5_guida tecnica_riciclalolio

Zooplant Lab
Università degli Studi di Milano Bicocca
Fondazione Idra
Guida Tecnica:oli alimentari esausti
Progetto Acqua senza macchia
Fondazione Idra - Bando Cariplo 2012
Autori
Massimo Labra
Davide Fontana
Ilaria Bruni
Alessandro Mottadelli
Maggio 2014
Realizzata con il contributo di:
Gli oli alimentari esausti
Che cosa sono gli oli alimentari esausti?
Con il termine “oli esausti alimentari” si definiscono sia gli oli derivati dai processi di cottura, sia tutti quelli
utilizzati nella conservazione dei cibi. Gli oli esausti alimentari sono quindi oli da cucina di origine animale e
vegetale che dopo l’utilizzo restano nelle padelle, nelle friggitrici e nei fondi dei vasetti di conserve e che
devono essere smaltiti.
Secondo stime del Conoe (Consorzio
Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e
animali esausti) (Fig.1) ogni anno in Italia vengono consumate 1.400.000 tonnellate di oli vegetali con un
consumo medio pro capite di 25 Kg. Di questa quantità si valuta un residuo pari al 20% che non viene
utilizzato e che deve essere smaltito (pari a 280.000 tonnellate;; circa 5 kg pro capite). Il 57% di tale quantità
è attribuibile alle utenze domestiche, il 25% al settore della ristorazione e il 18% alle industrie alimentari. Si
stima pertanto che le utenze domestiche generino circa 160.000 tonnellate annue di oli alimentari esausti
(2,67 kg pro capite/anno),, mentre la quantità di olio generata dal settore ristorazione è pari a 1,2 kg/anno per
cittadino1.
•50.000.000
•70.000.000
•160.000.000
Tot:
280.000.000 Kg
di olio esasto
disperso
Provenienza
•Industrie alimentari
•Settore ristorazione
•Settore domestico
•18%
18%
•25%
25%
•57%
57%
% di
Ripartizione
Fig.1.. Nella figura sono indicate le quantità
quant di olio alimentare esausto prodotto in Italia e la relativa provenienza
(fonte: Conoe).
Si sottolinea che l’olio alimentare prodotto dagli operatori della ristorazione (ristoranti
ristoranti, pizzerie, mense, ecc.)
rappresenta una percentuale importante; vi è infatti una normativa molto restrittiva che prevede la sua
raccolta per riutilizzarlo in diverse filiere. L’enorme fonte di dispersione impropria nell’ambiente è
quindi quella domestica che spesso si evidenzia come olio riversato negli impianti fognari e quindi nelle
acque nere.. Si tratta di quantità singolarmente poco significative, ma incredibilmente grandi considerate nella
loro globalità,, frequenza e permanenza.
permanenza Per
er l’olio di uso domestico vi è una normativa che prevede la sua
captazione e smaltimento (si
si veda paragrafo
paragraf “La normativa”), tuttavia l’obbligatorietà di smaltimento
corretto si riferisce solo alle utenze commerciali. Pertanto nei piccoli comuni dove non sono state ancora
1
Fonte: Progetto LIFE/RECOIL (LIFE+10ENV/IT/000341
LIFE+10ENV/IT/000341), Report Action 5,
www.recoveringoil.eu/sites/recoveringoil.eu/files/docs/Action%205%20-%20Final%20Report_EN.pdf
www.recoveringoil.eu/sites/recoveringoil.eu/files/docs/Action%205%20
%20Final%20Report_EN.pdf
studiate strategie appropriate di gestione di tale rifiuto o laddove non sia stata messa in atto una campagna di
sensibilizzazione per i cittadini tale normativa spesso non viene adottata.
Per far fronte a questo problema ambientale sono stati ideati diversi progetti; tra questi “Acqua Senza
Macchia” rappresenta un programma innovativo che vuole sperimentare sistemi di raccolta e gestione dei
rifiuti oleosi in diverse realtà della provincia di Monza e Brianza”. Il fine ultimo del progetto è quello di
valutare differenti metodi di raccolta e gestione del rifiuto in stretta collaborazione con le realtà territoriali
locali con l’obiettivo di realizzare una filiera efficiente che garantisca un’importante riduzione
dell’inquinamento delle acque da oli vegetali esausti.
Partendo dai dati Conoe è possibile stimare una produzione di 185 tonnellate annue di oli esausti alimentari
nei territori di interesse aderenti al progetto “Acqua Senza Macchia”, di cui circa 100 t imputabili alle sole
utenze domestiche. In particolare nel Comune di Mezzago a fronte dei suoi 4163 abitanti sarebbero prodotte
circa 11 t di olio, nel Comune di Bellusco, con 7217 abitanti, circa 19 t e nel Comune di Vimercate con
25758 abitanti, 69,5 t (Fig.2).
Comune
Settore domestico
Stima olio
prodotto
Mezzago
11240 kg
Raccolto
2011
-
Settore ristorazione
Percentuale
di raccolta
-
Stima olio
prodotto
4995 Kg
Raccolto
2011
Percentuale
di raccolta
1200 kg
24%
Totale
Stima olio
Prodotto
Raccolto
2011
Percentuale
di raccolta
16235 kg
1200 Kg
7,3%
(4163 abitanti)
Bellusco
19485 Kg
2100 Kg
10,7%
8660 Kg
1325 kg
15,3%
28145 Kg
3425 Kg
12,1%
69545 Kg
4750 Kg
6,8%
30910 Kg
11545 Kg
37,3%
100455 Kg
16295 Kg
16,2%
(7217 abitanti)
Vimercate
(25758 abitanti)
Fig.2. Stima dell’olio esausto prodotto e quantità raccolta nei comuni di Mezzago, Bellusco e Vimercate.. La
produzione di olio esausto di origine domestica è stata stimata utilizzando 2,7 Kg come quantità media prodotta
procapite all’anno, mentre quella del settore ristorazione utilizzando 1,2 Kg (dato fornito dal C.O.N.O.E.).
TRASFORMAZIONE CHIMICA DELL’OLIO DURANTE FRITTURA
Gli oli alimentari non sono di per se dannosi in condizioni naturali, ma lo possono diventare nel momento in
cui sono sottoposti a bollitura ovvero quando raggiungono temperature molto elevate durante la
preparazione dei cibi. In queste condizioni le molecole dell’olio subiscono una serie di reazioni chimiche
che producono prodotti di ossidazione e prodotti di decomposizione (fonte: Scientific and Technological
Options Assessment (STOA) - “Recycled cooking oils: assessment of risks for public health” ). Alcuni di
questi risultano volatili e vengono perduti durante la frittura gli altri si accumulano invece nell’olio
deteriorandolo e rendendolo inutilizzabile per ulteriori preparazioni alimentari.
Per entrare più nello specifico è interessante sapere che la frittura o bollitura dell’olio è un processo che
coinvolge diverse reazioni in grado di influenzare le componenti del materiale grasso, nella fattispecie i
trigliceridi (TG) e la frazione insaponificabile (steroli, tocoferoli, caroteni e altri pigmenti, ecc.). Durante la
bollitura aumenta il contatto tra olio ed ossigeno e si producono reazioni di ossidazione ovvero si originano
composti come trigliceridi ossidati, epossidi, ossidi di steroli e altri composti ossidati volatili. Dalle reazioni
che coinvolgono l'idrolisi dei trigliceridi, vengono prodotte grandi quantità di acidi grassi liberi, digliceridi e
monogliceridi. Infine dalle reazioni che comportano la polimerizzazione di trigliceridi si formano dimeri e
oligomeri non polari (Fig.3).
Tra i composti particolarmente pericolosi per la salute dell’uomo derivati dal processo di frittura vi sono gli
idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Gli IPA costituiscono una vasta classe di molecole organiche la cui
caratteristica strutturale è la presenza di due o più anelli benzenici uniti tra loro. Gli IPA svilupparsi spesso
derivano dalla combustione incompleta degli alimenti e per effetto della loro lipofilia vengono facilmente
assorbiti dagli oli di frittura. A causa dell’elevata solubilità in lipidi e in solventi organici questi composti
possono accumularsi a livello dei tessuti del corpo umano e provocare l’insorgenza di tumori.
Fig.3. Schema dei principali processi di degradazione coinvolti nella frittura dell’olio.
Va infine sottolineato che i processi di trasformazioni subiti dagli oli possono essere anche facilmente
evidenziabili osservando l’olio stesso dopo frittura. Si possono riscontrare difetti nell’odore e nel sapore,
imbrunimento del colore, aumento della viscosità, formazione di schiuma. Tutti questi elementi macroscopici
nascono reazioni chimiche complesse che possono produrre molecole ossidate pericolose. Per questo motivo
è consigliabile sostituire frequentemente l’olio durante la frittura dei cibi evitando di non oltrepassare il
cosiddetto punto di fumo (Fig.4) ovvero la temperatura critica alla quale un grasso inizia a decomporsi
alterando la propria struttura molecolare.
Punto di fumo dei grassi/oli raffinati più comuni
Arachide
230°
Colza
225°
Girasole
225°-245°
Mais
230°
Margarina
150°
Oliva
190°-240°
Riso
230°-255°
Sesamo
215°-230°
Soia
230°-240°
Fig.4. Punti di fumo dei principali oli utilizzati per friggere. Il punto di fumo rappresenta una temperatura critica da
non superare per preservare le caratteristiche molecolari e organolettiche dell’olio.
