n. 259 17 febbraio 2014 A MUL 1 F.1 a l ledì hrain o c r e Ba st. Da m ca in i te r v a o b u s i n ione per ’occas T E’ l capire la F14 per avvero ire llo e n u d a t se resti a Mar frare può orriso a deci fra il s iziare terna n n e in fida i ikkone a la s so e R A lon FOR A S S D O O R ERN V N I ’ Registrazione al tribunale Civile di Bologna con il numero 4/06 del 30/04/2003 L’editoriale CHI AMA, CRITICA Stefano Semeraro Direttore responsabile: Massimo Costa ([email protected]) Redazione: Stefano Semeraro Marco Minghetti Collaborano: Carlo Baffi Antonio Caruccio Marco Cortesi Alfredo Filippone Dario Lucchese Claudio Pilia Guido Rancati Dario Sala Silvano Taormina Filippo Zanier Tecnica: Paolo D’Alessio Produzione: Marco Marelli © Tutti gli articoli e le immagini contenuti nel Magazine Italiaracing sono da intendersi a riproduzione riservata ai sensi dell'Art. 7 R.D. 18 maggio 1942 n.1369 Fotografie: Photo4 Actualfoto Photo Pellegrini MorAle Realizzazione: Inpagina srl Via Giambologna, 2 40138 Bologna Tel. 051 6013841 Fax 051 5880321 [email protected] 2 Martin Brundle ce l’ha con Jacques Villeneuve, che a sua volta ce l’ha con la F.1. L’ex campione del mondo non riconosce più la sua vecchia categoria, colpevole a suo modo di vedere di aver abbassato il livello dei piloti e di essersi snaturata con l’introduzione dei nuovi propulsori V6 in cerca di un’utopica strada “verde” alle corse. «Detesto quando gli ex piloti di F.1 se la prendono con la F.1 solo per farsi pubblicità», ha twittato Brundle che oggi commenta il Mondiale per la BBC, contro il suo exrivale. «Hanno avuto fama, soldi, privilegi. Dovrebbero restituire qualcosa di positivo». Ora, le opinioni di Villeneuve possono piacere o non piacere, come può piacere o non piacere il personaggio, ma sinceramente la difesa tout-court, senza se e senza ma, del “piatto in cui si mangia” non mi ha mai convinto. Si critica ciò che si ama: per migliorarlo, per renderlo ancora più bello e attraente. Certo, le critiche è sempre meglio farle in buona fede, ma quello che conta è la loro efficacia, il fatto che colgano nel segno. E sicuramente sotto questo aspetto la F.1 è molto criticabile. Che il livello di molti piloti non sia eccelso - i driver con la valigia ci sono sempre stati, ma ormai pare conti solo la valigia… - è sotto gli occhi di tutti. Che il carosello dei regolamenti e l’indecisione su quello che la F.1 deve essere (vetrina dei grandi costruttori o serie sportiva aperta anche ai team meno danarosi?) abbia danneggiato l’intero Circus è opinione abbastanza condivisibile. E sicuramente l’aspetto a tratti ripugnante delle ultime generazioni di monoposto non ha contribuito a gratificare i fan. Detto questo le soluzioni non sono semplici; nessuno, soprattutto in tempi di crisi economica, possiede la bacchetta magica. Ma nascondere la polvere sotto il tappeto o fare finta che il re non sia nudo non serve a niente. Anche se a puntare il dito contro i vestiti inesistenti del sovrano è un monello a volte irritante come Villeneuve. Il graffio di Baffi FORMULA 1 FERRARI Finalmente il tunnel del vento di Maranello funziona, e i primi risultati sono incoraggianti, grazie anche all'arrivo di un nuovo capo aerodinamico. Inoltre la Rossa da costruttore “totale” dovrebbe essere avvantaggiata in una stagione caratterizzata da nuovi cambiamenti: il V6 turbo Ferrari è accreditato ad esempio di un sistema in grado di tagliare consumi e temperature, proprio mentre la Red Bull soffre per colpa delle power unit della Renault. In Bahrain a fine settimana si tratterà anche di iniziare capire chi fra Alonso e Raikkonen ha più chance di mettere la firma ad una annata che per Maranello che si annuncia diverse dalle ultime... GALLERIA 4 D'ARTE 5 FORMULA 1 FERRARI Stefano Semeraro Se la Red Bull piange – per colpa dei nuovi V6 turno Renault e anche del mago Newey che ha un tantino esagerato come potete leggere nelle pagine seguenti – per una volta Maranello ride. O almeno così sembra. I primi test della stagione e i sussurri dietro le scene dicono che la Ferrari potrebbe essere finalmente in vista di una stagione con meno sofferenze e più sorrisi, da affrontare con autorevolezza sin dalle prime gare. Ovviamente si tratta solo di indiscrezioni, di “rumors”, di sensazioni, che nelle prossime tornate di test saranno messe alla prova, confermate o sbugiardate, ma per ora l'ottimismo si diffonde. Merito, a quanto pare, della galleria del vento progettata da Renzo Piano a Maranello e che aveva provocato tanti guai negli anni scorsi, ma che ora, ristrutturata e adattata alle nuove specifiche, pare finalmente funzionare a dovere. Le soluzioni portate in pista a Jerez si sono rivelate in linea con le previsioni, e il lavoro del nuovo aerodinamico Dirk De Beer, in arrivo dalla Lotus, per ora ha dato risultati incoraggianti. Dopo il flop della vecchi galleria, la Ferrari si era rivolta all'impianto Toyota di Colonia, ma i risultati erano stati deludenti: scarso feeling, difficoltà di comunicazione. Ora si è tornati alla filosofia “autarchica”, e le cose sono migliorate. Anche perché quest'anno, con i nuovi regolamenti e i problemi posti dai nuovi motori – pardon, dalle nuove power unit - come pare evidente osservando quello che succede in casa Red Bull il fatto di poter realizzare tutto il pacchetto in famiglia offre un notevole vantaggio. Proprio per curare al meglio il raffreddamento dei propulsori e delle centraline sarà fondamentale avere a disposizione una galleria efficiente e a portata di mano, e non dover rivolgersi a fornitori esterni per i motori garantisce un altro asso nella... macchina. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, ad esempio, il V6 made in Ferrari sarebbe in grado di risparmiare in maniera consistente sul carburante – un'altra variabile importante con- 6 siderate le limitazioni in materia dei nuovi regolamenti – grazie ad un sistema in grado di “tagliare” l'afflusso del carburante nelle camere di combustione, abbassando consumi e temperature critiche. I COMPITI A CASA DI ALONSO E RAIKKONEN In Bahrain, nel prossimo weekend, sono attese verifiche importanti, e stavolta a iniziare la sessione dei test nei primi due giorni sarà Fernando Alonso, a cui darà il cambio Kimi Raikkonen. L'occasione sarà utile anche per capire quale delle due punte di Maranello si adatterà di più alla nuova monoposto. Secondo Mika Hakkinen lo stile di Alonso sarebbe troppo irruente, mentre Raikkonen saprebbe sfruttare al meglio la risposta del turbo, ma per ora si tratta solo di opinioni: eccellenti, ma pur sempre opinioni. Kimi fra l'altro in questi giorni è nel mirino del gossip per la sua relazione con la bella hostess Mintuu Virtanen, che si sarebbe già trasferita nella splendida villa del finlandese sull'isola di Kaskisaari e avrebbe tanta voglia di un bebè, tanto che qualcuno teme che Kimi potrebbe presentarsi all'avvio del mondiale, diciamo così, fuori forma. Fernando invece, ha dovuto incassare i veleni del suo ex compagno Felipe Massa, che lo ha accusato di non essersi quasi mai presentato ai test al simulatore nel 2013. «L'anno scorso ho lavorato moltissimo sullo sviluppo – ha dichiarato il brasiliano, oggi pilota Williams – e al simulatore ero praticamente l'unico pilota, visto che Alonso non c'era mai. Il problema purtroppo era la galleria del vento, visto che i pezzi che provavamo nel tunnel, poi in pista reagivano in maniera diversa. Eravamo partiti con una macchina competitiva e abbiamo finito con una che non andava, proprio al contrario della Red Bull». Quest'anno le cose, per fortuna della Ferrari, sembrano ribaltate. E vedremo chi farà meglio i... compiti a casa, se Raikkonen o Alonso. 7 FORMULA 1 RED BULL “COLPA MIA, Il progettista inglese, alla vigilia dei test in Bahrain è uscito allo scoperto riguardo ai problemi che hanno afflitto la RB10 nelle prove di Jerez, ma allo stesso tempo ha lanciato un'accusa precisa al motorista: il V6 francese scalda troppo, più delle unità Ferrari e Mercedes Filippo Zanier Un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Alla fine Adrian Newey ha dovuto ammettere le proprie colpe riguardo alla debacle Red Bull nei test di Jerez, ma lo ha fatto a modo suo, con un'auto accusa soltanto parziale e qualche stilettata alla Renault, per mettere in chiaro che il lavoro svolto a Viry-Chatillon per il momento è tutt'altro che soddisfacente. L'occasione è stata la cena annuale dei membri più in vista del Royal Automobile Club, dove Newey ha vuotato il sacco di fronte alla stampa britannica: "Quello che ci ha fermato a Jerez, almeno per quanto concerne le nostre colpe, è un surriscaldamento nella zona degli scarichi che portava la carrozzeria a prendere fuoco. Su questo alziamo le mani, è un problema che ha riguardato esclusivamente Red Bull". Fosse finita qui, sarebbe stato il più limpido e inatteso dei mea culpa, ma Newey non si è fermato e ha continuato, mettendo in chiaro che Renault ha grandi responsabilità nell'accaduto, anche se indirette: "Certo, visto così sembra semplicemente il risultato di una progettazione troppo aggressiva, ma la realtà è che abbiamo sentito il bisogno di prenderci dei rischi per mettere insieme un buon pacchetto che minimizzasse gli svantaggi aerodinamici derivanti dalle necessità di raffreddamento del motore Renault". Newey ha poi rincarato la dose, per essere certo che passasse chiaro un messaggio: il V6 costruito a Viry-Chatillon è secondo lui 8 il peggiore del lotto, almeno per quanto riguarda l'efficacia nello smaltimento del calore: "Il nostro motore sembra avere necessità di raffreddamento particolarmente massicce, e in questo senso Renault ci ha dato una bella sfida, che si aggiunge alle difficoltà già esistenti per raffreddare l'aria calda in arrivo dal turbo e tutte le nuove parti elettriche ed elettroniche. L'aumento delle superfici radianti è inevitabile, ed è quasi doppio rispetto ai V8 usati fino al 2013". IL RITARDO DELLE BATTERIE ERS UNA DELLE CAUSE SCATENANTI Tradotto nel linguaggio della strada, il discorso di Newey ha un significato evidente: la Power Unit Renault richiede radiatori e intercooler talmente grandi che, per cercare di recuperare lo svantaggio aerodinamico rispetto alla concorrenza, il progettista è stato costretto a vestire la RB10 con un abito troppo aderente. Sia come sia, la colpa di Newey pare evidente: pur avendo a che fare con un motore più caldo rispetto alla concorrenza, arrivare alla combustione delle carrozzerie significa avere mancato il bersaglio non di pochi millimetri bensì in modo marchiano. Ma come è possibile che in un contesto hi-tech come quello della F.1 si sia arrivati a un errore di valutazione del genere? Newey dà la colpa ai tempi ristretti, derivati da ritardi nella progettazione e nella realizzazione delle parti: "Avremmo potuto evitare quello che è successo se fossimo stati un paio di settimane in anticipo con il lavoro sulla vettura. Saremmo riusciti a provare la Power Unit al banco e sarebbe accaduta la stessa cosa, ma sarebbe accaduta a porte chiuse e non in pubblico, dandoci il tempo di reagire. Ma Renault era tiratissima con il calendario dei test al banco e noi eravamo in ritardo con la realizzazione di alcune parti indispensabili per il test". Secondo quanto appreso da ITALIARACING, su quest'ultimo aspetto pare che a incidere più di tutto siano state le batterie dell'ERS, che la Red Bull si fa realizzare in base alle proprie esigenze da una compagnia austriaca. Consegnate in estremo ritardo, proprio a ridosso del test di Jerez, queste hanno impedito che il sistema venisse provato al banco nella configurazione definitiva, rivelandosi così uno degli elementi scatenanti di una figuraccia che ha avuto risonanza globale. Ora non resta che rimboccarsi le maniche, ma anche in questo caso Newey lancia un messaggio chiaro a Renault: "Siamo fiduciosi che il problema che ci riguardava possa essere risolto per il Bahrain. Anche Renault però, dovrà lavorare 24 ore su 24 per risolvere i problemi di hardware e software che a Jerez hanno afflitto tutte e tre le vetture equipaggiate con i loro motori". A buon intenditor... MA...” Adrian Newey mentre assiste ai primi giri di pista della sua nuova creatura a Jerez 9 FORMULA 1 ANTEPRIMA BAHRAIN 95 UN GIRO DI AL SAKHIR Come funzionano le nuove power unit? La Renault ha svelato l’arcano con questo grafico rappresentando un giro del circuito che da mercoledì ospiterà i test collettivi Da mercoledì a sabato di questa settimana, la F.1 ritorna in pista per la seconda seduta dei test collettivi. Lo farà lontano dall’Europa, sulla pista di Al Sakhir, in Bahrain. Circuito che poi ospiterà nuovamente quattro giorni di prove la settimana seguente. Dopo di che, si partirà per la prima tappa iridata in calendario a Melbourne. Se i test di Jerez sono serviti per capire il comportamento dei nuovi motori turbo, delle monoposto inedite e soprattutto il funzionamento delle centraline elettriche unite a Kers ed Ers, in Bahrain tutti dovrebbero iniziare a fare sul serio. La Renault, pur nell’occhio del ciclone per i problemi verificatisi alle proprie power unit e installate su Red Bull, Toro Rosso e Caterham, anche se con quest’ultima squadra le cose sono andate meglio, ha voluto mostrare nei grafici che vedete in questa pagina come si comporterà il motore turbo sul circuito di Al Sakhir. 10 FRENATA Nel momento della frenata, il motore elettrico cinetico, definito MGU-K carica la batteria l In questo caso è il motore turbo che entra in funzione e passa l’energia elettrica al motore elettrico cinetico ACCELERAZIONE 313 3 185 USCITA DI CURVA l l l In questo frangente entra in gioco la batteria che sprigiona tutta la sua forza al motore turbo Quando un pilota andrà all’attacco di un avversario il motore cinetico viene spinto anche dalla batteria SORPASSO 165 11 FORMULA 1 LA PROPOSTA QUALIFICHE Per evitare il triste spettacolo di vedere nel Q3, nella sfida finale per la pole, piloti fermi ai box per risparmiare le gomme in vista del GP della domenica, la FIA ha deciso di modificare le cose. Vediamo come Massimo Costa Qualche volta ci si è divertiti, altre volte ci si è indispettiti. La qualifica, il momento cruciale della giornata del sabato per quanto riguarda i weekend del mondiale F.1, la caccia alla pole, la sfida al giro secco che esalta le capacità e il talento dei piloti, venivano spesso sviliti dalla scelta legittima di alcuni piloti e team (anche top) che preferivano evitare di consumare le gomme tenendosi buono un set solitamente di pneumatici soft per la gara. E quindi, se ne rimanevano rintanati nel box evitando di segnare il tempo di qualifica e ritenendo che partire comunque nelle prime cinque file era già abbastanza per poter puntare a una corsa d’attacco. Qualche volta ha funzionato, altre no, di certo lo spettacolo della qualifica veniva mortificato. Ora si vogliono cambiare le cose. Come? Fornendo un treno di gomme soft in più, poi da restituire, proprio per affrontare la Q3. A quel punto, non ci saranno più problemi di “risparmio”. Per la corsa, i piloti che hanno partecipato al Q3 dovranno invece impiegare gli pneumatici impiegati nella Q2, quelli con cui si otterrà il miglior riscontro cronometrico della seconda frazione della qualifica. E i piloti che rimarranno fuori dalla Q3 che pneumatici potranno usare per la gara? Questi riceveranno appositamente un nuovo treno di morbide. Anche in questo caso, si vuole che tutti i piloti del Q2 possano sfruttare al massimo le loro prestazione e gomme. Questa frazione passerà da 10’ a 12’ di lunghezza mentre la Q1 sarà ridotta da 20’ a 18’. 