28 febbraio 2014 - Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie

raccolta del
28 febbraio 2014
dal sito di divulgazione scientifica
dell’Associazione Italiana del Libro
scienza
scienza
28 febbraio 2014
Sommario
I nanocompositi diventano bio-ispirati
Vincenzo Villani
pag. 3
Grandi frane che generano terremoti
Andrea Billi
pag. 13
Libri / The Perfect Theory
di Paolo Di Sia
Dalla complessità alla fratellanza
delle conoscenze
Vincenzo Villani
pag. 14
Libri / Il diritto di famiglia nelle famiglie immigrate
di Valerio Eletti
pag. 24
Dall’universo al multiverso: i quattro
scenari di Max Tegmark
Paolo Di Sia
pag. 7
L'eclissi del sacro? Per una riflessione bioetica sulla
modernitàFrancesco Manfredi e
Michele Saviano
pag. 16
Dall’universo al multiverso: i nove
scenari di Brian Greene
di Paolo Di Sia
pag. 26
Stili alimentari e conseguenze per la
Salute: le bevande alcoliche
Nadia Di Carluccio
pag. 9
L'utilità della Neuropsicomorfologia
nel rapporto di coppia
Bartolomeo Valentino
pag. 18
La conoscenza tacita verso la conoscenza condivisa
Guido Zaccarelli
pag. 11
Per il compleanno di Emma
Castelnuovo
Domenico Russo
pag. 20
L’Allium Sativum nella patogenesi
dell’aterosclerosi
Salvatore Sutti
pag. 5
pag. 23
Un convegno a Napoli sugli alimenti
funzionali
di Nadia Di Carluccio
pag. 28
Per collaborare con 100news Scienza
Per collaborare con il sito di divulgazione scientifica
dell’Associazione Italiana del Libro
o per scrivere sui fascicoli di 100news Scienza
inviare i propri articoli, saggi, ricerche o segnalazioni a: [email protected]
Si prega di allegare un breve profilo bio-bibliografico e di indicare la propria area scientifica di riferimento secondo
la classificazione del MIUR:
1 – Scienze matematiche e informatiche
2 – Scienze fisiche
3 – Scienze chimiche
4 – Scienze della terra
5 – Scienze biologiche
6 – Scienze mediche
7 – Scienze agrarie e veterinarie
8 – Ingegneria civile e architettura
9 – Ingegneria industriale e dell’informazione
10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
12 – Scienze giuridiche
13 – Scienze economiche e statistiche
14 – Scienze politiche e sociali
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28 febbraio 2014
I nanocompositi diventano bio-ispirati
di Vincenzo Villani
E’ possibile tendere un cavo dalla
Terra allo spazio per portare uomini e
cose in orbita? Quale è il segreto della
prodigiosa tenacità del filo della tela
del ragno? Quale quello dell’adesione
del geco ad ogni tipo di superficie? E
della capacità autopulente delle
foglie del Fior di loto? Fenomeni
apparentemente tanto diversi tra
loro sono accomunati da una stessa
soluzione, i materiali nanostrutturati.
I nanocompositi sono basati su
nanoparticelle con dimensioni dell’ordine del miliardesimo di metro,
nanometri per l’appunto. Le nanoparticelle disperse in una matrice
complessa, generalmente polimerica,
possono avere una morfologia puntiforme (come i fullereni), filiforme
(come i nanotubi di carbonio), a
strato (come per il grafene) o di
aggregati. Dal punto di vista tecnologico, rappresentano l’evoluzione dei
compositi polimerici a base, ad esempio, di fibre di carbonio. In Natura
grazie all’evoluzione biologica lunga
centinaia di milioni di anni, hanno
raggiunto performance strutturali
alle quali oggi la scienza dei materiali cerca di attingere a piene mani realizzando nanocompositi bio-ispirati.
Non è facile avere un materiale allo
stesso tempo resistente e tenace. La
resistenza è misurata dal modulo
elastico ed esprime la rigidità di un
materiale per piccole deformazioni.
La tenacità misura la capacità di un
materiale di assorbire e dissipare
energia resistendo in questo modo
alla frattura. Il vetro è rigido ma fragile. La gomma cedevole ma tenace. Le
due proprietà sono competitive, è difficile averle assieme. Tuttavia, nei
materiali biologici coesistono con
naturalezza. Il fusto del bambù è resistente e tenace, si piega ma non si
spezza. Anche le ossa sono resistenti
e tenaci, così le arterie, la madreperla
delle conchiglie, la pelle, i capelli…
Quale è il meccanismo di tenacità
alla base di materiali così diversi? In
tutti i casi sono nanocompositi dalla
struttura ingegneristica molto elaborata. Presentano un’organizzazione
frattale della materia biologica, mai
omogenea o eterogenea in modo
casuale, finemente strutturata in
molteplici livelli di gerarchia che nell’osso arrivano fino a sette. Si osserva
un’architettura hardening-softening,
in cui fibre hard e matrice soft si rincorrono a tutti gli ingrandimenti.
Infatti, le fibre sono costituite a loro
volta da fibrille hard in matrice soft,
quindi le micro fibrille e giù giù fino
alle nanofibrille. Il risultato di questo
schema ricorsivo esteso dalla scala
macroscopica a quella nanoscopica è
un materiale dall’architettura elaborata che impedisce la formazione di
fratture a tutti i livelli e assicura la
dissipazione ottimale dell’energia e
quindi la tenacità.
Con questa visione in mente, la
scienza dei materiali bio-ispirata realizza materiali complessi dalle prestazioni high-tech innovative. Ed
ecco che l’elevatore spaziale potrebbe
non essere più un sogno fantascientifico ma un dispositivo futuribile. In
pratica si tratterebbe di un lunghissi3
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mo cavo ancorato a terra con un peso
all’altra estremità…in orbita geostazionaria! Una sorta di fionda spaziale
che la forza centrifuga tiene ben tesa,
adatta a portare astronauti e materiali nello spazio. Oppure un filo teso
tra satelliti. Tuttavia, la sfida da superare è quella di disporre di un filo leggero, resistente e tenace che non si
spezzi! In questa ricerca ci viene in
soccorso il guru della nanotecnologia, cioè il…ragno!
Questa mirabile creaturina, come il
più nobile bombyx mori, sa estrudere
un filo di seta dalla struttura nanocomposita complessa di filamenti
proteici immersi in matrice continua.
Alla seta del ragno spetta il record di
massima tenacità e resistenza, dissipa fino a 350 Joule/g contro i 100 dell’acciaio, e sa arrestare il volo di
insetti grossi come libellule senza
spezzarsi. Il segreto? Una struttura
frattale, altamente gerarchizzata di
fibre rigide in matrice soft estesa a
4
tutti
gli
ingrandimenti
(http://web.mit.edu/mbuehler/www/
papers/Nature_2012_wc.pdf).
Il geco, campione di peripezie alpinistiche lungo le pareti ed il soffitto
delle nostre abitazioni, deve le sue
capacità alle zampe finemente
lamellate, che si ramificano fino a
setole di dimensioni nanometriche.
In questo modo, è resa enorme l’area
superficiale della zampa e massimizzate le interazioni di van der Waals
all’interfaccia con la parete. Si tratta
di forze molecolari attrattive dovute
alla distribuzione elettronica degli
atomi interagenti. Inoltre, un ruolo
importante è giocato dalla tensione
superficiale del velo nanometrico di
umidità confinata tra la pelle e la
superficie calpestata. L’adesione è
associata ad un angolo di contatto
che l’animale sapientemente varia
nella presa e nel distacco rendendo
agevole anche una corsa veloce.
Ovviamente, la struttura gerarchizzata fino alla scala nanometrica della
zampa del geco è diventata un
modello ineguagliato nello sviluppo
di adesivi intelligenti.
Infine il fiore di loto. Questo vive in
ambiente acquitrinoso e fangoso,
eppure le sue grandi foglie sono sempre perfettamente pulite! A cosa è
dovuto quest’invidiabile effetto loto?
Naturalmente, alla morfologia superficiale nanometrica della foglia! La
foglia ha una rugosità altamente
organizzata che termina con peletti
nanoscopici. In questo modo la goccia d’acqua rimane sospesa sulle
punte, come un fachiro sui chiodi, la
superficie interfacciale è ridotta al
minimo e con essa le forze di adesione. In queste condizioni, le gocce
rotolano piuttosto che scivolare, trasportando via le impurità raccolte
lungo il percorso. Realizzare superfici
siffatte non è più un sogno ed è possibile applicando vernici o realizzando tessuti con analoga morfologia.
Vincenzo Villani, laureato in Chimica all’Università Federico II di
Napoli, è ricercatore e docente di Scienze dei Materiali Polimerici al
Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata. E’ autore di
circa settanta pubblicazioni scientifiche e altrettante comunicazioni a
convegni. Nell’ambito delle Scienze Chimiche si occupa di modellistica
molecolare delle reazioni di catalisi e polimerizzazione, proprietà fisiche dei polimeri, sintesi di emulsioni polimeriche nanostrutturate. E’
impegnato in filosofia e comunicazione della Scienza (Storie di
Chimica e oltre, Aracne Editrice).
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28 febbraio 2014
L’Allium Sativum nella patogenesi dell’aterosclerosi
di Salvatore Sutti
L’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) ha dichiarato come le
patologie cardiovascolari costituiscano la prima causa di morte nel continente Europeo. Inoltre, è noto che
l’aterosclerosi e le sue complicanze
trombotiche (atero-trombosi) rappresentano i principali responsabili delle
patologie cardiovascolari. Malgrado, i
notevoli progressi raggiunti nella
comprensione dell’eziopatogenesi e
del trattamento dell’atero-trombosi,
l’impatto socio-economico di questa
patologia continuerà a crescere nel
prossimo futuro, tant’è che nel 2020
la malattia coronarica diverrà, a livello globale, la principale causa di
morte.
Oltre l’80% delle malattie coronariche ed il 70% degli ictus potrebbero
essere evitati associando al consumo
di cibo “salutare” (dieta mediterranea) una regolare attività fisica e
l’astinenza dal vizio del fumo. Tali
osservazioni hanno stimolato un
enorme interesse volto ad identificare quali siano i “principi attivi” presenti nei cibi ed i meccanismi molecolari coinvolti nella protezione dall’insorgenza delle patologie cardiovascolari.
Analisi sperimentali, epidemiologiche e cliniche hanno dimostrato
come la dieta mediterranea abbia
effetti benefici a livello cardiaco,
attraverso la modulazione dei meccanismi patologici responsabili dell’aterosclerosi, determinando dunque, un miglioramento del profilo
lipidico e della funzione vascolare
così come la diminuzione dello stress
ossidavo e dello stato infiammatorio.
L’aterosclerosi è una patologia
infiammatoria a carico della parete
arteriosa, caratterizzata da un progressivo accumulo di “grassi” e cellule infiammatorie all’interno delle
tonaca intima (strato più interno
della parete arteriosa) delle arterie
più grandi. Nello sviluppo della plac5
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28 febbraio 2014
ca ateromatosa, la prima fase è rappresentata dall’ingresso dei lipidi
(lipoproteine a bassa densità o LDL)
nella tonaca intima e la concomitante
attivazione
dell’endotelio.
