Zooplant Lab Università degli Studi di Milano Bicocca Fondazione Idra Guida Tecnica:oli alimentari esausti Progetto Acqua senza macchia Fondazione Idra - Bando Cariplo 2012 Autori Massimo Labra Davide Fontana Ilaria Bruni Alessandro Mottadelli Maggio 2014 Realizzata con il contributo di: Gli oli alimentari esausti Che cosa sono gli oli alimentari esausti? Con il termine “oli esausti alimentari” si definiscono sia gli oli derivati dai processi di cottura, sia tutti quelli utilizzati nella conservazione dei cibi. Gli oli esausti alimentari sono quindi oli da cucina di origine animale e vegetale che dopo l’utilizzo restano nelle padelle, nelle friggitrici e nei fondi dei vasetti di conserve e che devono essere smaltiti. Secondo stime del Conoe (Consorzio Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti) (Fig.1) ogni anno in Italia vengono consumate 1.400.000 tonnellate di oli vegetali con un consumo medio pro capite di 25 Kg. Di questa quantità si valuta un residuo pari al 20% che non viene utilizzato e che deve essere smaltito (pari a 280.000 tonnellate;; circa 5 kg pro capite). Il 57% di tale quantità è attribuibile alle utenze domestiche, il 25% al settore della ristorazione e il 18% alle industrie alimentari. Si stima pertanto che le utenze domestiche generino circa 160.000 tonnellate annue di oli alimentari esausti (2,67 kg pro capite/anno),, mentre la quantità di olio generata dal settore ristorazione è pari a 1,2 kg/anno per cittadino1. •50.000.000 •70.000.000 •160.000.000 Tot: 280.000.000 Kg di olio esasto disperso Provenienza •Industrie alimentari •Settore ristorazione •Settore domestico •18% 18% •25% 25% •57% 57% % di Ripartizione Fig.1.. Nella figura sono indicate le quantità quant di olio alimentare esausto prodotto in Italia e la relativa provenienza (fonte: Conoe). Si sottolinea che l’olio alimentare prodotto dagli operatori della ristorazione (ristoranti ristoranti, pizzerie, mense, ecc.) rappresenta una percentuale importante; vi è infatti una normativa molto restrittiva che prevede la sua raccolta per riutilizzarlo in diverse filiere. L’enorme fonte di dispersione impropria nell’ambiente è quindi quella domestica che spesso si evidenzia come olio riversato negli impianti fognari e quindi nelle acque nere.. Si tratta di quantità singolarmente poco significative, ma incredibilmente grandi considerate nella loro globalità,, frequenza e permanenza. permanenza Per er l’olio di uso domestico vi è una normativa che prevede la sua captazione e smaltimento (si si veda paragrafo paragraf “La normativa”), tuttavia l’obbligatorietà di smaltimento corretto si riferisce solo alle utenze commerciali. Pertanto nei piccoli comuni dove non sono state ancora 1 Fonte: Progetto LIFE/RECOIL (LIFE+10ENV/IT/000341 LIFE+10ENV/IT/000341), Report Action 5, www.recoveringoil.eu/sites/recoveringoil.eu/files/docs/Action%205%20-%20Final%20Report_EN.pdf www.recoveringoil.eu/sites/recoveringoil.eu/files/docs/Action%205%20 %20Final%20Report_EN.pdf studiate strategie appropriate di gestione di tale rifiuto o laddove non sia stata messa in atto una campagna di sensibilizzazione per i cittadini tale normativa spesso non viene adottata. Per far fronte a questo problema ambientale sono stati ideati diversi progetti; tra questi “Acqua Senza Macchia” rappresenta un programma innovativo che vuole sperimentare sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti oleosi in diverse realtà della provincia di Monza e Brianza”. Il fine ultimo del progetto è quello di valutare differenti metodi di raccolta e gestione del rifiuto in stretta collaborazione con le realtà territoriali locali con l’obiettivo di realizzare una filiera efficiente che garantisca un’importante riduzione dell’inquinamento delle acque da oli vegetali esausti. Partendo dai dati Conoe è possibile stimare una produzione di 185 tonnellate annue di oli esausti alimentari nei territori di interesse aderenti al progetto “Acqua Senza Macchia”, di cui circa 100 t imputabili alle sole utenze domestiche. In particolare nel Comune di Mezzago a fronte dei suoi 4163 abitanti sarebbero prodotte circa 11 t di olio, nel Comune di Bellusco, con 7217 abitanti, circa 19 t e nel Comune di Vimercate con 25758 abitanti, 69,5 t (Fig.2). Comune Settore domestico Stima olio prodotto Mezzago 11240 kg Raccolto 2011 - Settore ristorazione Percentuale di raccolta - Stima olio prodotto 4995 Kg Raccolto 2011 Percentuale di raccolta 1200 kg 24% Totale Stima olio Prodotto Raccolto 2011 Percentuale di raccolta 16235 kg 1200 Kg 7,3% (4163 abitanti) Bellusco 19485 Kg 2100 Kg 10,7% 8660 Kg 1325 kg 15,3% 28145 Kg 3425 Kg 12,1% 69545 Kg 4750 Kg 6,8% 30910 Kg 11545 Kg 37,3% 100455 Kg 16295 Kg 16,2% (7217 abitanti) Vimercate (25758 abitanti) Fig.2. Stima dell’olio esausto prodotto e quantità raccolta nei comuni di Mezzago, Bellusco e Vimercate.. La produzione di olio esausto di origine domestica è stata stimata utilizzando 2,7 Kg come quantità media prodotta procapite all’anno, mentre quella del settore ristorazione utilizzando 1,2 Kg (dato fornito dal C.O.N.O.E.). TRASFORMAZIONE CHIMICA DELL’OLIO DURANTE FRITTURA Gli oli alimentari non sono di per se dannosi in condizioni naturali, ma lo possono diventare nel momento in cui sono sottoposti a bollitura ovvero quando raggiungono temperature molto elevate durante la preparazione dei cibi. In queste condizioni le molecole dell’olio subiscono una serie di reazioni chimiche che producono prodotti di ossidazione e prodotti di decomposizione (fonte: Scientific and Technological Options Assessment (STOA) - “Recycled cooking oils: assessment of risks for public health” ). Alcuni di questi risultano volatili e vengono perduti durante la frittura gli altri si accumulano invece nell’olio deteriorandolo e rendendolo inutilizzabile per ulteriori preparazioni alimentari. Per entrare più nello specifico è interessante sapere che la frittura o bollitura dell’olio è un processo che coinvolge diverse reazioni in grado di influenzare le componenti del materiale grasso, nella fattispecie i trigliceridi (TG) e la frazione insaponificabile (steroli, tocoferoli, caroteni e altri pigmenti, ecc.). Durante la bollitura aumenta il contatto tra olio ed ossigeno e si producono reazioni di ossidazione ovvero si originano composti come trigliceridi ossidati, epossidi, ossidi di steroli e altri composti ossidati volatili. Dalle reazioni che coinvolgono l'idrolisi dei trigliceridi, vengono prodotte grandi quantità di acidi grassi liberi, digliceridi e monogliceridi. Infine dalle reazioni che comportano la polimerizzazione di trigliceridi si formano dimeri e oligomeri non polari (Fig.3). Tra i composti particolarmente pericolosi per la salute dell’uomo derivati dal processo di frittura vi sono gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Gli IPA costituiscono una vasta classe di molecole organiche la cui caratteristica strutturale è la presenza di due o più anelli benzenici uniti tra loro. Gli IPA svilupparsi spesso derivano dalla combustione incompleta degli alimenti e per effetto della loro lipofilia vengono facilmente assorbiti dagli oli di frittura. A causa dell’elevata solubilità in lipidi e in solventi organici questi composti possono accumularsi a livello dei tessuti del corpo umano e provocare l’insorgenza di tumori. Fig.3. Schema dei principali processi di degradazione coinvolti nella frittura dell’olio. Va infine sottolineato che i processi di trasformazioni subiti dagli oli possono essere anche facilmente evidenziabili osservando l’olio stesso dopo frittura. Si possono riscontrare difetti nell’odore e nel sapore, imbrunimento del colore, aumento della viscosità, formazione di schiuma. Tutti questi elementi macroscopici nascono reazioni chimiche complesse che possono produrre molecole ossidate pericolose. Per questo motivo è consigliabile sostituire frequentemente l’olio durante la frittura dei cibi evitando di non oltrepassare il cosiddetto punto di fumo (Fig.4) ovvero la temperatura critica alla quale un grasso inizia a decomporsi alterando la propria struttura molecolare. Punto di fumo dei grassi/oli raffinati più comuni Arachide 230° Colza 225° Girasole 225°-245° Mais 230° Margarina 150° Oliva 190°-240° Riso 230°-255° Sesamo 215°-230° Soia 230°-240° Fig.4. Punti di fumo dei principali oli utilizzati per friggere. Il punto di fumo rappresenta una temperatura critica da non superare per preservare le caratteristiche molecolari e organolettiche dell’olio. EFFETTI DEGLI OLI ESAUSTI SULL’AMBIENTE L’impatto sugli ecosistemi E’ piuttosto complesso valutare quali siano gli effetti diretti ed indiretti degli oli esausti che vengono riversati nei diversi comparti ambientali. Indubbiamente quello più evidente riguarda l’inquinamento delle acque che può avvenire sia direttamente, qualora si scarichino rifiuti oleosi nei corpi idrici, che indirettamente, se questi vengono immessi nella rete fognaria. Questo è legato sia alla natura chimica dell’olio ovvero alla sua immiscibilità con l’acqua, sia ai composti chimici provenienti dalla frittura che vengono dispersi nei bacini idrici provocando alterazioni ambientali e biologiche. L’olio che raggiunge i corpi idrici, a causa del suo carattere apolare e della minore densità rispetto all’acqua, si distribuisce sulla superficie come una sottile pellicola (Fig.5) con conseguenti problemi per