La rassegna di oggi

RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 19dicembre 2014
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati
dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Dal 10 al 19 dicembre la rassegna esce in edizione ridotta. Il servizio sarà sospeso dal 22 dicembre al 6 gennaio
Indice articoli
ECONOMIA (pag. 2)
Ristrutturazione Burgo trattative a oltranza (Piccolo)
All’asta 38 negozi delle catene Bernardi e Go Kids (M. Veneto)
REGIONE (pag. 4)
Il rosso Mediocredito zavorra Friulia (Gazzettino)
Striscioni skinheads alle sedi Cgil (Gazzettino)
Cala il sipario sul bilancio. Alla sanità 2,2 miliardi (Piccolo)
Carta acquisti, integrazione da 60 euro al mese (M. Veneto)
Schiaffo sul bonus bebè, ma corsia agevolata alle Pmi (Gazzettino)
Molte conferme ma non Berlasso (M. Veneto, 2 articoli)
La sfida dei preti di frontiera: Salvini, confronto sui profughi (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 10)
Coopca, Procura a caccia di prove di reato (Gazzettino Udine)
Operai della Sangalli sulla torre a Manfredonia per protesta (Gazzettino Udine)
Manzano, mille gli assunti da Paesi extra Ue nel 2013 (M. Veneto Udine)
Striscione di protesta alla Cgil di Latisana (M. Veneto Udine)
Striscione degli Skinheads contro la Cgil (M. Veneto Pordenone)
A Porcia Electrolux chiude con 100 mila pezzi in meno (M. Veneto Pordenone)
«Garanzie su legalità e appalti» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Assemblea alla Mangiarotti dopo l’incontro con i vertici (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
ECONOMIA
Ristrutturazione Burgo trattative a oltranza (Piccolo)
di Massimo Greco TRIESTE Trattative serrate nel fine settimana per venire a capo delle tensioni
familiari che nell’assemblea di martedì scorso hanno frenato l’integrale approvazione del piano per la
ristrutturazione della Burgo. Le diplomazie finanziarie, a cominciare da Mediobanca, sono mobilitate
per sbloccare una situazione che pregiudica una delle maggiori operazioni di risanamento sull’odierna
tavola economica nazionale. L’assise societaria è stata aggiornata a martedì 23, Antivigilia natalizia,
per cercare un accordo fra i tre rami della famiglia Marchi e, di conseguenza, per varare gli strumenti
partecipativi, con i quali le banche creditrici abbatteranno parte del debito ed entreranno nel capitale
dell’azienda cartaria. L’assemblea dovrebbe proseguire i lavori nello studio legale milanese Hnf, dove
si è svolta la prima parte. Burgo è una griffe storica nella produzione di carta sia in Italia che in Europa:
opera con 11 stabilimenti (10 nel nostro Paese), occupa circa 4500 addetti di cui 700 in Friuli Venezia
Giulia (Duino e Tolmezzo), ha il quartier generale ad Altavilla Vicentina. E’gravata da un debito
imponente, che supera il miliardo di euro e che si trascina dal delisting in Borsa operato una quindicina
d’anni fa. Non è aiutata da una crisi ormai strutturale del settore, tale da abbassare la produzione dai 2,8
milioni di tonnellate del 2008 ai 2 milioni previsti nel 2020. E’ il “patinatino”, destinato all’editoria, a
versare nelle maggiori difficoltà: viene fabbricato nei siti di Duino, Villorba, Verzuolo. Il
coordinamento nazionale Cisl-Burgo si è riunito mercoledì a Bologna e non ha nascosto
preoccupazione per l’involversi della situazione familiar-societaria. Non solo: il probabile
rafforzamento del ruolo bancario fa temere esiti riorganizzativi dai quali non si esclude lo “spezzatino”
delle attività industriali. Soprattutto se punto di caduta strategico della ristrutturazione sarà un’alleanza:
per esempio con il gruppo Lecta. Finora azionista di riferimento del gruppo è la Holding Gruppo
Marchi (Hgm), con il 50,59%, che organizza le tre articolazioni della famiglia: fanno capo a Aldo,
Guido, Mauro Marchi. Secondo la ricostruzione di “Sole 24 Ore” - non smentita - è il ramo di Mauro
Marchi a dissentire dal piano presentato alle banche il 28 novembre scorso: contando 3 rappresentanti
su 11 nel consiglio di amministrazione di Hgm, costituisce una minoranza di blocco e impedisce il
formarsi di maggioranze qualificate su determinate tipologie deliberative, tra cui quelle che interessano
il voto in assemblea. In realtà, alla base del dissidio inter-familiare ci sarebbe uno scontro sulla
proprietà di un’altra controllata, la Palladio Zannini, che Mauro Marchi vorrebbe acquisire liquidando
gli altri due rami: ma sul prezzo non c’è intesa. Così l’impasse all’interno di Hgm si è riverberato
sull’impianto decisionale relativo al piano. Per cui martedì scorso all’assemblea Burgo è stato sì
approvato il piano industriale e il riequilibrio finanziario, ma non c’erano i numeri per l’emissione di
strumenti partecipativi per 200 milioni, cui si aggiunge un convertibile di 100 milioni. Il cda di Burgo
ha messo le mani avanti, scrivendo a Hgm per sollecitare un voto compatto nell’assemblea
dell’Antivigilia.
All’asta 38 negozi delle catene Bernardi e Go Kids (M. Veneto)
UDINE Bernardi Group è in vendita. E pure la sua costola, Go Kids. In totale 38 negozi (24 del
marchio Bernardi e 14 Go Kids) da gennaio saranno in amministrazione straordinaria sotto l’egida del
commissario padovano Francesco Rinaldo De Agostini. E ieri il commissario ha pubblicato due distinti
bandi per le manifestazioni di interesse. C’è tempo fino al 30 gennaio. Ma in fila c’è più di un’azienda
interessata. Su tutte Coin (che ha già rilevato diversi negozi del marchio), ma anche una seconda realtà
nazionale, su cui però resta stretto il riserbo. «Si tratta della naturale prosecuzione del Piano di
liquidazione straordinaria approvato a settembre – spiega Francesco Buonopane della Filcams Cgil – e
ora il commissario lo mette in opera. Le manifestazioni di interesse sono il primo passo verso una gara
pubblica. Uno dei criteri di aggiudicazione delle offerte tiene conto anche di chi garantisce la più alta
occupazione. Ecco perché l’amministrazione straordinaria è una procedura che i sindacati vedono di
buon occhio». Secondo Buonopane si procederà però con più di una gara. «Perché in un primo
momento tenteranno di vendere il pacchetto azienda tutto intero – spiega –, poi però si arrenderanno a
quelle che con tutta probabilità saranno due tranche. Perché l’azienda ha già avuto qualche
ammiccamento, si tratta di aziende grosse interessate però soltanto a una parte dei negozi».