EFFETTI DEGLI OLI ESAUSTI SULL’AMBIENTE
L’impatto sugli ecosistemi
E’ piuttosto complesso valutare quali siano gli effetti diretti ed indiretti degli oli esausti che vengono
riversati nei diversi comparti ambientali. Indubbiamente quello più evidente riguarda l’inquinamento delle
acque che può avvenire sia direttamente, qualora si scarichino rifiuti oleosi nei corpi idrici, che
indirettamente, se questi vengono immessi nella rete fognaria. Questo è legato sia alla natura chimica
dell’olio ovvero alla sua immiscibilità con l’acqua, sia ai composti chimici provenienti dalla frittura che
vengono dispersi nei bacini idrici provocando alterazioni ambientali e biologiche. L’olio che raggiunge i
corpi idrici, a causa del suo carattere apolare e della minore densità rispetto all’acqua, si distribuisce sulla
superficie come una sottile pellicola (Fig.5) con conseguenti problemi per gli ambienti acquatici. Lo strato
di olio superficiale infatti limita gli scambi gassosi (ossigeno e anidride carbonica) e di luce con forti
ripercussioni sugli ecosistemi e sui diversi organismi viventi.
Essendo idrofobo, l’olio non si scioglie neppure nelle acque di fogna, anzi raggiunge “galleggiando”
sull’acqua i sistemi di depurazione cittadina producendo numerosi problemi ai sistemi di trattamento delle
acque reflue e agli impianti di depurazione.
Nel caso in cui l’olio esausto raggiungesse la falda freatica, sarebbe in grado di formare uno strato lentiforme
con spessore di alcuni centimetri sopra l’acqua di falda stessa. Questo significa che anche nei pozzi di
approvvigionamento di acqua potabile si rischierebbe di trovare questo strato di olio che renderebbe
inutilizzabili tali acque per il consumo umano.
Per questa ragione è fondamentale prendere precauzioni opportune per salvaguardare falda e pozzi, ma anche
acque superficiali che possono essere in contatto con le riserve più profonde di acqua.
Per quanto riguarda il comparto suolo, l’olio esausto può formare un film idrofobo attorno alle particelle di
terra: questo fenomeno crea una sorta di barriera di sbarramento tra le particelle del terreno, l’acqua e le
radici delle piante, che non riescono così a svolgere le loro funzioni vitali in modo efficace. I terreni
contaminati da oli risultano pertanto meno fertili sia per l’agricoltura sia per le piante spontanee (fonte: The
Effect of Oil Pollution of Soil on Germination, Growth and Nutrient Uptake of Corn, E.J. Udo & A.A.A.
Eayemi).
Fig.5. Esempio di distribuzione dell’olio in acqua. Le molecole di olio tendono a raggrupparsi tra loro a causa della
loro natura idrofoba e data la minore densità rispetto all’acqua formano uno strato in prossimità della superficie,
causando danni importanti all’ecosistema acquatico.
L’impatto dell’olio sui sistemi di depurazione
L’immissione di olio nella rete fognaria può provocare sia danni alle tubature che problemi ai sistemi di
depurazione.
Per quanto concerne gli impianti di depurazione possiamo distinguere un problema di tipo meccanico, in
quanto l’olio impregna i filtri di trattamento,
trattamento e problemi di tipo biologico, come la riduzione dei processi di
scambio gassosi necessari al metabolismo batterico utilizzato per degradare i contaminanti delle acque. Per
diminuire i danni provocati dagli
agli oli i depuratori sono dotati di disoleatori (Fig.6) che sfruttano il principio
della decantazione per separare, sotto forma di materiale galleggiante,
galleggiante gli oli e i grassi presenti nei liquami
dall’acqua.
Fig.6. Schema semplificato di un disoleatore,
disoleator impianto comunemente utilizzato
ilizzato per separare gli oli insieme alle atre
sostanze “lipofile” dall’acqua.
In genere questi sistemi sono abbastanza efficienti:
efficienti l’olio
’olio viene rimosso dalle acque con una percentuale pari
al 75% (15 mg/L di oli in ingresso e 3,2
3 mg/L in uscita, fonte: MM Milano).
Ovviamente questo processo richiede tempi e costi di trattamento aggiuntivi. Da una recente stima
dell’Università della Tuscia è emerso che per depurare 1 kg di olio si consumano circa 3 kWh di energia, per
un costo dii circa 0,45 euro, mentre per la manutenzione delle condutture e degli impianti di pompaggio
incrostati o danneggiati si spendono 0,45 euro
euro per ogni kg di olio esausto. (dati forniti dal Progetto LIFE+08
ENV/IT/000425 ETRUSCAN a cura di SEA Tuscia S.r.l., spin-off
off accademico dell’Università della Tuscia http://www.seatuscia.it).
Secondo invece una stima effettuata da Brianzacque il costo medio per smaltire oli e grassi si aggirerebbe
attorno a 335 euro a tonnellata, con un consumo energetico pari a circa 30.000 euro all’anno (dati
Brianzacque 2012).
Una raccolta organizzata e ben strutturata permetterebbe di ridurre moltissimo sia i danni ambientali dovuti
all’impatto degli oli esausti sia i costi di pretrattamento (disoleatore)
(disoleatore) durante l’attività di depurazione.
Gli oli alimentari esausti
Da rifiuto a risorsa
Secondo una stima dell’Ocse relativa al consumo di materie prime, l’estrazione mondiale di risorse è
aumentata del 36% dal 1980 al 2002, e si prevede che crescerà di un ulteriore 48% entro il 2020, per un
valore complessivo di circa 80 miliardi di tonnellate.
L’Unione europea (con la direttiva 2008/98/CE) si è data quindi l’obiettivo di diventare una “società del
riciclaggio con un alto livello di efficienza”, cercando di limitare la produzione di rifiuti e di utilizzarli come
risorse. Agli Stati membri viene chiesto di impegnarsi affinché i materiali riciclabili non finiscano in
discarica, ed entro il 2020 il riciclaggio dei rifiuti urbani (limitatamente a metalli, carta, vetro, plastica) dovrà
essere cresciuto almeno del 50% in peso. Se in Italia dalla raccolta differenziata arrivano timidi segnali
positivi, il dato complessivo è ancora molto lontano dalle disposizioni di legge. Nonostante questo,
l’industria del riciclo è un settore importante per l’economia nazionale, con dinamiche in crescita continua,
strettamente connesse ai settori produttivi che utilizzano le materie seconde.
Il riciclaggio, inoltre, insieme alla riduzione a monte dei rifiuti, alla raccolta differenziata e al riuso (la
strategia cosiddetta delle “4R”), contribuisce in misura decisiva al risparmio energetico e alla riduzione delle
emissioni inquinanti e climalteranti (fonte: http://www.legambiente.it/temi/rifiuti/riciclaggio).
Come molti altri residui anche l’olio vegetale usato può rappresentare, se raccolto in modo differenziato
dagli altri rifiuti, una fonte di risparmio energetico perché può essere trasformato in una risorsa energetica.
Si stima che il recupero delle 280.000 tonnellate di olio esausto che l'Italia produce ogni anno genererebbe
un valore recuperato stimabile intorno agli 84 milioni di euro. A ciò si aggiungono i vantaggi legati alle
emissioni di CO2 e tutti i costi diretti ed indiretti di smaltimento (fonte: CONOE).
STORIA E NUMERI DELLA RACCOLTA DEGLI OLI ALIMENTARI USATI IN ITALIA
Il Consorzio Obbligatorio Nazionale della raccolta e trattamento degli oli e grassi vegetali Esausti
(C.O.N.O.E. - www.consorzioconoe.it) nasce nel 1998, secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo
22/97, il cosiddetto decreto Ronchi. Lo scopo del C.O.N.O.E. è assicurare su tutto il territorio Nazionale il
trasporto, lo stoccaggio, il trattamento e il recupero della filiera oli e grassi esausti in modo da tutelare
l’ambiente e la salute pubblica, riducendo progressivamente la dispersione degli oli vegetali esausti e
l’inquinamento da essi derivante. Sin dagli inizi il C.O.N.O.E. si è attivato in modo capillare e organizzato e
già nel 2001 ha raccolto e recuperato 15.000 ton di oli e grassi di frittura, per un valore di € 3.500.000,00.
Nel periodo successivo che va dal 2002 al 2007 nel complesso sono state raccolte e recuperate altre 170.000
ton di prodotto, per un valore di € 60.000.000,00 di cui € 18.000.000 riferiti al solo anno 2007. In sette anni
dal 2001 al 2008, la capacità di raccolta è incrementata di quasi il 90%. Secondo i dati forniti dal
C.O.N.O.E. in Italia nel 2010 sono state raccolte e riciclate 43.000 ton di olio e grassi con un aumento del
2,4% rispetto agli anni precedenti. Oggi il C.O.N.O.E. conta 15 aziende rigeneratrici consorziate e 120
aziende raccoglitrici consorziate.
I DIVERSI METODI DI RACCOLTA DEGLI OLI ED I LORO VANTAGGI
A differenza della raccolta di olio vegetale esausto da attività industriali e di ristorazione, l’attività di
recupero da utenze domestiche è un impegno più difficile ed oneroso: per attuarlo è necessario raggiungere
in modo capillare le abitazioni e coordinare le iniziative di raccolta affinché si possano raggiungere volumi
importanti che giustifichino i costi di gestione e le strutture impiegate. Tutto questo richiede organizzazione
e impegno non solo dell’amministrazione comunale ma soprattutto dei cittadini che devono essere informati
ed attrezzati alla raccolta degli oli esausti. Si sottolinea che una raccolta domiciliare degli oli esausti ben
strutturata permetterebbe di ridurre sia l’impatto ambientale sia ai comuni di risparmiare costi legati al
trattamento delle acque.. Tutto questo richiede l’individuazione della struttura di raccolta più idonea in base
alle caratteristiche del territorio (viabilità, densità abitativa, dislocazione delle abitazioni), alle tipologie di
utenze (pluriutenze domestiche, monoutente domestiche, ecc.), ai costi di gestione e all’impegno e sensibilità
degli abitanti. Un accurato studio sulle differenti tipologie di raccolta e i rispettivi vantaggi/svantaggi è stato
condotto da SEA Tuscia S.r.l., spin-off accademico dell’Università della Tuscia (http://www.seatuscia.it), di
cui citeremo i dati in questa sezione.