gli ambienti acquatici. Lo strato di olio superficiale infatti limita gli scambi gassosi (ossigeno e anidride carbonica) e di luce con forti ripercussioni sugli ecosistemi e sui diversi organismi viventi. Essendo idrofobo, l’olio non si scioglie neppure nelle acque di fogna, anzi raggiunge “galleggiando” sull’acqua i sistemi di depurazione cittadina producendo numerosi problemi ai sistemi di trattamento delle acque reflue e agli impianti di depurazione. Nel caso in cui l’olio esausto raggiungesse la falda freatica, sarebbe in grado di formare uno strato lentiforme con spessore di alcuni centimetri sopra l’acqua di falda stessa. Questo significa che anche nei pozzi di approvvigionamento di acqua potabile si rischierebbe di trovare questo strato di olio che renderebbe inutilizzabili tali acque per il consumo umano. Per questa ragione è fondamentale prendere precauzioni opportune per salvaguardare falda e pozzi, ma anche acque superficiali che possono essere in contatto con le riserve più profonde di acqua. Per quanto riguarda il comparto suolo, l’olio esausto può formare un film idrofobo attorno alle particelle di terra: questo fenomeno crea una sorta di barriera di sbarramento tra le particelle del terreno, l’acqua e le radici delle piante, che non riescono così a svolgere le loro funzioni vitali in modo efficace. I terreni contaminati da oli risultano pertanto meno fertili sia per l’agricoltura sia per le piante spontanee (fonte: The Effect of Oil Pollution of Soil on Germination, Growth and Nutrient Uptake of Corn, E.J. Udo & A.A.A. Eayemi). Fig.5. Esempio di distribuzione dell’olio in acqua. Le molecole di olio tendono a raggrupparsi tra loro a causa della loro natura idrofoba e data la minore densità rispetto all’acqua formano uno strato in prossimità della superficie, causando danni importanti all’ecosistema acquatico. L’impatto dell’olio sui sistemi di depurazione L’immissione di olio nella rete fognaria può provocare sia danni alle tubature che problemi ai sistemi di depurazione. Per quanto concerne gli impianti di depurazione possiamo distinguere un problema di tipo meccanico, in quanto l’olio impregna i filtri di trattamento, trattamento e problemi di tipo biologico, come la riduzione dei processi di scambio gassosi necessari al metabolismo batterico utilizzato per degradare i contaminanti delle acque. Per diminuire i danni provocati dagli agli oli i depuratori sono dotati di disoleatori (Fig.6) che sfruttano il principio della decantazione per separare, sotto forma di materiale galleggiante, galleggiante gli oli e i grassi presenti nei liquami dall’acqua. Fig.6. Schema semplificato di un disoleatore, disoleator impianto comunemente utilizzato ilizzato per separare gli oli insieme alle atre sostanze “lipofile” dall’acqua. In genere questi sistemi sono abbastanza efficienti: efficienti l’olio ’olio viene rimosso dalle acque con una percentuale pari al 75% (15 mg/L di oli in ingresso e 3,2 3 mg/L in uscita, fonte: MM Milano). Ovviamente questo processo richiede tempi e costi di trattamento aggiuntivi. Da una recente stima dell’Università della Tuscia è emerso che per depurare 1 kg di olio si consumano circa 3 kWh di energia, per un costo dii circa 0,45 euro, mentre per la manutenzione delle condutture e degli impianti di pompaggio incrostati o danneggiati si spendono 0,45 euro euro per ogni kg di olio esausto. (dati forniti dal Progetto LIFE+08 ENV/IT/000425 ETRUSCAN a cura di SEA Tuscia S.r.l., spin-off off accademico dell’Università della Tuscia http://www.seatuscia.it). Secondo invece una stima effettuata da Brianzacque il costo medio per smaltire oli e grassi si aggirerebbe attorno a 335 euro a tonnellata, con un consumo energetico pari a circa 30.000 euro all’anno (dati Brianzacque 2012). Una raccolta organizzata e ben strutturata permetterebbe di ridurre moltissimo sia i danni ambientali dovuti all’impatto degli oli esausti sia i costi di pretrattamento (disoleatore) (disoleatore) durante l’attività di depurazione. Gli oli alimentari esausti Da rifiuto a risorsa Secondo una stima dell’Ocse relativa al consumo di materie prime, l’estrazione mondiale di risorse è aumentata del 36% dal 1980 al 2002, e si prevede che crescerà di un ulteriore 48% entro il 2020, per un valore complessivo di circa 80 miliardi di tonnellate. L’Unione europea (con la direttiva 2008/98/CE) si è data quindi l’obiettivo di diventare una “società del riciclaggio con un alto livello di efficienza”, cercando di limitare la produzione di rifiuti e di utilizzarli come risorse. Agli Stati membri viene chiesto di impegnarsi affinché i materiali riciclabili non finiscano in discarica, ed entro il 2020 il riciclaggio dei rifiuti urbani (limitatamente a metalli, carta, vetro, plastica) dovrà essere cresciuto almeno del 50% in peso. Se in Italia dalla raccolta differenziata arrivano timidi segnali positivi, il dato complessivo è ancora molto lontano dalle disposizioni di legge. Nonostante questo, l’industria del riciclo è un settore importante per l’economia nazionale, con dinamiche in crescita continua, strettamente connesse ai settori produttivi che utilizzano le materie seconde. Il riciclaggio, inoltre, insieme alla riduzione a monte dei rifiuti, alla raccolta differenziata e al riuso (la strategia cosiddetta delle “4R”), contribuisce in misura decisiva al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti (fonte: http://www.legambiente.it/temi/rifiuti/riciclaggio). Come molti altri residui anche l’olio vegetale usato può rappresentare, se raccolto in modo differenziato dagli altri rifiuti, una fonte di risparmio energetico perché può essere trasformato in una risorsa energetica. Si stima che il recupero delle 280.000 tonnellate di olio esausto che l'Italia produce ogni anno genererebbe un valore recuperato stimabile intorno agli 84 milioni di euro. A ciò si aggiungono i vantaggi legati alle emissioni di CO2 e tutti i costi diretti ed indiretti di smaltimento (fonte: CONOE). STORIA E NUMERI DELLA RACCOLTA DEGLI OLI ALIMENTARI USATI IN ITALIA Il Consorzio Obbligatorio Nazionale della raccolta e trattamento degli oli e grassi vegetali Esausti (C.O.N.O.E. - www.consorzioconoe.it) nasce nel 1998, secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo 22/97, il cosiddetto decreto Ronchi. Lo scopo del C.O.N.O.E. è assicurare su tutto il territorio Nazionale il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento e il recupero della filiera oli e grassi esausti in modo da tutelare l’ambiente e la salute pubblica, riducendo progressivamente la dispersione degli oli vegetali esausti e l’inquinamento da essi derivante. Sin dagli inizi il C.O.N.O.E. si è attivato in modo capillare e organizzato e già nel 2001 ha raccolto e recuperato 15.000 ton di oli e grassi di frittura, per un valore di € 3.500.000,00. Nel periodo successivo che va dal 2002 al 2007 nel complesso sono state raccolte e recuperate altre 170.000 ton di prodotto, per un valore di € 60.000.000,00 di cui € 18.000.000 riferiti al solo anno 2007. In sette anni dal 2001 al 2008, la capacità di raccolta è incrementata di quasi il 90%. Secondo i dati forniti dal C.O.N.O.E. in Italia nel 2010 sono state raccolte e riciclate 43.000 ton di olio e grassi con un aumento del 2,4% rispetto agli anni precedenti. Oggi il C.O.N.O.E. conta 15 aziende rigeneratrici consorziate e 120 aziende raccoglitrici consorziate. I DIVERSI METODI DI RACCOLTA DEGLI OLI ED I LORO VANTAGGI A differenza della raccolta di olio vegetale esausto da attività industriali e di ristorazione, l’attività di recupero da utenze domestiche è un impegno più difficile ed oneroso: per attuarlo è necessario raggiungere in modo capillare le abitazioni e coordinare le iniziative di raccolta affinché si possano raggiungere volumi importanti che giustifichino i costi di gestione e le strutture impiegate. Tutto questo richiede organizzazione e impegno non solo dell’amministrazione comunale ma soprattutto dei cittadini che devono essere informati ed attrezzati alla raccolta degli oli esausti. Si sottolinea che una raccolta domiciliare degli oli esausti ben strutturata permetterebbe di ridurre sia l’impatto ambientale sia ai comuni di risparmiare costi legati al trattamento delle acque.. Tutto questo richiede l’individuazione della struttura di raccolta più idonea in base alle caratteristiche del territorio (viabilità, densità abitativa, dislocazione delle abitazioni), alle tipologie di utenze (pluriutenze domestiche, monoutente domestiche, ecc.), ai costi di gestione e all’impegno e sensibilità degli abitanti. Un accurato studio sulle differenti tipologie di raccolta e i rispettivi vantaggi/svantaggi è stato condotto da SEA Tuscia S.r.l., spin-off accademico dell’Università della Tuscia (http://www.seatuscia.it), di cui citeremo i dati in questa sezione. I più diffusi sistemi di raccolta degli oli vegetali usati per utenze domestiche attualmente sperimentati sul territorio nazionale sono: • • • Raccolta con isole ecologiche Raccolta mediante contenitori monomateriali presso stazioni stradali/presso supermercati Raccolta nei condomini (alternativo al porta a porta) Raccolta con isole ecologiche Il conferimento diretto presso isole ecologiche controllate (Fig.2), presenta i vantaggi di una gestione semplificata, elastica ed economica per i comuni e risulta essere la metodologia più diffusa