L’aggiudicazione comunque è attesa fra febbraio e marzo. «L’intero procedimento potrà andare in
porto soltanto dopo avere stretto anche l’accordo sindacale – ricorda Buonopane –. Tratteremo
sull’articolo 47 e poi illustreremo i risultati ai dipendenti. Soltanto con il via libera dei lavoratori la
vendita potrà essere perfezionata. È una procedura trasparente e garantista, la stessa utilizzata per la
Fadalti». Promuove la procedura anche Diego Marini della Fisascat Cisl che, assicura, «sarà conclusa
con più lotti, esattamente come abbiamo già visto per la Schlecker. La società ha già delle offerte ecco
perché è stata fatta scattare l’asta proprio ora». La parabola del gruppo Bernardi inizia alla metà degli
anni Settanta. E poi si infrange nel dramma di una morte prematura, quella del suo fondatore, Riccardo
di Tommaso. Il primo negozio di abbigliamento Bernardi apre a San Giorgio di Nogaro nel 1975 da
un’intuizione di Riccardo di Tommaso, appunto, e della madre Teresa Bernardi. L’attività negli anni
cresce fino a inondare di punti vendita prima il Friuli Venezia Giulia, poi il Veneto fino al resto
d’Italia, per arrivare ad aprire anche quattro negozi all’estero. Nel gennaio 2010, di Tommaso muore
prematuramente e l’azienda viene presa in mano dai suoi due figli Diego e Silvia. Ma la gestione di un
gruppo tanto vasto crea non pochi problemi. Nell’agosto del 2012 c’è la prima cessione al gruppo
veneto Coin di 106 negozi. Michela Zanutto
REGIONE
Il rosso Mediocredito zavorra Friulia (Gazzettino)
Elisabetta Batic TRIESTE - Approvato all'unanimità il bilancio d'esercizio 2013/2014 di Friulia, la
Finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia. È un mezzo sorriso quello del presidente Pietro Del
Fabbro (nella foto) perché se da un lato l'utile operativo ammonta a circa 800mila euro (derivante
dall'attività tradizionale di investimento nelle Pmi del territorio), c'è un buco di 35,3 milioni derivanti
dal "rosso" di Mediocredito. Una partecipazione che era già stata oggetto di svalutazione al 30 giugno
2013 per 29,7 milioni concorrendo a determinare il risultato economico negativo dell'esercizio
precedente pari a 35,8 milioni. Nonostante la perdita, il fatto che la gestione operativa ritorni positiva
dopo sei anni «è una sorta di svolta, di giro di boa - ha commentato il vicepresidente della Regione
Sergio Bolzonello - le svalutazioni erano già previste».
Presentato anche il Piano industriale, «Friulia avrà un ruolo non passivo ma importante per il sistema
produttivo regionale». La riduzione dei costi della gestione, da circa 6,5 milioni al 30 giugno 2013 si
contraggono a 6 milioni al 30 giugno 2014 (-7,7% rispetto all'esercizio precedente). Al 30 giugno 2010
i costi di gestione ammontavano a 7,7 milioni. Ammonta a 717 milioni il patrimonio di Friulia al netto
delle azioni proprie in portafoglio e assente è l'indebitamento finanziario.
Al 30 giugno 2014, il totale degli investimenti in società partecipate detenute nell'ambito di attività di
investimento alle imprese del territorio si attesta a circa 190 milioni di euro. Le società partecipate
operative, oggetto dell'attività caratteristica, realizzano un fatturato aggregato pari a circa 2,8 miliardi e
il personale impiegato al loro interno ammonta a 14.100 unità. Confermato, inoltre, l'aumento di
capitale pari a 21,8 milioni. «Vogliamo fare di più con meno risorse - ha aggiunto Del Fabbro continuando nell'efficientamento e ampliando nel contempo servizi e prodotti, una sfida non da poco».
Le banche hanno quasi dimezzato la loro presenza nel capitale della Finanziaria e hanno permutato
parte delle azioni di Friulia con azioni di Autovie. «Bilancio difficile che sconta criticità del passato conclude il direttore generale Carlo Moser - che apre però a futuri progetti innovativi che riguarderanno
tre nuove aree di intervento destinate a microimprese, supporto all'emissione di minibond e aziende in
difficoltà finanziaria ma che hanno il potenziale per essere rilanciate».
Striscioni skinheads alle sedi Cgil (Gazzettino)
UDINE - Ci sono anche Pordenone e la Lega pensionati di Latisana tra le sedi Cgil del Nordest
bersaglio degli striscioni e dei volantini xenofobi firmati da Veneto fronte Skinheads, una sedicente
associazione culturale di Lonigo (Vicenza). I sindacati, «con la Cgil in testa», vengono definiti «i
traditori per antonomasia del popolo italiano». Sotto accusa il loro ruolo nelle politiche per
l'immigrazione. Immediata la risposta della Cgil Fvg: «Auspichiamo - dichiara il segretario Franco
Belci - una forte reazione da parte delle forze politiche, dell'associazionismo e di tutta la cittadinanza
verso queste manifestazioni di odio e intolleranza, di dichiarata matrice nazista e xenofoba».
Solidarietà anche al sindaco di Pontebba, bersaglio in settimana di minacce anonime di matrice nazista.
