetti di culto in
Giappone ,possono per nessuna
ragione essere portate fuori dal
paese
e
hanno
un
valore
inestimabile. Infatti oggi in Giappone
la lista dei “tesori nazionali”
comprende 110 katana antiche e
12 montaggi per queste, 20 delle
quali sono custodite al Tokyo
National Museum. I documenti
storici ci dicono che le prime lame
furono portate in Giappone dalla
Cina attraverso la Korea nel periodo
compreso tra il 300 AC e il 300 DC
(periodo
Yayoi)
e
solo
successivamente la tecnica di
produzione fu appresa e perfezionata
dai giapponesi.
1/2
Il personaggio di Hattori Hanzō è stato usato
nel 2003 da Tarantino in Kill Bill vol. 1; nel film,
Hanzō è un maestro samurai e un abilissimo
forgiatore di spade. L'interprete è l'attore
giapponese Sonny Chiba. Anche nella serie
televisiva Kage no-Gundan, andata in onda sul
canale giapponese di Los Angeles negli anni
Settanta, compariva il personaggio Hattori
Hanzō, ancora interpretato da un allora
giovanissimo Sonny Chiba. Altro film ove
compare ancora una volta la figura di Hattori
Hanzō è Shinobi.
Nella serie TV Leverage, alla fine dell'episodio
3x14 a Elliot viene regalata una spada di Hattori
Hanzo.
http://it.wikipedia.org/wiki/Hattori_Hanz%C5%8D
ART REPORT – APRILE2014
pag. 34
LE KATANA: L’ARMA DEI SAMURAI DALLA STORIA DELL’ORIENTE ALLA
TRASFIGURAZIONE ICONICA
Le prime spade di derivazione cinese
(Jokoto) avevano la lama diritta ed
erano malamente temperate, infatti ne
sono arrivate poche ai giorni nostri
perché molte sono state corrose dalla
ruggine, non erano certamente di
grande qualità.
Cominciò successivamente a svilupparsi
in Giappone in maniera autonoma il vero
e proprio artigianato per la produzione
delle lame con l’avanzamento della
tecnologia metallurgica della produzione
di acciaio nella quale i nipponici sono poi
diventati i primi nel mondo.
Centri noti furono quelli di Yamato,
San’in e Mutsu che producevano lame
di vario tipo più evolute come le tsurugi,
tosu e tachi.
La
trasformazione decisiva giunse
introno all’ottavo secolo dopo cristo
quando le
spade cominciarono ad
assumere il classico profilo curvo
(nihonto), tipico delle katane come le
conosciamo oggi. Nel periodo Kamakura
(1181-1330) la tecnologia produttiva
raggiunge livelli senza precedenti e si ha
la comparsa delle celebri "cinque scuole"
di maestri , corrispondenti ad altrettante
zone di estrazione mineraria:
• Scuola Yamashiro (Kyoto), lame
slanciate ed eleganti.
• Scuola Yamato (Nara), lame simili alle
Yamashiro ma più spesse lungo la
costola. Il grande Masamune, il più , il
più famoso fabbricante di spade di tutti i
tempi apparteneva a questa scuola.
A cura del Dott. Andrea Dardi
Fonte: L'archetipo della casa nelle opere di Edward Hopper
http://www.serendicity.it/archetipo_%2520casa_hopper%2520.pdf
• Scuola Bizen (Okayama), dove venne
prodotto il 70% di tutte le spade del
Giappone antico. Sono riconoscibili da
una serie di dettagli tra cui la
caratteristica curvatura (sori) detta
anche Bizen sori.
• Scuola Soshu (Sagami), spade larghe,
lunghe e pesanti.
• Scuola Mino (Seki), simile alla
precedente. Come dicevo poco fa
sono molte storie legate al mondo
delle Katane, alcune delle quali ben
descrivono la cultura tradizionale del
Giappone. Una molto bella è legata
alla “Honjo Masamune” una katana
creata dal maestro e misteriosamente
scomparsa nel 1946 dopo la
secondaguerra mondiale. La storia
dell'arma è davvero misteriosa. Nel
Sedicesimo Secolo Honjo "Echizen no
kami”. Kenshin, fu attaccato da
Umanosuke, che brandiva una katana
forgiata da Masamune. La spada
spaccò a metà l'elmo di Shigenaga, che
però riuscì a sopravvivere e a vincere
lo scontro, conquistando la spada
come premio al vincitore; in seguito a
questo fatto, la spada prese il nome di
Honjo Masamune. La lama era stata
intaccata dalla battaglia, ma era
ancora perfettamente utilizzabile.
