aprile2014 - E. Vittorini

Il Giornale dell’Istituto “E. Vittorini” di Lentini (SR)
Liceo scientifico - Liceo linguistico - Liceo delle Scienze Umane - Liceo Classico
APRILE 2014 - N° 4
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“Un Mondo di puntini”
L’ Istituto “ELIO VITTORINI”, con sede aggregata Liceo Classico “Gorgia” ha presentato
anche quest’anno il Premio letterario internazionale di poesia Louis Braille e A. Einstein.
Premi speciali per l’originalità dei lavori inviati:
Targa e attestato per la musica e la diversità all’Istituto I.C Caio Giulio Cesare Venezia Mestre;
Attestato di merito alla silloge curata dagli alunni della prof.ssa Maria Donata Pellegrino,
I.I.S.S. E. Battaglini di Venosa. (ndr)
Diversamente abile
“Non si vede bene che con il cuore,
l’essenziale è invisibile agli occhi.”
No grazie agli schemi del mondo
Voglio andare oltre ai limiti dell’immaginazione
Inseguire la folla? No grazie!
Preferisco la voce della mia anima
Negatività? No grazie!
Voglio trasformarla in gioia e positività
Essere perfetta? No grazie!
Amo le mie piccole imperfezioni
Una vita complicata? No grazie!
Voglio vivere nella semplicità di un bambino
Essere un’altra? No grazie!
Preferisco apprezzarmi per ciò che sono
Lamentarmi sempre? No grazie!
Preferisco sorridere nel sole e nella pioggia
Giudicare senza conoscere? No grazie!
Preferisco non fare paragoni
Vedere la realtà? No grazie!
Voglio la MIA realtà: i miei sogni.
Scappare dal dolore? No grazie!
Voglio affrontarlo per essere più forte
Diversamente Abile? Sì lo sono!
Ma dipende dai punti di “Vista”.
Roobi Roobi - Pakistan
(Poesia vincitrice Categoria A:
Scuola Secondaria di II Grado e Università)
Sogni
Come colombe,
sormontano il cielo su cavalli alati.
Anime libere,
anime nuove.
Poiché la terra riarsa di sangue,
mai potrà accogliere tale emozione.
Anime leggere,
anime coraggiose.
Perché mentre loro non hanno il potere di
combattere, possiedono quello
del cambiare.
Mutano la terra, mutano l’essere.
Mutano noi stessi.
Paola Campisi
(Poesia I classificata Categoria B:
I I.I.S “E. Vittorini”)
Il mio amico
Il mio amico è
un cielo sereno
dove luccica sempre
un arcobaleno
di diversi colori
come un campo di fiori.
Il mio amico è luce come il sole
e riscalda le mie giornate con il suo amore.
Il mio amico mi guida nel buio profondo
lui vede con il cuore tutto il mondo
e mi accompagna nella magia
di una vita diversa dalla mia.
Gabriele De Santis - Lecce
( Poesia I classificata categoria C :
Scuola Primaria e Secondaria di I Grado)
08.04.2014
Via alla battaglia delle aspiranti matricole:
un cimitero di crocette!
Cronaca di una superstite
Quando ho deciso che da grande avrei voluto fare il medico, o preferibilmente lavorare nel settore, non ero certo ignara della fatica e dell'impegno
che avrei dovuto mettere per superare quei famosi test che chiunque metta
piede in un liceo è destinato a passare per dare compimento alla propria
carriera scolastica. Sapevo cosa vuol dire perchè mia sorella qualche anno
prima, per affrontarli, in tre mesi s'era trasformata nella controfigura di
Giacomo Leopardi a furia di studiare logica e scienze tutta l'estate. E sarebbe anche andato bene così: dopotutto ogni cosa che è sentiero già tracciato ci appare rassicurante; ma il ministero dell'istruzione, che detesta la
monotonia, ha meglio creduto di spostare le date dei test da settembre ad
aprile, in pieno anno scolastico, o per meglio dire, in piena conclusione
dell'anno scolastico e a ridosso degli esami di stato. Così ci è toccato sostenere il test l'otto di aprile, ma noi di questa generazione siamo già abituati alle indelicatezze del ministero nei nostri confronti: ricordo che fummo i primi all'esame delle medie a sperimentare la prova Invalsi e gli ultimi a doversi tenere la sesta ora nell'orario.