L’endotelio vascolare è una barriera
semi-permeabile che controlla la diffusione delle molecole del plasma,
regola il tono vascolare così come le
risposte infiammatorie e previene la
formazione di trombi. L’endotelio
“attivato” perde le proprietà suddette, consentendo quindi alle LDL di
infiltrarsi ed accumularsi nella
matrice extracellulare. A seguito di
tale evento i monociti circolanti vengono reclutati, aderiscono all’endotelio e successivamente trans-migrano
nello spazio sub-endoteliale dove si
trasformano
in
macrofagi.
L’alterazione delle proprietà antitrombotiche dell’endotelio facilita
l’adesione e l’attivazione di altri corpuscoli, conosciuti con il nome di
piastrine. A seguito dell’attivazione,
le piastrine e le cellule endoteliali
secernono fattori di crescita e chemiotattici che, a loro volta, stimolano
la migrazione, l’accumulo e la proliferazione delle cellule del muscolo
liscio vascolari (VSMC) e dei leucociti,
promuovendo la progressione della
placca ateromatosa.
Le piastrine attivate cambiano
forma, al loro interno si assiste alla
traslocazione del calcio Ca2+ ed alla
liberazione di granuli (de-granulazione delle piastrine). La secrezione dei
granuli piastrinici determina il rilascio in loco di ADP ATP, serotonina,
Ca2+, proteine di adesione, fattori di
coagulazione i quali contribuiscono
ad amplificare e perpetuare la risposta trombotica.
Le piastrine non fungono esclusivamente da deposito di molecole bioattive, ma sono anche capaci di generare mediatori di natura lipidica
come il Trombossano A2 (TXA2) che
ha una spiccata attività pro-aggregante e vaso-costrittiva.
Le piante del genere Allium tra le
quali, la cipolla (Allium Cepa) e l’aglio
(Allium Sativum) mostrano molteplici effetti benefici a livello cardiovascolare riducendo la pressione sanguigna, i livelli di colesterolo e trigliceridi ed aumentando la fibrinolisi e
l’attività anti-piastrinica. L’aglio e la
cipolla crudi inibiscono l’aggregazio-
Salvatore Sutti, Laurea Magistrale in Scienze Biologiche Applicate,
Dottorato di Ricerca in Medicina Molecolare
6
ne piastrinica, mentre una volta cotti
mostrano un effetto anti-piastrinico
scarso o addirittura assente. I componenti dell’aglio e della cipolla esercitano una azione inibitoria sulla produzione del Trombossano A2, probabilmente attraverso un effetto diretto
non-competitivo sulla Cicloossigenasi 1 (COX-1, enzima coinvolto nella
produzione del TXA2).
Ali e colleghi hanno analizzato l’effetto del consumo giornaliero di uno
di spicchio di aglio fresco sulla produzione piastrinica di Trombossano,
osservando, dopo 26 settimane di
assunzione continuativa, una riduzione significativa dei livelli sierici
del TXA2. Sebbene anche le cipolle
riducano la sintesi di TXA2, la loro
l’attività anti-piastrinica risulta essere 13 volte più bassa rispetto a quella
dell’aglio.
Molteplici componenti isolati dalle
specie del genere Allium tra cui allicina, solfuri paraffinici, adenosina
sono considerati inibitori dell’aggregazione piastrinica. La maggior parte
di queste molecole hanno in comune
un elevato contenuto di zolfo, infatti
la loro attività anti-piastrinica è zolfo
dipendente (vale a dire che a bassi
contenuti di zolfo corrisponde una
attività anti-piastrinica minore).
L’ajoene, un prodotto di auto-condensazione dell’allicina, è considerato il principale responsabile dell’effetto inibitorio sull’aggregazione piastrinica.
Bibliografia
Antiplatelet properties of natural
products. Vilahur G, Badimon L.
Vascul Pharmacol. 2013 Sep-Oct; 59
(3-4):67-75.
Garlic and onions: their effect on
eicosanoid metabolism and its clinical
relevance. Ali M, Thomson M, Afzal M.
Prostaglandins Leukot Essent Fatty
Acids. 2000 Feb; 62(2):55-73.
scienza
28 febbraio 2014
Dall’universo al multiverso: i quattro scenari di Max Tegmark
di Paolo Di Sia
Il multiverso, o meta-universo, è un
ipotetico insieme di universi, di
numero finito o infinito, a cui apparterrebbe anche il nostro, comprendendo assieme tutto ciò che esiste e
può esistere: la totalità dello spazio, il
tempo, la materia, l’energia. I vari universi all’interno del multiverso sono
anche chiamati universi
paralleli.
Degli universi multipli e
problematiche analoghe si
sono occupate da sempre
discipline non solo scientifico-razionali, come la
cosmologia,
la
fisica,
l’astronomia, la matematica, ma anche la filosofia, la
psicologia, la religione, la
letteratura e la fantascienza.
Max Erik Tegmark è un
cosmologo svedese-americano,
professore
al
“Massachusetts Institute of
Technology” (MIT) e direttore
scientifico
del
“Foundational Questions Institute”
[1]. Egli ha creato una classificazione
di universi al di là del nostro universo osservabile; i primi livelli vengono
compresi ed estesi dai successivi [2].
I quattro scenari da lui proposti
sono i seguenti:
1) Oltre il nostro orizzonte cosmologico: un universo ergodico infinito
[3] (che assume cioè, nella sua evoluzione, tutti gli stati dinamici microscopici compatibili con il suo stato
macroscopico) che contiene tutti i
volumi di Hubble. Il nostro volume di
Hubble è il nostro “orizzonte cosmico”, cioè una sfera con centro nella
terra di raggio pari a circa 3,974 *
10^26 metri. Tale universo infinito
conterrebbe un numero infinito di
volumi di Hubble, tutti con le stesse
leggi e costanti fisiche. Per quanto
riguarda invece le configurazioni,
come la distribuzione della materia,
alcune sarebbero diverse dal nostro
volume di Hubble, altre simili, altre
addirittura identiche. Tegmark ha stimato che un volume identico al
nostro dovrebbe essere a circa
(2^10)^118 metri di distanza da noi.
2) Universi con differenti costanti
fisiche: nella teoria dell’inflazione
caotica, una delle varianti della teoria
dell’inflazione cosmica, il multiverso
nel suo complesso risulterebbe in
espansione e continuerebbe ad
espandersi; alcune regioni di spazio,
però, smetterebbero di farlo e formerebbero bolle distinte, che sono
embrionali multiversi del primo livello. Linde e Vanchurin hanno calcolato
che il numero di questi universi
dovrebbe essere dell’ordine di
(10^10)^10000000. In ogni bolla la rottura spontanea della simmetria può
essere diversa, causando così diverse
proprietà e diverse costanti fisiche
[4].
3) Interpretazione “a molti mondi”
della meccanica quantistica: l’interpretazione “a molti mondi” di Hugh
Everett [5] (MWI - Many-Worlds
Interpretation) è una delle più tradizionali interpretazioni della meccanica quantistica. Si basa su un importante aspetto della meccanica quantistica: le osservazioni non possono
essere previste assolutamente, piuttosto vi è una
serie di possibili osservazioni, ciascuna con una
diversa
probabilità.
Secondo tale interpretazione, ognuna di queste possibili osservazioni corrisponde ad un diverso universo.
Per fare un esempio, se
lanciamo un dado, il risultato numerico del tiro corrisponde ad un’osservabile
quanto-meccanica; avendo
il dado sei facce, i sei modi
possibili di caduta corrispondono a sei diversi universi. Più correttamente, in
tale interpretazione c’è un
unico universo, ma dopo la
“scissione”
in
“molti
mondi”, questi non possono in generale interagire tra loro [6].
4) Insieme finale: l’insieme finale, o
“ipotesi matematica di universo”, è
opera dello stesso Tegmark. Questo
livello considera reali tutti gli universi che possono essere descritti da
diverse strutture matematiche. Per
Tegmark la matematica astratta è
così generale che qualsiasi teoria del
tutto (TOE - Theory Of Everything),
definibile in termini puramente formali, è anche una struttura matematica. Egli sostiene che ciò implica che
ogni teoria immaginabile di universo
parallelo può essere descritta a questo 4° livello, che pertanto completa
la gerarchia dei multiversi, non abbisognando di un 5° livello [7].
I fenomenologi, gli sperimentali e
gli scettici asseriscono che, attraverso
tali studi, il multiverso sembra avere
solide basi scientifiche, ma di fatto
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non vi sono prove dirette a supporto.
Vengono portate solo prove indirette,
come gli studi sui particolari valori
dei parametri fisici che consentono la
vita nel nostro universo e il particolare valore della costante cosmologica
(ragionamenti di tipo “antropico” [8]);
possono essere fornite prove di coerenza probabilistica, ipotesi di plausibilità, che però non sono osservativa-
mente o sperimentalmente verificabili, e forse mai lo saranno.
Storicamente, tuttavia, grandissimi
progressi a livello scientifico e logico
sono nati proprio attraverso idee e
modelli come questi, pertanto tali tipi
di speculazione sono interessanti, affascinanti e sicuramente produttivi.
Riferimenti bibliografici:
Paolo Di Sia. Bachelor in metafisica, laurea in fisica teorica, dottorato
di ricerca in modellistica matematica applicata alle nanobiotecnologie.
Principali interessi scientifici: nanofisica classica e quantorelativistica,
fisica teorica, fisica alla scala di Planck, filosofia della mente, econofisica, filosofia della scienza. Autore di 81 articoli su riviste nazionali e
internazionali (pubblicati e "under revision" al 20 Ottobre 2013), di 2
capitoli di libri scientifici internazionali, di 3 libri di matematica (quarto in preparazione), revisore di 2 libri di matematica per l'universita';
in preparazione un capitolo per un'enciclopedia scientifica internazionale.
8
1. http://web.mit.edu/physics/people/faculty/tegmark_max.html
2. M. Tegmark, J. D. Barrow, P. C. W.
Davies, C. L. Harper Eds., Cambridge
University Press, 2003
3. http://www.treccani.it/vocabolario/ergodico/
4. M. Tegmark, Sci. Am., 288(5), pp.
40-51, 2003
5
.
http://www.scientificamerican.com/
article/hugh-everett-biography/
6. J. J. Halliwell, Le Scienze quaderni, 97, 2000
7. Max Tegmark, arXiv.org > quantph > arXiv:quant-ph/9709032
8. J. D. Barrow, F. J. Tipler, The
Anthropic Cosmological Principle,
Oxford University Press, ISBN-10:
0192821474,
ISBN-13:
9780192821478, 1988
scienza
28 febbraio 2014
Stili alimentari e conseguenze per la
Salute: le bevande alcoliche
di Nadia Di Carluccio
Presso la Sala Conferenze della
Facoltà di Medicina della Seconda
Università di Napoli si è svolto martedì 21 gennaio un interessante
Convegno dal titolo “Le Bevande
Alcoliche tra Stili Alimentari e
Conseguenze per la Salute”.
Ad aprire i lavori è stato il Prof.
Francesco Rossi Magnifico Rettore
Seconda Università di Napoli e a
seguire il Prof. Enrico Tempesta e il
Dott. Michele Contei che hanno presentato l’Osservatorio Permanente
Giovani e Alcol nato nel 1991con
l’obiettivo di creare un centro di competenza e di elaborazione culturale
sui fenomeni alcol correlati.