Quando le fortune di Shigenaga si
dissolsero, il generale fu costretto a
vendere la spada per la ridicola cifra di
tredici monete d'oro. La spada passò
più volte di mano, fino al suo ultimo
2/2
proprietario. La spada passò più
volte di mano, fino al suo ultimo
proprietario noto, Tokugawa
Iemasa, che la conservò fino al
1945. Apparentemente Tokugawa
Iemasa consegnò 15 spade a una
stazione di polizia a Mejiro nel
dicembre 1945; pare che tra di
esse fosse presente la leggendaria
Masamune. Nel gennaio 1946, la
polizia consegnò le spade al
Sergente Coldy Bimore del
Settimo Cavalleria degli Stati Uniti,
anche se in realtà non vi è
certezza della correttezza di
questo nome. Da allora la spada è
scomparsa.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 35
Kusama Yayoi e l'arte a punti e reti
1/2
Mentre ero intenta a dipingere mi accorsi che la rete
stava invadendo la mia scrivania. Esclamai “Oh, mio
Dio!”; e così alla fine, mi ritrovai a dipingere sul
pavimento. E poi un giorno, al mio risveglio, trovai la
finestra ricoperta da una rete rossa. Dissi: “E questa
cos’è?”, e andai alla finestra, e la rete mi coprì la mano.
La rete era dappertutto, arrivava fino al soffitto. Quando
guardai i mobili, vidi che erano tutti coperti dalla rete.
L’intera stanza era coperta da una rete rossa.
“Yayoi Kusama with Midori Matsui” (Index Sept./Oct.
1998).
Nello scenario internazionale, Kusama
Yayoi è forse la più celebre artista
giapponese
vivente,
identificata
visivamente con i “polka dots”, il suo
marchio d'autore.
Cresciuta in un contesto familiare
agiato ma austero e tradizionalista nel
Giappone dei primi decenni del XX
secolo, fin da giovanissima affida
all’arte il compito di mitigare la sua
fragilità
interiore,
trasformando
continue allucinazioni visive e auditive
in una moltitudine di dipinti, di piccole
opere su carta a pastello, tempera e
inchiostro, popolati da immagini
ossessive come reti e punti.
Dal rapporto simbiotico tra una
inesauribile vena creativa e la
necessità terapeutica di placare il suo
spirito turbato prendono vita nel
corso di più di sessanta anni di
carriera artistica circa 50.000 opere,
un film (“Self-Obliteration”), abiti per,
la moda, libri di narrativa e di poesia.
Una produzione ampia che abbraccia
diversi medium (dal disegno, alla
pittura e alla scultura, al collage, dalle
performance alle installazioni, alla
scrittura), specchio di una volontà di
riscatto dal contesto d'origine e di
una forte personalità esibizionistica.
Nello scenario glamour della città di
New York degli anni Sessanta dove
l’artista si trasferisce qualche anno
prima, Kusama dà sfogo a una
sperimentazione
espressiva
incentrata sulla ricerca dell’infinito –
famose le grandi tele della serie
“Infinity Net” - e sul coinvolgimento
dell’essere umano nell'atto creativo.
Sono gli anni della “Popular Art” e del
“Minimalismo”, correnti assimilate
da Kusama e reinterpretate in
maniera originale. Infatti, gli artisti e i
movimenti artistici con i quali verrà a
a contatto resteranno semplici spunti
per la creazione di un percorso di
“outsider art”. La società del periodo
è fortemente influenzata dai media,
proliferano
ovunque
immagini.
Kusama intuisce ben presto che la
celebrità fa parte del successo
dell'artista. Ella trasforma la sua arte
in momenti di espressione collettiva,
dando
vita
a
performance
provocatorie e audaci dove corpi
nudi, reclutati tramite annunci sui
giornali, vengono ricoperti da pois in
luoghi pubblici. L'intervento delle
autorità ai suoi happening pacifisti
contro la guerra del Vietnam
contribuisce ad aumentare la sua
popolarità. Nel 1969, nel giardino
delle sculture del Museum of Modern
Art va in scena la famigerata protesta
non autorizzata, ricordata come the
Grand Orgy to Awaken the Dead at
the
MOMA.
Attraverso
le
performance, Kusama respinge
A cura della Dott.ssa Giuseppina Greci
Per maggiori informazioni: www.yayoi-kusama.jp/e/information/index.html o www.kusamadocumentary.com.
Esposizione recente: http://www.mocashanghai.org/index.php?_function=exhibition&_subFunction=currentExhibition.
