raccolta del 28 febbraio 2014 dal sito di divulgazione scientifica dell’Associazione Italiana del Libro scienza scienza 28 febbraio 2014 Sommario I nanocompositi diventano bio-ispirati Vincenzo Villani pag. 3 Grandi frane che generano terremoti Andrea Billi pag. 13 Libri / The Perfect Theory di Paolo Di Sia Dalla complessità alla fratellanza delle conoscenze Vincenzo Villani pag. 14 Libri / Il diritto di famiglia nelle famiglie immigrate di Valerio Eletti pag. 24 Dall’universo al multiverso: i quattro scenari di Max Tegmark Paolo Di Sia pag. 7 L'eclissi del sacro? Per una riflessione bioetica sulla modernitàFrancesco Manfredi e Michele Saviano pag. 16 Dall’universo al multiverso: i nove scenari di Brian Greene di Paolo Di Sia pag. 26 Stili alimentari e conseguenze per la Salute: le bevande alcoliche Nadia Di Carluccio pag. 9 L'utilità della Neuropsicomorfologia nel rapporto di coppia Bartolomeo Valentino pag. 18 La conoscenza tacita verso la conoscenza condivisa Guido Zaccarelli pag. 11 Per il compleanno di Emma Castelnuovo Domenico Russo pag. 20 L’Allium Sativum nella patogenesi dell’aterosclerosi Salvatore Sutti pag. 5 pag. 23 Un convegno a Napoli sugli alimenti funzionali di Nadia Di Carluccio pag. 28 Per collaborare con 100news Scienza Per collaborare con il sito di divulgazione scientifica dell’Associazione Italiana del Libro o per scrivere sui fascicoli di 100news Scienza inviare i propri articoli, saggi, ricerche o segnalazioni a: [email protected] Si prega di allegare un breve profilo bio-bibliografico e di indicare la propria area scientifica di riferimento secondo la classificazione del MIUR: 1 – Scienze matematiche e informatiche 2 – Scienze fisiche 3 – Scienze chimiche 4 – Scienze della terra 5 – Scienze biologiche 6 – Scienze mediche 7 – Scienze agrarie e veterinarie 8 – Ingegneria civile e architettura 9 – Ingegneria industriale e dell’informazione 10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche 12 – Scienze giuridiche 13 – Scienze economiche e statistiche 14 – Scienze politiche e sociali 2 scienza 28 febbraio 2014 I nanocompositi diventano bio-ispirati di Vincenzo Villani E’ possibile tendere un cavo dalla Terra allo spazio per portare uomini e cose in orbita? Quale è il segreto della prodigiosa tenacità del filo della tela del ragno? Quale quello dell’adesione del geco ad ogni tipo di superficie? E della capacità autopulente delle foglie del Fior di loto? Fenomeni apparentemente tanto diversi tra loro sono accomunati da una stessa soluzione, i materiali nanostrutturati. I nanocompositi sono basati su nanoparticelle con dimensioni dell’ordine del miliardesimo di metro, nanometri per l’appunto. Le nanoparticelle disperse in una matrice complessa, generalmente polimerica, possono avere una morfologia puntiforme (come i fullereni), filiforme (come i nanotubi di carbonio), a strato (come per il grafene) o di aggregati. Dal punto di vista tecnologico, rappresentano l’evoluzione dei compositi polimerici a base, ad esempio, di fibre di carbonio. In Natura grazie all’evoluzione biologica lunga centinaia di milioni di anni, hanno raggiunto performance strutturali alle quali oggi la scienza dei materiali cerca di attingere a piene mani realizzando nanocompositi bio-ispirati. Non è facile avere un materiale allo stesso tempo resistente e tenace. La resistenza è misurata dal modulo elastico ed esprime la rigidità di un materiale per piccole deformazioni. La tenacità misura la capacità di un materiale di assorbire e dissipare energia resistendo in questo modo alla frattura. Il vetro è rigido ma fragile. La gomma cedevole ma tenace. Le due proprietà sono competitive, è difficile averle assieme. Tuttavia, nei materiali biologici coesistono con naturalezza. Il fusto del bambù è resistente e tenace, si piega ma non si spezza. Anche le ossa sono resistenti e tenaci, così le arterie, la madreperla delle conchiglie, la pelle, i capelli… Quale è il meccanismo di tenacità alla base di materiali così diversi? In tutti i casi sono nanocompositi dalla struttura ingegneristica molto elaborata. Presentano un’organizzazione frattale della materia biologica, mai omogenea o eterogenea in modo casuale, finemente strutturata in molteplici livelli di gerarchia che nell’osso arrivano fino a sette. Si osserva un’architettura hardening-softening, in cui fibre hard e matrice soft si rincorrono a tutti gli ingrandimenti. Infatti, le fibre sono costituite a loro volta da fibrille hard in matrice soft, quindi le micro fibrille e giù giù fino alle nanofibrille. Il risultato di questo schema ricorsivo esteso dalla scala macroscopica a quella nanoscopica è un materiale dall’architettura elaborata che impedisce la formazione di fratture a tutti i livelli e assicura la dissipazione ottimale dell’energia e quindi la tenacità. Con questa visione in mente, la scienza dei materiali bio-ispirata realizza materiali complessi dalle prestazioni high-tech innovative. Ed ecco che l’elevatore spaziale potrebbe non essere più un sogno fantascientifico ma un dispositivo futuribile. In pratica si tratterebbe di un lunghissi3 scienza 28 febbraio 2014 mo cavo ancorato a terra con un peso all’altra estremità…in orbita geostazionaria! Una sorta di fionda spaziale che la forza centrifuga tiene ben tesa, adatta a portare astronauti e materiali nello spazio. Oppure un filo teso tra satelliti. Tuttavia, la sfida da superare è quella di disporre di un filo leggero, resistente e tenace che non si spezzi! In questa ricerca ci viene in soccorso il guru della nanotecnologia, cioè il…ragno! Questa mirabile creaturina, come il più nobile bombyx mori, sa estrudere un filo di seta dalla struttura nanocomposita complessa di filamenti proteici immersi in matrice continua. Alla seta del ragno spetta il record di massima tenacità e resistenza, dissipa fino a 350 Joule/g contro i 100 dell’acciaio, e sa arrestare il volo di insetti grossi come libellule senza spezzarsi. Il segreto? Una struttura frattale, altamente gerarchizzata di fibre rigide in matrice soft estesa a 4 tutti gli ingrandimenti (http://web.mit.edu/mbuehler/www/ papers/Nature_2012_wc.pdf). Il geco, campione di peripezie alpinistiche lungo le pareti ed il soffitto delle nostre abitazioni, deve le sue capacità alle zampe finemente lamellate, che si ramificano fino a setole di dimensioni nanometriche. In questo modo, è resa enorme l’area superficiale della zampa e massimizzate le interazioni di van der Waals all’interfaccia con la parete. Si tratta di forze molecolari attrattive dovute alla distribuzione elettronica degli atomi interagenti. Inoltre, un ruolo importante è giocato dalla tensione superficiale del velo nanometrico di umidità confinata tra la pelle e la superficie calpestata. L’adesione è associata ad un angolo di contatto che l’animale sapientemente varia nella presa e nel distacco rendendo agevole anche una corsa veloce. Ovviamente, la struttura gerarchizzata fino alla scala nanometrica della zampa del geco è diventata un modello ineguagliato nello sviluppo di adesivi intelligenti. Infine il fiore di loto. Questo vive in ambiente acquitrinoso e fangoso, eppure le sue grandi foglie sono sempre perfettamente pulite! A cosa è dovuto quest’invidiabile effetto loto? Naturalmente, alla morfologia superficiale nanometrica della foglia! La foglia ha una rugosità altamente organizzata che termina con peletti nanoscopici. In questo modo la goccia d’acqua rimane sospesa sulle punte, come un fachiro sui chiodi, la superficie interfacciale è ridotta al minimo e con essa le forze di adesione. In queste condizioni, le gocce rotolano piuttosto che scivolare, trasportando via le impurità raccolte lungo il percorso. Realizzare superfici siffatte non è più un sogno ed è possibile applicando vernici o realizzando tessuti con analoga morfologia. Vincenzo Villani, laureato in Chimica all’Università Federico II di Napoli, è ricercatore e docente di Scienze dei Materiali Polimerici al Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata. E’ autore di circa settanta pubblicazioni scientifiche e altrettante comunicazioni a convegni. Nell’ambito delle Scienze Chimiche si occupa di modellistica molecolare delle reazioni di catalisi e polimerizzazione, proprietà fisiche dei polimeri, sintesi di emulsioni polimeriche nanostrutturate. E’ impegnato in filosofia e comunicazione della Scienza (Storie di Chimica e oltre, Aracne Editrice). scienza 28 febbraio 2014 L’Allium Sativum nella patogenesi dell’aterosclerosi di Salvatore Sutti L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato come le patologie cardiovascolari costituiscano la prima causa di morte nel continente Europeo. Inoltre, è noto che l’aterosclerosi e le sue complicanze trombotiche (atero-trombosi) rappresentano i principali responsabili delle patologie cardiovascolari. Malgrado, i notevoli progressi raggiunti nella comprensione dell’eziopatogenesi e del trattamento dell’atero-trombosi, l’impatto socio-economico di questa patologia continuerà a crescere nel prossimo futuro, tant’è che nel 2020 la malattia coronarica diverrà, a livello globale, la principale causa di morte. Oltre l’80% delle malattie coronariche ed il 70% degli ictus potrebbero essere evitati associando al consumo di cibo “salutare” (dieta mediterranea) una regolare attività fisica e l’astinenza dal vizio del fumo. Tali osservazioni hanno stimolato un enorme interesse volto ad identificare quali siano i “principi attivi” presenti nei cibi ed i meccanismi molecolari coinvolti nella protezione dall’insorgenza delle patologie cardiovascolari. Analisi sperimentali, epidemiologiche e cliniche hanno dimostrato come la dieta mediterranea abbia effetti benefici a livello cardiaco, attraverso la modulazione dei meccanismi patologici responsabili dell’aterosclerosi, determinando dunque, un miglioramento del profilo lipidico e della funzione vascolare così come la diminuzione dello stress ossidavo e dello stato infiammatorio. L’aterosclerosi è una patologia infiammatoria a carico della parete arteriosa, caratterizzata da un progressivo accumulo di “grassi” e cellule infiammatorie all’interno delle tonaca intima (strato più interno della parete arteriosa) delle arterie più grandi. Nello sviluppo della plac5 scienza 28 febbraio 2014 ca ateromatosa, la prima fase è rappresentata dall’ingresso dei lipidi (lipoproteine a bassa densità o LDL) nella tonaca intima e la concomitante attivazione dell’endotelio. L’endotelio vascolare è una barriera semi-permeabile che controlla la diffusione delle molecole del plasma, regola il tono vascolare così come le risposte infiammatorie e previene la formazione di trombi. L’endotelio “attivato” perde le proprietà suddette, consentendo quindi alle LDL di