Cala il sipario sul bilancio. Alla sanità 2,2 miliardi (Piccolo)
di Gianpaolo Sarti TRIESTE L’orologio è puntato sulla mezzanotte, troppo oltre non si dovrebbe
andare. Anche perché il presidente Franco Iacop alle 22 e 12 dà chiari segni di cedimento. Per qualche
secondo s’addormenta proprio. D’altronde una Finanziaria così mesta, che rimanda scelte e
investimenti alla prossima estate - a partire sulla manovra più importante, il futuro reddito minimo antipovertà - non dà molto spazio a sorprese e colpi di scena. I tempi sono grami: con Debora Serracchiani
al potere spariscono i bonus per foraggiare amici degli amici. Per non parlare di rimborsopoli. La
fotografia di chi è chiamato a gestire il denaro pubblico del Friuli Venezia Giulia, dalla sanità ai
trasporti, sta tutta nel brindisi natalizio di metà giornata. Con il fiato della Procura e della Corte dei
Conti al collo, i consiglieri regionali dell’Ufficio di presidenza hanno dovuto far colletta con Iacop per
il buffet tra eletti, assessori, dipendenti e giornalisti. Dal pubblico poco prima era partito un urlaccio:
“Vergogna, vergogna, vi fate pagare i caffè…!”. L’aula si avvia rapidamente verso il voto, con due soli
intoppi: la polemica sui fondi all’associazione friulana Kappa Vu, guidata da una presiedente accusata
di “negazionismo” e, eccolo qua, il reddito di cittadinanza. I numeri Tre miliardi e mezzo di euro di
risorse libere. Ma sulla Finanziaria, quest’anno, sventola la bandierina del patto Serracchiani-Padoan
che porta a casa 110 milioni di euro in meno di minori tagli statali alle entrate, 80 milioni maggiori
spazi di spesa dal Patto di Stabilità e un’altra ventina dalla spending review. «Questa è una legge che
ha una visione - commenta l’assessore al Bilancio Francesco Peroni - e che punta a proseguire con
delle azioni già avviate da un anno e mezzo soprattutto con le misure anti-crisi e con politiche sociali
affidate sia al riordino degli istituti esistenti, sia individuando un nuovo meccanismo di sostegno al
reddito». Sanità e sociale Sono le voci più importanti: la sanità, appena riformata con l’integrazione
ospedale-territorio, si prende da sola più di 2 miliardi di euro. I fondi, tabelle alla mano, aumentano: da
2 miliardi e 163 milioni si va a 2 miliardi e 179 milioni. Ma il tema caldo è il welfare. La giunta ha
inserito 10 milioni come misura di sostegno al reddito, ma su come e a chi assegnarli nulla è deciso. Il
prossimo anno, come aveva annunciato l’assessore Maria Sandra Telesca, si comincerà con una
mappatura degli interventi esistenti sul sociale. Il M5S apre: «Manca un programma, è evidente denuncia Elena Bianchi - ma noi ci siamo e vorremmo poter dire la nostra». Nessun dietrofront sul
bonus bebè: la Regione attende fondi statali. Imprese Alla voce “attività economiche” figurano quasi
70 milioni di euro. Altri 14 arriveranno nella legge dell’assessore Sergio Bolzonello sulle attività
produttive in corso di preparazione. Norma che conterrà anche un taglio all’Irap, ma i dettagli saranno
svelati proprio oggi in giunta. Al momento si sa che la misura interverrà sulle aziende che si occupano
di ricerca e, in parte, sulle imprese dei consorzi. «Ora non siamo in grado di individuare l’impatto»,
dice Peroni in aula. A spingere l’esecutivo ad alleggerire la pressione fiscale è il centrodestra, con
Alessandro Colautti (Ncd) in prima fila. È l’unica proposta sostanziale dell’opposizione accolta dalla
maggioranza, insieme a una norma di Roberto Revelant (Ar) che consente alle pubbliche
amministrazioni di privilegiare le imprese locali nell’assegnazione lavori pubblici in lotti.
Rivoluzionaria per il settore. Non passano gli emendamenti M5S e di Luca Ciriani (FdI) per creare un
fondo a favore di chi ha perso i soldi con gli ultimi scandali delle cooperative. Non c’è infatti una
ricognizione, dirà Peroni. La giunta interverrà in altre sedi, con una revisione della normativa in
materia. Cultura I finanziamenti rimangono immutati ai livelli 2014 e sono pari a 37 milioni. L’aula si
scalda quando si imbatte sui contributi per l’associazione Kappa Vu presieduta da Alessandra
Kersevan. «Questa persona - attaccano Roberto Novelli e Rudy Ziberna - afferma che a Basovizza,
monumento nazionale, non ci furono infoibamenti. Riteniamo che queste posizioni non siano
compatibili con un finanziamento della Regione». Confermati i 300mila euro annui, per dieci anni, alla
Fondazione Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia per il restauro e la conservazione di Villa Louise;
altri 300mila, sempre per un decennio, all'Azienda speciale Villa Manin. Fondi alle chiese e fondi
puntuali A parte qualche finanziamento qua e là, per finanziare i lavori di ristrutturazione delle chiese
si sceglie la strada tracciata dalla giunta: il ddl contiene una norma che consente alle singole diocesi di
inviare le domande di contributo alla Regione. La giunta potrà sostenere il 100% del fabbisogno e parte
della progettazione. Diecimila euro ai settimanali diocesani. In mezzo ai pacchi di emendamenti (più
grossi della legge stessa) non mancano le poste puntuali. Molte contengono riconferme di contributi ai
Comuni per completare opere già cantierate. Rientrano, ad esempio, anche i 250mila euro alla
Comunità montana del Torre, Natisone e Collio per far fronte agli interventi straordinari sulla viabilità
locale nei territori colpiti del gelicidio. Confermati i 100mila euro per i lavori al bagno Ausonia di
Trieste.
Molte conferme ma non Berlasso (M. Veneto)
di Anna Buttazzoni UDINE Se due indizi fanno una prova Guglielmo Berlasso si allontana sempre più
dalla guida della Protezione civile. Ieri la giunta di Debora Serracchiani ha dato il via libera a 16
nomine, tra direttori centrali - i super-funzionari della Regione -, vice direttori e vertici di due agenzie
regionali, l’Arpa e l’Ardiss. Tante le conferme. Ma all’appello Berlasso non c’è. E non ci sono
nemmeno altri due direttori in bilico, Antonella Manca (Funzione pubblica, Autonomie locali e
coordinamento delle riforme) e l’avvocato della Regione Ettore Volpe. Il capo della Protezione civile
in Fvg sembra vicino a cedere il passo, dopo 13 anni. La giunta sarà riunita anche oggi, ma per alcune
questioni tecniche le tre nomine rimaste fuori non troveranno soluzione. Con ogni probabilità martedì
30, ultima convocazione dell’anno per l’esecutivo, anche quei nodi saranno sciolti. Berlasso è appena
uscito indenne dall’inchiesta della Procura di Udine sulla presunta turbativa d’asta nelle gare indette
dalla Protezione civile del Fvg. Non è l’indagine a pesare nella scelta della giunta, è questione di
ricambio, tanto caro a Serracchiani. Nella filosofia presidenziale se la Protezione civile cambierà guida
sarà perché 13 anni possono bastare. E forse è anche questione di stipendio, perché Berlasso è sempre
stato il più pagato, anche per le responsabilità, partendo da oltre 200 mila euro lordi netti annui,
