SABATO 18 OTTOBRE 2014 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Società www.abb.it Spese e sprechi delle Regioni NON È UN DELITTO TAGLIARE DEL 2% di Sergio Rizzo F Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Quelle nostre leggi sui diritti civili in (incivile) ritardo di Caterina Ruggi d’Aragona a pagina 31 di Pierluigi Battista nel supplemento www.abb.it ● RETROSCENA IL DIBATTITO TRA I VESCOVI CHE PREOCCUPA IL PAPA Malumori e ostilità, il Sinodo imprevisto U n’imprudenza. Tale è stata considerata la pubblicazione della relazione seguita alla prima settimana di Sinodo: quella che conteneva le aperture a divorziati risposati e omo- sessuali. Quando ha visto i testi su Osservatore romano e Avvenire, il Papa ha espresso subito la sua preoccupazione per l’impatto che avrebbero avuto. Timore fondato. L’impressione trasmessa a vescovi e cardinali è stata che non si trattasse di un documento da studiare e discutere, ma di un’anticipazione dell’esito dell’assemblea. Il «Sinodo di carta» ha finito così per allungare un’ipoteca sul «Sinodo reale», dandone un’immagine distorta. E sono scattate le reazioni. L’idea che la riunione straordinaria voluta da Jorge Mario Bergoglio potesse concludersi con un referendum tra «innovatori» e «conservatori», e con la vittoria dei primi, si è rivelata velleitaria e fuorviante. continua a pagina 21 a pagina 20 Accattoli, Vecchi Il vertice Conclusi i due giorni di incontri all’Asem. Merkel al presidente russo: toccava a te fare un passo avanti Ucraina, prima intesa a Milano Putin annuncia la ripresa delle forniture di gas. Controlli con droni italiani alla frontiera Europa 2019 Premiato il Sud Il vertice Asia-Europa si chiude con una prima intesa tra Mosca e Kiev: monitoraggio del cessate il fuoco, anche grazie a tecnologia italiana, e via libera a forniture di gas «almeno per l’inverno». da pagina 2 a pagina 6 ● SETTEGIORNI di Francesco Verderami La clausola di salvaguardia che protegge il premier L a «clausola di salvaguardia» entra nel lessico politico. Non è più solo una regola di finanza pubblica, è un concetto che Renzi usa per spiegare il «paracadute» con cui protegge il suo governo al Senato. continua a pagina 6 LA TRATTATIVA OSTAGGI DI BOKO HARAM Patto per liberare le duecento liceali rapite in Nigeria I Sassi e Pasolini Matera capitale della cultura di Paolo Conti di Michele Farina A l termine di una discussione animata e incerta fino all’ultimo, Matera è stata scelta come capitale europea della cultura 2019. È la prima città italiana del Sud a ricevere questo titolo. Il sindaco commenta: «Ora possiamo essere un esempio». (Nella foto, Pier Paolo Pasolini ed Enrique Irazoqui sul set de Il Vangelo secondo Matteo, a Matera, nel 1964) a pagina 27 con un commento di Giovanni Russo continua a pagina 9 LEGGE DI STABILITÀ Quanto e a chi conviene avere il Tfr in busta paga di Antonella Baccaro S 9 771120 498008 Le idee Se l’Italia più povera cancella i tradimenti e riscopre la coppia di Massimo Franco acciamo davvero fatica, e tanta, a comprendere il lamento delle Regioni dopo che il governo di Matteo Renzi ha chiesto loro di tagliare 4 miliardi. Il sacrificio equivale a circa il 2 per cento di una spesa pubblica regionale che da quando nel 2001 è stato approvato il nuovo Titolo V della Costituzione è andata letteralmente in orbita. In un solo decennio la crescita reale, depurata cioè dell’inflazione, è stata di oltre il 45 per cento. Con una qualità dei servizi che certo non ha seguito lo stesso andamento. I presidenti delle Regioni minacciano ripercussioni sulla Sanità. Argomento cui si ricorre spesso quando viene paventato un giro di vite, nella speranza di conquistare il sostegno dei cittadini. I quali però avrebbero anche diritto di conoscere le cifre. Nel 2000, prima dell’entrata in vigore del famoso Titolo V che ha esteso in modo scriteriato le autonomie regionali, la spesa sanitaria era di poco superiore a 70 miliardi. Nel 2015 ammonterà invece a 112 miliardi. L’aumento monetario è del 60 per cento, che si traduce in un progresso reale del 22 per cento. Si potrà giustamente sostenere che in quindici anni sono cambiate molte cose: la vita media si è allungata e la popolazione è più anziana. Per giunta, la Sanità italiana è considerata fra le migliori d’Europa, al netto delle grandi differenze territoriali al suo interno che si traducono in un abisso del diritto fondamentale alla salute tra il Nord e il Sud: altro effetto inaccettabile del nostro regionalismo. Resta il fatto che nel 2000 la spesa sanitaria pro capite era di 1.215 euro e oggi è di 1.941, con un aumento monetario del 59,7 per cento e reale del 26,7. La differenza di qualità del servizio è tale da giustificarlo? Con un documento di qualche settimana fa il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha spiegato che in un anno è riuscito a ridurre di 181 milioni la bolletta sanitaria senza colpo ferire: solo razionalizzando acquisti e spesa farmaceutica. Dal canto suo la Consip, la società statale che gestisce gli acquisti della pubblica amministrazione, ha fatto risparmiare 100 milioni su 320 soltanto con la fornitura centralizzata delle strisce per la misurazione della glicemia, comprate a un prezzo unitario di 19 centesimi mentre prima si andava da un minimo di 45 centesimi a un massimo di un euro e 10. Tanto basta per far capire quanto grasso ci sia ancora nei conti della Sanità. 41 0 1 8> Domani ANNO 139 - N. 247 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] FONDATO NEL 1876 Tempi liberi ● GIANNELLI In Italia (con “IO Donna”) EURO 1,90 pingere i consumi, compensando il mancato aumento del bonus di 80 euro che nella legge di Stabilità 2015 si trasforma in credito d’imposta. È lo spirito con cui il governo ha dato il via all’operazione Tfr in busta paga: la platea cui l’anticipo conviene corrisponde a quella dei percettori del vecchio bonus, e cioè i titolari di redditi che non superino i 24-26 mila euro annui. La richiesta di avere la quota del Tfr in busta paga è volontaria e può essere fatta dal dipendente privato che sia stato assunto da almeno sei mesi. a pagina 11 - da pagina 8 a pagina 11 Labate, L. Salvia, Sensini con un intervento di Alberto Brambilla L e studentesse rilasciate in cambio di detenuti. Sarebbe questo l’accordo tra la Nigeria e il gruppo terrorista di Boko Haram che rapì 200 ragazze più di sei mesi fa. Sarà una mossa di campagna elettorale del partito al potere a ridar la libertà alle giovani segregate nella foresta? a pagina 15 con il commento di Viviana Mazza Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 2 Primo piano Russia e Ucraina Al vertice di Milano, Putin rassicura Kiev sulle forniture per l’inverno Ma l’accordo non c’è. L’Italia invierà droni per sorvegliare il fronte Riparte il dialogo su gas e confini 40 minuti, tanto è durato il colloquio tra Putin e Poroshenko 16 giugno, il giorno in cui Gazprom ha sospeso le forniture a Kiev «Abbiamo finito il colloquio: non siamo riusciti a trovare alcun risultato pratico sul gas, ma pensiamo che prima del meeting a Bruxelles del 21 ottobre avremo una soluzione». Alle 18.30, dopo 40 minuti di faccia a faccia con Vladimir Putin, il presidente ucraino Pe- Il primo passo «Toccava a te il primo passo», ha detto Angela Merkel al presidente russo tro Poroshenko è deluso. Putin, invece, si mostra più conciliante, annunciando in una conferenza stampa che «almeno per l’inverno», Gazprom riprenderà le forniture sospese il 16 giugno scorso. Dopodiché, ha aggiunto il numero uno del Cremlino, «toccherà alla Ue finanziare Kiev, la Russia non farà più credito». La due giorni dell’Asem (Asia-Europe Meeting) si chiude, dunque, con una mini-intesa e il capitolo gas in sospeso. Il vertice di Milano non se- gna la svolta decisiva nella crisi Russia-Ucraina. All’attivo, però, si possono segnare due risultati raggiunti con la mediazione degli europei e, certamente, da mettere alla prova. Primo: via libera al controllo del cessate il fuoco lungo la linea del conflitto nell’Ucraina orientale. L’Italia si impegna, insieme con Francia e Germania, a fornire i droni per sorvolare il fronte. Secondo: un percorso concordato per tenere al più presto elezioni locali nei distretti ribelli di Donetsk e Luhansk. Eppure non si può dire che siano mancati l’impegno e la creatività delle diplomazie. Protagonisti assoluti: Putin e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Sul tavolo praticamente un solo documento, il protocollo di Minsk in dodici punti, firmato da russi e ucraini il 5 settembre scorso e poi aggiornato il 26 settembre. Il testo prevede, tra l’altro, la creazione di una zona cuscinetto; la fine del sostegno da parte di Mosca ai separatisti; la liberazione dei prigionieri; l’organizzazione di elezioni nelle regioni contese. Nulla di questo è stato fatto. «Toccava a te il pri- I 12 punti ● Il 5 settembre il gruppo di contatto formato da Osce, Russia, Ucraina e separatisti filorussi ha siglato a Minsk un protocollo in dodici punti ● Tra i punti dell’intesa la creazione di una zona cuscinetto, la fine del sostegno di Mosca ai separatisti, la liberazione di prigionieri mo passo»: così Angela Merkel ha iniziato il suo bilaterale con Putin, nella serata di giovedì 16. E su questo concetto si è avvitata la lunga tornata di incontri. Ieri mattina si comincia alle 8, con la riunione organizzata da Matteo Renzi in Prefettura. Oltre a Putin e Poroshenko pre- Intervista a Ewa Kopacz Elezioni Intesa per indire elezioni nei distretti ribelli di Donetsk e Luhansk senti Merkel, il premier britannico David Cameron, il presidente francese François Hollande, Herman Van Rompuy (Consiglio europeo) e José Manuel Durão Barroso (Commissione). Poi quadrangolare con i leader di Russia, Ucraina, più Merkel e Hollande. Ancora un pranzo Putin-Renzi, con il ministro degli Esteri Federica Mogherini. Infine l’inutile tentativo Putin-Poroshenko. G.Sar. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Benvenuto Matteo Renzi, 39 anni, accoglie la premier polacca Ewa Kopacz, 57; tra loro, il leader uscente della Commissione Ue José Barroso, 58 (Ansa) ❞ Saremo con Kiev nelle riforme economiche e nella lotta alla corruzione Avevamo migliorato i rapporti con la Russia, oggi sono tornati difficili La premier della Polonia: «Alta tensione, colpa di Mosca» Al suo debutto internazionale la nuova premier Ewa Kopacz porta una Polonia ormai sicura del proprio status in Europa e decisa a rilanciare le relazioni con il mondo orientale, tanto vicino ai tempi dell’Unione Sovietica e delle alleanze strategiche tra Paesi comunisti ma perso di vista nei 25 anni dedicati a consolidare il ruolo riconquistato nel continente unito. Primo ministro dallo scorso 22 settembre, Ewa Kopacz è subentrata al liberale Donald Tusk (che il primo dicembre si insedierà come presidente del Consiglio Ue) annunciando un approccio meno assertivo e più pragmatico nei rapporti con la Russia. Nella giornata conclusiva del vertice Asem di Milano, dopo il bilaterale con il britannico David Cameron, ha avuto un faccia a faccia con l’ucraino Petro Poroshenko. «Saremo al fianco di Kiev nel risanamento economico — dice al Corriere nella prima intervista a un giornale italiano — e siamo pronti a dare il nostro contributo al percorso di riforme anti-corruzione. Il prossimo 26 ottobre il Paese andrà alle urne (per il rinnovo del Parlamento, ndr), sarà l’occasione per verificare la tenuta del processo democratico. Un voto importante non solo per il popolo ucraino ma per l’intero continente». Donald Tusk presidente del Consiglio, con Federica Mogherini Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. La nuova squadra Ue saprà superare le divergenze emerse tra Stati occidentali e giovani democrazie del Centro-Est sulla linea da tenere con il Cremlino? «Le divisioni rendono deboli, l’Europa farà di tutto per parlare con una voce sola. Non è sicuro che riesca, sarà il prossimo grande test». Come definirebbe le attuali relazioni tra Varsavia e Mosca? «Dopo la caduta del regime, la Polonia ha cercato la strada della normalizzazione dei rapporti con la Russia. In questi anni ci siamo impegnati a migliorare l’intesa ottenendo buoni risultati, ma oggi il confronto è tornato problematico. Occorre essere molto chiari sulle responsabilità. Le relazioni si sono deteriorate per il comportamento di Mosca. La precondizione di qualsiasi sviluppo positivo ora è il rispetto delle leggi e dei trattati internazionali, nel XXI secolo non sono accettabili annessioni territoriali». La politica non è mai un gioco a costo zero. Per una donna è più difficile? «Faccio politica da tredici anni, ho ricoperto incarichi a livello sia regionale che nazionale e difficoltà ne ho incontrate tante, ma non è una questione di genere». Maria Serena Natale [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 3 Lo scenario di Giuseppe Sarcina Di prima mattina, al tavolo con i leader europei e al cospetto di un Vladimir Putin in gran forma nonostante abbia fatto le tre di notte in compagnia di Silvio Berlusconi, Angela Merkel suona la sveglia per tutti. Comincia in inglese sventolando un foglietto pieno di notazioni, poi si rivolge direttamente a Putin, in russo. «Quando ti deciderai ad applicare questo accordo? Devi smettere di appoggiare i separatisti in Ucraina...». «Un momento, un momento», interviene il premier Matteo Renzi, «finché si parla in inglese d’accordo, ma con il russo proprio non ce la posso fare». La tensione si scioglie: la cancelliera è la prima a sorridere. Assenti gli americani Putin pensava di poter padroneggiare la dinamica del vertice di Milano. O meglio si era preparato «all’ostilità» del britannico David Cameron. Contava, invece, sull’aperturismo di Matteo Renzi, il padrone di casa, e sulla scarsa incisività del presidente francese François Hollande, oltreché dei vertici della Ue. I calcoli del numero uno del Cremlino si sono rivelati quasi esatti. Nella riunione in Prefettura, Cameron è stato diretto, incalzante, scorbutico. Putin ha incassato impassibile, e subito dopo ha incaricato il suo portavoce, Dmitry Peskov, di regolare i conti, diffondendo una nota in cui si accennava a «certi partecipanti che hanno tenuto un atteggiamento assolutamente prevenuto, non flessibile, non diplomatico». Al tavolo Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e José Manuel Durão Barroso, entrambi in uscita, non hanno pronunciato parola. Due gatti di marmo. Van Rompuy, però, davanti ai giornalisti si è lanciato in un triplice e stupefacente «implementation, implementation, implementaion», invitando la Russia a «implementare», cioè ad applicare fino in fondo l’accordo sul cessate il fuoco, il cosiddetto «protocollo di Minsk». Renzi ha provato a inserirsi, spalleggiato il primo giorno dal presidente Giorgio Napolitano. Il premier italiano ha cercato di lusingare Putin, dicendo che «non si può prescindere Faccia a faccia L’incontro a quattro ieri al Centro Congressi di Milano: a destra di profilo il presidente ucraino Petro Poroshenko punta il dito contro il russo Vladimir Putin, che risponde con atteggiamento non meno aggressivo; di spalle in blu, la cancelliera tedesca Angela Merkel, seduta di fronte al presidente francese François Hollande (Epa) Merkel incalza lo Zar (in russo) Lunga partita al tavolo dei sospetti L’ostilità di Cameron, le accuse di Poroshenko. E Renzi sdrammatizza La mappa della crisi Sivers’kyi Donets Luhansk Slovyansk Area precedentemente sotto il controllo dei ribelli filorussi Area attualmente sotto il loro controllo Artemivs’ke Izvaryne UCRAINA Antratsyt Donetsk Torez Ilyovaisk RUSSIA 3.360 Le vittime dall'inizio del conflitto 7 mesi Il periodo trascorso dal referendum in Crimea Shcerbak Mariupol Novoazovsk km 50 Corriere della Sera dalla Russia» per affrontare le emergenze mondiali. Ma fin dalle prime battute si è capito come erano distribuite le carte del peso politico. Rapidamente Angela Merkel si è impadronita del confronto, citando a memoria gli articoli dei precedenti accordi, dimostrando di conoscere a fondo la materia. A quel punto Putin ha cominciato, lentamente, ad arretrare. Prima ha chiarito che Mosca vuole rispettare «l’integrità territoriale dell’Ucraina», poi ha detto di «non sapere se nel Donbass combattano anche dei russi» e, in ogni caso, lui non sarebbe in grado «di controllarli». All’ora di pranzo sembrava finita lì. Il presidente ucraino Petro Poroshenko andava ripetendo che Putin non aveva alcun interesse a risolvere davvero la crisi. I leader decidono di proseguire comunque, spezzando la discussione e affidandola ai ministri degli Esteri. Un gruppo più ristretto si sarebbe dovuto occupare delle elezioni locali da tenere a Donetsk e Luhansk. L’altro, coordinato dall’Italia, del controllo del fronte utilizzando i droni. Ma ancora una volta la cancelliera tedesca, assolutamente indifferente alle regole della diplomazia, forza la mano, riproponendo il «quadrangolare» già sperimentato a giugno in Normandia: Merkel, Hollande, Putin e Poroshenko. Qui il confronto diventa pragmatico: si parla di gas, di contratti da rivedere. Gli europei chiedono garanzie, Putin ondeggia, concede una mezza apertura che Poroshenko scambia per un vero accordo. Alla fine tutti capiscono che la soluzione della crisi non è matura. Certo non c’è stata la rissa: nessuno ha pronunciato la parola «sanzioni», né per minacciare, né per recriminare. Putin lascia Milano («una bella città») impegnandosi a rispettare l’intesa di Minsk firmata il 5 settembre scorso. Aveva fatto la stessa cosa il 17 aprile, partendo da Ginevra dopo aver siglato un testo simile. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA TISSOT COUTURIER. MOVIMENTO CRONOGRAFO, CASSA IN ACCIAIO, VETRO ZAFFIRO ANTIGRAFFIO, IMPERMEABILE FINO A 10 BAR (100 M / 330 FT). INNOVATORS BY TRADITION. T I S S O T. 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La giornata di Matteo Renzi è a dire poco piena di impegni e in apparenza tutti internazionali. Poi però decide di trovare tempo anche per un’intervista con il Tg1. Le polemiche sulla Legge di Stabilità, quelle con le Regioni, valgono un intermezzo fra Poroshenko e il presidente russo, un motivo in più per allontanarsi da una scena in cui la Merkel sembra tenere più di altri ad un ruolo di protagonista della mediazione. Per Renzi l’importante del resto sono «i passi avanti» che a Milano si fanno, su più fronti, fra Mosca e Kiev. Pazienza se nel formato allargato a Cameron, che l’Italia ha voluto, il dialogo fra i contendenti sembra duro e in salita, e poi invece a sorpresa capace di frutti positivi, quando l’Italia cede il passo a Parigi e Berlino. Al Tg1 il premier si concentra su quello che a lui preme di più in questo momento. Innanzitutto l’accoglienza che avrà la Finanziaria a Bruxelles. Su questo punto è netto come mai prima: «Escludo l’apertura di una procedura» di infrazione. «Se c’è da discutere siamo pronti a farlo, ma questa manovra deve andare nella direzione del Paese, con il rispetto delle procedure europee». MILANO Sull’Europa «Escludo l’apertura di una procedura di infrazione. Abbiamo rispettato le regole» Anche Napolitano promuove la manovra, ed è la prima volta che il capo dello Stato parla nella sua trasferta milanese, dopo aver accompagnato a distanza, e nel modo più discreto possibile, tutti gli sforzi del governo. Ma c’è anche un altro messaggio, e come nel primo giorno del vertice è diretto alle Regioni, alle parole di rivolta contro la Legga di Stabilità: se «è inaccettabile tagliare i servizi sanitari», è invece naturale che «paghino non solo le famiglie, ma anche le Regioni», che debbono ridurre «gli sprechi», a partire da «qualche primario o viceprimario nelle Asl in meno, o dai costi delle siringhe perché è giusto che anche le Regioni facciano la loro parte, qualcosa da farsi perdonare ce l’hanno, ma alla fine sono sicuro che prevarrà il buon senso». Insomma c’è la volontà «a discutere con tutti», sembra che il sottosegretario Delrio abbia già convocato singolarmente molti Governatori, ma «i saldi non si cambiano», aggiunge Renzi. Se vogliamo le Regioni come l’Europa: eventuali proteste si fronteggeranno, chiarimenti saranno discussi, ma la Legge di Stabilità, nelle sue cifre di massima, il governo non è diposto a cambiarla. Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA La foto di gruppo Un momento della visita di giovedì notte di Vladimir Putin a casa di Silvio Berlusconi. Da sinistra, la figlia Eleonora, l’ex presidente del Consiglio, l’altra figlia Marina, il presidente russo, e poi ancora Luigi, Barbara e Pier Silvio Berlusconi. Il faccia a faccia tra i leader si è svolto nella villa dell’ex premier in via Rovani, a Milano, a due passi dal parco Sempione, ed è finito alle 3.30 del mattino Berlusconi, l’amico russo e la cena notturna con i tartufi Gli incontri ● Il primo incontro tra Berlusconi e Putin si svolge a Genova, nel 2001. Nei mesi seguenti, i due leader si incontrano di nuovo. In ottobre, Berlusconi è ospite in Russia. ● Nel 2002, a Soci, sede dell’Olimpiade invernale russa, il rapporto si consolida. In maggio, a Pratica di Mare, nasce il Consiglio Russia-Nato. ● Nel 2008, la crisi tra Georgia e Russia raggiunge il punto di massima tensione. Nel 2010, Berlusconi rivendicherà un ruolo nel disinnesco della crisi. ROMA Tra un assaggio di taglio- lini uova e tartufo, un abbraccio ai cinque figli di Silvio Berlusconi che lo hanno aspettato fino quasi le due di notte per salutarlo (Pascale non c’era e, a differenza dell’ultimo incontro di 11 mesi fa, neanche Dudù), i complimenti al bouquet bianco-rosso-blu in onore della bandiera russa che faceva bella mostra di sé sulla tavola della sala degli uffici di via Rovani, a Milano, Vladimir Putin si è sen- La strategia L’ex premier: l’Italia dovrebbe distinguersi, evitando di applicare le sanzioni tito ancora una volta come «a casa». E con il suo amico di sempre — che lo capisce, lo sostiene e gli dà ragione quasi su tutto — si è comprensibilmente un po’ lasciato andare. Parlando liberamente, sfogandosi, dicendo quello che pensa davvero dell’«isolamento» al quale l’Occidente sta sottoponendo la sua Russia. A tavola fino alle 3.30 del mattino di venerdì grazie al permesso accordatogli dai giu- dici (l’obbligo normale è di rientrare ad Arcore entro le 23), Berlusconi e Putin — assistiti da un interprete, da Valentino Valentini e da Deborah Bergamini —, in un clima che definiscono «caldo, di vera amicizia», si sono infatti molto intrattenuti sugli scenari internazionali e soprattutto sulla crisi Ucraina al centro anche del vertice Asem. Il presidente russo difende le sue ragioni, giudicando ingiusto l’atteggiamento dell’Europa e soprattutto dell’America che ha molti interessi in ballo e alla quale la Ue, è l’accusa, si sta accodando: «Il colpo di Stato lo hanno fatto loro, non noi, ma l’Europa vede un solo colpevole. E il gas gli ucraini non ce l’hanno mai pagato. Poi è assurdo che possano commerciare con l’Ue senza dazi, mentre per noi ci sono, e lo stesso possano fare con noi, godendo di due zone di libero scambio: così loro comprano le merci a un prezzo basso e ce le rivendono a noi maggiorate». Berlusconi è d’accordo, e si duole di un «trattamento che danneggia tutto l’Occidente, perché sospingere la Russia lontano da noi, verso la Cina, in un momento così delicato è fare un harakiri insensato. E questo dopo tutti i sacrifici che ho fatto per far finire la guerra fredda...». Sarebbe disposto l’ex premier anche adesso a rifarli: se servisse, e se la sua situazione giudiziaria glielo permettesse, farebbe da mediatore in modo esplicito. Ma non è possibile e il suo apporto — dicono — è sotterraneo. Allora parla con Erdogan e riferisce, come l’altra notte, a Putin. Parla con Putin e fa sapere in qualche modo a Renzi il senso della posizione del suo amico. E soprattutto dice la sua: «Dobbiamo cambiare strategia, non possiamo perdere la Russia. La politica delle sanzioni è sbagliata: sarebbe bello che l’Italia trovasse il modo di distinguersi su questo terreno, anche per prima, anche evitando di applicarle». Parole ripetute da settimane, a tutti gli interlocutori. Musica per le orecchie di Putin. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 6 # Primo piano La manovra Settegiorni La protesta Il leader Fiom: il governo dietro la reazione della polizia? ● Il commento Il summit ha ottenuto quel che poteva L’Italia passa il test di Danilo Taino SEGUE DALLA PRIMA È uno strumento che Renzi ha già usato questa settimana a Palazzo Madama, quando — grazie all’ex grillino Orellana — è passata la mozione che ha autorizzato il governo a rinviare il pareggio di bilancio. Insomma, all’antico gioco della transumanza il leader del Pd ha dato una definizione più moderna, ma il problema è sempre lo stesso. E c’è un motivo se Renzi monitora i numeri del Senato con la stessa cura che riserva ai conti pubblici: la «clausola di salvaguardia» è una rete di protezione stesa per ripararsi dai rischi di una scomposizione del fronte destro della maggioranza, dov’è in corso il conflitto tra Ncd e Forza Italia. Perciò tutti gli uomini del presidente tengono rapporti con i dissidenti di M5S e i senatori delle Autonomie, e c’è la convinzione che il meccanismo — se fosse necessario — consentirebbe al governo di reggere. Certo, se la «clausola di salvaguardia» scattasse, vorrebbe dire che è mutata la geografia politica della maggioranza. Ed è evidente che la trincea passa sul territorio difeso da Ncd, a cui Verdini vorrebbe sottrarre dei parlamentari a Palazzo Madama per allestire un gruppo di «lealisti», pronti ad appoggiare Renzi e al contempo decisivi per stringere la tenaglia su Alfano. In tal caso, salterebbe il progetto del ministro dell’Interno di formare i gruppi unici con l’Udc, e il consigliere di «Silvio» (e di «Matteo») avrebbe partita vinta. Così anche la sfida delle elezioni in Calabria diventa campo di battaglia per le questioni nazionali. D’altronde è proprio da quella regione che viene una nutrita pattuglia di senatori del Nuovo centrodestra. Tra tutti c’è il coordinatore locale Gentile, che ieri ha nuovamente smentito di voler lasciare Ncd: «Non è dalle trattative sul territorio che dipende un progetto politico. E io non esco dal partito». È chiaro che in questo scontro Renzi gioca un ruolo. Anche la sua neutralità darebbe un senso alla sfida che è in atto tra gli ex Pdl. Ma non c’è dubbio che il premier al momento sia Scontri a Torino Le accuse di Landini Cariche della polizia contro il blitz degli antagonisti al corteo della Fiom durante il vertice dei ministri europei del Lavoro che si svolge tra ieri e oggi a Torino. Tre i dimostranti arrestati, ferito il vicequestore vicario del capoluogo piemontese. Molto duro il segretario Fiom, Maurizio Landini: «Bisogna capire se questo eccesso di reazione è dovuto a una inesperienza di chi era in piazza o se dietro ci sono indicazioni del governo». (LaPresse) Il premier e la clausola di salvaguardia per proteggersi sul «fianco destro» I rischi del conflitto tra Ncd e Forza Italia, i contatti con ex M5S e senatori delle Autonomie 407 parlamentari sono gli eletti del Partito democratico. Sono 298 alla Camera e 109 al Senato deciso a portare avanti la legislatura, sebbene le sue mosse vengano monitorate con preoccupazione dai compagni di partito: lo strappo con i sindacati sul Jobs act prima, e ora lo scontro con le Regioni sui tagli ai trasferimenti, sono interpretati da una parte del Pd come il segnale che Renzi mira al voto anticipato in primavera. E le ombre si stendono su presunti accordi stretti con Berlusconi per andare alle urne con il Consultellum, dividersi il 70% dei consensi e dar vita poi a un (altro) governo di larghe intese. Ma davvero Renzi sarebbe intenzionato a dividere Palazzo Chigi con il Cavaliere, che si presenterebbe in Parlamento «Niente urne» Bersani: fino all’elezione del nuovo capo dello Stato non ci sarà un altro voto dopo aver epurato la vecchia guardia di Forza Italia? «Fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica, non ci sarà altro voto», ha spiegato Bersani, tagliando di netto queste discussioni con alcuni esponenti della sua area. E quel riferimento alla staffetta del Quirinale non è stato casuale. L’ex leader del Pd voleva avvisare che Napolitano, piuttosto di firmare il decreto di scioglimento del Parlamento, firmerebbe prima le sue dimissioni. «Lasciate stare quindi...». La partita di Renzi è un’altra e ha un timing diverso. Il premier ha bisogno di tempo per radicare il suo consenso nel Paese. Chi gli sta accanto lo nota dal modo in cui compulsa i sondaggi, ma non quelli «quantitativi», bensì quelli che analizzano i dati sotto il profilo «qualitativo». È sempre una questione di numeri insomma, nei conti pubblici come in Parlamento. La «clausola di salvaguardia» è per Renzi la garanzia per andare avanti, in un senso o nell’altro. Anche perché — ammesso che davvero volesse andare in primavera al voto — non potrebbe reggere un tour elettorale scandito dal rialzo quotidiano dello spread. Il premier è il primo a saperlo. Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA P ERCHÉ ACCONTENTARSI DI ESSERE PRECISI QUANDO SI PUÒ ESSERE I PIÙ PRECISI? MASTER TOURBILLON DUALTIME. Calibro Jaeger-LeCoultre 978B con data a scatto brevettata. Vincitore del primo Concorso Internazionale di Cronometria del ventunesimo secolo, tenutosi sotto la supervisione dell’Osservatorio di Ginevra, il Calibro Jaeger-LeCoultre 978 vanta una precisione impareggiabile in una nuova cassa in oro rosa dal diametro di 41,5 mm. Il suo regolatore a tourbillon composto da 71 elementi presenta una gabbia ultraleggera in titanio grado 5 e un largo bilanciere a inerzia variabile che batte al ritmo di 28.800 alternanze all’ora. TI MERITI UN VERO OROLOGIO. Boutique: Milano Roma Venezia Per informazioni: +39 02 36042 833 - www.jaeger-lecoultre.com Il voto ● Martedì sera a Palazzo Madama il voto sulla variazione del Def ha tenuto il governo Renzi con il fiato sospeso. Il documento — che prevede tra l’altro lo spostamento al 2017 del pareggio di bilancio — ha avuto il via libera solo grazie al sì dell’ex cinquestelle Luis Alberto Orellana. ● Il testo ha ottenuto 161 voti, il minimo necessario per l’approvazione; 93 i contrari, nessuno dei senatori si è astenuto Non c’era un obiettivo iniziale definito, sul quale misurarne il successo o l’insuccesso, al vertice Asem che si è chiuso a Milano. Si può però dire che ha ottenuto quello che poteva: per alcuni versi in modo brillante. Che Vladimir Putin chiedesse scusa per avere invaso la Crimea e annunciasse il disinteresse per l’Ucraina non ce lo si poteva aspettare. Non è successo, ma con lui grandi discussioni: meglio parlare che azzuffarsi. Sul versante dell’economia, all’Europa fa sicuramente bene esporsi al contagio dell’Asia, area dinamica a maggiore crescita del pianeta. All’Italia ancora di più. In questo senso, l’Asia-Europe Meeting è stato positivo: ha ricordato agli asiatici che l’Italia è un’economia rilevante (fa bene sottolinearglielo) e agli italiani che vivono in un mondo attraversato da enormi sfide (ricordarlo ci fa benissimo). Di queste sfide ha parlato il documento finale del summit. Generico ma che potrebbe rivelarsi utile se diventasse la base sulla quale dare impeto all’apertura reciproca dei due blocchi economici. Vi si parla di occupazione, di collaborazione nel commercio internazionale da liberalizzare, di lotta ai cambiamenti climatici, di impegno contro il diffondersi di Ebola, di cibo ed energia, di diritti umani, di riforma del Fondo monetario internazionale, di connettività infrastrutturale. La collaborazione tra i due continenti è obbligatoria: se si riesce ad abbassare le barriere che spesso la ostacolano sarà un bene per tutti. Anche per gli Stati Uniti, assenti ma che stanno negoziando con la Ue e una parte dell’Asia due grandi accordi commerciali, separati. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 7 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 8 Primo piano La manovra Legge di Stabilità, Napolitano approva Chiamparino tratta Il capo dello Stato Corte costituzionale Fassina: nel Pd c’è già la scissione degli iscritti Il testo ● Il Consiglio dei ministri ha varato la legge di Stabilità mercoledì sera. È divisa in 47 articoli e 119 pagine. Tra le misure: confermato il bonus degli 80 euro, aiuti alle partite Iva a basso reddito e taglio dell’Irap per 6,5 miliardi alle imprese ROMA Mentre i governatori atte- nuano i toni della polemica sui tagli al bilancio delle Regioni, e si apprestano, insieme ai sindaci, a negoziare con il governo, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, arriva un convinto avallo della man ov r a d i b i l a n c i o e d e l l a strategia del governo Renzi in Europa. «Mi pare che nella legge di Stabilità ci siano misure rilevanti per la crescita sia direttamente, con politiche di investimenti, sia indirettamente, per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale, e che questo sia riconosciuto» ha detto il capo dello Stato. Napolitano non si è limitato al giudizio sui contenuti della manovra, sottolineandone anche la valenza politica nel dibattito in corso in Europa sul risanamento e sul rilancio dell’economia. «Mi pare che siamo in una situazione di passaggio in vista del Consiglio europeo di fine ottobre. Penso però che le posizioni prese con notevole nettezza dal governo italiano, ma non solo dall’Italia, vadano nel senso di un forte 36 miliardi è l’importo complessivo della manovra per il 2015 4 miliardi è il taglio dei trasferimenti statali alle Regioni 18 miliardi è il taglio delle tasse annunciato dal premier Matteo Renzi rilancio delle politiche per la crescita». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a «Otto e mezzo», su La7, è fiducioso: «Molti ministri delle Finanze europei dicono che il modo in cui è stata disegnata la manovra può essere un modello per la Ue». Con i governatori delle Regioni, che sono pronti ad andare a Palazzo Chigi con nuove proposte per ripartire i tagli per 4 miliardi, potrebbe esserci un incontro già la prossima settimana. Il governatore del Piemonte e presidente della Conferenza dei governatori, Sergio Chiamparino, ha sentito ieri il sottosegretario alla Presidenza Graziano Del Rio, dicendosi convinto che le incomprensioni saranno superate. «Siamo pronti con le proposte per rimodulare il taglio dei 4 miliardi, ma ognuno deve scegliere dove farli» ha detto Chiamparino. E a Renzi, che chiede di eliminare gli sprechi e non i servizi, replica sostenendo che di sprechi ce ne sono moltissimi, da attaccare, anche nei ministeri. Il Quirinale e le nomine per la Consulta: avanti per conto mio «Io vado avanti per conto mio: siamo in due e io non so l’altro come si muove». Chi parla è il capo dello Stato Giorgio Napolitano, mentre «l’altro» è il Parlamento. Il presidente parla dell’elezione dei due giudici costituzionali che in 20 votazioni le Camere non sono riuscite a indicare. Nella foto Ansa, il capo dello Stato italiano ieri con la presidente della Repubblica di Corea Park Geun-hye. © RIPRODUZIONE RISERVATA La manovra continua a suscitare mal di pancia nella minoranza del Pd. Stefano Fassina, sostiene che si tenterà di apportare miglioramenti in Parlamento, ma avverte che «la scissione tra gli iscritti del Pd è in corso». Critico anche Pier Luigi Bersani, che tuttavia riconosce la buona impostazione della manovra: «Ci sono cose buone e cose da aggiustare». Mario Sensini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il vicesegretario dem ❞ È la prima manovra che sfida la crisi e abbatte il costo del lavoro L’equilibrio diverso si può trovare E si può fare una sanità migliore a costi minori Serracchiani: noi governatori dobbiamo ammettere che ci sono sprechi ROMA «Questo scontro frontale sa di ritorno al passato. Non serve ai cittadini né al Paese. Ciascuno di noi governatori sa che amministrare una regione non è facile. Ma ciascuno deve ammettere che si possono ancora ridurre gli sprechi, intervenire sulle società partecipate, riqualificare la spesa sanitaria…». Nello scontro governo-Regioni sulla legge di Stabilità, Debora Serracchiani — governatore del Friuli Venezia Giulia e vicesegretario del Pd — sta col governo. La critica di molti governatori è stata feroce. Lei difende la manovra? «È una manovra straordinaria, la prima che sfida davvero la crisi. E che punta su crescita e investimenti agendo sull’abbassamento delle tasse e l’abbattimento del costo del lavoro». Ce l’avrà un’idea sul perché i suoi colleghi — a cominciare da Chiamparino, che è renziano — protestano? «Io ho molto rispetto per i punti di vista degli altri. Ma credo che, sebbene il momento storico comporti non poche difficoltà, il nostro compito sia quello di accettare la sfida che il governo ci fa sul terreno degli sprechi. Il perché delle proteste? Temo che tra i miei colleghi sia prevalso un senso di legittima preoccupazione e anche il timore per le poche informazioni finora avute. Ma dobbiamo impegnarci per arrivare a un punto di equilibrio diverso. È una missione collettiva dalla quale nessuno può chiamarsi fuori». Significa che la manovra potrà cambiare? «Il varo della legge di Stabilità è solo il primo passo. Ciascuno porti proposte concrete al governo e un punto di equilibrio diverso sarà possibile». Se il governo le chiedesse di tagliare ancora le spese del Friuli Venezia Giulia, lei ce la farebbe? «Non ho mai usato il verbo tagliare. Preferisco parlare di riqualificazione della spesa. Con quali risultati? Le cito il giudizio di Standard and Poor’s, secondo cui la mia Regione, “nonostante la riduzione delle entrate”, manterrà i parametri di crescita anche grazie al “controllo della spesa”». Vale anche per la sanità? «Certo. Si può fare una sanità migliore a costi minori. Però devi mettere in conto che sfidi qualche potere forte locale». Molti militanti renziani hanno messo sotto accusa Chiamparino… «Penso che non abbiamo bisogno di farci un nemico al giorno. Siamo tutti preoccupati ma credo che troveremo un punto di equilibrio migliore per tutti. Tenendo conto che il punto di partenza di questa manovra è il migliore possibile». Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 9 Primo piano La manovra Dipendenti 19.165 Il personale Dipendenti per 1.000 abitanti (in %) 14.000 10.000 50% I risparmi La stima dei risparmi possibili sul personale delle amministrazioni supera i due miliardi Le conseguenze sono state nefaste. Al Nord come al Sud. I rigagnoli di spesa si sono moltiplicati, diventando fiumi in piena. Gli organici sono stati gonfiati a dismisura. Sul totale di 78.679 dipendenti regionali (Sanità esclusa), la Confartigianato ha calcolato esuberi teorici del 31 per cento: 24.396 unità. Ipotizzando un risparmio annuo possibile di 2 miliardi e 468 milioni. Il record spetta al Molise, con esuberi teorici del 75,4 per cento, seguito della Valle D’Aosta (71,2). Le cronache offrono casi formidabili. Nella Calabria dove ci sarebbero 1.184 dipendenti di troppo, l’ispettore spedito dal Tesoro, come ha raccontato sul Corriere di Calabria Antonio Ricchio, ha scoperto cose turche. Per esempio 1.969 promozioni in un solo anno (il 2005 delle elezioni regionali) da lui ritenute illegittime, al pari degli aumenti di stipendio retroattivi assegnati a 85 impiegati dei gruppi politici. Nel Lazio, invece, per tutti gli anni Duemila si è registrata un’impennata pazzesca del personale dei parchi: nel 2009 erano 1.271. Di cui 99 dirigenti. Per non parlare delle società controllate e partecipate. La Corte dei conti ha appurato che quelle della sola Regione Siciliana occupano 7.300 persone, con una spesa di un miliardo e 89 milioni nel quadriennio 2009-2012 per le buste paga. Nello stesso periodo la Regione aveva versato nelle loro casse un miliardo e 91 milioni, cifra che secondo i giudici contabili comprende anche «il ricorso reiterato e improprio a inter- 30% 20% 2,5 10% o to lia to te ria na he na ria zio zo ise lia ta ria nia ilia na ia ta e n u a g rc b La ruz os rd an n iu ol Pug ilica lab pa Sic deg ’A ba olz t.Tre V.G Ven emo Lig ma Ma osc Um M s Ca m r d B Ab i o T e Lom ut. .au iuli Ba Sa P l R l Ca Fr Va v.a rov ilia o P Pr Em Fonte: Ufficio studi Confartigianato Il numero totale dei dipendenti regionali 40% 4.108 1,3 0,6 3.195 0,7 1.123 0,7 3.074 0,7 1.454 0,9 2.698 0,7 1.992 1,5 3.460 0,6 1.511 1,1 902 2,8 3.191 0,8 985 1,7 2.581 1,3 2.941 4.777 3.167 2,6 0 9 4.332 2.000 0,3 Ma il grasso della Sanità è niente rispetto al resto. Il fatto è che la riforma del Titolo V ha scatenato un terremoto molto più dirompente di quanto non fosse prevedibile a causa della maggiore autonomia concessa alle Regioni. Queste hanno cominciato subito a comportarsi come piccoli Stati indipendenti i cui amministratori, ribattezzati pomposamente «governatori» con la colpevole complicità della stampa, non avevano però il dovere di rispondere agli elettori, visto che i soldi venivano pressoché tutti distribuiti attraverso lo Stato centrale. Una sindrome dagli effetti sconcertanti, come dimostra la costosissima proliferazione di sedi estere, da Bruxelles al Sudamerica alla Cina: come se ogni Regione dovesse avere una sua politica internazionale. Si è arrivati perfino a creare strutture come il Centro estero per l’internazionalizzazione piemontese che ha come obiettivo quello di «rafforzare il made in Piemonte». Mentre la vicina Regione Lombardia lanciava il progetto «made in Lombardy». 8,5 4.000 3.321 6.000 7.501 60% 3.801 29,6 12.000 8.000 SEGUE DALLA PRIMA 78.679 70% 3,8 L’analisi 0 31% i dipendenti di troppo secondo una analisi di Confartigianato. Gli esuberi teorici sarebbero pari a 24.396 unità Corriere della Sera Le spese e gli organici lievitati di venti piccoli Stati indipendenti Con l’aumento dei poteri delle Regioni la spesa sanitaria è salita del 22% venti di mero soccorso finanziario a società prive di valide prospettive di risanamento». E la politica? I consigli regionali, privati di ogni controllo centrale, hanno rivendicato prerogative pari a quelle del Parlamento nazionale, cominciando dall’autodichìa. Ovvero, l’insindacabilità assoluta su come spendono i soldi. Scandali a parte, è potuto accadere così che il consiglio regionale del Lazio abbia sfornato in meno di 40 anni 40 leggi locali ognuna delle quali ha accresciuto i privilegi retributivi e pensionistici dei consiglieri. Il risultato è che oggi un terzo del bilancio del consiglio laziale se ne va per pagare i vecchi vitalizi. Grazie alle antiche regole mai cambiate c’è pure chi continua a prendere l’assegno a cinquant’anni e dopo una sola seduta. I vitalizi Un terzo dei bilanci dei consigli regionali è destinato al pagamento dei vitalizi ● Il caso I militari, le auto blu e il divieto di usare l’ombrello ROMA «Se piove ci si bagna», dicono gli alpini. Se piove si prende l’auto blu, hanno raccontato a Carlo Cottarelli. È la dura legge dell’ombrello, quella che vieta ai militari di ripararsi dalla pioggia come il resto del mondo. Quella che secondo il commissario alla spending review è stata usata come scudo per resistere al taglio delle macchine di servizio. Ma c’è davvero una regola così? Signorsì, è nel regolamento sulle uniformi che ha ogni forza armata. I carabinieri sono espliciti. L’ombrello è «sempre vietato», così come «ingombrare tasche con oggetti» o «portare capi di vestiario sbottonati». Esercito e Marina sono più sottili: la parola ombrello non compare ma si puntualizza Le Regioni spendono per i vitalizi 173 milioni l’anno. Cifra che sale in continuazione ma che potrebbe essere ridotta di almeno 50 milioni, dice il finora inascoltato rapporto sulla spending review, senza gettare sul lastrico nessuno. Ma su questo, da chi si straccia le vesti per i tagli chiesti dal governo, neppure un sussurro. Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA che «in caso di condizioni meteorologicamente avverse viene indossato il soprabito». Basta quello. Ma perché? «È proprio la logica dell’uniforme, la necessità che i soldati appaiano tutti uguali», spiega Virgilio Ilari, presidente della società di storia militare. L’Aeronautica, però, fa eccezione. Il 23 ottobre 2012 una direttiva del generale Nicola Lanza de Cristoforis ha comunicato a «tutto il personale che è autorizzato, in caso di tempo piovoso, l’uso dell’ombrello personale». Naturalmente rispettando regole precise: «Dovrà essere di colore nero, con montatura metallica argentata o nera, fodero ed impugnatura di colore nero, tenuto con la mano sinistra...». Una fuga in avanti persino rispetto agli Usa, dove il divieto c’è e Obama si è dovuto scusare per aver chiesto a un marine di ripararlo dalla pioggia, facendogli violare il regolamento. Anche lì, però, c’è chi invoca la libertà di ombrello. Nel 1988 la proposta venne fatta proprio dal comandante della Marina americana. In Italia la palla venne presa al balzo da un giovane radicale, Francesco Rutelli, con un’interrogazione al ministro della Difesa Valerio Zanone. Rutelli chiedeva di consentire l’uso del parapioggia ai militari per «rendere più omogeneo l’atteggiamento al riguardo dei Paesi Nato». L’ombrello atlantico, insomma. Zanone disse di no. Forse ci saremmo risparmiati qualche auto blu. Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 10 Primo piano Previdenza Fondi pensione, un errore (grave) punire investitori e lavoratori Funzionano come un «libretto di risparmio». La stangata delle imposte di Alberto Brambilla* Eravamo ben impressionati da questo premier che pensa sempre ai giovani; facevamo il «tifo» per lui quando i media o i politici lo incalzavano chiedendo meno promesse e più fatti. Poi sono arrivati i «fatti» in materia di previdenza e Tfr nella legge di Stabilità e tutte le speranze riposte nel «nuovo corso» sono crollate. Ci siamo trovati di fronte ai soliti provvedimenti. Anzitutto gli 11 miliardi di deficit aggiuntivo; panem et circenses tanto poi qualcuno pagherà il debito e quel qualcuno saranno sicuramente loro, i giovani a cui oggi diamo pochi spicci da spendere che poi dovranno restituire con interessi enormi. Successe così anche nel 1979 quando il rapporto tra stock di debito e Pil era all’incirca del 59% e in meno di 20 anni, abbiamo più che raddoppiato il debito. Pensate a quante cose oggi si potrebbero fare se anziché dover pagare circa 85 miliardi di interessi sul debito ne avessimo solo 70. Peggio è la manovra sul Tfr, diseducativa, ingannevole e miope. Diseducativa perché anziché informare i giovani sulla loro posizione previdenziale e spiegare che occorre pensare al futuro, si spinge al consumo immediato. Crearsi un piano previdenziale è indispensabile per integrare la pensione pubblica ma è altrettanto indispensabile per far fronte a problemi di salute, della casa o spese impreviste ma anche per sopperire a momenti di inoccupazione. Infatti la legge prevede che l’iscritto ad Il confronto Datore di lavoro I contributi versati ai fondi pensione hanno un costo del lavoro ridotto rispetto ad un aumento di stipendio Aumento in busta paga Versamento al fondo pensione 150.5 Costo del lavoro Oneri sociali a carico dell’azienda Accantonamento T.f.r. Aumento lordo in busta versamento lordo al F.P. Oneri sociali a carico del dipendente IRPEF (ad es. 40%) Aumento netto in busta paga versamento netto al F.P. Il dipendente La tassazione dei fondi pensione 43 110 10 7,5 100 100 - 10 36 54 Fonte: Centro Studi di Itinerari Previdenziali 100 Anticipazioni* 15% gravi spese mediche 23% acquisto prima casa 23% altre esigenze Cambio lavoro* 15% riscatto parziale o totale per prolungata inattività 23% adesione collettiva Pensionamento* 15% capitale e rendita * Con il Tfr in azienda sul capitale aliquota media degli ultimi 5 anni Corriere della Sera riamente mettere il Tfr nei fondi pensione o lasciarlo in azienda. Se lo si investe nei fondi si pagherà una imposta sostitutiva tra il 15% e il 9% in base agli anni di iscrizione. Se lo lascio in azienda (tassazione separata) tra il 23% e il 27% per i redditi medio bassi. Se in busta paga sarà assoggettato alla aliquota marginale che va dal 23 al 45% più le addizionali Irpef comunali e regionali. Un bel danno per il lavoratore; un vantaggio per il Fisco e per giunta cash. Anche nel caso delle anticipazioni la tassazione va dal 9 al 15% per la salute e al 23% per le altre ipotesi. Non si dice che per quelli ❞ L’intervento crea l’effetto di scoraggiare il pilastro previdenziale che hanno iniziato a lavorare da gennaio 1996 non ci saranno più gli interventi assistenziali dello Stato poiché la legge ha cancellato le integrazioni al minimo e le maggiorazioni sociali di cui beneficiano oggi quasi la metà dei 16,5 milioni di pensionati. Chi farà fronte a questa autentica «bomba sociale»? È miope perché disincentivando il risparmio previdenziale carica tutto sulle fragili gambe dello Stato che avrà sempre meno soldi per far fronte agli aumentati bisogni di uno stato sociale caratterizzato da un vistoso invecchiamento della popolazione. Che dire poi della frase «io non aumenterò mai le tasse»? Risultato: la tassazione sul rendimento del Tfr in azienda passa dall’11,5% al 17%. Quella sui rendimenti dei contributi e del Tfr versati ai fondi pensione dall’11,5% al 20% e quella sui rendimenti dei contributi previdenziali delle Casse dei liberi professionisti (unico caso in Europa addirittura di doppia tassazione) dal 20 al 26%. Tutto questo ha anche due risvolti negativi: a) «uccide» 20 anni di sforzi per portare il nostro Paese da un sistema di welfare state (tutto a carico della Stato) ad un welfare mix; b) rompe il «patto di fiducia» tra i lavoratori e lo Stato e quindi mina pesantemente il «patto intergenerazionale» sul quale si basa il nostro sistema pensionistico. Avevamo incentivato i lavoratori ad aderire ai fondi pensioni promettendo forti agevolazioni fiscali. Ora si cambiano in corsa le regole e i lavoratori non si fidano più. Chi garantisce loro che domani anche la tassazione agevolata delle prestazioni finali in capitale o rendita non verrà aumentata dall’attuale 9-15%? Ma questa manovra è subdola perché se il lavoratore non Cambio in corsa Si cambiano le regole che finora hanno incentivato i lavoratori dipendenti ad aderire ai fondi pensione Il caso italiano Nei Paesi Ocse il rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e Pil è 77%. L’Italia è appena al 7% un fondo pensione possa prelevare dalla sua posizione complessiva (Tfr, contributi e rendimenti) in qualsiasi momento fino al 75% per gravi motivi di salute per se e i suoi familiari; decorsi 8 anni di iscrizione fino al 75% per acquisto e ristrutturazione della casa per sé e per i figli e fino al 30% per qualsiasi altro motivo (istruzione, cambio mobili, auto ecc). Non solo. In caso di disoccupazione fino a 48 mesi è possibile prelevare fino al 50% del montante complessivo e fino al 100% se la disoccupazione è maggiore dei 48 mesi. Come si vede il fondo è un «libretto di risparmio» che sopperisce a molte esigenze della vita; inoltre le somme prelevate possono essere reinvestite ed in questo caso si recuperano le tasse pagate. La media dei Paesi Ocse presenta un rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e Pil pari a 77%. L’Italia è a 7%. Ingannevole perché non dice la verità nemmeno sulle opzioni fiscali a disposizione dei lavoratori. Già oggi tutti possono volonta- perde il posto di lavoro non può uscire per legge dai fondi pensione e si dovrà prendere per intero l’aumento della tassazione che si tradurrà in almeno un 10% in meno di pensione e con più soldi in busta paga si perderanno tante agevolazioni (trasporti, coniuge a carico, asili nido ecc). Tutta questa complicazione per far avere a un lavoratore medio (con 1.500 euro di reddito lordo l’anno) meno di 80 euro al mese, creando forti problemi di liquidità alle imprese, soprattutto alle piccole (qual è la banca che rischia i soldi e costruisce la pratica per l’1,5% di interesse?) e prevedendo un fondo di garanzia costoso e complesso per le piccole e frazionate cifre in gioco, che era già fatto ed è stato eliminato dal duo Prodi Visco. A parte il modo in cui è scritta la legge (incomprensibile, forse volutamente, e in burocratese), i contenuti sono davvero preoccupanti per il futuro del nostro Paese. *Direttore Master Università Cattaneo - Castellanza © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 11 Primo piano Come scegliere Guida alla scelta Tassazione ordinaria Retribuzione annua Aliquota TFR netto TFR netto annuale mensile 10.000 15.000 20.000 25.000 28.000 28.650 33.000 35.000 40.000 45.000 50.000 55.000 58.000 63.000 23 23 27 27 27 27 38 38 38 38 38 38 41 41 532 798 1.008 1.261 1.412 1.445 1.413 1.499 1.713 1.927 2.141 2.355 2.364 2.567 44 66 84 105 118 120 118 125 143 161 178 196 197 214 Differenze annuali separata/ordinaria Tassazione separata imposta Aliquota TFR netto TFR netto Annuali tra dal 03/2015di rifer. in % annuale mensile ord. e sep. 06/2018 1.906 2.860 3.876 4.995 5.666 5.812 6.785 7.344 8.919 10.494 12.069 13.644 14.589 16.164 23,00 23,00 23,38 24,10 24,41 24,47 24,81 25,32 26,90 28,13 29,12 29,93 30,35 30,95 532 798 1.058 1.311 1.462 1.495 1.714 1.806 2.020 2.234 2.448 2.662 2.791 3.005 44 66 88 109 122 125 143 150 168 186 204 222 233 250 0,00 0,00 -50,00 -50,00 -50,00 -50,00 -300,74 -306,67 -306,67 -306,67 -306,67 -306,67 -426,86 -437,22 0,00 0,00 -166,67 -166,67 -166,67 -166,67 -1.022,46 -1.022,22 -1.022,22 -1.022,22 -1.022,22 -1.022,22 -1.422,85 -1.457,39 Tassazione ordinaria Retribuzione annua Aliquota TFR netto TFR netto annuale mensile 65.000 70.000 75.000 83.000 85.000 90.000 95.000 100.000 110.000 125.000 135.000 150.000 175.000 200.000 41 41 41 43 43 43 43 43 43 43 43 43 43 43 2.649 2.853 3.057 3.268 3.347 3.544 3.740 3.937 4.331 4.922 5.315 5.906 6.890 7.874 221 238 255 272 279 295 312 328 361 410 443 492 574 656 Differenze annuali separata/ordinaria Tassazione separata imposta Aliquota TFR netto TFR netto Annuali tra dal 03/2015di rifer. in % annuale mensile ord. e sep. 06/2018 16.794 18.459 20.158 22.877 23.557 25.256 27.030 28.812 32.376 37.723 41.287 46.633 55.544 64.454 31,17 31,81 32,43 33,25 33,43 33,86 34,33 34,76 35,51 36,41 36,90 37,51 38,29 38,88 3.090 3.297 3.501 3.827 3.908 4.112 4.310 4.506 4.900 5.491 5.884 6.475 7.459 8.444 258 275 292 319 326 343 359 376 408 458 490 540 622 704 Fonte: Fondazione studi dei consulenti del lavoro -441,36 -444,17 -444,17 -558,83 -561,59 -568,50 -569,17 -569,17 -569,17 -569,17 -569,17 -569,17 -569,17 -569,17 -1.471,20 -1.480,56 -1.480,56 -1.862,77 -1.871,98 -1.895,00 -1.897,22 -1.897,22 -1.897,22 -1.897,22 -1.897,22 -1.897,22 -1.897,22 -1.897,22 Corriere della Sera Tfr in busta paga, ecco a chi conviene Meno tasse solo fino a 15 mila euro Al salire del reddito aumenta il conto del Fisco: per 90 mila euro 568 euro di imposte Le banche ● «Le banche sono pronte a fare la loro parte», ha affermato il presidente Abi, Antonio Patuelli. «Abbiamo collaborato alla costruzione di questa norma molto complessa, che io identifico in una serie di ruote dentate di un orologio di alta precisione. Questa novità non è a danno di qualcuno. Vedo solo una possibilità di scelta in più per il cittadino lavoratore, un passo in avanti». ROMA Una misura pensata per spingere i consumi, compensando il mancato (e più volte ventilato) aumento del bonus di 80 euro che nella legge di Stabilità 2015 si trasforma in credito d’imposta. Questo è lo spirito con cui il governo ha dato il via all’operazione del Tfr (Trattamento di fine rapporto) in busta paga: la platea cui questo anticipo conviene corrisponde non a caso a quella dei percettori del bonus, cioè titolari di redditi che non superino i 24-26 mila euro annui. Chi. La richiesta di avere la quota maturanda del Tfr in busta paga è volontaria e può essere fatta dal dipendente privato che sia stato assunto da almeno sei mesi. Sono esclusi i collaboratori domestici, i lavoratori agricoli e i dipendenti di aziende in crisi. Quando. La misura è sperimentale: vale dal marzo prossimo, con effetto retroattivo a gennaio, e termina nel giugno 2018. Effettuata la scelta, questa non può essere revocata per tre anni. Quanto. La quota del Tfr che può essere anticipata in busta paga è quella maturanda, anche se normalmente destinata alla previdenza complementare: nel fondo di appartenenza verranno versati solo i contri- buti del dipendente e del datore di lavoro. L’anticipazione sarà mensile e non in un’unica soluzione. Come. Facciamo un esempio dell’effetto della norma che, va detto, sarà accompagnata da un decreto attuativo che ne spiegherà meglio i meccanismi. Per chi ha uno stipendio annuale di 24 mila euro lordi, che corrispondono a 1.500 euro netti mensili per 13 mensilità, la quota di Tfr accantonabile oggi è pari mensilmente a poco più di 100 euro. Su questa cifra andrà effettuato il prelievo da parte del Fisco. Tassazione. Il governo ha deciso di tassare la quota di Tfr in busta paga come se questa andasse a integrare lo stipendio e dunque applicando le aliquote Irpef ordinarie. Di conseguenza l’anticipo del Tfr in bu- Scelta volontaria La misura è volontaria e vale per i dipendenti privati assunti da almeno sei mesi sta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15 mila euro mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia. Fino a 15 mila euro lordi di reddito — spiega Enzo De Fusco coordinatore scientifico della Fondazione studi consulenti del lavoro — l’aliquota con il quale verrebbe tassato il Tfr in busta paga rispetto a quello che si ottiene alla fine del rapporto di lavoro sarebbe la stessa: 23%. Per i redditi superiori, la tassazione separata è vantaggiosa per il lavoratore ri- Online Tutti i documenti della manovra sono sul canale Economia del Corriere www.corriere.it /economia/ Il caso Snai: si torna indietro di 15 anni e si aiutano le scommesse illegali ROMA Protestano le aziende che gestiscono i giochi contro l’aumento della tassazione prevista dalla legge di Stabilità. Per l’amministratore delegato di Snai, Giorgio Sandi, la «stretta» sugli apparecchi (che dovranno essere cambiati) rischia di aiutare il mercato illegale: «Si tratta di provvedimenti che fanno comodo allo Stato che incasserà più soldi, ma che alimentano il mercato grigio non rimuovendo il problema della presenza di una doppia rete per le scommesse. Lo Stato ha il pieno diritto di cambiare idea — ammonisce Sandi — ma così si torna indietro di 15 anni. La Sogei ha già detto che non sarà possibile certificare se non con tempi lunghi tutte le 140 le migliaia di addetti delle 6.600 imprese di Sistema Gioco Italia piattaforme ed i giochi e visto che parliamo di un migliaio di giochi i tempi saranno molto lunghi, anche due anni». Massimiliano Pucci, vice presidente di Sistema Gioco Italia, l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta i maggiori operatori del settore, rileva come «qualunque inasprimento di tassazione determinerebbe effetti devastanti per l’intera filiera con la chiusura di molte attività e, secondo una simulazione prudenziale, la perdita di oltre 75 mila posti di lavoro». Anche per Maurizio Ughi, di «Obiettivo 2016», le decisioni del governo in materia «non rimuovono il problema » della doppia rete. spetto a quella ordinaria. Se per i redditi dai 15 mila euro lordi ai 28.650 il divario di imposizione è ancora sostenibile (50 euro in più di imposta l’anno se si chiede l’anticipo in busta paga) oltre questa soglia la richiesta di anticipo non è più conveniente perché sarebbe tassata al 38% con oltre 300 euro di tasse in più l’anno. L’imposizione aumenta con la crescita del reddito e per chi guadagna 90 mila euro l’anno arriva a 568,50 euro in più di tasse. In pratica si ricevono in busta paga di Tfr netto 3.544 euro a fronte dei 4.112 accantonati a tassazione separata. Dunque è chiaro che la fascia cui la misura si rivolge sta sotto i 24 mila euro. In particolare per chi può contare su un reddito di 20 mila lordi l’anno, il Tfr netto annuale sarebbe di 1.008 euro (84 euro al mese) a fronte dei 1.058 di Tfr netto annuale accantonato. Il Tfr in busta paga non dovrebbe essere conteggiato ai fini del bonus. «Stiamo valutando come evitare che chi chieda il Tfr in busta paga perda il bonus di 80 euro», ha detto ieri il ministro dell’Economia Padoan in tv a Otto e mezzo. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA MARCIA IN PIÙ ALLE TUE DIFESE? SU CON IMMUNO Per preparare il tuo organismo all’arrivo della stagione fredda e quando le tue difese immunitarie sono messe a dura prova dalle molteplici situazioni di stress, SU con Sustenium Immuno Energy. La sua formula a doppia azione, con GLICINA, GLUTAMMINA, VITAMINE e ZINCO, è studiata per ATTIVARE e RINFORZARE le tue difese immunitarie. Disponibile in FARMACIA. 12 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 13 Politica Dietro le quinte Renzi-Della Valle e i rumors su un incontro La telefonata, si sa, c’è stata. Mercoledì scorso. E nell’ultima puntata di Piazza pulita i toni più soft di Diego Della Valle nei confronti di Matteo Renzi si sono fatti notare. Segnali che hanno fatto pensare a un riavvicinamento tra i due dopo le critiche del patron di Tod’s al presidente del Consiglio di due settimane fa. Per ora da Palazzo Chigi si conferma solo la telefonata, senz’altro aggiungere. E dall’imprenditore arriva un altrettanto, riservato, «no comment». Ma nessuno smentisce il cambiamento di clima. Tanto che si parla di un possibile incontro nei prossimi giorni. (Roberto Zuccolini) © RIPRODUZIONE RISERVATA La campagna del premier (su Mediaset) Continua la campagna di Renzi su Mediaset. Dopo Paolo Del Debbio, a Rete 4, domani il premier andrà da Barbara D’Urso. Un programma nazionalpopolare, amato da casalinghe e una fetta dell’elettorato del centrodestra. Una mossa, l’ennesima, per conquistare anche il popolo berlusconiano, in rotta, dopo la crisi di Forza Italia. E probabilmente caldeggiata dal suo spin doctor, Filippo Sensi, che da dietro le quinte ha un ruolo importante nella sua campagna mediatica. Del resto, il premier non ha mai fatto mistero di puntare a un Partito democratico a «vocazione maggioritaria, in grado di prendere voti a sinistra come nel centrodestra». © RIPRODUZIONE RISERVATA I consigli del Cnel per salvare le indennità La legge di Stabilità azzera le indennità per il Cnel, il Consiglio per l’economia e il lavoro, che il governo vuole chiudere. Una forzatura, secondo un gruppo di consiglieri che ha fatto arrivare a Palazzo Chigi le sue osservazioni: dicono che la norma sarà impugnata perché viola la Costituzione, che si finirà per trasformare un risparmio in una spesa in più. Dalla presidenza del Consiglio la replica con un documento firmato ad aprile dai segretari di Cgil, Cisl e Uil, che al Cnel hanno diversi delegati: chiedevano di non chiuderlo, abolendo però ogni indennità fissa. La pensano ancora così? (Lorenzo Salvia) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il giudice che si è dimesso per il caso Ruby: un fatto di coscienza, ci ho pensato tre mesi «Non me la sento di decidere domani per un marocchino in modo diverso rispetto a Berlusconi» MILANO Dai piani alti della Corte d’appello di Milano, nella tarda serata di giovedì, avevano provato a rivolgergli un ultimo pressante appello a ripensarci, o a prendersi almeno un altro po’ di tempo per riflettere: «Ci ho già riflettuto negli ultimi tre mesi», si erano però sentiti rispondere dal giudice Enrico Tranfa, con un riferimento cronologico (appunto i 90 giorni per il deposito della motivazione della sentenza del processo Ruby del 18 luglio scorso) che legava esplicitamente e inequivocabilmente la sue clamorose dimissioni dalla magistratura a un insanabile contrasto in camera di consiglio con gli altri due colleghi sull’assoluzione di Silvio Berlusconi, e sulle motivazioni di questo ribaltone rispetto alla condanna di primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile. E del resto ieri qualcosa di analogo hanno sperimentato, se possibile ancora più nitidamente, almeno una mezza dozzina di magistrati milanesi che — per esprimere solidarietà e apprezzamento a Tranfa o invece per manifestargli incredulità e disappunto —, dopo aver letto la notizia delle dimissioni del presidente di quel collegio Chi è ● Presidente Enrico Tranfa, 70 anni, in magistratura dal 1975. Dal 2012 ha presieduto la seconda sezione penale in Corte d’appello. Vicino alla corrente di centro dei magistrati «Unità per la Costituzione» e dell’intera seconda sezione penale della Corte d’appello, l’hanno chiamato al telefono per capire che cosa lo avesse spinto a un gesto così dirompente da non avere precedenti nella storia giudiziaria italiana: «La mia coscienza. Non me la sento di giudicare domani un marocchino in un modo diverso da quanto fatto con Berlusconi», riferiscono che Tranfa abbia risposto loro. Segno che il giudice, abbandonata la toga giovedì immediatamente dopo aver firmato le 330 pagine delle motivazioni della sentenza di assoluzione frutto della camera di consiglio del 18 luglio scorso, dopo 39 anni di servizio ha scelto di andare in pensione con 15 mesi di anticipo sul previsto come protesta per quella che, nella sua percezione, evidentemente sarebbe l’incompatibilità del metro di misura quotidiano rispetto allo standard probatorio adoperato per analizzare le prove a favore o contro l’ex presidente del Consiglio. Alle agenzie di stampa e tv che gli domandavano delle dimissioni, Tranfa si è invece limitato a confermarle, ribadendo di non voler aggiungere altro se non il fatto che la sua sa- rebbe stata «una decisione molto meditata, perché in vita mia non ho fatto niente di impulso. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile». «Ne prendo atto e mi preoccupo di assicurare la funzionalità della sezione», è stato ieri mattina il commento del presidente dell’intera Corte d’appello di Milano, Gianni Canzio, mentre anche gli altri due giudici del collegio (la relatrice delle motivazioni, Ketty Locurto, e il consigliere Alberto Puccinelli) sono stati presi completamente di sorpresa dalle dimissioni del collega, che avevano salutato giovedì mattina al momento del deposito e della firma della sentenza. Canzio ha ugualmente chiesto a Tranfa (benché questi ormai non indossi più la toga) un colloquio di persona nei prossimi giorni; e, per non lasciare la seconda sezione senza guida, ha intanto diramato un interpello interno che già nel giro di pochi giorni dovrebbe riassicurarne la funzionalità con un presidente supplente. Sul caso, nel frattempo, monta già la contrapposta lettura politica: «Solidarietà e un profondo senso di vicinanza nei riguardi del giudice Tranfa Chi è ● Relatrice Ketty Locurto, 51 anni, in magistratura dal 1990. È stata giudice al Tribunale di Milano dal 1995 al 2013. Poi il passaggio in Corte d’appello. Vicina alla corrente di sinistra «Magistratura democratica» che lascia la toga con un gesto fermo e dignitoso» vengono ad esempio espressi dalla vicepresidente del Partito democratico, l’onorevole Sandra Zampa (ex portavoce di Prodi), e dalla senatrice pd Donella Mattesini, per la quale «il nostro sistema giudiziario dimostra tutta la sua debolezza quando si tratta di garantire i diritti dei più indifesi, in questo caso minori vittime di reati sessuali». Da Forza Italia rispondono l’onorevole Luca D’Alessandro («Uno così fazioso, da lasciare la toga per non essere riuscito a condannare Berlusconi in un processo farsa e guardone come il processo Ruby, non avrebbe mai dovuto fare il giudice e dovrebbe essere dimenticato»), e l’ex ministro della Giustizia, Nitto Palma, secondo il quale «il primo a non rispettare la sentenza è proprio il presidente di quel collegio che l’ha emessa: per certi versi mi ricorda il bambino padrone della palla, che se la portava via ogni qualvolta gli veniva negato un calcio di rigore». Luigi Ferrarella [email protected] Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La coppia Beniamino Andreatta con la moglie Giana Petronio. La coppia si è conosciuta all’Università Cattolica di Milano in cui il futuro politico dc era un giovane professore di economia mentre la moglie, nata a Trieste, studiava lettere Il ricordo Pubblichiamo alcune risposte di Giana Petronio Andreatta — vedova di Beniamino Andreatta (19282007), economista e politico, più volte ministro per la Dc e poi nel primo governo Prodi, e tra i fondatori dell’Ulivo —, intervistata da Mariantonietta Colimberti per il nuovo numero della rivista dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione. «Q uando era al Tesoro, Nino fu contattato da Andreotti, che cercò in ogni modo di convincerlo a salvare Sindona. È ormai storia la decisione con cui Nino respinse quelle insistenze. Poi prese le note disposizioni sullo Ior, cosa che pesò sicuramente sui successivi mancati incarichi ministeriali. Nonostante questo ostracismo del suo partito e dei filo-andreottiani, Nino mantenne a lungo un atteggiamento distaccato, e quando qualcuno suggeriva che forse Andreotti era colluso coi mafiosi, negava che fosse possibile, ritenendola una fanfaluca stravagante. Anni dopo, tuttavia, stringendosi nelle spalle diceva: Non so, non mi sento più di escludere niente”». (…) «Quella della seconda stagione politica di Nino è una bella storia. Nel 1992 fu convinto a candidarsi, per la prima volta, nel suo Trentino per sostituire il suo amico Bruno Kessler, che era scomparso da poco. Non fu eletto (nemo profeta in patria) ed era previsto che tornasse all’Università, tanto che si preparava all’insegnamento con scrupolo e direi quasi con apprensione, come Quei politici nei giudizi di Andreatta alla moglie ❞ Nino sentiva una insuperabile distanza antropologica da Berlusconi un giovane assistente. Si aspettava, senza recriminazioni di sorta, che la sua esperienza pubblica fosse terminata. Venne Tangentopoli e la Dc aveva bisogno di ministri di specchiata moralità e fuori dal Parlamento, così tornò al governo dopo un decennio. Rinacque. Fu ministro del Bilancio e chiuse la Cassa del Mezzogiorno, poi, nel Governo Ciampi, si spostò agli Esteri e attuò molte riforme importanti. Si impe- gnò con totale dedizione. Ma ribadisco che rimase sempre presente in famiglia. Faceva di tutto per riuscire a tornare a Bologna anche per poche ore. Agli Esteri lo accompagnai in alcuni viaggi. Alcuni mi colpirono per gli aspetti propriamente turistici, altri per incontri con persone molto speciali. Ad esempio, la famiglia imperiale del Giappone, Bill e Hillary Clinton, i Boutros-Ghali. Mi colpì che in tutti i casi le donne fossero di una levatura superiore». (…) «Poi venne Berlusconi. Nino sentiva una insuperabile distanza antropologica verso quello che rappresentava. Un modo e una motivazione per fare politica incompatibile con la sua. E un programma di governo un po’ gaglioffo che avrebbe condotto l’Italia nella crisi in cui si trova adesso. La sera in cui Berlusconi vinse le elezioni, si rivolse ai nostri figli e disse tra lo scherzoso e il rassegnato: «Figlioli, la prossima volta le elezioni le vincerà Pip- La rivista ● L’intervista a Giana Petronio Andreatta, di cui anticipiamo un estratto, è pubblicata nel nuovo numero della rivista Arel, in uscita il 30 ottobre. Fondata da Beniamino Andreatta nei primi anni 80, è diretta da Mariantonietta Colimberti po Baudo, e sarà il nostro candidato». Si impegnò perché il suo partito non venisse sedotto dal berlusconismo, contrastando il segretario Buttiglione, e si adoperò per trovare un’alternativa, convincendo Romano Prodi a farsi avanti. Quella dell’Ulivo fu una stagione breve ma intensa, che generò molti sogni, anche se molti non si sono poi realizzati». (…) «Dopo la crisi del governo Prodi ci fu però una breve stagione di amarezze, durante la quale Nino fu duramente attaccato per aver avanzato proposte (ad esempio, una più stretta collaborazione tra i partiti del centrosinistra, una più forte partecipazione dei cittadini tramite le primarie, una più efficace azione contro il debito pubblico) che a posteriori sono state adottate, ma che all’epoca parvero troppo radicali. E invece a me pare che se fossero state approvate allora sarebbero state in tempo per fare la differenza». © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 15 Esteri Tregua in Nigeria «Le ragazze rapite Il significato di uno slogan verso la libertà» che diventa realtà Diplomazie di Viviana Mazza Il governo: accordo fatto con Boko Haram A lla notizia che le oltre 200 studentesse rapite da Boko Haram potrebbero essere presto rilasciate, un’ondata di ottimismo si è diffusa in Rete tra gli attivisti di #BringBackOurGirls. Lanciata su Twitter lo scorso aprile, pochi giorni dopo il rapimento, la campagna ha avuto il merito di sollevare un’enorme attenzione internazionale sul caso, costringendo il governo nigeriano (che all’inizio aveva negato il rapimento) a riconoscere il problema. Questo è stato possibile grazie anche all’appoggio di celebrità come Michelle Obama e Malala Yousafzai. Ma forse il merito più grande di questa campagna è di essere autoctona: l’ha creata non una ong occidentale ma l’avvocato nigeriano Ibrahim Abdullahi, lanciando quell’hashtag diventato «virale» dopo aver tentato altre combinazioni di minor successo (come #ChibokGirls). Sin dall’inizio lui e altri attivisti hanno avuto un obiettivo chiaro: fare pressione sul presidente Goodluck Jonathan attraverso i social media ma anche con marce e sit-in in piazza. Qualche giorno fa Abdullahi sottolineava in un’intervista che l’opinione pubblica mondiale si era distratta, concentrandosi su altre questioni, ma che le proteste continuavano ogni giorno ad Abuja e ogni settimana a Lagos, e che un’attenzione costante è vitale. Molti credono che #BringBackOurGirls abba costretto il governo nigeriano ad agire, ma molti hanno notato come abbia dato enorme visibilità a Boko Haram — visibilità sfruttata nei video dal suo leader Abubakar Shekau, intenzionato a presentarsi come Califfo del terrore. L’attenzione globale sulla Nigeria è stata poi piuttosto selettiva: la storia dei «terroristi che rapiscono ragazze innocenti» ha fatto «sensazione» ma, pochi giorni dopo, un massacro di 375 persone in un villaggio poco lontano da Chibok è passato sotto silenzio. Negli ultimi mesi era stata notata l’assenza di risultati nonostante tanta preoccupazione globale. Abdullahi ieri commentava che non bisogna sottovalutare il potere di Twitter. Ma nemmeno sopravvalutarlo. 219 Le studentesse della scuola secondaria di Chibok che da sei mesi sono prigioniere di Boko Haram Le studentesse in cambio di detenuti: sarebbe questo il nodo dell’accordo con Boko Haram annunciato dalle autorità della Nigeria. La libertà delle oltre 200 ragazze rapite 6 mesi fa a Chibok potrebbe valere la riconferma del presidente Goodluck Jonathan alle urne nel febbraio 2015. Oltre alla campagna virale su Twitter conta la campagna elettorale? Giovedì il partito governativo aveva accusato l’ala locale del movimento «Bring back our girls» di fare il gioco dell’oppo- sizione. Ieri il capo delle forze armate, generale Alex Badeh, ha dato l’annuncio: con Boko Haram tregua raggiunta. Il portavoce governativo Mike Omeri ha aggiunto che il patto comprende «il rilascio delle ragazze rapite». Il gruppo «ha assicurato che sono vive e stanno bene». Boko Haram «ha annunciato il cessate il fuoco come prova di un desiderio di pace — ha detto Omeri — Nello stesso spirito il governo ha fatto altrettanto». Le autorità hanno sottolineato che «le condi- zioni dell’accordo non saranno rese note», smentendo concessioni territoriali al gruppo islamista che vuole la creazione di un califfato nel Nord della Nigeria a maggioranza musulmana. In serata fonti della sicurezza hanno in parte smentito l’accordo: la liberazione delle ragazze andrebbe finalizzata la settimana prossima. La sospensione delle ostilità varrebbe come una spartizione territoriale. Da mesi Boko Haram controlla ampie zone del Nord-Est. Da 5 anni tiene in Lo scambio Alcune delle ragazze rapite, nell’unico video diffuso dai terroristi. Per i media nigeriani Boko Haram avrebbe chiesto la liberazione di 19 miliziani scacco l’esercito, ha ucciso migliaia di civili e di militari, non sembra in difficoltà. D’altra parte era chiaro fin dai giorni del sequestro che il capo Abubkar Shekau puntava a uno scambio di prigionieri. È arrivato il momento? Molti dubbi rimangono. Danladi Ahmadu, il «segretario generale» di Boko Haram che avrebbe dato luce verde all’accordo con la mediazione della Croce Rossa Internazionale (e ha rilasciato un’intervista ieri a una radio locale) è una figura pressoché sconosciuta. «Mai sentito nominare — ha detto Shehu Sani, attivista dei diritti umani che in passato ha trattato con Boko Haram — Se volessero dichiarare una tregua sarebbe lo stesso Shekau a parlare». Non è la prima volta che il governo annuncia tregue e liberazioni che non si materializzano. Le donne che per mesi si sono ritrovate a presidiare una piazza della capitale Abuja sotto lo striscione «Bring back our girls» hanno twittato ieri la loro «vigile speranza». Più fonti hanno confermato le trattative, avvenute in Chad. L’accordo avrebbe portato una settimana fa al rilascio di 27 ostaggi, compresi 10 lavoratori cinesi rapiti in Camerun. Per i media nigeriani Boko Haram ha fornito una lista di 19 detenuti di cui chiede la liberazione: militanti di medio profilo, unica figura nota il portavoce Abu Qaqa. Perché ora? Perché la libertà potrebbe essere vicina per le giovani rapite dal collegio di Chibok il 14 aprile, la notte prima degli esami? Prodigi da campagna elettorale: il Partito democratico del popolo per la prima volta in 15 anni è incalzato dall’opposizione. Il ritorno delle studentesse sarebbe un bel colpo di scena per Goodluck, che avrebbe così in Boko Haram una sorta di improbabile sponsor. E se le ragazze restano nella foresta, la colpa sarà dei terroristi inaffidabili. Michele Farina mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo 6 mesi Filippine, rilasciati gli ostaggi tedeschi I due ostaggi tedeschi, un medico di 72 anni e la sua compagna di 55, rapiti nelle Filippine dal gruppo islamico Abu Sayyaf, sono stati liberati ieri poche ore dopo la scadenza di un ultimatum. A confermare che i due velisti sequestrati ad aprile sono al sicuro è stato il ministero degli Esteri tedesco. Berlino avrebbe pagato un riscatto di 5,6 milioni di dollari. I due cittadini tedeschi hanno trascorso 6 mesi nella giungla in condizioni disumane. L’ultimo appello risaliva a tre giorni fa: «Mi uccideranno venerdì. Hanno scavato una fossa e me l’hanno mostrata», aveva detto il medico in radio. 16 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 ESTERI 17 # Il reportage di Lorenzo Cremonesi L'assedio ● Per oltre un mese le milizie dell’Isis hanno assediato la città di Kobane, enclave curda al confine tra Siria e Turchia ● I guerriglieri islamisti stavano per conquistarla, dopo averla bombardata con i mortai. Di fronte alla certezza di un imminente massacro di civili, gli Stati Uniti, con i loro alleati arabi e occidentali, hanno lanciato una serie di raid aerei ● Soltanto nell’ultima settimana, 60 blitz dal cielo hanno colpito le posizioni dell’Isis, costringendo i terroristi ad arretrare L’Isis ha messo le mani su tre Mig I terroristi in Siria si addestrano all’uso degli aerei grazie a ex piloti di Saddam A Kobane i curdi, appoggiati dai raid Usa, hanno liberato quasi del tutto la città DAL NOSTRO INVIATO L’incontro MURSITPINAR (FRONTIERA TURCOSIRIANA) È una vittoria fragile Boldrini saluta i musulmani quella dei caccia alleati su Kobane. Dopo un mese di assedio, i raid aerei (quasi tutti americani) sono riusciti a bloccare l’avanzata dello Stato Islamico contro la cittadina curda nel settentrione siriano. Solo otto giorni fa sembrava spacciata, si attendeva il massacro dei suoi difensori assieme ai civili rimasti. E tutto ciò solo a poche centinaia di metri dai cannoni rimasti sempre muti dei carri armati turchi. La situazione è però mutata da almeno tre giorni. «Grazie ai bombardamenti alleati, abbiamo ripreso il controllo della di Fabrizio Caccia «Salam Aleikum...», saluta in arabo la presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri alla Grande Moschea di Roma. La comunità musulmana applaude: «Qui mi sento a mio agio e non ho paura», sottolinea lei, pensando «ai tanti di voi messi all’angolo» per colpa della «propaganda» e «spero che gli italiani sappiano distinguere». Perchè l’Islam non è l’Isis: «l’Islam è pace» e «l’Isis è terrore, minaccia per il mondo intero». E con l’Imam del Centro Islamico d’Italia, Muhammad Hassan Abdulghaffar, conclude: «No alla violenza in nome di Dio» L’enclave curda Obama non può permettersi la caduta della città di fronte agli occhi del mondo città», sostiene Idris Nassan, del consiglio municipale di Kobane. I suoi compagni rivelano che «finalmente» si è instaurato il contatto diretto tra guerriglia curda e comandi Usa. Come già avviene con i Peshmerga in Iraq, i curdi siriani trasmettono in tempo reale le coordinate delle postazioni nemiche e subito i jet attaccano. Da Washington specificano che larga parte dei blitz su Iraq e Siria sono stati deviati su Kobane, oltre 100, di cui almeno 60 nell’ultima settimana. Il motivo? Evidente: l’amministrazione Obama non può permettersi la caduta di Kobane di fronte agli occhi del mondo, sarebbe un colpo mortale per la sua immagine, è a rischio la solidità dell’intera operazione. Dal punto di vita militare Kobane ha valore irrisorio. È una piccola enclave civile, che non 100 I raid degli aerei Usa sulla città di Kobane, 60 nell’ultima settimana può reggersi da sola. Ma in ogni conflitto la propaganda è fondamentale. E sulle colline turche di fronte alla cittadina sono concentrati i maggiori media internazionali. A costo di spendere miliardi, gli americani dovevano salvarla. Eppure, tornando ieri pomeriggio tra i campi coltivati di fronte all’abitato, è subito saltata all’occhio la fragilità dei successi contro lo Stato Islamico. I suoi militanti non si sono ritirati completamente da Kobane. Almeno due quartieri nei settori sud-orientali restano nelle loro mani. Verso le sedici sono stati bombardati da due jet alti nel cielo. I jihadisti hanno allora appiccato nuovi incendi. Il fumo li ha schermati impedendo ai piloti di individuare le loro posizioni. Intanto, dall’abitato giungevano a tratti il crepitio dei mitra e i colpi sordi dei mortai leggeri. Meno intensa, la battaglia continua. Le unità jihadiste si sono ritirate nei villaggi tutto attorno e sono pronte ad entrare in azione. «Se gli alleati smettessero di attaccare, Kobane cadrebbe in poche ore», ammettono i curdi. Ma nel frattempo gli americani sono chiamati a difendere la zona di Bagdad, sempre più sotto pressione. Sono pronti ad operare con intensità su più fronti? E per quanto tempo? Nonostante la caducità della situazione, una notizia va comunque ridimensionata. Ieri faceva scalpore la nota rilanciata dalle agenzie stampa secondo cui lo Stato Islamico disporrebbe di tre Il nemico alle porte Ma almeno due quartieri nei settori sud-orientali restano nelle mani dei terroristi Mig catturati dall’aviazione siriana con cui i piloti dell’ex esercito di Saddam addestrerebbero i compagni. La cosa non è nuova: i jihadisti mostrarono i caccia nelle basi di Raqqa e Aleppo diversi mesi orsono. La coalizione alleata dispone però delle armi necessarie per abbatterli con facilità nel caso provassero a volare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 ESTERI 19 ● Il commento La storia ● In seguito alle riforme promosse all’inizio degli anni Ottanta da Deng Xiaoping, anche il mondo dell’arte conobbe in Cina un momento di grande fermento La Cina contro l’«arte degenerata» Xi richiama al realismo socialista Il leader di Pechino imita Mao e lancia un attacco alla «schiavitù del mercato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La parola d’ordine è chiara: «Servire il popolo promuovendo il patriottismo e i valori morali del socialismo». I destinatari del monito pronunciato dal presidente cinese Xi Jinping questa volta non sono i soliti quadri del partito, ma gli artisti. Il leader ha convocato una bella rappresentanza di scrittori, poeti, sceneggiatori, danzatori, pittori e ha detto che non debbono essere schiavi del mercato, non debbono cedere alla tentazione di produrre opere «che puzzano di denaro». Il discorso è stato ripreso dall’agenzia Xinhua, che in un commento ispirato lo ha paragonato a uno celebre pronunciato da Mao Zedong nel 1942 a Yan’an, la mitizzata base del partito comunista ai tempi del conflitto con i giapponesi e poi della guerra civile contro i nazionalisti. In quell’accampamento remoto il padre della rivoluzione aveva osservato che classe operaia e contadini, non gli intellettuali, erano il pubblico della produzione artistica. «Settantadue anni dopo, il segretario generale del partito comunista Xi Jinping si rivolge di nuovo agli artisti e letterati per chiedere che le loro opere incarnino i valori fondamentali del socialismo, mantengano lo spirito cinese e chiamino a raccolta la forza della Cina», commenta l’agenzia di Stato. Quindi, un altro passo di Xi per avvicinarsi al modello di Mao, imponendo la sottomissione della cultura all’interesse del popolo, vale a dire del partito. Per la verità, l’editoriale della Xinhua cade subito in una contraddizione, perché accusa il mondo delle arti cinese di non essere stato in grado di lanciare nel mondo quel segnale di potenza che il Paese meriterebbe. «Paragonate con la notevole crescita dell’economia e della potenza dello Stato, le opere letterarie e artistiche cinesi sono meno impressionanti». L’agenzia cita come esempio virtuoso la Corea del Sud «Paese vicino, più piccolo e meno popoloso, che si è saputo ben presentare al mondo globalizzato... mentre non c’è una sola canzone pop cinese che abbia avuto un successo internazionale come Gangnam Style». C’è da dubitare che Xi Jinping, quando dice che l’arte deve servire