infiltrarsi ed accumularsi nella matrice extracellulare. A seguito di tale evento i monociti circolanti vengono reclutati, aderiscono all’endotelio e successivamente trans-migrano nello spazio sub-endoteliale dove si trasformano in macrofagi. L’alterazione delle proprietà antitrombotiche dell’endotelio facilita l’adesione e l’attivazione di altri corpuscoli, conosciuti con il nome di piastrine. A seguito dell’attivazione, le piastrine e le cellule endoteliali secernono fattori di crescita e chemiotattici che, a loro volta, stimolano la migrazione, l’accumulo e la proliferazione delle cellule del muscolo liscio vascolari (VSMC) e dei leucociti, promuovendo la progressione della placca ateromatosa. Le piastrine attivate cambiano forma, al loro interno si assiste alla traslocazione del calcio Ca2+ ed alla liberazione di granuli (de-granulazione delle piastrine). La secrezione dei granuli piastrinici determina il rilascio in loco di ADP ATP, serotonina, Ca2+, proteine di adesione, fattori di coagulazione i quali contribuiscono ad amplificare e perpetuare la risposta trombotica. Le piastrine non fungono esclusivamente da deposito di molecole bioattive, ma sono anche capaci di generare mediatori di natura lipidica come il Trombossano A2 (TXA2) che ha una spiccata attività pro-aggregante e vaso-costrittiva. Le piante del genere Allium tra le quali, la cipolla (Allium Cepa) e l’aglio (Allium Sativum) mostrano molteplici effetti benefici a livello cardiovascolare riducendo la pressione sanguigna, i livelli di colesterolo e trigliceridi ed aumentando la fibrinolisi e l’attività anti-piastrinica. L’aglio e la cipolla crudi inibiscono l’aggregazio- Salvatore Sutti, Laurea Magistrale in Scienze Biologiche Applicate, Dottorato di Ricerca in Medicina Molecolare 6 ne piastrinica, mentre una volta cotti mostrano un effetto anti-piastrinico scarso o addirittura assente. I componenti dell’aglio e della cipolla esercitano una azione inibitoria sulla produzione del Trombossano A2, probabilmente attraverso un effetto diretto non-competitivo sulla Cicloossigenasi 1 (COX-1, enzima coinvolto nella produzione del TXA2). Ali e colleghi hanno analizzato l’effetto del consumo giornaliero di uno di spicchio di aglio fresco sulla produzione piastrinica di Trombossano, osservando, dopo 26 settimane di assunzione continuativa, una riduzione significativa dei livelli sierici del TXA2. Sebbene anche le cipolle riducano la sintesi di TXA2, la loro l’attività anti-piastrinica risulta essere 13 volte più bassa rispetto a quella dell’aglio. Molteplici componenti isolati dalle specie del genere Allium tra cui allicina, solfuri paraffinici, adenosina sono considerati inibitori dell’aggregazione piastrinica. La maggior parte di queste molecole hanno in comune un elevato contenuto di zolfo, infatti la loro attività anti-piastrinica è zolfo dipendente (vale a dire che a bassi contenuti di zolfo corrisponde una attività anti-piastrinica minore). L’ajoene, un prodotto di auto-condensazione dell’allicina, è considerato il principale responsabile dell’effetto inibitorio sull’aggregazione piastrinica. Bibliografia Antiplatelet properties of natural products. Vilahur G, Badimon L. Vascul Pharmacol. 2013 Sep-Oct; 59 (3-4):67-75. Garlic and onions: their effect on eicosanoid metabolism and its clinical relevance. Ali M, Thomson M, Afzal M. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2000 Feb; 62(2):55-73. scienza 28 febbraio 2014 Dall’universo al multiverso: i quattro scenari di Max Tegmark di Paolo Di Sia Il multiverso, o meta-universo, è un ipotetico insieme di universi, di numero finito o infinito, a cui apparterrebbe anche il nostro, comprendendo assieme tutto ciò che esiste e può esistere: la totalità dello spazio, il tempo, la materia, l’energia. I vari universi all’interno del multiverso sono anche chiamati universi paralleli. Degli universi multipli e problematiche analoghe si sono occupate da sempre discipline non solo scientifico-razionali, come la cosmologia, la fisica, l’astronomia, la matematica, ma anche la filosofia, la psicologia, la religione, la letteratura e la fantascienza. Max Erik Tegmark è un cosmologo svedese-americano, professore al “Massachusetts Institute of Technology” (MIT) e direttore scientifico del “Foundational Questions Institute” [1]. Egli ha creato una classificazione di universi al di là del nostro universo osservabile; i primi livelli vengono compresi ed estesi dai successivi [2]. I quattro scenari da lui proposti sono i seguenti: 1) Oltre il nostro orizzonte cosmologico: un universo ergodico infinito [3] (che assume cioè, nella sua evoluzione, tutti gli stati dinamici microscopici compatibili con il suo stato macroscopico) che contiene tutti i volumi di Hubble. Il nostro volume di Hubble è il nostro “orizzonte cosmico”, cioè una sfera con centro nella terra di raggio pari a circa 3,974 * 10^26 metri. Tale universo infinito conterrebbe un numero infinito di volumi di Hubble, tutti con le stesse leggi e costanti fisiche. Per quanto riguarda invece le configurazioni, come la distribuzione della materia, alcune sarebbero diverse dal nostro volume di Hubble, altre simili, altre addirittura identiche. Tegmark ha stimato che un volume identico al nostro dovrebbe essere a circa (2^10)^118 metri di distanza da noi. 2) Universi con differenti costanti fisiche: nella teoria dell’inflazione caotica, una delle varianti della teoria dell’inflazione cosmica, il multiverso nel suo complesso risulterebbe in espansione e continuerebbe ad espandersi; alcune regioni di spazio, però, smetterebbero di farlo e formerebbero bolle distinte, che sono embrionali multiversi del primo livello. Linde e Vanchurin hanno calcolato che il numero di questi universi dovrebbe essere dell’ordine di (10^10)^10000000. In ogni bolla la rottura spontanea della simmetria può essere diversa, causando così diverse proprietà e diverse costanti fisiche [4]. 3) Interpretazione “a molti mondi” della meccanica quantistica: l’interpretazione “a molti mondi” di Hugh Everett [5] (MWI - Many-Worlds Interpretation) è una delle più tradizionali interpretazioni della meccanica quantistica. Si basa su un importante aspetto della meccanica quantistica: le osservazioni non possono essere previste assolutamente, piuttosto vi è una serie di possibili osservazioni, ciascuna con una diversa probabilità. Secondo tale interpretazione, ognuna di queste possibili osservazioni corrisponde ad un diverso universo. Per fare un esempio, se lanciamo un dado, il risultato numerico del tiro corrisponde ad un’osservabile quanto-meccanica; avendo il dado sei facce, i sei modi possibili di caduta corrispondono a sei diversi universi. Più correttamente, in tale interpretazione c’è un unico universo, ma dopo la “scissione” in “molti mondi”, questi non possono in generale interagire tra loro [6]. 4) Insieme finale: l’insieme finale, o “ipotesi matematica di universo”, è opera dello stesso Tegmark. Questo livello considera reali tutti gli universi che possono essere descritti da diverse strutture matematiche. Per Tegmark la matematica astratta è così generale che qualsiasi teoria del tutto (TOE - Theory Of Everything), definibile in termini puramente formali, è anche una struttura matematica. Egli sostiene che ciò implica che ogni teoria immaginabile di universo parallelo può essere descritta a questo 4° livello, che pertanto completa la gerarchia dei multiversi, non abbisognando di un 5° livello [7]. I fenomenologi, gli sperimentali e gli scettici asseriscono che, attraverso tali studi, il multiverso sembra avere solide basi scientifiche, ma di fatto 7 scienza 28 febbraio 2014 non vi sono prove dirette a supporto. Vengono portate solo prove indirette, come gli studi sui particolari valori dei parametri fisici che consentono la vita nel nostro universo e il particolare valore della costante cosmologica (ragionamenti di tipo “antropico” [8]); possono essere fornite prove di coerenza probabilistica, ipotesi di plausibilità, che però non sono osservativa- mente o sperimentalmente verificabili, e forse mai lo saranno. Storicamente, tuttavia, grandissimi progressi a livello scientifico e logico sono nati proprio attraverso idee e modelli come questi, pertanto tali tipi di speculazione sono interessanti, affascinanti e sicuramente produttivi. Riferimenti bibliografici: Paolo Di Sia. Bachelor in metafisica, laurea in fisica teorica, dottorato di ricerca in modellistica matematica applicata alle nanobiotecnologie. Principali interessi scientifici: nanofisica classica e quantorelativistica, fisica teorica, fisica alla scala di Planck, filosofia della mente, econofisica, filosofia della scienza. Autore di 81 articoli su riviste nazionali e internazionali (pubblicati e "under revision" al 20 Ottobre 2013), di 2 capitoli di libri scientifici internazionali, di 3 libri di matematica (quarto in preparazione), revisore di 2 libri di matematica per l'universita'; in preparazione un capitolo per un'enciclopedia scientifica internazionale. 8 1. http://web.mit.edu/physics/people/faculty/tegmark_max.html 2. M. Tegmark, J. D. Barrow, P. C. W. Davies, C. L. Harper Eds., Cambridge University Press, 2003 3. http://www.treccani.it/vocabolario/ergodico/ 4. M. Tegmark, Sci. Am., 288(5), pp. 40-51, 2003 5 . http://www.scientificamerican.com/ article/hugh-everett-biography/ 6. J. J. Halliwell, Le Scienze quaderni, 97, 2000 7. Max Tegmark, arXiv.org > quantph > arXiv:quant-ph/9709032 8. J. D. Barrow, F. J. Tipler, The Anthropic Cosmological Principle, Oxford University Press, ISBN-10: 0192821474, ISBN-13: 9780192821478, 1988 scienza 28 febbraio 2014 Stili alimentari e conseguenze per la Salute: le bevande alcoliche di Nadia Di Carluccio Presso la Sala Conferenze della Facoltà di Medicina della Seconda Università di Napoli si è svolto martedì 21 gennaio un interessante Convegno dal titolo “Le Bevande Alcoliche tra Stili Alimentari e Conseguenze per la Salute”. Ad aprire i lavori è stato il Prof. Francesco Rossi Magnifico Rettore Seconda Università di Napoli e a seguire il Prof. Enrico Tempesta e il Dott. Michele Contei che hanno presentato l’Osservatorio Permanente Giovani e Alcol nato nel 1991con l’obiettivo di creare un centro di competenza e di elaborazione culturale sui fenomeni alcol correlati. La giornata di studio ha toccato svariate tematiche: dagli effetti protettivi misconosciuti del consumo moderato di alcol nella popolazione anziana ai rischi di cancro qualora il consumo risultasse eccessivo. Si è discusso inoltre anche delle offerte e formative e assistenziali in campo algologico e alimentare. In quest’ultimi anni l’ Italia è stata protagonista di un continuo e rapido cambiamento degli stili di vita dei