Forse alcuni di voi mi crederanno esagerata se dico di aver iniziato a prepararmi per l'8 aprile già dalla scorsa estate, ma io rassicurerò senz'altro
questi dubbiosi, rendendoli edotti del fatto che altri ancora si sono privati
di ben due estati (due!) della propria adolescenza per ottenere una buona
probabilità di fare centro al primo tentativo. Certo ci sono quelli che invece arrivano al fatidico giorno del tutto disarmati, senza aver toccato libro,
ma con l'intima e astrusa consapevolezza di riuscire a beccare tutte le risposte esatte grazie alla divina intercessione della fortuna. E c'è anche chi
davanti alla sgradita eventualità di non passare, ha già un piano B, e chi,
non solo ha il piano B e quello C e così via con tante lettere di altrettanti
alfabeti dall'aramaico all'urdu. “E cosa farai se non entri? “ mi trovo a domandare al tizio che in fila dietro di me arringa sulla sua sconfinata preparazione, che ottenuta a forza di soldoni e professoroni, e lui senza scomporsi mi dice che proverà l'anno successivo e quello successivo ancora
fino all'età pensionabile. Quindi si iscriverà all'università della terza età.
In medicina, ovviamente.
Dopo colonne di libri erette sulla scrivania ad ogni ora del giorno a discapito delle materie canoniche della scuola, dopo pile di crocette e file interminabili di esercizi numerati e testi letti e compresi, dopo settimane incolori, passate nell'estenuante alternanza di stati d'ansia a stati d'ansia, finalmente si compie il giorno dirimente. Sonno solo a sprazzi tutta la notte,
una brutta levataccia alle sei, la colazione caffeinica e il muffin squisito
che si rifiutavano di fare conoscenza con messere stomaco, chiuso per
ferie, Catania ingolfata di traffico fino a Viale Africa, le rassicurazioni di
mio padre, lui molto più sicuro di me.. e poi, chiuso lo sportello della
macchina, resto attonita per due minuti davanti al maestoso e terribile
spettacolo di apprensione che mi si spiegava d'improvviso davanti agli
occhi: un lago di persone, di capelli, di dopobarba, di madri, padri e figli
con le occhiaie e gli appunti sottobraccio. Eravamo tutti uguali, con la
nostra brava carta d'identità in mano, tutti in fila, con il tremolio al piede e
le unghie ormai inesistenti, consumate durante interminabili ore di fila.
Mozziconi di conversazioni portate nervosamente avanti con ragazzi e
ragazze che, se tutto andrà male a tutti, non si rivedranno mai più. Passo
la fila, poso la borsa nell'apposito spazio incustodito e poi attraverso il
metal detector. Sono nell'aula del test, prendo un posto qualunque: c'è un
signore molti banchi più avanti che parla a loop con un microfono in mano: ci spiega come compilare il foglio dei dati personali, quello delle risposte e come organizzare i vari documenti. I minuti passano e lui ripete
sempre le stesse cose, all'infinito. Quello che non c'è, invece, è un telecomando, o un pulsante da qualche parte per spegnere la sua voce e lasciar
lavorare quel lato ragionevole e paziente di me che vorrebbe darmi un po'
di conforto e solennità in questa desolazione estrema. Perché io avevo
immaginato un'aula grande e soleggiata, e invece c'è freddo e penombra e
sui soffitti una costellazione di macchie e muffa, il pavimento è di pietra e
i vicini di banco sono tutt'altro che amichevoli. Se non avessi la carta d'identità con me potrei dimenticare il mio stesso nome e credere di essere
entrata in una cripta a celebrare qualche strano rito misterico. Guardo l'orologio, sono le undici e un minuto: scatta un applauso, poi cala la nebbia
e non sento più nulla attorno, solo la mia voce e la penna che tamburella
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sul banco. Parlavo da sola, sì, perché durante un test a volte dire le cose ad alta
voce (magari avendo cura di non disturbare i vicini di banco) ti aiuta a capire
se le tue idee suonano come grosse idiozie o come superlative trovate. (È utile,
lo consiglio a tutti!) Meno quaranta minuti alla fine della prova: nel panico più
totale, affronto i quesiti di una pagina di logica che non avevo letteralmente