il popolo, abbia in mente proprio il tormentone musicale dell’imbrillanti- PECHINO nato sudcoreano Psy. Xi dice che gli artisti non debbono perdersi nell’ondata dell’economia di mercato; la popolarità non dev’essere volgarità; «i lavori artistici debbono essere come raggi di sole che spuntano dal cielo azzurro, come brezza in primavera che ispira le menti, riscalda i cuori, coltiva il buon gusto e pulisce l’aria dagli stili indesiderati». Insomma, gli artisti debbono essere morali e soprattutto de- Risata Il dipinto «Execution» di Yue Minjun: si ispira a Goya (con il pensiero a Tienanmen) ed è stato battuto per 4,2 milioni di euro voti al regime. La Cina è tutt’altro che povera di grandi artisti contemporanei: basterebbe ricordare Ai Weiwei, che esporta nel mondo le sue mostre, ma non può seguirle perché è confinato a casa, visto che contesta il primato del partito. Il presidente Xi è tutt’altro che una persona rozza. Quando nel 1969 fu mandato in campagna a rieducarsi, durante la Rivoluzione Culturale, quel giovanotto magro, figlio di un rivolu- zionario maoista incappato in una purga, si era portato tanti libri nel bagaglio da suscitare l’interesse dei contadini dello Shaanxi. Uno che l’aveva aiutato con le valigie in seguito ricordò di aver pensato: «Quanto pesano, ci saranno lingotti d’oro». Altri tempi, ora quel ragazzo è diventato presidente, segretario del partito e capo della commissione militare: il nuovo Mao. Guido Santevecchi ● In un clima di frequenti repressioni, decine di artisti provarono stili e ispirazioni personali, con grande attenzione al mondo dell’arte internazionale, cercando di evadere dalle gabbie ideologiche imposte dal regime ● Artisti come Wang Guangyi, Xu Bing, Ai Weiwei, Yue Minjun provarono a combinare il «pop americano» con il «realismo socialista» con risultati a volte paradossali © RIPRODUZIONE RISERVATA Since 1870 Blundstone has made the toughest, no nonsense footwear for work and play. Today the brand is known for its iconic elastic sided boots worldwide, and for the constant improvement in comfort, protection and performance. Despite growing to become one of the world’s most recognizable boot brands, the company remains Tasmanian, using the best resources available from all over the world. Our Tasmanian history, heritage and people have helped shape the way our boots have evolved. It takes a unique place to inspire the development of a unique boot. shop on line wpstore.com L’eterna tentazione dei regimi di dettare l’estetica di Pierluigi Battista P er i dittatori (non solo quelli moderni) non è una perdita di tempo occuparsi d’arte, musica e letteratura. Non sono raffinati amanti della cultura, ma pensano che i loro regimi siano più stabili se l’arte è controllata, se il dissenso dall’estetica ufficiale è bandito, se gli artisti si conformano alle direttive del Partito. Fu Stalin a decretare la persecuzione per gli artisti che non volevano assoggettarsi agli imperativi del «realismo socialista». Fu Hitler a bruciare le opere «sovversive» e a voler rinchiudere in un recinto infetto l’«arte degenerata» da cui avrebbe dovuto purificarsi il Terzo Reich. Fu Mao a scatenare con la «Rivoluzione culturale» un’offensiva contro l’«arte decadente» e la «letteratura piccolo borghese» che costò la vita a migliaia di poeti, scrittori, artisti, musicisti. Oggi incomincia in Cina la battaglia contro l’estetica non irreggimentata. Una fatwa contro l’arte che non segue i canoni fissati da un’oligarchia di Partito. Un inizio di persecuzione che chiunque non voglia celebrare con il pennello o con la scrittura, con il cinema e con il teatro i fasti di un regime che vuole solo panegirici, sviolinate, consenso, adulazione per i Capi, ottimismo di Stato. L’ombra, il dubbio, l’incertezza, ma anche il dolore esistenziale devono essere messi al bando. Considerati come un sabotaggio ai danni dell’integrità dello Stato, alla salute pubblica, alla coesione nazionale. Malgrado le concessioni capitalistiche e l’apertura al mercato, i dirigenti cinesi restano abbarbicati a una visione monopartitica della società e dello Stato. A questo punto anche mono artistica, nel senso che lo Stato si arroga il compito di assegnare il titolo di arte solo alle opere che si adeguano all’estetica dominante e a considerare come «nemici» pubblici tutti gli artisti che recalcitrano agli ordini estetici fissati dal Partito secondo criteri indiscutibili. Nella storia del Novecento i totalitarismi hanno sempre propagandato una visione quadrata, iper classicistica, monumentale dell’arte. In Germania la mostra dell’«arte degenerata» venne allestita nello stesso anno, il 1937, in cui Kandinskij capì che non era più possibile dipingere opere d’arte sotto il tallone di Stalin che detestava l’avanguardia, le linee sinuose, la decadenza, il «formalismo». Nel ventunesimo secolo, a Pechino, la triste tradizione continua. Con lo Stato onnipotente, anche nelle questioni artistiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 20 Cronache Il cardinale Kasper L’incontro Papa Francesco, seguito dal prefetto della Casa Pontificia Georg Gaenswein, mentre da Santa Marta si dirige verso l’aula Paolo VI per incontrare il presidente della Repubblica di Corea, Park Geun-hye. Bergoglio aveva già incontrato Park, la prima donna a diventare capo di Stato della Corea del Sud, durante il suo viaggio dello scorso agosto (Ansa) «Sui divorziati non dovevamo dare risposte definitive» Le due anime del Sinodo al voto Bagnasco: no al pensiero unico Dalle commissioni i testi finali. In San Pietro la beatificazione di Paolo VI CITTÀ DEL VATICANO «Per me è impensabile dire a una persona omosessuale che non può vivere il Vangelo» dice in un briefing del Sinodo il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca: uno dei sostenitori del rinnovamento chiesto da papa Francesco. «Il “pensiero unico” in materia di sessualità è ormai una dittatura che si vuole imporre dall’Occidente a tutte le altre parti del mondo» dice in un’intervista alla Radio Vatica- na il cardinale Angelo Bagnasco presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana. Due voci che possono essere prese a emblema delle due anime, una audace e una prudente, che si sono fronteggiate nell’assemblea. Il Sinodo ieri era in pausa: due commissioni preparavano i testi finali che verranno votati oggi (un messaggio e una relazione) e domani l’assemblea finirà in Gloria, con la beatificazione, in piazza San Pietro, di Paolo VI che nel 1965 creò il Sinodo dei vescovi: uno strumento del governo collegiale della Chiesa che era stato chiesto dal Vaticano II e che ora papa Francesco vuole potenziare. Quanto al tentativo di diffondere «dai banchi di scuola» la nuova cultura sessuale ispirata alla teoria del gender, Bagnasco nell’intervista sui lavori sinodali ha detto che esso costituisce «un’offesa gravissima al diritto naturale dei genitori di offrire ai propri figli la visione COMUNE DI BRINDISI RIPARTIZIONE AA. GG. - Sezione Appalti ESTRATTO AVVISO DI GARA Progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori sulla base del progetto definitivo a base di gara relativi agli interventi di messa in sicurezza e bonifica della falda del SIN di Brindisi 1° stralcio funzionale - Area Micorosa. Il bando di gara è stato inviato in data 3/10/2014 alla Gazzetta Ufficiale della U.E. ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Gli atti di gara possono essere ritirati presso la Segreteria Generale - Ufficio Appalti e sono stati pubblicati sul sito internet www.comune.brindisi.it. Il termine di presentazione delle offerte è fissato alle ore 13.00 20/11/2014. IL DIRIGENTE - Dott. Costantino DEL CITERNA TRIBUNALE DI AVELLINO Richiesta di dichiarazione di morte presunta Il Tribunale di Avellino con decreto 1315/14 ordina le pubblicazioni per la richiesta di morte presunta di NATALINO Sebastiano nato a Cesinali (Av) il 01.03.1951 con ultima residenza in Cesinali in via Roma 57, scomparso dal 21.10.2001 con l’invito previsto dall’art. 727 c.p.c.. Avellino, lì 15 ottobre 2014 Avv. Roberto Vetrone Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 - Fax 02 2588 6114 Via Campania, 59 - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano George’s Court Townsend Street Dublin 2 - Ireland Distribuzione dei Proventi relativi a diciotto classi di quote del Fondo comune di investimento Fonditalia Fideuram Asset Management (Ireland) Limited, sulla base del risultato netto al 30/09/2014, ha deliberato la distribuzione dei Proventi, secondo quanto indicato nell’art. 18 del Regolamento di Gestione del Fondo, a favore dei partecipanti delle classi di quote di seguito indicate: • Fonditalia Euro Bond Long Term S: 0,06 Euro • Fonditalia Bond US Plus S: 0,05 Euro • Fonditalia Euro Bond S: 0,04 Euro • Fonditalia Euro Corporate Bond S: 0,05 Euro • Fonditalia Euro Bond Defensive S: 0,01 Euro • Fonditalia Bond Global High Yield S: 0,17 Euro • Fonditalia Equity Global High Dividend S: 0,08 Euro • Fonditalia Bond Global Emerging Markets S: 0,10 Euro • Fonditalia Flexible Bond S: 0,04 Euro • Fonditalia Global Income S: 0,04 Euro • Fonditalia Flexible Strategy S: 0,06 Euro • Fonditalia Euro Yield Plus S: 0,02 Euro • Fonditalia Core Bond S: 0,05 Euro • Fonditalia Global Bond S: 0,05 Euro • Fonditalia Global Convertibles S: 0,05 Euro • Fonditalia Emerging Markets Local Currency Bond S: 0,09 Euro • Fonditalia Diversified Real Asset S: 0,06 Euro • Fonditalia Bond High Yield Short Duration S: 0,10 Euro Il Provento sarà distribuito, al netto della ritenuta d’imposta, per ogni quota in circolazione alla data del 15/10/2014. A partire dal valore netto d’inventario calcolato con riferimento al 16/10/2014 la quotazione delle diciotto classi di quote indicate terrà conto dello stacco della cedola. Tale provento sarà posto in pagamento a partire dal 23/10/2014. AUTORITA’ PORTUALE DI CATANIA Segreteria Tecnico-Operativa - Ufficio Gare e Contratti Avviso di gara a procedura aperta (C.I.G. 5622232C9B) L’Autorità Portuale di Catania indice gara a procedura aperta per l’affidamento del servizio di pulizia, spazzatura e innaffiatura, giornaliera e settimanale, di tutte le banchine, dei piazzali e delle calate portuali, ivi incluso l’estirpazione di erbacce, nonché degli specchi acquei antistanti il molo Foraneo, lo Sporgente centrale, di ponente e di levante, la Capitaneria di Porto, la banchina F.sco Crispi, il Porto Peschereccio ed il Molo di Mezzogiorno - Periodo: mesi 14. Importo del progetto: € 362.000,00 dei quali € 282.721,93 a base d’asta soggetti a ribasso ed € 5.654,44 quali oneri di sicurezza non soggetti a ribasso, € 58.484,21 quali oneri di accesso a discarica non soggetti a ribasso. Tale gara avrà luogo a termini dell’art. 54, comma 2 (parte prima), e dell’art. 82, comma 1 e 2, del D.Lgs. n. 163/06 e s.m.i con aggiudicazione al concorrente che avrà offerto il maggior ribasso sull’importo complessivo posto a base di gara. Le condizioni di partecipazione, ammissibilità ed aggiudicazione nonché tutte le prescrizioni di carattere tecnico-esecutivo sono contenute negli atti progettuali e nel bando integrale di gara, che saranno pubblicati sul sito istituzionale di questa Autorità Portuale all’indirizzo www.porto.catania.it. Il suddetto bando è stato già pubblicato sul sito della GUCE in data 04.10.2014. Il Dirigente dell’U.O. - Dott. Davide ROMANO culturale e valoriale in cui loro credono, ritenendola la migliore per sé e per i propri figli». Per Bagnasco «questi tentativi di immettere nelle scuole, in modo quasi nascosto, questo tipo di visione che nasce dal genere, sotto la scusa di fare educazione affettiva o educazione sessuale, è un grave errore e non soltanto: è una grave violenza autoritaria rispetto ai genitori». Il presidente della Cei ha dato infine ai genitori cattolici un’indicazione su come far valere i propri diritti: «Devono essere non solamente informati su un progetto o su un’intenzione delle autorità dello Stato o scolastiche, ma devono dare l’autorizzazione esplicita perché queste cose vengano rappresentate ai propri figli». Il cardinale Reinhard Marx, trattando del «cammino di cre- Il cardinale Marx «Per me è impensabile dire a una persona omosessuale che non può vivere il Vangelo» scita» personale nell’adesione alla fede cristiana, al quale «sono chiamati anche gli omosessuali», ha invitato a guardare ai singoli casi: «Facciamo l’esempio di due omosessuali che vivono insieme da 35 anni, che si occupano l’uno dell’altro, che si assistono a vicenda, come Chiesa che possiamo dire? Non dobbiamo occuparcene?». Diverso sarebbe il caso — ha detto ancora — «di una persona omosessuale che cambia partner tutti i giorni». Per il cardinale tedesco «non è tutto bianco o tutto nero» e «si tratta di accompagnare le persone comprendendo la situazione in cui si trovano». Dal Sinodo — ha detto ancora — «il Papa aspetta dei cambiamenti, anche se non della dottrina: aspetta degli impulsi». In risposta a quella richiesta «il dibattito nell’assemblea è stato animato e questo è molto positivo». Luigi Accattoli www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA La relatio ● I Padri sinodali (42 dall’Africa, 38 dall’America, 29 dall’Asia, 78 dall’Europa e 4 dall’Oceania) voteranno oggi sulla singole parti della «relatio Synodi» con il voto elettronico come accade nei Parlamenti ● La relazione finale, di norma, viene stesa dal relatore (che è il cardinale Péter Erdö), dal segretario generale del Sinodo (Lorenzo Baldisseri), e dal segretario aggiunto, (Bruno Forte) ● Francesco ha aggiunto sei nomi: i cardinali Gianfranco Ravasi e Donald Würl, i monsignori Victor Manuel Fernandez, Carlos Aguiar Retes e Peter Kang e padre Nicolas Pachon, superiore generale dei Gesuiti CITTÀ DEL VATICANO «Ho l’impressione che noi padri sinodali raggiungeremo una buona maggioranza con un testo aperto, ma non decisivo. Del resto, se si arriverà a riconoscere il problema, avremo già fatto un grande passo avanti. Non mi sono mai aspettato una risposta definitiva, non era il compito del Sinodo straordinario. Abbiamo un anno di tempo fino al Sinodo ordinario, non si può fare tutto in fretta...». Il cardinale Walter Kasper ha l’aria serena e non vuole tornare sulle polemiche che lo hanno visto come bersaglio alla vigilia dei lavori. Francesco aveva chiesto al grande teologo tedesco di preparare la relazione introduttiva, a febbraio. Le aperture, a cominciare dai divorziati e risposati. Le contestazioni. «Ma io ho solo ho posto delle domande. Ora parlino altri». Pareva fosse un tabù, eminenza. Sembra che ora non sia più così, no? «Si può dire che la questione non è chiusa, la dobbiamo studiare assieme, bisogna riflettere. Io ho fatto delle domande, a febbraio. Poi al Sinodo sono arrivati i pastori, ho avuto l’impressione che tanti conoscessero per esperienza il problema. Si vede che non era un problema mio ma una questione reale che richiede una risposta differenziata». A cominciare dalla «pratica penitenziale»? «Pochi hanno notato che io non parlavo direttamente di ammissione dei divorziati e risposati alla comunione, ma di ammissione all’assoluzione, anzitutto». In che senso? «Nel senso che per la disciplina attuale queste perTeologo sone possono confessarsi Il cardinale ma non ricevere l’assoluzioWalter Kasper, ne! Chi abortisce sì, i divor81 anni, è autore, ziati e risposati no. Io parlo tra gli altri, di pentimento. Una persona del saggio si pente e poi cerca di fare il «Fede e storia» bene che le è possibile nella sua nuova situazione». Il cardinale Coccopalmerio faceva l’esempio di una donna che sposa un divorziato con figli e li cresce, fa loro da madre. Per la Chiesa si dovrebbero lasciare? «Ecco, appunto: sarebbe una nuova colpa. La mia domanda è: si può rifiutare l’assoluzione? Queste cose accadono. Capitano spesso, purtroppo. E per la Chiesa, tra l’altro, è un problema serio, ne va della prossima generazione». E perché? «Io vengo da una regione della Germania tradizionalmente cattolica. Un parroco mi ha detto: ho fatto un raduno di ragazzi, la metà dei loro genitori non ha un matrimonio canonicamente valido. Se i genitori non vanno ai sacramenti, non andranno neanche i figli». Lei parlava non di una «seconda nave» dopo il naufragio del matrimonio, ma di una «tavola di salvezza». Che significa? «È un’espressione dei Padri della Chiesa. Non ho mai messo in dubbio, in nessun modo, l’indissolubilità del matrimonio. La via possibile, attraverso il sacramento della penitenza, non sarebbe una soluzione generale». Alcuni temono che l’accoglienza di situazioni difficili implichi un riconoscimento. «Ma questo si può spiegare, non è così. Bisogna evitare il peggio. Accogliere una persona come il padre misericordioso del Vangelo non vuol dire che si riconosca il suo comportamento». Vale anche per gli omosessuali? «Certo, la Chiesa accoglie tutti. Ma io non punterei troppo su questo tema ora. Crea reazioni emotive e in questo contesto non è centrale. Non si deve discriminare, non possiamo giudicare, bisogna avere rispetto. Ma non bisogna neanche equiparare. Il nostro tema in questo Sinodo è la famiglia, il matrimonio, le difficoltà». Che succederà, ora? «Tutto questo deve essere elaborato perché non ci siano fraintendimenti. Non sarebbe responsabile decidere in due settimane. L’importante è una certa apertura ai problemi. Come pastori, dobbiamo riflettere. E prendere sul serio il pianto di tante persone». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 Il retroscena di Massimo Franco IL DIBATTITO IMPREVISTO Francesco preoccupato per i malumori dei prelati SEGUE DALLA PRIMA Le resistenze affiorate in sette delle dieci commissioni (i cosiddetti «Circoli minori») contro le tesi aperturiste propugnate dal cardinale tedesco Walter Kasper, sono state un segnale esplicito. Hanno confermato quanto sia complessa e diversificata la realtà della Chiesa in materia di famiglia; e come i tentativi di piegarne gli indirizzi debbano fare i conti con episcopati refrattari a salti e a dosi di novità troppo massicce. Si è rivelata riduttiva e dunque inadeguata la stessa divisione tra «vecchio» e «nuovo». Il tentativo del cardinale Lorenzo Baldisseri, scelto da Francesco come segretario del Sinodo, di evitare che le relazioni dei «Circoli» fossero rese pubbliche, ha fatto emergere per paradosso ancora di più i malumori. Malumori trasversali anche geograficamente. Di fronte ad un Pontefice silenzioso, come da prassi, è stato il suo «ministro dell’Economia», l’australiano George Pell, un solido conservatore, il capofila di chi ha ottenuto una scelta di «chiarezza». E dietro di lui si sono CRONACHE 191 I padri sinodali che si sono confrontati nelle ultime due settimane sul tema della famiglia zatura inverosimile, ma è l’interpretazione che l’episcopato ostile alle riforme del Papa tenta di accreditare. In realtà, la decisione di rendere il dibattito trasparente riflette la sua volontà e il suo approccio. E la discussione animata, a tratti aspra, sembra la traduzione di quella volontà di scuotere la Chiesa cattolica e sottrarla all’autoreferenzialità, tipica del Pontefice argentino. Il problema è che il dibattito ha preso una piega imprevista e probabilmente non voluta. Il metodo col quale si sono sus- seguiti gli interventi si è rivelato difficilmente governabile. E la strategia comunicativa si è dimostrata non esente da pecche. A tratti ha prevalso una sensazione di confusione. I riflettori accesi ossessivamente sui divorziati o sulle unioni civili hanno finito per schiacciare l’attenzione solo su quei temi; e riprodotto una visione molto eurocentrica dell’universo familiare, mettendo in ombra altre questioni sentite acutamente in Africa, Asia o negli Stati Uniti. L’irritazione per come si so- 38 Gli uditori tra i quali molte coppie di sposi, che al Sinodo avevano diritto di parola ma non di voto no svolti i lavori non è stata solo di cardinali freddi verso Francesco come Burke. Lo stesso arcivescovo di New York, Timothy Dolan, uno dei grandi elettori di Bergoglio in Conclave, non avrebbe gradito le proposte di Kasper né il modo in cui sono state presentate. Il motivo è che da domani i prelati presenti dovranno tornare nelle loro diocesi; e spiegare ai fedeli quanto è accaduto realmente, e perché. Per un episcopato come quello statunitense, impegnato per anni ad affermare la difesa dei «valori non 21 negoziabili», l’impostazione che è parsa prevalere prima che spuntassero i critici, crea qualche imbarazzo: un disagio che serpeggia anche tra alcuni italiani e polacchi. Il rischio è che si accentui la vulgata di un Papa riformatore e di una Chiesa resistente; e dunque di un Pontificato che non riesce a «convertire» i propri vescovi. Il risultato sarebbe quello di far passare la tesi che in realtà nulla stia davvero cambiando; e di deludere sia chi si aspettava novità nette, sia chi difende rocciosamente la dottrina. La previsione degli uomini più vicini al Papa è che alla fine si registrerà un consenso quasi unanime nei confronti di Bergoglio; e che si capirà meglio quanto dietro le discussioni ci sia la sua regia, con la scelta di lasciare parlare tutti liberamente e avere un quadro il più possibile fedele delle correnti di pensiero e degli umori. Certo, non si può dire che si sia trattato di un Sinodo banale o scontato. Si è rivelato davvero «straordinario» al di là di ogni previsione. Ma la sensazione è che sia anche sfuggito un po’ di mano, evidenziando i problemi di governo del Vaticano e la difficoltà di Francesco a trovare sempre le persone giuste. Il Sinodo è stato la prima «vetrina» collettiva del secondo anno di Papato: quella dove è stata esposta e misurata la profondità delle riforme di Bergoglio. Il risultato potrebbe definirsi un altro dei «poliedri» cari al Pontefice: figure geometriche diseguali, nelle quali le diversità si saldano in una unità superiore, e anzi contribuiscono a crearla. Le diversità nel Sinodo sono chiare, l’unità sta ancora prendendo forma. Gli interventi La discussione ha preso una piega non voluta: troppa enfasi su divorzi e unioni civili Il rischio Cresce la vulgata di un Pontefice riformatore e di una Chiesa che gli resiste schierati apertamente il sudafricano Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban; l’americano Raymond Burke, i patriarchi siriano Gregorio III Laham e di Gerusalemme, Fouad Twal, il francese Andrè Vingt-Trois, arcivescovo di Parinìgi, l’italiano Rino Fisichella, il britannico Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster. E il relatore del Sinodo, il cardinale Péter Erdö, primate d’Ungheria. Alla fine, per sbloccare la situazione è dovuto intervenire il segretario di Stato vaticano, Piero Parolin, attento a mediare e a spiegare che le sintesi delle relazioni dei «Circoli» andavano pubblicate. Il suo intervento ha stemperato la tensione che si era accumulata. Solo in parte, però. A questo punto, il problema non è archiviato. Anzi, sembra destinato a proiettarsi sui prossimi mesi, che precederanno il Sinodo vero e proprio. E rischia di alimentare la fronda nei confronti di un Pontefice determinato ad incidere a fondo nella mentalità e nel modo di agire della Chiesa. Il fatto che Kasper abbia presentato le sue proposte come se provenissero direttamente da Francesco ha finito per sovraesporre Bergoglio. E permette agli avversari di sostenere strumentalmente che la battuta d’arresto registratasi nel Sinodo sarebbe anche una sconfitta papale: come se la sconfessione della «linea Kasper» potesse essere ritenuta un atto di sfiducia verso Francesco, messo simbolicamente in minoranza. È una for- Francesco è un Papa che dimostra grande abilità nel cambiare i paradigmi del potere vaticano, gode di immensa popolarità; e insieme mostra qualc h e l i m i te s u l p i a n o d e l governo. Forse perché viene da un’America latina dove «la Chiesa è in un certo senso imprecisa, costruisce se stessa nell’esperienza, non si vede solo custode della tradizione», sottolinea un gesuita. Già adesso, sotto voce, affiorano critiche per il «modello Buenos Aires» che ha portato a Roma: una miscela di religiosità popolare e insofferenza per i riti della corte pontificia. Non solo. Il mandato ricevuto dal Conclave è quello di disarticolare le strutture vaticane che hanno contribuito di più, nell’ottica degli episcopati mondiali, a rovinare l’immagine della Chiesa. Ma nel Sinodo è affiorata una critica più sottile, sussurrata da tempo: quella di consentire ad un’ala del cattolicesimo un’interpretazione troppo «liberale» della dottrina. È stato il timore di allargare falle dottrinali a provocare la sollevazione contro le aperture a divorziati risposati e omosessuali. Sono temi che l’Occidente concentrato sui diritti individuali sente molto; altri episcopati molto meno, presi come sono da sfide più drammatiche. Bergoglio sa di dover conciliare questi valori con l’eredità europea ed italiana. Ma ha bisogno di tempo e teme di non averne abbastanza per non lasciare le cose a metà. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 CRONACHE 23 Incidente in Laguna, il caso della sicurezza A Venezia un vaporetto «infilzato» dalle bricole che erano su una chiatta: sette passeggeri feriti L’ipotesi di un guasto al motore. Polemica sulla manutenzione, l’azienda aveva denunciato sabotaggi io el Rio daga Malp de S. V Venezia Rio ● Lo scorso 4 agosto, durante l’approdo a San Zaccaria, nuovo scontro tra vaporetto e gondola. Solo danni, nessun ferito L’impatto A sinistra, le bricole che hanno sfondato la cabina dei passeggeri. In basso, lo scontro tra la chiatta e il vaporetto nel Canale della Giudecca a Venezia (foto Ansa e Vigili del fuoco) Il luogo dell’incidente GIUDECCA m 100 Rio d el LungPonte o ● Il 17 agosto del 2013, poco prima di mezzogiorno, vicino al Ponte di Rialto, un vaporetto urta una gondola con a bordo una famiglia tedesca. Lo scontro provoca la morte del turista Joachin Vogel. L’inchiesta si è chiusa lo scorso luglio: rinviati a giudizio i piloti dei vaporetti coinvolti, un tassista e un secondo gondoliere La cattiva notizia è che ci sono sette feriti. Quella buona è che poteva andare peggio, molto peggio. Nessuno dei feriti è in gravi condizioni ma le immagini post incidente girate dai vigili del fuoco spiegano molto più delle parole i momenti drammatici vissuti a bordo del vaporetto che ieri pomeriggio si è scontrato contro una chiatta ferma nel canale della Giudecca, a Venezia. Una bricola, cioè un palo da ormeggio lungo una decina di metri e dal diametro di 40 centimetri, ha praticamente «infilzato» il vaporetto dopo che l’impatto lo ha fatto sganciare dalla gru della chiatta. L’oscillazione ha creato l’effetto ariete lanciando la bricola verso la poppa del vaporetto e frantumando vetrate per finire con la punta conficcata sull’ultimo seggiolino della cabina, per fortuna non occupato. Un incidente che stando ai primi accertamenti tecnici (la capitaneria di porto ha aperto un’inchiesta) sarebbe stato causato da un problema meccanico all’invertitore di marcia del vaporetto e che non ha avuto conseguenze peggiori grazie alla prontezza di tutti i passeggeri (una trentina). Hanno avuto il tempo di capire quello che stava accadendo e di mettersi il più possibile al riparo. Fin qui la cronaca. Ma l’incidente è destinato a riaprire fronti di una polemica che dura da mesi e che ha avuto il suo apice quando, in primavera, SanRio di Biag io In passato l’Actv, l’Azienda veneziana che si occupa dei trasporti, ha presentato in primavera in procura per possibili sabotaggi. Problemi continui e concentrati nel tempo ai vaporetti, avevano convinto i vertici aziendali che non poteva trattarsi di coincidenze o di scarsa manutenzione, quindi ci doveva essere dell’altro. Ma i sindacati erano pariti all’attacco: «Solo una scusa, il problema è la carenza di manutenzione» ha detto da allora Premio A Grasso il Naim Frashëri Sebastiano Grasso ha vinto la XVIII edizione del «Premio Naim Frashëri» per il suo libro Ti, në grackë nën qepalla («Tu, in agguato sotto le palpebre»), tradotto in albanese. 159 i mezzi della flotta Actv, l’azienda dei trasporti di Venezia più volte il segretario della FiltCgil Valter Novembrini. Ed è proprio sulla manutenzione che si riapre lo scontro. Marino Deterlizi, segretario regionale della Fit-Cisl, riassume quello che non funziona: «I 26 punti per la sicurezza della navigazione non sono mai stati applicati, i mezzi sono vecchi, i tempi di navigazione troppo stretti, le manutenzioni insufficienti». Giovanni Seno, amministratore delegato di Actv, parla di «sistema del trasporto pubblico che ha goduto per anni dei finanziamenti regionali per il rinnovo del parco mezzi», dice che però «adesso di soldi non ne arrivano più perché abbiamo 27 milioni in meno di contributi rispetto al 2010» e giura che nonostante questo «la manutenzione c’è e funziona». E anche il vaporetto di quest’incidente, assicura, aveva passato tutti i controlli tecnici l’8 di agosto. Giusi Fasano © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 CRONACHE «Incontrai Bossetti Chiese se era bella la mia sorellina» 25 L’allenamento in Svizzera La testimone: faceva il cascamorto, lo respinsi Il luogo ● Yara Gambirasio è scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate Sopra, in provincia di Bergamo ● Il suo corpo è stato trovato pochi chilometri più in là, in un campo a Chignolo d’Isola (nella foto i fiori sul luogo del ritrovamento) BERGAMO Quando la sera del 16 giugno ha visto al telegiornale le immagini del presunto assassino di Yara Gambirasio, ha avuto un colpo. Quell’uomo lei lo aveva incontrato giusto un mese prima, il 16 maggio alle 18.30 a Chignolo d’Isola. Lui, Massimo Bossetti le aveva proposto come luogo del rendez -vous il cimitero del paese. «Un luogo meno lugubre non ce l’ha?», aveva risposto lei, rifiutandosi seccamente e proponendogli come alternativa. Lei è una donna di 40 anni (niente nomi per ragioni di riservatezza) ed è entrata nelle indagini da quando è stata sentita 15 giorni fa dalla procura di Bergamo in veste di testimone: all’inizio dell’estate da Merate (Lecco) ha traslocato in provincia di Bergamo dove oggi lavo- ra come impiegata; all’epoca, era alla ricerca di uno specchio per la nuova casa. Trova l’oggetto su un sito di e-commerce, prezzo 60 euro, e chiama l’offerente via whatsapp. L’interlocutore è Bossetti ed è il 15 maggio. Bossetti le spiega che l’indomani sarebbe stato a Mantova per lavoro e che sarebbe rientrato a Mapello solo nel tardo pomeriggio. Vada per le 18.30. Dove? «Ci vediamo al cimitero di Chignolo», le propone lui. «Mi sono rifiutata. Ma com’è che una persona che non conosci ti chiede di incontrarsi di sera in un posto del genere? Gli ho detto: “ci si vede davanti alla Flag”».Nello spiazzo davanti all’azienda che produce materie plastiche a Chignolo, Bossetti si presenta in perfetto orario «guidando il furgone e vestito con un paio di jeans e una camicia a quadri». Ha con sé lo specchio. «Mi piaceva e abbiamo concluso per 35 euro». Bossetti, nel corso dell’incontro durato 15 minuti, le fa intendere di stare per chiudere un’attività ed avviarne un’altra. «Ad un certo punto mi chiede: ma tu lavori? Io avrei giusto bisogno di un’impiegata che mi segua ovunque». Ovunque? «Sì anche a me ha impressionato L’alpinista acrobata in bilico tra le vette Guillaume Roland sfida le Alpi svizzere durante l’Highline Meeting sulla montagna Moleson, vicino a Friburgo. L’alpinista (nella foto Bott/Epa), a duemila metri di quota, ha cercato di restare in piedi su una fune. L’attività di Roland — assicurata grazie a una corda — è uno dei modi di allenarsi degli scalatori per migliorare il proprio equilibrio, elemento fondamentale mentre si cerca di raggiungere una cima. © RIPRODUZIONE RISERVATA 123 I giorni trascorsi in carcere da Bossetti, arrestato il 16 giugno scorso 18 Mila I campioni genetici raccolti per individuare l’identità del killer di Yara Gambirasio questa cosa: cosa significa ovunque?». Bossetti, però, non demorde. «Mi chiede: ma una sorella non ce l’hai? Sì, più piccola di me. E lui di rimando: ma è bella come te? Ho tagliato corto: è mia sorella». Morale: «Mi è sembrato il classico cascamorto, ma tutto sommato una persona normale. Non mi sono scandalizzata più di tanto, sono una bella donna e a certe cose sono abituata». L’immagine più aderente del Bossetti che ha visto quella sera corrisponde a quella che è girata, fin dai primi momenti del fermo: «Grandi occhi azzurri, i capelli e la barba di un biondo molto Pinerolo Sodomizzato in palestra, grave Sono gravi le condizioni di un 15enne di Pinerolo (Torino), operato d’urgenza all’intestino retto lesionato in palestra da un attrezzo sportivo. Si sarebbe trattato dello scherzo di un amico. I ragazzi stavano eseguendo flessioni sulle gambe e uno dei due ha posizionato l’attrezzo sportivo simile a un bastone sotto l’altro. © RIPRODUZIONE RISERVATA curato e l’abbronzatura. O meglio il volto rosso di chi resta con la tonalità aragosta». Il suo contatto telefonico è rimasto nel telefonino di Bossetti e l’acquirente dello specchio è entrata nell’inchiesta come testimone. «Se non ti piace lo specchio ti ridò i soldi, mi ha detto Bossetti congedandosi, ci risentiamo. Non l’ho più sentito e l’ho rivisto un mese dopo in tivù. Non ci ho dormito per dieci giorni. Lo specchio quello c’è ancora, ma con una cornice nuova. Me l’aveva spacciata per legno invece, era di plastica». Donatella Tiraboschi © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 CRONACHE 27 S arà Matera la Capitale europea della cultura 2019. Il nome prescelto tra le sei finaliste (Matera e poi Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e Siena) lo ha annunciato ieri il ministro Dario Franceschini nella sala del Consiglio superiore dei Beni culturali al Collegio Romano. Franceschini aveva accanto Steve Green, presidente della giuria di tredici esperti tra italiani (sei) ed europei (sette). La votazione non è stata unanime, anzi. Matera ha ricevuto sette voti: la discussione è stata vivacissima e incerta fino all’ultimo. Ha vinto la città amata da Adriano Olivetti, Pier Paolo Pasolini e Mel Gibson, solo per citare alcuni tra gli intellettuali che ne hanno subito il fascino. L’annuncio della designazione ha fatto esplodere la festa nella centralissima piazza San Giovanni nel pieno cuore storico. Entusiasta il sindaco Salvatore Adduce: «Sono cinque anni che lavoriamo a progetti straordinari. Noi siamo il malleolo dello Stivale, generalmente ritenuto una zona poco ospitale. Abbiamo sconfitto questa diceria. Ora possiamo essere un esempio per il Sud, per l’Italia e un’offerta per l’Europa». Matera è la prima Capitale europea della cultura italiana del Sud, dopo Firenze (1986) e Genova (2004). Franceschini ha assicurato che lo sforzo creativo delle altre città non verrà disperso: «La cosa più importante della sfida vinta da Matera è la straordinaria capacità progettuale d’insieme che hanno messo in campo le sei città finaliste. Il presidente della Commissione ha affermato che nessun’altra competizione è mai stata di questo livello qualitativo. Il programma Europa 2019 prevede di sostenere la realizzazione del lavoro progettuale anche delle città che non hanno vinto». Il ministro ha poi annunciato che, a partire dal 2015, l’Italia ogni anno sceglierà una propria capitale della Cultura. Ieri pomeriggio, nella sala del ministero, molte lacrime. Per esempio quelle del gruppo I punti forti 1 I Sassi Case in parte scavate nella roccia, sono il centro storico e dal ‘93 sono diventati patrimonio dell’Unesco (foto Fracchia) 2 I film Qui sono stati girati diversi film: da «Il Vangelo secondo Matteo» (foto sopra) di Pier Paolo Pasolini a «La passione di Cristo» di Mel Gibson 3 Il cibo Il pane di Matera è uno dei prodotti tipici: impastato con farina di semola di grano duro e cotto al forno, ha la forma di un cornetto Matera Capitale di Lecce 2019, incluso il direttore artistico Airan Berg, regista teatrale e animatore culturale internazionale, visibilmente commosso e insieme abbastanza spaesato poiché non parla la lingua italiana. Il sindaco di Siena, Bruno Valentini, ha analizzato la sconfitta della sua città con una lieve ma chiara sottolineatura polemica: «Una città del Sud non I Sassi, i film, la storia Sarà la città europea della Cultura 2019 La delusione di Siena: pesa la geopolitica aveva mai vinto e non so se sul risultato finale possano aver pesato i criteri geopolitici». Più positivo il commento del sindaco di Perugia, Andrea Romizi: «Continueremo nel nostro progetto che è non solo riqualificare il centro urbano ma anche noi stessi, confermando la volontà di far uscire la città e il territorio da una certa marginalità rispetto a una società sempre più veloce». Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna: «Siamo sereni perché c’è stato l’apprezzamento della giuria. Ora lavoriamo insieme perché quello che abbiamo costruito non vada disperso». Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA La nomina ● In gara c’erano sei città italiane: Matera (sopra, foto Fracchia), Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e Siena ● Il commento La rivincita dei luoghi dove Cristo si era fermato ● Matera (a destra lo stemma della città) ha vinto con 7 voti su un totale di 13 di Giovanni Russo H o sempre considerato la terra di Lucania la mia terra: in Lucania sono approdato bambino, ho frequentato le scuole, ho coltivato amicizie che mai si sono interrotte. Sono nato nel 1925, quando già il fascismo aveva preso il potere, eppure è stato proprio in Lucania che ho appreso dai miei maestri il valore del rispetto, della libertà, della democrazia. Tant’è che nel 1943 con alcuni amici fondammo il Partito d’azione Lucano. Mio mentore e amico fu Carlo Levi, e fu proprio in seguito ad uno dei miei primi articoli dedicati a «Cristo si è fermato a Eboli» che ebbe inizio la mia attività di giornalista. Allora, negli anni quaranta, non era un’eresia affermare che Cristo si fosse fermato ai confini della Basilicata. La regione era poverissima, l’analfabetismo endemico, a Matera, nei sassi, uomini e bestie convivevano in un unico spazio, privo di servizi igienici, di luce elettrica, di acqua corrente. Quando ho appreso che Matera era stata designata capitale europea della cultura 2019, battendo le altre cinque candidate italiane, i ricordi di quegli anni ormai lontani sono riaffiorati e mi ha colto una sorta di commozione e di orgoglio, quasi avessi vinto anch’io quel riconoscimento. E ho pensato che se quella città dimenticata da Dio in cinquant’anni era riuscita ad imporsi per il suo valore di simbolo della cultura, allora forse potrà farcela anche il nostro Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera ● Diplomazia Le sanzioni erano importanti per far capire a Teheran che rinunciare a una capacità nucleare militare era la premessa per uscire dall’isolamento. Ma è giunto il momento di trattare, anche per motivi economici ANALISI & COMMENTI ● Il corsivo del giorno Il censimento dei crocifissi dell’Università di Firenze Non si applichi alla religione l’idea di «modica quantità» L a disputa sulla presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici può forse sembrare banale, ma è in realtà delicata, poiché investe valori fondamentali come la libertà di coscienza e la laicità dello Stato. Questioni di principio, su cui le mezze vie portano fuori strada. Appare perciò molto bizzarra la decisione assunta dal rettore dell’Università di Firenze, Alberto Tesi, di fronte alla richiesta di rimuovere i crocifissi dalle aule, avanzata dagli studenti dei collettivi di sinistra. Forse nel timore di determinare una spaccatura nel Senato accademico, il massimo rappresentante dell’ateneo fiorentino ha avviato «un censimento che attesti la percentuale di presenza» dei simboli religiosi nei locali universitari, per accertare la «rilevanza del fenomeno» e il «livello dell’impatto». Dati statistici assai poco significativi, poiché non si può certo immaginare una soglia aritmetica di tollerabilità, magari da misurare in proporzione al numero degli studenti. Karl Marx scrisse che la religione è «l’oppio dei popoli», ma sarebbe surreale estendere ai crocifissi il concetto di «modica quantità» adottato a suo tempo per il possesso di sostanze stupefacenti. Il fatto è che, mentre nel caso delle scuole elementari e medie esistono norme assai discusse, risalenti al 1924 e al 1928, che dispongono la presenza obbligatoria del crocifisso nelle aule, non vi è nulla di simile che riguardi gli atenei. E quindi tocca alle autorità accademiche prendere posizione. Si tratta di stabilire se siamo di fronte a un residuo del confessionalismo sancito dallo Statuto albertino, che assegnava il rango di religione di Stato al cattolicesimo romano (i cristiani evangelici sono tra i più convinti avversari del crocifisso nei luoghi pubblici), oppure se quel simbolo trascende la sua dimensione religiosa, come ha sostenuto nel 2006 il Consiglio di Stato, e richiama anche «valori di tolleranza, di reciproco rispetto, di valorizzazione della persona» e così via. Il resto sono solo espedienti per svicolare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it il momento di pensare alla carota nei confronti dell’Iran, dopo anni di bastone? Dai cantieri abbandonati nel cuore delle città all’autarchia commerciale forzata, al divieto di importazione per le tecnologie avanzate, il peso delle sanzioni si fa sentire. La retorica, gli slogan, i comportamenti pubblici di un sistema teocratico chiuso evocano un Islam occhiuto, austero prima ancora che intollerante. L’Occidente rimane l’avversario principale: forse non più tanto Satana, ma comunque nemico da tenere lontano per evitare il pericolo di contagio. E tuttavia, del contagio non mancano i segnali. Man mano che ci si avvicina a Teheran il velo obbligatorio sul capo delle donne tende a scivolare liberando lunghe ciocche di capelli, il nero cede il passo a colori più squillanti. La nuova classe media affolla autostrade e centri commerciali nei weekend. Nelle case dei ricchi dietro il rigore esterno si scopre un’ansia di liberazione che nei giovani tende a travalicare nell’eccesso. Le aperture di Rouhani sono importanti, ma il controllo è saldamente nelle mani di Khamenei e il rapporto di forze con la Guida Suprema rimane impari. Non è chiaro se la stabilità interna, su cui i mullah ostentano sicurezza, sia effettiva o se covino nuovi fuochi: svanite le speranze create dalla protesta popolare del 2009, il Paese sembra acconciarsi a convivere con un regime dal quale cerca di ritagliarsi margini di autonomia. CHIARA DATTOLA È di Antonio Carioti UN’APERTURA ALL’IRAN FARÀ BENE ANCHE A NOI di Antonio Armellini Sarebbe un errore concludere da tutto ciò che l’Iran sia pronto a farsi Occidente: la società resta convintamente islamica e le moschee sono a un tempo centri di fede e di comunicazione sociale. Vuole che tale modello non sia offuscato da prescrizioni che la releghino ai margini della comunità internazionale di cui si considera a buon diritto partecipe. Le sanzioni sono state importanti per far capire all’Iran che rinunciare a una capacità nucleare militare era la premessa essenziale per uscire dall’isolamento. Dopo fasi alterne il negoziato «P5+1/Ue» (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, più la Germania) è entrato in una fase cruciale e toccherà alla nuova Lady Pesc Francesca Mogherini tirarne le fila. Sullo sfondo restano altri temi non meno cruciali, primo fra tutti quello del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ma quello dell’accordo sulla bomba atomica è la porta d’ingresso per tutto il resto. Le prossime settimane diranno se sono possibili progressi reali nella trattativa e se sarà ipotizzabile passare alla carota, in materia di sanzioni. Si tratta di un «se» di peso. Riconoscere un ruolo all’Iran non significa soltanto acquisire strumenti che permettano di dipanare in maniera meno confusa il filo che dalla Siria passa all’Iraq e all’intero Medio Oriente, per approdare all’Isis. Significa recuperare un Paese che — al di là della cappa dei mullah — ha un forte senso di identità nazionale, una infrastruttura moderna e un potenziale economico importante. Insieme alla Turchia è l’unico grande Paese nella regione: anche Washington lo ha capito, sia pure con molte ambiguità. La prospettiva della carota non è priva di rischi, ma le alternative potrebbero essere peggiori. La società civile iraniana respira Occidente, fa fatica a sopportare l’isolamento in cui è costretta e di cui stenta a capire fino in fondo le ragioni. Escluderla potrebbe significare rigettarla nel cono dell’intolleranza; dandole spazio si potrebbe favorire quella lenta evoluzione di cui si vedono le tracce. E recuperare — last but not least — un mercato per noi da sempre importante in cui la Cina si avvia a fare la parte del leone. L’Iran non diventerebbe per questo una democrazia liberale e i suoi standard in materia di diritti umani resterebbero lontani dai nostri. In questo si troverebbe in buona compagnia con molti altri partner dell’Occidente, nella regione e non. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 NEL MEDITERRANEO L’ADDIO A MARE NOSTRUM UNA TRAGICA IPOCRISIA CHE DIMENTICA I DRAMMI di Goffredo Buccini Operazioni umanitarie L’attuale intervento lascia il posto ai pattugliamenti di Triton molto più vicini alle nostre coste. Ma non fingiamo di dimenticare che ogni miglio in meno significa vita o morte per centinaia di naufraghi, mamme e bambini A lmeno non usciamone come i soliti furbastri. Mentre si celebra il passo d’addio di Mare nostrum, la chiarezza ha molta importanza. Il nostro intervento a ridosso delle coste libiche, che in un anno «ha salvato centomila migranti di cui novemila minori» (parole di Angelino Alfano), viene archiviato in queste ore: il Consiglio dei ministri sta per formalizzarlo. Ma non sarà affatto rimpiazzato da Triton, il servizio di vigilanza sulla frontiera mediterranea lanciato da Bruxelles dal 1° di novembre. Si tratta di impegni ben diversi, e il solo far coincidere la chiusura della più onorevole operazione umanitaria in mare portata a compimento dalla nostra Marina con il varo di questa specie di pattugliamento a trenta miglia dalle nostre coste (sulle duecento che ci separano dalla Libia!) ha un tragico retrogusto di commedia all’italiana: quasi credessimo davvero a un passaggio di consegne. Siamo bravissimi nell’emergenza, noi: e nella rincorsa. Quando, a ottobre 2013, due naufragi a pochi giorni di distanza seppellirono nelle acque di Lampedusa centinaia di migranti, non vi fu anima bella che non si levò invocando la salvezza dei tanti altri poveretti che avrebbero continuato a imbarcarsi in quel tratto, consegnandosi agli scafisti, per cercare scampo da guerre e persecuzioni. Mare nostrum cominciò così, con la sua retorica e i suoi squilli di fanfara, e con l’abnegazione dei nostri marinai. Ma noi siamo anche maestri di ambiguità. E questa coincidenza temporale — tra l’operazione che termina e quella che inizia — prosegue l’equivoco lessicale suscitato dal nostro ministro dell’Interno a fine agosto sul tema di Frontex plus, che avrebbe rianimato la frontiera meridionale dell’Europa, la nostra. Frontex plus, che adesso assume il meno burocratico appellativo di Triton, signore del mare, avrebbe «sostituito» (versione Alfano) o «affiancato» (versione della sua omologa europea Cecilia Malmström) la straordinaria missione che sino ad allora avevamo condotto in solitudine? In quell’imbrogliarsi di lingue c’era l’abisso tra ciò che noi speravamo e ciò che i partner europei erano disposti a concederci. Dunque? La risposta arriva adesso. Ora la commedia degli equivoci va infatti consumandosi appieno. Tra pochi giorni ci sfileremo, fingendo appunto di credere alla staffetta umanitaria; e cercando di dimenticare che ben prima di Mare nostrum i marinai italiani andavano a salvare, come potevano, col proprio coraggio e la propria iniziativa, migranti in pericolo a cinquanta o sessanta miglia dalla nostra costa (il doppio di Triton, in sostanza) . Dovremmo ricordare che ogni miglio marittimo in più o in meno significa vita o morte per centinaia di naufraghi, non jihadisti, mamme e bambini. Ma ora agiamo sotto pressioni politiche ed emotive ben diverse da un anno fa. Certamente Mare nostrum aveva per noi un costo molto alto (il triplo di Triton, che verrà peraltro ripartito tra partner europei); certamente — anche se pochi lo dichiarano ad alta voce e anzi il presidente della Croce Rossa pronuncia in proposito parole di umanità e buonsenso — lo spettro di Ebola inquieta ben più dei fantasmi del Canale di Sicilia; e il salvataggio in mare aperto di profughi scappati dall’Africa senza alcun filtro sanitario può turbare i sonni di molti. Tuttavia bisogna dirselo. Dirsi senza ipocrisie che dal 1° novembre pietà l’è morta, basta saperlo. Oggi, a Milano e Reggio Calabria, Lega e Fratelli d’Italia manifestano contro l’idea sottesa a Mare nostrum, che era quella del dovere d’accoglienza: il pendolo di un’opinione pubblica isterica ora chiede ponti levatoi alzati. Il segretario leghista Salvini, molto preso nella costruzione di un fronte lepenista nostrano, definisce «una demenza» l’operazione umanitaria che sta concludendosi. Cinque anni fa, da capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino, proponeva carrozze della metro segregazioniste: «per soli milanesi». Siamo un Paese confuso, spesso ad arte. Il capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, spiegava a fine agosto che gli sbarchi erano aumentati ben prima di Mare nostrum, con buona pace dei razzisti nostrani: la vera molla del grande esodo è ovviamente il crollo degli Stati d’origine dei migranti, la vera partita dovremmo giocarla laggiù (aveva ragione Lorenzo Cremonesi, ieri, su queste colonne). Così siamo condannati a ripetere la nostra storia, i nostri drammi, forse i nostri naufragi. Alla prossima ecatombe davanti a Lampedusa però sarebbe decente non prendersela con la Marina. Non cercare di scaricare colpe (men che meno sui partner europei che sono stati chiarissimi). E — vale soprattutto per quei politici che dichiarano d’ispirarsi al magistero della Chiesa — sarebbe dignitoso non stracciarsi le vesti quando papa Francesco fustigherà la nostra indifferenza, il nostro cinismo. Il Cristianesimo senza pietà cristiana è un trucco che nemmeno i commedianti italici dovrebbero potersi permettere. @GoffredoB © RIPRODUZIONE RISERVATA ●U 29 MILANO SI RISCOPRE SOLIDA DUE GIORNI DA VERA CAPITALE COMMENTI DAL MONDO L’Africa non vuole più essere preda dei colonizzatori africana è in ● ❞ L’economia crescita: dal bilione e mezzo di euro di valore attuale, agli oltre 21 bilioni previsti per il 2050. Ma quella ricchezza attira già molti neo-colonizzatori. È più di un sospetto per Khaya Dlang che sul settimanale Mail&Guardian, di Johannesburg, ricorda come siano lontani i tempi in cui l’Economist definiva l’Africa «il Continente senza speranze». Meno miopi, i cinesi prima e ricchi uomini d’affari americani poi, stanno comprando terre e costruendo mall: «I nostri leader non devono vendere i diritti degli africani». Brasile, l’economia preoccupa più della Borsa agitate nella ● ❞ Acque finanza brasiliana, «come suole accadere prima delle presidenziali», chiosa l’editorialista del quotidiano Folha de S.Paulo, Vinicius Torres Freire. Ma «le apparenze del mercato ingannano». Anche se la Borsa di San Paolo sta vivendo momenti frenetici e la volatilità dei prezzi è alta, a preoccupare è la situazione economica, stagnante e meno facile da sistemare rispetto al 2002, quando un’agitazione finanziaria analoga accompagnò l’elezione di Lula. Vero, l’economia è più solida, ma i margini di manovra sono più stretti. a cura di Elisabetta Rosaspina n sospiro di sollievo, non era scontato: Milano ha retto all’ondata euroasiatica. I cecchini sulle guglie, la fermata Duomo chiusa, le transenne e i divieti, oltre quattromila uomini (e donne) drenati da tutte le forze e anche da altre città. Poliziotti, carabinieri e vigili. A presidiare piazza Fontana per le proteste contro il premier thailandese c’erano i baschi verdi della Finanza. Sarà molto complicato (anche se in modo diverso) durante i sei mesi dell’Expo. Ma intanto, in questi due giorni di Risiko, con cinquanta capi di Stato e di governo concentrati per il meeting Asia-Europa, la sicurezza è stata fluida, le macchine di scorta son transitate leggere, i piccoli capricci da leader — parcheggiare dentro Palazzo Reale anche se non sarebbe stato previsto — sono stati assorbiti con nonchalance. E il questore Luigi Savina può dire con soddisfazione, nell’intervista al Corriere: «Siamo riusciti a gestire un evento che per numero di personalità e obiettivi sensibili nella sua storia l’Italia non aveva mai organizzato». Il merito è anche di una struttura comunale che s’è dimostrata solida. Il sindaco Giuliano Pisapia ha ragione a sottolineare «due giorni straordinari: ogni cosa ha funzionato al meglio e la città nel suo complesso ha dato un bella dimostrazione delle sue migliori qualità». Il Quadrilatero della moda, di lì non si scappa: molti dei delegati stranieri e dei loro accompagnatori, nelle poche ore libere si son precipitati in via Monte Napoleone. L’hanno fatto la moglie del premier malese e la consorte del sultano del Brunei, così come i funzionari cinesi o indiani. I filippini, però, ne hanno approfittato anche per visitare il Cenacolo; la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha attraversato la Galleria Vittorio Emanuele e prima di entrare a Palazzo Reale per la Cena di Gala ha sbirciato il Duomo; il leader kazako Nazarbaev si è allungato fino al Teatro alla Scala. E alla fine pure il presidente russo, Vladimir Putin, ha salutato dicendo: «Milano è una città molto bella, mi è piaciuta molto». Alessandra Coppola © RIPRODUZIONE RISERVATA LA STELLA DI MATERA CHE PUÒ RISCATTARE IL SUD S ull’orizzonte si accende una stella. Lo sfondo è quello del Sud dimenticato. Matera, capitale della cultura 2019, è molto di più che la vittoria di una piccola città contro le blasonate concorrenti del Nord: rappresenta una speranza. È l’occasione per restituire fiducia alle donne e agli uomini di quella parte dell’Italia, che ogni giorno scontano pregiudizi e sconfitte, perché cittadini di territori che la cronaca racconta con il segno meno. La bella Matera, con i suoi Sassi, ma senza un treno che la raggiunga, né strade veloci, diventa il simbolo del cambiamento possibile. L’investimento nella cultura non è solo nelle suggestioni dei luoghi, nelle architetture preservate sin dalle ere neolitiche, l’investimento è nel capitale umano. Il meridionalista Guido Dorso scriveva che «il Sud non ha bisogno di carità, ma di giustizia, non di aiuto, ma di libertà, non solo come valore democratico, ma come liberazione da un sistema negativo». Perché «la questione del mezzogiorno è soprattutto un problema di sviluppo civile» come ha poi spiegato Paolo Sylos Labini. Sviluppo, che è una nozione diversa dalla crescita, misurata sull’aumento dei beni e dei servizi, dunque sui consumi; sviluppo, in quanto disegno unitario di una comunità, che si espande nell’economia, nelle sue istituzioni e nella cultura. Potrebbe essere giunto, allora, come suggeriva Kafka, «il momento giusto per svegliare il futuro addormentato», rieducandosi ai sogni e scegliendo l’azzardo. L’obiettivo, quello di fare di una città speciale come Matera, in una piccola regione come la Basilicata, il laboratorio di un modello di sviluppo per il riscatto del Sud. Per Italia, una sfida magnifica, che passerà per le tante teste e i cuori, capaci di scelte forti, verso un cambiamento prima di tutto etico e culturale, da opporre all’attuale degrado. Non è il sapere il petrolio del XXI secolo, come proclama la moderna economia? Per Matera, in più ci sono i pozzi di petrolio. La marginalità potrebbe dunque essere sconfitta: i giacimenti non mancano. Carmen Lasorella (Presidente di RaiNet) © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 31 Benessere Food Moda In borsa, in tasca, a portata di mano. In ogni momento. Gli smartphone sono diventati strumento multiuso. Grazie alle app che hanno sostituito oggetti quotidiani Agenda 17% Orologio 11% Dizionari 17% Specchio 9% Cartine stradali 17% Radio 8% Design Tecnologia Famiglia ILLUSTRAZIONE DI CHIARA DATTOLA Viaggi Fonte Doxa Tempiliberi Una app per ogni cosa I libri ● «L’altra Storia di un’amante» di Elvira Serra (Mondadori) ● «Né castello né prigione Come affrontare i problemi della vita in famiglia» di Fabrizio Mastrofini (ed. Dehoniane) ● «Il gusto della vita insieme Elogio della coppia» di Claude Habib (trad. Laura De Tomasi, Ponte alle Grazie) ● «Il libero mercato dell’amore» di Arnon Grunberg (trad. Franco Paris, Feltrinelli) ● «Amo te... starò con lei per sempre» di C. Ghedini e B. Benea (Giraldi) Single La crisi economica ci ha riportati dentro casa, alla vita di coppia Ma chi resiste diventa un «motorino» per i consumi L’economia del tradimento di Caterina Ruggi d’Aragona L e relazioni liquide presentano il conto. Vacanze doppie, il doppio delle cene al ristorante, regali compensativi e regalipromessa di amore eterno, sim telefoniche di riserva e tutti i possibili strumenti della tecnologia per barcamenarsi in un triangolo pesano sulle tasche. Meglio restare tra le mura domestiche? L’impatto economico dell’adulterio è motivazione - non certo l’unica - con cui si spiega una tendenza italiana dai contorni ancora incerti. Che ci spinge a analizzare le reazioni sociali alle crisi prendendo come barometro le relazioni affettive. La domanda è: se il lavoro arranca e il portafogli si assottiglia tradiamo di meno? La risposta, certo, non è semplice, e non può essere banalizzata. La geografia dell’adulterio è molto varia. Volando da est a ovest la situazione si rovescia. Lì dove sorge il sole, c’è il Giappone che ha reagito alla crisi riscoprendo il matrimonio: un rientro, rispetto allo smarcamento dalla tradizione con la conquista dell’indipendenza, che ha portato anche al successo di «bar» dove si insegnano le buone maniere in prospettiva matrimoniale. E la Cina, dove la campagna moralizzatrice lanciata dal presidente Xi Jinping taglia le gambe (o meglio, la carriera) agli adulteri. Negli In America Il picco della crisi è coinciso con una impennata dei siti per amanti clandestini In Cina La campagna moralizzatrice fa scendere in generale il mercato del lusso In Italia Il nostro Paese inverte la rotta: diminuiscono le separazioni e crescono i matrimoni Stati Uniti, invece, la crisi economica incentiva i tradimenti. Lo rileva Ashley Madison, il sito dove trovare partner per una relazione clandestina, che nel 2008 ha registrato un’impennata del 192% di utenti, contro una media di +71% annuo dal suo lancio. «Quando perdi il lavoro sei più intollerante, soprattutto se il tuo partner guadagna di più, e hai più tempo per dedicarti a una relazione extraconiugale», così Eric Anderson, sociologo dell’Università di Winchester, ha commentato l’iscrizione di 13 milioni di americani, che per tre quarti si sono dichiarati sentimentalmente impegnati (almeno ufficialmente). Analisi preliminari dicono che la crisi finanziaria ha avuto su questo qualche effetto. Contemporaneamente l’omologo Gleeden, sito di incontri extraconiugali fondato in Francia nel 2009 che ora ha 2 milioni di utenti, fa dell’adulterio un’operazione di marketing con la campagna promozionale che dice «tradire tuo marito non è la fine del mondo» o addirittura «essere fedele a due uomini vuol dire essere fedele due volte». È anche vero, sottolinea una ricerca britannica, che i costi del family failure ammontano nel solo Regno Unito a 46 miliardi di sterline, pari a 1500 sterline a contribuente. E in Italia? La lente di sociologi, psicologi, av- vocati e economisti inquadra i segnali di un ritorno alla coppia. Come suggeriscono, timidamente, gli ultimi dati Istat: separazioni e divorzi, in continua crescita dal 1995, hanno avuto nel 2012 una lieve battuta di arresto (rispettivamente -0,6% e -4,6%) mentre i matrimoni, in calo dal 1972, hanno invertito la tendenza. «La coppia sta rivelando capacità di resistenza inaspettata, mentre le relazioni liquide stanno portando un peggioramento della qualità della vita», osserva lo psicoterapeuta Claudio Risé commentando la pubblicazione del libro «Amo te... starò con lei per sempre» di Camilla Ghedini e Brunella Benea (Giraldieditore). «Non è una resa, né una rinuncia - aggiunge Risé - perché le ricerche hanno dimostrato che qualunque cosa facciamo il nostro cervello continua a elaborare e noi, quindi, cambiamo sempre». «Troppo costoso separarsi. E poi quell’“amo te” è spesso espressione di un entusiasmo infantile che, magari, obbliga a interrogarsi e costringe la coppia legittima a guardarsi negli occhi, e a crescere», suggerisce lo psicologo Fabrizio Mastrofini. Motore di crescita quella figura che esiste da sempre, come sottolineano Ghedini e Benea chiedendo ironicamente al ministro dell’Economia l’istituzione di una giornata dell’amante in quanto volano dei consumi. «Oggi l’amante non ha bisogno di nessuna legittimazione sociale.È economicamente indipendente, non cerca regali. È piuttosto lei stessa (soprattutto la donna) a gratificarsi acquistando per sé beni compensativi - suggerisce Stefania Saviolo, responsabile del Luxury & Fashion Knowledge Center di SDA Bocconi - come dimostra il caso cinese: la moralizzazione dei costumi sta impattando negativamente sul mercato del lusso (passato, ha rilevato Bain & Company per Altagamma, da +7 a +5%»). Finiti i tempi in cui l’altra restava nell’appartamento affittato da lui a piangere. Ora preferisce partire per un lungo viaggio mentre lui torna a casa. Se la moglie lo vuole. «Non ho mai visto prima così tanti uomini piangere - dice la matrimonialista Anna Danovi - perché le donne sono diventate molto più autonome». «Il perdono è l’amore più grande. È come coltivare - suggerisce Risé - un grande giardino, erbacce comprese». © RIPRODUZIONE RISERVATA di Antonella Baccaro LE GAMBE DI GABRIELLA E LA LEZIONE SULLA «PERFEZIONE» «T u sei quella che pensa di essere Carrie, vero?» sed u t a a cca n to a me, in una festa di quelle che si sarebbero volute evitare, la tipa mi guarda con un sorriso dipinto di fucsia. «Hai sbagliato persona» sto per dire acida, ma lei mi interrompe: «Ti leggo sai? E non riesco a capire perché in una rubrica di single tu non abbia mai parlato di noi». Aspetta un attimo. «Noi, chi?». La guardo finalmente: è accomodata su una sedia ma le sue gambe hanno una posa innaturale che non avevo notato. Lei segue il mio sguardo: «Ah, ecco gli occhi ce l’hai per vedere». «Mi scusi, io... mi spiace». «Di che?». Ecco, lo sapevo. Sfoglio mentalmente tutte le frasi possibili per tirarmi d’impaccio. «Lascia stare, non cominciare con la solita lagna, non mi sono avvicinata per fare il caso umano». «E per cosa?» la aggancio. «Per dirti che tu sbagli approccio con gli uomini». Questa poi... «Tu pensi troppo, pensi che gli uomini debbano seguire un copione e se loro non lo fanno, ecco che li giudichi e li condanni perché non sono perfetti». «Io non so come lei si sia fatta questa idea» mormoro disorientata. «Non sei tu quella che scrive che “meglio soli che male accompagnati”?». Adesso, non proprio, ma certo penso che non tutti valgano la pena... «E che ne sai? Come fai a dirlo? Che ci hai il radar?». Be’. «Non ce l’hai. Ci hai solo la fortuna di essere tutta intera. O la sfortuna? Tu pensi che l’amore stia nella perfezione, la cerchi, e se c’è un minimo particolare che ti distrae, ti spaventi. Be’ voglio dirti che l’amore e la perfezione non hanno niente a che fare e che sono proprio i modelli che hai in mente a impedirti di ve- ❞ Sono i modelli che hai in mente a impedirti di vedere le persone derle le persone, per quello che sono». Il mio silenzio deve arrivarle netto come il mio imbarazzo. «Scusa — dice un po’ più dolce — se non te lo dicevo così neanche mi ascoltavi. Fidati». Gabriella le gambe ce le aveva. Le ha perse in un incidente e suo marito, dopo due anni, l’ha lasciata. Il suo percorso verso il recupero del proprio «io» è stato lungo e doloroso, ma vincente. Oggi è single ma vive le sue storie con una «certa serenità». Mi chiede di parlarne, «ma solo un po’». Spero di non averla delusa. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera TEMPI LIBERI Moda I protagonisti Canale Moda La «sorellastra» che batte Kim I nuovi capelli corti www.corriere.it/moda Kendall pigliatutto Sul Canale Moda del Corriere della Sera, all’indirizzo www.corriere.it/moda oggi la storia di Kendall Jenner, diciannove anni da compiere il 3 novembre, è una delle sorelle del reality show «Al passo con i Kardashian»: ha la stessa madre di Kim Kardashian ma padre diverso. È la regina delle passerelle: ha appena sfilato per i grandi marchi a New York, Parigi e Milano di Maria Luisa Agnese Come portare i capelli corti? Kristen Stewart (foto), Jennifer Aniston, Sharon Stone, Alice Dellal, Rosario Dawson ma anche Michelle Williams, Vanessa Paradis…Tante modelle, attrici e icone di stile hanno dato un taglio ai capelli. Rosamunde Pike ha rasato la nuca; Stewart, con il suo «half hawk», capello rasato su un lato, lungo ciuffo sull’altro è l’ultima «testimonial» del nuovo stile di Caterina Ruggi d’Aragona Lo stilista sino-americano e la collezione disegnata per H&M «Ho una natura febbrile: annoto ogni idea sullo smartphone» Collezione ● In vendita dal 6/11 in selezionati punti H&M e online. A Milano in San Babila, a Roma in via del Corso e al Centro comm. Porta di Roma, a Firenze in via Por Santa Maria, a Venezia in campo San Luca, a Bologna in via Indipendenza L e modelle e gli indossatori-automi della nuova collezione realizzata per H&M hanno appena lasciato la passerella col loro passo meccanico. Alexander Wang va a prendersi l’applauso del pubblico. Non un giro d’onore, ma una corsa a perdifiato lungo l’anello dell’«Armory on the Hudson», la pista di atletica indoor di Harlem scelta per questo lancio dal vulcanico stilista sino-americano, vera rockstar dei designer per la generazione dei ventenni. La manifestazione di New York è una rara occasione d’incontro con un personaggio che molti considerano un fenomeno unico nel mondo della moda: decine di negozi in Europa, America e Asia con il suo brand e con la linea «T», dall’impronta casual più marcata. Ma l’urban designer capace di trasformare lo street look in capi con una loro eleganza serale, è anche un creatore di alta moda: da due anni, infatti, Wang si divide tra la sua sartoria newyorchese e il lavoro parigino di direttore creativo di Balenciaga, marchio nobile dell’haute couture francese. E, ora, arriva anche la sfida della col- Lo sport è chic Alexander Wang, mute da sera L’evento Alexander Wang con Margareta van den Bosch, leggendaria designer di H&M lezione sportiva per il mercato di massa di H&M, il gigante scandinavo dei supermercati dell’abbigliamento. Al lavoro con tre cappelli diversi, una creatività che deve sostenere, ogni anno, l’introduzione sul mercato di decine di collezioni. Come gestisce la pressione di un simile successo? «Non sono cose che decidi a mente fredda — racconta Alexander Wang —. Costruisci giorno per giorno seguendo l’istinto, cogliendo le opportunità che si presentano. Creatività, certo, ma anche una forte etica del lavoro. Ho cominciato a lavorare quando ero ancora al liceo, ma disegno moda da prima, da bambino. A volte mi pongo il problema dei limiti del successo. So che è importante avere la capacità, ogni tanto, di fermarsi ad apprezzare quello che hai raggiunto. Non è sempre facile: le cose intorno a me si muovono rapidamente e io ho una natura febbrile. Le idee mi vengono in continuazione, notte e giorno, e amo essere coinvolto in ogni fase del lavoro. Disegnare, certo, ma anche scegliere i materiali, i fornitori, produrre, selezionare i punti vendita». Alexander racconta che disegnava scarpe già sui banchi delle elementari a San Francisco, ma i geni del workaholic sono quelli della madre. Lo stilista è nato trent’anni fa in California da una famiglia cinese appena arrivata da Taiwan. La madre, all’inizio lavapiatti in un ristorante, in pochi anni è divenuta prima assistente di volo, poi funzionaria di banca e infine imprenditrice nel settore della plastica. Oggi ha fabbriche in America e in Cina. Lui ha un’anima creativa, ma sotto c’è lo stesso spirito pratico e la spina dorsale d’acciaio di mamma Wang. Ma come fa a tradurre tanto rapidamente le sue idee in prodotti? «Con lo smartphone — risponde Alexander —. Non ho bisogno di ritirarmi in contemplazione in un luogo remoto: a me le idee vengono in ogni momento, mentre vado ad aprire la porta o quando sono in strada. Sono tante, è un processo rapido: se non le fisso rischio di dimenticarle nel giro di cinque minuti. E allora uso il cellulare. Mando email in continuazione ai miei collaboratori, anche di notte. Al mattino trovano qualcosa su cui lavorare». Su molti capi della collezione creata per H&M — indumenti sportivi per la palestra, il ring, la corsa o perfino le guaine dei sub trasformati in abiti da usare la sera al ristorante o in discoteca — c’è l’etichetta made in Italy. Come mai? «Perché certe tessuti tecnici, certe lavorazioni speciali puoi farle solo nelle fabbriche italiane. O, comunque, solo lì H&M ha ottenuto la qualità e i volumi dei quali ha bisogno a prezzi convenienti». Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo stile ● Rihanna in Wang/H&M in una foto twittata dallo stilista ● Stivaletti di pelle 179 euro, borsa 149, felpa 49, leggings 49,99, sandali 69,99, guantoni 49,99 Esperimenti Monumenti di ghiaccio Moncler e quegli scatti in (finto) bianco e nero Il racconto è affascinante quanto il progetto: «C’erano il mare che era nero e il cielo che era ancora più nero, e poi quelle montagne bianche sempre in movimento. Un silenzio assoluto rotto dai tonfi paurosi dei blocchi di ghiaccio che cadevano in mare, all’improvviso». Fabien Baron quasi quasi ancora si emoziona: una settimana fra i ghiacciai e gli iceberg di Ilulissat, sulla costa occidentale della Groenlandia sono un ricordo indelebile. Alle pareti di Sotheby’s a Londra, per una notte, ecco «Monument» otto gigantografie testimoniano quel lavoro commissionato da Moncler per il lancio di una macchina digitale Leica personalizzata con i colori del marchio di piumini più famoso al mondo. Millecinquecento pezzi «foderati» di pelle trattata in bianco rosso e blu. Quasi fisiologica senza dubbio la scelta di Remo Ruffini, il presidente, di approvare un progetto a meno (almeno) dieci gradi. «Dovevamo essere veloci, scattare in fretta — racconta Baron —! E poi La Leica X, edizione Moncler sarà in vendita negli store e nell’ecommerce Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 TEMPI LIBERI 17 rubini Una «fabbrica» per fare tutto in proprio di Augusto Veroni N on capita tutti i giorni di vedere due creature così muoversi all’unisono fra la gente. Belle, intelligenti, colte, sincere, protagoniste della scena senza rendersene conto, o quanto meno senza volerlo. Ambra Medda e Ines de la Fressange: minuta e dai colori profondi la prima, sottile e aristocratica la seconda. E poi tante sfumature in comune. Vive d’arte Ambra: classe 1981, nata a Rodi da madre italiana (gallerista famosa) e padre austriaco, ha fondato a 23 anni Design Miami e da un anno è l’anima di ArcoBaleno, u n’ i n c r e d i b i l e comunità in rete di arte e e-commerce. Vive di moda Ines: classe 1957, francese, figlia del marchese André de Seignard e della modella argentina Cecilia de Sanches, top e musa di grandi stilisti a sua volta e da anni ambasciatrice del marchio Roger Vivier. In questi giorni a Milano una è entrata nella vita dell’altra. Erano insieme l’altra sera al party in boutique in via Sant’Andrea. La donna che parla di designer è la testimonial dell’inverno Vivier e lo stilista, Bruno Frisoni le ha anche dedicato chiamandola «ArcoBaleno» una Miss V tutta colorata. Raramente binomio tanto perfetto. «Coincidenze o attrazioni comunque il caso vuole — riflette Ambra — che gli oggetti di Vivier siano fra le cose di moda, tra le più vicine al designer, a quelle forme destinate a restare nel tempo». «E loro malgrado – aggiunge con quel suo francese che ammalia Ines —. Penso sempre che la moda sia creatività e artigianalità e non arte, ma poi capita, che un accessorio o un abito nati per una stagione sopravvivano al tempo, proprio come le opere che però ambiscono per natura all’immortalità». «La moda come arte inconsapevole, certo. Quando hai di fronte un tacco virgule o un tacco sphére che monsieur Vivier disegnò cinquant’anni fa non penso all’og- L’hanno inaugurata in una delle zone industriali di Ginevra: la nuova fabbrica d’orologi Louis Vuitton è in grado di assemblare e produrre gran parte degli orologi firmati dal marchio parigino. Aprire una nuova fabbrica oggi, con la crisi che sta cominciando a far soffrire anche il dorato mondo dell’orologeria, è un chiaro indizio che investire si può. E si deve. Possedere una propria fabbrica vuol dire controllare ogni Pa. Po. © RIPRODUZIONE RISERVATA Worldtimer: cassa in oro bianco satinato, movimento meccanico a carica automatica, con modulo «ore del mondo» sviluppato in esclusiva da La Fabrique du Temps Louis Vuitton Manufacture, 218 componenti montati su 26 rubini per visualizzare l’ora delle capitali mondiali su dischi concentrici rotanti. Ogni quadrante (personalizzabile) è realizzato a mano. Prezzo: 50.000 euro © RIPRODUZIONE RISERVATA Ambra e Ines, dialogo sull’arte «Anche la moda è per sempre» La creatrice di Miami Design nuova testimonial di Roger Vivier Con l’ambasciatrice della griffe alla ricerca di «contaminazioni» getto fugace, né alla funzione d’uso, ma resto affascinato dalle forme innovative. E sono colpita dala loro audacia». L’arte, il designer sono colti, la moda frivola: qualcuno, almeno la pensa così: «Non cer- Ines de la Fressange, ambasciatrice Roger Vivier e a destra Ambra Medda, nuova testimonial Scatti l’orizzonte era sempre un movimento, nessuna prova da ripetere. Immagine uniche, una diversa dall’altra. Da una barca poi, quindi da un luogo a sua volta instabile. Perché la notte? Perché tutti mi stanno chiedendo se ho scattato in bianco e nero mentre in realtà sono a colori. Così netti e intensi. Le foto saranno ora trasferite a New York dove verranno esposte a febbraio, durante la fashion week e dunque la sfilata di Moncler Grenoble, per poi essere battute in un’asta benefica. fase, dalla progettazione alla vendita, consente di innalzare il livello qualitativo senza per questo aumentare i prezzi, dal momento che non ci sono fornitori esterni. Solo poche griffe sono in grado di fare altrettanto e Vuitton, per giunta, ha deciso di chiudere il cerchio vendendo i propri orologi solo nelle 450 (circa) boutique monomarca sparse in tutto il mondo. E proprio nella nuova fabbrica di Ginevra nasce l’Escale 33 ● Uno degli otto scatti in notturna di Fabien Baron agli iceberg della Groenlandia. Le immagini saranno ora esposte a New York MARC MÁRQUEZ MOTOGP™ WORLD CHAMPION WITH SARA SAMPAIO tamente io — interviene Ambra —. Entrambi raccontano tanto. Una casa e gli oggetti che la arredano sono la persona che li ha scelti. Sono il passato, il presente, il futuro. Non sono decoro, sono forme di una sostanza. Così gli abiti: scelti e vissuti». «Credo nella moda come gesto d’istinto — si inserisce Ines —. Dunque di appartenenza. Devi sentirla tua». Fondazioni, collaborazioni, mostre sempre più griffate. Dall’altra parte dell’arte questo nuovo mecenatismo piace? «Un tempo c’era la Chiesa, ora c’è la moda e ben venga se questo significa sostegno», dice Ambra che non trova per nulla blasfema la contaminazione fra i due mondi. «Per altro — riflette Ines — sempre esistita. Non erano forse affascinati dalla couture e dai suoi protagonisti Picasso, Man Ray, Warhol? E Dalì ed Elsa Schiaparelli, vogliamo parlarne?». Più facile raccontare l’arte o la moda ai giovani? «Credo sia questa la vera sfida: un ragazzo incantato davanti e un Picasso e una ragazza che cammina su di uno stivaletto tacco sphére. Non è incredibile?». Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA La borsa ● Miss Viv L’ArcoBaleno in edizione limitata dedicata ad Ambra Medda in paillettes degradé. La borsa iconica (in due size) di Roger Vivier è stata disegnata nel 2009 da Bruno Frisoni in onore di Carla Bruni Sarkozy 34 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera TEMPI LIBERI Moda I protagonisti L’idea L’idea è tanto semplice quanto geniale: un piumino studiato appositamente per chi va in moto. Protezioni fisse sulle spalle e rimovibili sui gomiti, ultraleggero, morbidissimo e resistente al vento e alle intemperie, in pertex microlight. A crearlo è Blauer USA, il brand specializzato proprio nell’abbigliamento tecnico per gli amanti delle due ruote e dello sport. Si chiama Easy Winter ed è prodotto in due diversi modelli, uno per uomo e uno per donna, e sarà in vendita nei negozi Blauer e sull’ecommerce del sito www.blauerhelmets.com, disponibile in sei colori: blu, marrone, kaki, rosso, turchese, nero. Il piumino (rinforzato) per chi va in moto © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è ● Emily Ratajkowski, 23 anni, inizia come modella a 14 anni. Compare in serie tv per adolescenti, poi la copertina senza veli (su Treats) e l’esplosione con il video Blurred Lines. Nel nuovo film «Amore Bugiardo - Gone Girl» è l’amante di Ben Affleck. ● È la protagonista della nuova campagna di Yamamay (foto sopra) di cui è testimonial «Fare la modella? Bello Ma non sei davvero tu» Emily Ratajkowski: come attrice sono più rispettata «S ì, sono molto ambiziosa e determinata». Con la sfrontatezza dei suoi 23 anni Emily Ratajkowski si racconta in una suite dell’hotel Principe di Savoia di Milano mentre le fanno trucco e capelli per il servizio fotografico de- dicato alla griffe di lingerie Yamamay. Corpo esplosivo, occhi da cerbiatta, la modella di origine polacca, nata a Londra ma cresciuta in America, deve la propria fama anche ai social network: il video in cui è apparsa seminuda nel tormentone «Blurred Lines» ha raccolto oltre 206 milioni di visualizzazioni su Vevo.Emily appartiene alla cosiddetta generazione «Z» cresciuta con Facebook. E non è un caso che abbia scelto twitter per dare notizia del suo ruolo da attrice nel film L’amore bugiardo - Gone Girl di David F i n c h e r , d ove i n te r p re t a l’amante di Ben Affleck, in uscita a dicembre. «Ma oggi uso soprattutto Instagram, perché la mia generazione è molto visuale» dice ricordando il milione e 400 fan che la seguono. A 14 anni lavorava già come modella per l’agenzia Ford e ottenne alcuni ruoli commerciali in serie tv per teenager. «Avevo studiato recitazione e l’idea di fare l’attrice mi è sempre piaciuta, ma poi avevo smesso per dedicarmi al lavoro di modella perché non volevo più interpretare i soliti ruoli di ragazza stupida e leggera», spiega seria. Un anno fa si è guadagnata il titolo di donna dell’anno nella classifica di Esquire che le ha dedicato la copertina. E adesso prova a spiegare le sue nuove ambizioni: «Fare la modella è bello, ma non sei mai tu veramente, come attrice sei più rispettata». Non ha mai avuto problemi a mostrarsi senza veli, eppure per il servizio fotografico ha imposto di indossare una vestaglia sopra il completo intimo. «Non sono preoccupata per la nudità, ma ormai ho preso una direzione diversa. Preferisco interpretare un personaggio più adatto alla mia carriera di attrice». Si mantiene in forma facendo yoga e camminate ad alta quota. Diete? «No, se un giorno mangio zuccheri, il giorno dopo evito». A chi le rimprovera qualche ritocco, mostra le sue foto da adolescente: «A 13 anni mi sono ritrovata un corpo da donna e mi ci è voluto molto tempo per non vergognarmi di essere guardata e per capire che ero sexy. Oggi la considero una cosa bellissima». Non le provoca fastidio essere ammirata anche da uomini dell’età di suo padre? «Anch’io guardo gli uomini, fa parte della natura Bianco e nero Emily Ratajkowski, 23 anni, sul set della campagna per Yamamay umana — ride —. I miei amici e la mia famiglia continuano a vedermi come una ragazzina». L’arte della seduzione, a quanto pare, è nel dna. «Quando da ragazza uscivo con il fidanzato mia madre mi diceva “indossa un completo intimo carino che ti farà sentire più elegante, poi tienilo segreto per te stessa». E oggi sostiene di prediligere la biancheria comoda, ma in pizzo, con una predilezione per il nero. Sua madre non si è opposta alla scelta di lasciare il college per ❞ Sono un brand: la gente mi chiama con il nickname che uso su Instagram fare la modella? «All’inizio sì, ma poi ha capito che oggi si può essere laureati e non avere un lavoro». È pragmatica al punto di dichiarare «sono il brand di me stessa»: «Oggi con i social è facile essere un marchio, la gente per strada mi chiama “Emrata”, pazzesco». Non si sente spiata? «No, perché decido io quando e cosa mostrare, non voglio che gli altri interferiscano con la mia vita che è felice e fortunata». Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 TEMPI LIBERI Moda Il libro Cabina armadio Si può mettere la moda al pari del design,considerandola progettazione? «Sì, perché se l’uomo non fosse ben rivestito sarebbe spesso uno spettacolo osceno» ha spiegato Gillo Dorfles. «La moda è alla base della personalità umana sia come elemento estetico sia come rapporto tra gli uomini, è un simbolo che ci permette di differenziarci, non sempre, dagli animali» ha proseguito Dorfles intervenuto alla presentazione in Triennale del libro Design & Moda di Come facciamo a liberare la creatività? 35 Giovanni Maria Conti, a cura di Aldo Colonetti (Giunti/Ottagono, 30 euro). Il volume racconta la moda dagli anni 50: «I ‘50 sofisticati, i ‘60 pop, i ‘70 hippie, gli ‘80 decorativi e di grande rottura grazie ai giapponesi che si inventarono i tessuti non finiti e le asimmetrie», ricorda Franca Sozzani autrice della prefazione. La caratteristica del Made in Italy è la connessione tra artigianato e industria, ha ricordato Eleonora Fiorani. La domanda che dobbiamo porci ora è: come facciamo a liberare le forze creative?». A sinistra la campagna trasgressiva di Oliviero Toscani per Fiorucci del 1975-1978. (M.T.V.) © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Anellimania Riconoscete tra queste mani ingioiellate quelle di Rihanna? (Sono quelle tuatuate) ILLUSTRAZIONE DI SANDRA FRANCHINO Il quiz Gli anelli multipli. Vestire le mani Ispirazione tuareg, piacciono perché sono trasgressivi. E rivoluzionano la gioielleria I l modo di comprare dell’uomo e della donna resta molto diverso. «Lei vuole sempre essere sorpresa e stupire, soprattutto le amiche. Chiede articoli originali e ama sperimentare modi diversi di indossare le cose», dice Giorgio Damiani a capo di design e produzione del gruppo di famiglia di cui è anche vicepresidente. Un’attitudine, quella femminile, che non solo condiziona il settore dell’abbigliamento, ma ora cambia il volto anche al mondo dell’alta gioielleria, mai come oggi attenta alle tendenze. L’ultima passione delle ragazze sono gli anelli multipli, uno da indossare su più dita, quasi fosse un tattoo, o infilato sullo stesso, a partire dalle prime falangi. Oggetti d’ispirazione etnica o artistica che subito conferiscono uno stile più giovane, meno pomposo al gioiello classico. «Lo dico con onestà, per sfoggiare un cover finger occorre avere delle belle mani, con dita abbastanza lunghe. Ma per chi se li può permettere, sono oggetti molto eleganti e unici», ● Il ritorno Norma Kamali, come nei Settanta Norma Kamali, la stilista che ha contribuito a rivoluzionare i canoni della moda, torna sul mercato europeo (distribuita da Brama). Comincia nel ‘68 a New York aprendo una boutique dove vende abiti non convenzionali comprati a Londra. Nel ‘70 esplode come una delle più fantasiose stiliste statunitensi. Dagli anni ‘80 crea costumi da bagno dalle linee hollywoodiane che enfatizzano corpi statuari come quelli di Jennifer Lopez e Rihanna e arrivano a costare anche 500 euro. Ma la signora ha il cuore democratico e oltre alla linea di felpe Active ha voluto creare anche la KamaliKulture: prezzo massimo 120 euro. (M.T.V.) spiega l’esperto. La tendenza era nell’aria e Gaia Repossi è stata tra le prime a coglierla, lanciando, già anni fa, la collezione Berbère: anelli multipli che coprono la falange, ma anche orecchini, piercing e bracciali d’ispirazione tribale che ricordano i tattoo tuareg. «Og- getti che hanno avuto l’effetto di provocare una vera metamorfosi nella maison di gioielli tradizionali creata da mio nonno Giampietro negli Anni 20», riconosce oggi il padre di Gaia, Alberto, presidente della griffe. «Gioielli dal sapore trasgressivo che piacciono per il loro spi- rito giovane e per questo subito adottati da celebrity sul red carpet» continua Repossi. «Io ero molto scettico all’inizio — confessa — pensavo che gli anelli multipli non fossero adatti ad essere venduti nei nostri negozi di lusso». “Non ti preoccupare, quando una donna prova il col- po di fulmine e vuole un oggetto se lo compra”, lo ha però rassicurato Gaia. Prezzi? «Da 600 euro per il più piccolo da portare sulla prima falange, subito dopo l’unghia, fino a oltre 40 mila per i multipli di sette con pavé di diamanti» conclude Repossi. La messa a misura degli anelli multipli preziosi rappresenta la difficoltà più grande. Un azzardo creativo, così Giorgio Damiani definisce i suoi finger ring. Come lo swan con diamanti neri e bianchi: s’infila solo all’anulare e all’indice lasciando un granato rosso sospesa al centro. O il modello che si snoda su tutto il dito come un’armatura: tempestato di diamanti di tutti i tagli possibili: goccia, navette, brillante, baguette, princess, ovale, triangolo. «Alla fiera di Basilea sono andati benissimo — sottolinea Damiani —, in particolare le donne cinesi e del Far Est li apprezzano tantissimo». Pezzi (dai 10 fino ai 50 mila euro) che per i comuni mortali restano solo un desiderio. Ma le ragazze per enfatizzare le loro unghie gioiello hanno già cominciato a indossarne tanti insieme come fa Rihanna. E griffe tradizionali come la fiorentina Annamaria Cammilli ha creato i tre anelli di oro colorato con le foglie di ulivo che si sovrappongono. Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il sito L’esperimento «emozionale» L’ambizione è quella di realizzare un sito «emozionale», che riesca a far percepire la morbidezza di una stoffa, la grana di un pullover. Dondup per il 15esimo anniversario si regala un nuovo sito (www.dondup.com). Il brand, fondato e guidato da Massimo Berloni, con Manuela Mariotti direttore creativo, ha attraversato in questi anni un lungo percorso che l’ha portato dal denim al total look. Un unico contenitore che racchiude l’intero percorso narrativo del brand, piattaforma digitale in grado di trasmettere valori funzionali ed emozionali. All’interno la finestra, «Stories», dedicata al lifestyle, food e people. 36 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 TEMPI LIBERI Lo spot Benessere la sfida della sostenibilità ●Curiosando Niente test sugli animali Così la crema è più «buona» Dopo Marilyn, la Deneuve, Carole Bouquet e Nicole Kidman ecco Gisele Bündchen (foto) testimonial di Chanel N°5. Una donna dei nostri tempi impegnata su più fronti: modella, attrice, mamma, filantropa e businesswoman. E racconta una fragranza entrata nella storia della profumeria. Chanel N°5 è stato creato nel 1921 quando mademoiselle chiese al maestro profumiere Ernest Beaux di realizzare una fragranza che riflettesse la sua filosofia di femminilità E la bella Gisele, alla fine, sceglie l’amore estremamente moderna. Stesso bouquet ma una nuova storia. In questi giorni è uscito lo spot «The One that I Want» che celebra l’iconica fragranza. Il film, prodotto, scritto e diretto da Baz Luhrmann (suoi anche Moulin Rouge, Il Grande Gatsby): «La donna Chanel — dice il regista — può stare sola su una spiaggia, con suo figlio, avere una carriera e al tempo stesso può vivere una storia d’amore». ma è difficile avere tutto. Così alla fine, nello spot, sceglie l’amore. I nuovi gesti per un ovale perfetto Il viso con l’età cambia contorno. Siero e «ginnastica di bellezza» per recuperarlo di Giancarla Ghisi Come fare I U © RIPRODUZIONE RISERVATA l m e s s a g g i o a r r i va d a Oriente. «In Giappone il viso femminile perfetto è minuto, con una bella pelle luminosa», racconta Nozomi, di professione analista. Aggiunge Serena, studentessa a Pechino: «Noi donne cinesi amiamo il viso a “V”». Sono alcuni dei pareri raccolti da Clarins, azienda attenta a concepire formule rispettose dell’ambiente che adesso propone un nuovo concetto di skin care: perché le rughe fanno sempre paura, ma negli ultimi anni è soprattutto l’ovale del viso a preoccupare. Come spiega Magda Belmontesi dermatologo a Milano e Vigevano (pelleedintorni.it): «Di questo problema si è parlato nei giorni scorsi Milano, al L’attenzione «verde» Packaging minimo, carta riciclata e materie prime comprate a prezzi equi XVI Congresso nazionale di medicina estetica, sottolineando che l’approccio correttivo più innovativo per ringiovanire il volto si ispira a mantenere e ricreare il naturale ovale». Nuovi prodotti, formule innovative e una comunicazione particolare: «Lift-affine visage di Clarens — spiegano i ricercatori — è un complesso multi-rimodellante, che associa tre estratti di piante come guaranà, alpinia zerumbet e cachi che insieme alla caffeina, un importante attivo lipolitico, va ad agire in quella particolare zona del viso aiutando a destoccare i grassi in eccesso, con effetto drenare e rassodante». Il siero (in Asia se ne vende uno al minuto) adesso viene proposto anche in Europa. «Il problema — aggiunge Belontesi — coinvolge la pelle in superficie, il grasso sottocutaneo, muscoli, e ossa. ILLUSTRAZIONE DI NATALIA RESMINI n viaggio green che parte dall’isola di Wight. Qui è nata nel ’95 la linea Liz Earle, per viso e corpo, fondata da due amiche, Kim Buckland e Liz Earle. Brand inglese diventato, in poco tempo, molto seguito da attrici e celebrity come Poppy Delevingne, Kate Middleton che hanno contribuito a renderlo conosciuto. Ma non è solo trendy. Tutto è pensato per salvaguardare la natura, dall’azienda al prodotto. «Abbiamo progettato questo edificio d’avanguardia — spiegano — per far posto a innovazioni ecocompatibili, ad esempio il riscaldamento geotermico, che utilizza il calore naturale proveniente dal suolo, timer sensoriali e di movimento che assicurano lo spegnimento automatico delle luci in funzione della presenza di persone nelle stanze, si adopera solo carta riciclata. Non facciamo test sugli animali e i nostri prodotti sono cruelty-free, quindi adatti ai vegetariani, infatti nessuno dei nostri attivi è di diretta origine animale. In alcune formulazioni utilizziamo ingredienti che sono animal-friendly, quali la cera d’api e il miele di manuka». Tra i must c’è Cleanse&polish, che ha vinto 104 premi e ne viene venduto uno ogni 23 secondi. La sua texture cremosa rimuove smog, impurità, make up e cellule morte, lasciando la pelle pulita, luminosa e levigata. È, infatti, arricchita con olio essenziale di eucalipto dalle proprietà purificanti, rosmarino estremamente tonificante, ed estratto d burro di cacao calmante. Ma anche Nourishing botanical body cream (nella foto), crema nutriente e anti-età con burro di karitè e olio di avocado per nutrimento e morbidezza, luppolo antiossidante naturale ed echinacea. «Siamo convinti che gli ingredienti vegetali forniscano risultati eccellenti. Convinzione supportata da ricerche scientifiche. Estratti, succhi, cere e burri offrono benefici unici: ecco perché sono gli ingredienti chiave delle nostre formulazioni» . G. Gh. 37 La forza di gravità porta ad un assottigliamento del derma e al riassorbimento del grasso sottocutaneo soprattutto nella parte alta viso con un progressivo scivolamento dei tessuti facendo cambiare l’ideale ovale tridimensionale del viso, in un progressivo appiattimento della parte superiore e media con rilassamento della parte inferiore. Stile di vita e abitudini alimentari scorrette, esposizioni solari, inquinamento contribuiscono anche loro: la pelle perde com- pattezza e l’ovale meno definito». Attivi vegetali e massaggio le proposte per contrastare il problema. Lift-affine visage viene abbinato al metodo auto-lifting manuale. Consiglia Oliver Courtin-Clarins, direttore generale dell’azienda: «È semplice, dura meno di due minuti, ma è fondamentale per vedere i risultati perché questa gestualità va a stimolare elastina e collagene». La spiegazione è stampata all’interno del packaging, su carta 2 minuti il tempo necessario per il massaggio drenante Seduta, con la testa in giù, i gomiti sulle ginocchia, il peso della testa poggia sulle vostre mani. Queste posizioni, che coinvolgono fronte, occhi, guance, base del collo e mascelle, favoriscono la concentrazione degli accumuli al centro del viso e permettono al siero di Clarins di penetrare e stimolare la circolazione. Rimanere in ciascuna posizione per 10 secondi. Finire con una pressione delle dita nelle cavità delle clavicole, poi spostarle nella parte posteriore del collo e far cadere la testa all’indietro per svuotare i linfonodi e rendere il viso più fresco, effettuando un drenaggio efficace 100% riciclata. Clarins è molto attenta alla natura e protegge le popolazioni locali. Spiegano: «Estraiamo gli attivi da ogni pianta senza alterare gli ecosistemi, Ci siamo impegnati per la preservazione e la reintroduzione della biodiversità. Le coltivazioni selezionate, se si trovano in paesi lontani, vengono acquistate a un prezzo giusto e rispettoso e una percentuale è sempre destinata a finanziare progetti per le popolazioni locali». © RIPRODUZIONE RISERVATA Tuberosa, l’ingrediente a sorpresa del profumo maschile La nuova fragranza Bulgari: «Integrata con cuoio e resine, il risultato è ipnotico» T Nero Vulcano Il nuovo profumo di Bulgari Man in Black e il testimonial Patrick Petitjean rilogia versione maschile firmata Bulgari. Per il suo 130° anniversario il famoso marchio della gioielleria ha realizzato una nuova fragranza: Bulgari Man in Black, un eau de parfum che si aggiunge alle due già esistenti, Bulgari Man dalle tonalità trasparenti e Bulgari Man Extreme che si affida al grigio satinato. Un incrocio tra modernità e storia. L’ispirazione è sempre Vulcano il dio del fuoco e protettore dei fabbri, cacciato dall’Olimpo da Giove trova rifugio a Stromboli. «Bulgari — spiegano — ha voluto ancora una volta attingere al suo ricco passato immergendosi nella mitologia greco-romana per proporla, reinterpretata all’uomo dei nostri giorni». Man in Black, dunque, punta sul nero: il flacone evoca la tonalità ebano delle rocce vulcaniche a cui sono stati inseriti profili di oro rosa. E, la fragranza creata da Alberto Morillas si ispira ai contrasti cromatici del flacone. «Mi piace definirla — dice il maestro profumiere — neo orientale ambrata. Alle note fresche degli agrumi ho preferito quelle pungenti e persistenti delle spezie, a cui ho aggiunto un tocco aromatico di resina di elemi. Ma soprattutto di rum estratto naturalmente che aggiunge una caratteristica ambrata». Però è nel cuore che Morillas ha scelto un abbina- mento audace partendo dalla tuberosa, inusuale per una fragranza maschile. «Questa nota — spiega — è l’ingrediente cardine nelle fragranze da donna. Sono riuscito ad integrarlo nel jus nascondendolo in un contrasto di note virili quali cuoio, ambra, resine preziose e fava tonka per ottenere un risultato quasi ipnotico. Abbiamo preferito la tuberosa indiana, pianta dai fiori bianchi che devono essere raccolti all’alba per evitare che i calore del sole disperda i suoi oli». Testimonial il modello Patrick Petitjean, aspetto severo che raccoglie forza, vitalità e un qualcosa di enigmatico. G. Gh. © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera TEMPI LIBERI ❞ Abitare Il reportage ❞ Leone Villari, direttore produzione I russi cominciano a rinunciare allo sfarzo e decorazioni ❞ Cosimo Savio della «Savio Firmino» I moscoviti diventano sempre più sofisticati ed esigenti FOTO CARLOTTA PRIMO Elisa Astori, marketing Driade I nostri pezzi esposti a Mosca sono tutti personalizzati Ai Saloni di Mosca meno sfarzo e décor sobrio: così le nostre firme influenzano il gusto L’educazione russa al made in Italy C ommercianti e pionieri. Con i broccati e i tappeti importanti, con i velluti e i divani ricamati. Era il 2005, i mobilieri di Federlegno per la prima volta atterravano in Russia (sotto un metro di neve) carichi di tavoli, letti, poltrone. Arredi dallo stile classico che subito stregarono i nuovi ricchi post sovietici. E ai quali — ecco il genio — ogni volta si aggiungevano pezzi di Magistretti e 600 Gli espositori presenti ai Saloni Worldwide di Mosca che ha compiuto 10 anni. Sono stati 44 i giovani designer al Salone Satellite Castiglioni, di Dordoni e Bellini, in una sorta di educazione al made in Italy. Da dieci anni continua questa relazione fatta di business e confronto, di alleanze e dialogo. E il risultato si vede oggi ai Saloni di Mosca, dove l’arredo decorativo incontra le tendenze più contemporanee, dove il migliore design italiano si mette in mostra senza tradire la sua identità. Ma con una serie di «varianti russe». Come la poltrona Lou Read Le promesse I designer russi, e delle ex repubbliche sovietiche al Satellite Moscow con le lampade di Martinelli Luce di Philippe Starck (Driade): in cavallino anziché in pelle. Abitare post ideologico ai Saloni Worldwide di Mosca: quasi seicento espositori in quattro giorni (fino a oggi), i giovani talenti del Salone Satellite, Made Expo per l’edilizia. Un piano dedicato al design, uno all’arredo classico. Ma il cuore russo, innamorato da sempre del made in Italy, sta nel mezzo. Elisa Astori, responsabile marketing di Driade, spiega: «I nostri pezzi sono gli stessi per tutti i mercati, ma con alcune personalizzazioni. Esempio: il tavolo Anapo, esposto a Milano con il piano in vetro, qui ha il top in ebano makassar». Niente di esagerato: «Sono loro i primi a dirci: non dateci prodotti da russi». Imparare a conoscersi. In fondo il vero sforzo consiste in questo, racconta Leone Villari, responsabile produzione dell’azienda Villari: «I russi cominciano a rinunciare allo sfarzo, preferiscono il bianco e lampadari più sobri. Sempre in cristallo, però». Cosimo Savio, manager dell’azienda Savio Firmino, aggiunge: «L’intelligenza sta nel capire la clientela: moscoviti e pietroburghesi diventano sempre più sofisticati. Ma il decoro resta nel loro dna». Ribadisce Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo: «Si è creato un rapporto intenso tra i nostri imprenditori e i designer russi che, formandosi al Salone Satellite, hanno assimilato il nostro gusto. Dobbiamo andare avanti in questa direzione, nel rispetto reciproco». Un equilibrio delicato, in cui è la qualità a fare la differenza, «altrimenti si perde credibilità: i russi sono ricchi ma non stupidi». Così fa Flou («come con un tailleur di Armani, si può cambiare il tessuto, non il taglio»), così fa Kartell, che ha portato a Mosca la collezione Precious (i pezzi icona della ca- Scambio Claudio Luti di Kartell: «Andiamo incontro alla clientela senza tradire la nostra identità» sa ma in versione «metallizzata»): «È la stessa — commenta il presidente Claudio Luti — che abbiamo presentato a Milano in aprile. Del resto le nostre vetrine sono uguali in tutto il mondo, per noi conta solo il cammino di ricerca». Certo, alcuni eccessi rimangono. Stucchi, zampe di animali, pouf enormi non mancano alla fiera di Mosca. E sono molto fotografati. «Mio padre — conclude Villari — dice che il gusto russo è indietro di 50 anni rispetto al nostro». Lo scriveva già Stendhal ne «Il rosso e il nero»: «I russi — sentenzia il principe Korasov — copiano i costumi dei francesi, ma sempre con cinquant’anni di ritardo». Annachiara Sacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA ●Dietro il giardino di Carlo Contesso Metti un «gelsomino» nello zaino e scopri un tesoro rampicante ercoledì quasi mi dimenticavo una pianta nella tasca laterale dello zaino. D’accordo, giocoforza ho piante al seguito più frequentemente dell’italiano medio, ma non è che vada normalmente in giro con frasche d’ogni sorta, quindi nella massa di bagagli e nel bailamme degli eventi è ragionevole che un piccolo vasetto, con una talea radicata chiuso in un sacchetto di plastica, sia stato dimenticato là al buio per qualche ora. Iniziato il viaggio al posto del pranzo, con due taxi, un treno e un’auto, solo prima d’andar a letto mi son ricordato della piccola compagna di gita, l’ho liberata e messa all’aria sul balcone della mia ospite. Il virgulto in questione è un Trachelospermum asiaticum «Ogon Nishiki» cugino del comunissimo falso gelsomino, T. jasminoides, che imperversa ovunque. Il fogliame più leggero M e appuntito tradisce la parentela con le pervinche, invece che esser uniformemente verde come nella specie tipo è giallo dorato più o meno intenso con macchie verdi, e le nuove foglie sono di un arancio ramato brillante, allegro: non a caso la traduzione del nome giapponese significa «broccato d’oro». In estate produce pochi fiori color primula, e non si avvitucchia a sostegni come fa il cugino ma si arrampica con radici avventizie su tronchi e muri umidi. Eppure il fogliame è talmente bello da farne un coprisuolo di classe, assai adattabile sia al terreno che alla luce, basta evitargli l’ombra pesante. Dovrei piantarlo, tra qualche giorno, in giardino fuori Padova, a meno che non me lo dimentichi ancora in quella tasca e non si faccia un altro giro a Roma. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 Abitare Donne e design TEMPI LIBERI Il concorso Le pizzerie del futuro? Saranno «5 Stagioni» Guarda al futuro e alla crescita del settore delle pizzerie il «Premio Le 5 Stagioni- Progettare il futuro dei locali pizzeria. Nuove aperture, spazi e concept innovativi», II edizione del concorso di design , in collaborazione con Poli.design, dedicato all’evoluzione di questi spazi, in Italia e nel mondo. Il concorso premia nuovi format di locali realizzati in Italia o in altri Paesi del mondo e concept innovativi che possano esprimere, attraverso il design degli spazi e degli arredi, nuove proposte di 39 servizio e di consumo. Il concorso prevede due sezioni: «Opening», riservata ai locali realizzati e «Concept», dedicata a proposte progettuali e concept di locali pizzeria. Il montepremi complessivo è di 15.000 euro. Il «Premio Le 5 Stagioni» termina il 31 dicembre 2014 e la premiazione dei progetti vincitori si svolgerà nel mese di maggio, in concomitanza con l’Expo 2015. Tutte le informazioni e il regolamento su www.premiole5stagioni.it Una «regina» italiana nel regno del cristallo «Baccarat l’avevo nella mia lista nozze» La mostra Una sala della rassegna: 500 capolavori di Baccarat al Petit Palais di Parigi, fino al 4 gennaio (Foto Laurent Parrault) Daniela Riccardi guida la maison che ha 250 anni P Influente Caterina de’ Medici (1519 – 1589), portò il gusto italiano alla corte di Francia (ed ebbe peso nella vita politica dello Stato) come regina consorte del re di Francia Enrico II Sensibile La storia di Baccarat nasce nel 1764 in un piccolo villaggio della Lorena, quando Luigi XV concede il permesso di aprire una fornace per la lavorazione del materiale Creativo Philippe Starck ha ristrutturato la sede parigina della maison Baccarat in Place des États-Unis, a Parigi. La sede con sale affrescate ha anche un ristorante e un piccolo museo etit Palais, nelle Grandes Galeries del museo parigino cinquecento capolavori storici in cristallo, documenti e una scelta di pezzi moderni raccontano il saper fare della manifattura Baccarat, a coronamento dei festeggiamenti per il suo 250esimo anniversario. Daniela Riccardi, italiana nata a Roma, a capo del marchio da poco più di un anno, scivola tra le teche e si ferma al candelabro alto quasi quattro metri, che fu fatto per lo zar Nicola II nel 1896: «Allora, le case reali non si limitavano ai piccoli oggetti ma ordinavano pezzi per la decorazione dei palazzi: per loro il cristallo era simbolo di eleganza e lusso, e gli arredi un modo per raccontarlo. Ecco, già a quei tempi Baccarat sapeva rappresentare gli stili di vita. E qui sta la sua modernità», afferma, guardando i bagliori che sembrano magici nella penombra dell’allestimento. Cambio di scena. Place des États-Unis, vicino agli Champs- Élysées, nell’ex palazzo dell’eccentrica mecenate Marie-Laure de Noailles: la sede di Baccarat. Scalone, sale affrescate, una tavola scintillante, oggetti e lampadari, il piccolo museo, un ristorante-bomboniera dominato dal lampadario Zenith di Philippe Starck: «Appena arrivata ho voluto subito che questa diventasse una “casa”, con le collezioni esposte non stile negozio di lusso ma come in una residenza vera, arredata e vissuta», dice, seduta nel suo ufficio all’ultimo piano. La casa, concetto a lei ben noto dato che, in 25 Calore domestico «La prima cosa che ho fatto è stato disporre i pezzi preziosi dell’azienda non come in un negozio di lusso ma come in una casa vera, vissuta» anni di carriera internazionale ai vertici della Procter & Gamble — in Sudamerica, Russia, Cina — più quattro alla Diesel, di abitazioni ne ha fatte e disfatte tante, «combinando oggetti provenienti dai vari Paesi dove avevo vissuto in precedenza, perché per me un’abitazione deve essere un mix and match di stili: qui ho un letto Ikea con un baule del 600, il divano di design vicino a un tavolo antico che ho trasformato in bar, un daybed cinese e oggetti semplicissimi». Ma Baccarat prima di arrivare qui a casa sua c’era? «Potrei dire da sempre. Per il matrimonio mi regalarono un servizio da dodici di bicchieri Harcourt: sono passati più di vent’anni, li uso sempre e continuano a piacermi. Penso che oggi più che mai abbiamo bisogno di cose che durino e non passino mai di moda». Nel suo ufficio, quasi ogni oggetto è un simbolo del suo vissuto («Segnano i passaggi da un incarico all’altro, l’abbandono di un luogo e delle persone: li porto sempre con me»): due manichini pieni di firme («Fu l’addio della Procter quando passai a Diesel»), un suo ritratto-poster «scomposto» in piccole foto («Regalo delle agenzie di pubblicità russe»), un’opera d’arte con una bambina che regge un bambolotto incravattato: «È un pezzo cinese regalatomi là. Non so se simboleggi il potere delle donne, mi piace sebbene questo concetto non mi rappresenti: apprezzo le donne capaci e le aiuto — io stessa ho un team solo femminile — ma non ne faccio una questione di genere». Sulla scrivania c’è il presente, sotto forma dello chandelier in cristallo blu scuro di Philippe Starck: «Sì, classico ma sovversivo. In realtà il design fa parte della storia di Baccarat, una volta erano gli artisti interni alla fabbrica a creare gli oggetti, oggi ci sono i designer. Ma vanno indirizzati, per non rischiare di perdere l’essenza», afferma. Con il suo arrivo, quest’anno nomi nuovi e famosi, uno è Nendo: «Ma è rimasto fedele al nostro dna: ha inventato una scacchiera partendo ❞ Nella mia carriera in giro per il mondo non ho mai rinunciato al ballo: tre volte alla settimana nel salone delle feste della sede faccio lezione con le mie collaboratrici dai bicchieri Harcourt, i più iconici, interpretati ma senza ridisegnarli. Quando si ha una storia si deve guardare avanti ma tenendo ben salde le proprie radici». Una carriera internazionale come poche donne possono vantare, senza rinunciare a una famiglia, marito e due figli (18 e 16 anni): «Lui è colombiano, ci siamo conosciuti sul lavoro, un percorso si- Esperienza Daniela Riccardi, romana: in 25 anni di carriera è stata già ai vertici di Procter& Gamble e Diesel mile al mio, e siamo sempre riusciti a trasferirci tutti assieme. Credo che il segreto sia avere lo stesso progetto di vita, non vedere il lato del sacrificio ma dell’avventura da condividere». Progetti? Per Baccarat quelli che svela sono molto concreti («Riorganizzare i prodotti e renderli subito disponibili nei negozi, sviluppare alcuni mercati, l’illuminazione, i bijoux»), ma c’è di più: «Ovunque sia andata mi sono presa uno spazio per il ballo, studiato per 13 anni e interrotto. A Mosca un corso di danza classica al Bolshoi, il latinoamericano in Cina e a Milano. Io stessa ho creato un corso e ora lo propongo qui». Sì, perché tre volte alla settimana nel salone da ballo della maison Baccarat, lei e le sue collaboratrici ballano assieme: «Do lezione e la ricevo, uno scambio bellissimo: barra al centro, salsa, makumba, il moderno. Alla luce dei nostri chandelier quasi fossimo delle etoile». Mai tenere i sogni nel cassetto, dice, ma fare invece piccoli passi perché si avverino: «Significa essere se stesse e crederci: si è apprezzate di più». Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA Collaborazioni Abramovic e Paola Pivi Gli accordi d’arte di Moroso La Performance Moroso a «Manifesta» Per la X edizione di Manifesta, Biennale Europea di Arte Contemporanea, Moroso presenta le immagini della collaborazione con Paola Pivi. L’evento, quest’anno al Kuryokhin Centre di San Pietroburgo fino al 31 ottobre, offre al pubblico una sala di registrazione e un sound designer, per creare un nuovo tipo di musica utilizzando i versi degli animali. Ad accompagnare il lavoro dell’artista, intitolato «Grrr jamming squeak», alcuni pezzi iconici dell’azienda come il divano Highlands di Patricia Urquiola. L’ormai decennale impegno di Moroso nell’arte, testimoniato dal Premio Moroso per l’Arte Contemporanea, si arricchisce anche di una nuova collaborazione con Marina Abramovic. Moroso realizza 30 pezzi del tavolo «Counting the Rice», disegnato da D. Libeskind per la performance «Counting the Rice» dell’artista, la quale ha scelto l’azienda come partner per dare vita a una serie di oggetti di design. © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 TEMPI LIBERI Controcopertina Sul blog La27ora Famiglie Rileggere la Costituzione come atto fondativo di un Paese che registra i cambiamenti sociali. Lo faranno Luisa Muraro, Giulia Bongiorno, Michela Marzano, Lea Melandri e Marilisa D’Amico il 31 ottobre a Roma, alle 10.30 ala Palazzo delle esposizioni. In 70 anni molte cose sono cambiate, primo fra tutti la vita delle donne. Dall’istruzione, scudo che rende più forti sul mercato, al lavoro che con l’autonomia ha aperto la ● Se le donne rileggono la Costituzione strada per rivendicare i propri diritti. Alla presenza in politica e nei ruoli apicali. Cinque articoli saranno discussi e commentati alla luce di queste trasformazioni. L’iniziativa «In contropiede. Le donne rileggono la Costituzione» di Se Non Ora Quando Factory è dedicata a Mariella Gramaglia, femminista senza etichette deceduta in questi giorni, che l’aveva progettata. Tendenze di Costanza Rizzacasa d’Orsogna Amal, la sposa d’altri tempi che rinuncia al suo cognome vvocato di fama internazionale rinuncia al proprio cognome per quello del marito. Nella migliore tradizione anni Cinquanta, Amal Alamuddin ha cambiato nome in Clooney. Le ragioni, va da sé, sono anche politiche. Quel borghesone di George vuol candidarsi, e una certa America, inclusa quella che brama la nuova Jackie Kennedy, voterebbe con meno entusiasmo uno con la moglie dal cognome libanese. E certo la ragazza può fare ciò che vuole, e il femminismo non è riducibile a questioni di cognomi o peli sulle ascelle. Ma ricusando il proprio nome Amal attesta, con buona pace di Romeo e Giulietta, che anche donne influenti e di successo contano meno dell’uomo che sposano. «Gesù, ma quale donna non prenderebbe il cognome di George Clooney?», civetta Elle USA. Angelina Jolie, per dirne una. E Jay Z, marito di Beyoncé, ha cambiato il proprio nome in KnowlesCarter: la parità ai figli s’insegna anche così. Ma il fenomeno è ahinoi in diminuzione. Metà degli americani vorrebbe obbligare per legge le spose a rinunciare al proprio cognome (come fa l’86%); più del 10% ritiene che la donna che mantiene il proprio nome sia meno devota alla famiglia. E quando Men’s Health ha chiesto ai lettori quanti vaglierebbero l’idea di adottare il cognome della moglie, solo il 6,4% ha detto sì. «Chiamatelo orgoglio maschile, ma non se ne parla: è rinunciare alla propria identità». Le donne però possono farlo? Marito e moglie sono una cosa sola, sì, e quella cosa nel 2014 è il marito. A Il film «Ma come fa a far tutto?», uscito nel 2011 e diretto da Douglas McGrath, è diventato il film simbolo delle mamme che cercano di districarsi fra impegni familiari e di carriera, cercando di dare il meglio sia su un fronte che sull’altro. In questa scena, la protagonista, interpretata da Sarah Jessica Parker, è alle prese con la torta che il figlio dovrà portare a scuola il giorno dopo © RIPRODUZIONE RISERVATA Le maledette riunioni delle 17 Perché non spostarle alle 20? Le convocazioni a scuola a metà pomeriggio e i troppi sensi di colpa di chi non riesce a uscire in tempo dall’ufficio L’ unica soluzione è saltarla, anche se è la prima riunione dell’anno scolastico. È un ragionamento che, prima o poi, tutti facciamo. Ma stavolta a dare buca — nel solenne giorno di presentazione della nuova maestra di matematica — sono stati quasi tutti i genitori. Nell’imbarazzo generale. È successo all’elementare di via Quadronno, scuola in pieno centro a Milano: il 7 ottobre, in un incontro di classe alle 5 del pomeriggio, c’erano solo i genitori di 5 alunni su 21. Gli assenti sono stati stigmatizzati dalla maestra: «Non avete più tempo di occuparvi dei figli». Sotto accusa sono finite soprattutto le mamme, perché sono loro per tradizione chiamate a seguire i figli negli impegni scolastici. Ma se, invece, l’episodio di via Quadronno servisse per farci riflettere sugli orari troppo spesso impossibili delle riunioni scolastiche? Di più: gli appuntamenti a scuola possono essere considerati l’emblema degli impegni che costringono le madri a fare i salti mortali. E, allora, non sarebbe più giusto che fossero proprio le scuole, dove si formano le generazioni future, a dare il messaggio che è possibile tenere insieme famiglia e lavoro, fissando le riunioni più tardi, magari alle 8 di sera? Non potreb- Semideserte Alla presentazione della nuova maestra di matematica c’erano solo 5 genitori su 21 be partire anche da qui la conciliazione o, per lo meno, la semplificazione della vita delle mamme lavoratrici? Al di là del caso specifico, le riunioni a scuola sono per lo più in orari lavorativi. Se le mamme (e i papà) lavorano come fanno? Interrompere la riunione a metà, chiedere il cambio di un turno a un collega, uscire dall’ufficio prima, mette sempre le mamme nella condizione di doversi giustificare. Uno stress! «Non ho mai capito quelli che tirano un sospiro di sollievo quando ricomincia la scuola. Per poter riuscire a organizzarsi la giornata senza dover pensare a dove sistemare i figli, dicono. Tutto il contrario — scrive la politologa Elisabetta Gualmini, 46 anni e madre di due bambini, autrice di “Le mamme ce la fanno” (ed. Stra- Mart—Rovereto 90% dei bambini delle elementari di Milano segue il tempo pieno 16 e 30 l’orario d’uscita dei bambini, con tanto di pranzo in mensa Corso Bettini, 43 38068 Rovereto / TN Orari d’apertura Mar / Dom 10.00 / 18.00 Ven 10.00 / 21.00 Lunedì chiuso de Blu, Mondadori) —. È qui che le campionesse del multitasking devono affilare le armi per scendere in campo e iniziare la battaglia». Così c’è chi — com’è successo in via Quadronno — molla la presa: «Forse, arrivate all’ultimo anno, siete stufe di sentirvi dire sempre le stesse cose nelle riunioni», si legge nell’email che la rappresentante di classe ha inviato alle assenti. Ma alla comprensione segue il rimbrotto: «Credo che per un certo “senso del dovere” — continua l’email — sarebbe stato simpatico raggiungere almeno il quorum. Abbiamo battuto ogni record e mi sono un po’ vergognata. Immagino che tutte/i abbiate motivazioni e ovviamente non mi interessa. Volevo farvi solo partecipi di un mio disagio. Inutile sottolineare lo stupore della maestra». Eppure. A Milano oltre il 90% dei bambini delle 500 scuole elementari pubbliche fa il «tempo pieno»: i genitori lasciano i figli a lezione fino alle 4 e mezzo del pomeriggio, con tanto di pranzo nella mensa scolastica (l’alternativa è prenderli a fine mattinata). La scelta è un buon termometro della situazione: il «tempo pieno» è utilizzato dai genitori che lavorano e non hanno orari né autonomi né flessibili. Ma, allora, a maggior ragione, che senso hanno le riunione a metà pomeriggio? Solo le mamme che lavorano part-time possono andarci senza stramazzare dalla fatica. «Chiedere alle maestre di tornare in classe alle 8 di sera è pretendere troppo», fa notare, però, Gualmini. Ma il problema — più che il ritorno a scuola in serata — è lo scandalo tutto italiano dello sfruttamento degli insegnanti, decisamente sottopagati. Chiedergli uno sforzo in più, in queste condizioni, risulta difficile. Lasciamo, però, almeno alle mamme (e ai papà) il diritto di ribellarsi alle riunioni alle 5 del pomeriggio senza (troppi) sensi di colpa. Scrive Gualmini: «Se hai partecipato alla riunione iniziale a scuola sbracciando, sgomitando e calpestando il diritto alla parola degli altri, ponendo ben tre domande per fare assolutamente notare che quella volta c’eri, questo è valido per saltare le successive due?». Simona Ravizza @SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA 0 4 /1 0 .1 4 — 2 0 / 0 9 .1 5 2014 Mart Rovereto Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto 41 Info e prenotazioni 800 397760 +39 0464 438887 [email protected] mart.trento.it/guerra twitter: @mart_museum 1914 In partnership con Media partner Partner tecnico 42 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 43 Economia bXk bkk ÂÅk @Î b "kÞ ; @~~Â@Î @k Âk Õæ±ææ 1/ ! ¤p±Éææ`p Þ kÅ ¤Ê±Ðpæ`ÊÊ "@Åb@¶ |±ÕÊ|`Ð /G, zææ ¤±ppp`æÊ bÂ@ ʱФæ`Õ Â@XxÂÎk p±pzæ`ÕÉ ,@Â~® @X|æ¯ |±æÐÐ`¤p !@bÂb ±zÊ`pæ 1®"k¯ ¤|±zÐÕ`z¤ Ð`|Õ° ¤`Êа ¤`¤¤° ¤`ÐÊ° ¤`pz° Ð`¤Õ° Õ`Õ° Õ`É° ¤`|æ° e e e e e e e e @N ¤ k× ¤ k× ¤ k× ¤ k× ¤`ÕpÕÐ ¤ÐÊ`|zææ æ`Ézz ¤`ÕæÉ| b@ æ`zp° e àk ¤`¤¤° e ÅÎkÂk æ`¤p° x± Åݱ æ`¤æ° e 1Î b /Î@Î 1Î kb± ά ¤|¤zˤÕË¤Ê -×α .kb± kxx± ¤É¤æ kÎÎ ° ¤`zææ° ¤æ¤`zÊ æ`zp ά ¤|æ¤Ëæpˤ ¤`zææ° ¤æ¤`æÊ ¤`æ ά pæ¤Ë¤¤ËÕ z`Õzæ° ¤Õz`æ| Õ`z ά ¤Ðæ¤ËæË|| |`Ézæ° ¤¤Ê`Ð| Ð`Ф La Lente di Francesca Basso Municipalizzate e aggregazioni, incentivi per i Comuni A desso c’è anche una data: entro il 31 marzo 2015 gli enti locali dovranno approvare un piano di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie detenute, le modalità e i tempi di attuazione e il dettaglio dei risparmi: lo prevede l’articolo 43 della legge di Stabilità, molto attesa dai soci pubblici delle multiutility per capire eventuali incentivi alle aggregazioni. Le spese in conto capitale effettuate con i proventi derivati dalla dismissione o quotazione sono esclusi dai vincoli del patto di Stabilità. Il primo passo è stato fatto, osserva Mediobanca Securities, ma entro fine anno servirebbe una legislazione ad hoc. In Borsa volano A2A (+5%), Acea (+4,8%), Hera (+4,7%). © RIPRODUZIONE RISERVATA Auto in Europa, la ripresa di settembre Sale il mercato (+6,1%) ma l’Italia resta indietro (+3,3%). Fiat-Chrysler, nuovo exploit di Jeep MILANO La ripresa, a questo punto, può essere messa in conto. Per l’auto europea non sono ancora numeri da boom, e restano comunque lontanissimi i picchi (ma anche i livelli medi) degli anni pre-crisi. Settembre però va in archivio con un incremento del 6,1%, che porta a poco meno di 1,270 milioni le vetture immatricolate nelle 28 nazioni dell’Unione allargata e dell’Efta. In linea con i dati continentali torna Fiat Chrysler Automobiles. Sconta sempre la debolezza dell’Italia, che con un +3,3% continua a non tenere il passo degli altri grandi mercati (a partire da quelli maggiormente penalizzati dalla recessione: la Spagna segna per esempio un aumento a doppia cifra, il 26,2%; la Francia viene subito dopo con il +6,3%; Regno Unito e Germania superano il 5%). Fca recupera tuttavia, evidentemente, con le vendite negli altri Paesi e chiude il proprio bilancio europeo in rialzo del 6%. Significa 69 mila vetture immatricolate, che portano a 588 mila il totale da gennaio e confermano la quota del 5,4% registrata a settembre 2013. Sono numeri che incorporano l’ennesimo exploit di Jeep. La corsa del brand, prima praticamente inesistente in Europa, mette a segno un altro +61% (3.600 auto). E se, per contro, rispetto alla media rallenta un Le immatricolazioni nell’Ue I principali paesi Regno Unito Germania Francia Italia Spagna Belgio UE28 Set. 2014 425.861 260.062 151.089 110.436 57.010 36.383 ● Il commento Set. ‘14/set. ’13 +5,6 +5,2 +6,3 +3,3 I primi scenari degli stress test e le ipotesi Mps +26,2 1.269.517 *differenza settembre 2014/settembre 2013 Fonte: Acea d’Arco Lusso Jimmy Choo mini-rialzo Esordio cauto per le scarpe Jimmy Choo alla Borsa di Londra. Il marchio di calzature reso famoso dalla serie tv «Sex & the City» ha archiviato la prima seduta nella City con un timido +2,9% a 144 pence. Un risultato in parte deludente se si pensa che al termine dell’offerta, condizionata dalle turbolenze sui mercati, è stato fissato il prezzo minimo della forchetta (140 e 180 pence). La valutazione dell’intera società è stato 545,6 milioni di sterline. In Borsa è quotato il 25,9%. © RIPRODUZIONE RISERVATA po’ Fiat (+4,2%), il marchio consolida comunque la leadership assoluta tra le «piccole» e le citycar: 500 e Panda rimangono i modelli più venduti nel continente e, insieme, coprono una quota pari al 28,7% del segmento A. Quasi un’auto su tre. Per il mercato nel suo complesso, la performance di settembre porta ormai a 13 i mesi consecutivi di crescita. Adesso, dopo il rallentamento che in agosto aveva risollevato timori, il trend può essere considerato stabile. La cautela certo non è sparita, visto il quadro economico generale. Nonostante tutto, però, ci sono fattori di relativo ottimismo. Secondo Carlos da Silva, responsabile europeo di Ihs Automotive (il maggior istituto internazionale di analisi del settore), il principale è legato proprio alla ciclicità dell’industria automobilistica: «Comunque vada l’economia, dopo il crollo della domanda degli ultimi anni molti mercati devono necessariamente rinnovare il parco circolante. È la chiara ragione di performance impressionanti come quella di Grecia o Portogallo», dove le immatricolazioni sono aumentate del 32,6% e 31,5%. Costretti all’acquisto perché le vetture troppo vecchie semplicemente non vanno più, in altre parole. Fattore che, in parallelo, spiega anche la cautela di fondo e la lentezza di una ripresa che è in realtà un rimbalzo forzato: sufficiente a far prevedere a Ihs una crescita 2014 del 5,2%, poco sopra i 12,5 milioni di immatricolazioni (esattamente 12,570, per il Centro Studi Promotor), ma cui mancano ancora tre milioni di veicoli per tornare ai livelli precrisi. Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA Borse e spread, Milano recupera il 3% La Bce avvia l’acquisto dei covered bond per aumentare la liquidità ROMA Si placano le tensioni sui mercati nell’ultimo giorno della settimana borsistica. Dopo due sedute burrascose, le piazze finanziarie europee hanno ripreso slancio sulla scia della brillante partenza di Wall Street, spinta dai positivi dati sulla fiducia dei consumatori Usa: Piazza Affari, dopo aver perso nei giorni scorsi oltre cinque punti percentuali, ha chiuso con un guadagno del 3,38% a 18.700 punti. Anche lo spread tra i rendimenti dei Btp e dei Bund a dieci anni ha recuperato calando a 164 punti, con il tasso dei titoli italiani rientrato sotto il 2,50%. Lunedì con la nuova settimana dei mercati inizierà il conto alla rovescia per i risultati delle verifiche sui bilanci e degli stress test condotti dalla Bce che saranno comunicati alle banche interessate venerdì e al pubblico domenica 26. L’attesa si ripercuoterà inevitabilmente sui mercati. Sempre lunedì Bankitalia e le altre banche centrali nazionali dell’Eurozona potranno iniziare gli acquisti di covered bond, titoli bancari garantiti, secondo le indicazioni date ieri dalla Bce. Si tratta di una delle di Carlo Turchetti +4,3 +6,1 misure straordinarie approvate dal Consiglio direttivo della Bce nel giugno scorso e confermate nella riunione di Napoli il 2 ottobre. E si tratta anche di un timido assaggio di quantitative easing, lontano però ancora dalle attese di molti investitori per un acquisto massiccio di titoli pubblici. S.Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alessandro Profumo ha convocato il consiglio di Banca Mps per il 28 ottobre riservandosi, in caso d’emergenza, di anticiparlo di due giorni. Cioè quando la Bce comunicherà i risultati di «asset quality review» e stress test sulle 128 banche europee condotti con l’Eba. Tra i 15 istituti italiani Mps è quello che rischia di più e il momento della verità scatterà la sera del 23 ottobre, visto che l’amministratore delegato Fabrizio Viola, come tutti i banchieri, riceverà l’informativa Eurotower con circa due giorni di anticipo. Circolano anche dei numeri dal board del 9 ottobre. Sarebbe stato lo stesso Viola, a latere del consiglio e fuori verbale, ad aggiornare sugli incontri con i funzionari Eba e Bce. Secondo alcuni scenari il Monte potrebbe avere un deficit di capitale tra 500 milioni e 1,7 miliardi. Questo secondo analisi ufficiose. La Borsa, abituata a scommettere, ha schiacciato il titolo fino al minimo dell’altro ieri (0,817 euro). Viola è convinto di non aver ancora perso la battaglia. Il deficit, se ci sarà, dovrebbe stare nella parte bassa della forchetta. Per uno shortfall di capitale di 500 milioni si possono trovare facilmente rimedi. Se il verdetto fosse più pesante sarebbe difficile evitare un nuovo aumento di capitale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 44 PRESENTA LA WEB SERIE ONLINE SU CORRIERE.IT La Scelta di Catia è la nuova web serie di Corriere della Sera: 10 puntate, 60 giorni di navigazione con il comandante Catia Pellegrino e i suoi uomini sulla nave Libra, nello stretto di Sicilia, a salvare vite umane. Un esercito di persone spinto dalla disperazione, nel mediterraneo, davanti alle nostre coste. La realtà è sempre come ci appare? REGIA DI ROBERTO BURCHIELLI PRODOTTA DA IN COLLABORAZIONE CON La scelta di Catia è anche visibile all’indirizzo marina.difesa.it Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 ECONOMIA 45 Gomma sintetica «Le Monde» Pirelli e Rosneft cercano nuovo partner in Russia Bolloré pronto a un’offerta su Havas Calcio in Borsa Juventus, il fondo Lindsell Train sale al 5% Pirelli e Rosneft avviano la ricerca di un partner tecnologico per accelerare lo sviluppo delle attività nella gomma sintetica nella regione russa di Nakhodka. In base all’accordo tra la Bicocca e il socio russo, siglato ieri, Rosneft e il nuovo partner analizzeranno le modalità per l’avvio della produzione congiunta di gomma sintetica, mentre Pirelli collaborerà nella ricerca e sviluppo, con un’opzione per ottenere una fornitura di lungo termine della gomma prodotta. Lindsell Train Ltd è salito lo scorso 13 ottobre dal 2,201%, che già possedeva, al 5,02% del capitale sociale della Juventus. Lo si legge negli aggiornamenti diffusi dalla Consob. Il fondo di investimento britannico era entrato nell’azionariato del club bianconero nel febbraio del 2012. Fondato nel 2000 da Michael Lindsell e Nick Train si occupa della gestione di titoli in particolare britannici e giapponesi per clienti istituzionali e, si legge sul suo sito internet, investe in società in crescita per profitti e flussi di cassa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il finanziere bretone e presidente del Consiglio di sorveglianza di Vivendi, Vincent Bolloré sarebbe pronto a salire nel capitale sociale di Havas, il gruppo pubblicitario di cui detiene già il 36,91%. A rivelarlo è «Le Monde» secondo il quale Bolloré si appresterebbe a lanciare un’offerta pubblica di scambio su Havas. Il titolo Havas e quello del gruppo Bolloré sono stati sospesi alla Borsa di Parigi dall’Amf, la Consob francese. Bolloré è entrato nel 2004 nel capitale di Havas. Vivendi dal canto suo detiene il 5% del gruppo pubblicitario francese Telecom «congela» l’operazione Oi I decreti sulle rinnovabili Bollette elettriche, Lo stop dopo gli incontri di Patuano in Brasile con il governo e gli azionisti della società meno incentivi Trasferta ● Con l’occasione di Futurecom, il maggior evento dell’America Latina dedicato al mondo delle tlc, Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, ha fatto questa settimana un lungo giro in Brasile per capire quanto spazio ci sia per l’operazione con Oi, in un mercato in cui i tassi di crescita nella telefonia sono ancora consistenti MILANO L’interesse resta. Ma per arrivare a conquistare Oi la strada non è semplice e nemmeno rapida. Approfittando dell’occasione di Futurecom, il maggior evento dell’America latina dedicato al mondo delle telecomunicazioni, l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, ha fatto questa settimana un lungo giro in Brasile per capire quanto spazio c’è per fare l’operazione. I riscontri sarebbero stati positivi, ma i tempi non sono ancora maturi. Per il gruppo telefonico la conquista di Oi sarebbe la migliore risposta dopo che si è visto sfilare Gvt da Telefonica perdendo un’opportunità di crescita in Brasile. Da un matrimonio tra Oi, leader nella telefonia fissa, ma quarto nel mobile, e Tim Brasil nascerebbe il primo player integrato di un mercato in cui i tassi di crescita nella telefonia sono ancora piuttosto consistenti. La combinazione, tuttavia, almeno secondo il piano a cui sta lavorando il Banco Bradesco, porterebbe Telecom ad avere una quota di maggioranza per la quale è necessario il benestare della politica. I cui equilibri dipendono dal ballottaggio che tra dieci giorni deciderà il nuovo presidente del Brasile. Serve tempo, insomma. Nel tour brasiliano Patuano ha avuto colloqui con il mini- stro delle comunicazioni Paulo Bernardo, con l’Antitrust e con alcuni dei grandi soci di Oi, tra cui Bndesp, il braccio operativo del Banco nacional do desenvolvimento, e Btg Pactual. Gli incontri avrebbero convinto 14,3 Miliardi di euro l’indebitamento di Oi La protesta contro la chiusura dell’acciaieria Terni, 30 mila in piazza Almeno in 30 mila hanno manifestato ieri a Terni durante lo sciopero generale indetto da Cgil, Cisl e Uil contro la chiusura dell’acciaieria Ast (ThyssenKrupp). In piazza i leader di Cgil, Susanna Camusso, e di Uil, Luigi Angeletti. Patuano della bontà dell’operazione ma anche confermato le difficoltà ad ottenere la maggioranza di Oi e che i tempi non sono maturi. La società brasiliana ha in corso un complesso processo di fusione con Portugal Telecom che porterà alla diluzione degli attuali azionisti, trasformando Oi in una public company, e all’alleggerimento del debito che è pari a 14 miliardi di euro. La fusione, più volte rinviata, è prevista per l’inizio del 2015. Dopo le elezioni, quando il quadro politico sarà chiaro, lo scenario potrebbe tuttavia cambiare e non è escluso che la stessa Oi possa bussare a Telecom per trovare uno sbocco. Una possibilità che Patuano non escluderebbe e per questo avrebbe messo in stand-by il dossier. Che tuttavia non è l’unico sul tavolo di Telecom. C’è l’affare Metroweb, ma soprattutto il dossier Mediaset su cui secondo alcune voci sarebbero stati avviati i primi sondaggi informali con l’Antitrust e l’AgCom per capire la compatibilità di un’integrazione. Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA I primi tre provvedimenti di attuazione delle norme per la riduzione delle bollette elettriche, specie per le pmi, sono stati firmati ieri dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Le norme del decreto Competitività dovrebbero portare a una riduzione degli oneri di incentivazione da fotovoltaico e da rinnovabili tra 500-700 milioni all’anno. Poste Furlan: Caio non è Mago Merlino Anna Maria Furlan parte dalle Poste. Il neosegretario della Cisl ieri è intervenuta a Perugia al consiglio generale del Slp, il sindacato lavoratori Poste della Cisl. L’azienda starebbe preparando un piano da 17-20 mila esuberi. «So che l’amministratore Francesco Caio ha esperienza, ma senza i lavoratori delle Poste né Mago Merlino né lui può farcela». © RIPRODUZIONE RISERVATA CERCHIAMO SEMPRE, PERCHÉ IL FUTURO NON SMETTE MAI DI STUPIRCI. Cercare sempre qualcosa in più, un risultato assoluto, un nuovo traguardo tecnologico. È questo il ruolo di Citizen, è il nostro DNA che si esprime. Trovare nuove opportunità per migliorare ancora, perché noi vogliamo andare più in alto. Chi possiede un orologio Citizen lo sa. Guardare oltre, cercare sempre, fermarsi mai. BETTER STARTS NOW € 398 RADIOCONTROLLATO PRECISIONE ASSOLUTA SISTEMA ECO-DRIVE ENERGIA INESAURIBILE VETRO ZAFFIRO PREZIOSO E INSCALFIBILE L’orologio riceve, con trasmissione via onde radio, il segnale generato da un orologio atomico: la sua precisione ha una tolleranza di 1 sec. ogni 10 milioni di anni. Basta una minima esposizione alla luce naturale o artificiale per accumulare una grande quantità di energia e garantire il funzionamento dell’orologio, senza pila. Protegge l’orologio grazie alla particolare compattezza della sua composizione chimica e ne esalta l’estetica con una trasparenza assoluta. Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 46 Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ADDETTA amministrazione del personale, assunzioni cessazioni, trasformazioni rapporti con enti programma presenze Word, Excel, posta elettronica. 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Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income Data Valuta Quota/od. 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 30/09 30/09 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 6,142 6,166 6,096 5,664 3,819 6,485 5,528 5,525 5,681 5,291 5,619 4,871 6,242 3,011 5,153 4,999 4,997 3,073 4,921 4,908 5,600 5,526 6,103 5,503 4,917 4,484 4,152 5,361 5,169 5,342 5,130 6,324 5,759 4,721 4,348 5,608 5,527 3,032 3,030 4,949 4,665 6,095 4,627 4,221 7,009 6,345 5,306 5,145 5,213 4,695 5,349 6,303 5,019 4,856 6,191 5,681 5,884 5,067 5,067 6,320 5,776 BELLA intelligente, colta, avvocato, brillante, estroversa, solare cerca compagno della vita, imprenditore giovanile, max 60enne, bell'aspetto, brillante, possibilmente mai sposato come me, amante viaggi, teatro, per iniziale amicizia e possibile matrimonio. 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East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B 5,201 SB Flexible B 5,199 4,982 5,458 4,861 3,570 3,304 4,667 5,535 DB Platinum 5,393 4,998 Agriculture Euro R1C A 5,401 Comm Euro R1C A 5,665 Currency Returns Plus R1C 5,048 DB Platinum IV 5,019 Croci Euro R1C B 6,031 Croci Japan R1C B 5,433 Croci US R1C B 5,449 Paulson Global R1C E 5,117 Sovereign Plus R1C A 5,170 Systematic Alpha R1C A 5,061 4,778 5,000 4,776 5,683 5,158 5,908 5,465 5,379 Fondi Unit Linked 5,277 Flex Equity 100 4,990 Global Equity 4,990 Maximum 5,320 Progress 5,283 Quality 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 14/10 14/10 08/10 08/10 08/10 14/10 14/10 14/10 USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1510,347 1652,267 1587,794 1439,647 1376,408 1326,913 1253,693 1239,318 1196,260 117,255 117,138 77,468 80,744 104,323 1076,178 1144,227 1016,999 15/10 16/10 16/10 EUR EUR EUR 55,190 96,130 927,170 16/10 16/10 16/10 08/10 16/10 15/10 EUR JPY USD EUR EUR EUR 109,150 8364,060 158,370 4903,610 107,090 10777,280 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 10,126 5,367 4,994 6,338 7,130 EUR EUR EUR EUR EUR 1514,892 1660,427 1595,654 1446,503 1382,980 1348,806 1274,398 1239,275 1196,230 117,581 117,445 78,337 81,639 105,059 1076,586 1145,127 1015,427 Data ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 10/10 29/08 29/08 29/08 30/06 Valuta Quota/od. 16/10 16/10 16/10 15/10 15/10 15/10 15/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 48,750 60,340 59,680 61,200 60,540 61,970 61,600 56,780 42,710 63,300 62,020 59,350 42,630 49,000 60,360 60,010 62,030 60,950 63,090 61,540 57,250 42,340 64,230 62,700 59,670 43,150 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Balanced-Risk Select A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Bond A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 USD USD USD USD USD USD EUR EUR USD USD USD EUR EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD Tel: 02 77718.1 55,820 www.kairospartners.com 95,720 928,020 Kairos Multi-Str. A 31/08 EUR 31/08 Kairos Multi-Str. B EUR 109,630 Kairos Multi-Str. I 31/08 EUR 8531,250 Kairos Multi-Str. P 31/08 EUR 158,290 Kairos Income 16/10 EUR 5277,210 Kairos Selection 16/10 EUR 107,380 KAIROS INTERNATIONAL SICAV 10668,040 KIS - America A-USD 15/10 USD 15/10 KIS - America P EUR 15/10 KIS - America X EUR 15/10 KIS - Bond A-USD USD 15/10 KIS - Bond D EUR 15/10 KIS - Bond P EUR 15/10 KIS - Bond Plus A Dist EUR 15/10 KIS - Bond Plus D EUR 15/10 KIS - Bond Plus P EUR 15/10 KIS - Dynamic A-USD USD 15/10 KIS - Dynamic D EUR 15/10 KIS - Dynamic P EUR 15/10 KIS - Emerging Mkts A EUR 15/10 KIS - Emerging Mkts D EUR 15/10 KIS - Europa D EUR 24,460 15,710 13,740 13,380 13,870 10,329 14,910 9,720 14,501 9,041 12,498 17,083 12,874 10,975 5,843 5,697 54,720 13,620 11,578 39,650 10,444 13,025 11,819 45,260 10,041 33,660 2953,000 15,740 14,200 10,700 18,550 13,350 13,240 12,590 10,829 10,309 13,290 11,462 10,169 29,980 28,660 874712,613 570753,978 590447,998 536380,732 6,809 10,114 259,690 182,570 184,030 174,050 124,330 128,830 126,740 131,470 133,900 176,330 122,670 125,070 125,120 123,120 112,220 24,510 15,750 13,860 13,490 13,990 10,322 14,900 9,730 14,613 9,110 12,498 17,092 12,880 11,013 5,860 5,709 56,200 13,990 11,563 40,350 10,531 13,052 11,843 45,370 10,096 34,850 3021,000 16,570 14,950 11,170 18,760 13,500 13,810 13,130 10,827 10,390 13,660 11,538 10,237 30,620 29,270 n. 1 Offerte di collaborazione: € 2,08; n. 2 Ricerche di collaboratori: € 7,92; n. 3 Dirigenti: € 7,92; n. 4 Avvisi legali: € 5,00; n. 5 Immobili residenziali compravendita: € 4,67; n. 6 Immobili residenziali affitto: € 4,67; n. 7 Immobili turistici: € 4,67; n. 8 Immobili commerciali e industriali: € 4,67; n. 9 Terreni: € 4,67; n. 10 Vacanze e turismo: € 2,92; n. 11 Artigianato trasporti: € 3,25; n. 12 Aziende cessioni e rilievi: € 4,67; n. 13 Prestiti e investimenti: € 9,17; n. 14 Casa di cura e specialisti: € 7,92; n. 15 Scuole corsi lezioni: € 4,17; n. 16 Avvenimenti e Ricorrenze: € 2,08; n. 17 Messaggi personali: € 4,58; n. 18 Vendite acquisti e scambi: € 3,33; n. 19 Autoveicoli: € 3,33; n. 20 Informazioni e investigazioni: € 4,67; n. 21 Palestre saune massaggi: € 5,00; n. 22 Chiromanzia: € 4,67; n. 23 Matrimoniali: € 5,00; n. 24 Club e associazioni: € 5,42. RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Tariffa a modulo: € 110 Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Data Valuta Quota/od. KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Liquidity D KIS - Liquidity P KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 15/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 15/10 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 114,650 115,160 102,430 127,540 128,040 131,420 134,370 103,500 107,130 148,290 108,820 111,770 112,820 117,280 119,510 120,200 87,480 91,970 100,250 Quota/pre. Nome 118,830 119,350 102,600 129,820 129,860 133,570 136,560 103,510 107,140 148,750 109,150 112,110 113,150 117,630 119,850 120,550 88,010 92,520 100,260 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,225 104,173 115,126 103,821 23,741 5,656 118,410 91,528 12,450 104,232 115,266 104,972 23,831 5,690 119,116 91,780 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it Dividendo Arancio Convertibile Arancio Cedola Arancio Borsa Protetta Agosto Borsa Protetta Febbraio Borsa Protetta Maggio Borsa Protetta Novembre Inflazione Più Arancio Mattone Arancio Profilo Dinamico Arancio Profilo Equilibrato Arancio Profilo Moderato Arancio Top Italia Arancio TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: Rubriche Compravendite immobiliari Quota/pre. Nome 4640,768 4800,301 EUR EUR 775797,091 770258,141 EUR 775797,091 770258,141 EUR 598452,457 592432,355 EUR 62759,815 60323,743 Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione. Acquistiamo ACQUISTARE, vendere aziende, immobili, ricercare soci, joint-venture? Trentennale esperienza nazionale, internazionale, pagamenti garantiti. www.cogefim.com - 02.39.26.11.91 ATTIVITÀ da cedere/acquistare artigianali, industriali, turistico alberghiere, commerciali, bar, aziende agricole, immobili. Ricerca soci. 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Equity Quant B EUR 16/10 125,220 PS - Liquidity A EUR 16/10 100,440 PS - Liquidity B USD 16/10 96,380 PS - Opportunistic Growth A EUR 16/10 102,150 PS - Opportunistic Growth B EUR 14/10 95,690 PS - Prestige A EUR 14/10 102,800 PS - Quintessenza A EUR 14/10 107,390 PS - Target A EUR 14/10 107,560 PS - Target B EUR 14/10 103,620 PS - Target C USD 14/10 104,690 PS - Titan Aggressive A EUR 16/10 100,990 PS - Total Return A EUR 16/10 95,020 PS - Total Return B EUR 16/10 112,100 PS - Valeur Income A EUR 14/10 104,630 PS - Value A EUR 14/10 106,950 PS - Value B EUR 14/10 102,490 PS - Value C USD 114,070 120,510 106,980 102,410 85,750 84,270 102,580 106,710 105,650 164,000 122,460 102,200 120,340 91,260 98,330 98,030 98,690 109,530 112,010 125,290 100,510 96,580 102,370 97,480 103,540 107,940 108,110 104,130 107,780 101,130 95,150 112,350 106,770 109,130 104,550 www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I 16/10 16/10 16/10 16/10 EUR EUR EUR EUR 99,980 98,500 152,580 1559,150 100,510 98,780 150,450 1537,410 www.pegasocapitalsicav.com 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,170 107,330 105,560 105,750 100,200 97,920 107,310 107,470 105,700 105,900 100,490 98,210 www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 NM Augustum Corp Bd A NM Augustum High Qual Bd A NM Balanced World Cons A NM Euro Bonds Short Term A NM Euro Equities A NM Global Equities EUR hdg A NM Inflation Linked Bond Europe A NM Italian Diversified Bond A NM Italian Diversified Bond I NM Large Europe Corp A NM Market Timing A NM Market Timing I NM Q7 Active Eq. Int. A NM Q7 Globalflex A NM Total Return Flexible A NM VolActive A NM VolActive I 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 16/10 10/10 10/10 15/10 15/10 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 190,150 145,560 135,390 138,840 43,770 69,370 105,180 110,440 113,070 137,320 102,350 103,600 56,920 104,710 121,700 99,750 100,580 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. 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Grower D 16/10 5,742 EUR 184,120 CITIC Securities China Fd A 185,590 Fidela A 16/10 5,283 EUR 174,240 Income A 16/10 5,678 EUR 124,460 International Equity A 16/10 7,023 EUR 128,970 Italian Selection A 16/10 5,934 EUR 126,880 Liquidity A 16/10 5,328 EUR 131,620 16/10 4,900 American Eq.A EUR 134,050 Multimanager 16/10 4,643 EUR 175,890 Multimanager Asia Pacific Eq.A 16/10 4,320 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A EUR 122,350 16/10 4,144 EUR 124,760 Multimanager European Eq.A 16/10 5,051 EUR 125,490 Strategic A 16/10 5,898 EUR 123,480 Usa Value Fund A 116,310 Ver Capital Credit Fd A 16/10 5,403 EUR 16/10 92,010 92,380 Asian Equity B EUR 16/10 129,230 129,740 USD 101,860 Asian Equity B 16/10 419,330 424,340 Mkts Equity USD 104,970 Emerg 16/10 409,650 414,550 Mkts Equity Hdg EUR 140,040 Emerg 16/10 253,920 254,320 European Equity EUR 16/10 313,180 313,680 European Equity B USD 16/10 109,120 108,720 Greater China Equity B EUR 16/10 155,290 154,710 Greater China Equity B USD 16/10 71,940 72,450 Growth Opportunities USD 16/10 78,750 79,310 Growth Opportunities Hdg EUR 16/10 123,720 126,620 Japanese Equity JPY 16/10 122,600 125,480 Japanese Equity B USD 16/10 160,670 164,440 Japanese Equity Hdg EUR 16/10 123,880 124,860 Swiss Equity CHF 16/10 94,110 94,850 Swiss Equity Hdg EUR 16/10 160,850 158,840 US Equity USD 16/10 177,050 174,840 US Equity Hdg EUR 6,808 7,567 5,525 5,500 5,731 5,330 5,705 7,062 Tel 0332 251411 6,068 www.ottoapiu.it 5,333 4,904 8a+ Eiger 16/10 5,502 5,535 EUR 4,676 8a+ Gran Paradiso 16/10 5,183 5,202 EUR 4,382 8a+ Latemar 16/10 5,624 5,662 EUR 10/10 EUR 718153,573 739346,769 4,213 8a+ Matterhorn 5,095 5,874 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13353D9B www.kneip.com 5,432 Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 ECONOMIA/MERCATI FINANZIARI ● Piazza Affari 47 Sussurri & Grida Google batte Goldman Sachs, più fondi a Washington di Giacomo Ferrari (m.sid.) È nata la House of Algorithms? Qualcuno in Rete, ieri, si domandava se Google voglia ora eleggere il nuovo presidente Usa. Detto così, magari, è troppo forte (fosse così facile). Ma certo la volontà di influenzare le prossime elezioni di mid-term c’è tutta e ha un nuovo indicatore: la società guidata da Larry Page ha infatti speso tramite il suo organismo di azione politica, NetPAC - 1,43 miliardi di dollari nel 2014, più di Goldman Sachs (1,4) «famosa per le sue connessioni politiche», come sintetizzava ieri il Ft. Google era già nota per essere la società che investe di più in lobbying a livello di comunità europea. Ma nel quadro del Vecchio continente è evidente che la spesa serve più che altro per fare lobbismo regolatorio. Mentre negli Stati Uniti — dove, ricordiamolo, i finanziamenti alla politica non solo sono leciti ma sono anche il principale strumento di alimentazione dei due schieramenti in campo, repubblicani e democratici — la partita serve a influenzare le scelte di politica interna. Come la stretta dei democratici sulle politiche di elusione fiscale di tutta l’industria tecnologica. smarteconomy.corriere.it Il recupero delle Popolari Giù solo Tenaris e Cnh I l rimbalzo è arrivato proprio nell’ultima seduta della settimana ed è tutto targato Usa. Le trimestrali positive e il miglioramento della fiducia dei consumatori hanno rilanciato Wall Street, che ha poi trainato le Borse europee. Quanto a Piazza Affari, il Ftse-Mib ha recuperato il 3,41% grazie al forte rimbalzo di Autogrill (+7,95%) e dei titoli bancari, favoriti dallo spread sceso a 161 punti base. La Popolare dell’Emilia Romagna ha guadagnato il 7,28% e il Banco Popolare il 7,22%. Bene anche Yoox (+7,12%); fra le blue-chips hanno chiuso in negativo solo Tenaris (-1,58%), all’indomani dell’investor day di New York, e Cnh Industrial (-1,19%) che ha parzialmente corretto la performance di giovedì. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA $./ 1" "k 1Î La squadra Pimco si mette in vetrina (giu.fer.) Dopo l’addio di Bill Gross, Pimco sente il bisogno di mostrare le facce della squadra al comando. Finora Gross era stato il volto della società che aveva fondato e della quale era diventato chief investment officer (Cio), ruolo condiviso fino a gennaio, anche a livello di immagine pubblica, con l’ex Ceo Mohamed ElErian. Con la duplice partenza dei due top manager in meno di un anno, il gruppo si è accorto di avere un problema. Così sulla stampa finanziaria la società numero uno mondiale degli investimenti in obbligazioni, con circa 2 mila miliardi di dollari gestiti, ha comprato pagine di pubblicità per fare vedere i volti di chi oggi guida l’azienda. «We are Pimco» dice il titolo che accompagna le foto dei 6 top manager al vertice e il loro ruolo: Daniel Ivascyn (nella foto), global Cio; Andrew Balls, Cio e responsabile globale del reddito fisso; Mark Kiesel, Cio e responsabile globale del Credito; Virginie Maisonneuve, Cio ,Âkää 8@± .x± .x± ®kׯ ® °¯ ±/± .@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ æ`ÊÐæ ´Õ`| Õ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®Õ¯ æ`ÉÐÉ ´z`æÊ Xk@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ¯ `Ðææ ´|`pz XÎk Â׬ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® $¯ ¤z`|zæ ´æ`p X¶×k ,Î@N ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ,¯ ¤`æʤ ¤`| XÅ~@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® /¯ ¤`æp| ´z`¤| bk¬±Âkäk±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ ¤Õ`|æ æ`z| kbkÅ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ æ`æ¤É ´Ð`z kxxk K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ ¤`pÊÉ ´Õ`pÉ £ .kkÞ@NkÅ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"¯ r r k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®."¯ Õ`pÕ| ´æ`pÊ NkÎkÅű±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ æ`|Ðæ ¤`|Õ ¬x ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!,¯ |`Ðææ ´Õ`pÉ @ b~ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"!¯ Ð`|p ´Ð`p Å@b /ÎÅ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1/¯ p`Êz ´¤`æz Âk@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.¯ r r ÅX¬@Ýk K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/ ¯ ¤`ÉÉz ´¤`|Ð ÅÎ@b K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ z`Épz ´z`¤p Î@Î@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ ¤É`Êæ ´Ð`¤z ×Î~±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ z`|Ðæ ´É`z ×ÎÅÎÂ@b@ 1!±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ `Êæ ´Õ`ÉÊ ×ÎÅÎÂ@bk !k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®31!¯ ¤z`¤ææ ´Õ`ÐÉ ä×α±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>!¯ ¤É`Ðzæ ´z`ÉÐ G /¬k@kÂÅ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ¯ z`pÐæ ´Õ`|Ê @X@ kkÂ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"¯ ¤`zææ ´|`zæ @X@ xÅ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ ¤Ð`Êææ ´z`z @X@ ,¬± @ .±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ z`pz ´É`Õp @X@ ,¬± /b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,/$¯ Ð`ÕÐÊ ´|`ÊÊ @X ,¬@Âk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ ¤¤`Õpæ ´É`ÕÕ @X ,¬@Âk Þ¤æ ±±±±±±±±±±±±±±±®9,¤æ¯ r r @ÅXkα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"¯ Õ`¤|æ r @ÅÎ~±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ ¤`Ðæ ´æ`|É ÎkX K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ ¤|Õ`æææ ´|`ÕÊ X@ @Â~k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® .¯ æ`æ| ´z`pp X@ @Â~k  ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ..¯ ¤`¤ÉÊ ´¤`Ðp X@ @Î K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®¯ æ`|¤z ´Õ`¤ X@ ÎkÂN@Âk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ Ð`|æ r X@ ,¬±ÎÂ×Â@ k @ä K±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ æ`z|¤ ´Ê`æp X@ ,¬±!@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,!¯ 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@ÂÂ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ..¯ ¤`Ê ´æ`Ðz @ÎÎX@ Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® //¯ ¤Õ`Õzæ ´Õ`æp k 1kÂ@¬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® 1 ¯ ¤`pææ ´æ`ÐÐ kNÂk K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® !¯ `pææ r kkΠK±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® !¯ |`ÐzÊ ´|`ÊÊ kα @ÎÎk 1 K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® 1¯ Õ`zÕæ ´|`zÊ kÂ@± .XXkÎÎ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®. ¯ æ`Õzz æ`É| kÂÝkb±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® .8¯ |`|pæ æ`|| ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ¯ æ`æ|æ ´Õ`æÐ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ¯ æ`ÕÊÉ ´|`Éz XXk@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ¯ æ`Õz¤ ´æ`ÉÊ Â±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® .¯ æ`p|æ ´Ê`¤Ð @ÅÅ bα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® ¯ æ`Ðæp ´¤Ð`pp " b×ÅÎÂ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® "¯ Ê`Õzæ ¤`¤ xbk±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±® 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±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!!¯ !Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$" ¯ !b@b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!"¯ !b 1Ý K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!18¯ !Âx ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$"¯ !Îk ,@ÅX /±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!,/¯ !Ýk@ß±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!!¯ !×Î×k K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$¯ " "Xk K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®" ¯ "k@xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"$¯ "k@xk ¤z Þ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±®9"$¤z¯ "Ý@Âk±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®".¯ $ $b@Î@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®$¯ , ,@@Â@~Â׬ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,"¯ ,@Â@@Î ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,1¯ ,@Â@@Î ¤zÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9,1¤z¯ ,@~~ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ ,kÂÂk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ ,kÂÂk ¤ÕÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9,.¤Õ¯ ,x@Â@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,"¯ ,¶×@b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,-¯ ,Âk G ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®, ¯ ,Âk G ± ÂX±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®, ,¯ ,~± /±@×ÅÎ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,/¯ ,~Â@xX bÎÂ@k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,$¯ ,Âkű±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,./¯ ,Âk×b@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ ,Â@ b×ÅÎÂk K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ ,ÂàÅ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.;¯ . .± k !kbX K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.!¯ .@ÎÎ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.1¯ . / !kb@~Â׬ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®. /¯ .kXÂb@Î K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®. ¯ .k¬à K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.;¯ .kÎkα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ .Å@@kα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®."¯ .ÅÅÅ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.$/¯ / /@N@x /±¬±@± K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ /@kÅ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ /@kÅ ÂX K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ /@x Â׬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ /@¬k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,!¯ /@¬k ÂŬ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,!.¯ /@ ¬Âk~ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ /@ ¬Âk~ ÂX ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ /@Â@Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/./¯ /@α±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ /@Ýk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/8¯ /XÂkk /kÂÝXk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ /k@Î ,±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ /k@Î , ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ /kÂÝä Î@@ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ /kÂÝä Î@@ ¤z Þ@ K ±±±±±±±±±±±®9/.¤z¯ /kÅ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ //±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ /ÎkÅ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ /@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/"¯ /@ @Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ /~kx K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/$¯ / ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/$¯ / ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/."¯ /¬@Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,¯ /¬@Xk Þ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9/,¯ /Îkx@k K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ /Îkx@k ÂŬ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1.¯ /1!XÂkkXα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1!¯ 1 1@N× ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1,¯ 1@N× ¤ÐÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®91,¤z¯ 1/±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ 1kkX 1 ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®11¯ 1kkX 1 !kb@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1!¯ 1kkX 1 !kb@ ÂX ±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1!.¯ 1kkX 1 ÂX ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®11.¯ 1k@ÂÅ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1"¯ 1kÂ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1."¯ 1kÂkÂ~@ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1.¯ 1kÅkX K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ 1ÅX@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ 1ÅX@ ¤|Þ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®91/¤|¯ 1bÁű±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1$¯ 1ÂkÝ ±b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ 1:1 kÅ×Î K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1:1¯ 3 3 @X@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3¯ 3XÂkbα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3 ¯ 3XÂkbÎ ÂŬ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3 .¯ 3¬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3"¯ 3¬ ¬Âݱ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3",¯ 3¬/@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/¯ 3¬/@ ÂŬ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/.¯ 3¬/@ ÂŬ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/.¯ 8 8@Å@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8/¯ 8@ b×ÅÎÂ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8"¯ 8@ @ݱ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8¯ 8ÎÎÂ@ Åű K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8/¯ 9 9Âb ×Îà Âkk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9¯ ; ;ß K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®;$$:¯ > >~@~ 8kΠK±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>8¯ >×XX±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>3 ¯ >×XX ¤| Þ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9>3 ¤|¯ >×XX ÂX±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>3 .¯ ,Âkää .x± ®kׯ Õ`Êzp Ê`Ðææ z`¤pæ æ`¤æz r ¤`Ð|æ ¤`¤æz æ`|pæ ¤æ`ʤæ æ`ÊÉÉ ¤`zzz æ`Ðæ æ`pzÕ æ`æÐÊ |`zzp Õ`Ézæ |`|zæ r r æ`ÐÕæ ¤`¤pæ Õ`|æp ¤`Ðʤ Õ`¤æÊ æ`ÊÉÊ r Ð`æÉ| ¤`Êæ ¤æ`zÕæ `z¤z z`zææ æ`Õ|| æ`Ф¤ æ`Õz ¤Õ`Õ|æ ¤Ð`|zæ æ`ÕÊz Õ`ÐÉæ æ`ÕÉ ¤¤`Éæ zÊ`Êææ æ`ʤz æ`¤ÕÉ ¤`Ðzp ¤Ð`æÐæ z`pææ |`Êzæ ¤æ`¤æ ¤z`Êzæ r Õ`zæ ¤¤`z|æ æ`ÉÉ| ¤Õ`pææ ¤Õ`pÕæ r æ`ææ¤ æ`ÊÊæ |`ÕÕÊ 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æ`Õæ æ`Õ¤ æ`Õp Dieci in gara per l’ex sede Unicredit di Piazza Cordusio (f.d.r.) Le offerte sono arrivate giovedì sera. Per ora sono manifestazioni di interesse, e quindi non vincolanti, ma la valorizzazione dell’immobile di Piazza Cordusio che una volta ospitava la sede di Unicredit sarebbero tutte sopra i 350 milioni di euro. Una cifra che rispetta le attese di Idea Fimit, proprietaria del palazzo che rappresenta il pezzo più pregiato del fondo Omicron Plus Immobiliare. La proposte sono arrivate da dieci big del mercato, tra cui il fondo Cerberus, Blackstone, Hines, Sorgente e Jp Morgan. Ora Idea Fimit insieme all’advisor Cbre passerà alla fase di analisi delle offerte per poi finalizzare la gara e iniziare la trattativa per la vendita. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8@± ! æÕËæ¤ËÕæ¤| ® °¯ ®kׯ ÕÐ`ÕÉ Õ`zÐp æ`¤Ê z`¤z ¤É`p| |`zÕ ´ÐÐ`Õ æ`æÉÉ r r Õæ`ÊÕ ¤`ÐæÕ Õ`ÊÊ ¤`æzÉ Ðz`ÐÕ æ`|ÊÕ Ð|`¤p ¤æ`Õzæ z¤`ÐÐ æ`ÊzÐ ´ÕæÉ`ÊÕ æ`zæÕ Õ`p| æ`ÕÉÊ ÕÕ`ÐÊ æ`p¤É |Ð`| æ`æÐÕ ´¤æ`pz |`æ¤æ æ`¤z Õ`ÉÕÊ ´ÕÐ`Éz Ð`|Ê| r r r r ¤p`ÉÐ æ`Фz `Õ ¤`¤|| Õ`Éz Õ`ÐÉÊ É`|¤ ¤`ÐzÐ ¤Õ`|É ¤`zæ ´Ðæ`ÊÊ æ`zæ| r r |`z Õ`pÕ ¤æ`ʤ ¤`z|p ¤z`Ê| `ppæ æ`ÐÉ p`pææ `|É z`¤pæ ¤É`Ðz æ`ÕÐÉ |z`Êz æ`Ðæ| `ÉÕ æ`Õz ´Ðæ`p| `Õzæ ÕÉ`ÉÐ ¤Õ`Épæ ¤`Ðæ æ`ÕÊ| ´p`æÕ Õ`¤| Õp`¤| æ`æz ´¤z`pp ¤æ`ÐÐæ Ð`|¤ |`||æ ´¤¤`¤¤ æ`|pz |æ`ææ æ`¤ÕÊ ´Õ`¤p ¤`ÕÉp ´¤`zÊ ¤¤`ÕÉæ ¤É`¤| z`Êzz Ðæ`¤ |`Êzæ |Õ`Ê `ÉÐæ ´¤`ÐÊ ¤|`Éææ r r |Ê`ÕÉ Õ`|pæ p`Éæ ¤æ`Õzæ É`æÐ æ`ÉÐp ´¤p`|¤ ¤æ`pææ ´Ð`p¤ ¤¤`pÉæ r r ÕÉ`Ép æ`ææ¤ Õp`ÕÊ æ`|pæ ´Ð`zp Ð`pÕ ´ÕÊ`|z æ`ÕÐz æ`p| ¤¤`Ðpæ ´|`æÉ É`Õ¤z Õ`ÊÐ æ`æÉÊ ¤`æÊ ¤`æpp ´¤`æ Ð`É| |z`Ê Õ`Õpæ ´|`ɤ z`ÊÐæ ¤`ÉÉ ¤`ÊÉ| æ`|¤ `Êææ r r Ðæ`pp æ`ÕÐ r r É`z¤ z`¤Éæ ´|`pp Õ`¤É| ´Ð`Éæ æ`ÐÕÕ |`æÊ æ`|Êæ ´¤æ`ÐÉ æ`Éæ |Õ`¤z æ`pæ ´ÕÕÐ`z æ`¤É¤ ´¤æ`¤¤ æ`zÊ| |`Éæ ¤|`pææ ´|`Ф Ð`zÊæ Ф`æz ¤`|zp ÕÐ`æz æ`zpz ´Õ`ÐÊ æ`æ|Õ Éz`ææ æ`æææ Ð`ÐÊ Êp`pzæ ÕÐ`ɤ |`ÊÊ ¤É`ÐÕ Ê`pæ ´Õæ`|z |`p|æ ´Ð`æÊ z`ÕÊz æ`Ê| É`|ææ ¤Ê`zz Ð`|ÕÊ p`| Ð`Õ¤p `p ¤`æ ´¤p`z¤ÉÐ`æÉ ´Õ`Õ ¤`æÉ ´¤æ`Õp ¤æ`æÊæ É`zæ ¤`¤¤æ É`æÉ |`zzæ ´Õ`æÊ p`zpæ Õp`| Ê`ÐÐæ zÕ`ÊÉ ¤|`pÉæ æ`Õæ |`pÉæ ÕÐ`Ð æ`æzÕ pÉ`pp æ`æææ Ð`Õ| æ`¤Ê -V>`iâ> ° ¤|±æz±¤z ¤Õ±æʱ¤z ¤|±æɱ¤z ¤|±æp±¤z ¤|±æ±¤z ¤|±¤æ±¤z Õæz ÕÐ| ÕÊÊ ÕÉ ÐÕp Ðzp *À° iÌÌ ,i`° `pæÉ `ÉzÊ `ɤp `Êpp `ÊÕÉ `zÕ æ`ÕÊ æ`ÐÕ æ`Ð| æ`Ðz æ`Ðp æ`Ðp !@ß ®kׯ |`ÐÐÕ p`|¤æ É`¤|z æ`¤pp r ¤`pÕ¤ ¤`ÉÐp æ`p| ¤Ê`Ðzæ ¤`zÐ Õ`Õz| æ`Ê¤Ê Õ`zÊÕ æ`¤ææ z`Фz Ð`zÊÊ Ê`æÊæ r r æ`zÐÕ ¤`Êææ Õ`zzp ¤`zÐÉ Õ`Ép æ`p¤Ð r z`ÐÐæ Õ`Ðzp ¤Õ`Ðæ ¤æ`Ðæ p`ÐÉz æ`|zÐ æ`ÉÊ| æ`|æÉ ¤z`Êæ ¤`z|æ æ`ÐÊz Õ`É|Õ ¤`pæÊ ¤Ð`ÐÐæ ÊÊ`¤zæ æ`ÉÉz æ`ÕÐp ¤`Êz ¤z`zææ p`pzæ É`pæz ¤`æÐæ Õæ`pzæ r |`pæ ¤Ð`¤|æ ¤`Ðææ ¤|`zææ ¤Ð`Ézæ r æ`ææÕ ¤`Õz z`Êzæ æ`zÕp ¤|`¤zæ `ÉÉæ æ`¤Ð¤ Õ`ÕÉÕ |`zÉÕ |`pæ É`¤pæ Õ`ÐæÊ ¤æ`pæ r æ`|ÊÕ r É`ÐÊæ Õ`p¤æ æ`p¤z æ`Êzæ ¤`ææÐ Õ`æzÉ æ`Õ¤ æ`Ép ¤p`¤pæ |`¤¤| Õ`ÐÊ| æ`Õæ æ`æpæ æ`ææ¤ ¤Õæ`¤ææ p`|pæ ¤¤`¤æ É`zÕæ Ê`pÉæ `zææ z`É|æ z`æÉæ Õ`ÊÉ Õpæ`ÕÐÐ Õ`Ê|¤ ¤z`Éæ ¤`zÕ| Ê`|Éæ ¤æ`Ézæ ¤æ`pÐæ Ð|`Ézæ Ê`Фz æ`¤|z æ`ææp æ`Ðæp @¬Î@ä ® b kׯ Ðæp|` zÐ|z`É ÐÉÐÐ`p z`| r ¤¤Ê`Ð ÕÐz`Õ ¤¤Õ`æ Õʤ`¤ ¤ÉÉ`z |¤`Ð ||`¤ |ФÊ`| Õ`É ¤Ép`p ÐÕÕ`Ê Ð|`p r r ¤¤`¤ zÐ`æ |ÐÊp`| r ÉÊÕ`РФ`p r æ`| pæ`| |ÐÕ`z ¤¤Ð`Ê |Ê`Õ Ð¤`Ð ¤zÉ`z |É`p ¤Ðæ`¤ Õp|`¤ `Ð Ê|`É |ÉÉ` Õ|Ê` zÐ|`Ê ` ÕÕÊ`æ ¤z`É ¤|`¤ p|`Ê ÐÐ` ÊÕz`É ÊÉp`z r ¤ÕzÉ`p ¤p`Ê ÉÕ`z ¤Õ|`É É¤Õ`Õ r ¤`Õ æ`| ¤¤`æ r ¤p|`Ð ¤ÉæÉ`| Ð`Õ ¤Õ`p ¤ÐÊÉÉ`Ê ÕÉÕ`Ê z|z` p¤Ð`Ð ¤ÕÉ`| r Õæ` r r ÐÐæ`æ r ¤`Ê ¤æ|ÕÕ`| ¤æÕ`z Ð`| ÐÊp`É r Ézɤ`Ê zÉ`¤ Ê|`Ð pæ`| r Õ¤p` ÐФ`É pÉ`Ð z¤ÐÊ`p Фp¤Ð`| ¤`æ ¤zp`¤ æ|`Ð |ʤz`É ÕÉÕ`æ ÉÊæ`æ ¤¤`z ÐÐ`| Õ¤æ`æ Êæ¤`Õ ¤ÊÉ` Õ|`Õ |||`Õ Õæ`z r æ`Ê I /Ì >««>ÀÌiiÌi > Ãi}iÌ -Ì>À° >Ì > VÕÀ> `i½>}iâ> }À>ÃÌV> ,>`VÀ° iÌi ÕÀii\ ÛiÃÌ °° > -V>`iâ> © RIPRODUZIONE RISERVATA -×Î@ä bÂkÎÎ@ Å× Îkkx_ Ý@ -3$1 Å~@ ÎÎ` @b kÅk¬_ -3$1 @ ×k |pÕÕ|Õ± ÅÎ æ`z × ¬k /!/ ÂXkÝ×α x Å× ÞÞÞ±XÂÂkÂk±ÎËkX@ 1k± ±$±1± responsabile globale per l’Equities; Scott Mather, Cio responsabile per le Strategie core negli Usa; e Mihir Worah, Cio responsabile per Real Return e Asset Allocation. !kÎk @×Âkk $ ¤É ÎÎ k@ kÎÎkÂ@ /ÎkÂ@ ®Ý±X¯ ÕÕæ`|É Õ|Õ`Ê /ÎkÂ@ ®±X¯ ÕÕÐ`Êp Õzæ`ÕÉ /ÎkÂ@ ®¬ÅαÉ|¯ ÕÕÐ`Êp Õzæ`ÕÉ Â×~kÂÂ@b Õp`zÐ ¤±æÐæ`zÊ !@Âk~ Î@@ ¤É|`p| ¤`ÕÉ !@Âk~ /Ýääk ¤ÉÕ`É ¤|`Ê| !@Âk~ Â@XkÅk¤ÉÕ`|| ¤|`ÊÐ $ !@ ®×ÂË~±¯ Ф`|¤ Ф`Ðp $ bÂ@ ®×ÅbËX@¯¤±ÕÐp`ææ ¤±ÕÐ|`Õz Â~kÎ !@ ®×ÂË~±¯ r |zÉ`Ð ,@Î !@ ®×ÂË~±¯ r ÐÐ`¤É ,@@b !@ ®×ÂË~±¯ r ¤`p| ¤É ÎÎ ×ÂN !@ÎÎ /kÂ@ ,k± ¤ ÅkÎα ¤ kÅk Õ kÅ Ð kÅ | kÅ z kÅ Ê kÅ 1±ÐÊæ æ`æÕ¤ æ`ææÊ æ`æ|z æ`æp¤ æ`¤pz 1@ÅÅ ÐÊz æ`æÕ¤ æ`ææÊ æ`æ|Ê æ`æpÕ æ`¤pp ,k± 1±ÐÊæ É kÅ p kÅ kÅ æ`ÕzÊ ¤æ kÅ ¤¤ kÅ ¤Õ kÅ æ`Ð|æ ÐÊz æ`ÕÊæ æ`Ð|z -VÌ ÌiÀÛ Î@@ ä]äx ×Â¤É ä]äx @@b@ ä]Ç @@ÂX@ ä @b@ ä]äx Â@X@ ä]äx æ`æz æ`æz ¤ æ æ`æz æ`æz -VÌ ÌiÀÛ kÂ@@ @¬¬k ±± 3/ /Ýkä@ ä]äx ä]Î ä]Óx ä]Óx æ`æz æ`¤ æ`z æ`Õz æ`Õz $./ /1. 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È la posizione di Peter Handke (1942) scrittore austriaco residente a Parigi, quest’anno tra i candidati al premio. Handke, all’agenzia di stampa austriaca, Apa, ha dichiarato apprezzamento per il Nobel della letteratura a Patrick Modiano («un autore notevole con un’opera unica») che, a differenza dell’ultimo Nobel francese Jean-Marie Gustave Le Clézio, è per lui un bravo scrittore: «Questa è una cosa molto rara», ha spiegato. Da Handke, che in passato ha tradotto Modiano in tedesco, sono giunte anche critiche al premio definito una «falsa canonizzazione» della letteratura: «Il premio Nobel andrebbe abolito». Commedia umana Nella vicenda di un ricco personaggio rovinato dalle speculazioni un autore «grande e innocente» riassume la febbre della borghesia La vita secondo Balzac Una lozione per capelli e il denaro della Francia Storia dell’olio di Birotteau, il commerciante che ipotecava il futuro di Pietro Citati N el 1836, Honoré de Balzac aveva trentasette anni. Quando lo vide, Alphonse de Lamartine disse che «era grosso, spesso, quadrato, alla base e alle spalle; il collo, il petto, il corpo, le cosce, le membra possenti; la vastità di Mirabeau, ma nessuna pesantezza. Aveva un’anima così grande che essa portava tutto quanto leggermente, gaiamente, come un involucro agile. Le sue braccia corte gesticolavano con facilità; parlava come parla un oratore. Le sue mani grasse e larghe si esprimevano agitando tutto il suo pensiero». Un’amica della moglie, Sophie Koslowska, scriveva nello stesso tempo a suo padre: «Non può essere chiamato un bell’uomo, perché è piccolo, grasso, rotondo, tarchiato: ha delle spalle larghe, quadrate, una grossa testa, un naso come della gomma elastica, una bocca bellissima ma quasi senza denti. Ma c’è nei suoi occhi bruni, un fuoco, un’espressione così forte, che, senza volerlo, siete obbligato a dire che ci sono pochi uomini così belli. Ha una volontà e un coraggio di ferro. Congiunge alla grandezza e alla nobiltà l’innocenza del bambino. È pieno di illusioni e di buona fede». Appariva nei salotti di Parigi come un fulmine, parlando, folgorando, dominando: viaggiava volentieri, in Austria e in Italia, quando la tensione della scrittura gli impediva di chiudersi in casa; ma il suo vero luogo era lo studio, dove concepiva e scriveva i suoi romanzi. Lavorava moltissimo, come «una macchina a vapore»: ventiquattro ore di seguito, e poi un sonno di cinque ore: andava a letto alle sei di sera e si svegliava a mezzanotte: combatteva con la carta e i pensieri come un soldato sul campo di battaglia: restava tutta la notte sotto la luce di un paralume, davanti alla carta bianca, a volte senza trovare una parola, sentendo il rumore del fuoco e quello delle carrozze; ed era fiero di non macchiare mai d’inchiostro le maniche della sua vestaglia bianca. Spesso era malato. Dolori al fegato, infiammazioni agli occhi e alla gola, sofferenza di stomaco, rivoluzioni sanguigne e nervose, infiammazioni alle viscere. Qualche volta, perdeva il senso della verticalità, persino a letto, e capiva come Pascal fosse giunto a scorgere un abisso ai suoi lati. Un giorno, ebbe un colpo di sangue, sentì brusii nella testa, e cadde a terra mentre camminava nel parco. Non sappiamo se oltrepassasse le proprie forze, lavorando troppo; o se la malattia abitasse e covasse dentro il suo corpo fragile. Conosceva un solo, vero rimedio: il sonno: scendeva dentro gli abissi di sé stesso e della natura: dormiva per sedici o ventiquattro ore di seguito; e quel sonno profondissimo e tenebroso gli permetteva di rialzarsi e di tornare al tavolino per ore e ore, al fondo delle quali intravedeva un altro sonno sterminato. ✽ ✽ ✽ Aveva un senso ricchissimo dell’unità di tutte le cose: era il suo istinto primordiale. Nel Lys dans la Vallée, che finì di scrivere nei primi mesi del 1836, parlava dell’unione del sole e delle acque, dei fiori e delle anime, degli animali e dei vegetali, che si scioglievano in un’ondulazione luminosa. Nella Grandeur et décadence de César Birotteau, pubblicato nel dicembre 1837, tutto è denaro: la vitalità, la forza, l’energia, le sensazioni, i pensieri di una persona che nasce, cresce e muore, sono denaro che si diffonde nel mondo; quel denaro che, come dice un suo personaggio, non conosce nessuno: «Non ha orecchi, il denaro; non ha cuore, il denaro». Nella Grandeur et décadence de César Birotteau, il denaro ha un aspetto particolare: non la pura speculazione, che sarà riservata alla Maison Nucingen, ma il commercio. Come la Comédie humaine ci racconta, i commercianti dell’epoca di Luigi Filippo affondano le loro ra- Ottocento ● Honoré de Balzac nacque a Tours nel 1799 e morì a Parigi nel 1850. È uscito per Castelvecchi Balzac. Il romanzo della sua vita di Stefan Zweig ● A fianco: Gustave Caillebotte: L’homme au balcon, boulevard Haussmann, 1880 dici nella società della fine del diciottesimo secolo: hanno scalzato l’aristocrazia: sono onnipotenti: sono il cuore e il motore della vita; e solo gli artisti li scherniscono. Balzac non nasconde la loro avidità: il loro fisico desiderio di denaro, anzi di oro, che cola tra le loro mani come un fluido vitale. Ma questa avidità viene trasformata. Nel caso di César Birotteau, essa è una virtù: la probità del commerciante; e assume, specie verso la fine del romanzo, l’aspetto di una vera e propria religione, che ha i suoi santi e i suoi martiri. Quella di César Birotteau è un’ossessione: ci sono gesti, parole, che egli ripete sino alla fine del libro, come se fosse preda di una vera e pro- pria mania. Solo che bisogna intendere mania nel senso in cui lo intendevano i greci: follia creativa, ispirazione, vocazione, genio. Egli inventa, fa progetti e poi li attua: ognuna delle sue scoperte ha l’ardire e la novità con cui l’alchimista scopre il lapis philosophorum o Newton le leggi dell’universo; non importa che ciascuna di esse abbia qualcosa di grottesco, perché in Balzac l’ispirazione (o il sacro) e il grottesco fanno uno. Birotteau ha già inventato la Double â pate des sultans e l’Eau carminative: ora sta inventando un’essenza per impedire la calvizie e far crescere i capelli: l’Huile comagène o l’Huile céphalique o l’Huile césarienne, che porta il suo nome, come la Gioconda porta il nome di Leo- Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 ● In pagina La mucca scomparsa di Paola Capriolo CULTURA na mucca che appare e scompare misteriosamente dal cortile di una scuola; la sparizione altrettanto misteriosa di una maestra che forse è stata nascosta nei sotterranei dell’edificio; la decisione da parte di un gruppo di allievi di improvvisarsi investigatori per risolvere l’enigma: U Premiato nardo da Vinci. Ogni invenzione di Birotteau è infinitamente complessa, come è complessa ogni invenzione psicologica e narrativa di Balzac. Se la Comédie humaine riposa su un’intuizione scientifica della Natura, anche l’Huile comagène o l’Huile céphalique affondano le loro radici nella scienza del capello. César Birotteau studia la loro composizione; e si rivolge a uno dei più grandi sapienti di Francia, Vauquelin che ha scritto un saggio per l’Accademia delle scienze: «I capelli sono formati — egli scrive — da una quantità molto grande di muco, da una piccola quantità di olio bianco, molto olio neroverdastro, ferro, qualche atomo di ossido di manganese, fosfato di calcio, una piccola quantità di carbonato di calcio, silicio e molto zolfo. Le differenti proporzioni di queste materie danno i differenti colori dei capelli». Questa è la prima fase dell’invenzione: Birotteau estrae dalle nocciole l’olio — l’olio quasi miracoloso — che impedisce la caduta dei capelli e li fa crescere folti. Quando possiede l’Huile comagène, lo rinchiude in flaconi appositamente studiati: li espone nelle vetrine dei negozi e li affida a dei geniali commessi viaggiatori, uno dei quali è «l’illustre» Gaudissart. Qui comincia il regno della pubblicità, di cui Balzac esalta e schernisce i primi trionfi: gli affissi, gli annunci nelle vetrine e nei piccoli giornali; pubblicità che egli si rifiuta di chiamare «ciarlataneria». Gaudissart ha il dono del generale napoleonico, la potenza del magnetismo commerciale, l’occhio delicato e gioioso, il viso espressivo, la memoria infaticabile, lo sguardo abilissimo nel cogliere i gusti di ciascuno. César Birotteau ha un limite, che è lo stesso limite di Balzac: vive nel futuro, ipoteca il futuro. Mentre non ha ancora fabbricato l’Huile comagène, immagina già di aver conquistato Parigi e la Francia, tutti i francesi e forse gli europei, con la sua essenza nutritiva e corroborante. Il linguaggio lo tradisce: quello che egli usa ogni Parabole Travolto da un insuccesso finanziario, alla fine viveva con mortificazione, sentendosi come Cristo in croce giorno e nella pubblicità, non