Articolo pellegrino - ANGGI Guardie Giurate Italiane

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Il caso Il presidente della Camera amministrativa: «Rivendichiamo il ruolo della giustizia»
Tar, Lentini va all’attacco
“Chiusura indiscriminata”
Un gruppo di
legali consegnerà
ai parlamentari
un emendamento per provare a fermare
il decreto
di Marta Naddei
Un emendamento firmato direttamente dagli avvocati amministrativisti salernitani. E’ questo l’ennesimo passo che il “mondo” del
Tar Salerno intende compiere per
scongiurare la soppressione della
sede distaccata del Tribunale amministrativo regionale, decisa dal
Governo Renzi e resa - di fatto esecutiva dall’apposizione della
propria firma sul decreto da parte
del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano.
Un emendamento al testo del decreto - un documento di carattere
legislativo - che, dunque, sarà redatto da alcuni avvocati amministrativisti di casa nostra - in particolare da coloro che da tempo seguono e assistono associazioni e
comitati - e che sarà poi consegnato ai parlamentari salernitani,
affiché venga presentato e discusso nelle aule di Governo nazionale.
Una soppressione - che qualcuno
riduce a semplice “trasferimento”
di sede da Salerno a Napoli - che
ancora si fatica a comprendere tanto qui quanto nello stesso capoluogo di regione. In prima linea,
nella battaglia, anche la Camera
amministrativa salernitana, presieduta dall’avvocato Lorenzo
Lentini, il quale sottolinea l’in-
comprensibilità di un provvedimento che rischia di essere «il primo passo verso più drastiche rivisitazioni della giustizia amministrativa da parte del Governo». Un
Governo con il quale si «ha necessità di interloquire» - spiega
l’avvocato Lentini - «al fine di riuscire a modificare il testo del decreto». E la Camera amministrativa
salernitana ha già mobilitato tre
parlamentari campani, di professione avvocati: Tino Iannuzzi,
Fulvio Bonavitacola e Nino Marotta. Lo scopo è quello di riuscire a coinvolgere il maggior numero di enti locali che scendano in
campo per difendere i diritti delle
proprie comunità. Il prossimo 11
luglio è in programma una manifestazione, a Napoli, proprio per
dire no alla soppressione delle
sedi distaccate dei Tribunali amministrativi regionali, in particolare
di quelle strategiche e comunque
produttive.
«Stiamo mettendo in campo - afferma il presidente della Camera
amministrativa - tutte le manovre
necessarie per scongiurare la chiusura della nostra sede distaccata;
anche perché essa è nata con una
precisa missione, ovvero quella di
avvicinare i cittadini alla giustizia».
La soppressione del Tar Salerno,
infatti, a parere dell’avvocato Lentini «non ha alcuna ragione causale, non ci sono motivazioni né di
carattere economico (la struttura
del Tar di Salerno è demaniale,
ndr), né di carattere funzionale e
meno che mai di carattere produttivo». Insomma, si tratta - semplicemente - di una «chiusura indiscriminata» che non tiene conto delle esigenze dei territori e dei
cittadini. «Rivendichiamo - dice
con forza Lentini - il ruolo della
giustizia nell’amministrazione, ciò
che il Tar Salerno ha sempre salvaguardato fin dalla sua nascita.
Questo è un servizio nato per tutelare la cittadinanza dagli abusi
del potere».
In sostanza, l’unificazione della sezione salernitana dell’organo di
giustizia amministrativa (che, ricordiamo, serve anche la provincia di Avellino, ndr) con quella
centrale di Napoli rischierebbe di
produrre il risultato esattamente
opposto a quello sperato dall’esecutivo nazionale, ovvero ridurre
costi e tempi, e metterebbe in seria difficoltà non soltanto chi al Tar
Salerno lavora tra avvocati, cancellieri e funzionari, ma gli stessi
cittadini che saranno costretti a
vere e proprie trasferte anche solo
per presentare un semplice ricorso. Senza tener conto che neanche
a Napoli vedrebbero di buon occhio lo spostamento, dal momento che c’è mancanza perfino delle strutture atte ad accogliere la
“squadra amministrativa” di Salerno.