visto prima e che era comparsa dal nulla a turbare la mia serenità, già ridotta
in catorcio dalla raffica di 50 domande che avevo appena affrontato. Ovviamente, se credete che il signore logorroico al microfono avesse l'accortezza di
tacere proprio nella mezz'ora che precedeva la fine dell'incubo, vi state sbagliando di grosso. Non c'era verso di tenerlo buono: alle dodici in punto quello
aveva iniziato a ripetere le sue litanie sulla consegna dei compiti e non avrebbe terminato neanche allo scadere del tempo. Scappo via dopo aver sventato
l'annullamento del mio esame per aver imbustato male il compito.. Esco da
quel frigorifero, saturo di vapori al cortisolo (l'odore dello stress si sente eccome) e il sole splendeva generoso sulle teste laccate di migliaia di genitori e
parenti dei concorrenti alla prova, pressati come pomodori secchi sulle transenne di contenimento. Nel frattempo un battaglione di volantinisti si avventa
contro di me, sola e indifesa, avanzandomi proposte di domicili per studenti,
università albanesi e rumene in caso di bocciatura, libri, corsi, borse di studio,
quasi fossi già immatricolata! Per non parlare dei giornalisti, mai sazi del terrore dei ragazzi dalle facce stravolte che intervistavano a casaccio e delle loro
risposte spaesate e tremule. Lontano da tutto questo mi aspettava mia sorella,
un sorriso, un pacco di patatine e un tè freddo. Ero al sicuro. Ma non mi sono
calmata così facilmente, le mie surreni, impazzite, mi avevano dopato di adrenalina ed ho dovuto camminare fino a crollare sul letto in pieno esaurimento
alle undici di quel giorno interminabile.
Ho calcolato il mio punteggio e sento di avere qualche speranza, ma la scaramanzia mi impedisce ancora di provare qualsiasi sensazione che non sia un
neutralissimo sollievo. Ma non è ancora il momento di pensarci, il dado non è
ancora tratto, e poi, sono ancora una liceale. Se mi mancherà il liceo?
A) La nostalgia mi roderà viva
B) Mi sembreranno bellissimi anche gli impreparati, i compiti in classe e i
prof che strillano
C) Ne riparliamo tra vent'anni
D) Tutte le precedenti
E) Nessuna delle precedenti
D. Rosta VA Liceo Scientifico
La giornata comincia a tavola
Nutrizionisti ed esperti di alimentazione concordano da molto tempo
sull’importanza di iniziare bene le nostre giornate con una sana prima colazione. Il messaggio è quello di non trascurare mai il momento della prima colazione ovvero il pasto della giornata che dovrebbe fornire circa il 20%
dell’energia giornaliera.
Al termine del periodo del digiuno notturno, la prima colazione ha innanzitutto il compito di fornire l’energia necessaria per affrontare le attività della giornata. Un effetto della mancanza della prima colazione è il peggioramento della
performance nelle prime ore del mattino, che in particolare nei bambini si manifesta con una minore capacità di concentrazione. Una prima colazione adeguata è associata ad un miglioramento della capacità di memorizzazione e del
livello di attenzione. Indagini statistiche documentano come il primo pasto
della giornata sia in realtà il più sottovalutato, e che spesso, se non viene del
tutto dimenticato, risulta essere comunque non sufficiente al fabbisogno, soprattutto in età evolutiva. Tra il 10-30% dei bambini e degli adolescenti
“salta” regolarmente la prima colazione, e questa scorretta abitudine è sempre
più frequente passando dall’infanzia all’età adulta. Saltare la prima colazione
va ad influenzare molti fattori che agiscono sul nostro benessere. I risultati di
diversi studi dimostrano come una prima colazione regolare sia collegata a
molteplici benefici e al generale stato di salute e benessere dell’individuo. La
prima colazione contribuisce al controllo dei fattori di rischio delle malattie
croniche, soprattutto cardiovascolari. Un altro beneficio, collegato al consumo
della prima colazione, è associato al suo potere saziante. Gli studi dimostrano
che le femmine saltano più facilmente dei maschi la colazione e che questo
potrebbe essere connesso in qualche modo con l’insoddisfazione per il proprio peso corporeo o potrebbe essere un espediente per dimagrire.