giovani conseguente alla progressiva globalizzazione dei modelli culturali risultando essere il Paese dove il consumo di alcol è sceso drasticamente. Sarà per la vita frenetica o per la maggior parte del tempo trascorso fuori casa che oggi si tende a bere solo durante un pasto al giorno ha ricordato il Prof. Carlo La Vecchia aggiungendo che per chi supera i quattro-cinque bicchieri al giorno risulta essere evidente e l’aumento di tumore al fegato e al pancreas e l’aumento di rischio del ben 5% per un bicchiere al giorno di tumore alla mammella per la donna. Il Prof. Claudio Pelucchi ha sottolineato che da recenti studi scientifici non sono emerse associazioni significative con nessun tumore per consumi di alcol da lievi a moderati ovvero meno di tre bicchiere al giorno diver- samente sono i risultati per consumi da moderati a forti ovvero da tre a cinque bicchieri che mostrano un aumento di rischio (statisticamente non significativo) di tumori all’esofago mentre rischi di tumore di cavo orale e faringe, esofago, pancreas e laringe sono fortemente aumentati per consumi molto elevati di alcol ossia dai cinque bicchieri al giorno. Interessante è stato l’intervento del Prof. Andrea Poli che ha fatto presente che nelle donne bere moderatamente significa avere una riduzione del BMI in quanto si facilita la risposta all’insulina ed inoltre afferma che bere con coscienza possa contribuire ad una diminuzione delle patologie neurodegenerative e in particolare nell’artrite reumatoide si vedrebbero effetti positivi solo con un consumo eccessivo di alcol. Sull’ effetto protettivo del vino che se bevuto con moderazione riduce del 30% i rischi cardiovascolari tra i 35-40 anni è d’accordo anche il Prof. Giovanni De Gaetano Direttore dei Laboratori di Ricerca Centro di Ricerche e Formazione ad Alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche “Giovanni Paolo II” Università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso. Insomma l’alcol fa bene o fa male? I potenziali effetti benefici dell’alcol in particolare del vino sono diversi: potrebbe ritardare 9 scienza 28 febbraio 2014 la demenza senile e l'Alzheimer, ritardare la comparsa dell'osteoporosi, impedire la formazione dei calcoli alla cistifellea e svolgere un ruolo protettivo contro la sindrome metabolica e l'obesità. Addirittura ridurre il rischio di sviluppare alcune forme di cancro tutti effetti questi avvolti purtroppo ancora da un velo di incertezza su cui si sta ancora lavorando. La seconda parte del Convegno ha visto l’intervento del Dott. Alessandro Federico che ha raccontato le numerose esperienze del Centro per Ricerche su Alimenti, Nutrizione e Apparato Digerente (CIRANAD) avente come Direttore la Prof.ssa Carmela Loguercio che ha fortemente voluto l’evento altamente formativo e per gli studenti e per gli stessi professori. Inoltre Vito Amendolara Presidente dell’Osservatorio Regionale per la Dieta Mediterranea ha sottolineato l’importanza dello stile di vita e dell’ambiente ecosostenibile ricordando che la Regione Campania ha grandi potenzialità essendo la più giovane d’Italia e la più ricca di parchi verdi del ben 34% rispetto al 22% del territorio nazionale e al 17% di quello europeo come afferma il Ministro dell’Ambiente. Presenti al Simposio anche il Prof. Gianfranco Paolisso che si è soffermato sulla nuova associazione “farmaco = alimento”. “Anticamente, afferma il Prof. Paolisso, il farmaco era inteso solo come molecola in grado di provocare, una volta introdotta nell’organismo, una seconda modifica tale da apportare un certo beneficio ma oggi il signifi- cato è del tutto cambiato. Alimento ed esercizio fisico entrambi responsabili delle modifiche dello stile di vita risultano avere la più forte capacità di prevenzione per due malattie: cancro e patologie cardiovascolari. In seguito il Prof. Paolisso ha nominato il progetto Horizon 2020 occasione per l’Università di generare stavolta non più ricerca ma favorire sviluppo sul territorio tramite la ricerca entrandovi con le industrie, motivo per cui al piano formativo del corso di laurea dovrebbero essere apportate diverse modifiche. L’intento è quello di soffermarsi sin dai primi anni sull’importanza degli effetti degli alimenti su ogni organo del corpo umano offrendo agli studenti un piano di studio sperimentato già presso l’Università di Utrecht dove si sono avuti eccellenti risultati”. Il Prof. Paolo Pedone ha ribadito l’importanza dell’alimentazione e della nuova scienza Nutraceutica spiegando come è nata l’idea di far nascere un nuovo Corso di Laurea alla SUN in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione Umana iniziato in questo nuovo anno accademico. Il Convegno ha rappresentato uno scrigno di sorprese e modifiche per i piani universitari formativi in una società sempre e in continua evoluzione e un monito per i giovani per quanto concerne il consumo delle bevande alcoliche. Moderatamente e con coscienza è sempre piacevole bere in fondo il vino è nella nostra cultura mediterranea da millenni sin dai tempi di Ulisse, la differenza tra Ulisse e Polifemo? Proprio il saper bere! Nadia Di Carluccio laureata da poco in Farmacia presso la Facoltà Federico II di Napoli, interessata a tutto ciò che esiste intorno al mondo farmaceutico e alimentare in quanto prossima nel conseguire una seconda laurea presso la Facoltà di Scienze della Nutrizione Umana Tor Vergata di Roma. 10 scienza 28 febbraio 2014 La conoscenza tacita verso la conoscenza condivisa di Guido Zaccarelli L’innovazione e la creatività sono le leve strategiche fondamentali sulle quali le aziende del futuro poggeranno le azioni per definire e sostenere le loro strategie di business. In questo momento del tempo, dove l'individuo vive il presente al futuro e le aziende sono costantemente concentrate a realizzare prodotti e servizi innovativi da immettere sul mercato per attrarre un crescente numero di clienti e consumatori finali, la conoscenza condivisa è un tema che deve entrare a pieno titolo nella coscienza delle imprese. L’intento principale è stimolare le aziende a creare un modello organizzativo declinato sull’ascolto delle persone, al di là dei singoli ruoli, viverle ogni giorno accanto, ascoltarle, per conoscere i loro vissuti, le loro esperienze personali e professionali dalle quali cogliere quelle opportunità anche nascoste, per iniziare a tracciare un sentiero condiviso che conduca a recuperare la conoscenza tacita attraverso il valore della persona. Per essere e diventare nel breve e medio periodo una ulteriore eccellenza nel settore di appartenenza, le aziende dovranno prevedere la compresenza di persone in possesso di elevate preparazioni multidisciplinari, capaci di condividere in forma paritetica la conoscenza, adottando comportamenti quotidiani che si ispirano al principio della reciprocità: è un dare senza perdere e un ricevere senza togliere. La conoscenza condivisa diventa quindi un progetto che trova la sua forza ispiratrice nella condivisione delle esperienze e affonda le sue radici sul principio del bene comune. Questo consentirà di dare la luce ad una nuova identità aziendale, per cultura e senso di appartenenza e agevolerà le persone ad adottare comportamenti partecipativi consapevoli, mettendole nelle condizioni di sentirsi parte attiva del cambiamento. La condivisione delle esperienze tra le persone dell’azienda, postula momenti strutturati di analisi e di confronto delle differenti prospettive che contribuiscono a creare il capitale degli eventi condivisi rispetto agli obiettivi de?finiti. Nel delicato gioco di scambio, rinforzano il senso di appartenenza, migliorano le abilità relazionali, premiano le capacità di supporto reciproco, indipendentemente dal ruolo occupato e dalla funzione svolta. Le aziende devono motivare le per- sone al fare come bene comune, per il bene comune, agendo sulla disponibilità degli individui a mettere li?beramente le proprie idee e le proprie conoscenze al servizio dell’organiz?zazione per raggiungere un fine comune e evitare il comporta?mento di coloro che vivono sulle spalle altrui. In questo modo l’azienda limita nel presente, e argina nel futuro, gli sforzi da destinare alla ricerca di conoscenza esterna all’organizzazione, in possesso di requisiti in grado effettivamente di aiutare e sostenere la capacità di crescita e di sviluppo del11 scienza 28 febbraio 2014 l’impresa. L’adozione mirata di questi comportanti incrementa, nel breve e medio periodo, la disponibilità di risorse finanziarie liquide, riducendo nel tempo la possibilità di dissipare inutili energie preziose, a completo vantaggio dell’intero apparato imprenditoriale. L’obiettivo quindi, è costruire un modello di riferimento di equità relazionale e professionale che motivi le persone al fare per costruire un’identità aziendale nella quale ogni individuo possa identi?ficarsi e ritrovarsi per cultura e senso di appartenenza. In questo modo le persone saranno motivate a donare la propria conoscenza all’organizzazione. L’azienda deve quindi dotarsi al proprio interno di strutture organizzative dinamiche che sostengano l’evoluzione concettuale, sostenendo le persone nella delicata fase di creazione del cammino circolare della conoscenza condivisa, che nasce dopo un’attenta verifica delle esperienze e delle competenze, prosegue nella delicata fase di socializzazione delle conoscenze, per raggiungere, attraverso l’interiorizzazione perso- nale, all’adozione concreta del modello del modello teorico, per Guido Zaccarelli è Referente del Servizio Informativo dell’Azienda Sanitaria di Modena, presso il Distretto di Mirandola.Laureato in Comunicazione e Marketing presso l’Università di Modena e Reggio Emilia con una tesi dal titolo “La Wireless nella sanità”. Docente di Informatica a contratto presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Consulente aziendale e informatico. Master in Managemet per le Funzioni di Coordinamento delle Professioni Sanitarie, con una tesi dal titolo: Fund Raising, “Accrescere il Valore dell’Azienda Sanitaria Locale di Modena con un progetto che permetta di migliorare il benessere psicofisico e relazionale all’interno e all’esterno del Nuovo Ospedale S.Agostino-Estense di Modena”. Scuola di Alta Specializzazione per Consulenza d’Azienda, con una tesi dal titolo: la Conoscenza Condivisa”, presso Confcommercio, Accademia e Promo.Ter di Roma. Pubblicazioni: Nel 2010 ha pubblicato il libro: Informatica, insieme verso la conoscenza, Athena Editore. Nel 2012, la conoscenza condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione azienda.