I più diffusi sistemi di raccolta degli oli vegetali usati per utenze domestiche attualmente sperimentati sul
territorio nazionale sono:
•
•
•
Raccolta con isole ecologiche
Raccolta mediante contenitori monomateriali presso stazioni stradali/presso supermercati
Raccolta nei condomini (alternativo al porta a porta)
Raccolta con isole ecologiche
Il conferimento diretto presso isole ecologiche controllate (Fig.2), presenta i vantaggi di una gestione
semplificata, elastica ed economica per i comuni e risulta essere la metodologia più diffusa sul territorio
nazionale. In base ai dati ottenuti negli ultimi anni si calcola che il quantitativo medio annuo di raccolta di
olio vegetale esausto per famiglia attraverso isola ecologica è di 0,27 kg. La percentuale di intercettazione
media annua di un’isola ecologica per ogni famiglia è del 3,79%. Questo tipo di intervento presenta pertanto
una bassa efficienza in quanto riesce a coinvolgere solo il cittadino “fortemente motivato”, ossia circa il 34% della popolazione. Va inoltre sottolineato che essendo poco strutturata questa tipologia di raccolta
presenta anche problemi di sicurezza a partire dal metodo con cui gli abitanti raccolgono e conservano l’olio
nelle proprie abitazioni. Molto spesso vengono adoperati contenitori in plastica o vetro, senza adeguate
chiusure. I contenitori con olio esausto vengono conservati in vari luoghi della casa, spesso senza adeguati
sistemi di chiusura. Infine va precisato che in molte isole
ecologiche la quantità di olio che viene depositata è così
esigua che i costi di gestione possono superare i vantaggi
provenienti dal riuso dell’olio o il suo utilizzo per
produrre energia. Questo tipo di raccolta deve essere
pertanto supportata da attività di informazione e
formazione dei cittadini che devono conoscere la
problematica, sapere come e quando procedere al
recupero dell’olio, dove conservarlo e come trasferirlo
alla piattaforma.
Fig.2. Piattaforma ecologica attrezzata per il recupero
degli oli vegetali usati
Raccolta mediante contenitori stradali monomateriali
- Raccolta stradale
Tale sistema di raccolta degli oli esausti è realizzato attraverso l’uso di
contenitori appropriati (Fig.3) posizionati in punti strategici di strade molto
frequentate. In generale il sistema è stato adottato in aree con una dimensione
massima di 500 famiglie - utenze, in quanto i contenitori possono soddisfare
volumi modesti. In base si dati disponibili in letteratura si evince che tale sistema
è caratterizzato da un elevata efficacia in tempi brevi. Le stime suggeriscono una
efficienza del 19,16% di olio recuperato a famiglia. In base alle esperienze
maturate nei comuni italiani, in cui è stato sviluppato un progetto di recupero
dell’olio usato, si è rivelata particolarmente efficiente la raccolta mediante
contenitori stradali monomateriali effettuata insieme alla raccolta condominiale.
Questi sistemi di raccolta integrati sono consigliabili in comuni con un numero di
abitanti superiore ai 100.000 in cui la presenza di condomini sia importante.
Fig.3. Esempio di contenitore
monomateriale posizionato su
strada.
- Raccolta presso i supermercati
Questo metodo di raccolta è realizzato con contenitori identici a quelli della
raccolta su strada che vengono posizionati nei pressi dell’ ingresso di
supermercati. Dato il posizionamento la capacità di intercettazione del rifiuto è
maggiore rispetto al contenitore istallato su strada. Tali contenitori riescono ad
intercettare anche le utenze extra comunali di nuclei familiari che si recano a
fare acquisti e nel contempo svolgono la raccolta differenziata. Sono sistemi
adatti per i comuni con distribuzione disomogenea delle abitazioni dove risulta
complessa la raccolta su strada. La percentuale di raccolta aumenta se si
affiancano iniziative di distribuzione di taniche (Fig.4) per il contenimento
Fig.4. L’utilizzo di taniche rende
dell’olio vegetale esausto, distribuzione di buoni sconto o punti regalo in caso più agevole la raccolta dell’olio da
di raccolta differenziata. Il fattore medio annuo di raccolta con questo sistema parte dell’utente.
per una famiglia è di 1,58 kg. La percentuale media annua di raccolta per
famiglia attraverso un contenitore stradale da supermercato è del 21,90%.
Raccolta mediante contenitori condominiali (porta a porta)
La raccolta condominiale è un sistema di raccolta integrato e proposto al posto del porta a porta nelle zone ad
alta densità abitativa e per tutte le realtà strutturate normalmente con il porta a porta per la raccolta
differenziata dei rifiuti che impongono l’eliminazione dalle strade di tutti i cassonetti.
Il fattore medio annuo di raccolta di olio vegetale usato di una famiglia è di 3,8 kg. La percentuale di
intercettazione media annua di un contenitore presso i condomini per ogni famiglia è del 52,7%. Questi dati
suggeriscono che la vicinanza del punto di raccolta all’abitazione sia molto importante per ridurre lo scarico
nelle fognature dell’olio. Questo tipo di raccolta è tuttavia piuttosto oneroso per la gestione del rifiuto. Il
Comune deve farsi carico di ritiri periodici dell’olio e dei costi di trasferimento ai sistemi di trattamento. Si
calcola che questo sistema di raccolta sia efficiente ed economicamente supportabile se vi sono almeno 20
condomini che effettuano la raccolta con un numero di unità abitative maggiori di 20. Questo garantisce un
recupero annuo minimo di 70/80 kg per condominio. Si consiglia l’attivazione di tale sistema di raccolta
in città con un numero di abitanti superiore ai 100.000, che solitamente presentano numerosi condomini di
dimensione medio grande.
Raccolta porta a porta
Il sistema porta a porta presuppone passaggi dell’operatore settimanali o al massimo mensili per il ritiro di
taniche, o bottiglie distribuite presso ogni unità abitativa. Tale sistema si presenta complicato a livello
logistico, pericoloso perché i singoli cittadini devono essere formati alla raccolta, nonché oneroso. Per quel
che concerne la logistica, ad esempio, i contenitori forniti ai cittadini devono essere svuotati da un operatore
nella cisterna di raccolta con conseguente fuoriuscita dell’olio nel luogo di scarico, oppure si può prevedere
un ritiro delle taniche e una contestuale riconsegna delle taniche pulite. In questo secondo caso deve essere
previsto un sistema di lavaggio delle taniche in aree attrezzate ed ovviamente un numero doppio di
contenitori. In base a studi condotti su comuni che hanno testato questa strategia, anche ipotizzando una
raccolta al 100% si stima che si potrebbe ottenere
- per porta a porta con recupero settimanale: una quantità variabile tra 25 e 30 kg di olio vegetale usato per
operatore al giorno
- per un porta a porta organizzato con frequenza mensile: da 100 a 120 kg di olio vegetale usato per
operatore al giorno.
Tale sistema risulta essere inefficace sia per i bassi quantitativi di olio recuperato ma soprattutto per il
numero di risorse umane utilizzate che degli automezzi con un aumento dei costi di gestione a fronte di
esigui margini di raccolta.
Considerazioni conclusive
Sulla base dell’analisi svolta e delle sperimentazioni effettuate in diversi contesti geografici si evidenzia
come la scelta della strategia di raccolta sia da ponderare in base a diversi fattori che possono variare a
seconda delle situazioni. Un elemento comune e fondamentale per la buona riuscita di tutte le strategie di
raccolta è l’educazione e l’informazione in merito al problema. E’ chiaro infatti che solo attraverso
l’impegno dei singoli abitanti e di una presa di coscienza della collettività si possono raggiungere importanti
risultati nella riduzione dei rifiuti pericolosi e nell’attività del riciclaggio. In tal senso gli organi comunali
devo affiancare alla strategia di raccolta scelta un’azione di informazione. Un ruolo chiave viene inoltre
svolto dal terzo settore che opera nella tutela dell’ambiente e del cittadino e che può diffondere la cultura del
riciclo dei rifiuti soprattutto quelli pericolosi per la salute e per l’ambiente.
Infine si suggerisce di iniziare valutando da un lato le diverse variabili logistiche del proprio comune ma di
predisporre al tempo stesso dei progetti pilota che possano testare efficacia e fattibilità della raccolta.
(Tab.5). Si ricorda che il successo o meno del metodo di captazione dell’olio esausto può essere fortemente
influenzato al posizionamento dei contenitori di raccolta in punti strategici del comune. Ad esempio
contenitori monomateriali posizionati in aree scarsamente popolate determinano una raccolta inefficiente; la
sinergia con realtà locali pubbliche o private (es. supermercati) permette talvolta di aumentare di molto la
raccolta degli oli esausti in comuni medio piccoli. Infine anche la piattaforma ecologica riveste un ruolo
chiave soprattutto per le aree poco popolate in cui altre strategie di raccolta risulterebbero onerose; tuttavia è
fondamentale comunicare e facilitare il sistema di raccolta stesso presso le piattaforme di modo che il
cittadino sia invogliato ad usufruire di questo servizio.
Metodo di
raccolta
Raccolta con isole
ecologiche
Raccolta con
contenitori
monomateriali
Raccolta
condominiale
Raccolta porta a
porta
Efficienza di
recupero a
famiglia
Circa il 4%
Vantaggi
Svantaggi
Gestione
elastica
semplificata per i comuni
e Poco diffusa:
solo il 3-4% della popolazione
è coinvolto
Circa il 20%
Sistema
caratterizzato
da Il
posizionamento
dei
un’elevata efficienza in tempi contenitori è fondamentale per
brevi
garantire
una
raccolta
efficiente
Circa il 50%
Il punto di raccolta è interno al Sistema oneroso per la
condominio, quindi molto gestione del rifiuto
vicino all’utente
Poco meno del L’utente è facilitato nella Sistema complicato a livello
100% laddove è raccolta e nel reperire taniche logistico e oneroso per i
stata sperimentata pulite per un nuovo utilizzo.
comuni
Fig.5. Schema riassuntivo dei principali metodi di raccolta impiegati sul territorio nazionale.
