Lezione del 05/11/2014

Utilities nell’industria farmaceutica
LEZIONI DI
CONTROLLO E SICUREZZA DEI PROCESSI PRODUTTIVI
IN AMBITO FARMACEUTICO
ING. MAURIZIA SEGGIANI
[email protected]
tel: 050 2217881
UTILITIES



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
Vapore
Acqua
Gas
Aria compressa
Energia elettrica
VAPORE
Dopo l’acqua, il vapore è il fluido di servizio più largamente utilizzato nell’Industria Farmaceutica,
per funzioni molteplici quali il riscaldamento, la umidificazione dell’aria e soprattutto, e questo
rappresenta l’utilizzo più critico, i processi di sterilizzazione termica di materiali, apparecchiature e
prodotti farmaceutici.
Classificazione del vapore
Un primo sistema di classificazione del vapore utilizzato nei processi farmaceutici lo
suddivide in due categorie:
• Vapore Industriale (Utility Steam): fluido di supporto al processo, non entra in
contatto con il prodotto.
• Vapore “pulito” (Clean Steam o Pure Steam): fluido di processo, entra a
contatto con il prodotto o con i materiali ad esso contigui.
Il vapore industriale è caratterizzato dalla presenza di additivi come agenti
anticorrosivi, da un alto pH e da una pressione di esercizio relativamente alta (tra 3 e
10 bar). Il vapore pulito, al contrario, è privo di additivi con basso pH e viene prodotto
e distribuito a basse pressioni (max. 3 bar).
VAPORE
La schema sotto (da ISPE Baseline Pharmaceutical Engineering Guide -, presenta il
“decision tree” ovvero il percorso logico da seguire per la corretta scelta del tipo di
vapore da utilizzare in funzione del processo.
VAPORE
Centrale termica - Generatori di vapore (caldaie)
Il vapore utilizzato nei processi industriali viene prodotto nella centrale termica per
mezzo delle caldaie. Le caldaie utilizzate negli stabilimenti industriali possono essere:
- a tubi di fumo (o di 1° Tipo): l’acqua circola all’esterno dei tubi in cui circolano i fumi
caldi;
- a tubi di acqua (o di 2° Tipo): l’acqua circola all’interno dei tubi e all’esterno i fumi
caldi.
si possono ancora ulteriormente classificare:
- a tubi sub-orizzontali;
- a tubi sub-verticali;
- a tubi verticali.
In base alla pressione di esercizio, inoltre, le caldaie si distinguono in:
- Caldaie a bassa pressione (fino a 1 bar);
- Caldaie a media pressione (1-15 bar);
- Caldaie ad alta pressione (15-100 bar);
- Caldaie ad altissima pressione (> 100 bar).
In generale oggi di rado si superano 35 bar in aziende farmaceutiche.

I generatori a tubi di fumo, hanno un mantello
cilindrico, all’interno nella parte in basso vi è
il “focolare” in cui avviene la combustione di
gas (metano o GPL) o combustibile liquido
tramite un bruciatore. I fumi caldi vengono
inviati ad una serie di tubi mandrinati su due
piastre (fondi caldaia) immersi nell’acqua.
Infine i fumi vengono inviati al camino per
l’espulsione in atmosfera.