12 PIÙ HOT 13 FORMULA 1 LA POLITICA L'associazione dei team è in crisi, fra quote non pagate e lotte interne. A rivelarlo è un'inchiesta del Daily Telegraph, ma i problemi erano noti da tempo. La speranza è quella di far rientrare nel sindacato Ferrari e Red Bull, anche se la differenza di vedute fra grandi scuderie e piccoli team resta un ostacolo difficile da superare C’ERA U 14 Stefano Semeraro La FOTA è alla frutta. L'associazione nata nel 2008 per dare voce e peso politico ai team di F.1 è in crisi di fondi e di credibilità, orfana del suo Presidente Martin Whitmarsh, silurato dalla McLaren, incapace di riprendersi dall'addio di Red Bull e Ferrari nel 2011, due dei quattro team (su undici, gli altri sono Sauber e Toro Rosso) che non si riconoscono nell'associazione. Ad alzare definitivamente il velo su una situazione di crisi abbastanza evidente da tempo è stato l'inglese Daily Telegraph, che con una sua inchiesta ha gridato ad alta voce quello che tutti più o meno sapevano: il re è nudo. Un re collettivo, in teoria fortissimo, ma in realtà diviso al suo interno, mai capace di diventare un interlocutore solido di Bernie Ecclestone. che la FOTA ha sempre visto come il fumo negli occhi, e della FIA. Gli attuali membri, sempre secondo il Telegraph, sarebbero in arretrato con le quote sociali e incapaci di affidare un mandato sicuro alla FOTA, che oltre a Whitmarsh starebbe anche per perdere il suo numero 2, Eric Boullier, che proprio di Whitmarsh ha preso il posto a Woking. «Dobbiamo riconoscere che sfortunatamente abbiamo perso un'opportunità di lavorare insieme e di raggiungere un accordo con chi detiene i diritti commerciali», ha confessato al Telegraph Bob Fearnley, team principal della Force India. Ad azzoppare l'associazione è stata soprattutto la fuoriuscita della Ferrari, nel dicembre 2011. Trattative per riportare Maranello e la Red Bull all'interno della FOTA sono in piedi, ma per ora i due colossi del Circus rimangono per conto loro. Il segretario dell'associazione, Oliver Weingarten, continua a dirsi fiducioso sul futuro, perché «i team stanno discutendo fra di loro a proposito di una ristrutturazione dell'associazione, e di un nuovo coinvolgimento con i team non-membri che pure negli ultimi 12 mesi hanno beneficiato dell'attività della Fota», ma i segnali non sono certo incoraggianti. In realtà l'incapacità dei team di fare cartello e porsi come alternativa ai poteri forti della F.1 è una conseguenza abbastanza scontata dell'evidente disparità di interessi che regna al loro interno, e che si aggiunge alle diatribe fra Ecclestone e la FIA sulla natura del Circus. «I team dovrebbero avere obiettivi comuni – ha dichiarato al Telegraph Graeme Lowdon, CEO della Marussia – e certamente condividiamo tutti molte esperienze, lavoriamo con le stesse regole e negli stessi posti. In una struttura veramente efficiente la FOTA avrebbe un ruolo molto importante. Ma è difficile gestire la situazione quando il principale obiettivo di alcuni è la sopravvivenza economica, e quello di altri la promozione di un prodotto». La spaccatura fra grandi team e scuderie minori, fra costruttori disposti a spendere cifre enormi pur di vincere e piccole realtà che hanno un disperato bisogno di ridurre i costi, del resto è uno dei grossi problemi della F.1 di questi anni, una forza centripeta che finora nessuno è riuscito a imbrigliare in maniera convincente. E anche la FOTA, a quanto pare, sta perdendo la guerra. Un Domenicali perplesso assiste ad una riunione FOTA nel 2012, in un tentativo di riconciliazione dopo l’addio di Red Bull, Ferrari, Sauber e Toro Rosso NA FOTA... 15 FORMULA 1 SAUBER IN ROSA SI Le altre ragazze in monoposto nel 2013 Susie Stoddart Pippa Mann Michela Cerruti Carmen Jorda Tatiana Calderon Vicky Piria Alice Powell 16 Tester Williams F.1 Indycar Auto GP GP3 FIA F.3 F.3 Open British F.3 IMONA CI PROVA La svizzera De Silvestro, dopo quattro stagioni in Indycar, è divenuta parte della squadra diretta dalla Kaltenborn per iniziare un programma di lavoro che dovrebbe portarla ad ottenere la super licenza e avvicinarsi sempre più al mondiale 2015 Monisha Kaltenborn indica la strada a Simona De Silvestro Massimo Costa E’ un termine che ci suona nuovo, affiliated driver. Lo ha inventato la Sauber per Simona De Silvestro, la venticinquenne svizzera che da quest’anno passerà parecchio tempo col team diretto da Monisha Kaltenborn. Simona affronterà tutto il lavoro necessario per compiere i primi passi che dovrebbero portarla, chissà, a entrare direttamente in F.1. Con Sauber svolgerà dei test, lavorerà al simulatore, seguirà i briefing, la preparazione fisica e mentale. Il primo obiettivo è quello di raggiungere i chilometri necessari per conseguire la super licenza. Dopo quattro stagioni piene di Indycar è comprensibile la volontà della De Silvestro di cercare nuovi sbocchi, nuovi stimoli, di inseguire il sogno di divenire la prima donna a correre nella F.1 moderna. Al volante delle Dallara della serie americana, Simona ha dimostrato di saperci fare e di avere anche il fisico adatto per divincolarsi sui tracciati cittadini, più impegnativi che correre sugli ovali. Danica Patrick, la regina delle corse Indycar, incontrava sempre grosse difficoltà di resistenza sui circuiti stradali o in città, ed è anche stata sonoramente battuta dalla De Silvestro che di anno in anno è cresciuta e maturata tantissimo. Lo scorso anno a Houston è stata capace di classificarsi al secondo posto assoluto, ma già nel 2011 si era piazzata quarta a Saint Petersburg dove nel 2013 ha conclusa sesta mentre a Baltimora ha visto l’arrivo in quinta posizione. In totale, Simona ha disputato 66 gare Indycar, la stagione orribile è stata quella 2012 causa lo sciagurato motore Lotus che proprio non andava. Nei suoi primi due anni ha corso sotto le insegne della HVM, negli ultimi due con KV. Ricordiamo inoltre che l’avventura americana della De Silvestro è iniziata nel 2006 con la partecipazione alla F.BMW locale, poi due anni di F.Atlantic nel 2008 e 2009 infine il sospirato debutto in Indycar. Da rilevare anche un test con una Dallara GP2 del team Campos nel 2007. La De Silvestro, dopo il passaggio della Patrick nella serie Nascar, è stata l’unica ragazza al mondo a cimentarsi in campionati con le monoposto ad alta cavalleria. La sua “rivale”, se così vogliamo definirla, è Susie Stoddart in Wolff, che in Williams ha un ruolo similare più che altro grazie al marito azionista della squadra. Abbiamo poi Michela Cerruti che si cimenterà in Auto GP, due tappe anche lo scorso anno, mentre della 30enne Pippa Mann, prima in World Series Renault, poi in Indycar nel 2011 e in qualche tappa del 2013, al momento non si conoscono i programmi futuri. Appare dunque chiaro che è la De Silvestro la prima donna seriamente candidata a un posto in F.1 per il futuro. 17 FORMULA 1 LA CURIOSITÀ A BRUT TO MUSO Le attuali monoposto sono decisamente poco attraenti… ma nel corso della storia del mondiale sono state numerose le vetture che hanno attirato l’attenzione per le forme decisamente anti estetiche. Vediamo alcune di quelle che hanno lasciato il segno 18 19 FORMULA 1 LA CURIOSITÀ Foto e testi di Paolo D’Alessio Un vecchio detto popolare ammonisce che “tre indizi, fanno un a prova”. E se così fosse per la Formula 1 del 2014 sarebbe suonato un pericoloso campanello d’allarme. Quando poi l’allarme arriva nientemeno che da due campioni del mondo e dalla Federazione, allora vuole proprio dire che ci troviamo di fronte a qualcosa di serio. Di cosa stiamo parlando? Ma del nuovo “format” della Formula 1 2014, di regole che pochi, per non dire nessuno, riesce a capire, per un salto tecnico nel buio, non giustificato dal momento economico e soprattutto per l’aspetto estetico delle monoposto di ultima generazione che, anche se il mondiale deve ancora iniziare, hanno già vinto il poco onorevole titolo di macchine da Gran Premio più brutte di tutti i tempi. Ma andiamo con ordine. Dopo il varo delle nuove regole il primo a contestare le Formula 1 del ritorno al turbo è stato Fernando Alonso, che non si tira di certo indietro, quando c’è da polemizzare. Per l’asturiano della Ferrari “le nuove vetture sono decisamente più brutte di prima. Bisogna poi tenere presente che quando la gente guarda alla F.1 vuole vedere l’eccellenza, il massimo nella prestazione e nella tecnologia. E se guardiamo l’anteriore di queste monoposto, non corrisponde alle cose che ho detto”. Più chiaro di così. Se poi si passa dalle critiche del numero uno della Ferrari a quelle dell’ex campione del mondo del 1997, Jacques Villeneuve, il quadro diventa ancor più sconfortante. Secondo il figlio del mitico Gilles “i cambiamenti sono stati fatti in modo artificiale e i piloti non hanno più quel ruolo centrale di una volta. La Formula 1 che ci vogliono imporre non è più epica e i piloti non sono più gli eroi di un tempo, imbrigliati come sono in cavilli tecnicoregolamentari o espedienti, tipo il DRS, che non fanno altro che mortificare la guida”. Per completare il quadro, la decisione della FIA che, per motivi di sicurezza, a partire dal 2015 farà sparire i “gradini” che caratterizzano le macchine dell’ultima generazione, favorendo la nascita di musi che scendono progressivamente fino all’altezza regolamentare di 185 mm. Questo ennesimo cambio regolamentare si renderebbe necessario per incrementare la sicurezza in Formula 1, temendo che i musi a punta, a proboscide, a formichiere, a ornitorinco o vedete voi, possano diventare pericolosi elementi offensivi in caso di urto tra due o più macchine. Ma, domanda, non si poteva prevenire in sede legislativa una simile degenerazione aerodinamica e imporre norme che scongiurassero la nascita delle Formula 1 più brutte della storia? La risposta è ovviamente si, peccato che quello che è logico per i comuni mortali non lo sia altrettanto nei palazzi del potere, dove spesso si chiude la porta, quando i buoi sono ormai scappati. E dire che alcuni mesi fa da più parti si era sollevato il dubbio e il seguitissimo blogger inglese Craig Scarborough, solitamente ben introdotto negli ambienti tecnici che contano, aveva preconizzato quelle forme che oggigiorno fanno gridare allo scandalo. Ma tant’è: non si è fatto niente e, almeno fino a dicembre 2014 dovremo abituarci a vedere Formula 1 con rostri, protuberanze, appendici e proboscidi di varia dimensione e foggia. DIVAGAZIONI SUL TEMA Macchine orrende, dunque, e tutti gridare allo scandalo, ma la parte anteriore delle monoposto è una di quelle zone “sensibili” dove le variazioni sul tema sono pressochè infinite e i casi di idee, per così dire, originali si sprecano. Tanti i brutti anatroccoli che hanno calcato le piste in oltre 60 anni di storia. In questa carrellata vogliamo ricordare gli esempi più eclatanti e di come aerodinamici e progettisti abbiamo scolpito musetti, appendici alari e carenature per fendere l’aria o creare deportanza, spesso incuranti della componente estetica. 20 1971 - TYRRELL 001/003 Passano gli anni e il muso a tutta larghezza diventa un must sulle monoposto del 1971. A rispolverare questa conformazione è la Tyrrell 001 che, dopo avere esordito con un’ala anteriore “fissa”, ancorata alla parte superiore del musetto, a partire dal Gran Premio di Francia del 1971 adotta una carenatura “integrale” a tutta larghezza. Lo scopo di questa conformazione, montato sulla 003, è chiaro: coprire parzialmente le ruote direttrici e guadagnare in penetrazione e velocità sul dritto 1956 - BUGATTI T251 I primi eccessi in questo settore si vedono fin dalla prima metà degli anni ‘50. Nel biennio 1954/55 il regolamento prevede addirittura la possibilità di di carenare integralmente la monoposto con una carrozzeria avvolgente e, anche grazie a questo espediente, la Mercedes domina la scena con l’imbattibile W196. A partire dal 1956 la Federazione restringe il raggio di azione degli aerodinamici e alcuni team tentano di carenare il solo muso della monoposto, come si vede nell’immagine, che ritrare la sfortunata Bugatti T251 del 1956 di Trintignant, in una delle sue rare apparizioni. Lo stesso anno tenteranno qualcosa di simile anche la Maserati, sulla 250 F, e la Ferrari sulla D50 di Fangio 21 FORMULA 1 LA CURIOSITÀ 1971 - MARCH 711 Se chiedete a qualsiasi aerodinamico quale sia stato l’anno della svolta nell’evoluzione tecnica della Formula 1, vi risponderà senza esitazioni il 1971. Ogni progettista cerca di trarre i massimi vantaggi da quella scienza chiamata aerodinamica e in un periodo che potremmo definire pionieristico, fioccano le proposte originali. Qualcuna innovativa, altre semplicemente insolite. Tra queste annoveriamo l’ala anteriore ellittica della March 711, che si distingue per forma, dimensioni e ancoraggio. Nel progettarla Robin Herd spera di ottenere una grande deportanza a fronte di una resistenza all’avanzamento veramente contenuta. Peccato che, l’impossibilità di intervenire sull’incidenza del profilo, vanifichi gli sforzi del progettista inglese. Non solo, il supporto unico genera una serie di vibrazioni, che si ripercuotono negativamente sulla funzionalità dell’ala 1971 - TECNO PA 123 Anche grazie al muso a tutta larghezza Jackie Stewart e la sua fida la Tyrrell 003 dominano la stagione 1971, vincendo titolo piloti e costruttori. A ben guardare, però, il copyright del musetto carenante spetta all’italianissima Tecno, che nel 1970 lo monta sulla monoposto Campione d’Europa di Formula 2 con Clay Regazzoni. L’anno dopo la compagine bolognese dei fratelli Pederzani lo ripropone sulla prima Tecno di Formula 1 che, altra coincidenza con la F.1 moderna, porta al debutto i colori del Martini Racing nel Mondiale di Formula 1 22 1971 - BRABHAM BT34 La monoposto più originale del 1971? Senza dubbio la Brabham BT 34 di Ron Tauranac, meglio nota come “the lobster”, l’aragosta. Al pari della Tyrrell, il team acquistato nel 1970 da un certo Bernie Ecclestone, carena le ruote anteriori con due elementi trapezoidali, all’interno dei quali trovano posto i radiatori dell’acqua. Le due carenature vengono poi unite tra di loro con un’ala, a incidenza variabile, che stabilizza l’asse anteriore e crea una certa deportanza. L’insieme non è bellissimo da vedersi ma, sulle piste medio-lente, funziona 23 FORMULA 1 LA CURIOSITÀ 1972 - FERRARI 312 B3 “S” Ci sono vetture che non hanno mai corso, eppure hanno scandito l’evoluzione tecnica della Formula 1. E’ il caso della Ferrari 312 B3 “S”, dove la “S” sta per Sperimentale. Peccato che questo modello passerà alla storia col soprannome, abbastanza irrivirente, di “spazzaneve”. E come dare torto ai media dell’epoca, che gli affibiarono questo nomignolo: basta dare un’occhiata all’anteriore della rossa, per capire come tutto il progetto sia finalizzato ad ottenere una grande velocità di punta sul dritto, grazie ad un muso a tutta larghezza, che trasforma la monoposto in una sorta di biposto sport. Rispetto alla Tyrrell del 1971 il progetto è decisamente più esasperato e lo dimostrano le due prese d’aria “naca”, che alimentano i radiatori dell’acqua, sdoppiati all’interno delle fiancate. Peccato che un telaio ballerino ed un passo troppo contenuto, ne rendano impossibile lo sviluppo e la B3 Spazzaneve venga ben presto archiviata nel Museo degli orrori del Cavallino 1973 - BRABHAM BT 42 Nel 1973 il giovane Gordon Murray rimpiazza Ron Tauranac alla guida tecnica della Brabham e stupisce il mondo intero con la BT42, meglio nota come la monoposto con la scocca trapezoidale. Questa conformazione si sposa alla perfezione con l’inclinazione delle testate dell’otto cilindri Ford Cosworth, ma a stupire è anche la conformazione del musetto. Ancora una volta i radiatori dell’acqua sono inseriti in due apposite carenature tringolari, poste a monte delle ruote direttrici, ed alimentate da una serie di lamelle ad incidenza variabile. Per aumentare il carico all’anteriore le due carenature confluiscono in un mesetto fortemente deportante e sono collegate tra di loro per mezzo di un’ala centrale, la cui altezza ed inclinazione può essere facilmente modificata 24 1973/74 - FERRARI 312 B3 A partire dal 1973, con la seconda versione della 312 B3, la Ferrari inaugura la tipolologia dell’ala anteriore a “sbalzo”. L’idea dell’ingegner Forghieri, per aumentare la deportanza sull’asse anteriore, è semplice: estendere la lunghezza del profilo alare ai 160 centimetri concessi dal regolamento, riducendo drasticamente la funzione del musetto, che diventa quasi un’appendice, un elemento appositamente concepito per supportare l’enorme profilo alare anteriore a sbalzo. Questa conformazione, per con diverse interpretazioni e dimensioni, verà utilizzata sulle monoposto del Cavallino dal 1973, al 1981e si rivelerà vincente sulla 312 T del 1975, sulla T2, del biennio 1976/77 e sulla 312 T4 del 1979 1976 - TYRRELL P34 Al termine della stagione 1975 Maurice Philippe della Tyrrell si rende conto che, per le monoposto motorizzate Ford Cosworth, è diventato sempre più difficile battersi alla pari col 12 cilindri boxer della Ferrari. In mancanza di una valida alternativa sul fronte motoristico, occorre una nuova idea per sparigliare le carte e ritornare competitivi. Ma quale? Dopo mesi di riflessione nasce il Progetto 34, ovvero della prima Formula 1 con 6 ruote: quattro sull’asse anteriore, due motrici. O per meglio dire due coppie di piccole ruote direttrici, di diametro ridotto, che vengono quasi del tutto carenate da un musetto avvolgente. Un ibrido, una via di mezzo tra le macchine da Gran Premio e le sport-prototipo, che dovrebbe volare sul dritto. Peccato che, problemi di telaio (poco rigido) e l’indisponibilità di gomme adatte, lo costringano alla prematura scomparsa, dopo due sole stagioni di gara, nel 1977 25 FORMULA 1 LA CURIOSITÀ 1979 - ARROWS A2 Nel 1978 la tipologia wing-car (monoposto ad effetto suolo) rimpiazza le Formula 1 tradizionali e si scatena la fantasia dei progettisti, per sfruttare al meglio i principi teorizzati dal fisico Giovan Battista Venturi nel 1700. Tra tutte le monoposto della nuova generazione la palma dell’originalità spetta senza dubbio all’Arrows A2 di Tonuy Southgate, che presenta una conformazione assolutamente innovativa. Il musetto è a punta e del tutto privo di spoiler, mentre il triangolo superiore della sospensione anteriore viene annegato all’interno di una carenatura, che forma un profilo alare unico con la parte superiore delle fiancate, dando vita ad uno dei condotti più lunghi della storia. Se le risultanze della galleria del vento dovessero trovare conferma in pista, l’Arrows non avrebbe rivoli, si rivelerà invece un azzardo tecnico. Un autentico flop. Un progetto tanto innovativo, quanto impossibile da mettere a punto 1979 - LOTUS 80 Se il fallimento della Arrows A2 passa quasi inosservato, non altrettanto si può dire per quello della Lotus che, sempre nel 1979, mette in campo il modello “80”. Dopo avere inventato la tipologia “wing-car” Colin Chapman, il geniale patron-progettista della Lotus, vuole spingersi oltre, estendendo l’effettuo solo a tutta la monoposto. Per questa ragione le le famigerate minigonne vengono addirittura montate sotto il muso, dove rimpiazzano le ali tradizionali, e proseguono lungo tutta le fiancate (che presentano un andamento sinuoso), fino al retrotreno. Dove, tanto per non essere tacciati di conservatorismo, il gewniale Chapman ha fatto a meno dell’ala posteriore. Se il progetto dovesse funzionare, la Lotus annichilirebbe ancora una volta la concorrenza, ma non sarà così e la splendira “80” verrà schierara solo in tre Gran Premi, prima di essere venduta a qualche danaroso collezionista 26 1990 - TYRRELL FORD 019 Talvolta anche i piccoli team possono insegnare alle scuderie di vertice. Accade con la piccola Tyrrell di Harvey Postlethwaite, che nel biennio 1989/90 introduce alcune soluzioni tecniche originali, come il mono-ammortizzatore anteriore del modello 018 e soprattutto il musetto rialzato con l'alettone anteriore ad "ala di gabbiano" della successiva 019. Il perchè di questa soluzione aerodinamica è semplice: rialzando il musetto nella parte centrale e “appendendo” gli alettoni convenzionali a due supporti inclinati, a forma di “V” rovesciata, è possibile incanalare una maggiore quantità di aria sotto la vettura, accelerando il flusso che lambisce il fondo piatto. Risultato: il musetto rialzato e l'alettone anteriore ad "ala di gabbiano" incrementano la deportanza della monoposto, riproponendo valori prossimi a quelli che si avevano ai tempi delle vetture ad effetto suolo. Cosa che non era possibile fino al 1989 con Formula 1 convenzionali, dotate di musetto basso 2004 - WILLIAMS FW26 Passano gli anni, ma il tentativo di modificare l’anteriore delle monoposto, per creare una nuova tipologia di vetture Formula 1, si ripropone ciclicamente. Nel 2004 la Williams introduce il muso a “tricheco”: lo scopo di questa conformazione è quello di incanalare una maggiore quantità d’aria sotto la vettura. Gli elementi che assolvono a questa funzione sono ovviamente il musetto, più arrotondato ed arretrato, rispetto ai musetti convenzionali, i supporti inclinati dell’ala anteriore, quelli cosiddetti a “tricheco” e gli ancoraggi inclinati della sospensione, con relativi deviatori di flusso. Questi elementi, che agiscono sinergicamente, creano un vero e proprio “canale centrale” sotto la scocca. In teoria il flusso d’aria che si insinua sotto la monoposto dovrebbe essere decisamente superiore rispetto a quello assicurato dalle tipologie convenzionali ed incrementare in maniera significativa l’effetto suolo. Peccato che una volta trasferita dai tapis-roulant alla pista questa conformazione, progettata dall’ingenere Antonia Terzi, ex Ferrari, non dia i frutti sperati, tanto che a partire da metà stagione la Williams torna a forme più convenzionali.... 27 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 6. PUNTATA 28 Testi, foto e disegni Paolo D’Alessio Quando le cose non funzionano, tanto vale darci un taglio e ricominciare daccapo. E’ quanto deve avere pensato la Federazione Internazionale dell’Auto che nell’inverno del 2010 cambia di nuovo le regole tecniche “per rendere più spettacolari i Gran Premi e facilitare i sorpassi”. In sintesi, dopo due anni di polemiche, nel 2011 viene finalmente messo al bando il doppio diffusore posteriore, per ridurre drasticamente la deportanza delle monoposto, i flap dell’ala anteriore, vengono “bloccati”, spostando la possibilità di variare l’incidenza dell’alettone sull’asse posteriore, per facilitare i sorpassi sul dritto. Sempre sull’asse posteriore, nel 2011 sparisce la lunga pinna che collegava la presa d’aria motore con l’alettone e con essa il ben noto condotto F-duct, due espedienti aerodinamici introdotti nel recente passato da Red Bull e McLaren. Non solo la FIA impone anche il ritorno del Kers, il sistema di recupero dell’energia congelato nel 2010, dopo le altalenanti prestazioni del 2009. Dulcis in fundo la questione gomme: la richiesta fatta da Ecclestone alla Pirelli, dopo l’abbandono della Bridgestone, è quella di fornire ai team pneumatici performanti, ma meno resistenti, che costringano a tre o quattro pit-stop a Gran Premio, per dare vita a gare meno scontate. Con questo pacchetto di novità la stagione si presenta quanto mai incerta, ma basta la prima sessione ufficiale di prove per capire come sotto il sole della Formula 1 non sia cambiato proprio nulla. Anzi, rispetto al 2010 la supremazia del duo Red Bull-Vettel è ancora più netta. Quasi stucchevole. Ma vediamo quale eredità lascia, dal punto di vista tecnico, il mondiale 2011e quali le novità più importanti introdotte dai cosiddetti top team, vale a dire da Red Bull, McLaren e Ferrari, le uniche tre macchine a vincere almeno un Gran Premio nel corso della stagione. 2011 VETTEL E RED BULL IMPRENDIBILI 29 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 6. PUNTATA RED BULL RB7 IL CAPOLAVORO DI NEWEY L’analisi non può che aprirsi con la Red Bull-Renault RB7, la regina incontrastata del 2011. Che la creatura di Adrian Newey fosse la vettura da battere era una certezza già prima che il mondiale cominciasse, ma che il divario tra la Red Bull e le altre macchine del lotto fosse ancor più ampio del 2010 nessuno poteva immaginarlo, neanche il più pessimista dei suoi avversari. La superiorità tecnica manifestata dal binomio Vettel-Red Bull nel 2011 è a dir poco disarmante, tanto che il due volte campione del mondo Fernando Alonso non esita a definirla una delle migliori monoposto di Formula 1 di tutti i tempi, al pari della McLaren-Honda MP4/4 del 1988 (15 vittorie in una sola stagione con Senna e Prost), della Williams-Renault FW14B del 1992 (la famosa vettura dotata di sospensioni “attive”) o della Ferrari F2004 del 2004 (la “rossa” più vittoriosa di tutti i tempi). E come dargli torto: anche se in Formula 1 non si può parlare di perfezione, la Red Bull-Renault RB7 la rasenta. Aerodinamicamente esasperata è la monoposto che sviluppa la maggiore deportanza, rispetta di più le gomme Pirelli, si adatta ad ogni tipo di circuito, anche se predilige i tracciati con lunghi curvoni in appoggio ed è tanto veloce sul giro singolo, quanto in assetto da gara. Una macchina di un’altra categoria, insomma che, come tutte le supercar che hanno fatto la storia della Formula 1, racchiude in se un vero e proprio segreto tecnico, che solo a stagione avanzata la concorrenza scoprirà. Di cosa si tratta? Torniamo per un attimo indietro all’inverno del 2010. Per recuperare il carico aerodinamico, perso dopo la messa al bando del doppio diffusore posteriore, Adrian Newey decide di sfruttare la flessibilità dell’ala anteriore, l’abbinandola ad un assetto “picchiato”, ovvero fa viaggiate la macchina inclinata in avanti e col retrotreno più sollevato dal suolo. I benefici che si ottengono sono duplici: con l’ala anteriore più vicina al terreno cresce il carico sull’asse anteriore, mentre inclinando il posteriore si fa lavorare il diffusore con un angolo maggiore, aumentando la deportanza al retrotreno. 30 IL SEGRETO DELL’HOT BLOWING Ma tutto questo non basta per surclassare la concorrenza, occorre qualcosa in più, in grado di rimpiazzare il “doppio diffusore posteriore”. Un qualcosa in più che va sotto il nome di “hot-blowing”, ovvero “soffiaggio caldo”. Di cosa si tratta? Quando il pilota solleva il piede dall’acceleratore la farfalla del gas rimane parzialmente aperta per fare fluire una certa quantità di aria-benzina che, a contatto con i condotti di scarico incandescenti, si incendia. Il calore prodotto dalla combustione investe il diffusore, velocizza lo scorrimento dell’aria che investe il retrotreno e, conseguentemente, aumenta la deportanza. Ecco spiegata la schiacciante superiorità della Red Bull e di Sebastian Vettel che, più passa il tempo, più dimostra di essere un campione predestinato a monopolizzare la scena per parecchio tempo, tanto che la stampa internazionale parla ormai di lui come dell’unico pilota in grado di battere lo storico record dei sette titoli mondiali di Michael Schumacher. Nel 2011 “Seb” e la sua Red Bull festeggiano il secondo iride consecutivo, poi si vedrà.... RETROTRENO SUPER SLIM Per rasentare la pefezione, dopo avere messo a punto l’ala flessibile anteriore, l’assetto “picchiato” e il “soffiaggio caldo” bisogna lavorare di cesello sui dettagli, nello sviluppo dei quali Adrian Newey è un autentico maestro. Anche se le similitudini tra la Red Bull del 2010 e quella del 2011 sono notevoli, ad una più attenta analisi dei due modelli non sfugge il fatto che la monoposto del 2011 è una una versione in “scala ridotta” della RB6. Se la parte anteriore rimane praticamente invariata, non altrettanto si può dire del retrotreno, dove Newey mantiene la sospensione pull-rod e gli scarichi bassi e riusce nell’ardua impresa di ridurre ulteriormente gli ingombri trasversali a cavallo della trasmissione. In questo modo, assommando gli effetti dell’assetto picchiato e dell’hot blowing, the “genius” recupera buona parte di quella deportanza che si perde dopo la messa al bando del diffusore a “doppiostadio”. LA CURA DEI DETTAGLI Tanto per non essere tacciato di mancanza di fantasia il progettista inglese è originale anche nella dislocazione delle batterie del Kers, che un po’ tutti nel 2011 montano sotto il sedile del pilota o nell’incavo del serbatoio carburante, mentre sulla Red Bull RB7 sono ubicate all’interno di due paratie ancorate alla parte bassa del telaio. Per non parlare della cura maniacale con la quale “the genius” (altro soprannome affibiato dalla stampa britannica a Newey) rivede gli impianti frenanti della RB7, trasforemando i quattro dischi, con relative pinze e carenature in vere e proprie appendici aerodinamiche, in grado di aumentare l’efficienza aerodinamica del mezzo. A questo punto mettete insieme tutti gli ingredienti e vrdrete che la superiorità tecnica della Red Bull nel mondiale di Formula 1 2011 è del tutto spiegabile.... 31 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 6. PUNTATA McLAREN A CORRENTE ALTERNA La Red Bull è la dominatrice del mondiale 2011 ma, alle sue spalle, gli avversari non alzano di certo bandiera bianca. A partire dalla McLaren, la più seria antagoniste delle monopopsto blu, giallo e rosse di Sebastian Vettel e Mark Webber. Scottati dall’epilogo del mondiale 2010, nel 2011 i tecnici di Woking voltano decisamente pagina sul fronte tecnico, e per capite come basta osservare la vettura di Hamilton e Button: tra tutte le macchine del 2011 la McLaren è quella col passo più lungo (15 centimetri in più della concorrenza), monta le fiancate più originali, che per un certo verso ricordano la Renault del 1995, e con una sorta di doppio fondo in corrispondenza del retrotreno, per non parlare della doppia presa d’aria motore e della conversione al cinematismo pull-rod sull’asse posteriore. A dispetto di tutte queste novità la macchina di Hamilton e Button diventa competitiva solo alla vigilia del primo Gran Premio in calendario, quando i tecnici di Woking passano da un sistema di scarichi-motore tipo “octopus” (dal collettore centrale si dipartono quattro piccoli tubi, che soffiano in corrispondenza del profilo estrattore posteriore), ad una tipologia stile Red Bull, con un unico collettore “annegato” nel fondo piatto. Col recupero di deportanza al retrotreno la MP4/26 torna improvvisamente competitiva e, anche se in maniera fortunosa, Lewis Hamilton (in Cina e Germania) e Jenson Button (in Canada e Ungheria) la portano quattro volte sul gradino più alto del podio. Un risultato che farebbe la gioia di qualsiasi altro team, ma non della McLaren, che nel 2011 puntava senza mezzi termini al titolo mondiale. Per battersi alla pari con la Red Bull al team di Ron Dennis manca ancora qualcosa sul fronte aerodinamico e una maggiore costanza di rendimento. Non tutte le piste si adattano al passo lungo della MP4/26, motorizzata Mercedes, e quando le gomme posteriori vanno in crisi non c’è nulla da fare contro gli uomini in blu. 32 RITORNA IL PROFILO A U Che nel 2011 in casa McLaren si voglia dare un taglio netto col passato lo si intuisce osservando frontalmente la monoposto 2011. Al posto delle solite fiancate con presa d’aria elissoidale Tim Goss, responsabile del progetto della monoposto 2011, rispolveraun disegno a “U”, che rielabora quanto si era già visto sulla Benetton B195, iridata con Michael Schumacher nel 1995. Rispetto a quella vettura la McLaren MP4/26 estremizza il concett o , aumentando lo scasso presente nelle parte superiore della fiancata ed accentuando la brusca discesa della carrozzeria verso il retrotreno. I vantaggi di questa conformazione aerodinamica sono evidenti: opporre una minore resisteza all’avanzamento e migliorare lo scorrimento del flussi che, dopo avere investito la parte anteriore delle fiancate, sono rivolti al retrotreno. Dove, per ottenere una buona deportanza, occorre però sapere utilizzare al meglio l’effetto “hot blowing”.... 33 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 6. PUNTATA FERRARI F150 SCONTENTA MONTEZEMOLO Alle spalle di Red Bull e McLaren troviamo la rossa di Maranello che, dopo un avvio di mondiale a dir poco disastroso, ritrova la competitività e la vittoria con Alonso, vincitore a sorprersa del Gran Premio d’Inghilterra. Sul banco degli imputati, per le deludenti prestazioni di inizio stagione, finiscono sia la galleria del vento di Maranello, che avrebbe fornito dati poco attendibili, che l’operato di Aldo Costa, il direttorre tecnico del Cavallino che, all’indomani del disastroso Gran Premio di Spagna, viene allontanato. Molti, a partire dal Presidente Montezemolo, accusano lo staff del Cavallino di eccessivo conservatorismo, di non essere più capaci a sfornare quelle idee innovatiche che caratterizzavano le rosse dell’era Schumacher. La critica, probabilmente, è un po’ ingenerosa, sta di fatto che a metà stagione la responsabilità tecnica passa a Pat Fry, l’ex stratega della McLaren, le cose migliorano leggermente. Tanto che a Silverstone, dove debutta una 150° Italia profondamente modificata nell’aerodinamica e nelle sospensioni posteriori, Alonso torna a salire sul gradino più alto del podio, con una vettura tanto veloce in prova, quanto in gara e soprattutto non più afflitta da quella mancanza di deportanza e dal problematico sfruttamento delle coperture posteriori, che l’avevano ricacciata nelle retrovie a inizio anno. Si tratta però del classico episodio isolato, in una stagione più ricca di ombre, che di luci, e dopo il Gran Premio d’iInghilterra la Ferrari deve alzare bandiera bianca nei confronti di red Bull e, talvolta, McLaren, anche su quelle piste, come Spa-Franchorchamps o Monza, dove anche nelle stagioni meno positive aveva brillato. A questo punto, svaniti il mondiale piloti e quello costruttori, dominati dall’accoppiata Red Bull-Vettel, meglio concentrarsi sul progetto della monoposto 2012 e sul recupero di Felipe Massa che, dopo l’incidente del 2009, non è più lo stesso. 