sul territorio nazionale. In base ai dati ottenuti negli ultimi anni si calcola che il quantitativo medio annuo di raccolta di olio vegetale esausto per famiglia attraverso isola ecologica è di 0,27 kg. La percentuale di intercettazione media annua di un’isola ecologica per ogni famiglia è del 3,79%. Questo tipo di intervento presenta pertanto una bassa efficienza in quanto riesce a coinvolgere solo il cittadino “fortemente motivato”, ossia circa il 34% della popolazione. Va inoltre sottolineato che essendo poco strutturata questa tipologia di raccolta presenta anche problemi di sicurezza a partire dal metodo con cui gli abitanti raccolgono e conservano l’olio nelle proprie abitazioni. Molto spesso vengono adoperati contenitori in plastica o vetro, senza adeguate chiusure. I contenitori con olio esausto vengono conservati in vari luoghi della casa, spesso senza adeguati sistemi di chiusura. Infine va precisato che in molte isole ecologiche la quantità di olio che viene depositata è così esigua che i costi di gestione possono superare i vantaggi provenienti dal riuso dell’olio o il suo utilizzo per produrre energia. Questo tipo di raccolta deve essere pertanto supportata da attività di informazione e formazione dei cittadini che devono conoscere la problematica, sapere come e quando procedere al recupero dell’olio, dove conservarlo e come trasferirlo alla piattaforma. Fig.2. Piattaforma ecologica attrezzata per il recupero degli oli vegetali usati Raccolta mediante contenitori stradali monomateriali - Raccolta stradale Tale sistema di raccolta degli oli esausti è realizzato attraverso l’uso di contenitori appropriati (Fig.3) posizionati in punti strategici di strade molto frequentate. In generale il sistema è stato adottato in aree con una dimensione massima di 500 famiglie - utenze, in quanto i contenitori possono soddisfare volumi modesti. In base si dati disponibili in letteratura si evince che tale sistema è caratterizzato da un elevata efficacia in tempi brevi. Le stime suggeriscono una efficienza del 19,16% di olio recuperato a famiglia. In base alle esperienze maturate nei comuni italiani, in cui è stato sviluppato un progetto di recupero dell’olio usato, si è rivelata particolarmente efficiente la raccolta mediante contenitori stradali monomateriali effettuata insieme alla raccolta condominiale. Questi sistemi di raccolta integrati sono consigliabili in comuni con un numero di abitanti superiore ai 100.000 in cui la presenza di condomini sia importante. Fig.3. Esempio di contenitore monomateriale posizionato su strada. - Raccolta presso i supermercati Questo metodo di raccolta è realizzato con contenitori identici a quelli della raccolta su strada che vengono posizionati nei pressi dell’ ingresso di supermercati. Dato il posizionamento la capacità di intercettazione del rifiuto è maggiore rispetto al contenitore istallato su strada. Tali contenitori riescono ad intercettare anche le utenze extra comunali di nuclei familiari che si recano a fare acquisti e nel contempo svolgono la raccolta differenziata. Sono sistemi adatti per i comuni con distribuzione disomogenea delle abitazioni dove risulta complessa la raccolta su strada. La percentuale di raccolta aumenta se si affiancano iniziative di distribuzione di taniche (Fig.4) per il contenimento Fig.4. L’utilizzo di taniche rende dell’olio vegetale esausto, distribuzione di buoni sconto o punti regalo in caso più agevole la raccolta dell’olio da di raccolta differenziata. Il fattore medio annuo di raccolta con questo sistema parte dell’utente. per una famiglia è di 1,58 kg. La percentuale media annua di raccolta per famiglia attraverso un contenitore stradale da supermercato è del 21,90%. Raccolta mediante contenitori condominiali (porta a porta) La raccolta condominiale è un sistema di raccolta integrato e proposto al posto del porta a porta nelle zone ad alta densità abitativa e per tutte le realtà strutturate normalmente con il porta a porta per la raccolta differenziata dei rifiuti che impongono l’eliminazione dalle strade di tutti i cassonetti. Il fattore medio annuo di raccolta di olio vegetale usato di una famiglia è di 3,8 kg. La percentuale di intercettazione media annua di un contenitore presso i condomini per ogni famiglia è del 52,7%. Questi dati suggeriscono che la vicinanza del punto di raccolta all’abitazione sia molto importante per ridurre lo scarico nelle fognature dell’olio. Questo tipo di raccolta è tuttavia piuttosto oneroso per la gestione del rifiuto. Il Comune deve farsi carico di ritiri periodici dell’olio e dei costi di trasferimento ai sistemi di trattamento. Si calcola che questo sistema di raccolta sia efficiente ed economicamente supportabile se vi sono almeno 20 condomini che effettuano la raccolta con un numero di unità abitative maggiori di 20. Questo garantisce un recupero annuo minimo di 70/80 kg per condominio. Si consiglia l’attivazione di tale sistema di raccolta in città con un numero di abitanti superiore ai 100.000, che solitamente presentano numerosi condomini di dimensione medio grande. Raccolta porta a porta Il sistema porta a porta presuppone passaggi dell’operatore settimanali o al massimo mensili per il ritiro di taniche, o bottiglie distribuite presso ogni unità abitativa. Tale sistema si presenta complicato a livello logistico, pericoloso perché i singoli cittadini devono essere formati alla raccolta, nonché oneroso. Per quel che concerne la logistica, ad esempio, i contenitori forniti ai cittadini devono essere svuotati da un operatore nella cisterna di raccolta con conseguente fuoriuscita dell’olio nel luogo di scarico, oppure si può prevedere un ritiro delle taniche e una contestuale riconsegna delle taniche pulite. In questo secondo caso deve essere previsto un sistema di lavaggio delle taniche in aree attrezzate ed ovviamente un numero doppio di contenitori. In base a studi condotti su comuni che hanno testato questa strategia, anche ipotizzando una raccolta al 100% si stima che si potrebbe ottenere - per porta a porta con recupero settimanale: una quantità variabile tra 25 e 30 kg di olio vegetale usato per operatore al giorno - per un porta a porta organizzato con frequenza mensile: da 100 a 120 kg di olio vegetale usato per operatore al giorno. Tale sistema risulta essere inefficace sia per i bassi quantitativi di olio recuperato ma soprattutto per il numero di risorse umane utilizzate che degli automezzi con un aumento dei costi di gestione a fronte di esigui margini di raccolta. Considerazioni conclusive Sulla base dell’analisi svolta e delle sperimentazioni effettuate in diversi contesti geografici si evidenzia come la scelta della strategia di raccolta sia da ponderare in base a diversi fattori che possono variare a seconda delle situazioni. Un elemento comune e fondamentale per la buona riuscita di tutte le strategie di raccolta è l’educazione e l’informazione in merito al problema. E’ chiaro infatti che solo attraverso l’impegno dei singoli abitanti e di una presa di coscienza della collettività si possono raggiungere importanti risultati nella riduzione dei rifiuti pericolosi e nell’attività del riciclaggio. In tal senso gli organi comunali devo affiancare alla strategia di raccolta scelta un’azione di informazione. Un ruolo chiave viene inoltre svolto dal terzo settore che opera nella tutela dell’ambiente e del cittadino e che può diffondere la cultura del riciclo dei rifiuti soprattutto quelli pericolosi per la salute e per l’ambiente. Infine si suggerisce di iniziare valutando da un lato le diverse variabili logistiche del proprio comune ma di predisporre al tempo stesso dei progetti pilota che possano testare efficacia e fattibilità della raccolta. (Tab.5). Si ricorda che il successo o meno del metodo di captazione dell’olio esausto può essere fortemente influenzato al posizionamento dei contenitori di raccolta in punti strategici del comune. Ad esempio contenitori monomateriali posizionati in aree scarsamente popolate determinano una raccolta inefficiente; la sinergia con realtà locali pubbliche o private (es. supermercati) permette talvolta di aumentare di molto la raccolta degli oli esausti in comuni medio piccoli. Infine anche la piattaforma ecologica riveste un ruolo chiave soprattutto per le aree poco popolate in cui altre strategie di raccolta risulterebbero onerose; tuttavia è fondamentale comunicare e facilitare il sistema di raccolta stesso presso le piattaforme di modo che il cittadino sia invogliato ad usufruire di questo servizio. Metodo di raccolta Raccolta con isole ecologiche Raccolta con contenitori monomateriali Raccolta condominiale Raccolta porta a porta Efficienza di recupero a famiglia Circa il 4% Vantaggi Svantaggi Gestione elastica semplificata per i comuni e Poco diffusa: solo il 3-4% della popolazione è coinvolto Circa il 20% Sistema caratterizzato da Il posizionamento dei un’elevata efficienza in tempi contenitori è fondamentale per brevi garantire una raccolta efficiente Circa il 50% Il punto di raccolta è interno al Sistema oneroso per la condominio, quindi molto gestione del rifiuto vicino all’utente Poco meno del L’utente è facilitato nella Sistema complicato a livello 100% laddove è raccolta e nel reperire taniche logistico e oneroso per i stata sperimentata pulite per un nuovo utilizzo. comuni Fig.5. Schema