Yayoi-kusama_ taps artist Louis Vuitton
ART REPORT– APRILE 2014
pag. 36
Kusama Yayoi e l'arte a punti e reti
ipotesi orientalistiche sul suo lavoro e afferma
una nuova identità. In alcuni casi, il ricorso al
tradizionale kimono giapponese tra corpi nudi
sovverte l'immagine della donna asiatica
pudica della quale l'artista intende spogliarsi
in favore di connotazioni occidentali. In altri
casi il kimono assume valenze provocatorie
come nella performance Narcissus Garden del
1966, presentata alla Biennale di Venezia e
bloccata dagli organizzatori, nella quale
l'artista vestita di Kimono dorato sedeva in
mezzo ad un “lago” di sfere metalliche che
come forma di protesta per il mercato
dell'arte venivano vendute agli spettatori a
prezzo simbolico. Nel 1993 Kusama
parteciperà nuovamente alla Biennale di
Venezia come rappresentante del Giappone,
realizzando un'abbagliante sala degli specchi
con inserite delle zucche, altro simbolo visivo
della sua arte, ottenendo questa successo di
pubblico e critica. La ripetizione ossessiva di
reti, pois, protuberanze falliche su corpi,
animali, elementi naturali, supporti materiali
innesca un processo di superamento delle
Accumulation n 2_1962_fotografia
Hal Reif
Yayoi-kusama_Dots
Obsession_Infinity Mirrored Room
2008
2/2
fobie definito dall'artista di autoobliterazione (Self-Obliteration). Un
processo comune a tutta la sua carriera
artistica, orientato verso l'ideale di
“infinito”.
La
demonizzazione
di
ossessioni negative per il cibo e per il
sesso inizia a prendere forma in opere
d'arte dei primi anni Sessanta. Oggetti di
vita famigliare come scale, scarpe e sedie
vengono ricoperti da Kusama con
protuberanze falliche bianche, talvolta
ricoperte da pois. Accumulation n° 2,
Infinity Mirror Room Phalli's Field
diventano gli scenari fotografici di
immagini
celebri
dell'artista
in
atteggiamenti da pin-up.
Negli anni Settanta il peggioramento
della sua salute mentale e la morte
dell'artista Joseph Cornell, suo amante,
condizionano la decisione di Kusama di
tornare in Giappone. Sono gli anni dei
primi romanzi e delle prime raccolte di
poesie, oltre al ricovero presso
l'Ospedale Seiwa di Tokyo dove abita
tuttora. Il decennio successivo fa
piombare l'artista in una sorta di
anonimato temporaneo fino a quando
una serie di retrospettive a lei dedicate
riaccendono i riflettori sulla sua arte.
Negli anni Novanta realizza su
commissione i suoi celebri fiori giganti o
piante
colorate.
Collaborazioni
importanti
contribuiscono
ad
accrescerne la popolarità come la
partecipazione nel 1994 al video
musicale “Love Town” di Peter Gabriel o
A cura della Dott.ssa Giuseppina Greci
Per maggiori informazioni: www.yayoi-kusama.jp/e/information/index.html o www.kusamadocumentary.com.
Esposizione recente: http://www.mocashanghai.org/index.php?_function=exhibition&_subFunction=currentExhibition.
la realizzazione nel 2012 per la casa di moda
Louis Vuitton di una collezione a edizione
limitata, con capi e accessori arricchiti dai
classici polka dots e da nervi biomorfici o a
forma di zucca. Mark Jacobs, direttore
artistico della Maison francese, mise in
campo una studiata e sofisticata operazione
di mercato. Le principali boutique di Vuitton
furono totalmente Kusamizzate, con
l'esposizione in alcuni casi di sculture di cera
a grandezza naturale dell'artista. Sopra
l'entrata principale del department store
londinese
Selfridge's,
collegato
per
l'occasione alla boutique ufficiale di Vuitton
tramite un sentire di pois rossi, fu eretta una
gigantesca statua di Yayoi Kusama. Il mondo
della moda incoronava Kusama icona di
stile. Poco più di un decennio prima i suoi
pois avevano dominato le creazioni di Issey
Miyake nella performance Jeux de Tissu, con
minore risonanza mediatica.
Oggi l'artista non smette di reinventare sé
stessa, lavorando freneticamente nel suo
studio posizionato a pochi minuti
dall'ospedale psichiatrico che la ospita. Le
sue opere hanno raggiunto quotazioni d'asta
tra le più alte per un'artista donna vivente e
sono esposte in allestimenti permanenti in
vari musei di importanza mondiale, da
MOMA di New York alla Tate Modern di
Londra, al National Museum of Modern Art
di Tokyo, per citarne alcuni.
ART REPORT– APRILE 2014
pag. 37
Michael Franke Antron:
Divinità etrusche tra inferi ed estasi. Genesi pittorica dell’Europa
Genius loci
di Gabriele e Francesca Pulselli
La cosa più alta alla quale l’uomo può arrivare è la meraviglia.
Johann Wolfgang von Goethe
La vecchia casa di campagna sul Lago di
Bolsena, che la nonna Matilde ricevette
in dote è un luogo magico.
Quando ci arrivi, salendo lungo l’uliveto,
ti sembra piccola e graziosa, ma se giungi
dal “campolungo” ti accorgi che ha
fondamenta forti che poggiano su di un
costone di tufo e parte di essa è scavata
in questa dura roccia vulcanica. Le grotte
che si aprono ai piedi della casa sono
presenze rassicuranti e familiari che la
quotidianità di chi ha abitato questo
luogo ha trasformato nei secoli: una
stratigrafia di elementi naturali e
antropici che non è più decifrabile nelle ,
singole parti, ma che si può cogliere solo
nella sua complessità.