34 MINI FIANCATE, MAXI RASTREMAZIONE Una consistente rastremazione posteriore è fondamentale sulle odierne monoposto da Gran Premio, perchè migliora le prestazioni della vettura sul dritto, incrementa la deportanza sull’asse posteriore e consente uno sfruttamento ottimale delle coperture posteriori. Ecco perchè sulla F150 i tecnici della Ferrari insistono tanto su questo punto, dando vita ad una monoposto con fiancate particolarmente basse e strette verso il retrotreno. Alzando lo sguardo, all’altezza della carenatura motore, si può invece notare come la carrozzeria della rossa 2011 termini con un disegno a “V”, che dovrebbe favorire lo scorrimento del flusso d’aria che investe l’ala posteriore. Il residuo di pinna, ancora consentito dal regolamento, viene invece sfruttato per convogliare sempre verso l’ala posteriore l’aria calda che fuoriesce dal vano motore. GLI SCARICHI CALDI Nel 2011 la Ferrari non si fa prendere in contropiede, come accadde nel 2010, quando ci vollero diversi mesi per vedere all’opera gli scarichi bassi, stile Red Bull. A Barcellona, in occasione del Gran Premio di Spagna, la rossa testato la versione definitiva degli scarichi che, sulla scorta di quanto fatto da Adrian Newey sulla RB7, vengono convogliati in un’apposita carenatura montata all’inizio del condotto estrattore posteriore. Gli addetti ai lavori sostengono che, da sola, questa modifica valga dai 2 ai 4 decimi di secondo al giro: le prestazioni di Alonso e Massa migliorano, ma le Red Bull RB7 di Vettel e Webber rimangono macchine di un altro pianeta per gli uomini in rosso che, malgrado tutti gli sforzi profusi a Maranello, non vanno oltre il terzo posto nel mondiale costruttori, ma con un distacco abissale nei confronti della Red Bull (650 punti, contro i 375 della Ferrari). 35 SPECIALE IL CUORE NELLE CORSE - 11. PUNTATA Una componente che spesso si tende a trascurare quando si parla di Motorsport e di sport in generale è quella del pubblico. Dalle manie e dai difetti del “tifoso” all’alienazione dello spettatore virtuale, esaminiamo diritti, doveri, psicologia e futuro di quelli che gli americani chiamano fan. Con un consiglio: se davvero amate le corse, chiudete tv e computer e andate a godervele dal vivo di Andrea Toso, con la collaborazione di Stefano Semeraro Caro Andrea, oggi parliamo di pubblico, di passione, e di cosa significa seguire le corse da spettatore innamorato della velocità. Per iniziare mi racconti l'esperienza da spettatore che ti ha entusiasmato più da ragazzo? «Era il 1983: avevo vent’anni, studente di Ingegneria e digiuno di corse. Mia sorella, diciassette anni e una passione improvvisa, tipica degli adolescenti, mi chiede di accompagnarla a Imola alla gara di Formula 1. Treno fino a Bologna, poi pullman e navetta-torpedone stile Fantozzi fino al circuito, cattedrale del tifo dei motori; biglietti ai bagarini, piadina alla salsiccia e conquista di una zolla fangosa alla curva della Tosa, ombrelloni e sdraio che neppure a Rimini, tralicci abusivi di tubi ”Innocenti” su cui stanno appesi macachi con sembianze umane: tutti pronti per una battaglia di bandiere e striscioni. Parte la gara e dopo pochi giri ci spostiamo attraverso le strade interne del circuito, per la curiosità di cercare nuovi punti di osservazione: mi ricordo ancora il freddo metallo delle reti del rettilineo principale a cinque metri dalle macchine in piena velocità; poi andiamo alla tribuna delle Acque Minerali. Lì, proprio davanti ai nostri occhi, Patrese si ferma mentre è al comando della gara: la folla fa festa, sventola bandiere rosse in un tripudio da finale del Campionato del Mondo e copre Patrese di fischi di scherno. In quel momento, novizio, non capisco cosa ci sia da festeggiare…Tornato a casa alla sera (torpedone, pullman e treno, tutto il percorso all’incontrario fino a riemergere nel mondo quotidiano) prometto agli amici: mai più! E’ stata la mia prima e unica esperienza da spettatore». Una esperienza traumatica, perché purtroppo in italia prima che appassionati, in tutti gli sport, siamo tifosi. Credi sia possibile stilare una “carta dei diritti dello spettatore”? «Ne abbiamo accennato nelle puntate precedenti: se lo spettatore paga, pretende dei diritti e questi diritti si 36 condensano in una parola: rispetto. Il rispetto descrive un rapporto alla pari: da “re-spicio” è il riconoscere e apprezzare il valore, il tempo, l’unicità e la dignità dell’altro. Il rispetto è guardarsi con attenzione a vicenda tra pari, ciascuno nel proprio territorio, alla giusta distanza, né troppo vicino né troppo lontano.Dalla stessa radice “spicio”, ma con diversi prefissi, nascono diversi concetti come l’aspetto, il dispetto e il cospetto. Lo spettatore rispetta gli addetti ai lavori perché questi compiono azioni difficili ed eroiche, lo spettatore pretende rispetto per quello che paga. Lo spettatore, che paga per partecipare o almeno assistere ad un evento sportivo pericoloso, compie un’azione volontaria e deliberata senza pretendere un “servizio” come il biglietto aereo tra due destinazioni lontane tra loro, e non ha nessuna aspettativa di far valere una “carta dei diritti del passeggero” che contempla tra l’altro Assistenza, Rimborso per Ritardi e Cancellazioni, Clausola di Rinuncia, Consigli Utili, Diritti all’Informazione Tempestiva, Sistemazione nella Classe di Servizio Superiore, Accesso per Disabilità, Lista degli Articoli consentiti in Cabina. Molto semplicemente, se lo spettatore non è soddisfatto, non torna più» Lo sport è sempre più una faccenda televisiva: credi che in futuro avremo solo spettatori virtuali, e che quelli presenti negli autodromi scompariranno? «Andare alle gare costa tempo e a noi moderni, che godiamo il lusso di tanto tempo libero, il tempo sembra sempre mancarci. Andare alle gare ci obbliga a mescolarci alla gente comune e ciò non ci fa sentire sicuri: per questo pretendiamo il pass per la tribuna speciale, il pass per l’auto, la scorta dell’amico. Andare alle gare oggi ci mette un po’ paura. Molti allora stanno al sicuro sulla poltrona di casa, per godersi in pace lo spettacolo in TV o via Internet: il potente telecomando in mano è il passepartout per ascoltare le comunicazioni via radio tra piloti e ingegneri o la sinfonia dei giri del motore, osservare in telemetria più dati di quanto siano mai stati a disposizione nella sala controllo di Cape Canaveral, La felicità è pa Una foto ormai ingiallita dal tempo: Patrick Tambay taglia il traguardo del Gp di San Marino 1983. La vittoria Ferrari è salutata da un tifo da stadio culminato dagli sfottò contro Riccardo Patrese artecipazione 37 SPECIALE IL CUORE NELLE CORSE - 11. PUNTATA calarci nell’abitacolo dei piloti grazie a mille telecamere ad alta risoluzione, ma... manca qualcosa! Non c’è l’aspetto sociale dello spettacolo: siamo onnipotenti, ma soli. Pensa che, nella Grecia antica, la ragione del teatro era la funzione sociale: le tragedie e le commedie duravano dall’alba al tramonto, sempre alla luce del sole per permettere agli spettatori di commentare tra loro quello che vedevano sulla scena; la partecipazione agli spettacoli era addirittura retribuita dallo Stato perché la rappresentazione scenica produceva “catarsi”, creava discussione e interrogazione reciproca sul senso della vita e della morte, sui motivi e le ragioni di essere comunità, sul rispetto e la preminenza delle leggi umane o di quelle naturali, sulla cura dello sconfitto e l’ammirazione per lo straniero. Oggi lo spettacolo ha perso la funzione sociale ed è rimasto il guscio Meliconi di un divertimento annoiato». In che cosa differisce secondo te la psicologia dello spettatore americano da quello europeo? «Lo spettatore americano non vuole solo assistere, ma è abituato a partecipare: cerca di essere inquadrato dalle telecamere per trovare il coraggio di baciare la fidanzata, può essere estratto a sorte per diventare passeggero della biposto Indycar o della pace car con tanto di microfono e telecamera; se è fortunato, sventola la bandiera verde di inizio gara e annuncia il “drivers, start your engines!”: è un coccolato attore comprimario dello spettacolo stesso. Lo spettatore europeo è il vorace tecno-maniaco che con il suo Tablet in poltrona o in tribuna sogna di essere sul ponte di comando della Enterprise e desidera essere inondato di dati e immagini, animazioni grafiche e intertempi viola, gialli o bianchi che siano. Secondo te, a fine spettacolo, quale dei due torna a casa più contento, quale dei due ha avuto un’esperienza indimenticabile da raccontare agli amici e tale da spingerlo a prenotare i biglietti per i dieci anni successivi?» Be’, la risposta è fin troppo facile. Quali saranno le strategie più efficaci in futuro per attirare il pubblico in pista? «Se davvero vogliamo riportare il pubblico in pista, con il fine nobile di ricuperare la funzione sociale e aggregante di partecipare insieme ad uno spettacolo emozionante, incerto e talvolta pericoloso, dobbiamo smettere di trasmettere tutte le gare in televisione o via Internet. E’ una provocazione, lo so; ma se la gara finale del Campionato del Mondo di Formula 1 non avesse copertura televisiva, sicuramente il numero di chi pagherebbe il biglietto per assistere sarebbe elevatissimo! 38 Immagina di voler andare al concerto rock del tuo cantante preferito a San Siro o al Campo Volo di Reggio Emilia perché la televisione non riprende l’evento: se vuoi incontrare il tuo idolo allora vai al concerto. A fine concerto magari comperi il CD con le canzoni del concerto stesso, un CD unico e irripetibile perché tra le note delle canzoni preferite ci sono le tue grida di gioia ! Andiamo ancora più in là nella provocazione: riduciamo il numero di gare! Per le gare rimaste rendiamo accessibile, al sabato, la zona dei garage ad un costo di 10 euro o poco più e in quel giorno organizziamo una sessione di autografi obbligatoria per i piloti, vestiti con la tuta da gara. Aggiungiamo una gara di contorno in cui i piloti di Formula 1 corrono, per un montepremi simbolico o per il bacio con la miss locale, con vere macchine “stradali”: BMW, Porsche, Ferrari, Audi, Lamborghini, Corvette, Viper compatibili a livello contrattuale con il motore installato sulla loro Formula 1. E poi imponiamo alle Formula 1 di usare pneumatici strettamente di serie forniti anche da più costruttori in concorrenza tra loro:, Pirelli Michelin, Bridgestone e così via! Pensa che fenomenale leva commerciale avresti a disposizione per vendere al lunedì macchine e pneumatici. Questo scenario non è un sogno romantico se pensi al potenziale di un campionato GT nazionale, continentale con finali mondiali». Meglio allora contenere i prezzi dei biglietti o offrire uno spettacolo più ricco? Sempre che ci intendiamo su cosa significhi “più ricco”... Gli autodromi italiani sono spesso vuoti, o quasi: di chi è la colpa? «La capacità di spesa dell’appassionato è limitata e con la crisi economica non possiamo aspettarci che questa capacità di spesa aumenti. Cercare di arricchire il contenuto dell’offerta dello spettacolo per giustificare e sostenere il prezzo è una strada sbagliata: aumentano i costi di ciascuno ma resta la lotta al ribasso sui prezzi. E’ come voler aumentare le portate di un pranzo al ristorante per giustificare il prezzo: se ci provi, come titolare di un ristorante, ti scontri con il “fast food” e la tua gastronomia di qualità muore; meglio allora una sana, allegra e affollata trattoria, come tante se ne trovano in Italia, con piatti tipici e ingredienti unici, invidiati in tutto il mondo perché irripetibili. Aumentare sempre più il numero di gare di campionato è come pretendere che un cliente mangi cinque volte al giorno al ristorante: magari lo fa per un anno poi non ha più soldi o non ha più tempo o ci viene da solo e quando questo succede, e succede comunque, ti lamenti della crisi di fatturato del tuo ristorante. Fino a vent’anni fa, intorno a Indianapolis per un raggio di 200 miglia, non c’erano altri Speedway: ora trovi Kansas, Kentucky, Chicagoland e Nashville: la bulimia delle competizioni. Davvero pensi che qualcuno segua tutte le gare in tutti gli autodromi? Il campionato Nascar comprende 38 gare, il che significa una gara ogni domenica per tutte le domeniche da Febbraio a Novembre. Se vai a vedere le gare Nascar non vai più al bar con gli amici, non giochi più con i tuoi figli, non leggi più nessun libro, non vai più a Messa o alla sezione del partito. Quando leggo i proclami : “we have to increase the fan base”, io commisero quelli che per lavoro cercano di mettere in pratica queste vanità, combattendo per rincorrere un obiettivo comunque sfuggente e mi vengono in mente le parole del Poeta: . ..”così quel fiato li spiriti mali / di qua di là di su di giù li mena”». I social network sono una risorsa o una minaccia per la fruizione dello spettacolo sportivo? «I Social network sono la naturale reazione Sessione autografi a Yeongam, in occasione del Gp di Corea F.1 al decadere degli aspetti sociali del nostro divertimento. Da millenni siamo animali politici: questo non significa animali che per natura brigano per elezioni, assessorati e ideologie, ma animali che hanno l’istinto di vivere in comunità ( politica è solo un aggettivo il cui sostantivo è “τεχνη” : significa semplicemente l’arte di vivere insieme tra tanti; “polis” significa “ i molti”) . Come in greco da Polis è sgorgato il fiume della politica (in inglese l’aggettivo “polite” significa una persona che sa stare in mezzo agli altri ), così in latino da “civis”, sono scaturiti i termini “città” (civitas) e “civiltà” (civilitas) che è l’arte di essere cittadino. I social network segnalano questo bisogno innato di aggregarsi a dispetto delle spinte centripete di aver cura solo del proprio io e affermano la funzione sociale dello stare insieme per godere e soffrire delle stesse cose. Purtroppo i “social network” sono impersonali: come puoi pretendere di sviluppare una comunicazione di qualità tra migliaia di persone di cui non conosci la cultura e le abitudini, la storia e i legami familiari, le opinioni politiche e i gusti alimentari, le esperienze di viaggio e la lingua?» Come si “misurano” il gusto e le preferenze del pubblico? «Le tecniche di “marketing” oggi sono molto raffinate: grazie a Facebook, Twitter, Instagram e Google Glasses, alle Tessere “Frequent Flier” fino alle Carte Fidaty dei Supermercati, è possibile sapere dove ciascuno sia stato, sia o abbia intenzione di andare, chi incontri, per quanto tempo osservi un prodotto sugli scaffali, cosa comperi quando è arrabbiato, solo o ha appena prelevato dei contanti dal Bancomat. Ci sono società quasi monopoliste che fanno profitto dalla vendita di questi dati. Il Marketing, attraverso l’analisi dei “Demographics” profila gli spettatori, o meglio i consumatori di spettacolo, per genere, età, reddito, distribuzione territoriale e composizione del nucleo familiare e quantifica il valore commerciale di una sponsorizzazione!.. Ecco una formula che calcola il valore di una pagina di pubblicità di un giornale on-line in base a quanti la leggono, al numero dei caratteri tipografici e all’estensione della pagina stessa… Sponsoring Value = Area x Unique Viewers / 1000 * 