Nelle caldaie a tubi d’acqua il fascio tubolare e
direttamente investito dai gas di combustione
che si originano dal focolare sottostante.
Queste caldaie sono essenzialmente costituite
do uno o più fasci di tubi bollitori, di non più
di 100 mm di diametro interno; i tubi possono
essere leggermente inclinati sull’orizzontale, 0
leggermente inclinati rispetto alla verticale od
anche verticali; le prime si dicono anche
caldaie a tubi sub-orizzontali, le seconde a
tubi sub-verticali e a tubi ripidi.
Oltre alla caldaia propriamente detta, i generatori possono essere corredati anche di surriscaldatore di vapore, di
economizzatore o preriscaldatore dell’acqua di alimentazione, e di preriscaldatore dell’aria comburente, ecc.
Possono essere alimentate con carbone, polvere di carbone ma preferibilmente, almeno per quanto ci interessa, a GPL o
a metano, con i relativi tipi di bruciatori.
I surriscaldatori e i preriscaldatori di vario tipo completano l’impianto per sfruttare meglio l’energia termica dei fumi
rispettivamente alle più alte temperature (entro o subito dopo la camera di combustione, ma non immediatamente a
contatto della fiamma), o alle temperature più basse, prima di scaricarli nell’atmosfera attraverso i camini.
Generatori elettrici
Producono vapore utilizzando l’energia elettrica; si distinguono in generatori a resistenza
(utilizzano resistenze elettriche) e in generatori ad elettrodi (si sfrutta la resistenza propria
dell’acqua al passaggio della corrente).
Generatori a fluido diatermico
Il fluido da riscaldare non è acqua ma olio minerale od un altro fluido speciale di natura organica
(difenile, glicole etilenico, etc..). Il fluido diatermico ha la caratteristica di avere, alla pressione
atmosferica, una elevata temperatura di ebollizione (circa 400-500°C). Pertanto possono essere
portati ad elevate temperature senza modificare il loro stato fisico alla pressione atmosferica.
Vengono utilizzati come veicolo di calore (utilities calda) oppure inviati in scambiatori per la
produzione di vapore. Questi impianti operando a pressione atmosferica, sebbene costosi e a basso
rendimento, non necessitano di personale abilitato. Tale caratteristica è alla base del loro attuale
utilizzo nella piccole e media industria.
Il tipo di generatore più usato e più adatto all’utilizzo
dell’olio diatermico è la caldaia mono-tubolare (con olio
diatermico circolante in serpentine in serie); si
utilizzano tuttavia anche caldaie multi-tubolari (con
serpentine in derivazione). Le caldaie a tubi di fumo
usate nei normali impianti per riscaldamento di
ambienti e per la produzione di vapore di processo, non
possono invece essere utilizzate a causa delle basse
velocità di circolazione del fluido termovettore al loro
interno. Il calore è fornito per mezzo di bruciatori ad
olio combustibile o a gas naturale,oppure con resistenze
elettriche (per impianti più piccoli).

L’acqua impiegata nelle caldaie deve essere adeguatamente filtrata, disaerata e liberata dai sali in sospensione e in
soluzione: ciò per evitare ossidazioni od incrostazioni che possono provocare scoppi o compromettere il
funzionamento delle parti vitali della caldaia sottoposta a pressioni, talvolta molto alte, ed alle elevate temperature dei
fumi che ne vanno a contatto.

Le caldaie sono munite di almeno due valvole di sicurezza, caricate così da lasciare sfuggire vapore non appena si
superi la pressione di esercizio, risultante dal collaudo, timbrata sulla caldaia ed indicata sul suo libretto.

Una regolare conduzione, manutenzione, ispezione, e pulizia sistematiche aumentano notevolmente rendimento e
durata. L’Inail verifica periodicamente questi generatori per evitare che incurie possano provocare danni a persone e
cose: può sospenderne l’esercizio e imporre riparazioni e modifiche in ogni momento.

La scelta del tipo o del sistema di caldaia che meglio può convenire ad uno stabilimento farmaceutico e condizionata da
diversi fattori, quali l’uso del vapore, la disponibilità di spazio, l’assorbimento di energia termica, la pressione di
esercizio, la qualità dell’acqua, le previsioni sugli assorbimenti futuri di energia, ecc.

Così la potenza del generatore (kg/h) va stabilita dopo un preciso accertamento sia degli assorbimenti medi di energia
termica sia delle punte massime e minime degli assorbimenti, in funzione di determinate esigenze produttive.

La pressione di esercizio più idonea va calcolata con attenzione, in rapporto a ben definite esigenze tecnologiche ed
economiche.

Si dà la preferenza ai generatori a tubi di fumo quando, agli effetti della produzione, è sufficiente una pressione di
esercizio di 12-13 bar. Per pressioni eguali od inferiori esiste una vasta gamma di generatori a tubi di fumo,
completamente automatizzati, che trovano il loro più conveniente impiego proprio per potenze fra i 2000 e i 3000
kg/h di produzione di vapore. Si tratta di generatori estremamente robusti, di facile manutenzione, di rapidissima
installazione che non hanno grandi esigenze per quanto riguarda il trattamento dell’acqua di alimentazione e la
preparazione tecnica del personale. Le prestazioni e le caratteristiche di questi generatori li rendono particolarmente
validi per la produzione di energia termica negli stabilimenti farmaceutici.

