Una valutazione omogenea globale Grazie a uno studio del “Lancet” stilati i primi standard di valutazione internazionali per la crescita fetale e le misure dei neonati. pagina8 Specializzazioni, riconosciuto lo standard europeo dei 5 anni di formazione Su 28 Paesi dell’Unione Europea ben 23 hanno adottato un percorso di formazione pediatrica post-laurea della lunghezza di 5 anni. pagina16 www.sip.it Magazine della Società Italiana di Pediatria volume 4 | numero 9 | settembre 2014 Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25 Per un “like” in più Nel 2000 solo il 5% degli adolescenti aveva utilizzato alme no una volta internet; nel 2004 il 57%, nel 2008 l’85%, oggi pressoché il 100%. Nel 2008 meno dell’1% degli ado lescenti aveva la possibilità di collegarsi ad internet attra verso il telefonino; nel 2012 il 65%, nel 2014 il 92,6%. Ba stano questi dati tratti dall’indagine “Abitudini e Stili di Vita degli Adolescenti Italiani” a cura della Società Italiana di Pediatria a far capire che è il web – e in particolare i social network – l’elemento caratterizzante delle abitudini e degli stili di vita dei teenager del nostro Paese. Per quanto ri guarda lo strumento di accesso a internet il passaggio dal computer allo smartphone ha reso molto più com plicato, se non del tutto impossibile, un controllo qua litativo e quantitativo da parte dei genitori. Sui social network vecchi e nuovi gli adolescenti, ma oggi sem pre di più tantissimi preadolescenti alla soglia delle scuole medie, esercitano le loro sperimentazioni so ciali, talvolta intrecciate talvolta no con la vita reale. Strumenti potentissimi, attraverso i quali i nostri adolescenti entrano in contatto con il mondo, ma con la modesta attrezzatura di vita di un tredicenne. Tutti in gara per un “like”, tra insicurezza e fragilità. pagina 12 Adozioni gay, la sentenza della discordia Polmonite: è sufficiente l’ecografia? Nello scorso mese di agosto il Tribunale dei minori di Roma, per la prima volta, ha riconosciuto a una donna il diritto di adottare la figlia della sua compagna. pagina18 Un intervento di Renato Cutrera, Nicola Ullmann e Paolo Tomà su un tema di grande attualità in Pediatria. pagina24 In questo numero Editoriali 5 La nascita della Pediatria nella società modenese News Pediatria volume 4 | numero 9 settembre 2014 Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it Direttore Scientifico Giovanni Corsello Direttore Cinthia Caruso Board Editoriale Rino Agostiniani Liviana Da Dalt Domenico Minasi Andrea Pession Davide Vecchio Fresche di stampa Giovanni Battista Cavazzuti 6 A cura di Liviana Da Dalt Una valutazione omogenea globale Maria Cristina Maggio 8 Nuova luce sulle epilessie infantili gravi 8 11 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002 Abbonamenti 2014 Individuale E 40,00 Istituti, enti, biblioteche E 80,00 Estero E 120,00 Presidente Giovanni Corsello Consiglio Direttivo Alberto Villani (Vicepresidente), Luigi Greco (Vicepresidente), Rino Agostiniani (Tesoriere), Fabio Cardinale, Antonio Correra, Liviana Da Dalt, Domenico Minasi, Andrea Pession, Massimo Barbagallo, Elvira Verduci (Consiglieri ), Valerio Flacco (Delegato Sezioni Regionali SIP), Costantino Romagnoli (Delegato Società Affiliate SIP), Gian Paolo Salvioli (Delegato Conferenza Gruppi di studio) Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero Direttore responsabile Giovanni Luca De Fiore Giovanni Corsello 21 Un progetto italiano contro la carenza di iodio 22 Polizze: domande e risposte Polmonite: è sufficiente l’ecografia? Renato Cutrera, Nicola Ullmann, Paolo Tomà Wheezing ricorrente: questione di geni? 9 Celiachia, una questione di genetica e non di svezzamento 10 L’AISOS festeggia 10 anni di lavoro 10 Africa violenta con i suoi bambini A cura di David Frati 11 Otite media ed evoluzione umana: una relazione di causa-effetto Giovanni Corsello 23 Generazione “I like” 12 “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” 14 Specializzazioni, riconosciuto lo standard europeo dei 5 anni di formazione Massimo Pettoello-Mantovani Adozioni gay, la sentenza della discordia Pietro Ferrara, Francesca Ianniello A cura di Davide Vecchio 16 Sanguinamento vaginale: una soluzione più semplice del previsto Valentina Ferraro, Massimo Bellettato 18 28 28 Fitoterapia Controllo della tosse con complessi molecolari naturali A cura di Vitalia Murgia 12 26 Pediatri inFormazione La semeiotica digitale in casi clinici interattivi Attualità 24 26 Primo piano Immagini © 2014 Thinkstock.com ISSN 2240-3183 20 La clinica Progetto grafico e impaginazione Typo srl, Roma Stampa Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma settembre 2014 Sessant’anni ben portati La RC professionale medici è obbligatoria Rino Agostiniani Redazione David Frati Pubblicità e promozione Livia Costa Tel. 06 862 82 323 [email protected] Pianeta SIP 30 News 2nd Congress on Paediatric Palliative Care: a Global Gathering 30 Pediatria numero 9 - settembre 2014 3 STATI GENERALI DELLA PEDIATRIA IN ITALIA 2014 19 NOVEMBRE Bambini sicuri, dalla strada lla rete in occasione della GIORNATA MONDIALE DEL BAMBINO E DELL’ADOLESCENTE IN COLLABORAZIONE CON ROMA - ORE 9,00 Teatro Brancaccio - via Merulana, 244 L a prescrizione di un farmaco è una procedura medica che va esple tata con attenzione, scrupolo e consapevolezza particolari quando è rivolta ad un bambino. Efficacia e sicurezza dei farmaci non sempre sono testati sui bambini, in parte per difficoltà di ordine tecnico (i trial clinici sono onerosi, lunghi, impegnativi su popolazione pediatrica) ed etico. Per i bambini devono essere sempre preferiti farmaci ampiamente collau dati sul piano clinico, corroborati dall’esperienza di centri accreditati sul piano scientifico nella gestione di pazienti in età evolutiva. Ciò vale ancor di più nel caso dei neonati, per i quali la maggior parte dei farmaci impiegati è off label. Quando si prescrive un farmaco a un bambino, non si possono trascurare aspet ti peculiari del trattamento di pazienti in età evolutiva: la compliance e la via di somministrazione. Bisogna essere certi che il bambino assuma il farmaco nella posologia e con le dosi previste e necessarie per il raggiungimento dei livelli te rapeutici, evitando prescrizioni imprecise o che si prestino ad interpretazioni incerte (millilitri e milligrammi, non cucchiaini di varia estrazione gastrono mica!). Alcuni bambini – per la patologia da cui so no affetti, acuta o cronica, per la coesistenza di sin tomi quali nausea o vomito, o ancora per motivazio ni psicologiche – rifiutano di assumere per via orale sospensioni o sciroppi le cui caratteristiche organo lettiche non sempre sono in linea con i desiderata di bambini o adolescenti. Inoltre sono da considerare Giovanni Corsello la variabile età nella quale i bambini riescono ad as sumere farmaci in forma di capsule o compresse e le Presidente SIP legittime remore alle somministrazioni invasive, quando non strettamente indispensabili. Come con L seguenza di tutto ciò, i bambini rischiano molto più spesso e molto di più degli adulti un sottodosaggio dei farmaci, con riduzione della efficacia clinica del principio attivo, o un sovradosaggio con maggiore esposizione a effetti avversi o collaterali. Analoghe problematiche possono sorgere per la somministrazione di farmaci topici a livello nasale, oculare, auricolare o cutaneo a bambini di età pre scolare o scolare. In alcuni casi una imprecisa som ministrazione (legata a preparazioni non pensate per il bambino), l’età e la scarsa collaborazione del pic colo possono rendere variabile la dose di principio attivo presente nella sede della lesione. In questi casi la disponibilità di preparazioni pensate per il bam bino, consistenti ad esempio in flaconcini monodose predosati, può rendere più agevole, efficace e sicuro l’approccio terapeutico a patologie flogistiche o in fettive, se esse si mantengono entro range di sosteni bilità economica. Nel caso di preparazioni per uso topico cutaneo è inoltre importante fare molta atten zione al veicolo e alla tipologia dei prodotto in com mercio, in rapporto alla lesione (essudativa, desqua mativa, eczematosa, licheniforme, etc.) e alla neces sità di usare il mezzo più idoneo per garantire effica cia al principio attivo e ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali sistemici legati all’assorbimento percutaneo o permucosale del farmaco. Infine, va considerato che ogni prescrizione deve essere ac compagnata da una comunicazione con i genitori non affrettata o affidata solo alla compilazione di una ricetta medica, ma al contrario informata, det tagliata e attenta a considerare i bisogni e le caratte ristiche del bambino come persona speciale. Editoriali Farmaci... a misura di bambino Lettura e canto in età precoce, la nuova sfida di Hillary Clinton ’ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton (possibile candidata alle presidenziali del 2016) ha lanciato una nuova sfida alla so cietà statunitense, quella dell’alfabetizza zione precoce dei bambini. Una sfida portata avan ti in collaborazione con i pediatri americani. Il tema è stato al centro del Congresso dell’American Aca demy of Pediatrics di San Diego, dove la Clinton ha tenuto una affollata sessione plenaria. E proprio in occasione del Congresso la AAP e “Too Small to Fail”, iniziativa congiunta di Bill, Hillary e Chelsea Clinton Foundation, hanno lanciato un toolkit di sponibile online (all’indirizzo http://www.aap.org/ literacy) che contiene libri, suggerimenti, consigli e una serie di strumenti utili per far sì che i pediatri possano spiegare ai genitori l’importanza della let Cinthia Caruso Direttore di “Pediatria” tura precoce ad alta voce per lo sviluppo cognitivo. Il toolkit incorpora le raccomandazioni della AAP emanate nello scorso mese di giugno in cui la lettura precoce veniva suggerita come una componente “essenziale” delle visite di assistenza primaria. Come mai tanto interesse anche da parte della politica per l’alfabetizzazione precoce? Perché la lettura ad alta voce e il canto non sono utili solo per costrui re relazioni forti tra genitori e bambini, per promuovere le competenze lingui stiche e favorire lo sviluppo cognitivo dei bambini. Possono anche contribuire a ridurre le diseguaglianze socioeconomiche. Esiste infatti una disparità socia le nella quantità di parole che i bambini ascoltano e imparano dalla nascita sino all’età di 4 anni. I bambini provenienti da famiglie a reddito più elevato sentono fino a 30 milioni di parole al contrario dei bambini provenienti da famiglie a basso reddito, nelle quali parlare, leggere e cantare sono attività meno diffuse. Ciò si traduce in una disparità in termini di apprendimento, che rende i bambini poveri ancora più svantaggiati ri spetto a quelli ricchi. Negli Usa tra i bambini nati nel 2001, solo il 48% di quelli poveri ha iniziato la scuola con le competenze adeguate, rispetto al 75% dei bambini provenienti da famiglie a reddito me dio. “Lo sapevate che nei quartieri a reddito medio ci sono una media di 13 libri per ogni bambino mentre nei quartieri a basso reddito ci sono 300 bambini per ogni libro?” ha chiesto la Clinton al l’auditorio di San Diego. Una bellissima iniziativa, commentava sull’Huf fington Post un pediatra americano. Ma come pos siamo far sì che un genitore povero sia a casa al momento di coricarsi invece che fare il turno di pu lizia di notte? Bella domanda, ma questo è tutto un altro discorso. Pediatria numero 9 - settembre 2014 5 News Quando un bambino capisce che gli adulti sono imperfetti, diventa adolescente. Quando li perdona, diventa adulto. Quando perdona se stesso, diventa saggio. Alden Nowlan Fresche di stampa Il vaccino contro il rotavirus raccoglie i dividendi Leshem E, Moritz RE, Curns AT, Zhou F, Tate JE, Lopman BA, Parashar UD. Rotavirus vaccines and health care utilization for diarrhea in the United States (2007-2011). Pediatrics 2014;134(1):15-23. La vaccinazione contro il rotavirus continua a “ripagare le spese” con una netta riduzione dei bambini ricoverati per diarrea nel corso del 2011 negli Stati Uniti, secondo questa analisi pubblicata da “Pediatrics”. Gli autori stimano che la vaccinazione contro il rotavirus abbia prevenuto l’ospeda lizzazione di 176.587 bambini nordamericani dal luglio 2007 al giugno 2011 e nel contempo abbia evitato 242.335 accessi al Pronto Soccorso e oltre 1 milione di visite ambulatoriali per diarrea acuta. Il risparmio calcolato è di oltre 900 milioni di dollari in sole spese sanitarie. Un commento interes sante su tale lavoro può essere letto su JAMA, 2014;312(1). Perdita di coscienza “isolata”? Niente TC cerebrale nel bambino con trauma cranico minore a cura di Liviana Da Dalt Lee LK, Monroe D, Bachman MC, Glass TF, Mahajan PV, Cooper A, Stanley RM, Miskin M, Dayan PS, Holmes JF, Kuppermann N, Traumatic Brain Injury (TBI) Working Group of the Pediatric Emergency Care Applied Research Network (PECARN). Isolated loss of consciousness in children with minor blunt head trauma. JAMA Pediatr 2014;168(9):837-43 DOI: 10.1001/ jamapediatrics.2014.361 6 La perdita di coscienza (PDC) che segue, an che in assenza di altri sintomi, un trauma cranico minore è tradizionalmente conside rata un predittore importante di lesione in tracranica e costituisce quindi nella pratica clinica un’indicazione comune all’esecuzione di TC cerebrale. I dati del presente studio, ricavati da una casistica tra le più consistenti mai pubblicate su tale tema (42.412 bambini con trauma cranico minore di cui 6.286 con PDC) smentiscono invece tali considerazioni. Lo studio evidenza infatti come solo lo 0,5% dei bambini con PDC sviluppi