Qui il paesaggio ci parla di quell’armonia
tra uomo e natura che, un tempo, gli
uomini possedevano spontaneamente.
Un popolo e una cultura, quella etrusca,
che ha conosciuto profondamente la
natura attraverso la ragione ma
soprattutto attraverso i sensi.
Una storia co-evolutiva tra ambiente
naturale e cultura umana, dove il
territorio
modellato
dall’azione
dirompente del sistema vulcanico
vulsino, che ha dato origine al più grande
lago vulcanico d’Europa, è stato un
terreno fertile per la nascita della civiltà
etrusca, avvolta nel mistero archeologico,
ma che oggi, più che mai, è archetipo e paradigma di una nuova e
rinnovata alleanza tra uomo, natura e cosmo.
Quando il nostro amico artista Michael Franke ci chiese di trovargli una
casa in Italia dove dipingere le opere per la sua mostra al Palazzo
Pubblico a Siena, subito pensammo alla casa sul lago. È un luogo ideale
dove l’artista può dialogare con il grande patrimonio paesaggistico e
archeologico e farlo rivivere nei suoi dipinti come catalizzatore di
energie narrative.
A cura di Gabriele e Francesca Pulselli
1/2
Sapevamo che, come gli angeli di Castel
Sant’Angelo a Roma lo avevano guidato lungo
l’Asse del Mondo, così il piccolo e saggio Genio che
abita la terra etrusca avrebbe aiutato Michael a
dipingere le sue tele. Tages è il fanciullo con la
sapienza di un anziano che sorge dalla Madre
Terra, nel solco dell’aratro, per insegnare agli
Etruschi il rispetto della natura e delle sue leggi.
Tages è ancora lì e si può sentire. Rivedo ancora la
meraviglia nello sguardo di Michael nel trovarsi
immerso in tanta bellezza. Sì, perché questa è la
bellezza. Contemplare con gli occhi della nostra
cultura e con quelli dei nostri sensi. Sentirla,
pensarla, immaginarla, lasciarsi attraversare dalle
sue trame e dai suoi ritmi. L’uomo, che è parte di
tutto questo, può essere capace, e la storia ce lo
dimostra, di aggiungere sogno, poesia e arte alla
bellezza della Madre Terra.
Gli facemmo trovare una cassa di vino Rosso
Toscano prodotto alle porte di Siena dal Podere
“La Segolina” del nostro amico Antonio e dei calici
di cristallo di Colle di Val d’Elsa, che con la loro
trasparenza e il loro suono possono far “sentire” il
vino con tutti e cinque i sensi: gusto, olfatto, tatto,
vista e udito. Si raccomandò che quel vino non gli
mancasse mai. Il frutto di questa terra
meravigliosa, tanto amato dagli Etruschi, doveva
accompagnare il processo creativo dei quadri. Il
suo apprezzamento fu tale che accolse con grande
entusiasmo l’idea di utilizzare tre dei suoi quadri
per un imbottigliamento a tiratura limitata che
verrà fatto proprio in occasione della mostra.
Di sera, i quadri che riempiono la casa in ogni suo
spazio, si fanno ammirare, in penombra, con il
fuoco acceso, in compagnia solo di quel vino rosso,
in un esercizio dei sensi.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 38
Michael Franke
Antron: Divinità etrusche tra inferi ed estasi. Genesi pittorica dell’Europa
La pittura è concentrata di giorno,
con la luce naturale, en plein air, sul
freddo lato nord della casa, dove il
sole non batte e la luce indiretta
permette la giusta percezione dei
colori. Là, all’ingresso dell’antro,
dove il raggio di luce penetra
nell’oscurità, dove gli opposti, luce e
tenebre, si incontrano, prendono
forma i dipinti.
Ogni tanto qualche tela, come una
vela sospinta dal vento, cade a terra
e la terra scura disegna e suggerisce
dei segni che Michael sa ascoltare.
La caseina che viene utilizzata come
legante naturale dei colori, per una
strana alchimia, diventa liquida e
non asciuga. Segno che forse i dipinti
devono aspettare.
Seneca diceva:“Fra gli Etruschi…e noi
[Romani] c’è questa differenza: noi
riteniamo che i fulmini scocchino
quando c’è stato uno scontro di
nuvole, essi credono invece che le
nuvole si urtino per far scoccare i
fulmini. Infatti, dal momento che
attribuiscono ogni cosa alla divinità,
essi sono convinti non già che le cose
abbiano un significato in quanto
avvengono, ma piuttosto che
avvengono perché debbono avere un
significato”. Inizia in questo luogo magico sul
LagodiBolsenailviaggio
A cura di Gabriele e Francesca Pulselli
2/2
pittorico nell’anima e del paesaggio
dell’Etruria che l’artista Michael Franke
porterà a Siena. Un ciclo di grandi dipinti –
tra astrazione e figurazione – i cui soggetti
riflettono simbolicamente il temperamento
delle divinità ctonie, femminili, simboli di
fertilità, incarnazione della Madre Terra che
governa le forze di creazione e distruzione e
i cicli della natura, la vita e la morte.