riassuntivo dei principali metodi di raccolta impiegati sul territorio nazionale. LA TRASFORMAZIONE DEL RIFIUTO IN RISORSA Come molti altri residui anche l’olio vegetale usato può rappresentare, se raccolto in modo appropriato, oltre che vantaggi di carattere ambientale anche una fonte di energia. L’olio esausto, dopo opportuni trattamenti può essere riutilizzato in diversi modi: può costituire la base per il processo di generazione del biodisel o per la produzione di sapone oppure essere impiegato come lubrificante per macchine agricole o ancora come combustibile per recupero energetico nel processo di cogenerazione. Si stima che il recupero delle 280.000 tonnellate di olio esausto che l'Italia produce ogni anno genererebbe un valore recuperato stimabile intorno agli 84 milioni di euro. Sottolineiamo che queste possibili strategie di recupero non sono astratte ma rappresentano opportunità concrete già adottate in diverse realtà locali e in molti paesi del mondo. I dati riportati dal C.O.N.O.E. (Fig.6) evidenziamo come già nel 2008 circa il 50% dell’olio esausto raccolto (derivato prevalentemente dal comparto industria e ristorazione) sia stato trasformato in modo efficiente in biocarburante (biodiesel). Una percentuale particolarmente rilevante di olio esausto viene rigenerata per produrre lubrificante per macchinari (20%). Fig.6. Il grafico mostra le percentuali di riutilizzo degli oli esausti di origine alimentare: il 50% è destinato alla produzione di biodiesel, il 20% alla produzione di lubrificanti, il 15% viene riciclato in altri modi (es. produzione di saponi) e il 10% viene utilizzato nella produzione di energia (es. cogenerazione) (Fonte: CONOE, Relazione tecnica 2008) Per ottenere il riutilizzo dell’olio, ovvero per trasformare il rifiuto in risorsa, è indispensabile avere una filiera attiva. Per questa ragione il C.O.N.O.E. coopera con aziende specializzate e autorizzate che raccolgono l’olio esausto in contenitori adatti allo stoccaggio e al trasporto e lo dirigono verso i più idonei sistemi di rigenerazione e utilizzo. Spesso la raccolta viene effettuata direttamente dall’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti domestici sul territorio comunale (come ad esempio CEM Ambiente nel territorio di applicazione del progetto “Acqua senza macchia”). L’azienda può provvedere alla raccolta direttamente, oppure subappaltando l’attività ad altre aziende specializzate. In entrambi i casi, l’olio raccolto viene poi conferito a CONOE per le operazioni di recupero. Affinché l’olio esausto raccolto possa essere utilizzato sono necessari una serie di trattamenti di depurazione e rigenerazione. Si tratta di interventi finalizzati alla rimozione delle sostanze estranee (proteine, gomme, resine, fosfatidi, chetoni, aldeidi) che possono essere presenti sia in sospensione che in soluzione e che possono avere influenza negativa sulla combustione o sul processo di trans esterificazione. La prima fase solitamente è la grigliatura, necessaria per separare le parti solide dalla fase oleosa liquida. Successivamente il processo continua portando il residuo oleoso ad una temperatura di circa 70 °C e convogliandolo in speciali “agitatori a serpentina” o “centrifughe” dove viene separato dall’acqua e da altre sostanze presenti e quindi raffreddato. L’ultimo passaggio, detto degommaggio, prevede l’aggiunta di additivi e un’ulteriore filtrazione delle sostanze carboniose in modo da rimuovere lipidi polari idratabili (fosfolipidi, lipoprotidi, glicolipidi), resine e gomme. Il derivato di questa lavorazione, in relazione al grado di purezza e trasparenza raggiunto, può essere variamente riutilizzato. Sebbene questo processo possa sembrare costoso è bene chiarire che la risorsa che si ricava è preziosa. Ad esempio, da 1 Kg di olio vegetale usato si ricavano 0,8 Kg di olio rigenerato (fonte: http://www.ecorec.it/pag-olio.html): un risparmio energetico non trascurabile se si pensa che l’alternativa al prodotto rigenerato sarebbe costituita da olio minerale sintetico derivante da prodotti petroliferi con chiari costi, anche ambientali, legati ad estrazione, purificazione ecc. Se a ciò si aggiunge il contesto ambientale è chiaro che il riciclo dell’olio esausto è vantaggioso. Produzione del biodiesel da oli vegetali esausti Il biodiesel è un biocombustibile, cioè un combustibile ottenuto da fonti rinnovabili, analogo al gasolio che si ricava dal petrolio. Si presenta come liquido di colore ambrato, con una viscosità simile a quella del gasolio per autotrazione. Il biodiesel è ottenuto mediante un processo chimico chiamato transesterificazione dei trigliceridi (Fig.6); questa procedura si ottiene grazie all’alcol metilico che è in grado di reagire coni diversi trigliceridi presenti sia negli oli vegetali vergini che negli oli alimentari esausti. Dalla reazione vengono prodotti esteri metilici di acidi grassi anche detti FAME (Fatty Acid methyl ester) che costituiscono il biodiesel. Un ulteriore prodotto della stessa reazione è la glicerina che può essere utilizzata in diverse preparazioni industriali. Fig.6. Reazione di transesterificazione che porta alla formazione del biodiesel: i trigliceridi contenuti negli oli reagiscono con metanolo formando metilesteri (il biodiesel) e glicerina. Si sottolinea che sebbene la procedura di produzione sia piuttosto semplice in quanto prevede una reazione chimica diretta, vi sono valutazioni che debbono essere effettuate in base alle norme di legge. In particolare le specifiche internazionali standard per il biodiesel sono fissate nella norma ISO 14214. Tra i parametri più rilevanti da verificare durante la produzione di biodisel vi sono: • • • • • completezza della reazione rimozione del glicerolo rimozione del catalizzatore rimozione degli alcoli assenza di acidi grassi liberi Una volta garantiti questi parametri il biodisel può essere immesso sul mercato. Questo combustibile può essere utilizzato in diversi modi. Può per esempio essere mescolato con il gasolio in diverse proporzioni ed essere impiegato nei moderni motori diesel oppure utilizzato nel riscaldamento. Dal punto di vista della sicurezza è importante sottolineare che il biodiesel risulta più sicuro rispetto al normale gasolio, con un flash point (punto di infiammabilità) di 150 °C rispetto ai 64 °C del gasolio. Dal punto di vista ambientale, il biodiesel presenta alcune differenze che ne incentivano l’utilizzo. Rispetto al gasolio, il biodiesel riduce le emissioni nette di ossido di carbonio (CO) di circa il 50% e degli idrocarburi policiclici aromatici (HC) -sostanze estremamente dannose per l’uomo con effetti citotossici, cancerogeni, mutagenici e respiratori cronici- di circa il 67%. L’utilizzo del biodiesel porta anche ad una drastica riduzione delle polveri sottili (PM), circa il il 50% in meno, e delle emissioni di biossido di zolfo (SO2); il biodiesel infatti non contiene composti aromatci e contiene zolfo solo in piccole tracce (< 0.001%). Per quanto riguarda gli ossidi di azoto (NOx) mediamente si parla di un aumento delle emissioni del 10-13% rispetto al gasolio a causa dell'elevato contenuto di ossigeno del biocombustibile. In questo caso le miscele causano un'aumento inferiore della emissione di NOx (2-3 % per il B20 sempre rispetto al gasolio). (fonte: EPA United states Environmental Protection Agency). Fig.7. Confronto delle emissioni di biodiesel e gasolio. Fonte: http://www.cti2000.it Le emissioni di anidride carbonica (CO2) - uno dei principali gas serra - sono pressoché identiche tra biodiesel e gasolio. In questo caso tuttavia si può comunque considerare un vantaggio ambientale se si tiene conto che utilizzando il biodiesel si va a ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. In ultima il biodiesel presenta un’elevata biodegradabilità, superiore a quella del gasolio.La catena lineare di carbonio, con atomi di ossigeno alle estremità che caratterizza il biodiesel è infatti più "semplicemente" attaccabile dai batteri che in natura degradano oli e grassi, rispetto al gasolio che è povero di ossigeno ed è costituito da una miscela complessa di idrocarburi con numerosi legami doppi, catene ramificate e anelli. Da uno studio sperimentale condotto dall’Università dell’Idaho è emerso che il biodiesel viene degradato nel suolo per il 99,6% dopo 21 giorni. (Fonte: http://www.cti2000.it) La Commissione Europea nell’ambito delle strategie per il rispetto del protocollo di Kyoto si è impegnata a sostituire il 5% della domanda di combustibili fossili per autotrazione con biocombustibili. Secondo la Direttiva 28/2009, tale percentuale dovrà raggiungere il 10% entro il 2020. Per quanto riguarda la produzione di biodiesel a livello europeo si è assistito negli ultimi anni ad un trend positivo parallelamente all’aumento della domanda. Si è passati infatti dalle 766 mila tonnellate prodotte nel 2000 alle 9,57 milioni di tonnellate del 2010. Parallelamente, è cresciuta la preoccupazione rispetto ai possibili problemi di competitività nell’uso del suolo tra le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti e quelle ad uso alimentare. Per questo motivo, l’utilizzo di olio esausto per la produzione del biodiesel potrebbe risponde ad una domanda di mercato in crescita e alla necessità di evitare la competizione nell’uso del suolo. A livello europeo tra i maggiori produttori