Chichibo e la gru - Don Bosco – Padova

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Materiali per il recupero
Chichibìo e la gru
Giovanni Boccaccio
Chichibìo e la gru
T
[VI, 4]
da G. Boccaccio,
Decameron, a cura di V.
Branca, Einaudi, Torino
1992.
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da ricordare
• una battuta di spirito tira fuori
La novella del Decameron che stiamo per leggere è narrata da
dai guai
Neifile nella Sesta giornata. Il protagonista è Chichibìo, un cuoco
veneziano che riesce a uscire dai guai grazie a una battuta di
spirito. Chichibìo ha dato da mangiare alla sua amata la coscia di una gru che stava cucinando per il suo
padrone. Così, quando la gru arriva in tavola senza una coscia, il padrone di arrabbia e chiede spiegazioni.
Chichibìo risponde che le gru hanno una sola zampa. La mattina dopo i due vanno al fiume a vedere come
sono fatte in realtà le gru. Le vedono stare su una sola zampa; ma, quando il padrone grida, gli animali tirano
giù anche l’altra zampa e corrono via. A questo punto Chichibìo fa una battuta che riporta la pace: la gru che
aveva portato a tavola aveva una sola zampa perché il padrone non aveva gridato per farle tirare fuori anche
l’altra.
CHICHIBIO, CUOCO DI CURRADO GIANFIGLIAZZI, CON UNA PRESTA PAROLA A
SUA SALUTE L’IRA DI CURRADO VOLGE IN RISO E SÉ CAMPA DALLA MALA VENTURA MINACCIATAGLI DA CURRADO.
Tacevasi già la Lauretta, e da tutti era stata sommamente commendata la Nonna, quando la
reina a Neifile impose che seguitasse; la qual disse:
Quantunque il pronto ingegno, amorose donne, spesso parole presti e utili e belle, secondo gli accidenti, a’ dicitori, la fortuna ancora, alcuna volta aiutatrice de’ paurosi, sopra la lor
lingua subitamente di quelle pone che mai a animo riposato per lo dicitore si sareber sapute
trovare: il che io per la mia novella intendo di dimostrarvi.
Currado Gianfigliazzi, sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della
nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo continuamente in cani e in uccelli1 s’è dilettato, le sue opere maggiori al presente lasciando stare. Il
quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru2 ammazata, trovandola grassa e giovane, quella mandò a un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio e era viniziano; e sì gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e governassela bene.
CHICHIBIO, CUOCO DI CORRADO GIANFIGLIAZZI, CON UN PRONTO DISCORSO DETTO
PER SALVARSI TRASFORMA L’IRA DI CORRADO IN RISO E SI SALVA DALLA BRUTTA FINE
CHE CORRADO GLI AVEVA PROMESSO.
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Lauretta aveva finito di raccontare, e Nonna [: la protagonista della novella appena raccontata] era
stata molto lodata da tutti. A questo punto la regina ordinò a Neifile di prendere la parola. E Neifile disse:
«Un’intelligenza pronta spesso offre a chi parla parole utili e belle secondo le occasioni; ma è anche vero
che a volte la fortuna aiuta i paurosi e mette improvvisamente sulla loro bocca discorsi che in condizioni
normali essi non avrebbero saputo fare. Io voglio dimostrarvi ciò attraverso la mia novella».
Corrado Gianfigliazzi, come certo sapete, è sempre stato un cittadino nobile della nostra città, generoso
e dotato di grandezza d’animo. Come un cavaliere, egli amava andare a caccia, lasciando stare in questo
momento le sue opere maggiori.
Un giorno Corrado ammazzò una gru nella località di Peretola, grazie al suo falcone da caccia. Siccome la gru era grassa e giovane, la mandò a un suo bravo cuoco, che si chiamava Chichibio ed era veneziano, con la richiesta di cuocerla e prepararla con cura per cena.
1 in cani e in uccelli: nella caccia, che si faceva appunto con
i cani e con uccelli come i falconi.