La giornata di studio ha toccato
svariate tematiche: dagli effetti protettivi misconosciuti del consumo
moderato di alcol nella popolazione
anziana ai rischi di cancro qualora il
consumo risultasse eccessivo. Si è
discusso inoltre anche delle offerte e
formative e assistenziali in campo
algologico e alimentare. In quest’ultimi anni l’ Italia è stata protagonista
di un continuo e rapido cambiamento degli stili di vita dei giovani conseguente alla progressiva globalizzazione dei modelli culturali risultando
essere il Paese dove il consumo di
alcol è sceso drasticamente. Sarà per
la vita frenetica o per la maggior
parte del tempo trascorso fuori casa
che oggi si tende a bere solo durante
un pasto al giorno ha ricordato il Prof.
Carlo La Vecchia aggiungendo che
per chi supera i quattro-cinque bicchieri al giorno risulta essere evidente e l’aumento di tumore al fegato e
al pancreas e l’aumento di rischio del
ben 5% per un bicchiere al giorno di
tumore alla mammella per la donna.
Il Prof. Claudio Pelucchi ha sottolineato che da recenti studi scientifici
non sono emerse associazioni significative con nessun tumore per consumi di alcol da lievi a moderati ovvero
meno di tre bicchiere al giorno diver-
samente sono i risultati per consumi
da moderati a forti ovvero da tre a
cinque bicchieri che mostrano un
aumento di rischio (statisticamente
non significativo) di tumori all’esofago mentre rischi di tumore di cavo
orale e faringe, esofago, pancreas e
laringe sono fortemente aumentati
per consumi molto elevati di alcol
ossia dai cinque bicchieri al giorno.
Interessante è stato l’intervento del
Prof. Andrea Poli che ha fatto presente che nelle donne bere moderatamente significa avere una riduzione
del BMI in quanto si facilita la risposta all’insulina ed inoltre afferma che
bere con coscienza possa contribuire
ad una diminuzione delle patologie
neurodegenerative e in particolare
nell’artrite reumatoide si vedrebbero
effetti positivi solo con un consumo
eccessivo di alcol.
Sull’ effetto protettivo del vino che
se bevuto con moderazione riduce
del 30% i rischi cardiovascolari tra i
35-40 anni è d’accordo anche il Prof.
Giovanni De Gaetano Direttore dei
Laboratori di Ricerca Centro di
Ricerche e Formazione ad Alta
Tecnologia nelle Scienze Biomediche
“Giovanni Paolo II” Università
Cattolica del Sacro Cuore di
Campobasso. Insomma l’alcol fa
bene o fa male? I potenziali effetti
benefici dell’alcol in particolare del
vino sono diversi: potrebbe ritardare
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la demenza senile e l'Alzheimer,
ritardare la comparsa dell'osteoporosi, impedire la formazione dei calcoli
alla cistifellea e svolgere un ruolo
protettivo contro la sindrome metabolica e l'obesità. Addirittura ridurre
il rischio di sviluppare alcune forme
di cancro tutti effetti questi avvolti
purtroppo ancora da un velo di incertezza su cui si sta ancora lavorando.
La seconda parte del Convegno ha
visto
l’intervento
del
Dott.
Alessandro Federico che ha raccontato le numerose esperienze del Centro
per Ricerche su Alimenti, Nutrizione
e Apparato Digerente (CIRANAD)
avente come Direttore la Prof.ssa
Carmela Loguercio che ha fortemente voluto l’evento altamente formativo e per gli studenti e per gli stessi
professori. Inoltre Vito Amendolara
Presidente dell’Osservatorio Regionale per la Dieta Mediterranea ha
sottolineato l’importanza dello stile
di vita e dell’ambiente ecosostenibile
ricordando che la Regione Campania
ha grandi potenzialità essendo la più
giovane d’Italia e la più ricca di parchi verdi del ben 34% rispetto al 22%
del territorio nazionale e al 17% di
quello europeo come afferma il
Ministro dell’Ambiente. Presenti al
Simposio anche il Prof. Gianfranco
Paolisso che si è soffermato sulla
nuova associazione “farmaco = alimento”.
“Anticamente, afferma il Prof.
Paolisso, il farmaco era inteso solo
come molecola in grado di provocare,
una volta introdotta nell’organismo,
una seconda modifica tale da apportare un certo beneficio ma oggi il signifi-
cato è del tutto cambiato. Alimento ed
esercizio fisico entrambi responsabili
delle modifiche dello stile di vita risultano avere la più forte capacità di prevenzione per due malattie: cancro e
patologie cardiovascolari. In seguito il
Prof. Paolisso ha nominato il progetto
Horizon
2020
occasione
per
l’Università di generare stavolta non
più ricerca ma favorire sviluppo sul territorio tramite la ricerca entrandovi
con le industrie, motivo per cui al
piano formativo del corso di laurea
dovrebbero essere apportate diverse
modifiche. L’intento è quello di soffermarsi sin dai primi anni sull’importanza degli effetti degli alimenti su ogni
organo del corpo umano offrendo agli
studenti un piano di studio sperimentato già presso l’Università di Utrecht
dove si sono avuti eccellenti risultati”.
Il Prof. Paolo Pedone ha ribadito l’importanza dell’alimentazione e della
nuova scienza Nutraceutica spiegando
come è nata l’idea di far nascere un
nuovo Corso di Laurea alla SUN in
Scienze degli Alimenti e della
Nutrizione Umana iniziato in questo
nuovo anno accademico. Il Convegno
ha rappresentato uno scrigno di sorprese e modifiche per i piani universitari formativi in una società sempre e
in continua evoluzione e un monito
per i giovani per quanto concerne il
consumo delle bevande alcoliche.
Moderatamente e con coscienza è
sempre piacevole bere in fondo il vino
è nella nostra cultura mediterranea da
millenni sin dai tempi di Ulisse, la differenza tra Ulisse e Polifemo? Proprio il
saper bere!
Nadia Di Carluccio laureata da poco in Farmacia presso la Facoltà
Federico II di Napoli, interessata a tutto ciò che esiste intorno al
mondo farmaceutico e alimentare in quanto prossima nel conseguire
una seconda laurea presso la Facoltà di Scienze della Nutrizione
Umana Tor Vergata di Roma.
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La conoscenza tacita verso la conoscenza
condivisa
di Guido Zaccarelli
L’innovazione e la creatività sono le
leve strategiche fondamentali sulle
quali le aziende del futuro poggeranno le azioni per definire e sostenere
le loro strategie di business. In questo
momento del tempo, dove l'individuo
vive il presente al futuro e le aziende
sono costantemente concentrate a
realizzare prodotti e servizi innovativi da immettere sul mercato per
attrarre un crescente numero di
clienti e consumatori finali, la conoscenza condivisa è un tema che deve
entrare a pieno titolo nella coscienza
delle imprese.
L’intento principale è stimolare le
aziende a creare un modello organizzativo declinato sull’ascolto delle
persone, al di là dei singoli ruoli,
viverle ogni giorno accanto, ascoltarle, per conoscere i loro vissuti, le loro
esperienze personali e professionali
dalle quali cogliere quelle opportunità anche nascoste, per iniziare a tracciare un sentiero condiviso che conduca a recuperare la conoscenza tacita attraverso il valore della persona.
Per essere e diventare nel breve e
medio periodo una ulteriore eccellenza nel settore di appartenenza, le
aziende dovranno prevedere la compresenza di persone in possesso di
elevate preparazioni multidisciplinari, capaci di condividere in forma
paritetica la conoscenza, adottando
comportamenti quotidiani che si
ispirano al principio della reciprocità: è un dare senza perdere e un ricevere senza togliere.
La conoscenza condivisa diventa
quindi un progetto che trova la sua
forza ispiratrice nella condivisione
delle esperienze e affonda le sue
radici sul principio del bene comune.
Questo consentirà di dare la luce ad
una nuova identità aziendale, per
cultura e senso di appartenenza e
agevolerà le persone ad adottare
comportamenti partecipativi consapevoli, mettendole nelle condizioni
di sentirsi parte attiva del cambiamento.
La condivisione delle esperienze
tra le persone dell’azienda, postula
momenti strutturati di analisi e di
confronto delle differenti prospettive
che contribuiscono a creare il capitale degli eventi condivisi rispetto agli
obiettivi de?finiti. Nel delicato gioco
di scambio, rinforzano il senso di
appartenenza, migliorano le abilità
relazionali, premiano le capacità di
supporto reciproco, indipendentemente dal ruolo occupato e dalla funzione svolta.
Le aziende devono motivare le per-
sone al fare come bene comune, per il
bene comune, agendo sulla disponibilità degli individui a mettere
li?beramente le proprie idee e le proprie conoscenze al servizio dell’organiz?zazione per raggiungere un fine
comune e evitare il comporta?mento
di coloro che vivono sulle spalle
altrui.
In questo modo l’azienda limita nel
presente, e argina nel futuro, gli sforzi da destinare alla ricerca di conoscenza esterna all’organizzazione, in
possesso di requisiti in grado effettivamente di aiutare e sostenere la
capacità di crescita e di sviluppo del11
scienza
28 febbraio 2014
l’impresa. L’adozione mirata di questi
comportanti incrementa, nel breve e
medio periodo, la disponibilità di
risorse finanziarie liquide, riducendo
nel tempo la possibilità di dissipare
inutili energie preziose, a completo
vantaggio
dell’intero
apparato
imprenditoriale.
L’obiettivo quindi, è costruire un
modello di riferimento di equità relazionale e professionale che motivi le
persone al fare per costruire un’identità aziendale nella quale ogni individuo possa identi?ficarsi e ritrovarsi
per cultura e senso di appartenenza.
In questo modo le persone saranno
motivate a donare la propria conoscenza all’organizzazione.
L’azienda deve quindi dotarsi al
proprio interno di strutture organizzative dinamiche che sostengano
l’evoluzione concettuale, sostenendo
le persone nella delicata fase di creazione del cammino circolare della
conoscenza condivisa, che nasce
dopo un’attenta verifica delle esperienze e delle competenze, prosegue
nella delicata fase di socializzazione
delle conoscenze, per raggiungere,
attraverso l’interiorizzazione perso-
nale, all’adozione concreta del
modello del modello teorico, per
Guido Zaccarelli è Referente del Servizio Informativo dell’Azienda
Sanitaria di Modena, presso il Distretto di Mirandola.Laureato in
Comunicazione e Marketing presso l’Università di Modena e Reggio Emilia
con una tesi dal titolo “La Wireless nella sanità”. Docente di Informatica a
contratto presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Consulente
aziendale e informatico. Master in Managemet per le Funzioni di
Coordinamento delle Professioni Sanitarie, con una tesi dal titolo: Fund
Raising, “Accrescere il Valore dell’Azienda Sanitaria Locale di Modena con
un progetto che permetta di migliorare il benessere psicofisico e relazionale all’interno e all’esterno del Nuovo Ospedale S.Agostino-Estense di
Modena”. Scuola di Alta Specializzazione per Consulenza d’Azienda, con
una tesi dal titolo: la Conoscenza Condivisa”, presso Confcommercio,
Accademia e Promo.Ter di Roma. Pubblicazioni: Nel 2010 ha pubblicato il
libro: Informatica, insieme verso la conoscenza, Athena Editore. Nel 2012,
la conoscenza condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione azienda.- Franco Angeli , Editore. Nel 2013, Finestre di casa nostra - Itaca
Edizioni
12
diventare, nel tempo, pratica comune.
I questo modo la conoscenza tacita
prende gradualmente la via verso la
conoscenza esplicita, quella personale che le persone rendono disponibili
agli altri attraverso la produzioni di
documenti e processi e ogni altra
manifestazione visibile.
