MPS Chinese Art Report Art-product Area Research e Investor Relations Banca Monte dei Paschi di Siena Aprile 2014 - n. 185 ISSN: 2284-0168 Nero su Bianco 理念 Idea Moneta 金錢 Antico proverbio cinese: Se tu mi dai una moneta e io ti dò una moneta, ciascuno di noi se ne andrà via con UNA moneta… Fonte: www.amazon.it A cura della Dott. Paolo Ceccherini …Se tu mi dai un'idea e io ti dò un'altra idea, ciascuno di noi se ne andrà via con DUE idee. … Anonimo ART REPORT – APRILE 2014 pag. 2 Andamento mensile del Mps Art Market Value Index degli ultimi tre anni (01/04/2011 – 01/04/2014) 200 180 160 +58.9% 140 +40.6% 120 100 -4.3% 80 Matrice di correlazione (X): MPS Index Vs. S&P 500 (Y): MPS Index Vs. FTSE Mib X +88.0% Y +55.4% 60 40 20 0 01/04/11 01/10/11 01/04/12 Mps Art Market Value 01/10/12 FTSE Mib 01/04/13 01/10/13 01/04/14 S&P 500 Fonte: Il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da info provider. Il rendimento espresso dall’MPS Art Market Value Index resta superiore agli altri due indici considerati, raggiungendo nel triennio la performance del +58.9%, rispetto al +40.6% dello S&P500 e al dato del -4.3% di Piazza Affari. Con riferimento alle performance dei 3 indici dall’inizio dell’anno (01/01/2013) ad oggi, si registrano le seguenti variazioni: miglior performer il Ftse Mib (+8.0%), seguito dal S&P500 (+0.5%), chiude il MPS Art Market Value Index (-3.5%). L’analisi mensile del MPS Art Market Value Index* mostra negli ultimi tre anni (Aprile 2011 – Aprile 2014) una correlazione con il Ftse Mib** diretta (+55.4%); rimane positiva anche la correlazione con il principale indice del mercato americano S&P 500, il cui dato aggiornato sull’ultima settimana si attesta a: +88.0%. * Indice costruito su un paniere di 10 società quotate su mercati finanziari internazionali e operanti nel comparto artistico, ponderato per le capitalizzazioni medie giornaliere; l’indice è espresso in dollari poiché il fatturato del mercato artistico è realizzato prevalentemente in tale valuta (principio di competenza territoriale). ** Tutti e tre gli indici sono espressi in dollari Per poter accedere a tutti i lavori sul mercato dell’arte visita il sito: http://www.mps.it/Investor+Relations/ResearchAnalisis/Settori/MercatoArte/default.htm ART REPORT – APRILE 2014 pag. 3 Il MPS Global Painting Art Index: evoluzione dal 2008 al 2013 120 (in $) 100 80 Andamento €/$ e £/$ MPS Global Painting Art Index 2H13 vs 2H12 +20,6% 60 40 20 0 2,0 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 I sem II sem I sem II sem I sem II sem I sem II sem I sem II sem I sem II sem 2008 2008 2009 2009 2010 2010 2011 2011 2012 2012 2013 2013 I risultati consuntivi del II semestre 2013 mostrano una ripresa rispetto al precedente semestre e dopo la fase di assestamento degli ultimi 3 anni: il MPS Global Painting Index è in aumento del +20,6% su a.p. £/$ €/$ Il mercato resta ancora lontano dal picco del 2008, favorito dal boom dell’arte contemporanea e dall’effetto valuta, e la ripresa sembra oggi trainata dai segmenti a maggior capitalizzazione in particolare: MPS Art Pre war Index (+16,7% su a.p.) e Mps Art Post war Index (+69,8% su a.p.) sulla scia dei record mondiali di questo semestre. Il catalogo fa la differenza: la clientela è molto più attenta ed esigente rispetto alla fase euforica del 2008. Bene le opere di qualità, a conferma di un pubblico orientato ai capolavori di rilevanza storica. Il rafforzamento della sterlina sul dollaro e la continua crescita dell’euro hanno influito positivamente sulla performance complessiva dell’indice globale. Fonte: I grafici sono frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da i siti delle maggiori case d’asta http://imgpublic.artprice.com/pdf/artprice-contemporary-2012-2013-it.pdf ART REPORT – APRILE 2014 pag. 4 L’arte cinese, struttura del report Struttura del report: Mercato dell’arte cinese Pittura e calligrafia Ceramiche Oltre la Cina Da pagina 6 Da pagina 15 Da pagina 24 Da pagina 31 Informazione Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate. Maneki neko Leggende e racconti: Maneki neko è protagonista di varie leggende. Tre delle più famose, che spiegano l'origine del gatto sono le seguenti: Il gatto del Tempio: Un ricco feudatario, durante un temporale, si stava riparando sotto un albero vicino al tempio Gotokuji (nella parte Ovest di Tokio). Il feudatario vide il gatto delmonaco del tempio che lo chiamava e andò verso di lui; un attimo dopo l'albero fu colpito da un fulmine. Il ricco signore, che era così scampato al fulmine, fece amicizia col povero monaco e ciò portò prosperità al tempio. Quando il gatto morì, probabilmente in suo onore fu costruito il primo Maneki neko Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Maneki_neko ART REPORT – APRILE 2014 pag. 5 Mercato dell’arte Cinese Su Shi 1037-1101, Gong Fu Tie Calligraphy. Prezzo realizzato 8,2 mln di dollari. Area Research e Investor Relations Informazione Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 6 Obiettivi e premessa metodologica del report La presente indagine sul mercato dell’arte cinese si pone l’obiettivo di analizzare l’andamento dei due principali filoni artistici che caratterizzano le aste di questo affascinante comparto, pittura e ceramiche . Per quanto riguarda la pittura lo studio analizza due segmenti distinti di riferimento, sintetizzando i risultati delle maggiori transazioni di case d’asta di carattere ricorrente* in 2 settori di riferimento a seconda del periodo storico di riferimento: Per quanto riguarda il comparto ceramiche, l’analisi come nel caso della pittura, sintetizza i risultati delle maggiori transazioni di case d’asta di carattere ricorrente* nell’indice “MPS Art Chinese ceramics. Relativamente a tale indice, l’analisi approfondisce la distribuzione geografica del fatturato. Modern & Contemporary Chinese painting USA Ceramics Classic Chinese painting UK Ceramics ASIAN Ceramics Scomposizione Fatturato MPS Chinese ceramics Index Scomposizione Fatturato MPS Chinese PAINTING index Indici Ceramiche Indice Pittura Zhang Daqian (Chang DaiChien), Lotus and Mandarin Ducks, aggiudicato per 24.5 milioni di $ MPS Chinese Art Index Vaso imperiale cinese battuto a Londra per 9 milioni di sterline, Le considerazioni a cui si perviene non vogliono e non possono essere considerate come assolute, in quanto in taluni casi, sono viziate da nostre assunzioni econometriche e osservazioni periodiche. Si ritiene tuttavia che i trend evidenziati siano significativi e rappresentativi delle condizioni in atto sui singoli segmenti analizzati. A cura della Dott.ssa Silvia Gattola e Dott. Arnaldo Castelli ART REPORT – APRILE 2014 pag. 7 MPS Chinese Art Index: evoluzione degli ultimi sette anni MPS Chinese Art Index Fatturato per comparto pittura/ceramica 35000% 100% 29391,00% 30000% 27956,00% 80% 25000% 60% 20000% 18701,00% 19236,00% 15000% 40% 10000% 10974,00% 20% 10000,00% 5000% 0% 0% 2008 + 45% nel 2013 rispetto al 2012 2009 2010 2011 + 179% nel 2013 rispetto al 2012 2012 2013 Oltre 90 milioni il fatturato Asian Week su Pittura e ceramica cinese L’analisi della serie Storica relativa alle vendite di pitture e ceramiche cinesi, da ora in poi denominata “MPS Chinese art Index” mostra la straordinaria crescita del comparto +45% nel 2013 e un sorprendente +179% dal 2008, tornando sui livelli record del 2011 (+194%). Nel 2012 si registra invece una consistente flessione. Incoraggiante ripresa per il 2013 con dati in riallineamento con il record raggiunto nel 2011. Per quanto riguarda le stime dell’anno in corso si prevedono risultati per la prima parte dell’anno apparentemente in linea con quelli del 2011 e del 2013, ipotizzando un’altra annata molto interessante per questo comparto. A cura della Dott.ssa Silvia Gattola e Dott. Arnaldo Castelli 2008 2009 2010 2011 2012 2013 % Chinese Painting on Total Chinese ArtMarket % Chinese Ceramics on Total Chinese ArtMarket La scomposizione del fatturato sul MPS Chinese Art Index mostra un forte trend di crescita della pittura che si afferma sempre di più sulla ceramica. Il La ciotola in ceramica da 2013 è stato l’anno della consacrazione di record, della dinastia Song, un settore sempre in maggior espansione aggiudicata per 27 milioni grazie anche all’interessamento dei collezionisti locali disposti ad investire ingenti somme. Ottimi risultati sono stati raggiunti dal comparto contemporaneo e moderno della pittura che ha fatto registrare un boom di fatturati soprattutto nel 2011 e nel 2013. Zhang Daqian (Chang Dai-chien 1899-1983) ART REPORT – APRILE 2014 pag. 8 Il MPS Global Painting Art Index: evoluzione degli ultimi sette anni Chinese Painting Index 300,00 280 254 250,00 + 180% nel 2013 rispetto al 2008 200,00 168 150,00 100,00 + 67% nel 2013 rispetto al 2012 127 100 50,00 62 0,00 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Oltre Eur 22 mln realizzati nell’Asian week 2014 Dal grafico, del “MPS Chinese Painting Index”, emerge un 2013 stellare per il settore della pittura con un incremento record del 67% rispetto al 2012 e ben del 180% sul 2008. Lo confermano, ad esempio, le cifre incassate dalla pittura monderna e contemporanea che sta raggiungendo cifre astronomiche nelle aste. Sempre dal grafico, possiamo notare coma le flessione dell’intero comparto nel 2012 abbia riguardato anche il settore della pittura. Ma le stime per il 2014 si confermano in linea con i livelli 2013, facendo sperare in un’altra grande annata per la pittura orientale Fatturato per periodo storico 100% 80% 60% 40% 20% 0% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Classical Chinese Painting % ON GLOBAL MPS Chinese Painting Index Contemp & Modern Chinese Painting % ON GLOBAL MPS Chinese Painting Index A cura del Dott. Arnaldo Castelli Dall’analisi sul fatturato della pittura cinese, divisa per periodo storico di riferimento, effettuata sul “MPS Chinese Painting Index” si nota immediatamente la palese differenza nel fatturato prodotto dalla pittura classica, rispetto a quello della pittura moderna e contemporanea. A svantaggio della pittura classica pesa sia il minor numero di aste a quest’ultima dedicate, sia il forte appeal del settore moderno/contemporaneo che sta vivendo questo comparto. Li Keran (Jinggang Mountains , 1907-1989) Aggiudicato per 10.9 mln di $ ART REPORT – APRILE 2014 pag. 9 Il MPS Global Ceramic Art Index: evoluzione degli ultimi sette anni Chinese Ceramic Index 400 350 300 250 200 150 100 50 0 + 17% nel 2013 rispetto al 2012 367 278 298 + 178% nel 2013 rispetto al 2008 197 237 100 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Oltre Eur 70 mln di Asian week 2014 Il mercato della ceramica, sintetizzato nel “MPS Chinese Ceramic Index” mostra un andamento crescente +17% nel 2013 e +178% rispetto ai valori 2008, confermando l’appetito degli investitori per questo settore. Risultati, che fanno pensare ad un ritorno verso i massimi 2010-2011 quando le aste di ceramiche cinesi raggiunsero i record storici sugli acquisti. La stima per il 2014 è positiva, i risultati delle aste di marzo mostrano livelli in linea con il 2013, (oltre Eur 70 mln di fatturato tra Sotheby’s e Christie’s) facendo prevedere un anno interessante per questo comparto. Fatturato per geografica 100% 80% 60% 40% 20% 0% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 % SOLD IN LONDON ON MPS Chinese ceramic index % SOLD IN NY ON MPS Chinese ceramic index % SOLD IN HK ON MPS Chinese ceramics index A cura della Dott.ssa Silvia Gattola Dall’analisi del fatturato per area georgrafica, emerge che il “MPS Chinese Ceramic Index” segmentato per piazza di provenienza, New York, Londra e Hong Kong, osserviamo gli USA risultano essere la piazza principale. Nel periodo considerato la domanda di ceramica cinese è più alta per la piazza newyorkese mentre le altre due seguono con andamenti altalenanti. Il 2012 fu l’anno d’oro per Londra mentre Hong Kong rivela segni di ripresa rispetto al 2011. dove LN e NY fecero la parte del leone. A Rare Pair Of Blue And White ‘Bajixiang’ Moonflasks Qianlong Seal Marks And Period , aggiudicato per 3.8 mln di $ ART REPORT – APRILE 2014 pag. 10 Da New York, ecco l’ASIAN WEEK E’ stata una settimana impegnativa per tutti i collezionisti amanti dell’est, quella dedicata alle aste del mondo asiatico. In pochi giorni della seconda metà del mese di Marzo si sono infatti concentrate a New York le vendite di arte contemporanea e moderna del sud e sud-est asiatico, antichità, oggetti d’arte da Cina, Giappone, Corea e India. La casa d’aste Christie’s si è confermata leader di questa sessione di vendite, annunciando un fatturato di $72,114,126 realizzato con otto aste durante soli quattro giorni, dal 18 al 21 Marzo. Sotheby’s ha annunciato invece un fatturato totale di $56,145,252, realizzato con cinque aste e con un incremento nelle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; la casa d’aste ha registrato una media dell’80% di venduto (per valore), con una forte percentuale di lotti aggiudicati oltre la stima massima, grazie a bidders provenienti non solo dall’Asia, ma anche dagli Stati Uniti e dall’Europa. South Asian Modern + Contemporary Art L’Asian Week si è aperta con l’asta di Christie’s del 18 Marzo, South Asian Modern + Contemporary Art, che ha presentato opere di artisti del XX e XXI sec. dell’India, Sri Lanka e Pakistan. Sono state proposte opere di Syed Haider Raza, Tyeb Mehta, Maqbool Fida Husain, oltre che di Bharti Kher, Subodh Gupta, Rashid Rana, Jitish Kallat, per un totale di 78 lotti. L’asta ha totalizzato $7,242,500, con il 68% dei lotti venduti (e il 75% di venduto considerando il valore). Il top lot dell’asta è l’opera di Syed Haider Raza, La Terre, dipinta