LA TRASFORMAZIONE DEL RIFIUTO IN RISORSA
Come molti altri residui anche l’olio vegetale usato può rappresentare, se raccolto in modo appropriato, oltre
che vantaggi di carattere ambientale anche una fonte di energia.
L’olio esausto, dopo opportuni trattamenti può essere riutilizzato in diversi modi: può costituire la base per il
processo di generazione del biodisel o per la produzione di sapone oppure essere impiegato come
lubrificante per macchine agricole o ancora come combustibile per recupero energetico nel processo di
cogenerazione. Si stima che il recupero delle 280.000 tonnellate di olio esausto che l'Italia produce ogni anno
genererebbe un valore recuperato stimabile intorno agli 84 milioni di euro.
Sottolineiamo che queste possibili strategie di recupero non sono astratte ma rappresentano opportunità
concrete già adottate in diverse realtà locali e in molti paesi del mondo. I dati riportati dal C.O.N.O.E.
(Fig.6) evidenziamo come già nel 2008 circa il 50% dell’olio esausto raccolto (derivato prevalentemente dal
comparto industria e ristorazione) sia stato trasformato in modo efficiente in biocarburante (biodiesel). Una
percentuale particolarmente rilevante di olio esausto viene rigenerata per produrre lubrificante per
macchinari (20%).
Fig.6. Il grafico mostra le percentuali di riutilizzo degli oli esausti di origine alimentare: il 50% è destinato alla
produzione di biodiesel, il 20% alla produzione di lubrificanti, il 15% viene riciclato in altri modi (es. produzione di
saponi) e il 10% viene utilizzato nella produzione di energia (es. cogenerazione) (Fonte: CONOE, Relazione tecnica
2008)
Per ottenere il riutilizzo dell’olio, ovvero per trasformare il rifiuto in risorsa, è indispensabile avere una
filiera attiva. Per questa ragione il C.O.N.O.E. coopera con aziende specializzate e autorizzate che
raccolgono l’olio esausto in contenitori adatti allo stoccaggio e al trasporto e lo dirigono verso i più idonei
sistemi di rigenerazione e utilizzo.
Spesso la raccolta viene effettuata direttamente dall’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti domestici
sul territorio comunale (come ad esempio CEM Ambiente nel territorio di applicazione del progetto “Acqua
senza macchia”). L’azienda può provvedere alla raccolta direttamente, oppure subappaltando l’attività ad
altre aziende specializzate. In entrambi i casi, l’olio raccolto viene poi conferito a CONOE per le operazioni
di recupero.
Affinché l’olio esausto raccolto possa essere utilizzato sono necessari una serie di trattamenti di depurazione
e rigenerazione. Si tratta di interventi finalizzati alla rimozione delle sostanze estranee (proteine, gomme,
resine, fosfatidi, chetoni, aldeidi) che possono essere presenti sia in sospensione che in soluzione e che
possono avere influenza negativa sulla combustione o sul processo di trans esterificazione.
La prima fase solitamente è la grigliatura, necessaria per separare le parti solide dalla fase oleosa liquida.
Successivamente il processo continua portando il residuo oleoso ad una temperatura di circa 70 °C e
convogliandolo in speciali “agitatori a serpentina” o “centrifughe” dove viene separato dall’acqua e da altre
sostanze presenti e quindi raffreddato. L’ultimo passaggio, detto degommaggio, prevede l’aggiunta di
additivi e un’ulteriore filtrazione delle sostanze carboniose in modo da rimuovere lipidi polari idratabili
(fosfolipidi, lipoprotidi, glicolipidi), resine e gomme.
Il derivato di questa lavorazione, in relazione al grado di purezza e trasparenza raggiunto, può essere
variamente riutilizzato.
Sebbene questo processo possa sembrare costoso è bene chiarire che la risorsa che si ricava è preziosa.
Ad esempio, da 1 Kg di olio vegetale usato si ricavano 0,8 Kg di olio rigenerato (fonte:
http://www.ecorec.it/pag-olio.html): un risparmio energetico non trascurabile se si pensa che l’alternativa al
prodotto rigenerato sarebbe costituita da olio minerale sintetico derivante da prodotti petroliferi con chiari
costi, anche ambientali, legati ad estrazione, purificazione ecc. Se a ciò si aggiunge il contesto ambientale è
chiaro che il riciclo dell’olio esausto è vantaggioso.
Produzione del biodiesel da oli vegetali esausti
Il biodiesel è un biocombustibile, cioè un combustibile ottenuto da fonti rinnovabili, analogo al gasolio che
si ricava dal petrolio. Si presenta come liquido di colore ambrato, con una viscosità simile a quella del
gasolio per autotrazione.
Il biodiesel è ottenuto mediante un processo chimico chiamato transesterificazione dei trigliceridi (Fig.6);
questa procedura si ottiene grazie all’alcol metilico che è in grado di reagire coni diversi trigliceridi presenti
sia negli oli vegetali vergini che negli oli alimentari esausti. Dalla reazione vengono prodotti esteri metilici di
acidi grassi anche detti FAME (Fatty Acid methyl ester) che costituiscono il biodiesel. Un ulteriore prodotto
della stessa reazione è la glicerina che può essere utilizzata in diverse preparazioni industriali.
Fig.6. Reazione di transesterificazione che porta alla formazione del biodiesel: i trigliceridi contenuti negli oli
reagiscono con metanolo formando metilesteri (il biodiesel) e glicerina.
Si sottolinea che sebbene la procedura di produzione sia piuttosto semplice in quanto prevede una reazione
chimica diretta, vi sono valutazioni che debbono essere effettuate in base alle norme di legge. In particolare
le specifiche internazionali standard per il biodiesel sono fissate nella norma ISO 14214. Tra i parametri più
rilevanti da verificare durante la produzione di biodisel vi sono:
•
•
•
•
•
completezza della reazione
rimozione del glicerolo
rimozione del catalizzatore
rimozione degli alcoli
assenza di acidi grassi liberi
Una volta garantiti questi parametri il biodisel può essere immesso sul mercato. Questo combustibile può
essere utilizzato in diversi modi. Può per esempio essere mescolato con il gasolio in diverse proporzioni ed
essere impiegato nei moderni motori diesel oppure utilizzato nel riscaldamento. Dal punto di vista della
sicurezza è importante sottolineare che il biodiesel risulta più sicuro rispetto al normale gasolio, con un
flash point (punto di infiammabilità) di 150 °C rispetto ai 64 °C del gasolio. Dal punto di vista ambientale, il
biodiesel presenta alcune differenze che ne incentivano l’utilizzo.
Rispetto al gasolio, il biodiesel riduce le emissioni nette di ossido di carbonio (CO) di circa il 50% e degli
idrocarburi policiclici aromatici (HC) -sostanze estremamente dannose per l’uomo con effetti citotossici,
cancerogeni, mutagenici e respiratori cronici- di circa il 67%. L’utilizzo del biodiesel porta anche ad una
drastica riduzione delle polveri sottili (PM), circa il il 50% in meno, e delle emissioni di biossido di zolfo
(SO2); il biodiesel infatti non contiene composti aromatci e contiene zolfo solo in piccole tracce (< 0.001%).
Per quanto riguarda gli ossidi di azoto (NOx) mediamente si parla di un aumento delle emissioni del 10-13%
rispetto al gasolio a causa dell'elevato contenuto di ossigeno del biocombustibile. In questo caso le miscele
causano un'aumento inferiore della emissione di NOx (2-3 % per il B20 sempre rispetto al gasolio). (fonte:
EPA United states Environmental Protection Agency).
Fig.7. Confronto delle emissioni di biodiesel e gasolio. Fonte: http://www.cti2000.it
Le emissioni di anidride carbonica (CO2) - uno dei principali gas serra - sono pressoché identiche tra
biodiesel e gasolio. In questo caso tuttavia si può comunque considerare un vantaggio ambientale se si tiene
conto che utilizzando il biodiesel si va a ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili.
In ultima il biodiesel presenta un’elevata biodegradabilità, superiore a quella del gasolio.La catena lineare
di carbonio, con atomi di ossigeno alle estremità che caratterizza il biodiesel è infatti più "semplicemente"
attaccabile dai batteri che in natura degradano oli e grassi, rispetto al gasolio che è povero di ossigeno ed è
costituito da una miscela complessa di idrocarburi con numerosi legami doppi, catene ramificate e anelli.
Da uno studio sperimentale condotto dall’Università dell’Idaho è emerso che il biodiesel viene degradato nel
suolo per il 99,6% dopo 21 giorni. (Fonte: http://www.cti2000.it)
La Commissione Europea nell’ambito delle strategie per il rispetto del protocollo di Kyoto si è impegnata a
sostituire il 5% della domanda di combustibili fossili per autotrazione con biocombustibili. Secondo la
Direttiva 28/2009, tale percentuale dovrà raggiungere il 10% entro il 2020.