passando da poco più di 193 mila nel 2012 e scendendo oggi a 164 mila 643 euro. Ma in Regione c’è
una norma che non consente a nessun manager di superare i 150 mila euro lordi l’anno, cioè più dello
stipendio della presidente. Il 30 Berlasso, Manca e Volpe conosceranno il loro destino professionale,
che potrà anche passare da un altro anno di contratto, un’altra prova dopo l’accordo annuale in
scadenza a fine dicembre, come volle Serracchiani nel settembre 2013 per testare ogni dirigente. Ieri in
16 hanno scoperto d’essere stati promossi e quindi resteranno in Regione fino al 31 agosto 2018,
scadenza dell’attuale legislatura. Sono il direttore centrale trasparenza e anticorruzione Mauro Vigini; il
segretario generale Daniele Bertuzzi; il capo di Gabinetto Agostino Maio; il Ragioniere generale Paolo
Viola; il vice direttore centrale finanze e patrimonio Nicola Manfren; il direttore centrale cultura, sport
e solidarietà Anna Del Bianco; il direttore centrale attività produttive, commercio, cooperazione,
risorse agricole e forestali Franco Milan; i vice direttori Francesco Miniussi e Lucio Chiarelli; il
direttore centrale infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici, università Magda
Uliana. In quattro casi, invece, la giunta porterà fino alla pensione di tre super-funzionari vicini a
chiudere l’esperienza con la Regione. Si tratta del direttore centrale lavoro, formazione, istruzione, pari
opportunità, politiche giovanili e ricerca Ruggero Cortellino che avrà un contratto fino al 29 luglio
2015; il direttore ambiente ed energia Dario Danese che lavorerà fino all’11 agosto 2015, mentre il suo
vice Roberto Schak è stato confermato fino al 31 agosto 2018. E poi i direttori centrali dell’Ente tutela
pesca Giovanni Petris, in pensione dal 31 dicembre 2015 o prima, e dell’Ardiss (ex Erdisu) Claudio
Kovatsch che resterà fino al 16 maggio 2015. Infine l’Arpa: sarà guidata da Luca Marchesi, 49 anni,
milanese, laureato in Architettura al Politecnico di Milano. Marchesi è dal 2012 vice direttore generale
dell’Arpa Lombardia, dov’è in servizio come dirigente dal 2000, e prima è stato funzionario della
Regione Lombardia. «Avevo preannunciato che il 2014 sarebbe stato per l’Arpa un anno di svolta. La
nomina di Marchesi - commenta l’assessore all’Ambienta Sara Vito - va in questo senso. Abbiamo
bisogno di un’Agenzia all’avanguardia, che punti su professionalità e competenza, che dialoghi con le
realtà pubbliche e private per contribuire a quella crescita culturale “green” che sta alla base dello
sviluppo sostenibile che vogliamo per la nostra regione sempre più europea».
Ospedali, Bordon e Delendi restano in sella
UDINE Quattro conferme, un ritorno in Fvg e una new entry veneta. Come promesso la giunta ha
esaminato l’elenco di 177 manager e nominato ieri i due commissari straordinari e i quattro direttori
generali della sanità, perché dal 1° gennaio parte la “rivoluzione” varata dal centrosinistra. E vanno
riorganizzati gli ospedali tra i quali ci saranno maggiori sinergie e aziende per i servizi sanitari tagliate
e accorpate da riprogrammare. Le conferme sono Mauro Delendi, Nicola Delli Quadri, Paolo Bordon e
Giovanni Pilati. Il rientro dalla Sardegna è per la goriziana Giuliana Bensa, mentre la new entry è il
veronese Pier Paolo Benetollo, sul quale c’è la maggiore curiosità. Gli attuali direttori generali degli
Ircss Burlo Garofolo di Trieste (Mauro Melato) e Cro di Aviano (Piero Cappelletti) resteranno in carica
fino a scadenza, tra marzo e aprile. Esce dal giro dei super-manager Gianni Cortiula, ex direttore
centrale con Renzo Tondo e oggi dg dell’Ass Isontina, che nel nuovo schema sarà accorpata con quella
della Bassa friulana. I due commissari, nominati in accordo con le università di Udine e Trieste,
avranno il compito di rendere concreta l’integrazione tra ospedali, Atenei e Ass, entro due anni.
Delendi, 59 anni, attuale dg del Santa Maria della Misericordia di Udine, è commissario della nuova
Azienda che unirà Medio Friuli e ospedale di Udine, mentre Delli Quadri, 67 anni, attuale dg dell’Ass
Triestina, avrà il medesimo compito, far lavorare assieme e meglio gli ospedali di Trieste e l’Azienda.
Bordon, 51 anni, udinese, laureato in giurisprudenza a Trieste, oggi dg dell’ospedale di Pordenone, era
“blindato” e infatti viene confermato direttore generale e dovrà gestire l’ex Ass Pordenonese e il Santa
Maria degli Angeli. Pilati, 60 anni, invece, batte la concorrenza senza troppi patemi e ottiene il ruolo di
dg nella nuova Azienda che riunisce Bassa friulana e Isontino. Laureato a Bologna in Medicina e
Chirurgia oggi è commissario straordinario dell’Ass della Bassa friulana di Palmanova e Latisana. La
new entry è Benetollo, nominato dg dell’Azienda composta da Alto Friuli e Collinare. Laureato a
Padova in Medicina e Chirurgia, 53 anni, attualmente è il direttore sanitario dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Verona. Benetollo ha già svolto diversi ruoli di direzione sanitaria e di direzione di
Struttura distrettuale in varie Aziende sanitarie. Il ritorno è Bensa, 44 anni, goriziana. È lei la scelta per
dirigere l’ex centro per i servizi condivisi, che nella riforma diventa ente per la gestione accentrata dei
servizi condivisi. Laureata a Trieste in Economia e Commercio oggi Bensa è direttore dei Servizi
centrali della Kinetika Sardegna, società attiva nel sistema della sanità privata, ma è già stata impegnata
in diverse attività manageriale nel settore socio-sanitario. Per un periodo, inoltre, è stata responsabile
dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Roma) del settore livelli essenziali di assistenza e
sperimentazioni gestionali. «Abbiamo selezionato i nuovi direttori generali valutando le competenze
richieste dai posti da ricoprire - afferma l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca -, quindi
esclusivamente in rapporto agli aspetti professionali. La politica è fuori dalle nostre valutazioni, di
questo sono particolarmente orgogliosa». (a.bu.)
Carta acquisti, integrazione da 60 euro al mese (M. Veneto)
UDINE Anche per il 2015 la Regione integrerà con 60 euro mensili i benefici definiti a livello
nazionale per i cittadini titolari di Carta acquisti (social card), da utilizzare per il sostegno della spesa
alimentare, sanitaria e per il pagamento delle bollette della luce e del gas. Lo stabilisce una delibera
della giunta regionale. La Carta acquisti vale 40 euro al mese messi a disposizione dallo Stato, cui se ne
aggiungono 60 regionali. Con la Carta si possono anche avere sconti in negozi convenzionati e si può
accedere direttamente alla tariffa elettrica agevolata. La card viene concessa agli anziani over 65 anni o
ai bimbi di età inferiore ai tre anni (titolare è il genitore) che siano in possesso di particolari requisiti,
fra cui un Isee non superiore a 6.781,76 euro l'anno. Informazioni su mef.gov.it/carta_acquisti. .