La conoscenza esplicita, personale,
se condivisa, diventa sociale. Entra
appieno nel mondo delle organizzazioni aziendali contribuendo a
migliorare il clima e la cultura organizzativa, a diffondere un senso di
ritrovato bene-essere e a valorizzare
l’azienda nel suo difficile compito di
fare impresa.
Riferimenti bibliografici: Zaccarelli G.
(2012), La conoscenza condivisa,
Franco Angeli editore
scienza
28 febbraio 2014
Grandi frane che generano terremoti
di Andrea Billi
È noto che grandi terremoti (ma
anche piccoli in alcuni casi) generano
numerose frane a causa del passaggio delle onde sismiche e dell’instabilità gravitativa di alcuni settori della
superficie terrestre. Quando tali frane
avvengono in aree sottomarine o
costiere, allora le stesse frane possono generare grandi onde di maremoto (tsunami). Esempi noti in tempi
storici in Italia sono i grandi tsunami
da frana innescati da forti terremoti
in Calabria meridionale ed in Sicilia
orientale negli anni 1908, 1783 e 1693.
L’esatto opposto è accaduto la sera
del 10 aprile 2013 nello Utah, USA.
All’interno della grande miniera di
rame di Bingham Canyon, vicino la
città di Salt Lake City, in due episodi
successivi separati da circa 90 minuti, circa 65 milioni di metri cubi di
roccia sono collassati violentemente
dalla parete nordorientale della
miniera alta quasi 1000 m. Si tratta
della più grande frana non-vulcanica
conosciuta in tempi moderni per
l’America settentrionale. Grazie ai
numerosi sensori installati nella
miniera e nelle sue vicinanze, il pericolo era stato previsto e la miniera
evacuata in tempo così che la frana
non ha provocato morti.
La particolarità scientifica è che i
sismometri nelle vicinanze della
miniera hanno registrato le onde
sismiche indotte dai due eventi franosi e la magnitudo sismica degli
La grande frana avvenuta il 10 Aprile 2013 nella miniera di Bingham Canyon,
Utah, USA
stessi eventi è stata valutata tra un
minimo di 2,4 ed un massimo superiore a 3,5. Non solo; nei giorni
seguenti, le stesse stazioni sismiche
hanno registrato almeno altri 16 piccoli terremoti al di sotto della miniera. Questa volta si è trattato non di
frane ma di veri e propri piccoli terremoti tettonici lungo piccole faglie
sismogenetiche. In altre parole, per la
prima volta si è potuto registrare e
misurare il caso di terremoti innescati da una grande frana e non viceversa.
Articolo di riferimento:
Pankow, K.L., et alii, 2013. Massive
landslide at Utah copper mine generates wealth of geophysical data. GSA
Today,
24,
4-9,
doi:
10.1130/GSATG191A.1.
Andrea Billi, geologo, dal 2008 è ricercatore a Roma presso il Consiglio
Nazionale delle Ricerche (CNR). Si è laureato in Scienze Geologiche
presso la Sapienza Università di Roma (1994) ed ha poi conseguito un
dottorato in Geodinamica presso l’Università Roma Tre (2001). È autore
di più di cinquanta articoli scientifici (www.andreabilli.com) a carattere sia nazionale sia internazionale ed ha collaborato con numerose
istituzioni di ricerca italiane e straniere. Prima di lavorare presso il
CNR, ha lavorato a lungo presso l’Università Roma Tre. È un ricercatore
versatile che si occupa di numerose tematiche di ricerca tra cui terremoti, vulcani, tsunami, frane e fluidi idrotermali. Il suo maestro è
stato Renato Funiciello, indimenticato professore di geologia a Roma.
13
scienza
28 febbraio 2014
Dalla complessità alla fratellanza delle
conoscenze
di Vincenzo Villani
Verrà il giorno in cui la conoscenza
del mondo sarà esaustiva? In cui lo
sforzo collettivo della scienza e della
conoscenza tutta avrà raggiunto la
comprensione completa della Realtà?
O al contrario, la conoscenza del
mondo è necessariamente destinata
a rimanere incompleta per quanti
sforzi compiamo? E in modo apparentemente paradossale, dato che ad
ogni nuova risposta corrispondono
molteplici nuovi interrogativi, il rapporto tra l’ignoto e il noto non farà
che aumentare in modo esponenziale?
Non è dato sapere! Un atteggiamento ragionevole è sicuramente
quello di andare avanti, inseguire i
problemi ovunque essi si annidino
e…ai posteri l’ardua sentenza!
Eppure, se ‘tutto ciò che è reale è
razionale’ in senso hegeliano, se vige
un Logos universale, dovrebbe essere
solo questione di tempo che la ricerca conoscitiva completi il suo cammino.
Fisici
autorevoli
come
Feynman e Weinberg hanno ipotizzato
la
fine
della
ricerca
scientifica…Forse un giorno tutto
diverrà evidente e le stesse teorie
diventeranno di fatto superflue!
In Scienze, la visione di una Natura
semplice e deterministica è tramontata alla fine dell’800. Al metodo gnoseologico Cartesiano era stata data
impropriamente una valenza ontologica. Si era finito col ritenere che la
Realtà fosse davvero costituita di
parti semplici giustapposte, come
ingranaggi in un immenso orologio,
la conoscenza delle quali poteva
essere conseguita.
Una volta raggiunta la conoscenza
delle parti, ne sarebbe naturalmente
discesa la conoscenza completa del
sistema e del tutto: il presente, il passato e il futuro del Mondo sarebbero
risultati completamente chiari, esaurendo ogni frontiera e spazio alla
libertà in genere e al libero arbitrio in
14
particolare.
Alla visione riduzionista e determinista oggi si dà una valenza ben circoscritta, consapevoli dei suoi limiti.
Un approccio riduzionistico ci assicura una comprensione necessariamente approssimata della Realtà,
ristretta a quella del sistema fisico
modello. Analogamente, la visione
deterministica, mediante leggi ed
equazioni, permette unicamente previsioni, correlazioni approssimate e
di breve durata.
Nessuno in Scienze crede veramente che le diverse discipline siano
rigorosamente ben separate l’una
dall’altra, pensiamo alla Fisica,
Chimica, Biologia,…. Neanche nei
diversi ambiti la separazione può
essere completa, pensiamo alla
Meccanica, Termodinamica, Elettromagnetismo,…. Il sogno di ridurre
tutta la Fisica alla Meccanica è mise-
ramente fallito nell’800 ed una visione multi-fisica si è oggi affermata.
Meccanica e termodinamica sono
intimamente legate dalla conversione di lavoro in calore e viceversa. Il
secondo principio della termodinamica, con il carattere dissipativo ed
irreversibile dei fenomeni fisici, è
estraneo agli assunti della Meccanica
classica che appare riferita ad un
caso particolare ed ideale, quello dei
sistemi conservativi e reversibili.
Termodinamica
ed
Elettromagnetismo appaiono accoppiati: già un fenomeno semplice
come l’effetto Joule è incomprensibile nel quadro assiomatico delle equazioni di Maxwell.
Il carattere intimamente probabilistico
posto
dalla
Meccanica
Quantistica a livello fondamentale e
dalla teoria dei sistemi caotici a livello macroscopico invalida la visione
scienza
deterministica. Il principio d’incertezza e la ‘dipendenza sensibile dalle
condizioni iniziali’ ovvero l’instabilità dei sistemi complessi, invalida di
principio la possibilità di fare previsioni di lunghezza qualsiasi!
Ha la Realtà un carattere logico in
senso assoluto? Il carattere imprevedibile della Natura, il libero arbitrio,
tutta la sfera dei sentimenti, amore,
odio, etica, estetica,… l’esistenza
stessa dell’inconscio alla base dell’umano comportamento, pongono
severi limiti al carattere logico completo dell’esistenza.
Ma se il metodo deduttivo fallisce,
rimane sempre l’approccio induttivo,
largamente utilizzato in chimica e
biologia: la raccolta appassionata e
inesauribile di fatti sperimentali,
‘francobolli’ ebbe a dire il fisico-chimico Rutherford. Questa indefinita
ricerca di fatti particolari, possono
essere inquadrati in teorie esplicative, come quella molecolare in
Chimica o evolutiva in Biologia, progressivamente generali ma, giammai
complete! La scienza e la conoscenza
tutta, vivono anche di approccio
induttivo.
Se fosse vera la visione kantiana
della ‘Realtà Fenomenica’ giustapposta a quella ‘Noumenica’ esisterebbe
necessariamente un ‘orizzonte conoscitivo’ giammai superabile, verso il
quale possono convergere i nostri
sforzi. In questo senso, la finitezza
dell’umana conoscenza non esaurirebbe mai la Realtà tutta. La storia
dell’ Umanità sembra deporre in questa direzione: nessuna verità acquisita, sia essa di carattere scientifico o
filosofico, ha mai avuto un carattere
definitivo e completo. Tutto il nostro
Sapere ha un carattere evolutivo e
approssimato, nuove conquiste lo
perfezionano ed altre ancora ne
mutano il senso, fino ad invalidare
completamente ciò che ieri e oggi si
riteneva vero.
28 febbraio 2014
La consapevolezza dei limiti della
conoscenza sono del tipo socratico
‘non mi illudo di sapere ciò che non
so!’ e di ‘dotta ignoranza’ secondo
Agostino e Cusano.
Quale può essere il ruolo gnoseologico delle arti? Musica, lettere, arti
figurative…? E del sentimento religioso?
La conoscenza scientifica costruita
per via deduttiva ed induttiva all’interno del metodo sperimentale, deve
integrarsi con tutte le altre forme
conoscitive di cui l’Uomo è capace.
Questa razionalità estesa, permette
di esplorare il mondo dei sentimenti,
della bellezza, dell’inconscio,…ristabilendo l’intimo rapporto tra l’Uomo
e la Natura. E mi riferisco a tutte
quelle attività umane che fanno
ricorso alla logica rigorosa e all’intuizione, all’esperienza, alla maestria
non formalizzabile.
E che dire del sentimento religioso,
di quell’anelito metafisico che ha
attraversato tutta la storia delle
società e del pensiero? Lo ‘streben’ di
Fichte e dei romantici, la ricerca
dell’Io di Plotino e dei mistici, o più in
generale la ricerca di Dio come realtà
assoluta, obiettiva, necessaria, perfetta e immutabile sottesa a quella
relativa, empirica, contingente propria della sfera fenomenica?
Questo sforzo non è mai stato
estraneo al pensiero scientifico, pensiamo ad Einstein. Una ricerca metafisica razionale e appassionata, può
permettere una conoscenza ‘border
line’ tra quella fenomenica conoscibile e quella noumenica concepibile,
dilatando al massimo la conoscenza
dell’Uomo.
Gli esiti di questa ‘fratellanza di
conoscenze’ non mi sono noti ma,
non mi è difficile immaginare che
potrebbero essere grandiosi ed è
l’unico approccio possibile per
affrontare la sfida posta dalla complessità e vastità della Realtà.
Vincenzo Villani, laureato in Chimica all’Università Federico II di
Napoli, è ricercatore e docente di Scienze dei Materiali Polimerici al
Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata. E’ autore di
circa settanta pubblicazioni scientifiche e altrettante comunicazioni a
convegni. Nell’ambito delle Scienze Chimiche si occupa di modellistica
molecolare delle reazioni di catalisi e polimerizzazione, proprietà fisiche dei polimeri, sintesi di emulsioni polimeriche nanostrutturate. E’
impegnato in filosofia e comunicazione della Scienza (Storie di
Chimica e oltre, Aracne Editrice).