Meno frequente è il ricorso a generatori a tubi d’acqua, che sono raccomandabili solo quando la tecnologia pretende
pressioni di esercizio superiori ai 15 ba e produzioni nettamente maggiori dei 4000-5000 kg/h.

La centrale termica deve essere installata possibilmente nelle adiacenze del baricentro di consumo, in modo che la rete
di distribuzione del vapore alle varie utenze sia il più breve possibile. La sistemazione deve prevedere opportune
possibilità di espansione.

In ogni caso, e indipendente dalle previsioni di espansione, è norma cautelativa quella di avere sempre a disposizione
una o più caldaie di scorta per consentire un regolare funzionamento di energia termica nel caso di avaria o in
coincidenza di impreviste punte di massimo assorbimento.
VAPORE
Acqua per la produzione di vapore
L’acqua utilizzata per produrre vapore dipende dal tipo di vapore che si vuole ottenere:
- Produzione vapore industriale: si utilizza acqua filtrata ed incolore con le caratteristiche
riportate in tabella a seconda della pressione e del generatore;
- Produzione vapore puro: si utilizza acqua demineralizzata in uno scambiatore di calore a
fascio tubiero in acciaio inox entro cui si trova l’acqua. Per il riscaldamento si usa vapore
industriale che circola nel mantello. Prima dell’utilizzo il vapore prodotto è convogliato
in una camera dove si rallenta in modo da evitare il trascinamento di goccioline di
condensa alle utenze. In questo modo si ottiene un vapore privo di impurezze ed
additivi, è sterile ed apirogeno.
Tabella
Parametri dell’acqua impiegata per la produzione di vapore da tenere
sotto sottocontrollo:
-
Anidride carbonica 
degasazione termica);
aggressiva, causa corrosione (si elimina mediante
- Conducibilità (proprietà di trasmettere la corrente, misura indiretta della
salinità totale);
- Ossigeno  aggressivo, corrosione (si elimina mediante degasazione termica);
- Durezza (sali di Ca e Mg  incrostazioni);
- Ferro  precipitazioni, incrostazioni, corrosione;
- pH valore ottimale 9.0-9.3 per limitare la corrosione dei metalli (aggiunta di
alcalinizzanti).
A
ACQUA
CQUA
Nell’industria farmaceutica l’acqua è usata in grandi quantità per i seguenti impieghi:

come solvente nella preparazione di acidi, basi, sali o altri composti;

come mezzo diluente;

come veicolo di soluzione o sospensione per la maggior parte delle forme farmaceutiche liquide;

nei lavaggi degli impianti e dei macchinari;

come fluido di raffreddamento per gli impianti (ad es: condizionamento, liofilizzazione e
distillazione);

per la generazione di vapore;

per servizi igienici e di ristoro;