Per quanto riguarda la produzione di biodiesel a livello europeo si è assistito negli ultimi anni ad un trend
positivo parallelamente all’aumento della domanda. Si è passati infatti dalle 766 mila tonnellate prodotte nel
2000 alle 9,57 milioni di tonnellate del 2010. Parallelamente, è cresciuta la preoccupazione rispetto ai
possibili problemi di competitività nell’uso del suolo tra le coltivazioni dedicate alla produzione di
biocarburanti e quelle ad uso alimentare. Per questo motivo, l’utilizzo di olio esausto per la produzione del
biodiesel potrebbe risponde ad una domanda di mercato in crescita e alla necessità di evitare la competizione
nell’uso del suolo. A livello europeo tra i maggiori produttori vi sono Germania, Francia e Spagna; l’Italia al
momento è al quarto posto (799 mila ton prodotte nel 2010 e 620 mila ton nel 2011) ma si stanno
sviluppando nuove politiche ambientali che puntano sui biocarburanti. Attualmente l’industria del biodiesel
in Italia è un settore che vale circa 2 miliardi di fatturato, occupa 1.500 addetti e sviluppa investimenti per
oltre 500 milioni (dati Assocostieri, l’unione dei produttori di biodiesel aderente a Confindustria). In Italia il
biodiesel è impiegato principalmente nel riscaldamento, tuttavia in anni recenti si è assistito anche ad una
crescita del suo utilizzo come carburante per l’autotrazione. A titolo di esempio, l’AMSA (Azienda Milanese
Servizi Ambientali) ha iniziato a convertire a biodiesel la propria flotta nel 2000 e a partire dal 2003 ha
esteso l’utilizzo di miscela biodiesel/gasolio (con impiego di gasolio desolforato) a tutto il parco automezzi.
Nel periodo 2000-2003 gli automezzi AMSA alimentati a biodiesel hanno percorso 29.150.000 km
nell’ambito urbano milanese evitando, nell’arco di 4 anni, l’emissione di oltre 4.300 ton di anidride
carbonica proveniente dai combustibili fossili.
Generare energia dall’olio vegetale esausto atttraverso la cogenerazione
Dati i costi elevati dei combustibili di origine fossile e la scarsità delle riserve esistenti,
l’approvvigionamento energetico risulta sempre più difficoltoso in ogni parte del mondo. Tale
consapevolezza ha animato l’Unione Europea nella realizzazione della Direttiva 2009/28/CE, che stabilisce
un quadro comune per la promozione dell’energia a partire da fonti rinnovabili, fissando in particolare
l’obbligo di utilizzo di risorse rinnovabili pari al 20%. Risulta pertanto cruciale riuscire a produrre energia
attraverso l’utilizzo di rifiuti. In questo scenario si rivela particolarmente vantaggioso l’impiego di oli
vegetali di diversa origine. Si sottolinea che questo tipo di rifiuti insieme ai grassi ed alle farine animali
sono qualificati come biomasse da rifiuti completamente biodegradabili. Gli oli vegetali esausti possono
pertanto essere impiegati a tutti gli effetti come materia prima per la produzione di energia.
L’impiego di olio vegetale per la produzione di energia elettrica e calore in impianti di cogenerazione
rappresenta una novità nell’innovativo e variegato mondo delle fonti di energia rinnovabili.
La cogenerazione permette di produrre contemporaneamente energia elettrica ed energia termica, sfruttando
in maniera ottimale l’energia primaria contenuta nel combustibile (Fig 9): la frazione a contenuto energetico
più alto viene convertita in energia pregiata (meccanica o elettrica), mentre la frazione a contenuto
energetico più basso (che nelle comuni macchine termiche viene dispersa nell’ambiente), viene recuperata e
resa disponibile per altre applicazioni, quali il riscaldamento di ambienti.
Fig.9. Schema che mostra le diverse rese di energia termica ed elettrica in caso di cogenerazione e produzione
separata. Come si può osservare per produrre la stessa quantità di energia termica e di energia elettrica l’impianto di
cogenerazione utilizza minore energia primaria e riduce considerevolmente le perdite rispetto agli impianti in cui la
produzione avviene separatamente.
L’impiego di questa tecnologia consente inoltre di diminuire sensibilmente le emissioni di gas serra. L’uso
degli oli vegetali, se comparato con quello dei combustibili di origine fossile, permette una riduzione delle
emissioni gassose prodotte dai motori. Vari studi mostrano che, confrontando l’anidride carbonica emessa
durante tutto il ciclo di vita dell’olio vegetale con quello del gasolio, si ha un risparmio complessivo medio
di 1,6 tonnellate di anidride carbonica per ogni tonnellata di gasolio sostituito (fonte: Entalpica S.p.a,
www.entalpica.com).
Gli oli vegetali producono un’energia che può contribuire a risolvere le problematiche di inquinamento
locale; grazie alla presenza di ossigeno nella sua molecola (circa l’11%), la combustione risulta migliore
rispetto al gasolio, non contiene né idrocarburi policiclici aromatici (IPA) né zolfo e permette una riduzione
degli inquinanti e della pericolosità delle emissioni.
Diversi studi che confrontano le emissioni di motori diesel e di motori alimentati a biocarburanti hanno
evidenziato la possibilità di riduzione delle emissioni di PM10, anche se la percentuale di riduzione varia
notevolmente a seconda della tecnologia considerata e delle condizioni di utilizzo1.
La possibilità di usare olio vegetale come combustibile non solo presenta alcuni aspetti molto interessanti da
un punto di vista economico e di indotto, ma anche presenta soluzioni variabili e peculiari che, al momento,
rendono questa fonte di energia interessante e applicabile in ogni situazione.
Gli impianti ad olio vegetale possono essere posizionati in qualsiasi realtà senza avere problemi di ingombro,
rumorosità, odori sgradevoli o altri disturbi a eventuali realtà abitative nelle vicinanze. Inoltre, se paragonati
ad un impianto ad energia solare con la medesima produzione annua di potenza, gli impianti ad olio vegetale
Fig.12. Utilizzare le biomasse per ottenere energia elettrica dà diritto all’acquisiszione di certificati verdi. L’ente cui
rivolgersi è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE).
sono nettamente meno costosi (di 10 volte) e richiedono superfici decisamente inferiori (di 100 volte).
Queste potenzialità rendono molteplici le applicazioni degli impianti a cogenerazione nel settore industriale,
agricolo, artigianale, produttivo, in piscine, ospedali, centri sportivi, hotel, residence e scuole. Ad esempio,
per alimentare piccole realtà come ristoranti e agriturismi vengono già impiegati con successo sistemi di
nuova generazione nei quali può essere immesso nel serbatoio di alimentazione qualsiasi olio esausto di
origine vegetale, senza doverlo sottoporre ad alcun trattamento, grazie agli automatizzati programmi di
pulizia. Con un consumo medio di 1,25 litri di olio vegetale usato all’ora si ottengono 4 kwh per piccoli
impianti con una potenza variabile tra i 4 e i 12 kw. L'energia elettrica prodotta, può essere ceduta alla rete e
1
Kousoulidou et al, 2008. Effect of biodiesel and bioethanol on exhaust emissions. ETC/ACC Technical Paper 2008/5,
European Topic Centre on Air and Climate Change (ETC/ACC).
godere di tariffe incentivanti omnicomprensive quindicennali o in alternativa un riconoscimento della
produzione in certificati verdi a seconda della taglia e del tipo di biomassa introdotta.
CASE HISTORY
ESEMPI DI EFFICIENZA NELLA RACCOLTA E TRASFORMAZIONE DEGLI OLI VEGETALI USATI
La necessità di dare nuova vita all’olio vegetale esausto proveniente da utenze domestiche, attraverso il
recupero e il trattamento con tecnologie sempre più all’avanguardia, ha trovato concretizzazione in diverse
realtà europee e italiane. Citeremo a tal proposito alcuni casi esplicativi.
L’esperienza spagnola
A Palma di Maiorca in Spagna l’esigenza di realizzare una filiera per il recupero virtuoso degli oli vegetali
usati ha assunto un’importanza decisiva già negli anni ’90, quando gli impianti di depurazione delle acque
rischiavano di essere danneggiati dall’eccesso di oli esausti prodotti dagli alberghi e dai ristoranti. Dopo
l’avvio di progetti dedicati alla diffusione di buone pratiche presso tali utenze, sono state attivate campagne
dirette alla sensibilizzazione del singolo cittadino, e in particolare delle famiglie, attraverso l’installazione di
punti di raccolta dell’olio preveniente dagli scarti domestici presso le scuole e i centri commerciali.
L’olio usato poteva essere raccolto in apposite taniche o in bottiglie di plastica, poi depositate direttamente
nelle apposite campane. La partecipazione delle famiglie è stata fin da subito elevata, assicurando il successo
dell’iniziativa, non solo nel settore alberghiero e della ristorazione, ma anche nel comparto domestico.
Sebbene l’isola sia piuttosto vasta è da specificare che la popolazione si raccoglie nella capitale; questo
semplifica la raccolta e la filiera e soprattutto permette di raggiungere percentuali di efficacia importante.
L’esempio del Tirolo
Nel 1999 nel Comune di Fritzens, nel Distretto di Innsbruck nel Tirolo austriaco è nato un progetto volto al
recupero dell’olio alimentare esausto per ricavarne energia elettrica e calore. Grazie alla collaborazione tra
un gestore pubblico dei rifiuti e uno del ciclo delle acque è stato realizzato un sistema di raccolta e riutilizzo
degli oli vegetali usati, chiamato, alla tedesca, “Öli” (poi registrato e brevettato come “Olly”) e destinato sia
alle utenze domestiche sia a quelle industriali. La fase di raccolta viene affidata ad una ditta che effettua il
ritiro delle tanichette contenenti l’olio usato e consegna in cambio al cittadino bidoni con olio fresco
pronto all’utilizzo. Prima dell’avvio del progetto il recupero dell’olio usato per ogni abitante in un anno si
aggirava attorno agli 0,3 Kg. Dopo l’inizio delle campagne di sensibilizzazione, le stime riportano una
raccolta di oltre 1 kg/abitante/anno e a Innsbruck anche di 2,1 kg/abitante/anno. Da circa 20.000 ore è in
funzione un impianto, con un motore con una potenza di 2.260 kW, per la produzione di energia elettrica,
alimentato unicamente da olio di scarto di frittura proveniente da utenze domestiche. Grazie a questo
progetto sono coinvolti oggi circa 1 milione di cittadini in Tirolo, in 1.500 comuni. Il successo del progetto
ne ha favorito la diffusione in altre zone dell’Austria e in Germania, dove sono coinvolti più di 1800 Comuni
per circa 1,5 milioni di famiglie.