«I numeri - specifica ancora Lorenzo Lentini - parlano chiaro: il
Tar Salerno serve un territorio
che conta oltre un milione e mezzo di abitanti. Ogni anno vengono
presentati oltre 2.500 ricorsi che si
andranno ad aggiungere ai più di
6.500 di Napoli. Vien fuori la spaventosa cifra di quasi 10.000 pratiche ogni anno: i tempi si allungheranno e la produttività ne risentirà».
Una produttività che a Salerno è
«discreta, se non addirittura molto buona». Insomma, motivi per
chiudere una sede distaccata come
quella locale - che fa registrare
un’attività molto intensa anche
rispetto a quella di molte sedi
centrali - non ce ne sarebbero.
«Questa decisione - conclude Lentini - sarebbe paragonabile alla
scelta di chiudere tutti gli ospedali della regione per far confluire tutti i pazienti a Napoli».
I controlli. Contatore manomesso: gestore di un locale del centro truffa Enel per 30mila euro
Una truffa da trentamila euro ad
opera del gestore di un locale della Movida salernitana ed un altro
completamente “sconosciuto” alla
Siae. Continuano i controlli straordinari del territorio da parte della
compagnia dei carabinieri di Salerno, di concerto con gli ispettori
della Siae, nei locali cittadini.
Venerdì i controlli si sono concentrati su una decina di locali del
centro storico, da dove erano giunte numerose segnalazioni da parte
di privati cittadini per presunti disturbi della quiete pubblica.
Mente i militari dell’Arma procedevano ad identificare numerosi la-
voratori per i successivi accertamenti finalizzati al contrasto del fenomeno del lavoro in nero ed ad
elevare in quasi la metà dei locali
controllati contravvenzioni per irregolarità amministrative, gli ispettori della Siae si concentravano
alla verifica del rispetto della normativa sul diritto d’autore comminando sanzioni per migliaia di euro,
provvedendo in particolare ad accertare la posizione di un locale, che
per quanto noto al pubblico, risul-
tava “sconosciuto” alla Siae da oltre tre anni.
La scoperta più grave ha riguardato uno dei locali controllati, in cui
è stato individuato un magnete
posizionato su un contatore dell’energia elettrica. Sul posto sono
immediatamente giunte una squadra tecnica ed una operativa dell’Enel, che dopo aver provveduto a
quantificare il danno presunto in
circa 30.000 euro hanno staccato la
fornitura elettrica al locale.
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Salerno
DOMENICA
29 giugno 2014
7
Succede a Torrione Alto
Allarme truffe
agli anziani:
in tre si fingono
operatori Enel
per entrare
nelle abitazioni
Si spacciano per dipendenti
Enel per intrufolarsi nelle case
degli anziani salernitani, fare un
sopralluogo e valutare se tornare
o meno a “visitare” l’abitazione
in un secondo momento. E’ allarme truffe agli anziani a Torrione Alto, nella zona orientale di Salerno, dove da alcuni
giorni è vista con sospetto la
presenza di tre persone - due
uomini ed una donna - che
presentandosi come dipendenti dell’Enel agli anziani del quartiere, ne approfittano per introdursi negli appartamenti, studiare la situazione, e decidere se
poi sia il caso di tornare e mettere a segno una truffa.
L’ultimo episodio si è verificato lo scorso martedì, quando un
anziano signore della zona è stato abbordato - poco dopo essere uscito dall’ufficio postale di
Torrione dove aveva pagato una
bolletta - da tre individui che lo
hanno convinto a portarli a
casa sua. Una breve visita che,
fortunatamente, non ha avuto
conseguenze ma che potrebbe
averne. I tre, infatti, non sono
nuovi a questo tipo di iniziative: molti residenti, a quanto
pare, si sono già imbattuti in
loro ed il sospetto è che stiano
mettendo in atto delle vere e
proprie perlustrazioni della
zona per individuare i soggetti
maggiormente sensibili per mettere in atto una truffa. Un sospetto alimentato anche dal fatto che l’Enel, così come le altre
società che gestiscono i servizi
idrici o elettrici, non hanno del
personale incaricato - soprattutto a gruppi di tre - di introdursi nelle abitazioni degli utenti. Sembra che siano già partite,
in proposito, delle segnalazioni
alle autorità competenti per
monitorare la situazione.