15
scienza
28 febbraio 2014
L'eclissi del sacro? Per una riflessione bioetica sulla modernità
di Francesco Manfredi e Michele Saviano
La riflessione sulla modernità
muove dall’assunto che la modernità
stessa sia sostanzialmente inassimilabile a modelli metafisicamente fondati che, nel tracciare percorsi di
«vita buona», hanno offerto un
approdo certo lungo la parabola dell'esistenza umana. Se le dinamiche
della modernità si definiscono,
appunto, nell’abbandono di un orizzonte cosiddetto «metafisico», la
bioetica, che nella sua dimensione
pratica e speculativa si configura
come un sapere strutturalmente
moderno, si dispiega all’interno di
contesti laici e pluralistici nei quali,
paradossalmente, al culmine del processo di de-sacralizzazione si sono
innescate spinte opposte in direzione
di una ri-sacralizzazione, spesso
nella forma specifica del «religioso».
Gli ultimi decenni del secolo scorso
hanno conosciuto, contrariamente
alla vaticinata eclissi del sacro nelle
sue forme più o meno tradizionali,
una crescita forse inaspettata del
fenomeno religioso, nelle sue diverse
sfumature e forme, sullo sfondo di
società estremamente secolarizzate.
In realtà, se evidenti ragioni pratiche
non consentono in questa breve analisi di indagare a fondo le complesse
dinamiche socio-culturali sottese a
tali processi, un’efficace strategia
interpretativa muove dalla considerazione che la rinascita del fenomeno
religioso, almeno nella sua dimensione meramente quantitativa, appare
come un epifenomeno del processo
di globalizzazione che, disintegrando
confini e barriere spazio-temporali,
ha rimesso in movimento intere
popolazioni verso quei paesi che possono offrire migliori condizioni di
vita (Cfr. Belardinelli 2006).
Il quadro si problematizza ulteriormente quando si considerano le tensioni che una società etnicamente
plurale produce sugli ordinamenti
giuridici positivi. Se si assume come
16
premessa che il carattere positivo
dell’ordinamento giuridico non si
sostanzia in una presunta neutralità
assiologica (Dalla Torre 2006), appare
del tutto evidente come il pluralismo
etnico-religioso produca da un lato
una messa in discussione del sistema
di valori tradizionali, su cui poggia
l’ordinamento giuridico positivo in
quanto tale, dall’altro l’oggettiva difficoltà di cercare una faticosa mediazione tra valori, non di rado in conflitto, nell’elaborazione di nuove
regole.
La bioetica, attraversata da incertezze e da un arcobaleno di posizioni
che ne hanno messo in discussione
lo stesso statuto epistemologico,
cerca di rintracciare modelli e orien-
tamenti valoriali all’interno di questo
panorama frastagliato e alla ricerca
di nuovi orizzonti di senso; in una
temperie nella quale la religione
sembra rivendicare con forza una
rinnovata e rinascente funzione politica, la bioetica è chiamata ad interpretarne le tensioni ed i molteplici
significati.
Lungo le direttrici di questo orizzonte ermeneutico l’approccio comparativo tra le diverse prospettive
confessionali ed extra-confessionali,
che la bioetica può adottare, ha fatto
emergere livelli di elaborazione teorica ed applicativa trasversali ed interconnessi che lascia ben sperare per le
prospettive di confronto presenti e
future. Esemplificativa, in tal senso, è
scienza
la comprensione dei legami tra bioetica e teologia, nelle sue diverse
declinazioni confessionali: nessi che
si colgono, ad esempio, nei tentativi
di chiarimento e ridefinizione di
categorie propriamente teologicofilosofiche come quella di persona
umana. Gli sforzi descrittivi compiuti
in questa direzione ben rappresentano il senso e l'intima valenza di questo legame.
Proprio il tema della persona rappresenta il focus dell’antropologia
religiosa e della bioetica contemporanea. Ma, mentre nell’impianto magisteriale cattolico la persona si definisce nel perimetro esistenziale della
unitotalità di corporeità e spiritualità, per cui risultano strumentali e
dagli esiti aberranti i tentativi di
separazione tra «persona umana» ed
«essere umano», altre impostazioni
teoretiche di carattere «laico» subordinano l’attribuzione dello statuto di
persona allo sviluppo di particolari
capacità ed abilità cognitive.
La complessità dell'analisi della
categoria di persona e l'intrinseca
variabilità delle conclusioni cui
approdano prospettive etiche diverse, chiariscono ulteriormente il difficile compito a cui è chiamata a
rispondere la riflessione bioetica in
un'epoca di risacralizzazione pluralistica, nella quale «visioni del mondo»
affini, alternative o conflittuali si
interfacciano all'interno di orizzonti
contestuali comuni.
Nel discorso pubblico le problematiche bioetiche inerenti l’inizio e la
fine della vita umana, la salute e la
malattia, le opportunità di autodeterminazione nelle scelte riguardanti il
proprio corpo, si impongono con
forza sullo sfondo di società complesse nelle quali il nodo problematico dei rapporti tra religione, politica e
sfera pubblica, diviene sempre più
stringente. In particolare, nel nostro
paese, la complessità di tali nessi si
28 febbraio 2014
«restringe» e semplifica nella dialettica, per altro fuorviante, tra una
bioetica laica e la bioetica cattolica.
Un confronto muscolare che nullifica
e, ancora più gravemente, si priva
dell’apporto di altre realtà etico-religiose e culturali e delle loro proposte di interazione con la modernità
avanzata, finendo per impoverire
complessivamente la riflessione
bioetica. Nelle moderne società pluralistiche non è immaginabile escludere opinioni, opzioni, benché
espressione di gruppi minoritari: al
contrario, proprio su questioni essenziali, che chiamano in causa il tema
della convivenza civile e della dignità
umana, è imprescindibile uno sforzo
dialogico ad ampio spettro che assuma la diversità delle posizioni come
unica variabile capace di fornire gli
stimoli necessari alla comprensione
e
all'arricchimento
reciproco.
Un'analisi delle diverse prospettive
teoriche e culturali che formano la
varietà degli approcci etici alle questioni relative alla vita umana e non
umana, nell'orizzonte concettuale
delle «esperienze religiose» riconducibili alla comune radice monoteistica, può rappresentare senza dubbio il
riferimento fondativo per una riflessione bioetica che voglia configurarsi all'interno dei nuovi contesti sociali e geopolitici planetari.
Francesco Manfredi, nato a Napoli il 16/2/77, ha conseguito la laurea in
Filosofia, cattedra di Filosofia Morale, presso l'Università degli studi di
Napoli Federico II. Nel 2012 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Bioetica
presso l'Università degli studi di Napoli Federico II. Tra il 2003 e il 2006 ha
conseguito il diploma di Perfezionamento in Scienze storico-antropologiche delle religioni presso l’Istituto “I. Mancini” di Urbino, l’abilitazione
all’insegnamento di Storia e Filosofia per le scuole superiori presso la
Scuola di Specializzazione (S.S.I.S.) dell’ Università “Alma mater studiorum” di Bologna e il diploma di Perfezionamento postlauream in
Fondamenti operativi della didattica presso l’Università di Urbino. Dal
2005 collabora con la cattedra di Filosofia morale del Dipartimento di
Scienze Sociali dell'Università degli studi di Napoli Federico II e tiene
lezioni come docente a contratto nei corsi di laurea di Scienze biotecnologiche. Dal 2005 si occupa di questioni bioetiche con particolare attenzione al dibattito statunitense. È inoltre vicepresidente e cofondatore
dell'Associazione Culturale DiSciMuS, Divulgazione Scientifica
Multidisciplinare per la Sostenibilità.
Michele Saviano, nato a Ottaviano (Na) il 12/01/70, ha conseguito la laurea
in Sociologia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II. Nel 2010
ha conseguito il Dottorato di ricerca in Bioetica presso l'Università degli
studi di Napoli Federico II. Da diversi anni si occupa di questioni bioetiche
con particolare attenzione al confronto tra bioetica e confessioni religiose.
Dal 2005 collabora con la cattedra di Filosofia morale del Dipartimento di
Scienze Sociali dell'Università degli studi di Napoli Federico II e tiene
lezioni come docente a contratto nei corsi di laurea di Scienze biotecnologiche. È inoltre socio onorario dell'Associazione Culturale DiSciMuS,
Divulgazione Scientifica Multidisciplinare per la Sostenibilità.
17
scienza
28 febbraio 2014
L'utilità della Neuropsicomorfologia nel
rapporto di coppia
di Bartolomeo Valentino
Bisogna premettere che l’uomo (o
la donna),in generale, è un soggetto
bisessuale. Infatti va distinta una
sessualità biologica ed una psicologica. Per la prima dobbiamo ricordarci
che gli ormoni sessuali maschili e
femminili sono prodotti dalle ghiandole corticosurrenaliche e da quelle
sessuali. Normalmente l’uomo possiede un sesto degli ormoni dell’altro
sesso,mentre la donna possiede un
terzo degli ormoni maschili. In altre
parole l’uomo è meno femminile che
non la donna maschile. Un altro
aspetto biologico della sessualità è da
far risalire agli studi embriologici
dello Sheldon. Infatti è stato dimostrato che nel feto femminile si sviluppa molto più rapidamente il
foglietto embrionale interno(da cui
derivano gli apparati respiratorio e
digerente) e quello esterno da cui
deriva il sistema nervoso e la pelle.
Nel feto maschile,invece, si sviluppa
di più il foglietto embrionale medio o
18
mesoderma,da cui deriva il sangue e
l’apparato locomotore. Pertanto ,già
nello sviluppo embrionale si delineano quelli che saranno gli aspetti morfologici del maschio rispetto alla
femmina.
Per spiegarci la sessualità psicologica dobbiamo risalire a Jung che ha
introdotto il concetto di Anima ed
Animus. Si tratta di due archetipi
legati all’inconscio collettivo(Jung
parla anche di un incoscio personale).L’inconscio collettivo non riguarda
il singolo ma tutta la specie umana
ed è qualcosa di innato. Esso si avvicina
molto
alle
spinte
istintuali(Modello di comportamento
istintuale).Ogni
storia
personale,dunque, si poggia su una
storia collettiva in grado di lasciare
dei segni. Questi sono appunto gli
archetipi
L’Anima,componente femminile
nel maschio si forma da tre istanze:
a-rapporto madre-figlio
b-rapporto figlio-immagine della
madre
c-rapporto figlio-donna (ovvero la
madre)
L’Animus,componente maschile
nella donna, si formerà:
a-rapporto padre-figlia
b-rapporto figlia-immagine del
padre
c-rapporto figlia-uomo,che è il
padre.
Inoltre
un
altro
archetipo,
l’Ombra,che rappresenta ciò che
ignoriamo di noi,anch’essa inconscia, è quella che nella donna ostacola la comunicazione con l’Animus.
Nell’uomo,invece ,sarà l’altro archetipo ,Persona,che corrisponde alla
maschera sociale ad ostacolare la
comunicazione con l’Anima.
