n. 1/2014 Luglio 2014 Notiziario gratuito di informazione ad uso interno dell’Associazione di Volontariato Pier Giorgio Frassati Parrocchia Sacro Cuore di Gesù Via Quintino Sella, n. 54 - 70056 Molfetta (Bari) - e.mail: [email protected] Lettera del Presidente La balàisce de cartòene di Carlo Cirilli O gni volta che qualcuno deve lasciare la propria terra per lavoro, sia chi parte che chi resta si abbandona alla tristezza. Lasciare persone e luoghi molto cari porta con sé per molto tempo un susseguirsi di ricordi di tutto quello da cui non si era mai pensato di doversi distaccare e dalle quali per cause di forza maggiore all’improvviso ci si deve privare per guardare avanti. Ci consola il fatto che almeno il problema del lavoro è risolto; quel lavoro che nel nostro paese ogni anno diminuisce e spinge la gente, non tutta per forrtuna, a spostarsi per cercarlo. La cosa che mi fa riflettere è che nel settore agricolo, nelle officine meccaniche, nei mercati generali, in attività commerciali e artigianali vedo tanti stranieri che si sono ben inseriti a svolgere lavori da dipendente, commerciante e imprenditore. Questa situazione si è creata per una nuova tendenza dei giovani nella ricerca del lavoro, che pare non prendano in considerazione delle mansioni in realtà necessarie che spingono gli imprenditori italiani dei vari settori a cercare la forza lavorativa anche proveniente dall’estero. Gli stranieri nel passare degli anni sono anche riusciti a organizzarsi e a mettersi in proprio creando delle imprese e diventando imprenditori. Entrando in un negozio un cliente, in attesa di essere servito, parlava con un’altra persona dei giovani che non riescono a trovare lavoro ma che poco fanno per cercarlo e fra le tante altre cose che si dicevano, in merito al lavoro e i giovani, colsi una frase che mi ha fatto ricordare scene viste o sentite molti anni or sono: la balàisce de cartòene. Si riferiva appunto all’epoca in cui per lavorare molta gente partiva quasi sempre col treno o con la nave e qualche volta anche con l’aereo in cerca di lavoro verso il nord dell’Italia e spesso anche all’estero e trattandosi di gente che non aveva tanti soldi da spendere si arrangiava a mettere un poco di roba in una valigia di cartone, spesso legata con una corda. Chi opera nel settore del volontariato ha contatti con gente italiana e straniera, gente che per tanti motivi si trova in situazioni disperate e cerca in qualche modo di rimediare cercando lavoro dove spera o gli fanno credere di poterlo trovare. 2 Ass. Pier Giorgio Frassati - Parrocchia Sacro Cuore di Gesù - n. 1 - Luglio 2014 Disturbare il manovratore: politica e chiesa in don Tonino Bello di Paolo Gadaleta U n incontro ricco di interessanti testimonianze e di stimolanti spunti di riflessione quello tenutosi lo scorso 11 dicembre nella nostra chiesa parrocchiale, organizzato dalla nostra Associazione P.G. Frassati e incentrato figura di don Tonino Bello, a pochi giorni dalla conclusione della fase diocesana della Causa di Canonizzazione del Servo di Dio, avvenuta lo scorso 30 novembre. “Disturbare il manovratore. Politica e Chiesa in don Tonino Bello” è questo il tema dato all’incontro, mutuato dal titolo dell’ultimo libro di uno dei relatori della serata, il dott. Sergio Magarelli, giornalista e pubblicista, coprotagonista dell’incontro insieme al dott. Domenico Cives, medico personale di don Tonino e una delle persone a lui più vicine. Don Tonino Bello è, per motivi che sono noti a tutti, una delle figure di riferimento alle quali si ispira l’operato dell’Associazione, tanto che in occasione del Ventennale della sua nascita al cielo, avutosi il 20 aprile dello scorso anno, questa vi dedicava un intero numero del Ciao. E sulla stessa scia si pone questa iniziativa facente parte del programma associativo, tesa ad approfondire il significato dell’impegno sociale e politico dei cristiani secondo don Tonino. Sergio Magarelli ha vissuto gli anni giovanili nella nostra parrocchia e parte con il suo intervento proprio da questa sua