1.000.000 * 5$ / 60323 character per page Quando siamo collegati alla televisione via Satellite, è possibile tracciare chi siamo, quale canale stiamo seguendo e per quanto tempo. Non solo, ma è anche possibile incrociare queste nostre preferenze al reddito e alla composizione della spesa che facciamo al supermercato, alla età nostra e dei nostri familiari, ai viaggi che abbiamo fatto, a quale automobile guidiamo e per quali percorsi abituali. Nel caso della Indycar, e immagino che sia lo stesso per Nascar o Formula 1, per la NBA e il Calcio Italiano di Serie A, la sera stessa della gara gli organizzatori ricevono un documento con il numero di spettatori alle gare, con nome e cognome ( perché hanno acquistato il biglietto con carta di credito), completo di telefono e e-mail. Il documento contiene anche l’identità di chi è entrato al “Fan Village”, quali e quanti gadget ha acquistato tramite carta di credito nei negozi dentro il circuito, in quali alberghi ha dormito, 39 SPECIALE IL CUORE NELLE CORSE - 11. PUNTATA quali viaggi aerei e da quali località, quante e quali macchine a noleggio. Il documento contiene anche le statistiche di quanti articoli e quanti passaggi televisivi sono apparsi per riportare cronache e commenti della gara e addirittura dettaglia il numero di tweet in momenti specifici della gara, la partenza, l’arrivo e in caso di incidenti gravi. I passaggi televisivi sono segmentati per categorie di programmi, sia primari (“General News, General Sports, Reality TV, Talk Show”), sia specialistici (“Sport Science, Dedicated Motorsport, Turbo”), sia di intrattenimento (“Dancing With the Stars, Late Show Letterman”). Si possono analizzare i singoli “contatti” sul sito della Indycar ( ad esempio il numero di tweet , chi ne ha mandati più di uno , da dove e a che ora )… e potrei continuare. I professionisti del marketing, formati nelle scuole più prestigiose e allenati nelle multinazionali di prodotti di consumo, hanno accesso a questi dati ri-aggregabili a piacere, ma difettano della sensibilità all’odore della benzina e delle gomme: spesso ho visto stupende presentazioni di opportunità di fatturato e di profitto fallire miseramente di fronte all’iniziativa solitaria e di buon senso di un ex-pilota. Come fare la differenza? Come preservare e rispettare (ecco che torna il rispetto!) il desiderio ingenuo, potente e irresistibile di giocare con la Polistyl con il figlio di tre anni o sfidare al calciobalilla Paolo Rossi? Euripide, grandissimo compositore di tragedie del mondo greco e lucido esploratore dei miti universali che albergano in ognuno di noi, scrisse “E’ difficile competere contro chi ha la passione perché la passione compra con l’anima quello che desidera”». Quanto conta, oggi, il “contorno” e quanto lo spettacolo sportivo vero e proprio? «Il “contorno” oggi è lo spettacolo: pensa al Super Bowl! Le canzoni durante gli intervalli della partita ( e gli americani non hanno solo un primo e un secondo tempo, ma hanno inventato i “quarti”, quindi ci sono tre intervalli!) sono lo spettacolo che tutti, allo stadio e a casa, attendono e di cui colgono i tempi e le regole. Così i “commercials”, i più costosi tra tutti quelli trasmessi in televisione durante l’anno. Oggi la competizione sportiva, anche quando le sue regole non sono tutte note, è l’occasione, il substrato, il mezzo per moltiplicare il valore commerciale. Dobbiamo accettare l’evidenza che la competizione tra professionisti sia raramente “sport”. Quando alcuni canali televisivi sono dedicati a commentare ingaggi e trasferimenti di giocatori più veloci degli scambi delle nostre vecchie figurine Panini, noi tutti sappiamo che questo non è sport con degni attori, ma 40 è solo commercio di uomini, schiavi dello spettacolo a cui partecipano come figuranti per il tempo concesso dall’impresario». È possibile secondo te tracciare un identikit del tifoso motoristico “medio”? «Siamo in Italia e allora cerchiamo, con poche pennellate, di tratteggiare chi tifa Ferrari in Italia, tralasciando i cinesi di Shanghai di recente e volgare ricchezza e gli arabi di Dubai, nuovi re Magi in cerca di un Dio solo materiale. In Italia tra i tifosi Ferrari c’è chi la domenica pomeriggio guarda le gare di Formula 1 soffrendo in silenzio e litigando con la moglie anche se fuori c’è il sole; c’è chi possiede una Ferrari perché l’ha sognata da piccolo e adesso se la può permettere, magari usata; c’è chi colleziona i modellini in scala e c’è chi visita in pellegrinaggio il museo a Maranello; c’è chi paga per guidare una Ferrari a ore e chi l’affitta solo per tenerla ferma a Monte-Carlo davanti all’albergo; c’è chi parcheggia la Ferrari nella piazza del paese mentre va dal barbiere il sabato mattina. In tutti c’è un desiderio di possedere o di toccare un oggetto di valore e su questo desiderio chi è bravo a valorizzare il marchio costruisce una fortuna economica». I nuovi mercati del motorsport riusciranno a sviluppare anche un'audience appassionata? «Hai scelto la parola giusta: “Audience” ( da audìre cioè essere in ascolto ). L’ “audience” conteggia il pubblico passivo che ascolta da casa. “Audience!”. Ma questo pubblico non può far sentire i fischi, l’incitamento, la commozione e la passione: passione e passività si escludono a vicenda! Abituato ad essere “passivo”, il pubblico a casa non nutre passione ma può solo cercare un emozione forte finché poi cambia canale. Pensiamo infine all’espressione “pubblico a casa” che è un controsenso: non c’è nulla di pubblico nell’assistere in privato ad uno spettacolo che si svolge lontano da noi. Chi è l’appassionato ? L’appassionato si misura per quanto spende ? L’appassionato vero purtroppo o per fortuna spende molto poco e, come scriveva Euripide, compera con l’anima e non con il denaro. Cosa intendiamo per “pubblico”? Abbiamo corrotto anche il significato profondo di questa parola. Comune e pubblico sono due concetti diversi: di ciò che è “Comune” nessuno ha la proprietà, così l’aria che respiriamo e l’acqua del mare. “Pubblico” è ciò che è di proprietà di una città o di una comunità: le vie, le strade, il verde, il suolo, da cui la “res publica”, la nostra cara “Repubblica”. Qual è allora l’essenza dello sport per lo spettatore? Come può lo sport esse- re un business? «Lo sport sempre si manifesta, a chi lo guarda con attenzione in presa diretta, come passione, divertimento e gioia personale solo se c’è un atto gratuito e disinteressato, direi nobile. Abbinare business e sport fa stonare le corde nella nostra anima. James Hunt, Ayrton Senna, AJ Foyt e Mario Andretti non correvano solo per l’ingaggio ma soprattutto per il fuoco che avevano dentro; grazie a questo fuoco hanno acceso l’animo di chi era a bordo pista, hanno alimentato le fiamme dell’eterno mito dell’uomo coraggioso, il campione medioevale che doma il drago. E’ evidente che, per correre, questi eroi hanno avuto necessità di motori, pneumatici, macchine e soprattutto di un pubblico partecipe e adorante, ma alla radice dei loro gesti sportivi c’era sempre la gioia e la ricerca di compiere un atto bello, terribile e nobile di per sé, come il duello a morte certa tra Ettore ed Achille. Dopo il volo rapido tra le vette omeriche, assaporiamo insieme le lievi e poetiche parole di De André che nella canzone “Bocca di Rosa” riconosce la dignità di provare passione anche ad una prostituta: “C’è chi l’amore lo fa per gioco, chi se lo sceglie per professione…Bocca di Rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione”». Chi sono quelli che pagano il biglietto e quindi lo stipendio a noi ingegneri e giornalisti ? «L’età media degli appassionati di competizioni motoristiche sta aumentando. C’è l’effetto nostalgia di tempi meno complicati in cui a diciotto anni la 500 era il passaporto della libertà e il duetto Alfa Romeo di Dustin Spettatori a Indianapolis Dizionario Hoffman la vera Laurea; c’è l’effetto disponibilità economica perché chi ha cinquant’anni ha più soldi da spendere di chi ne ha venti, soprattutto se in famiglia c’è un figlio unico; c’è il modello culturale di riferimento di questi ultimi vent’anni per cui non dovevamo pensare alle generazioni future ma potevamo concederci tutti i capricci possibili. Perché allora spenderli nel Motor Sport? Perché, per quanto brevi siano i nostri giorni, il brivido della velocità, il vento nei capelli, il battito accelerato del cuore, sono tra le cose più eccitanti che ci possano capitare». Infine, cinque consigli per chi si reca ad una gara automobilistica? «Immagino di rivolgere questi consigli ad un giovane ragazzo, sui quindici-sedici anni: butta via la playstation e staccati da Whatsapp! Fatti accompagnare da tuo padre, anche se non ne ha voglia, oppure prendi il treno con gli amici. Vai a Misano d’estate ad una gara di Formula 3: è vicino a Rimini e se piove o se proprio non ti piace, puoi sempre andare al mare. Prendi una tenda e una chitarra, bivacca alla sera con la tua ragazza in spiaggia o di fronte all’autodromo come fanno gli americani che la sera prima della 500 Miglia di Indianapolis si accampano a decine di migliaia a fianco delle loro lucide e immacolate Harley Davidson nell’immenso prato di Georgetown Road, sdraiati e inebriati dalla brezza della prima estate e dal fumo di qualche barbecue o del primo innocente spinello. Il sabato, gira per il paddock, entra nei garage e magari trovi un meccanico che ti chiede una mano per lucidare i cerchi. Tutto lì!». Gara Una parola di origine sassone del V secolo, dalla stessa radice sono arrivati nella nostra lingua i verbi “sgarrare” e “guardare”. Si ritrova nella parola inglese “war”, guerra. Propriamente indica l’azione di “tenere d’occhio l’avversario per superarlo”. Ruota Da una antica radice indoeuropea (ar/ra) comune a latino, greco e sanscrito che indica muovere, spingere, scorrere. In latino “rota”. Da questa radice le parole remo, rotaia, rotolo, ruolo, rotondo, ronda, rondò, rivolo, rullare, crollare. Veicolo / Vettura “Veicolo” deriva dal latino “Veho”, che significa trasportare in senso attivo; così anche il “vettore” nella terminologia tecnica dall’industria missilistica a quella dei traporti. E’ poi passato nell’inglese medioevale “wagon” (vagone). Veicolo indica un mezzo di trasporto con particolare attenzione al “carico” prezioso: per i veicoli da competizione il carico prezioso è il pilota e il carburante. In biologia il “vettore” trasporta un’informazione genetica, in matematica il “vettore” ha due qualità distinte: direzione e verso. “Direzione” ( da cui direttore e dirigente ) significa essere “in riga”: compito del dirigente è tenere in riga senza specificare l’orientamento; “Verso” è l’orientamento del “vettore” ed è compito del “leader” o “capo”. “Vettura” è analogo a “Veicolo”, ma deriva dal participio, “Vectus” ed ha significato passivo per indicare un mezzo trasportato o trascinato. Automobile / Autovettura / Autoveicolo Auto-mobile è un mezzo di trasporto che ha propulsione propria; in origine è un aggettivo nell’espressione di fine ‘800 “veicolo automobile”, poi rimasto da solo con valore di sostantivo in “automobile”. Una curiosità: a fine ‘800 due termini si contendevano l’uso popolare, “automobile” e “locomobile”. “Automobile” è un aggettivo ibrido tra una parte greca (“auto”: da solo, come autonomo che ha legge propria) e una parte latina (“mobile”), secondo la necessità di fine ‘800 di generare vocaboli nuovi per adattare il linguaggio alla realtà tumultuosa della rivoluzione industriale. “Autovettura” è un termine più tipico delle lingue neolatine ( italiano, francese ); “Automobile, inizialmente limitato alle lingue anglosassoni, si è diffuso ora in tutto il mondo” “Car” Indica un veicolo su ruote dal latino “carrus”, in Italiano carro, in origine un cocchio da guerra celtico a due ruote. Il termine è rimasto nel vocabolo “cart”, il carrello della spesa. Nel 1800 negli Stati Uniti il vocabolo “car” si è esteso alla terminologia ferroviaria per indicare un vagone e solo ai primi del ‘900 è arrivato ad indicare l’automobile. “Pubblico” Dall’aggettivo latino “Populicus”, cioè del popolo, fatto per tutti, noto e condiviso da tutti. Da cui la “pubblicità”, che è una comunicazione per tutti. La radice di “populus” deriva dall’albero “pioppo” perché molti pioppi da lontano sembrano un “popolo” di uomini. Il contrario di “pubblico” è “privato”, collegato ai vocaboli “privo” e “primo”, indica ciò che è separato dallo Stato, dalla cosa pubblica, quindi non di tutti ma riservato a uno solo. Privilegio significa allora essere privo di leggi e di vincoli, tra cui l’obbligo di pagare le tasse. “Media” L’espressione inglese originale completa è “mass media” per indicare i “mezzi” di comunicazione di massa. “Media”, dal latino “medium”, significa le cose che stanno in mezzo per permettere la comunicazione tra chi invia e chi riceve una informazione. Così come il “medium” si crede sia il tramite tra i vivi e i morti. Negli anni passati era più frequente il termine “press” (la pressa della stampa e per estensione i giornali stampati), poi soppiantato da “media” all’avvento della televisione e da Internet. 41 NASCAR ANTEPRIMA DAYTONA 42 DILLON APRE LA A JOHNS CACCIA ON Il rookie Austin Dillon poleman a Daytona 43 NASCAR ANTEPRIMA DAYTONA Marco Cortesi Come in ogni stagione NASCAR che si rispetti, anche in quella 2014 Jimmie Johnson partirà da favorito. La scelta è d’obbligo considerando che ha vinto sei degli ultimi otto titoli, anche se per diverse ragioni, sia regolamentari sia tecniche, l’annata sarà molto più complessa da interpretare e difficile da “portare a casa”. Rick Hendrick e la sua squadra, nonostante qualche problematica emersa sui propulsori a Daytona, restano sempre il punto più alto a livello di organizzazione, quantomeno in casa Chevrolet, con uno schieramento di piloti convincente e finora - Johnson a parte raramente visto in tutto il suo potenziale. Dale Earnhardt Jr sembra davvero in palla. Dopo aver chiuso la stagione 2013 in crescendo (con la nuova formula di punteggio il titolo dello scorso anno l’avrebbe vinto lui) nelle libere e nei test ha messo in mostra una sicurezza vista di rado in passato. Da non dimenticare Jeff Gordon, intenzionato a portare a casa il campionato per poi chiudere la carriera, e Kasey Kahne, uno che corre sempre per vincere. Elemento che, con il nuovo sistema di punteggio, sarà decisivo. Sempre per il gruppo motorizzato Chevy, in casa Childress si cerca il rilancio puntando tutto sul rampollo di famiglia Austin Dillon. Il nipote di Richard Childress ha vinto sia in Truck Series che in Nationwide e, 44 dopo aver segnato la pole per la 500 Miglia di Daytona, è intenzionato a diventare ben più di un buon rookie. Con lui anche Paul Menard, Ryan Newman, in cerca di una chance per ricominciare tutto da capo, e Martin Truex Jr, che pur correndo per il Furniture Row Racing beneficia dello stesso materiale tecnico. Formazione a quattro punte per lo Stewart-Haas Racing, che non ha sicuramente mostrato tutto il suo potenziale nelle prime prove del 2014. Con Tony Stewart non al 100 per cento, ma sufficientemente in forma, correranno Danica Patrick, intenzionata a cucire una volta per tutte la bocca ai critici, e il duo di nuovi arrivati Kevin Harvick-Kurt Busch. Con Stewart, questi ultimi formano una combinazione potenzialmente esplosiva, e non solo dal punto di vista dei risultati. Tenere salde le redini sarà difficile, dopo un inverno di investimenti per ingrandire la struttura e dimenticare le problematiche 2013. In ultimo va considerato, oltre alle varie piccole squadre con poche o nulle chance di vittoria, il team Ganassi, che dopo aver tagliato i ponti con Teresa Earnhardt vedrà Chip Ganassi come unico ed indiscusso leader. Jamie McMurray resta una sicurezza, e sarà affiancato dal rookie Kyle Larson, giovane talento dalle lontane origini giapponesi attesissimo dagli osservatori, anche per la sua gran carriera nelle categorie addestrative. Jimmie Johnson TOYOTA SI AFFIDA A JOE GIBBS ALTEZZA MINIMA DA TERRA? CAMBIA LA REGOLA E’ molto curioso che le due squadre di punta dei due campionati più grandi al mondo (F.1 e Nascar) abbiano entrambe iniziato la stagione con problemi di