vi sono Germania, Francia e Spagna; l’Italia al momento è al quarto posto (799 mila ton prodotte nel 2010 e 620 mila ton nel 2011) ma si stanno sviluppando nuove politiche ambientali che puntano sui biocarburanti. Attualmente l’industria del biodiesel in Italia è un settore che vale circa 2 miliardi di fatturato, occupa 1.500 addetti e sviluppa investimenti per oltre 500 milioni (dati Assocostieri, l’unione dei produttori di biodiesel aderente a Confindustria). In Italia il biodiesel è impiegato principalmente nel riscaldamento, tuttavia in anni recenti si è assistito anche ad una crescita del suo utilizzo come carburante per l’autotrazione. A titolo di esempio, l’AMSA (Azienda Milanese Servizi Ambientali) ha iniziato a convertire a biodiesel la propria flotta nel 2000 e a partire dal 2003 ha esteso l’utilizzo di miscela biodiesel/gasolio (con impiego di gasolio desolforato) a tutto il parco automezzi. Nel periodo 2000-2003 gli automezzi AMSA alimentati a biodiesel hanno percorso 29.150.000 km nell’ambito urbano milanese evitando, nell’arco di 4 anni, l’emissione di oltre 4.300 ton di anidride carbonica proveniente dai combustibili fossili. Generare energia dall’olio vegetale esausto atttraverso la cogenerazione Dati i costi elevati dei combustibili di origine fossile e la scarsità delle riserve esistenti, l’approvvigionamento energetico risulta sempre più difficoltoso in ogni parte del mondo. Tale consapevolezza ha animato l’Unione Europea nella realizzazione della Direttiva 2009/28/CE, che stabilisce un quadro comune per la promozione dell’energia a partire da fonti rinnovabili, fissando in particolare l’obbligo di utilizzo di risorse rinnovabili pari al 20%. Risulta pertanto cruciale riuscire a produrre energia attraverso l’utilizzo di rifiuti. In questo scenario si rivela particolarmente vantaggioso l’impiego di oli vegetali di diversa origine. Si sottolinea che questo tipo di rifiuti insieme ai grassi ed alle farine animali sono qualificati come biomasse da rifiuti completamente biodegradabili. Gli oli vegetali esausti possono pertanto essere impiegati a tutti gli effetti come materia prima per la produzione di energia. L’impiego di olio vegetale per la produzione di energia elettrica e calore in impianti di cogenerazione rappresenta una novità nell’innovativo e variegato mondo delle fonti di energia rinnovabili. La cogenerazione permette di produrre contemporaneamente energia elettrica ed energia termica, sfruttando in maniera ottimale l’energia primaria contenuta nel combustibile (Fig 9): la frazione a contenuto energetico più alto viene convertita in energia pregiata (meccanica o elettrica), mentre la frazione a contenuto energetico più basso (che nelle comuni macchine termiche viene dispersa nell’ambiente), viene recuperata e resa disponibile per altre applicazioni, quali il riscaldamento di ambienti. Fig.9. Schema che mostra le diverse rese di energia termica ed elettrica in caso di cogenerazione e produzione separata. Come si può osservare per produrre la stessa quantità di energia termica e di energia elettrica l’impianto di cogenerazione utilizza minore energia primaria e riduce considerevolmente le perdite rispetto agli impianti in cui la produzione avviene separatamente. L’impiego di questa tecnologia consente inoltre di diminuire sensibilmente le emissioni di gas serra. L’uso degli oli vegetali, se comparato con quello dei combustibili di origine fossile, permette una riduzione delle emissioni gassose prodotte dai motori. Vari studi mostrano che, confrontando l’anidride carbonica emessa durante tutto il ciclo di vita dell’olio vegetale con quello del gasolio, si ha un risparmio complessivo medio di 1,6 tonnellate di anidride carbonica per ogni tonnellata di gasolio sostituito (fonte: Entalpica S.p.a, www.entalpica.com). Gli oli vegetali producono un’energia che può contribuire a risolvere le problematiche di inquinamento locale; grazie alla presenza di ossigeno nella sua molecola (circa l’11%), la combustione risulta migliore rispetto al gasolio, non contiene né idrocarburi policiclici aromatici (IPA) né zolfo e permette una riduzione degli inquinanti e della pericolosità delle emissioni. Diversi studi che confrontano le emissioni di motori diesel e di motori alimentati a biocarburanti hanno evidenziato la possibilità di riduzione delle emissioni di PM10, anche se la percentuale di riduzione varia notevolmente a seconda della tecnologia considerata e delle condizioni di utilizzo1. La possibilità di usare olio vegetale come combustibile non solo presenta alcuni aspetti molto interessanti da un punto di vista economico e di indotto, ma anche presenta soluzioni variabili e peculiari che, al momento, rendono questa fonte di energia interessante e applicabile in ogni situazione. Gli impianti ad olio vegetale possono essere posizionati in qualsiasi realtà senza avere problemi di ingombro, rumorosità, odori sgradevoli o altri disturbi a eventuali realtà abitative nelle vicinanze. Inoltre, se paragonati ad un impianto ad energia solare con la medesima produzione annua di potenza, gli impianti ad olio vegetale Fig.12. Utilizzare le biomasse per ottenere energia elettrica dà diritto all’acquisiszione di certificati verdi. L’ente cui rivolgersi è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). sono nettamente meno costosi (di 10 volte) e richiedono superfici decisamente inferiori (di 100 volte). Queste potenzialità rendono molteplici le applicazioni degli impianti a cogenerazione nel settore industriale, agricolo, artigianale, produttivo, in piscine, ospedali, centri sportivi, hotel, residence e scuole. Ad esempio, per alimentare piccole realtà come ristoranti e agriturismi vengono già impiegati con successo sistemi di nuova generazione nei quali può essere immesso nel serbatoio di alimentazione qualsiasi olio esausto di origine vegetale, senza doverlo sottoporre ad alcun trattamento, grazie agli automatizzati programmi di pulizia. Con un consumo medio di 1,25 litri di olio vegetale usato all’ora si ottengono 4 kwh per piccoli impianti con una potenza variabile tra i 4 e i 12 kw. L'energia elettrica prodotta, può essere ceduta alla rete e 1 Kousoulidou et al, 2008. Effect of biodiesel and bioethanol on exhaust emissions. ETC/ACC Technical Paper 2008/5, European Topic Centre on Air and Climate Change (ETC/ACC). godere di tariffe incentivanti omnicomprensive quindicennali o in alternativa un riconoscimento della produzione in certificati verdi a seconda della taglia e del tipo di biomassa introdotta. CASE HISTORY ESEMPI DI EFFICIENZA NELLA RACCOLTA E TRASFORMAZIONE DEGLI OLI VEGETALI USATI La necessità di dare nuova vita all’olio vegetale esausto proveniente da utenze domestiche, attraverso il recupero e il trattamento con tecnologie sempre più all’avanguardia, ha trovato concretizzazione in diverse realtà europee e italiane. Citeremo a tal proposito alcuni casi esplicativi. L’esperienza spagnola A Palma di Maiorca in Spagna l’esigenza di realizzare una filiera per il recupero virtuoso degli oli vegetali usati ha assunto un’importanza decisiva già negli anni ’90, quando gli impianti di depurazione delle acque rischiavano di essere danneggiati dall’eccesso di oli esausti prodotti dagli alberghi e dai ristoranti. Dopo l’avvio di progetti dedicati alla diffusione di buone pratiche presso tali utenze, sono state attivate campagne dirette alla sensibilizzazione del singolo cittadino, e in particolare delle famiglie, attraverso l’installazione di punti di raccolta dell’olio preveniente dagli scarti domestici presso le scuole e i centri commerciali. L’olio usato poteva essere raccolto in apposite taniche o in bottiglie di plastica, poi depositate direttamente nelle apposite campane. La partecipazione delle famiglie è stata fin da subito elevata, assicurando il successo dell’iniziativa, non solo nel settore alberghiero e della ristorazione, ma anche nel comparto domestico. Sebbene l’isola sia piuttosto vasta è da specificare che la popolazione si raccoglie nella capitale; questo semplifica la raccolta e la filiera e soprattutto permette di raggiungere percentuali di efficacia importante. L’esempio del Tirolo Nel 1999 nel Comune di Fritzens, nel Distretto di Innsbruck nel Tirolo austriaco è nato un progetto volto al recupero dell’olio alimentare esausto per ricavarne energia elettrica e calore. Grazie alla collaborazione tra un gestore pubblico dei rifiuti e uno del ciclo delle acque è stato realizzato un sistema di raccolta e riutilizzo degli oli vegetali usati, chiamato, alla tedesca, “Öli” (poi registrato e brevettato come “Olly”) e destinato sia alle utenze domestiche sia a quelle industriali. La fase di raccolta viene affidata ad una ditta che effettua il ritiro delle tanichette contenenti l’olio usato e consegna in cambio al cittadino bidoni con olio fresco pronto all’utilizzo. Prima dell’avvio del progetto il recupero dell’olio usato per ogni abitante in un anno si aggirava attorno agli 0,3 Kg. Dopo l’inizio delle campagne di sensibilizzazione, le stime riportano una raccolta di oltre 1 kg/abitante/anno e a Innsbruck anche di 2,1 kg/abitante/anno. Da circa 20.000 ore è in funzione un impianto, con un motore con una potenza di 2.260 kW, per la produzione di energia elettrica, alimentato unicamente da olio di scarto di frittura proveniente da utenze domestiche. Grazie