“Olly” in Italia
Dopo il Tirolo austriaco, ora, anche in Toscana è stata promossa
la sperimentazione di “Olly”, così da ridurre l’inquinamento
delle falde acquifere, i costi di manutenzione della rete
fognaria e produrre energia “verde”. La raccolta si è
sviluppata, per il momento, nelle Provincie di Firenze e Prato,
in cui sono più di 30 mila i contenitori “Olly” usati per la
raccolta. Unicoop Firenze ha assunto un ruolo importante nella
sperimentazione e promozione del progetto, ospitando i punti
di raccolta Olly presso i propri supermercati. All’esterno
All
dei
negozi ci sono i punti di raccolta dell’olio, le “casette Olly”,
gialle e riconoscibili, che contengono il macchinario per la
raccolta. Olly, infatti, è anche un secchiello giallo da 3 kg da
portare a casa come contenitore per gli oli domestici
domestic usati in
cucina. Una volta riempito, il contenitore ben chiuso deve
essere consegnato presso le “casette”: introducendo un gettone
(riutilizzabile) consegnato insieme al secchiello, si apre una
fessura in cui va depositato il contenitore pieno e dalla quale
qu si Fig.10. Il recupero virtuoso degli oli alimentari
può ritirarne un altro, vuoto, lavato e pronto all’uso.
all’uso I esausti secondoil progetto “Olly”
risultati sono molto incoraggianti: nei due centri commerciali
di Prato e Ponte a Greve vengono distribuiti in media 2.500 secchielli al mese, equivalenti a 7.500 kg di olio
al mese, per un totale
otale di 90.000 kg all’anno, che una volta raccolti vengono conferiti all’azienda Eco-Energia
Eco
che tratta gli oli alimentari presso un impianto di recupero che li trasforma in combustibile ecologico in
grado, con la cogenerazione, di produrre elettricità e calore. Si stima che con Olly vengano eliminate dalle
fognature circa 2.200 tonnellate di olio esausto all’anno ogni 650.000 abitanti e si produca circa 1 Mwh
Mw di
energia elettrica, pari al fabbisogno di 3000 famiglie, nonché 600 kwhh termici, calore sufficiente
suffici
per 500
famiglie.
Austria virtuosa anche a Graz
Graz è una città austriaca di 260 mila abitanti che ha una vasta esperienza per quanto riguarda l’utilizzo di
biodiesel prodotto da oli vegetali riciclati. Dal 2003 infatti grazie ad un progetto pilota
pilot avviato 10 anni prima,
alimenta l’intera flotta di 140 autobus (azienda di trasporti pubblici Grazer Verkehrsbetriebe, GVB) con
biodiesel di riciclo.
Gli oli vegetali di scarto sono recuperati sia dai ristoranti cittadini che dai privati e sono trattati in un
impianto locale per ottenere biodiesel. Ad occuparsi della produzione di biodiesel è l’azienda SEEG una
delle prime compagnie al mondo a produrre fame in scala industriale da oli di recupero: l'olio raccolto viene
immagazzinato in un serbatoio da 10.000 litri, riscaldato con pannelli solari e infine trasportato all’impianto
di trattamento della SEEG a Mureck, a circa 50 km da Graz. Qui l’olio usato viene sottoposto a
transesterificazione che genera biodiesel. Ogni anno vengono processate circa 10.000 tonnellate di olio usato
con una resa
sa media di circa 850 litri di biodiesel
b
per tonnellata.
Al fine di incrementare la raccolta durante la fase iniziale del progetto sono state realizzate campagne di
sensibilizzazione che prevedevano la distribuzione
distribuzione di opuscoli informativi sugli autobus e sui taxi della città.
A bordo dei mezzi pubblici era anche possibile il ritiro del contenitore per la raccolta dell’olio
dell’o usato.
L’iniziativa in questi anni ha ottenuto incoraggianti risultati frutto soprattutto della crescita di
consapevolezza e di informazione da parte dei cittadini. Nel 2011 a Graz presso i ristoranti sono state
raccolte 180 tonnellate di olio da cucina
cucina usato, vale a dire il 45% circa del potenziale stimato pari a circa 400
tonnellate l'anno. Presso le abitazioni private sono state raccolte 80 tonnellate di olio da cucina usato, vale a
dire il 16% circa del potenziale stimato pari a circa 500 tonnellate l'anno.
Oltre ai risultati positivi dal punto di vista ambientale e della salute del cittadino, ovvero la riduzione delle
emissioni di CO2 e di polveri sottili, è stato calcolato un risparmio sulla spesa di smaltimento dei rifiuti che
si aggira intorno ai 0,30 € per kilogrammo di olio raccolto.
Progetto “biodiesel dal tuo olio da cucina” a Rovigo
Rovigo è uno dei Comuni in Italia in cui è stata avviata con successo la raccolta degli oli usati domestici e in
cui è stato possibile realizzare un circolo virtuoso dal punto di vista ambientale ed economico. L’olio esausto
proveniente dalle cucine dei ristoranti
storanti e dei privati viene infatti trasformato in biodiesel con il quale
vengono alimentati i mezzi pubblici di raccolta dei rifiuti. Si tratta di un progetto nato dalla
collaborazione tra il Comune di Rovigo, l'ASM Rovigo SpA (l’azienda comunale che gestisce
ges
il ciclo dei
rifiuti)) e alcune aziende private locali. Tale progetto rappresenta un esempio di filiera chiusa a carattere
territoriale che parte dalla raccolta degli oli alimentari domestici e professionali esausti, cui segue un
processo di trattamento
to che li trasforma in carburante ecologico per i mezzi della divisione Ambiente di
ASM.
Già dal 2006, ASM aveva cominciato a distribuire gratuitamente taniche da 5,5 litri a alle famiglie del
capoluogo veneto, che potevano conferire l'olio in un “ecopunto”
“ecopunto” appositamente stabilito in città.
città Il positivo
andamento dell'iniziativa ha spinto il Comune a lanciare nel 2008 il progetto “Biodiesel
“Biodiesel dal tuo olio di
Cucina”” e allestire diversi “punti olio”, ovvero specifiche stazioni collocate presso i principali supermercati
supe
del comune, dove conferire il liquido da frittura esausto. A settembre 2011 il progetto ha ottenuto il risultato
di recuperare più di un chilo di materiale esausto per abitante.
L'olio raccolto viene portato dall'ASM a operatori specializzati in grado
grado di trasformarlo in biodiesel, quindi
carburante di seconda generazione.
Il biodiesel attualmente utilizzato a Rovigo viene miscelato con gasolio tradizionale di origine minerale:
minerale
l'ASM ha iniziato a fine 2008 la sperimentazione con B5 (miscela di biodiesel al 5%), incrementandolo
successivamente fino a B25 (miscela di biodiesel al 25%). Secondo dati forniti dalla stessa ASM grazie al
progetto sono stati utilizzati circa 34mila litri di biodiesel puro da oli esausti, corrispondente alla quantità
raccolta.
colta. Rispetto al consumo complessivo di diesel, si è utilizzata una fonte rinnovabile per il 18%,
considerando anche la quantità di biodiesel da oli vergini presente in miscela sul prodotto autotrazione
normalmente in commercio.
Dal punto di vista economico
ico si può affermare che il progetto “Biodiesel
“Biodiesel dal tuo olio di cucina”
cucina ha portato un
beneficio diretto alle casse del comune e quindi indirettamente anche ai cittadini: il riutilizzo dell'olio come
biodiesel ha, da una parte ridotto i costi dello smaltimento
smaltimento e dall’altra, finanziato il rifornimento di
carburante per i mezzi di raccolta dei rifiuti locali.
Il progetto di Pordenone
Il Comune di Pordenone ha nel 2010 avviato un progetto che prevedeva
il posizionamento di 9 bidoni per la raccolta dell’olio alimentare usato in
specifici punti della città. Parallelamente sono state distribuite alla
popolazione taniche da 5,5 L per la raccolta
rac
domestica ed è stata avviata
una campagna di comunicazione per informare i cittadini sull’importanza
del recupero dell’olio. L’iniziativa ha reso più comodo il conferimento
dell’olio, prima smaltibile solo presso l’ecocentro comunale,
favorendone il recupero. Nel corso del 2011, visti i primi risultati
Fig.11. Tanica distribuita alla
popolazione per agevolare la raccolta.
raccolta
ottenuti, il progetto è stato implementato portando i numero di bidoni a 19 di cui 14 già installati estendendo
la copertura del servizio a tutta la città. Nel 2010 è stato avviato il progetto e sono stati raccolti 5.280 kg di
olio. Nel 2011 sono stati raccolti 16.285 kg di olio di cui 13.065 tramite i bidoni stradali.
Gli oli alimentari esausti
Azioni del progetto e attività nei comuni
LA RACCOLTA DEGLI
DEGL OLI ALIMENTARI USATI NEL BACINO CEM
Nella provincia di Monza e Brianza la raccolta degli oli alimentari esausti
ti avviene ad opera di CEM
Ambiente Spa,, azienda consorziata al C.O.N.O.E. CEM Ambiente S.p.A. si occupa dal 1972 della gestione
del servizio di raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Fanno parte della società la
Provincia di Milano, la Provincia di Monza e Brianza
Brianza e 49 Comuni dell’Est Milanese per un bacino di circa
450.000 abitanti. In questi cinquanta Comuni aderenti al consorzio sono state raccolte nel 2011 circa 180
tonnellate di oli esausti alimentari. CEM Ambiente Spa ha evidenziato il proprio interesse al progetto
“Acqua senza Macchia” (Fig.1)) in quanto rappresenta un occasione di sperimentazione molto concreta oltre
che un mezzo di sensibilizzazione e informazione della cittadinanza.