- Franco Angeli , Editore. Nel 2013, Finestre di casa nostra - Itaca Edizioni 12 diventare, nel tempo, pratica comune. I questo modo la conoscenza tacita prende gradualmente la via verso la conoscenza esplicita, quella personale che le persone rendono disponibili agli altri attraverso la produzioni di documenti e processi e ogni altra manifestazione visibile. La conoscenza esplicita, personale, se condivisa, diventa sociale. Entra appieno nel mondo delle organizzazioni aziendali contribuendo a migliorare il clima e la cultura organizzativa, a diffondere un senso di ritrovato bene-essere e a valorizzare l’azienda nel suo difficile compito di fare impresa. Riferimenti bibliografici: Zaccarelli G. (2012), La conoscenza condivisa, Franco Angeli editore scienza 28 febbraio 2014 Grandi frane che generano terremoti di Andrea Billi È noto che grandi terremoti (ma anche piccoli in alcuni casi) generano numerose frane a causa del passaggio delle onde sismiche e dell’instabilità gravitativa di alcuni settori della superficie terrestre. Quando tali frane avvengono in aree sottomarine o costiere, allora le stesse frane possono generare grandi onde di maremoto (tsunami). Esempi noti in tempi storici in Italia sono i grandi tsunami da frana innescati da forti terremoti in Calabria meridionale ed in Sicilia orientale negli anni 1908, 1783 e 1693. L’esatto opposto è accaduto la sera del 10 aprile 2013 nello Utah, USA. All’interno della grande miniera di rame di Bingham Canyon, vicino la città di Salt Lake City, in due episodi successivi separati da circa 90 minuti, circa 65 milioni di metri cubi di roccia sono collassati violentemente dalla parete nordorientale della miniera alta quasi 1000 m. Si tratta della più grande frana non-vulcanica conosciuta in tempi moderni per l’America settentrionale. Grazie ai numerosi sensori installati nella miniera e nelle sue vicinanze, il pericolo era stato previsto e la miniera evacuata in tempo così che la frana non ha provocato morti. La particolarità scientifica è che i sismometri nelle vicinanze della miniera hanno registrato le onde sismiche indotte dai due eventi franosi e la magnitudo sismica degli La grande frana avvenuta il 10 Aprile 2013 nella miniera di Bingham Canyon, Utah, USA stessi eventi è stata valutata tra un minimo di 2,4 ed un massimo superiore a 3,5. Non solo; nei giorni seguenti, le stesse stazioni sismiche hanno registrato almeno altri 16 piccoli terremoti al di sotto della miniera. Questa volta si è trattato non di frane ma di veri e propri piccoli terremoti tettonici lungo piccole faglie sismogenetiche. In altre parole, per la prima volta si è potuto registrare e misurare il caso di terremoti innescati da una grande frana e non viceversa. Articolo di riferimento: Pankow, K.L., et alii, 2013. Massive landslide at Utah copper mine generates wealth of geophysical data. GSA Today, 24, 4-9, doi: 10.1130/GSATG191A.1. Andrea Billi, geologo, dal 2008 è ricercatore a Roma presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Si è laureato in Scienze Geologiche presso la Sapienza Università di Roma (1994) ed ha poi conseguito un dottorato in Geodinamica presso l’Università Roma Tre (2001). È autore di più di cinquanta articoli scientifici (www.andreabilli.com) a carattere sia nazionale sia internazionale ed ha collaborato con numerose istituzioni di ricerca italiane e straniere. Prima di lavorare presso il CNR, ha lavorato a lungo presso l’Università Roma Tre. È un ricercatore versatile che si occupa di numerose tematiche di ricerca tra cui terremoti, vulcani, tsunami, frane e fluidi idrotermali. Il suo maestro è stato Renato Funiciello, indimenticato professore di geologia a Roma. 13 scienza 28 febbraio 2014 Dalla complessità alla fratellanza delle conoscenze di Vincenzo Villani Verrà il giorno in cui la conoscenza del mondo sarà esaustiva? In cui lo sforzo collettivo della scienza e della conoscenza tutta avrà raggiunto la comprensione completa della Realtà? O al contrario, la conoscenza del mondo è necessariamente destinata a rimanere incompleta per quanti sforzi compiamo? E in modo apparentemente paradossale, dato che ad ogni nuova risposta corrispondono molteplici nuovi interrogativi, il rapporto tra l’ignoto e il noto non farà che aumentare in modo esponenziale? Non è dato sapere! Un atteggiamento ragionevole è sicuramente quello di andare avanti, inseguire i problemi ovunque essi si annidino e…ai posteri l’ardua sentenza! Eppure, se ‘tutto ciò che è reale è razionale’ in senso hegeliano, se vige un Logos universale, dovrebbe essere solo questione di tempo che la ricerca conoscitiva completi il suo cammino. Fisici autorevoli come Feynman e Weinberg hanno ipotizzato la fine della ricerca scientifica…Forse un giorno tutto diverrà evidente e le stesse teorie diventeranno di fatto superflue! In Scienze, la visione di una Natura semplice e deterministica è tramontata alla fine dell’800. Al metodo gnoseologico Cartesiano era stata data impropriamente una valenza ontologica. Si era finito col ritenere che la Realtà fosse davvero costituita di parti semplici giustapposte, come ingranaggi in un immenso orologio, la conoscenza delle quali poteva essere conseguita. Una volta raggiunta la conoscenza delle parti, ne sarebbe naturalmente discesa la conoscenza completa del sistema e del tutto: il presente, il passato e il futuro del Mondo sarebbero risultati completamente chiari, esaurendo ogni frontiera e spazio alla libertà in genere e al libero arbitrio in 14 particolare. Alla visione riduzionista e determinista oggi si dà una valenza ben circoscritta, consapevoli dei suoi limiti. Un approccio riduzionistico ci assicura una comprensione necessariamente approssimata della Realtà, ristretta a quella del sistema fisico modello. Analogamente, la visione deterministica, mediante leggi ed equazioni, permette unicamente previsioni, correlazioni approssimate e di breve durata. Nessuno in Scienze crede veramente che le diverse discipline siano rigorosamente ben separate l’una dall’altra, pensiamo alla Fisica, Chimica, Biologia,…. Neanche nei diversi ambiti la separazione può essere completa, pensiamo alla Meccanica, Termodinamica, Elettromagnetismo,…. Il sogno di ridurre tutta la Fisica alla Meccanica è mise- ramente fallito nell’800 ed una visione multi-fisica si è oggi affermata. Meccanica e termodinamica sono intimamente legate dalla conversione di lavoro in calore e viceversa. Il secondo principio della termodinamica, con il carattere dissipativo ed irreversibile dei fenomeni fisici, è estraneo agli assunti della Meccanica classica che appare riferita ad un caso particolare ed ideale, quello dei sistemi conservativi e reversibili. Termodinamica ed Elettromagnetismo appaiono accoppiati: già un fenomeno semplice come l’effetto Joule è incomprensibile nel quadro assiomatico delle equazioni di Maxwell. Il carattere intimamente probabilistico posto dalla Meccanica Quantistica a livello fondamentale e dalla teoria dei sistemi caotici a livello macroscopico invalida la visione scienza deterministica. Il principio d’incertezza e la ‘dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali’ ovvero l’instabilità dei sistemi complessi, invalida di principio la possibilità di fare previsioni di lunghezza qualsiasi! Ha la Realtà un carattere logico in senso assoluto? Il carattere imprevedibile della Natura, il libero arbitrio, tutta la sfera dei sentimenti, amore, odio, etica, estetica,… l’esistenza stessa dell’inconscio alla base dell’umano comportamento, pongono severi limiti al carattere logico completo dell’esistenza. Ma se il metodo deduttivo fallisce, rimane sempre l’approccio induttivo, largamente utilizzato in chimica e biologia: la raccolta appassionata e inesauribile di fatti sperimentali, ‘francobolli’ ebbe a dire il fisico-chimico Rutherford. Questa indefinita ricerca di fatti particolari, possono essere inquadrati in teorie esplicative, come quella molecolare in Chimica o evolutiva in Biologia, progressivamente generali ma, giammai complete! La scienza e la conoscenza tutta, vivono anche di approccio induttivo. Se fosse vera la visione kantiana della ‘Realtà Fenomenica’ giustapposta a quella ‘Noumenica’ esisterebbe necessariamente un ‘orizzonte conoscitivo’ giammai superabile, verso il quale possono convergere i nostri sforzi. In questo senso, la finitezza dell’umana conoscenza non esaurirebbe mai la Realtà tutta. La storia dell’ Umanità sembra deporre in questa direzione: nessuna verità acquisita, sia essa di carattere scientifico o filosofico, ha mai avuto un carattere definitivo e completo. Tutto il nostro Sapere ha un carattere evolutivo e approssimato, nuove conquiste lo perfezionano ed altre ancora ne mutano il senso, fino ad invalidare completamente ciò che ieri e oggi si riteneva vero. 28 febbraio 2014 La consapevolezza dei limiti della conoscenza sono del tipo socratico ‘non mi illudo di sapere ciò che non so!’ e di ‘dotta ignoranza’ secondo Agostino e Cusano. Quale può essere il ruolo gnoseologico delle arti? Musica, lettere, arti figurative…? E del sentimento religioso? La conoscenza scientifica costruita per via deduttiva ed induttiva all’interno del metodo sperimentale, deve integrarsi con tutte le altre forme conoscitive di cui l’Uomo è capace. Questa razionalità estesa, permette di esplorare il mondo dei sentimenti, della bellezza, dell’inconscio,…ristabilendo l’intimo rapporto tra l’Uomo e la Natura. E mi riferisco a tutte quelle attività umane che fanno ricorso alla logica rigorosa e all’intuizione, all’esperienza, alla maestria non formalizzabile. E che dire del sentimento religioso, di quell’anelito metafisico che ha attraversato tutta la storia delle società e del pensiero? Lo ‘streben’ di Fichte e dei romantici, la ricerca dell’Io di Plotino e dei mistici, o più in generale la ricerca di Dio come realtà assoluta, obiettiva, necessaria, perfetta e immutabile sottesa a quella relativa, empirica, contingente propria della sfera fenomenica? Questo sforzo non è mai stato estraneo al pensiero scientifico, pensiamo ad Einstein. Una ricerca metafisica razionale e appassionata, può permettere una conoscenza ‘border line’ tra quella fenomenica conoscibile e quella noumenica concepibile, dilatando al massimo la conoscenza dell’Uomo. Gli esiti di questa ‘fratellanza di conoscenze’ non mi sono noti ma, non mi è difficile immaginare che potrebbero essere grandiosi ed è l’unico approccio possibile per affrontare la sfida posta dalla complessità e vastità della Realtà. Vincenzo Villani, laureato in Chimica all’Università Federico II di Napoli, è ricercatore e docente di Scienze dei Materiali Polimerici al Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata. E’ autore di circa settanta pubblicazioni scientifiche e altrettante comunicazioni a convegni. Nell’ambito delle Scienze Chimiche si occupa di modellistica molecolare delle reazioni di catalisi e polimerizzazione, proprietà fisiche dei polimeri, sintesi di emulsioni polimeriche nanostrutturate. E’ impegnato in filosofia e comunicazione della Scienza (Storie di Chimica e oltre, Aracne Editrice). 