Tanto premesso attualmente si
ammette che gli archetipi Anima ed
Animus si possono “vedere” attraverso dei dati morfologici ben precisi a
livello della muscolatura del volto,del
quadro osseo e della forma dei ricettori occhio,naso bocca,orecchio. Da
ciò il ruolo specifico,oggi,della
Neuropsicomorfologia. Questa,infatti, ci consentirà di individuare degli
aspetti morfologici di mascolinità
nella donna e di femminilità nell’uomo e,quindi di stabilire in una coppia
quale è il ruolo di ogni partner(sottomesso,dominante ecc).Infatti, la predominanza di aspetti di mascolinità
nella donna le può consentire il ruolo
Dominante ;come la presenza di elementi femminili nel maschio gli conferiscono un ruolo di Sottomesso. Si
parla di Rapporto Complementare in
una coppia allorquando nei due partner uno svolge un ruolo e l’altro il
ruolo opposto. Il rapporto è definito
di tipo Simmetrico allorquando i partner sono dello stesso morfotipo. La
Neuropsicomorfologia ci deve aiutare
a orientarci verso i morfotipi specifici nei partner
.Solo così si può sperare in un rap-
scienza
porto positivo ed armonico nella coppia. Supponiamo che la coppia sia di
tipo simmetrico,essendo dello stesso
morfotipo,quindi ottimale presenza
di elementi di mascolinità nella
donna e di femminilità nel
maschio;ciò porterà ad esigenze psicologiche dello stesso tipo,anche sul
piano delle decisioni,scelte ecc. E ciò
può far sorgere qualche conflitto
Ancora ,se la coppia è di tipo complementare saremo di fronte a morfotipi diversi .Se per esempio, un partner è eccessivamente dominante
potrebbe portare a schiacciare la personalità dell’altro con le relative conseguenze.
Ma quali sono i principali elementi
Animus nella donna e quali quelli
Anima nel maschio?
A-Elementi Animus nella donna:
1-tonicità del quadro (parte ossea
del viso) e del modellato(parte
muscolare del viso)
2-ricettori
chiusi
e
tonici(occhi,naso,bocca,orecchio)
3-viso di forma quadrata o rettangolare con angolo della mandibola
tendente al retto
4-mandibola stenica,segno di
determinazione
5-tipologia concentrata(ricettori
piuttosto chiusi e quadro relativa-
28 febbraio 2014
mente grande).Sta a significare tendenza al controllo dell’altro
6-zigomi sporgenti e bassi
7-occhi piuttosto infossati
8-naso aquilino (alla Dante)
9-bocca serrata
10-sopracciglia folte
11-epidermide più rugosa e spessa
,ovvero diminuzione della sensibilità
12-sguardo chiuso e tonico.
B-Elementi Anima presenti nel
maschio:
1-tratti infantili. Comprendono il
labbro superiore sporgente,parte
bassa delle guance arrotondata,quadrante postero-superiore della croce
di
Polti
e
Gary
come
nel
bambino,ossia molto sviluppato
2-atonia del quadro e del modellato
3-recettori più aperti
4-viso di forma rotondeggiante
5-tipologia reagente(quadro piccolo
e ricettori grandi)curve del viso arrotondate
6-consistenza morbida delle forme
del viso
7-occhi grandi con sopracciglia
rade,palpebre superiori morbide,larghe,carnose
ed
inferiori
rigonfie(borse)
8-orecchie piccole ed inclinate
9-bocca carnosa,tenera,delicata
Bartolomeo Valentino. Laurea in Medicina e Chirurgia e
Specializzazione in Geriatria e Gerontologia presso l’Università
Federico II di Napoli. Dal 1973 Assistente Ordinario presso la Cattedra
di Anatomia Umana Normale. Dal 1985 Professore Universitario di
Ruolo di Anatomia Umana Normale nella Facoltà di Medicina e
Chirurgia nel Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria della
Seconda Università di Napoli. Incaricato dell’Insegnamento di
Anatomia del Massiccio Maxillo- facciale nella Specializzazione in
Chirurgia Maxillo Facciale. Ha diretto Corsi Triennali di Psicomotricità
e Biennali per Insegnanti di Sostegno svolgendo l’insegnamento di
Psicomotricità dell’età evolutiva. Autore di oltre 160 pubblicazioni su
Riviste italiane ed estere aventi per oggetto di studio la Postura collegata all’Apparato Stomatognatico. Autore, inoltre, di testi specifici
sulla Morfopsicologia e cultore dei linguaggi extraverbali.
10-narici aperte e carnose
11-epidermide morbida e liscia
Va aggiunto che nella donna la
mascolinità è più evidente al piano
inferiore,mentre nell’uomo a quello
superiore.
Per quanto riguarda gli aspetti della
Personalità
della
componente
Animus
nella
donna
,ricordiamo:decisionalità,propensione all’attività,indipendenza del
carattere,passione che si sovrappone
al sentimento,intelligenza logica
,riflessività, espressione del viso più
distaccata e fredda,minore senso dell’accoglienza.
Gli spetti della personalità della
componente Anima nel maschio
sono:
grande ricettività,ricerca di contatti
affettivi,tenerezza,amabilità,accoglienza,dipendenza,vulnerabilità
affettiva,intelligenza intuitiva ed
immaginativa,maggiore predisposizione
per
l’arte,espressione
aperta,più sentime“
19
scienza
28 febbraio 2014
Per il compleanno di Emma Castelnuovo
di Domenico Russo
John L. Heilbron, ‘Galileo’, a cura di
Stefano Gattei, Einaudi, Torino, 2013, pp.
544, 32,00.
Paul A. M. Dirac, ‘La bellezza come metodo’, prefazione e cura di Vincenzo Barone,
Indiana, Milano, pp. 181, 14,50
Redazioni Garzanti, ‘Matematica’, a cura
di Walter Maraschini e Mauro Palma,
Garzanti, Milano, pp. 1536, 46,00.
Fondazione Palazzo Blu, ‘Balle di scienza.
Storie di errori prima e dopo Galileo’,
Pisa, marzo-giugno, 2014.
Nata a Roma nel 1913, Emma
Castelnuovo ha compiuto lo scorso
12 dicembre il suo centesimo anno.
Grazie a lei l’insegnamento della
matematica in Italia ha fatto tali
balzi in avanti che se gli economisti
sapessero monetizzarli risulterebbero pari se non superiori ai vantaggi
dell’elettrificazione del territorio
nazionale. In omaggio alle sue fantastiche lezioni e per fare gli auguri a
lei e alla matematica che rappresenta, segnaliamo qui alcuni lavori che ci
parlano di idee del pensiero matematico e fisico che ben si sposano con il
suo lavoro e su cui un po’ tutti
dovremmo riflettere.
Al primo posto non può non stare
Galileo Galilei, il padre di tutti noi
potremmo dire citando Giovanni
Nencioni. Rinnova infatti il dibattito
sul grande pisano la traduzione e la
cura che il filosofo e storico della
scienza Stefano Gattei ha realizzato
per Einaudi (Torino, 2013, pp. 544,
32,00) del ‘Galileo’ di John L. Heilbron,
edito dalla Oxford University Press,
New York, nel 2010. La biografia di
Heilbron è certamente importante
per gli aspetti legati alla personalità
complessa e perciò discussa di
Galileo. Ma lo è ancor di più per altri
due motivi. Il primo è perché grazie
alla grande quantità di fatti e documenti che contiene è in grado di far
ricostruire alla mente del lettore i
20
luoghi e i tempi tardo rinascimentali
di Galileo e l’atmosfera umana e
scientifica in cui ci si muoveva
all’epoca. Il secondo è perché dimostra in maniera inoppugnabile l’importanza che nella formazione e nell’attività scientifica galileiana hanno
avuto le sue altre competenze: ‘uomo
di mondo’ di alto livello, critico letterario e prosatore ancora oggi difficilmente eguagliabile, musicista a tutto
tondo, ‘meccanico’ di rara eccellenza
(cosa farebbe oggi di una Ferrari o
dell’hardware elettronico?). E tutto
questo piacerà certamente alla
Pontecorvo (non era forse lei che
usava dita e spago per spiegare i casi
limite o i ragionamenti per assurdo?)
perché è nella connessione profonda
che si crea nelle grandi menti tra
tutte le semiotiche di cui disponiamo
la base di ogni acquisizione scientifica duratura.
Dopo Galileo un altro scienziato di
pari vaglia: il britannico, ma di famiglia svizzero-francese, Paul A. M.
Dirac (Bristol 1902, Tallahassee 1984).
Dello scopritore dell’antimateria e
del, tra l’altro, coautore della ‘statistica di Fermi-Dirac’ ci fa occupare ora
Vincenzo Barone che ha avuto l’ottima idea di realizzare quella che è la
prima raccolta in assoluto di saggi di
scienza
Dirac sulla natura e sul ruolo della
matematica. Il titolo che Barone ha
dato alla raccolta è molto sintomatico: ‘La bellezza come metodo’ (per i
tipi di Indiana, Milano, pp. 181,
14,50) perché con Dirac proprio di
questo si tratta. Non c’è infatti fisico
o matematico che più convintamente
e efficacemente di Dirac abbia confermato le affermazioni di Francis
Hutcheson o di Immanuel Kant della
‘Critica del giudizio’ sulla bellezza
degli
enunciati
matematici.
Appassionato di musica (Chopin in
particolare) nonché di fumetti
(Topolino tra i preferiti) il 3 ottobre
1956 scrisse a chiare lettere su una
lavagna a Mosca: “Le leggi della fisica
devono essere dotate di bellezza
matematica”, né ebbe remore a mettere nero su bianco, come riferiscono
R. Corby Hovis e Helge Kragh in un
articolo sul n. 299 di ‘Scienze’ (luglio
1993, pp. 76-82), che una legge fisica
bella “ha più probabilità di essere giusta e corretta di una brutta che venga
confermata dai dati sperimentali”.
Non è un caso dunque che una delle
28 febbraio 2014
equazioni più belle della storia della
matematica sia proprio la sua, splendido esempio del ‘libero gioco di
intelletto e immaginazione’ che sta
alla base di ogni bellezza in generale
e dunque anche della matematica,
come sanno e testimoniano in tutto il
mondo gli allievi della Castelnuovo.
Altre idee, anzi, una vera enciclopedia di ottime idee matematiche e fisiche che piaceranno a Emma
Castelnuovo le troviamo da qualche
settimana nell’ultima nata tra le ‘garzantine’, questa volta tutta dedicata
al lessico matematico, fisico e logico.
‘Matematica’
delle
Redazioni
Garzanti è curata da Walter
Maraschini e Mauro Palma, due
importanti
collaboratori
della
Treccani e noti autori di testi scolastici e divulgativi. Nelle sue 1536 pagine
‘Matematica’ allinea 7.800 voci e
quattro appendici (‘Storia della matematica’ a firma di Luigi Borzacchini, ‘I
giochi matematici’ curati da Ennio
Peres, le ‘Tavole e formulari’ e i ‘Premi
matematici’). Al costo di 46,00 euro fa
meno di sei millesimi a voce: un rapporto prezzo/qualità imbattibile.