18000
16000
14000
12000
10000
Olio raccolto (Kg)
8000
6000
4000
2000
0
Mezzago
Bellusco
Vimercate
Fig.1. Quantità di olio vegetale esausto raccolto nei comuni coinvolti nel progetto “Acqua senza Macchia”
nell’anno 2011.. Nel Comune di Mezzago sono stati raccolti 1200 kg, nel Comune di Bellusco 3425 kg mentre
nel Comune di Vimercate 16295 Kg (dati forniti da CEM Ambiente)
“Acqua Senza Macchia” rappresenta un programma
programma innovativo che vuole sperimentare sistemi di raccolta e
gestione dei rifiuti oleosi in diverse realtà della
del provincia di Monza e Brianza.. Il fine ultimo del progetto è
quello di valutare differenti metodi di raccolta e gestione del rifiuto in strettaa collaborazione con le realtà
territoriali locali con l’obiettivo di realizzare una filiera efficiente che garantisca un’importante riduzione
dell’inquinamento delle acque da oli esausti.
esausti
Nei territori di interesse aderenti al progetto “Acqua Senza Macchia” si stima una produzione di 185
tonnellate annue di oli esausti alimentari (sulla base del dato medio nazionale fornito da CONOE e illustrato
in precedenza), di cui circa 100 t imputabili alle sole utenze domestiche. Inn particolare nel Comune di
Mezzago
zago a fronte dei suoi 4163 abitanti sarebbero prodotte circa 11 t di olio, nel Comune di Bellusco, con
7217 abitanti, circa 19 t e nel Comune di Vimercate
Vimerca con 25758 abitanti, 70 tonnellate (Fig.2) (stima annuale
di produzione olio vegetale esausto di origine
ori
domestica procapite 2,7 kg, dati Conoe).
Conoe)
Mezzago:
11 t
Bellusco:
19 t
Vimercate:
69,5 t
Totale: circa
100 t
Fig.2. Stima dell’olio esausto alimentare prodotto dal settore domestico nei comuni di Mezzago, Bellusco e Vimercate.
Per il calcolo è stato utilizzato il valore di 2,7 Kg come quantità media procapite di olio esausto alimentare prodotto
all’anno (dato
ato fornito dal C.O.N.O.E.).
COSTI E BENEFICI PER LA COMUNITA’ LOCALE
Date le molteplici possibilità di utilizzo degli oli vegetali esausti, la raccolta di questa tipologia di rifiuto a
livello domestico
omestico può rappresentare una buona pratica da diffondere a livello comunale, al fine di incentivare
una politica gestionale ecosostenibile
sostenibile in termini di impatto ambientale ed economico. Presenteremo in
seguito una valutazione economica ed energetica dei possibili vantaggi nell’impiego intelligente della risorsa
“olio usato” in tre comuni del bacino della Brianza (Mezzago, Bellusco e Vimercate) in cui si svilupperà il
progetto “Acqua senza macchia”.
Situazione attuale:: L’assenza di una precisa strategia di raccolta comporta spese di depurazione e spese per
la manutenzione delle condutture/impianti di pompaggio incrostati o danneggiati dall’olio, costi energetici e
costi ambientali (inquinamento e produzione di CO2). In particolare, nel bacino di Brianzacque il costo
medio per smaltire oli e grassi si aggira attorno a 335 euro a tonnellata,, con un consumo energetico pari a
circa 30.000 euro all’anno (dati Brianzacque 2012). Considerando che anno ogni anno vengono smaltite
smaltit
circa 40 t di oli esausti, si stima un costo di smaltimento di circa 13.500 euro, cui vanno sommati i 30.000
euro di consumo energetico, per un totale di 43.500 euro all’anno (Fig.4).. Bisogna inoltre considerare che i
costi di smaltimento in fase di depurazione
depurazione richiedono un’emissione di anidride carbonica, dovuta al
funzionamento dei macchinari impiegati e al trasporto dell’olio presso le sue sedi di raccolta e smaltimento.
30.000 €/anno
Costo del
consumo
energetico
13.500 €/anno
Costi di
smaltimento
43.500 €/anno
Costo totale di
depurazione
Fig.4. Stime economiche dei costi di depurazione in assenza di un’adeguata strategia di raccolta dell’olio
vegetale esausto nei comuni di interesse (dati di riferimento: Brianza Acque).
Sistema alternativo proposto nel progetto: Il progetto prevede una sperimentazione su un campione pilota
di 15.500 cittadini per un totale di 6900 nuclei familiari, utilizzando diverse strategie di raccolta degli oli
esausti. Le utenze sono così ripartite: 1735 nuclei abitativi a Vimercate (Velasca), 3324 a Bellusco e 1808 a
Mezzago. La stima totale dell’olio esausto immesso in fognatura in un anno dalle utenze considerate
ammonterebbe a circa a 42 tonnellate. L’obiettivo del progetto è quello di recuperare delle 42 t annue
almeno 25 t, stimando un’efficienza di raccolta del 60%. La raccolta di tale quantitativo (25 t) porterebbe ad
un risparmio dei costi totali di depurazione (in termini di smaltimento e di consumo energetico). Il minor
quantitativo di olio esausto da smaltire porterebbe anche ad una diminuzione delle emissioni di CO2 (minor
trasporto dei fanghi e minore quantità incenerita).
IL RIUTILIZZO DELL’OLIO ALIMENTARE ESAUSTO MEDIANTE COGENERAZIONE
L’olio usato recuperato potrebbe essere riutilizzato per molteplici impieghi: generare energia elettrica e
termica, produrre biodiesel
iodiesel e realizzare componenti per lubrificanti, asfalti e bitumi. In particolare, il
progetto “Acqua senza macchia” prevede l’utilizzo dell’olio alimentare usato per lo sviluppo di energia
elettrica e termica mediante il processo di cogenerazione.
cogenerazione Nello specifico verrà impiegato un motore con una
potenza di 195 Kw elettrici e di 200 Kw termici (modello M250.V di Entalpica),, il cui consumo è di circa 46
kg di olio vegetale all’ora (Fig.6).
Fig.6. Impianto a cogenerazione impiegato per la realizzazione del progetto “Acqua senza macchia”.
Pertanto, a partire dall’olio esausto raccolto dal Progetto Acqua senza Macchia, si stima una produzione di
energia elettrica (circa 105.885
885 Kwhe) e di energia termica (circa 108.600 Kwht) utile ad alimentare una
scuola elementare locale e a favorirne il riscaldamento per circa 540 ore.
Risulta particolarmente interessante considerare gli eventuali guadagni economici anche alla luce dei dati
forniti da CEM Ambiente Spa, che nel 2010 ha provveduto a raccogliere 180 tonnellate
nellate di olio alimentare
esausto, recuperato presso le piattaforme ecologiche (Fig. 7).
Sommando le 25 tonnellate che si stima si raccogliere grazie al progetto ”Acqua senza macchia” a quelle già
recuperate grazie all’operato di CEM Ambiente Spa, la quantità totale di olio
oli alimentare usato
ammonterebbe quindi a circa 200 tonnellate.
ton
Ipotizzando l’impiego di un impianto di cogenerazione con
caratteristiche analoghe a quelle dell’impianto utilizzato nel progetto “Acqua senza Macchia”, la
l produzione
di energia elettrica sarebbe di circa 850.000 Kwhe, mentre l’energia termica
rmica prodotta ammonterebbe a circa
870.000 Kwht. In questo modo, grazie
razie all’olio alimentare raccolto, in base a queste stime si potrebbe fornire
energia elettrica e termica ad una scuola locale per circa 4400 ore (pari
pari a un intero anno scolastico).
scolastico
Rispetto all’impiego di metano o dii gasolio come combustibili per produrre
produrre la medesima quantità di Kwht, si
arriverebbe ad un risparmio rispettivamente di circa 80.000 euro e di circa 120.000 euro sul consumo termico
totale.
In aggiunta, tramite il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), l'energia
'energia elettrica prodotta, può essere ceduta
alla rete, con un ulteriore guadagno di circa 135.000 euro.
L’impiego di olio vegetale esausto come combustibile per un impianto di cogenerazione garantirebbe un
risparmio anche in termini di inquinamento ambientale. Considerando la quantità di energia elettrica
(850.000 Kwhe) e termica (870.000
870.000 Kwht) prodotte, le emissioni di CO2 del motore a cogenerazione
impiegato ammontano complessivamente a circa 269 tonnellate. Ricordiamo che il processo cogenerativo
consiste nella produzione combinata di energia elettrica e calore tale da garantire, grazie al rendimento
maggiore, un significativo risparmio di energia rispetto alle produzioni separate. Infatti, per generare gli
stessi Kwh di energia elettrica e termica attraverso due impianti separati sarebbe necessario un maggiore
consumo di combustibile e di conseguenza maggiori emissioni di CO2 (l’emissione totale di CO2
ammonterebbe a circa 584 tonnellate). Il risparmio in termini di CO2 emessa si calcola essere quindi di circa
315 tonnellate.
Il contributo di CO2 all’atmosfera derivante dall’uso di biomasse si può considerare complessivamente nullo,
dato che la quantità liberata con la combustione è la stessa assorbita in precedenza per la crescita della
pianta. Si tratterebbe quindi di un ciclo chiuso di breve durata a differenza dei combustibili fossili il cui
utilizzo libera CO2 sottratta all’atmosfera milioni di anni fa.
In questo caso il risparmio della CO2 garantito dall’utilizzo delle 200 tonnellate di olio vegetale esausto
sarebbe quindi maggiore (584 t) e pari cioè alla totalità della CO2 emessa senza il progetto “Acqua senza
Macchia” e alla raccolta dell’olio nel bacino CEM.