per l’impianto anti-incendio.
Secondo l’impiego l’acqua deve rispondere a requisiti specifici che vanno dalla potabilità alla sterilità,
alla parziale o totale assenza di sali disciolti (acqua decarbonatata, deionizzata, distillata o bidistillata),
ad un basso tenore di sali di calcio e magnesio (acqua addolcita).
Non sempre i quantitativi di acqua richiesti possono essere forniti dall’acquedotto pubblico che
generalmente è in grado di soddisfare solo una parte delle esigenze di impianto. La restante parte
viene soddisfatta da acqua prelevata da pozzi appositamente scavati.
Raramente nell’industria farmaceutica viene fatto un recupero dell’acqua che normalmente si limita
ad un suo riutilizzo nei servizi ausiliari o scopi secondari quali in un circuito di raffreddamento oppure
per irrigazione dei giardini o spazi verdi all’interno dell’azienda.
Acqua di raffreddamento
L’acqua di raffreddamento può operare a circuito chiuso o aperto.
I circuiti chiusi vengono utilizzati per raffreddare trasformatori elettrici o motori diesel e salvo piccoli
rabbocchi, l’acqua in circolazione rimane sempre la stessa. Per prevenire la corrosione all’acqua si
aggiungono specifici inibitori.
Nei circuiti aperti a ricircolo, largamente usati, l’acqua usata nelle varie utenze al termine del circuito
viene spruzzata in una torre dove incontra una corrente di aria ed è a sua volta raffreddata. Durante il
processo una parte dell’acqua evapora e, analogamente a quanto accade nei generatori di vapore, i sali
presenti si concentrano portando ad un aumento di salinità. Superati certi limiti ci sono problemi di
formazione di incrostazioni e corrosioni  si interviene con aggiunta di inibitori/additivi, spurghi e
reintegro di acqua fresca.
Torre di raffreddamento
Torre di raffreddamento con riempimento
In Tabella si riportano i limiti per l’acqua in impianti di raffreddamento previsti dalla Norma UNI
(“Caratteristiche delle acque dei circuiti di raffreddamento e di umidificazione”.).
Acqua per uso farmaceutico
L’acqua è l’eccipiente più usato nella preparazione dei medicinali come veicolo, solvente, diluente.
In particolare nelle forme farmaceutiche liquide, l’acqua è il componente in quantità
predominante sia come agente sospendente che come solvente.
L’acqua viene usata anche in vari processi produttivi come materiale coadiuvante-ausiliario ed in
tal caso rimane nella forma finale in bassa percentuale (granulazione ad umido, rivestimento, etc.).
Qualità dell’acqua
L’acqua potabile non può essere usata come tale per la produzione farmaceutica a causa di
impurezze quali ioni, sostanze organiche, gas disciolti, microrganismi non patogeni e pirogeni.
Questo tipo di acqua è usata per alimentare impianti di produzione di acqua purificata.
L’acqua impiegata per uso farmaceutico richiede specifiche di qualità chimico-fisiche e
microbiologiche precise in funzione del suo utilizzo.
Le correnti edizioni della Farmacopea Europea classificano l’acqua in base al suo grado di purezza
o ad un suo uso specifico in:
- Acqua depurata (PW, Purified Water);
- Acqua per preparazioni iniettabili (WFI, Water For Injections);
- Acqua altamente depurata (HPW, Highly Purified Water).
Acqua depurata (PW)
Le Farmacopee prescrivono l’uso dell’acqua depurata per la preparazione di
medicinali che non devono essere sterili e apirogenici.
Si prepara in genere per distillazione, scambio ionico o processi a membrana
(osmosi inversa) a partire da acqua potabile. La contaminazione microbica deve
essere contenuta.
Secondo la Pharmacopea Eur. l’acqua depurata deve avere le seguenti
caratteristiche:
Acqua per preparazioni iniettabili (WFI)
E’ ottenuta dalla distillazione di acqua depurata, deve essere priva di sostanze
pirogene. E’ destinata alla preparazione di medicinali per somministrazione
parenterale (vaccini, fleboclisi, etc.) nel quale il veicolo è acquoso e per dissolvere o
diluire sostanze per somministrazioni parenterale prima dell’uso.
La WFI presenta più stringenti standard qualitativi rispetto all’acqua depurata che
riguardano la carica microbica, pirogenica e la conducibilità.
Acqua sterilizzata per preparazioni iniettabili: è la WFI che è distribuita in adatti
contenitori, chiusi, e sterilizzati al calore in condizioni tali che il prodotto rimanga
conforme al test di sterilità e al test per le endotossine batteriche.
Acqua altamente depurata (HPW)
E’ destinata alla preparazione di prodotti medicinali nei quali è necessaria acqua di alta
qualità biologica, ad eccezione di quelli per cui deve essere impiegata acqua per
preparazioni iniettabili. Si prepara generalmente a partire da acqua depurata con
tecniche appropriate quali doppia osmosi inversa associata a tecniche quali la
deionizzazione e l’ultrafiltrazione.
La HPW soddisfa i parametri qualitativi della WFI pur non essendo prodotta per
distillazione. Poiché il metodo di produzione usato è meno affidabile per la Ph. Eur.
non è ammesso il suo utilizzo al posto della WFI nella produzione di medicinali
parenterali. Può essere invece usata al posto della WFI nella preparazione di medicinali
sterili come prodotti oftalmici, nasali o per uso cutaneo.
Tecnologie di produzione
Per produrre PW, WPI e HPW si impiegano unità operative sequenziali per ottenere un’acqua