Ovviamente ‘Matematica’ serve anzitutto per capire cosa significano i termini tecnici; ma si faccia attenzione:
questa garzantina permette di avere
molto di più. Le voci infatti sono tutte
‘linkate’ tra loro e la rete dei rinvii è
fittissima perché oltre ai rinvii tra
nozioni interne alla matematica troviamo anche rinvii a ogni possibile
campo conoscitivo esterno come l'arte, l'architettura, il cinema, la letteratura, la musica, la politica, le scienze
sperimentali e così via (un’edizione
elettronica ben congegnata e con
buoni software di scrittura simbolica
ormai largamente disponibili darebbe a ‘Matematica’ una veste assolutamente affascinante). Perché questo è
in realtà la matematica: un particolare e formidabilmente utile punto di
vista (Galileo, Dirac...) con cui guarda-
re, capire e manipolare il mondo
intorno a noi. E non va trascurato un
altro dettaglio. Finora nella nostra
enciclopedia di base avevamo alcune
scienze canoniche (chimica, diritto,
geografia, medicina) accanto a saperi
meno formalizzati (prodotti tipici
d’Italia, cucina, vino, fiori e giardino,
televisione, sport). Se oggi un editore
come Garzanti estende l’enciclopedia
di base alla matematica vuol dire che
qualcosa di buono sta succedendo
nel profondo del nostro assetto culturale e se questo è vero come negare che sotto ci sia anche lo ‘zampino’
della Castelnuovo?
Palazzo blu
Ma magari, soprattutto alle medie o
alle superiori, cominciare con un
libro stampato può non essere l’attacco giusto. Si può allora partire con
qualcosa di molto concreto: un bel
viaggio, per esempio, magari a Pisa,
per restare in argomento. A Pisa, tra
un monumento e l’altro si può visitare anche Palazzo Blu e se lo facciamo
tra marzo e giugno prossimi ci trove-
21
scienza
28 febbraio 2014
remo nel bel mezzo di una grande
mostra intitolata ‘Balle di scienza.
Storie di errori prima e dopo Galileo’.
La mostra è curata da Franco Cervelli,
fisico molto noto in campo internazionale come uno dei massimi esperti di macchine acceleratrici di particelle e sostenuta da istituzioni di
eccellenza come la Fondazione
Palazzo Blu, l’Università di Pisa e
l’Istituto
Nazionale
di
Fisica
Nucleare.
Tra le molte idee e i molti fatti e
manufatti della mostra, di certo gli
strumenti e i quaderni dei ‘ragazzi di
via Panisperna’, il ‘Quaderno di
Amaldi’, il quadernetto che porta il
titolo di ‘Thesaurus Elementorum
Radioactivorum’ e altri appunti, giocano il ruolo di centravanti.
E’ così anzitutto perché sono i quaderni delle misure del rallentamento
dei neutroni attraverso la paraffina,
vale a dire la condizione indispensa22
bile per poter solo pensare a una reazione a catena controllata. In quei
giorni, e uno molto importante fu il
20 ottobre del ’34, in via Panisperna a
Roma l’umanità si trovava nella stessa situazione cognitiva delle comunità preistoriche che si arrovellavano
su come fare per non far spegnere un
fuoco faticosissimamente acceso
(situazione cognitiva che peraltro
ancora condividiamo con i nostri
antenati, sia in termini di controllo
del ‘fuoco’ nucleare, sia in termini di
capacità di ‘accenderlo’ nel modo
migliore per noi). Con la loro concretezza documentale i quaderni di via
Panisperna ci riportano a quella
situazione e a quella grande sfida e
domanda: si può ‘rallentare’ niente di
meno che l’energia atomica? Ma quei
materiali sono il pivot della mostra
anche perché ne esprimono in modo
lampante il significato generale. Oltre
alle tante misure giuste, infatti, i quaderni contengono anche quelle sbagliate e una in particolare, quella sul
nichel fatta da Bruno Pontecorvo,
porta un sonoro “!Balle!” di Enrico
Fermi. Col che ritroviamo ancora una
volta non solo il momento tecnico,
applicativo, calcolistico e mentalmente impegnativo dell’uso della
matematica, tipico di qualsiasi altro
lavoro ben fatto, ma anche il legame
a tutto campo dell’attività cosiddetta
‘astratta’ della scienza con la vita
quotidiana, nei suoi aspetti anche
meno ‘eleganti’ (i ragazzi tradurranno con grande esattezza in italiano di
oggi l’espressione di Fermi a
Pontecorvo) e, ancora di nuovo, il
valore del procedere per ipotesi, per
assurdo, per tentavi, il valore cioè di
saper cogliere proprio nell’errore non
la causa del due in matematica, ma
un momento importante del lavoro
che si sta facendo. Di certo da Pisa i
ragazzi torneranno a casa consci del
fatto che ‘sbagliare’ fa parte del gioco
anche in matematica e in fisica e che
insomma anche in matematica:
scialla! (cum grano salis...)
Domenico Russo è romano, laureato in Filosofia del linguaggio alla
«Sapienza» di Roma e addottorato in Linguistica formale a Paris 7 Denis
Diderot, è professore aggregato presso l’Università di Chieti-Pescara «G.
D’Annunzio». Ha pubblicato lavori di semantica, lessicologia, statistica linguistica (di recente: Modi di dire. Lessico italiano delle collocazioni; il
Sillabario del lessico italiano; l’Accentuario del lessico italiano), nonché
vari lavori sulle strategie del trattamento educativo dei fenomeni linguistici.
scienza
28 febbraio 2014
Libri / The Perfect Theory
di Paolo Di Sia
Libro: The Perfect Theory: A Century
of Geniuses and the Battle over
General Relativity [Kindle Edition]
Autore: Pedro G. Ferreira
File Size: 918 KB
Print Length: 304 pages
Publisher: Houghton Mifflin Harcourt
(February 4, 2014)
Sold by: Amazon Digital Services, Inc.
Language: English
ASIN: B00B0SCF7M
Ad un anno di distanza dal centenario della nascita della teoria della
relatività di Albert Einstein, si guarda
alla sua crescita e alle sue conquiste;
questo è ciò che fa l’astrofisico Pedro
Ferreira nel suo libro, una biografia
del lavoro einsteiniano.
Si racconta come Einstein nel 1907,
seduto nell’ufficio svizzero dei brevetti di Berna, si rese conto del cruciale fatto che “se una persona cade
liberamente, non sentirà il proprio
peso”. Utilizzando tale intuizione,
che il premio Nobel per la fisica
(1954) Max Born definì “la più sorprendente combinazione di penetrazione filosofica, intuizione fisica e
abilità matematica”, Einstein sviluppò la sua teoria della relatività generale, una nuova teoria della gravità, e
la pubblicò otto anni dopo. Come il
fisico teorico Steven Weinberg ha sottolineato, la bellezza matematica
della teoria convinse i colleghi a
prendere sul serio la relatività.
Al suo cinquantesimo compleanno,
la teoria è entrata di diritto nella fisica tradizionale. Ferreira descrive in
modo chiaro anche i diversi tentativi
di generalizzazione della teoria di
Einstein, tra cui la teoria delle stringhe, che descrive la gravità fornendo
una spiegazione del perché esiste.
Nonostante sia enormemente promettente e matematicamente assai
ricca, la teoria delle stringhe è però
non molto popolare tra i fisici, in
parte anche a causa della estrema
difficoltà (o impossibilità diretta) di
testarla sperimentalmente, almeno
nel prossimo futuro. Nel frattempo la
relatività generale è divenuta un elemento fondamentale per la pianificazione e l’interpretazione di molti
esperimenti astronomici.
Pedro G. Ferreira è professore di
Astrofisica presso la “University of
Oxford” e “tutorial Fellow” presso
l’”Oriel College” [1].
1. http://www-astro.physics.ox.ac.
uk/~pgf/Pedro_Ferreira/About.html
Paolo Di Sia. Bachelor in metafisica, laurea in fisica teorica, dottorato
di ricerca in modellistica matematica applicata alle nanobiotecnologie.
Principali interessi scientifici: nanofisica classica e quantorelativistica,
fisica teorica, fisica alla scala di Planck, filosofia della mente, econofisica, filosofia della scienza. Autore di 81 articoli su riviste nazionali e
internazionali (pubblicati e "under revision" al 20 Ottobre 2013), di 2
capitoli di libri scientifici internazionali, di 3 libri di matematica (quarto in preparazione), revisore di 2 libri di matematica per l'universita';
in preparazione un capitolo per un'enciclopedia scientifica internazionale.
23
scienza
28 febbraio 2014
Libri / Il diritto di famiglia nelle famiglie
immigrate
di Valerio Eletti
Un libro di Sandro Valletta, docente
di diritto delle migrazioni presso
l'Università telematica Guglielmo
Marconi di Roma, "Il diritto di famiglia nelle famiglie immigrate" pubblicato dalla casa editrice Aracne nella
collana sul diritto dell'immigrazione,
affronta la problematica situazione
giuridica delle famiglie immigrate
che risiedono nel nostro Paese sia
dal punto di vista generale della normativa nazionale ed europea, sia
muovendo dall’analisi di un caso
giudiziario esemplare.
La Collana intende coniugare la
ricerca e l’interpretazione della
Normativa
del
Diritto
dell’Immigrazione – apparentemente
disciplinata in modo unitario solo per
specifici aspetti ma sostanzialmente
ancora frammentaria e variamente
inclusa in diversi accorpamenti di
disposizioni – con l’individuazione
della natura e della tipologia dei piu’
ricorrenti “conflitti”che l’immigrazione ha alimentato e alimenta. Il
Diritto dell’Immigrazione non si confonde e non si risolve nel trattamento giuridico dello “Straniero” perche’
la nozione di “Immigrato” implica un
“inserimento” nella Societa’ del Paese
di accoglienza che puo’ non essere
necessario per tutta una serie di rapporti che possono riguardarlo.
Sussiste, peraltro, ed assume valenza
giuridica,
il
collegamento
dell’Immigrato col Paese d’origine,
non unicamente espresso dal rapporto con un diverso Ordinamento
Giuridico, che puo’ assumere rilievo
nei casi in cui sia prevista la reciprocita’ ma che si manifesta sotto il profilo culturale e dei connessi Diritti
Fondamentali. In questa monografia
si cerca di affrontare il problema
della situazione giuridica delle
Famiglie immigrate che risiedono nel
nostro Paese. Questa prima analisi ci
permetterà di affrontare poi il problema principale, cioè come il fenomeno
24
dell’immigrazione e della sempre più
massiccia presenza di Stranieri nel
nostro Paese possa far sorgere dei
casi giudiziari complessi in ambito
del Diritto di Famiglia che fino a questo momento non venivano presi in
considerazione.
Il Comitato Scientifico è composto
dai Prof Raffaele CHIARELLI, Direttore
della Collana, Eugenio DE MARCO,
Giuseppe GUARINO, Claudio ROSSANO, Dante COSI. In questa monografia si cerca di affrontare il problema
della situazione giuridica delle famiglie immigrate che risiedono nel
nostro Paese. I criteri di riferimento
utilizzati sono il pluralismo giuridico
e, l’esame delle questioni che riguardano la coesistenza di ordinamenti
giuridici diversi anche all’interno di
uno stesso Stato.
Si inizierà prendendo in considerazione l’analisi dell’evoluzione storica
del concetto di pluralismo giuridico,
dei fattori concomitanti che sono
venuti a sorgere e dei problemi che
vengono a nascere oggi giorno con la
presenza della globalizzazione che
ha messo in crisi lo Stato sovrano.
Stato sovrano che non è più l’unico
in grado di avere il potere di elaborare le norme giuridiche, in quanto
ormai sono presenti tutta una seria
di ordinamenti sovra-nazionali che
molto spesso tendono a scontrarsi
con la normativa nazionale.