esperienza, ricordando la visita pastorale che don Tonino fece nel 1989 e la lettera ai parrocchiani scritta in conclusione della visita, intitolata «’Evoglie», ossia “hai voglia”, come la risposta che diede una anziana parrocchiana ammalata a don Tonino che le chiedeva se volesse bene al Signore. Don Tonino conclude la lettera esortando i parrocchiani del Sacro Cuore con queste parole: «Mettete il Vangelo al centro della vostra casa. Decidetevi per una vita di trasparenza. Affidate a Maria le incertezze del vostro futuro. E buttate a mare ogni paura che Gesù Cristo si sia dimenticato di voi». Vangelo, trasparenza, futuro, speranza. Quattro parole chiave, che a parere di Magarelli rappresentano i capisaldi della testimonianza di vita di don Tonino. Don Tonino sosteneva che non esiste una politica cristiana, semmai un modo cristiano di fare politica, scevro da ogni ipoteca confessionale. Compito della Chiesa non è dare indicazioni, semmai criticare e denunciare qualora la politica si allontani quel fine ultimo e unico che è il Bene Comune. Questo compito profetico don Tonino lo compiva invitando i politici della sua diocesi a riflettere secondo tre concetti che investono sia la sfera individuale che quella comunitaria: Sobrietà, Giustizia, Pietà. Sobrietà intesa come saggezza, equilibrio, temperanza, tendenza a rifuggire da ogni forma di ubriachezza da potere. Giustizia intesa nel senso ampio di solidarietà, di impegno per il bene del prossimo, da esercitarsi nell’area obbligata dei diritti e dei doveri. Pietà intesa come centralità dell’uomo quale icona di Dio nell’azione politica. Elementi questi che si possono ritrovare nella figura del Buon Samaritano, alla quale don Tonino si ispira nel tracciare l’identikit dell’uomo politico cristiano. Nell’azione del Buon Samaritano, che può tranquillamente definirsi politica, don Tonino individua tre interventi: l’azione del pronto soccorso, ossia il Samaritano soccorre prontamente il malcapitato; l’azione del giorno dopo, allorquando il Samaritano dopo curato le ferite al malcapitato, si occupa di lui anche il giorno dopo facendosi carico delle spese; l’azione dell’ora prima, quest’ultima in realtà non contemplata dal Vangelo ma che per don Tonino è lecito ipotizzare in questi termini: “se il samaritano fosse giunto un’ora prima sulla strada forse l’aggressione non sarebbe stata consumata”. Azione dell’ora prima intesa quindi come lungimiranza, prevenzione dei disagi e intuizione delle novità, anche a costo di operare scelte difficili e impopolari. Don Tonino, sulla stregua di Giorgio La Pira, interpreta la partecipazione alla vita politica come forma altissima di carità e pertanto si doleva di quel clima di torpore, disinteresse e malessere che rilevava nella città. Particolarmente significativo a tal proposito è il testo “Ti adoro in ogni momento”, in cui don Tonino, all’indomani della processione del Corpus Domini del 1992, denunciava quello stato di cose, intuendolo da quanto vedeva mentre portava il SS. Sacramento per le strade, come ad esempio l’indifferenza dei giovani al passaggio della processione i balconi deserti, l’incuria delle strade…, peraltro in un periodo drammatico per l’Italia, segnata dalle stragi di mafia, ma anche per la città di Molfetta, che pochi giorni dopo, il 7 luglio, assistette all’agguato mortale del suo Sindaco Giovanni Carnicella. continua a pag. 4 n. 1 - Luglio 2014- Ass. Pier Giorgio Frassati - Parrocchia Sacro Cuore di Gesù 3 - Una luce nell’oscurità di Costantino Trombetta O gni giorno sfogliando i vari quotidiani o ascol- tando i diversi radiogiornali e telegiornali si constata che si parla sempre più spesso di nuove povertà rappresentate da imprenditori, commercianti, pensionati e gente comune che, dall’oggi al domani, hanno perso tutto o quasi e non sanno più come garantire ai propri figli e dipendenti un futuro dignitoso. Con tristezza e un senso di smarrimento ci chiediamo: “che cosa sta succedendo? E perché? “E per quando si prevede la fine di questo periodo di incertezze?” Sono domande alle