Durante il lungo soggiorno, con il suo
cavalletto, studiato per essere un’appendice
del proprio corpo, Michael è entrato nelle
grotte, ha camminato lungo le “vie cave”,
squarci profondi scavati nella terra, nascosti
da una fitta vegetazione ricca di biodiversità.
Sono vere e proprie opere di land-art ante
litteram che disegnano il territorio
circostante il lago. Attraversarle è come
discendere nel mondo magmatico e larvale
del sottosuolo, per poi risalire verso i
bagliori dei mondi superiori, permeati di
luce e gioia estatica. Un percorso iniziatico
che Michael Franke vuole ricreare con i suoi
dipinti negli spazi idealmente ipogei dei
Magazzini del Sale creando una risonanza
tra idea artistica e Genius loci. 77 tele
accompagneranno il visitatore nell’”Antron”
in un cammino a ritroso verso le nostre
origini culturali, comuni a tutta l’Europa, e
sveleranno al cuore e all’anima il mistero di
quell’armonia tra uomo e cosmo che gli
Etruschi conoscevano bene e che oggi
dobbiamo riscoprire.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 39
DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: L’ARCHITETTURA E LO SPAZIO
L’architettura adoperando i materiali e la tecnica, dà luogo a un atto che determina la
‘creazione’ di uno ‘spazio’ che l’uomo utilizza; tuttavia questo non viene mostrato
sostanzialmente. L’obiettivo di progettare è quello di dar vita, appunto, a uno spazio che
viene plasmato dalla ‘forma’, è questa che ‘impressiona’, tanto che, in effetti, l’architettura a
causa della forma che è mostrata con l’oggetto, viene letta facilmente come modellazione,
però la forma piuttosto che esprimere quest’ultimo elemento è solo strumento per generare
uno spazio. Senz’altro lo spazio viene stabilito in base alla funzione, ma da questo esito la
forma segue lo spazio. Il ‘guscio’ che la costituisce è un suo prodotto di secondo ordine.
La ‘maniera’ per la realizzazione di uno spazio può procedere, in senso ampio, secondo due
criteri: il sistema della ‘muratura’ blocco su blocco ovvero mediante ‘muro portante’ e un
altro sistema che si basa su di un ‘orditura’ ovvero si procede dapprima stabilendo la
conformazione mediante una griglia-orditura strutturale per poi rivestire leggermente il
tutto. Il primo modo si può definire la ‘forma originale’ dell’architettura occidentale, dove il
muro è elemento di dicotomia: si genera e si distingue chiaramente l’interno e l’esterno e così
lo spazio assume una dimensione ‘limitata’; con l’orditura, invece, determinata
strutturalmente da travi e pilastri, si ha una spazialità estesa e l’interno abbraccia l’esterno
venendosi così a formare una ‘spazialità’ dai confini leggeri e ambigui.
1/4
Kim In-cheurl
1947 Korea
met architecture at Hong-ik
Univ.
architect of Archium.
work with the concept
[Aesthetics of Zero] based on
Korean tradition.
received
Kenneth F. Brown Asia-Pacific culture Award (Kim okgill memorial hall),
Architecture design Award (Kim ok-gill memorial
hall),
Kim Su Geun Architecture Award (Woongjin Thinkbig)
Grand prize of Seoul architecture award (Urban Hive)
and KIA Award (LacustrIne)
invited
3-Korean architects exhibition -gallery MA, Tokyo,
4.3 group exhibition,
Paju Book City exhibition,
Heiry art vally exhibition,
and Mega City Network exhibition.
wrote
[Kim ok-gill memorial hall],
[Let's talk about Architecture]
and [The Space Open]
A cura di Vernice Progetti culturali
www.verniceprogetti.it
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 40
DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: L’ARCHITETTURA E LO SPAZIO
2/4
Da queste due maniere scaturiscono due concezioni diverse dello ‘spazio’.
Il metodo del ‘cemento armato’ che è il risultato dello sviluppo industriale
in ambito ingegneristico-architettonico, ha apportato forte innovazione,
definendo nuovi orientamenti in tale campo e ponendo le fondamenta
dell’architettura moderna, rendendo così possibili potenziali e nuovi
orizzonti.
