•• 4 CRONACA GROSSETO DOMENICA 10 AGOSTO 2014 LA CHIESA DIOCESANA ATTIVITA’ CRITICHE IL RELIGIOSO HA GRANDE INIZIATIVA E HA COLLABORATO ANCHE CON LE ISTITUZIONI TANTO AMATO DAI SUOI FEDELI MA ANCHE CRITICATO SPESSO PER SCELTE NON CONVENZIONALI Padre Stefano saluta la «sua» Maremma Il francescano dei giovani va a Cortona «Faccio la volontà del Signore. Otto splendidi anni con questa comunità» DOPO OTTO anni di permanenza a San Francesco (sei come guardiano e parroco e due come parroco) Fra Stefano lascerà la Maremma. La sua nuova destinazione è il Santuario di Santa Margherita a Cortona con l’incarico, per il momento, di economo (un po’ singolare per chi conosce Stefano) e di responsabile della casa accoglienza destinata ai gruppi. Dal momento che Fra Stefano è membro della Commissione pastorale per la famiglia per la Provincia Toscana dei Frati Minori è chiaro, però, che il suo nuovo ruolo sarà indirizzato proprio verso questa finalità, «Del resto anche il Papa — precisa Fra Stefano – dedica molto del suo tempo al rilancio della pastorale familiare». La decisione dello spostamento di Fra Stefano, ed in contemporanea di quello di Fra Mauro, è stata presa dal Provinciale e dal Definitorio. A San Francesco ritornerà Fra Paolo, l’ex Provinciale, insieme ad un altro giovane frate: i due troveranno ad accoglierli Fra Sergio. Una decisione che, da tempo, a San Francesco era nell’aria, ma che certamente lascerà qualche strascico di delusione fra i parrocchiani, ormai, abituati ai «colpi di scena» di Fra Stefano. «Accolgo la decisione e la volontà dei miei superiori — sottolinea Stefano — come volontà di Dio, pur non condividendo in pieno questa scelta». AFFETTO Tanto quello che lega il parroco alla comunità grossetana IMPEGNATO Il suo operato vicino alla gente si è sempre distinto per il rifiuto di schemi tradizionali Fra Stefano, al suo arrivo in Maremma, è apparso subito come un «sacerdote di rottura» verso gli schemi tradizionali grazie al suo modo di stare in mezzo alla gente e, soprattutto, di colloquiare con i giovani e con le famiglie. «Per me sono stati otto anni dav- vero belli — esordisce Fra Stefano che stasera, durante la Messa delle 21 renderà noto il trasferimento — trascorsi con gente eccezionale, ho conosciuto tante persone con le quali ho stretto rapporti belli ed ho sposato tante coppie ed ho fatto tanti battesimi. Mi è passato davanti un mondo e spero di aver seminato bene anche se ho lavorato molto — commenta il frate — . Nei momenti difficili, e ce ne sono stati ho avuto accanto la comunità grazie alla quale sono riuscito a superarli. Nei primi due anni — prosegue nel racconto della sua esperienza — ho ricevuto tante critiche per il mio modo di fare non tradizionalista. D’altronde, sono uno che rompo le scatole, ma lo faccio per motivi di giustizia, di pace e della riscoperta della fede. E’ vero — ammette — a volte sono andato contro certi schemi della Chiesa, ma io sono fatto così: ho il dono di fare, di far ridere la gente e farla sentire a casa propria quando è in chiesa: questo, credo, sia un dono del Signore. Ho cercato di fare delle innovazioni nel catechismo e nella evangelizzazione con riti frizzanti e brillanti. E la fede è l’unica cosa che mi muove nel mio atteggiamento». Ricordiamo, fra le iniziative religiose, di Fra Stefano le «Dieci Parole», i «Sette segni» e gli Incontri con le famiglie, mentre tra le iniziative di carattere pratico la ristrutturazione della Sala Friuli, il restauro della Cappella di Sant’Antonio e la fruibilità del convento e del chiostro a chi ne avesse fatto richiesta. «Durante questi otto anni — conclude