nel 1973; con stima su richiesta, il lotto è stato battuto per $3,105,000, realizzando il secondo prezzo record di aggiudicazione per l’artista, offerto da un collezionista americano. A cura della Dott.ssa Manuela Porcu 1/3 SUBODH GUPTA, Untitled , 2007, olio su tela, 167.5 x 228.5 cm, Credits: Christie’s Durante l’asta si è evidenziato un interesse crescente da parte di compratori internazionali, confermato anche dai risultati dell’asta monografica dedicata alle opere di Francis Newton Souza, uno degli artisti indiani più conosciuti e presenti nel mercato delle aste internazionali. La collezione di 165 opere proposta in asta è stata offerta dalla figlia dell’artista mancato nel 2002, ed ha realizzato il 91% dei lotti venduti (ben il 97% considerando il valore), per un totale di $2,842,375 di fatturato. Top lot dell’asta è Reclining Nude on Brocade, eseguito nel 1961-62; stimato $80,000-120,000 è stato venduto ad un compratore statunitense per $275,000. Poche migliaia di dollari in meno per l’opera Supper at Emmaus, del 1987, aggiudicata per $269,000 rispetto ad una stima preasta di $80,000-120,000. Inclusa in asta anche l’opera Untitled di Tyeb Mehta, eseguita nel 2002, stimata $2,000,000-3,000,000 e aggiudicata ad un compratore indiano per $2,285,000, che rappresenta il toro divenuto simbolo delle opere dell’artista. Aggiudicata ad un collezionista indiano anche l’olio su tela di Akbar Padamsee, realizzato nel 1967, stimato $200,000-300,000 e battuto per $ 245,000. L’opera Untitled di Subodh Gupta che rappresenta le iconiche stoviglie di metallo tipiche del vocabolario stilistico dell’artista sia nelle sculture che nei dipinti, è stata aggiudicata ad un collezionista asiatico per $125,000 (stima preasta: $100,000 $150,000). TYEB MEHTA, Untitled (Bull), 2000, acrilico su tela, 183 x 152.4 cm. - Credits: Christie's ART REPORT – APRILE 2014 pag. 11 Da New York, ecco l’ASIAN WEEK L’asta dedicata al moderno e contemporaneo asiatico di Sotheby’s si è tenuta il 19 marzo ed ha realizzato un fatturato di $6,663,874, con il 72% di lotti venduti. Secondo il comunicato finale della casa d’aste, il 97% dei lotti venduti sono stati aggiudicati ad un prezzo vicino o maggiore alla stima massima, grazie alla proposta di opere nuove sul mercato e con quotazioni ancora interessanti. Il top lot dell’asta è anche cover lot, opera dell’artista Vasudeo S. Gaitonde, Painting No. 3, stimata $2,000,000 — 3,000,000 e aggiudicata per $2,517,000; opera di dignità museale dalle dimensioni di 99.5 x 126 cm, dipinta nel 1962, è stata realizzata da uno dei primi artisti moderni indiani a cui sia stata dedicata una retrospettiva negli Stati Uniti, al Guggenheim Museum di New York, proprio questo autunno. QI BAISHI, CICADA AND AMARANTH, inchiosto e colore su carta, 30 x 39.4 cm. - credits: Christie's A cura della Dott.ssa Manuela Porcu 2/3 Vasudeo S. Gaitonde è anche uno dei pochi artisti indiani ad aver superato il milione di dollari di aggiudicazione in aste internazionali. Incluse nell’asta di Sotheby’s anche diverse opere di Francis Newton Souza - otto in tutto e tutte aggiudicate - ma anche di artisti midcareers che hanno registrato un buon interesse: aggiudicato, ad esempio, per $221,000, il trittico Sweatopia di Jitish Kallat, del 1974, delle dimensioni di 274.3 x 518.2 cm., acquistato dal precedente proprietario da Haunch of Venison nel Maggio 2008, e che rientra tra le cinque più alte aggiudicazioni di quest’asta. Indian & Southeast Asian Art Il 19 Marzo si è tenuta Indian & Southeast Asian Art, l’asta di Christie’s che ha offerto 130 lotti appartenenti a diverse categorie di collectibles, dalle sculture classiche indiane ai dipinti e opere di diversa natura provenienti da regioni come Tibet, Nepal, Tailandia e Indonesia. Il top lot di quest’asta, che in totale ha realizzato $8,005,125, è una figura di bronzo tibetano-cinese che rappresenta una divinità Pancha Raksha, del XIV-XV sec., stimata $150,000-250,000 e battuta per $197,000. Per la prima volta Christie’s ha presentato una particolare asta, The Sublime and the Beautiful: Asian Masterpieces of Devotion, dedicata ai capolavori legati alla devozione della regione Pan-Asiatica: una collezione di 32 lotti di oggetti legati al Buddismo, Induismo, Taoismo, Shintoismo, dai manoscritti ai tessili votivi, dai dipinti alle sculture, per un totale di $18,985,250 di vendite (64% di lotti venduti). Vasudeo S. Gaitonde, PAINTING NO. 3, olio su tela, 1962, 99.5 by 126 cm. - credits: Sotheby's Sotheby’s ha presentato, lo stesso giorno, l’asta Indian, Himalayan & Southeast Asian Art la quale, con 109 lotti aggiudicati su 132 proposti, ha realizzato un totale di $5,794,000, oltre due milioni di dollari in più rispetto ad una stima prevista tra i $2.3/3.4 milioni. Top lot dell’asta è una figura in lega di rame della divinità Tara, stimata $300,000500,000 e aggiudicata per oltre il doppio della sua stima massima, $1,025,000; il lotto proveniva dalla Tamashige Tibet Collection, inclusa in quest’asta e battuta per una cifra totale di oltre 3 milioni di dollari. Chinese paintings e Works of Art L’ atteso focus sulla Cina arriva con le aste di Fine Chinese Paintings: il 19 Marzo, Christie’s ha presentato una vendita con oltre 120 lotti (76% di lotti venduti), dipinti tradizionali e calligrafie, che ha realizzato un fatturato di $2,874,938, mentre Sotheby’s il giorno seguente ha venduto 216 lotti (l’83% di quelli proposti) per un totale di $18,884,875. Figura in bronzo dorato del Buddha della Medicina, Dinastia Ming, XV sec, h 27.7 cm - credits: Christie's ART REPORT – APRILE 2014 pag. 12 Da New York, ecco l’ASIAN WEEK In entrambi i casi i prezzi di aggiudicazione sono saliti ben oltre le stime proposte dalle case d’asta, con opere stimate intorno ai $10,000 che hanno visto decuplicare le offerte: è questo il caso di Li Ruiqing (Qing Daoren, 1867-1920), Calligraphy Couplet del 1916, stimata $7,000 - 9,000 ma aggiudicata per $125,000, oppure di Zhang Shanzi e Zhang Daqian, Tigers, stimata $12,000 - 15,000 e battuta per $125,000, o ancora di un’opera di Qi Baishi, Cicada And Amaranth, stimata $10,000-15,000 e aggiudicato per $125,000 ad un compratore statunitense, relativamente alla vendita Christie’s; da Sotheby’s, il caso più eclatante rimane quello dell’aggiudicazione per $509,000 dell’opera di Wang Da, Calligraphy in regular script, stimata $10,000-12,000. I compratori di queste aste sono stati, prevedibilmente, prevalentemente asiatici. Fine Chinese Ceramics and Works of Art è l’asta presentata da Sotheby’s il 18 e 19 Marzo, che ha realizzato un fatturato di $21,311,252, che supera di diversi milioni la stima prevista preasta di $11/16 milioni, grazie all’aggiudicazione di 260 lotti, il 67% del totale. E’ un compratore europeo ad aggiudicarsi il top lot, un raro piatto decorato blu e bianco della Dinastia Yuan del XIV sec. che non era mai passato in asta prima, battuto $4,197,000, rispetto ad una stima preasta di $200,000-300,000. FRANCIS NEWTON SOUZA, Reclining Nude on Brocade, 1962, olio su broccato, 118.1 x 163.8 cm. - credits: Christie's A cura della Dott.ssa Manuela Porcu 3/3 Jitish Kallat, 'Sweatopia - 1', 2008, acrilico su tela, 274.3 by 518.2 cm Anche l’asta di Christie’s si è svolta nel corso di due giorni, con 574 lotti (di cui l’82% sono andati venduti), per un fatturato totale di $27,401,250. Il top lot è un raro vaso in vetro decorato a rilievo, del ‘700, stimato $600,000 800,000 e aggiudicato ad un compratore statunitense per $1,445,000, più che raddoppiando la stima massima preasta. Non è mancata una selezione di bronzi da entrambe le case d’asta: Sotheby’s ha presentato Archaic Bronzes and the Wu Dacheng Jijin, vendita con 12 lotti che ha realizzato $3,491,250 (stima $850,000/1.2 milioni), con il 92% dei lotti venduti, mentre Christie’s si apprestava a presentare un’asta composta da un unico lotto, The 'Min' Fanglei, con un importante contenitore rituale che aveva segnato il record all’asta per la sua categoria nel 2001, quando fu aggiudicato al suo ultimo proprietario; il lotto, con stima su richiesta, è stato però aggiudicato ancora prima del 20 marzo, data prevista per l’apertura dell’asta, e grazie ad una trattativa privata sarà conservato presso il cinese Hunan Museum, museo che conserva altri tesori nazionali. Japanese & Korean Art Spazio anche all’arte coreana e giapponese, durante l’Asian Week. E’ Christie’s a proporre due aste dedicate: l’annuale vendita di Japanese & Korean Art e la collezione privata di Robert Moore, The Ten Signs of Long Life: The Robert Moore Collection. La prima ha proposto 210 opere da stampe a porcellane, fino a dipinti di artisti moderni, per un fatturato totale di $3,139,125; uno dei protagonisti è la scultura di un dragone del periodo Edo (XVIII-XIX sec.), firmato da uno dei più conosciuti artigiani di armature dell’epoca. La scultura è stata presentata con una stima preasta di $200,000-300,000 ed è stata aggiudicata per $425,000; la collezione di Robert Moore, uno dei più noti collezionisti di arte coreana in America, che ha iniziato la sua collezione negli anni ’50 in seguito al suo servizio nell’esercito americano in Corea, ha incluso 120 lavori acquisiti nel corso di più di 20 anni, raggiungendo $1,623,563 di fatturato. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 13 Mercato dell’Arte Cinese, la view di ArtsLife Erano in molti a preannunciarne il declino e la fine di un periodo d’oro che ha segnato il mercato mondiale, ma la Cina non ha mollato e per il quarto anno consecutivo è salita trionfante sul podio, andando ad occupare la prima posizione nella classifica mondiale dei fatturati d’asta. Con un giro d’affari di 4,1 miliardi di dollari, in crescita del 13% rispetto al 2012, ha rubato ancora una volta lo scettro della leadership agli USA. I collezionisti d’arte asiatica non sono un gruppo ristretto di persone abbienti che uscendo dal gioco del mercato ne causerebbe il crollo; essi sono invece buyers d’alta gamma, alla ricerca di firme costose ed iconiche, con un particolare occhio per gli artisti del XX secolo. Siamo quindi di fronte ad un’economia che funziona e progredisce dando vita ad un mercato in continua crescita, stimolato da una sempre più alta attrazione verso l’arte asiatica che ammalia non solo i collezionisti di tutto il mondo, affascinati dalla qualità e dalla storicità delle opere e degli oggetti offerti, ma che suscita curiosità anche a diverse gallerie di fama internazionale come la Gagosian o White Cube che di recente hanno messo gli occhi su Hong Kong, la principale piazza del continente e la quarta nella classifica mondiale. E così con tre artisti cinesi nella top ten degli artisti più venduti nel 2013, l’arte cinese e l’arte asiatica in generale si classificano come uno dei settori più seguiti del mercato nonché fattore di attrazione mondiale nelle periodiche Asian Week organizzate Syed Haider Raza. La Terre (1973) Top lot di Christie’s battuto a $3,105,000 Raro piatto con decorazioni in blu e bianco. Dinastia Yuan. Top lot di Sotheby’s battuto a $4,197,000 A cura di Greta Beretta - ArtsLife, portale di critica ed economia dell’arte nelle più importanti sedi d’asta.“La vendita dedicata all’arte moderna e contemporanea del Sud Asia ha dimostrato un enorme interesse internazionale” – ha commentato Deepanjana Klein, a capo della vendita South Asian Modern & Contemporary Art di Christie’s rivelando il grande entusiasmo dimostrato da tutti i buyers che hanno partecipato. Con un totale di $7,242,500, il top lot dell’asta di Christie’s è stato “La Terre”, un acrilico su tela di Syed Haider Raza del 1973, venduto ad un privato statunitense per $3,105,000. Sono stati ottimi anche da Sotheby’s i risultati della vendita d’arte moderna e contemporanea che ha totalizzato $6,663,874, vendendo diversi lotti al di sopra delle stime proposte. Top price: $2,517,000, ottenuto da “Painting No.3” realizzato da Vasudeo S. Gaitonde nel 1962. Di grande interesse da Sotheby’s è stata anche l’asta dedicata alle ceramiche cinesi, altra vera grande attrazione per i collezionisti. Con 400 lotti in catalogo, divisi in quattro sessioni di vendita, Sotheby’s ha archiviato infatti un totale di $21,311,252, proponendo pezzi di grande qualità, provenienti da importanti collezioni private e lontani dal mercato da molti anni. Top lot dell’asta è stato un raro piatto con decorazioni in blu e bianco risalente alla dinastia Yuang (XIV secolo) battuto a $4,197,000. Si può dire quindi che non solo la Cina rappresenta il 90% del fatturato del mercato asiatico, proponendosi come motore di crescita del mercato dell’arte mondiale, ma possiamo affermare che la stessa arte cinese suscita grande interesse e attenzione da parte dei collezionisti di tutto il mondo, tanto che nella Top Ten degli artisti, accanto a Warhol, Picasso, Basquiat, Bacon e altri nomi dello star system, troviamo Zhang Daqian, Qi Baishi e Zao WouKi. www.artslife.com/tv www.artslife.com ART REPORT– APRILE 2014 pag. 14 Pittura e Calligrafia Fonte: http://www.artribune.com/2014/03/la-cina-nellagrande-mela-da-protagonista/ Area Research e Investor Relations Informazione Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 15 FOCUS ON – CALLIGRAFIA CINESE Lo studio delle lingue orientali trova il suo maggiore ostacolo nella diversa impostazione della scrittura. Se nelle lingue indoeuropee e od occidentali in genere, ad ogni simbolo scritto corrisponde un suono, nel cinese ci si scontra con una diversa impostazione: gli ideogrammi. La calligrafia cinese è stata iscritta nel 2009 all’UNESCO come Patrimonio orale e immateriale dell'umanità. Le sue origini si fanno risalire al 6500 a.C., epoca a cui