Se facciamo un ragionamento: la struttura degli elementi portanti in
cemento armato e cioè travi e pilastri rinforzati da un’armatura composta
da barre in ferro presenta la forma di quell’orditura; e alla fine, il nuovo
principio dell’architettura si presume essere un metodo di orditura che ha
potuto sconfiggere e superare i limiti dell’arte muraria.
La ‘nuova’ forma è denominata lo ‘stile del modernismo’ o quello dell’
‘internazionalismo’ che ha come risultato una sua diffusione in tutte le
città, a livello globale e la conseguente perdita d’identità.
Anche il postmodernismo che voleva sostituire ‘il guscio’ del modernismo con
il modo e lo stile passati rappresentava solamente un’alternativa per
determinare un’armonia fra la tradizione e l’epoca moderna, ma non poteva
essere una soluzione.
Ciò che l’architettura moderna non considera è la propria indole più
profonda. Lo spazio che viene prodotto dipendentemente alla maniera
definisce le peculiarità dell’architettura. Il ferro che non si assume un carico o
un divisorio in vetro, quali strutture non portanti, stanno funzionando ancora
come un sistema che racchiude uno spazio. Da ciò quel concetto dell’arte
muraria riguardo la spazialità non è abbandonato; l’indole dell’orditura che
genera un interscambio interno-esterno dà questo risultato, venendo inserita
e quindi nascosta all’interno del muro che diviene maggiormente solido e così
l’architettura diviene più serrata e la città si sta frantumando di continuo.
A cura di Vernice Progetti culturali
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ART REPORT- APRILE 2014
pag. 41
DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: LA DIMENSIONE DELLO SPAZIO
3/4
E’ cosa di oggi che l’architettura mostra certa continuità con il passato, ha in
sé il gene della tradizione e così lo svilupparsi del concetto di spazio si muove
su questa scia. Provare a cercare l’armonia con la tradizione mediante la
‘manopola’ della forma, ormai, non è più valido.
La maniera tradizionale che vedeva l’impiego del legno come materiale assai
adoperato potrà mostrare degli sviluppi positivi in merito ai materiali e alle
tecniche moderni. L’architettura tradizionale e quella moderna possono
operare sinergicamente, unendosi come in un contesto unico, ove i concetti
dello ‘spazio’ saranno condivisi secondo un’unica visione con i principi che
sono diversi, ma che possono essere uguali.
Una soluzione può essere quella di suddividere la struttura e lo spazio in base
al nostro modo tradizionale e cioè con la formazione di una duplice
dimensione-spazialità. La tecnica dell’orditura, stabilendo la ‘griglia’ su di una
dimensione aperta, l’ingombro e in quest’interno grazie alla ‘coperturaguscio’ del suo spazio la ‘creazione’ di una spazialità, dalle distanze, dai
confini allentati, liberi.
Lo spazio ‘libero’ dalla struttura, in quanto è leggero e trasparente:
comunica con l’esterno e si ha una flessibilità ovvero una certa
potenzialità volumetrico-superficiale dipendentemente ad una
variazione della ‘situazione’ tutto ciò si può mettere in atto
facilmente.
Stabilendo la superficie, i m2, creando il volume, i m3. Se riuscissimo
ad ‘aprire’ lo spazio o i suoi confini si potrà andare incontro a una
‘nuova spazialità’ dai differenti parametri: una multidimensione-mn
che comprenderà tutti i casi che si verranno a creare in relazione
all’aprire.
Questo un territorio, in cui interno e esterno divengono un tutt’uno,
ma non uno spazio che significa interno. Stretto e largo e alto e basso,
sono anche sensazioni relative; lo spazio-territorio ‘aperto’ si può
amplificare infinitamente.
A cura di Vernice Progetti culturali
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ART REPORT – APRILE 2014
pag. 42
DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: LA DIMENSIONE DELLO SPAZIO
4/4
La realizzazione in campo architettonico e urbanistico che avviene in ogni
luogo del mondo, ha inizio dipendentemente alle condizioni della terra, sulla
quale ogni costruzione poggia. Se quando si progetta non si considerano le
peculiarità proprie del luogo, l’anima dell’architettura non avrà più lo stesso
significato; esse stesse sono presupposti del ‘progettare’, del procedere,
come le caratteristiche endemiche locali, di tipo climatico, geofisico, ecc. o
come quelle legate alla storia e alla cultura del posto e così via. La terra con la
sua morfologia e i suoi principi dà atto al crearsi dello ambiente dello spazio,
è essa stessa a donare l’ ‘incipit’; è causa e depositaria di valore unico. La
nostra architettura, della Terra, si compone di un territorio-area che stabilisce
col suo contesto, quasi una sorta di cornice-impatto, la forma, mediante una
griglia spazio-concettuale, ma non un muro che rinchiude il suo spazio.
L’architettura di questa Terra e di quest’Epoca, trascorrono verso il futuro e
ciò dovrebbe essere da monito per la creazione di una società ‘aperta’
dall’unificazione dello spazio con la formazione del territorio ‘esteso’,
svincolando lo spazio ‘rinchiuso’ che blocca il compimento dell’individuo.