motore. Probabilmente, quelli di casa Hendrick e Chevy sono meno gravi di quelli della Red Bull, ma è stato mostrato ancora una volta quanto poco basti per passare da una posizione di leadership a delle difficoltà all’apparenza inspiegabili. In realtà, vittime principali sono finora stati i team satelliti, a partire dallo Stewart-Haas Racing ma, dopo aver visto diversi propulsori finire in fumo, tutte le auto spinte dai V8 di Rick Hendrick hanno ridotto il ritmo in qualifica, segno che ancora tutti i conti non tornano. Ma per il team Hendrick c’è un’altra incognita. Quella del nuovo pacchetto di regole tecniche che verrà introdotto nella sua interezza dopo Daytona (sui superspeedway si corre con regole in parte diverse). A dare speranze ai rivali non sono gli aggiornamenti aerodinamici. Si tratta del capitolo riguardante le altezze minime, che non verranno più misurate durante le verifiche tecniche preferendo un controllo sui singoli componenti delle sospensioni. Il risultato che ci si attende è la fine di un’era in cui si giocava con l’assetto per abbassare il più possibile l’auto una volta in marcia, ma facendo in modo che in verifica rispettasse le misure. In Hendrick, in particolare per quanto riguarda l’ingegnere di Jimmie Johnson, Chad Knaus, erano espertissimi proprio in questo. Ora gli altri, in particolare quelli che, pur avendo grandi risorse avevano “perso il filo” dello sviluppo (vedi Roush) sperano che avvenga una cosa simile a quella vista in F.1, ovvero che ci sia la possibilità di ripartire tutti con nuovi elementi che per sconvolgere i valori preesistenti. Matt Kenseth, Kyle Busch e Ricky Stenhouse Dopo aver mancato di poco il titolo lo scorso anno nonostante le vittorie di Matt Kenseth, in casa Toyota non si sono scoperte tutte le carte. Le difficoltà in qualifica a Daytona non devono fare preoccupare perché sui Superspeedway, i giri di pista in solitaria contano ancor meno che negli altri posti. Molto probabile che si sia cercato di preservare auto e motori. Punto di riferimento pressoché indiscusso per le tre ellissi è il Joe Gibbs Racing. Kenseth non fa mistero di aver solo la vittoria in testa e ritroverà dopo un anno di fatto gettato al vento per infortunio Denny Hamlin, andato a sua volta piuttosto vicino alla vittoria del campionato in passato. E non va dimenticato anche Kyle Busch, la cui attitudine a dare sempre il massimo potrebbe rivelarsi utile nella lotta al titolo. Una lotta che gli riserverà anche qualche chance per minimizzare gli errori che a volte commette. Sulla carta, il trio di Joe e JD Gibbs è quello dal potenziale più alto e che, sempre sulla carta, promette di lavorare in gruppo in maniera più tranquilla. Chiamato al riscatto dopo il Richmond-gate dello scorso anno, con perdita di sponsor e penalità che sono derivate dal tentativo di condizionare l’esito della regular season, il team Waltrip sembra aver bisogno di più tempo. Con Clint Bowyer arriverà a tempo pieno Brian Vickers, tornato in pista dopo una nuova ricaduta del suo problema vascolare (trombosi). Quanto peseranno le proprie disavventure sul suo valore in pista? PENSKE E ROUSH PER LA FORD In casa Ford, schieramento con due squadre di vertice, il Penske Racing ed il Roush-Fenway Racing. Per il capitano, riuscito a centrare il titolo nel 2012 con Brad Keselowski, si tratta della seconda partecipazione sotto le insegne dell’ovale blu. Keselowski, dopo la mancata difesa del titolo nel 2013, si ritroverà ancora a fianco a Joey Logano che, pur ancora giovanissimo, ha maturato l’esperienza richiesta per mettere in difficoltà il celebrato compagno. Dopo un’annata quasi da psicanalisi visto il rapporto sorprendente (in negativo) tra budget e risultati, il team di Jack Roush tenta per l’ennesima volta di centrare un titolo che sfugge ormai da un decennio. Con in casa tutto quello che serve per fare bene, la squadra composta da Greg Biffle, Carl Edwards e Ricky Stenhouse è parsa non avere la costanza, dal lato sportivo come da quello dello sviluppo, per tenere il passo dei migliori rivali. Con le regole tecniche che, durante la stagione, potrebbero cambiare molte carte in tavola per gli ingegneri, si spera in un livellamento che aiuti a chiudere il gap. A favorire le Ford è arrivata anche la concessione di un muso modificato, che farà respirare meglio il V8 di Deaborn. 45 NASCAR ANTEPRIMA DAYTONA Danica Patrick con Earnhardt Jr. Kyle Larson Austin Dillon 46 TENETE D’OCCHIO… QUESTI TRE Danica, Austin e Kyle. Tre personaggi diversi per origini e attitudini, tre piloti in attesa di fare il salto di qualità, ma soprattutto tre persone che si trovano, nel bene e nel male, a fare i conti con grandi pressioni ed aspettative. La Patrick è entrata nel suo secondo anno di Nascar a tempo pieno con il benvenuto di King Richard Petty, che l’ha definita inadatta a vincere una gara, “a meno che tutti gli altri se ne stiano a casa”. Ma tra le molte voci di supporto, quelle di The King non sono le uniche critiche e per quanto Danica possa essere abituata a sopportare di tutto, non saranno sicuramente d’aiuto. Dopo una stagione condita da troppi incidenti e performance non certo brillanti, è determinata a mostrare almeno a tratti di meritarsi un posto nel mondo Nascar. Austin Dillon ha iniziato l’annata proprio come lei aveva fatto nel 2013, segnando la pole per la 500 miglia di Daytona, ma la storia insegna come stare davanti al gruppo da soli (specie se si hanno un motore ed un set-up a punto) sia tutt’altra cosa rispetto a vincere delle corse. Dillon, nipote di Richard Childress e da tempo predestinato ad un posto in Sprint Cup, ha la classe ed i numeri per farcela. Ha anche tante responsabilità, prima di tutte quella di riportare in pista un numero che per tutti, fan e addetti ai lavori è un’icona moderna. La voglia di far bene sarà tanta, ma sicuramente anche la tensione, e la voglia (rischiosa) di voler ricalcare le gesta che col numero 3 hanno reso immortale il grande Dale Earnhardt. Fondamentale potrebbe forse rivelarsi, in una situazione così potenzialmente critica, il coaching ricevuto nel corso degli anni dal nostro Max Papis. Al contrario di Dillon, Kyle Larson non è cresciuto solo nelle Stock-Car. Il ventunenne californiano è uno dei talenti più brillanti emersi dal mondo delle midget, le vetture a ruote scoperte che corrono sugli shorttrack in terra o cemento. Ha conquistato successi a ripetizione, e tutti sono pronti a scommettere che il suo debutto sarà un grande successo. Anche su di lui, che prende il posto di Juan Pablo Montoya, le attese sono enormi proprio per la fiducia che gli è stata accordata da tutti. Forse, al contrario di Dillon, potrà contare sul profilo leggermente più basso del team per mettersi al riparo. Ma il compagno di Jamie McMurray è un brutto cliente. Tanto per iniziare, detiene il record per la più veloce ascesa alla vittoria di un debuttante (vinse la sua seconda gara nel 2002). Inoltre, sferrò un colpo da KO all’orgoglio e alla reputazione del Colombiano, mai riuscito a trionfare su un ovale, vincendo Daytona 500 e Brickyard 400 nell’anno del suo ritorno alla corte di Chip Ganassi. Insomma, come per i due colleghi, nemmeno a lui verranno fatti sconti. 47 WTCC IL PUNTO La nuova Citroen Elysée nei test di Abu Dhabi 48 Il cambio dei regolamenti ha portato ad un aumento dei costi e i team privati ancora tentennano nell’acquistare le nuove vetture TC1. Per ora il numero degli iscritti è piuttosto scarno ed è caratterizzato dai costruttori Citroen, Honda, Lada e dalla RML con le Chevrolet FIDUCIA A TEMPO 49 WTCC IL PUNTO L’ultima gara del 2013 con le vetture nella vecchia configurazione Dario Sala Fra due mesi il WTCC inizierà la sua decima stagione da quando è stato istituito nel 2005. Il 2014 sarà un anno molto importante e non solo per le ricorrenze. La FIA e gli organizzatori hanno infatti introdotto, con un anno di anticipo, una serie di accorgimenti che hanno profondamente modificato il volto della categoria. Su tutto le nuove macchine della categoria TC1, che avranno un aspetto decisamente diverso rispetto al recente passato. Saranno più accattivanti e più veloci. Più racing, come ha detto qualcuno. Ma soprattutto saranno nuove. Tutte nuove. Honda, Citroen, Lada e la RML con la Chevrolet, hanno modificato i loro modelli adattandoli alle nuove regole. Per Citroen nessun vero problema visto che la Elysée è stata progettata già in ottica TC1, ma per gli altri il lavoro è stato ingente. Fra aerodinamica, motore, sospensioni e oreuomo, di soldi ne sono stati spesi parecchi. Una voce questa che non piace mai ai consigli di amministrazione sempre restii quando si parla di corse. Il cambio regolamentare, i nuovi investimenti e la sempre presente crisi economica hanno quindi fatto sì che le case si concentrassero totalmente e solamente sul nuovo prodotto. Il risultato è stato che nessuno (a parte Honda) ha venduto i propri modelli a qualche team. Così come i costi maggiori hanno impedito ai team di compare macchine nuove. La Lada terrà per sè le sue tre Granta, lo stesso 50 farà la Citroen mentre la Honda ha venduto una Civic al Proteam facendo salire a quattro il numero delle vetture. La RML dovrebbe, e sottolineiamo dovrebbe, vendere sei Cruze. Ad oggi però, ufficialmente solo le due macchine di Ravaglia sono sicure di partire e terminare la stagione. Gli altri sono alla ricerca del budget che è aumentato enormemente rispetto al passato. La Bamboo ad esempio, che veniva data come sicura acquirente di due Cruze, non lo ha Lada Granta ancora fatto tanto che i piloti indicati a guidarle, James Nash e Alex MacDowall, stanno guardando al GT come alternativa. Bamboo a questo punto deve sperare in uno sponsor munifico o in qualche pilota con valigia pesante. Lo stesso dicasi per il programma Onyx. Tanto si è scritto e detto, ma ad oggi nessuna macchina è stata presentata o è scesa in pista, così come nessun nome di pilota è stato annunciato. Aspettiamo con ansia che questo accada. Honda Civic SONO POCHE LE TC1 SI ATTENDONO LE TC2 Per dirla breve, ad oggi sul campo ci sono solamente dodici- quattordici TC1. Un numero che al momento é al di sotto delle previsioni, ma che potrebbe rivelarsi sufficiente se integrato da un buon numero di TC2 come sempre accaduto. E qui però siamo di fronte ad un altro interrogativo. Quanti sono i team privati che hanno confermato la loro presenza? Non è ancora chiaro perché sono in molti quelli che lanciano notizie su quello che vorrebbero fare. Ma tra il dire e il fare come al solito ci sono di mezzo qualche centinaio di migliaio di euro che non è facile trovare. Ci si aspetta che squadre storiche come Engstler o Wiechers riescano a mettere insieme delle vetture con le quali essere al via di tutto il campionato e non solo delle gare asiatiche. Così come Nika, Campos o Tuenti. Ma siamo alle ipotesi. Sarà questa una delle priorità del duo Francois Ribeiro-Eric Neve, ovvero la coppia che ha preso in mano le redini della serie dopo l'uscita di scena di Mercello Lotti. La capacità di saper trovare quell'equilibrio per incentivare i team piccoli a correre, saper trovare aiuti economici che consentano alle squadre di vivere, oltre saper attrarre piloti da indirizzare nelle varie squadre. È questa la vera arte per far vivere i campionati. Tenere viva una solida base di team che facciano l'ossatura del campionato. Le Case ufficiali, come è noto, se ne vanno dall'oggi al domani senza troppi patemi come la storia ha già insegnato. Mancano ancora due mesi. È presto per tirare le somme e dare giudizi, ma è chiaro che le cose dovranno cambiare in breve tempo. Aspettiamo fiduciosi. 51 WTCC ROB HUFF Campione del mondo nel 2012 con la Chevrolet, senza una vettura ufficiale lo scorso anno nel quale si è comunque ben difeso con una Seat, il pilota britannico ha saputo conquistarsi la fiducia della russa Lada che lo ha voluto a tutti i costi LO ZAR D’INGHILTERRA Filippo Zanier Dopo il titolo iridato Turismo colto nel 2012 la sua carriera sembrava sulla rampa di lancio, pronta a decollare verso un futuro radioso. Invece, dopo nove anni nel WTCC come pilota ufficiale, proprio dopo quel grande successo, Rob Huff ha dovuto ingoiare la stagione più difficile della propria carriera. Il ritiro della Chevrolet lo ha messo ai margini, dato che per il suo programma privato la RML ha preferito tenersi cari l'indubbio talento di Yvan Muller e l'altrettanto indubbia valigia di Tom Chilton. Campione del mondo senza una vettura, il britannico si è dovuto accontentare di un mezzo non competitivo come la Seat del team tedesco All-Inkl con cui è riuscito comunque a cogliere due vittorie, una delle quali sul prestigioso toboga di Macao. Per il 2014 lo aspetta una nuova sfida. Torna in pista da pilota ufficiale, ma lo fa con la cenerentola del Mondiale, la Lada. Ecco quali sono le sue riflessioni e aspettative quando mancano due mesi alla gara di apertura del WTCC a Marrakech. 52 A 53 WTCC ROB HUFF Vieni da una stagione difficile, che ti ha visto per la prima volta correre nel WTCC da privato e con un mezzo non all'altezza dei migliori. Come l'hai vissuta? "Non è stato facile. Vincere il titolo Mondiale 2012 è stato il successo più grande della mia carriera, arrivare al 2013 e scoprire che per me non c'era nulla è stato davvero difficile da accettare. Però, mi sono rimboccato le maniche, ho trovato un sedile e sono riuscito ad avere dei buoni weekend come quello di Macao: un terzo posto e una vittoria, con una macchina che sulla carta non era all'altezza di prestazioni del genere. E' stata una bella soddisfazione ed è su momenti così che bisogna concentrarsi, lasciando da parte i cattivi ricordi". E poi è arrivata l'offerta Lada. Come è nata la trattativa? "Quando è arrivata, l'offerta non è stata inattesa perché in realtà ne parlavamo da un po'. Vederla ufficializzata, però, mi ha fatto un bell'effetto, mi ha inorgoglito. Sapere che qualcuno ti stima e ti vuole nella sua squadra è bello, e ti restituisce fiducia in te stesso. E poi ho passato l'intero 2013 sperando di tornare ad essere pilota ufficiale per una Casa, e l'offerta della Lada è stata proprio l'opportunità che aspettavo. Chissà, magari si trasformerà in una delle fasi più memorabili della mia carriera. In ogni caso, quello che mi è successo l'anno scorso mi fa apprezzare ancora di più l'occasione che mi è stata data". Cosa ti aspetti dalla Granta? Quali sono i suoi punti forti e quali quelli deboli? "Difficile da dire senza averla guidata, anzi direi che questo è proprio il punto debole, il fatto che scenderemo in pista molto in ritardo rispetto agli altri team, molti dei quali stanno già provando da tempo. Io, James Thompson e Michael Kozlovskiy dovremo collaborare per tirare fuori le prestazioni dalla macchina nel minor tempo possibile. Il punto forte della Granta potrebbe essere la velocità sul dritto. L’aerodinamica è molto filante, per cui la velocità di punta dovrebbe essere alta. In fondo già lo scorso anno le Lada erano tra le più rapide del gruppo". Il Mondiale Turismo vedrà il debutto del nuovo regolamento, pensi che regalerà gare più spettacolari? "Penso di sì. Sinceramente, guardando al passato, mi sembra che le vetture Turismo siano rimaste troppo uguali a se stesse 54 negli anni, avere un cambiamento così grande con nuove macchine e nuovi costruttori è positivo, e dimostra che il WTCC è una serie viva. Le macchine saranno più veloci, più rumorose, più cattive,e questo dovrebbe permettere al campionato di dare agli appassionati quello che vogliono". Correrai per un marchio russo, quindi è normale pensare che nell'evento di Mosca avrai più pressione addosso... "Sicuramente, ma non credo ne risentirò anche perché il Moscow Raceway è un circuito che mi piace, forse la sorpresa più grande del 2013. Nessuno di noi lo aveva visto prima e non sapevamo cosa aspettarci, ma abbiamo trovato strutture all'avanguardia e una pista bellissima, su cui la lotta è stata incandescente, con addirittura cinque vetture affiancate sui larghissimi rettilinei. Tornarci mi fa piacere, e ovviamente farlo con un costruttore russo non guasta". Huff campione del mondo nel 2012 con la Chevrolet Oltre alla Russia, sembri avere un rapporto speciale con Macao. È