Il significato autentico del sapere
Cos'è il vero sapere? Seneca diceva che il sapere non è imparare delle nozioni a memoria,
ma interiorizzarle per maturare un pensiero autonomo personale. "Ricordare - egli afferma
- è custodire ciò che è stato affidato alla memoria, mentre sapere significa fare proprie
nozioni apprese e non sempre stare attaccato al modello con lo sguardo rivolto al maestro", ciò significa che il sapere non è conoscere ciò che hanno detto altri, ma significa
confrontarsi con il pensiero degli altri per maturare un nostro pensiero personale e autonomo. Esistono due modi di concepire il sapere: quello inteso come un'enciclopedia fatta di
nozioni, regole, citazioni che si raccolgono nella memoria e possono essere usate per sostenere una tesi o per sfoggiare le proprie conoscenze e sentirci intellettualmente superiori
ad altri e quello inteso come riflessione personale, che invece attraverso la ricerca e il confronto, sviluppa la nostra capacità di riflettere, di maturare opinioni personali, valori e ideali su cui modellare il nostro pensiero e il nostro comportamento. Chi ha questo approccio
al sapere, non considera la storia come un noioso accumulo di eventi, date, battaglie, ma
cerca nella storia le radici della nostra cultura, le ragioni delle diversità culturali o concepisce la lettura come un dialogo con gli autori del passato che hanno espresso visioni del
mondo, valori e mentalità talvolta differenti, ma altre volte vicini ai nostri punti di vista.
Al giorno d'oggi ci sono molte persone che prendono spunto da personaggi famosi, creandosi una pseudo-personalità, ma non avendo un'opinione personale. I giovano d'oggi non
avvertono l'importanza di acquisire un sapere autentico: spesso, infatti, lo studente impara
a memoria, prende un buon voto, ma senza capire il contenuto e il senso di ciò che ha studiato, senza capire l'importanza del vero sapere! I ragazzi oggi tendono a farsi accettare
dagli altri facendo le cose che fanno persone ritenute da tutti dei punti di riferimento, anche se in realtà questi comportamenti non rivestono per loro alcun interesse. Dobbiamo
dare spazio alla nostra anima, ai nostri pensieri e distinguerci dagli altri. Credo che ogni
persona che passa dalla nostra vita ci trasmetta qualcosa di suo e che ognuno di noi dovrebbe fare in modo da lasciare agli altri una traccia del proprio io, senza avere paura di
essere se stesso. Conoscere se stessi serve ad essere "autentici"; in realtà noi non abbiamo
paura di conoscere quello che siamo, ma di manifestarlo agli altri per pudore o per paura
di essere giudicati. Per questo è molto importante avere un maestro che ci guidi non solo
nel nostro percorso di studi, ma anche nella formazione umana e psicologica. Come diceva Seneca: "la virtù non è preclusa ad alcuno, è accessibile a tutti, accoglie tutti, chiama
tutti, liberi, liberti, schiavi, re, esuli. Non sceglie la casa o il censo, si accontenta dell'uomo nudo." Ecco perché, secondo Seneca, il saggio considera tutti gli uomini come propri
concittadini e si sente investito dal compito di "pedagogo del genere umano", si offre a
chiunque nella ricerca del perfezionamento interiore piuttosto che nella ricerca del successo.
C. Ragaglia II P Liceo delle Scienze Umane
Un espediente, però, controproducente. Vari studi
hanno evidenziato, infatti,
che l’abitudine di fare
regolarmente la prima
colazione è associato, nei
bambini e negli adolescenti, con un ridotto rischio di diventare in soprappeso o obesi, e hanno
permesso di rilevare anche come alla riduzione
della frequenza del consumo della prima colazione si associ un aumento dell’indice di massa corporea.
Una prima colazione sana e corretta deve essere costituita da pane o fette biscottate o cereali, latte o yogurt e di porzioni di frutta fresca di stagione.
Gli zuccheri semplici della frutta forniscono energia immediata, quelli complessi dei cereali forniscono energia nelle ore successive. Per quanto riguarda i cereali sono da preferire
quelli integrali perché riducono il rischio di malattie cardiovascolari. Apportano benessere
intestinale, migliorano la sensibilità insulinica, aiutano a mantenere il peso controllato. In
definitiva l’abitudine di assumere una prima colazione completa comporta effetti favorevoli sull’efficienza psicofisica, contribuisce al senso di sazietà nelle ore successive della
giornata ed esercita effetti protettivi di carattere generale sulla salute dell’organismo.