A cura di Vernice Progetti culturali
www.verniceprogetti.it
ART REPORT –APRILE 2014
pag. 43
“Reaching art” è la rubrica in
collaborazione con Artribune,
dedicata ad un approfondimento
sul pensiero e le opere degli
artisti esposti nelle principali
mostre organizzate sul territorio
nazionale.
Palazzo Pretorio – La riapertura
Palazzo Pretorio, Prato
12 aprile
La seconda vita di Palazzo Pretorio,
monumento simbolo di Prato, sta
per iniziare. La prima rinascita risale
al 1912, quando venne destinato a
Museo Civico, funzione che ha
adempiuto sino al 1997. Da
quell’anno, davanti alle evidenti
esigenze di restauro, le opere
furono provvisoriamente esposte
nel vicino Museo di Pittura Murale.
Fra queste, i capolavori di Filippo e
Filippino Lippi, Fra Diamante e
Donatello. Il Palazzo ha assunto le
sue forme attuali tra il ‘200 e il
‘300, conglobando tre edifici
preesistenti.
Nella
trama
dell’architettura è ancora possibile
distinguere
le
diverse
parti
originarie, magistralmente unite
nella nuova costruzione. L’edificio
medievale, voluto come sede del
A cura di Claudia Giraud
www.artribune.com
Podestà
cittadino,
della
magistratura e delle prigioni,
venne rimaneggiato in epoca
cinquecentesca anche a causa di
un parziale crollo. Mutando, in
parte, le funzioni, mutò anche
la suddivisione degli spazi interni:
i
grandi
ambienti
di
rappresentanza e di incontro
vennero suddivisi in vani più
piccoli. Poi il terremoto del 1899
e i nuovi danni all’edificio. Ora,
dopo quasi 20 anni, Palazzo
Pretorio sarà integralmente
restituito alla città, tornando alla
funzione di Museo che già aveva
dal 1912. Il restauro, voluto
dall’Amministrazione Comunale,
per l’adeguamento dell’edificio
agli standard internazionali,
fissati per la conservazione delle
opere d’arte, ha anche messo in
sicurezza la parte muraria,
riportando all’antica bellezza gli
stemmi dei podestà affrescati
alle pareti, ed i meravigliosi
soffitti lignei dipinti, tra i più belli
in Toscana.
Claudia Giraud
Un'immagine dell'opera “Tobiolo e l'Arcangelo
Raffaele” di Francesco Morandini, detto Il Poppi
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 44
L’Appuntamento In Evidenza
4-6 Aprile 2014
5/6 Aprile
Siena
Collegio S. Chiara, Aula Meeting, dell’Università di Siena
(http://www3.unisi.it/santachiara/),
Aggiornamento: Location
A causa di un ritardo nella riapertura primaverile della Certosa di Pontignano, il Workshop
MAGIS “ARTE TRA BUSINESS E NUOVI MODELLI DI INTERPRETAZIONE” programmato il 5 e il 6
APRILE 2014 si terrà presso il Collegio S. Chiaradell’Università di Siena senza modifiche al
programma precedentemente annunciato.
http://www.magisfinance.it/
Il seminario si propone di analizzare il tema della gestione dei
beni artistico culturali, presentando le soluzioni più avanzate
derivanti dall’esperienza dei professionisti della materia.
Destinatari dell’evento
Professionisti operanti nelle maggiori aziende ed istituzioni
dell’arte e dei beni culturali, nelle società di consulenza
specializzate nella realizzazione di progetti artistici e culturali.
Giovani laureati e laureandi in discipline socio-economiche,
umanistiche, storico-artistiche e giuridiche fortemente motivati a
specializzarsi in questo settore.
Obiettivi dell’evento
Il percorso, in virtù del suo approccio interdisciplinare, si propone
di fornire competenze di management, finanza, legislazione e
comunicazione, che il complesso mondo dell’arte e della cultura
richiedono ad un operatore esperto del settore
Note Organizzative
Quota di partecipazione
La quota di partecipazione è fissata in 500 euro + IVA 22% e
include sistemazione alberghiera presso la stessa struttura
(Certosa di Pontignano) che ospita il workshop e pranzi, cena,
coffee break, come previsto dal programma del workshop.
La quota di partecipazione per eventuali accompagnatori è fissata
in 200 euro + IVA 22% e comprende la sistemazione alberghiera
negli alloggi della Certosa (camere, appartamenti e suite) che
possono ospitare da 2 a 5 persone e la partecipazione a tutti gli
eventi previsti dal programma del workshop.