15 scienza 28 febbraio 2014 L'eclissi del sacro? Per una riflessione bioetica sulla modernità di Francesco Manfredi e Michele Saviano La riflessione sulla modernità muove dall’assunto che la modernità stessa sia sostanzialmente inassimilabile a modelli metafisicamente fondati che, nel tracciare percorsi di «vita buona», hanno offerto un approdo certo lungo la parabola dell'esistenza umana. Se le dinamiche della modernità si definiscono, appunto, nell’abbandono di un orizzonte cosiddetto «metafisico», la bioetica, che nella sua dimensione pratica e speculativa si configura come un sapere strutturalmente moderno, si dispiega all’interno di contesti laici e pluralistici nei quali, paradossalmente, al culmine del processo di de-sacralizzazione si sono innescate spinte opposte in direzione di una ri-sacralizzazione, spesso nella forma specifica del «religioso». Gli ultimi decenni del secolo scorso hanno conosciuto, contrariamente alla vaticinata eclissi del sacro nelle sue forme più o meno tradizionali, una crescita forse inaspettata del fenomeno religioso, nelle sue diverse sfumature e forme, sullo sfondo di società estremamente secolarizzate. In realtà, se evidenti ragioni pratiche non consentono in questa breve analisi di indagare a fondo le complesse dinamiche socio-culturali sottese a tali processi, un’efficace strategia interpretativa muove dalla considerazione che la rinascita del fenomeno religioso, almeno nella sua dimensione meramente quantitativa, appare come un epifenomeno del processo di globalizzazione che, disintegrando confini e barriere spazio-temporali, ha rimesso in movimento intere popolazioni verso quei paesi che possono offrire migliori condizioni di vita (Cfr. Belardinelli 2006). Il quadro si problematizza ulteriormente quando si considerano le tensioni che una società etnicamente plurale produce sugli ordinamenti giuridici positivi. Se si assume come 16 premessa che il carattere positivo dell’ordinamento giuridico non si sostanzia in una presunta neutralità assiologica (Dalla Torre 2006), appare del tutto evidente come il pluralismo etnico-religioso produca da un lato una messa in discussione del sistema di valori tradizionali, su cui poggia l’ordinamento giuridico positivo in quanto tale, dall’altro l’oggettiva difficoltà di cercare una faticosa mediazione tra valori, non di rado in conflitto, nell’elaborazione di nuove regole. La bioetica, attraversata da incertezze e da un arcobaleno di posizioni che ne hanno messo in discussione lo stesso statuto epistemologico, cerca di rintracciare modelli e orien- tamenti valoriali all’interno di questo panorama frastagliato e alla ricerca di nuovi orizzonti di senso; in una temperie nella quale la religione sembra rivendicare con forza una rinnovata e rinascente funzione politica, la bioetica è chiamata ad interpretarne le tensioni ed i molteplici significati. Lungo le direttrici di questo orizzonte ermeneutico l’approccio comparativo tra le diverse prospettive confessionali ed extra-confessionali, che la bioetica può adottare, ha fatto emergere livelli di elaborazione teorica ed applicativa trasversali ed interconnessi che lascia ben sperare per le prospettive di confronto presenti e future. Esemplificativa, in tal senso, è scienza la comprensione dei legami tra bioetica e teologia, nelle sue diverse declinazioni confessionali: nessi che si colgono, ad esempio, nei tentativi di chiarimento e ridefinizione di categorie propriamente teologicofilosofiche come quella di persona umana. Gli sforzi descrittivi compiuti in questa direzione ben rappresentano il senso e l'intima valenza di questo legame. Proprio il tema della persona rappresenta il focus dell’antropologia religiosa e della bioetica contemporanea. Ma, mentre nell’impianto magisteriale cattolico la persona si definisce nel perimetro esistenziale della unitotalità di corporeità e spiritualità, per cui risultano strumentali e dagli esiti aberranti i tentativi di separazione tra «persona umana» ed «essere umano», altre impostazioni teoretiche di carattere «laico» subordinano l’attribuzione dello statuto di persona allo sviluppo di particolari capacità ed abilità cognitive. La complessità dell'analisi della categoria di persona e l'intrinseca variabilità delle conclusioni cui approdano prospettive etiche diverse, chiariscono ulteriormente il difficile compito a cui è chiamata a rispondere la riflessione bioetica in un'epoca di risacralizzazione pluralistica, nella quale «visioni del mondo» affini, alternative o conflittuali si interfacciano all'interno di orizzonti contestuali comuni. Nel discorso pubblico le problematiche bioetiche inerenti l’inizio e la fine della vita umana, la salute e la malattia, le opportunità di autodeterminazione nelle scelte riguardanti il proprio corpo, si impongono con forza sullo sfondo di società complesse nelle quali il nodo problematico dei rapporti tra religione, politica e sfera pubblica, diviene sempre più stringente. In particolare, nel nostro paese, la complessità di tali nessi si 28 febbraio 2014 «restringe» e semplifica nella dialettica, per altro fuorviante, tra una bioetica laica e la bioetica cattolica. Un confronto muscolare che nullifica e, ancora più gravemente, si priva dell’apporto di altre realtà etico-religiose e culturali e delle loro proposte di interazione con la modernità avanzata, finendo per impoverire complessivamente la riflessione bioetica. Nelle moderne società pluralistiche non è immaginabile escludere opinioni, opzioni, benché espressione di gruppi minoritari: al contrario, proprio su questioni essenziali, che chiamano in causa il tema della convivenza civile e della dignità umana, è imprescindibile uno sforzo dialogico ad ampio spettro che assuma la diversità delle posizioni come unica variabile capace di fornire gli stimoli necessari alla comprensione e all'arricchimento reciproco. Un'analisi delle diverse prospettive teoriche e culturali che formano la varietà degli approcci etici alle questioni relative alla vita umana e non umana, nell'orizzonte concettuale delle «esperienze religiose» riconducibili alla comune radice monoteistica, può rappresentare senza dubbio il riferimento fondativo per una riflessione bioetica che voglia configurarsi all'interno dei nuovi contesti sociali e geopolitici planetari. Francesco Manfredi, nato a Napoli il 16/2/77, ha conseguito la laurea in Filosofia, cattedra di Filosofia Morale, presso l'Università degli studi di Napoli Federico II. Nel 2012 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Bioetica presso l'Università degli studi di Napoli Federico II. Tra il 2003 e il 2006 ha conseguito il diploma di Perfezionamento in Scienze storico-antropologiche delle religioni presso l’Istituto “I. Mancini” di Urbino, l’abilitazione all’insegnamento di Storia e Filosofia per le scuole superiori presso la Scuola di Specializzazione (S.S.I.S.) dell’ Università “Alma mater studiorum” di Bologna e il diploma di Perfezionamento postlauream in Fondamenti operativi della didattica presso l’Università di Urbino. Dal 2005 collabora con la cattedra di Filosofia morale del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli studi di Napoli Federico II e tiene lezioni come docente a contratto nei corsi di laurea di Scienze biotecnologiche. Dal 2005 si occupa di questioni bioetiche con particolare attenzione al dibattito statunitense. È inoltre vicepresidente e cofondatore dell'Associazione Culturale DiSciMuS, Divulgazione Scientifica Multidisciplinare per la Sostenibilità. Michele Saviano, nato a Ottaviano (Na) il 12/01/70, ha conseguito la laurea in Sociologia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II. Nel 2010 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Bioetica presso l'Università degli studi di Napoli Federico II. Da diversi anni si occupa di questioni bioetiche con particolare attenzione al confronto tra bioetica e confessioni religiose. Dal 2005 collabora con la cattedra di Filosofia morale del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli studi di Napoli Federico II e tiene lezioni come docente a contratto nei corsi di laurea di Scienze biotecnologiche. È inoltre socio onorario dell'Associazione Culturale DiSciMuS, Divulgazione Scientifica Multidisciplinare per la Sostenibilità. 17 scienza 28 febbraio 2014 L'utilità della Neuropsicomorfologia nel rapporto di coppia di Bartolomeo Valentino Bisogna premettere che l’uomo (o la donna),in generale, è un soggetto bisessuale. Infatti va distinta una sessualità biologica ed una psicologica. Per la prima dobbiamo ricordarci che gli ormoni sessuali maschili e femminili sono prodotti dalle ghiandole corticosurrenaliche e da quelle sessuali. Normalmente l’uomo possiede un sesto degli ormoni dell’altro sesso,mentre la donna possiede un terzo degli ormoni maschili. In altre parole l’uomo è meno femminile che non la donna maschile. Un altro aspetto biologico della sessualità è da far risalire agli studi embriologici dello Sheldon. Infatti è stato dimostrato che nel feto femminile si sviluppa molto più rapidamente il foglietto embrionale interno(da cui derivano gli apparati respiratorio e digerente) e quello esterno da cui deriva il sistema nervoso e la pelle. Nel feto maschile,invece, si sviluppa di più il foglietto embrionale medio o 18 mesoderma,da cui deriva il sangue e l’apparato locomotore. Pertanto ,già nello sviluppo embrionale si delineano quelli che saranno gli aspetti morfologici del maschio rispetto alla femmina. Per spiegarci la sessualità psicologica dobbiamo risalire a Jung che ha introdotto il concetto di Anima ed Animus. Si tratta di due archetipi legati all’inconscio collettivo(Jung parla anche di un incoscio personale).L’inconscio collettivo non riguarda il singolo ma tutta la specie umana ed è qualcosa di innato. Esso si avvicina molto alle spinte istintuali(Modello di comportamento istintuale).Ogni storia personale,dunque, si poggia su una storia collettiva in grado di lasciare dei segni. Questi sono appunto gli archetipi L’Anima,componente femminile nel maschio si forma da tre istanze: a-rapporto madre-figlio b-rapporto figlio-immagine della madre c-rapporto figlio-donna (ovvero la madre) L’Animus,componente maschile nella donna, si formerà: a-rapporto padre-figlia b-rapporto figlia-immagine del padre c-rapporto figlia-uomo,che è il padre. Inoltre un altro archetipo, l’Ombra,che rappresenta ciò che ignoriamo di noi,anch’essa inconscia, è quella che