F. Tiralongo L. Saccuzzo IV B – Liceo Scientifico
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DOPO QUINDICI ANNI, CON PAOLO SORRENTINO,
LA STATUETTA TORNA FINALMENTE IN ITALIA
“La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque
anni è che non posso più perdere tempo a fare
cose che non mi va di fare.” (Jep Gambardella)
A quasi 15 anni dalla vittoria del Premio Oscar come miglior film straniero de “La vita è
bella” di Roberto Benigni, il cinema italiano
torna trionfante sulla scena cinematografica
mondiale con la vittoria agli Oscar 2014 de
“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino.
In una Roma alle prese con l'afa estiva, si
snodano le vicende del protagonista Jep
Gambardella, un giornalista e critico teatrale
che, spesa la sua vita in una caput mundi portante con sé l'idea dell'antico splendore imperiale, dopo aver pubblicato un solo romanzo,
smette di scriverne a causa di una profonda
disillusione nei confronti dei valori da poter
trasmettere attraverso la scrittura.
Roma diventa palcoscenico di una vita vuota, vissuta tra feste trash, serate spensierate
con vari compagni di avventure; sarà proprio la pochezza di questa vita a spingere Jep
ad un'amara confessione circa “le facce e il nulla che lo circondano”. Proprio nel momento in cui la speranza sembra ormai svanita, Jep si reca all'Isola del Giglio per un
reportage sul naufragio della Costa Concordia, ed è proprio qui che, ricordandosi del
suo primo amore, si riaccende l'ispirazione per un nuovo romanzo.
Il film è stato insignito di molti premi oltre l'Oscar tra cui un Golden Globe, quattro
European Film Awards e cinque nastri d'argento. Ma coloro che l'hanno visto cosa ne
pensano davvero? Emergono pareri abbastanza contrastanti.
Alcuni lo hanno definito un film “pesantissimo da seguire”, una trama “lenta e sconnessa”, asserendo che “altro che la grande bellezza, piuttosto è la grande schifezza”
oppure che “La vita è bella di Benigni era tutt'altra cosa e i film di Sorrentino sono pe-
Montaggio lento, un trama difficile da afferrare, un film che “un senso non ce
l'ha”, citando Vasco; questi c'è anche chi ha cambiato canale piuttosto che sorbirsi “un film di una noia mortale.”
D'altra parte troviamo invece coloro che lodano il film con parole quasi poetiche. E' stato definito “un capolavoro” nel quale “la lentezza è funzionale al messaggio del film, un tempo sospeso in cui osservare la decadenza di un certo tipo
di vita, della nostra società.”. C'è chi l'ha visto la prima volta e l'ha odiato, poi
l'ha rivisto e l'ha amato.
C'è chi l'ha definito “bello, bello da piangere di gioia nel vederlo”, “visionario,
con una morale forte e un profondo senso di umanità. Una dimensione che se si
coglie ti affascina e ti fa riflettere.” Chi ritiene che “il film è basato sulla grande
bellezza di una Roma eterna e sull'incapacità dei personaggi di mettersi a confronto con essa... l'amore che placa la debole forma di misantropia di Gambardella.”
Il nodo fondamentale della questione è che questi commenti appartengono alle
fasce di età più disparate; i pareri positivi, così come quelli negativi, non provengono solo da persone “di una certà età” o da persone “con un certo livello culturale”. Sono commenti di tutti, della ragazza di 15 anni e dell'uomo di 55, del laureato e di chi sta ancora studiando, commenti di una mamma, di un nonno, di un
artigiano o di un avvocato, di uno studente.
A questo proposito stupisce un commento che recita così “La felicità va cercata
nelle piccole cose, nei gesti quasi insignificanti che, poi, insignificanti non sono.
Perché la vita è un attimo. E, alla fine, è tutta lì. Ci sono scene che mostrano la
volgarità del mondo e, subito dopo, la sua grande bellezza.”
Questa grande bellezza è a portata di tutti, basta solo coglierla. Ognuno di noi è
stato spinto a vederlo, a capire perché il film si è portato a casa un Oscar che
mancava al cinema italiano da 15 anni e ognuno ha trovato questo perché nei
particolari più diversi. Segno che la curiosità e la voglia di cultura, di arricchimento personale non è sopita in noi e questo film che è “poesia, pura poesia” e
che “scivola via, silenzioso, facendo un rumore assordante” è riuscito a risvegliarla.