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 45
Il calendario delle prossime Aste di ArtsLife
7 - 13 aprile 2014
7 aprile
Artcurial Parigi (Hôtel Drouot) Francobolli, armi e souvenir storici, numismatica
Christie’s Amsterdam Arte contemporanea e del dopo guerra (anche l’8)
Sotheby’s Hong Kong Dipinti cinesi
Sotheby’s Hong Kong Gioielli e giade
8 aprile
Artcurial Parigi Orologi Alain Silberstein
Artcurial Parigi Gioielli e orologi (anche il 9)
Bonhams Londra Arte islamica e indiana
Bonhams New York La storia dello spazio
Christie’s Londra Tappeti e stoffe orientali
Dorotheum Vienna Dipinti del XIX secolo
Phillips Londra Under The Influence
Sotheby’s Hong Kong Orologi
Sotheby’s Hong Kong Bronzi
Sotheby’s Hong Kong Arte cinese attraverso lo sguardo di Sakamoto Gorō
Sotheby’s Hong Kong Mobili cinesi, la collezione Hung
Sotheby’s Hong Kong The Meiyintang ‘Chicken Cup'
Sotheby’s Hong Kong Bronzi Dorati dalla collezione Speelman
Sotheby’s Hong Kong Oggetti d’arte e ceramiche cinesi
Sotheby’s Londra Arte orientalista
Sotheby’s New York Oggetti d’arte russa, argenti europei
9 aprile
Antiquorum New York Orologi
Bonhams Londra Arte greca
Christie’s New York Oggetti d’arte russa
Dorotheum Vienna Oggetti d'arte (mobili, sculture)
Dorotheum Vienna Dipinti antichi
Dorotheum Graz Orologi da polso e da tasca
Farsetti Prato Una Collezione Fiorentina di Disegni Antichi, alcuni già Collezione Luigi
Grassi (anche il 10)
Sotheby’s Londra Arte del mondo islamico
www.artslife.com
A cura di ArtsLife, portale di critica ed economia dell’arte
10 aprile
Bonhams New York Icone russe (dalla collezione di Laurence A. Steinhardt)
Christie’s Londra Storia naturale, scienza, viaggi
Christie’s Londra Arte del mondo islamico e indiano
Dorotheum Vienna Vetri e porcellane
Dorotheum Vienna Gioielli
Stadion Trieste Arredi, dipinti, argenti, oggettistica e pittura Triestina del '900
11 aprile
Bloomsbury Londra Letteratura moderna
Christie’s Londra Arte e tessuti del mondo islamico e indiano
Farsetti Prato Dipinti e Arredi Antichi, Dipinti e Sculture del XIX e XX Secolo
12 aprile
Iori Piacenza Auto e moto d’epoca
Pananti Firenze Autori del XIX e XX secolo
Pananti Firenze Arte moderna e contemporanea
Meeting Art Vercelli Gioielli moderni e d'epoca
13 aprile
Meeting Art Vercelli Gioielli moderni e d'epoca
Esposizione ponte 11/12/13 aprile: asta Dipinti e Sculture del XIX - XX secolo
Arredi e Dipinti Antichi (15/16)
Esposizione anche per Cambi/ pandolfini/babuino
www.artslife.com/tv
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 46
L’Appuntamento In Evidenza
THECA GALLERY LUGANO
CARLO BUZZI: CORPI SPECIALI
sabato 5 aprile 2014| 13 giugno 2014
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
Sabato 5 aprile 2014
ore 11.00
SEDE DELLA MOSTRA
Camera di Commercio dell'Uruguay
(Saronno)
PATROCINIO
Camera di Commercio dell'Uruguay
Consolato dell'Uruguay
© Carlo Buzzi, Incappucciato – Pubblica
affissione, Milano, gruppo di manifesti
strappati, 150x160 cm, 1997
CONTATTI DELLA MOSTRA
[email protected]
Tel. +41 91 922 7072
Alessandra Angelini | Scomponibili armonie
a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni
M4A - MADE4ART, Milano
Inaugurazione martedì 1 aprile, ore 18.30
1 - 5 aprile 2014
www.made4art.it, [email protected], t. +39.02.39813872
sabato 5 aprile 2014| 13 giugno 2014
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 47
…nel prossimo numero…
Maggio:
Arte e Fotografia
Foto: scogliera di Marina di Massa, Febbraio 2014,
Paolo Ceccherini
ART REPORT – APRILE 2014
pag. 48
CONTATTI
Responsabile Area Pianificazione Strategica, Research & Investor Relations
Alessandro Santoni, PhD
Email: [email protected]
Tel:+39 0577-293753
Autori della Pubblicazione
Paolo Ceccherini
Responsabile Art Report
Email: [email protected]
Tel:+39 0577-29-8424
Si ringrazia, il Dott. Simone D’Onofrio, la Dott.ssa Silvia Gattola ed il Dott. Arnaldo Castelli per la preziosa collaborazione alla realizzazione
del report
I grafici sono frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti dai siti delle principali case d’aste e dai principali infoprovider.
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