conquiste del 19 giugno scoppio

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GIOVEDÌ 19 GIUGNO 2014
Firenze. Lavoratori
Esaote in corteo
per dire no
al piano esuberi
O
ltre 250 persone hanno sfilato per le
vie del centro di Firenze per dire no ai
120 esuberi (tra Firenze, Genova e le altre
sedi minori in Italia) annunciati dall’azienda. Sono i lavoratori della Esaote di Firenze, cui si sono unite delegazioni di altre
aziende fiorentine del settore metalmeccanico, che ieri mattina hanno attraversato il
centro storico da via Martelli al piazzale degli Uffizi.
“Il piano industriale presentatoci non è un
piano di sviluppo economico ma un piano
strettamente finanziario, che col taglio di
un numero così significativo di dipendenti
non porterà certo ad un incremento dell'attività, né della qualità del prodotto Esaote
- ha detto Flavia Capilli, della Fim-Cisl di Firenze e Prato -. Il trasferimento del know
how da Firenze è incomprensibile perché
significherebbe perdere una enorme mole
di conoscenze e modernità. Il corteo rap-
presenta la volontà di tutti i lavoratori che
hanno investito e continuano a farlo, credendoci, nell'azienda, forse più dei propri
vertici, protestando contro soluzioni drastiche prese unilateralmente da un'azienda
che sembra esser sorda alle voci dei suoi
dipendenti che con sforzo e propositività
hanno stilato un piano industriale alternativo per la salvaguardia dell'occupazione".
Il 12 giugno scorso l’azienda ha inviato alle
organizzazioni sindacali la richiesta di esame congiunto per la Cassa integrazione
straordinaria (con riduzione a zero ore e
prevedibile per 12 mesi) con la dichiarazione di esubero di 120 dipendenti, 53 dei qua-
li a Firenze (su un totale di 220 occupati).
L'azienda non prevede neppure la possibilità di rotazione. L’applicazione del piano è
prevista dal 7 luglio. Inoltre sono state costituite due società ad hoc focalizzate sui
core business (Medical IT e Global Service)
su cui verranno conglobati 77 dipendenti a
partire dal 1 settembre 2014.
Il prossimo 1 luglio alle 11 al Ministero del
Lavoro e delle politiche sociali si terrà l'esame congiunto con i sindacati. Mentre il 4
luglio alle 15 è in programma un incontro
al Ministero dello sviluppo economico,
chiesto dai sindacati e dai parlamentari toscani e liguri.
Macerata. Cinque vigili del fuoco ustionati dopo lo scoppio
conquiste del lavoro
cronache
Esplodesilos
di falegnameria,
feritiipompieri
R
oma (nostro servizio). Sono tutti componenti della stessa
squadra antincendio, in forza
al Comando di Macerata, i cinque vigili del fuoco rimasti feriti ieri, di
cui uno in maniera grave, nell’esplosione di un silos pieno di scarti di legname avvenuta all’azienda Gfl sas di
Squartabue di Recanati. L’incendio
nella falegnameria che produce componenti per mobili e infissi e occupa
un centinaio di dipendenti, è avvenuto nella notte, mentre lo scoppio si è
verificato diverse ore dopo, quando
erano in corso le operazioni di spegnimento dell’incendio. Lo scoppio sembra essere stato causato dai gas che si
erano formati all’interno del silos dove erano ammassati gli scarti di lavorazione.
”L’incidente accaduto mette in evidenza ancora una volta la grande pericolosità del lavoro dei vigili del fuoco commenta Pompeo Mannone, segretario generale della Fns Cisl -. Nonostante tutte le precauzioni siano state
prese e i dispositivi di protezione individuale adottati, nel nostro lavoro bisogna sempre fare i conti con una percentuale di rischio che è molto elevata”.
Secondo una prima ricostruzione dell’incidente, il vigile del fuoco in condizioni critiche è salito con l’autoscala
sulla sommità del silos, munito di auto-protettore alla schiena, per moni-
torare le operazioni di spegnimento:
lo scoppio l’ha scaraventato a terra da
un’altezza di circa tre metri. Nell'impatto con il suolo ha riportato lesioni
importanti, ed è andato in arresto cardiaco. I soccorritori del 118 sono riusciti a rianimarlo e lo hanno trasportato con l’eliambulanza all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona. Gli altri
colleghi portati all’ospedale di Civitanova Marche, sono stati investiti dalla
fiammata sprigionata dal silos e sono
rimasti ustionati.