risalgono i primi pittogrammi scolpiti nei gusci di tartaruga. Altre testimonianze risalgono tra il 2500 e il 1900 a.C., quando i simboli erano incisi su ossa di animali facenti parte di cerimonie: si trattava per lo più di arte divinatoria. Da materiali naturali, con il tempo si passò al bronzo e metallo. I primi tipi di caratteri utilizzati comunemente mancavano, però, dell'uniformità e della regolarità caratteristici di una scrittura standardizzata. Tuttavia servirono come origine pittorica dei caratteri comunemente in uso oggi. Con il passare del tempo la scrittura si sviluppò sempre più, ma è con la dinastia Qin che si ha un grande spartiacque nella storia della scrittura cinese. Il nuovo impero, all'interno della politica di standardizzazione di cose quali pesi e misure, valuta e statuti legali, si impegnò anche in una politica di riforma della scrittura. Questo significò l'obbligo dell'uso della scrittura Qin in tutto l'impero. La scrittura che fu adottata sotto la dinastia Qin esistette in due forme differenti, una forma standard più complessa e una forma più popolare semplificata. La prima scrittura è conosciuta come "scrittura del sigillo", dal suo diffuso uso sui sigilli, che discende direttamente dalla scrittura in bronzo. Ma è la scrittura popolare che ebbe più fortuna nel futuro sviluppo dell’attuale scrittura cinese. Questa forma venne ad essere conosciuta come "scrittura degli scribi" dalla sua associazione con i vari tipi di impiegati del governo. A cura di Vernice Progetti culturali www.verniceprogetti.it ART REPORT – APRILE 2014 pag. 16 FOCUS ON – CALLIGRAFIA CINESE Con l’avvento della dinastia Han (dal 206 a.C al 220 d.C.), la scrittura conobbe una maggiore diffusione e lo stile del sigillo venne relegato, appunto, ai sigilli, mentre per tutti gli altri usi si preferì impiegare una scrittura più veloce e sbrigativa. I caratteri furono semplificati e persero ogni radice pittografica. I tratti da rotondi si fecero retti, i caratteri divennero più spigolosi e assunsero forma quadrata. Questo stile deriva dalla scrittura popolare della dinastia Qín e prende il nome di stile clericale o anche stile cancelleresco. Durante la dinastia Han si affermò gradualmente anche uno stile corsivo, informale, usato per stesura di bozze e documenti non ufficiali: dapprima si sviluppò lo stile corrente (un semicorsivo), poi lo stile d’erba (un corsivo vero e proprio, con caratteri che si presentano in forma irregolare, simili a fili d’erba agitati dal vento). Infine, durante il III secolo d.C., apparve lo stile regolare: presenta dei tratti che ricordano lo stile corsivo, ma non è una forma corsiva. Con i Tang (618-907 d.C.), la scrittura diventa definitivamente standardizzata (zhèngkǎi) ed i calligrafi fissano definitivamente la struttura e la tecnica del tratto. Il bisogno di una scrittura semplice, il più leggibile possibile, molto regolare, rispondeva alle necessità di accentramento del potere. Questa scrittura, vettore dell'amministrazione, ha dunque partecipato, attraverso la sua stabilità, all'egemonia del potere imperiale, a tal punto che fino alle semplificazioni del 1958 e del 1964 adottate nella Repubblica popolare cinese, non fu mai ritoccata né modificata. La semplificazione adottata nel XX secolo ebbe lo scopo di rendere più facile e veloce la scrittura e di incrementare l’alfabetizzazione: per eseguire certi caratteri tradizionali occorrono infatti anche 40 o più segni. La maggior parte dei testi della Cina continentale viene attualmente stampata con caratteri semplificati, mentre a Hong Kong, Macao e Taiwansi usa ancora il cinese tradizionale. A cura di Vernice Progetti culturali www.verniceprogetti.it ART REPORT – APRILE 2014 pag. 17 CHEN LI: l’espressione del segno 1/2 La cosa più superba è la notte La cosa più superba è la notte quando cadono gli ultimi spaventi e l’anima si getta all’avventura. lui tace nel tuo grembo come riassorbito dal sangue che finalmente si colora di dio e tu preghi che taccia per sempre per non sentirlo come rigoglio fisso fin dentro le pareti E’ una mattinata piovosa di inizo primavera quella in cui Chen Li mi accoglie nel suo atelier al Cortile del Maglio, un luogo d’altri tempi oggi diventato un piccolo polo di laboratori e studi di designer nel cuore di Torino. Calligrafa di origini cinesi ma ormai di adozione italiana, nasce nel 1972 nella provincia dello Zehjiang e all’età di 10 anni si trasferisce in Italia. Questa giovane donna mi accoglie nel suo studio che divide con due ceramiste impegnate ad insegnare quest’arte antica ai torinesi vogliosi di apprendere questa pratica, nell’aria si respira la creatività e la voglia di tanti di esprimersi facendo arte. La formazione di Chen Li inizia 1987, quando inizia a studiare Illustarzione presso la Scuola del Castello Sforzesco, nel 1998 consegue la Laurea in Tecniche e Arti della stampa presso il Politecnico di Torino e continua ad approfondire la sua tecnica nel 2003 studiando Incisione ad Urbino ed all’Accademia Albertina di Torino. I suoi studi calligrafici si concentrano nel decennio 1995-2005, periodo nel quale studia calligrafia con maestri di fama internazionale quali Jean Larcher (Francia), Ricardo Rousselot (Spagna)e Brody Neuenschwander (USA), ed inizia ad esporre le sue opere in tutto il Mondo. Iniziamo la nostra intervista, parlando con questa giovane artista emergono in modo importante due esperienze chiave per l’evoluzione della sua arte, nel 2009 partecipa al “Laboratorio sull’abolizione dell’autocensura nelle pratiche artistiche” tenutosi presso la Galleria Soffiantino, occasione in cui ha per la prima volta la possibilità di confrontarsi approfonditamente con il tema della censura, ed è A cura del Dott.ssa Lidia Fasciana, foto a cura di Andrea Bonventre http://www.chenli.it/?q=node/76 da qui che parte uno studio sulle proprie censure, che riconosce nella non rappresentazione della figura umana e nella non esibizione della propria immagine. E’ in quest’occasione che cerca di creare un legame più stretto con lo spettatore della sua opera, parte dalla riflessione che la sua cultura orientale la porta ad avere un rapporto molto particolare col proprio corpo e di riflesso con la propria immagine, un rapporto che un pò come accade nel mondo arabo tende a censurare la propria immagine e da qui da vita ad una serie di opere in cui la calligrafia si fonde con l’arte della fotografia, l’artista trasferisce questa nuova consapevolezza in una serie di autoscatti sui quali imprime la sua arte calligrafica, unisce queste due forme figurativamente molto diverse tra loro ma così simili, entrambe infatti si concentrano sul segno, la fotografia cerca di raccontare con la luce, mentre la calligrafia si esprime attraverso il segno. E’ questa per lei l’occasione per avvicinarsi al pubblico in un modo più esplicito, se dapprima vede nella calligrafia l’espressione del corpo nella sua forma più pura ed intima in quanto gesto ART REPORT –APRILE 2014 pag. 18 CHEN LI: l’espressione del segno creato da esso, che nasce dalla mano dell’artista e ne diventa sua espressione diretta, decide ora di esprimere questa sua interiorità attraverso l’autoscatto fotografico, realizza quindi gli scatti da se, immortalando il suo volto più intimo. L’idea è quella di raccontare la propria arte con un taglio più personale non facendosi più schermare dalla calligrafia , che fino ad ora le ha permesso di celare sempre un pò la propria intimità, ma mettendo l’immagine del corpo nella sua opera in modo da avvicinarsi in modo forte allo spettatore. La scrittura diventa quindi rivelatrice della propria arte unendosi all’esplicita raffigurazione del corpo umano. Questa ricerca continua nel 2010 con la partecipazione alla Triennale di Bovisa, occasione in cui l’artista espone tre opere ,tra cui appunto “get out of my mind, “get out of this room”, opera fotografica che ha maturato nel 2009 e “Superba è la notte”. Quest’ultima opera , ispirata dalla poesia di Alda Merini, alla quale Chen Li è molto legata, le da un ulteriore spunto per far emergere nella propria arte la propria intimità, decide di riportare i versi della poetessa su una camicia da notte che cela castamente un corpo umano che non esiste, ma che diventa il supporto perfetto per questi versi cosi intimi e sensuali. A cura del Dott.ssa Lidia Fasciana, foto a cura di Andrea Bonventre http://www.chenli.it/?q=node/76 2/2 Ad oggi l’opera di Chen Li è in continua evoluzione, è arrivata ad avere una perfetta padronanza della calligrafia occidentale e chissà, in un futuro non troppo lontano deciderà anche di addentrarsi nell’antica arte della scrittura cinese, arte molto complessa che come lei stessa ci racconta, genera il segno a partire dall’immagine. Ovunque io mi volti in questo piccolo atelier, fanno capolino opere che raccontano Chen Li in modo profondo, da un lato spicca una scultura realizzata con rete metallica, è l’opera sulla quale sta attualmente lavorando concentrandosi sul tema della materia e del movimento, l’obiettivo è quello di rendere questo materiale pesante leggero e in movimento, proprio come la sua calligrafia. Appoggiata su una scrivania appare una piccola tela realizzata con materiale raccolto nella discarica di Scampia con su scritto un materico “happyness”, una piccola opera carica di magnetismo, chiedo a Chen Li di raccontarmela, e mi sembra di vederla li, mentre seleziona con cura tra le cose ormai buttate perchè ritenute inutili, il materiale da far rivivere nelle sue opere. Di Scampia ricorda la bellezza della naturalezza delle persone e del loro operato, semplice, genuino, normale, che agli occhi dell’Italia viene invece mostrato come non luogo in cui regna la anormalità. Stiamo per salutarci quando Chen Li ci fa l’ultimo regalo, tra le opere appese ad una delle pareti fa capolino anche una poesia, l’unica che abbia ad oggi composto. E’ li, dipinta con la sua magnifica calligrafia su di un pannello, le lettere si snodano sinuose, il movimento delle parole è l’espressione più alta del suo pensiero si fondono. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 19 La Cina nella Grande Mela. Da protagonista Il 2014 a New York è iniziato con un rinnovato interesse nei confronti dell’arte contemporanea cinese. Il Metropolitan, l’e-flux Centre, l’Armory Show e diverse gallerie private hanno dato spazio ad artisti, più o meno noti, appartenenti a quella che ancora una volta si dimostra essere una scena artistica in pieno fermento, capace di attirare grandi interessi, culturali ed economici. Al Metropolitan Museum, nelle sale dedicate alle collezioni di arte classica estremo-orientale, Ink Art: Past as Present in Contemporary China presenta una selezione di lavori che rielaborano, giocano, stravolgono o semplicemente si richiamano alla raffinata tradizione artistica cinese. Dalla rivisitazione del tipico paesaggio su rotolo, con cui si confrontano artisti come Ai Weiwei, Hong Hao, Yang Yongliang, Duan Jianyu, si sviluppano una serie di inquietanti riflessioni sui problemi ambientali e gli stravolgimenti socio-culturali originati dalla feroce speculazione edilizia e dalla rapida, smisurata crescita dei conglomerati urbani. Mentre prendendo come punto di partenza quella millenaria tradizione di arte calligrafica che da sempre, in Cina, coniuga scrittura, New York // fino al 6 aprile 2014 pensiero filosofico, estetica ed espressione visiva, si Ink Art: Past as Present in originano ricerche artistiche che vanno Contemporary China dall’amplificazione del gesto calligrafico, accomunato THE METROPOLITAN MUSEUM OF ART all’azione pittorica, come nei lavori monumentali di 1000 Fifth Avenue +1 (0)212 5357710 Wang Dongling, fino a un www.metmuseum.org A cura di Valentina Gioia Levy Fonte: http://www.artribune.com/2014/03/la-cina-nella-grande-mela-da-protagonista/ New York // fino al 12 aprile 2014 Outside the lines: new art from Chinaa a cura di Melanie Ouyang Lum RH CONTEMPORARY ART 437 W 16th Street www.rhcontemporaryart.com ricongiungimento con l’astrattismo, come testimonia invece la più recente produzione di Li Huasheng; da pratiche di sovvertimento della funzione semantica della parola come nelle opere di Gu Wenda, a una reiterazione del segno fino alla sua perdita e cancellazione come nel famosissimo lavoro Family Tree diZhang Huan e nelle performance di Qiu Zhuje. Una delle opere più impressionanti è l’installazione di Xu Bing, Book from the sky, costituita da quattro grandi libri a ventaglio, aperti in modo da rivestire tutta la sala espositiva, dal pavimento al soffitto, che riportano, stampati in xilografia, 4mila ideogrammi inesistenti. Outside the lines: new art from China è invece la mostra curata da Melanie Ouyang Lum per la RH Contemporary Art, galleria lo scorso novembre, con quattro piani espositivi nel quartiere di Chelsea, un programma di residenza, una rivista quadrimestrale, una serie di eventi nel corso di ogni mostra, con conferenze, artist talk e performance. La collettiva, che vede protagonisti dodici artisti, coniuga lavori iconici come Mao’s guilt(2009) e The Utopian of Hug dei Gao Brothers, presentati per la prima volta negli Stati Uniti, con altri meno noti in Occidente e alcuni inediti, come Zilch (2013), una serie di minisculture in sapone di Ni Youyu che giocano con l’iconografia buddhista interrogando il tema dell’iconoclastia; altri lavori, come le installazioni Cow herd e Up(rispettivamente di Yang Bing e Gao Weigang) sono frutto del progetto di residenza e dell’interazione degli artisti invitati con il territorio americano. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 20 Collezionisti: a conversazione con Vittorio Gaddi La rubrica “Collezionisti” è dedicata ad approfondire, di volta in volta, il pensiero, le scelte e le opere dei principali collezionisti d'arte contemporanea del territorio nazionale. IDENTIKIT Nome e cognome: Vittorio Gaddi Luogo e data di nascita: Pisa, 29 ottobre 1952 Città di residenza: Lido di Camaiore (Lucca) Attività lavorativa: Notaio Stato civile: Coniugato Prima opera acquistata: "La figlia del Sole", una scultura di Giò Pomodoro Foto di Vittorio Gaddi. Vittorio, esiste una linea che guida la tua collezione? La risposta è no. Trovo noiose le raccolte monotematiche. Colleziono - o meglio collezioniamo, io e mia moglie Nunzia - tutto quello che trovo interessante e stimolante (ovviamente nei limiti delle mie possibilità economiche) e a prescindere dalla tecnica utilizzata (pittura, fotografia, scultura, installazioni, video). L'unica linea guida, che si è venuta consolidando con il procedere degli acquisti, è la necessaria "contemporaneità" dell'autore, nel senso di prediligere gli artisti non ancora storicizzati. Questo però non significa acquistare artisti giovanissimi, sconosciuti, magari alla loro prima esibizione, poiché non mi piacciono le scommesse troppo azzardate. In genere, l'artista di cui acquisto un'opera ha già un curriculum di un certo rilievo e vanta esposizioni in spazi pubblici importanti. La mia ambizione è infatti quella di scegliere artisti che superino la "sfida del tempo". Quindi amo il rischio (altrimenti collezionerei arte storicizzata), ma deve essere un rischio calcolato. Per questo motivo dedico parecchio tempo all'esame delle riviste più autorevoli del settore, sia nazionali che internazionali, leggo monografie e recensioni, frequento le gallerie e, nei limiti del possibile, cerco di visitare le fiere e le manifestazioni più importanti. «Gli artisti cinesi? Non posso negare la loro crescente importanza nel sistema dell'arte internazionale. Ma nella mia collezione sono presenti in una percentuale assolutamente irrilevante». A conversazione con Vittorio Gaddi. A cura della Dott.ssa Marianna Agliottone 1/3 Oggi poi esiste la possibilità di "girare il mondo" tramite internet, il che facilita molto il lavoro di scouting. In ogni caso, pur seguendo i criteri sopra indicati, acquisto solo opere di cui mi innamoro. Per questo motivo se devo scegliere tra un'opera minore di un grande artista ed un'opera di grande qualità di un artista di livello un po' meno elevato, punto decisamente su quest'ultima, perché non mi interessa la raccolta di figurine o souvenirs, ma cerco opere che mi suscitino una forte emozione. Quante opere ci sono nella tua collezione, in che percentuale sono di autori cinesi ? Non ho mai contato quante opere ho in collezione, ma posso affermare senza timore di smentite che la presenza di artisti cinesi è assolutamente irrilevante. Devo confessare che l'arte cinese in genere non mi affascina, pur riconoscendo che esistono artisti di grande spessore. Potrei citare il defunto Chen Zen o altri come Yang Fudong, Cai Guo-Qiang e Ai Weiwei, anche se ritengo quest'ultimo un po' sopravvalutato e la sua fama in parte dovuta alla sua figura di dissidente ed alle conseguenti vicissitudini personali. Gli unici artisti cinesi presenti nella mia collezione sono Qiu Anxiong, noto per il vagone ferroviario trasportato dalla Cina a Basilea (in occasione di Unlimited del 2008) e trasformato in sala per proiezioni cinematografiche sulla ex Repubblica di Mao, e Terence Koh, quest'ultimo peraltro nato a Pechino ma cresciuto in Canada e residente attualmente a New York (il cui humus culturale è pertanto più occidentale che orientale). ART REPORT – APRILE 2014 pag. 21 Collezionisti: a conversazione con Vittorio Gaddi Secondo te, di chi si parla quando si parla di artisti cinesi contemporanei e quale è il ruolo che essi oggi svolgono nel sistema dell’arte internazionale? Non posso negare l'importanza crescente, nel sistema dell'arte internazionale, degli artisti cinesi come quelli che ho ricordato rispondendo alla precedente domanda, ed altri come Yan Pei Ming, Zhang Xiaogang e Zeng Fanzhi, che hanno raggiunto quotazioni milionarie registrando risultati a volte sensazionali nelle aste. L'espandersi dell'economia cinese con la nascita di un numero rilevante di nuovi milionari è la causa principale di questo fenomeno, per la cui comprensione bisogna anche tenere conto degli investimenti fatti dalla Cina per la promozione dell'arte nazionale. Partendo da un dato di fatto innegabile, come è appunto l'apparentemente inarrestabile crescita delle quotazioni degli artisti cinesi, non posso però fare a meno di indignarmi quando vedo nelle aste aggiudicazioni a prezzi assurdi di artisti insignificanti che se, per fare un esempio, fossero stati, anziché cinesi, nostri connazionali, non avrebbero oltrepassato i confini dell'esposizione nei mercatini di paese. Dove è collocata attualmente la tua collezione La mia Collezione è collocata in parte all'interno del mio studio a Lucca e nell'appartamento ad esso sovrastante ma la maggior parte si trova a pochi chilometri di distanza, in un paese chiamato Vorno (nel Comune di Capannori), in due fabbricati adiacenti. A cura della Dott.ssa Marianna Agliottone 2/3 Pensi che l’apertura al pubblico della propria collezione diventi, ad un certo punto, una sorta di passaggio obbligatorio per il collezionista privato? Su questa domanda sarei indotto a operare dei distinguo. Non credo che l'apertura al pubblico sia un passaggio obbligatorio. Ci sono alcuni collezionisti che hanno dei veri e propri musei aperti al pubblico tutti i giorni della settimana, altri, come me, che consentono a chiunque di visitare la Collezione, ma solo su appuntamento, altri ancora che depositano "in comodato" le opere presso i musei, ed infine collezionisti, anche molto importanti, che tengono tutte le opere chiuse nelle casse e depositate in magazzini, per poi prestarle per le esposizioni nei Musei. Trovo tutte queste scelte, che a volte si combinano (io ad esempio presto spesso e volentieri le opere per le mostre), altrettanto valide e, a volte, condizionate dalla impossibilità, per la eccessiva onerosità, di creare una struttura museale permanente dotata di personale fisso. Collezione Nunzia e Vittorio Gaddi, una veduta delle opere Secondo te, il sistema fiscale italiano sfavorisce le vendite nel settore? Non conosco le legislazioni degli altri Stati, e non saprei quindi dare una risposta precisa. L'unico dato di cui sono a conoscenza è che l'aliquota IVA italiana, a quanto mi risulta, è la più alta esistente e questo non favorisce certo le gallerie italiane rispetto a quelle straniere. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 22 Collezionisti: a conversazione con Vittorio Gaddi Hai idee, proposte, suggerimenti utili ad migliorare la legislazione ed il sistema fiscale italiano in materia di collezionismo? La misura più ovvia da suggerire è una riduzione sostanziale dell'aliquota IVA per i trasferimenti di opere d'arte, ma temo che, permanendo la crisi economica, difficilmente questo risultato sarà possibile ottenerlo (anche se in realtà l'abbassamento dell'aliquota provocherebbe un incremento delle contrattazioni e, alla fine, lo Stato incasserebbe molto probabilmente più di adesso anche perché risulterebbe disincentivato il ricorso al "nero"). C'è poi da osservare (e lo dice uno che della correttezza fiscale ha fatto sempre una bandiera) che uno strumento fiscale come il redditometro ha seminato il panico anche, anzi direi soprattutto, tra i contribuenti onesti, che temono comunque di essere sottoposti a controlli estenuanti e a dover produrre prove, spesso diaboliche, della propria onestà. Il risultato, percepibile da tutti, è stato il crollo dei consumi nel settore del mercato immobiliare e del commercio dei beni cosiddetti di lusso, tra i quali assumono particolare rilievo le opere d'arte.E' necessario che chi ci governa si renda conto che il terrorismo psicologico di cui si sta abusando negli ultimi anni, produce per le Casse dello Stato risultati ben diversi ed addirittura opposti a quelli auspicati e che i controlli vanno fatti ma con serietà e senza creare allarmismi inutili che finiscono per essere deleteri. A cura della Dott.ssa Marianna Agliottone 3/3 Cosa ci dici invece del "Diritto di Seguito"? Personalmente la trovo una regola assurda, che fra l'altro trova applicazione solo nel campo dell'arte. E' però anche vero che è una normativa ormai diffusa in molte nazioni. Quella che comunque non è assolutamente da condividere è l'interpretazione che è stata data dalla Siae secondo la quale i compensi per il Diritto di Seguito sarebbero dovuti ogni volta che, nel passaggio di proprietà di un'opera d'arte, intervenga una Galleria, perché si tratterebbe sempre di una vendita successiva alla prima, anche qualora il trasferimento avvenga nel mercato primario, a seguito di un'esposizione di nuove opere in occasione di una mostra dell'artista. Questa è veramente una tesi priva di fondamento che tradisce completamente lo spirito della norma e penalizza gravemente le Gallerie a carico delle quali è posto l'obbligo del pagamento. Collezione Nunzia e Vittorio Gaddi, una veduta delle opere ART REPORT – APRILE 2014 pag. 23 Ceramiche Fonte: www.maotorino.it Area Research e Investor Relations Informazione Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 24 A Torino “la Cina è (più) vicina”… 1/2 Prendendo in prestito il titolo del film diretto da Marco Bellocchio nel 1967 possiamo dire che a Torino “la Cina è (più) vicina” Nella città sabauda nasce infatti nel 2008 il MAO: un museo dedicato all’ arte orientale che aspira alla più ampia rappresentazione della produzione artistica dei vari paesi dell’Asia. Obiettivo del museo non è poi soltanto quello di mostrare le creazioni di diverse culture, adempiendo così alla propria vocazione di luogo di conservazione ed esposizione, ma soprattutto quella di indurre il visitatore ad un confronto costruttivo, ad un ampliamento del proprio orizzonte, attraverso moltissime mostre tematiche, laboratori ed eventi collaterali come dibattiti e convegni. Palazzo Mazzonis riunisce i nuclei di diverse collezioni preesistenti, frutto di acquisti sul mercato d’arte internazionale e poi conferiti o concessi in comodato al MAO: prima di tutto il materiale della sezione Orientale del Museo Civico d’Arte Antica, poi quello messo insieme durante gli anni Ottanta dalla Regione Piemonte e dalla Compagnia di San Paolo e infine un’importante raccolta di arte cinese antica di proprietà della Fondazione Agnelli. La collezione cinese, incentrata soprattutto sulle manifestazioni dell’arte funeraria, sorprende per l’ampiezza dell’arco cronologico coperto dai vari reperti e la qualità di quest’ultimi. Come mi spiega il dottore Marco Guglielminotti, curatore e conservatore presso il MAO, vi sono vasi preistorici perfettamente integri risalenti addirittura al IV millennio a.C. I manufatti, di diverse dimensioni, sono realizzati ancora secondo l’antichissima tecnica detta “a cercine” e presentano decorazioni geometriche nere con tendenze all’astrattismo molto forti che vanno poi ad affievolirsi in favore di forme più naturalistiche e figurative negli oggetti di epoche più vicine a noi. Oltre a urne e giare, fra le varie tipologie di vasellame rinvenute all’interno delle sepolture sono stati trovati spesso anche coppe e calici, oggetti che fanno pensare a riti e banchetti in onore del defunto o degli dei venerati. Al MAO sono conservati due bellissimi bicchieri e un calice in terracotta nera (effetto ottenuto grazie a una particolare tecnica di fumigazione), lavorati così finemente che la superficie, definita a “guscio d’uovo”, è perfino traforata. Dopo aver passato in rassegna moltissimi Shandong: Bicchiere con alto piede cavo, Cultura Longshan, ca. 2550-2300 a.C. Terracotta nera cotta in atmosfera densa di fumo h 21,8 cm Shaanxi ,”Straniero dal volto velato”, VII-prima metà VIII secolo d.C terracotta beige con ingobbio grigio, ingobbio e pigmenti h cm 28 “Cavallo con ciuffo e corta criniera”, Cina centrale, (Sichuan) Seconda metà II-inizio III secolo d.C Terracotta rossa, invetriatura ocra con inclusioni scure e ritocchi di invetriatura verde h cm 110.7. Proprietà Regione Piemonte A cura ella Dott.ssa Francesca Rosini, in collaborazione con il Dott. Marco Guglielminotti www.maotorino.it Il 2014 è, per il calendario cinese, l’anno del cavallo. Fra tutte gli oggetti raffiguranti questo animale presenti al MAO scelgo, per augurarvi buon anno, un cavallo di notevoli dimensioni risalente alla seconda metà del II secolo d.C., ricoperto da una invetriatura monocroma color ocra. La statua ha una postura piuttosto rigida ma gli occhi tondeggianti, la bocca aperta e le labbra sollevate a mettere in evidenza la dentatura e la lingua in una smorfia contro gli spiriti maligni rendono l’animale molto meno statico e serioso. ART REPORT –APRILE 2014 pag. 25 A Torino “la Cina è (più) vicina”… http://www.maotorino.it/ Shaanxi ,”Straniero dal volto velato”, VII-prima metà VIII secolo d.C terracotta beige con ingobbio grigio, ingobbio e pigmenti h cm 28 vasi e oggetti fittili rappresentanti animali e persone, una piccola statuetta funeraria colpisce la mia attenzione. La posizione del suo corpo, l’intensità del suo sguardo e perfino il suo abbigliamento la rendono unica e assolutamente originale rispetto a tutto quello che avevo visto fino a quel momento. Si tratta di una terracotta plasmata a mano libera anziché ottenuta attraverso matrici e raffigura un uomo con il volto coperto da un velo. L’uomo è rappresentato come se fosse seduto su uno sgabello, su un carro o sul dorso di un animale. Le braccia sono ripiegate