a questo progetto sono coinvolti oggi circa 1 milione di cittadini in Tirolo, in 1.500 comuni. Il successo del progetto ne ha favorito la diffusione in altre zone dell’Austria e in Germania, dove sono coinvolti più di 1800 Comuni per circa 1,5 milioni di famiglie. “Olly” in Italia Dopo il Tirolo austriaco, ora, anche in Toscana è stata promossa la sperimentazione di “Olly”, così da ridurre l’inquinamento delle falde acquifere, i costi di manutenzione della rete fognaria e produrre energia “verde”. La raccolta si è sviluppata, per il momento, nelle Provincie di Firenze e Prato, in cui sono più di 30 mila i contenitori “Olly” usati per la raccolta. Unicoop Firenze ha assunto un ruolo importante nella sperimentazione e promozione del progetto, ospitando i punti di raccolta Olly presso i propri supermercati. All’esterno All dei negozi ci sono i punti di raccolta dell’olio, le “casette Olly”, gialle e riconoscibili, che contengono il macchinario per la raccolta. Olly, infatti, è anche un secchiello giallo da 3 kg da portare a casa come contenitore per gli oli domestici domestic usati in cucina. Una volta riempito, il contenitore ben chiuso deve essere consegnato presso le “casette”: introducendo un gettone (riutilizzabile) consegnato insieme al secchiello, si apre una fessura in cui va depositato il contenitore pieno e dalla quale qu si Fig.10. Il recupero virtuoso degli oli alimentari può ritirarne un altro, vuoto, lavato e pronto all’uso. all’uso I esausti secondoil progetto “Olly” risultati sono molto incoraggianti: nei due centri commerciali di Prato e Ponte a Greve vengono distribuiti in media 2.500 secchielli al mese, equivalenti a 7.500 kg di olio al mese, per un totale otale di 90.000 kg all’anno, che una volta raccolti vengono conferiti all’azienda Eco-Energia Eco che tratta gli oli alimentari presso un impianto di recupero che li trasforma in combustibile ecologico in grado, con la cogenerazione, di produrre elettricità e calore. Si stima che con Olly vengano eliminate dalle fognature circa 2.200 tonnellate di olio esausto all’anno ogni 650.000 abitanti e si produca circa 1 Mwh Mw di energia elettrica, pari al fabbisogno di 3000 famiglie, nonché 600 kwhh termici, calore sufficiente suffici per 500 famiglie. Austria virtuosa anche a Graz Graz è una città austriaca di 260 mila abitanti che ha una vasta esperienza per quanto riguarda l’utilizzo di biodiesel prodotto da oli vegetali riciclati. Dal 2003 infatti grazie ad un progetto pilota pilot avviato 10 anni prima, alimenta l’intera flotta di 140 autobus (azienda di trasporti pubblici Grazer Verkehrsbetriebe, GVB) con biodiesel di riciclo. Gli oli vegetali di scarto sono recuperati sia dai ristoranti cittadini che dai privati e sono trattati in un impianto locale per ottenere biodiesel. Ad occuparsi della produzione di biodiesel è l’azienda SEEG una delle prime compagnie al mondo a produrre fame in scala industriale da oli di recupero: l'olio raccolto viene immagazzinato in un serbatoio da 10.000 litri, riscaldato con pannelli solari e infine trasportato all’impianto di trattamento della SEEG a Mureck, a circa 50 km da Graz. Qui l’olio usato viene sottoposto a transesterificazione che genera biodiesel. Ogni anno vengono processate circa 10.000 tonnellate di olio usato con una resa sa media di circa 850 litri di biodiesel b per tonnellata. Al fine di incrementare la raccolta durante la fase iniziale del progetto sono state realizzate campagne di sensibilizzazione che prevedevano la distribuzione distribuzione di opuscoli informativi sugli autobus e sui taxi della città. A bordo dei mezzi pubblici era anche possibile il ritiro del contenitore per la raccolta dell’olio dell’o usato. L’iniziativa in questi anni ha ottenuto incoraggianti risultati frutto soprattutto della crescita di consapevolezza e di informazione da parte dei cittadini. Nel 2011 a Graz presso i ristoranti sono state raccolte 180 tonnellate di olio da cucina cucina usato, vale a dire il 45% circa del potenziale stimato pari a circa 400 tonnellate l'anno. Presso le abitazioni private sono state raccolte 80 tonnellate di olio da cucina usato, vale a dire il 16% circa del potenziale stimato pari a circa 500 tonnellate l'anno. Oltre ai risultati positivi dal punto di vista ambientale e della salute del cittadino, ovvero la riduzione delle emissioni di CO2 e di polveri sottili, è stato calcolato un risparmio sulla spesa di smaltimento dei rifiuti che si aggira intorno ai 0,30 € per kilogrammo di olio raccolto. Progetto “biodiesel dal tuo olio da cucina” a Rovigo Rovigo è uno dei Comuni in Italia in cui è stata avviata con successo la raccolta degli oli usati domestici e in cui è stato possibile realizzare un circolo virtuoso dal punto di vista ambientale ed economico. L’olio esausto proveniente dalle cucine dei ristoranti storanti e dei privati viene infatti trasformato in biodiesel con il quale vengono alimentati i mezzi pubblici di raccolta dei rifiuti. Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra il Comune di Rovigo, l'ASM Rovigo SpA (l’azienda comunale che gestisce ges il ciclo dei rifiuti)) e alcune aziende private locali. Tale progetto rappresenta un esempio di filiera chiusa a carattere territoriale che parte dalla raccolta degli oli alimentari domestici e professionali esausti, cui segue un processo di trattamento to che li trasforma in carburante ecologico per i mezzi della divisione Ambiente di ASM. Già dal 2006, ASM aveva cominciato a distribuire gratuitamente taniche da 5,5 litri a alle famiglie del capoluogo veneto, che potevano conferire l'olio in un “ecopunto” “ecopunto” appositamente stabilito in città. città Il positivo andamento dell'iniziativa ha spinto il Comune a lanciare nel 2008 il progetto “Biodiesel “Biodiesel dal tuo olio di Cucina”” e allestire diversi “punti olio”, ovvero specifiche stazioni collocate presso i principali supermercati supe del comune, dove conferire il liquido da frittura esausto. A settembre 2011 il progetto ha ottenuto il risultato di recuperare più di un chilo di materiale esausto per abitante. L'olio raccolto viene portato dall'ASM a operatori specializzati in grado grado di trasformarlo in biodiesel, quindi carburante di seconda generazione. Il biodiesel attualmente utilizzato a Rovigo viene miscelato con gasolio tradizionale di origine minerale: minerale l'ASM ha iniziato a fine 2008 la sperimentazione con B5 (miscela di biodiesel al 5%), incrementandolo successivamente fino a B25 (miscela di biodiesel al 25%). Secondo dati forniti dalla stessa ASM grazie al progetto sono stati utilizzati circa 34mila litri di biodiesel puro da oli esausti, corrispondente alla quantità raccolta. colta. Rispetto al consumo complessivo di diesel, si è utilizzata una fonte rinnovabile per il 18%, considerando anche la quantità di biodiesel da oli vergini presente in miscela sul prodotto autotrazione normalmente in commercio. Dal punto di vista economico ico si può affermare che il progetto “Biodiesel “Biodiesel dal tuo olio di cucina” cucina ha portato un beneficio diretto alle casse del comune e quindi indirettamente anche ai cittadini: il riutilizzo dell'olio come biodiesel ha, da una parte ridotto i costi dello smaltimento smaltimento e dall’altra, finanziato il rifornimento di carburante per i mezzi di raccolta dei rifiuti locali. Il progetto di Pordenone Il Comune di Pordenone ha nel 2010 avviato un progetto che prevedeva il posizionamento di 9 bidoni per la raccolta dell’olio alimentare usato in specifici punti della città. Parallelamente sono state distribuite alla popolazione taniche da 5,5 L per la raccolta rac domestica ed è stata avviata una campagna di comunicazione per informare i cittadini sull’importanza del recupero dell’olio. L’iniziativa ha reso più comodo il conferimento dell’olio, prima smaltibile solo presso l’ecocentro comunale, favorendone il recupero. Nel corso del 2011, visti i primi risultati Fig.11. Tanica distribuita alla popolazione per agevolare la raccolta. raccolta ottenuti, il progetto è stato implementato portando i numero di bidoni a 19 di cui 14 già installati estendendo la copertura del servizio a tutta la città. Nel 2010 è stato avviato il progetto e sono stati raccolti 5.280 kg di olio. Nel 2011 sono stati raccolti 16.285 kg di olio di cui 13.065 tramite i bidoni stradali. Gli oli alimentari esausti Azioni del progetto e attività nei comuni LA RACCOLTA DEGLI DEGL OLI ALIMENTARI USATI NEL BACINO CEM Nella provincia di Monza e Brianza la raccolta degli oli alimentari esausti ti avviene ad opera di CEM Ambiente Spa,, azienda consorziata al C.O.N.O.E. CEM Ambiente S.p.A. si occupa dal 1972 della gestione del servizio di raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Fanno parte della società la Provincia di Milano, la Provincia di Monza e Brianza Brianza e 49 Comuni dell’Est Milanese per un bacino di circa 450.000 abitanti. In questi cinquanta Comuni aderenti al consorzio sono state raccolte nel 2011 circa 180 tonnellate di oli esausti alimentari. CEM Ambiente Spa ha evidenziato il proprio interesse al progetto “Acqua senza Macchia” (Fig.1)) in quanto rappresenta un occasione di sperimentazione molto concreta oltre che un mezzo di sensibilizzazione e informazione della cittadinanza. 