una lesione intracranica clinicamente significativa, tale da richiedere cioè interventi medici o chirurgici e/o ricovero. Tale basso rischio rende non giustificata l’esecuzione routinaria in tali bambini di TC, esame fortemente gravato dal rischio radiante, rischio di cui la comu nità pediatrica ma anche le famiglie sono sempre più consapevoli. Pediatria numero 9 - settembre 2014 Quanto sono gravemente malati i bambini “utilizzatori frequenti” del Pronto Soccorso? Neuman MI, Alpern ER, Hall M, Kharbanda AB, Shah SS, Freedman SB, Aronson PL, Florin TA, Mistry RD, Berry JG. Characteristics of Recurrent Utilization in Pediatric Emergency Departments. Pediatrics 2014; DOI: 10.1542/peds.2014-1362 Analizzando le ragioni di accesso di 1.896.547 bambini al Pronto Soccorso di 37 ospedali nordamericani nel corso del 2011, gli autori evidenziano come il 24% di essi presentasse un numero di accessi superiore a 4 (da qui la definizione di “utilizzatori frequenti”). L’aumentare del numero di richie ste di visita medica urgente si accompagna ad una più gio vane età – in oltre il 30% dei casi inferiore all’anno – e ad una minore incidenza di malattia cronica. Pur incidendo per ol tre il 30% sui costi dei Pronto Soccorso, le visite degli “uti lizzatori frequenti” esitano meno comunemente in richiesta di esami, prescrizione di farmaci, proposta di ricovero. Tali dati dovrebbero stimolare la ricerca di nuovi modelli orga nizzativi che prevedano l’integrazione dei Pronto Soccorso con i sistemi di cura territoriali, con la finalità di contenere i costi e di migliorare l’appropriatezza delle prestazioni. È ragionevole ritenere che tali considerazioni si possano appli care anche alla nostra realtà. Febbre al ritorno da un viaggio intercontinentale Halbert J, Shingadia D, Zuckerman JN. Fever in the returning child traveler: approach to diagnosis and management. Arch Dis Child 2014;99(10):938-43 DOI:10.1136/archdischild-2012-303196 In un interessante lavoro di revisione Jay Halbert del De partment of Paediatrics del Lister Hospital di Stevenage e i suoi colleghi discutono l’approccio clinico della febbre in bambini di ritorno da viaggi internazionali di lunga di stanza. La revisione fornisce indicazioni sulla valutazione iniziale, sugli accertamenti necessari e sull’opportuno trat tamento, focalizzando l’attenzione su malattie quali mala ria, dengue e Chikungunya, febbre tifoide, diarrea del viaggiatore, tubercolosi, rickettsiosi. È un tema di “salute globale” molto attuale, considerato il crescere esponenzia le negli ultimi decenni dei viaggi internazionali, anche in Paesi esotici, nonché le recenti epidemie di infezioni ad al ta contagiosità che possono interessare anche i bambini. Presentato dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, mostra con evidenza che le difficoltà economiche, i costi crescenti dei servizi sanitari e le difficoltà di accesso spingono i cittadini a rinunciare alle cure. Su oltre 24.000 segnalazioni giunte nel 2013 il 23,7% (+5,3% rispetto al 2012) riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, determinate da liste di attesa (58,3%, -16% sul 2012), peso dei ticket (31,4%, +21%) e costi intramoenia (10,1%, -5,3%). News XVII Rapporto Pit Salute “(Sanità) in cerca di cura” È sicuro il sonno di un lattante in un’amaca? Chiu K, Tonkin SL, Gunn AJ, McIntosh CC. Are baby hammocks safe for sleeping babies? A randomised controlled trial. Acta Paediatr 2014;103(7):783-7. Lo studio prende spunto dal clamore destato dalla storia di due lattanti tro vati morti durante il sonno in un’amaca, con conseguenti preoccupazioni sulla sicurezza di tale oggetto. Si tratta di un trial randomizzato e controlla to nato con l’obiettivo di valutare eventuali variazioni patologiche della sa turazione di ossigeno in lattanti di età compresa tra le 4 e le 8 settimane, durante il sonno profondo in un’amaca. Si è evidenziata un’influenza nella durata del sonno, che è risultato più breve rispetto a quella di coetanei mes si a dormire “tradizionalmente” in culla, ma non si sono evidenziati impat ti negativi né sull’attività respiratoria né sui livelli di ossigeno. Gli autori concludono però affermando che, non potendo prevedere l’eventualità che un bambino rotoli e si incunei nell’amaca, è fortemente raccomandato di evitare il suo utilizzo in condizioni di sonno non supervisionato. Propranololo e angiomi: efficacia di un altro farmaco off label Le complicanze neurologiche da virus della varicella esistono ancora! Schneider M, Cremer H, Ruef P. A retrospective analysis of systemic propanolol for the treatment of complicated infantile haemangiomas. Acta Paediatr 2014;103(9):977-83. Science M, MacGregor D, Richardson SE, Mahant S, Tran D, Bitnun A.Central Nervous System Complications of Varicella-Zoster Virus. J Pediatr. 2014 Jul 22. pii: S0022-3476(14)00531-9. doi: 10.1016/j. jpeds.2014.06.014. [Epub ahead of print] L’introduzione nel 2008 del propranololo nel trattamento degli angiomi del bambino è ritenuta una “pietra miliare” nella gestione di tale malattia. Il presente studio, retrospettivo ma con la più ampia casistica sinora mai pub blicata su tale tema, dimostra come tale farmaco, somministrato per via orale, risulti particolarmente efficace negli angiomi infantili complicati (ul cerazione, sanguinamento), indipendentemente dalla loro sede e dall’età del piccolo paziente e senza significativi effetti collaterali. Gli autori concludono sottolineando come tale terapia sia ancora off label in tutta Europa, nono stante la sua efficacia e sicurezza. Sono inclusi nello studio 84 bambini ricoverati presso l’Ho spital for Sick Children di Toronto per complicanze neurolo giche associate ad infezione da varicella-zoster virus (VZV) in un periodo di 13 anni (1999-2012, successivamente all’avvio delle raccomandazioni per l’uso del vaccino anti-VZV). Dall’analisi dei risultati gli autori fanno emergere tre osserva zioni: complicanze neurologiche anche severe da VZV conti nuano a verificarsi (encefalite, convulsioni, sindrome di Guillain-Barrè, stroke ischemico); la vaccinazione ha ridotto ma non eliminato la circolazione del VZV; nella diagnosi dif ferenziale di molte malattie neurologiche il ruolo del VZV va considerato, in particolare nei soggetti non vaccinati, anche in assenza di pregressi segni tipici di infezione erpetica. Genotipo HLA e manifestazioni precoci di malattia celiaca Liu E, Lee HS, Agardh D, Aronsson M, Hagopian W, Koletsko S, Rewers MJ, Eisenbarth J, Bingley PJ, Bonifacio E, Simell V, Agardh D, for the TEDDY Study Group. Risk of celiac disease according to HLA haplotype and country. N Engl J Med. 2014 Sep 11;37: 42-9 Partendo da un ampio studio prospettico internazionale avente come obiettivo primario l’identificazione di fattori di rischio genetici ed ambientali per lo sviluppo del diabete di tipo 1, gli autori hanno identificato 8.677 soggetti portatori degli aplotipi DR3-DQ2 o DR4-DQ8 caratteristici della malattia celiaca. Un lungo follow-up di tali pazienti ha portato a dimo strare come i soggetti con aplotipo DR3-DQ2, in particolare in omozigosi, siano quelli a più alto rischio di sviluppare autoimmunità e malattia celiaca nei primi anni di vita. La conclu sione degli autori è che uno screening precoce dei soggetti suscettibili potrà portare ad una diagnosi precoce della malattia. Pediatria numero 9 - settembre 2014 7 News “L’HIV non mi riguarda” 8 italiani su 10 non si sentono a rischio di contrarre il virus, il 75% ritiene che il tema sia poco trattato e vorrebbe che fosse più affrontato soprattutto nelle scuole (79%), sui mass media (66%), ma anche dal medico (54%). Dati GfK Eurisko. 34% Futuri padri italiani fumatori. I figli di padri che fumano prima del concepimento corrono un rischio di sviluppare la leucemia linfoblastica acuta infantile superiore del 25% rispetto ai figli di papà che non fumano. Una valutazione omogenea globale È divenuta una realtà la valutazione omo genea globale dei 120 milioni di bambini che ogni anno nascono sul nostro pianeta. I ricercatori dell’International Fetal and Newborn Growth Consortium for the 21st Century (INTERGROWTH-21st) coordinati da José Villar della Ox ford University hanno stilato i pri mi standard internazionali per la crescita fetale e le misure dei neo nati, fornendo le curve di crescita al 3°, 10°, 50°, 90° e 97° percentile. Per costruire gli standard per la crescita fetale sono state arruolate 4600 donne in gravidanza di Brasi le, Cina, India, Italia, Kenya, Oman, Gran Bretagna e USA, tutte sottoposte a ecografie (effettuate con i medesimi macchinari e con i medesimi parametri) ogni 5 settimane dalla 14esima settimana di gravidanza al parto. Per stilare gli stan dard di misurazione neonatale sono stati coinvolti invece più di 20.000 bambini nati tra la 33esima e la 42esima setti mana di gestazione con rilievi auxolo gici post-natali di lunghezza, peso, circonferenza cranica in relazione Maria Cristina Maggio Scienze per la Promozione della Salute e Materno Infantile “G. D’Alessandro”, Palermo all’età gestazionale e alle condizioni di be nessere nutrizionale e sociale delle madri. Si tratta di una conquista importantissi ma. I neonati di oggi sono “figli” di una realtà in continuo divenire: la trasmigra zione di popoli da Paesi in cui la guerra è una triste realtà quotidiana, la facilità dei collegamenti fra luoghi geograficamente lontani, le esigenze lavorative che spesso costringono a trascorrere lunghi periodi in Paesi diversi dal proprio rendono la na scita di un bambino non più frutto di una continuità di razza, ma di una coesistenza multietnica, geneticamente complessa. Nascere in una nazione non è espressione di un’appartenenza genetica. Molti matri moni fra persone con origini molto diver se, se da un canto sono espressione di integrazione sociale e superamento delle barriere razziali, dall’altro rendono com plesso il compito assistenziale dei pediatri Nuova luce sulle epilessie infantili gravi 8 C’è anche la firma di ricercatori italiani – Renzo Guerrini, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’AOU Meyer nonché Ordinario all’Università di Firenze e Carla Marini, coordinatrice del DH della Neurologia dell’AOU Meyer – nel più grande studio collaborativo sinora mai realizzato nel mondo per identificare le cause genetiche delle epilessie in fantili gravi. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull’“American Journal of Human Genetics”. I ricercatori hanno analizzato le informazioni genetiche di 356 pazienti con encefalopatie epilettiche e dei loro genitori sani. In tota le, hanno identificato 429 mutazioni del DNA che nel 12% dei bambini sono state considerate inequivocabilmente causa di epilessia. Oltre a diversi geni già noti essere implicati nelle epilessie infantili, il team di ricerca ha identificato mutazioni in geni con funzione connesse alle sinapsi. Tra questi un ruo lo essenziale lo ha il gene Dynamin 1. “Speriamo che l’identificazione del ruolo di questi geni nelle epilessie possa fornire più informazioni sui meccanismi alla base della malattia e dare spunto per trattamenti innovativi”, spiega Guerrini. “Questo è il risultato di un approccio molto Pediatria numero 9 - settembre 2014 Genitori italiani che hanno un atteggiamento di cautela nei confronti della vaccinazione e della prevenzione medica. L’8% è apertamente contrario alla pratica della vaccinazione e soltanto il 33% si rivela completamente concorde e favorevole alle indicazioni del SSN. Dati CENSIS. che hanno il compito di assistere i bambi ni di oggi. Già l’OMS alcuni anni fa aveva affrontato il problema in termini concreti: la realizzazione di carte auxologiche che valutassero la fisiologica crescita staturale e ponderale di bambini da 0 a 6 anni pro venienti da sei etnie diverse. Il lavoro appena pubblicato sul “Lancet” fornisce una risposta a 360 gradi alla tema tica auxologica dall’epoca intra-uterina al periodo neonatale. Fra gli obiettivi a medio e lungo termine dello studio prevale l’esi genza primaria di migliorare lo stato nutri zionale ed auxologico sin dall’epoca in trauterina, oltre che di ridurre la morbilità e mortalità pediatrica a livello globale. ^^ Villar J, Cheikh Ismail L, Victora CG, Ohuma EO, Bertino E, Altman DG, Lambert A, Papageorghiou AT, Carvalho M, Jaffer YA, Gravett MG, Purwar M, Frederick IO, Noble AJ, Pang R, Barros FC, Chumlea C, Bhutta ZA, Kennedy SH for International Fe tal and Newborn Growth Consortium for the 21st Century (INTERGROWTH-21st). Inter national standards for newborn weight, leng th, and head circumference by gestational age and sex: the Newborn Cross-Sectional Study of the INTERGROWTH-21st Project. Lancet 2014;384(9946):857-68 DOI: 10.1016/S01406736(14)60932-6. innovativo allo studio delle epilessie, in particolare di quelle forme che pur avendo caratteristiche simili sono dovute a cause genetiche differenti. In passato abbiamo dovuto sotto porre i pazienti a lunghi iter diagnostici composti da molte plici test e indagini, disponendo di poche possibilità di con frontare i dati dei singoli pazienti con serie molto ampie di individui con problemi simili. Con le nuove tecnologie di next generation siamo in grado di arrivare a una risposta in modo molto più veloce e di confrontare i dati di sequenzia mento del DNA di ogni paziente con quelli prodotti in ampie popolazioni di soggetti con le stesse caratteristiche, identifi cando i meccanismi comuni che ne sono alla base. Ciò è pos sibile grazie ai progressi della bioinformatica e alla attivazio ne di network internazionali in cui i dati sono confrontati. Questo studio deriva da una forte collaborazione fra ricerca tori europei, statunitensi e australiani. Questo tipo di approc cio si tradurrà in una migliore cura dei pazienti”. Aggiunge Carla Marini: ”La combinazione dei dati provenienti da tre grandi consorzi internazionali di ricerca è una strategia vin cente per svelare il background genetico di gravi epilessie presenti nell’infanzia. Le collaborazioni sono il modo miglio re per affrontare questi disturbi che singolarmente sono rari, anche se considerati nel loro insieme sono, purtroppo, piut tosto frequenti”. 