verso il petto mentre le mani sono chiuse a pugno e rivolte frontalmente. Del volto dell’uomo, sicuramente uno straniero, si vedono soltanto le folte sopracciglia, gli occhi sporgenti di taglio occidentale e il grande naso aquilino parzialmente coperto. Vero e proprio gioiello del museo, questo pezzo suscita l’interesse di tutti i visitatori e perfino le invidie dei turisti cinesi. Un paio di anni fa il dottore Guglielminotti aveva rilasciato un’intervista al Wall Street Journal presentando il manufatto e suscitando intorno ad esso un interessamento davvero eccezionale, tanto da coinvolgere diversi studiosi di fama internazionale che si sono appassionati al mistero cercando di dare un’interpretazione convincente della vera identità dell’ “uomo misterioso”. A cura ella Dott.ssa Francesca Rosini, in collaborazione con il Dott. Marco Guglielminotti www.maotorino.it 2/2 Gansu-Qinghai: “Giara carenata”, Cultura Majiayao, tipo Majiayao, ca. 3300 a.C.Terracotta arancione con decorazione dipinta in nero e bianco h 47,7 cm, diam. 43,3 cm Che si tratti di un teatrante, di un suonatore di tamburo, di un mercante in viaggio o di un sacerdote di Zoroastro il suo fascino e la potenza della sua espressione rimangono intatti, così come la maestria e l’arte di chi l’ha plasmato. E anche se non riusciremo mai (chissà)a risolvere quest’enigma riusciremo senz’altro, con una visita in questo eccezionale museo, a farci un’idea dell’arte e della cultura di paesi così lontani e altrettanto affascinanti. Giusto a un passo da casa nostra. A destra, Gansu-Qinghai: “Giara a due anse con viso modellato”, Cultura Majiayao, tipo Machang, ca. 2300-2100 a.C.Terracotta beige-arancio con decorazione nera e screziature rosse h. 37,9 cm, diam. 32,6 cm A sinistra, Sala Han: “Vasellame funerario” ART REPORT – APRILE 2014 pag. 26 Dalla Cina a Parigi, la collezione d'arte cinese de Les arts Dècoratifs dal 13 febbraio al 29 giugno 2014 Musèe des Arts décoratifs Paris è il titolo della bella mostra che si può visitare a Parigi fino al 29 giugno. E’ un’occasione unica per scoprire la ricchezza e la diversità dell'arte cinese custodita nelle raccolte del Museo, che dimostra il gusto per quest'arte durante il 19° secolo; gli oggetti sono quasi tutti frutto delle donazioni di grandi collezionisti come David Weill e la Baronessa Salomon de Rothschild. Magnifica la sala con i vestiti cerimoniali, le armature e i campionari di stoffe che costituiranno una fonte di ispirazione di tecniche e motivi che affascinarono molto gli europei. Due sale sono dedicate alle ceramiche prodotte per l'esportazione, incluso un preziosissimo piatto YUAN con le decorazioni blu cobalto, un'altra sezione è dedicata agli smalti cloisonnè, ai magnifici manufatti di giada, agata e lapislazzuli, vasi, piatti, recipienti che illustrano l'estrema raffinatezza della cultura cinese. Per l'occasione sono esposti anche due spettacolari album di acquerelli eseguiti nel 18° e 19° secolo per il mercato occidentale che illustrano la vita e le decorazioni cinesi. Sempre a Parigi in questi giorni la Cina è l'ospite A cura del Dott.ssa Paola Gribaudo Fonte: www.lesartsdecoratifs.fr d'onore di “ART PARIS ART FAIR” che coincide con il 150esimo anniversario delle relazioni tra la Francia e la Repubblica Popolare Cinese. Ci saranno 90 artisti di diverse generazioni rappresentati da gallerie di Pechino, Shanghai e Hong Kong animeranno la fiera. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 27 Arte e Collezionismo: i viaggi di Carlo Sacco nell’Estremo Oriente <<Nell’ormai lontano 1978 effettuai un viaggio in Sri Lanka ed in tale occasione ebbi modo di acquistare da un commerciante di Galle - una città bellissima e coloniale nella costa Sud Ovest dell’Isola - quattro ciotole di fabbricazione cinese per un importo che al tempo ed in quella località era un cifra che si poteva paragonare ad uno stipendio di un medio impiegato del settore pubblico italiano. Da quel momento partì il mio interesse per le ceramiche cinesi, soprattutto quelle bianco-blu del periodo Ming, prodotte però dai forni provinciali, soprattutto destinate ai ceti popolari ed all’esportazione verso l’Europa. Non avrei potuto certamente permettermi quelle prodotte dai forni che producevano per gli imperatori. Nel corso del tempo sono diventato un modesto collezionista ed al giorno d’oggi ne posseggo circa 300 pezzi acquistati in tutti paesi dell’Asia. Quello delle ceramiche cinesi bianco-blu è un mondo a parte, che se ti ‘’prende’’ e se non hai un buon controllo di te stesso puoi farti “male”. Seguendo la rotta dei commerci e dell’esportazione verso l’Europa, ho nel tempo acquistato pezzi in Vietnam, Thailandia, Birmania, India, Malaysia. In India, soprattutto, ho acquistato diversi pezzi in epoche diverse poiché ho avuto la fortuna di conoscere un “Parsi”, figlio del più grande collezionista di cineserie di A cura di Carlo Sacco FONTE: www.thefaceofasia.org Mumbai. Ridotto in miseria a causa della separazione da due mogli ha via via dovuto svendere la sua ‘’Chinese Blue and White Collection’’. Entrato nelle sue grazie negli anni ’80 non badai a spese e riuscii a prendere alcuni degli ultimi pezzi più belli, ma purtroppo mi avevano già preceduto nell’impresa alcuni Giapponesi ed Americani che avevano setacciato la sua collezione mozzafiato custodita nella sua villa a Valkheswar Road da dove si poteva ammirare un panorama che nulla aveva a che invidiare a quello di Rio oppure di Diego Suarez in Madagascar. Negli anni ’80 ho setacciato Sulawesi, Malacca, il Thieves Market della Chinatown di Bangkok, Mumbai e Calcutta, assistito al recupero delle 1/3 ceramiche del carico di Hoi An in Vietnam ospite dell’Unesco, gli antiquari e raccoglitori di Hanoi e Hochiminh City, e la mia passione nell’ambito della nicchia del Blue and White si è fermata alle ceramiche Kraak, il cui nome sembra derivare dai galeoni olandesi che facevano la spola verso i porti del Nord Europa come Rotterdam e Amsterdam partendo dai loro possedimenti dell’Indonesia. Nella via del ritorno, i porti di attracco per i rifornimenti erano i luoghi dove ancor oggi si possono trovare pezzi di assoluta qualità, sempre più rari, ma che sono oggetto di contesa nelle aste di Sotheby’s e Christie’s di tutto il mondo. Hong Kong chiaramente è stato un mercato immenso ed ancora oggi gode di particolari legislazioni che ne consentono il commercio e l’esportazione. Basta andare ad Hollywood Road nella dorsale che corre sopraelevata a Des Voeux Road nel quartiere Central, per scoprire che genere di tesori i negozianti cinesi hanno accumulato nel tempo. Chiaramente il turista ignaro rischia anche di acquistare oggetti riprodotti nel migliore dei modi, dei veri capolavori di ‘’fake’’ e per ART REPORT – APRILE 2014 pag. 28 Arte e Collezionismo: i viaggi di Carlo Sacco nell’Estremo Oriente 2/3 quanto riguarda le ceramiche l’esame della termoluminescenza per la loro datazione è pressoché inutile e solo dispendiosa, non garantendo comunque la certezza matematica dell’autenticità che chiaramente deve essere riferita al tempo in cui certi pezzi sono stati prodotti. Una parte delle ceramiche Kraak bianco-blu che si trovano nel mercato internazionale proviene dal recupero delle giunche e dei galeoni che per la maggioranza partivano dalle coste del Mar Cinese Meridionale per toccare i porti del sud Est Asiatico, dell’India, della penisola arabica e che poi dovevano circumnavigare l’Africa per raggiungere l’Europa. A Galle, nel sud dello Sri Lanka, la guarnigione militare Portoghese di stanza in un castello che sovrasta la cittadina, soppiantata successivamente dagli Olandesi e ancor dopo dagli Inglesi, si dice che aveva accumulato suppellettili in ceramica cinese di ogni tipo e dimensione, comperati anche dagli stessi pirati che non si facevano scrupoli di assaltare i galeoni ed impadronirsi del loro carico. Il Vietnam non possedeva la tecnologia necessaria per il recupero ed ha dovuto chiedere la collaborazione di Giapponesi ed Americani. La stragrande quantità dei pezzi recuperati è finita nei musei del Vietnam, essendo il Cargo affondato in acque territoriali vietnamite, mentre la rimanenza è andata all’asta nelle sale della Bonhams di San Francisco e di Los Angeles raggiungendo prezzi da visibilio, a livello di quelli del primo grande Cargo del Capitan Hatcher, il famoso cercatore di tesori sommersi, andato in asta alla Christie’s di Amsterdam negli anni ’80. Altri recuperi sono stati fatti negli anni 90 e successivi intorno alle coste vietnamite, essendosi accorti i pescatori che ogni tanto nelle reti rimanevano impigliati pezzi di ceramica bianco-blu. I famosi Tek Sing Cargo, Diana Cargo, Ca Mau Cargo ed altri hanno contrassegnato una vera e propria epopea da ‘’Chinese Blue and White Fever’’ evidenziando il meccanismo che segue ad un ritrovamento di un carico del genere. A cura di Carlo Sacco FONTE: www.thefaceofasia.org *LA FOTO CON I CAVALLI FA RIFERIMENTO ALL’OPERA “Bronze chariots” ESPOSTA ALLO Xian museum ART REPORT – APRILE 2014 pag. 29 Arte e Collezionismo: i viaggi di Carlo Sacco nell’Estremo Oriente Una parte di tale meccanismo ruota autonomamente e sfugge alle autorità governative sia per ragioni di corruzione sia per interessamento di grossi nomi perlopiù di commercianti cinesi che dispongono di una quantità enorme di denaro e che s’incaricano di accaparrarsi l’esclusiva per l’acquisto e la vendita. Questo gioco riesce però sempre meno poiché, giustamente, gli stati interessati intervengono d’autorità con leggi sempre più severe e restrittive sia sul commercio sia sul vietare a compagnie senza scrupolo il recupero dei cargo sommersi. A cura di Carlo Sacco FONTE: www.thefaceofasia.org Accanto al commercio degli originali ruota un mercato di falsi talvolta difficilmente riconoscibile all’occhio anche di esperti. In Vietnam tutto questo commercio si trova lungo la Le Kong Kieu davanti al Benthan Market di Hochiminh City ed è bene che i turisti diffidino dei pezzi ricoperti da concrezioni marine. Ai falsari non si insegna nulla ed una volta finito il pezzo viene immerso nell’acqua di mare lungo la costa ed in poco tempo si ricopre di concrezioni, lumache di mare che si attaccano alla superficie dando un aspetto ed un’aria di veridicità. Se si compera in Le Kong Kieu Street diffidare dunque dei pezzi mostranti residui marini. La maggior parte di questi sono dei mirabili falsi, anche perché il loro prezzo è di molto inferiore ai prezzi ufficiali delle aste internazionali riguardanti lo stesso genere di manufatti ed i vietnamiti non sono affatto ingenui. Il famoso Hoi An Cargo recuperato nel 1999- 2000 al largo delle coste del Vietnam Centrale davanti l’omonima cittadina, contava 250.000 pezzi stipati in una grande giunca affondata: non appena il mare ha aumentato la sua forza è colato a picco intorno ai primi del 1500. Di tale Cargo ho potuto acquistarne qualche pezzo dai commercianti cinesi di Hochiminh City, che mostra ancora le concrezioni marine. Ho creduto opportuno, a tale scopo, pubblicare una parte dei pezzi a cui facevo prima riferimento riguardanti la mia collezione. Sono pezzi tutti autentici soprattutto pensando ai luoghi dove sono stati acquistati. L’India era una volta un mercato straordinario poiché, con relativa modesta spesa, si potevano portare a casa dei pezzi originali che oggi su internet vengono venduti a migliaia di euro e sono diventati introvabili. Il subcontinente si trovava sulla via verso l’Europa e tali ceramiche erano il vanto delle borghesie illuminate europee che facevano a gara durante il dominio coloniale dell’Asia a dotare le loro abitazioni di tali pezzi. Anche le alte caste indiane comperavano tali manufatti per arredare i loro palazzi, ed era un segno di 3/3 distinzione l’avere come arredamento delle ceramiche cinesi. Agli inizi degli anni ’70 del 900 nelle grandi città indiane si trovavano, con relativa facilità, ceramiche ed utensili di produzione popolare cinese, anche di tre o quattro secoli precedenti, a prezzi relativamente accettabili previa lunghissima contrattazione. Da questo il detto proveniente da quell’epoca che “una casa senza una ceramica cinese non fosse ritenuta una casa”. Colgo l’occasione per comunicare ai lettori che il mio sito web www.thefaceofasia.org contiene le foto di una parte della mia collezione personale di ceramiche cinesi bianco-blu dell’epoca oltre che alle foto antiche e nuove di mia esecuzione e di mio reperimento riguardanti il mondo coloniale asiatico. Le ceramiche sono impiegabili anche per eventuali presentazioni, convegni e mostre sul tema, per pubbliche amministrazioni e privati.>> ART REPORT – APRILE 2014 pag. 30 Oltre la Cina Area Research e Investor Relations Informazione Le foto presenti su Art Report MPS sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: [email protected] o al tel. 0577.288426) che provvederà alla rimozione delle immagini utilizzate. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 31 CAMPAGNA DEI CENTO FIORI: processo di cambiamento culturale ed ideologico….Finito Male… Scritta a mano di Mao, “che cento fiori sboccino e cento scuole di pensiero dibattano” Fonte: www.cw21s.info Nella primavera del 1956 in Cina venne effettuato un tentativo di liberalizzazione della vita economico culturale, noto come , CAMPAGNA DEI CENTO FIORI, e che riprendeva l'antico slogan: "Che cento fiori sboccino, che cento scuole rivaleggino", una formula che in passato aveva avuto molto successo. Questo motto ben riassume l’intento dell’allora leader cinese Mao Zedong di avviare un profondo processo di cambiamento culturale ed ideologico basato sull'apertura al confronto non solo politico, ma anche artistico e scientifico. Si lanciava quindi l’invito agli uomini di cultura e agli intellettuali a criticare liberamente l’operato dei funzionari di partito. Attraverso giornalisti, riviste, pamphlet e soprattutto dazibao (manifesti murali), intellettuali, studenti e uomini politici (soprattutto quelli di basso rango gerarchico, ovvero quelli poco noti) espressero il loro punto di vista sui cruciali cambiamenti che la Cina aveva compiuto e sulle riforme da effettuare in futuro. In ambito culturale questo processo diventava strumento con il quale cambiare la sovrastruttura culturale borghese ancora esistente. Anche in questo campo accettare le critiche significava in primis sapersi opporre e soprattutto saper rispondere ed esse. Da un punto di vista scientifico e tecnologico, la campagna dei cento fiori serviva a stimolare la ricerca e lo sviluppo che iniziavano ad essere questione fondamentale per lo stato Cinese, che doveva costantemente fare i conti con un territorio vastissimo ed una popolazione che per la stragrande maggioranza lavorava nel settore primario. Lo stesso Mao in un suo celebre discorso era intervenuto per incoraggiare la popolazione ad offrire le proprie critiche alla classe dirigente, sulla base dello slogan “che cento fiori sboccino e cento scuole di pensiero dibattano” (baihua qifang, baijia zhengming). Eppure, anche se l’obiettivo, in linea teorica, era quello di permettere al Partito di raccogliere critiche e rettificare il proprio stile di governo, inizialmente la società aveva risposto con scarso entusiasmo. Solamente dopo un periodo iniziale di diffidenza, gli intellettuali cinesi, inebriati A cura del Dott. Simone D’onofrio, in collaborazione con Monica Vannetti 1/2 I famosi ritratti di Mao realizzati da Andy Warhol Fonte: http://www.tafter.it/2012/12/18/mostre-la-cina-censura-i-ritratti-di-maorealizzati-da-andy-warhol/ ART REPORT – APRIILE 2014 pag. 32 CAMPAGNA DEI CENTO FIORI: processo di cambiamento culturale ed ideologico….Finito Male… dalla ritrovata libertà, si erano lanciati in un crescendo di critiche nei confronti dei propri governanti. Ben presto però, la situazione iniziò a sfuggire di mano, facendo sì che le proteste si moltiplicassero e radicalizzassero, coinvolgendo il Partito Comunista Cinese stesso e la forma di Stato e legandosi con lo scontento di contadini ed operai. Nemmeno la figura di Mao venne risparmiata: "le sue collere, il suo orgoglio e la sua impulsività" iniziavano a stancare. Avvenne quindi un vero e proprio scossone politico che inizialmente lasciò i dirigenti sbalorditi e sorpresi. Mao decise allora di dichiarare conclusa l'esperienza della campagna dei cento fiori verso la fine della primavera del 1957, ed ebbe così inizio la repressione conosciuta in Cina con il nome di Campagna Antidestra (fanyoupai yundong). Di fatto, si trattava invece di un attacco senza precedenti contro gli intellettuali che nei mesi precedenti avevano espresso le proprie opinioni. Ai contestatori venne intimato di ritrattare, e perfino di umiliarsi e di chiedere di venir puniti. A centinaia di migliaia, i comunisti e i non comunisti che si erano comportati da "nemici di classe, borghesi di destra", vennero mandati nelle campagne per essere rieducati e per sentire il polso della vita contadina. Moltissime persone furono arrestate e venne lanciata un'ampia campagna di rettifica; l'epurazione comportò revoche, sventure e rieducazioni ed esecuzioni sommarie. Così, paradossalmente, questo movimento che andava alla ricerca di una liberalizzazione, di fatto aveva avuto come risultato un rafforzamento dell'autorità e della dittatura del Partito, all’interno del quale i “puri e duri”, gli intransigenti, riprendevano in mano le redini meglio di prima. 2/2 Un ufficiale di polizia paramilitare raccoglie la bandiera Repubblica popolare cinese davanti al ritratto di Mao Zedong a Pechino, in piazza Tiananmen il 2 marzo 2013. (Feng Li / Getty Images) Fonte: http://epochtimes.it/news/discorso-di-mao-su-estinzione-nucleare-di-massatrasmesso-su-tv-cinese---122354 A cura del Dott. Simone D’onofrio, in collaborazione con Monica Vannetti http://chineseposters.net/ ART REPORT – APRILE 2014 pag. 33 LE KATANA: L’ARMA DEI SAMURAI DALLA STORIA DELL’ORIENTE ALLA TRASFIGURAZIONE ICONICA Qui in occidente sono divenute abbastanza note durante gli ultimi anni perché sono state rappresentate come armi da taglio dal potenziale distruttivo nei film di Quentin Tarantino (“Kill Bill”) ,nell’”Ultimo Samurai” con Tom Cruise e in alcune serie di cartoni animati molto popolari come “Lupin III” dove uno dei protagonisti, Goemon XIII è il ritratto del perfetto bushi (o samurai), animato da un profondo senso dell'onore e un austero stile di vita, apparentemente insensibile al fascino femminile . Da buon guerriero, è di religione shintoista, ascolta soltanto musica tradizionale giapponese e si ciba solo di alimenti tipici della cucina del paese del Sol Levante. È un maestro dello stile Iaidō, una tecnica di scherma che consiste nel portare fendenti nel momento stesso in cui la katana viene sfoderata, per sfruttarne al meglio lo slancio. Goemon XIII, come anche la protagonista femminile di Kill Bill Beatrix Kiddo –anche lei maestra nell’uso dell’armahanno contribuito in maniera decisiva a diffondere la conoscenza della spada Katana ,divenuta nella nostro modo di pensare occidentale, oggetto iconico e vero simbolo dell’intera cultura e dell’antica potenza del paese del sol levante. Ciò è in gran parte vero se si pensa che l’origine delle katana va molto indietro nel tempo ed è legata a doppio filo alla storia del medioevo giapponese, si tratta di uno di quei casi in cui il confine tra mitologia e storia è molto labile. Oggi le antiche spade Katana ancora esistenti forgiate dai maestri Masamune e Muramasa sono considerate A cura del Dott. Andrea Dardi Fonte: http://www.viverezen.it/quadri-lupin-goemon-disegno-2-572C184.phtm Fonti: http://eliapeirone.altervista.org/pages/it/archive_lupin.html ancora esistenti forgiate dai maestri Masamune e Muramasa sono considerate oggetti di culto in Giappone ,possono per nessuna ragione essere portate fuori dal paese e hanno un valore inestimabile. Infatti oggi in Giappone la lista dei “tesori nazionali” comprende 110 katana antiche e 12 montaggi per queste, 20 delle quali sono custodite al Tokyo National Museum. I documenti storici ci dicono che le prime lame furono portate in Giappone dalla Cina attraverso la Korea nel periodo compreso tra il 300 AC e il 300 DC (periodo Yayoi) e solo successivamente la tecnica di produzione fu appresa e perfezionata dai giapponesi. 1/2 Il personaggio di Hattori Hanzō è stato usato nel 2003 da Tarantino in Kill Bill vol. 1; nel film, Hanzō è un maestro samurai e un abilissimo forgiatore di spade. L'interprete è l'attore giapponese Sonny Chiba. Anche nella serie televisiva Kage no-Gundan, andata in onda sul canale giapponese di Los Angeles negli anni Settanta, compariva il personaggio Hattori Hanzō, ancora interpretato da un allora giovanissimo Sonny Chiba. Altro film ove compare ancora una volta la figura di Hattori Hanzō è Shinobi. Nella serie TV Leverage, alla fine dell'episodio 3x14 a Elliot viene regalata una spada di Hattori Hanzo. http://it.wikipedia.org/wiki/Hattori_Hanz%C5%8D ART REPORT – APRILE2014 pag. 34 LE KATANA: L’ARMA DEI SAMURAI DALLA STORIA DELL’ORIENTE ALLA TRASFIGURAZIONE ICONICA Le prime spade di derivazione cinese (Jokoto) avevano la lama diritta ed erano malamente temperate, infatti ne sono arrivate poche ai giorni nostri perché molte sono state corrose dalla ruggine, non erano certamente di grande qualità. Cominciò successivamente a svilupparsi in Giappone in maniera autonoma il vero e proprio artigianato per la produzione delle lame con l’avanzamento della tecnologia metallurgica della produzione di acciaio nella quale i nipponici sono poi diventati i primi nel mondo. Centri noti furono quelli di Yamato, San’in e Mutsu che producevano lame di vario tipo più evolute come le tsurugi, tosu e tachi. La trasformazione decisiva giunse introno all’ottavo secolo dopo cristo quando le spade cominciarono ad assumere il classico profilo curvo (nihonto), tipico delle katane come le conosciamo oggi. Nel periodo Kamakura (1181-1330) la tecnologia produttiva raggiunge livelli senza precedenti e si ha la comparsa delle celebri "cinque scuole" di maestri , corrispondenti ad altrettante zone di estrazione mineraria: • Scuola Yamashiro (Kyoto), lame slanciate ed eleganti. • Scuola Yamato (Nara), lame simili alle Yamashiro ma più spesse lungo la costola. Il grande Masamune, il più , il più famoso fabbricante di spade di tutti i tempi apparteneva a questa scuola. A cura del Dott. Andrea Dardi Fonte: L'archetipo della casa nelle opere di Edward Hopper http://www.serendicity.it/archetipo_%2520casa_hopper%2520.pdf • Scuola Bizen (Okayama), dove venne prodotto il 70% di tutte le spade del Giappone antico. Sono riconoscibili da una serie di dettagli tra cui la caratteristica curvatura (sori) detta anche Bizen sori. • Scuola Soshu (Sagami), spade larghe, lunghe e pesanti. • Scuola Mino (Seki), simile alla precedente. Come dicevo poco fa sono molte storie legate al mondo delle Katane, alcune delle quali ben descrivono la cultura tradizionale del Giappone. Una molto bella è legata alla “Honjo Masamune” una katana creata dal maestro e misteriosamente scomparsa nel 1946 dopo la secondaguerra mondiale. La storia dell'arma è davvero misteriosa. Nel Sedicesimo Secolo Honjo "Echizen no kami”. Kenshin, fu attaccato da Umanosuke, che brandiva una katana forgiata da Masamune. La spada spaccò a metà l'elmo di Shigenaga, che però riuscì a sopravvivere e a vincere lo scontro, conquistando la spada come premio al vincitore; in seguito a questo fatto, la spada prese il nome di Honjo Masamune. La lama era stata intaccata dalla battaglia, ma era ancora perfettamente utilizzabile. Quando le fortune di Shigenaga si dissolsero, il generale fu costretto a vendere la spada per la ridicola cifra di tredici monete d'oro. La spada passò più volte di mano, fino al suo ultimo 2/2 proprietario. La spada passò più volte di mano, fino al suo ultimo proprietario noto, Tokugawa Iemasa, che la conservò fino al 1945. Apparentemente Tokugawa Iemasa consegnò 15 spade a una stazione di polizia a Mejiro nel dicembre 1945; pare che tra di esse fosse presente la leggendaria Masamune. Nel gennaio 1946, la polizia consegnò le spade al Sergente Coldy Bimore del Settimo Cavalleria degli Stati Uniti, anche se in realtà non vi è certezza della correttezza di questo nome. Da allora la spada è scomparsa. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 35 Kusama Yayoi e l'arte a punti e reti 1/2 Mentre ero intenta a dipingere mi accorsi che la rete stava invadendo la mia scrivania. Esclamai “Oh, mio Dio!”; e così alla fine, mi ritrovai a dipingere sul pavimento. E poi un giorno, al mio risveglio, trovai la finestra ricoperta da una rete rossa. Dissi: “E questa cos’è?”, e andai alla finestra, e la rete mi coprì la mano. La rete era dappertutto, arrivava fino al soffitto. Quando guardai i mobili, vidi che erano tutti coperti dalla rete. L’intera stanza era coperta da una rete rossa. “Yayoi Kusama with Midori Matsui” (Index Sept./Oct. 1998). Nello scenario internazionale, Kusama Yayoi è forse la più celebre artista giapponese vivente, identificata visivamente con i “polka dots”, il suo marchio d'autore. Cresciuta in un contesto familiare agiato ma austero e tradizionalista nel Giappone dei primi decenni del XX secolo, fin da giovanissima affida all’arte il compito di mitigare la sua fragilità interiore, trasformando continue allucinazioni visive e auditive in una moltitudine di dipinti, di piccole opere su carta a pastello, tempera e inchiostro, popolati da immagini ossessive come reti e punti. Dal rapporto simbiotico tra una inesauribile vena creativa e la necessità terapeutica di placare il suo spirito turbato prendono vita nel corso di più di sessanta anni di carriera artistica circa 50.000 opere, un film (“Self-Obliteration”), abiti per, la moda, libri di narrativa e di poesia. Una produzione ampia che abbraccia diversi medium (dal disegno, alla pittura e alla scultura, al collage, dalle performance alle installazioni, alla scrittura), specchio di una volontà di riscatto dal contesto d'origine e di una forte personalità esibizionistica. Nello scenario glamour della città di New York degli anni Sessanta dove l’artista si trasferisce qualche anno prima, Kusama dà sfogo a una sperimentazione espressiva incentrata sulla ricerca dell’infinito – famose le grandi tele della serie “Infinity Net” - e sul coinvolgimento dell’essere umano nell'atto creativo. Sono gli anni della “Popular Art” e del “Minimalismo”, correnti assimilate da Kusama e reinterpretate in maniera originale. Infatti, gli artisti e i movimenti artistici con i quali verrà a a contatto resteranno semplici spunti per la creazione di un percorso di “outsider art”. La società del periodo è fortemente influenzata dai media, proliferano ovunque immagini. Kusama intuisce ben presto che la celebrità fa parte del successo dell'artista. Ella trasforma la sua arte in momenti di espressione collettiva, dando vita a performance provocatorie e audaci dove corpi nudi, reclutati tramite annunci sui giornali, vengono ricoperti da pois in luoghi pubblici. L'intervento delle autorità ai suoi happening pacifisti contro la guerra del Vietnam contribuisce ad aumentare la sua popolarità. Nel 1969, nel giardino delle sculture del Museum of Modern Art va in scena la famigerata protesta non autorizzata, ricordata come the Grand Orgy to Awaken the Dead at the MOMA. Attraverso le performance, Kusama respinge A cura della Dott.ssa Giuseppina Greci Per maggiori informazioni: www.yayoi-kusama.jp/e/information/index.html o www.kusamadocumentary.com. Esposizione recente: http://www.mocashanghai.org/index.php?