quali non si riesce a dare risposte che abbiano un minimo di ottimismo, pur essendo disponibili a vedere il famoso “bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”. La sola certezza è che stiamo attraversando un periodo buio del quale non si riesce a vedere la fine, anche se qualche politico si affanna a dire che siamo fuori dal tunnel e che si vedono i primi segnali di ripresa. Piacerebbe condividere questo pensiero, ma è molto difficile perché, frequentando la comunità cittadina e vedendo come è vissuta la crisi, si constata che la realtà e ben diversa; per le vie e per le strade delle nostre piccole città di provincia, e non solo, c’è tanta oscurità e la luce si vede solo “nei palazzi dei poteri”. A squarciare il velo di questa oscurità ci pensano le Caritas diocesane ed altre associazioni locali di volontariato, offrendo aiuti alimentari alle famiglie disagiate, talvolta su segnalazione dei servizi sociali dei comuni di appartenenza. Spesso chi sta vivendo un periodo della sua esistenza complicato e complesso non ha solo bisogni economici, ma anche necessità di un sostegno morale e psicologico per non cadere in depressione. E anche in questo le associazioni di volontariato non si tirano indietro e prestano la loro disinteressata opera con spirito di abnegazione, mettendo un po’ del loro tempo a disposizione del prossimo, il tutto senza clamore e senza proclami. Opera veramente meritoria che tutti noi dobbiamo imparare a conoscere e far conoscere affinchè possa continuare a far accendere una luce nell’oscurità. Associazione di Volontariato “Pier Giorgio Frassati” Parrocchia Sacro Cuore di Gesù – Molfetta Celebrazioni in onore del Beato Pier Giorgio Frassati Patrono delle Confraternite d’Italia Giovedì, 3 luglio 2014 ore 19 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da mons. Ignazio de Gioia nel suo 54.mo anniversario di sacerdozio. Saranno presenti le Confraternite di Molfetta ore 20 Concerto Lirico-Sacro in onore del Beato Lucia de Bari, soprano Antonio Stragapede, baritono Emanuele Petruzzella, organo e con la partecipazione della Corale Ass.ne Rigoletto 4 Ass. Pier Giorgio Frassati - Parrocchia Sacro Cuore di Gesù - n. 1 - Luglio 2014 Segue da pag.2 A conclusione del suo intervento Magarelli auspica che tutti si impegnino perché il messaggio di don Tonino divenga realtà, per il bene del Bene Comune. Più legata ai ricordi personali la testimonianza di Mimmo Cives, sull’onda di quella nostalgia che è dolore del distacco da chi si è amato oltre ogni misura, ma anche tentativo di far rivivere momenti significativi che hanno segnato la propria vita. “Siamo come due rette parallele, che si rincontreranno nell’infinito”. Così don Tonino, campione di efficaci allegorie, preconizzò a Mimmo Cives quello che sarebbe diventato il loro rapporto di amicizia fin da quando si incontrarono per la prima volta. Un incontro tra un uomo che predicava le vie infinite del Signore e un uomo legato alla realtà scientifica e laica del suo lavoro e che prima di allora non era stato toccato in alcun modo dal dono della fede. Cives confessa che prima di incontrare don Tonino nutriva nei confronti di quest’ultimo parecchi pregiudizi, ritenendolo un pastore che invece di farsi gli affari della chiesa si faceva gli affari del mondo. Il primo incontro - racconta Cives - avvenne nel 1991, allorquando don Tonino si reca in visita pastorale presso la parrocchia di S. Bernardino, nel cui territorio parrocchiale ha sede l’ambulatorio di Cives, e decide di incontrare i professionisti del quartiere. A questo incontro fu invitato dal parroco di san Bernardino anche il dott. Cives, il quale vi partecipa mosso da curiosità e con intenzioni tutt’altro che concilianti, portandosi accanto la sua figlia maggiore, allora settenne. Ogni intenzione polemica fu immediatamente sopita fin dalle prime parole di don Tonino, del quale al dottor Cives fu subito evidente il dono innato della parresia, della verità detta con franchezza, della capacità di saper collegare efficacemente la lingua con il