32% Genitori che cercano sul web informazioni sui vaccini. Consultano siti istituzionali (41%), siti specializzati o scientifici (37%), forum e blog (27%). Meno i social network (16%) e le sezioni Salute dei quotidiani online (12%). Dati CENSIS. News 36% Wheezing ricorrente: questione di geni? Potenziali correlazioni tra il rischio di sviluppo di wheezing ricorrente in età pediatrica e la presenza di specifiche variazioni di alcuni ge ni che regolano le fun zioni del sistema im munitario. Lo sostiene uno studio presentato a Philadelphia in occa sione dell’ID Week, ap puntamento annuale per gli infettivologi di tutto il mondo, da Su sanna Esposito, Diretto re dell’Unità di Pedia tria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospe dale Maggiore Policlini co di Milano e Presiden te WAidid (World Asso ciation for Infectious Diseases and Immuno logical Disorders). Lo studio ha consentito di analizzare il ruolo che hanno i diversi virus in associazione con variazioni genetiche e la loro importanza nel determinare la ricorrenza degli episodi di wheezing. “Questo studio”, afferma la Esposito, “evidenzia una chiara relazione tra il rischio di wheezing ricorrente e i polimorfismi di alcuni geni coinvolti nella risposta immune. Benché saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati, i dati potrebbero risul tare utili per una precoce identificazione dei soggetti a più alto rischio nello sviluppo di episodi ricorrenti di wheezing e, almeno in alcuni casi, di asma successiva mente”. Sono stati arruolati 119 bambini non affetti da patologie croniche, ricoverati per il primo episodio di bronchiolite (74 dei quali hanno poi presentato whee zing ricorrente) e 119 soggetti di pari sesso ed età con un’anamnesi silente per patologia respiratoria, selezio nati all’interno di un campione di pazienti ambulato riali durante il periodo dello studio. Entrambi i gruppi sono stati seguiti per due anni. ^^ Esposito S, Ierardi V, Daleno C, Scala A, Terranova L, Ta gliabue C, Peves Rios W, Pelucchi C, Principi N. Genetic Po lymorphisms and Risk of Infectious Wheezing in Pediatric Age. Abstract 120, ID Week Philadelphia 2014. Pediatria numero 9 - settembre 2014 9 News Differenze di genere Le ricercatrici italiane guadagnano in media il 33% in meno rispetto ai colleghi maschi. Il 52% dei laureati in ambito scientifico è donna, ma meno del 19,6% occupa posizioni accademiche, e solo l’8% è titolare di brevetti europei. Dati Commissione Europea. 18% Famiglie italiane che non acquistano mai dentifricio né spazzolini da denti. “Ai fini della prevenzione e dell’educazione va cercata ogni opportunità di coinvolgimento della popolazione tramite consulenze gratuite”, commenta Giampietro Farronato, Ordinario di Ortodonzia presso l’Università degli Studi di Milano. Celiachia, una questione di genetica e non di svezzamento Smentita la tesi secondo la quale il glutine va introdotto nell’alimentazione del bam bino fra i 4 e i 6 mesi per non aumentare il rischio di sviluppare intolleranza. Uno studio italiano pubblicato sul prestigioso “New England Journal of Medicine” tran quillizza le neomamme dimostrando che non è necessario aspettare troppo né spe rimentare cibi con glutine molto presto: nei bambini senza una predisposizione ge netica forte alla celiachia, il momento in cui il glutine entra nella pappa non influi sce sulla probabilità di ammalarsi. Nei pic coli ad alto rischio, invece, “conoscere” il glutine non prima dei 12 mesi aiuta a ri durre il pericolo di celiachia. No all’ansia, inoltre, anche per le donne che non riesco no ad allattare al seno: l’allattamento arti ficiale infatti non influenza in alcun modo la possibilità di diventare celiaci. I ricercatori della Società Italiana di Ga stroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP) coordinati da Carlo Catassi dell’Università Politecnica delle Marche e Alessio Fasano del Center for Celiac Research and Treatment del Mas sachusetts General Hospital for Children di Boston, sostenuti dalla Fondazione Ce liachia e finanziati dai fondi del 5 per mille dell’Associazione Italiana Celiachia hanno dimostrato che il fattore che più incide sulla comparsa dell’intolleranza al glutine è quello genetico: i bambini con due copie del gene HLA-DQ-2 hanno una probabilità di ammalarsi doppia rispetto a chi non lo possiede; inoltre nell’80% dei casi è emerso che la celiachia si manifesta entro i primi tre anni di vita. Con una semplice analisi del sangue alla nascita sarebbe perciò possibile individuare chi è ad alto rischio e quindi mettere in atto strategie per prevenire la celiachia, ad esempio ritardando l’introduzione del glutine. I bambini ad alto rischio, inoltre, L’AISOS festeggia 10 anni di lavoro 10 Ogni anno in Italia oltre 100 bambini si ammalano di osteosarcoma, un terribile tumore delle ossa tipico dell’età giovanile. Nell’85% dei ca si i piccoli pazienti arrivano alla diagnosi in uno stadio già avanzato, quando sono necessari pesanti trattamenti chirurgici e chemioterapici. Il 7 ottobre 2004 è nata AISOS, l’Associazione Italiana Studio Osteosar coma, una delle poche ONLUS al mondo che si occupano della neopla sia. “Grazie alla continua attività di ricerca, formazione e informazione, la mortalità per questo cancro è scesa, negli ultimi 30 anni, dall’80% al 20%. Questo dato è il modo migliore per festeggiare il nostro primo decennio di vita”, ha spiegato Francesca Terracciano, Presidente AISOS, durante le celebrazioni dell’anniversario, a Roma. Tra i numerosi testi monial AISOS, Gigi Proietti, Pupi Avati, Enzo De Caro e Fabrizio Mac chi, campione mondiale di ciclismo paralimpico, che ha sofferto pro prio di questa patologia. “L’osteosarcoma è un tumore del tessuto osseo che colpisce soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza perché in questo periodo le cellule dell’apparato scheletrico, in rapida crescita, sono in attiva moltiplicazione e dunque più a rischio di deviare verso la malignità rispetto agli adulti”, spiega Carlo Della Rocca, professore or dinario di Anatomia Patologica alla “Sapienza” – Università di Roma e Vicepresidente del Comitato Scientifico di AISOS. Pediatria numero 9 - settembre 2014 sono anche quelli in cui avrebbe un senso lo screening per la celiachia a 5-6 anni, al momento dell’ingresso nella scuola pri maria: a questa età infatti l’intolleranza è ormai comparsa nella totalità dei piccoli pazienti e riconoscendola subito si po trebbero evitare le conseguenze negative sullo sviluppo. Sono stati seguiti oltre 700 bambini in 20 centri di tutta Italia: un gruppo di picco li ha ricevuto la prima pappa con il glu tine a 6 mesi, l’altro a 12 mesi. Tutti sono stati analizzati per la presenza dei geni che predispongono alla celiachia e sono stati seguiti poi per dieci anni, così da registrare i nuovi casi e capire se vi fosse una correlazione fra la comparsa della malattia e la tipologia di svezzamento e allattamento. “I risultati mostrano che il momento di introduzione del glutine non fa alcuna differenza sulla successiva probabilità di sviluppare la celiachia, né abbiamo osservato un effetto protettivo da parte dell’allattamento al seno”, spie ga Carlo Catassi, docente di Pediatria all’Università Politecnica delle Marche e Presidente SIGENP. “Possiamo perciò tranquillizzare le mamme: chi non riesce ad allattare al seno non deve sentirsi in colpa, inoltre quando si affronta lo svez zamento non serve aspettare un momen to preciso per dare prodotti con il gluti ne. Nei bambini ad alto rischio, però, un’introduzione tardiva attorno all’anno di età riduce sensibilmente il pericolo di celiachia. Perciò sarebbe molto utile riu scire a individuare precocemente questi piccoli”. Stando ai dati raccolti, il principale fatto re di rischio per la celiachia è la presenza di un gene, HLA-DQ2. I bimbi che ne han no due copie hanno il 38% di probabilità di essere celiaci contro il 19% dei piccoli che non ne sono portatori. “Rilevare la presenza del gene è relativamente sempli ce, basta un esame del sangue”, osserva Catassi. “L’ideale sarebbe sottoporre i ne onati a un test genetico, così da identifi care i piccoli ad alto rischio per mettere in atto strategie di prevenzione. L’80% dei casi di intolleranza nei bimbi ad alto ri schio si manifesta entro i 3 anni, la quasi totalità entro i 5-6: sapere chi è predispo sto geneticamente e farne un “sorvegliato speciale”, se non si riesce a scongiurare la comparsa della patologia, significa alme no diagnosticare il problema molto pre Progetto promosso da Slow Medicine e Altroconsumo. Lo scopo: portare i medici e i pazienti a scegliere con maggiore attenzione, discutendone insieme, le cure e gli esami da prescrivere. http://goo.gl/jzCSXd 32% Italiani che considerano la propria capacità visiva mentre lavorano al pc “discreta” o “meno che soddisfacente”. Il 61% di questi accusa affaticamento, il 45% secchezza oculare e il 31% mal di testa. Dati Istituto YouGov. News “Fare di più non significa fare meglio” Africa violenta con i suoi bambini La nuova edizione dell’African Report on Violence against Children stilato dall’African Child Policy Forum (ACPF) e presentato nei gior ni scorsi ad Addis Abeba rivela che la violenza fisica, sessuale ed emozionale subita dai bambini africani è ancora a livelli inaccetta bili. Il Rapporto, basato su sondaggi condotti in Etiopia, Kenya, Ma lawi, Mali, Marocco, Uganda, Zambia e Zimbabwe e sulla revisione di oltre 75 studi, evidenza dati agghiaccianti: ^^il 60% dei bambini di Zambia, Marocco e Uganda e quasi il 50% di quelli di Mali ed Etiopia subisce punizioni fisiche molto violente da parte di genitori e familiari: il 16% di questi bambini subisce per questo danni irreversibili; ^^il 92% degli scolari del Togo, l’86% della Sierra Leone, il 73% dell’Egitto, il 71% del Ghana, il 55% di Senegal e Benin riferisce di aver subito gravi violenze a scuola da parte di docenti e compagni; ^^il 46% delle ragazze del Kenya denuncia di aver subi to una violenza sessuale: in Zimbabwe il 20% delle ra gazze violentate racconta di aver subito violenza andan do o tornando da scuola. Scarica l’African Report on Violence against Children: http://goo.gl/TEhmxs sto, quando non si sono avuti effetti ne gativi sullo sviluppo. Una celiachia infan tile non riconosciuta, infatti, può com portare problemi di malassorbimento dei nutrienti e ciò, in un periodo in cui la cre scita è molto rapida, può provocare defi cit di accrescimento consistenti”. ^^ Lionetti E, Castellaneta S, Francavilla R, Pulvirenti A, Tonutti E, Amarri S, Barbato M, Barbera C, Barera G, Bellantoni A, Castel lano E, Guariso G, Limongelli MG, Pellegri no S, Polloni C, Ughi C, Zuin G, Fasano A, Catassi C for the SIGENP (Italian Society of Pediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition) Working Group on Weaning and CD Risk. Introduction of Gluten, HLA Sta tus, and the Risk of Celiac Disease in Chil dren. N Engl J Med 2014;371:1295-1303 DOI: 10.1056/NEJMoa1400697 Pediatria numero 9 - settembre 2014 11 Primo piano Generazione “I like” Il ritratto dei tredicenni italiani che emerge dall’indagine SIP su abitudini e stili di vita degli adolescenti È giunta alla sua sedicesima edizione l’indagine nazionale della Società Italiana di Pediatria “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, condotta su un campione nazionale rappresentativo di 2107 studenti (1073 maschi, 1034 femmine) frequentanti la classe terza media. Due sono le novità che emergono quest’anno. La prima è che si è conclusa la “migrazione” dal computer allo smartphone: la percentuale di adolescenti che si collega a internet dal telefonino è passata dal 65% del 2012 al 93% del 2014. La quasi totalità degli adolescenti, dunque, ha internet sempre a portata di mano, in qualunque momento della giornata. E internet, salvo qualche sporadico utilizzo, vuol dire essenzialmente social network. La seconda rilevante novità è rappresentata proprio dal boom di nuovi social, attraverso i quali gli adolescenti – ma oggi sempre di più tantissimi preadolescenti alla soglia delle scuole medie – esercitano le loro sperimentazioni sociali, talvolta intrecciate talvolta no con la vita reale. Con tutti i rischi che ciò comporta. Il 75% del campione ha un profilo su Facebook, l’81% è sbarcato su WhatsApp, che non è solo uno strumento di messaggistica ma può essere utilizzato a tutti gli effetti come un potente social network; il 42% su Instagram, vetrina di foto ad alto tasso di esibizionismo; il 30% dei maschi e il 37% delle 12 Pediatria numero 9 - settembre 2014 femmine (percentuali in velocissima ascesa) su ASK, che la possibilità di comunicare sotto anoni- mato ha reso teatro di numerosi casi di cyberbullismo con esiti drammatici; il 23% su Twitter, social quindi meno gettonato tra i giovanissimi. “I social network non vanno demonizzati, perché hanno anche aspetti positivi di socializzazione. Il problema come sempre è l’abuso”, spiega il Presidente SIP Giovanni Corsello. “La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. È inoltre difficile dettare regole di comportamento dal momento che la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppa la socialità sui nuovi social network, di come si strutturano le relazioni, non conosce il linguaggio utilizzato. In questo contesto parlare di controllo non ha più molto senso. Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l’ascolto, l’etica comportamentale che noi adulti di riferimento abbiamo insegnato ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini”. Baby nottambuli in crescita Un altro aspetto che emerge dall’indagine rispetto alla precedente edizione è che cresce l’abitudine a navigare nelle ore serali e notturne. Il 56,6% chatta la sera dopo cena e circa il 40% continua a farlo fino a tardi, prima di addormentarsi, in una fascia oraria che interferisce con il sonno con conseguenze non trascurabili sulla salute. Spiega ancora Corsello: “Alcuni problemi clinici e comportamentali descritti con frequenza maggiore negli adolescenti in questi ultimi anni come cefalea, insonnia, scarso rendimento scolastico, possono trovare motivazione dalla riduzione delle ore di sonno o dal condizionamento indotto da un abuso di internet e da stili di vita non appropriati”. E internet è il primo pensiero della giornata: non va trascurato il significativo incremento di adolescenti che iniziano le Gioco d’azzardo online loro escursioni in Rete (ovviamente complice la connessione sul telefonino) già la mattina appena svegli. Dal 2013 al 2014 la percentuale di chi lo fa spesso è passata dal 2,6 al 12,5%. Stili di vita più a rischio per chi frequenta più di tre social L’indagine ha messo a confronto le abitudini di coloro che frequentano più di tre social network con quelle di coloro che non li frequentano o al massimo ne frequentano uno (normalmente Facebook o WhatsApp). I primi sono più inclini ad avere comportamenti a rischio, non solo sul web (per esempio postare una foto provocante), ma anche nella vita reale. Chi frequenta più di tre social vorrebbe apparire più grande, fuma e beve di più (il 21% si è ubriacato). Ma i più assidui utilizzatori dei social risultano anche più fragili e insicuri. In un contesto in cui ciò che più importa è essere “popolari” (cioè totalizzare più “like” possibile sulla propria bacheca) non stupisce la larga insoddisfazione riscontrata per il proprio aspetto fisico: 6 su 10 vorrebbero essere più magre/i (il 35% ha già fatto una dieta dimagrante) o avere più seno, quasi 8 su 10 vorrebbero avere gambe più belle ed in generale essere più bella/o. Preoccupazioni presenti in maniera largamente inferiore tra coloro che frequentano un solo social network o nessuno. Commenta lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro: “Ben venga un cauto utilizzo dei social. Ma non dobbiamo dimenticare che i ragazzi, a 13 anni, sono solo all’inizio della loro vita e benché grandi esperti di tecnologia sono ancora degli sprovveduti quanto a esperienza reale. Il punto è che hanno a disposizione strumenti potentissimi, attraverso i quali entrano in contatto con il mondo, ma con la modesta attrezzatura di vita di un tredicenne. Dietro la vetrina dei social possono far credere di essere ciò che non sono, possono compensare le fragilità con l’aggressività, atteggiarsi, distinguersi: il rapporto con se stessi può essere falsato perché sono proiettati non sulla vita reale ma su un palcoscenico virtuale costituito da migliaia di sconosciuti. Ma soprattutto quello che manca è il confronto Un altro effetto collaterale della massiccia permanenza in Rete degli adolescenti è certamente il cosiddetto “gambling”, ovvero il gioco d’azzardo online, che sta diventando un pericoloso fenomeno specie tra i giovani adulti. La sempre maggior offerta di siti ‒ ormai legali ‒ in cui si gioca utilizzando soldi veri è una tentazione molto forte che inizia a sedurre anche i giovanissimi: i quali, a rigore di logica (o quantomeno di legge) non potrebbero accedervi fino al compimento della maggiore età. Ciononostante circa il 13% degli adolescenti intervistati (percentuale che sfiora il 17% se si considerano solo i maschi) dichiara di aver frequentato questi siti e di aver giocato “a soldi” (una o più volte), da solo o insieme ad amici. Il 45% sostiene di aver vinto, solo il 13% ammette di aver perso, mentre il 36% non ricorda l’esito economico della/ delle esperienza. Il 32% è orientato a ripetere l’esperienza, il 45% a non ripeterla e il 18% non sa. “Da un lato dobbiamo constatare la pressoché nulla deterrenza rappresentata dai divieti ai minori di cui il web è pieno”, spiega il curatore dell’indagine Maurizio Tucci, “dall’altro lato dobbiamo considerare che questi giocatori in erba hanno anche modo di gestire somme di denaro e utilizzarle in ambiti in cui dovrebbe comunque avvenire un controllo sull’identità. I meccanismi di accesso al gioco online, la consuetudine di molti di questi siti ad offrire gratuitamente fiches di benvenuto ed i sistemi di pagamento ammessi sono però tali per cui non è difficile – anche per un minorenne, magari grazie ad un maggiorenne compiacente – avere esperienze di gioco”. Anche su questo fronte si impone una vigilanza attiva delle famiglie, all’insegna della comunicazione e della fiducia recipro ca, unici strumenti efficaci di prevenzione. Primo piano con il fallimento. La vita si impara vivendo, esponendosi al fallimento, ecco perché dobbiamo spingere i nostri ragazzi a uscire, a fare sport, a confrontarsi con gli altri”. Visita dal medico ancora con mamma e papà L’80% dei maschi e addirittura l’88% delle femmine fa ancora la visita medica in rigorosa presenza di mamma o papà. E il dato cambia di poco (specie per quanto riguarda le femmine) che vadano ancora dal pediatra o già dal medico di famiglia. Una “compartecipazione” spesso forzata, visto che il 38% dei maschi e il 43% delle femmine afferma di essere inibito dalla presenza del genitore e di non affrontare col medico argomenti di cui invece avrebbe voglia di parlare. Nel rapporto con il medico l’adolescente introduce anche un nuovo elemento sconosciuto al bambino: il pudore. La conseguenza è che il 28% dei maschi ma, soprattutto, il 76% delle femmine non trova più “indifferente” che il proprio medico sia un uomo o una donna, ma lo vuole del suo stesso sesso. Pediatria numero 9 - settembre 2014 13 Primo piano Iperconnessi 81% usa internet tutti i giorni (70% nel 2012) 93% si collega a internet dallo smartphone (65% nel 2012) 12% si connette a internet appena sveglio (2,6% nel 2012) 81,5% si connette a internet nel pomeriggio (44,2% nel 2012) 56,4% si connette a internet dopo cena (43,3% nel 2012) 34,7% si connette a internet prima di addormentarsi (21,4% nel 2012) 3% ha praticato gioco d’azzardo online 1 60,2% ritiene internet irrinunciabile Addiction 28,3% dichiara di far uso di sigarette 7% dichiara di averne fatto uso almeno una volta di cannabis 56% dichiara di avere amici che fanno uso di cannabis 13% dichiara di avere amici che fanno uso di cocaina 16,3% dichiara di avere amici che fanno uso di altri tipi di droghe 45,4% consuma vino qualche volta 50% consuma birra qualche volta 23% consuma liquori qualche volta Social network più amati Facebook 75,7% (maschi 80,4%, femmine 70,9%) Twitter 23,3% (maschi 22,1%, femmine 24,6%) WhatsApp 81,1% (maschi 79,4%, femmine 82,7%) Ask 33,2% (maschi 30,2%, femmine 36,3%) Instagram 41,9% (maschi 36,6%, femmine 47,4%) I settori lavorativi più ambiti 28,4% professioni (avvocato, medico, ingegnere) 18,8% sport 10,3% moda 14 Il tempo libero 25,2% non legge nessun libro in un anno 40% non pratica alcuno sport al di fuori dell’orario scolastico 17% non pratica sport per motivi economici Pediatria numero 9 - settembre 2014 Primo piano Comportamenti online a rischio 15% ha postato un proprio selfie provocante 48% ha amici che postano selfie provocanti 19% ha dato il telefono a uno sconosciuto 16,8% ha inviato una foto a uno sconosciuto 24,7% ha rivelato la scuola che frequenta a uno sconosciuto 11,6% si è incontrata con uno sconosciuto 5,2% ha accettato proposte di sesso online La crisi 48,8% dichiara che la crisi ha avuto effetti sulla propria famiglia 64,5% è sfiduciato sulle possibilità di trovare un lavoro dopo gli studi 43,4% è convinto che la vita di un adolescente di trent’anni fa fosse migliore di quella di un adolescente di oggi La fiducia Le figure adulte di cui ci si può fidare sono: per il 92,8% i genitori 70,3% gli insegnanti per il 63,3% i carabinieri per il Il rapporto con il medico 80% maschi che fanno ancora la visita Abitudini 88% e stili di vita degli adolescenti medica in presenza dei genitori femmine che fanno ancora la visita medica in presenza dei genitori 38% maschi e 43% delle femmine inibite dalla presenza dei genitori Pediatria numero 9 - settembre 2014 15 Attualità Specializzazioni, riconosciuto lo standard europeo dei 5 anni di formazione Massimo Pettoello-Mantovani Professore Ordinario di Pediatria Segretario Generale European Paediatric Association, the Union of National European Pediatric Societies and Associations (EPA-UNEPSA) 16 L a formazione specialistica pediatrica post-laurea nell’Unione Europea è l’oggetto di un articolo pubblicato dal “Journal of Pediatrics” in agosto a cura dell’European Paediatric Association, l’Unione delle Società ed Associazioni Nazionali Pediatriche Europee (EPA-UNEPSA). Alla raccolta dei dati presentati nell’articolo hanno contribuito rappresentanti delle Società europee di Pediatria dei 28 Paesi membri dell’Unione. L’articolo descrive per la prima volta in letteratura come sia strutturata la formazione pediatrica nei Paesi dell’Unione Europea. Lo spunto per lo studio è stato offerto dalle notizie circolate negli ultimi mesi relative all’intenzione di alcuni governi dell’Unione di ridurre il periodo di formazione pediatrica post-laurea dagli attuali 5 anni, considerati un consolidato standard formativo per la Pediatria generale e specialistica, a 4 anni, che è indicata da una direttiva dell’Unione Europea come la durata minima per garantire che un training pediatrico possa essere considerato almeno qualitativamente sufficiente. Il dato principale e di significativo rilievo risultante dall’indagine è che su 28 Paesi dell’Unione ben 23 hanno adottato un percorso di formazione pediatrica post-laurea della lunghezza di 5 anni, che si basa tipicamente su una struttura formativa che include 3 anni di training di Pediatria generale (il cosiddetto tronco comune) e 2 anni di training elettivo e rotazioni in diverse sub-specialità pediatriche. Il principio ispiratore di questo impianto formativo risiede nella necessità di assicurare che il pediatra specialista sia in grado di riconoscere e gestire situazioni cliniche più complesse di tipo sub-specialistico. In generale, la tipologia e struttura della forma- Pediatria numero 9 - settembre 2014 zione specialistica pediatrica nell’Europa dei 28 è tipicamente influenzata da numerosi fattori locali di varia natura che includono aspetti sociali, economici e politici. Tuttavia, in alcune nazioni le recenti ventilate proposte di ridurre la formazione specialistica pediatrica a 4 anni sembrano essere guidate non da ragioni di natura didatticoformative, ma economiche. Un’argomentazione utilizzata da alcuni governi a sostegno di questa proposta è stata la evidente equivocata interpretazione di una Direttiva Europea nella quale si menzionano i 4 anni come periodo minimo di training per la formazione pediatrica, e che vengono presentati come la lunghezza ideale per tale training. In realtà, la Direttiva è stata emanata con una finalità diametralmente opposta, cioè quella di proteggere la qualità della formazione specialistica pediatrica, stabilendo un minimo periodo di training sotto il quale lo standard formativo non sarebbe stato accettabile. Questa norma si era resa infatti necessaria per evitare che in prospettiva le varie nazioni europee che si aggiungevano all’Unione durante gli anni e nelle quali erano previsti periodi di formazione pediatrica addirittura di soli 2 o 3 anni, conservassero tali regolamentazioni didattiche e creassero dunque degli squilibri educativi ed una situazione qualitativa considerata inaccettabile dal legislatore Europeo. Tra le evidenze messe in luce dallo studio vi sono le profonde differenze comunque esistenti tra Su 28 Paesi dell’Unione ben 23 hanno adottato un percorso di formazione pediatrica post-laurea della lunghezza di 5 anni tutti i 28 programmi di formazione pediatrica in vigore nelle singole nazioni. Naturalmente in generale il raggiungimento di un sistema educativo unico – equilibrato o perlomeno comparabile – rappresenta la premessa di qualsiasi programma di valutazione degli standard di qualità. Sfortunatamente non esiste attualmente a livello del l’Unione Europea un organismo unitario specificamente responsabile dell’educazione/formazione medica. La responsabilità in questa area è infatti gestita e condivisa nei suoi vari aspetti da dipartimenti diversi e differenti agenzie della Commissione Europea. In tal senso sembra che la famosa domanda di Henry Kissinger “Se ho bisogno di chiamare l’Europa, a chi telefono?” si adatti perfettamente anche al caso della formazione medica europea. Attualmente, le relazioni tra l’Unione Europea e le numerose Società ed associazioni sub-specialistiche mediche, inclusa Pediatria numero 9 - settembre 2014 Attualità la Pediatria, sono curate dalla Union Européenne des Medecins Specialistes (UEMS), che è una organizzazione privata non governativa (NGO), incorporata in Belgio e regolata da leggi locali. La UEMS è attiva sin dal 1958 con la finalità di rappresentare le varie associazioni nazionali di medici specialisti ed operare a livello europeo per difendere e promuovere gli interessi delle specialità