Schiaffo sul bonus bebè, ma corsia agevolata alle Pmi (Gazzettino)
Elisabetta Batic TRIESTE - La fiammella, già flebile, si spegne del tutto. La maggioranza ha fatto
dietrofront sull'ipotesi di ripristinare i fondi per il bonus bebè relativamente al 2014 e limitatamente alle
zone particolarmente disagiate del Friuli Venezia Giulia.
Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Cristiano Shaurli conferma che un ragionamento in tal
senso c'è stato ma, chiarisce «non nell'ambito di questa Finanziaria, c'è solo un anno prima del
provvedimento nazionale e l'idea resta ma riteniamo che il bonus bebè non sia un sostegno alla
natalità». Dunque ribadisce, «la nostra linea è quella di dare sostegno ai servizi ed ecco che i 10 milioni
previsti per il sostegno al reddito serviranno per intervenire anche nelle aree svantaggiate ma ora non ci
sarebbe il tempo per strutturare l'iniziativa».
«Danno soldi allo stabilimento balneare Ausonia ma non al bonus bebè» tuona il capogruppo di Forza
Italia Riccardo Riccardi ma dal centrodestra nessuna prova di forza. È ormai notte quando l'Aula
licenzia a maggioranza la Finanziaria 2015. Tra le modifiche accolte spicca quella a favore delle
piccole e medie imprese proposta da Roberto Revelant di Autonomia responsabile (sottoscritta da tutti i
capigruppo) che permette alle Pubbliche amministrazioni di assegnare lavori pubblici in lotti o per
lavorazioni alle imprese locali.
Il provvedimento stabilisce, inoltre, che nei bandi di gara sia espressamente prevista la possibilità del
subappalto con l'assicurazione da parte dell'appaltante di garantire il pagamento alle imprese
subappaltatrici nei diversi stadi di avanzamento dei lavori. «Incentiviamo il lavoro locale - commenta
Revelant - e permettiamo alle Pmi di avere una corsia privilegiata nell'assegnazione dei lavori oltre al
fatto che le compartecipazioni ai tributi restano in Fvg». Al Consorzio per lo sviluppo industriale del
Friuli Centrale vanno 300mila euro per la realizzazione di una rotatoria con disappunto del grillino
Cristian Sergo che denuncia, «opera non prevista nel piano triennale della Ziu e neanche progettata».
Dura presa di posizione dei forzisti Rodolfo Ziberna e Roberto Novelli che hanno chiesto di non
erogare contributi regionali alla casa editrice KW e a chi nega l'esistenza delle foibe, «Serracchiani
offende la memoria degli infoibati e delle loro famiglie, atteggiamento scandaloso e indegno». Non
accolti due emendamenti (FdI e M5S) a favore dei prestatori sociali delle Coop.
Pioggia di contributi puntuali: per quanto riguarda la cultura 50mila euro per scorrimento graduatorie
dei bandi, 500mila per la messa in sicurezza, restauro e ripristino dei luoghi della memoria (Prima
Guerra Mondiale), 300mila per 10 anni all'Azienda speciale Villa Manin, 30mila alla Comunità
montana del Torre, Natisone e Collio (che riceve anche 250mila per interventi dovuti al gelicidio),
60mila all'Arlef, 75mila alla Polisportiva Digiemme di Campoformido, 72mila al Comune di Sesto al
Reghena. E poi Cism di Udine (25mila), Smileagain di Udine (15mila) e 15mila anche all'Aiccre,
Cooperativa Agricolo Forestale di Treppo Carnico (50mila), Istituti psicopedagogici di Medea e
Fraelacco (30mila), Auxilia Onlus di Cividale (20mila), Ires Fvg (20mila) e 50mila per l'istituzione
dell'amministratore di sostegno tramite i servizi sociali comunali. Da Riccardi la stoccata: «Sono
un'esigenza di governo, diteci che lo avete capito».
La sfida dei preti di frontiera: Salvini, confronto sui profughi (M. Veneto)
di Maurizio Cescon UDINE «Un confronto con il leader della Lega Salvini su immigrati, profughi e
Rom? Sì ben venga. Siamo disponibili a un dibattito pubblico. Noi siamo per accoglienza e dialogo,
parliamo volentieri anche con chi ha idee opposte alle nostre. E’ un confronto sicuramente difficile, ma
siamo pronti ad andare a discutere con la gente, a Tarvisio, a Pontebba, a Venzone. A spiegare la nostra
visione, a dire che non possiamo condividere il rifiuto dell’altro». Don Pierluigi Di Piazza è il
portavoce dei Preti di frontiera, gli 11 sacerdoti che ogni anno, sotto Natale, scrivono e divulgano una
lettera su temi di grande attualità. Quest’anno hanno scelto un poker di argomenti: “Giustizia, pace,
accoglienza, salvaguardia dell’ambiente” e un verso del profeta Isaia “Qualcuno chiama: sentinella,
quando finisce la notte? Dimmi, quanto manca all’alba?”. «Il filo conduttore vuole essere la speranza ha aggiunto Di Piazza - . In questi giorni c’è stato l’eccidio dei bambini in Pakistan, ma anche
l’apertura del dialogo tra Usa e Cuba con l’azione discreta e decisa di papa Francesco. E poi la risorsa
positiva di Roberto Benigni che ha spiegato i 10 Comandamenti in televisione. Siamo in un momento
di crisi economica e non solo, per questo dobbiamo ascoltare i dolori interiori delle persone. Senza
compassione l’umanità non potrà salvarsi. C’è bisogno di rispetto per la terra, per l’ambiente, per
evitare il consumo di suolo. E sete di giustizia, contro ogni forma di corruzione, che c’è nel nostro
Paese e che è alla ribalta anche in queste settimane. E poi il rifiuto della guerra che è “sempre follia”
come ha detto papa Francesco a Redipuglia. Quelle frasi furono tanto applaudite, ma poi nessuno le ha
mai riprese in un discorso ufficiale, in qualche occasione pubblica. E infine gli immigrati, i rifugiati:
chi rifiuta l’altro, si ferisce. La nostra regione diventi esempio di accoglienza, una specie di laboratorio,
coinvolgendo le Università, le scuole, con persone competenti e qualificate. Una presenza
imprescindibile, convinta, non timorosa e defilata, dovrebbe essere quella della politica e delle
istituzioni. Si è avviata nel Comune di Nimis un’esperienza significativa con i rifugiati che si offrono di
fare lavori socialmente utili, perchè non seguirla e diffonderla? Non siamo facili a qualificare come
razzisti coloro che esprimono dubbi, perplessità e interrogativi. Cerchiamo di capire le loro ragioni. Ma
avvertiamo che è richiesta una scelta: o ci incontriamo o rifiutiamo». Don Albino Bizzotto, che opera
nel difficile contesto di Padova, ammette che «parlare di accoglienza degli immigrati è molto, molto
difficile. Adesso i padovani, che prima mi adoravano, ce l’hanno con me. Ma io il Natale lo passerò in
un campo nomadi». Andrea Bellavite ha posto l’accento sulla virulenza del linguaggio: «nei social
network, nei blog ci sono spesso commenti, su profughi e Rom, ai limiti del nazismo. Purtroppo è un
termometro della società di oggi. Il confronto con Salvini e la Lega? Sono d’accordo, ben venga».