V. Di Giorgio IV A - Liceo Scientifico
IL PERICOLO DELLA DITTATURA: UNA LEZIONE DALLA CINEMATOGRAFIA
L’onda, in tedesco “Die Welle”, è un film drammatico del 2008 diretto dal bravissimo Dennis Gansel, della durata di 102 minuti, tratto dal romanzo di Todd
Strasser, L'onda, a sua volta basato sull'esperimento sociale denominato “La
Terza Onda” (The Third Wave), avvenuto nel 1967 in California nel liceo
“Cubberley High School”. Propone dinamiche inquietanti e riproponibili nella
sociètà in ogni momento. Rainer Wenger, un insegnante di una scuola superiore
tedesca, durante la settimana a tema, per spiegare ai suoi alunni il concetto di
autocrazia li coinvolge in un esperimento di “Regime Totalitario”. Inizialmente
essi non credono possibile che una nuova dittatura possa essere instaurata nella
moderna Germania. Il professore decide allora di dimostrare agli allievi come le
menti possano essere facilmente manipolate. Egli diventa quindi il leader assoluto della classe, educa i ragazzi al rigido rispetto dell’autorità e alla totale disciplina, cambia la disposizione dell’aula, fa notare loro come l’effetto di marciare
all’unisono possa farli sentire un unico individuo,innesca in loro uno spirito cameratesco tramite l’uso di una divisa, di un saluto e di un simbolo comune per
l’identificazione immediata dei membri e l’esclusione di chiunque fosse contro
il pensiero del gruppo, denominato L’Onda. Ben presto però quello che doveva
essere solo un gioco didattico diventerà qualcosa di diverso e di inquietante che
sfocia nella violenza e genera razzismo, odio e paura. E quando l’insegnante cercherà di porvi rimedio sarà troppo tardi per fermare la tragedia. Rainer sottolinea
quali sono gli elementi principali per dare vita ad una dittatura : globalizzazione,
crisi economica, disoccupazione, iniquità sociale, nazionalismo, elementi presenti oggi nella nostra società. E’ un film che fa molto riflettere, mostra come sia
facile cadere, senza rendersene conto, all’interno di questo vortice, fa capire come la mente umana sia facilmente manovrabile, soprattutto quella di noi giovani.
Tratta una tematica impegnata, in maniera originale e coinvolgente, cioè dal punto di vista di normali studenti di liceo, che quasi per gioco si trovano a far parte
di un movimento dittatoriale. Il film descrive
bene anche i ragazzi di oggi pieni di complessi,
sofferenze e disagio per come la società e la famiglia spesso risultino inadeguate alle loro prospettive e, per questo, cercano nel gruppo tutto
ciò che manca loro ma che spesso dal gruppo
sono fagocitati. La scena più significativa è il
discorso finale di Reiner in cui l’Onda si rivela
per quello che è, un sistema totalitario chiuso
che non ha spazio per chiunque la pensi in modo
diverso, e si mostra in tutta la sua follia. Dopo
aver provocato i membri del gruppo con un discorso agghiacciante, Reiner mostra ai suoi ragazzi come siano diventati burattini nelle sue
mani, pronti a qualsiasi cosa. Gli fa finalmente
comprendere che si sono comportati esattamente
come un gruppo di fanatici, discriminando il diverso, credendosi superiori agli altri. Gli attori
sono stati molto capaci ad interpretare il proprio
personaggio, le musiche molto attinenti alle tendenze musicali giovanili e al film. Sarebbe molto istruttivo far visionare questo film
in tutte le scuole, per far comprendere agli studenti che le dittature esistite nel passato, potrebbero nascere ancora oggi, soprattutto nella crisi economica globale in cui
viviamo.