Completa solidarietà ai vigili del fuoco
feriti è stata espressa da Mannone
che è poi tornato a ribadire sulla necessità di un riconoscimento concreto
ed effettivo, da parte della politica, al
lavoro svolto dai vigili del fuoco: ”La
pericolosità di questo mestiere non
ha eguali - sottolinea Mannone - per
questo, oltre al riconoscimento dei cittadini che non è mai mancato, il nostro Corpo nazionale necessita di un
riconoscimento vero da parte della politica per l’attività delicata e particolare messa in campo quotidianamente
dai nostri uomini e dalle nostre donne”.
Mannone sollecita il Governo e le istituzioni interessate affinché ”diano risposte urgenti per far fronte alle problematiche del servizio e per migliorare una volta per tutte le condizioni
complessive dei lavoratori”.
Sara Martano
Cantierinavali,
laMarinaMilitaresceglie
l’eccellenzacampana
N
apoli (nostro servizio). La Marina
Militare italiana per ammodernare
la sua flotta vuole solo aziende e lavoratori campani. Parola di Giuseppe De
Giorgi, Capo di Stato Maggiore della Marina. Sul tavolo di lavoro ci sono 10 miliardi
di euro per altrettanti anni che il Governo
ha stanziato per avere navi militari più efficienti e più adatte ad un sistema di difesa
integrato e in linea con quello degli altri
Paesi Nato. Di questi 10 miliardi, la metà
arriverà appunto in Campania. Ne beneficieranno le imprese della cantieristica e
dei sistemi di comunicazione e controllo
dei mezzi navali.
Quello che la Marina militare ha in animo
è di valorizzare i cantieri navali di Castellammare di Stabia e le aziende del panorama difesa che ci sono nella regione. E che,
da anni, rappresentano un’eccellenza.
Ma i 5 miliardi di euro non saranno tutti
destinati al settore marittimo, una parte
andrà al comparto aerospazio e difesa
che ha bisogno di essere sostenuto e di
crescere. In una recente iniziativa pubblica, a Giugliano (Napoli) Angelo Punzi, proprietario della Gma, una delle aziende
d’eccellenza che, negli ultimi anni ha investito notevoli risorse in uno stabilimento
modernissimo, ha evidenziato come il made in Campania sia importante per conquistare fette di mercato tra i produttori di
sistemi per la Marina e l’Aeronautica Militare italiana.
Anche il sottosegretario della Difesa, Gioacchino Alfano ha confermato l’intenzione del Governo di assegnare almeno il
50% delle attività cantieristiche agli impianti stabiesi e ha sollecitato le piccole e
medie imprese campane dell’aerospazio
e della difesa “a non perdere questa opportunità che consentirà alle più competitive e innovative tra loro di concorrere a
programmi, i cui contenuti tecnologici
consentiranno alle imprese quel salto di
qualità necessario per posizionarsi e consolidarsi nel mercato internazionale dei sistemi di comunicazione e controllo sistemistico”.
Già lo scorso anno, le aziende campane,
del settore difesa, sostenute dalla Regione, erano sbarcate a Xiamen (Cina) per
presentare, in una rassegna internazionale, i propri prodotti. Stiamo parlando dell’Arter e Flexitab, dell’Airmak di Raffaele
Violetti, che aveva sviluppato e commercializzato un nuovo aereo di aviazione leggera biposto, il Jp4.
Anche il sindacato guarda con favore a
quello che accade nel settore. “È chiaro
che la Fim di Napoli - dice il suo segretario
generale, Giuseppe Terracciano - apprezza ogni apertura di discussione sulle opportunità di lavoro per le aziende partenopee, valorizzando le competenze tecnologiche presenti sul territorio nel settore
della difesa che, per le sue caratteristiche
e peculiarità, deve misurarsi sulla tecnologia, sulla affidabilità e deve saper concorrere in un mercato sempre più aggressivo
e difficile garantendo sempre più le sue
performance”. Ma la capacità industriale
non manca. Essa deve essere il modello
da utilizzare, per il segretario Terracciano,
“per emergere nel panorama industriale
che ormai non ha più confini nazionali, ma
deve confrontarsi con la globalizzazione
dei mercati e delle produzioni”. La Campania, in tanti settori, ha saputo dimostrare
di essere all’altezza. Il sindacato chiede al
Governo e alle istituzioni a partire dalla
stessa Regione “di programmare finanziamenti e investimenti per sostenere questo progetto industriale con ricadute occupazionali per l’intera area”.
Luca Tatarelli