cervello. In quell’incontro don Tonino parlava della santità laicale, cioè di quel modo discreto, silenzioso, di vivere gli insegnamenti evangelici nella quotidianità, citando anche una famosa poesia di Trilussa, quella dell’ulivo che un taglialegna vuol far diventare la statua di un santo. «Te ringrazzio tanto – risponde l’ulivo – ma er carico d’olive che ciò addosso/nun te pare un miracolo più grosso/de tutti quelli che farei da santo?». Durante quell’incontro Cives fu invitato dal parroco a intervenire, cosa che lui fece portandosi vicino al tavolo dei relatori con la sua bambina mano nella mano e parlando della condizione del malato nella società. Una immagine, quella di Cives che parlava mentre teneva per mano la figlioletta, che emozionò molto don Tonino e nella quale vedeva l’icona della protezione delle generazioni future. E di ciò don Tonino volle dare contezza al dott. Cives, chiedendo di conoscerlo alla fine dell’incontro. E Cives, intuendo la natura di quell’infinito nel quale si sarebbe incontrato con don Tonino, chiese quando vide il Vescovo: “Insegnami a pregare”. E da questo episodio traspaiono, a parere dello scrivente, anche elementi che aiutano a comprendere il pensiero politico cristiano di don Tonino, come l’attenzione per gli intellettuali considerati come risorse per la città, una concezione della santità strettamente legata alla quotidianità e quindi anche alla cittadinanza e l’avere a cuore il futuro dei propri figli. Ma Cives racconta, come un fiume in piena, numerose esperienze che lo vedono insieme con don Tonino, da quelle più liete che vedono protagonista anche la sua famiglia a quelle drammatiche legate alla malattia. Episodi dai quali traspare la figura di un vescovo che sapeva anche essere giocoso, laddove il gioco è da considerarsi sintesi e paradigma di intelligenza, condivisione e solidarietà. Particolarmente significativo è il racconto di quella domenica in cui Cives fu invitato a pranzo da don Tonino, il quale condivise sulla tavola anziché il luculliano pranzo che consumano tutte le famiglie nei giorni festivi e che ci si sarebbe aspettati a maggior ragione da un vescovo, solo delle frise bagnate con l’acqua col pomodoro, tipiche della sua zona. All’evidente difficoltà di Cives a mandare giù quel frugale cibo, don Tonino gli rammentò come tale pranzo per i poveri come i contadini della sua terra, rappresenti una ricchezza. E a tal proposito, don Tonino sosteneva che ai poveri non va dato ciò che avanza dalla tavola, bensì va condiviso con loro tutto ciò che c’è sulla tavola. A parere di Cives, una sintesi del significato dell’impegno politico dei cristiani secondo don Tonino può ritrovarsi nel testo “Santa Maria, donna del primo passo”. A Maria che si alza per prima, che accorre e che sa prevenire ogni disagio essendo “rapidissima a giocare d'anticipo nelle partite della salvezza”, don Tonino chiede di distogliere tutti noi “dalle nostre calcolate perplessità”, a liberarci “dalla tristezza del nostro estenuante attendismo” e ad aiutarci perché “nessuno di noi faccia stare il fratello sulla brace, ripetendo con disprezzo: tocca a lui muoversi per primo!”. Cives sostiene che l’esempio di vita di don Tonino è un continuo invito a rivoluzionare la propria vita passando dal “cogito ergo sum” (“penso quindi sono”) al “diligo ergo sum” (“amo quindi sono”). Cives conclude il suo intervento con un invito a riscoprire il culto dell’innocenza, intesa nel senso etimogico del termine, ossia del non nuocere né l’altro né l’ambiente, principio base di ogni azione politica. Notizie in breve Ogni mercoledì l’Associazione di Volontariato Pier Giorgio Frassati si riunisce alle ore 20 presso la sede di Via Quintino Sella n. 54. L’Associazione è aperta a tutti coloro i quali vogliono mettere a disposizione un po’ del proprio tempo e delle proprie professionalità al servizio degli altri. Direttore Responsabile: Carlo CIRILLI Coordinamento e impaginazione: Paolo GADALETA Progetto grafico: Giorgio GADALETA
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