conforme ai parametri di qualità richiesti.
I processi produttivi essenzialmente si basano su:
- Demineralizzazione;
- Osmosi inversa (RO);
- Distillazione.
Inoltre pretrattamenti o trattamenti coadiuvanti possono essere richiesti per prevenire o limitare la
proliferazione dei microrganismi e rimuovere altri contaminanti.
La scelta del tipo di impianto dipende dalla qualità dell’acqua di alimentazione, dalla qualità
dell’acqua che si vuole ottenere e dal suo utilizzo farmaceutico. Ad es. per la WFI la scelta è limitata
alla distillazione. Il processo di distillazione è un processo affidabile, pur costoso, offre la garanzia
che l’acqua subisca un passaggio di stato e le alte temperature operative danno maggiore sicurezza
nel controllo della proliferazione microbica. Mentre l’uso della RO, anche se è in grado di produrre
un’acqua con i requisiti della WFI, non è accettata per la produzione di WFI in molti paesi,
compresa l’Italia.
I processi a membrana sono previsti invece per la produzione di HPW, aventi gli stessi requisiti
qualitativi della WFI ma non le stesse finalità.
Una volta ottenuta l’acqua richiesta utilizzando il processo di produzione più idoneo, è necessario
che sia lo stoccaggio che la rete di distribuzione siano idonei a conservarla, prevenendo la
contaminazione microbica. A tal fine dovranno essere effettuati monitoraggi in process e regolari
controlli microbiologici e chimico-fisici al fine di assicurare un’adeguata qualità dell’acqua.
Demineralizzazione
Per rimuovere tutti gli elettroliti presenti nell’acqua, compresa la CO2 e la silice, si possono usare:
o
Resine a scambio ionico;
o
Sistemi a membrana;
o
Sistemi combinati (resine + membrane).
Resine a scambio ionico
Una resina a scambio ionico è composta da una matrice polimerica (in genere granuli di pochi millimetri di diametro)
in cui sono intrappolati o inglobati ioni, disponibili per lo scambio ionico. Esistono numerosissime resine per lo scambio
ionico, la maggior parte delle quali sono a base di polistirene, in genere reticolato con divinilbenzene, a cui poi sono aggiunti
gruppi funzionali in grado di catturare o rilasciare gli ioni.
Le resine possono essere cationiche (in grado di scambiare cationi) o anioniche (in grado di scambiare anioni).
Dapprima vengono usate quelle cationiche, con le quali si abbatte la durezza scambiando gli ioni Ca2+ e Mg2+ presenti
nell'acqua con gli ioni Na+ della resina tramite le reazioni:
RH + Na+ → RNa + H+ [dove R = resina]
Ca2+ + 2NaR → CaR2 + 2Na+
Successivamente si usano quelle anioniche per abbattere la
salinità (rimasta praticamente inalterata dal procedimento
precedente) ed ottenere un'acqua perfettamente desalinizzata
(deionizzata) tramite la reazione:
ROH + Cl- → RCl + OHQuando le resine si saturano devono essere rigenerate in situ o
vengono rimosse dall’impianto. Nella rigenerazione avvengono
queste reazioni:
2Na+ + CaR2 → 2NaR + Ca2+
HCl + RNa → RH + NaCl
nella resina cationica
NaOH + RCl → ROH + NaCl nella resina anionica
I maggiori problemi di gestione di questi impianti sono dovuti a:
- Gestione dei reflui di rigenerazione contenenti elevati tenori di cloruri > 1200 ppm;
- Manipolazione da parte degli addetti di sostanze corrosive HCl e NaOH usate per la rigenerazione.
Osmosi inversa
L'osmosi inversa, detta anche iperfiltrazione,
è il processo in cui si forza il passaggio delle
molecole di solvente (acqua) dalla soluzione più
concentrata alla soluzione meno concentrata
ottenuto applicando alla soluzione più concentrata
una pressione maggiore della pressione osmotica.
In pratica, l'osmosi inversa viene realizzata con
una membrana semipermeabile che lascia passare
solo l’acqua e trattiene il soluto impedendone il
passaggio. Questo fenomeno non è spontaneo e
richiede il compimento di un lavoro meccanico pari
a quello necessario per annullare l'effetto della
pressione osmotica. Dato che le membrane non
trattengono mai completamente i sali, ogni
membrana è caratterizzata da un tasso di reiezione
Tre:
Tre = (1 – Cp/Ca) x 100
dove:
Cp: concentrazione del sale nel permeato;
Ca: concentrazione del sale in alimentazione.
Osmosi inversa
Una membrana semipermeabile deve avere:
 alta permeabilità all’acqua;
 alta selettività ai sali minerali e ai composti organici;
 bassa biodegradabilità ed inerzia chimica;
 ampio intervallo di pH di impiego;
 buona resistenza meccanica;
I materiali normalmente impiegati per realizzare le membrane per RO sono:
 poliammidi composite;
 polisulfone sulfonato;
 poliacrilonitrile;
 acetato di cellulosa.
Le membrane possono essere assemblate in diverse configurazioni modulari:
 moduli a membrane piane;
 moduli tubolari;
 moduli a fibre cave;
 moduli a spirale.
I moduli a spirale sono quelli più utilizzati nell’industria farmaceutica.
SPETTRO DEI PROCESSI A MEMBRANA
Distillazione
La distillazione è il processo di separazione di componenti di una miscela in fase
liquida per parziale vaporizzazione della miscela stesa e recupero separato del
vapore e el residuo. I seguito tale processo il componente più volatile si
concentra nel vapore mentre quello meno volatile nel residuo liquido. Per la
produzione di acqua per uso farmaceutico, la distillazione viene utilizzata per
la produzione di acqua per uso iniettabile (WFI).
Normalmente si usa:

Distillazione a multiplo effetto;

Distillatore a termocompressione.
Distillazione a multiplo effetto
L’acqua distillata esce dal condensatore finale, normalmente per gravità, ad una temperatura sui 95°C.
Distillatore a termocompressione
STEP 1 L’acqua di alimentazione entra nel primo scambiatore di calore (1) (lato tubi) ed è preriscaldata, raffreddanto al tempo stesso la WFI.
STEP 2 L’acqa va incontro al secondo scambiatore di calore (2) (lato tubi) e si preriscalda ulteriormente, condensando i gas generati dal processo di
produzione della WFI.
STEP 3 L’acqua riscaldata va al serbatoio (3). Il livello dell’acqua è controllato da un sistema automatico che opera tramite due trasduttori di
pressione. I tubi nel condensatore (4) sono parzialmente riempiti dall’acqua.
STEP 4 Il risclaldatore (elettrico o vapore industriale) aumenta la temperatura dell’acqua fino alla temperatura di evaporazione. Il vapore puro che
si genera occupa la camera di evaporazione (5). Un sistema automatico regola il sistema di riscaldamento al fine di mantenere l pressione nella
camera al valore di setup.
STEP 5 Un compressore (6) aspira il vapore dalla camera (5) e lo comprime con conseguente innalzamento della sua temperatura e lo invia al
condensatore (4) lato mantello.
STEP 6 Il vapore puro condensa lato mantello del condensatore (producendo WFI) cedendo calore all’acqua contenuta nei tubi del condensatore
che evapora generando a sua volta altro vapore puro.
STEP 7 La WFI prodotta esce dalcondensatore e fluisce nel serbatoio di ricircolo (7). Qui i gas caldi rilasciati vanno nello scambiatore di calore (2)
lato mantello per preriscaldare l’acqua di alimentazione.
STEP 8 LaWFI raccolta nel serbatoio (7) viene presurizzata mediante la pompa (8) e inviata nello scambiatore (1) (opzionale), dove raggiunge la
temperatura di set-point.
STEP 9 Un sistema di analisi monitora in continuo la qualità della WFI (conducibilità e temperatura), e sulla base della qualità rilevata invia la WFI
al serbatoio di stoccaggio (WFI conforme) o ai serbatoi di raccolta degli spurghi del distillatore (9) (WFI sotto-standard).
GAS VARI
Nell’industria farmaceutica vengono utilizzate svariati tipi di gas quale supporto per la
produzione sia di principi attivi che di forme farmaceutiche.
I gas più usati sono:
o
Gas metano o GPL (gas di petrolio liquefatto);
o
Ossigeno;
o
Azoto;
o
Anidride carbonica.
Ad es. una miscela di GPL e ossigeno viene ad esempio utilizzata per saldare le fiale, mente azoto e
anidride carbonica sono impiegati per sigillare i prodotti in ambiente di gas inerte, come gas di
protezione all’interno delle fiale, per l’apertura di liostati a fine ciclo, per rimuovere il vuoto o per
esercitare pressioni su sospensioni da filtrare.
I gas possono essere usati anche nei
processi di sintesi nelle industrie
produttrici di principi attivi.
In questo caso si fa largo uso di azoto,
anidride carbonica od ossigeno a vari
gradi di purezza. Le ditte fornitrici di gas
usano classificarli in base alla loro
purezza:
ARIA E GAS COMPRESSI
Negli stabilimenti farmaceutici aria e/o gas inerti compressi sono usati non solo come
fluidi di processo ma anche come fluidi energetici. Tali fluidi hanno innumerevoli
impieghi quali ad es:
- in molte apparecchiature meccaniche per azionare dispositivi di serraggio, di
sollevamento e di spostamento;
- in piccoli utensili automatici o manuali;
- come veicolo di trasporto di granuli, polveri farmaceutiche;
- nella verniciatura a spruzzo;
- per movimentare sostanze esplosive per le quali non si può utilizzare la corrente
elettrica.
L’aria compressa è utilizzata anche come fluido di processo ad es. nelle impianti di
depurazione biologica, nei fermentatori o nei reattori in genere.
In uno stabilimento l’aria compressa presenta caratteristiche diverse in funzione del suo
utilizzo:

aria priva di particelle, di olio e secca  aria di processo

aria priva di olio e secca  aria per la pulizia di zone difficilmente raggiungibili

aria secca ma lubrificata  aria industriale per la movimentazione di automatismi.
Impianto d’aria compressa
Negli stabilimenti farmaceutici più moderni la produzione di aria compressa è opportunamente
centralizzata in zone poste in vicinanza dei centri di maggior consumo. Questa sistemazione offre grossi
vantaggi di economia di gestione, di praticità e comodità nell’uso.
I compressori più comune per la produzione di gas compressi sono quelli alternativi a pistone. La
compressione dell’aria avviene pressoché adiabaticamente: per evitare surriscaldamenti e danni per
difficoltà di lubrificazione, i compressori sono raffreddati con acqua; in quelli a più stadi, per elevate
pressioni, oltre alle camicie refrigerate con acqua, l’aria compressa da uno stadio passa al successivo
dopo essere stata refrigerata attraverso un serpentino a circolazione di acqua.
Serbatoi e polmoni regolatori della pressione sono predisposti subito a valle dei compressori; da questi
derivano le reti a diverse pressioni attraverso valvole di riduzione.
L’aria così compressa e raffreddata prima dell’utilizzo deve essere liberata dell’acqua, condensata a
seguito della compressione e raffreddamento, e dell’olio trascinato dalle camere di compressione 
Viene deumidificata mediante opportuni filtri essiccatori (ad es. gel di silice) e, in funzione dell’utilizzo
finale, disoleata tramite filtri speciali oppure lubrificata attraverso oliatori per assicurare ad es. un buon
scorrimento ai pistoni dei comandi pneumatici.
E’ buona norma anteporre all’aspirazione un sistema di filtrazione per rimuovere le polveri
atmosferiche; buona norma è ancora quella di filtrare l’aria prima dell’impiego, per depurarla delle
impurità trascinate lungo la rete.
Per una garanzia di continuità di esercizio è indispensabile poter contare almeno su una coppia di
impianti generatori di aria compressa.
L’aria sterile è distribuita mediante tubazioni in acciaio inox 316 L, quella di processo in tubi di acciaio
al carbonio, l’aria strumentale mediante tubicini in PVC o PP.