mediche, assicurare la libera circolazione degli specialisti ed individuare gli standard per le cure mediche. UEMS è tuttavia una NGO, la cui attività istituzionale si concentra in particolare e settorialmente sulla difesa delle attività professionali dei medici specialisti e sulla implementazione della loro circolazione a livello europeo più che sulle problematiche di salute pubblica dei pazienti o della popolazione. Sarebbe dunque importante che l’Unione Europea, tra i programmi di riorganizzazione delle proprie strutture, prevedesse finalmente anche l’istituzione di un organismo supernazionale europeo deputato a gestire le problematiche dell’educazione medica, ed il loro equilibrato rapporto con i molteplici aspetti di salute pubblica. Naturalmente nel frattempo, l’iniziativa è lasciata ai singoli Stati, che suppliscono alla assenza di chiarezza a livello europeo prendendo iniziative che in alcuni casi rischiano di penalizzare i singoli percorsi formativi, come nel caso della proposta riduzione a 4 anni della formazione specialistica pediatrica, ma che in altri casi vanno nella direzione opposta di fornire alla propria popolazione professionisti adeguatamente formati. A questo proposito, è recente l’informazione fornita ad EPA-UNEPSA dal viceministro della Sanità della Repubblica di Polonia, l’On. Igor Radziewicz-Winnicki, il quale riferisce che nel corso del 2013 la Polonia è tornata sulle sue iniziali decisioni di ridurre a 4 anni la formazione pediatrica e ha riconsolidato con decreto legge governativo il modello dello standard formativo del 3+2 (5 anni di formazione), proprio in considerazione della necessità di aderire agli standard formativi riconosciuti dall’Unione Europea. È auspicabile dunque che le discussioni sulla riduzione del periodo di formazione pediatrica attualmente in corso in alcune nazioni dell’Unione prendano atto della realtà educativa europea, al fine di garantire ai futuri medici specialisti in Pediatria generale e specialistica nelle varie nazioni europee una circolazione professionale che non sia solo libera ma anche comparabile e competitiva, oltre che qualitativamente valida e riconosciuta formalmente a livello UE . Questa importante tematica, insieme ad un intenso programma di aggiornamento clinico-pratico rivolto in particolare ai pediatri delle cure primarie e secondarie, verrà trattata e discussa nell’ambito del prossimo Congresso Europeo di Pediatria (Europaediatrics 2015), il meeting biennale del l’Unione delle Società Nazionali Europee di Pediatria che si terrà a Firenze dal 13 al 16 maggio 2015 con la presidenza di Giovanni Corsello in qualità di Presidente SIP. 17 Attualità N Adozioni gay, la sentenza della discordia ello scorso mese di agosto il Tribunale dei minori di Roma, per la prima volta, ha riconosciuto a una donna il diritto di adottare la figlia della sua compagna concepita all’estero con la procreazione assistita eterologa. La decisione ha suscitato un acceso dibattito, il mondo politico si è spaccato, mentre la comunità gay ha esultato e parlato di “sentenza storica”. Ma vediamo, al di là del vespaio di polemiche, quali sono state le motivazioni strettamente giuridiche che hanno portato a questa sentenza. La storia Due donne intraprendono una relazione sentimentale che evolve in convivenza stabile e quindi nel desiderio di avere un figlio. Nell’ambito di un progetto di genitorialità condivisa, una delle due porta avanti una gravidanza biologica e, dopo procedure di procreazione assistita, nasce una figlia. Le donne quindi contraggono matrimonio e la bambina instaura rapporti consolidati con entrambe tanto che, proprio alla luce di questa situazione, la madre non biologica ne chiede l’adozione. Tale richiesta viene inizialmente rigettata dal Pubblico Ministero, il quale esprime parere negativo all’accoglimento del ricorso poiché nel caso di specie “manca il presupposto ineludibile costituito da una situazione di abbandono”, che consente ad un minore di essere dichiarato adottabile; infatti la bambina ha una madre naturale in grado di occuparsene. La sentenza 18 In un secondo momento, il Tribunale per i minorenni di Roma ha ritenuto di accogliere tale ricorso sulla base di una serie di considerazioni ritenute rispondere al preminente interesse della minore. Per la prima volta in Italia, quindi, è stata riconosciuta la “stepchild adoption”, ovvero l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia omosessuale del figlio naturale o adottivo del partner. Con questo provvedimento, di conseguenza, ad agosto 2014 una mamma non biologica ha ottenuto l’adozione della figlia della convivente. Le due mamme, infatti, fondando le basi su una solida e stabile relazione, avevano deciso circa cinque anni prima di intraprendere e di portare avanti questo percorso di condivisione dei compiti assistenziali ed educativi nei confronti di un figlio, ed oggi questo è stato riconosciuto dalla legge. Allo stesso tempo il Tribunale per i minorenni ha ritenuto di riconoscere il diritto della bambina in questione a crescere nell’amore di quella famiglia che, sebbene composta da due conviventi dello stesso sesso, l’ha accolta ed accudita sin dalla nascita. Prima di questo provvedimento solo una delle due donne veniva considerata come genitore mentre l’altra giuridicamente era inesistente nei Pediatria numero 9 - settembre 2014 Pietro Ferrara Francesca Ianniello Istituto di Clinica Pediatrica Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma confronti della bambina, sebbene già rappresentasse per lei un punto di riferimento affettivo primario quotidiano. Infatti la minore ha sempre convissuto con entrambe, relazionandosi con loro come genitori, senza manifestare alcun disagio derivante dalla sua realtà familiare; inoltre ha sempre riconosciuto le due donne come “mamme”, dal momento che entrambe hanno gestito indistintamente il loro ruolo di genitori, assistendo la bambina sia materialmente che affettivamente, anche per quanto riguarda i rapporti esterni alla famiglia. La sentenza del Tribunale per i Minorenni di Roma si basa sull’art. 44 della Legge 184/83 sul Diritto del minore ad una famiglia, modificata dalla Legge 149/2001 sulla Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori, il quale contempla l’adozione “in casi particolari”, cioè prevede l’adozione da parte del coniuge o di conviventi uniti da preesistente rapporto stabile e duraturo quan- I numeri Negli Stati Uniti quasi 2 milioni di bambini di età inferiore ai 18 anni sono cresciuti da almeno un genitore omosessuale. In Italia, i bambini con genitori omosessuali sono circa 100.000 secondo i risultati di una ricerca condotta Nello scorso mese di agosto il Tribunale dei minori di Roma, per la prima volta, ha riconosciuto a una donna il diritto di adottare la figlia della sua compagna ^^ Pawelski JG, Perrin EC, Foy JM et al. The Effects of Marriage, Civil Union, and Domestic Partnership Laws on the Health and Well-being of Children. Pediatrics 2006;118(1):349-64. ^^ Committee on Psychosocial Aspects of Child and Family Health of the American Academy of Pediatrics. Promoting the well-being of children whose parents are gay or lesbian. Pediatrics 2013;131(4):e1374-83. ^^ Special Issue: Fathers and Development: New Areas for Exploration. Early Child Development and Care 2013;183(6). ^^ Allen DW, Pakaluk C, Price J. Nontraditional families and childhood progress through school: a comment on Rosenfeld. Demography 2013;50(3):955-61. Attualità do il minore sia figlio di uno dei due genitori, senza porre espressamente alcuna limitazione all’orientamento sessuale dell’adottante o del genitore dell’adottando; questo nell’interesse superiore del minore a mantenere con l’adulto quel rapporto affettivo e di convivenza già consolidato nel tempo. L’adozione “in casi particolari” ha lo scopo di favorire il consolidamento dei rapporti tra il minore e i parenti o le persone che già si prendono cura del minore stesso, dando in tal modo rilevanza giuridica a tutte quelle situazioni in cui, pur essendo preminente la finalità di proteggere il minore, mancano le condizioni che ne consentono l’adozione. Inoltre nella sentenza c’è un richiamo ad un precedente provvedimento (n. 138/2010) in cui la Corte Costituzionale, pur non riconoscendo l’estensione della disciplina del matrimonio alle coppie omosessuali, ha affermato che “per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”. da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità. Il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni hanno almeno un figlio. Prendendo tutte le fasce d’età, secondo questi dati, sono genitori un gay o una lesbica su 20 mentre il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe poter adottare un bambino. La letteratura Il tema è sempre di maggiore interesse per i suoi risvolti sociali e legislativi, con possibili ed eventuali effetti sui minori. In questo senso la letteratura internazionale negli ultimi anni ha cominciato ad affrontare l’argomento, esprimendosi con tesi contrastanti. Nell’aprile 2013 l’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un lavoro in cui, oltre a ribadire le conclusioni di una ricerca pubblicata nel 2006 (“adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori”), afferma che trent’anni di ricerche hanno documentato che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli e che il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza e competenza di questi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico alle famiglie. Al contrario, nel maggio 2013 la rivista “Early Children Development and Care” ha dedicato un intero numero all’importanza che rivestono i ruoli genitoriali per lo sviluppo mentale del bambino e a quanto sia fondamentale la presenza di un padre ed una madre per l’equilibrio psicofisico del bambino stesso. Inoltre gli autori hanno evidenziato che i figli di genitori con ruoli madre-padre differenziati “hanno capacità sociali più sviluppate e sono più pronti alla competizione”. Nel novembre 2012 un altro studio ha mostrato che, rispetto a quanto accade nelle coppie eterosessuali, i bambini allevati da coppie dello stesso sesso presentano il 35% in meno di probabilità di avere un percorso scolastico adeguato. In conclusione, nonostante le opinioni contrastanti, in primo luogo bisogna considerare l’interesse del minore, partendo dal presupposto che tutti i bambini hanno gli stessi bisogni e hanno diritto ad essere nutriti, amati, a vivere in un ambiente sicuro e ad avere una stabilità sociale. Pediatria numero 9 - settembre 2014 19 Pianeta SIP La vita e l’opera di Riccardo Simonini (1865-1942), pediatra e storico R 20 iccardo Simonini, nato a Castelvetro (MO) nel 1865 da una modesta famiglia di proprietari agricoli, studiò all’Università di Modena e si laureò in Medicina nel 1891 con una tesi sull’echinococco del fegato che fu poi pubblicata sulla rivista “Il Morgagni”. Fu poi medico condotto per 14 anni a Castelgomberto (VI), ove si sposò ed ebbe quattro figli, il primo dei quali deceduto in tenera età. Manifestò fin da allora una sensibilità particolare per le necessità dei bambini, per i quali istituì un ambulatorio e un asilo, riscuotendo la riconoscenza della popolazione. Nel frattempo gli fu possibile frequentare la Clinica Pediatrica di Padova, la prima in Italia (diretta da Dante Cervesato e poi da Vitale Tedeschi) e scrisse una serie di lavori scientifici tra i quali alcune corpose monografie innovative sulla poliomielite, la pellagra e la geofagia. Arrivò così a conseguire la libera docenza in Pediatria nel 1906, impresa eccezionale per quei tempi per chi non appartenesse ad una scuola universitaria. Dopo una breve presenza nella Clinica Pediatrica di Parma, poté finalmente ritornare a Modena, ove non esistevano pediatri. La Facoltà di Medicina gli conferì l’incarico di insegnamento della Pediatria nel 1907, incarico che egli svolse nell’ospedale civile, essendogli stati affidati un ambulatorio e poi alcuni letti come assistente volontario della Clinica Medica. Simonini si impegnò con tutte le sue forze per dar vita a un ospedale pediatrico, nonostante gli ostacoli frapposti dalle amministrazioni sanitarie locali. Dopo alcuni anni (1911) riuscì a realizzarlo con l’aiuto economico di un filantropo, il cavaliere Pietro Siligardi. L’Istituto di Pediatria, divenuto poi Clinica Pediatrica universitaria, fu costruito in adiacenza all’ospedale civile e fu diretto da Simonini per 25 anni. Fu allora considerato di avanguardia, anche rispetto ad analoghe strutture di grandi città, comprendendo sale di degenza, stanze per le madri, ambulatorio, laboratori, aula didattica, nonché locali per il cosiddetto “aiuto materno”, vale a dire un asilo con balie per lattanti figli di madri lavoratrici. Il pediatra modenese trascorreva qui le sue giornate (“Mai riposo né svaghi”, diceva di lui l’aiuto Zibordi), cercando di far fronte ad una situazione sanitaria in quei tempi disastrosa, specie nel settore dell’infanzia, che presentava una mortalità di oltre il 25% (la più alta dell’Emilia-Romagna). Simonini vinse il concorso di professore universitario nel 1915, diventò ordinario nel 1919 e poi anche preside di facoltà nel 1922-23. Preparò molti allievi, che, come lui, operarono con successo in Pediatria numero 9 - settembre 2014 La nascita della Pediatria nella società modenese Giovanni Battista Cavazzuti Professore di Pediatria, Università di Modena e Reggio Emilia Clinica, città e provincia, diresse la Scuola di Specializzazione in Pediatria sorta nel 1930 e organizzò anche una intensa attività di assistenza e di educazione alle madri. Subito dopo il suo ritorno a