18000 16000 14000 12000 10000 Olio raccolto (Kg) 8000 6000 4000 2000 0 Mezzago Bellusco Vimercate Fig.1. Quantità di olio vegetale esausto raccolto nei comuni coinvolti nel progetto “Acqua senza Macchia” nell’anno 2011.. Nel Comune di Mezzago sono stati raccolti 1200 kg, nel Comune di Bellusco 3425 kg mentre nel Comune di Vimercate 16295 Kg (dati forniti da CEM Ambiente) “Acqua Senza Macchia” rappresenta un programma programma innovativo che vuole sperimentare sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti oleosi in diverse realtà della del provincia di Monza e Brianza.. Il fine ultimo del progetto è quello di valutare differenti metodi di raccolta e gestione del rifiuto in strettaa collaborazione con le realtà territoriali locali con l’obiettivo di realizzare una filiera efficiente che garantisca un’importante riduzione dell’inquinamento delle acque da oli esausti. esausti Nei territori di interesse aderenti al progetto “Acqua Senza Macchia” si stima una produzione di 185 tonnellate annue di oli esausti alimentari (sulla base del dato medio nazionale fornito da CONOE e illustrato in precedenza), di cui circa 100 t imputabili alle sole utenze domestiche. Inn particolare nel Comune di Mezzago zago a fronte dei suoi 4163 abitanti sarebbero prodotte circa 11 t di olio, nel Comune di Bellusco, con 7217 abitanti, circa 19 t e nel Comune di Vimercate Vimerca con 25758 abitanti, 70 tonnellate (Fig.2) (stima annuale di produzione olio vegetale esausto di origine ori domestica procapite 2,7 kg, dati Conoe). Conoe) Mezzago: 11 t Bellusco: 19 t Vimercate: 69,5 t Totale: circa 100 t Fig.2. Stima dell’olio esausto alimentare prodotto dal settore domestico nei comuni di Mezzago, Bellusco e Vimercate. Per il calcolo è stato utilizzato il valore di 2,7 Kg come quantità media procapite di olio esausto alimentare prodotto all’anno (dato ato fornito dal C.O.N.O.E.). COSTI E BENEFICI PER LA COMUNITA’ LOCALE Date le molteplici possibilità di utilizzo degli oli vegetali esausti, la raccolta di questa tipologia di rifiuto a livello domestico omestico può rappresentare una buona pratica da diffondere a livello comunale, al fine di incentivare una politica gestionale ecosostenibile sostenibile in termini di impatto ambientale ed economico. Presenteremo in seguito una valutazione economica ed energetica dei possibili vantaggi nell’impiego intelligente della risorsa “olio usato” in tre comuni del bacino della Brianza (Mezzago, Bellusco e Vimercate) in cui si svilupperà il progetto “Acqua senza macchia”. Situazione attuale:: L’assenza di una precisa strategia di raccolta comporta spese di depurazione e spese per la manutenzione delle condutture/impianti di pompaggio incrostati o danneggiati dall’olio, costi energetici e costi ambientali (inquinamento e produzione di CO2). In particolare, nel bacino di Brianzacque il costo medio per smaltire oli e grassi si aggira attorno a 335 euro a tonnellata,, con un consumo energetico pari a circa 30.000 euro all’anno (dati Brianzacque 2012). Considerando che anno ogni anno vengono smaltite smaltit circa 40 t di oli esausti, si stima un costo di smaltimento di circa 13.500 euro, cui vanno sommati i 30.000 euro di consumo energetico, per un totale di 43.500 euro all’anno (Fig.4).. Bisogna inoltre considerare che i costi di smaltimento in fase di depurazione depurazione richiedono un’emissione di anidride carbonica, dovuta al funzionamento dei macchinari impiegati e al trasporto dell’olio presso le sue sedi di raccolta e smaltimento. 30.000 €/anno Costo del consumo energetico 13.500 €/anno Costi di smaltimento 43.500 €/anno Costo totale di depurazione Fig.4. Stime economiche dei costi di depurazione in assenza di un’adeguata strategia di raccolta dell’olio vegetale esausto nei comuni di interesse (dati di riferimento: Brianza Acque). Sistema alternativo proposto nel progetto: Il progetto prevede una sperimentazione su un campione pilota di 15.500 cittadini per un totale di 6900 nuclei familiari, utilizzando diverse strategie di raccolta degli oli esausti. Le utenze sono così ripartite: 1735 nuclei abitativi a Vimercate (Velasca), 3324 a Bellusco e 1808 a Mezzago. La stima totale dell’olio esausto immesso in fognatura in un anno dalle utenze considerate ammonterebbe a circa a 42 tonnellate. L’obiettivo del progetto è quello di recuperare delle 42 t annue almeno 25 t, stimando un’efficienza di raccolta del 60%. La raccolta di tale quantitativo (25 t) porterebbe ad un risparmio dei costi totali di depurazione (in termini di smaltimento e di consumo energetico). Il minor quantitativo di olio esausto da smaltire porterebbe anche ad una diminuzione delle emissioni di CO2 (minor trasporto dei fanghi e minore quantità incenerita). IL RIUTILIZZO DELL’OLIO ALIMENTARE ESAUSTO MEDIANTE COGENERAZIONE L’olio usato recuperato potrebbe essere riutilizzato per molteplici impieghi: generare energia elettrica e termica, produrre biodiesel iodiesel e realizzare componenti per lubrificanti, asfalti e bitumi. In particolare, il progetto “Acqua senza macchia” prevede l’utilizzo dell’olio alimentare usato per lo sviluppo di energia elettrica e termica mediante il processo di cogenerazione. cogenerazione Nello specifico verrà impiegato un motore con una potenza di 195 Kw elettrici e di 200 Kw termici (modello M250.V di Entalpica),, il cui consumo è di circa 46 kg di olio vegetale all’ora (Fig.6). Fig.6. Impianto a cogenerazione impiegato per la realizzazione del progetto “Acqua senza macchia”. Pertanto, a partire dall’olio esausto raccolto dal Progetto Acqua senza Macchia, si stima una produzione di energia elettrica (circa 105.885 885 Kwhe) e di energia termica (circa 108.600 Kwht) utile ad alimentare una scuola elementare locale e a favorirne il riscaldamento per circa 540 ore. Risulta particolarmente interessante considerare gli eventuali guadagni economici anche alla luce dei dati forniti da CEM Ambiente Spa, che nel 2010 ha provveduto a raccogliere 180 tonnellate nellate di olio alimentare esausto, recuperato presso le piattaforme ecologiche (Fig. 7). Sommando le 25 tonnellate che si stima si raccogliere grazie al progetto ”Acqua senza macchia” a quelle già recuperate grazie all’operato di CEM Ambiente Spa, la quantità totale di olio oli alimentare usato ammonterebbe quindi a circa 200 tonnellate. ton Ipotizzando l’impiego di un impianto di cogenerazione con caratteristiche analoghe a quelle dell’impianto utilizzato nel progetto “Acqua senza Macchia”, la l produzione di energia elettrica sarebbe di circa 850.000 Kwhe, mentre l’energia termica rmica prodotta ammonterebbe a circa 870.000 Kwht. In questo modo, grazie razie all’olio alimentare raccolto, in base a queste stime si potrebbe fornire energia elettrica e termica ad una scuola locale per circa 4400 ore (pari pari a un intero anno scolastico). scolastico Rispetto all’impiego di metano o dii gasolio come combustibili per produrre produrre la medesima quantità di Kwht, si arriverebbe ad un risparmio rispettivamente di circa 80.000 euro e di circa 120.000 euro sul consumo termico totale. In aggiunta, tramite il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), l'energia 'energia elettrica prodotta, può essere ceduta alla rete, con un ulteriore guadagno di circa 135.000 euro. L’impiego di olio vegetale esausto come combustibile per un impianto di cogenerazione garantirebbe un risparmio anche in termini di inquinamento ambientale. Considerando la quantità di energia elettrica (850.000 Kwhe) e termica (870.000 870.000 Kwht) prodotte, le emissioni di CO2 del motore a cogenerazione impiegato ammontano complessivamente a circa 269 tonnellate. Ricordiamo che il processo cogenerativo consiste nella produzione combinata di energia elettrica e calore tale da garantire, grazie al rendimento maggiore, un significativo risparmio di energia rispetto alle produzioni separate. Infatti, per generare gli stessi Kwh di energia elettrica e termica attraverso due impianti separati sarebbe necessario un maggiore consumo di combustibile e di conseguenza maggiori emissioni di CO2 (l’emissione totale di CO2 ammonterebbe a circa 584 tonnellate). Il risparmio in termini di CO2 emessa si calcola essere quindi di circa 315 tonnellate. Il contributo di CO2 all’atmosfera derivante dall’uso di biomasse si può considerare complessivamente nullo, dato che la quantità liberata con la combustione è la stessa assorbita in precedenza per la crescita della pianta. Si tratterebbe quindi di un ciclo chiuso di breve durata a differenza dei combustibili fossili il cui utilizzo libera CO2 sottratta all’atmosfera milioni di anni fa. In questo caso il risparmio della CO2 garantito dall’utilizzo delle 200 tonnellate di olio vegetale esausto sarebbe quindi maggiore (584 t) e pari cioè alla totalità della CO2 emessa senza il progetto “Acqua senza Macchia” e alla raccolta dell’olio nel bacino CEM. Olio totale raccolto nel bacino CEM: 200 t Produzione di energia mediante cogenerazione: 850.000 Kwhe 870.000 Kwht Risparmio riferito all'energia termica: 80.000/120.000 € Utile sulla cessione di energia elettrica al GSE: 135.000 € CO2 emessa mediante cogenerazione 269 t (0,317 kg/Kwhe ) contro 584 t Risparmio sulle emissioni di CO2: 315 t Fig. 7. Prospetto generale indicante le stime di guadagno economico, energetico e ambientale in caso di riutilizzo dell’olio vegetale esausto raccolto nel bacino. Il dato relativo al risparmio di CO2 fa riferimento