Toccato infine anche il tema dei simboli cristiani nelle scuole e nei luoghi pubblici. «Il presepe è
identitario - ha detto Di Piazza -, la cultura è sempre aperta e in movimento. Diciamo sì al presepe a
scuola, ma no a chi si serve della fede per posizioni ideologiche o di partito. E poi è necessaria
un’attenzione pure alle altre religioni quando c’è qualche festa tradizionale dei musulmani, degli ebrei,
del buddismo. L’identità cristiana non è ideologica, ma significa dedizione agli altri. E’ importante
crescere nella diversità, ma diciamo no a strumentalizzazioni politiche che sono pericolose».
CRONACHE LOCALI
Coopca, Procura a caccia di prove di reato (Gazzettino Udine)
Elena Viotto La Procura di Udine accende i fari sulla crisi della Coopca, dopo il blocco dei risparmi e
l'ammissione al concordato preventivo.
Nei giorni scorsi la magistratura friulana ha aperto un fascicolo per "atti relativi", ovvero senza che
siano individuati, allo stato, indagati o ipotesi di reato. Si tratta, in pratica, di un incartamento che serve
agli inquirenti per seguire l'evolversi della situazione. Per seguire, cioè, il percorso di concordato e
l'istanza di fallimento avanzata da un fornitore. Istanza, quest'ultima, sospesa proprio in attesa del piano
di ristrutturazione, con una proposta di rilancio e un programma di rientro per i creditori, che Coop
Carniche dovrà depositare entro metà gennaio, allo scadere dei 60 giorni di tempo concessi dal
Tribunale fallimentare di Udine. A confermarlo è il Procuratore facente funzioni, Raffaele Tito. Il caso
è stato assegnato al sostituto Elisa Calligaris. Gli inquirenti hanno delegato alla Guardia di Finanza
l'acquisizione di alcuni atti, già eseguita dalle Fiamme gialle che mercoledì si sono recate nella sede di
Amaro della cooperativa. Si tratterebbe di tutti i documenti utili a chiarire la vicenda, tra cui anche una
lettera in cui sarebbero stati richiesti nuovi conferimenti di denaro ai soci per valutare un eventuale
superamento del rapporto tra capitale sociale e capitale d'investimento. Oltre a vigilare sulla procedura
concordataria con cui Coopca cercherà di evitare il fallimento, con il fascicolo appena aperto, la
Procura inizierà a compiere i primi passi per verificare l'eventuale sussistenza di responsabilità penali
in capo a chicchessia in relazione alla vicenda. In particolare la magistratura vuole fare chiarezza in
relazione agli oltre 3 milioni di euro di prelievi effettuati da alcuni soci proprio poco prima del blocco
dei risparmi, nell'arco di circa un mese e mezzo. Sul tavolo della Procura, invece, non sono arrivati
finora né esposti (il comitato soci Coopca deciderà questa sera se presentarne uno) né segnalazioni
dalla Banca d'Italia. Nel frattempo, con una nota emessa ieri dal presidente Ermanno Collinassi per
rassicurare dipendenti, soci prestatori, soci e fornitori, la Coopca chiede fiducia e ribadisce di essere al
lavoro per la definizione di un piano di intervento. «A ottobre la Coopca, suo malgrado, si è trovata a
dover fare i conti con un'inaspettata richiesta di rimborso da parte dei soci - si legge nella nota -. Al 30
settembre il prestito sociale era perfettamente in linea con quello al 31 dicembre 2013. L'emorragia è
iniziata dal mese di ottobre, conseguentemente ai fatti di cronaca di Trieste, con ritmi sfrenati e
ingestibili. In 45 giorni la Coopca ha ricevuto uno shock di richieste di rimborso tale da bloccarne
l'attività. In pochi giorni sono stati liquidati soci prestatori per un importo di 3 milioni e 100 mila euro e
ne erano stati richiesti altri 4 e mezzo, pari ad un importo complessivo che rappresenta il 25% del totale
del capitale sociale».
Manzano, mille gli assunti da Paesi extra Ue nel 2013 (M. Veneto Udine)
MANZANO Una panoramica sull’immigrazione in Fvg, con particolare attenzione al Triangolo della
sedia, quello che ieri sera è emerso dal convegno organizzato a Cividale dalla Cgil che con la
sindacalista Sherlyn Yeoh Kar Hoon ha analizzato il fenomeno migratorio dai primi anni ’90, di cui in
particolare il Manzanese è stato protagonista con presenze importanti di immigrati impiegati in vari
settori produttivi, dal legno all’agricoltura. In Italia Lo Stivale, ormai da tempo, è diventato la porta
d’Europa per centinaia di migliaia di migranti. Dal primo gennaio 2014 i cittadini non comunitari
presenti in Italia sono oltre 3 milioni, con Marocco, Albania e Cina nazionalità di provenienza più
rappresentate. Al 31 luglio le presenze degli sbarchi nelle strutture temporanee erano poco più di 53
mila, di cui circa 35 mila hanno fatto richiesta di protezione. Nel Triangolo della sedia La storia
industriale della zona ha portato a contare un elevato numero di presenza di lavoratori nelle fabbriche e
nelle tappezzerie provenienti dalla Cina. Mentre nel settore agricolo i più occupati sono magrebini,
centroafricani e dall’Est Europa. Il fenomeno dell’immigrazione in zona è iniziato negli anni ’90
quando ancora la produzione contava sulla vendita di migliaia di pezzi con oltre un migliaio di
fabbriche attive nella lavorazione del legno e subfornitura. I numeri sono man mano cresciuti nei
decenni successivi e con il ricongiungimento familiare e l’arrivo di moglie e figli si sono manifestati
anche i primi problemi di accoglienza e integrazione. I dati 2013 parlano per l’intero Distretto della
sedia per quanto concerne le assunzioni, su un totale di otre 5.600 quasi un migliaio gli assunti da Paesi
extra Ue. Imprenditoria cinese Le caratteristiche produttive della zona della sedia hanno avuto come
conseguenza l’impennata dell’imprenditoria cinese. Nel 2013 i cittadini presenti in Italia sono segnalati
in circa 321 mila. Difficile una quantificazione esatta di presenze nella Triangolo della sedia, perchè
non tutti sono registrati all’anagrafe comunale. Una stima li attesta in circa 1.200 presenze in provincia.