solo il Circuito da Guia a ispirarti o hai un buon rapporto con i circuiti cittadini in generale? "Penso che i circuiti cittadini siano il contraltare ideale alle nuove piste della F.1, in cui le immense vie di fuga in asfalto non puniscono più gli errori del pilota. Sui circuiti cittadini non c'è margine di errore, delimitare la pista non ci sono coni o pile di gomme, ma i muri, quindi si vede davvero chi sa spingersi al limite estremo senza sbagliare. Per quel che mi riguarda ho davvero un rapporto particolare con Macao. La pista mi è sempre piaciuta, ma vincerci la bellezza di sei gare l'ha resa un posto davvero speciale per me. Si tratta di un tracciato dove la precisione è la chiave, ed evidentemente è una dote che non mi manca. Ci sono comunque altre piste che amo, come Spa o il vecchio Nurburgring, mi piacerebbe che fossero entrambe parte del calendario WTCC". Huff con l'Audi nella recente 12 Ore di Bathurst Per gran parte della tua carriera nel WTCC hai guidato vetture in grado di vincere. Per riuscirci conta più il mezzo o la volontà del pilota? "Sono importanti entrambi, è difficile che un pilota sia vincente se non ha alle spalle il supporto di un team all'altezza e un mezzo competitivo. Però non è tutto, e la storia dimostra che in certe circostanze anche una macchina che non è la più veloce può trovarsi nelle condizioni di vincere una gara, come è successo a me l'anno scorso. In quel momento un pilota deve fare in modo di essere al massimo, pronto a cogliere l'occasione che si presenta. Personalmente, io ho ancora una grande fame di vittorie, e come obiettivo ho quello di diventare il pilota più vincente nella storia del WTCC". Vieni da un paese in cui il campionato nazionale Turismo è conosciuto e seguito quanto il WTCC. Quanto è importante per un pilota poter crescere in una serie nazionale competitiva? "Credo sia importantissimo, e che noi piloti britannici siamo privilegiati a crescere in un Paese in cui già le gare Club si corrono a livelli molto alti. Ti permette di crescere a casa, quando intorno hai ancora persone care che possono supportarti nei momenti più difficili. Certo, quando poi è il momento giusto bisogna avere il coraggio di spiegare le ali e fare il grande salto. Io l'ho fatto nove anni fa, e mi sento fortunato ad aver potuto accomunare così tanta esperienza su un palcoscenico internazionale contro piloti con bagagli di esperienza così diversi". Quando eri ancora un giovane pilota avrai senza dubbio avuto degli eroi: con chi dei piloti del passato ti piacerebbe gareggiare in un'ideale sfida senza tempo? "Sono fortunato perché ho già potuto gareggiare contro molti dei miei eroi di gioventù. Alain Menu, Gabriele Tarquini, Rickard Rydell, Tim Harvey, Steve Soper, Will Hoy, gareggiando nel BTCC, nel WTCC e al festival di Goodwood me li sono trovati contro più o meno tutti. Allo stesso tempo, mi sarebbe piaciuto conoscere James Hunt e magari correrci contro. Non ci sono più piloti così sopra le righe e allo stesso tempo sofisticate nel motorsport, principalmente perché oggi non puoi comportarti così quando rappresenti una Casa". 55 BTCC FABRIZIO GIOVANARDI 56 PROVACI ANCORA PIEDONE Il pilota emiliano torna nel campionato inglese Turismo che aveva già vinto nel 2007 e 2008. Lo farà con una Ford Focus del team Motorbase che lo ha ingaggiato grazie a un sms! 57 BTCC FABRIZIO GIOVANARDI Filippo Zanier Su ventuno campionati disputati nelle varie categorie Turismo, ne ha vinti la bellezza di dieci. Il totale dei podi assoluti però, tocca quota sedici, perché altre due volte ha chiuso secondo e per quattro ha finito terzo. Un palmarés ineguagliabile, a cui nessuno dei rivali con cui negli anni ha condiviso le piste si avvicina. Con numeri così, diresti che Fabrizio Giovanardi potrebbe sentirsi appagato, felice di tornare in pista saltuariamente per essere coinvolto come pilota/tester nelle sviluppo di macchine ambiziose, come è stato con la Porsche Panamera Superstars o con la P4/5 Competizione di James Glickenhaus. Diresti che a 47 anni, di fare a sportellate ne abbia avuto abbastanza. E invece no. Perché se dagli anni 90 si porta dietro il soprannome di "Piedone" un motivo ci sarà. Perché l'atteggiamento che l'ha reso un idolo dei tifosi, quel non tirarsi indietro mai quando vedeva un varco da sfruttare in pista, è lo stesso che lo porta a mettersi in gioco quando c'è una sfida da accettare. E così in una piovosa giornata di febbraio, Giovanardi si è trovato a Brands Hatch, a dividere l'asfalto con un gruppo di piloti di gare Club che si godevano un normale track day. Lui, però, era lì per iniziare la sua nuova avventura nel BTCC, uno dei campionati Turismo più competitivi al mondo, che per inciso ha già vinto due volte nel 2007 e nel 2008. Ecco com'è andata, e quali sono le motivazioni e le aspettative di 58 Fabrizio alla vigilia di questa nuova fase della sua lunga carriera. Su Twitter da Brands Hatch hai scritto "mi sono girato solo una volta e non ho scordato come si guida". Sembrerebbe un buon inizio... "Non è che avessi dei dubbi, era una battuta. Ma da questo primo test non si poteva trarre molto di più come indicazioni. Tra pioggia, adattamento del sedile e dell’abitacolo perché mi trovassi a mio agio, abbiamo perso una mezza giornata, per cui nel tempo che è rimasto sono riuscito giusto a farmi un'idea della macchina, niente di più". Come è nato il contatto con il team Motorbase Performance, e con esso l'idea di tornare in pista nel BTCC? "Dei contatti c'erano stati già quattro anni fa, ma allora non vi furono le condizioni. Questa volta invece, è successo tutto per caso. Qualche settimana fa, ero stato contattato dalla BMR, il team che farà correre Menu, ma la loro proposta non mi ha convinto. Sono entrati nel campionato molto di recente e sinceramente non mi davano sufficienti garanzie di competitività. A questo punto della mia carriera, non ho nessuna intenzione di perdere tempo, e quindi ho rifiutato. Dopo di che un mio amico, che conosce David Bartrum della Motorbase, ha avuto l'idea di mandargli un messaggio chiedendogli se era interessato a darmi una macchina. Lui ha risposto e… due settimane dopo ero in Inghilterra a chiudere l'accordo. Se quel messaggio non fosse stato inviato, oggi non sarei un pilota BTCC. La cosa curiosa è che era stato più o meno così anche nel 2006, quando sono arrivato nel campionato per la prima volta. Tutto era nato da una mail che avevo inviato a Ian Harrison, il boss del team Triple Eight". Che impressione ti ha fatto la Focus nel test? "Difficile da dire, e in fondo nemmeno determinante perché non è la stessa Focus che guiderò nel campionato. Già la prossima settimana proveremo ancora a Brands Hatch e avrò a disposizione una macchina nuova. Anche in questo caso non so molto, so che sarà un telaio nuovo di zecca, ma non sono al corrente delle novità tecniche che avrà rispetto alla vettura 2013". In carriera sei stato abituato a gareggiare su macchine in cui eri stato tu a guidare lo sviluppo. Ora sali su una vettura che ha già una sua "anima", avendo corso nel 2013. Pensi che riuscirai a cucirtela addosso? "In questo senso un precedente è l'Astra con cui gareggiai nel BTCC 2006, al mio primo anno con Triple Eight. Era all'ultima stagione della sua vita agonistica ed era quasi un incubo per quanto poco fosse adatta alle mie caratteristiche (vinse due gare nel corso della scarichi. In Europa invece, sembra che per anni chi ha fatto i regolamenti fosse uno che non capiva nulla di corse. Il WTCC ha inseguito l'idea delle macchine strettamente derivate dalla serie, ma non era corretto perché così chi partiva da vetture di base meno brillanti si trovava svantaggiato. È stato il caso di Seat prima e Chevrolet poi, situazioni risolte con deroghe che alla fine hanno scontentato tutti, rischiando di rompere definitivamente il gioco. La direzione presa ora, con lo schema delle sospensioni uguale per tutti è sicuramente più giusta, ma è qualcosa a cui si poteva pensare molto prima, perché era presente già nel regolamento D2 ai tempi del Superturismo. Per innovare sono tornati indietro di vent'anni". stagione, ma chiuse il campionato al quinto posto, ndr). Adesso però, non credo di essere nella stessa situazione, il regolamento è molto restrittivo ed uguale per tutti, quindi per adattare una vettura al proprio stile di guida conta lavorare di fino, intervenire sui dettagli. Da qui all'inizio della stagione abbiamo pianificato almeno sei sessioni di test, quindi avrò il tempo per farlo". Il regolamento NGTC è piuttosto diverso da quelli con cui hai gareggiato finora, che giudizio ne dai? "Si tratta di un regolamento che vorrebbe creare delle vetture Turismo meno ballerine di quelle a cui eravamo abituati. Le sospensioni push-rod e i cerchi più grandi con pneumatici a spalla bassa portano la vettura a essere più rigida, e nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbero rendere lo stile di guida più simile a quello di una monoposto. In realtà, con una massa nell'ordine dei 1500 chili, la guida resta in tutto e per tutto quella di una vettura Turismo. Ci sono poi parti standard uguali per tutti come l'idroguida, un sistema che si è guadagnato molte critiche perché dà al pilota pochissimo feedback su quello che sta facendo la macchina. Però, anche questo non è un problema, perché sarà lo stes so per tutti". Anche il WTCC quest'anno si affiderà a nuove norme con vetture meno vicine alla serie e più aggressive. È la via giusta secondo te? "Credo che la ricetta per un campionato di successo l'abbiano azzeccata gli organizzatori del V8 Supercars australiano. Macchine fatte per entusiasmare il pubblico, potenti, rumorose e con le fiammate che escono dagli Torniamo all'Inghilterra. Nessuno tra i piloti non britannici ha tanta esperienza quanto te sulle piste inglesi, cosa ci vuole per domarle? "Sono piste di 40 anni fa. Qui se esageri in staccata non c'è la via di fuga in asfalto ad aspettarti, ma un tratto di prato molto corto e quasi sempre bagnato, con un muro molto duro alla fine. Sono una sfida completamente diversa rispetto ai tracciati europei, dove alla fine per inseguire la sicurezza si è andati a togliere completamente il brivido legato al rischio. Inoltre, sono piste immerse nella natura, e che della natura seguono l'andamento: i saliscendi sono all'ordine del giorno, e ogni curva ha la propria particolare pendenza. Le traiettorie ideali delle piste europee qui non funzionano, quelle giuste si imparano con l'esperienza". Chi ti aspetti possano essere i tuoi rivali principali? "Sempre i soliti: Jordan lo conosco poco, ma ha vinto il titolo lo scorso anno e quindi sicuramente sarà da tenere d'occhio, insieme a Neal, Shedden e Plato. Tra questi proprio Plato è senza dubbio il più scaltro, quello che più di altri è abituato a certe malizie. Nel 2006 capii subito di che pasta era fatto quando tentò di mandarmi a muro già alla prima gara, per riprovarci poi subito dopo. Ci misi poco però a fargli capire che se volevo potevo fare altrettanto, e da lì in poi la nostra è stata un'onesta rivalità". “ Credo che la ricetta per un campionato di successo l'abbiano azzeccata gli organizzatori del V8 Supercars australiano. Macchine fatte per entusiasmare il pubblico, potenti, rumorose e con le fiammate che escono dagli scarichi. In Europa invece, sembra che per anni chi ha fatto i regolamenti fosse uno che non capiva nulla di corse FABRIZIO GIOVANARDI ” 59 TURISMO ROMEO FERRARIS IL MAESTRO I suoi ‘allievi’ chiamano così uno dei più grandi preparatori di vetture Turismo dell’Italia da corsa. Indimenticabili le sue Abarth o il Millino condotto da Merzario. Poi le passioni per l’offshore e gli orologi 60 61 TURISMO ROMEO FERRARIS Marco Cortesi Una vita tra motori, macchine, offshore e orologi. Romeo Ferraris, titolare di una delle officine di elaborazione più conosciute in Lombardia (e oltre), ha appena festeggiato l’omologazione della sua ultima creatura, il mostruoso Cinquone da 210 cavalli, ma ed è già tornato al lavoro. A 76 anni, è ancora il punto di riferimento dell’officina. Quando parla, gli altri ascoltano e annuiscono: non si può fare altrimenti. Dalla sua struttura sono usciti alcuni tra i migliori tecnici del motorsport italiano, in una carriera iniziata negli anni ’50. Ferraris, che dopo la gavetta da meccanico si era trovato stretto in un lavoro da bancario ereditato dal padre, ma che non faceva per lui, era tornato sulla piazza alla grande riuscendo, oltre che a costruirsi una fama da vincente in pista, ad aprire una propria attività di preparazione vetture. In pochi anni era passato dal centro di Milano, diventato con lo sviluppo della città scomodo per le attività tecniche, alla sede attuale, l’officina di Opera. Il maestro, come viene soprannominato, ha negli anni semplicemente fatto quello che gli riusciva meglio, far cantare i motori, lavorando giorno e notte alla ricerca delle prestazioni. Sempre con pochi soldi in tasca, ma solo perché andavano investiti il più possibile nella ricerca e nel miglioramento continuo. Perché è così che si vince e le vittorie, a Romeo Ferraris, non sono mai mancate. Sin da quando, ad inizio carriera, aveva fatto volare il propulsore Lancia di Giancarlo Baghetti, pilota che in pochi anni sarebbe arrivato alla vittoria in Formula 1. Intanto l’attività si era evoluta ed ingrandita velocemente. In poco tempo, una carica di Abarth “by Romeo Ferraris” avevano invaso le competizioni Turismo vincendo a ripetizione in ogni categoria. Il passaggio ai prototipi poi, era stato altrettanto positivo. Convinto che un piccolo 1000cc derivato dalla Fiat 128 potesse dire la sua in pista, Ferraris aveva ancora una volta fatto centro, mettendo in pista il suo celebre “millino” prima di raddoppiare e creare un V8 2 litri da 350 cavalli che, portato al via da Arturo Merzario, fa ancora parlare di sé. 62 Uno degli orologi Romeo Ferraris costruito rigorosamente a mano LEADER IN OFFSHORE LA PASSIONE DEGLI OROLOGI Le ultime nate di Romeo Ferraris A quel punto, la sua carriera aveva preso un’altra piega con il debutto nel mondo dell’offshore, consacrato dalle vittorie conquistate con gli scafi Cesa e Gancia, insieme all’amico Stefano Casiraghi. Anche in quel caso i risultati non erano stati da meno. Campionati italiani, europei e mondiali, prima conquistati elaborando motori Iveco, poi progettando interamente il Seatek. E finendo negli albi d’oro anche in prima persona dato che, con un equipaggio di tre piloti, Ferraris teneva d’occhio le sue creature anche dall’abitacolo partecipando alle gare accanto ai suoi compagni piloti. Con la drammatica morte di Casiraghi, e un po’ di perdita di motivazioni, è arrivata una nuova passione, trasmessagli proprio dall’amico scomparso, quella per gli orologi. Ma uno così poteva limitarsi a comprarli e collezionarli? Certo che no. Così è arrivato un laboratorio di orologeria in cui, lavorando esclusivamente a mano, ha creato delle vere e proprie opere d’arte, progettate e costruite in autonomia, dalla cassa al cinturino, apprezzate dai collezionisti e diventate vere primizie. Il resto è storia recente. Il rinnovato impulso alle attività dell’officina grazie anche al figlio Mario e il re-incontro con un vecchio amico, Aldo Cerruti, che investendo nel progetto ha riportato il brand Romeo Ferraris nell’olimpo dei preparatori italiani. Perché oltre alla recente avventura nelle corse Turismo della Superstars e del CITE nonché in Asia, c’è ben altro. L’elaborazione di vetture che, in particolare per il lato centraline, è arrivata a livelli altissimi, ma soprattutto la creazione di un vero e proprio brand. Il numero di macchine della Milano “bene” che girano l’adesivo di Romeo Ferraris è impressionante e, con le elaborazioni su base 500 Abarth si punta ora a diventare un vero e proprio costruttore indipendente. Romeo intanto continua ad abitare a pochi metri dalla sua officina dirigendo l’orchestra con la stessa passione e dedizione assoluta di sempre. Senza smettere di pensare a come continuare ad andare sempre un po’ più veloce. Vincente anche nell'offshore... 