Proprio per questo motivo è utile
affrontare l’approccio del pluralismo
giuridico che mette in evidenza come
all’interno di una nazione possono
venirsi a scontrare varie concezioni
di norme, soprattutto nelle nostre
società ormai così complesse.
Per via dell’evoluzione della società
contemporanea, determinata dalla
globalizzazione e dai fenomeni
migratori, si è venuta a modificare sia
la concezione di pluralismo giuridico
(adesso molto più incentrata sul soggetto) e sia la fisionomia della famiglia italiana. Questa prima analisi ci
permetterà di affrontare poi il problema principale, cioè come il fenomeno
dell’immigrazione e della sempre più
massiccia presenza di stranieri nel
nostro Paese possa far sorgere dei
casi giudiziari complessi in ambito di
diritto di famiglia che fino a questo
momento non venivano presi in considerazione.
Abituati a considerare l’immigrazione come un fenomeno emergenziale, ci dimentichiamo facilmente
che, una volta varcate le frontiere, gli
immigrati lavorano e abitano con noi,
producono beni e servizi indispensabili per il funzionamento della nostra
società, nascono, muoiono, si sposano e/o intrecciano relazioni affettive
con italiani o con altri stranieri che
possono anche in seguito concludersi e con una separazione In conclusione si passerà ad esaminare il caso
di una donna algerina residente in
Italia che ha divorziato dal marito e ci
si chiederà quale sia l’ordinamento
scienza
giuridico da prendere in considerazione dopo che con la Legge 31 maggio 1995 n. 218, l’Italia ha ratificato
una norma del diritto internazionale
privato che permetteva ad uno straniero residente sul territorio di un
altro Paese di far valere il suo ordinamento in ambito di diritto di famiglia. Ciò ha fatto sorgere necessariamente una domanda dettata dal fatto
che se questo ordinamento si scontrasse con il nostro per via d’ideologie molto differenti, come si risolverebbe il conflitto? Si è cercato, infine,
28 febbraio 2014
di definire dei possibili criteri di soluzione da poter attuare per tutelare al
meglio le persone immigrate: si
osserverà come Stati quali la Francia,
che vivono il fenomeno d’immigrazione da molto più tempo rispetto a
noi, hanno attuato delle politiche di
integrazione molto utili. Non si può
più fingere di non vivere sempre più
a stretto contatto con gli immigrati e
proprio per questo bisogna cercare di
riconoscere anche le loro esigenze e
tutelare i loro diritti: non si deve
avere paura del pluralismo né culturale né giuridico, ma si deve conoscerlo e affrontarlo in maniera chiara, senza nessuna forma di razzismo
e superiorità.
(ha collaborato il Prof. Raffaele
Chiarelli Direttore della Collana).
Valerio Eletti è direttore scientifico del Complexity Education Project,
Laboratorio LABeL Cattid, Università Sapienza di Roma.
25
scienza
28 febbraio 2014
Dall’universo al multiverso: i nove scenari
di Brian Greene
di Paolo Di Sia
In un precedente intervento abbiamo parlato di multiverso, ipotetico
insieme di universi che comprende il
nostro e tutto ciò che esiste e può esistere, e di come il cosmologo svedese-americano Max Erik Tegmark
abbia creato una classificazione di
universi al di là del nostro, dove i
primi livelli vengono compresi ed
estesi dai successivi.
Anche Brian Greene [1], fisico americano, tra i più famosi sostenitori
della teoria delle stringhe, ha realizzato uno schema di classificazione
dei vari tipi di multiverso; egli ha proposto nove diversi scenari, definendo
con attenzione il ragionamento che
sta dietro ogni proposta e i motivi per
cui essa potrebbe essere vera. Gli scenari sono i seguenti:
1) The quilted multiverse: nel multiverso “imbottito” lo spazio si estende all’infinito; un infinito numero di
universi simili al nostro potrebbe trovarsi al di là della parte di universo
che possiamo vedere. La velocità finita della luce ci impedisce di essere
consapevoli di questi altri universi
simili o identici al nostro.
2) The inflationary multiverse: il
multiverso “inflazionario” è composto da varie “tasche” in cui i campi di
inflazione collassano e formano
nuovi universi, con caratteristiche
diverse dal nostro.
3) The brane multiverse: il multiverso “brana” deriva dalla teoria M [2]
(“teoria madre”, la teoria del tutto che
combina matematicamente tutte le
teorie unificate esistenti e tutte le
interazioni fondamentali) e afferma
che ogni universo sarebbe una brana
[3] tridimensionale esistente assieme
a molte altre (le brane, nella teoria
delle stringhe e teorie connesse, sono
oggetti fisici che generalizzano la
nozione di particella puntiforme a
dimensioni superiori rispetto a quelle ordinarie). Come semplice esempio, se le brane (3-brane, cioè brane
26
tridimensionali) fossero fette di pane,
il multiverso è il filone di pane comprendente tutte le fette assieme.
Secondo tale modello, la materia presente in un universo non può “uscire”
da esso per entrare nell’iperspazio.
Così come esiste il nostro universo,
possono esistere un’infinità di altri
universi paralleli immersi nell’iperspazio, costituiti da brane n-dimensionali.
4) The cyclic multiverse: il multiverso “ciclico” è un multiverso di
brane in collisione, che provocano
continui Big-Bang. Gli universi rimbalzano, si allontanano e “vivono” nel
tempo, per poi avvicinarsi di nuovo e
scontrarsi, distruggendo i vecchi contenuti e creandone di nuovi.
5) The landscape multiverse: questo multiverso è come un “paesaggio”
dall’aspetto degli spazi di Calabi-Yau
[4] relativi alle teorie di stringa. Gli
spazi di Calabi-Yau sono particolari
tipi di spazio associati ad ogni punto
dello spazio-tempo ordinario, dove
sarebbero “arrotolate” le extradimensioni predette dalle teorie di
stringa. Le fluttuazioni quantistiche
cambiano i livelli energetici relativi a
tali spazi, creando nuovi spazi con
leggi diverse rispetto allo spazio cir-
scienza
costante.
6) The quantum multiverse: il multiverso “quantistico” crea un nuovo
universo quando si verifica un evento diversificante, come nell’“interpretazione a molti mondi” della meccanica quantistica, dove molti mondi
esistono simultaneamente come
rami della funzione d’onda dell’universo.
7) The holographic multiverse: il
multiverso “olografico” deriva dal
principio olografico [5], principio
secondo cui l’informazione globale
28 febbraio 2014
contenuta in un volume di spazio
può essere rappresentata da una teoria situata sulla superficie del volume considerato.
8) The simulated multiverse: il multiverso “simulato” esiste in sistemi
informatici complessi che simulano i
vari universi. Noi vivremmo pertanto
in uno di una serie di universi artificiali creati come simulazioni su computer super-avanzati.
9) The ultimate multiverse: il multiverso “finale” contiene ogni universo
matematicamente possibile con
Paolo Di Sia. Bachelor in metafisica, laurea in fisica teorica, dottorato
di ricerca in modellistica matematica applicata alle nanobiotecnologie.
Principali interessi scientifici: nanofisica classica e quantorelativistica,
fisica teorica, fisica alla scala di Planck, filosofia della mente, econofisica, filosofia della scienza. Autore di 81 articoli su riviste nazionali e
internazionali (pubblicati e "under revision" al 20 Ottobre 2013), di 2
capitoli di libri scientifici internazionali, di 3 libri di matematica (quarto in preparazione), revisore di 2 libri di matematica per l'universita';
in preparazione un capitolo per un'enciclopedia scientifica internazionale.
diverse leggi della fisica; sarebbe “il
più grande” di tutti i multiversi
“matematicamente possibili”.
Greene ha prodotto anche prove
indirette per sostenere l’idea del
multiverso, relative ai valori dei parametri fisici che sembrano essere
“finemente accordati” per consentire
la vita. Se, ad esempio, la forza della
costante cosmologica, che causa
l’espansione accelerata dell’universo,
fosse diversa da ciò che è, le galassie
non esisterebbero e l’uomo non
sarebbe sulla terra. Analogamente,
l’intensità della forza nucleare forte
permette agli atomi, e quindi agli
esseri umani, di esistere.
Il problema dell’impossibilità di
verificare sperimentalmente questi
modelli li pone, secondo i fenomenologi in particolare, nella sfera della
filosofia e in generale della realtà non
conosciuta. Oltre alla bellezza matematica e logica che tali modelli contengono (la cosiddetta “estetica della
scienza” [6]), la storia ci insegna
comunque che molte importanti scoperte scientifiche sono nate proprio
da particolari e bizzarri modelli
scientifico-matematici.
Riferimenti bibliografici:
1. http://www.briangreene.org/
2
.
http://www.damtp.cam.ac.uk/research/gr/public/qg_ss.html
3. http://en.wikipedia.org/wiki/Dbrane
4
.
http://mathworld.wolfram.com/Cala
bi-YauSpace.html
5. L. Susskind, The World as a
Hologram, J. Math. Phys. 36, 63776396, 1995
6. S. Chandrasekhar, Verità e bellezza. Le ragioni dell'estetica nella
scienza, Garzanti Libri, ISBN-10:
8811651603,
ISBN-13:
9788811651604, 1990
27
scienza
28 febbraio 2014
Un convegno a Napoli sugli alimenti
funzionali
di Nadia Di Carluccio
Il Dipartimento della Facoltà di
Farmacia Federico II di Napoli il 27 e
28 febbraio presso l’Aula Magna del
Centro Congresso Federico II in via
Partenope sarà protagonista di un
importante convegno dal titolo:
“Mycotoxin in Nutraceuticals and
Functional Foods: an emerging risk
for consumers”rappresentante la
conclusione del progetto Europeo
FOODSEG. Ad aprire l’evento il Prof.
Ettore Novellino Direttore del
Dipartimento di Farmacia Federico II
di Napoli che presenterà una proposta scientifica di elevato profilo per
proseguire le ricerche nel campo
della sicurezza alimentare applicato
ad un settore in grande fase di sviluppo e crescita quale appunto i
“novel foods” creando un -core network- formato da strutture di ricerca
28
da sottomettere nel prossimo programma di finanziamenti Europei
“Horizon 2020”. Tale workshop coordinato dal Prof. Alberto Ritieni docente di Chimica degli Alimenti è focalizzato soprattutto sulla qualità e sicurezza degli alimenti aspetti considerati cruciali nel mantenimento delle
condizioni di salute e benessere dei
consumatori infatti agli alimenti
“non sicuri” talvolta sono ascrivibili
gravi patologie croniche. Si discuterà
riguardo il ruolo dei nutraceutici e
alimenti funzionali per la prevenzione di alcune patologie dismetaboliche e per l’integrazione di terapie farmacologiche convenzionali tenendo
conto dei livelli di sicurezza e sorveglianza per la presenza o accumulo di
micotossine prodotte dalle muffe nei
“novel foods”. Inoltre saranno pre-
senti numerosi studiosi di livello
internazionale tra cui A. Moser, G.
Vinderola e J. Manes che si soffermeranno sugli aspetti biosintetici
riguardanti la produzione di micotossine con le loro possibili interazioni
con molecole nutraceutiche e le svariate metodologie di detossificazione.
Nadia Di Carluccio laureata da
poco in Farmacia presso la
Facoltà Federico II di Napoli,
interessata a tutto ciò che esiste intorno al mondo farmaceutico e alimentare in quanto
prossima nel conseguire una
seconda laurea presso la
Facoltà di Scienze della
Nutrizione Umana Tor Vergata
di Roma.