Modena aveva creato la Società per la Protezione dei Bambini Lattanti e la Scuola per le Madri. Non appena fu istituita l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia ne divenne presidente nel 1926, arrivando via via a far costruire e gestire sei “Case della madre e del bambino”. Manifestando una straordinaria filantropia, creò a sue spese due asili nido (Modena e Carpi) e, nel 1919, la “Casa segreta per le madri nubili”, che si rivelò preziosa per ridurre gli aborti, gli infanticidi e gli abbandoni dei neonati. Ottenne la direzione del brefotrofio e il suo trasferimento in locali igienicamente corretti, riuscendo ad abbassare la mortalità addirittura dal 50 al 5%! Passione scientifica e vocazione benefica lo indussero a due eccezionali realizzazioni: l’Istituto per Un altro singolare e profondo interesse fu rappresentato dagli studi storici. Si tradusse in una cinquantina di pubblicazioni accurate ed acute, che lo fecero considerare un vero storico della Medicina e a far parte di diverse Accademie. Un buon numero di contributi fu rivolto alla letteratura relativa alla infanzia nella età antica e medioevale, alla storia di Modena e ai suoi protagonisti medici. Ma Simonini fu un’autentica rivelazione come paleografo, conducendo una vasta ricerca archivistica, portando alla conoscenza dei cultori della materia codici medievali da lui scoperti, tra i quali il Codice Medicinae Varia dell’VIII secolo, conservato presso l’Archivio Capitolare di Modena e l’Herbolarium et Materia Medica della Biblioteca Governativa di Lucca. Rese anche noto il Libellus de egrotudinibus infantium ac remedis di Bagellardo da Fiume, ritenuto il primo testo italiano di Pediatria. Ricoprì l’incarico di insegnamento di Storia della Medicina presso l’Università fin dal 1920. Socio della Accademia Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti e della Deputazione di Storia Patria per l’Emilia–Romagna, gli fu assegnato il Diploma di Onore della Reale Società Rumena di Storia della Medicina. Dopo il suo pensionamento del 1935, continuò l’esercizio privato della professione e mantenne la direzione dell’Istituto per Anormali Psichici e del Preventorio Antitubercolare, benché le sue condizioni di salute fossero divenute precarie, dapprima per una seria forma di diabete poi per un processo tumorale. Morì nel 1942, compianto dall’intera città, quale insigne maestro e benefattore. Riposa nella tomba di famiglia a Castelvetro. Nella pagina a fianco: una foto di Riccardo Simonini Sotto: Julius Richmond e Morris Green Pianeta SIP Anormali Psichici e del Carattere e il Preventorio Antitubercolare di Sestola. Per la prima di queste istituzioni acquistò nel 1928 una villa con parco alla periferia della città per ospitare una sessantina di ragazzi oligofrenici, psicopatici o neuropatici, per tentarne, quando possibile, la riabilitazione e l’educazione secondo i moderni metodi proposti dal De Sanctis e da Maria Montessori. Il Preventorio Antitubercolare di Sestola, nell’alto Appennino modenese fu da lui costituito nel 1934 prendendo in affitto una colonia montana, poi acquistandone i principali locali e costruendone di nuovi. I bambini a rischio familiare di TB o con forme iniziali di questa malattia venivano qui ospitati per lunghi periodi, fino ad accertata normalizzazione clinica e radiologica. Riccardo Simonini ha dato un importante contributo allo sviluppo della scienza pediatrica italiana del suo tempo, pubblicando oltre 150 lavori, tutti scritti di suo pugno, comprendenti svariate casistiche cliniche, ricerche epidemiologiche, esperienze terapeutiche. Già nel 1914 al Congresso Nazionale di Pediatria di Bologna aveva tenuto una relazione pionieristica sulle ghiandole a secrezione interna, frutto anche di suoi studi sperimentali sulle paratiroidi. Negli anni ‘30 le sue ricerche si rivolsero in particolare al trattamento della tubercolosi, mettendo a punto un preparato che combinava un vaccino e vari chemioterapici, il quale diede buoni risultati. Nel 1919 fondò la rivista “La Clinica Pediatrica”, che diresse fino alla sua morte. Fu uno dei migliori periodici pediatrici italiani del tempo, che, oltre a far conoscere la grande laboriosità della sua scuola, vide la collaborazione di quasi tutti i maestri della Pediatria delle altre sedi. Sessant’anni ben portati Ha compiuto sessanta anni ma non li dimostra il testo di Semeiotica pediatrica scritto da Morris Green e Julius Richmond e pubblicato da Saunders, Philadelphia nel 1954 con il titolo “Pediatric Diagnosis”. Il volume, in poco più di 400 pagine, fa il punto sulla semeiologia clinica del neonato e del bambino nelle diverse regioni corporee e nelle principali patologie di interesse pediatrico, incluse quelle a carico del sistema nervoso centrale (sviluppo neuropsicomotorio e ritardo mentale). La definizione dei sintomi, con la descrizione accurata degli effetti clinici sul bambino, è seguita da una dettagliata diagnostica differenziale delle patologie che quel sintomo può rivelare nel quadro clinico. In questo modo la semeiotica diviene uno strumento efficace per migliorare l’approccio diagnostico al bambino. Il tutto con una dovizia di informazioni e di annotazioni cliniche che supplisce e non fa rimpiangere l’assenza di illustrazioni iconografiche e che si associa ad un collegamento stretto e continuo con i dati anamnestici utili e di riferimento. Interessante, sotto il profilo storico, il capitolo sulla organizzazione delle cure pediatriche in un’epoca lontana per tempo e per conoscenze, affrontato insieme agli aspetti di Sanità pubblica e di prevenzione. Un paragrafo del tutto pionieristico è dedicato alla cure del periodo prenatale e alle ricadute sul neonato e sul bambino. (Giovanni Corsello) Pediatria numero 9 - settembre 2014 21 Pianeta SIP Un progetto italiano contro la carenza di iodio È stata presentata presso l’Istituto “Giannina Gaslini” di Genova la campagna sociale di informazione e di educazione alla salute infantile denominata “Progetto Italiano Contro la Carenza di Iodio in Pediatria”, promossa su iniziativa di SIEDP, Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. L’iniziativa prevede l’organizzazione, dal mese di ottobre 2014 a quello di maggio 2015, di dieci incontri educazionali in alcune scuole primarie e dell’infanzia delle città di Genova, Torino, Milano, Bologna, Pisa, Roma, Napoli, Potenza, Bari e Cagliari. In più sono in programma una serie di incontri formativi a favore della classe medica. “La persistente diffusione della carenza iodica in Italia anche nelle zone costiere ‒ confermata dai nuovi dati dell’Istituto Superiore della Sanità ‒ e la mancanza di informazione non solo da parte della cittadinanza ma anche da parte della classe medica”, ha spiegato Mohamad Maghnie, Presidente SIEDP e Responsabile dell’UO di Endocrinologia clinica e sperimentale dell’Istituto “Giannina Gaslini”, Università di Genova, “ci hanno indotti a promuovere una campagna trasversale, che coinvolga quindi sia la cittadinanza – a partire dalle giovani donne – sia la classe medica. L’assunzione insufficiente di iodio, in particolare da parte delle donne in gravidanza, dei neonati e di tutti i soggetti in età evolutiva può essere la causa di un deficit intellettivo e cognitivo”. I dati di vendita indicano che circa il 55% di tutto In programma una serie di incontri formativi con bambini e genitori e a favore della classe medica 22 Pediatria numero 9 - settembre 2014 il sale venduto presso la grande distribuzione è sale iodato. Inferiore è la percentuale di vendita di sale iodato (23%) nella ristorazione collettiva. Ancor più critica è la situazione nell’industria alimentare, presso la quale la percentuale di vendita del sale iodato non supera il 7% di tutto il venduto. Le conseguenze della carenza nutrizionale di iodio costituiscono ancora oggi un grave problema sanitario e sociale. Si stima infatti che circa il 29% della popolazione mondiale sia ancora esposta alla carenza di iodio, mentre in Italia circa il 12% della popolazione è affetta da gozzo. In collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo è stata analizzata la ioduria, ovvero la concentrazione di iodio in campioni di urine di bambini in età scolare. I dati raccolti negli ultimi tre anni hanno mostrato che solo in tre Regioni è stato raggiunto un adeguato apporto di iodio. Sempre in collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo è stato possibile effettuare la misurazione della ioduria in un elevato numero di donne in gravidanza che non assumevano integratori contenenti iodio. I risultati ottenuti hanno dimostrato una condizione di insufficiente apporto iodico nelle donne esaminate, confermando l’importanza dell’integrazione iodica in gravidanza e durante l’allattamento, al fine di garantire il raggiungimento dell’aumentato fabbisogno iodico in queste fasi della vita. Anche la popolazione neonatale del nostro Paese risulta ancora esposta agli effetti della carenza nutrizionale di iodio, come confermato la persistente frequenza di valori elevati di un indicatore biologico specifico, il TSH neonatale. La determinazione di questo ormone viene utilizzata per lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che è obbligatorio per legge e che prevede l’esecuzione del test in tutti i neonati. Gli eventi educazionali nelle scuole prevedono l’intervento di un team di pediatri della SIEDP, oltre che di rappresentanti delle scuole e dei Comuni coinvolti: illustreranno ad alunni e relativi genitori, in modo semplice e divertente, l’importanza del consumo di alimenti ricchi di iodio a partire dal sale iodato, e ne promuoveranno l’assunzione costante. Ma la classe medica sembra non essere del tutto consapevole dell’importanza del problema. Ad oggi, infatti, la raccomandazione del Ministero della Salute sul sale iodato e la Legge 55/2005 sulla iodoprofilassi non hanno trovato adeguata attuazione. Proprio per questo la Campagna prevede anche la distribuzione del materiale informativo alla classe medica e una serie di tavole rotonde di aggiornamento che SIEDP promuoverà sul territorio nazionale attraverso i suoi referenti regionali. Tre i vincitori del prestigioso riconoscimento: lo statunitense John O’Keefe dell’University College of London e la coppia norvegese May-Britt ed Edvard Moser del Kavli Institute for Systems Neuroscience di Trondheim. Motivazione del Nobel, aver individuato la base cellulare su cui si regge la funzione cognitiva dell’orientamento. Dal 15 agosto 2014 i medici iscritti all’Al bo della professione sono tenuti a sotto scrivere una polizza di Responsabilità Civile Professionale: l’obbligo è stato in trodotto con il D.P.R. 137/2012 del 7 ago sto 2012 e successivamente modificato con il D.L. 69 del 21 giugno 2013. La RC Professionale Medici protegge l’assicura to dalle richieste di risarcimento avanza te da terzi durante il periodo di validità della polizza, in conseguenza di errori professionali commessi durante lo svolgi mento dell’attività lavorativa. In caso di sinistro, le spese legali di assistenza e di difesa dell’assicurato sono coperte entro il limite del 25% del massimale scelto. L’assicurato è tutelato anche nel caso in cui la struttura, la clinica o l’istituto a cui presta la propria opera si rivalga contro di lui ritenendolo personalmente responsa bile di danni arrecati a terzi. Di seguito troviamo alcuni esempi di er rori o negligenze che i medici potrebbero commettere: ^^errata o non tempestiva diagnosi del la patologia del paziente; ^^mancato riconoscimento di un’emer genza chirurgica; ^^errori nella prescrizione della terapia. Chi sono i soggetti interessati dal provvedimento? ^^Il medico che esercita la professione in qualità di libero professionista indi pendente; il medico che esercita la professione in ^^ qualità di dipendente, consulente o colla boratore di strutture ospedaliere pubbli che o private, di cliniche o di qualsiasi al tro istituto autorizzato alla prestazione di servizi sanitari o di supporto agli stessi. Ma perché continuano a crescere i prezzi delle polizze assicurative destinate ai medici, che in taluni casi arrivano a 15 o 16mila euro all’anno per specializzazioni come Chirurgia o Ginecologia? La motivazione principale è il timore del le compagnie di Assicurazione: i sinistri aumentano sempre di più e le compagnie, sempre con maggiore frequenza, arriva no a disdettare i singoli rischi (in corso) per evitare eccessivi costi. I dati dell’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) sono molto eloquenti. Nel 2011, rispetto all’anno precedente, i pre Polizze: domande e risposte Nobel per la Medicina e la Fisiologia 2014 La RC professionale medici è obbligatoria mi per i singoli assicurati sono cresciuti del 5,5%. L’aumento delle polizze è legato all’aumento dei sinistri denunciati dai pazienti che nel 2011 hanno raggiunto i 31.500 casi. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Da una parte ci sono i me dici, in difficoltà per i costi eccessivi del le polizze assicurative e spesso anche nel l’impossibilità di trovare compagnie di sposte a erogarle. Dall’altra c’è il sistema assicurativo, che dichiara di soffrire di perdite economiche dovute ai rapporti sempre più difficili con gli assicurati ed alle lungaggini del nostro sistema giudi ziario che non offre adeguate soluzioni al problema. Come si pongono rispetto al mercato le polizze studiate dalla Società Italiana di Pediatria? La SIP è stata una delle prime Società scientifiche ad attivare un programma assicurativo a favore dei propri associati. Pur con le difficoltà sopra menzionate, la SIP è ancora una delle poche realtà ad aver mantenuto in essere una convenzio ne a favore dei propri iscritti. Le polizze Rino Agostiniani Tesoriere SIP di Responsabilità Civile Professionale sti pulate dalla SIP con AM Trust e Torus so no sotto forma di “convenzione”. Si è sfruttato il concetto di collettività per ot tenere le migliori condizioni normative e di premio applicato. ^^I massimali assicurati (€ 3.000.000 e € 5.000.000) sono tra i più alti ottenibili dal mercato assicurativo. ^^La retroattività della polizza AM Trust è di 7 anni (10 per i casi di colpa grave) mentre quella di Torus è pari a 5 anni. ^^Altra caratteristica positiva è la possi bilità di attivare una garanzia postuma di 5 anni per i casi di cessazione dall’attività professionale svolta. ^^I premi applicati sono tra i più com petitivi sul mercato. Pediatria numero 9 - settembre 2014 23 La clinica Polmonite: è sufficiente l’ecografia? Q uesto articolo nasce come risposta e chiarimento, che crediamo opportuno, ad un precedente articolo pubblicato su “Pediatria” nel numero 5 del maggio 2014. L’articolo, facendo riferimento ad uno studio condotto da ricercatori del Cincinnati Children’s Hospital su 37 pazienti (età: 3 mesi-18 anni) e presentato come “poster” al meeting annuale della European Society for Paediatric Infectious Diseases, suggeriva la possibilità di rimpiazzare del tutto la radiografia del torace con l’esame ecografico polmonare “all in one”. Questa affermazione, per quanto desti un evidente interesse soprattutto in termini di riduzione dell’esposizione a radiazioni ionizzanti per il paziente (un radiogramma equivale a 2-3 giorni di esposizione alla radiazione di fondo ambientale in Italia) e per la più semplice disponibilità dello strumento diagnostico necessario, suscita parecchie perplessità in noi pediatri. Come ben illustrato nelle linee guida britanniche, le indicazioni per effettuare la radiografia del torace nel bambino con sospetta polmonite sono limitate a specifici casi e questo esame comunque non va mai considerato come esame routinario né nella diagnosi, né nel follow-up. Anche l’importante utilizzo dell’ecografia polmonare come esame complementare alla radiografia del torace nei processi infettivi polmonari complicati è noto ed indiscutibile, ad esempio per la conferma e la valutazione di versamenti pleurici, l’esecuzione di toracocentesi o il posizionamento di un tubo di drenaggio pleurico e così via. La recente tendenza ad estendere l’utilizzo dell’ecografia polmonare “all in one” in campo pediatrico nasce da una di- Renato Cutrera Direttore UOC Broncopneumologia - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma Nicola Ullmann UOC Broncopneumologia 24 Sono necessari nuovi studi ben condotti con risultati più convincenti Pediatria numero 9 - settembre 2014 - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma Paolo Tomà Dipartimento Immagini Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma retta traslazione dal mondo dell’adulto, che però sappiamo comprende patologie respiratorie molto diverse da quello pediatrico. Lo studio ecografico sul polmone inoltre è inevitabilmente limitato dalla presenza di aria che costituisce un ostacolo insormontabile per il fascio ultrasonoro (ad eccezione delle finestre acustiche come nel caso di atelettasia o consolidazione superficiale). Le informazioni che si ottengono dall’ecografia polmonare derivano infatti dagli artefatti prodotti dalla superficie dell’organo areato, rendendo tale indagine un’analisi per segni e non una diagnostica per immagini. Semplificando, il polmone o non è “visualizzabile” o si “vede” solo qualche spicchio di dubbia interpretazione. L’ecografia è in grado di raffigurare consolidazioni ed atelettasie solo se superficiali e comunque non può differenziare le due diverse realtà cliniche in modo attendibile. Di fatto il commento più negativo riguarda la fascia d’età presa in considerazione, che varia dal lattante all’adulto. Un range che comprende caratteristiche anatomiche e relative manifestazioni dei microorganismi patogeni completamente differenti: in pratica atelettasia vs. consolidazione. Inoltre, nel bambino piccolo con un polmone ancora in via di sviluppo, la “polmonite rotonda” non a contatto con la parete risulta essere più frequente rispetto al mondo dell’adulto, per mancata diffusione dell’essudato delle vie aeree terminali agli alveoli. Alla luce di tutti questi limiti, vi affidereste alle sole informazioni ecografiche per prendere una decisione clinica o terapeutica? L’utilizzo dell’ecografia polmonare nelle realtà delle rianimazioni come ausilio di rilievi clinici, di esami diagnostici giornalieri e di monitoraggio clinico continuo non va tradotto in un messaggio generalista e, se non correttamente affrontato, potenzialmente pericoloso. Al momento, crediamo pertan- La clinica to azzardato che dei fenomeni acustici, limitati inoltre da valutazioni soggettive e poco riproducibili, possano essere considerati come proiezioni dirette di strutture anatomiche e proposti come unico strumento per una affidabile diagnosi di polmonite. Le evidenze disponibili al momento in letteratura sono poche e spesso poco convincenti. D’altro canto riteniamo che esplorare nuove potenzialità diagnostiche dell’ecografia polmonare che riducano la dose di radiazioni nei piccoli pazienti e che possano essere più facilmente impiegate anche in condizioni logistiche meno “agiate” sia utile e di grande interesse. Stimolante potrebbe anche essere valutare le reali indicazioni nel follow-up delle consolidazioni, sapendo che le immagini si risolvono tardivamente rispetto alla clinica e possono creare malintesi. In futuro sono necessari nuovi studi ben condotti, su popolazioni pediatriche omogenee e con risultati più convincenti. Il potenziale pericolo che dobbiamo evitare dal l’accettazione acritica di questa recente tendenza non è l’utilizzo dell’ecografia polmonare in ambito pediatrico, ma la possibile ambiguità del messaggio e l’abuso di questo esame diagnostico in situazioni o modalità non appro priate. ^^ Harris M et al. British Thoracic Society guidelines for the management of community acquired pneumonia in children: update 2011. Thorax 2011;66(Suppl 2):1-23. ^^ Balfour-Lynn IM et al. BTS guidelines for the management of pleural infection in children. Thorax 2005;60(Suppl 1):1-21. ^^ Coppeti R et al. Lung diagnosis of pneumonia in children. Radiol Med 2008;113:190-198. ^^ Tomà P, Owens CM. Chest ultrasound in children: critical appraisal. Pediatr Radiol 2013;43(11):1427-34. ^^ Riccabona M. Ultrasound of the chest in children (mediastinum excluded). Eur Radiol 2008; 18:339-9. Pediatria numero 9 - settembre 2014 25 La clinica D 26 ati epidemiologici incontrovertibili confermano che le vaccinazioni contro Haemophilus influentiae e pneumococco hanno ridotto le malattie connesse a queste infezioni: meningiti e otiti medie in primo luogo. Considerato l’alto tasso di complicanze e di esiti correlati con tali infezioni, possiamo ritenere questa vaccinazione una misura di prevenzione preziosa ed efficace a tutela della salute dei bambini. La diagnosi di otite media acuta non sempre è agevole nelle prime età della vita, per la variabilità dei segni clinici correlati e la scarsa compliance del bambino. In questa età della vita (0-2 anni) l’otite media è particolarmente frequente (sino al 70% dei bambini in alcune casistiche), soprattutto in periodi epidemiologicamente ad alto rischio quali quelli invernali e nei bambini a più alto tasso di contagio come quelli precocemente scolarizzati. Tutto ciò non avviene per caso e dipende anche da fattori connessi con l’evoluzione della specie umana (filogenesi) e del singolo individuo (ontogenesi). Pediatria numero 9 - settembre 2014 Otite media ed evoluzione umana: una relazione di causa-effetto Filogenesi Giovanni Corsello Presidente SIP L’uomo è un organismo che ha assunto una postazione eretta e una andatura bipede nel corso della sua evoluzione. Percorso che è cominciato circa 5 milioni di anni fa con i primi ominidi, ed è proseguito circa due milioni di anni fa, quando i primi soggetti appartenenti al genere Homo si sono differenziati grazie ad una significativa espansione della corteccia cerebrale. Solo 200.000 anni fa l’Homo sapiens ha sviluppato ulteriori funzioni, tra cui il linguaggio, ed ha avviato una politica di controllo personale e sociale del territorio circostante. Bisogna aspettare molto tempo per attendere lo sviluppo dell’agricoltura (10.000 anni fa) e per l’inizio di quella storia dell’uomo in cui siamo inscritti. Non tutto questo processo è intervenuto senza eventi avversi. L’andatura bipede ha provocato disordini a carico della colonna vertebrale, dell’anca, del collo, dei piedi, aumento del tasso di complicanze nel corso della gravidanza e del parto, incremento di alcune malattie acute, specie in età evolutiva, tra cui appunto l’otite media. L’andatura eretta ha provocato infatti una ipertrofia del muscolo sternocleidomastoideo, che ha esercitato una maggiore forza di trazione sul processo mastoideo dell’osso temporale, provocandone un incremento di volume e una parziale pneumatizzazione. Il collegamento di queste celle di aria con l’orecchio medio è un fattore protettivo e favorisce tra l’altro la clearance delle secrezioni (crea un reservoir di aria più ossigenata e contribuisce a regolare i regimi pressori della regione). In presenza di più ossigeno e meno CO2 il rischio di infezioni si riduce e sono più efficaci i meccanismi di protezione antinfettiva. La presenza della tuba di Eustachio tra rinofaringe ed orecchio medio da un lato favorisce la migrazione di germi presenti in grande copia nelle vie aeree superiori, ma nello stesso tempo promuove lo scarico delle secrezioni provenienti dall’orecchio medio, in sinergia con la masticazione e la muscolatura del palato. La stessa filogenesi che ha creato le condizioni per un potenziale incremento del rischio infettivo nelle vie aeree superiori, ha contestualmente messo in atto una serie di processi e di meccanismi protettivi in grado di minimizzarne il rischio. La clinica Eliminare i rischi correlati alle infezioni di due germi altamente patogeni per cui esiste un vaccino efficace è un beneficio da assicurare a tutti i bambini Ontogenesi Nei primi anni di vita dell’uomo, i meccanismi che stanno alla base delle funzioni di fonazione, masticazione, deglutizione, respirazione sono assenti o incompleti. La tuba di Eustachio è nel neonato orizzontale ed assume il suo assetto definitivo con l’estremità distale rivolta verso il basso in età scolare e nell’adolescente. La pneumatizzazione e il volume del processo mastoideo si completano intorno al terzo anno di vita, la muscolatura e la morfologia del palato e dell’arco velopalatino sono immaturi, con la conseguenza che le secrezioni rinofaringee tendono più facilmente a raggiungere l’orecchio medio, a ristagnare e ad infettarsi anche per il ridotto tenore di ossigeno e di variazione pressoria rispetto a quelli che si osservano in soggetti adulti. Da qui, l’alto tasso di otiti medie nell’infanzia, il frequente ricorso a trattamenti antibiotici spesso inutili (per la frequente eziologia virale delle infezioni) e nello stesso tempo rischiosi (per la possibilità di indurre resistenze antibiotiche in germi residenti) e costosi per la famiglia e per il sistema sanitario. L’otite media è quindi una malattia collegata alla nostra evoluzione, che va adeguatamente trattata e controllata anche per i suoi rischi a distanza, soprattutto nelle prime età della vita ove è più frequente per lo sviluppo incompleto di organi e apparati. Bisogna riconoscere la malattia, affrontarla con un adeguato armamentario di procedure che non si esauriscono nel trattamento antibiotico (da riservare ai casi con segni clinici e/o umorali di infezione batterica), ma che prevedono interventi di supporto per favorire il ricambio aereo nella regione, la clearance delle secrezioni, la adeguata postura, il controllo dell’ipertrofia adenotonsillare e così via. Poiché prevenire continua ad essere sempre meglio che curare, eliminare i rischi collegati con le infezioni di due germi altamente patogeni per cui esiste un vaccino efficace è un beneficio da assicurare a tutti i bambini nei primi anni di vita. Ricordiamolo a tutti i genitori quando sentiamo dubbi, perplessità o incertezze sulle vaccinazioni. ^^ Van Santen KL, Bednarczyk RA, Adjaye-Gbewonyo D, Orenstein WA, Davis R, Omer SB. Effectiveness of pneumococcal conjugate vaccine in infants by maternal influenza vaccination status. Pediatr Infect Dis J 2013;32(11):1180-4 DOI: 10.1097/INF.0b013e3182a26752 ^^ Stockmann C, Ampofo K, Hersh AL, Carleton ST, Korgenski K, Sheng X, Pavia AT, Byington CL. Seasonality of acute otitis media and the role of respiratory viral activity in children. Pediatr Infect Dis J 2013;32(4):314-9 DOI: 10.1097/INF.0b013e31827d104e Pediatria numero 9 - settembre 2014 27 Pediatri inFormazione 23,4% Italiani che nell’ultimo anno hanno assunto farmaci con obbligo di prescrizione senza consultare il medico. I farmaci più usati in autonomia sono gli antidolorifici, indicati dal 55,1% degli intervistati, anche se non mancano gli antibiotici (37,3%), gli antistaminici e gli antipiretici e addirittura, per il 5,9% del campione, gli psicofarmaci. Dati Demoskopea per Dottori.it Il caso clinico La semeiotica Sanguinamento digitale vaginale: in casi clinici una soluzione più interattivi semplice del previsto I contributi “multimediali” degli specialisti in formazione in Pediatria Caso clinico La “semeiotica digitale”, che mai come negli ultimi anni si è imposta nella pratica clinica quotidiana di ogni specialità e di