nella donna ostacola la comunicazione con l’Animus. Nell’uomo,invece ,sarà l’altro archetipo ,Persona,che corrisponde alla maschera sociale ad ostacolare la comunicazione con l’Anima. Tanto premesso attualmente si ammette che gli archetipi Anima ed Animus si possono “vedere” attraverso dei dati morfologici ben precisi a livello della muscolatura del volto,del quadro osseo e della forma dei ricettori occhio,naso bocca,orecchio. Da ciò il ruolo specifico,oggi,della Neuropsicomorfologia. Questa,infatti, ci consentirà di individuare degli aspetti morfologici di mascolinità nella donna e di femminilità nell’uomo e,quindi di stabilire in una coppia quale è il ruolo di ogni partner(sottomesso,dominante ecc).Infatti, la predominanza di aspetti di mascolinità nella donna le può consentire il ruolo Dominante ;come la presenza di elementi femminili nel maschio gli conferiscono un ruolo di Sottomesso. Si parla di Rapporto Complementare in una coppia allorquando nei due partner uno svolge un ruolo e l’altro il ruolo opposto. Il rapporto è definito di tipo Simmetrico allorquando i partner sono dello stesso morfotipo. La Neuropsicomorfologia ci deve aiutare a orientarci verso i morfotipi specifici nei partner .Solo così si può sperare in un rap- scienza porto positivo ed armonico nella coppia. Supponiamo che la coppia sia di tipo simmetrico,essendo dello stesso morfotipo,quindi ottimale presenza di elementi di mascolinità nella donna e di femminilità nel maschio;ciò porterà ad esigenze psicologiche dello stesso tipo,anche sul piano delle decisioni,scelte ecc. E ciò può far sorgere qualche conflitto Ancora ,se la coppia è di tipo complementare saremo di fronte a morfotipi diversi .Se per esempio, un partner è eccessivamente dominante potrebbe portare a schiacciare la personalità dell’altro con le relative conseguenze. Ma quali sono i principali elementi Animus nella donna e quali quelli Anima nel maschio? A-Elementi Animus nella donna: 1-tonicità del quadro (parte ossea del viso) e del modellato(parte muscolare del viso) 2-ricettori chiusi e tonici(occhi,naso,bocca,orecchio) 3-viso di forma quadrata o rettangolare con angolo della mandibola tendente al retto 4-mandibola stenica,segno di determinazione 5-tipologia concentrata(ricettori piuttosto chiusi e quadro relativa- 28 febbraio 2014 mente grande).Sta a significare tendenza al controllo dell’altro 6-zigomi sporgenti e bassi 7-occhi piuttosto infossati 8-naso aquilino (alla Dante) 9-bocca serrata 10-sopracciglia folte 11-epidermide più rugosa e spessa ,ovvero diminuzione della sensibilità 12-sguardo chiuso e tonico. B-Elementi Anima presenti nel maschio: 1-tratti infantili. Comprendono il labbro superiore sporgente,parte bassa delle guance arrotondata,quadrante postero-superiore della croce di Polti e Gary come nel bambino,ossia molto sviluppato 2-atonia del quadro e del modellato 3-recettori più aperti 4-viso di forma rotondeggiante 5-tipologia reagente(quadro piccolo e ricettori grandi)curve del viso arrotondate 6-consistenza morbida delle forme del viso 7-occhi grandi con sopracciglia rade,palpebre superiori morbide,larghe,carnose ed inferiori rigonfie(borse) 8-orecchie piccole ed inclinate 9-bocca carnosa,tenera,delicata Bartolomeo Valentino. Laurea in Medicina e Chirurgia e Specializzazione in Geriatria e Gerontologia presso l’Università Federico II di Napoli. Dal 1973 Assistente Ordinario presso la Cattedra di Anatomia Umana Normale. Dal 1985 Professore Universitario di Ruolo di Anatomia Umana Normale nella Facoltà di Medicina e Chirurgia nel Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria della Seconda Università di Napoli. Incaricato dell’Insegnamento di Anatomia del Massiccio Maxillo- facciale nella Specializzazione in Chirurgia Maxillo Facciale. Ha diretto Corsi Triennali di Psicomotricità e Biennali per Insegnanti di Sostegno svolgendo l’insegnamento di Psicomotricità dell’età evolutiva. Autore di oltre 160 pubblicazioni su Riviste italiane ed estere aventi per oggetto di studio la Postura collegata all’Apparato Stomatognatico. Autore, inoltre, di testi specifici sulla Morfopsicologia e cultore dei linguaggi extraverbali. 10-narici aperte e carnose 11-epidermide morbida e liscia Va aggiunto che nella donna la mascolinità è più evidente al piano inferiore,mentre nell’uomo a quello superiore. Per quanto riguarda gli aspetti della Personalità della componente Animus nella donna ,ricordiamo:decisionalità,propensione all’attività,indipendenza del carattere,passione che si sovrappone al sentimento,intelligenza logica ,riflessività, espressione del viso più distaccata e fredda,minore senso dell’accoglienza. Gli spetti della personalità della componente Anima nel maschio sono: grande ricettività,ricerca di contatti affettivi,tenerezza,amabilità,accoglienza,dipendenza,vulnerabilità affettiva,intelligenza intuitiva ed immaginativa,maggiore predisposizione per l’arte,espressione aperta,più sentime“ 19 scienza 28 febbraio 2014 Per il compleanno di Emma Castelnuovo di Domenico Russo John L. Heilbron, ‘Galileo’, a cura di Stefano Gattei, Einaudi, Torino, 2013, pp. 544, 32,00. Paul A. M. Dirac, ‘La bellezza come metodo’, prefazione e cura di Vincenzo Barone, Indiana, Milano, pp. 181, 14,50 Redazioni Garzanti, ‘Matematica’, a cura di Walter Maraschini e Mauro Palma, Garzanti, Milano, pp. 1536, 46,00. Fondazione Palazzo Blu, ‘Balle di scienza. Storie di errori prima e dopo Galileo’, Pisa, marzo-giugno, 2014. Nata a Roma nel 1913, Emma Castelnuovo ha compiuto lo scorso 12 dicembre il suo centesimo anno. Grazie a lei l’insegnamento della matematica in Italia ha fatto tali balzi in avanti che se gli economisti sapessero monetizzarli risulterebbero pari se non superiori ai vantaggi dell’elettrificazione del territorio nazionale. In omaggio alle sue fantastiche lezioni e per fare gli auguri a lei e alla matematica che rappresenta, segnaliamo qui alcuni lavori che ci parlano di idee del pensiero matematico e fisico che ben si sposano con il suo lavoro e su cui un po’ tutti dovremmo riflettere. Al primo posto non può non stare Galileo Galilei, il padre di tutti noi potremmo dire citando Giovanni Nencioni. Rinnova infatti il dibattito sul grande pisano la traduzione e la cura che il filosofo e storico della scienza Stefano Gattei ha realizzato per Einaudi (Torino, 2013, pp. 544, 32,00) del ‘Galileo’ di John L. Heilbron, edito dalla Oxford University Press, New York, nel 2010. La biografia di Heilbron è certamente importante per gli aspetti legati alla personalità complessa e perciò discussa di Galileo. Ma lo è ancor di più per altri due motivi. Il primo è perché grazie alla grande quantità di fatti e documenti che contiene è in grado di far ricostruire alla mente del lettore i 20 luoghi e i tempi tardo rinascimentali di Galileo e l’atmosfera umana e scientifica in cui ci si muoveva all’epoca. Il secondo è perché dimostra in maniera inoppugnabile l’importanza che nella formazione e nell’attività scientifica galileiana hanno avuto le sue altre competenze: ‘uomo di mondo’ di alto livello, critico letterario e prosatore ancora oggi difficilmente eguagliabile, musicista a tutto tondo, ‘meccanico’ di rara eccellenza (cosa farebbe oggi di una Ferrari o dell’hardware elettronico?). E tutto questo piacerà certamente alla Pontecorvo (non era forse lei che usava dita e spago per spiegare i casi limite o i ragionamenti per assurdo?) perché è nella connessione profonda che si crea nelle grandi menti tra tutte le semiotiche di cui disponiamo la base di ogni acquisizione scientifica duratura. Dopo Galileo un altro scienziato di pari vaglia: il britannico, ma di famiglia svizzero-francese, Paul A. M. Dirac (Bristol 1902, Tallahassee 1984). Dello scopritore dell’antimateria e del, tra l’altro, coautore della ‘statistica di Fermi-Dirac’ ci fa occupare ora Vincenzo Barone che ha avuto l’ottima idea di realizzare quella che è la prima raccolta in assoluto di saggi di scienza Dirac sulla natura e sul ruolo della matematica. Il titolo che Barone ha dato alla raccolta è molto sintomatico: ‘La bellezza come metodo’ (per i tipi di Indiana, Milano, pp. 181, 14,50) perché con Dirac proprio di questo si tratta. Non c’è infatti fisico o matematico che più convintamente e efficacemente di Dirac abbia confermato le affermazioni di Francis Hutcheson o di Immanuel Kant della ‘Critica del giudizio’ sulla bellezza degli enunciati matematici. Appassionato di musica (Chopin in particolare) nonché di fumetti (Topolino tra i preferiti) il 3 ottobre 1956 scrisse a chiare lettere su una lavagna a Mosca: “Le leggi della fisica devono essere dotate di bellezza matematica”, né ebbe remore a mettere nero su bianco, come riferiscono R. Corby Hovis e Helge Kragh in un articolo sul n. 299 di ‘Scienze’ (luglio 1993, pp. 76-82), che una legge fisica bella “ha più probabilità di essere giusta e corretta di una brutta che venga confermata dai dati sperimentali”. Non è un caso dunque che una delle 28 febbraio 2014 equazioni più belle della storia della matematica sia proprio la sua, splendido esempio del ‘libero gioco di intelletto e immaginazione’ che sta alla base di ogni bellezza in generale e dunque anche della matematica, come sanno e testimoniano in tutto il mondo gli allievi della Castelnuovo. Altre idee, anzi, una vera enciclopedia di ottime idee matematiche e fisiche che piaceranno a Emma Castelnuovo le troviamo da qualche settimana nell’ultima nata tra le ‘garzantine’, questa volta tutta dedicata al lessico matematico, fisico e logico. ‘Matematica’ delle Redazioni Garzanti è curata da Walter Maraschini e Mauro Palma, due importanti collaboratori della Treccani e noti autori di testi scolastici e divulgativi. Nelle sue 1536 pagine ‘Matematica’ allinea 7.800 voci e quattro appendici (‘Storia della matematica’ a firma di Luigi Borzacchini, ‘I giochi matematici’ curati da Ennio Peres, le ‘Tavole e formulari’ e i ‘Premi matematici’). Al costo di 46,00 euro fa meno di sei millesimi a voce: un rapporto prezzo/qualità imbattibile. Ovviamente ‘Matematica’ serve anzitutto per capire cosa significano i termini tecnici; ma si faccia attenzione: questa garzantina permette di avere molto di più. Le voci infatti sono tutte ‘linkate’ tra loro e la rete dei rinvii è fittissima perché oltre ai rinvii tra nozioni interne alla matematica troviamo anche rinvii a ogni possibile campo conoscitivo esterno come l'arte, l'architettura, il cinema, la letteratura, la musica, la politica, le scienze sperimentali e così via (un’edizione elettronica ben congegnata e con buoni software di scrittura simbolica ormai largamente disponibili darebbe a ‘Matematica’ una veste assolutamente affascinante). Perché questo è in realtà la matematica: un