Olio totale raccolto nel
bacino CEM:
200 t
Produzione di energia
mediante cogenerazione:
850.000 Kwhe
870.000 Kwht
Risparmio riferito all'energia
termica:
80.000/120.000 €
Utile sulla cessione di energia
elettrica al GSE:
135.000 €
CO2 emessa mediante
cogenerazione
269 t (0,317 kg/Kwhe )
contro 584 t
Risparmio sulle emissioni di
CO2:
315 t
Fig. 7. Prospetto generale indicante le stime di guadagno economico, energetico e ambientale in caso di riutilizzo
dell’olio vegetale esausto raccolto nel bacino. Il dato relativo al risparmio di CO2 fa riferimento solo alla fase di
combustione mediante cogenerazione e non alla intera filiera. Il risparmio economico relativo all’energia termica
(80.000 € in caso di precedente utilizzo di una caldaia a metano e 120.000 € in caso di caldaia a gasolio) è stato
calcolato utilizzando per il metano il prezzo di 0,91 €/Kwh mentre per il gasolio il prezzo di 0,136 €/Kwh, ricavati
tenendo in considerazione i relativi prezzi unitari e valori energetici(2011).
L’utile sulla cessione dell’energia elettrica al GSE è stato dedotto utilizzando la tariffa di 0.161 €/kWh.
Le tonnellate di CO2 emesse mediante cogenerazione (269 t) sono state calcolate utilizzando il valore fornito da
Entalpica Spa pari a 0,317 KgCO2/Kwhe. Le tonnellate di CO2 emesse dalla produzione di energia da processi separati
(584 t) sono state ricavate utilizzando per l’energia elettrica il dato Enel di 0,443 KgCO2/ Kwhe , mentre per l’energia
termica il dato medio di emissioni di una caldaia pari a 0,240 KgCO2/Kwht.
Gli oli alimentari esausti
La normativa
L’ITALIA
Secondo il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), gli oli esausti vegetali ed animali vengono classificati con il
codice CER 20.01.25 (oli e grassi commestibili). Essi vengono classificati come rifiuti non pericolosi con
possibilità di recupero (R3: riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi., R9: rigenerazione o altri reimpieghi degli oli) in procedura semplificata (art. 214) per fini diversi da quelli originari (cioè fabbricazione di oli e grassi; ristorazione; rosticcerie; pasticcerie e industrie alimentari) in base
al D.M. del 5 febbraio 1998, tuttora applicabile. Tali rifiuti possono essere recuperati per la produzione di
grassi colati, argilla espansa, inchiostri da stampa, distaccanti per l'edilizia, lubrificanti, saponi e tensioattivi.
I metodi di recupero devono garantire l'ottenimento di prodotti con caratteristiche merceologiche conformi
alle normative tecniche di settore o, comunque, nelle forme usualmente commercializzate. Queste attività
prevedono azioni specifiche di raccolta e accumulo dell’olio esausto di modo che si possa attivare la filiera
del recupero.
Il Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e recupero di Oli e grassi vegetali ed animali Esausti
(C.O.N.O.E.)
Al fine di gestire la raccolta degli oli esausti è stato creato un consorzio nazionale, il C.O.N.O.E. che garantisce il rispetto delle norme di recupero e gestione di questo rifiuto. La normativa di riferimento italiana è il
D.lgs. 22 del 1997, detto anche “decreto Ronchi” (attuazione delle direttive europee sui rifiuti), in seguito
confluito nel D.lgs. 152 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni. Tale normativa è molto rigida in
merito alle metodologie di recupero dei rifiuti con particolare riferimento agli oli esausti. Bisogna prestare
molta attenzione alla gestione di tale rifiuto: non è possibile abbandonarlo nel suolo e/o nel sottosuolo e neppure smaltirlo nelle acque superficiali e sotterranee attraverso la rete fognaria, anche in presenza di depuratori. Il consorzio organizza e coordina il ciclo di vita del rifiuto e verifica l’attuazione delle direttive. Si sottolinea che il CONOE non ha scopo di lucro ed e' regolato da uno statuto approvato con decreto del Ministro
dell'Ambiente, in accordo con il Ministro dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato (D.M. del 5 aprile
2004). La funzione del consorzio è quella di controllare e monitorare la filiera degli oli e grassi esausti ai fini
ambientali nonché diminuirne in maniera progressiva la dispersione.
Secondo il D.lgs. 4/2008 (art.233, comma 12) chiunque detenga oli e grassi vegetali ed animali esausti è obbligato a conferirli al consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati dal consorzio medesimo. L’obbligo non esclude la facoltà di cedere gli oli e grassi esausti ad imprese di altro Stato membro della Comunità Europea nel rispetto delle norme vigenti. Chiunque, in attesa del conferimento al consorzio, detenga oli e grassi vegetali ed animali esausti è obbligato a stoccarli in apposito contenitore. In base art. 256
del D.lgs. 4/2008, chiunque violi gli obblighi sopra descritti verrà punito con una sanzione amministrativa
pecuniaria.
L’EUROPA
A livello europeo le norme a cui fare riferimento sono il Regolamento CE n. 1774/2002 e la Direttiva
2009/28/CE.
Il Regolamento CE n. 1774/2002 contiene norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non
destinati al consumo umano. Secondo tale regolamento, gli oli/grassi animali e vegetali esausti sono considerati "rifiuti di cucina e ristorazione" e sono compresi nell’allegato I del decreto. Per “rifiuti di cucina e ristorazione" si intendono tutti i rifiuti di cibi, incluso l'olio da cucina usato appunto, provenienti da ristoranti,
imprese di catering e cucine, compresi quelli delle cucine centralizzate e delle cucine domestiche. La normativa definisce gli aspetti igienico-sanitari necessari ad assicurare un livello elevato di salute e sicurezza lungo
tutta la catena alimentare.
Sebbene si escluda categoricamente la possibilità di impiegare gli oli esausti per l’alimentazione degli animali d’allevamento, ad eccezione di quelli da pelliccia, in base alla "Guida all'applicazione del Regolamento
1774/2002" predisposta nel 2004 dalla Commissione Europea - Unità "Rischi biologici" - Direzione Generale Salute e Tutela dei Consumatori, è concesso l'utilizzo degli oli da cucina esausti se provenienti dall'industria alimentare (con esclusione delle imprese di catering) in quanto può garantire un sistema credibile di
tracciabilità e di controllo della qualità. Questi oli verranno riciclati in prodotti tecnici destinati ad uso esclusivamente industriale: saponi, lubrificanti biodegradabili, ecc.
Per quanto concerne la raccolta e il trasporto degli oli e dei grassi animali esausti, il regolamento (CE) n.
1774/2002 (art. 7, par. 4) rimanda alla normativa ambientale (Direttiva 75/442/CE, art. 4). Cioè, gli stati
membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per
la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare danni all’ambiente (in particolare senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per la fauna e la flora; senza causare inconvenienti da
rumori od odori; senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse). Gli Stati membri adottano
inoltre le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti. A
questo proposito si rimanda anche alla Direttiva CE 2008/98 (art. 21) che privilegia la prevenzione e il recupero dei rifiuti, in particolare si sottolinea il divieto di miscelare tra loro oli usati con caratteristiche differenti
e in generale gli oli usati con altri tipi di rifiuti o sostanze, se tale miscelazione ne impedisce il trattamento.
Olio vegetale esausto: obblighi comunitari di impiego come fonte rinnovabile di energia
Il recupero degli oli vegetali/animali esausti consente un efficace riciclo del rifiuto stesso. Uno dei possibili
impieghi di tale scarto, dopo opportuno trattamento, riguarda la produzione di biodiesel, un biocombustibile
ottenuto cioè da fonti rinnovabili quali oli vegetali e grassi vegetali, analogo al gasolio derivato dal petrolio.
Risulta pertanto di particolare importanza la Direttiva 2009/28/CE dell’Unione Europea (recepita
dall’Italia con il D. Lgs. n°28 del 03/03/2011), che stabilisce un quadro comune per la promozione
dell’energia da fonti rinnovabili, fissando obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia
ottenuta da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo. La direttiva europea ha fissato al 20% l’obiettivo comunitario sulla quota di energia da fonti rinnovabili a copertura dei consumi totali di energia e all’Italia è stato assegnato un target del 17% (Direttiva 2009/28/CE, allegato I); in parallelo è stato fissato un obiettivo,
comune a tutti gli Stati, del 10% di energie rinnovabili nel settore trasporti (art. 3, par. 4). Secondo la Direttiva 2009/28/CE (art. 4), gli Stati membri devono elaborare un Piano di Azione Nazionale. Per il monitoraggio
del raggiungimento degli obiettivi, è necessario controllare produzioni e consumi nei tre settori elettricità calore e trasporti, avendo cura di raccogliere dati a livello regionale. In Italia, il GSE (Gestore Servizi Energetici) ha il compito di effettuare il monitoraggio statistico nazionale dello stato di sviluppo delle rinnovabili; a
tale scopo il GSE ha realizzato un sistema informativo denominato SIMERI (Sistema Italiano per il Monito-
raggio delle Energie Rinnovabili) che consente di conoscere l’evoluzione nel corso degli anni dei consumi
energetici e la loro
oro quota di copertura con le fonti rinnovabili, a livello nazionale e regionale.
Cosa bisogna sapere per raccogliere l’olio in casa tua
• L'olio utilizzato in cucina per
friggere e cucinare non va buttato
nei lavandini perchè intasa le
fognature e appesantisce il processo
di depurazione, oltre al fatto che si
aumenta
la
probabilità
di
dispersione in ambiente
• Sebbene il D.lgs. 4/2008 (art.233,
comma 12) parli di obbligatorietà
del conferimento dell'olio, tale
obbligo si riferisce alle sole utenze
commerciali
L'iniziativa del
cittadino è affidata
al buon senso o alle
ordinanze
comunali
•Versare
Versare l'olio usato freddo nella
tanica, usando il filtro
•Portalo nei punti di raccolta o
nelle isole ecologiche
•non
non aggiungere altri liquidi