63 AUTO GP MICHAEL ZELE 64 ATTACCO ALLA SUPER NOVA Il titolare dell’omonima formazione austriaca spiega gli ambiziosi progetti futuri, contendere il titolo ai rivali inglesi, e come si è sviluppata la stagione 2013 nella quale ha schierato nella prima parte anche Karthikeyan 65 AUTO GP MICHAEL ZELE Antonio Caruccio L’Austria è una piccola nazione che, però, ha sempre avuto un ruolo non secondario all’interno del motorsport. Dal 2014 la F.1 tornerà a correre sulle colline di Spielberg e Zeltweg, presso il Red Bull Ring, circuito di proprietà della scuderia pluri iridata d’oltralpe che ha però sede in Inghilterra. Ma vi è un’altra realtà, seppur piccola, in Austria che da oltre dieci anni si dedica alle competizioni: è il Zele Racing, compagine protagonista in Auto GP, pronta addirittura a dare l’assalto al titolo nella stagione ormai alle porte. In questa intervista con il Team Principal Michael Zele, Italiaracing analizza la stagione passata e le ambizioni future. 66 Come giudichi la stagione 2013 del tuo team? “Abbiamo fatto dei miglioramenti dal 2012 e le nostre macchine sono risultate competitive per tutta la scorsa stagione. C’è anche stata un po’ di sfortuna con i piloti e con la situazione economica che abbiamo incontrato. Non è stato facile per noi il fatto che Karthikeyan sia andato via dopo tre gare, questo ci ha costretto a dover trovare un sostituto. Qualche problema lo abbiamo incontrato nella fase dei pit-stop, aspetto che sicuramente miglioreremo nel 2014”. Avete ottenuto anche la vostra prima vittoria in Marocco, come siete arrivati a raggiungere questo risultato? “E’ frutto del duro lavoro di tutti. È stato un vero piacere poter accedere alle premiazioni finali della gara insieme a Luciano Bacheta sul podio. Marrakech è un circuito bellissimo con una presenza di pubblico straordinaria e vederli tutti applaudire per noi è stato davvero emozionante”. Che cosa non ha funzionato nel rapporto con Karthikeyan? “Narain è un pilota molto veloce, di cui ho grande stima e rispetto e con cui c’è tuttora un rapporto personale di amicizia che non è stato intaccato dalla situazione sportiva. A Monza, ha avuto dei problemi in qualifica dove ha riportato la foratura di una gomma, mentre in gara 1 è stato coinvolto in un contatto alla prima curva, gara-2 non è partito bene dalla prima fila, vanificando un potenziale buon risultato. Mi è dispiaciuto non poter continuare a lavorare con lui, ma non era possibile mettere insieme il budget per continuare la stagione”. Ci sarà la possibilità di rivedervi insieme? “Non saprei, ho visto che quest’anno è impegnato con i prototipi quindi il suo programma principale adesso è un altro”. Che progetti avete per questo 2014? “Vogliamo sicuramente avvicinare i nostri risultati a quelli di Super Nova, che è il team di riferimento. Quando le cose vanno per il verso giusto, già adesso non siamo molto lontani da loro. Vogliamo salire spesso sul podio e lottare per la classifica a squadre cercando di arrivare tra i primi tre. Poi, oltre all’Auto GP, prepariamo delle vetture per le gare in Salita e per il Boss GP, dove con vetture private schieriamo piloti che hanno una grande passione per questo sport”. salvo recuperare sino ai piedi del podio. Per la corsa della domenica, senza un problema ai freni sarebbe arrivato facilmente sul podio. A Marrakech era stato il più veloce nelle prove libere, ottenendo il secondo tempo in qualifica. Nella prima gara c’è stato un problema al pit-stop, mentre in gara-2 è stato buttato fuori da Daniel De Jong. All’Hungaroring, abbiamo avuto qualche problema di set-up, ma la seconda gara era andata bene. Partendo dalla pole position c’era la possibilità di puntare al podio, ma nel finale ha avuto un problema di elettronica al motore, oltre ad aver sbagliato la sua postazione al pit-stop. Contemporaneamente a questo, il suo compagno di squadra andava forte ed otteneva buoni risultati, questo ha indotto Tata, il suo sponsor, a decidere di cambiare team. Sono certo che se avessimo continuato insieme sarebbe arrivata la vittoria anche con noi”. Nel corso dell’anno avete avuto un altro pilota proveniente dalla F.1, Christian Klien. Come giudica la sua esperienza? “È stato un vero piacere averlo con noi, un professionista che sa come lavorare ed è molto forte come pilota. Non saliva su una monoposto da oltre dieci anni, e per di più senza servosterzo. Ha avuto delle grosse difficoltà a sterzare ed il Mugello è un tracciato molto duro sotto questo aspetto, che sicuramente non l’ha aiutato. Era molto provato al termine delle sessioni, poi in Qual è il pilota con cui avete lavorato meglio? “Difficile da dire, abbiamo avuto tanti piloti di alto livello come Klien, Karthikeyan, Antonio Pizzonia, Andreas Zuber e Karl Wendlinger. Davvero tanti! Sono molto soddisfatto quando lavoro con piloti di alto livello, perché sanno come interagire con i tecnici. È anche bello però, lavorare con i piloti giovani che hanno ancora passione e volontà di imparare e fare bene”. Nello scorso anno hai avuto modo di conoscere Igor Mazepa purtroppo recentemente scomparso. Che cosa ricordi di lui? “Come un uomo molto simpatico, onesto. Era un amico, ed è stato un piacere conoscerlo. Ci siamo incontrati la prima volta qualche anno fa. È stato l’unico russo con cui io abbia lavorato, ma era una buona persona, una figura che nel paddock e nei box mancherà sicuramente”. 67 IDOMENICA CALENDARI 2014 PER DOMENICA Test F.1 23 marzo 27 aprile 19-22 febbraio ad Al Sakhir 27 febbraio-2 marzo ad Al Sakhir F.1 a Sepang Moto GP a Losail Nascar a Fontana Moto GP a Rio Hondo Indycar a Barber Indy Lights a Barber World Series Renault 3.5 ad Alcaniz Eurocup Renault 2.0 ad Alcaniz F.Renault ALPS Junior ad Alcaniz Formel 3 a Oschersleben Adac GT a Oschersleben Nascar a Richmond V8 Supercars ad Auckland Coppa Italia a Vallelunga RS Cup a Vallelunga Targa Tricolore Porsche a Vallelunga 2000 Light a Vallelunga Test World Series Renault 25-26-27 febbraio ad Alcaniz 24-25-26 marzo a Jerez Test GP2 11-12-13 marzo ad Yas Marina 19-20-21 marzo ad Al Sakhir Test GP3 27-28 marzo a Estoril 10-11 aprile a Jerez 16-17 aprile a Montmelò Test Auto Gp 1-2 aprile a Valencia Test FIA F.3 4-5 aprile a Budapest 8-9 aprile a Spielberg 7-8 ottobre a Imola Test Eurocup Renault 23-24 febbraio ad Alcaniz 6-7 marzo a Le Castellet 17-18 marzo a Montmelò 27-28 marzo a Jerez ........................................... 23 febbraio Nascar a Daytona Florida Winter Series a Miami 2 marzo GT Open Winter Series a Le Castellet F.3 Open Winter Series a Le Castellet Nascar a Phoenix V8 Supercars ad Adelaide 9 marzo Mondiale Rally in Messico Nascar a Las Vegas 16 marzo F.1 a Melbourne V8 Supercars a Melbourne USCC – 12 Ore di Sebring Nascar a Bristol GT Open Winter Series a Montmelò F.3 Open Winter Series a Montmelò Italiano Rally a Ciocco 68 30 marzo Indycar a Saint Petersburg Indy Lights a Saint Petersburg Nascar a Martinsville V8 Supercars a Tasmania Europeo Rally in Grecia Italiano WRC 1000 Miglia 6 aprile F.1 ad Al Sakhir GP2 ad Al Sakhir Mondiale Rally in Portogallo Super GT a Okayama F.Renault ALPS a Imola Clio Cup a Imola Coppa Italia a Imola Targa Tricolore Porsche a Imola 2000 Light a Imola RS Cup a Imola Euro V8 Series a Monza EuroGTSprint a Monza Nascar a Fort Worth V8 Supercars a Winton Italiano Rally Sanremo 13 aprile Moto GP ad Austin World Series Renault 3.5 a Monza F.Renault NEC a Monza Blancpain Endurance a Monza Indycar a Long Beach Indy Lights a Long Beach USCC a Long Beach WTCC a Marrakech Auto GP a Marrakech Nascar a Darlington Nascar Euro Series a Valencia CITE a Franciacorta Trofeo Rally Terra Conca d’Oro 20 aprile F.1 a Shanghai FIA F.3 European a Silverstone WEC a Silverstone ELMS a Silverstone Blancpain GT Sprint a Nogaro WTCC a Le Castellet Auto GP a Le Castellet F.Renault NEC Junior a Zandvoort Europeo Rally in Irlanda 4 maggio Moto GP a Jerez WEC a Spa FIA F.3 European a Hockenheim DTM a Hockenheim WTCC a Budapest Auto GP a Budapest EuroGTSprint a Budapest GT Open al Nurburgring F.3 Open al Nurburgring British F.3 a Rockingham F.Renault 1.6 Nordic a Karlskoga CIP a Vallelunga Euro V8 Series a Vallelunga USCC a Laguna Seca Super GT al Fuji Nascar a Talladega Italiano WRC Lanterna Trofeo Rally Terra San Crispino 11 maggio F.1 a Montmelò GP2 a Montmelò GP3 a Montmelò Mondiale Rally in Argentina Indycar a Indianapolis road Indy Lights a Indianapolis road FIA F.3 European a Pau F.Renault ALPS a Pau Adac GT a Zandvoort WTCC allo Slovakia Ring 22 giugno Nascar a Kansas City GT Italia a Misano CITE a Misano Italiano Rally Targa Florio 18 maggio Moto GP a Le Mans DTM a Oschersleben ELMS a Imola Blancpain GT Sprint a Brands Hatch Nascar a Charlotte – All Star V8 Supercars a Perth 2000 Light a Spielberg F.Renault 1.6 Nordic a Botniaring Euro V8 Series al Mugello EuroGTSprint al Mugello Europeo Rally in Portogallo Trofeo Rally Terra Puglia e Lucania 25 maggio F.1 a Monte Carlo World Series Renault 3.5 a Monte Carlo GP2 a Monte Carlo Indycar a Indianapolis ovale Indy Lights a Indianapolis ovale Formel 3 al Lausitzring Adac GT al Lausitzring British F.3 a Silverstone F.Renault NEC a Silverstone Blancpain Endurance Silverstone F.Renault ALPS a Spielberg F.Renault ALPS Junior a Spielberg Clio Cup a Spielberg Targa Tricolore Porsche a Spielberg F.Renault 1.6 Nordic a Tierp Arena WTCC al Salzburgring Nascar a Charlotte 1 giugno Moto GP al Mugello Indycar a Detroit (2) USCC a Detroit World Series Renault 3.5 a Spa Eurocup Renault 2.0 a Spa F.Renault NEC Junior a Spa FIA F.3 European a Budapest DTM a Budapest Super GT ad Autopolis Nascar a Dover Auto GP a Monza GT Italia a Monza CIP a Monza Italiano WRC Salento 8 giugno F.1 a Montreal Mondiale Rally in Sardegna Indycar a Fort Worth WTCC a Mosca GT Open a Portimao F.3 Open a Portimao Formel 3 a Spielberg Adac GT a Spielberg F.Renault ALPS a Spa F.4 Italia ad Adria Nascar a Pocono Nascar Euro Series a Brands Hatch Italiano Rally Sardegna Trofeo Rally Terra Sardegna 15 giugno Moto GP a Montmelò WEC - 24 Ore di Le Mans Formel 3 a Hockenheim F.Renault NEC a Hockenheim Nascar a Michigan Clio Cup ad Adria Coppa Italia ad Adria RS Cup ad Adria Targa Tricolore Porsche ad Adria 2000 Light ad Adria F.1 a Spielberg GP2 a Spielberg GP3 a Spielberg FIA F.3 European a Spa WTCC a Spa GT Open a Jerez F.3 Open a Jerez British F.3 Snetterton Euro V8 Series a Brno EuroGTSprint a Brno Nascar a Sonoma V8 Supercars a Hidden Valley Europeo Rally in Belgio Italiano WRC Marca Trevigiana 29 giugno Mondiale Rally in Polonia Moto GP ad Assen Indycar a Houston (2) USCC a Watkins Glen World Series Renault 3.5 a Mosca Eurocup Renault 2.0 a Mosca FIA F.3 European al Norisring DTM al Norisring Blancpain Endurance Le Castellet Nascar a Kentucky F.4 Italia a Imola CITE a Imola CIP a Imola 6 luglio F.1 a Silverstone GP2 a Silverstone GP3 a Silverstone Indycar a Pocono Indy Lights a Pocono F.3 Masters a Zandvoort Blancpain GT Sprint a Zandvoort GT Open a Budapest F.3 Open a Budapest F.Renault ALPS a Monza F.Renault ALPS Junior a Monza Clio Cup a Monza Coppa Italia a Monza Targa Tricolore Porsche a Monza RS Cup a Monza Nascar a Daytona Nascar Euro Series a Tours V8 Supercars a Townsville Italiano Rally San Marino Trofeo Rally Terra San Marino 69 IDOMENICA CALENDARI 2014 PER DOMENICA 13 luglio Moto GP al Sachsenring Indycar a Iowa USCC a Mosport World Series Renault 3.5 al Nurburgring Eurocup Renault 2.0 al Nurburgring F.Renault NEC Junior al Nurburgring FIA F.3 European a Mosca DTM a Mosca Nascar a Loudon GT Italia al Mugello CITE al Mugello CIP al Mugello F.4 Italia al Mugello F.Renault 1.6 Nordic a Falkenberg 20 luglio F.1 a Hockenheim GP2 a Hockenheim GP3 a Hockenheim Indycar a Toronto (2) Indy Lights a Toronto Auto GP a Spielberg ELMS a Spielberg Super GT a Sugo GT Open a Silverstone F.3 Open a Silverstone Coppa Italia a Magione RS Cup a Magione 2000 Light a TBA Nascar Euro Series al Nurburgring Europeo Rally in Estonia 27 luglio F.1 a Budapest GP2 a Budapest GP3 a Budapest British F.3 a Spa F.Renault NEC a Spa Blancpain Endurance Spa (24 Ore) USCC a Indianapolis Nascar a Indianapolis CIP a Magione 3 agosto 31 agosto Mondiale Rally in Finlandia Indycar a Lexington Indy Lights a Lexington FIA F.3 European a Spielberg DTM a Spielberg F.Renault NEC Junior ad Assen F.4 Italia a Magione WTCC a Rio Hondo Nascar a Pocono V8 Supercars a Ipswich Moto GP a Silverstone Indycar a Fontana Super GT a Suzuka Formel 3 al Nurburgring Adac GT al Nurburgring British F.3 a Brands Hatch F.Renault NEC a Most F.Renault NEC Junior a Zolder Nascar ad Atlanta GT Italia a Le Castellet Europeo Rally in Repubblica Ceca Italiano Rally Friuli 10 agosto Moto GP a Indianapolis USCC a Elkhart Lake Super GT al Fuji Adac GT al Slovakia Ring F.Renault 1.6 Nordic a Parnu Nascar a Watkins Glen 17 agosto Moto GP a Brno Indycar a Milwaukee Indy Lights a Milwaukee Auto GP al Nurburgring FIA F.3 al Nurburgring DTM al Nurburgring Nascar a Michigan 24 agosto F.1 a Spa GP2 a Spa GP3 a Spa Mondiale Rally in Germania Indycar a Sonoma Indy Lights a Sonoma USCC a Danville Blancpain GT Sprint al Slovakia Ring Nascar a Bristol V8 Supercars a Ipswich F.Renault 1.6 Nordic a Knutstorp 70 7 settembre F.1 a Monza GP2 a Monza GP3 a Monza Blancpain GT Sprint a Portimao GT Open a Spa F.3 Open a Spa EuroGTSprint a Magny-Cours F.Renault ALPS al Mugello F.Renault ALPS Junior al Mugello Clio Cup al Mugello Coppa Italia al Mugello Targa Tricolore Porsche al Mugello RS Cup al Mugello F.Renault 1.6 Nordic a Solvalla CIP a Varano Nascar a Richmond Trofeo Rally Terra Costa Smeralda 14 settembre 5 ottobre 26 ottobre Mondiale Rally in Australia Moto GP a Misano World Series Renault 3.5 a Budapest Eurocup Renault 2.0 a Budapest ELMS a Le Castellet DTM al Lausitzring Formel 3 al Lausitzring WTCC a Sonoma Formula E a Pechino British F.3 a Donington Nascar a Chicago V8 Supercars a Victoria F.4 Italia a Vallelunga GT Italia a Vallelunga CITE a Vallelunga Italiano WRC San Martino di Castrozza F.1 a Suzuka Mondiale Rally in Francia Blancpain GT Sprint a Navarra USCC a Braselton Super GT a Buriram Formel 3 a Hockenheim Adac GT a Hockenheim Euro V8 Series a Hockenheim F.Renault ALPS a Jerez F.Renault NEC Junior a Spa Nascar a Kansas City Coppa Italia a Imola Targa Tricolore Porsche a Imola F.1 a Yas Marina Mondiale Rally in Spagna Moto GP a Sepang WTCC a Suzuka Nascar a Martinsville V8 Supercars a Surfers Paradise GT Italia a Monza CITE a Monza Clio Cup a Vallelunga Coppa Italia a Vallelunga RS Cup a Vallelunga Europeo Rally in Svizzera 12 ottobre F.1 ad Austin WEC a Shanghai Blancpain GT Sprint a Baku Nascar a Fort Worth F.1 a Sochi GP2 a Sochi 21 settembre GP3 a Sochi Moto GP a Motegi F.1 a Marina Bay WEC al Fuji Moto GP ad Alcaniz Blancpain GT Sprint a Zolder Formel 3 al Sachsenring FIA F.3 European a Imola Adac GT al Sachsenring GT Italia a Imola Euro V8 Series al Sachsenring Blancpain Endurance al Nurburgring CIP a Imola EuroGTSprint a Imola (1000 Km) WTCC a Shanghai F.Renault NEC al Nurburgring Nascar a Charlotte WEC ad Austin USCC ad Austin Nascar Euro Series a Le Mans Nascar a Loudon V8 Supercars a Bathurst Europeo Rally a Cipro Europeo Rally in Romania Italiano Rally Due Valli Italiano Rally Adriatico 28 settembre 19 ottobre Moto GP a Brasilia World Series Renault 3.5 a Le Castellet Eurocup Renault 2.0 a Le Castellet F.Renault ALPS Junior a Le Castellet DTM a Guangzhou GT Open a Monza F.3 Open a Monza F.4 Italia a Monza 2000 Light a Monza F.Renault 1.6 Nordic a Mantorp Park CITE a Pergusa Nascar a Dover Moto GP a Phillip Island World Series Renault 3.5 a Jerez Eurocup Renault 2.0 a Jerez FIA F.3 European a Hockenheim DTM a Hockenheim ELMS a Estoril GT Open a Montmelò F.3 Open a Montmelò F.4 Italia a Montmelò F.Renault NEC Junior a Zandvoort Formula E a Putrajava Nascar a Talladega Italiano WRC Como 2 novembre 9 novembre F.1 a San Paolo Moto GP a Valencia Nascar a Phoenix Europeo Rally in Corsica 16 novembre Mondiale Rally in Gran Bretagna WEC ad Al Sakhir Super GT a Motegi WTCC a Macao F.3 a Macao Formula E a Rio de Janeiro Nascar a Miami V8 Supercars a Phillip Island 23 novembre F.1 a Yas Marina GP2 a Yas Marina GP3 a Yas Marina 30 novembre WEC a San Paolo 7 dicembre V8 Supercars a Sidney 13 dicembre Formula E a Punta del Este 71
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