particolare e formidabilmente utile punto di vista (Galileo, Dirac...) con cui guarda- re, capire e manipolare il mondo intorno a noi. E non va trascurato un altro dettaglio. Finora nella nostra enciclopedia di base avevamo alcune scienze canoniche (chimica, diritto, geografia, medicina) accanto a saperi meno formalizzati (prodotti tipici d’Italia, cucina, vino, fiori e giardino, televisione, sport). Se oggi un editore come Garzanti estende l’enciclopedia di base alla matematica vuol dire che qualcosa di buono sta succedendo nel profondo del nostro assetto culturale e se questo è vero come negare che sotto ci sia anche lo ‘zampino’ della Castelnuovo? Palazzo blu Ma magari, soprattutto alle medie o alle superiori, cominciare con un libro stampato può non essere l’attacco giusto. Si può allora partire con qualcosa di molto concreto: un bel viaggio, per esempio, magari a Pisa, per restare in argomento. A Pisa, tra un monumento e l’altro si può visitare anche Palazzo Blu e se lo facciamo tra marzo e giugno prossimi ci trove- 21 scienza 28 febbraio 2014 remo nel bel mezzo di una grande mostra intitolata ‘Balle di scienza. Storie di errori prima e dopo Galileo’. La mostra è curata da Franco Cervelli, fisico molto noto in campo internazionale come uno dei massimi esperti di macchine acceleratrici di particelle e sostenuta da istituzioni di eccellenza come la Fondazione Palazzo Blu, l’Università di Pisa e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Tra le molte idee e i molti fatti e manufatti della mostra, di certo gli strumenti e i quaderni dei ‘ragazzi di via Panisperna’, il ‘Quaderno di Amaldi’, il quadernetto che porta il titolo di ‘Thesaurus Elementorum Radioactivorum’ e altri appunti, giocano il ruolo di centravanti. E’ così anzitutto perché sono i quaderni delle misure del rallentamento dei neutroni attraverso la paraffina, vale a dire la condizione indispensa22 bile per poter solo pensare a una reazione a catena controllata. In quei giorni, e uno molto importante fu il 20 ottobre del ’34, in via Panisperna a Roma l’umanità si trovava nella stessa situazione cognitiva delle comunità preistoriche che si arrovellavano su come fare per non far spegnere un fuoco faticosissimamente acceso (situazione cognitiva che peraltro ancora condividiamo con i nostri antenati, sia in termini di controllo del ‘fuoco’ nucleare, sia in termini di capacità di ‘accenderlo’ nel modo migliore per noi). Con la loro concretezza documentale i quaderni di via Panisperna ci riportano a quella situazione e a quella grande sfida e domanda: si può ‘rallentare’ niente di meno che l’energia atomica? Ma quei materiali sono il pivot della mostra anche perché ne esprimono in modo lampante il significato generale. Oltre alle tante misure giuste, infatti, i quaderni contengono anche quelle sbagliate e una in particolare, quella sul nichel fatta da Bruno Pontecorvo, porta un sonoro “!Balle!” di Enrico Fermi. Col che ritroviamo ancora una volta non solo il momento tecnico, applicativo, calcolistico e mentalmente impegnativo dell’uso della matematica, tipico di qualsiasi altro lavoro ben fatto, ma anche il legame a tutto campo dell’attività cosiddetta ‘astratta’ della scienza con la vita quotidiana, nei suoi aspetti anche meno ‘eleganti’ (i ragazzi tradurranno con grande esattezza in italiano di oggi l’espressione di Fermi a Pontecorvo) e, ancora di nuovo, il valore del procedere per ipotesi, per assurdo, per tentavi, il valore cioè di saper cogliere proprio nell’errore non la causa del due in matematica, ma un momento importante del lavoro che si sta facendo. Di certo da Pisa i ragazzi torneranno a casa consci del fatto che ‘sbagliare’ fa parte del gioco anche in matematica e in fisica e che insomma anche in matematica: scialla! (cum grano salis...) Domenico Russo è romano, laureato in Filosofia del linguaggio alla «Sapienza» di Roma e addottorato in Linguistica formale a Paris 7 Denis Diderot, è professore aggregato presso l’Università di Chieti-Pescara «G. D’Annunzio». Ha pubblicato lavori di semantica, lessicologia, statistica linguistica (di recente: Modi di dire. Lessico italiano delle collocazioni; il Sillabario del lessico italiano; l’Accentuario del lessico italiano), nonché vari lavori sulle strategie del trattamento educativo dei fenomeni linguistici. scienza 28 febbraio 2014 Libri / The Perfect Theory di Paolo Di Sia Libro: The Perfect Theory: A Century of Geniuses and the Battle over General Relativity [Kindle Edition] Autore: Pedro G. Ferreira File Size: 918 KB Print Length: 304 pages Publisher: Houghton Mifflin Harcourt (February 4, 2014) Sold by: Amazon Digital Services, Inc. Language: English ASIN: B00B0SCF7M Ad un anno di distanza dal centenario della nascita della teoria della relatività di Albert Einstein, si guarda alla sua crescita e alle sue conquiste; questo è ciò che fa l’astrofisico Pedro Ferreira nel suo libro, una biografia del lavoro einsteiniano. Si racconta come Einstein nel 1907, seduto nell’ufficio svizzero dei brevetti di Berna, si rese conto del cruciale fatto che “se una persona cade liberamente, non sentirà il proprio peso”. Utilizzando tale intuizione, che il premio Nobel per la fisica (1954) Max Born definì “la più sorprendente combinazione di penetrazione filosofica, intuizione fisica e abilità matematica”, Einstein sviluppò la sua teoria della relatività generale, una nuova teoria della gravità, e la pubblicò otto anni dopo. Come il fisico teorico Steven Weinberg ha sottolineato, la bellezza matematica della teoria convinse i colleghi a prendere sul serio la relatività. Al suo cinquantesimo compleanno, la teoria è entrata di diritto nella fisica tradizionale. Ferreira descrive in modo chiaro anche i diversi tentativi di generalizzazione della teoria di Einstein, tra cui la teoria delle stringhe, che descrive la gravità fornendo una spiegazione del perché esiste. Nonostante sia enormemente promettente e matematicamente assai ricca, la teoria delle stringhe è però non molto popolare tra i fisici, in parte anche a causa della estrema difficoltà (o impossibilità diretta) di testarla sperimentalmente, almeno nel prossimo futuro. Nel frattempo la relatività generale è divenuta un elemento fondamentale per la pianificazione e l’interpretazione di molti esperimenti astronomici. Pedro G. Ferreira è professore di Astrofisica presso la “University of Oxford” e “tutorial Fellow” presso l’”Oriel College” [1]. 1. http://www-astro.physics.ox.ac. uk/~pgf/Pedro_Ferreira/About.html Paolo Di Sia. Bachelor in metafisica, laurea in fisica teorica, dottorato di ricerca in modellistica matematica applicata alle nanobiotecnologie. Principali interessi scientifici: nanofisica classica e quantorelativistica, fisica teorica, fisica alla scala di Planck, filosofia della mente, econofisica, filosofia della scienza. Autore di 81 articoli su riviste nazionali e internazionali (pubblicati e "under revision" al 20 Ottobre 2013), di 2 capitoli di libri scientifici internazionali, di 3 libri di matematica (quarto in preparazione), revisore di 2 libri di matematica per l'universita'; in preparazione un capitolo per un'enciclopedia scientifica internazionale. 23 scienza 28 febbraio 2014 Libri / Il diritto di famiglia nelle famiglie immigrate di Valerio Eletti Un libro di Sandro Valletta, docente di diritto delle migrazioni presso l'Università telematica Guglielmo Marconi di Roma, "Il diritto di famiglia nelle famiglie immigrate" pubblicato dalla casa editrice Aracne nella collana sul diritto dell'immigrazione, affronta la problematica situazione giuridica delle famiglie immigrate che risiedono nel nostro Paese sia dal punto di vista generale della normativa nazionale ed europea, sia muovendo dall’analisi di un caso giudiziario esemplare. La Collana intende coniugare la ricerca e l’interpretazione della Normativa del Diritto dell’Immigrazione – apparentemente disciplinata in modo unitario solo per specifici aspetti ma sostanzialmente ancora frammentaria e variamente inclusa in diversi accorpamenti di disposizioni – con l’individuazione della natura e della tipologia dei piu’ ricorrenti “conflitti”che l’immigrazione ha alimentato e alimenta. Il Diritto dell’Immigrazione non si confonde e non si risolve nel trattamento giuridico dello “Straniero” perche’ la nozione di “Immigrato” implica un “inserimento” nella Societa’ del Paese di accoglienza che puo’ non essere necessario per tutta una serie di rapporti che possono riguardarlo. Sussiste, peraltro, ed assume valenza giuridica, il collegamento dell’Immigrato col Paese d’origine, non unicamente espresso dal rapporto con un diverso Ordinamento Giuridico, che puo’ assumere rilievo nei casi in cui sia prevista la reciprocita’ ma che si manifesta sotto il profilo culturale e dei connessi Diritti Fondamentali. In questa monografia si cerca di affrontare il problema della situazione giuridica delle Famiglie immigrate che risiedono nel nostro Paese. Questa prima analisi ci permetterà di affrontare poi il problema principale, cioè come il fenomeno 24 dell’immigrazione e della sempre più massiccia presenza di Stranieri nel nostro Paese possa far sorgere dei casi giudiziari complessi in ambito del Diritto di Famiglia che fino a questo momento non venivano presi in considerazione. Il Comitato Scientifico è composto dai Prof Raffaele CHIARELLI, Direttore della Collana, Eugenio DE MARCO, Giuseppe GUARINO, Claudio ROSSANO, Dante COSI. In questa monografia si cerca di affrontare il problema della situazione giuridica delle famiglie immigrate che risiedono nel nostro Paese. I criteri di riferimento utilizzati sono il pluralismo giuridico e, l’esame delle questioni che riguardano la coesistenza di ordinamenti giuridici diversi anche all’interno di uno stesso Stato. Si inizierà prendendo in considerazione l’analisi dell’evoluzione storica del concetto di pluralismo giuridico, dei fattori concomitanti che sono venuti a sorgere e dei problemi che vengono a nascere oggi giorno con la presenza della globalizzazione che ha messo in crisi lo Stato sovrano. Stato sovrano che non è più l’unico in grado di avere il potere di elaborare le norme giuridiche, in quanto ormai sono presenti tutta una seria di ordinamenti sovra-nazionali che molto spesso tendono a scontrarsi con la normativa nazionale. Proprio per questo motivo è utile affrontare l’approccio del pluralismo giuridico che mette in evidenza come all’interno di una nazione possono venirsi a scontrare varie concezioni di norme, soprattutto nelle nostre società ormai così complesse. Per via dell’evoluzione della società contemporanea, determinata dalla globalizzazione e dai fenomeni migratori, si è venuta a modificare sia la concezione di pluralismo giuridico (adesso molto più incentrata sul soggetto) e sia la fisionomia della famiglia italiana. Questa prima analisi ci permetterà di affrontare poi il problema principale, cioè come il fenomeno dell’immigrazione e della sempre più massiccia presenza di stranieri nel nostro Paese possa far sorgere dei casi giudiziari complessi in ambito di diritto di famiglia che fino a questo momento non venivano presi in considerazione. Abituati a considerare l’immigrazione come un fenomeno emergenziale, ci dimentichiamo facilmente che, una volta varcate le frontiere, gli immigrati lavorano e abitano con noi, producono beni e servizi indispensabili per il funzionamento della nostra società, nascono, muoiono, si sposano e/o intrecciano relazioni affettive con italiani o con altri stranieri che possono anche in seguito concludersi e con una separazione In conclusione si passerà ad esaminare il caso di una donna algerina residente in Italia che ha divorziato dal marito e ci si chiederà quale sia l’ordinamento scienza giuridico da prendere in considerazione dopo che con la Legge 31 maggio 1995 n. 218, l’Italia ha ratificato una norma del diritto internazionale privato che permetteva ad uno straniero residente sul territorio di un altro Paese di far valere il suo ordinamento in ambito di diritto di famiglia. Ciò ha fatto sorgere necessariamente una domanda dettata dal fatto che se questo ordinamento si scontrasse con il nostro per via d’ideologie molto differenti, come si risolverebbe il conflitto? Si è cercato, infine, 28 febbraio 2014 di definire dei possibili criteri di soluzione da poter attuare per tutelare al meglio le persone immigrate: si osserverà come Stati quali la Francia, che vivono il fenomeno d’immigrazione da molto più tempo rispetto a noi, hanno attuato delle politiche di integrazione molto utili. Non si può più fingere di non vivere sempre più a stretto contatto con gli immigrati e proprio per questo bisogna cercare di riconoscere anche le loro esigenze e tutelare i loro diritti: non si deve avere paura del pluralismo né culturale né giuridico, ma si deve conoscerlo e affrontarlo in maniera chiara, senza nessuna forma di razzismo e superiorità. (ha collaborato il Prof. Raffaele Chiarelli Direttore della Collana). Valerio Eletti è direttore scientifico del Complexity Education Project, Laboratorio LABeL Cattid, Università Sapienza di Roma. 25 scienza 28 febbraio 2014 Dall’universo al multiverso: i nove scenari di Brian Greene di Paolo Di Sia In un precedente intervento abbiamo parlato di multiverso, ipotetico insieme di universi che comprende il nostro e tutto ciò che esiste e può esistere, e di come il cosmologo svedese-americano Max Erik Tegmark abbia creato una classificazione di universi al di là del nostro, dove i primi livelli vengono compresi ed estesi dai successivi. Anche Brian Greene [1], fisico americano, tra i più famosi sostenitori della teoria delle stringhe, ha realizzato uno schema di classificazione dei vari tipi di multiverso; egli ha proposto nove diversi scenari, definendo con attenzione il ragionamento che sta dietro ogni proposta e i motivi per cui essa potrebbe essere vera. Gli scenari sono i seguenti: 1) The quilted multiverse: nel multiverso “imbottito” lo spazio si estende all’infinito; un infinito numero di universi simili al nostro potrebbe trovarsi al di là della parte di universo che possiamo vedere. La velocità finita della luce ci impedisce di essere consapevoli di questi altri universi simili o identici al nostro. 2) The inflationary multiverse: il multiverso “inflazionario” è composto da varie “tasche” in cui i campi di inflazione collassano e formano nuovi universi, con caratteristiche diverse dal nostro. 3) The brane multiverse: il multiverso “brana” deriva dalla teoria M [2] (“teoria madre”, la teoria del tutto che combina matematicamente tutte le teorie unificate esistenti e tutte le interazioni fondamentali) e afferma che ogni universo sarebbe una brana [3] tridimensionale esistente assieme a molte altre (le brane, nella teoria delle stringhe e teorie connesse, sono oggetti fisici che generalizzano la nozione di particella puntiforme a dimensioni superiori rispetto a quelle ordinarie). Come semplice esempio, se le brane (3-brane, cioè brane 26 tridimensionali) fossero fette di pane, il multiverso è il filone di pane comprendente tutte le fette assieme. Secondo tale modello, la materia presente in un universo non può “uscire” da esso per entrare nell’iperspazio. Così come esiste il nostro universo, possono esistere un’infinità di altri universi paralleli immersi nell’iperspazio, costituiti da brane n-dimensionali. 4) The cyclic multiverse: il multiverso “ciclico” è un multiverso di brane in collisione, che provocano continui Big-Bang. Gli universi rimbalzano, si allontanano e “vivono” nel tempo, per poi avvicinarsi di nuovo e scontrarsi, distruggendo i vecchi contenuti e creandone di nuovi. 5) The landscape multiverse: questo multiverso è come un “paesaggio” dall’aspetto degli spazi di Calabi-Yau [4] relativi alle teorie di stringa. Gli spazi di Calabi-Yau sono particolari tipi di spazio associati ad ogni punto dello spazio-tempo ordinario, dove sarebbero “arrotolate” le extradimensioni predette dalle teorie di stringa. Le fluttuazioni quantistiche cambiano i livelli energetici relativi a tali spazi, creando nuovi spazi con leggi diverse rispetto allo spazio cir- scienza costante. 6) The quantum multiverse: il multiverso “quantistico” crea un nuovo universo quando si verifica un evento diversificante, come nell’“interpretazione a molti mondi” della meccanica quantistica, dove molti mondi esistono simultaneamente come rami della funzione d’onda dell’universo. 7) The holographic multiverse: il multiverso “olografico” deriva dal principio olografico [5], principio secondo cui l’informazione globale 28 febbraio 2014 contenuta in un volume di spazio può essere rappresentata da una teoria situata sulla superficie del volume considerato. 8) The simulated multiverse: il multiverso “simulato” esiste in sistemi informatici complessi che simulano i vari universi. Noi vivremmo pertanto in uno di una serie di universi artificiali creati come simulazioni su computer super-avanzati. 9) The ultimate multiverse: il multiverso “finale” contiene ogni universo matematicamente possibile con Paolo Di Sia. Bachelor in metafisica, laurea in fisica teorica, dottorato di ricerca in modellistica matematica applicata alle nanobiotecnologie. Principali interessi scientifici: nanofisica classica e quantorelativistica, fisica teorica, fisica alla scala di Planck, filosofia della mente, econofisica, filosofia della scienza. Autore di 81 articoli su riviste nazionali e internazionali (pubblicati e "under revision" al 20 Ottobre 2013), di 2 capitoli di libri scientifici internazionali, di 3 libri di matematica (quarto in preparazione), revisore di 2 libri di matematica per l'universita'; in preparazione un capitolo per un'enciclopedia scientifica internazionale. diverse leggi della fisica; sarebbe “il più grande” di tutti i multiversi “matematicamente possibili”. Greene ha prodotto anche prove indirette per sostenere l’idea del multiverso, relative ai valori dei parametri fisici che sembrano essere “finemente accordati” per consentire la vita. Se, ad esempio, la forza della costante cosmologica, che causa l’espansione accelerata dell’universo, fosse diversa da ciò che è, le galassie non esisterebbero e l’uomo non sarebbe sulla terra. Analogamente, l’intensità della forza nucleare forte permette agli atomi, e quindi agli esseri umani, di esistere. Il problema dell’impossibilità di verificare sperimentalmente questi modelli li pone, secondo i fenomenologi in particolare, nella sfera della filosofia e in generale della realtà non conosciuta. Oltre alla bellezza matematica e logica che tali modelli contengono (la cosiddetta “estetica della scienza” [6]), la storia ci insegna comunque che molte importanti scoperte scientifiche sono nate proprio da particolari e bizzarri modelli scientifico-matematici. Riferimenti bibliografici: 1. http://www.briangreene.org/ 2 . http://www.damtp.cam.ac.uk/research/gr/public/qg_ss.html 3. http://en.wikipedia.org/wiki/Dbrane 4 . http://mathworld.wolfram.com/Cala bi-YauSpace.html 5. L. Susskind, The World as a Hologram, J. Math. Phys. 36, 63776396, 1995 6. S. Chandrasekhar, Verità e bellezza. Le ragioni dell'estetica nella scienza, Garzanti Libri, ISBN-10: 8811651603, ISBN-13: 9788811651604, 1990 27 scienza 28 febbraio 2014 Un convegno a Napoli sugli alimenti funzionali di Nadia Di Carluccio Il Dipartimento della Facoltà di Farmacia Federico II di Napoli il 27 e 28 febbraio presso l’Aula Magna del Centro Congresso Federico II in via Partenope sarà protagonista di un importante convegno dal titolo: “Mycotoxin in Nutraceuticals and Functional Foods: an emerging risk for consumers”rappresentante la conclusione del progetto Europeo FOODSEG. Ad aprire l’evento il Prof. Ettore Novellino Direttore del Dipartimento di Farmacia Federico II di Napoli che presenterà una proposta scientifica di elevato profilo per proseguire le ricerche nel campo della sicurezza alimentare applicato ad un settore in grande fase di sviluppo e crescita quale appunto i “novel foods” creando un -core network- formato da strutture di ricerca 28 da sottomettere nel prossimo programma di finanziamenti Europei “Horizon 2020”. Tale workshop coordinato dal Prof. Alberto Ritieni docente di Chimica degli Alimenti è focalizzato soprattutto sulla qualità e sicurezza degli alimenti aspetti considerati cruciali nel mantenimento delle condizioni di salute e benessere dei consumatori infatti agli alimenti “non sicuri” talvolta sono ascrivibili gravi patologie croniche. Si discuterà riguardo il ruolo dei nutraceutici e alimenti funzionali per la prevenzione di alcune patologie dismetaboliche e per l’integrazione di terapie farmacologiche convenzionali tenendo conto dei livelli di sicurezza e sorveglianza per la presenza o accumulo di micotossine prodotte dalle muffe nei “novel foods”. Inoltre saranno pre- senti numerosi studiosi di livello internazionale tra cui A. Moser, G. Vinderola e J. Manes che si soffermeranno sugli aspetti biosintetici riguardanti la produzione di micotossine con le loro possibili interazioni con molecole nutraceutiche e le svariate metodologie di detossificazione. Nadia Di Carluccio laureata da poco in Farmacia presso la Facoltà Federico II di Napoli, interessata a tutto ciò che esiste intorno al mondo farmaceutico e alimentare in quanto prossima nel conseguire una seconda laurea presso la Facoltà di Scienze della Nutrizione Umana Tor Vergata di Roma.
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