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2 gru: grosso uccello di colore grigio, con zampe sottili e becco
appuntito.
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Chichibio, il quale come nuovo bergolo3 era così pareva, acconcia la gru, la mise a fuoco e
con sollicitudine a cuocer la cominciò. La quale essendo già presso che cotta grandissimo
odor venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e
di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina, e sentendo l’odor della gru e veggendola pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia.
Chichibio le rispose cantando e disse: «Voi non l’avrì da mi, donna Brunetta, voi non l’avrì
da mi».
Di che donna Brunetta essendo un poco turbata, gli disse: «In fé di Dio, se tu non la mi dai,
tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia», e in brieve le parole furon molte; alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata l’una delle cosce alla gru, gliele diede.
Essendo poi davanti a Currado e a alcun suo forestiere messa la gru senza coscia, e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo che fosse divenuta l’altra
coscia della gru. Al quale il vinizian bugiardo subitamente rispose: «Signor mio, le gru non
hanno se non una coscia e una gamba».
Currado allora turbato disse: «Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? non
vid’io mai più gru che questa?»
Chichibio seguitò: «Egli è, messer, com’io vi dico; e quando vi piaccia, io il vi farò veder ne’
vivi».
Currado per amor dei forestieri che seco aveva non volle dietro alle parole andare, ma
disse: «Poi che tu di’ di farmelo vedere ne’ vivi, cosa che io mai più non vidi né udi’ dir che
fosse, e io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti giuro in sul corpo di Cristo che,
se altramenti sarà, che io ti farò conciare in maniera, che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del nome mio».
Chichibio, che era uno sciocco chiacchierone, preparò la gru, la mise sul fuoco e iniziò a cuocerla con
molta cura. La gru, che era quasi cotta, mandava un buonissimo profumo.
Così entrò nella cucina Brunetta, una giovane donna della campagna amata da Chicibio, e chiese al
cuoco una coscia della gru con affettuosa insistenza.
Chichibio le rispose cantilenando in dialetto veneto e disse: «Voi non avrete da me la coscia, signora
Brunetta, voi non l’avrete da me».
La signora Brunetta si arrabbiò e gli disse: «Lo giuro su Dio, se tu non me la dai, non avrai mai da
me ciò che desideri».
In breve, i due litigarono a lungo; ma alla fine Chichibio staccò una delle cosce alla gru e la dette alla
sua donna, per non farla più arrabbiare.
Quando poi la gru arrivò in tavola senza la coscia, davanti a Corrado e ad alcuni suoi ospiti, il
padrone rimase sorpreso. Allora fece chiamare Chichibio e gli chiese quale fine avesse fatto l’altra coscia
della gru.
Il veneziano bugiardo subito gli rispose: «Signore mio, le gru hanno una sola coscia e una sola
gamba».
Allora Corrado disse arrabbiato: «Che cosa dici? Che hanno una coscia e una zampa? Credi che questa sia la prima gru che vedo?»
Chichibio continuò: «Signore, è come vi dico io. E quando vorrà, vi farò vedere che è così negli uccelli
vivi».
Corrado, per rispetto degli ospiti, non volle andare oltre, ma disse: «Domattina mi potrai dimostrare
questa cosa assurda che tu dici. Ma, se non sarà così, ti giuro in nome di Dio che ti ricorderai per sempre la
mia punizione.
3 bergolo: è parola veneta usata con significato negativo da Boccaccio.
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Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l’ira cessata, tutto ancor gonfiato si levò e comandò che i
cavalli gli fosser menati; e fatto montar Chichibio sopra un ronzino, verso una fiumana, alla
riva della quale sempre soleva in sul far del dì vedersi delle gru, nel menò dicendo: «Tosto
vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io».
Chichibio, veggendo che ancora durava l’ira di Currado e che far gli convenia pruova della
sua bugia, non sappiendo come poterlasi fare cavalcava appresso a Currado con la maggior
paura del mondo, e volentieri, se potuto avesse, si sarebbe fuggito; ma non potendo, ora
innanzi e ora adietro e dallato si riguardava, e ciò che vedeva credeva che gru fossero che stessero in due piè.
Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che a alcun vedute sopra la riva di quello
ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare;
per che egli, prestamente mostratele a Currado, disse: «Assai bene potete, messer, vedere che
iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a
quelle che colà stanno».
Currado vedendole disse: «Aspettati, che io ti mostrerò che elle n’hanno due», e fattosi
alquanto più a quelle vicino, gridò: «Ho, ho!», per lo qual grido le gru, mandato l’altro piè
giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire; laonde Currado rivolto a Chichibio
disse: «Che ti par, ghiottone? parti che elle n’abbian due?»
Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose: «Messer sì,
ma voi non gridaste ‘ho, ho’ a quella d’iersera; ché se così gridato aveste ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste».
A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e
disse: «Chichibio, tu hai ragione, ben lo doveva fare».
Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e
paceficossi col suo signore.
Per quella sera il discorso finì così; ma la mattina dopo, appena fu giorno, Corrado si alzò ancora
arrabbiato e ordinò che gli fossero portati i cavalli. Fece montare Chichibìo sopra uno dei cavalli e lo portò
a un fiume dove di solito all’alba c’erano le gru. E Corrado disse: «Presto vedremo chi dei due ieri sera ha
mentito».
Chichibio vedeva che Corrado era ancora arrabbiato e sapeva che doveva portare le prove della sua
bugia. Ma non sapeva come fare: così cavalcava dietro a Corrado molto impaurito e sarebbe fuggito via
volentieri. Però non poteva fuggire: si guardava intorno e credeva di vedere dappertutto gru che stavano
su due zampe.
Ma, vicino al fiume, Chichibìo vide per primo sopra la riva ben dodici gru, che stavano ritte su una
sola zampa, come fanno di solito mentre dormono.
Perciò le fece subito vedere a Corrado e disse: «Signore, come vedete ieri sera vi dissi la verità, cioè che le
gru hanno una sola coscia e una sola zampa, come quelle che stanno appollaiate là».
Corrado guardò e disse: «Aspetta che io ti farò vedere che invece esse hanno due zampe». Si avvicinò
alle gru e gridò: «Oh, oh!». A causa di questo grido, tutte le gru abbassarono l’altra zampa e iniziarono a
scappare. Perciò Corrado disse a Chichibio: «Che puoi dire adesso, imbroglione goloso? Sei convinto che le
gru abbiano due zampe?». Chichibio, stupito, senza sapere da dove venissero le sue parole, rispose: «Sì,
signore, ma voi non gridaste “oh, oh” a quella gru di ieri sera. Se aveste gridato in questo modo, essa
avrebbe tirato fuori l’altra coscia e l’altra zampa, come hanno fatto queste gru».
Questa risposta piacque tanto a Corrado, che trasformò la sua rabbia in una gran risata e disse: «Chichibio, tu hai ragione, avrei fatto bene a farlo». In questo modo dunque, con la sua pronta e divertente
risposta, Chichibio evitò la punizione e fece pace con il suo signore.
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Chichibìo e la gru
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Testo riassunto in sequenze
rr. 1-6 .............. Introduzione alla novella
La parola passa da Lauretta a Neifile, che racconta una novella per dimostrare come la sorte aiuti a volte i
paurosi suggerendo battute efficaci.
rr. 7-12 ............ Corrado ammazza la gru
Il nobile Corrado Gianfigliazzi, che ama la caccia, un giorno ammazza una gru e chiede al cuoco veneziano
Chichibìo di cucinarla.
rr. 13-22 .......... Chichibìo cucina la gru e ne dà una coscia a Brunetta
Chichibìo cucina la gru; ma l’amata Brunetta gli chiede una coscia dell’animale per mangiarla. Dopo un litigio,
alla fine Chichibìo dà una coscia alla donna.