G.Verga - A. Scarnà - A. Costanzo - III L Liceo Linguistico
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IV Istituto Comprensivo
“G. MARCONI”
D.S. Prof. ssa Maria Cristiano
Lentini ( SR)
BENVENUTI A “il Vittorini”
PAGINA REALIZZATA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ORIENTAMENTO GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE
TRA IL LICEO SCIENTIFICO “E.VITTORINI” E IL IV ISTITUTO COMPRENSIVO “G. MARCONI”
Ringraziamo per la supervisione degli articoli la Prof.ssa Anna Barracca, docente di Lettere presso l’Istituto Marconi
Sognando “acqua azzurra”
Dubbi e timori per i lavori di ripascimento alla foce del
S. Leonardo
In quali acque faremo il bagno quest’estate noi Lentinesi e Carlentinesi che trascorriamo le nostre vacanze nelle località comprese fra la foce del fiume S. Leonardo
ed Agnone Bagni? Da anni il nostro incubo sono le tonnellate di alghe verdi contro cui nessun ente pubblico
(né il Comune di Augusta né la provincia di Siracusa né
la Regione) ha mai preso provvedimenti, né speso un
soldo, lasciando ai residenti della zona il piacere di lottare, con somme sborsate dai privati e con iniziative fantasiose, contro il “mostro verde” che ogni anno
si ripresenta sempre più forte. Ma forse quest’anno le nostre acque non si tingeranno di verde ma di nero. Già da giorni è possibile notare chiazze scure proprio dove le onde si infrangono sulla riva. Cosa sta
succedendo? Non è sfuggito a molti che alla foce del S. Leonardo stanno avvenendo opere di ripascimento. Questi sono interventi che, con l’azione di riporto di sabbia, dovrebbero contrastare l’erosione
dei tratti marini e ripristinare le condizioni preesistenti. Allora perché continuiamo ad avvistare chiazze
nere? Si è scoperto che al posto della sabbia vengono utilizzati fanghi e materiali misti provenienti dal
porto di Catania. La cosa più sconcertante è che, informandoci, abbiamo scoperto che tutto ciò è approvato dalla legge. L’articolo 48 del decreto sulle liberalizzazioni consente che i fanghi ed i materiali provenienti dai siti di interesse nazionali da bonificare, perché altamente inquinanti, possano essere riutilizzati come materiali di recupero. A questo punto, l’unica cosa che rimane da fare agli abitanti di Lentini e
Carlentini, è farsi sentire, esattamente come hanno fatto gli abitanti di Ispica, che sono riusciti ad attirare
l’attenzione di Legambiente ed a mettere in dubbio l’uso delle sabbie inquinate dragate dal porto di Pozzallo per il ripascimento della costa ispicese. Forse l’unico modo per riavere l’acqua azzurra come lo era
tempo fa , è alzare la voce e gridare che questa situazione non ci sta bene. Non vorremmo che anche
questa volta si verificasse quanto dice il proverbio “fatta la legge, trovato l’inganno”.
Meglio avere le idee chiare.
Mafiosi froci o mafiosi assassini?
Si può leggere per le strade di Lentini, in via Bricinna ed in altri
punti del paese, una scritta che recita così: “Mafiosi froci”.
L’affermazione ci procura un certo disorientamento, la frase si
presta a varie interpretazioni e quindi suscita diverse “emozioni”
in chi legge. Da una parte rende orgogliosi i Siciliani del fatto
che la mafia venga ormai reputata per ciò che è e condannata,
dall’altra ci accorgiamo che usare ‘’froci’’ per offendere è un insulto agli omosessuali; ma mentre l’omosessualità non è un reato
o una colpa, la mafia è già in sé un’organizzazione criminale e
fuori legge. Ciò sta a dimostrare che, mentre la mentalità mafiosa
si sta estinguendo, c’è ancora un senso di riluttanza verso chi ha
orientamenti sessuali diversi. E’ nostro desiderio che pian piano
si poss ano superare anche questi pregiudizi.
L’autore della scritta, pensiamo un giovane con le idee ancora
poco chiare, avrebbe fatto meglio a scrivere “mafiosi assassini”,
il messaggio sarebbe stato chiaro e condivisibile e non offensivo
p e r
g l i
o m o s e s s u a l i .
Medea Samo - Elena Zarbano III D
Piccole “bulle” crescono
“Lei è più bella di me, ma io so uccidere meglio.” Questa è la frase intimidatoria postata su
facebook dalla ragazzina autrice dell'aggressione di Bollate dopo la rissa avvenuta il 5 febbraio 2014. Nel video caricato su youtube, la vittima in cerca d'aiuto era circondata da altri ragazzi che non sono intervenuti, ma che anzi incitavano la bulla e filmavano la scena. Purtroppo,
dalla frase postata, dobbiamo constatare che l'autrice dell'aggressione non ha cambiato il suo modo di pensare e non si è pentita del
suo gesto neanche dopo la gogna mediatica.
Simona Pontillo III A
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Medea Samo - Elena Zarbano III D