Fra Stefano — ho collaborato tanto anche con le istituzioni: con alcune di più, con altre di meno. Ma non certo per causa mia. Vado via volentieri però faccio fatica nel pensare al mio nuovo ruolo di economo: non è una tragedia, perché è sempre la volontà del Signore». Paolo Pighini LA STORIA Entrò in convento nella ricorrenza di San Francesco Con lui partirà anche Fra Mauro FRA STEFANO Giorgetti, arrivato a Grosseto il 22 settembre 2006, entrò a San Francesco il 4 ottobre 2006. Dopo otto anni lascia la Maremma e lo farà ufficialmente a settembre al termine di una «tre giorni» denominata «La festa della volontà di Dio». Venerdì 5 settembre alle 21,10 ci sarà una veglia di preghiera con i parrocchiani e con i suoi collaboratori (17 gruppi di lavoro); il 6 settembre alle 19 messa di saluto con proiezione di un filmato sugli anni trascorsi in Maremma; domenica 7 alle 19 altra messa di saluto. Qualche giorno di riposo nella sua Viareggio poi inizia l’avventura in terra aretina, a Cortona nel Santuario di Santa Margherita. Con Fra Stefano lascerà Grosseto, dopo 14 anni di permanenza, anche Fra Mauro arrivato a San Francesco nel 2000. P.P. APPUNTAMENTO IL DOCUMENTO DI AGESCI VA ALLE ALTE CARICHE DELLO STATO. PROTAGONISTA ANCHE UNA SCOUT MAREMMANA Camilla e la Carta del coraggio: oggi la consegna al premier UN’OPPORTUNITÀ speciale e un compito di grande responsabilità. E di coraggio. Camilla Felicioni —19 anni, residente a Grosseto, maturità classica — ha contribuito alla stesura della Carta del Coraggio, il documento stilato dai ragazzi protagonisti della Route dell’Agesci (associazione guide e scouts cattolici italiani), con cui si impegnano solennemente a farsi carico del presente, ma soprattutto del futuro. Documento che oggi sarà consegnato, tra gli altri, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Camilla Felicioni, partecipa insieme ad oltre 30mila scout dai 16 ai 21 anni, alla Route nazionale, che segna il momento clou del cammino che i rover e le scolte dell’Agesci hanno attraversato per ritrovarsi tutti insieme a San Rossore, nel pisano. Un’occasione per condividere esperienze e per parlare alla Chiesa e alle istituzioni. Ma soprattutto un percorso che ha portato alla Carta del Coraggio. Proprio a San Rossore, infatti, si è formato il Consiglio nazionale, una sorta di Parlamento formato dai rappresentanti delle route locali, che ha avuto il SAN ROSSORE La grande giornata è qui, dove si riunisce la Route dell’Agesci ALFIERE Così si chiamano i componenti del gruppo che hanno stilato il documento. C’è anche Camilla Felicioni compito di scrivere l’importante documento, attraverso i suoi componenti chiamati «alfieri». E tra questi c’è proprio Camilla Felicioni: la diciannovenne, scolte del gruppo dell’Agesci Grosseto 3 (l’Agesci di Grosseto conta all’incirca cento iscritti dagli 8 ai 21 anni. Responsabile diocesano è Wilma Tasselli Turacchi), è stata eletta come delegata (alfiere) dal suo clan di formazione. Camilla, insieme ad altri 455 «alfieri» ha partecipato al consiglio nazionale per redigere, per la prima volta nella storia dell’associazione, una costituzione per il futuro. Il compito della diciannovenne grossetana è stato quello di rappresentare le istanze, le idee, le intenzioni scaturite durante la discussione sul testo-bozza della Carta del Coraggio all’interno del proprio clan di formazione. Un compito di responsabilità e una grande prova di maturità che la giovane grossetana ha affrontato con coraggio e determinazione. La Carta del Coraggio verrà letta oggi. Maria Brigida Langellotti
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