ogni pediatra, è stata la vera protagonista della partecipata sessione multimediale ONSP al 70° Congresso Nazionale di Pediatria di Palermo e lo sarà nuovamente a Pavia nell’ambito dei lavori dell’XI Congresso Nazionale dell’Osservatorio. Grazie anche alla collaborazione di Liviana Da Dalt per l’Editorial Board di “Pediatria”, i migliori contributi selezionati per le comunicazioni orali dei due eventi verranno offerti in questa rubrica nei prossimi numeri. Oltre al caso clinico, corredato dalla riproduzione del supporto multimediale utilizzato e dirimente per l’inquadramento diagnostico, sarà possibile grazie ad un commento approfondire il percorso terapeutico ed infine cimentarsi in brevi quiz a risposta multipla che faciliteranno il processo di autoapprendimento. Ringraziamo ancora una volta tutti gli specialisti in formazione in Pediatria che, anche in questa occasione, hanno riposto numerosi ed entusiasti all’iniziativa. a cura di Davide Vecchio Il Direttivo ONSP Valentina Ferraro Massimo Bellettato Scuola di Specializzazione in Pediatria, Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino - Università degli Studi di Padova Dipartimento MaternoPediatrico, UOC Pediatria Ospedale San Bortolo, Vicenza Giulia, 8 anni, giunge alla nostra attenzione per comparsa da alcuni mesi di perdite vaginali brunastre di lieve entità, riferite cicliche ogni 30 giorni circa. Nega recenti traumi pelvici, nega l’introduzione in vagina di corpi estranei. Vengono inoltre riferiti episodi di addominalgia (talvolta correlati alle perdite). La piccola soffre di cefalea frontale, la sera, con frequenza di circa 1-2 attacchi al mese, responsiva al paracetamolo. Null’altro da segnalare in anamnesi. All’obiettività Giulia si presenta in buone condizioni generali. FC 90 bpm, PAO 110/72mmHg, SatO2 98% in aa, PC 24 kg (15°perc.), H 121 cm (15°perc.). Obiettività cardio-toraco-addominale ed esame neurologico nella norma. Cute e mucose rosee, non petecchie né ematomi, non irsutismo né acne. Sviluppo puberale Stadio 1 secondo la Scala di Tanner (B1-P1). Genitali femminili esterni normoconformati per età; grandi e piccole labbra integre, meato vaginale indenne, imene integro, non segni di sanguinamento. Regione perianale indenne. Ad un approfondimento diagnostico si riscontra emocromo nella norma, eccetto per eosinofilia (E 21,6%), profilo emocoagulativo nella norma, tampone vaginale per batteri negativo, ecografia pelvi- ^^ Garden AS. Vulvovaginitis and other common childhood gynaecological conditions. Arch Dis Child Educ Pract Ed 2011;96(2):73-8 DOI: 10.1136/adc.2009.181883 ^^ Kashyap B, Samantray JC, Kumar S, Jhamb R, Singh AK, Kaur IR. Recurrent paediatric pinworm infection of the vagina as a potential reservoir for Enterobius vermicularis. J Helminthol 2014;88(3):381-3 DOI: 10.1017/S0022149X13000345 ^^ Burkhart CN, Burkhart CG. Assessment of frequency, transmission, and genitourinary complications of enterobiasis (pinworms). Int J Dermatol 2005;44(10):837-40. 28 Pediatria numero 9 - settembre 2014 Bambini con un handicap visivo grave nel mondo, di cui 17,5 milioni sono ipovedenti e 1,4 milioni sono ciechi. In Italia ci sono 362 mila non vedenti e oltre 1 milione di ipovedenti tra piccoli e adulti. 93% Genitori che commettono almeno 1 errore grave nel montaggio o nell’utilizzo dei seggiolini auto secondo uno studio presentato all’American Academy of Pediatrics (AAP) National Conference & Exhibition di San Diego. Figura 1: Ecografia pelvica Utero (diam. 2,47 cm) ca che dimostra isterometria e volume ovarico prepubere (Fig. 1). Viene inoltre eseguita radiografia mano e polso, che descrive età ossea di 10 anni, ovvero di 2 anni in eccesso rispetto all’età anagrafica; alla luce di tale reperto viene quindi eseguito il dosaggio ormonale su sangue, che risulta nella norma. Solo dopo alcuni giorni di ricovero, Giulia riferisce nuovo episodio di sanguinamento, che ci permette di osservare una macchia brunastra compatibile con secrezioni simil-fecali negli slip (Fig. 2). Si segnala contemporanea persistenza di obiettività perineale e vulvare indenne, non prurito. L’eosinofilia e la secrezione brunastra ci inducono ad effettuare coprocoltura e scotch-test: mentre la coprocoltura risulta negativa, lo scotch-test risulta positivo per uova di Enterobius Vermicularis. Viene quindi posta diagnosi di parassitosi da Enterobius Vermicularis, ovvero ossiuriasi, ed intrapresa terapia con antielmintici con scomparsa delle perdite ematiche; ad oggi, ovvero dopo circa 2 mesi, Giulia persiste asintomatica. Ovaio sinistro (diam. 1,5 cm) Commento L’enterobiasi od ossiuriasi è l’infezione intestinale causata dall’Enterobius Vermicularis, un piccolo verme nematode filiforme e bianco che tipicamente abita il cieco, l’appendice e le aree adiacenti di ileo e colon ascendente. Dopo la fecondazione, i maschi vanno rapidamente incontro a lisi, mentre le femmine disaderiscono dalla mucosa e – prevalentemente durante la notte – migrano verso l’ano, dove depongono fino a 15.000 uova. L’infezione umana si trasmette per via orofecale (compresa l’autoinoculazione) e colpisce circa il 30% dei bambini in tutto il mondo. Le manifestazioni cliniche dell’infezione da ossiuri sono generalmente il prurito perianale o perineale notturno e il dolore addominale. La diagnosi viene effettuata tramite l’esecuzione dello scotch-test; inoltre agli esami ematochimici tipico è il reperto di un rialzo della percentuale di eosinofili nel sangue periferico. Come descritto in letteratura, nelle bambine la femmina di Enterobius Vermicularis può migrare dall’ano TEST Domande autoapprendimento 1. In una bambina prepubere e di razza caucasica, quale tra le seguenti è la causa più comune di sanguinamento vaginale, in assenza di altri sintomi: £ a. Prolasso uretrale £ b. Pubertà precoce £ c. Ossiuriasi £ d. Discoagulopatia £ e. Vulvovaginiti batteriche 2. L’infezione da Enterobius Vermicularis nelle bambine: £ a. È esclusivamente localizzata alla regione perianale £ b. È esclusivamente localizzata al cieco £ c. Può migrare dal cieco all’ano e dall’ano alla vagina £ d. È generalmente localizzata allo stomaco e al duodeno £ e. È una situazione molto rara, il nematode non infetta il sesso femminile alla vagina e deporre le uova nel canale vaginale, determinando flogosi della mucosa vaginale. Tale danno tissutale si manifesta clinicamente con prurito vaginale e talvolta sanguinamento. Ma quali sono le altre possibili cause di sanguinamento vaginale in una bambina in età pre-pubere? Inizialmente si deve raccogliere in maniera approfondita l’anamnesi ed effettuare un attento esame obiettivo, in quanto le cause più comuni sono l’introduzione in vagina di corpi estranei, le lesioni da trauma, le vulvovaginiti, le patologie dermatologiche e il prolasso uretrale. Tra le cause meno comuni, ma comunque da non sottovalutare, ritroviamo invece la pubertà precoce vera o centrale (gonadotropino-dipendente), la pubertà precoce periferica (gonadotropina-indipendente) e le varianti della maturazione puberale (come ad esempio il menarca prematuro isolato), la cui diagnosi differenziale viene effettuata tramite il dosaggio su sangue degli ormoni sessuali e tiroidei, l’ecografia pelvica (per valutare isterometria e volume ovarico) e la radiografia del polso e mano sinistra per valutare l’età ossea. Nel caso clinico che vi abbiamo presentato, l’eosinofilia, la visualizzazione diretta della secrezione brunastra negli slip e la negatività degli esami diagnostici effettuati hanno permesso di porre il sospetto, successivamente confermato allo scotch-test, di ossiuriasi con infestazione vaginale. Giulia ha quindi intrapreso terapia antielmintica specifica con scomparsa delle perdite ematiche. Le risposte alle domande sono 1 e; 2 c Ovaio destro (diam. 1,19 cm) Figura 2: Slip con secrezione brunastra Pediatri inFormazione 18,9 milioni Pediatria numero 9 - settembre 2014 29 Fitoterapia 75,7% Bambini italiani tra i 3 ed i 5 anni che non sono mai andati dal dentista secondo i dati presentati dal Servizio Studi ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani). La percentuale scende a 35,2% tra i 6 ed i 10 anni e al 20,1% per i ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. “Durante l’infanzia è il pediatra a occuparsi dei denti del piccolo paziente e sta a lui quindi individuare eventuali disturbi e suggerire visite specialistiche”, commenta Sergio Turco, responsabile dei piani di cura per i bambini dei centri odontoiatrici Samadent. Controllo della tosse con complessi molecolari naturali Vitalia Murgia News La tosse acuta e persistente che accompagna le infezioni respiratorie delle alte vie aeree è un sintomo comune e poco controllabile in età pediatrica e adulta. A oggi non esiste una molecola di sintesi che tratti con efficacia e sicurezza questa tosse, che tende a persistere a lungo. Se ne riporta una durata superiore alla settimana nel 50% dei bambini con infezione respiratoria acuta delle alte vie. Ciò comporta un’aumentata richiesta di cure mediche e pare favorire la prescrizione inappropriata di antibiotici. Per tutto ciò sono interessanti i risultati di uno studio clinico multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo pubblicato recentemente sull’Italian Journal of Pediatrics. Il prodotto testato nello studio e controllato con placebo è un dispositivo medico a base di sostanze naturali complesse: saponine e resine da Grindelia, polisaccaridi da Piantaggine, flavonoidi da Elicriso e miele, note per la loro azione protettiva, emolliente e antiossidan- 30 te. Una particolare combinazione di sostanze naturali complesse di cui in vitro è stata confermata l’azione meccanica di barriera sulla mucosa faringea. Lo studio clinico si proponeva di valutare la variazione del punteggio della tosse diurna e notturna (misurato dal ricercatore con uno score validato), ai giorni 0, 4 e 8 in bambini affetti da tosse di durata >7 giorni e <3 settimane. Nello studio sono stati arruolati 102 bambini di età 3-6 anni (51 in attivo e 51 in placebo), esclusi bambini che assumevano terapie anti-tosse o che potessero influenzare l’andamento del problema. Sulla tosse notturna il dispositi- Pediatra, docente al Master di II livello in Fitoterapia “Sapienza” Università di Roma vo medico si è dimostrato significativamente più efficace rispetto al placebo già dal quarto giorno di trattamento (p=0,03). In un sottogruppo di bambini con tosse più intensa (score ≥ 3) il numero di bambini migliorati al giorno 4 era significativamente superiore nel gruppo trattato rispetto al gruppo in placebo (p=0,03). ^^ Canciani M, Murgia V, Caimmi D, Anapurapu S, Licari A, Marseglia GL. Efficacy of Grintuss® pediatric syrup in treating cough in children: a randomized, multicenter, double blind, placebo-controlled clinical trial. Ital J Pediatr 2014;40:56 DOI: 10.1186/1824-7288-40-56 2nd Congress on Paediatric Palliative Care: a Global Gathering Si svolgerà a Roma presso l’Auditorium Antonianum di viale Manzoni 1 dal 19 al 21 novembre 2014 il 2nd Congress on Paediatric Palliative Care – “A global Gathering”. L’obiettivo di questo Congresso, a cui la SIP ha concesso il patrocinio, è quello di coinvolgere un vasto numero di professionisti impegnati a vario titolo nell’assistenza di bambini con malattie gravi e/o fonte di sofferenza e che ne minacciano la sopravvivenza o l’aspettativa di vita, fornendo un forum internazionale per la condivisione di conoscenze ed esperienze e l’approfondimento delle problematiche attuali e delle nuove prospettive di cura e di ricerca nell’ambito delle cure palliative al bambino e alla sua famiglia. La lingua ufficiale del Congresso è l’inglese, con la traduzione simultanea in italiano di tutte le presentazioni in sessione plenaria. Per incoraggiare il lavoro e l’impegno di giovani ricercatori nel settore delle cure palliative pediatriche è prevista l’assegnazione di uno o più premi, denominati: “No Pediatria numero 9 - settembre 2014 Pain For Children Award For Excellence In Paediatric Palliative Care”. Verranno assegnati un primo premio di € 6.000 e di fino a tre premi di € 3.000 ai migliori abstract presentati da autori di età inferiore ai 35 anni. Informazioni dettagliate riguardo all’organizzazione e ai contenuti del Congresso e alle modalità di iscrizione, registrazione sono reperibili sul sito della Fondazione Maruzza (www.maruzza.org) o direttamente sul sito del Congresso http://www.maruzza.org/congress-2014/ UN BEL RESPIRO, E NIENTE LO PUÒ FERMARE. Liberare le vie respiratorie anche quotidianamente è un gesto importante per il benessere del tuo bambino e aiuta a prevenire l’insorgere di ulteriori complicazioni. Narhinel Spray Nasale con Aloe Vera, abbina l’azione delle proprietà detergenti dell’acqua di mare a quella emolliente dell’Aloe Vera, per liberare il nasino chiuso del tuo bambino e fluidificare le secrezioni nasali, facilitandone la rimozione. Grazie alla sua micronebulizzazione, libera rapidamente e delicatamente il nasino chiuso e umidifica le cavità nasali in caso di irritazione o secchezza. Un gesto delicato per un rapido sollievo al tuo bambino. Per saperne di più vai su www.narhinel.it È un dispositivo medico CE n. 0459. Leggere attentamente le avver tenze e le istruzioni d’uso. Autorizzazione del 3/12/2013. Respira e sorridi. CC 10130232000 PROVA NARHINEL SPRAY NASALE CON ALOE VERA. UN BEL RESPIRO È L’INIZIO DI UN BEL SOGNO. Delicato come una carezza, il Metodo Narhinel è specificamente studiato per liberare a lungo il nasino chiuso dei più piccoli, facilitandoli nella poppata e migliorando la qualità del sonno. 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