In particolare, in molti si spacciano per dipendenti di società,
assicuratori o amici dei figli per
riuscire a scucire agli ignari ed
ingenui pensionati ingenti somme di denaro.
(man)
La denuncia di Luigi Pellegrino
Vigilanza privata:
settore allo sbando
Luigi Pellegrino, consigliere nazionale
Anggi, interviene nel dibattito animatosi intorno all’annosa questione
delle guardie giurate private. “La
mia è un’amara riflessione rivolta
alle istituzioni preposte al controllo
della vigilanza privata.– dichiara Pellegrino – Il settore è oramai allo
sbando, oltre 800 gpg in mobilità,
causa fallimenti di Istituti, hanno ridotto sul lastrico tante famiglie; la
mancanza di controlli amministrativi haconsentito il mancato versamento di contributi Inps, Iva, Inail,
fino al mancato pagamento per diversi mesi dello stipendio ai lavoratori. Nonostante lo sbandierato decreto ministeriale 269/10 del ministro Maroni, – Pellegrino rincara la
dose – presentato come la panacea
dei mali, non è cambiato niente. Oramai il settore è sfuggito di mano agli
organi istituzionali benché il suddetto
decreto prevedesse, per il rilascio di
licenza per istituti di vigilanza privata (art.134 Tulps), nell’ordine: a) capacità economica del richiedente; b)
(art.136 Tulps) progetto tecnicooperativo, c) corsi di formazione per
le gpg, d) turni di lavoro regolari, per
evitare che il personale armato fosse stressato da turni estenuanti di oltre dodici ore al giorno in turni notturni/diurni.” Pellegrino non ci sta e
lancia un accorato appello alle istituzioni: “Le prefetture continuano a
rilasciare nuove licenze e nuovi decreti per gpg inflazionando un mercato ormai saturo e, cosa ben più
grave, ad “armare” nuove gpg che
assommate a quelle in servizio e a
quelle in mobilità fanno della Campania, di fatto, una regione con un
esercito privato armato fuori controllo!“. “Ricordo a me stesso che il
porto d'armi per difesa personale dà
la possibilità di acquistare, al comune
cittadino o alla gpg fino a: tre (3!) pistole per difesa personale; sei (6!)
pistole uso sportivo; sei (6!) fucili a
canna rigata (carabine); un numero illimitato di fucili a canna liscia uso
caccia; 1500 munizioni spezzate
per fucile; 200 cartucce per pistola e 5 kg di povere da sparo!” “Siamo seduti su una polveriera! Piuttosto che concedere nuovi titoli di
polizia, il mio auspicio sarebbe l’introduzione dell’obbligo per gli istituti ad assumere dalle liste di mobilità, impedendo cosi il rilascio di
nuovi porto d'armi”.
“Il titolo terzo, prima parte, della costituzione, agli articolo 35 e 36 fa riferimento alla giusta paga e alla di-
gnità del lavoro, due principi che nella vigilanza privata vengono disattesi
quotidianamente. Noi – prosegue
Pellegrino – come associazione Nazionale Guardie Giurate Italiane, diciamo basta alla logica delmercato
delle vacche, con appalti sotto-costo, con paghe orarie risibili tali da
impedire i giusti e legittimi versamenti
allo stato. Chiudo con un auspicio:
il 30 marzo 2012 il compianto capo
della polizia Manganelli inviava ai
sigg. Prefetti una circolare che imponeva il controllo severo e continuo,
specialmente in Campania, dell'applicazione della legge 269/10, non
vorremmo che la sollecitazione rimanesse sepolta con lui.”