Un fenomeno particolare legato soprattutto ai cittadini cinesi nasce nel momento in cui con la chiusura
delle fabbriche molti di loro, ritrovatisi senza lavoro per mantenere il permesso di soggiorno, hanno
aperto la partita Iva mettendosi in proprio e diventando commercianti. Di lì la proliferazione di molte
attività, dalla vendita al dettaglio alla ristorazione, ora raccolte e portate avanti dalle seconde
generazioni. Silvia Riosa
Operai della Sangalli sulla torre a Manfredonia per protesta (Gazzettino Udine)
SAN GIORGIO DI NOGARO - Due operai della "Sangalli vetro" protestano e minacciano di lanciarsi
nel vuoto dopo essere saliti sulla torre dello stabilimento di Manfredonia. In tutto sono circa i 250
lavoratori che hanno deciso di protestare ad oltranza con un presidio davanti ai cancelli della fabbrica i
cui impianti sono fermi dal primo dicembre 2014.
I lavoratori, che mercoledì hanno anche bloccato la statale 89, protestano anche perché, a loro dire, il
Governo nazionale non ha mostrato interesse per la vertenza. Servono 16 milioni di euro per l'acquisto
di un nuovo macchinario per la produzione di vetro float, ma le banche non sono disposte a prestare i
soldi perché l'azienda (con sede anche in provincia di Udine a Porto Nogaro) ha debiti per 130 milioni.
«Finché non avranno il giusto risalto, anche mediatico, continueranno la protesta. Proprio stamane ho
parlato con i due operai, assicurando loro tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio per cercare di
risolvere la grave vertenza»: ha dichiarato il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi.
Striscione di protesta alla Cgil di Latisana (M. Veneto Udine)
LATISANA “Contro Gli Italiani Lavoratori”. Hanno anagrammato così la sigla di uno dei principali
sindacati, la Cgil, e hanno apposto, durante l’altra notte, per manifestare la loro protesta, uno striscione
sulle vetrine della sede del sindacato, in via Gregorutti 38, a Latisana. Sono gli attivisti
dell’associazione culturale “Veneto Fronte Skinheads” che in questo modo tornato a far parlare di sè,
dopo essere stati protagonisti, qualche tempo fa, della famosa protesta, delle “banconote insanguinate”,
distribuite a Lignano Sabbiadoro, per manifestare contro il sistema delle banche. Anche questa volta
l’azione di protesta è stata messa a segno contemporaneamente in tutto il Nordest, l’altra notte, e ha
interessato, per il Friuli, la città di Latisana. Ma perché la Cgil? Lo spiega una nota ufficiale diramata
ieri dal gruppo “Veneto Fronte Skinheads”, per rivendicare proprio l’azione dell’altra notte, partendo
da alcune recenti iniziative messe in atto appunto dalla Cgil, «azioni ignote ai più - precisa la nota come l’apertura a Tunisi di uno sportello di orientamento e d’informazione, per i lavoratori del Nord
Africa che vogliono venire in Italia per trovare un’occupazione. Finalmente il “sindacato rosso” per
antonomasia getta la maschera, mostrando la sua vera natura, di traditore del popolo e dei lavoratori
italiani. Un sindacato che va a proporre un futuro migliore a masse di disperati, disposti a lavorare a
ritmi più serrati e per salari ben più bassi del minimo salariale». Senza dare troppo peso al manifesto, o
forse in attesa di una rivendicazione, i responsabili della sede di Latisana hanno tolto lo striscione dalle
vetrate della sede e poi hanno aperto gli uffici. «Oltre ad esprimere un’ovvia condanna per quanto
accaduto, riservandoci anche di agire per vie giudiziarie a tutela della Cgil, auspichiamo una forte
reazione da parte delle forze politiche, dell’associazionismo e di tutta la cittadinanza verso queste
manifestazioni di odio e intolleranza, di dichiarata matrice nazista e xenofoba. Manifestazioni che
preoccupano a maggior ragione per il numero di sedi sindacali che ne sono state bersaglio in tutto il
Nordest». Queste le parole con cui il segretario regionale della Cgil, Franco Belci, commenta lo
striscione di Latisana. Analogo appello anche da parte del segretario della Camera del lavoro di Udine,
Alessandro Forabosco. Paola Mauro
Striscione degli Skinheads contro la Cgil (M. Veneto Pordenone)
“Cgil: contro gli italiani lavoratori”. Recitano così gli striscioni firmati Veneto Fronte Skinheads e
appesi, nella notte tra mercoledì e ieri, su una quindicina di sedi del sindacato di Susanna Camusso, tra
cui quella di Pordenone. Oltre agli striscioni, volantini in cui si getta fango sulla sigla. Immediata la
condanna del gesto da parte di Cgil, che ha annunciato azioni legali. «I sindacati, con la Cgil in testa,
sono per antonomasia i traditori del popolo italiano – si legge sul volantino – , nonché i corresponsabili
di questa decrescita dai connotati di caduta libera nel baratro della miseria e del collasso di uno Stato
che anche loro hanno contribuito a disintegrare». Non mancano i cenni anti-immigrazione: «In seguito
alla recente manifestazione nazionale, vogliamo esternare le nostre lodi verso iniziative sindacali ignote
ai più, come l'apertura di uno sportello di orientamento e informazione a Tunisi per i lavoratori del
Nord Africa che vogliono venire in Italia per trovare un'occupazione – proseguono gli Skinheads –.
Finalmente il sindacato rosso per antonomasia getta la maschera, mostrando la sua vera natura, quella
di traditore del popolo italiano e dei lavoratori italiani». Duro il commento del segretario regionale
della Cgil Franco Belci: «Oltre a esprimere un’ovvia condanna per quanto accaduto, riservandoci anche
di agire per vie giudiziarie a tutela della Cgil, auspichiamo una forte reazione da parte di forze
politiche, associazionismo e cittadinanza verso queste manifestazioni di odio e intolleranza, di
dichiarata matrice nazista e xenofoba. Manifestazioni che preoccupano a maggior ragione per il numero
di sedi sindacali che ne sono state bersaglio nel Nordest». (g.s.)