rr. 23-35 .......... La gru con una sola coscia è portata in tavola
La gru viene portata in tavola. Quando Corrado vede che manca una coscia, chiede spiegazioni. Il cuoco dice
che le gru hanno una sola coscia. Il padrone si arrabbia, ma lascia perdere la discussione, rimandandola alla
mattina dopo.
rr. 36-54 .......... Corrado e Chichibìo vanno a vedere le gru sulla riva del fiume
La mattina dopo Corrado e Chichibìo vanno al fiume per vedere quante zampe hanno in effetti le gru. All’inizio
vedono le gru che stanno su una sola zampa. Ma quando Corrado grida, esse tirano giù anche l’altra zampa e
cominciano a correre.
rr. 55-61 .......... La battuta di Chichibìo riporta la pace
A questo punto Chichibìo fa una battuta che riporta la pace: la gru che aveva portato a tavola aveva una sola
zampa perché il padrone non aveva gridato per farle tirare fuori anche l’altra.
Guida alla lettura
La nuova morale di Boccaccio Nella novella vengono
messi di fronte due ambienti sociali e due classi diversi: da
una parte stanno la cucina, con il cuoco Chichibìo e la sua
amante Brunetta; dall’altra sta il salotto nobile, con il padrone Corrado Gianfigliazzi e i suoi ospiti. La fortuna, che suggerisce la battuta finale a Chichibìo, consente un accordo fra
questi due diversi ambienti. Boccaccio non ragiona secon-
do la morale comune: Chichibìo non è condannato per aver
rubato la coscia, ma, anzi, è apprezzato per la frase fortunata che riporta la pace. Nel mondo del Decameron, la fortuna, l’intelligenza, la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto rappresentano dei nuovi valori. In questo caso
Chichibìo non è un personaggio intelligente, ma solo fortunato, come dice Neifile nell’introduzione alla novella.
esercizi
Comprendere
Capire le parole
1
Scegli per ciascuna parola il giusto significato corrispondente, tenendo conto del contesto in cui tali
parole sono inserite.
1. salute
2. liberale
3. acconciare
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A
buona condizione fisica
B
salvezza
C
purificazione dai peccati
A
che ama la libertà
B
che sostiene il liberalismo economico e politico
C
generoso
A
pettinare
B
preparare
C
cucinare
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Chichibìo e la gru
4. contrada
5. forestiere
6. conciare
7. levarsi
8. menare
9. dimorare
10. convertire
2
A
città
B
campagna
C
via, strada
A
abitante delle foreste
B
straniero
C
ospite
A
truccare
B
ridurre in cattivo stato
C
lavorare le pelli
A
togliersi di dosso
B
alzarsi
C
eliminare
A
picchiare
B
condurre
C
agitare
A
vivere
B
stare
C
dormire
A
tradurre
B
far passare a nuova religione
C
trasformare
Boccaccio usa alcune parole ed espressioni che nell’italiano di oggi hanno una forma diversa ma
conservano lo stesso significato. Come si scrivono oggi le seguenti parole?
• reina:
........................
• puote:
........................
• viniziano:
........................
• sollicitudine:
........................
• veggendola:
........................
• in brieve:
........................
• seco:
........................
• altramenti:
........................
• viverai:
........................
• adunque:
........................
• convenia:
........................
• pruova:
........................
• sappiendo:
........................
• adietro:
........................
• dallato:
........................
• piè:
........................
Capire il contenuto
3
Neifile introduce la novella spiegando che essa vuole dimostrare
A
come gli uomini intelligenti sappiano usare le giuste parole
B
come la fortuna aiuti i paurosi suggerendo loro le giuste parole
C
come le giuste parole siano sempre pronunciate da personaggi nobili
Analizzare
Le parole di Chichibìo e di Corrado
4
La novella è fondata sul contrasto fra Chichibìo e Corrado, che solo alla fine arrivano a un accordo.
Sottolinea nel testo, con colori diversi, i discorsi di Chichibìo e quelli di Corrado. Infine, evidenzia la
battuta che consente a Chichibìo di riappacificarsi con il suo padrone: è una battuta seria o divertente?
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