è semplice e concreto, ma pomposo, pretenzioso, pieno di espressioni tecniche e retoriche, di pesanti allusioni culturali, come quando ricorda Boileau e la querelle tra «antichi» e «moderni». Esso cede alla pesante autoesaltazione, che César Birotteau fa di sé stesso e delle sue imprese. Nella Comédie Humaine le persone e le cose del mondo conoscono un doppio movimento: la crescita, fino all’apogeo, e la caduta; lo slancio, il trionfo e la catastrofe. Ciò accade alle persone, alle città, alle nazioni, alle idee, alle istituzioni e ai commerci. Accade anche a César Birotteau, che crolla nel momento stesso in cui raggiunge l’apogeo. Dà un ballo costosissimo nella sua casa restaurata, dove, contro le sue abitudini e i consigli della moglie, invita troppe persone. E poi, uscendo dalla sua vocazione, si abbandona alla speculazione fondiaria, acquistando un terreno fabbricativo alla Madeleine. Più oltre sta soltanto il gioco in borsa, dove Birotteau non si perde: il luogo di Nucingen, il Napoleone della finanza. Giunge la catastrofe: il Fallimento, che assume in Balzac un’aura tragica, come il fato greco o la passione cristiana. Così César Birotteau diventa una reincarnazione di Cristo. «Figlio mio gli dice un sacerdote, i vostri sentimenti di rassegnazione alla volontà divina mi sono conosciuti da lungo tempo, ma si tratta di applicarli: abbiate sempre gli occhi sulla croce, non cessate di guardarla pensando alle umiliazioni di cui fu abbeverato il Salvatore degli uomini, quanto la sua passione fu crudele; così voi potrete sopportare le mortificazioni che Dio vi manda». Birotteau sale sulla croce del Fallimento. Ma, come Cristo risorge il terzo giorno, egli viene riabilitato per ordine del re, in cui crede, e risorge, mentre muore per un aneurisma. «”Ecco la morte del giusto” dice il sacerdote con una voce grave, mostrando César con uno di quei gesti divini che Rembrandt immagina nel suo quadro su Cristo che richiama Lazzaro alla vita». © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Frank Owen Gehry (nella foto Afp) nasce a Toronto, in Canada, il 28 febbraio 1929 da una famiglia di ebrei polacchi. Nel 1947 si trasferisce con la famiglia a Los Angeles: qui, nel 1954 si laurea in architettura e apre il suo studio. Tra le sue opere più celebri: la Walt Disney Concert di Los Angeles (1989), il Guggenheim di Bilbao (1996), l’Iac Building di New York (2007). Nel 1989 gli viene assegnato il Pritzker Prize ● La Fondation Louis Vuitton di Parigi (8 Avenue Mahatma Gandhi, Bois de Boulogne, www.fondation louisvuitton.fr) verrà inaugurata ufficialmente il 20 ottobre, seguiranno un weekend «porte aperte» (24-25-26 ottobre, prenotazione obbligatoria) e infine l’apertura al pubblico il 27 ottobre. Orari: tutti i giorni, 10-20, chiuso il martedì, biglietto intero 14 questo il tema di La mucca volante (Bompiani, pp. 90, € 11), delizioso libro per ragazzi scritto e illustrato da Paolo Di Paolo. Si potrebbe pensare, da parte di un autore che ha già al suo attivo importanti romanzi per adulti, a un’occasionale digressione per esplorare un genere «minore»; invece Di Paolo, nella nota che conclude il volume, definisce La mucca volante il suo «primo vero libro»: una storia che ha immaginato addirittura ai tempi delle elementari e solo ora, forse per «disintossicarsi» dalla deludente consapevolezza «di essere diventato un adulto circondato da adulti», si è deciso ad affidare alla pagina. Così, se i suoi 49 lettori assidui possono trovare nelle avventure di Leo e dei compagni il «bagliore» iniziale a partire dal quale Paolo Di Paolo svilupperà il proprio mondo poetico, al pubblico più giovane è offerta la rara opportunità di gustare una fiaba per l’infanzia concepita nell’infanzia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fondation Vuitton, sede da 100 milioni La nuova avventura di Gehry è un vascello nel bosco di Parigi dal nostro inviato Stefano Bucci PARIGI L’ombra del Guggenheim di Bilbao, uno degli edifici simbolo del XX secolo e di un modo più moderno di intendere gli spazi dell’arte, aleggia sulla Fondation Louis Vuitton di Parigi, il nuovo progetto firmato dallo stesso architetto del Guggenheim Bilbao. Frank O. Gehry lo ha presentato ieri nella sua dimensione (quasi) definitiva: 11 mila metri quadrati di superficie, quasi 4 mila di vero e proprio museo, 11 gallerie per mostre e esposizioni temporanee che dovranno celebrare in contemporanea la collezione della Fondazione e quella privata del suo mecenate, Bernard Arnault (la sovrapposizione delle due collezioni rappresenterà uno degli elementi caratterizzanti dell’operazione). Inoltre, un auditorium da 350 posti: primo concerto, Lang Lang. Un progetto complessivo (opere d’arte incluse) da 100 milioni, scaturito proprio nel 2001 dalla visione del Guggenheim Bilbao, da parte del patron della Fondation e di Lvmh, e dalla volontà di riprodurlo alle porte di Parigi, in mezzo al Bois de Boulogne, a fianco del Jardin d’Acclimatation, in bilico tra la Torre e i grattacieli de La Defense. Il risultato assomiglia stavolta a un vascello, più leggero e luminoso del modello che l’ha ispirato. Sempre al vascello richiamano le 12 enormi vele di vetro che fanno da tetto e, forse ancora pensando al vascello, Gehry ha scelto l’acqua come segno ulteriore: l’acqua che scorre verso il Grotto, lo spazio sotterraneo dove adesso ha trovato posto l’installazione di Olafur Eliasson; l’acqua come elemento vitale dei pesci (firmati sempre da Gehry) che, sospesi, decorano il ristorante Le Frank. Il 21 ottobre Dibattito su Albertini e Cadorna Sarà presentato martedì 21 ottobre a Milano, presso la Sala Buzzati del «Corriere della Sera», alle ore 18, il carteggio tra il direttore del «Corriere» Luigi Albertini e il comandante dell’esercito italiano Luigi Cadorna, raccolto nel volume Il direttore e il generale, pubblicato dalla Fondazione Corriere della Sera. Intervengono gli storici Mario Isnenghi e Nicola Labanca, il curatore del volume, Andrea Guiso, e l’autrice della prefazione, Simona Colarizi. Moderatore Antonio Carioti. Ingresso libero su prenotazione: tel. 02/87387707, rsvp@fondazionecorriere. Esterni A fianco: una vista d’insieme della Fondazione Vuitton progettata da Frank Gehry a Parigi (foto Iwan Baan). Sotto: la facciata orientale (foto Todd Eberle) «Ho amato sempre Parigi — ha assicurato ieri l’ottantacinquenne architetto — e in particolare ho amato Saint Sulpice, Palais Royale e il vino francese. Questo è per me un luogo speciale, che non sarà mai definitivamente completato, ma che crescerà e cambierà con i visitatori e con l’arte che vi verrà esposta». Chiuse le polemiche che hanno fatto slittare l’apertura dal 2010 a oggi, la Fondation può oggi contare anche su un accordo con la municipalità che — ha spiegato Jean-Paul Clavier, consigliere di Arnault — consente a Lvmh di utilizzare l’edificio per 55 anni mentre dal 2062 Parigi ne diventerà proprietaria. Nell’attesa Suzanne Pagé, diret- tore artistico della Fondation, ha presentato una prima traccia del calendario espositivo: «Dovrà essere uno spazio di incontro fra ogni forma di espressione e di creatività». Si parte dunque con una mostra sul progetto di Gehry curata da Frederic Migayrou, lo stesso della mostra sull’architetto in corso al Centre Pompidou; poi a dicembre toccherà a Olafur Eliasson. In contemporanea saranno invece esposti, a rotazione, i lavori commissionati dalla Fondation (tra gli artisti: Janet Cardiff, Sarah Morris, Ellsworth Kelly, Andrian Villar Rojas) e quelli della collezione, privata e no, di Arnault (Gerard Richter, Isa Genzken, Christian Boltansky). © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 SPETTACOLI Dopo la lite in tv Santoro apre le porte al ritorno di Travaglio Ma la pace non è certa Sarà pace o divorzio? Per il momento Michele Santoro lascia la porta aperta a Marco Travaglio che giovedì sera l’ha sbattuta metaforicamente, alzandosi dallo studio di «Servizio pubblico» e andandosene nel bel mezzo della diretta. Ieri, il giorno dopo la lite, Travaglio tace. Santoro (nella foto il momento in cui si arrabbia con il condirettore de «Il Fatto Quotidiano» che impedisce a Burlando di parlare) invece spiega: «Mi auguro che il comportamento di Travaglio sia stato determinato da circostanze e umori del momento. Io non ho problemi a continuare il nostro rapporto nel rispetto della linea editoriale del programma che prevede attenzione e ascolto nei confronti di tutti. Se ciò non fosse possibile e una lunga collaborazione si dovesse interrompere, non potrei che confermare amicizia e rispetto nei confronti di un giornalista eccellente». E conclude: «Per lui ci sarà sempre una porta aperta». Vedremo dunque se giovedì prossimo i due giornalisti avranno fatto pace oppure no.(ma.vo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Emilio Aversano Bollani Il maratoneta dei concerti conquista la Germania «Faccio rivivere il rock irriverente di Frank Zappa» I l maratoneta del pianoforte è arrivato fino a Lipsia e a Berlino. Chi è? È Emilio Aversano, pianista-recordman, che da anni stupisce l’Italia con concertifiume, e che ora fa il gran balzo sulla scena internazionale. Aversano riesce a eseguire nella stessa serata quattro o anche cinque concerti per pianoforte e orchestra. Salernitano, 47 anni, il maestro replica il suo exploit domenica al Gewandhaus di Lipsia e lunedì all’Universität der Künste di Berlino, con la Filarmonica di Bacau. Parte dallo splendore mozartiano del Concerto K 488, si immerge nella «Wanderer-Fanta- Un disco come viaggio: con lui si va nel futuro Il profilo ● Frank Zappa (1940 – 1993, foto sotto), geniale chitarrista, ha debuttato con i Mothers of Invention e l’album «Freak Out!» nel 1966 ● Ha poi proseguito la carriera come solista, sempre in bilico tra rock, jazz e la ricerca musicale più avanzata ● Nel 1995 è stato inserito, postumo, nella Rock and Roll Hall of Fame A narchico Bollani. Il jazz rimane il suo grande amore, ma affronta con disinvoltura pop, classica e musica d’autore; passa con «leggerezza» dal teatro, alla radio alla tv. Ora si confronta con il genio più irriverente del rock: il 28 ottobre uscirà «Sheik Yer Zappa», registrato durante una serie di concerti nel 2011.«Non volevo un omaggio a Frank Zappa — racconta Stefano Bollani —, renderlo un monumento a cavallo. Lui, che i monumenti li ha massacrati quan- d’era in vita, non avrebbe gradito». Dopo aver riunito un «dream team» — Jason Adasiewicz al vibrafono, Josh Roseman al trombone, Larry Grenadier al contrabbasso e Jim Black alla batteria — ha realizzato il suo personalissimo tributo improvvisando sui pezzi del musicista e compositore di Baltimora, scomparso nel 1993. Il «gioco» è di «shakerare» Zappa per andare in «altre direzioni», verso il futuro. «È un modo per mantenere vivo il suo spirito. Mi ha sempre colpito la capacità di usare per i suoi scopi non solo la musica, ma anche la volgarità, la provocazione, l’immaginario della rockstar “maledetta” soggiogata dalla triade sesso, droga e rock&roll. Zappa, invece, era un perfezionista, componeva musica difficilissima da riprodurre e ha registrato tonnellate di dischi». Ha pure tentato di candidarsi alla presidenza degli Usa. «L’umorismo, la cattiveria, la provocazione: sono le doti che mi colpirono quando, da adolescente, mi trovai in mano il suo album “Does Humor Belong In Music?”. Non avrei mai immaginato che una rockstar potesse essere così sarcastica, scagliarsi contro il mondo intero. Mi ricorda un amore della mia infanzia, Carosone». Può apparire fuori luogo l’accostamento fra l’autore di «Freak Out!» con «‘O sarracino» della canzone napoletana. Invece no. «Mi hanno indicato una via, un’etica e un modo di comportarsi nella musica. Erano dei sovversivi. Zappa e Caros o n e a ve va n o i n co m u n e l’umorismo, ma Zappa era più cattivo. Carosone voleva divertire: alla fine degli anni Cinquanta cantava con il turbante in testa melodie popolari, impregnate di jazz, di suoni esotici. E si ritirò all’apice del successo: soltanto per questo merita rispetto. Quando avevo 11 anni gli mandai una cassetta in cui cantavo i suoi pezzi. Mi consigliò di studiare il jazz e il blues. Ora vorrei fargli un 51 Pianista Emilio Aversano, 47 anni omaggio». Sembra un elogio dell’anarchia non soltanto in musica: «Dobbiamo svegliarci, siamo lobotomizzati dalla vita. Lottiamo contro le convenzioni degli altri e salviamo le nostre. Per un artista l’impresa è più complessa: è difficile sbugiardare la cultura nella quale siamo cresciuti». Bollani non sarà un demolitore alla Frank Zappa («Mi manca la sua vena “politica”») ma come lui, guidato dalla curiosità, vaga da un linguaggio musicale all’altro. Sta per tornare in tour con il mandolini- sta brasiliano Hamilton De Holanda (novembre) e riporterà sui palchi l’omaggio a Zappa (estate 2015). In attesa di un nuovo programma tv, si fa vedere in La regina Dada, spettacolo teatrale ideato con Valentina Cenni, la sua compagna. «All’inizio avrei dovuto solo comporre le musiche... ma non smetto di suonare per fare l’attore, anche se da bambino lo sognavo. La verità è che cerco di fare cose diverse... mi annoio in fretta». Sandra Cesarale © RIPRODUZIONE RISERVATA Eclettico Stefano Bollani (41 anni) è un cantante, pianista e compositore jazz. Il suo nuovo disco, tributo a Frank Zappa, si intitola «Sheik Yer Zappa» sie» di Schubert/Liszt, dilaga nel Concerto op. 54 di Schumann; e infine affronta il maestoso Concerto n. 1 di Ciajkovskij. Grande prova di concentrazione e saldezza psicofisica. Dottore in lettere, imbevuto di cultura greco-latina, Aversano vive la sfida come un’avventura spirituale e morale: «Per me è un’esigenza dell’anima», confida, «un arricchimento, un percorrere le vie di un mondo inesplorato». A differenza di Filippide, ad ogni maratona Aversano rinasce più forte di prima: «Come il Viandante di Schubert, sono solo uno che cerca, che persegue un’idea senza paura». Memoria pazzesca, ma come fa? «Studio cinque ore al giorno, per mantenere il programma. Ogni giorno rifaccio mentalmente tutto il percorso. Lo porto tutto dentro di me...». Gian Mario Benzing © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 Aveva 32 anni Trovata morta l’attrice Misty Upham Recitò in «Frozen» SPETTACOLI È di Misty Upham, 32 anni, interprete di Frozen (foto) — il film diretto da Courtney Hunt per cui ricevette la candidatura agli Independent Spirit Awards come miglior attrice non protagonista nel 2009 —, Django Unchained e I segreti di Osage County il corpo trovato due giorni fa nei boschi di Auburn, Washington. L’attrice, la cui famiglia discende dagli indiani d’America, era scomparsa il 6 ottobre dalla casa del padre a Muckleshoot, un sobborgo della capitale Usa. Oltre che alla polizia, la famiglia ne aveva denunciata la scomparsa sui social network, preoccupata per le condizioni di salute fisiche e mentali della giovane: soffriva di depressione e disturbo bipolare. 53 Il leader degli U2 Bono: porto gli occhiali da sole per un glaucoma Sono il suo segno distintivo: gli occhiali da sole. Bono Vox, il frontman della band irlandese U2, ha finalmente spiegato perché li porta sempre: non sono un vezzo da rockstar, ma un modo per proteggersi da un glaucoma. Al programma «Graham Norton show» della Bbc, Bono ha affermato che è costretto a usare gli occhiali poiché il glaucoma lo perseguita da vent’anni. «Sono stato sottoposto a buoni trattamenti e starò bene», ha detto il cantante che ha poi scherzato: «d’ora in poi il pubblico mi vedrà come "il povero vecchio cieco"». Owen chirurgo audace nella New York del 1900 Il divo a Roma per «The Knick», la serie tv di Soderbergh Il regista ● Steven Soderbergh (51 anni) ha diretto tra gli altri «Traffic» (Oscar 2001), «Magic Mike» e «Contagion». È produttore e regista di «The Knick», serie tv interpretata da Clive Owen nei panni di un chirurgo cocainomane ROMA «Un genio. Arrogante, tossicodipendente, razzista. Un uomo che accetta dei rischi per superare i propri limiti e quelli della medicina». Dimenticate il dottor Kildaire e tutti i suoi nipotini, compreso il più malmostoso, Gregory House. Perché John Thackery, il protagonista di The Knick — la serie tv in dieci episodi che Steven Soderbergh ha realizzato per Hbo (da noi in arrivo il prossimo 11 novembre su Sky Atlantic HD) — è esattamente come il suo interprete, Clive Owen, lo descrive. Un chirurgo brillante e feroce, un pioniere. Uno di quelli che, molto prima della scoperta della penicillina, non si ferma davanti a nulla pur di allungare l’aspettativa di vita dei suoi contemporanei. Pronto anche a bloccare la carriera del talentuoso giovane Algenorn Edwards (André Holland), afroamericano, che la proprietà gli vuole mettere come vice («Non c’era un solo medico di colore negli ospeda- Tappeto rosso Elegante Clive Owen (50 anni) sorride ai fotografi durante la passerella al Festival di Roma Fratelli In carrozzella per una gamba fratturata, Lapo Elkann (37) con la sorella Ginevra (35) li, potevano solo lavorare in infermerie riservate ai pazienti neri»). Uno che, per rilassarsi, si rifugia nelle fumerie d’oppio care al Noodles di C’era una volta in America. Insomma, un invito a nozze per l’attore inglese, sempre in cerca di ruoli non banali, conferma Owen, 50 anni appena compiuti, che lo ha accompagnato al Roma Film Festival. «Per questo ho accettato la proposta di Steven. Né io né lui pensavamo di fare tv, ma la storia ere troppo bella. Può sembrare un mostro, ma uomini così hanno cambiato le nostre vite», osserva. Scritta da Jack Amiel e Michael Begler, The Knick prende il nome dal Knickerbocker Hospital di Manhattan. Thackery è ispirato alla figura del chirurgo William Stewart Halsted. «Un grande consumatore di droga anche lui. La cocaina allora si usava come anestetico, ci sono voluti anni per capire che dava dipendenza», dice Con il camice Clive Owen in una scena di «The Knick». La serie verrà trasmessa su Sky Atlantic dall’11 novembre Owen. Il suo Thackery ha le vene così rovinate che se la inietta tra le dita dei piedi. Gli serve anche per affrontare l’ansia da prestazione nel teatro anatomico dell’ospedale. Arene dove i chirurghi si muovevano come star e colleghi e studenti assistevano a tenzoni spesso mortali. Di sangue anche sullo schermo ne scorre molto. «È tutto di una fedeltà straordinaria, non c’è nulla di gratuito. Sul set avevamo la consulenza di Stanley Burns che colleziona strumenti medici, foto- grafie, registri». Il regista di Sesso bugie e videotape e Traffic era stato chiaro: voglio che nessuno dopo aver visto The Knick possa avere nostalgia per la New York del 1900. «Era una città bellissima e spaventosa», concorda l’attore, pronto a girare in gennaio con Soderbergh (con cui l’ha prodotta) la seconda stagione. Dovesse concedersi a un regista italiano Owen non avrebbe dubbi: «Paolo Sorrentino». Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 54 Eventi La guida Quarantasette opere in un percorso che guarda all’Expo A Palazzo Reale di Milano, fino all’8 marzo 2015, la mostra Van Gogh. L’uomo e la terra. Promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata e prodotta da Palazzo Reale, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con Kröller-Müller Museum, è curata da Kathleen Adler e realizzata anche grazie al contributo Gruppo Unipol, main sponsor. Con il sostegno di: Viabizzuno, Trenitalia, Trenord, Atm, UNA Hotels, Canale ARTE e Miffy, sponsor tecnici, e di Publitalia ‘80, Coop Lombardia, la Rinascente e Radio Montecarlo. Sono 47 le opere. Catalogo: 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE. L’allestimento è di Kengo Kuma. La mostra partecipa a Milano Cuore d’Europa, il palinsesto culturale promosso dal Comune di Milano. Il titolo rimanda al tema di Expo 2015, partner della mostra. Prenotazioni: tel. 02 54913, ticket.it/vangogh. Biglietti: intero € 12, ridotto € 10. Social: twitter.com/24Cultura, hashtag: #VanGoghMi. Info su vangoghmilano.it La mostra A Milano, nelle sale di Palazzo Reale, le tele dell’artista segnate da un legame religioso con l’universo rurale. Nell’allestimento creato da Kengo Kuma emerge il fascino che il Giappone esercitò sull’estetica di Vincent di Roberta Scorranese VAN GOGH «I TERRA MIA contadini e i pescatori dei piccoli paesi, ovunque si vada, sono diversi. Ricordano la terra, a volte sembra che ne siano plasmati». In quel fluviale dialogo scritto che per tutta la vita lo legò al fratello Theo, Vincent Van Gogh tracciò una metafisica del lavoro rurale che non è mai identificazione. I contadini che descriveva, dipingeva, frequentava nei soggiorni nella campagna del Brabante e poi della Francia, erano altro da sé: erano oggetto di ammirazione, studio, ascolto. Erano un approdo spirituale: è nella vita nei campi che si nasconde l’intima natura della purezza da raggiungere. È questo il filo che cuce le 47 opere in mostra da oggi a Palazzo Reale in Van Gogh. L’uomo e la terra, un progetto che mette in scena uno degli aspetti più profondi dell’olandese. «Una visione spirituale della terra, che racconta le figure umane, le nature morte e i paesaggi con la stessa lingua», dice la curatrice, Kathleen Adler. E sembra di vederlo, il fragile Vincent, mentre osserva i contadini «ispidi come uno spinone» che mangiano in silenzio, mani nodose e sporche («Ma un quadro con contadini non deve essere profumato», scrive a Theo). Li vedeva da lontano quando, da bambino, tutta la famiglia faceva lunghe passeggiate all’aria aperta e poi si leggeva tutti ad alta voce. Li vedeva già allora con l’occhio acceso del padre, pastore calvinista, una piccola comunità da tenere insieme in un territorio dominato da cattolici. Li vedeva semplici, puri nella preghiera, stanchi e silenziosi. Certo, co- SOGNO DI UNA NATURA PERDUTA LA VITA CONTADINA È METAFORA DELLA PUREZZA DA RAGGIUNGERE me li aveva visti il suo amato pittore Jean-François Millet, il primo ad ideare un’estetica della terra che influenzerà anche Dalí. Ma in Vincent è diverso. Qui, il Seminatore con cesta e lo Zappatore in un momento di riposo (1881), le Contadine che raccolgono patate (1885) e la litografia che precede il capolavoro del quale porta il nome, I mangiatori di patate, vanno oltre. C’è una santificazione del lavoro, una mistica febbrile della fatica che corre nei tratti durissimi, realistici (com’erano diverse le figure se- Lo stile La curatrice Kathleen Adler: «La stessa lingua per uomini, nature morte e paesaggi» mi idealizzate di Millet) dei volti contadini. Sembrano i protagonisti di uno dei sermoni del padre tutto «rigore, fede e lavoro». Ecco l’evoluzione da Millet, che passa anche attraverso Gustave Courbet, padre del realismo e cantore degli ultimi: Van Gogh fonde la spiritualità del primo con il gusto naturalista del secondo, fino a ottenere quello che voleva: un’allegoria del sacro purificata nel sudore. «Van Gogh ha cercato spesso conforto nella religione e ha seguito i sermoni del predicatore battista Charles Spurgeon», ricorda Adler. Ma, negli anni in cui Vincent si avvicina alla pittura, dalla fine del 1881, le città europee sono percorse da una vena mistico-sociale: Dostoevskij ha appena pubblicato I fratelli Karamazov, nel 1883 Nietzsche scrive Così parlò Zarathustra e nello stesso © RIPRODUZIONE RISERVATA In quella gioia per i fiori la sensibilità verso gli ultimi Composizioni L’olio su tela «Rose e peonie» (1886), proveniente dal Kröller-Müller Museum, Otterlo, in Olanda Soggetti minori della pittura, terapeutici per la sua mente di Francesca Bonazzoli S ono stati i fiori i prodotti della terra più amati da Van Gogh. Monet con le ninfee aveva semplicemente ingaggiato un ossessivo corpo a corpo con la luce; Van Gogh, invece, dipingeva ogni tipo di fiore perché quell’esercizio gli procurava gioia. «Sto dipingendo con l’entusiasmo di un marsigliese nel mangiare la bouillabaisse, e non ti sorprenderebbe se ti dicessi che sto dedicandomi ad alcuni girasoli. Se riesco a portare avanti questa idea si tratterà di una dozzina di dipinti. L’intero lavoro sarà una sinfonia di giallo e blu», scriveva al fratello Theo nel 1887, mentre si impegnava nella prima delle due serie dedicate ai girasoli terminate con il più audace di tutti gli accostamenti: il giallo dei petali su fondo giallo. L’apoteosi della gioia, motivo decorativo pensato per la stanza preparata ad Arles per l’amico Gauguin. Ma c’erano altre due ragioni per cui Van Gogh dipingeva tanti fiori. La prima va ricercata nel fatto che erano, da secoli, il soggetto umile dell’arte Pennellate Vincent Van Gogh (sopra uno degli autoritratti, in mostra) nacque nel 1853 e morì nel 1890. Nella foto a destra, «Paesaggio con covoni e luna che sorge» (1889). In basso, uno scatto dall’allestimento della mostra a Palazzo Reale (foto: Duilio Piaggesi per Fotogramma) — tema minore rispetto alla pittura di figura, religiosa o eroica — quasi un passatempo per dilettanti, accusa da cui si era dovuto a suo tempo difendere anche Caravaggio. Questa semplicità piaceva a Van Gogh che, per la sua sensibilità verso gli ultimi, aveva trascorso la prima parte della vita fra i minatori del Borinage condividendone gli stenti. Sempre a corto di soldi e dipendente economicamente dagli aiuti del fratello, i fiori erano inoltre un soggetto cui poter attingere senza affrontare la spesa per i modelli che van Gogh faticava a trovare fra i conoscenti. «Mi sono mancati i soldi per pagare dei modelli, altrimenti mi sarei dedicato completamente alla pittura di figura, ma ho fatto una serie di studi sui colori dipingendo semplici fiori, papaveri rossi, fiordali- Un gusto particolare Mentre dipingeva la serie di girasoli, scriveva al fratello Theo: «Lavoro con l’entusiasmo di un marsigliese nel mangiare la bouillabaisse» anno muoiono Wagner e Marx. Van Gogh matura una visione panteistica della natura, che non poteva però prescindere da una riflessione sul reale, riverberata negli still life come Natura morta con patate o Natura morta con statuetta di gesso e libri — in esposizione. Nascono così anche i bellissimi ritratti in mostra, primo tra tutti Ritratto di Joseph Roulin (1889): la serenità del postino di Arles non affiora tanto dal personaggio quanto dal gioco di rimandi orientali (i fiori, lo sfondo): Vincent aveva scoperto il Giappone, un’estetica nuova attraverso la quale guardare la sua campagna. «La Provenza è il mio Giappone» dirà mentre aspettava l’amico Gauguin nel Midi. In quell’universo incontaminato (il Paese era appena uscito dall’isolamento durato oltre due secoli, conservando intatti i valori culturali) vedeva una strada dolce e pura per raggiungere una dimensione di assoluta bellezza. La mostra corre lungo i toccanti scritti di Vincent, che accompagnano le opere. Si legge: «Nell’amore così come in tutta la natura c’è un appassire e un rifiorire, ma non una morte definitiva». Un’intuizione profonda che porta dritti all’ultima parte della mostra, quei paesaggi senza la linea dell’orizzonte che fondono la sensibilità occidentale con la prospettiva libera, tipica dell’arte orientale. Una sintesi? Non sarebbe un termine giusto: ogni fase di Van Gogh è stata una conquista strappata al tempo. Verso la fine, quando sentiva avvicinarsi l’indicibile, scrisse: «Lavoro febbrilmente, di fretta, come un minatore che non vede via di scampo». Anche qui non rinunciò a sentirsi uno degli «ultimi» che aveva raccontato. [email protected] si, myosotis; rose bianche e rosa, crisantemi gialli» racconta l’artista. La seconda ragione era il fascino esercitato su di lui dalle stampe giapponesi, molto ben conosciute da Van Gogh che aveva fatto per un periodo il commesso presso il più grande mercante d’arte del tempo, Goupil. In quelle stampe c’erano fiori dappertutto che diventavano protagonisti, come mai si era visto prima nella pittura occidentale, e come Van Gogh ha rifatto, per esempio, nel suo splendido ramo di mandorlo fiorito che occupa l’intera tela come un arabesco: petali perlacei che si stagliano in un cielo turchese dipinti in occasione di un altro motivo di gioia: la nascita del nipote. Anche gli iris del Paul Getty Museum, con gli steli sinuosi in primo piano mossi dal vento, sono un’idea mutuata dagli artisti del Sol Levante che non amavano, come succedeva invece nella pittura occidentale, ritrarre il vaso di fiori recisi apparecchiato in una tavola elegante. La natura aveva una sua propria bellezza, assoluta, senza dover diventare, come nelle nostre nature morte barocche, una decorazione di lusso. E infine non bisogna dimenticare le volte in cui Van Gogh ha usato i fiori per riempire lo sfondo dei ritratti: da quello di Madame Augustine Roulin a quello di suo marito, il postino Joseph Roulin. Solo Matisse, dopo di lui, sarà altrettanto audace. I fiori furono dunque una terapia della gioia, un alleggerimento per la mente, una liberazione del talento e della creatività, una fuga dalle ossessioni negative, dopo il periodo scuro in cui Van Gogh aveva tentato di mettere la pittura al servizio della sua missione umanitaria, celebrando la fatica di contadini e minatori con i toni bruni della scuola olandese di Rembrandt e Hals. La scoperta del colore avvenne proprio grazie all’esercizio sui fiori, ricercando le contrapposizioni del blu con l’arancione, del rosso con il verde, del giallo con il violetto. Chissà se Allen Ginsberg conosceva questa storia quando nel 1965 coniò il termine «flower power». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 EVENTI Cose silenziose Da sinistra: «Natura morta con cappello di paglia» (1881); «Natura morta con patate» (1888) e, a destra, «Natura morta con cipolle» (1889). I quadri provengono tutti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo (che si trova nel comune di Ede, in Olanda) Scarica l’«app» Eventi Eventi 55 Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. I personaggi Dall’alto: «Ritratto di JosephMichel Ginoux» (1888) e «Ritratto di Joseph Roulin» (1889). Entrambi i dipinti provengono dal Kröller-Müller Museum. Il primo era il proprietario del Café de la Gare di Arles, dove il pittore amava passare del tempo; il secondo era il postino di Arles, nonché buon amico di Van Gogh quando soggiornò nel Midi. ● L’architetto Ho ricreato per lui il mondo fluttuante Il racconto di Giovanni Montanaro I campi color caffé, poi gli alberi blu Nelle campagne per cercare se stesso di Kengo Kuma C onosco la vita e le opere di Van Gogh perché in Giappone è uno degli artisti più popolari e celebrati (le sue lettere sono state tradotte più volte e sono molto conosciute). Ma curare l’allestimento di questa mostra milanese così importante, mi ha fatto entrare a contatto in modo più profondo con il pittore. Come molti sanno, la cultura giapponese è stata importante per la sua arte: Van Gogh ha visto le stampe delle opere di artisti come Hiroshige e ha riflettuto a lungo sulla loro capacità di restituire un senso dinamico fluttuante, direi ondulato. E tutto l’allestimento si gioca su questo aspetto: si entra e ci si ritrova a passare sotto un morbido panneggio, evocazione della campagna che lui amava tanto. Stoffe dal colore leggero, perfettamente naturale, simile alla terra. Se si appoggia la guancia al tessuto, pare quasi di sentirne il profumo. Poi i dipinti, che sembrano sospesi, grazie a un particolare sistema di luci e ombre. La luce, qui, non è quella del Rinascimento, che partiva dall’alto. Parte dal basso e segue una linea orizzontale. Vicina alla terra. Dietro il quadro, un gioco di ombre fluttuanti: torna questo termine perché è un preciso riferimento all’ukiyo-e, che vuol dire appunto mondo fluttuante, caratteristico di alcune stampe giapponesi del 1600. Lo stesso che aveva sedotto l’artista. Una dinamicità leggera, che segue il profilo di certi campi del centro Europa. Ma che si richiama anche al mondo orientale (testo raccolto da Roberta Scorranese). © RIPRODUZIONE RISERVATA È solo un ragazzo di ventisei anni, i capelli rossicci, gli occhi azzurro pallido, i vestiti laceri, stanchi. È scontroso e disoccupato. Ha un curriculum non dei migliori. L’hanno licenziato da una scuola elementare perché è incapace di incassare le rette dalle famiglie degli alunni. L’hanno allontanato dalla galleria d’arte dello zio perché sconsiglia di comprare i quadri che vende, che non gli piacciono. Ha ottenuto un contratto a termine, di sei mesi, per predicare nel Borinage, la zona mineraria del Belgio. Non gli viene rinnovato; non sta bene che un pastore venda i suoi beni, dorma sul pavimento, si cosparga la faccia di cenere per somigliare a quelli che riemergono la sera da sottoterra. È il marzo del 1880 e Vincent van Gogh si mette a camminare. È il suo modo per mettere in ordine le idee. Niente di strano. A chi non capita, ogni tanto, di voler solo uscire, anche senza darsi una meta. Solo per far camminare un po’ tutti i dolori, i dispiaceri, le domande, le cose che non si capisce ancora che posto hanno nella vita. Che poi si arriva in un punto, e si sente che si deve tornare. E così va a finire che si decide la casa, il posto dove si deve stare. È che Van Gogh è fatto a modo suo, esce e cammina per ottanta chilometri. Va verso Courrières, in Francia, dove vive Jules Breton, un pae- saggista vivido ma di maniera. Van Gogh ha sempre amato quello che lui stesso chiama «il paese dei quadri». Non sa ancora che finirà per abitarci; non ha mai dipinto nulla, solo qualche acquerello. Ma le sue torrenziali lettere ai familiari si interrompono spesso; quando le parole non gli bastano, fa un disegno. Così, scrivendo a Theo del ❞ La scelta Ottanta chilometri per andare da Breton e neanche lo saluta. Ma decide di diventare pittore 24 ottobre 1880 ricorda quel pellegrinaggio decisivo. La piana è inospitale, brulla, ma la neve si sta ritirando, escono i colori. La terra è color caffè, più chiara di quella che conosce lui. Il cielo si fa terso, allontanandosi dal carbone. Ci sono campi giallo-verdi, pruno e torba. Van Gogh bivacca dentro le carrozze o, più spesso, all’addiaccio. Le case sono rare. Le persone povere. Quando arriva allo studio di Breton, si ferma. Certo, raggiungere la meta, arrivare all’appuntamento, mette sempre paura, che tutto finisca, di non sapere cosa fare, di non essere all’altezza. Ma per Vincent è soprattutto una delusione. Scruta l’edificio; nuovo, geometrico, pulito, le finestre chiuse, banale. No, L’autore Giovanni Montanaro (1983) è stato finalista al Campiello 2012 con «Tutti i colori del mondo», libro su Van Gogh, edito da Feltrinelli, casa per la quale ha scritto anche «Tommaso sa le stelle» (2014) La fatica «Contadine che raccolgono patate» (1885). A proposito di tele come questa, dipinte all’aria aperta, Vincent scrisse a Theo: «Senza contare che se uno se le porta [le tele, ndr] dietro per ore nella brughiera [...] un ramo o qualcosa d’altro finirà per graffiarle» l’arte non abita lì. Van Gogh torna indietro. È fatto a modo suo: ottanta chilometri per andare da Breton e neanche lo saluta. Ma è intorno a quella passeggiata, nel quel lungo periodo — quasi un anno — di cui si sa poco o nulla della sua vita, che Van Gogh scriverà a Theo: «Riprenderò in mano la matita». Diventerà pittore. È una svolta dolorosa; trovare se stesso lo condanna per sempre, alla povertà, alla solitudine. Al colore. In qualche modo, preferisce la natura allo studio di Breton, e capisce che l’arte sta dappertutto, che gli alberi invecchiano e dicono come gli uomini, e le radici possono essere blu, se gonfie di vita, e le case gialle, quando sono spaventate. Dipende da chi le vede. Vincent non smetterà mai di camminare. Cambierà spesso modo di dipingere; cambierà lui e, insieme, quel che ha intorno. Per dire, solo nella campagna di Arles troverà i colori che ha sempre cercato davvero, quella luce calda che al Nord non esiste. E solo dopo il manicomio di Saint-Rémy sentirà davvero il tempo, vedrà che il suo cielo si è riempito di corvi. Ma questo è, in fondo, Vincent van Gogh. Che dipinga un girasole o un ramo di mandorlo, il vuoto di una sedia o il volto di una donna, c’è sempre lui. E, chissà come è possibile, ci siamo sempre anche noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 56 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 ● 57 Risponde Sergio Romano A QUALI MEZZI RICORRERE PER SCONFIGGERE L’ISIS Caro Romano, sono anni e anni che a Genova si parla del torrente Bisagno e dei relativi disastrosi dissesti idraulici. Tutti cercano i responsabili, tutti si incolpano a vicenda e poi ciascuno si discolpa responsabilizzando «gli altri». Già nel 2001 da un accurato Piano di Bacino della Provincia di Genova risultava: Il Bisagno ha un bacino imbrifero di 93 Km2 con una pendenza iniziale del 31% e valliva dell’11%. La impermeabilizzazione del suolo nei tratti vallivi, dovuta ad una pianificazione urbanistica irresponsabile, abbrevia in modo inverosimile i tempi di corrivazione. La portata di piena è indicata in 1.300 mc/s. È così sufficiente una pioggia poco anormale per portare a valle una valanga d’acqua a ridosso della ferrovia a Brignole dove c’è l’imbocco del tunnel di 1.440 metri verso il mare, sottostante viale Brigate Bisagno e viale Brigate Partigiane. Figuriamoci che cosa accade con 300 mm di piogge! Benché ripulito e ammodernato dopo il 2011, il tunnel è oltremodo insufficiente. Perché gli enti responsabili — Comune, Regione, Provincia, organismi consultivi, ordini tecnici professionali, facoltà d’Ingegneria, facoltà di Architettura eccetera — non informano la popolazione del reale problema nei suoi termini tecnici attualmente irrisolvibili? di Piero Ostellino Uno Stato che funziona è più vicino ai cittadini LETTERE AL CORRIERE ALLUVIONI A GENOVA Problema insolubile? ● Il dubbio Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ [email protected] www.corriere.it [email protected] La tua opinione su sonar.corriere.it L’attaccante del Liverpool Balotelli contro l’ex ct azzurro Prandelli: non è un uomo vero. Siete d’accordo con lui? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì 29% 71% No Sergio Panizzoli La domanda di oggi sergio.panizzoli@ fastwebnet.it Questi dati mi sembrano molto più eloquenti delle troppe parole con cui la politica cerca di nascondere la propria imprevidenza. Si è dimesso il giudice che voleva la condanna di Berlusconi nel processo Ruby. Ha fatto bene? Quali azioni l’Occidente dovrebbe adottare contro l’Isis, per affrontare quanto sta accadendo? Cesare Reale [email protected] Caro Reale, dispetto del suo nome, l’Isis non è uno Stato. Non ha un territorio stabilmente soggetto al suo controllo. Non ha ministeri, caserme, sistemi di comunicazione, aziende, reti ferroviarie aeroporti: obiettivi che il nemico può distruggere. Le sue milizie si sono installate da qualche mese in una città siriana (Raqqa), ma lo Stato islamico della Siria e dell’Iraq continuerebbe a esistere e a combattere anche se le truppe siriane di Bashar Al Assad riuscissero a riconquistarla. L’efficacia dei bombardamenti dall’aria è modesta perché il drago ha molte teste e non muore se i droni americani riescono a colpire duramente una delle sue formazioni. Sarà meglio quindi che l’opinione pubblica non si aspetti impazientemente risultati immediati. Questa guerra di tipo nuovo non sarà breve e le armi non sono il solo mezzo a cui sia necessario ricorrere. Occorre intercettare i volontari che cercano di raggiungere le formazioni dell’Isis in Siria e in Iraq. Occorre impedire il mercato nero del petrolio con cui Isis ha finanziato le sue operazioni. Occorre bloccare la fornitura di armi che arrivano dalle più diverse prove- A SENZA PROPOSTE Critiche al governo Da più parti (Brunetta, Camusso, ecc) sono state mosse critiche alla manovra di Renzi senza peraltro formulare delle proposte alternative. Non sarebbe il caso che costoro affrontassero il problema in termini costruttivi esprimendo il loro pensiero su quello che — secondo loro — Renzi avrebbe dovuto fare? Bruno Scanferla bruno.scanferla@ gmail.com FUORILEGGE Sacchetti di plastica La maggioranza dei sacchetti di plastica è «fuorilegge», nonostante siano obbligatori nienze. Occorre aiutare le popolazioni locali a organizzarsi per meglio resistere. Queste strategie sono tanto più efficaci quanto maggiore è il numero dei Paesi che hanno interesse a lavorare insieme per sradicare Isis dalle regioni in cui si è installato. Ma è questo, sfortunatamente, il punto dolente dell’intera vicenda. In teoria il numero dei Paesi su cui contare è alto, ma non tutti, in realtà, hanno gli stessi obiettivi. Come abbiamo visto negli scorsi giorni, la Turchia odia il presidente siriano Bashar Al Assad ed è preoccupata dai curdi siriani del Pkk più di quanto tema le milizie del Califfato islamico. L’Arabia Saudita disapprova i metodi dell’Isis, ma chiude un occhio quando combattono contro gli odiati sciiti. Gli Stati Uniti sono impegnati militarmente con i loro aerei e i loro droni, ma non vogliono collaborare, almeno palesemente, con la Siria, vale a dire con lo Stato che può dare all’Isis i colpi più duri. Molti si chiederanno, a questo punto, se non occorra intervenire sul terreno con un corpo combattente. Forse, ma non vedo un Paese occidentale, almeno per il momento, che voglia mandare i propri uomini a battersi in un ginepraio dove non esiste una linea del fronte e nessuno riesce a distinguere i buoni dai cattivi. Come molte altre guerre anche questa è una guerra di nervi e di logoramento. Vinceremo quando gli jihadisti saranno stanchi di morire per un obiettivo irraggiungibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA quelli biodegradabili. Anche nelle piccole cose si nota il nostro menefreghismo! Umberto Gaburro Guidizzolo (Mn) RIFIUTI DA SMALTIRE Consigli sugli involucri Alcune aziende stampano sugli involucri dei prodotti il ciclo di smaltimento. Bisognerebbe imporlo: dove vige la raccolta dei rifiuti porta a porta, ad esempio, è spesso un problema stabilire dove vanno riposte le confezioni. Beniamino Favarin, Treviso UFFICIALI SUPERIORI Ombrelli e auto blu Cottarelli afferma che agli ufficiali superiori di Esercito e Marina non si può togliere l’auto di servizio perché per regolamento, se piove, non possono usare l’ombrello. In attesa che la norma surreale sia abrogata, propongo una norma transitoria: imporre ai «beneficiari» di spostarsi con mezzi propri con il bel tempo e, quando minaccia pioggia, chiamare un taxi o un attendente che regga l’ombrello... Paolo Novaresio, Torino SUI TRENI Alimenti in vendita Si parla tanto di disoccupazione, ma perché sui treni Intercity non c’è più il «ragazzo del carrello»? Elda e Valerio Semproni Giulianova(Te) Q uesta è una storia esemplare dell’Italia e che Renzi, certamente, ignora. Una cinquantina d’anni fa, un cittadino italiano si trasferisce all’estero, dove ancora risiede. Doverosamente, ne dà formale comunicazione al Comune italiano dove era risieduto fino a quel momento. Il Comune ne prende atto e lo iscrive all’Aire, il registro degli italiani resistenti all’estero. Tutto a posto, allora? Manco per sogno. Passano cinquant’anni e il nostro scopre, casualmente grazie al proprio commercialista, che la Pubblica amministrazione lo considera ancora fiscalmente residente in Italia. Gli vengono i brividi. Avrebbe potuto essere arrestato, o dover pagare una grossa multa, per evasione fiscale. Ma non protesta, preferisce restare in incognito. Teme, se ne parla e denuncia la pubblica inadempienza, la (possibile?) «vendetta» dello Stato. Non ha nulla di cui rimproverarsi; rimane, un buon cittadino. Ma sa che se lo Stato vuole, gli può gettare fra i piedi un’accusa qualsiasi; e ci metterà poi anni ad avere giustizia. Caro Renzi, si chieda onestamente: le paiono degni di un Paese civile fatti come questi? La verità che sta emergendo è questa. Ogni volta che lei compare in Tv — disinvolto e soddisfatto di sé, come fosse un avventore del bar Commercio che ha appena vinto a biliardo — a promettere «riforme epocali», un numero sempre maggiore di italiani ha incominciato a guardarsi intorno; a non credere che farà le riforme decantate e a considerarla solo un fanfarone. Lo sa quanti connazionali sono passati — e ancora ci si trovano — da un processo all’altro contro la Pubblica amministrazione, perdendo tempo, denari e salute, per errori o manchevolezze da essa commessi e finiti poi sulle loro spalle? Parli pure di «riforme epocali», delle quali, certo, c’è molto bisogno e che molti sperano lei faccia. Ma faccia anche quello che ci si aspetta da un governo appena decente. Faccia funzionare la macchina amministrativa e della Giustizia; che sono inadeguate, inefficienti e irresponsabili. Il vero riformismo di cui l’Italia ha bisogno è questo. Eviti che troppi funzionari pubblici passino più tempo al bar che in ufficio, o facendo un altro mestiere (in nero). Coraggio. Se ci si proverà e ce la farà, passerà alla storia come — con De Gasperi — il miglior presidente del Consiglio che abbia avuto il Paese dal Dopoguerra. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA INTERVENTI E REPLICHE I doppi incarichi dei deputati europei In merito all´articolo «Doppi stipendi degli eurodeputati» di Luigi Offeddu (Corriere, 13 ottobre), l´amministrazione del Parlamento europeo fa sapere che la dichiarazione finanziaria dell’on. Gianni Pittella è stata modificata per correggere un errore commesso dalla stessa amministrazione, in particolare dall’ufficio responsabile per l’inserimento delle dichiarazioni finanziarie dei deputati europei sul sito web istituzionale. Riguardo poi alla lista delle 9 attività esterne, definite nell´articolo «retribuite o non retribuite», l´amministrazione del Parlamento europeo tiene a chiarire che nel caso dell’on. Pittella tali attività ricadono nella fattispecie «non retribuite». Due rettifiche importanti per evitare a chi legge una rappresentazione distorta della realtà: la modifica della dichiarazione è stata quindi un atto dovuto per un errore commesso e ammesso dall’amministrazione del Parlamento europeo. Federico De Girolamo Amministrazione del Parlamento Europeo Quelli riportati nell’articolo, sulle attività esterne dell’on. Pittella, sono tutti dati ufficiali forniti dall’Europarlamento: dichiarazione del 4 giugno, e «dichiarazione riveduta» del 10 ottobre. Anzi, aggiorniamo la situazione: c’è anche un’ultima dichiarazione in ordine di tempo, comparsa sul sito web di Strasburgo dopo la pubblicazione del nostro articolo, e datata 3 giugno. Ora l’Europarlamento parla di un suo «errore». E questa è la sua auto-smentita. Con una © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Mauro Alberto Mori Ufficio stampa Legacoop, Roma EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere € 1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como € 1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. La tiratura di venerdì 17 ottobre è stata di 455.553 copie PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,20; Argentina $ 20,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,20; Belgio € 2,20; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 3,40; con “Io Donna” € 3,40; con “Style Magazine” € 3,90; con “Living” € 5,80; con “La matematica come un romanzo” € 9,80; con “Mila e Shiro” € 11,89; con “Tutto Pratt” € 12,89; con “La Tasi e le nuove tasse sulla casa” € 7,80; con “Le grandi storie Disney” € 9,89; con “Ancora giovani per essere vecchi” € 8,80; con “Grandangolo” € 7,80; con “Lettere d'amore” € 8,80; con “Agatha Christie” € 8,80; con “La Garzantina della matematica” € 14,80; con “La biblioteca della Grande guerra” € 11,80; con “Alda Merini” € 8,80; con “Skylander” € 11,80; con “Diabolik. Nero su nero” € 8,89; con “Le forme della vita” € 14,80; con “Geronimo Stilton. Viaggio nel tempo” € 8,80; con “I capolavori dell’Arte” € 7,80; con “Ufo Robot” € 11,89; con “James Bond collection” € 11,89; con “Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni” € 11,89;con “English Express” € 12,89 Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 58 Sport Serie A 7ª giornata Le quote Snai Oggi Ore 18 ROMA-CHIEVO (Calvarese) Ore 20.45 SASSUOLO-JUVENTUS (Banti) Domani Ore 12.30 FIORENTINA-LAZIO (Peruzzo) Ore 15.00 ATALANTA-PARMA (Guida) CAGLIARI-SAMPDORIA (Gervasoni) VERONA-MILAN (Valeri) PALERMO-CESENA (Damato) TORINO-UDINESE (Banti) Ore 20.45 INTER-NAPOLI (Orsato) Lunedì Ore 20.45 GENOA-EMPOLI (Cervellera) 1 X 2 1,30 5,50 10,00 8,00 4,50 1,42 Basket MotoGp Eurolega, falsa partenza per Milano e Sassari Rossi in Australia avverte «buone sensazioni» Due sconfitte per le squadre italiane nella prima giornata dell’Eurolega di basket. L’EA7 Milano si è arresa a Istanbul contro il Fenerbahçe (77-74): la squadra di Luca Banchi, subito sotto di una decina di punti, è risalita fino a giocarsi il match negli ultimi secondi quando i turchi, tra i favoriti per la vittoria finale, hanno scavato il break decisivo. Per Milano bene Melli e Samuels. A Novgorod il BancoSardegna Sassari è stato sconfitto di misura (88-86) dai russi del Nizhny: non sono bastati ai sardi i 17 punti di Logan e Dyson. Jorge Lorenzo è veloce e concreto, i suoi avversari per il 2° posto in classifica (dietro Marc Marquez), Valentino Rossi e Dani Pedrosa, 5° e 10° nelle libere di ieri (che hanno registrato numerose cadute), hanno invece qualcosa da sistemare per il Gp d’Australia (questa mattina alle 6.05 le qualifiche su Sky Sport 1, domani alle 7 la gara), in programma a Phillip Island, circuito «infido» (definizione di Valentino) e problematico per le gomme. Marquez resta comunque il favorito, Rossi ha avvisato di avere «sensazioni migliori del previsto». Il duello Dopo lo scontro diretto e le polemiche nella settimana della Nazionale, il campionato riparte con gli anticipi di Juventus e Roma accompagnati da antichi veleni Nemici come prima 2,10 3,30 3,50 2,50 3,15 2,90 2,60 3,30 2,70 3,20 3,30 2,25 1,75 3,50 4,75 2,30 3,15 3,20 2,60 3,30 3,20 2,15 3,20 3,50 Fonte: Snai - Dati: Monica Colombo CdS Roma Chievo 4-3-3 4-3-1-2 25 Bardi 26 De Sanctis 21 Frey 13 Maicon 3 Dainelli 2 Yanga Mbiwa 12 Cesar 23 Astori 34 Biraghi 3 Cole 14 Cofie 15 Pjanic 32 Paredes 8 Radovanovic 4 Nainggolan 56 Hetemaj 24 Florenzi 23 Birsa 22 Destro 69 Meggiorini 8 Ljajic 43 Paloschi Arbitro: Calvarese di Teramo Tv ore 18 Sky Calcio 1, Sky Supercalcio, Premium Calcio Sassuolo Juventus 3-4-3 3-5-2 47 Consigli 1 Buffon 5 Antei 5 Ogbonna 28 Cannavaro 19 Bonucci 15 Acerbi 3 Chiellini 11 Vrsaljko 26 Lichsteiner 4 Magnanelli 37 Pereyra 19 Taider 21 Pirlo 3 Longhi 6 Pogba 33 Evra 25 Berardi 10 Zaza 14 Llorente 10 Tevez 17 Sansone Arbitro: Banti di Livorno Tv: ore 20.45 Sky Sport 1, Sky Calcio1, Sky Supercalcio, Premium Calcio Capitano/1 Gigi Buffon, 36 anni, ha risposto per la Juventus alle critiche di Totti (Asaro) ❞ Classifica JUVENTUS ROMA SAMPDORIA UDINESE MILAN VERONA NAPOLI LAZIO FIORENTINA INTER 18 15 14 13 11 11 10 9 9 8 Serie B GENOA EMPOLI CESENA TORINO CAGLIARI CHIEVO ATALANTA PARMA PALERMO SASSUOLO 8 6 6 5 4 4 4 3 3 3 9ª giornata Ieri VICENZA-PESCARA Oggi, ore 15 BOLOGNA-VARESE (Ghersini) BRESCIA-PRO VERCELLI (Mariani) CARPI-LATINA (Pairetto) FROSINONE-MODENA (Roca) LANCIANO-PERUGIA (Pezzuto) SPEZIA-CATANIA (Baracani) TERNANA-LIVORNO (Sacchi) TRAPANI-CROTONE (Ros) Domani, ore 18 BARI-AVELLINO (Fabbri) Lunedì, ore 20.30 CITTADELLA-ENTELLA (Di Paolo) 2-1 Classifica FROSINONE 15 AVELLINO 15 LIVORNO 14 PERUGIA 14 BOLOGNA 14 PRO VERCELLI 13 LANCIANO 13 BARI 12 CARPI 12 TRAPANI 12 MODENA 11 *una partita in più Per fortuna si torna a giocare. Abbiamo davanti un mese molto importante TERNANA** 10 SPEZIA 10 VICENZA* 10 PESCARA* 9 CITTADELLA 8 VARESE (-1) 8 LATINA 7 BRESCIA 7 CATANIA 6 CROTONE 6 ENTELLA** 5 **una partita in meno Non mi aspetto cali di tensione della Roma, difficilmente perderanno punti Capitano/2 Francesco Totti, 38 anni, non ha gradito il trattamento riservato alla Roma (Ramella) I bianconeri I giallorossi Allegri vede il Sassuolo «Se non lo battiamo inutile il 3-2 alla Roma» GarciavaoltreilChievo «Siamoipiùforti vinceremoloscudetto» Il rumore dei nemici è sempre alto. Ma è il silenzio degli amici che oggi deve preoccupare Max Allegri e la sua Juventus. «Per fortuna si torna a giocare — ripete due volte il tecnico dei bianconeri —. Abbiamo davanti un mese molto importante per il campionato e decisivo per la Champions». Prima della prossima sosta a novembre i campioni d’Italia devono affrontare le due partite chiave contro l’Olympiacos (mercoledì si comincia in Grecia), mentre in campionato su 5 sfide affrontano le 3 squadre attualmente all’ultimo posto, oltre a Genoa ed Empoli: quanto basta per pianificare un primo tentativo di fuga per lo scudetto. A Sassuolo, Allegri ha vinto un campionato di C1 nel 2008 per poi fare il salto in A col Cagliari. Ma dieci mesi fa il tecnico livornese fu esonerato dal Milan, dopo quattro gol di Berardi al Mapei Stadium: l’attaccante, che è in comproprietà con la Juventus, si è sbloccato nell’ultima giornata contro la Lazio e ha l’occasione di dimostrare il suo valore, nella ricerca di una continuità di rendimento che finora non c’è stata. Come per Simone Zaza, autore del gol del vantaggio neroverde nella sfida molto tirata di fine aprile, su cui la Juve ha un diritto di riacquisto fissato a 16 milioni: dopo il gol alla prima giornata contro il Cagliari e il felice approccio con la Nazionale di Conte, Zaza si è fermato. E la squadra di Di Francesco, che con la Juve ha rapporti continui di collaborazione, è inchiodata sul fondo con appena tre punti. La Juve però scende a Reggio Emilia con la difesa contata e senza Arturo Vidal, rientrato da due partite con il Cile e al lavoro in vista di Atene. A centrocampo dovrebbe riposare anche Claudio Marchisio: Pereyra affiancherà Pirlo e Pogba e si sta dimostrando un’alternativa valida. In attacco, con Morata squalificato dopo il fallo sul romanista Manolas, spazio alla coppia Tevez-Llorente: anche lo spagnolo sta facendo scena muta in zona gol e un suo squillo sarebbe l’unico rumore gradito alle orecchie di Allegri: «Nonostante Fernando non abbia ancora segnato ha lavorato molto bene con la squadra, gli manca solamente il gol e magari lo troverà stavolta». E la Roma? «Non mi aspetto assolutamente cali da parte loro — sottolinea il tecnico — e difficilmente perderanno punti per strada. Ho detto prima della sfida di Torino che una vittoria o una sconfitta con la Roma non avrebbe pregiudicato il campionato, né loro né nostro. Ma non vincere a Reggio sarebbe come buttare a mare la vittoria nello scontro diretto». Con tutto quello che c’è stato dopo, per la Juve sarebbe un delitto. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ È stata una vergogna l’accoglienza in tribuna e in panchina, io sono fiero dei miei Quando Totti parla deve essere rispettato perché è un grande uomo ROMA Tutto si può dire di Rudi Garcia, ma, di sicuro, non che sia superstizioso. Sceglie un venerdì 17 per dire che la Roma vincerà lo scudetto, facendo accapponare la pelle ai tifosi più scaramantici. È un messaggio forte, lanciato a tutti: alla squadra, ai tifosi, agli avversari juventini, al Palazzo del calcio italiano, persino al presidente Pallotta. È il modo per dire che la fortuna ce la costruiamo da soli. A partire da oggi, contro il Chievo, all’Olimpico. «Per me Juve-Roma è stata tutt’altro che una sconfitta. Sono fiero dei miei giocatori, che hanno dimostrato forza e personalità. Sulla Juve voglio solo dire una cosa sola: è stata una vergogna l’accoglienza in tribuna e in panchina, questa cosa è inaccettabile. Vorrei dire un’altra cosa sul mio capitano: quando Totti parla deve essere rispettato, perché è un grande uomo. I suoi valori sono un bene per il calcio. Si è sentito vittima di un’ingiustizia, dopo la partita, proprio perché i suoi valori sono stati traditi. Ho rivisto la gara e le immagini parlano da sole. Quello che mi ha colpito è che anche il miglior arbitro può soffrire la pressione di una gara così. Ho visto una Roma forte, ho capito che quest’anno vinceremo lo scudetto. Sono molto più preoccupato della gara contro il Chievo, perché arriva dopo tutto questo casino mediatico e prima di una gara prestigiosa di Cham- pions League. Anche i tifosi ci devono aiutare a prendere i tre punti, perché se vogliamo vincere lo scudetto dobbiamo vincere questa gara, quella dopo e tutte le altre ancora». Garcia si sarebbe aspettato scuse ufficiali, da parte della Juve, per gli insulti dei tifosi a Ljajic e Strootman («zingaro» e «zoppo»), gli sputi e lo schiaffo al preparatore dei portieri Guido Nanni. Capitolo chiuso: «Io sono il capo del branco, ma i lupi sono i calciatori. Quando giocano devono avere la consapevolezza della nostra forza ma devono mostrarla in campo. Forse non vinceremo tutte le partite ma dobbiamo provarci». Capitolo aperto per l’aiuto agli arbitri sotto pressione: «Io ho parlato di tecnologia, non di moviola in campo. Nel tennis è possibile sapere se la palla è dentro o no, perché nel calcio non si può fare lo stesso per sapere se è rigore o no? Mi chiedete perché sono arrivato a dire una cosa forte come vinceremo lo scudetto? Perché ho le mie ragioni, ma voi siete molto intelligenti e avete già capito tutto». Iturbe non è stato convocato, ma sarà pronto per martedì, contro il Bayern. Probabile panchina per Totti e Gervinho, con Destro e Ljajic in campo. Emergenza a centrocampo, con l’esordio di Paredes dal primo minuto. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 SPORT Scontri diretti e ritmi serrati per fermare la fuga dal 3° posto Tutte le candidate hanno perso colpi, nelle prossime tre settimane sarà vietato sbagliare Le partite Scontri diretti fino alla prossima sosta 7ª giornata FiorentinaLazio Verona-Milan Inter-Napoli 8ª giornata Napoli-Verona MilanFiorentina 9ª giornata FiorentinaUdinese Verona-Lazio InterSampdoria 10ªgiornata SampdoriaFiorentina 11ª giornata SampdoriaMilan FiorentinaNapoli Inter-Verona MILANO Fuga dal terzo posto. Il Milan, dopo una partenza lampo, ha messo insieme due striminziti pareggi in rimonta a Empoli e Cesena prima di piegare il Chievo; il Napoli ha già perso due volte, la Lazio addirittura tre e la Fiorentina ha pareggiato troppo (tre volte). L’Inter sino a venti giorni fa sembrava candidata a prendere la scia di Juventus e Roma, ma in una settimana ha dilapidato il suo patrimonio di credibilità rimediando sette gol (a uno) tra il Cagliari e la trasferta di Firenze. Il terzo posto, che regala il passaporto per i playoff della Champions e la possibilità di mettere in tasca una trentina di milioni, è nelle mani della Sampdoria, insidiata dall’Udinese e anche il Verona respira il profumo dell’alta classifica. È vero che sei giornate sono poche per dare giudizi definitivi. Ma è innegabile che dietro a bianconeri e giallorossi, impegnati in un campionato a parte, ci sia una specie di vuoto di potere. Le prossime tre settimane, un tour de force da 7 gare per chi dovrà sobbarcarsi le fatiche europee, chiariranno meglio le gerarchie. È il momento della verità: chi affogherà nella mediocrità e chi riuscirà a rimettersi in gioco. Il Milan, tra le grandi con il fiatone, è all’apparenza la squadra più serena: ha l’attac- 13 gol segnati dal Milan, il migliore tra le grandi col fiatone 0 Sampdoria Sinisa Mihajlovic (Ansa) Milan Filippo Inzaghi (Ansa) Napoli Rafa Benitez (Ansa) gol segnati finora dalle stelle del Napoli Higuain e Hamsick 7 gol subiti dall’Inter nelle ultime due giornate di campionato Lazio Stefano Pioli (LaPresse) co più prolifico della serie A (13 reti) anche se Torres ha realizzato solo un gol ed El Shaarawy non segna dal 24 febbraio 2013 nel derby, gestisce un incoraggiante più 3 rispetto alla scorsa stagione, conta sul feeling che Inzaghi ha instaurato con Berlusconi e il grup- Fiorentina Vincenzo Montella (LaPresse) Inter Walter Mazzarri (Ansa) po. Pippo però deve trovare in fretta un equilibrio tra la fase offensiva e quella difensiva (nessuno nella parte sinistra della classifica ha subìto 9 gol come i rossoneri). Verona e Fiorentina, nel giro di una settimana, chiariranno la forza e le ambizioni del Diavolo. Per arrivare terzo il Milan deve fare di più. Anche il Napoli è davanti a un bivio. La piazza dopo l’eliminazione dalla Champions non si accende, De Laurentiis tace e Benitez continua con il turnover. Domani sera contro l’Inter a San Siro giocheranno i 30 milioni di euro garantiti dall’ingresso in Champions League 59 migliori e lo spagnolo punta sul fattore H. Hamsik e Higuain, autori di incoraggianti doppiette in nazionale, vogliono sbloccarsi in campionato dove sinora sono a digiuno. Il Napoli, che ha vinto una sola partita nelle prime quattro giornate (Genoa), ha preso il passo giusto, due successi nelle ultime due con Sassuolo e Torino (in rimonta), ma la sfida contro l’ex Mazzarri, amato e odiato, è una tappa fondamentale. Per affondare una rivale e mettere alle spalle in maniera definitiva la crisi. L’appuntamento del Meazza vale moltissimo anche per l’Inter. I nerazzurri sono il mistero più grande: tanto belli e solidi all’inizio, quanto fragili e smarriti adesso e con sei punti meno dell’anno scorso sanno di non poter sbagliare. E visto che Osvaldo resterà fuori un mese (e che Kovacic non sta benissimo), accanto a Icardi serve il miglior Palacio, anche lui tra i ritardatari del gol. Fiorentina e Lazio si troveranno al Franchi alle 12.30. I viola vengono dal rotondo 3-0 all’Inter, i biancocelesti hanno segnato quattro gol al Palermo e tre al Sassuolo e non vogliono fermarsi. Doveva essere la sfida tedesca tra Klose e Gomez, vecchi giganti del gol, invece Miro è stato soppiantato da Djordjevic e Mario è fuori per infortunio un’altra settimana. Montella si affiderà alla freschezza di Babacar e alla solidità della difesa, che in casa non ha ancora subìto gol. Per la Fiorentina da qui alla sosta solo scontri diretti: dopo la Lazio, arrivano in fila Milan, Udinese, Sampdoria e Napoli. Chi si ferma adesso è perduto. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Qui Milan Qui Inter El Shaarawy: «Tre panchine? C’è un po’ d’incazzatura» Il messaggio di Thohir ai tifosi «Battere il Napoli tutti insieme» MILANO Domani a Verona Stephan El Shaarawy è candidato per giocare dall’inizio. Dopo tre panchine «c’è un po’ di dispiacere e di incazzatura», ma senza polemica: il Faraone ha capito che passerà un anno così, a sudarsi ogni maglia da titolare. «Le mie esclusioni sono state scelte tecniche che rispetto. Inzaghi mi ha detto che non devo dimostrare niente». La concorrenza è tanta anche perché ora sono tornati tutti, compreso Menez (che però dovrebbe entrare a gara in corsa). «È la prima volta che si sono allenati in 27 su 28 (l’assente è Montolivo, ndr). In passato capitava solo prima delle finali di Champions, quando stavano sempre tutti bene», ha scherzato l’ad Adriano Galliani. Domani è comunque una tappa importante per provare a tornarci, in Champions, ma Verona è «una trasferta storicamente difficile, dove il Milan ha perso due scudetti», come ha ricordato alla squadra il presidente Silvio Berlusconi nella consueta visita del venerdì (questa volta accompagnato da sei ragazzi, figli di dipendenti della casa di cura di Cesano Boscone). A Verona il Milan ha perso anche lo scorso anno. Ma ora è tutto diverso: «La cosa fantastica di questa stagione è la coesione», spiega Galliani. Vedremo se farà la differenza. a. rav. MILANO Erick Thohir ha capito © RIPRODUZIONE RISERVATA In Esclusiva nelle profumerie che quella di domani nel posticipo con il Napoli sarà una serata difficile per l’Inter, visto il clima che si è creato intorno alla squadra e a Mazzarri, dopo gli otto punti raccolti nelle prime sei partite (2 vittorie, 2 pareggi, 2 sconfitte consecutive con Cagliari e Fiorentina). Così, attraverso il sito www.inter.it, ha inviato un messaggio ai tifosi, prima di arrivare a Milano per essere presente a San Siro: «Contro il Napoli sarà una partita bellissima. Ci saranno tanti tifosi nerazzurri allo stadio e, tutti insieme, possiamo essere protagonisti. Sarà una gara difficile, ma noi siamo l’Inter e proprio per questo sarà il nostro momento. Sarà un’occasione per esprimere insieme ai nostri tifosi l’entusiasmo che serve nella costruzione di un grande gruppo soprattutto se è così giovane come il nostro. L’Inter mi è entrata dentro: con il Napoli sarò il primo tifoso a sostenere la squadra. Dobbiamo essere uniti nell’incitare l’Inter, dobbiamo essere il dodicesimo uomo in campo che farà la differenza. San Siro è uno stadio unico al mondo: quando riesce a trasmettere tutto il suo calore fa tremare le gambe all’avversario. Il mister e la squadra vi aspettano tutti allo stadio per raccogliere l’abbraccio del popolo interista. Forza Inter». © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 60 Daniele e Sabine Turri sono affettuosamente vicini a Silvana, Alessandro e Mara per la perdita dellindimenticabile dott. Alberto Beretta - Milano, 17 ottobre 2014. Il Direttore, i colleghi e il personale del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e del Consorzio MIP Politecnico di Milano partecipano al lutto del professore Giovanni Toletti per la scomparsa del padre Guido Toletti - Milano, 17 ottobre 2014. Caro Alberto non meritavi di tribolare così tanto in questi ultimi anni.- Con infinita tristezza.- Wanda e Von Benedict. - Milano, 16 ottobre 2014. Ricordando con grande stima Alberto Paolo Chicca Alberto Valentina e Paola si uniscono con tutto il loro affetto al dolore della sorella Silvana e di Alessandro e Mara. - Milano, 17 ottobre 2014. Aldo e Fabrizio Faitelli con le famiglie sono affettuosamente vicini al dolore di Silvana, Mara, Alessandro e Carmen per la scomparsa del carissimo dott. Alberto Beretta - Milano, 17 ottobre 2014. Francesco e Caroline De Marchi Gherini nel nome della fedele amicizia secolare che lega le loro famiglie sono vicini a Silvana Alessandro Mara Silvia e Mimmo nel ricordo dellamatissimo Alberto uomo di qualità e di ammirevole dignitoso coraggio.- Concisione bergamasca e dimensione interiore di alta quota lassù nelle amate valli. - Milano, 17 ottobre 2014. Partecipa al lutto: Afro Consonno. Rosella e Roberto con i figli Roberta e Marco ricordano con tanto affetto Alberto amico di una vita e abbracciano forte Silvana Alessandro Mara e Carmen. - Milano, 17 ottobre 2014. La Presidenza, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale di Coop Lombardia esprimono le proprie condoglianze alla famiglia per la scomparsa di Guido Toletti cooperatore che con la sua attività e intelligenza ha contribuito a far grande la nostra cooperativa. - Milano, 17 ottobre 2014. Sandra, Pierluigi, Laura, Teodoro, Enrico insieme alle famiglie partecipano al dolore della sorella Cicci e delle nipoti Alessandra e Francesca per limprovvisa perdita dell Ing. Rino Mazzola - Milano, 16 ottobre 2014. Partecipano al lutto: I cugini Molinari di Brescia. Mariuccia Stegani Mari La nostra amatissima zia non è più tra noi.- I nipoti Fernanda, Daniela, Roberto, Luciano, Vanni, Marco in questo momento di grande dolore si uniscono con un forte abbraccio a Silvana, Bruno, Roberto e famiglie. - Milano, 17 ottobre 2014. Un caldo ultimo abbraccio nonna Mariuccia Lidia e Giorgio. - Milano, 17 ottobre 2014. Franco Radaelli padre sempre presente, nonno affettuoso; con la mente e con lanima sei stato un sostegno per tutti noi: ci mancherai tanto.- Rossella, Francesco, Sara, Sofia. - Milano, 17 ottobre 2014. Dott. Alberto Beretta Franco Alberto - Milano, 17 ottobre 2014. "Sono certo che nulla va perduto nella nostra vita, nessun frammento di bontà e di bellezza, nessun sacrificio, nessuna lacrima e nessuna amicizia". Dopo unestenuante battaglia contro uninvincibile malattia, è mancato "il guerriero" Giuliano Paolini Ne danno il triste annuncio la moglie Emma con le figlie Cecilia, Ilaria con Francesco e la piccola Sveva.- Di te ricorderemo sempre il tuo coraggio e la nobiltà danimo.- La famiglia ringrazia: medici, infermieri, Oss dellIstituto dei Tumori di Milano che lo hanno avuto in cura; esempi di eccellenza e di umanità.- Un ringraziamento particolare al Dottor Bossi, Dottoressa Pessi, Dottor Fallai, Dottoressa Martini, Don Tullio, Dottoressa Agape.- Un ringraziamento denso di affetto e gratitudine al Professore Dottor Gabriele Scaramellini.- I funerali avranno luogo sabato 18 ottobre, ore 14.45 nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, viale Argonne 56. - Milano, 17 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Laura e Alberto Spini. Eugenia e Vincenzo Trabace. Il marito Gianni Montafia, i figli Paolo e Andrea e i loro familiari annunciano con profondo dolore la scomparsa dellamata Maria Antonia (Juccia) Vertemati I funerali si terranno presso la chiesa San Carlo a Bresso, sabato 18 ottobre alle ore 15. - Bresso, 17 ottobre 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari Ferdinando Piovesana Ne danno il triste annuncio la moglie Marisa, i figli Riccardo, Emanuele e Francesco, unitamente allanziana madre, alla sorella Mariuccia ed ai parenti tutti. - Milano, 16 ottobre 2014. 18 ottobre 1984 - 18 ottobre 2014 Giuseppe Marcandalli Caro papà sono passati trentanni dal tuo addio ma continui a rimanere sempre e comunque nei nostri pensieri e nei nostri cuori, compresi quelli dei tuoi nipoti che non hai potuto conoscere.- Ciao papà Pino.- Rosa, Sonia e Fabrizio. - Bresso, 18 ottobre 2014. Ad un anno dalla scomparsa di Con tristezza Beppi e Mirella ricordano commossi il consuocero e lamico Gianfranco e Alberto Facchetti si uniscono al lutto della famiglia Beretta per la perdita del caro Margherita Lopane e la ricordano con infinita nostalgia. - Milano, 17 ottobre 2014. Andrea Biagini Baldassarre Mazzola Pinuccia Mugnoli con Marco, Paolo, Ester commossa ricorda momenti felici di grande amicizia vissuti con il ed è tanto vicina alla famiglia. - Pieve Ligure, 17 ottobre 2014. I ragazzi della C del Liceo Beccaria 1974-1979 piangono la prematura scomparsa della loro cara compagna di classe - Milano, 17 ottobre 2014. la moglie Cristina ed i figli Matteo e Valerio lo ricordano con immenso amore.- Una Messa in memoria sarà celebrata il 19 ottobre 2014 alle ore 12 presso la chiesa di San Giovanni Crisostomo. - Roma, 18 ottobre 2014. La Fondazione Maruzza Lefebvre DOvidio Onlus ricorda Maruzza Lefebvre DOvidio a venticinque anni dalla sua scomparsa.- I suoi valori, la sua forza, il suo ingegno sono sempre con noi. - Roma, 18 ottobre 2014. Nel quindicesimo triste anniversario della scomparsa di Jana Riganti Marco e Debora, con Marianna e Carlotta la ricordano con immutato affetto. - Solbiate Arno, 18 ottobre 2014. 19 ottobre 2011 - 19 ottobre 2014 Peter Steiner Ti pensiamo ogni giorno.- Una Messa sarà celebrata oggi alle ore 18.30 nella Basilica di San Babila.- La tua famiglia. - Milano, 18 ottobre 2014. Gianfranco Moretti Abbiamo perso un grande amico Osvaldo Tarenzi Siamo vicini alla famiglia.- Chiara e Alberto Bonazza. - Cassina de Pecchi (MI), 17 ottobre 2014. Silvia e Filippo ringraziano i parenti e tutti gli amici che hanno voluto dare con loro lultimo saluto a Franco. - Milano, 18 ottobre 2014. I condomini di via Fieno 1 Milano ricordano con affetto il sig. Osvaldo Tarenzi - Milano, 17 ottobre 2014. Franco e Marisa Morganti con Nicola e Michele partecipano affettuosamente al lutto di Paola, Marco, Giovanni, Cristina per la perdita del caro ing. Carlo Scalabrini ricordando le tante belle giornate trascorse insieme durante una gioventù ormai lontana. - Milano, 17 ottobre 2014. Le socie ADGI Sezione Milano ed i colleghi del gruppo Uniti per un Futuro si stringono allamica Maria Grazia in questo difficile momento di dolore per la scomparsa della mamma RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Carmela Bosco - Milano, 18 ottobre 2014. PER PAROLA: È mancato il caro Eraldo (Dino) Colombo uomo meraviglioso, nobile e buono.- Con la nostra amicizia siamo dolorosamente vicini alla famiglia.Nuccia, Geraldina e Tiziano. - Milano, 17 ottobre 2014. La famiglia Ciana partecipa al dolore per la perdita di Emanuele Maffeis - Milano, 17 ottobre 2014. A MODULO: Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 300,00 Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Corriere della Sera Sabato 18 Ottobre 2014 L’inchiesta Il basket nel mirino Pianigiani indagato per evasione fiscale SPORT SIENA Sembra non avere mai fine l’inchiesta sulla bancarotta della Mens Sana. Dopo indagini durate anni e il «blitz di maggio» (4 arresti, tra i quali anche il presidente designato della Lega Basket Ferdinando Minucci e 25 indagati tra cui molti giocatori) ecco spuntare un altro filone. Con due indagati: il c.t. della Nazionale di pallacanestro, Simone Pianigiani (foto), già coach della Mens Sana, e Stefano Bisi, vicedirettore responsabile della redazione senese del Corriere di Siena e gran maestro del Grande oriente d’Italia, la massoneria di Palazzo Giustiniani. Diverse le ipotesi di reato per i due indagati. Pianigiani deve rispondere di evasione fiscale, Bisi di ricettazione. Le fiamme gialle di Siena hanno perquisito le due abitazioni di Firenze e Siena di Pianigiani e la casa e la redazione di Bisi. Poi si sono spostate a Roma nell’ufficio del gran maestro. E hanno sequestro una mole imponente di materiale informatico e cartaceo. A corredo dei documenti anche intercettazioni ambientali che ipotizzerebbero l’esistenza di fondi neri distribuiti dalla società di basket senese. Il c.t. è sospettato dal pm Antonio Nastasi di non aver denunciato al fisco dai 70 agli 80 mila euro. Pianigiani ha sempre smentito ogni coinvolgimento nei presunti fondi neri e ha giurato al presidente della Fip, Giovanni Petrucci, di non aver mai preso un soldo esentasse. Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Pantani, la verità in cella con René Individuato l’uomo che in carcere sconsigliò a Vallanzasca di puntare sul Pirata nel ‘99 Ma l’ex bandito è già stato sentito dai Carabinieri e dalla madre: non ha fornito dettagli Qualche giorno dopo l’esclusione di Marco Pantani dal Giro d’Italia del 1999, arrivarono minacce ad alcuni personaggi del suo staff: «Dimenticate che cosa è successo a Campiglio». Lo hanno raccontato loro stessi al procuratore di Forlì Sergio Sottani mettendo in diretto collegamento l’avvertimento alla procedura seguita per effettuare le analisi che diedero come risultato un ematocrito a 51,9 e determinarono l’esclusione dalla corsa. Proprio su questo si concentrano adesso gli accertamenti. Tutto ruota intorno al detenuto che avrebbe «consigliato» a Renato Vallanzasca, suo compagno di cella, di non puntare sul Pirata «perché tanto non arriva a Milano in maglia rosa». I magistrati conoscono la sua identità. Lo hanno individuato grazie ai controlli effettuati sulle presenze nel penitenziario e hanno avviato verifiche per stabilire la sua attendibilità riesaminando i suoi rapporti criminali dell’epoca. Sono trascorsi quindici anni da quel 5 giugno, non sarà faci- ROMA - A Campiglio Il 5 giugno ‘99 Pantani è a Madonna di Campiglio, alla vigilia della penultima tappa del Giro dominato Il controllo Nell’ambito della «tutela della salute» allora in vigore avviene il controllo alle 7.15 del mattino all’hotel Touring: l’ematocrito è oltre la soglia consentita allora. Pantani è escluso e sospeso 15 giorni le ricostruire quel che accadde davvero. Ma i pubblici ministeri appaiono comunque determinati ad andare avanti per verificare se davvero qualcuno possa aver alterato gli esami, addirittura riscaldando la provetta. E per questo hanno ipotizzato il reato di associazione per delinquere finalizzato alla frode sportiva. Hanno interrogato i medici che seguivano il ciclista, il capo della tifoseria Vittorio Savini che aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata anonima di un uomo che disse che «avrebbero sparato a Marco pur di fermarlo». Hanno convocato le persone indicate dall’avvocato della famiglia Antonio De Rensis perché «a conoscenza di elementi utili». Ma hanno anche sentito la versione di alcuni testimoni che non sono direttamente legati all’entourage di Pantani proprio per stabilire il clima che si respirava in quelle ore, l’atmosfera che c’era. L’ipotesi esplorata dagli inquirenti è pesantissima perché porta a chi gestiva le scommes- se clandestine sul Giro, dunque alla scelta di eliminare il Pirata per il timore che una sua vincita — sulla quale c’era stato un numero e un volume di puntate inaspettate — avrebbe potuto far saltare il banco e dunque provocare un danno economico fortissimo ai clan che gestivano il mercato nero delle giocate. Ecco perché è importante 61 Maglia rosa Marco Pantani, morto il 14 febbraio 2004, ha vinto un Giro e un Tour (Epa) ascoltare la versione del compagno di cella di Vallanzasca e quello che quest’ultimo avrebbe raccontato nell’immediatezza del fatto alle persone a lui più vicine, in particolare alla moglie. Il «consiglio» fu dato infatti nel 1999 e lui ne accennò qualcosa nella sua biografia «Il fiore del male» scritta con il giornalista Carlo Bonini, senza però scendere nei dettagli. Otto anni dopo, esattamente nel 2007, aggiunse dettagli nella lettera spedita alla mamma di Pantani, ma poi non ritenne di dover confermare questa circostanza ai carabinieri che andarono a interrogarlo. Nelle intenzioni dei magistrati c’è sicuramente quella di interrogare Vallanzasca, ma ciò dovrebbe avvenire soltanto alla fine di queste prime verifiche. Sul tavolo del procuratore c’è già l’elenco di tutte le persone che si occuparono delle analisi, di coloro che ebbero accesso alle provette, ma anche di chi — pur non risultando direttamente coinvolto nella procedura antidoping — potrebbe aver avuto un ruolo nell’alterazione degli esami. È su di loro che si punta per cercare di scoprire la verità, per stabilire se Pantani fu davvero vittima di un complotto, oppure di se stesso. Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il medico del prelievo «Avevo portato anche mio figlio Perché avrei dovuto truccare il sangue del ciclista che amavo?» Medico Michelangelo Partenope è il medico del Sant’Anna di Como che prelevò il sangue di Pantani La tesi è questa: la mattina del 5 giugno 1999, con appena mezz’ora a disposizione tra prelievo, trasporto e analisi, qualcuno avrebbe «truccato» il sangue di Pantani per fargli superare i limiti previsti dai regolamenti, mettere l’atleta fuori corsa e far saltare il banco delle scommesse sul Giro. Su questo indaga la Procura di Forlì. Prima domanda: è tecnicamente possibile alterare un valore di ematocrito? Giuseppe d’Onofrio, tra i più noti ematologi italiani. «La tesi è teorica- 19 ottobre mente sostenibile — spiega il professor D’Onofrio — ma con un analizzatore automatico come quello usato a Campiglio e cosi poco tempo a disposizione lo si poteva fare solo modificando l’algoritmo di taratura della macchina. Sarebbero serviti grande perizia scientifica e una premeditazione accurata. Ma si poteva fare». S e co n d a d o m a n d a : c h i l’avrebbe fatto e perché? Michelangelo Partenope, dirigente di Ematologia al Sant’Anna di Como, è il medico che prele- vò il sangue e lo analizzò con i colleghi Sala e Spinelli. Partenope: «Sono sconvolto da certe dichiarazioni. Parlare di fatti avvenuti alla luce del sole è poco. Nella stanza del prelievo c’erano 7 testimoni, Pantani non scelse la fiala dove mettere il suo sangue perché semplicemente non era previsto dal regolamento. Fu lui a chiedermi, davanti a tutti, di non usare il laccio emostatico. Portata subito nel nostro albergo, la fiala fu analizzata con quella di Savoldelli e altri otto corridori alla Gran Premio del Jockey Club 15 novembre Premio Giulio Berlingieri ❞ Fu tutto alla luce del sole Al processo di Trento le perizie dimostrano la bontà del nostro lavoro presenza di 4 testimoni. Dopo un primo controllo, fuori norma, tarammo di nuovo la macchina e ne eseguimmo un secondo. Fuori norma. Convocammo subito atleta, d.s. e medico sociale. Pantani rifiutò, gli altri arrivarono subito: ripetemmo due volte il controllo di fronte a loro. Fuori norma. Tutto il materiale venne sequestrato da uomini della Finanza e sottoposto a perizia. Al processo di Trento le perizie dimostrarono la bontà del nostro lavoro. Posso fare io una doman- da? Ma per quale motivo avrei dovuto truccare il sangue di un corridore che amavo? Lo sa che quel giorno avevo fatto venire il mio bambino per festeggiare la sua vittoria?». Ci furono segnali premonitori? Roberto Rempi, medico sociale della squadra di Pantani: «Francamente no — spiega — perché Marco era tranquillo. Ma non rilevai anomalie nel prelievo. Non è nemmeno vero, come hanno scritto alcuni giornali, che il numero delle sue piastrine dalla sera alla mattina si modificò moltissimo. Non avevamo alcuno strumento per misurare le piastrine, rilevammo solo l’ematocrito, che era nei limiti. Se non lo fosse stato, mi creda, all’epoca l’avremmo potuto correggere». Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 18 Ottobre 2014 Corriere della Sera 62 Tv .¤ TELERACCOMANDO .Õ .Ð .1| "z 1¤ É di Maria Volpe ±ææ ±Ðæ ¤æ±|z ¤æ±zæ ¤¤±|z Leosini chiude parlando di Pasolini ¤Ð±Ðæ ¤|±ææ ¤z±Ðz ¤Ê±Ðæ ¤É±ææ ¤É±¤æ ¤É±¤z ¤É±|z ¤p±zæ Õæ±ææ Õæ±Ðz Õ¤±¤æ Õ¤±¤z U ltima puntata per Franca Leosini che stasera chiude con una puntata inedita sul delitto di Pier Paolo Pasolini ( foto). Un mistero che, alla vigilia dei 40 anni da quel massacro, Leosini non poteva non tornare ad affrontare: fu lei, in una puntata di «Ombre sul giallo», nel 2005, a far riaprire il caso grazie alle rivelazioni fattele in esclusiva da Pino Pelosi. E stasera è previsto un nuovo faccia a faccia con lui. In studio anche il fotografo Dino Pedriali. Storie maledette Rai3, ore 24 Se la crisi cambia i valori della vita U n reportage che comincia con la storia di un bancario licenziato, uno dei tanti che in questi anni ha perso il lavoro. Storia di una crisi che sta cambiando la scala dei valori nella collettività. Tg2 Dossier Rai2, ore 23.50 Rita Dalla Chiesa si mette ai fornelli T ornano i vip ai fornelli di Antonella Clerici. Oggi è il turno di Rita Dalla Chiesa che in questo periodo è spesso ospite in diversi programmi ottenendo un grande riscontro di pubblico. Lei dice di non essere una grande cuoca, vedremo. La prova del cuoco Rai1, ore 11.45 æ±Ðæ ¤±¤z ¤±Ðæ 1 ¤± 1 ¤ ±±/± 1!,$ ± " 8. $.>>$"1 ± ÎÎ×@ÎF /1$ $" ,.$8 3$ $± 8@ÂkÎF 1$."± " 3± ÎÎ×@ÎF !± /@¬ $¬kÂ@ - ¿/1.$ -3"1$ /1± ÎÎ×@ÎF 1 ¤± 1!,$ ± /3 !!"± ÎÎ×@ÎF ,//$ "$. $8/1± ÎÎ×@ÎF ¿.1± -×ä 1$."± . 13$± 8@ÂkÎF .$/$ .$± X×kÎ "$ $" /1± 8@ÂkÎF± b×Xk !à @Â×XX± ,@ k± "k ¬Â~Â@@_ 1~ ¤ Êæ ÅkXb /¿ 11 "$11± 1@ 1¤ "$11± 1!,$ ± "!1$.$ /, /18 "1.">$" ! .$!± ÎÎ×@ÎF ±Õæ . ,.!"1$ ,3"1$ 3.$,± ¤æ±ææ $./1 " "11 !/ .± X×kÎ@ ¤æ±|z .$" "!± Îα ¤¤±Ðæ !>>$$."$ " !± 8@ÂkÎF ¤Ð±ææ 1 Õ $."$± ¤Ð±Õz ."± .×NÂX@ ¤|±ææ 11$. ±±±± ÎÎ×@ÎF ¤z±|æ /-3. /, $$"± 1kkx ¤Ê±Õz /-3. /, /1$ .± 1kkx ¤É±¤æ /."$ 8.± Îα ¤p±ææ 1 Õ / ±±/± ¤p±æz æe !"31$± .×NÂX@ ¤p±zæ / ,1.$± 1kkx ¤±Ðz /-3. /, $. ¤¤± 1kkx Õæ±Ðæ 1 Õ Õæ±Ðæ± Õ¤±æz /1± 1kkx Õ¤±zæ !"1.;± 1kkx± à kk !kÂ` ×Xà ×` b@ -× ÕÕ±|æ 1 Õ± ÕÕ±zz . ,;.± ÎÎ×@ÎF Õбææ /1$ /,."1± .×NÂX@ ŬÂÎÝ@± b×Xk !X@ !@Î@ Õбzæ 1Õ $//.± ÎÎ×@ÎF æ±Ðz 1 Õ /1$.± . $"1 /11!"± .| ¤|±Ðz ¤Ê±ææ ¤Ê±Õz ¤É±zz ¤p±ææ ¤±Ðæ ¤±|æ Õ¤±¤æ ÕÕ±|z æ±Ðz ! $ /1± 9$"."± ÎÎ×@ÎF $"1"33!± 1kkx . 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Era quasi mezzanotte, «Servizio pubblico», incentrato sull’alluvione che ha colpito Genova, si era trascinato fin lì in maniera quasi surreale (La7, giovedì, 21.15). I talk politici sono in un momento di crisi di identità, come buona parte dell’informazione. Nel mondo politico, ma soprattutto nel mondo economico, sono in atto alcuni processi che stanno cambiano la gerarchia di rapporti, i contatti si fanno sempre più orizzontali. Per farla breve: su un verso della medaglia, c’è in atto una crisi dei modelli di SERVIZIO PUBBLICO Marco Travaglio Litigio Santoro-Travaglio in diretta: per La7 1.278.000 spettatori, 5,9% di share VIRUS Nicola Porro Porro torna a inseguire Santoro: per Rai2 968.000, spettatori, 4,2% di share +1! '' 3? 3,4 38, 38, 3 3 3, 39 3 , 3 , 39* 1(+)7 '' ,? ,9 ,94 ,93 , ? ,,* ,9 ,8 ,84 ,9, :1 $ chiacchiere) che un solo momento: il cabaret di Marco Travaglio. Travaglio ha cominciato a prendersela prima con un ragazzo in studio (quello che aveva contestato Grillo a Genova) e poi a inveire contro il governatore della Liguria Claudio Burlando, finché il conduttore è intervenuto: «Marco, questo è un luogo di discussione, non si insultano le persone, basta». A quel punto Travaglio, stizzito come una prima donna, si è alzato e ha abbandonato lo studio. Il talk non sta bene, ma anche i suoi protagonisti hanno qualche linea di febbre. rappresentanza (di fronte alle urla della signora di Genova, cui l’acqua aveva portato via tutto, le lezioncine della prof. Gualmini parevano inadeguate); sul retro, il processo della disintermediazione tende a far saltare i corpi intermedi e ogni tipo di mediazione. Il Conduttore Unico perde centralità. Risultato: chi invitiamo stasera? Michele Santoro ha sterzato su «Le invasioni barbariche» (da non crederci) e ha invitato Paolo Villaggio e Mauro Corona: imbarazzante il primo, folklorico il secondo. Non restava che un solo argomento: Beppe Grillo. Non restava (dopo tre ore di © RIPRODUZIONE RISERVATA 1$(+ /:17+ '7$(+ /:17+ 98 +77+1 3 )+<(1 :+< $) 8, +77+1 , )+<(1 '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ :''07'$ 2$ 1(7 '0'7 -122$+) )+11$) 11+ +) -1<')7 ' 7(-+ )' =&) -1 $)$>$+ 277$() 2'<+ ):$ 22 )$ 2:'' -$):1 ' +1. (17% (1+'% -1+22$($ 772+ :) 127$+ ($+ '' $1+'>$+) -1 $)!122+ 2:' )+271+ $)+ ' <+17$ 12+ )+17')7$+ 77$' $' /:' -+171 :) '+ 71($+ !)1' 1+<2$ 7(-+1'$ $:2$ --1$( ' +1 27 -+$ ' )71+ :. &%+ !$#((# ' ) <27 $1+'>$+) $)27$' 7')7$ 11 (+'7 ):$ -$+!! 2:' !)+ )$7+ <12+ ' )$)<$ (1$$+)' )2()7$ -$; $11!+'1$ +) '+'$ -$+!! )" 2:'' +27 +$)7'$ 71 +17+!''+ +1 <27 -!) +1 <27 1)$. $1+'>$+) $)27$' '71 -$+!! )" 2:'' 1 )71+# +1$)7'$ ' 1 1+ '7 -122$+) ' 7(-+ 2:' 127+ ' +)7$))7. $# #*"0 *"0'# ' +27 +1$)+ $')+ 1)7+ )>$ 1$27 )+< +'+!) $1)> 1:!$ )+) 0/:$' +( (-+22+ -+'$ 1$ +7)> 7)>1+ '!# . 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