A Porcia Electrolux chiude con 100 mila pezzi in meno (M. Veneto Pordenone)
Centomila apparecchiature in meno rispetto alle previsioni, ma investimenti su quattro nuovi prodotti,
macchinari e sicurezza. Questa la fotografia del 2014 scattata ieri dall’azienda nell’incontro coi
sindacati. Le previsioni di maggio, per Porcia, parlavano di circa un milione 150 mila apparecchiature:
il 2014, però, chiude a un milione 50 mila. Centomila pezzi in meno, quindi: un dato che non ha
sorpreso. Un netto recupero non è stato possibile neanche con l'ultima commessa da 15 mila pezzi, che
per due settimane, tra fine novembre e metà dicembre, ha portato le maestranze a lavorare di nuovo a
otto ore. Nonostante la perdita, l'azienda è fiduciosa e spinge sull'acceleratore dei nuovi prodotti messi
sul mercato quest'anno. L'esordio a marzo, con una nuova lavatrice, che ha avuto buoni riscontri: 15
mila i pezzi prodotti sinora. Ad aprile, 30 mila pezzi per un’apparecchiatura di classe elevata e a
ottobre 4 mila lavatrici destinate ai mercati del Nord America, che promettono bene anche per il 2015.
In fase di lancio, un’apparecchiatura semiprofessionale. Questi i prodotti che possono fare la differenza
nei prossimi tempi. Electrolux ha effettuato diversi investimenti, come previsto dal piano, in primis sul
fronte della sicurezza, per ridurre i rischi di infortunio dei lavoratori. Stanziamenti pure per migliorare
processi di lavorazione e qualità dei prodotti, nonché sulle dotazioni interne: 56 i robot e 122 avvitatori
acquistati. Investimenti anche sulle presse: 500 mila euro nel 2014. Non sono mancati interventi per
migliorare l'efficienza dello stabilimento, pure dal punto di vista energetico. Tutti investimenti che, i
vertici hanno tenuto a precisarlo, proseguiranno. A oggi sono 42 i lavoratori che hanno scelto la strada
della mobilità volontaria: 21 sono usciti dopo l'accordo di maggio. L'intesa sulla mobilità era stata
siglata a fine novembre. Le uscite sono incentivate: sul piatto, sino a 50 mila euro lordi nel caso in cui i
lavoratori presentino un piano di avvio di una attività in proprio, in alternativa sono di 46 mila euro
lordi. «Il calo dei volumi è legato alle difficoltà del mercato – ha commentato Gianni Piccinin (Fim) –.
ma c’è ottimismo in quanto le nuove apparecchiature stanno dando risultati positivi. Ora serve un
confronto a livello ministeriale sulla reindustrializzazione del sito di Porcia, che dovrebbe ridurre il
numero degli esuberi stimati di circa 150 unità». Giulia Sacchi
«Garanzie su legalità e appalti» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Un “welfare aziendale” che si sviluppi su tutta la città «Su questo vorremmo dialogare e collaborare
con Fincantieri» ha detto il sindaco Silvia Altran all’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe
Bono prima dell’audizione in Consiglio. Per affrontare con decisione il nodo della precarietà, dalle
legalità e della convivenza degli stranieri in città. »Abbiamo stretto i denti» ultimamente ha spiegato il
sindaco a Bono. Segno di un clima non più entusiasta e convinto tra la città e il suo stabilimento di
Panzano. Lo si è capito perfettamente e in maniera trasversale ieri in Consiglio quando agli aut-aut di
Bono sono seguite le domande, condite da argomentazioni dei vari capigruppo. «Percjhè in tutti questi
anni non si è continuatoa coltivare le ditte locvali invece dei lavoratori esteri che portano illegalità e
caporalato negli appalti?» ha chiesto con determinazione Suzana Kulier del Gruppo misto. Paolo Fogar
(Pd) invece, sottolineando la distanza che c’è fra città e cantiere ha chiesto a Bono se intende portare la
festa del varo in città e pensare a una presenza fissa a Monfalcone «per creare più coesione con il
cantiere». Tutta una serie di domande in un clima molto serio e preoccupato nonostante le
rassicurazioni sul fronte del lavoro. Tecnica la domanda di Claudio Martin (Idv) che ha chiesto a Bono
se per Monfalcone si pensa anche a navi militari oltre che quelli da crociera. Giuseppe Sabato (Pd) ha
puntato il dito sull’«esasperazione che viene posta sul problema del costo della manodopera» e
sull’involuzione che sta vivemndo Monfalcone. E all’ad del colosso crocieristico ha richiesto maggior
responsabilità sociale verso la comunità damndo «risposte sul mercato del lavoro ecessivamente
precario». Federico Razzini (Lega Nord) ha tuonato contro la burocrazia («il più grande cancro
italiano»), sul fatto che Finacantieri è stata lasciata sola sul fronte del protocollo di legalità. E alla fine
ha chiesto all’ad un modo per frenare l’arrivo di stranieri: «Sono preoccupato della situazione del
subappalto, è pensabile fare in modo che Foincantieri faccia arrivare in Italia più facilmente persone
straniere più facilmente integrabili con il contesto locale». Paolo Frisenna (Pd) ha chiesto un «tavolo di
discussione con Fincantieri, per decidere cosa fare», Giovanni Iacono (Sel) infine oltre a citare
nuovamente la respomnsabilià sociale dell’azienda che voluto sapere da Bono cosa intende fare : «di
concreto».
Assemblea alla Mangiarotti dopo l’incontro con i vertici (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Il nuovo assetto societario della Mangiarotti, acquisita a settembre dalla Westinghouse, il recente
risanamento finanziario da parte della controllante Toshiba (che ha coperto il debito di 85 milioni) e il
piano industriale che sarà pronto a gennaio, sono stati al centro di un’assemblea svoltasi ieri
pomeriggio nello stabilimento di via Timavo. Bocche cucite da parte dei sindacati sui contenuti della
discussione, in attesa (sembra) di una nota da parte dell’azienda. Nell’altro stabilimento di Mangiarotti,
quello di Pannellia di Sedegliano (Udine), un’analoga assemblea si è svolta mercoledì scorso. La
rinnovata rappresentanza sindacale unitaria ha spiegato ai lavoratori quanto il presidente Richard
Gabbianelli ha recentemente illustrato alle organizzazioni sindacali. E’ così emerso che a Pannellia il
piano industriale prevede un importante investimento per la sicurezza. Assieme ai vertici dell’azienda i
sindacati hanno infatti stabilito di effettuare una riunione mensile per fare il punto della situazione su
questo importante aspetto della vita aziendale. Per quanto riguarda il portafoglio ordini, i lavoratori
sono stati poi informati della possibile acquisizione di due importanti commesse.