_function=exhibition&_subFunction=currentExhibition. Yayoi-kusama_ taps artist Louis Vuitton ART REPORT– APRILE 2014 pag. 36 Kusama Yayoi e l'arte a punti e reti ipotesi orientalistiche sul suo lavoro e afferma una nuova identità. In alcuni casi, il ricorso al tradizionale kimono giapponese tra corpi nudi sovverte l'immagine della donna asiatica pudica della quale l'artista intende spogliarsi in favore di connotazioni occidentali. In altri casi il kimono assume valenze provocatorie come nella performance Narcissus Garden del 1966, presentata alla Biennale di Venezia e bloccata dagli organizzatori, nella quale l'artista vestita di Kimono dorato sedeva in mezzo ad un “lago” di sfere metalliche che come forma di protesta per il mercato dell'arte venivano vendute agli spettatori a prezzo simbolico. Nel 1993 Kusama parteciperà nuovamente alla Biennale di Venezia come rappresentante del Giappone, realizzando un'abbagliante sala degli specchi con inserite delle zucche, altro simbolo visivo della sua arte, ottenendo questa successo di pubblico e critica. La ripetizione ossessiva di reti, pois, protuberanze falliche su corpi, animali, elementi naturali, supporti materiali innesca un processo di superamento delle Accumulation n 2_1962_fotografia Hal Reif Yayoi-kusama_Dots Obsession_Infinity Mirrored Room 2008 2/2 fobie definito dall'artista di autoobliterazione (Self-Obliteration). Un processo comune a tutta la sua carriera artistica, orientato verso l'ideale di “infinito”. La demonizzazione di ossessioni negative per il cibo e per il sesso inizia a prendere forma in opere d'arte dei primi anni Sessanta. Oggetti di vita famigliare come scale, scarpe e sedie vengono ricoperti da Kusama con protuberanze falliche bianche, talvolta ricoperte da pois. Accumulation n° 2, Infinity Mirror Room Phalli's Field diventano gli scenari fotografici di immagini celebri dell'artista in atteggiamenti da pin-up. Negli anni Settanta il peggioramento della sua salute mentale e la morte dell'artista Joseph Cornell, suo amante, condizionano la decisione di Kusama di tornare in Giappone. Sono gli anni dei primi romanzi e delle prime raccolte di poesie, oltre al ricovero presso l'Ospedale Seiwa di Tokyo dove abita tuttora. Il decennio successivo fa piombare l'artista in una sorta di anonimato temporaneo fino a quando una serie di retrospettive a lei dedicate riaccendono i riflettori sulla sua arte. Negli anni Novanta realizza su commissione i suoi celebri fiori giganti o piante colorate. Collaborazioni importanti contribuiscono ad accrescerne la popolarità come la partecipazione nel 1994 al video musicale “Love Town” di Peter Gabriel o A cura della Dott.ssa Giuseppina Greci Per maggiori informazioni: www.yayoi-kusama.jp/e/information/index.html o www.kusamadocumentary.com. Esposizione recente: http://www.mocashanghai.org/index.php?_function=exhibition&_subFunction=currentExhibition. la realizzazione nel 2012 per la casa di moda Louis Vuitton di una collezione a edizione limitata, con capi e accessori arricchiti dai classici polka dots e da nervi biomorfici o a forma di zucca. Mark Jacobs, direttore artistico della Maison francese, mise in campo una studiata e sofisticata operazione di mercato. Le principali boutique di Vuitton furono totalmente Kusamizzate, con l'esposizione in alcuni casi di sculture di cera a grandezza naturale dell'artista. Sopra l'entrata principale del department store londinese Selfridge's, collegato per l'occasione alla boutique ufficiale di Vuitton tramite un sentire di pois rossi, fu eretta una gigantesca statua di Yayoi Kusama. Il mondo della moda incoronava Kusama icona di stile. Poco più di un decennio prima i suoi pois avevano dominato le creazioni di Issey Miyake nella performance Jeux de Tissu, con minore risonanza mediatica. Oggi l'artista non smette di reinventare sé stessa, lavorando freneticamente nel suo studio posizionato a pochi minuti dall'ospedale psichiatrico che la ospita. Le sue opere hanno raggiunto quotazioni d'asta tra le più alte per un'artista donna vivente e sono esposte in allestimenti permanenti in vari musei di importanza mondiale, da MOMA di New York alla Tate Modern di Londra, al National Museum of Modern Art di Tokyo, per citarne alcuni. ART REPORT– APRILE 2014 pag. 37 Michael Franke Antron: Divinità etrusche tra inferi ed estasi. Genesi pittorica dell’Europa Genius loci di Gabriele e Francesca Pulselli La cosa più alta alla quale l’uomo può arrivare è la meraviglia. Johann Wolfgang von Goethe La vecchia casa di campagna sul Lago di Bolsena, che la nonna Matilde ricevette in dote è un luogo magico. Quando ci arrivi, salendo lungo l’uliveto, ti sembra piccola e graziosa, ma se giungi dal “campolungo” ti accorgi che ha fondamenta forti che poggiano su di un costone di tufo e parte di essa è scavata in questa dura roccia vulcanica. Le grotte che si aprono ai piedi della casa sono presenze rassicuranti e familiari che la quotidianità di chi ha abitato questo luogo ha trasformato nei secoli: una stratigrafia di elementi naturali e antropici che non è più decifrabile nelle , singole parti, ma che si può cogliere solo nella sua complessità. Qui il paesaggio ci parla di quell’armonia tra uomo e natura che, un tempo, gli uomini possedevano spontaneamente. Un popolo e una cultura, quella etrusca, che ha conosciuto profondamente la natura attraverso la ragione ma soprattutto attraverso i sensi. Una storia co-evolutiva tra ambiente naturale e cultura umana, dove il territorio modellato dall’azione dirompente del sistema vulcanico vulsino, che ha dato origine al più grande lago vulcanico d’Europa, è stato un terreno fertile per la nascita della civiltà etrusca, avvolta nel mistero archeologico, ma che oggi, più che mai, è archetipo e paradigma di una nuova e rinnovata alleanza tra uomo, natura e cosmo. Quando il nostro amico artista Michael Franke ci chiese di trovargli una casa in Italia dove dipingere le opere per la sua mostra al Palazzo Pubblico a Siena, subito pensammo alla casa sul lago. È un luogo ideale dove l’artista può dialogare con il grande patrimonio paesaggistico e archeologico e farlo rivivere nei suoi dipinti come catalizzatore di energie narrative. A cura di Gabriele e Francesca Pulselli 1/2 Sapevamo che, come gli angeli di Castel Sant’Angelo a Roma lo avevano guidato lungo l’Asse del Mondo, così il piccolo e saggio Genio che abita la terra etrusca avrebbe aiutato Michael a dipingere le sue tele. Tages è il fanciullo con la sapienza di un anziano che sorge dalla Madre Terra, nel solco dell’aratro, per insegnare agli Etruschi il rispetto della natura e delle sue leggi. Tages è ancora lì e si può sentire. Rivedo ancora la meraviglia nello sguardo di Michael nel trovarsi immerso in tanta bellezza. Sì, perché questa è la bellezza. Contemplare con gli occhi della nostra cultura e con quelli dei nostri sensi. Sentirla, pensarla, immaginarla, lasciarsi attraversare dalle sue trame e dai suoi ritmi. L’uomo, che è parte di tutto questo, può essere capace, e la storia ce lo dimostra, di aggiungere sogno, poesia e arte alla bellezza della Madre Terra. Gli facemmo trovare una cassa di vino Rosso Toscano prodotto alle porte di Siena dal Podere “La Segolina” del nostro amico Antonio e dei calici di cristallo di Colle di Val d’Elsa, che con la loro trasparenza e il loro suono possono far “sentire” il vino con tutti e cinque i sensi: gusto, olfatto, tatto, vista e udito. Si raccomandò che quel vino non gli mancasse mai. Il frutto di questa terra meravigliosa, tanto amato dagli Etruschi, doveva accompagnare il processo creativo dei quadri. Il suo apprezzamento fu tale che accolse con grande entusiasmo l’idea di utilizzare tre dei suoi quadri per un imbottigliamento a tiratura limitata che verrà fatto proprio in occasione della mostra. Di sera, i quadri che riempiono la casa in ogni suo spazio, si fanno ammirare, in penombra, con il fuoco acceso, in compagnia solo di quel vino rosso, in un esercizio dei sensi. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 38 Michael Franke Antron: Divinità etrusche tra inferi ed estasi. Genesi pittorica dell’Europa La pittura è concentrata di giorno, con la luce naturale, en plein air, sul freddo lato nord della casa, dove il sole non batte e la luce indiretta permette la giusta percezione dei colori. Là, all’ingresso dell’antro, dove il raggio di luce penetra nell’oscurità, dove gli opposti, luce e tenebre, si incontrano, prendono forma i dipinti. Ogni tanto qualche tela, come una vela sospinta dal vento, cade a terra e la terra scura disegna e suggerisce dei segni che Michael sa ascoltare. La caseina che viene utilizzata come legante naturale dei colori, per una strana alchimia, diventa liquida e non asciuga. Segno che forse i dipinti devono aspettare. Seneca diceva:“Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c’è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c’è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato”. Inizia in questo luogo magico sul LagodiBolsenailviaggio A cura di Gabriele e Francesca Pulselli 2/2 pittorico nell’anima e del paesaggio dell’Etruria che l’artista Michael Franke porterà a Siena. Un ciclo di grandi dipinti – tra astrazione e figurazione – i cui soggetti riflettono simbolicamente il temperamento delle divinità ctonie, femminili, simboli di fertilità, incarnazione della Madre Terra che governa le forze di creazione e distruzione e i cicli della natura, la vita e la morte. Durante il lungo soggiorno, con il suo cavalletto, studiato per essere un’appendice del proprio corpo, Michael è entrato nelle grotte, ha camminato lungo le “vie cave”, squarci profondi scavati nella terra, nascosti da una fitta vegetazione ricca di biodiversità. Sono vere e proprie opere di land-art ante litteram che disegnano il territorio circostante il lago. Attraversarle è come discendere nel mondo magmatico e larvale del sottosuolo, per poi risalire verso i bagliori dei mondi superiori, permeati di luce e gioia estatica. Un percorso iniziatico che Michael Franke vuole ricreare con i suoi dipinti negli spazi idealmente ipogei dei Magazzini del Sale creando una risonanza tra idea artistica e Genius loci. 77 tele accompagneranno il visitatore nell’”Antron” in un cammino a ritroso verso le nostre origini culturali, comuni a tutta l’Europa, e sveleranno al cuore e all’anima il mistero di quell’armonia tra uomo e cosmo che gli Etruschi conoscevano bene e che oggi dobbiamo riscoprire. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 39 DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: L’ARCHITETTURA E LO SPAZIO L’architettura adoperando i materiali e la tecnica, dà luogo a un atto che determina la ‘creazione’ di uno ‘spazio’ che l’uomo utilizza; tuttavia questo non viene mostrato sostanzialmente. L’obiettivo di progettare è quello di dar vita, appunto, a uno spazio che viene plasmato dalla ‘forma’, è questa che ‘impressiona’, tanto che, in effetti, l’architettura a causa della forma che è mostrata con l’oggetto, viene letta facilmente come modellazione, però la forma piuttosto che esprimere quest’ultimo elemento è solo strumento per generare uno spazio. Senz’altro lo spazio viene stabilito in base alla funzione, ma da questo esito la forma segue lo spazio. Il ‘guscio’ che la costituisce è un suo prodotto di secondo ordine. La ‘maniera’ per la realizzazione di uno spazio può procedere, in senso ampio, secondo due criteri: il sistema della ‘muratura’ blocco su blocco ovvero mediante ‘muro portante’ e un altro sistema che si basa su di un ‘orditura’ ovvero si procede dapprima stabilendo la conformazione mediante una griglia-orditura strutturale per poi rivestire leggermente il tutto. Il primo modo si può definire la ‘forma originale’ dell’architettura occidentale, dove il muro è elemento di dicotomia: si genera e si distingue chiaramente l’interno e l’esterno e così lo spazio assume una dimensione ‘limitata’; con l’orditura, invece, determinata strutturalmente da travi e pilastri, si ha una spazialità estesa e l’interno abbraccia l’esterno venendosi così a formare una ‘spazialità’ dai confini leggeri e ambigui. 