solo alla fase di combustione mediante cogenerazione e non alla intera filiera. Il risparmio economico relativo all’energia termica (80.000 € in caso di precedente utilizzo di una caldaia a metano e 120.000 € in caso di caldaia a gasolio) è stato calcolato utilizzando per il metano il prezzo di 0,91 €/Kwh mentre per il gasolio il prezzo di 0,136 €/Kwh, ricavati tenendo in considerazione i relativi prezzi unitari e valori energetici(2011). L’utile sulla cessione dell’energia elettrica al GSE è stato dedotto utilizzando la tariffa di 0.161 €/kWh. Le tonnellate di CO2 emesse mediante cogenerazione (269 t) sono state calcolate utilizzando il valore fornito da Entalpica Spa pari a 0,317 KgCO2/Kwhe. Le tonnellate di CO2 emesse dalla produzione di energia da processi separati (584 t) sono state ricavate utilizzando per l’energia elettrica il dato Enel di 0,443 KgCO2/ Kwhe , mentre per l’energia termica il dato medio di emissioni di una caldaia pari a 0,240 KgCO2/Kwht. Gli oli alimentari esausti La normativa L’ITALIA Secondo il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), gli oli esausti vegetali ed animali vengono classificati con il codice CER 20.01.25 (oli e grassi commestibili). Essi vengono classificati come rifiuti non pericolosi con possibilità di recupero (R3: riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi., R9: rigenerazione o altri reimpieghi degli oli) in procedura semplificata (art. 214) per fini diversi da quelli originari (cioè fabbricazione di oli e grassi; ristorazione; rosticcerie; pasticcerie e industrie alimentari) in base al D.M. del 5 febbraio 1998, tuttora applicabile. Tali rifiuti possono essere recuperati per la produzione di grassi colati, argilla espansa, inchiostri da stampa, distaccanti per l'edilizia, lubrificanti, saponi e tensioattivi. I metodi di recupero devono garantire l'ottenimento di prodotti con caratteristiche merceologiche conformi alle normative tecniche di settore o, comunque, nelle forme usualmente commercializzate. Queste attività prevedono azioni specifiche di raccolta e accumulo dell’olio esausto di modo che si possa attivare la filiera del recupero. Il Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e recupero di Oli e grassi vegetali ed animali Esausti (C.O.N.O.E.) Al fine di gestire la raccolta degli oli esausti è stato creato un consorzio nazionale, il C.O.N.O.E. che garantisce il rispetto delle norme di recupero e gestione di questo rifiuto. La normativa di riferimento italiana è il D.lgs. 22 del 1997, detto anche “decreto Ronchi” (attuazione delle direttive europee sui rifiuti), in seguito confluito nel D.lgs. 152 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni. Tale normativa è molto rigida in merito alle metodologie di recupero dei rifiuti con particolare riferimento agli oli esausti. Bisogna prestare molta attenzione alla gestione di tale rifiuto: non è possibile abbandonarlo nel suolo e/o nel sottosuolo e neppure smaltirlo nelle acque superficiali e sotterranee attraverso la rete fognaria, anche in presenza di depuratori. Il consorzio organizza e coordina il ciclo di vita del rifiuto e verifica l’attuazione delle direttive. Si sottolinea che il CONOE non ha scopo di lucro ed e' regolato da uno statuto approvato con decreto del Ministro dell'Ambiente, in accordo con il Ministro dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato (D.M. del 5 aprile 2004). La funzione del consorzio è quella di controllare e monitorare la filiera degli oli e grassi esausti ai fini ambientali nonché diminuirne in maniera progressiva la dispersione. Secondo il D.lgs. 4/2008 (art.233, comma 12) chiunque detenga oli e grassi vegetali ed animali esausti è obbligato a conferirli al consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati dal consorzio medesimo. L’obbligo non esclude la facoltà di cedere gli oli e grassi esausti ad imprese di altro Stato membro della Comunità Europea nel rispetto delle norme vigenti. Chiunque, in attesa del conferimento al consorzio, detenga oli e grassi vegetali ed animali esausti è obbligato a stoccarli in apposito contenitore. In base art. 256 del D.lgs. 4/2008, chiunque violi gli obblighi sopra descritti verrà punito con una sanzione amministrativa pecuniaria. L’EUROPA A livello europeo le norme a cui fare riferimento sono il Regolamento CE n. 1774/2002 e la Direttiva 2009/28/CE. Il Regolamento CE n. 1774/2002 contiene norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano. Secondo tale regolamento, gli oli/grassi animali e vegetali esausti sono considerati "rifiuti di cucina e ristorazione" e sono compresi nell’allegato I del decreto. Per “rifiuti di cucina e ristorazione" si intendono tutti i rifiuti di cibi, incluso l'olio da cucina usato appunto, provenienti da ristoranti, imprese di catering e cucine, compresi quelli delle cucine centralizzate e delle cucine domestiche. La normativa definisce gli aspetti igienico-sanitari necessari ad assicurare un livello elevato di salute e sicurezza lungo tutta la catena alimentare. Sebbene si escluda categoricamente la possibilità di impiegare gli oli esausti per l’alimentazione degli animali d’allevamento, ad eccezione di quelli da pelliccia, in base alla "Guida all'applicazione del Regolamento 1774/2002" predisposta nel 2004 dalla Commissione Europea - Unità "Rischi biologici" - Direzione Generale Salute e Tutela dei Consumatori, è concesso l'utilizzo degli oli da cucina esausti se provenienti dall'industria alimentare (con esclusione delle imprese di catering) in quanto può garantire un sistema credibile di tracciabilità e di controllo della qualità. Questi oli verranno riciclati in prodotti tecnici destinati ad uso esclusivamente industriale: saponi, lubrificanti biodegradabili, ecc. Per quanto concerne la raccolta e il trasporto degli oli e dei grassi animali esausti, il regolamento (CE) n. 1774/2002 (art. 7, par. 4) rimanda alla normativa ambientale (Direttiva 75/442/CE, art. 4). Cioè, gli stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare danni all’ambiente (in particolare senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per la fauna e la flora; senza causare inconvenienti da rumori od odori; senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse). Gli Stati membri adottano inoltre le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti. A questo proposito si rimanda anche alla Direttiva CE 2008/98 (art. 21) che privilegia la prevenzione e il recupero dei rifiuti, in particolare si sottolinea il divieto di miscelare tra loro oli usati con caratteristiche differenti e in generale gli oli usati con altri tipi di rifiuti o sostanze, se tale miscelazione ne impedisce il trattamento. Olio vegetale esausto: obblighi comunitari di impiego come fonte rinnovabile di energia Il recupero degli oli vegetali/animali esausti consente un efficace riciclo del rifiuto stesso. Uno dei possibili impieghi di tale scarto, dopo opportuno trattamento, riguarda la produzione di biodiesel, un biocombustibile ottenuto cioè da fonti rinnovabili quali oli vegetali e grassi vegetali, analogo al gasolio derivato dal petrolio. Risulta pertanto di particolare importanza la Direttiva 2009/28/CE dell’Unione Europea (recepita dall’Italia con il D. Lgs. n°28 del 03/03/2011), che stabilisce un quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili, fissando obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia ottenuta da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo. La direttiva europea ha fissato al 20% l’obiettivo comunitario sulla quota di energia da fonti rinnovabili a copertura dei consumi totali di energia e all’Italia è stato assegnato un target del 17% (Direttiva 2009/28/CE, allegato I); in parallelo è stato fissato un obiettivo, comune a tutti gli Stati, del 10% di energie rinnovabili nel settore trasporti (art. 3, par. 4). Secondo la Direttiva 2009/28/CE (art. 4), gli Stati membri devono elaborare un Piano di Azione Nazionale. Per il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi, è necessario controllare produzioni e consumi nei tre settori elettricità calore e trasporti, avendo cura di raccogliere dati a livello regionale. In Italia, il GSE (Gestore Servizi Energetici) ha il compito di effettuare il monitoraggio statistico nazionale dello stato di sviluppo delle rinnovabili; a tale scopo il GSE ha realizzato un sistema informativo denominato SIMERI (Sistema Italiano per il Monito- raggio delle Energie Rinnovabili) che consente di conoscere l’evoluzione nel corso degli anni dei consumi energetici e la loro oro quota di copertura con le fonti rinnovabili, a livello nazionale e regionale. Cosa bisogna sapere per raccogliere l’olio in casa tua • L'olio utilizzato in cucina per friggere e cucinare non va buttato nei lavandini perchè intasa le fognature e appesantisce il processo di depurazione, oltre al fatto che si aumenta la probabilità di dispersione in ambiente • Sebbene il D.lgs. 4/2008 (art.233, comma 12) parli di obbligatorietà del conferimento dell'olio, tale obbligo si riferisce alle sole utenze commerciali L'iniziativa del cittadino è affidata al buon senso o alle ordinanze comunali •Versare Versare l'olio usato freddo nella tanica, usando il filtro •Portalo nei punti di raccolta o nelle isole ecologiche •non non aggiungere altri liquidi
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