1/4 Kim In-cheurl 1947 Korea met architecture at Hong-ik Univ. architect of Archium. work with the concept [Aesthetics of Zero] based on Korean tradition. received Kenneth F. Brown Asia-Pacific culture Award (Kim okgill memorial hall), Architecture design Award (Kim ok-gill memorial hall), Kim Su Geun Architecture Award (Woongjin Thinkbig) Grand prize of Seoul architecture award (Urban Hive) and KIA Award (LacustrIne) invited 3-Korean architects exhibition -gallery MA, Tokyo, 4.3 group exhibition, Paju Book City exhibition, Heiry art vally exhibition, and Mega City Network exhibition. wrote [Kim ok-gill memorial hall], [Let's talk about Architecture] and [The Space Open] A cura di Vernice Progetti culturali www.verniceprogetti.it ART REPORT – APRILE 2014 pag. 40 DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: L’ARCHITETTURA E LO SPAZIO 2/4 Da queste due maniere scaturiscono due concezioni diverse dello ‘spazio’. Il metodo del ‘cemento armato’ che è il risultato dello sviluppo industriale in ambito ingegneristico-architettonico, ha apportato forte innovazione, definendo nuovi orientamenti in tale campo e ponendo le fondamenta dell’architettura moderna, rendendo così possibili potenziali e nuovi orizzonti. Se facciamo un ragionamento: la struttura degli elementi portanti in cemento armato e cioè travi e pilastri rinforzati da un’armatura composta da barre in ferro presenta la forma di quell’orditura; e alla fine, il nuovo principio dell’architettura si presume essere un metodo di orditura che ha potuto sconfiggere e superare i limiti dell’arte muraria. La ‘nuova’ forma è denominata lo ‘stile del modernismo’ o quello dell’ ‘internazionalismo’ che ha come risultato una sua diffusione in tutte le città, a livello globale e la conseguente perdita d’identità. Anche il postmodernismo che voleva sostituire ‘il guscio’ del modernismo con il modo e lo stile passati rappresentava solamente un’alternativa per determinare un’armonia fra la tradizione e l’epoca moderna, ma non poteva essere una soluzione. Ciò che l’architettura moderna non considera è la propria indole più profonda. Lo spazio che viene prodotto dipendentemente alla maniera definisce le peculiarità dell’architettura. Il ferro che non si assume un carico o un divisorio in vetro, quali strutture non portanti, stanno funzionando ancora come un sistema che racchiude uno spazio. Da ciò quel concetto dell’arte muraria riguardo la spazialità non è abbandonato; l’indole dell’orditura che genera un interscambio interno-esterno dà questo risultato, venendo inserita e quindi nascosta all’interno del muro che diviene maggiormente solido e così l’architettura diviene più serrata e la città si sta frantumando di continuo. A cura di Vernice Progetti culturali www.verniceprogetti.it ART REPORT- APRILE 2014 pag. 41 DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: LA DIMENSIONE DELLO SPAZIO 3/4 E’ cosa di oggi che l’architettura mostra certa continuità con il passato, ha in sé il gene della tradizione e così lo svilupparsi del concetto di spazio si muove su questa scia. Provare a cercare l’armonia con la tradizione mediante la ‘manopola’ della forma, ormai, non è più valido. La maniera tradizionale che vedeva l’impiego del legno come materiale assai adoperato potrà mostrare degli sviluppi positivi in merito ai materiali e alle tecniche moderni. L’architettura tradizionale e quella moderna possono operare sinergicamente, unendosi come in un contesto unico, ove i concetti dello ‘spazio’ saranno condivisi secondo un’unica visione con i principi che sono diversi, ma che possono essere uguali. Una soluzione può essere quella di suddividere la struttura e lo spazio in base al nostro modo tradizionale e cioè con la formazione di una duplice dimensione-spazialità. La tecnica dell’orditura, stabilendo la ‘griglia’ su di una dimensione aperta, l’ingombro e in quest’interno grazie alla ‘coperturaguscio’ del suo spazio la ‘creazione’ di una spazialità, dalle distanze, dai confini allentati, liberi. Lo spazio ‘libero’ dalla struttura, in quanto è leggero e trasparente: comunica con l’esterno e si ha una flessibilità ovvero una certa potenzialità volumetrico-superficiale dipendentemente ad una variazione della ‘situazione’ tutto ciò si può mettere in atto facilmente. Stabilendo la superficie, i m2, creando il volume, i m3. Se riuscissimo ad ‘aprire’ lo spazio o i suoi confini si potrà andare incontro a una ‘nuova spazialità’ dai differenti parametri: una multidimensione-mn che comprenderà tutti i casi che si verranno a creare in relazione all’aprire. Questo un territorio, in cui interno e esterno divengono un tutt’uno, ma non uno spazio che significa interno. Stretto e largo e alto e basso, sono anche sensazioni relative; lo spazio-territorio ‘aperto’ si può amplificare infinitamente. A cura di Vernice Progetti culturali www.verniceprogetti.it ART REPORT – APRILE 2014 pag. 42 DALLO SPAZIO AL TERRITORIO: LA DIMENSIONE DELLO SPAZIO 4/4 La realizzazione in campo architettonico e urbanistico che avviene in ogni luogo del mondo, ha inizio dipendentemente alle condizioni della terra, sulla quale ogni costruzione poggia. Se quando si progetta non si considerano le peculiarità proprie del luogo, l’anima dell’architettura non avrà più lo stesso significato; esse stesse sono presupposti del ‘progettare’, del procedere, come le caratteristiche endemiche locali, di tipo climatico, geofisico, ecc. o come quelle legate alla storia e alla cultura del posto e così via. La terra con la sua morfologia e i suoi principi dà atto al crearsi dello ambiente dello spazio, è essa stessa a donare l’ ‘incipit’; è causa e depositaria di valore unico. La nostra architettura, della Terra, si compone di un territorio-area che stabilisce col suo contesto, quasi una sorta di cornice-impatto, la forma, mediante una griglia spazio-concettuale, ma non un muro che rinchiude il suo spazio. L’architettura di questa Terra e di quest’Epoca, trascorrono verso il futuro e ciò dovrebbe essere da monito per la creazione di una società ‘aperta’ dall’unificazione dello spazio con la formazione del territorio ‘esteso’, svincolando lo spazio ‘rinchiuso’ che blocca il compimento dell’individuo. A cura di Vernice Progetti culturali www.verniceprogetti.it ART REPORT –APRILE 2014 pag. 43 “Reaching art” è la rubrica in collaborazione con Artribune, dedicata ad un approfondimento sul pensiero e le opere degli artisti esposti nelle principali mostre organizzate sul territorio nazionale. Palazzo Pretorio – La riapertura Palazzo Pretorio, Prato 12 aprile La seconda vita di Palazzo Pretorio, monumento simbolo di Prato, sta per iniziare. La prima rinascita risale al 1912, quando venne destinato a Museo Civico, funzione che ha adempiuto sino al 1997. Da quell’anno, davanti alle evidenti esigenze di restauro, le opere furono provvisoriamente esposte nel vicino Museo di Pittura Murale. Fra queste, i capolavori di Filippo e Filippino Lippi, Fra Diamante e Donatello. Il Palazzo ha assunto le sue forme attuali tra il ‘200 e il ‘300, conglobando tre edifici preesistenti. Nella trama dell’architettura è ancora possibile distinguere le diverse parti originarie, magistralmente unite nella nuova costruzione. L’edificio medievale, voluto come sede del A cura di Claudia Giraud www.artribune.com Podestà cittadino, della magistratura e delle prigioni, venne rimaneggiato in epoca cinquecentesca anche a causa di un parziale crollo. Mutando, in parte, le funzioni, mutò anche la suddivisione degli spazi interni: i grandi ambienti di rappresentanza e di incontro vennero suddivisi in vani più piccoli. Poi il terremoto del 1899 e i nuovi danni all’edificio. Ora, dopo quasi 20 anni, Palazzo Pretorio sarà integralmente restituito alla città, tornando alla funzione di Museo che già aveva dal 1912. Il restauro, voluto dall’Amministrazione Comunale, per l’adeguamento dell’edificio agli standard internazionali, fissati per la conservazione delle opere d’arte, ha anche messo in sicurezza la parte muraria, riportando all’antica bellezza gli stemmi dei podestà affrescati alle pareti, ed i meravigliosi soffitti lignei dipinti, tra i più belli in Toscana. Claudia Giraud Un'immagine dell'opera “Tobiolo e l'Arcangelo Raffaele” di Francesco Morandini, detto Il Poppi ART REPORT – APRILE 2014 pag. 44 L’Appuntamento In Evidenza 4-6 Aprile 2014 5/6 Aprile Siena Collegio S. Chiara, Aula Meeting, dell’Università di Siena (http://www3.unisi.it/santachiara/), Aggiornamento: Location A causa di un ritardo nella riapertura primaverile della Certosa di Pontignano, il Workshop MAGIS “ARTE TRA BUSINESS E NUOVI MODELLI DI INTERPRETAZIONE” programmato il 5 e il 6 APRILE 2014 si terrà presso il Collegio S. Chiaradell’Università di Siena senza modifiche al programma precedentemente annunciato. http://www.magisfinance.it/ Il seminario si propone di analizzare il tema della gestione dei beni artistico culturali, presentando le soluzioni più avanzate derivanti dall’esperienza dei professionisti della materia. Destinatari dell’evento Professionisti operanti nelle maggiori aziende ed istituzioni dell’arte e dei beni culturali, nelle società di consulenza specializzate nella realizzazione di progetti artistici e culturali. Giovani laureati e laureandi in discipline socio-economiche, umanistiche, storico-artistiche e giuridiche fortemente motivati a specializzarsi in questo settore. Obiettivi dell’evento Il percorso, in virtù del suo approccio interdisciplinare, si propone di fornire competenze di management, finanza, legislazione e comunicazione, che il complesso mondo dell’arte e della cultura richiedono ad un operatore esperto del settore Note Organizzative Quota di partecipazione La quota di partecipazione è fissata in 500 euro + IVA 22% e include sistemazione alberghiera presso la stessa struttura (Certosa di Pontignano) che ospita il workshop e pranzi, cena, coffee break, come previsto dal programma del workshop. La quota di partecipazione per eventuali accompagnatori è fissata in 200 euro + IVA 22% e comprende la sistemazione alberghiera negli alloggi della Certosa (camere, appartamenti e suite) che possono ospitare da 2 a 5 persone e la partecipazione a tutti gli eventi previsti dal programma del workshop. ART REPORT – APRILE 2014 pag. 45 Il calendario delle prossime Aste di ArtsLife 7 - 13 aprile 2014 7 aprile Artcurial Parigi (Hôtel Drouot) Francobolli, armi e souvenir storici, numismatica Christie’s Amsterdam Arte contemporanea e del dopo guerra (anche l’8) Sotheby’s Hong Kong Dipinti cinesi Sotheby’s Hong Kong Gioielli e giade 8 aprile Artcurial Parigi Orologi Alain Silberstein Artcurial Parigi Gioielli e orologi (anche il 9) Bonhams Londra Arte islamica e indiana Bonhams New York La storia dello spazio Christie’s Londra Tappeti e stoffe orientali Dorotheum Vienna Dipinti del XIX secolo Phillips Londra Under The Influence Sotheby’s Hong Kong Orologi Sotheby’s Hong Kong Bronzi Sotheby’s Hong Kong Arte cinese attraverso lo sguardo di Sakamoto Gorō Sotheby’s Hong Kong Mobili cinesi, la collezione Hung Sotheby’s Hong Kong The Meiyintang ‘Chicken Cup' Sotheby’s Hong Kong Bronzi Dorati dalla collezione Speelman Sotheby’s Hong Kong Oggetti d’arte e ceramiche cinesi Sotheby’s Londra Arte orientalista Sotheby’s New York Oggetti d’arte russa, argenti europei 9 aprile Antiquorum New York Orologi Bonhams Londra Arte greca Christie’s New York Oggetti d’arte russa Dorotheum Vienna Oggetti d'arte (mobili, sculture) Dorotheum Vienna Dipinti antichi Dorotheum Graz Orologi da polso e da tasca Farsetti Prato Una Collezione Fiorentina di Disegni Antichi, alcuni già Collezione Luigi Grassi (anche il 10) Sotheby’s Londra Arte del mondo islamico www.artslife.com A cura di ArtsLife, portale di critica ed economia dell’arte 10 aprile Bonhams New York Icone russe (dalla collezione di Laurence A. Steinhardt) Christie’s Londra Storia naturale, scienza, viaggi Christie’s Londra Arte del mondo islamico e indiano Dorotheum Vienna Vetri e porcellane Dorotheum Vienna Gioielli Stadion Trieste Arredi, dipinti, argenti, oggettistica e pittura Triestina del '900 11 aprile Bloomsbury Londra Letteratura moderna Christie’s Londra Arte e tessuti del mondo islamico e indiano Farsetti Prato Dipinti e Arredi Antichi, Dipinti e Sculture del XIX e XX Secolo 12 aprile Iori Piacenza Auto e moto d’epoca Pananti Firenze Autori del XIX e XX secolo Pananti Firenze Arte moderna e contemporanea Meeting Art Vercelli Gioielli moderni e d'epoca 13 aprile Meeting Art Vercelli Gioielli moderni e d'epoca Esposizione ponte 11/12/13 aprile: asta Dipinti e Sculture del XIX - XX secolo Arredi e Dipinti Antichi (15/16) Esposizione anche per Cambi/ pandolfini/babuino www.artslife.com/tv ART REPORT – APRILE 2014 pag. 46 L’Appuntamento In Evidenza THECA GALLERY LUGANO CARLO BUZZI: CORPI SPECIALI sabato 5 aprile 2014| 13 giugno 2014 INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA Sabato 5 aprile 2014 ore 11.00 SEDE DELLA MOSTRA Camera di Commercio dell'Uruguay (Saronno) PATROCINIO Camera di Commercio dell'Uruguay Consolato dell'Uruguay © Carlo Buzzi, Incappucciato – Pubblica affissione, Milano, gruppo di manifesti strappati, 150x160 cm, 1997 CONTATTI DELLA MOSTRA [email protected] Tel. +41 91 922 7072 Alessandra Angelini | Scomponibili armonie a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni M4A - MADE4ART, Milano Inaugurazione martedì 1 aprile, ore 18.30 1 - 5 aprile 2014 www.made4art.it, [email protected], t. +39.02.39813872 sabato 5 aprile 2014| 13 giugno 2014 ART REPORT – APRILE 2014 pag. 47 …nel prossimo numero… Maggio: Arte e Fotografia Foto: scogliera di Marina di Massa, Febbraio 2014, Paolo Ceccherini ART REPORT – APRILE 2014 pag. 48 CONTATTI Responsabile Area Pianificazione Strategica, Research & Investor Relations Alessandro Santoni, PhD Email: [email protected] Tel:+39 0577-293753 Autori della Pubblicazione Paolo Ceccherini Responsabile Art Report Email: [email protected] Tel:+39 0577-29-8424 Si ringrazia, il Dott. Simone D’Onofrio, la Dott.ssa Silvia Gattola ed il Dott. Arnaldo Castelli per la preziosa collaborazione alla realizzazione del report I grafici sono frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti dai siti delle principali case d’aste e dai principali infoprovider. Vuoi ricevere gratuitamente via Email l’Art Weekly Report? DISCLAIMER: La presente analisi è stata predisposta esclusivamente a fini d’informazione. Il presente documento non costituisce offerta o invito alla vendita o all’acquisto di titoli o di qualsivoglia altro bene, esercizio o attività in esso descritti, né potrà costituire la base di alcun contratto. Nessun affidamento potrà essere fatto per alcuna finalità sulle predette informazioni. Banca Monte dei Paschi non ha provveduto a verifica indipendente delle informazioni e non intende fornire alcuna dichiarazione o garanzia, esplicita o implicita, in merito all’accuratezza o completezza delle informazioni contenute nel presente documento. 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